Lupin III -Episodio 0.0 Spin-off (di Monicasuke)

di Fujikofran
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo uno ***
Capitolo 2: *** capitolo due ***
Capitolo 3: *** capitolo tre ***
Capitolo 4: *** capitolo quattro ***



Capitolo 1
*** capitolo uno ***


Ideata e scritta da Monicasuke. Editing parziale di Fujikofran

- Parla, sporco traditore!!!... Per chi lavori?... -        
- Io.... n... non so di... cosa.....-            
- A si, eh?... -      
-Calma, Fred!... Allora, Damien.... Sei un ragazzo ragionevole e intelligente, vero? Sai che non vale la pena morire per nascondere nemici della "famiglia", non in questo modo, amico mio! Sono sicuro che in questo istante preferiresti un bel colpo secco di pistola, magari in fronte! Ti dirò di più: mi dispiace perdere un elemento come te, eri il mio preferito, ma sei stata una tremenda delusione. Allora, ricominciamo... Con chi ti sei alleato? Magari la paga è migliore o cosa? -        
- Io... n.. non so di ch... che parli.......Lasciatemi… per  f- favore!.. -. 
Un uomo corpulento ben vestito fece cenno a Fred di continuare mentre impassibilmente, si accendeva un sigaro osservando la scena:  un uomo legato per i polsi appeso ad un gancio, seminudo, che pendeva dal soffitto, terribilmente pestato a sangue, sfinito, e naturalmente, Fred che continuava a picchiare duro, infischiandosene dei suoi lamenti, munito di tirapugni e non solo. Un altro uomo si avvicinò ai due, accompagnato da una bellissima ragazza bionda.             
- Bene bene... Vedo che avete iniziato! Come va, caro Damien? Ti piace il nostro trattamento? Questa è la lezione che merita un traditore come te!!-   disse con un ghigno, guardando negli occhi l'uomo        
- Io… n… non sono un tradi-tore... T..tu e quella.... p..puttana!!!... Me la p... - non finì la frase che venne colpito con tale rabbia e violenza da lasciarlo senza respiro. Per la prima volta in vita sua non aveva mai desiderato la morte come in quel momento, Fred ci sapeva fare in quel genere di cose, usando svariati mezzi di tortura. Aveva sempre avuto una gran sopportazione al dolore, ma stavolta era troppo, anche per uno come lui. Decisero di fare una pausa, non per pietà ovviamente    
- Pensatela, amico! Ci vediamo più tardi! -      
Rimase da solo. I polsi gli dolevano tanto da non riuscire più a resistere, il corpo martoriato dalle botte e quella ferita alla spalla che lo faceva impazzire, per di più, provocata dalla la sua stessa pistola: una Smith & Wesson modello 19 Combat Magnum calibro 357. Un rumore appena percettibile. Cercò di alzare la testa per rendersi conto di cosa o chi fosse ma non riusciva, tanto era debole e sfinito. Improvvisamente un tonfo: lui che cascava sul pavimento. Non riuscì neanche ad urlare di dolore. Si sentì trascinare da qualcuno, ma non riuscì a vedere o riconoscere la sua faccia. Il dolore che si faceva sentire sempre di più. Degli spari, poi più nulla.
Si svegliò nel cuore della notte agitato e sconvolto, quell'incubo era diventato oramai ricorrente. Si mise a sedere sul letto e prese una sigaretta accendendola, sperando che lo rilassasse. Istintivamente, si portò una mano sulla spalla destra. Quella cicatrice orribile lo riportò alla realtà di circa tre anni prima, una realtà che sperava di dimenticare, di cancellare definitivamente dalla sua memoria. Invece no; quei momenti erano sempre nitidi nella sua mente, attimo per attimo. Riusciva a ricordarsi anche il dolore fisico delle torture subite, la sua donna nelle braccia di un uomo che credeva un amico e quella revolverata che per poco non gli fece perdere di l'uso del braccio. Fortunatamente, era soltanto un brutto ricordo, era vivo per merito di qualcuno che neanche sapeva neanche chi fosse; era vivo e questo contava, poi, il resto, era tutto da dimenticare. Era solo questione di tempo: la sua vita, il suo passato e il suo nome, Damien Jones. Si alzò e andò a sciacquarsi il viso con acqua fredda, si guardò allo specchio, cercando di riconoscersi come un uomo nuovo. Qualche cicatrice sul volto era ancora visibile, ma impercettibile, la più vistosa era nascosta da una folta barba, che aveva fatto crescere, un po’ per camuffare quella cicatrice e un po’ per cambiare il suo aspetto.
- Ciao, Sonny!-   
- Ciao! Non puoi sorridere ogni tanto, invece di entrare con quella solita espressione da funerale? -   
- Dammi il solito!- 
Sonny sospirò, prendendo una bottiglia di bourbon e gliela porse  
- Scusa, non ti dispiace servirti da te, vero? E' un tale manicomio qui ed io devo fare tutto da solo! ARRIVO! E UN MOMENTO! -  
Fece un impercettibile gesto col capo, si versò il whiskey bourbon e ne bevve un sorso per poi girare e rigirare il bicchiere in mano, con lo sguardo perso in quel liquido ambrato. Buttò giù tutto d'un fiato il rimanente whisky e posò il bicchiere sul bancone. 
- Scusami, amico.... ma qui è così...dovrei decidermi ad assumere qualcuno se non voglio finire in manicomio! -     - Non preoccuparti, Sonny! -  disse a bassa voce senza alzare lo sguardo   
- Ehi, Jigen! Ma perchè non ti trovi una ragazza?-    
- Lo sai che non me la cercherei mai una donna, neanche se me la raccomandasse il Padreterno! -     
- Fa’ come ti pare! Ma non fare mai di tutta l'erba un fascio! - 
Pagò la sua consumazione e uscì. 
Sonny Keller era l'unico suo amico fidato. Fu come un padre per lui, dato che lo vide crescere, prendendosene cura quando lui aveva soltanto quattro anni, tirandolo fuori, poi, da un orfanotrofio. C'era sempre stato, Sonny, anche se disapprovava in pieno lo stile di vita che Jigen aveva imbroccato. Non l'avrebbe mai abbandonato neanche in quella circostanza, dandogli un posto sicuro dove rifugiarsi da quando era scappato dalla sua "vita" passata. Gli era stato in particolar modo vicino quando,"qualcuno", lo portò in ospedale in condizioni pietose con contusioni varie, qualche costola rotta e parecchie lesioni al volto, tanto da subire un intervento ricostruttivo alla mascella e uno alla spalla, tutto causato da un violento pestaggio. Era preoccupato e non poco, lo vedeva sempre chiuso in se stesso, taciturno e dissociato da tutto. Non doveva essere stata una bella esperienza, quella. Era provato e si vedeva. Chiunque lo sarebbe stato, persino un uomo del suo calibro.
Entrò come al solito al K-Bar, il locale di Sonny, e si avvicinò al bancone  
- Ciao, Sonny, mi dai il solito? -    
- C…come?.... scusi?... - alzò il viso di scatto incuriosito da quella timida voce femminile rimanendo ad osservarla, rimanendo particolarmente colpito dalla bellezza del suo volto ed i suoi occhi verdi e intensi  
- Ehm…cosa devo darle, signore? -    
- Ah... Ehm... un bourbon... un whisky bourbon...doppio, per favore!-    
- Ecco... - rispose timidamente la ragazza cercando di nascondere l'imbarazzo ma con scarsissimi risultati.
Infatti, non poté fare a meno di arrossire, mentre versava il whisky in un bicchiere per poi porgerglielo.             - Sei nuova, da queste parti? Non mi sembra di averti mai vista! - disse l'uomo con un tono basso e pacato           - Sono italiana, è da poco che mi sono trasferita da queste parti! -              
- Ah... e... Sonny ti ha assunto... qui?... -     
- Si, ho iniziato stasera! - rispose la ragazza abbozzando un sorriso. 
Jigen sorseggiò il bourbon, non riuscendo a scollare lo sguardo da quella ragazza dall'aria timida e gentile 
- Ti troverai bene qui: Sonny è una brava persona! - disse accendendosi una sigaretta tirandone una boccata per poi espellere una nuvola di fumo. 
La spense subito vedendo la ragazza tossicchiare e si scusò.  
- Grazie, lei è molto gentile! -           
- Di niente - disse pagando. Abbozzò a malapena un sorriso e uscì.    
Sonny lo aveva osservato tutto il tempo, per la prima volta lo vide dialogare con qualcuno e per di più una ragazza, era un buon segno. Anche la ragazza sembrava incuriosita, l'aveva osservato tutto il tempo, forse attratta dal suo impeccabile look in giacca e cravatta o dal cappello nero calato perennemente sugli occhi, tanto da dargli quell'aria affascinante e misteriosa allo stesso tempo. Ritornò a casa dopo aver fatto una passeggiata, si sedette sul divano fumandosi un'ultima sigaretta prima di andare a dormire lasciandosi andare, buttando all'indietro la testa socchiudendo gli occhi. Aveva ancora in mente il volto di quella ragazza dal'aria fresca e pulita. Ne fu incuriosito, o meglio, attratto, e non poté negare a se stesso una forte voglia di rivederla.
-Eva, li servi tu quei signori al tavolo? Io vado a prendere un po’ di cose dal magazzino! -         
- Si certo, non preoccuparti, Sonny! - rispose la ragazza prendendo il vassoio pronta per dirigersi ai tavoli. 
Sentì il tintinnio della porta: un altro cliente che entrava.   
- Buonasera!-  
Si voltò di scatto riconoscendo quella voce roca dal tono basso. Si bloccò. Sentì di nuovo salire quella sensazione di imbarazzo appena lo vide, tanto che inciampò in una sedia sbattendo rumorosamente a terra   
- Ehi! Ti sei fatta male? - disse preoccupato precipitandosi per soccorrerla.    
-La... caviglia!... AHI! -    
- Appoggiati a me! - 
La ragazza si aggrappò a lui, lamentandosi per il forte dolore  
- Siediti qui - si chinò davanti a lei, dopo averla fatta sedere 
- Devi stare attenta, ragazzina, con quei trampoli, rischi di romperti l'osso del collo! Vorrei tanto sapere che diavolo ci trovate in questi tacchi così vertiginosi, per di più devono essere pure scomodissimi! - le disse con  un duro tono di rimprovero, iniziando a slacciare delicatamente la fibbia del sandalo, pronto ad ispezionare la caviglia per assicurarsi che non ci fosse nulla di rotto  
- No... no... mi fa male!!... Ahia... La prego...non... - piagnucolò lei       
- Sta’ zitta e soprattutto, sta’ ferma!!-  
La ragazza iniziò a rilassarsi, mentre le sue mani iniziarono a muoversi sicure ma delicate sulla sua esile caviglia, rimanendo ad osservarlo.    
- Va meglio, ora?-  le chiese, accennando appena un sorriso  
- Si…si... un pochino... grazie! - rispose arrossendo leggermente di fronte quello sguardo severo oscurato dalla tesa del cappello.   
- Cos'è successo? Ho sentito un botto e... -  irruppe Sonny preoccupato   
- E' caduta.... ma niente di grave, non preoccuparti! Fortunatamente, il suo bel vassoio era vuoto, altrimenti coi bicchieri si sarebbe fatta male sul serio! -    
- Va’ a casa, riposati! Non puoi lavorare così! -    
- Ma… io sto... -    
- No, cara… non preoccuparti di nulla, penserò a tutto io! Jigen, l'accompagneresti a casa? Io non posso lasciare i clienti da soli, capisci? -     
Jigen rimase perplesso guardando l'amico.        
- Prendi le chiavi, la mia macchina è lì fuori! -     
- Cosa?.... Io... non... - farfugliò la ragazza. 
- Non preoccuparti!... Sembra così, ma è un bravo ragazzo, fidati!! Lo conosco da quando era un mocciosetto alto così... ehehhe! -    
- Sembro così?!... Cosa sembro?-    
- Uno scorbuticone arcigno!-                    
- Ma... ma.. non sono così! -    
- Siiii, come no… sei un gran simpaticone, sempre con la battuta pronta e il sorriso stampato sulla faccia!-     lo prese in giro Sonny. Non rispose per rispetto della ragazza che sorrideva sotto i baffi, ma irrigidì a quella battuta.               
- Ok!Ce la fai a camminare? -     
- Non... non lo so, posso provar... -     
- Va bene, ci penso io! - 
La interruppe Jigen prendendola in braccio senza neanche farle finire la frase. La ragazza istintivamente s'aggrappò a lui mettendogli le braccia intorno al collo. Non le dispiacque, in fondo. Sentì sfiorarsi il braccio dai suoi folti capelli scuri lunghi sulle spalle e l'essenza della sua colonia dal profumo piacevolmente fresco e deciso.  - Sonny, ti sarei grato se mi aprissi la porta-    
- Si, certo... Aspetta! –
La fece sedere in macchina, chiuse lo sportello e si diresse al lato guida.   
- Dovresti deciderti a cambiarla questa vecchia carretta! Magari con una bella fuoriserie! - disse parlando della vecchia fiat 128 verdone dell'amico. Sonny sorrise. Era tanto tempo che non gli sentiva fare una battuta. La ragazza lo osservava mentre guidava, incuriosita da quell'aria severa e cupa  
- Beh? Che c'è? ti faccio paura?-          
- N…no niente...No… no, perchè dovrebbe?- rispose imbarazzata.   
- No no... era solo… così per dire, una domanda sciocca, tutto qui!- rispose sorridendo.
Quella domanda gli venne spontanea, in fondo era stato sempre guardato come uno che incuteva solo timore e basta. Addirittura, una volta si sentì chiamare "uomo nero" da una madre i cui bambini si erano avvicinati a lui curiosamente, allontanandoli. Non aveva mai dato una buona impressione di sè, eppure non aveva mai osato fare del male a nessuno, figuriamoci a dei bambini.
- Come ti chiami, ragazzina? -    
- Io? -   
- E certo! Non mi sembra ci sia nessun altro, no? -    
- Eva... Mi chiamo Eva!... E…lei? -    
- Oddio! Ancora! Non darmi del "lei", ti scongiuro! Jigen, Daisuke Jigen. O semplicemente Jigen, per gli amici -     rispose con un mezzo sorriso, cercando di essere il più confidenziale e cortese possibile per metterla a suo agio. Prese una sigaretta dalla tasca interna della giacca ma non l'accese, ricordandosi improvvisamente che lei non sopportava il fumo.        
- Dove abiti? -              
- A due isolati da qui!-  
- Mmh, bene! -   
- Non mi va proprio di chiudermi in casa! Da sola mi annoierei a morte! -   
- Cosa? -    
- N..no niente... io... non... - farfugliò imbarazzata, rendendosi conto di aver pensato ad alta voce. 
Jigen non poté trattenere una risata, sebbene contenuta.           
- Certo che sei strana, Eva! Se vuoi fare un giro per me va bene! - 
Sterzò improvvisamente, prendendo una stradina scoscesa. La ragazza gli lanciò un'occhiataccia
- Non guardarmi così! Non  sono un maniaco, fidati di me! -   
- Cosa?... Ma se neanche la... cioè, volevo dire, ti conosco! No! -                    
- Bene! -            
- Bene cosa?-    
- Ecco... Siamo arrivati!... Ti piace? Che te ne pare? -  
Rimase ad ammirare quello spettacolo mozzafiato: una piccola baia dove si poteva ammirare il mare illuminato dalle luci di Manhattan. Un sorta di piccolo paradiso terrestre.  
- E'... favoloso! -         
- Vero?-    
- Di’ la verità: le porti tutte qui le ragazze che vuoi conquistare? -   
- Ma che vai a pensare? A dire la verità, tu sei la prima... Questo posto è una specie di… segreto! Vengo qui quando ho bisogno di starmene da solo!-         
- Non sei il tipo a cui piace la compagnia, o sbaglio? -    
- No, infatti, non ti sbagli - rispose tirando una boccata dalla sigaretta che teneva tra le labbra, ma invano.            - Ma che...diamine… -  
- E' spenta! La tua sigaretta è spenta!-  disse ridendo divertita la ragazza.   
- Ah! Ehm... me lo ero completamente scordato! -   
Posò la sigaretta nel portacenere.   
- Allora, Eva... Hai detto che sei italiana, se non ricordo male... -       
- Si! Sono venuta in America per realizzarmi! Ho tanti di quei sogni nel cassetto!- 
"Coraggiosa, la ragazza", pensò lui mentre rimase a guardarla, affascinato dal suo sorriso.  
- Ma tu… non lo togli mai il cappello? Posso? - chiese improvvisamente lei sorridendo.   
- C-cosa?.. Io?-   
Rimase immobile, mentre la ragazza allungò titubante una mano e lentamente glielo tolse adagiandolo sul sedile posteriore. Finalmente poté guardarlo negli occhi, fino a che una ciocca di capelli non gli cascò sul viso coprendoli parzialmente. Jigen sentì una forte sensazione di improvviso imbarazzo, come se i loro ruoli si fossero invertiti. Rimase a guardarla fisso negli occhi e lei lo ricambiò perdendosi in quello sguardo intenso e magnetico, rimanendo in silenzio entrambi. Istintivamente, avvicinò il suo viso a quello della ragazza. Rimase qualche secondo fermo a pochi millimetri fino a che, incoraggiato dal fatto che lei non si tirò indietro, incominciò a sfiorarle le labbra. La ragazza le dischiuse timidamente corrispondendo quel gesto, e a lui parse strano il fatto che una ragazza dall'aspetto dolce e timido come lei, si lasciasse andare con un tipo come lui. Sapeva ancora di whisky, mescolato al forte sapore di nicotina, e quel suo sapore le piacque (nonostante non sopportasse il fumo), trovandolo piacevolmente eccitante, provocandole un brivido lungo la schiena. Dapprima, fu un bacio dolce, tenero, per poi trasformarsi pian piano in un bacio più passionale. L'abbracciò stringendola a se, provando un forte desiderio. Lei si abbandonò, lasciandosi andare alle sensazioni che la invasero non pensando più a nulla, fino a che lui si rese conto di andare troppo oltre e improvvisamente la respinse. Ritornò ad essere chiuso, asociale. Scese dall'auto senza dire nulla e si accese una sigaretta per rilassarsi chiudendo gli occhi per cercare di calmare quell'improvvisa sensazione che lo invase facendogli perdere quasi il controllo di se stesso. Lei rimase ad osservarlo, non capendo cosa fosse successo, il perché di quella improvvisa reazione, come se qualcosa l'avesse bloccato improvvisamente, e si pentì di essersi lasciata andare in quel modo, con uno che in fondo, non conosceva affatto. Jigen rientrò in auto e mise in moto rimanendo in silenzio, teso in volto e nervoso.   - Cosa c'è? - azzardò a chiedere lei.                          
