Welcome to Storybrooke, Severus di Hufflebubble (/viewuser.php?uid=422043)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Polvere volante ***
Capitolo 2: *** Il banco dei pegni ***
Capitolo 3: *** Legilimanzia ***
Capitolo 4: *** Occlumanzia ***
Capitolo 5: *** La magia ha sempre un prezzo ***
Capitolo 1 *** Polvere volante ***
polvere
Polvere volante
Un manto scuro era sceso sul castello di Hogwarts, e non solo
perché stava diventando notte. Ormai anche di giorno dense nubi nere coprivano
quel cielo che era stato azzurro e limpido per molti anni. Non si vedeva un
raggio di sole da tantissimi giorni, presagio che la guerra si stava
avvicinando, ineluttabile.
Un manto scuro era quello che copriva i vestiti neri dell’uomo che
in quel momento si trovava nell’ufficio del Preside, e che guardava quel cielo
fuori dalla finestra della torre.
Ma un manto scuro era
calato anche sulla mano dell’uomo che stava seduto dietro di lui, in quella
stessa stanza. Quella mano che diventava sempre più nera e avvizzita ogni
giorno che passava, e che, entrambi sapevano, avrebbe presto portato alla morte
colui alla quale apparteneva.
Silente aveva da qualche
giorno posto sulle spalle di Severus Piton un enorme fardello, che avrebbe
portato l’anima di quell’uomo, che aveva passato una vita infernale, alla
distruzione definitiva. Ma Severus non voleva arrendersi, anche se in cuor suo
sapeva che quella mano era stata colpita da una maledizione troppo potente e
oscura per poter essere annullata, e avrebbe fatto di tutto, a qualsiasi costo,
pur di cercare di limitare le sofferenze dell’anziano preside.
Davanti a quel cielo
maledetto pensò che c’era un ultimo tentativo da fare. Magari Albus non sarebbe
guarito, ma magari avrebbe potuto stare meglio.
Così si girò, con un
cenno del capo salutò l’unico uomo che aveva riposto in lui piena fiducia e con
un fruscio del mantello uscì dall’ufficio, diretto ai suoi alloggi nei
sotterranei del castello.
Una volta giunto lì andò
a sedersi sulla vecchia poltrona verde nell’angolo della stanza, e si concesse
un bicchiere di idromele, come tutte le volte che si sentiva troppo stanco di
quella vita di doppiogiochista e spia. Intanto che assaporava quella bevanda
dal gusto fortemente aromatico, si perse nei suoi pensieri.
Ma all’improvviso ebbe
un’illuminazione, e si diede mentalmente dello stupido per non averci pensato
prima.
C’era ancora un posto in
cui avrebbe potuto cercare un rimedio per la mano di Silente: un’anonima
libreria in un vicolo buio di Londra. Quel negozio, History Book, era
gestito da un mago, Fridrich Blackburn. L’anziano mago si spacciava per un
semplice Babbano, e infatti in quel negozio era possibile trovare alcuni dei
più famosi libri nel mondo dei non-maghi, ma nascosti tra gli altri, sulle
mensole impolverate degli antichi scaffali, si trovavano libri su erbe e funghi
magici, incantesimi e pozioni. Ma a Severus interessava il retro di quel
piccolo negozietto, dove il signor Blackburn teneva alcuni libri di magia
oscura risalenti al Medioevo. In quei volumi, di cui pochissimi conoscevano
l’esistenza, erano custoditi magie e incantesimi che avrebbero fatto morire
d’invidia persino il Signore Oscuro in persona. E segreti dovevano rimanere.
Ma Severus era molto
amico di Fridrich, ed era sicuro che gli avrebbe permesso di consultarli senza
nessuna esitazione. Ed era anche quasi sicuro che avrebbe trovato una qualche
pozione o incantesimo in grado di ridurre, se non addirittura annullare, la
maledizione che aveva colpito la mano del preside.
Deciso a raggiungere il
negozio il prima possibile, finì di bere l’idromele rimasto nel bicchiere, si
mise il mantello da viaggio, molto più ampio di quello che teneva di solito e
con un grande cappuccio che in caso di necessità gli avrebbe nascosto
completamente il volto, e si avvicinò al grande camino spento. Prese una
manciata di Metropolvere dal barattolo sulla mensola del camino e la gettò nel
camino, da cui si levarono immediatamente delle alte fiamme smeraldine.