- Niente! - rispose secco e distaccato, mentre si riprendeva il cappello conficcandoselo nervosamente sul capo    - Ho fatto o detto qualcosa che... -            
- Ti ho detto che non è successo niente! E adesso finiscila con le domande, ti porto a casa! -  
Ci rimase male, domandandosi perché si fosse innervosito in quel modo. L'accompagnò a casa, aiutandola a scendere dalla macchina e se ne andò via, senza neanche scomporsi per salutarla.  
Posteggiò l'auto, Sonny lo vide entrare.                  
- Bene! Tutto a posto, Jig... -    
- No! Tieni le chiavi e buonanotte! -  
- Ma che ti succede? -   
- Niente! Solo che non mi va che tu mi combini gli appuntamenti galanti! Non ci provare più!- disse nervosamente andandosene via e sbattendo la porta, noncurante dei clienti del locale, che rimasero a guardarlo con una strana curiosità. Sonny rimase a guardarlo perplesso.             
- Ma che diavolo gli prende? -
Rientrò a casa, tolse giacca e cappello e si sedette sul divano, non prima di aver preso una bottiglia di whiskey ed un bicchiere. Si tolse la pistola dalla cintura, la rigirò un po’ fra le mani, giocherellandoci, e la posò sul tavolino, rilassandosi e allentandosi la cravatta. Si versò del whiskey che buttò giù tutto d'un fiato e si accese l'ennesima sigaretta ripensando continuamente a quella ragazza.    
- Che cazzo mi salta in mente? E' mai possibile che dopo tanto tempo che non tocco una donna mi butti così a capofitto su una mocciosa? Mi devo essere rincoglionito parecchio ultimamente! Bah!-.   
Finì tutta la bottiglia, buttò indietro la testa e si addormentò dimenticandosi totalmente della sigaretta accesa che teneva in mano finendo così per bruciarsi.  
-PORCA MISERIA! - urlò a denti stretti scuotendo via il mozzicone che gli cadde addosso bucando il pantalone. Si alzò in piedi barcollando, tenendosi la testa che sentiva pulsare dal dolore e decise di fare una doccia per far passare la sbornia provocata dal whiskey. Iniziò a spogliarsi, facendo una gran fatica a reggersi in piedi e si diresse nudo in bagno. Aprì l'acqua della doccia, aspettando che si riscaldasse e si guardò allo specchio.     
- Che aspetto orribile che hai, Jigen! Proprio brutto... -  disse a se stesso notando i suoi occhi stanchi e arrossati per via della sbronza e la barba incolta che iniziava a farsi vedere su collo e baffi, costatandone con il dorso della mano la lunghezza. Si spalmò della schiuma da barba sul volto ed iniziò radersi collo e baffi.   
- AHI! Dovrò decidermi a frequentare un barbiere! -   
Si guardò allo specchio dopo aver finito, per vedere se aveva fatto un buon lavoro; di certo, si era tagliato più volte prima di arrivare a conclusione. Si spuntò il pizzetto e si diede un'ultima occhiata prima di andare sotto la doccia. Un altro urlo accompagnato da imprecazioni varie: si dimenticò di miscelare il getto dell'acqua, finendo così per scottarsi. Lo regolò e si rilassò finalmente sotto l'acqua a temperatura giusta. Andò a letto addormentandosi subito. 

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Capitolo 2
*** capitolo due ***


Aprì leggermente gli occhi, svegliato dalla luce del sole che filtrava dalla finestra. Si mise a sedere sul letto, sentendosi ancora intontito. Si alzò, indossò una vestaglia e si diresse in cucina per prepararsi del caffè forte, nero e, soprattutto, rigeneratore. Sbuffò appena vide il disordine che aveva lasciato e iniziò a raccogliere i vestiti che aveva lasciato a terra per poi passare alla bottiglia vuota di whisky e il posacenere stracolmo di mozziconi di sigarette, buttando il tutto nella spazzatura. Un'altra doccia. Andò a rivestirsi e si guardò allo specchio  annodandosi la cravatta    
- Oh mio Dio! Non mi sono mai fatto tanti tagli in vita mia, radendomi-  Esclamò stupito.
Prese la sua pistola, infilandola nella cintura sotto la giacca, dopo averla cercata a lungo, si conficcò il cappello in testa ed uscì di casa.
- Ciao, Jigen! Bella serata! Cos'è, hai fatto a botte con un barbiere stavolta? -  
- Ciao, Sonny! Falla finita! -   
- Tieni… non c'è bisogno che me lo dica tutte le volte quello che vuoi! -.  
Si versò il whisky.    
- Che ti prende, Sonny, ti sei forse offeso? - gli chiese notandone l'aria nervosa  
- A me lo chiedi? Tu, piuttosto! Si può sapere che diavolo hai combinato ieri sera? L'ho sentita stamattina per sapere come stava ed è scoppiata a piangere, e poi vieni qui a darmene la colpa! Ma che diavolo hai nella testa?-   
- Che? Non penserai mica che io... mi sia approfittato di lei! Cielo, Sonny, è una ragazzina! -       
- Tu, sei un ragazzino! Immaturo come un bambino!! Non so che diavolo è successo di preciso e non mi interessa, ma bada a come ti comporti con quella ragazza! Lei è una brava ragazza e non può certo pagare per il fatto che non ti fidi delle donne perché nella tua vita hai conosciuto solo sgualdrine! E poi, cerca di essere un po’ più socievole con la gente! -     
- Che cosa diavolo vuoi dire? -   
- Non ci vuole un genio per capirlo! Sei insopportabile, lunatico, scontroso, asociale e antipatico da morire! Non ti puoi permettere di trattare la gente a seconda di come ti dice il cervello, Damien! -          
- Non chiamarmi più così! Damien è morto, ormai. Non voglio avere più nulla a che fare con quel nome, col mio passato -    
- Sei patetico, come al solito. Il tuo passato te lo sei voluto tu, mio caro. Non ti ci portava nessuno a diventare un mafioso. Hai voluto tu immischiarti in guai più grossi di te, seguendo le orme di quel tizio… quel Joe di quadri, come lo chiamano! -   
- Io non sono un mafioso!!!! -   
- Ah, no? E come me li chiami tu, quelli che ci lavorano come... te! Cos'eri esattamente? Una "guardia del corpo" o meglio, un assassino? un gangster? -           
- Non ti permetto di giudicarmi! - disse versandosi altro whisky.                
- Lo vedi quello che sei? Non fai altro che bere quella roba! Credi che il tuo "fedele" bourbon ti aiuti a dimenticare il tuo passato? Ma ti rendi conto che stai scappando da te stesso? No, mio caro... Non ti servirà a nulla! Non ti toglierà dalla testa le tue numerose "delusioni d'amore", e di certo, non cancellerà quelle cicatrici sul volto e sul corpo! Credi che io abbia rimosso i miei, di ricordi? Lo sai cos'ho provato quando ti ho visto? Per come ti avevano massacrato? Dio, Jigen… Eri ridotto così male che... -  fece una pausa e Jigen rimase ad osservarlo, mentre i suoi occhi divennero improvvisamente lucidi.         
- Non si sapeva neanche se saresti riuscito a campare! Quelli non sono esseri umani... Neanche le bestie farebbero mai una cosa così orrenda! -    
- Non c'è bisogno che tu mi rinfreschi la memoria!- disse Jigen con un filo di voce, voltandosi.
Sonny sospirò. Sapeva di aver toccato un tasto doloroso e se ne rese conto. Si rese anche conto che non aveva superato ancora quella situazione, troppo vivida ancora nella sua mente. Eppure doveva farlo reagire, doveva scuoterlo.   
- Jigen, mi dispiace... Lo sai che per me sei come un figlio e per tale t'ho cresciuto, anche se non è stato affatto facile fare in modo che tu ti fidassi di me. Eri scontroso, diffidente, difficile...un vero ragazzaccio! Sei sempre stato un tipetto caparbio e orgoglioso fino all'osso, fin da piccolo! Ma io ho avuto sempre fiducia in te, t'ho sempre voluto bene, anche se spesso mi rinfacciavi il fatto che io non ero tuo padre! -   
- Mi dispiace, Sonny! Riconosco che non sono stato gran che riconoscente!-  
- Fa niente! Su, stasera offro io... -       
- Come sta? -             
- Cosa? -    
- Eva...che t'ha detto? -   
Sonny sorrise scuotendo il capo    
- Ma dì un po’, ti piace quella ragazza, vero? -            
- Uh? Cosa? Ehm... no, no… era così per sapere.... Non ci siamo lasciati benissimo e... -    
- Mi hai preso per scemo? Ti ho visto come la guardavi la prima sera che l'hai vista! Eri letteralmente imbambolato, non le hai staccato gli occhi di dosso neanche per un secondo! -    
- E va bene! Un po’ si... è simpatica, si!... E anche carina, molto... -    
- Mi sa che anche tu le piaci! Sareste proprio una bella coppia!Si! -   
- Ma… ma che dici?-   
- Oh, Jigen! Un uomo ha bisogno di una donna accanto, e non per un'esigenza fisica! Cerca di lasciarti andare per una volta... non essere il solito musone scontroso! -   
- E' una ragazzina, diamine! Deve avere si e no... quindici, sedici anni! Andiamo, Sonny, io ne ho trenta compiuti. Cosa dovrei farle, da baby-sitter? - 
L'uomo si mise a ridere divertito             
- Cosa ti prende, adesso? -    
- Eva non è una ragazzina di quindici anni, ne ha ben ventitre, tonto! Ti sei fatto fregare dalle apparenze!-   
 - Bah... O quindici o ventitre… credi che una ragazza come lei possa mettersi con un tipo come me? Ma mi hai guardato bene? Ho sempre messo paura alla gente, io! -            
- Si... Mi ricordo di quella tipa che ha detto ai suoi bambini che tu eri l'uomo nero!ahahahahha! -      
- Si... prendimi in giro, bravo! -     
- Se sorridessi, una volta tanto invece di tenere quel tuo perenne broncio, non saresti così inquietante, Jigen. E poi, lei non ti vede come "l'uomo nero", eh! -        
- Tu, dici? -     
- Certo! Ma non vedi come ti guarda? Le si illuminano gli occhi quando entri qui dentro e, quando non ci sei, non fa altro che guardare di continuo la porta nella speranza di vederti entrare! Tu le piaci, figliolo, eccome! Sii un po’ più sciolto, elastico... meno diffidente, ecco!-
Eva serviva la gente al K-Bar come di consuetudine, mentre Sonny faceva rifornimento di bevande di vario genere, sostituendo le bottiglie vuote.   
- Ciao, bambola! -   
- Buonasera, signore! Cosa desidera -    
- Se vieni a fare un giro con me, te lo faccio vedere cosa desidero, tesoro!!! -     
- Scusi ma sto lavorando-   
- Puoi sempre fare una pausa, no? Allora, vieni o devo trascinarti fuori io? Ho voglia di sfogarmi, stasera! -    
- Mi lasci in pace o chiamo qualcuno! Se ne vada...e subito!-     
- Ho capito! Devo fare tutto io! –
Il tizio l'afferrò per un braccio iniziando ad allungare le mani su di lei.   
- Mi lasci subito! Aiuto! -   
- Avanti... Non fare la preziosa! -    
- La signorina ti ha gentilmente detto di lasciarla andare! Sei sordo, per caso? Toglile le mani di dosso... e subito, se non vuoi finire nei guai -   
- Jigen! - 
Eva riuscì a liberarsi.  
- Da dove sei sbucato fuori, damerino? Ti conviene farti gli affari tuoi se non vuoi che ti rovini il tuo bel vestito! -   si accese impassibile una sigaretta  
- Allora, te ne vai da solo o devo buttarti fuori io a calci? -    
- Perche non ci provi? -   
- L'hai voluto tu… - disse avvicinandosi lentamente al tizio con la sua solita aria pacata.
Con uno scatto gli afferrò il braccio bloccandoglielo da dietro.     
-Chiedile scusa o te lo spezzo!-                    
- AHH... Lasciami...Sei pazzo, per caso?-   
- Non fidarti mai dalle apparenze, Il damerino qui presente se si innervosisce diventa parecchio cattivo! Allora? -     - N..no.. Ahi... Va bene!... Scusami... non volevo essere... s.. scortese! Lasciami adesso!-       
- Uh! Così va meglio! -     
lo trascinò fuori dal locale.     
- Non metterci più piede, qui dentro. Se ti becco di nuovo, giuro che non sarò di nuovo clemente!-    
- Tienitela stretta quella sgualdrinella! -  Jigen si avvicinò furioso, estrasse la pistola puntandogliela sotto il mento    
- Sta attento a come parli, amico! Ti avverto che la mia pazienza sta per esaurirsi e se provi ancora a fiatare, giuro che ti faccio saltare quella brutta testa di cazzo che ti ritrovi! Mi hai capito bene?- 
- S... si... si ho capito... sta calmo, amico... stavo scherzando-              
- Sparisci!-   
Ovviamente, il tizio non se lo fece ripetere e si allontanò di corsa.      
- Grazie!-       
- Uh? Oh, e di che? Era il minimo che potessi fare!-   
- Ma tu giri sempre armato? Cosa sei, una specie di buttafuori?-   
- Una specie! Senti, Eva... volevo scusarmi per l'altra notte, non mi sono comportato molto bene, ecco!-   
- Scusato! Posso offrirtelo, un bourbon? -  
- Cosa? No…Non potrei mai accettare... Non è da gentiluomini farsi offrire da bere da una donna! Semmai, sono io che dovrei offrirti qualcosa...magari una cena? Sempre se ti va-               
- Si!-   
- in fondo, sono sempre uno sconosciuto e… -        
- Ho detto di si!-    
-Hai detto... di...che?-       
- Si, ho detto di si!-   
Sorrise imbarazzato.                                  
- Perfetto! Allora facciamo stasera, che ne dici? -    
- Per me, va bene!-    
- Alle otto? Vengo a prenderti qui staser alle otto?- 
Eva sorrise nel vederlo stranamente impacciato.        
- Si, ok… Qui alle otto!-        
-A stasera, allora!-      
- A stasera! -       
Jigen uscì dal locale fischiettando con le mani in tasca.     
- Eh? Che cosa ti è successo?- disse Sonny incrociandolo stupito.        
- Perchè? Che ci vedi?-        
- Beh! Non ti ho mai visto fischiettare in vita mia! Ti senti bene?-              
-E certo, amico che mi sento bene! Non sono mai stato meglio in vita mia, amico! Ti saluto, Sonny! -   
Sonny entrò nel locale 
- Ma cosa gli hai dato da bere?-             
- Niente! -     
- Cosa? Non dirmi che non ha toccato un goccio! Nooo, non ci credo! -   
- E' così! Ah, senti: stasera ho un impegnuccio e non ci sarò! Cioè, ci sarò, ma non per lavorare-                 - Ma che vi piglia a tutti e due?-             
- Mi ha invitato a cena! -          
- Chi -        
- Lui! -        
- Lui, chi?-                          
 - Jigen! -                           
- Che? Lui? Sei sicura? -     
- Siii!- 
Non riuscì a pensare ad altro per tutto il giorno. Si sentiva felice, euforico, vivo. Quella ragazza risvegliò in lui qualcosa che da tempo non provava più e per di più, iniziò a pensare che le donne non erano tutte uguali. Era stato tradito in passato, ingannato più volte da donne senza scrupoli, tanto da arrivare alla conclusione che le donne erano totalmente incapaci di provare sentimenti. Ma lei era diversa, non era come le altre; perlomeno, non come quelle che lui ebbe la sfortuna di incontrare. Il suo sorriso genuino e timido, quell'aria da fanciulla innocente non aveva niente a che fare con Sophie Yeux, una sua ex. Diede un'ultima aggiustata alla cravatta e si guardò allo specchio mettendosi il cappello. Si guardò ancora per qualche istante per vedere se niente fosse fuori posto e riposizionò più volte il cappello, storcendo il naso.   
- Bah!- disse lanciandolo poi sul divano, buttò indietro il ciuffo e uscì. Decise di prendere la moto, era un bel po’ che non la usava e quella gli sembrò una buona occasione. Per sua scelta, non possedeva un'auto, non le erano mai piaciute. Posteggiò la sua Harley-Davidson davanti al locale ed entrò, puntualissimo come un orologio svizzero. Sonny gli si avvicino ridendo. 
- E allora? Che diavolo hai da ridere tanto, tu? -   
- Niente, niente!... Certo che per lasciare a casa il tuo amatissimo cappello devi essere proprio "andato", amico!-        - E falla finita! Piuttosto dammi.... dammi un... caffè, nero, forte e... amaro! -   
- Dio mio! Non sapevo che l'amore facesse certi effetti!-     
- Ma finiscila! Ma quanto ci mette Eva? Ma è mai possibile che le donne non sappiano cos'è la puntualità? -      - Sei cotto, ammettilo!-  
-Ma va’ al diavolo! E che non mi è mai piaciuto aspettare, tutto qui!-         
- Si, Si… -  
Improvvisamente si aprì la porta.      
- Buonasera, amici! Ehi, ma di chi è quella meraviglia posteggiata fuori? -                    
- Ci..Ciao... -  balbettò rimanendo ad ammirare la ragazza, che indossava un delizioso abitino frusciante rosso ed un paio di sandali neri dai tacchi a spillo vertiginosamente alti, che risaltavano le sue gambe affusolate e la sua esile figura.      
- Buonasera, Eva. Sei meravigliosa! -      
- Grazie!- rispose arrossendo.    
- Jigen? Ci sei? Ehi! Svegliati!- lo richiamò Sonny, si voltò di scatto.  
- Che c'è?-            
- Non sei venuto a piedi, no? -    
- Si…Cioè, no! -   
- E' completamente andato in tilt… - lo prese in giro Sonny portandosi una mano sugli occhi.          
- Come farai a salire sulla moto?-           
- Cosa? Non dirmi che quel gioiello è tuo!-   
-Non ho l'aria di un motociclista, vero? -   
- No... proprio no!!.. Ti facevo più un tipo da auto stile berlina o cose del genere! Un motociclista in giacca e cravatta ancora non l'avevo visto!-  disse lei ridendo  
- C'è sempre una prima volta, no? Vogliamo andare? -   
- Ok! -  si diressero verso l'uscita, sonny lo richiamò.  
- Jigen!-    
- Che vuoi ancora?-   
- Il caffè? -    
- Bevilo tu… offro io! -   disse uscendo 
- Lo avesse pagato almeno! Mah! -.   
Jigen mise in moto la Harley  
- E' meravigliosa! Adoro le Kustom! -   
-Riesci a salirci? Con quel vestito corto… -   
- Che fai, il geloso? -    
- No, no...... E'… ehm.. per te!...Comunque, complimenti: sei molto carina! -    
- Anche tu! Cioè, voglio dire... senza cappello!-  
Montò dietro e si strinse a lui  
- Pronta? Tieniti forte, piccola! -
 Posteggiò, scese ed aiutò Eva a scendere, non perchè ne avesse bisogno ma perchè gli andava di farlo. Le porse il suo braccio e si avviarono entrando in un ristorantino sul lungomare con tanto di musica Jazz dal vivo.       - Wow, che bello!- esclamò lei guardandosi intorno.    
- Ti piace?-    
- Si, molto! -   
- Devi essere un tipo romantico, tu... anche se non ne hai l'aria. -      
- Io sono molte cose anche se non ne ho l'aria, come dici tu! Eh si, dietro quest'aspetto da... come ha detto Sonny? Ah… scorbuticone arcigno, si cela anche un lato romantico! -      
- Ho la netta sensazione che tu sei un tipo dalle mille risorse... specialmente se devi conquistare una donna! -     - Diciamo che sono un tipo.... sorprendentemente sorprendente!!! -  rispose ammiccando un sorriso. Consumarono la cena parlando piacevolmente del più e del meno, fino a che non subentrò una reciproca curiosità. Cominciò lui.  
- Allora... Eva.. Di dove sei esattamente? -      
- Roma! Vengo da un paesino sperduto, tant'è piccolo, vicino Roma... anche se io sono di origine calabrese -       - La città eterna! Bella Roma, ci sono stato una volta!.. L'Italia è uno dei miei Paesi preferiti!... Si mangia bene, ci sono bei posti e... soprattutto, ci sono donne bellissime! -  Eva arrossì poichè capì che la battuta era allusiva   - E tu? Parlami un po’ di te! -    
- Eh!Allora, da dove inizio? Io provengo da New Orleans e ho vissuto per un po’ anche a Chicago. Oddio! Allora... Sono un trentenne scapolone e solitario!-     
- Con un passato da... James Bond?.. Me lo ricordi un pò.. a come ti difendi.. e come ti vesti.... poi giri armato... Dove ti hanno addestrato? -      
- No... Non sono l'agente 007... Ho fatto il legionario! Duro addestramento da soldato!! - rispose ridendo alla battuta     
- Hai fatto il legionario? Caspita! Sei anche una specie di... Rambo? -              
- Non sono neanche Rambo! Sono solo un uomo che ha fatto diverse esperienze nella vita, tutto qui! -       
- Umh! Si, posso dire di aver conosciuto un... Rambo in giacca e cravatta? -   rise divertita lei 
- Cosa fai? Mi prendi in giro?-  rise anche lui   
- No…Solo che…non so, sei strano! Hai un look impeccabile in nero da ricordare vagamente un body guard, guidi una moto e sei sempre in giacca e cravatta! Insomma, sotto quell'aria da impeccabile uomo serio, elegante e distinto si nasconde in verità un vero animo ribelle -                
- Si... mi sa che hai azzeccato anche questa volta! Comunque, ho fatto anche quello, se è per questo! -       
- Anche il body guard? -   
- Te l'ho detto che sono un tipo sorprendente!-     
- Mi piacerebbe avere una guardia del corpo... che mi protegge dai cattivi e dai bruti -    
- Assumimi! -    
- Ah… Io non posso darti uno stipendio! Quelli come te lo prendono bello alto e io non me lo posso permettere!-     - Mi accontenterò di poco! -  disse sorridendo allusivamente    
- E dimmi un po’, Mr Guardia del corpo... di cosa ti accontenteresti tu? -     
-Di... un bacio, anche piccolo! Non chiedo molto, no? -    
- Che, ci stai provando, Mr Guardia del Corpo? -   
- No... sto soltanto corteggiando la mia futura protetta! Vedi?.. C'è una grande differenza tra "provarci", come dici tu, e corteggiarla, una ragazza! Ehm… Cameriere?.. ci porta delle fragole?... Con tanta panna montata!... Ti piacciono le fragole, no? -      
- Le adoro... -             
- Perfetto... Ehm…Cameriere?... Non dimentichi una bottiglia di Champagne! -          
- Non ti stai facendo mancare nulla! Anche lo Champagne! -    
- Per una serata magnifica come questa, lo Champagne non può mancare! -   
Il cameriere arrivò con la portata di fragole, lo Champagne e se ne andò. Jigen si avvicinò a lei prendendo una fragola e la affondò nella panna montata   
- Apri la bocca!- disse sorridendo maliziosamente. Appena Eva addentò la fragola, Jigen si morse il labbro inferiore quasi per reazione a quel gesto, lei arrossì di colpo capendone l'allusione e lui rise divertito nel vederla imbarazzata, per poi guardarla con tenerezza.           
- Questa me la paghi!-  disse lei nascondendosi il viso       
- Perchè? Cos'ho fatto di male?-  rispose lui con finta aria innocente.
Fecero un brindisi a quella serata meravigliosa guardandosi negli occhi. Era bello stare con lei, aveva letteralmente dimenticato cosa volesse dire star bene con una persona, in particolar modo, con una donna. Si sentiva bene; lei, lo faceva stare bene, seppure la conoscesse da così poco tempo. Pagò il conto e si alzò, si avvicinò a lei, porgendole la mano e invitandola a mettersi sottobraccio e uscirono dal ristorante. Lei si fermò a guardare il mare.       
- E' stata una serata bellissima! Grazie! -                     
- Sono io che devo ringraziare te, Eva! -   
- Mi piacerebbe guidarla! Posso?-       
- Uhm... Non mi va di andare a finire dentro una scarpata! Un'altra volta magari e, soprattutto, con un abbigliamento più adatto. Piuttosto, vuoi fare un giro o vuoi andare a casa?-     
- No... -  
- No? No, cosa? -          
- Non mi va di andarmene a casa! -   
- Ok, facciamo un giro allora!-                
- No! Mi piacerebbe vedere casa tua! Sono curiosa di vedere come vive uno scapolone solitario come te! -       disse lei con un sorriso tutt'altro che malizioso.            
- A.... ca-casa mia? - disse sorpreso  
- Si! -   
- Sei… sei sicura?-   
- Si! Perchè no?-  
- Ok! -
Aprì la porta di casa e la fece accomodare prima di chiudersi poi la porta alle sue spalle. Lei si guardò intorno ammirando quel piccolo appartamento arredato sobriamente, ma con gusto.         
- Wow! Sei un tipo molto ordinato, a quanto vedo! Gli scapoloni me li sono sempre immaginati in mezzo al caos più totale! -     
- Non sopporto il disordine… Poi non vedo perchè un uomo non debba... sbracciarsi, farsi il bucato, cucinare e... roba del genere! -   
- Così mi piaci! Se tutti gli uomini la pensassero come te, sicuramente esisterebbero donne molto più felici! Sei, come si dice... il tipico uomo da sposare! -   
- Non credo di fare nulla di speciale!-    
- Si, ma non tutti gli uomini lo fanno! -   
Notò il suo cappello sul divano e lo prese.   
- Come mai hai lasciato a casa il tuo inseparabile cappello? -     
- Boh!... Così... tanto per cambiare look -   
Eva sbottò a ridere
- Ah!!... E tu cambi look…così?... Non mi sembri vestito diversamente dal solito! -    rise  
- Ma che dici? Non vedi che ho una cravatta chiara, invece della mia solita cravatta nera? -   
- Ah, certo… è vero! Ti sta bene! -  lo prese in giro ridendo      
- Come sto? -  gli chiese poi lei indossandolo e mettendosi in posa.
Jigen non potè fare a meno di farsi sfuggire una risata vedendole scomparire il viso sotto il suo cappello, troppo grande per lei. Le si avvicinò e glielo tolse   
- Decisamente, stai meglio senza!-  
lei rimase a guardarlo, attratta dal suo sorriso che risaltava ancora di più i tratti marcati e le linee d'espressione sul suo viso, rendendolo ancora più interessante ai suoi occhi. In quel momento si rese conto di quanto fosse bello vederlo sorridere, di vedere la sua espressione addolcirsi, al contrario di quell'espressione dura e impenetrabile che aveva di solito. Lentamente le sciolse i capelli, raccolti per l'occasione. La sua chioma rossa scivolò delicatamente sulle sue spalle incorniciandole il volto dalla carnagione delicata e chiara 
- Non ti piacciono i capelli raccolti? -    
- Mi piacciono più così-  sussurrò, iniziando ad accarezzarle i capelli per poi passare sul viso prendendolo tra le mani. Eva si perse in quello sguardo intenso e tagliente, dolce allo stesso tempo, rimanendo inerme nel trovarsi così vicina a lui, quando lui iniziò a giocare mordicchiandole le labbra per poi baciarla con trasporto. La strinse a sè mentre le sue mani pretendevano sempre di più.  
- Ti voglio, adesso, qui, subito!- le sussurrò mentre continuava a baciarla sul collo.
Lei buttò indietro la testa lasciandosi completamente andare, mentre lui tirò giù lentamente la zip del vestito, facendolo scivolare a terra e l'ammirò estasiato. Eva arrossì improvvisamente, coprendosi imbarazzata come una bambina.              
- Dammi le mani... fidati di me! -      
Eva ubbidì e gliele porse. L'abbracciò a sè dopo averla riammirata. La prese in braccio dirigendosi in camera da letto e la fece distendere sotto di lui ricominciando a baciarla. Eva si arrese iniziando a sciogliere il nodo della cravatta, passando poi ai bottoni della camicia in maniera impacciata, fino a che non fu lui stesso a strapparsi letteralmente la camicia di dosso infischiandosene dei bottoni, liberandosi poi anche del resto. Ricominciò a baciarla con passione, ad accarezzarla in tutto il corpo. La voleva e la desiderava tanto da strapparle gli slip, l'unico ostacolo, ormai, che c'era tra loro.  
- Aspetta... ti prego!- lo bloccò lei.   
- Co…cosa c'è? -    
- Tu... tu sei il primo!E'...la prima volta... capisci? -   
La guardò stupito, quasi incredulo.      
- S-sono il primo ? Se non ti senti pronta... io non... -              
- No... ti prego, lo voglio anch'io.... volevo solo dirti di... andarci piano... ecco! - la guardò con desiderio misto a tenerezza vedendola tremare e la rassicurò accarezzandole il viso e i capelli, accompagnando quelle carezze a piccoli dolci baci sul viso. 
- Lasciati andare... sta’ tranquilla... non ti farò male, te lo prometto - le sussurrò piano mentre la fece sua, continuando a rassicurarla con baci e carezze. Si stupì di se stesso. Fu un amante attento ma passionale, dolce allo stesso tempo. Era tanta la paura di farle del male e non fu mai così delicato come in quel momento, e non soltanto per la sua verginità, ma anche perche la vedeva fragile, esile e delicata. Una piccola innocente donna nelle sue mani da uomo ormai vissuto in tutti i sensi, maturato troppo in fretta.  
Erano le prime luci del mattino e Jigen rimase ad ammirare Eva, che dormiva ancora. Le scostò delicatamente una ciocca dal viso stando attento a non svegliarla, sorridendo. La sua piccola donna: l'aveva soprannominata così, per la sua esile figura e la sua statura,  e le delicate lentiggini sul naso le davano ancora di più quell'aspetto tenero di adulta bambina.                            
- Buongiorno!- disse lei sonnecchiante aprendo leggermente gli occhi
-Buongiorno! Dormito bene?-      
-Meravigliosamente! - rispose sorridendo soddisfatta!    
- Da quant'è che stai a guardarmi?-      
- Ah... Da un bel po’, dormigliona! -    
- Non sono una dormigliona!- disse col broncio.  
Jigen sorrise mentre una ciocca gli cascò sul viso coprendogli parzialmente gli occhi, inutilmente cercò di scacciarla soffiando all'insù      
- Questo è uno dei motivi perche indosso sempre il cappello!-      
- E gli altri motivi, quali sono? - chiese lei ridendo.   
- Uh!Vediamo... Perchè sono timido? O per non farmi riconoscere dalle numerose donne che mi corrono dietro!-          
- Scemo! -   esclamò dandogli un buffetto sulla nuca.   
- Sai? E' stato bellissimo! Non credevo che fosse così! Voglio dire... ho sempre sentito dire che la prima volta è sempre deludente, invece è stato magnifico! Tu sei stato magnifico! -                                 -Menomale! Sono contento... Anche se mi hai letteralmente scorticato la schiena con quelle unghie da gattina selvatica! -   disse malizioso stampandole un bacio sulle labbra.    
- Vado a fare il caffè, ne vuoi? -    
- No, aspetta! ho voglia di coccole! Tu no? -        
- Uhm, si... a pensarci bene, il caffè può aspettare! -  
Lei si strinse accoccolandosi sul suo petto, iniziando ad accarezzargli la barba e i capelli.   
- Sai che ricordi vagamente Abramo Lincoln? -   lui scoppiò a ridere.     
- Non sei la prima a dirmelo! -                            
- Uhm! Posso dirtela una cosa, Rambo? -  chiese lei ridendo   
- Ok... Ma non chiamarmi Rambo! -            
-Non sei lo scorbuticone arcigno che dice Sonny! Anzi:.. sei socievole, simpatico, molto dolce, romantico... e sexy!!! -   
- Mi trovi sexy? Dici sul serio? -   
 - Si! -  rispose lei ridendo vedendo la sua espressione incredula e imbarazzata.   
Passarono un'intera mattinata a letto tra baci, coccole e carezze, ridendo e scherzando anche sulle più banali cose come due ragazzini, e inevitabilmente, rifecero l'amore. Si sentì finalmente un uomo, in tutti i sensi, un uomo nuovo. In quell'attimo tutto si era annullato, come in una sorta di ipnosi riportandolo ad un presente meraviglioso, si sentiva rinato, si sentì bene come non lo era mai stato. Eva lo accarezzò sul torace, fino a che non notò una vistosa cicatrice sulla sua spalla destra.  
 - Oh mio Dio!... E questa? Deve essere stata una gran brutta ferita! Come t... -             
- Storia vecchia! Non mi va di parlarne!- la zittì alzandosi bruscamente dal letto, ritornando improvvisamente l'essere cupo e scontroso che era di solito, lasciandola da sola nel letto. Eva sospirò osservandolo allontanarsi. Ci rimase male, chiedendosi il perchè cambiava umore così improvvisamente. Il profumo del caffè la distolse dai suoi pensieri e si alzò dal letto indossando la camicia di lui indirizzandosi poi in cucina. Jigen la osservò sorridendo, vedendola scomparire dentro quella camicia.      
 - Ti sta bene la mia camicia! Soprattutto, perchè indossi solo quella! -              
- Non sapevo che... mettermi e... -  balbettò lei arrossendo, stringendosi ancora di più nella camicia          - Tieni, è caldo! Attenta a non scottarti! - disse Jigen porgendole una tazza di caffè fumante.               
- Jigen?-                  
- Uh? -    
- Posso... fare una doccia?-       
- Certo!-  rispose intento a lavare le stoviglie.   
Eva aprì il rubinetto lasciandosi coccolare dal getto dell'acqua calda rilassandosi completamente. Si sentì improvvisamente sfiorare e istintivamente emise un urlo voltandosi di scatto.   
- Ah, sei tu!... mi hai fatto morire di paura!-    
- E chi doveva essere? Scusami, ma…sono così brutto da metterti paura?- disse ammiccando un sorrisetto malizioso    
- N…no!... Anzi!!! -   rispose ammirando il suo corpo nudo virile, asciutto e muscoloso. Uscirono dalla doccia, Jigen andò a prenderle un accappatoio e glielo infilò iniziando a frizionarle i capelli con un asciugamano.   
- E cosa mi metto?... Come faccio senza...? -   
- Senza queste?- sogghignò lui prendendo i suoi slip strappati. Eva arrossì.              
- Sei un bruto! Erano le mie preferite! -    
- Ahahah!! Non ti preoccupare!... Puoi rimanere qui se vuoi! Mi faccio prestare la macchina da Sonny e andiamo a casa tua per prenderti la roba, ok? -     
- Ok, Rambo!-
Eva lo osservava mentre si annodava la cravatta con una precisione quasi maniacale poi vedendo la sua Magnum a terra la prese e gliela porse    
- Tieni!Accidenti, quanto pesa!-    
- Cosa?.. Ah, da’ qua! Devi stare attenta, è carica! Se non sai come prenderla, lasciala dov'è! -   
- Ah! Ho capito! Ma perchè vai in giro con una pistola? -  gli chiese incuriosita osservandolo mentre la infilava nella cintura nascondendola sotto la giacca. Non rispose. Lo vide irrigidirsi di nuovo come prima, diventando torvo e cupo.      
- Ho detto qualcosa di male? -    
- Lascia perdere!-  rispose secco senza guardarla         
- Ma... che ti prende, adesso? Sei lunatico o cosa?-              
- Niente, è che tu fai troppe domande, tutto qui! -    
- Cosa?Io ti faccio troppe domande? Ma che cavolo dici? -  
-Senti, sono cazzi miei se giro con una pistola, ok? Soddisfatta?-  
-Ma… perchè mi tratti in questo modo? io credevo che noi... -            
- Il fatto che siamo finiti a letto insieme non vuol dire che devi farmi il terzo grado! -  
I suoi occhi si riempirono di lacrime, provava una forte rabbia e si sentì profondamente umiliata e ferita da quelle parole dette dall'uomo che l'aveva fatta sentire speciale. Non lo riconosceva più, eppure era stato così romantico, dolce per poi diventare scontroso e irascibile, diventando completamente tutto l'opposto.   
- Sei un bastardo! E io che ci sono cascata come una stupida! La cena... lo Champagne… e pure quello stramaledettissimo brindisi... Le tue dolcezze e il tuo... finto romanticismo!... Tutta una commedia! Una sporca tattica per sbattermi nel tuo letto! Per poi trattarmi come una sgualdrina qualsiasi! -           
- No no… Non volevo... Ti prego.. scusami! -  disse lui rendendosi conto di averla offesa.   