Mise un piede tra le
fiamme, diede uno strattone al mantello per portarselo dietro alla schiena e si
girò verso la sua stanza. Ma non si era accorto che il mantello aveva sollevato
una gran quantità di polvere e cenere, che non appena inspirò per dire la
destinazione gli entrò in naso e bocca, facendolo tossire. Di conseguenza gli
uscì una cosa che suonava tanto come “…story brook”, tra un colpo di
tosse e l’altro.
Non appena pronunciò la
destinazione, le fiamme verdi lo avvolsero e lo strapparono dal suo ufficio.
Quando quel brevissimo viaggio, che causava sempre a Severus un senso di nausea
nonostante fosse sua abitudine spostarsi così, terminò, il giovane professore
si aspettava di trovarsi nel camino nel retro del negozio del vecchio libraio.
Ma il viaggio non era andato a buon fine.
Severus si accorse
subito di non essere nel posto giusto: invece di trovarsi in uno stanzino pieno
di libri polverosi impilati su scaffali alti fino al soffitto era finito sì nel
retro di un negozio, ma questo era completamente diverso. Prima di tutto era
molto più largo e non c'era un filo di polvere neanche negli angoli più remoti,
e poi era più simile a un negozio di antiquariato che a una libreria. Era pieno
di oggetti d'epoca, e alcuni dovevano valere anche parecchio.
Severus si soffermò un
attimo a vedere quegli strani aggeggi, sicuramente Babbani, e iniziò subito
dopo a chiedersi come fosse possibile esser arrivato in un luogo non
appartenente al mondo magico. Il dubbio iniziò a insinuarsi in lui, così decise
che voleva saperne di più. Notò di fronte a lui una tenda, a cui si avvicinò
cautamente, senza far rumore, cosa che per lui non era affatto un problema,
visto che era abituato a muoversi senza farsi vedere né sentire.
Scostò un lembo della
spessa tenda, in modo da dare una rapida sbirciata, e vide che dall'altra parte
c'era una stanza simile a quella in cui si trovava, solo molto più grande, e
capì anche che doveva trovarsi in un negozio. Rimase immobile il tempo che
bastava per capire che quel luogo era vuoto, e si azzardò a uscire per dare
un'occhiata.
Vide un bancone con un
ripiano di vetro, sotto cui stavano gli oggetti più disparati. Sopra al bancone
c'era una specie di mappamondo strano, perché era tutto bianco e aveva una
punta acuminata in cima. Poco più avanti, appeso al soffitto, c'era un grande
anello, appeso a una catena, da cui pendevano degli animaletti in vetro che
tintinnarono al suo passaggio con lo spostamento d'aria. Trovò la cosa assai
interessante e si incantò un attimo a guardarlo, immaginandoselo appeso sopra a
una culla. Questo gli fece venire in mente come lui non avesse mai avuto niente
di simile da piccolo, procurandogli una fitta di dolore.
Incantato dagli animali
in vetro non si era accorto che la porta d'ingresso si era aperta
silenziosamente, ed era entrato un uomo, probabilmente il padrone del negozio.
Severus notò la sua presenza solo quando lo sconosciuto si schiarì la voce, per
attirare la sua attenzione, facendo sussultare il giovane mago, che si maledì
mentalmente per quell'attimo di distrazione.
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Capitolo 2 *** Il banco dei pegni ***
banco
Il banco dei pegni
Severus, i riflessi
prontissimi dopo tutti quegli anni da spia, si voltò di scatto levando la
bacchetta. Quello che si ritrovò davanti era un uomo sulla cinquantina, vestito
con un completo nero, elegantissimo. Si appoggiava a un bastone da passeggio.
Quell'uomo era molto attraente, sebbene non fosse più giovanissimo; come
Severus portava i capelli sciolti sulle spalle, aveva un naso sottile e
affilato e uno sguardo acuto.
«Buongiorno» disse
l'uomo. «Normalmente chiederei che cosa desidera, ma direi che in questo caso è
più opportuno chiedere come sia entrato nel negozio, dal momento che ero fuori
e l'avevo chiuso, non trova?»