-Sei un vigliacco! Non hai rispetto... Non lo hai avuto per me, e chissà quante donne hai ingannato con il tuo atteggiamento da finto gentiluomo! Ti odio! Non voglio vederti mai più -  disse avviandosi alla porta piangendo. Jigen le corse dietro cercando di calmarla  
- Eva…Io non ti ho mai ingannato... ascoltami... ti prego, non te ne andare! Sono stato uno stupido... ma non ce l'avevo con te... te lo giuro, Eva!-  la implorò afferrandola per un braccio.                  
- Lasciami! Non avevi il diritto... Io mi fidavo di te... e tu... te ne sei approfittato.. .mi hai trattata come se fossi un giocattolo, uno stupido oggetto di piacere!!!... In fondo, dovevo immaginarlo per come mi hai trattata le altre volte... ma... mi ero illusa che fosse solo un caso... invece sei... soltanto un arrogante egoista e un presuntuoso! -          
- No… ascoltami, ti prego... Non potrei mai farti una cosa del genere... Non mi lasciare... Per favore... Fermati, ti prego!-          
- Sappi che non sono la tua bambola! E un'altra cosa! Hai detto giusto: sei uno stupido idiota!- concluse mollandogli un violento ceffone, prima di andarsene via chiamando un taxi.
Rimase ad osservarla andare via.  

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Capitolo 3
*** capitolo tre ***


 
In un attimo vide tutto svanire, sbriciolarsi tra le sue mani, come se si fosse svegliato da un bellissimo sogno ripiombando in quella realtà da cui voleva disperatamente fuggire, e tutto per colpa sua. Si appoggiò ad una parete chiudendo gli occhi nell'invano tentativo di scacciare il dolore e soprattutto la rabbia nei confronti di se stesso. Prese una sigaretta dal suo pacchetto stropicciato di Pall-Mall, illudendosi che fumando potesse alleviare un po’ quella sofferenza. 
– Dannazione! -  riuscì a malapena a dire con un filo di voce.  
- Guarda guarda! Immagino che quella splendida fanciulla avrà avuto i suoi validi motivi per scaricarti in questo modo! Ma con un tipo come te non mi stupisco più di tanto, Daisuke Jigen! -  
Si voltò di scatto trovandosi davanti un tizio in giacca rossa con un sorrisetto sornione stampato sulla faccia.
Lo scrutò in silenzio mentre questi gli offrì da accendere porgendogli un fiammifero. Aspirò una profonda boccata          
- Cosa vuoi?-  chiese in tono basso e pacato mentre espelleva il fumo    
- Ce ne è voluto di tempo per trovarti, amico! Certo che non ci sai proprio fare con le donne! Te la cavi meglio nel tuo ruolo di cane da guardia! -   
- Senti, francese, non sono in vena delle tue battutine idiote in questo momento... e se non te ne vai mi sa tanto che scaricherò i miei nervi su quella brutta faccia da scimmia che ti ritrovi! -    
- Uhm! Non sei cambiato per niente, a quanto vedo! Intanto io ho un nome: Lupin III… Arsene Lupin III, ma la mia fama dovrebbe precedermi -     
- Tsk... me ne sbatto altamente di chi sei! -   disse incamminandosi    
- Aspetta un momento, non fare il prezioso... sono venuto a farti una proposta! -     
- Tu a me? Ma non farmi ridere! -     
- Senti, Jigen, che ne dici di essere mio socio? Sei in gamba!... E poi, siamo fatti della stessa pasta, noi due!-        - Senti, amico! Ti consiglio di lasciarmi in pace perchè ora cominci a seccarmi! E non ti conviene farmi arrabbiare, perchè potrei fare quello che non ho fatto qualche annetto fa! -         
- E calmati, mon amie... Ma tu sei sempre così "amichevole"? Se vuoi conquistare le ragazze devi addolcire un po’ quell'aria da mastino che ti ritrovi, Ihihih!- 
Jigen lo prese per il bavero, sbattendolo contro una parete.               
- Adesso mi sono veramente rotto! E sono guai seri per te, Arsene Lupin III o come cazzo ti chiami! Ti consiglio vivamente di sparire prima che ti cambi i connotati! Magari riesco pure a migliorarti! Che ne dici, "amico"? -    disse a denti stretti guardandolo con un ghigno diabolico.      
- No no no no... aspetta!... Calmati, mon amie!.. Co-cosi mi strozzi!-    lo lasciò 
- Ricordi proprio un bel pastore tedesco quando ringhi così... mi piaci, amico! -             
- Allora hai proprio deciso di suicidarti!... IO TI ROMPO!-      
- Ok, me ne vado! Ah... Quasi dimenticavo! Un tizio accompagnato da una bionda ti sta cercando! E come ti ho trovato io, ti troveranno anche loro! Poi non dire che io non ti ho avvertito! BYE-BYE MON AMIE!!-  
lo salutò il tizio montando su una Mercedes SSK gialla d'epoca. Buttò nervosamente la sigaretta a terra e rientrò in casa. Si versò del whisky buttandolo giù tutto d'un fiato, ripensando alle parole dette da Lupin.        
- No... non è possibile! Quella sporca carogna di Joe! - 
Aveva bisogno di calmarsi. Si diresse in bagno deciso di fare un'altra doccia, fredda stavolta, per sbollire i nervi. Si spogliò, pronto per dirigersi sotto la doccia e improvvisamente si soffermo a guardarsi allo specchio. Osservò quell'immagine riflessa di se stesso, soffermandosi sulle numerose cicatrici sul suo corpo. Erano troppe, nitide come erano ancora nitidi i suoi ricordi. Si toccò la spalla destra provando disgusto e la sua espressione fu stravolta dalla rabbia.        
- Me la pagherai cara... tu e quella puttana!!!!... ME LA PAGHERETE CARA! -  digrignò dando un violento pugno contro lo specchio mandandolo in frantumi.
- Allora, Eva... com'è finita la serata ieri sera?.. vi siete divert... - cercò di chiedere Sonny, fino a che non fu interrotto dalla ragazza.   
- E' stata la serata peggiore della mia vita! Ho capito che Jigen è uno idiota!... Non voglio vederlo mai più! -  concluse scoppiando a piangere disperata. Sonny non osò chiederle più nulla per discrezione, e l'abbracciò consolandola   
- Ehi... Su, non fare così... vedrai che si aggiusterà tutto... Conosco bene quel ragazzo, ha un carattere un po’ particolare, ci vuole tanta pazienza con lui! -                
- No, non voglio avere più nulla a che fare con un tipo così! E certo non mi farò umiliare ancora... - 
Jigen entrò al K-Bar.     
- Sonny? Eva è qui? -   
- Hai il coraggio di cercarla?... Lo sai che sei una bella faccia tosta?... E' furiosa... Ma è mai possibile che tu debba essere così insopportabile?-     
- Ti prego... non farmi la predica! E' l'ultima cosa di cui ho bisogno! -    la vide e si avvicinò a lei   
- Eva... Scusami, io... non volevo... non era mia intenzione offenderti-           
- Troppo tardi, tieni il tuo "solito" e vattene! -   disse furiosa sbattendogli una bottiglia di bourbon sul bancone facendolo sobbalzare.        
- Ehi! Io… io ti sto chiedendo scusa! Perdonami, ok? Io.. ho sbagliato e... -    
- Sparisci!-             
- Eva, per favore, non puoi trattarmi così... ti prego! -      
- Tu mi hai trattata peggio... mi hai umiliata! Vattene via! -     
- Non volevo, Eva... io... -        
- Non voglio vederti mai più... Vattene! -     
- Ok… Come vuoi! -   riuscì a dire con un filo di voce uscendo dal locale.  
Si appoggiò ad una parete rimanendo lì osservando la ragazza da lontano, accendendosi una sigaretta. Si rese conto di aver perduto la cosa più importante che gli fosse capitata nella sua vita. La rabbia aveva dato spazio alla disperazione e alla tristezza.    - Sono un coglione! - si disse a bassa voce - Sono soltanto uno stupidissimo coglione! L'ho persa... e tutto perchè sono un coglione! Io ed i miei problemi del cazzo! Non dovevo prendermela con lei... solo perchè sto male io! Coglione! - si ripeté stringendo i pugni. Tirò l'ultima boccata di fumo e gettò via la sigaretta. Diede un'ultima occhiata da lontano al locale e si avviò piano, abbassandosi di più il cappello sugli occhi come per nascondere il suo stato d'animo. 
- E' molto carina, complimenti! Troppo per un tipaccio come te, mon amie! Hai un pessimo carattere ma hai molto buongusto per quanto riguarda le donne! Eheheh... -     
- Ancora tu? E lasciami in pace... dannazione! -    disse rabbiosamente Jigen dandogli un violento pugno sul volto, scaraventandolo a terra.    
- Ehi! T'ha dato di volta il cervello, per caso? Calmo, stai calmo... Le donne ti fanno sempre quest'effetto?-    Jigen lo guardò con ferocia, avanzando minaccioso stringendo i pugni e scrocchiando le nocche    
- Io t'ammazzo, oh, si! Stavolta, t'ammazzo sul serio, quant'è vero Iddio!!! E sta sicuro che t'ammazzo anche senza pistola... IO T'AMMAZZO CON LE MIE MANI! -    
- Buono, Jigen... sta’ buono! Calmati... Ehi, amico... sta’ calmo! -  disse Lupin indietreggiando intimorito   
- Avanti... facciamola finita! Fatti sotto, bastardo! Che c'è, ti faccio paura, per caso, caro il mio Lupin III? Non hai le palle per affrontarmi?- lo sfidò togliendosi la giacca ed il cappello buttandoli a terra.   
- Avanti, coniglio! Fammi vedere cosa cazzo sai fare!-    
- Vuoi sfogarti, amico? E va bene, l'hai voluto tu! Su, coraggio, fammi vedere di che cosa sei capace!-  disse Lupin accettando la sfida, mettendosi in guardia dopo essersi liberato anch'egli della giacca. 
- Avanti! Vieni qui, ho voglia di spaccarti quel brutto muso da scimmia!-     
- Ma senti chi parla! Sembri proprio uno di quei cagnacci rabbiosi, Mr Guardia del corpo dei miei stivali! -   rispose canzonandolo Lupin. 
Iniziarono a scazzottarsi, dandosele di santa ragione. Lupin si ritrovò sfinito, atterrato da un pugno allo stomaco che gli blocco letteralmente il respiro.  
–S... sei davvero forte, Jigen! -    
- Non dirmi che sei già fuori uso... Sei soltanto una mammoletta, altro che il ladro più famoso del mondo!-        si riprese il pistolero afferrandolo per il colletto, sollevandolo a forza da terra.    
- No, basta… Hai vinto! Aiuto! Questo m'ammazza sul serio! -   Jigen lo lasciò perdere   
- Gr-grazie tante! Devo dire che i tuoi pugni sembrano i calci di un mulo, mon amie! -    
- Che diavolo vuoi, ancora? -                
- Vedo che ora... sei più ragionevole, amico! Ho una proposta da farti -   
- Non mi interessa! -     
- E non fare così! Sei cocciuto, però! Ah, ho visto che quella splendida ragazza ti ha mollato! Magari preferisce essere corteggiata da un vero gentiluomo!-  Jigen estrasse la pistola, puntandogliela alla testa   
- Non ti azzardare! Se solo ti vedo anche ad un solo chilometro da lei, giuro che ti pianto una pallottola fra gli occhi!-             
- No no no… Stavo scherzando! Comunque, pensaci! Ciao ciao! -  
Si riprese giacca e cappello scuotendoli, l'indossò e si incammino accendendosi un'altra sigaretta illudendosi di andarsene tranquillamente a casa.    
-   Ma bravo il nostro Jones! -  quella voce lo bloccò, si girò di scatto portando istintivamente la mano sulla sua 357 Magnum  
- Tu! Sporco bastardo! -  
- No, amico, non ti conviene! -  sussultò sentendosi puntare un'arma alla schiena e si arrese  
- Questa la prendo io, se non ti dispiace... tesoro! -  sussurrò una voce femminile dietro di lui, mentre si sentì sfilare la pistola dalla cintura 
- Sophie! -                
-Vedo che non ti sei scordato di me, mio caro Damien! -      
- Le puttane che mi porto a letto, di solito, non le scordo facilmente, specialmente quelle che ci danno dentro di brutto! Ci sapevi fare... soprattutto con la bocca! - disse con un mezzo sorriso beffardo.    
- Non ti permettere! - disse la bionda puntandogli la pistola in faccia.          
- Cos'è, vuoi spararmi adesso? Eppure ti facevo divertire a letto! Scommetto che Joe non ti fa gridare di piacere come facevo io… Vero, puttana? A lui fai i servizietti che facevi a me? E' molto brava a succh... -                - Sta zitto, bastardo! -  disse lei con rabbia, colpendolo in faccia col calcio della Magnum.     
- Dannatissima cagna... Io t'ammazzo... anche se sei una fottutissima donna! -  disse Jigen avventandosi contro di lei. Fu bloccato da due uomini, Joe gli si avvicinò guardandolo in faccia da vicino ghignando diabolicamente     - Hai finito di nasconderti! Comunque, bravo! Bella l'idea di cambiare nome, eh? Daisuke Jigen? Ti chiami così, ora, no? -      
- E tu non ti smentisci mai... brutto sporco verme... e carogna che non sei altro! Sei uno sporco traditore e anche un maledetto vigliacco... Vatti a fidare degli amici... Tsk! -     
- Vedo che la tua faccia ha sopportato bene il trattamento di Fred! Hai la pelle dura... -    
- Bastardo! -     
- Chiudi quella bocca! Ora mi hai stancato! -   Disse Joe sferrandogli un pugno sul volto.     
- Ragazzi!  Divertitevi un po’,  io mi godrò lo spettacolo prima di ammazzarlo con le mie mani come un cane rabbioso -         
- Perchè non mi affronti da uomo? Vigliacco!-   Iniziarono a malmenarlo, lasciandolo a terra sfinito. 
Joe gli si avvicinò sollevandogli la testa afferrandolo per i capelli.        
- Non c'è che dire! Devo complimentarmi con i miei uomini... E' stato uno spettacolo coi fiocchi! - 
- Va’ a farti fottere!- Joe gli diede un violento calcio allo stomaco.  
- Ti ho detto di chiudere quella bocca! -                           
- Vigliacco... Sei bravo a nasconderti dietro i tuoi scagnozzi! Sei solo invidioso perchè il capo preferiva me -       - STAI ZITTO! -     
- Sei solo una mente perfida e malata! -    
- Ho detto di stare zitto! -        
Joe si fece dare la Magnum dalla bionda e gliela puntò in testa.                     
- Cosa si prova ad essere ucciso dalla tua adoratissima e fedele pistola?-               
- Ahahah! Sono sicuro che non riesci a prendere la mira... neanche da questa distanza -    
- MALEDETTO... ORA T'AMMAZZO! -  urlò furioso Joe sferrandogli un altro calcio.     
- Lupin, non credi che dovremmo intervenire? Così finirà per ammazzarlo -   
- Oh, cherie, non preoccuparti! Jigen è un osso duro, fidati. Non saranno quelle carezze ad ucciderlo, te lo dico io! Adesso goditi lo spettacolo, cara Fujiko! Guarda un po’ che gli combino! ihihihiii! -  
Lupin prese la sua pistola e la puntò in aria sparando.   
- FERMI TUTTI… POLIZIA! -      
- Dannazione, gli sbirri!... VIA VIA... - 
Lupin scoppiò in una fragorosa risata vedendo i tizi scappare come conigli impauriti. Jigen rimase a terra coprendosi istintivamente il capo con le mani, come per proteggersi dagli spari. Eva sentì gli spari e sbirciò fuori per vedere cosa stesse succedendo. Vide un uomo a terra ed ebbe paura. L'uomo cerco di rialzarsi a fatica ed Eva lo riconobbe correndo fuori incurante del pericolo che poteva correre e lo raggiunse    
- Jigen! Oh, mio Dio! Cosa t'hanno fatto?-    
- Perchè sei uscita? Non dovevi è pericoloso!-                 
- Ti aiuto, aspetta… -   
Lupin si godette lo spettacolo da lontano, sorridendo sornione.                  
- Bene! Abbiamo fatto il nostro lavoro! Andiamo Fujiko? Anch'io ho un disperato bisogno di coccole, cherie... -   disse riferendosi ai due buttandosi sulla donna e cercando di baciarla, ma in cambio si beccò una sberla.  
- Ecco, siediti -     
- AHH! AHI! Maledetti!-    
- Aspettami qui, vado a prendere qualcosa per medicarti! Intanto metti quest'asciugamano sul naso... ti aiuterà a bloccare la fuoriuscita del sangue! –
Eva si allontanò per poi ritornare con tutto l'occorrente. Prese una garza sterile iniziando a pulire le ferite sul volto dell'uomo.   
- Ti sei fatto conciare per le feste, questa volta -  disse seria evitando di guardarlo negli occhi. 
Jigen rimase fermo fissandola. Era arrabbiata ancora con lui e si intuiva dal suo umore freddo e triste allo stesso tempo. Si tolse l'asciugamano dal naso e si guardò. 
- Dannazione… Proprio oggi che avevo messo il vestito nuovo! Guarda un po’ come mi hanno conciato quei bastardi! -  
Eva non potè trattenere una risata   
- Ma tu sei matto! Ti hanno spaccato la faccia e tu che fai? ti preoccupi del vestito? -      
- Beh, una cosa è certa! Si, sono matto! E lo diventerò ancora di più se tu... continui ad evitarmi! -  
Eva non riuscì a trattenere le lacrime e si voltò dandogli le spalle.   
- Mi hai ferita, non sai quanto!-    
- Mi dispiace, piccola… Il fatto è... che sto passando un momento difficile e... non dovevo prendermela con te! Sono stato uno sciocco! Perdonami, ti scongiuro... Non ti ho mai presa in giro! Non lo farei mai! Sono stato sempre sincero con te!-        
- Io… Mi è preso un colpo, quando ti ho visto per terra! Ho creduto che t'avessero sparato! Ho avuto paura... lo capisci? Tanta paura... di perderti! Mannaggia a te! -    disse  scoppiando  a piangere.
Jigen la prese per una mano e la tirò a sè   
- Non piangere, ti prego! -    
- Perchè mi hai trattata in quel modo? Io non l'ho meritato, non ti ho fatto nulla! - 
Sospirò dispiaciuto    
- Vieni qui... Non succederà più, te lo giuro!-      disse incitandola a sedersi sulle sue ginocchia, lei lo fece  
- Sei... ferito... potrei farti male! -                
- Scherzi? Peserai si e no trenta chili! -  la prese in giro ridendo, alternando qualche smorfia di dolore, mentre le asciugava le lacrime. 
- Ma non dire sciocchezze! Peso quarantadue chili e mezzo! -    
- Capirai! - 
L'abbracciò e la baciò. La tenne stretta a sé come se avesse paura di perderla in quello stesso istante. La guardò negli occhi e lei ricambiò perdendosi in quello sguardo tagliente e dolce allo stesso tempo.   
- Cosa hai fatto alla mano?-  gli chiese riferendosi alle fasciature sulla mano destra   
- Ho... Ehm… rotto lo specchio!-  
- Qualcosa mi dice che non è stato un incidente! -  sorrise imbarazzato, abbassando lo sguardo come per nascondersi   
- Beh! No! -    
- Ripeto, sei matto! E si può sapere il perchè? -   
- Dovevo sfogarmi -   
- Ma sei scemo, per caso?-        
- Può darsi! Ma che ci posso fare? Sei stata tu a mettermi nei casini! -            
- Perchè? In quali casini ti ho messo io?-  chiese lei non riuscendo a capire.   
Sorrise    
- Mi sono innamorato!-      
- Non prendermi in giro!-   
- Non ti prendo in giro! E' vero! Mi hai incasinato dalla prima volta che t'ho vista! Vieni a vivere con me?... Voglio che tu…AHIAA… venga a vivere con me! Se vuoi che io sia la tua guardia del corpo, devi permettermi di stare con te notte e giorno! -          
- C…cosa??.. Aspetta un attimo... io cosa? -        
- Vieni a vivere con me?-       
- Non lo so... -     
- Non voglio una risposta adesso... sono un tipo paziente, io... -  
Era sdraiato comodamente sul divano leggendo un quotidiano, la sua solita sigaretta spiegazzata a fargli compagnia. Sentì bussare. Si alzò pigramente e si diresse sospettoso alla porta poichè non aspettava nessuno. Aprì titubante. Rimase sorpreso vedendo Eva, scrutandola con aria seria e aspirando una boccata di fumo.  
- Ciao... -  
La sua espressione cambiò, sorridendo sornione   
- Ciao… -    
- Ho qualche cosuccia da prendere!-  
Il taxista prese dal cofano i bagagli   
- Mi scusi, signorina... Li metto qui? -     
- Si, grazie! -  
Jigen pagò l'uomo che se ne andò salutando.  
- Spero di non pentirmene e di non aver fatto una sciocchezza!-  disse lei seria. 
La prese per i fianchi, sollevandola e abbracciandola a sè                 
- Non sai quanto mi abbia reso felice, piccola!-   
La baciò e lei si lasciò andare. Le accarezzò lentamente i capelli scostandoli poi dalle spalle. Lei si arrese, lasciandosi andare a sensazioni, per lei nuove, a quelle mani sicure e abili di un uomo e un amante esperto che sapeva come regalare quelle sensazioni, ma, nonostante tutto, nonostante la sua inesperienza e timidezza, volle prendere l'iniziativa: Jigen si sedette sul divano, osservandola mentre lei in maniera impacciata gli tolse la cravatta e la camicia. Lui la liberò dai vestiti e sorrise nel vederla arrossire imbarazzata, per poi prendere padronanza della situazione, prendendola con passione e dolcezza, come solo lui sapeva fare.
- Sto vivendo un bel sogno o? -     
- O?-  rispose lui accarezzandole le lentiggini. Le diede un bacio sulla punta del naso e si alzò rivestendosi, ripensando all'accaduto. “Ma possibile che era stata la polizia a sparare? No, impossibile..." pensò annodandosi la cravatta. Eva lo vide serio e pensieroso.   
- Tutto... ok? -   chiese timidamente     
- Uh? Si! -   rispose sfoggiandole un sorriso   
- Devo solo risolvere un problemuccio! Poi ti spiegherò!-          
- Ok! -    
- Adesso devo andare... Tu... è casa tua, questa! -.  
Indossò la giacca e uscì, non prima di averle schioccato un bacio sulle labbra. 
Camminava velocemente guardingo e insicuro, senza pistola si sentiva particolarmente vulnerabile.         
- Ciao, mon amie!...  Tieni... questo è tuo! -   disse spuntando all'improvviso Lupin III, gettandogli il cappello. Jigen lo prese al volo e sorrise scuotendo il capo    
- Lupin! Dovevo immaginarlo che c'era il tuo zampino!-    
- Vedo che quella ragazza ti ha rimesso a nuovo, Jigen. E devo dire che ha migliorato il tuo bel caratteraccio! -   disse maliziosamente strizzando un occhio  
- E' vero, lo devo ammettere, quella ragazza mi ha cambiato la vita! -   
Fece una pausa mentre si spolverava il cappello per poi buttarsi all'indietro il folto ciuffo, calcandoselo poi sulla testa.    
- Ma... come facevi a sapere che... -    
- Quei due ti cercavano? -    
- Uh! -  rispose mugugnando per via della sigaretta che mise tra le labbra. 
Lupin rise  
- E' semplice amico mio! Quando quel brutto tizio ti ha conciato per le feste, loro erano li! -     
- Spiegati meglio! -     
- Chi credi che t'abbia salvato il culetto, mon amie? -     
- T…tu? -  chiese spalancando gli occhi in segno di stupore, il pistolero  
- Ti sei ripreso alla grande! Sei un osso duro da rodere, amico! Eri conciato piuttosto male.. dubito fortemente che un altro al posto tuo sarebbe sopravvissuto-  
Jigen lo scrutò pensieroso, lisciandosi la barba confuso    
- Ma perchè? Perchè mi hai salvato? Io volevo ucciderti... e tu... mi salvi la vita? -                      
- Semplice, amico! Prima di tutto, perchè non mi sono mai piaciuti questo genere di spettacoli... Troppa violenza! Poi, perchè uno come te... è un peccato che faccia una fine così! E poi, mi sei simpatico! - Jigen sbuffò in una risata ironica scuotendo il capo.   
- Ti devo un favore, per caso? -     
- No... Voglio solo che tu accetti una piccola proposta: rapinare la Federal Reserve! Se ti unisci a me ci riusciremo-            
- Tu sei suonato, amico! Lo sai quanti sbirri ci sono lì dentro che non aspettano altro di sbatterti al fresco? -     - Per questo voglio unirmi a te -   rise di nuovo          
- No! Scordatelo! Accontentati di un bel grazie! -.
Lupin rise con lui, poi prese la sua pistola e gliela porse.         
- Tieni! Questa ti può servire, no? Visto che quella biondona tutte curve ti ha lasciato senza! -    
- E tu? -                      
- Oh, non preoccuparti! Ti sembro forse uno sprovveduto? -               
- Beh! Grazie! Una Walther P38... Non vedevo questo genere di pistole da un bel po’! Le usavano i tedeschi... gli ufficiali tedeschi!-    
- Ti intendi di armi, a quel che vedo!-   
- Si! Me ne intendo abbastanza di questi giocattoli!-     
- Dì un po’, Jigen... Ma perchè quel tizio ce l'ha tanto con te? -   fece un pausa prima di rispondere, aspirando l'ultima boccata di fumo dalla sigaretta ormai consumata, prima di gettarla a terra       
- Quel bastardo mi ha messo nei casini fino al collo... Sai cosa vuol dire avere la mafia contro?-    
- Me ne sono accorto! -    
- Quella è gente che non scherza, Lupi -  fece un'altra pausa prima di continuare  - E' stato un complotto bello e buono... e soltanto perchè il capo mi preferiva a lui! In pratica, voleva sbarazzarsi di me per arruffianarselo! -                        - Invidiosetto il tuo amico! -       
- Già, e pensare che io lo credevo un amico! Fino a che...anche la mia donna non si alleò con lui e io come un deficiente credevo che lei mi amasse e invece... si faceva sbattere da lui! Che idiota! -    
- La bionda?-  Jigen annuì   
- Un bel tiro mancino!-           
- Già... -    
- Un gran pezzo di femmina… Complimenti! - 
Jigen sorrise         
-  Quel genere di donne è meglio tenerle lontane: sono tanto belle quanto pericolose, Lupin -    
- Parli delle donne come se fossero delle mine vaganti! -    
- Perchè, non lo sono forse? Le donne portano guai... -   
- Ed Eva? Anche lei è una donna! E' per questo che avete litigato, vero? Non ti fidavi neanche di lei! -  Jigen alzò lo sguardo ma non rispose, ma dal suo silenzio Lupin, intuì che si trattava di un si    
- Ma lei non è come le altre, giusto?-    annuì di nuovo   - Lei è diversa! E' così innocente... pura... No, non ha niente a che fare con donnacce come la mia ex! Quella è una vera zoccola, lasciamelo dire!! Purtroppo, però... Eva ha dovuto subire gli effetti collaterali, chiamiamoli così, di questa mia... diffidenza verso le donne, la mia insicurezza… E soltanto perchè nella mia vita ho avuto a che fare con parecchie stronze -      
- Non ti facevo così sensibile, Jigen! Te lo devo dire. Ti ho sempre reputato un duro col cuore di ghiaccio e invece sei così diverso da quello che appari -   
 Jigen lo guardò sottecchi, alzando leggermente la tesa del cappello, sbuffando a ridere                    - Già! Lo ammetto! Sono un sentimentalone con l'aspetto da cattivo! -  
Lupin rise anche lui.
Rientrò a casa, rendendosi conto di aver fatto parecchio tardi. Eva era addormentata, rannicchiata sul divano, tenendo in mano un libro. Sospirò, sentendosi leggermente in colpa. Si tolse giacca e cappello e le si avvicinò, la prese in braccio delicatamente e la portò a letto. Dopo averle rimboccato con cura le coperte, si tolse i vestiti, infilandosi anch'egli sotto le coperte accanto a lei guardandola mentre dormiva, provando un'immensa tenerezza. Le accarezzò delicatamente il viso sorridendo, vedendolo scomparire quasi nella sua mano e in quei riccioloni rossi, e l'abbracciò delicatamente evitando di svegliarla. Lei, dormendo, si accoccolò in quell'abbraccio e lui le diede un bacio sul viso. Stava vivendo un esperienza unica, e tutto grazie a lei. Improvvisamente sentì come un peso al petto, una sensazione terribile di angoscia. Si rese conto di averla trascinata nella sua vita, e non in una normale vita come una comune coppia innamorata, bensì una vita pericolosa, sinistra, buia. Non aveva preso in considerazione questo particolare, poichè era talmente preso dai sentimenti nei suoi confronti di non aver pensato affatto a cosa potesse riservargli il futuro. "Ma quale futuro potrei darle, io sono solo un rinnegato... Mi sono illuso di poter essere normale, invece sarò sempre perseguitato dal mio passato". Si sentì improvvisamente un egoista "Dovevo tenerti lontana da me... " pensò con il cuore in gola. Cominciò ad avere paura per lei: il pensiero che Joe potesse prendersela con lei per colpire lui lo angosciava da morire.  Avrebbe sopportato altre torture, ma non avrebbe mai potuto sopportare che facessero del male a lei.   Poggiò la testa sul cuscino fissando un punto imprecisato della stanza, non riuscendo minimamente a prendere sonno, tormentato da quel pensiero. 
- Jigen? -  
Non rispose   
- Ehi, tesoro? -   lo richiamò Eva avvicinandosi  
- Uh? Ah... si, cosa c'è?-   
- Cos'hai? -   gli chiese vedendolo pensieroso e assente. Jigen abbozzò un sorriso, cercando di nascondere le sue preoccupazioni ma con scarsissimo risultato   
- Jigen, cos'hai? - gli ripeté    
- Niente, sono solo stanco e ho un po’ di mal di testa! Tutto ok, davvero -      
- Ti va di uscire un po’? -    
- No... Vado a fumarmi una sigaretta -  rispose secco allontanandosi. 
- Ci risiamo! -  disse lei sbuffando. 
Rimase da sola seduta sul divano, prese il suo libro e si mise a leggere. Jigen ritornò   
- Ok, signorina! Dove desidera andare?- stavolta fu lei a non rispondere ignorandolo totalmente. Lui sospirò rumorosamente sollevando in aria il viso. Era nervoso, ansioso e preoccupato, ed Eva aveva percepito il suo stato d'animo. Risultato: lui era sempre più chiuso, sempre più assente e lei non riusciva a tollerarlo.   
- Eva... non mettermi il broncio... ti prego... Non mi va di litigare! -    
- E cosa dovrei fare, secondo te? Ultimamente mi sembra di convivere con "l'uomo invisibile"... Ma si può sapere che ti succede ogni tanto? Ti chiudi in te stesso, ignorando tutto quello che ti circonda... anche me! -     - Scusami... -   
- E' tutto quello che sai dire?- Jigen si lasciò cadere sul divano accanto a lei accavallando le gambe, si allentò la cravatta per poi guardarla con aria sconsolata e implorante.    
- Sei arrabbiata? -                            
- Certo, secondo te, non dovrei? Sono stanca di questi tuoi assurdi sbalzi d'umore... E menomale che voi uomini vi lamentate sempre di noi donne dicendo che siamo lunatiche e isteriche! -        
-Senti, facciamo pace? - disse iniziando a giocherellare con un suo ricciolo cercando di farsi perdonare.    
- No, mio caro! Non mi compri mica col tuo atteggiamento da gatto ruffiano! -    
- Sicuro, dolcezza?-                              
- No! -         
- Dai, su... Facciamo pace -   disse iniziando a baciarla e solleticarla sul collo                
- Cosi non vale... -     rispose lei iniziando a cedere                                 
- MIAAOOO! -   Eva non potè fare a meno di ridere sentendolo "miagolare" col suo vocione roco     
- Non ho mai sentito un gatto miagolare così!  -         
- Perchè? Se vuoi ti faccio anche le fusa!GRRRRRRR… -       
- Va bene, micione... fammi le fusa! -  disse lei iniziando ad accarezzargli la barba. 
Spesso lei lo vedeva agitarsi nel sonno e da quello che farfugliava confusamente, capi che doveva fare sempre lo stesso sogno, o per meglio dire, incubo. A volte lo vedeva distante, chiuso, come se mettesse una sorta di barriera immaginaria tra lui e tutto il resto. Iniziava a preoccuparsi perchè non trovava una spiegazione logica a quello strano suo comportamento, a quegli sbalzi d'umore continui, alternando i momenti di dolcezza a momenti di "burberismo acuto", chiedendosi spesso se in passato avesse avuto qualche brutta esperienza, e le sue cicatrici lo testimoniavano. Sarà successo sicuramente quando fece il legionario, pensò, ma lui non voleva parlarne, visto e considerato che quando cadeva il discorso, lui era sempre molto schivo, sviandolo, parlando improvvisamente di tutt'altro, o finendo purtroppo per litigare. Che fosse già subentrata una crisi di coppia? No, lo escludeva, poichè ultimamente era molto più attaccato a lei, domandandole spesso dove andava e chi incontrava, tale da farle pensare che, o fosse un uomo esageratamente geloso, o lo faceva per "deformazione professionale da body guard". Lo stava forse trascurando? Poteva anche starci, il lavoro la stancava e spesso si addormentava presto lasciandolo in "bianco". Decise di prendersi un giorno libero per dedicarlo a loro due:  magari una cenetta intima a lume di candela, una passeggiata in riva al mare, o qualcos'altro che poteva comunque fargli passare una giornata indimenticabile. Optò per la cenetta intima a lume di candela. Si alzò presto, la mattina, indossò una vestaglia e si mise ad ammirarlo affascinata mentre dormiva ancora. "Questo è il mio uomo…" pensò sorridendo soddisfatta osservandolo mentre era disteso nel letto nudo, con il lenzuolo che copriva a malapena i fianchi, i suoi folti capelli scompigliati e quell'aria dolce e rude allo stesso tempo. Lo trovò meraviglioso. Si diresse in cucina e si mise a preparare il caffè. Era girata di spalle quando improvvisamente arrivo lui quatto quatto e l'abbracciò da dietro facendola sobbalzare.     
- La mia piccola donna è mattiniera, oggi! -  esclamò ridendo divertito alla reazione della ragazza    
- Tu, un giorno o l'altro, mi farai morire d'infarto! -  disse lei indispettita, tirandogli la barba    
-UAAHIOOO! Scusa! Non lo faccio più! -   
- Oggi ho il giorno liber... -  
- Mmmh!.... Perfetto! Se vuoi, andiamo a fare un bel giretto in moto e, magari... potrei insegnarti a guidarla, anche se so che me ne pentirò! -  
- WWOOOWW! Dici sul serio?- disse lei buttandogli le braccia al collo, felice come una bambina che ha appena ricevuto un nuovo giocattolo.    
Passarono una bellissima giornata, infatti. Andarono a fare passeggiate in aperta campagna e persino il bagno al mare, in una spiaggetta deserta, adattissima alla situazione, poichè, sprovvisti di costume, si divertirono a praticare il nudismo. Ritornarono a casa tardi, perciò addio cena. Ma Eva aveva ancora una carta da giocare, un vero asso nella manica.   
- Jigen?- lo richiamò timidamente. Lui era seduto sul divano leggendo il giornale   
- Uh? -     
- Ehm... Ti...ti piace? come sto? -  
Jigen abbassò il giornale e quello che vide fu per lui paradisiaco: Eva indossava un completino intimo di pizzo nero con rifiniture rosse che ricamava la sua pelle candida e delicata, con tanto di calze dal bordo in coordinato tenute dal reggicalze, il tutto leggermente coperto da una graziosa vestaglia corta di seta e i suoi riccioli rossi che le cascavano armoniosi incorniciandole il viso completavano quell'opera meravigliosa. Deglutì rimanendo in silenzio. Eva rimase immobile con le mani dietro la schiena arrossendo timidamente.    
- Allora, ti piace?-     non rispose neanche stavolta. Rimase per qualche istante ad osservarla serio, poi posò il giornale e si alzò dal divano avvicinandosi a lei lentamente. La guardò negli occhi iniziando ad accarezzarla sfiorandole le spalle, le fece scivolare piano la vestaglia di seta facendola cadere sul pavimento, per poi baciarla con passione, la sollevò facendo si che lei cingesse le gambe attorno ai suoi fianchi, stringendola a se e si diresse in camera da letto.    