Tutto subito Severus
non rispose. Studiava il volto di quell'uomo, i suoi modi di fare non comuni.
Gli sembrava di percepire che in lui ci fosse ben più che un semplice commesso
di un negozio di antiquariato, eppure non sapeva spiegarsi quella sensazione.
Ma soprattutto non sapeva che risposta dargli, di certo non avrebbe potuto
rivelare a quel Babbano che era arrivato con la Polvere Volante!
Il Signor Gold era
assai incuriosito da quell'insolito cliente. Osservò il suo strano
abbigliamento, nettamente in contrasto con il suo completo elegante, e il suo
portamento rigido, come se fosse sempre all'erta. Ma lo sguardo gli cadde
soprattutto sulla bacchetta che teneva in mano. Percepiva che quello non era un
uomo qualunque, avvertiva intorno a lui una specie di corrente elettrica, che
poteva significare una cosa sola: l'uomo vestito di nero possedeva e praticava
la magia. Anche se non gli era mai capitato di trovarsi di fronte a una così
strana forma di magia.
Dal momento che lo
strano "cliente" non rispondeva, decise di rompere il ghiaccio, per
scoprire se i suoi sospetti fossero fondati.
«È uno strano
oggetto quello che tiene in mano» fece notare Gold.
«Questa è… nulla,
nulla…» Severus ripose la bacchetta nel mantello, quasi con indifferenza.
«Lei non è un uomo
qualunque, signore. Io sento che lei sa praticare la magia, e quella bacchetta
che teneva in mano fino a poco fa ne è la prova!»
Severus rimase di
stucco. Chi poteva mai essere quel Babbano che aveva capito che lui era un
mago? Forse anche lui praticava la magia in quel mondo di Babbani, e forse era
proprio per quello che era spuntato nel camino di quel negozio. Non poteva
esserci altra spiegazione.
«Come ha fatto a
capire che sono un mago?» chiese Severus alzando un sopracciglio. «Chi è lei?»
chiese ancora, senza aver atteso la risposta dell'altro.
Gold aveva capito
subito che avrebbe potuto fidarsi di quell'uomo, anche se era un perfetto
sconosciuto. Vedeva nei suoi occhi neri e profondi una luce. Provò empatia
verso quell'uomo, e nonostante non lo conoscesse affatto lo sentì molto simile
a lui, in un modo che però non sapeva spiegarsi. Decise così di passare alle
presentazioni.
«Tremotino, al
vostro servizio!» disse accompagnando la frase con un inchino e un elegante
svolazzo della mano destra.
«Severus Piton»
rispose, la voce fredda e distaccata. Non diede a vedere che stava bruciando di
curiosità verso quell'uomo.
«Bene, ora che ci
siamo presentati forse può essere così gentile da dirmi come è riuscito a
entrare nel mio negozio intanto che era chiuso» chiese Tremotino, anche lui
celando la curiosità dietro alla cortesia.
«A quanto pare non
le si può nascondere nulla. Ebbene, sono arrivato dal retro del negozio, dal
camino più precisamente. Usando la Metropolvere non ho pronunciato
perfettamente la destinazione e mi sono ritrovato qui.» Il tono di Severus era
quasi infastidito, aveva dovuto ammettere di aver sbagliato a pronunciare un
semplice nome. Nemmeno un marmocchio all'asilo avrebbe potuto commettere un
simile errore!
Metropolvere…
Tremotino aveva maneggiato moltissimi oggetti magici in vita sua, ma quel nome
non lo aveva mai sentito, e la cosa lo incuriosiva ancora di più.
«Strano modo per
spostarsi, usando il camino. Sto forse parlando con Babbo Natale? Ricordavo
però che lui era vestito di rosso!» ironizzò Tremotino, ma non sapeva che
l'uomo che gli stava di fronte era poco avvezzo a quel genere di battute. Ma lo
capì subito dall'espressione che assunse Severus.
«Molto divertente.»
Il modo in cui Severus guardò Tremotino avrebbe sicuramente fatto scappare
tutti i suoi studenti fuori dall'aula, ma sembrò non sortire quell'effetto sul
suo interlocutore. «Visto che sono qui però vorrei capire in che diavolo di
luogo sono finito, visto che la mia intenzione era quella di andare a Londra!»
«Benvenuto a
Storybrooke, signore!» disse Tremotino accennando un altro inchino.
«A… Storybrooke? Ho
capito bene?» Severus non aveva mai sentito di un paese che si chiamasse in
quel modo strano, doveva trovarsi sicuramente in un minuscolo villaggio alla
periferia di Londra.
' Ecco perché sono
finito qua, il nome della libreria History Book
è molto simile a Storybrooke! La
prossima volta avrò cura di indossare un mantello meno ingombrante!' pensò nel
frattempo Severus.
«Si, ha capito
benissimo, lei è arrivato a Storybrooke, nel Maine.»
«M-M-M… Maine?»
Altro che periferia
di Londra, era finito direttamente dall'altra parte del mondo! Gli ci volle un
attimo per prendere consapevolezza di quella situazione, e si decise a porre
un'altra domanda.
«Cos'è questo
negozio? Ma soprattutto, come ha fatto a capire che io sono un mago?» gli
chiese nuovamente, visto che al primo tentativo non aveva ricevuto risposta.
«Questo, signore, è
il negozio dei pegni di Storybrooke. Se lei è un mago deve aver capito da solo
che qui dentro è pieno di oggetti curiosi, nevvero?» Tremotino aspettò una
qualche reazione da parte di Severus, che però rimase impassibile, così si
decise a continuare. «Vede, non solo lei sa praticare la magia…»
Severus scorse negli
occhi dell'uomo una scintilla di follia, o così gli sembrava. In un solo altro
uomo aveva visto uno sguardo simile, cioè colui che era costretto a chiamare
padrone e che fingeva di servire sempre fedelmente. La cosa lo preoccupò parecchio,
ma in cuor suo continuava a sentire che poteva fidarsi dell'altro.
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Capitolo 3 *** Legilimanzia ***
leg
Legilimanzia
Magia. Severus era consapevole che ci fossero dei villaggi magici
al di fuori dell'Inghilterra, sicuramente ce n'erano anche in America, ma
scoprire che c'erano persone che praticavano tranquillamente la magia in mezzo
ai Babbani, quello proprio non lo concepiva.
Doveva assolutamente saperne di più su quell'uomo. E visto che non
si decideva a dire chi fosse pensò che forse ricorrendo alla Legilimanzia
avrebbe scoperto la sua vera natura. Magari non si sarebbe neanche accorto
della sua intrusione mentale.
A Severus bastò un attimo. I suoi occhi neri si erano fissati in
quelli castani di Tremotino, e un secondo dopo era penetrato nell'abisso della
sua mente. Quello che vide lo sconvolse.
Tremotino osserva suo padre che viene malmenato da un uomo che era
appena stato truffato con il gioco delle carte… Ci sono tre donne in una stanza
che filano… Uomini in un accampamento militare, una bambina inquietante, con
delle evidenti cicatrici sugli occhi, i quali sono sui palmi delle mani… La
bambina gli annuncia la sua morte imminente… Tremotino si tira un pesantissimo
martello sul piede, e un dolore immenso gli fa perdere i sensi… Arriva
zoppicando a casa, la moglie ha il piccolo Baelfire in braccio, esce dalla
porta e lo abbandona con suo figlio… Tremotino ha tra le mani un pugnale con
una lama ondulata, su cui si forma pian piano il suo nome con lettere
arzigogolate… Baelfire non ha più amici, tutti lo temono, è diventato l'Oscuro…
Pratica la magia oscura, strappa i cuori, insegna a una giovane donna prossima
al matrimonio come filare l'oro dalla paglia… Appare una ragazza umile, i
capelli castani e gli occhi azzurri, che lo guarda con amore… Da uomo con
mantello e cappuccio e la pelle tutta rovinata è diventato un signore distinto
ed elegante, in un altro tempo, non più in un villaggio di capanne cadenti…
Severus interruppe il contatto mentale, ciò che aveva visto gli
bastava. Le sensazioni che aveva sentito scrutando nella mente di quell'uomo
erano state più forti delle immagini che aveva visto. Un uomo la cui vita era
stata piena di dolore, abbandonato dal padre e quasi costretto a passare al
lato oscuro per amore.
Quell'uomo era come lui. Veniva etichettato come un codardo, ma
nessuno aveva mai provato a capire che entrambi avevano agito per amore: l'uno
per il figlio, l'altro per una donna.