- Buongiorrrrrnoooo! -  salutò allegramente Lupin entrando al K-Bar  
- Buongiorno, signore!-  rispose Eva con gentilezza. Jigen si voltò di scatto nel sentire la sua voce mentre sorseggiava il suo solito bourbon.   
- Mi dia un cognac, graziosa fanciulla -    
- Si... ecco! -        
- Ciao! - lo salutò Jigen con un sorriso che non aveva niente a che fare con la cordialità, avvicinandosi   
- Ciao, Jigen!  -      
- Che ci fai qui? -   
- Oh... volevo un cognac e sono entrato! Tutto qui, mon amie! -     
- Non mi presenti il tuo amico? Siete amici, no? -  chiese sorridendo Eva mentre versava il cognac    
- Già, Jigen... Presentami a questa gentilissima e bellissima fanciulla!- canzonò Lupin facendole l'occhiolino. Jigen serrò le mascelle dal nervoso, calandosi il cappello sul viso per non far notare il colorito del suo volto che cambiava tonalità, poi sfoggiò un sorriso fasullo.   
- Eva, ti presento Arsene Lupin. Lupin, ti presento Eva, la MIA ragazza e, sottolineo, la MIA RAGAZZA! -                - Enchantè, mia dolce Eva!-  disse Lupin facendo il baciamano alla ragazza che arrossì violentemente, notando l'espressione furibonda di Jigen che lo fulminava con un'occhiataccia da sotto la tesa del suo cappello   
- Lupin? Devo dirti una cosuccia! Tu ci perdonerai, tesoro, vero? -    
Eva non potè fare a meno di farsi sfuggire una risata mentre Jigen usciva dal locale trascinando sottobraccio con sè Lupin.    
- Allora, brutto ladro da quattro soldi che non sei altro, smettila di fare il cascamorto con la MIA donna, se non vuoi che ti infili una mano in bocca strappandoti le tonsille!-  digrignò afferrandolo per la cravatta   
- Ohhh, Jigen... io volevo fare solo il galantuomo! Sei geloso e molto all'antica, mon cher amie!!!!... -                            - Allora, sarò geloso e all'antica come dici tu, ma se tu ti azzardi ancora a fare il coso... il "galantuomo"con lei... io giuro che ti strozzo, dopo averti fatto ingoiare tutti i denti, ovviamente! Mi hai capito, "MON CHER AMIE"? -     - Ok, ok… calmati,amico! Ero venuto per te, comunque! -      
- A quale proposito? -      
- Sempre la Federal Reserve -         
- Ancora con questa storia? Ma ti sembro il tipo da allearmi con un ladro di galline,io o per meglio dire, di pollastre? -     
- Ehi, stai attento a come parli, pistolero!Io sono il grande Lupin III, il ladro più famoso del mondo! -           - PFUIII… capirai! -            
- COSA?-    
- Ho detto... PFUIIII! E se vuoi te lo ripeto: PFUIII... PFUIII -       
- Allora tu?... Vuoi fare il disoccupato a vita?... o speri che ti assuma qualcuno, magari per fare l'impiegatuccio al supermercato. Con quella faccia che ti ritrovi, poi... -             
- Perchè, che ha la mia faccia?-     disse Jigen fulminandolo con lo sguardo.             
- Ahhh... Non puoi dire certo di avere la faccia d'angelo... Sei un tantino minaccioso.. specialmente in questo preciso istante, mon amie! E poi, potresti pure vestirti diversamente... sembri un vero becchino! Ecco dove potresti trovare lavoro: in un'impresa funebre!-    
-Ma guarda tu questo ! Ma parla per te che sembri un pagliaccio!-                 
- Almeno io non sembro uno che porta sfiga! -    
- Ma vaffanc... -         
- Io vado, ci vediamo a casa, tesoro! -  lo interruppe Eva uscendo dal K-Bar   
- S.. si.. si.. amore mio! -     
- Se il tuo amico vuole , può venire a cas... -      
- NO! Ha da fare, stasera! Vero, che hai da fare, Lupin?- disse Jigen con un sadico sorriso, pestandogli un piede     - S... Si… magari un'altra volta, cherìe! ehehe!-   
Eva salutò con un sorriso Lupin e diede un bacio a Jigen e si allontanò lasciandoli nuovamente soli.  
- Cos'è, amico, hai deciso di mettere su famiglia? -     
- Saranno cazzi miei? -     
- Ma quanto sei antipatico, mon amie... con te non si può fare conversazione! -       
- E tu sei curioso, proprio come una scimmia! Non a caso gli somigli pure! -       
- Smettiamola di farci la guerra, Jigen... Allora diventi mio socio o no? -                 
- NO!-     
- Sei più cocciuto di un mulo, dannazione a te! - 
Fecero pochi passi a piedi, continuando a battibeccarsi come due bambini, raggiungendo l'auto di Lupin    
- Salve, Mr Magnum!-        lo salutò Fujiko sporgendosi sorridente dall'abitacolo     
- Ciao, bambola! -    Lupin rimase attonito e confuso   
- M..Mr…Magnum?... Ba…bambola?... Ma... ma tu lo conosci, cherie? -                   
- Certo, Lupin -    rispose sorridendo la donna      
- Non dirmi che ti sei messa con questo idiota, bellezza!-   riprese Jigen       
- Nooo! Siamo solo soci, ogni tanto! -     
- Ma… ma ma... ma cherie!-   piagnucolò Lupin    - Cosa c'è stato con lui, Fujiko? -  chiese poi nervosamente        
- Ti stai rodendo il fegato, Lupin? AHAHHAHAAAHA! -     
- Zitto tu! -  
-Oh.. Niente, se proprio vuoi saperlo, Lupin! Gli ho solo preso la Magnum! -     
- CO-COSAAA? -  chiese Lupin fraintendendo la frase, credendo che fosse un doppio senso     
- Ma che hai capito, razza di idiota! Gli ho fregato la pistola, e ciò è successo qualche annetto fa! Lui, di Magnum, ha solo quella! -  ribattè Fujiko sorridendo nel vedere Jigen irrigidirsi a quella battuta, sentendosi umiliato e ferito nel suo orgoglio di uomo e nella sua virilità. Stavolta fu Lupin a ridere osservandolo mentre, infuriato, farfugliava cose incomprensibili 
- AHAHHAHAH... Mr Magnum!!!... Ed io... AHAHAHAHAHHA... che mi credevo chissà che!... IHIHIHIHIHIIHIHHI!!!!! - 
- INSOMMA!!!!!... LA PIANTI O DEVO PIANTARTI UN PUGNO IN QUELLA ZUCCA VUOTA CHE TI RITROVI???... -   ruggì Jigen rosso di rabbia    
-Ok... ok..mon amie!!... ihihi... Ehm, senti... ritornando al discorso "soci"... Lo sai che il tuo caro amichetto Joe, punta pure al nostro obbiettivo?-  Jigen lo squadrò incuriosito da sotto il cappello, mentre frugava nella tasca interna della giacca, estraendone poi una sigaretta e un accendino    
- Quale obbiettivo? -   
- Ma la Federal Reserve, no? -     
- Il tuo, obbiettivo, non il mio -   
- Non essere sciocco, amico! Se deciderai di metterti con me, daremo una bella lezioncina a quel gradasso! -     - La mia risposta la sai! Non mi interessa! -        
- Non è che hai forse paura, pistolero? -   lo stuzzicò Lupin sorridendo sornione   
- Io non ho mai avuto paura... -    
- Ah... certo, certo! Va bene, mon amie... continua a nasconderti, se vuoi! Ma ricordati che io t'ho dato una bella possibilità! A presto, mon cher amie! -  
Con un balzo, Lupin, montò sulla sua Mercedes, accese il motore e partì. Jigen si ritrovò da solo, osservandolo scomparire. Tirò una boccata di fumo e buttò via la sigaretta sebbene non fosse completamente consumata. Ultimamente fumava molto meno. Da quando Eva era entrata a far parte della sua vita, non sentiva più quel "bisogno assoluto" di fumare, diradando a qualche sigaretta in confronto alla sessantina circa che fumava, come minimo, giornalmente, prima; e magari si sentiva pure meglio, salutevolmente parlando. Diede un'occhiata al suo Rolex, non avendo idea di quanto tempo stette a parlare con Lupin, pensando ad Eva. Poco più di mezz'ora e già sentiva la sua mancanza, quindi, si incamminò verso casa, fermandosi soltanto per comprarle una rosa bianca: simbolo di purezza. Lo faceva sempre, soprattutto quando lei s'arrabbiava con lui per i suoi sbalzi d'umore, in quel caso, ne comprava una dozzina, alternandole con le rosse: simbolo di amore e passione.   Aprì la porta di casa, aspettandosi magari, che lei fosse in cucina. Si divertiva molto a cucinare e preparare per lui piatti tipicamente italiani che, tra l’altro a lui, piacevano molto.    
- Eva? Sono a casa…dove ti sei nascosta? -   La chiamò e richiamò più volte ma niente, non rispondeva. 
La cercò in tutti gli angoli della casa, invano. Trovò un biglietto stropicciato, tenuto da un coltello conficcato ad una porta e lo prese. Le sue mani tremavano mentre leggeva le poche righe scritte su quel pezzo di carta. Angoscia e rabbia iniziarono a prendere il sopravvento. Si lasciò andare appoggiandosi contro una parete in preda alla disperazione più assoluta.  
- Maledetto...Lei non c'entra, maledetto! -   disse a bassa voce.
Strappò il biglietto, andò a prendere la moto partendo come una furia.      
- Ma dove diavolo va, quel matto?-   Lupin si trovava giusto nei paraggi e, vedendo la scena, decise di seguirlo tenendo una certa distanza per non farsene accorgere, temendo anche lui, il peggio.     
- Cosa succede, Lupin?- domandò Fujiko.   
- Spero proprio che non sia quello che temo, cherie!.. -   
- Cosa vuoi dire? -    
- Voglio dire che quel tizio è capace di qualsiasi cosa per colpirlo... anche di rapire la sua ragazza, per attirarlo in una sporca trappola! -   
- Che gesto basso e meschino! -   
- Già... E Jigen, in una situazione del genere, non credo che riesca a mantenere il suo solito umore calmo e pacato, riuscendo a ragionare e padroneggiare la situazione. Quel bastardo vuole spronarlo a commettere un qualsiasi passo falso per fregarlo per tenerlo in pugno. Insomma, un gioco sadico, come fa il gatto col topo! -             - Come fai a dire che la sua donna sia stata rapita? Non possiamo saperlo con precisione, Lupin!-    
- Da come è furioso, non credo proprio di sbagliarmi!.. Non è facile vederlo perdere la calma in questo modo.. lo conosco bene, cherìe! -. 

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Capitolo 4
*** capitolo quattro ***


Era spaventata, scioccata, e non capiva il perchè di quell'assurdo rapimento. Eva si trovava in una piccola stanza semi-illuminata, probabilmente, di un vecchio caseggiato abbandonato da quel che intuiva dall'aria trasandata del posto e dal forte odore di muffa. Si fece coraggio e si alzò in piedi, poichè era rannicchiata a terra totalmente paralizzata dalla paura e fece qualche passo di ispezione per capire meglio dove fosse. Sentiva delle voci, molto probabilmente di più persone. Improvvisamente si spalancò la porta e sentì il sangue gelarle nelle vene. Entrò una bellissima donna bionda e lei rimase a guardarla con un'espressione mista tra terrore e curiosità, non potendo fare a meno, però, di ammirare la bellezza del suo fisico scultoreo e prorompente.   
 - Co... cosa volete da me?.... -   chiese Eva con un filo di voce. La donna accennò un sorriso che sapeva più di sadico che altro, come se volesse prendersi gioco di lei       
- E tu saresti la nuova "fiamma" di Damien o Jigen, come si fa chiamare da te?-         
- Jigen? Che centra Jigen in questa storia?-     
- Ah, scusami tanto... l'avevo scordato! Tu non lo sai che il suo nome è Damien, non Jigen! E' molto bravo a recitare la parte del bravo ragazzo per portarsi una donna a letto! Ci sa fare, vero? Eh già... lo so molto bene io! E' certo uno degli amanti migliori che io abbia mai avuto! Non capisco solo cosa abbia visto di bello in una sciacquetta come te... non sembri neanche una donna! Magari ha voluto vedere cosa si prova a sbattersi una ragazzina... Perchè è questo che sembri... una ragazzina: una mezza donna, insomma! -       
- No... lui mi ama... è l'uomo più dolce che io abbia mai... -   la donna la interruppe con una risata         
- Noo… ti ha imbambolato per bene, a quel che vedo! E bravo Damien!... Ma lo sai chi è lui veramente? Scommetto che non ti ha mai detto nulla, vero? Neanche su di me! La vedi questa? -  sorrise maliziosamente prima di continuare, mostrandole la Magnum - La riconosci? Secondo te, perchè ce l'ho io? Povera ingenua! Pensavi veramente che potesse innamorarsi di te? E poi, lui è un killer professionista, mia cara! Come puoi pensare che un assassino possa essere in grado di amare e essere addirittura dolce? Si sta solo divertendo con te... Appena si stancherà, ti scaricherà senza neanche pensarci due volte! Vedi, cara, gli uomini come lui non hanno tempo da perdere in effusioni e smancerie varie, se lui l'ha fatto, è solo perche voleva un diversivo per passare il tempo! Io me lo porto a letto, non perche lo ami… e neanche lui ama me, ma perchè è un ottimo amante!-. 
La donna, detto ciò uscì dalla stanza ridendo, lasciandola sola. Si sentì umiliata, confusa, ferita. Avrebbe voluto urlare di rabbia e di dolore. Quelle parole la sconvolsero totalmente. Si accasciò rannicchiandosi su se stessa, abbracciandosi le ginocchia iniziando a piangere, in quel momento era il suo unico sfogo, ripensando a tutto: il bacio, la cena, le sue dolcezze, le sue carezze, le sue parole: tutto falso. Ma come può un uomo essere così spietato e crudele con i sentimenti di una donna? Eppure sembrava tutto così vero. Un perfetto sconosciuto, visto che neanche sapeva il suo nome. Uno sconosciuto che aveva giocato col suo cuore, i suoi sentimenti, il suo corpo... soprattutto, il suo corpo rubandole quello che credeva di aver donato all'uomo che l'amava: la sua purezza.
- Dov'è? -      
- Oh, Damien, è sempre un piacere ricevere la visita di un amico! -     
- Taglia corto con le stronzate, lei dov'è? -    
- Ah, non preoccuparti, è in dolce compagnia... magari i miei uomini la stanno distraendo un po’!  -       
- Se osi torcerle un capello, giuro che ti uccido! -   digrignò Jigen afferrandolo per il bavero  
- Calmati, amico! Toglimi quelle mani di dosso, se non vuoi che la tua bella signorina faccia una brutta fine! Azzardati di nuovo e giuro che la faccio scannare qui, proprio davanti i tuoi occhi. A me, basta un cenno - 
Jigen lo lasciò perdere    
- Cosa diavolo vuoi? Cosa cazzo vuoi ancora da me? -    
-Oh, semplice, voglio vederti strisciare... voglio metterti in ginocchio! E' divertente leggere il panico nel tuo sguardo... quella fanciulla ti ha reso una mammoletta, Damien! -     
- Sei solo un sadico bastardo, un povero malato di mente perverso, ecco quello che sei! Perchè ti diverti così tanto a giocare con la vita degli altri? Lei non c'entra con questa storia! Avanti… perchè non ti diverti con me?... Vuoi torturarmi, picchiarmi?... su.. sono qui, che aspetti?... Sono sopravvissuto una volta, sopravviverò ancora, sappi che non mi fai paura, carogna! -. 
Joe si fece scappare un sorrisetto divertito nel sentirlo parlare   
- Tu cosa? Ahahhaahhaha... Hai paura per lei, però! Se vuoi, te la porto qui... e iniziamo a torturarla.. che ne dici?... ahahahahhaha!-    
- NO! Lei no... Non farle del male! -     
- Così mi piaci… Vedo che stai abbassando un po’ la tua aria da presuntuoso, Damien… o Jigen... eheheheh... Faccio un po’ di confusione!... Mmmmmh... Eppure la tua ragazza è così... eccitante! La sua pelle è così bianca... Sarebbe impressionante vederne il contrasto con i segni lasciati da questa -   disse Joe ghignando sadicamente mostrandogli una frusta.    
- Non farle del male.... Non lo fare... -       
- Cosa c'è? mi stai implorando? Cosa hai detto? ripetilo più forte! -     
- Ti prego, Joe... è... è disumano... -     
- Ahahhahahhah... Tu... dopo anni di "servizio" mi stai dicendo che è disumano? Forse ti sei scordato che eri un sicario della mafia? Ah, certo... l'amore ti ha letteralmente rammollito -      
- Io ho chiuso con questa vita! Non uccido più... ho smesso di fare l'assassino -.
- Non urlare, dolcezza, non costringermi a diventare cattivo!-   
Lupin prese alla sprovvista Sophìe, bloccandola da dietro e tappandole la bocca con una mano  
- Confermo, Jigen ha un ottimo fiuto per le donne... anche se tu, dolcezza, sei di una crudeltà nauseante -  disse Lupin trascinandola in un angolo nascosto.  Si avvicinò sgattaiolando allo stanzino dove era rinchiusa la ragazza e forzò la porta    
- Ciao, cherie... Spero tu ti ricordi di me! -  La ragazza annuì            
- Su... vieni con me... ti farò uscire da questo postaccio! Non è un posto molto adatto alle belle fanciulle! -. 
La prese per mano e la condusse fuori raggiungendo Fujiko, dove aveva legato come un salame la bionda   
- E questa è bell'e sistemata… Fujiko... tu coprimi le spalle mentre io metto in salvo Eva -    
- Ok, Lupin -    
- Eva, adesso dobbiamo fare una bella corsetta! Sei pronta, cherie? -   annuì anche stavolta con un impercettibile gesto del capo   
- VIAAAA! -.   Lupin ed Eva partirono correndo mentre Fujiko iniziò a sparare ai scagnozzi di Joe che, inevitabilmente, si accorsero della rocambolesca fuga della ragazza accompagnata dal ladro.   