Capì inoltre che quello che si trovava davanti doveva essere un
mago molto potente, se era capace di strappare il cuore dal petto di una
persona e piegarla al suo volere.
«Le è piaciuto intrufolarsi tra i miei pensieri?»
Severus ebbe un sussulto. «I… i su-suoi pensieri…?»
«Ha scoperto che io sono l'Oscuro, è prevedibile che io capisca
quando qualcuno mi sta leggendo la mente!» disse Tremotino con un sorriso
sghembo. «Ma non si preoccupi, gliel'ho lasciato fare. Così ne ho approfittato
per dare un'occhiata alla sua, di mente!»
Come era possibile che Severus avesse subito un'intrusione mentale
senza che se ne fosse accorto? Eppure nemmeno il Signore Oscuro era mai
riuscito a praticare la Legilimanzia con lui, famoso per essere un abilissimo
occlumante.
Oscuro… Signore Oscuro… OSCURO??? Forse aveva davanti una versione
americana di Voldemort e lui stava lì in un negozio a chiacchierare? Eppure non
vedeva gli occhi color rubino, le narici come due fessure di serpente e nessuna
voce metallica da far gelare il sangue nelle vene. Solo un semplice uomo.
«Lei si sta chiedendo chi sono io da quando sono entrato nel
negozio, e in parte l'avrà capito, vista la sua curiosità. Ma per facilitarle
il compito, e le dico come sono finito qui. Per farla breve il nostro caro
sindaco, Regina, ci ha portati in questo mondo cancellandoci la memoria, ma ora
il sortilegio è stato spezzato e quindi c'è di nuovo la magia. Tutto chiaro?»
Severus era capitato casualmente nel negozio
dell'Oscuro. Quell'uomo aveva un potere enorme, sembrava potesse fare qualsiasi
cosa volesse. Un'idea e una speranza iniziarono a formularsi, in testa e nel
cuore. Forse quell'uomo avrebbe potuto far qualcosa per la maledizione che
aveva colpito Silente!
N.d.A.:
non l'ho ancora fatto ma voglio ringraziare tutti quelli che hanno
letto questa storia, chi l'ha messa tra le seguite, preferite, e
soprattutto chi si è fermato un attimo per recensire.
Questo breve capitolo è solo un "passaggio", che serve per introdurre il prossimo, che credo sarà l'ultimo.
Spero veramente che continuiate a seguirmi e spero ancora di più che vi stia piacendo!
Non esitate a farmi sapere cosa ne pensate! :)
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Capitolo 4 *** Occlumanzia ***
occlumanzia
Occlumanzia
«Forse lei potrebbe
aiutarmi» disse lentamente Severus.
«È possibile, io posso
fare qualsiasi cosa mio signore!» Tremotino pronunciò la frase con un risolino
acuto, e con quel gesto svolazzante delle mani che aveva già accennato un paio
di volte.
«Devo salvare la vita a…
un uomo» aggiunse il professore di Hogwarts.
«Se non mi dice cosa è
successo non posso salvare la vita proprio a nessuno! Anche se è molto più
divertente toglierla, la vita!» Il solito risolino, ma più accentuato. «Sto
scherzando naturalmente»
Ma Severus non era poi
così sicuro che l'altro scherzasse. Così si decise a spiegargli la situazione
di Silente.
«L'uomo di cui le
parlavo è stato colpito da una maledizione. Aveva appena distrutto un… oggetto…
quando all'improvviso la mano con cui teneva la bacchetta ha iniziato a
presentare qualche venatura nera, appena percepibile. Ora la stessa mano si è
scurita quasi del tutto, e non abbiamo trovato niente che potesse arrestare
quel morbo oscuro. Forse lei è a conoscenza di qualcosa che noi non sappiamo?»
Fu doloroso per Severus
pronunciare quelle parole, perché di colpo gli tornò in mente l'estremo atto
che avrebbe dovuto compiere, ma soprattutto che non c'era via di scampo per
l'anziano preside. O forse sì?
«È assai interessante! E
la cosa è anche semplice.»
«Semplice? Io non ci
vedo nulla di semplice in tutto questo» Severus per un attimo si lasciò
prendere dall'ira e dallo sconforto, ma dopo pochi istanti si ricompose, e
tornò al freddo atteggiamento a lui più familiare.
«Perché lei non conosce
il Rubus noctis» disse Tremotino con aria di superiorità.
«Rubus noctis?
No, non l'ho mai sentito nominare» ammise Severus. «Quindi se lei è a
conoscenza di questa pianta, o presumo che sia tale, potrebbe anche sapere come
aiutare l'uomo» aggiunse Severus.
«Si tratta certamente
del Rubus noctis, una pianta letale che uccide lentamente e
dolorosamente, senza lasciare via di scampo. A meno che…»
«A meno che…? La prego
vada avanti, la situazione è molto grave».
Ormai Severus era
disperato, voleva sapere qual era il rimedio per salvare Silente, e i modi di
quell'uomo stavano cominciando a dargli fastidio. Neanche immaginava la gravità
della situazione, e non aveva idea di cosa avrebbe comportato la salvezza del
preside.
«… a meno che il suo
uomo non beva l'acqua di una certa cascata. Ma devo subito avvertirla che
quella cascata non si trova in questo… posto»
«Non mi interessa il
posto, mi porti in quel luogo, io mi posso smaterializzare ovunque!» ribatté
Severus fremente d'impazienza.
«Ma non se quel luogo si
trova in un altro… mondo!» Un altro risolino da parte di Tremotino.
«Un altro mondo? Ma di
cosa sta parlando?»
«Dell'Isola che non c'è
ovviamente!»
«L'Isola che non c'è…
Avrei dovuto capirlo fin da subito che lei si è preso gioco di me!» sbuffò Severus.
'… l'Isola che non c'è… Questa è poi bella! Farmi prendere in giro così da
questo sconosciuto, quando a Hogwarts la situazione è critica. Farsi rifilare
storie per bambini Babbani da uno più vecchio di me! Avrei dovuto andarmene non
appena avevo capito di esser sceso nel camino sbagliato!' barbottò Severus tra
sé e sé.
«Ma io non mi sto
affatto prendendo gioco di lei, perché l'Isola che non c'è esiste eccome!»
esclamò Tremotino. «E su quell'isola c'è anche il rimedio per il male del suo
uomo».
«Ammettendo che stia
dicendo la verità, come posso fare per raggiungerla?» chiese Severus. «Anzi
potrebbe portarmi lei, visto che sembra conoscerla così bene».
«Certo che posso, come
le ho già detto io posso fare qualunque cosa! Ma è mio dovere darle un piccolo
avvertimento: la magia ha sempre un prezzo!» disse Tremotino, accentuando le
ultime parole con lo sventolio di mani e un sorriso furbo sulle labbra.
«Non mi interessa il
prezzo da pagare, posso recuperarle tutti i soldi che vuole!» ribadì Severus.
«Ma io non voglio soldi,
non mi interessa il denaro. Come può vedere, ne ho più che a sufficienza.
Gliel'ho detto che so filare l'oro?»
«Cosa vuole, dunque, in
cambio?» chiese Severus, che ormai stava definitivamente perdendo la pazienza.
«Mmm vediamo… Vorrei… Leggerle
nella mente, come lei ha fatto con me poco fa! Sì, è questo il mio prezzo»
affermò Tremotino.
Severus non si preoccupò
più di tanto per quel misero prezzo. Era noto a tutti che era il più abile
nella complicata arte dell'Occlumanzia, al punto da aver ingannato l'Oscuro
Signore per tutti quegli anni, facendogli vedere solo quello che lui voleva. La
stessa cosa avrebbe fatto con l'uomo, o quello che era, che aveva di fronte:
gli avrebbe mostrato dei ricordi innocenti, nascondendo il suo lato oscuro. E
gli avrebbe anche permesso di vedere la situazione di Silente, in modo che si
rendesse conto di quanto gli serviva quel rimedio per la sua mano.
Gli occhi castani di
Tremotino si fissarono nei due frammenti di ossidiana di Severus. E Tremotino vide.