- CHE DIAVOLO SUCCEDE? -  urlò Joe sentendo sparare distraendosi, permettendo a Jigen di approfittarne  dandogli un pugno alla mascella, tramortendolo. Vide due sagome correre in lontananza riconoscendo Lupin dalla sua sgargiante giacca rossa, ed Eva. Sorrise sollevato. Estrasse la Walther p 38 ed iniziò a rispondere anche lui agli spari, scorgendo poi Fujiko che, prendendo la sua moto, partì dirigendosi verso di lui, facendo si che montasse in sella per poi partire sgommando a tutta velocità   
- Te la cavi con questi gingilli, bellezza!- 
- Ho sempre avuto la passione per le due ruote! -  
- Concordo! -.  
Raggiunsero Lupin, scese dalla moto e salì in auto velocemente, continuando a fare fuoco per tenerli a bada   - Ora ci penso io a quei scimmioni -  Fujiko estrasse della dinamite da uno zainetto, l'accese e la lanciò verso gli avversari, provocando un gran boato e mettendoli KO          
- Grande, bellezza! -   esclamò Jigen  
- Ah!.. E poi ci chiamano "sesso debole"! -  canzonò Fujiko di risposta, sfrecciandogli accanto superandoli.    - Tieni, Jigen… questa è tua!.. -   disse Lupin porgendogli la sua 357 Magnum  
- Grazie! Devo dire, Lupin, che se non fosse stato per te, non so come sarebbe andata a finire! -   
- Io sono sempre al posto giusto nel momento giusto, mon amie, ricordalo! -    
- Sei presuntuoso da morire, però, devo ammettere che sei in gamba... ti facevo più idiota, sinceramente!-.     Eva se ne stava seduta in silenzio nel sedile posteriore osservando i due parlare. Osservò Jigen che, ignaro, sistemò la sua pistola restituendo la Walther p38 al legittimo proprietario, e una lacrima scivolò sul suo viso.   Lupin scorse la scena dallo specchietto retrovisore, intuendo che qualcosa la turbava facendola star male, e non per il rapimento, ma per le parole di Sophìe.    
- Jigen, io vi lascio... Penso che voi due vogliate stare soli, immagino-   disse fermando l'auto, diventando improvvisamente serio guardandolo negli occhi. Jigen ricambiò, intuendo che c'era un significato in quelle sue parole,ma, soprattutto, nel suo sguardo.   
- Già... Ok, Lupin... Ti saluto, amico! -.  
Scese dall'auto seguito da Eva che continuava a rimanere in silenzio, notando i suoi occhi arrossati       
- E' tutto finito, picc... -  cercò di dirle con dolcezza cercando di accarezzarla, ma lei si scostò freddamente girandosi di spalle    
- Ehi.... Eva! -   la richiamò  cercando di abbracciarla da dietro    
- Non toccarmi... Non ti azzardare a toccarmi, maledetto! -  gli gridò con rabbia scostandosi nuovamente, dandogli uno spintone  
- Ma... che ti prende? Cosa? -      
- Sei uno sporco bugiardo!!! Come hai potuto fare una cosa così meschina? E pensare che io... Dio, come ho potuto essere così stupida?-         
- Ti spieghi, per favore? Si può sapere che cosa... ti ho mai fatto? -   
- E hai il coraggio di chiederlo? Mi hai mentito su tutto... Dio mio... se penso che mi sono data ad un perfetto estraneo... per poi ritornartene tu da quell'altra donna…Ti sei preso gioco di me! Hai giocato con me... e io che come una stupida ci sono cascata! Ho scoperto chi sei... dovevo immaginarlo, visto e considerato che non mi hai mai detto nulla. Sei un maledetto assassino... ed io che mi sono illusa che tu potessi amarmi veramente -      - Hai... conosciuto Sophìe, vero? Dovevo immaginarlo!- disse sospirando Jigen, portandosi esasperatamente una mano sugli occhi, cercando di non perdere la calma    
- Lo ammetti, finalmente! Hai fatto il doppio gioco... per tutto il tempo! Bravo... come attore hai un avvenire -       - Ehi, mi fai spiegare?-             
- Che cosa vuoi spiegare? Vuoi forse presentarti, Damien? Hai persino usato un nome falso... Sei ignobile! -      - DANNAZIONE! VUOI DARTI UNA CALMATA? SI, E' VERO, SONO UN ASSASSINO… UN MALEDETTO FUORILEGGE! MA QUESTO NON VUOL DIRE CHE CON TE ABBIA MENTITO! E POI NON SONO TENUTO A DIRTI CHE CAZZO FACEVO PRIMA E CON CHI STAVO PRIMA... NON DEVO GIUSTIFICARMI CON NESSUNO, NE’ TANTOMENO CON TE! NON NE HA IMPORTANZA... IL MIO PASSATO E' MORTO E SEPOLTO… E ANCHE LEI FA PARTE DEL MIO DANNATISSIMO PASSATO... LO CAPISCI?-   gridò istericamente Jigen, perdendo la calma. 
Eva s'irrigidì a quella sua reazione e lo guardò negli occhi, provando disprezzo   
- In vita mia, non ho mai conosciuto un essere così scorbutico, egoista, arrogante e presuntuoso come te! Sei un uomo spregevole e falso... Non ti voglio più vedere... sparisci!-     
- Ehi...scusami, ho perso la calma... ti prego... -    
- Non voglio sentire più le tue scuse.... ne ho abbastanza di te e di tutte le tue bugie!Vattene!-.  
Rimase in silenzio senza aggiungere nulla. In quell'istante, si sentì come se il mondo gli fosse crollato addosso.   Si tolse il cappello passandosi una mano tra i capelli e lo rimise.    
- Ok... se è quello che vuoi, sparisco dalla tua vita! Scusami, comunque... di tutto- disse con un filo di voce allontanandosi con le mani in tasca, con la consapevolezza, che stavolta l'avrebbe perduta per sempre.    
Si appoggiò ad un muro prendendosi una sigaretta, tentando svariate volte di accenderla, ma inutilmente    
- Dannazione! Pure questo cazzo d'accendino si ci mette! -  disse lanciandolo furiosamente a terra. Lupin si presentò, avvicinando la flebile fiammella dell'accendino  
- Vuoi accendere, mon amie? -     
- Va al diavolo, Lupin! Andate al diavolo tutti! -  rispose nervosamente spintonandolo andando via.
Lupin uscì dal K-Bar, iniziando a gironzolare fischiettando con le mani in tasca e raggiunse Fujiko      
- Cherie... ho una piccola cosuccia da fare! -    
- Ok... io vado però... Mi scoccia rimanere qui ad aspettarti… Ciao, ciao!-.  Lupin la osservò sorridendo mentre sfrecciava via con la moto presa in prestito da Jigen. 
- Che vuoi, Lupin... ti sei messo a fare il topo d'appartamento, adesso? -    
- Complimenti, mon amìe! Mi hai sentito entrare... e pensare che sono sempre stato un tipo... per così dire, silenzioso!-     
- Non hai nessun diritto di violare la mia proprietà!... Sai che potrei spararti? la legge lo consente! -     
- L'avresti già fatto, se solo avessi voluto! E poi, non credo proprio che se t'avessi bussato mi avresti aperto! -  disse Lupin avvicinandosi a lui che se ne stava seduto sul divano fumandosi una sigaretta  
- Hai intenzione di rimanere chiuso qui per molto, amico? -    
- Non credo siano affari tuoi! -     
- Hai un aspetto non proprio salutare, Jigen -   disse notando il suo volto ancora più scavato e i suoi occhi stanchi e arrossati. Ultimamente se ne stava chiuso in casa, uscendo soltanto per comprarsi le sigarette, delle quali aveva cominciato a farne un abuso spropositato, tale da perdere il conto di quante esattamente ne fumasse quotidianamente, e Lupin lo notò dal posacenere pieno zeppo e, soprattutto, dai colpi di tosse che ogni tanto si facevano sentire  
- Senti, Jigen... non per farmi, appunto, gli affari tuoi...  Ma non pensi che dovresti reagire? Non posso credere che tu ti sia arreso in questo modo... non è da te! -  
 Jigen si lasciò sfuggire un sorrisetto ironicamente amaro      
- E che diavolo dovrei fare, secondo te? Sentiamo: buttarmi di sotto da un ponte o fare una strage di tutte le teste di cazzo che ho incontrato per la mia strada? -      
- Innanzi tutto, smettila di avvelenarti con quella roba! Non credo che startene chiuso qui dentro a fumare e a rimbambirti col whisky possa risolverti i problemi -             
- Senti, Lupin... io ho perso. Ho perso la mia identità, la mia vita, la mia donna... ho perso tutto, lo capisci? tutto! Quel bastardo e la sua donna mi hanno completamente distrutto la vita! Non ho più niente, sono stanco di combattere, e per cosa, poi?-             
- Hai perso anche il tuo orgoglio? La tua dignità? Si, Jigen... hai ragione, hai perso! Hai perso contro te stesso! Ti stai comportando da vigliacco, senza neanche provare a combattere, ti stai arrendendo come uno stupido, non ti riconosco più! Dove è andato a finire QUEL Jigen... il Jigen che ho conosciuto anni fa? Non eri tu a definirti un uomo d'onore? Bell'uomo d’onore, complimenti! Riprenditi la tua vita, la tua identità... e soprattutto, la tua donna. Rialzati, dannazione! Solo tu la puoi combattere questa battaglia! Tu e nessun altro. Se la ami veramente, beh, alza il culo da quel divano e combatti da uomo! -    
Jigen rimase perplesso senza dire una parola, fissando Lupin immobile. Il ladro si sedette accanto a lui   
- Tu stai perdendo contro una donna... Ti stai facendo fottere da una donna! -     
- Che diavolo vuol dire? -     
- Dimmi un po’, non capisci o non vuoi, capire? E' stata la tua ex… Quella donna gli ha detto delle cose assurde e orribili... che tu sei il suo amante, che sei uno spietato assassino incapace di amare, che ti stai solo divertendo e... bla bla bla! Gli ha raccontato la verità, ma in modo distorto e falso! Non puoi permettere che tu venga offeso in questo modo, che la tua dignità venga calpestata così! Tu non sei come ti ha descritto lei… Devi dire ad Eva la tua, di verità! -.  
Un lampo d'odio balenò negli occhi del pistolero nel sentire quelle parole                
- Sophìe! Quella maledetta sgualdrina da quattro soldi… -.  
Lupin sorrise mentre si accendeva una sigaretta, nel vederlo finalmente reagire    
- Ma dimmi un po’: dove hai conosciuto quel pezzo di bionda tutte curve? E' malvagia ma è una vera bomba sexy! -  
Jigen rise alzandosi dal divano per andare a prendere un'altro bicchiere versando del whisky, porgendolo poi a Lupin   
- Chi, Sophìe?... eheheheh… Quella era una ballerina franco-canadese di un Night-Club gestito dal boss! Una... "donna di compagnia" per non chiamarla prostituta. Solo che prima lo faceva sui marciapiedi e poi nei locali!-                    - Ehi... Ti trattavi bene, amico! -      - Naaaaa… non sono il tipo da frequentare questo genere di posti... mi trovavo lì perchè il capo voleva sfogarsi un po’ -   
- E? -  lo incitò Lupin    
- Io me ne stavo per i fatti miei, bevendomi un whisky... questa s'avvicinò e mi aveva chiesto di offrirle da bere, l'ho guardata e ho accettato, ma senza darle importanza più di tanto, non mi sono mai piaciute le battone sfacciate! Poi…ha iniziato a ballarmi intorno... sempre più vicina, sempre di più... fino a strofinarsi contro di me, come una gatta in calore!-       
- Mmmmmh... E poi, tu cos'hai fatto, il palo?-    
- Beh..io ero fermo e imbarazzato, si! Poi... invece... sai com'è, non sono fatto di legno, io! -         
- Ho capito, s'è svegliato il tuo "bambino"-      - Eh!!!.. Poi, mi ha preso per mano e... -        - Eeeeee??... Dai, continua!!!!.. -     - Mi ha portato in una stanza, ha chiuso la porta e.. inizia a sbottonarmi i calzoni!... -        fece una pausa sorseggiando il whiskey      - Si inginocchiò davanti a me!.. Puoi certo immaginare cosa fece senza che te lo dica rientrando nei particolari, Lupin!!... Ti dico solo che quella donna ci sa fare in certe... "cose"!!!  -   - Wowowow, amico!!.. T'ha fatto un bel servizietto, allora!!.. Ma come è iniziata veramente la vostra storia? -    
 - Stai pensando che sono un coglione, vero?... e ti do ragione... perchè mi sono innamorato di una vera donnaccia, in tutti i sensi!!!... Infatti mi ha fatto cornuto con quello che credevo il mio migliore amico.. E io.. come uno scemo, credevo che fosse cambiata e si fosse innamorata di me!.. Sai, Lupin? ho imparato una cosa però: una puttana rimarrà sempre una puttana, e non perchè batta i marciapiedi o perchè si dia per quattro soldi in uno squallido locale, ma perchè ce l'ha nel sangue di essere puttana, e Sophìe lo è alla grande!!... Peccato che me ne sia accorto un po’ troppo tardi!! -          
- E dopo di  lei?.. Cioè... prima di Eva, naturalmente!.. -     Jigen si strinse le spalle senza rispondere 
- Ehi.. non vorrai dirmi che non hai avuto altre donne! -       
- Ehmm.. una, che mi sono portato a letto tanto per... roba da una notte, insomma. Una che mi gironzolava sempre intorno, che cercavo di evitare, tra l'altro... fino a che, questa tipa era riuscita a intrufolarsi con una scusa in casa mia per ottenere quello che voleva! Poi, del resto... Boh.. più nulla -                    
-  Non ci posso credere... Beh… ti sarai sfogato diversamente, immagino... magari con qualche "collega" della tua ex! -     
- No... Te l'ho detto, non mi sono mai piaciute le prostitute... non ci sono mai andato! Prima di tutto perchè non pago una donna per certe cose... e poi non mi va di beccarmi qualche puttanata sessualmente trasmissibile -    - Allora ti sarai smanettato di brutto, mon amie!-     
- Ma per chi cazzo m'hai preso?Mica sono un pervertito maniaco sessuale come te, Lupin!-              
- Oh, andiamo, per un uomo è impossibile rimanere in totale astinenza per tutto questo tempo! -   
- Non si vive solo di quello, Lupin. E poi, non vorrai farmi credere che tu sei uno che ha mille donne. Ma non farmi ridere! -     
- Eh, bello mio! Io ci so fare in queste cose! -           
 Lupin spense la sigaretta e sorseggiò anch'egli il whiskey, per poi riprendere.    
- Ed Eva?.... Come hai conosciuto lei? -  Jigen rimase qualche attimo in silenzio rattristandosi di colpo. Buttò giù il rimanente whisky guardando Lupin negli occhi      
- L'ho vista per la prima volta al K-Bar... mi ha colpito subito per la sua dolcezza, la sua... bellezza.. Insomma, rimasi come un deficiente davanti a un paio di occhi verdi meravigliosi... -  fece una pausa, girando e rigirando il bicchiere vuoto in mano  
- E'... successo tutto così in fretta, senza rendercene conto... e adesso mi ritrovo qui, da solo!....Con lei è stato così dolce... come se fosse stata la prima volta anche per me, capisci cosa intendo, Lupin? -  
Il ladro annuì       
- Non mi era mai capitato… Lei è diventata donna tra le mie braccia... E' stata l'esperienza più bella e travolgente della mia vita- Abbassò lo sguardo, lasciando che il suo folto ciuffo gli scivolasse sul volto, nascondendo i suoi occhi che diventarono improvvisamente lucidi, e strinse forte tra le mani il bicchiere quasi a volerlo frantumare mentre qualche lacrima scivolava per poi scomparire tra la folta barba - Non mi sono mai sentito così solo... E pensare che non volevo neanche coinvolgermi per paura che potesse finire come tutte le storie che ho avuto!- continuò posando il bicchiere, tenendosi la testa tra le mani, piangendo. Lupin rimase ad osservarlo sconvolto. Quel cinico assassino dall'aria fredda e glaciale che aveva conosciuto anni prima e che aveva sempre considerato insensibile e incapace di provare qualsiasi tipo di emozione e sentimento, stava piangendo proprio davanti ai suoi occhi. Rimase in silenzio ad osservarlo poi si alzò in piedi accendendosi un'altra sigaretta.         - Stai pensando che sia un debole, vero, Lupin? E forse lo sono...  -  
Lupin si girò verso di lui   
- Non ho mai pensato che tu sia un debole! E non lo sei, Jigen! Sei solo un sentimentale, tutto qui! -  disse ridendo, coinvolgendo anche l'amico.  
Si avvicinò a lui e gli porse la mano in segno d'amicizia, Jigen osservò la sua mano e poi lui e, dopo un attimo di titubanza, ricambiò il gesto.   
- Andiamo a farci un giro… ti va? -     
- Ok... Basta che non mi porti in qualche bordello di quelli che frequenti tu per cercare di consolarmi! Non provarci nemmeno o m'incazzo di brutto!-     
- Così mi piaci, Jigen! -.
- Hai visto che chiccheria? Apparteneva a Adolf Hitler!-  disse Lupin, parlando della sua Mercedes SSK del 1929    - Si, si... -  rispose indifferente il pistolero, montando sull'auto.
Lupin mise in moto e partì.   
- Allora, Jigen, quando lo facciamo il colpo? -   
- Il colpo? Quale colpo? -     
- Ahhhh... Sei duro di comprendonio, però! La Federal Reserve!-      
- Oddio, Lupin... Ancora? Ma non ti stanchi mai di dire sempre le stesse cose? -     
- Sono un tipo che non si arrende facilmente! Allora, ci stai o no? O hai paura, pistolero? -     
- Io paura? Io non ho paura! -      
- Davvero? Non è che hai il timore di incontrare quel Joe e la sua bambolona sexy? -    
- Non dire stronzate, Lupin! Io non ho paura di quel bastardo e della sua sgualdrina!-  
- Allora? -     
- E va bene, ci sto –
Lupin notò un gruppo di ragazze in lontananza e rallentò sorridendo pronto a fare il cascamorto come al solito      - Ma guarda che belle ragazze!-    Jigen alzò lo sguardo in alto esasperato                 
- Lupin, ma è mai possibile che non riesci a pensare ad altro, tu? -         
- Ho una vera passione per le belle donne! Non sono mica come te, non potrei stare in completa astinenza come un monaco, io. Mi chiedo ancora come diavolo abbia fatto… ahahhahhaha!-   
- Io un giorno o l'altro ti sparo sul serio! -     
- Ma, spiegami una cosa... Ma perchè volevi uccidermi a tutti i costi? -   Jigen lo guardò sollevando leggermente la tesa del cappello, accennando un sorrisetto ironico  
- Perchè mi stavi sulle scatole… E se non la smetti di sparare cazzate in continuazione, posso pure ucciderti in questo preciso istante, Lupin! -    
- Ok, ok... non ti arrabbiare, Jigen!-
 
Si trovava ad uscire da un tabaccaio, deciso di fare una brevissima passeggiata prima di andarsene a casa, quando improvvisamente, sbucò dal nulla un furgone nero frenando a pochi passi da lui, tanto da costringerlo a fare un balzo all'indietro per non farsi investire.            