Tutto. Dalla sua infanzia passata a evitare un padre dedito all'alcol alle
giornate a fissare la bella Lily. Vide il suo dolore per la perdita graduale di
quella donna, il "passaggio" al lato oscuro, Voldemort e gli altri
Mangiamorte. Infine vide la morte di Lily e il suo ritorno da Silente, e quello
che diventò per lui da quel momento, fino al giorno in cui gli aveva chiesto di
ucciderlo al posto di Draco Malfoy.
Severus tornò di colpo
alla realtà, non riuscendo a capire come quell'uomo aveva fatto a vedere anche
i ricordi che era sempre riuscito a nascondere anche a Voldemort in persona. Ma
non glielo chiese.
Dal canto suo, Tremotino
aveva visto un uomo distrutto, che come lui aveva passato un'infanzia
difficile. Come lui, per amore, aveva abbracciato le arti oscure, e sempre come
lui ora cercava di far qualsiasi cosa pur di rimediare a tutti gli errori
commessi in passato. Le loro anime erano vicine nel dolore. Vedere quello che
era celato nella sua mente però gli aveva permesso di capire meglio la
situazione, e come mai quel giovane uomo era tanto preoccupato per la sorte
dell'anziano preside. E comprese infine che avrebbe pagato qualsiasi prezzo pur
di salvare colui che era stato come un padre, e a cui ora rimanevano pochi mesi
di vita.
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Capitolo 5 *** La magia ha sempre un prezzo ***
magia
La magia ha sempre un prezzo
«Adesso che ha guardato
tra i miei ricordi sarà contento, immagino, quindi è possibile sbrigarsi e
andare su quell'isola, per favore?» chiese stizzito Severus.
Con una risatina
Tremotino rispose: «Forse dovrei farle presente una piccola cosetta!»
Per tutta risposta,
l'uomo ricevette un'alzata di sopracciglio da parte di Severus.
«L'acqua della cascata
non può essere portata via dall'Isola. Quello che le sto dicendo è che chi è
stato ferito con il Rubus noctis deve bere direttamente l'acqua da là» continuò
Tremotino.
'Ci mancava solo più
questa adesso…' pensò Severus tra sé e sé, ma non lo disse ad alta voce. Lo
sguardo che lanciò al suo interlocutore, però, valeva più di mille parole.
A quello sguardo
Tremotino si sentì in dovere di continuare. «Non è colpa mia, è la legge di
Peter Pan.»
«Peter Pan… Dovevo
arrivare fin quasi a quarant'anni per sentir parlare di Peter Pan! Adesso
scommetto che salterà fuori anche Trilli da qualche parte…» sbuffò Severus.
«Mmm…» mormorò
Tremotino, accompagnandolo con la sua risata squillante. «Si c'è anche lei, ma
se vuole saperlo non ha più le ali, la Fata Turchina gliele ha tolte, però non
penso che questo le potrebbe interessare in questo momento.»
'Potrei vomitare' pensò
di nuovo Severus, che si stava chiedendo ormai da un po' di tempo in che
pasticcio si fosse immischiato. Forse sarebbe stato meglio che se ne fosse
subito andato non appena si era accorto di aver sbagliato camino, invece di
rimanere a parlare con il padrone del negozio. Sicuramente avrebbe risparmiato
tutto quel tempo e avrebbe evitato di sentir tutte quelle sciocchezze per
bambini Babbani!
«Ok. A questo si può
rimediare. Posso tornare indietro e ritornar qui con… quella persona… in pochi
minuti. Ma c'è qualche altro problema per caso? Non so, il gatto ha perso gli
stivali, oppure alla Regina cattiva son marcite le mele?» chiese ironico
Severus.
«Certo che no, se vuole
le mostro il giardino di Regina, dove c'è un bellissimo albero di mele rosse!»
affermò Tremotino, senza aver colto il sarcasmo da parte dell'altro uomo.
'Merlino, non ne posso
più di sentire certe cose! Tutto ha un limite! Solo una bottiglia intera di
Whisky Incendiario potrebbe salvarmi adesso!' pensò di nuovo Severus.
«Senta, forse non ha
capito che non ho né il tempo né la voglia di scherzare. Se torno qui con la
persona in questione, si può ripartire subito dopo per andar là dove dice lei?»
chiese di nuovo Severus, sul punto di una crisi di nervi.
«La magia ha sempre un
prezzo!» affermò Tremotino, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
«Sì, questa l'ha già
detta» fece notare Severus. «E mi sembra di averlo anche già pagato, visto che
l'ho lasciata curiosare tra i miei ricordi. E ci tengo a sottolineare che ha
visto anche più di quello che avrei voluto mostrare» aggiunse.
«Sì sì certo, ma io
intendevo che è la magia in sé ad avere un prezzo. Forse non ha capito che se
il suo uomo va su quell'isola per bere l'acqua della cascata, là deve rimanere!
Non potrà più tornare indietro. Vivo, intendo…» spiegò Tremotino.
Severus sbiancò. Pensava
fosse una presa in giro, ma invece era tutto vero. Era davanti a una scelta
molto difficile: Silente avrebbe potuto salvarsi e continuare a vivere, ma
sarebbe stato inutile, dal momento che non avrebbe mai più potuto lasciare
l'isola; oppure sarebbe potuto tornarsene a Hogwarts fingendo che l'incontro
con Tremotino non fosse mai accaduto, ma sentirsi poi tremendamente in colpa
per non aver salvato Silente, anche a costo di lasciarlo in quel posto
sperduto.
Tremotino parve intuire
i pensieri del giovane uomo. «Mi sembra un tantino in difficoltà. Suvvia, alla
fine deve solo scegliere se lasciarlo sull'isola o farlo morire, cosa vuole che
sia?» disse con una certa nota di ironia nella voce, nuovamente accompagnata da
quella particolare risata. «Ma forse potrei darle un piccolo suggerimento: non
finisce mai bene quando si cerca di interferire con il naturale scorrere degli
eventi. Ma soprattutto non bisognerebbe mai mettersi tra la vita e la morte!»
concluse saggiamente.
E Severus alla fine
comprese. Come se un velo si fosse levato dinnanzi ai suoi occhi, riuscì a
vedere il disegno che stava dietro a quello che stava succedendo. Silente
voleva che fosse lui a ucciderlo, perché solo così avrebbe potuto continuare a
fare il doppio gioco ed esser credibile agli occhi di Voldemort. Non sarebbe
potuto sparire all'improvviso, per andare su un'isola sperduta. Sarebbe dovuto
morire davanti agli occhi di tutti, e quello sarebbe stato l'unico modo
possibile. Solo in quel modo Harry avrebbe avuto qualche possibilità di
sconfiggere il Signore Oscuro. Se Silente fosse sparito, certamente Potter
sarebbe andato a cercarlo, distraendosi dalla missione che il Preside gli aveva
affidato, e regalando così tempo prezioso a Voldemort, che avrebbe cercato
ancora più rinforzi.
Quella consapevolezza
fece alleggerire un pochino il cuore di Severus, nonostante sapeva che avrebbe
dovuto uccidere con le sue mani il suo vero padre.
Così decise di
congedarsi. Severus non era un uomo avvezzo a manifestare i suoi sentimenti,
così semplicemente salutò Tremotino, il quale gli rispose con un inchino e un
sorriso beffardo sul volto. Il giovane mago era profondamente grato a
quell'uomo per avergli fatto capire cosa sarebbe successo se avesse interferito
con il futuro, ma non lo disse ad alta voce. Fu però certo che la sua
gratitudine venne colta, perché quando si avvicinò di nuovo al camino, dove già
all'interno divampavano fiamme smeraldine, vide Tremotino ritto davanti a lui,
con il sorriso e un luccichio negli occhi di chi aveva capito tutto senza
l'ausilio di parole.
Fine
Nota dell'Autrice:
dopo un tempo imperdonabile son riuscita a pubblicare il capitolo
finale di questa ff! Spero di non aver deluso nessuno. Mi auguro che la
storia sia piaciuta. Questa è la mia prima cross-over, e devo
ammettere che non è stato semplice gestirla. Ho cercato di
tenere il più possibile IC i personaggi, ma spero possiate
perdonarmi se ogni tanto mi son sfuggiti di mano!
Ci tengo
veramente a ringraziare quelli che con le loro recensioni mi hanno
sostenuta e invogliata a scriverla, in particolare DonnieTZ! ma
ringrazio anche solo quelli che silenziosamente l'hanno letta, o
inserita tra le ricordate, seguite, ecc...
Un bacione a tutti, e mi raccomando: non esitate a dirmi cosa ne pensate!
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