-EHI... MA CHE? -     
- Ciao, mon amie! -     
- Tu?! Ma che ti salta in mente, di mettermi sotto, per caso?-       
- Su, monta! -     
- Uh? Che diavolo… -               
- E su, non fare il difficile come al solito! -  
Jigen aggrottò la fronte non capendo  
- Ma che ci devi fare con questo coso? -  
- Sei uno smemorato senza speranza... ma il colpo, no? -  
- Cosa?.. Così, su due piedi?... Ma.. ma almeno ce l'hai un piano? -    
- No -     
- Tu sei pazzo! Dannazione a me e quando ti ho detto quello stramaledettissimo si! -     
- Ma smettila, sembri un ... marito pentito in un'ennesima lite di coppia! -     
- Bah! Senti, mentre tu guidi, io mi rilasso un po’... avvertimi quando arriviamo! -   disse Jigen abbassando il sedile e posando i piedi sul cruscotto, mettendosi comodo.   
Lupin lo osservò, non capendo come facesse a riposare in quella posizione           
- Senti, Jigen, vedi che non dobbiamo fare un viaggio di piacere, perciò non addormentarti, hai capito?  -       - Mmmh…-   mugugnò calandosi il cappello completamente sul viso   
- Ma guarda tu questo pigrone!-    
Lupin posteggiò il furgone, nascondendolo in un vicolo, fortunatamente per lui, poco illuminato, aiutati anche dal fatto che era già notte fonda.     
- Siamo arrivati, Jigen...E svegliati! -   disse iniziando a scuoterlo con poca grazia     
- Eh? -    
- Finalmente! Era ora che ti svegliassi. Siamo arrivati! -  
Lupin iniziò a prendere vari arnesi del mestiere, scese dall'auto e con Jigen, sgattaiolarono avvicinandosi alla Federal Reserve Bank.  
- Fujiko, ci sei? -     
- Si, lupin, Goemon e io siamo pronti! -             
- Bene! -  rispose il ladro tenendosi in contatto con la donna tramite una ricetrasmittente.    
- Ma non avevi detto che non avevi un piano da seguire, tu? Sembri ben organizzato, invece! -     
- Uh, ho soltanto dato appuntamento ai miei due colleghi, tutto qui... poi, mi piace sempre improvvisare, ci si diverte di più!-      
- Tu devi essere completamente suonato, amico- 
Riuscirono ad entrare, disattivando con maestria tutti gli allarmi della Banca, e si incamminarono all'interno con sicurezza, neutralizzando anche le videocamere di sorveglianza. Per Lupin, tutto questo, era un gioco da ragazzi.                - Bene, bene!... Guarda un po’ chi si rivede: il tuo rivale!-     
- Che diavolo vaneggi, Lupin? -  chiese Jigen non capendo a cosa si riferisse, fino a quando non si accorse della presenza di Joe, trovatosi lì con le stesse intenzioni di Lupin & co.   
- Tu! Come diavolo hai fatto a entrare? -    
- Io sono uno dei soci proprietari, mio caro! Questo posto è anche un po’ mio, quindi! -     
- Già, da buon malavitoso hai le mani in pasta dappertutto! -              
- Si, hai indovinato! E non permetterò a nessuno di toccare ciò che mi appartiene, perchè tutte queste ricchezze saranno mie, e di nessun altro. Mi porterò via tutto, senza destare sospetti... anzi, voi vi prenderete tutta la colpa rimanendo a bocca asciutta! AHAHHAHAAHA!-    
- Jigen, credo che voi due, vogliate fare due chiacchiere, perciò, io mi congedo un attimo! -    disse sorridendo Lupin, scambiandosi un'occhiata complice con il collega    
- No, no no... Tu vieni con me, caro! Non'è educato ascoltare i discorsi degli altri -  continuò puntando la pistola alla schiena ad uno scagnozzo di Joe. Spuntarono improvvisamente come dal nulla anche Fujiko e Goemon, bloccando così gli altri uomini. Joe si ritrovò, quindi, ad un faccia a faccia con il nemico, nemico che aveva sempre temuto per la sua velocità, e che aveva sempre odiato per lo stesso motivo. Impallidì di colpo, poichè l'ultima cosa che voleva, era duellare con lui, sapendo benissimo a priori di non avere alcuna speranza di cavarsela.   
- Avanti, facciamola finita una volta per tutte, e comportati da uomo, stavolta!-    
- Sono disarmato e tu non spareresti mai ad un uomo disarmato, no? -        
- Ma non c'è problema, di pistole ce ne quante ne vuoi... ecco, tieni!-  intervenne il ladro tirandogli un'arma prelevata ai suoi stessi uomini.
Joe guardò la pistola cascatagli tra i piedi, trovandosi costretto ad affrontarlo.    
- Prendila, ti do’ il vantaggio di farlo... dovresti essere contento, no?-    Joe invece, rimase immobile                         - Prendi la pistola, se hai le palle, e affrontami! Cosa stai aspettando, hai paura? Non sei altro che un vigliacco!-   ripetè Jigen con rabbia     
- Muori, bastardo! - gridò Joe lanciandosi sull'arma, ma Jigen lo freddò con un solo colpo, lasciandolo a terra esanime. Lo guardò con disprezzo prima di riporre la sua 357 Magnum nella cintura e, dopo un breve silenzio, guardò  Lupin    
- Dì la verità, tu lo sapevi, vero? - il ladro sorrise            
- Diciamo solo che non è stata soltanto una coincidenza. Adesso, conviene che ci diamo da fare, prima che la polizia arrivi beccandoc... - Lupin non riuscì a finire la sua frase che uno sparo lo interruppe all'improvviso    
- Cosa è stato? Chi diavolo è stato?- chiese voltandosi a destra e a manca, rendendosi conto che gli uomini di Joe, erano stati messi ko da Goemon e quindi impossibilitati a sparare. Nello stesso istante in cui si udì lo sparo, Jigen fece un passo indietro barcollando, portandosi d'istinto una mano sul fianco, sconvolto e confuso, rendendosi conto che sanguinava copiosamente. Alzò poi lo sguardo notando Sophìe che sbucò all'improvviso, tenendo ancora in mano la pistola fumante.            
- Tu... Tu, maledetta sgualdrina... Co… cosa hai fatto? -       
- Jigen! - disse Lupin preoccupato, avvicinandosi verso l'amico per aiutarlo, ma fu respinto   
- Togliti dai piedi, Lupin... Ho un conticino in sospeso, con questa "signora"! -    
- Andiamo, Jigen... Sei ferito, e la polizia potrebbe arrivare da un momento all'altro! Cerca di ragionare... -       - Ti ho detto di lasciarmi in pace! Non immischiarti!! -  Lupin si fece da parte, arrendendosi davanti alla caparbietà di quell'uomo il cui sguardo esprimeva un profondo odio e rabbia.       
- Ma brava, i miei complimenti... c'hai provato un'altra volta e hai fallito di nuovo.... Già una volta hai provato a togliermi di mezzo ... e mi hai sfracellato la spalla... non sei mai stata brava con le pistole, tu sei brava solo a fare una cosa, visto che te ne sbattevi due alla volta... Sei una puttana maledetta! -        
- Calmati, Damien... io ti conosco, tu non faresti mai del male a una donna! -  disse Sophìe iniziando a indietreggiare preoccupata, vedendolo avanzare minaccioso verso di lei  
- Si... è vero, non ho mai toccato una donna... ma ti giuro, che in questo momento, ho una gran voglia di metterti le mani addosso... Di farti pagare tutto il male che hai fatto...-
La donna fece cadere l'arma dalle mani, che iniziarono a tremare     
- Ti prego... Damien, ascoltami... -     
- Cosa dovrei ascoltare? Le tue preghiere? Sei una povera stupida, se pensi di imbambolarmi di nuovo con le tue nauseanti smancerie!-    
- Ascoltami, io farò tutto quello che vuoi... sarò come mi vuoi tu... io ti amo e... -  lo implorò buttandogli le braccia al collo, cercando di far affidamento alle sue doti seduttrici, ma Jigen si liberò dell'abbraccio, prendendola per i polsi e spingendola lontano da sè, guardandola disgustato   
-  Non mi toccare... Non azzardarti più a mettermi le mani addosso, le donne come te mi fanno schifo... Sei solo una sgualdrina miserabile! Tu non sai neanche lontanamente cosa vuol dire amare, sei solo una stupida ipocrita capace di giocare con i sentimenti dell'uomo che vuoi sbatterti nel tuo letto! Sei soltanto una femmina meschina e malvagia!! Io ero innamorato di te... ti ho dato tutto me stesso... e tu? Tu mi hai usato, mi hai rovinato la vita, allontanandomi persino dalla donna che amo, sei una strega, una perfida strega maledetta!!!!!.. - Sophìe, iniziò ad avere paura sul serio, non l'aveva mai visto così pieno d'odio, era furioso, totalmente accecato dalla rabbia, tale da non rendersi nemmeno conto della sua ferita che continuava a sanguinare, e anche Lupin rimase sconvolto, mentre lo osservava avanzare contro quella donna.    
- Ti... ti prego... Damien... Non puoi odiarmi perchè ti ho allontanato da lei... Non posso credere che tu possa amare una donna cosi... Ascoltami... io l'ho fatto per noi...  -       
- STA’ ZITTA! NON TI PERMETTERE... Lei non è come te! Lei era tutto quello che mi era rimasto... e tu... tu mi hai privato pure di lei... Sei perfida, sei una sporca sgualdrina! Credi che io abbia pietà di te solo perche sei una donna? No, ti sbagli di grosso! -   
Lupin sentì il suono flebile delle sirene della polizia, diventare pian piano sempre più forte, e si rese conto che se non se ne fossero andati via subito, quella banca sarebbe diventata la loro trappola. Ordinò a Fujiko di andare a prendere il furgone e di avvicinarsi all'edificio prima della polizia, per poi fuggire da lì in tempo.  
- Jigen , ascoltami.... dobbiamo svignarcela e in fretta, anche! Lascia perdere - disse, ma non fu neanche sentito dal pistolero.  
Sophìe si trovò con le spalle contro una parete, iniziando a tremare e piangere, trovandosi in trappola    
- Ti... ti prego... perdonami... non farmi del male... ti scongiuro.... non lo fare… ti prego... -    
- STA’ ZITTA! -  urlò a denti stretti dandole un violento schiaffo facendola cadere a terra; dopo ciò, estrasse la pistola e gliela puntò contro                  
- Guardami, Sophìe... guardami bene... perchè il tuo carnefice... è l'ultima cosa che vedrai prima di raggiungere all'inferno il tuo degno compagno!-  
Esplose tre colpi a raffica uccidendola, dopo di ciò, allentò sconvolto la presa sull'arma facendola cadere a terra come se fosse improvvisamente ritornato in sè dopo quella furia cieca, rendendosi conto di ciò che aveva appena fatto, guardando sconvolto la donna che giaceva a terra priva di vita. Fece qualche passo per poi appoggiarsi sfinito contro una parete per evitare di cadere a terra. Lupin raccolse la sua Magnum e si precipitò su di lui preoccupato, vedendolo respirare a fatica in preda agli spasmi di dolore provocati dalla ferita    
- Ehi... Non mollare, amico, appoggiati a me, ti porto fuori di qui!-      
- Maledetta... Non c'è niente di peggio di essere colpiti da una pallottola.. ch..che non t'ammazza subito!-    
- Ehi... tirati su, coraggio -            
- Vattene Lupin.... è colpa mia se... sei nei casini! -     
- No, amico.. tu vieni con me!-    
Lupin aiutò l'amico a camminare mentre Goemon si dava da fare aprendo dei passaggi con la sua spada, cercando di raggiungere il prima possibile il furgone, visto che la polizia aveva già fatto irruzione dentro l'edificio.             - LUPIN... FERMATI FURBASTRO! PRENDETELO, DANNAZIONE... NON DEVE SCAPPARE ASSOLUTAMENTE! STAVOLTA T'ARRESTOOOOO! - tuonò una voce a lui familiare: l'ispettore Zenigata.   
- Senti, Zazzà... non ho tempo adesso per giocare con te... Magari un'altra volta! -   
Lupin riuscì con l'aiuto di Goemon a raggiungere il furgone. Una volta entrati, aiutò il pistolero a mettersi seduto, mentre cercava di fermare il sangue con la sua camicia premendola con forza contro la ferita.           
- Coraggio, amico... ci siamo quasi! -  disse preoccupato, guardando il suo volto sudare freddo mentre impallidiva sempre di più, poichè aveva perso parecchio sangue.                       
- Certo... che... sei un gran rompiscatole, Lupin... Non mi lasci.. neanche crepare in pace... -     
- Si... Hai ragione, e ho intenzione di rompertele ancora per molto, amico mio! -    
- Ma perché? -     
- Allora: il primo motivo è che non mi piace vedere le ragazze piangere... e poi, perchè sono sicuro che anche tu mi salverai la pelle un bel pò di volte, amico!!.. -    
- Posso chiederti un'ultima cosa? -      
- Dimmi, Jigen! -                  
- Voglio fumarmi l'ultima sigaretta!-   
Lupin lo guardò titubante e stava quasi per opporsi, ma non poteva dirgli di no, nessuno poteva sapere se quella, sarebbe stata davvero la sua ultima sigaretta. Prese una delle sue e gliela posiziono tra le labbra accendendola. Jigen tirò a stento una piccola boccata iniziando poi a tossire, Lupin cercò di tirarlo su cercando di farlo riprendere.          
- Lupin... - lo richiamò con un filo di voce     
- Non devi parlare, non sforzarti-      
- Io... l'ho uccisa... Ho ucciso una donna...Non me lo perdonerò... mai... -       
- Sta’ calmo, non devi agitarti! E poi, hai avuto le tue ragioni per farlo! Lei voleva ucciderti e tu ti sei difeso! -       - L'ho... amata.. sul serio.... diglielo.. Tu sei mio amico. Diglielo tu… -  fu quello che disse prima di chiudere gli occhi, perdendo i sensi        
- Ehi... devi dirglielo tu, hai capito?... Glielo devi dire tu, dannazione! Jigen, rispondimi... svegliati, apri gli occhi, amico... Ehi, non fare scherzi da idiota... svegliati! -
Eva aprì la porta dell'appartamento, quell'appartamento che aveva condiviso, sebbene per poco, con lui. Si guardò attorno e sospirò cercando di ricacciare indietro le lacrime che però presero il sopravvento. Tutto parlava di loro, di lui, della loro breve ma intensa storia d'amore ricca di tormenti e dolcezze, dei loro baci, passioni, e persino dei loro litigi. Si sedette sul divano e l'accarezzò, ricordandosi di quando lui vi si distendeva pigramente leggendo il giornale, per poi finire inevitabilmente, per addormentarsi. Scoppiò in un pianto disperato. Gli mancavano quei momenti, gli mancava tutto di lui, gli mancavano le sue carezze, anche il suo "burberismo". Molto spesso, lei lo prendeva in giro per quel suo lato, dicendogli che metteva il broncio, finendo per farsi insieme delle sane risate. Si alzò dal divano e si diresse in camera da letto, ricordandosi di come si accoccolava addormentandosi tra le sue braccia, quell'abbraccio che le dava un bel senso di protezione e affetto, e di come lui trasformò le sue paure della "prima volta" in sensazioni meravigliose con la sua dolcezza e passione.  Si asciugò le lacrime ed aprì l'armadio, sorridendo leggermente nel vedere il suo lato, pieno di abiti tutti simili tra loro, quasi tutti neri o grigio scuri, camicie azzurrine e cravatte che si alternavano tra nere e panna, per non parlare dei cappelli. Eppure le sarebbe tanto piaciuto vederlo per una volta, vestito in modo diverso, magari in Jeans o qualcosa del genere, invece del solito impeccabile e classico look "giacca e cravatta"che non abbandonava mai.  Era sempre stato il classico uomo che ci teneva a quell'aspetto, risultando elegante, ma con quel qualcosa che lo rendeva anche rude e sbarazzino allo stesso tempo.
- Fujiko, mon amour.... -     
- Che vuoi, Lupin? -     
- Un bacino... piccino piccino... -  rispose il ladro avvicinandosi alla donna cercando di baciarla e abbracciarla, ma fu respinto come al solito, beccandosi una sberla   
- Sei cattiva!!!... Ma perchè, cherie?-   piagnucolò portandosi una mano sulla guancia dolorante e rossa      - Perchè mi rovini lo smalto alle unghie, idiota che non sei altro! -     
Lupin s'imbronciò e si allontanò offeso dirigendosi in un'altra stanza, aprì e entrò.  
- Ecco… ti ho comprato le sigarette, mon amie!-    
-Ah... Lupin, grazie! -     
-Di nulla… Non esagerare però! -     
- Guarda che non mi serve la balia... so badare a me stesso! -  
Lupin sorrise, sedendosi a rovescio su una sedia.    
- Certo, certo... su questo non ho dubbi, mon amie! - fece una pausa, accendendosi anch'egli una sigaretta       - Vedo comunque, che ti stai rimettendo alla grande... Devo confessarti che stavolta ho temuto che non ce l'avresti fatta! Quando hai perso conoscenza ho creduto proprio che tu fossi morto, amico!-                  - Non pensavo che ti fossi affezionato così tanto a me, Lupin! Comunque, si, devo dire che anch'io ho pensato di morire in quel momento... e pensavo che mi sarebbe tanto piaciuto morire tra le braccia di una bella donna, piuttosto che tra le tue, di braccia! - disse ridendo.
Anche Lupin rise a quella battuta, poi si alzò e andò a prendere una bottiglia di bourbon, porgendogliela     
- Tieni, ti ho portato un regalino! Vacci piano anche con questo! -               
- E smettila! Sembri una di quelle mogli premurose che rompono le scatole dalla mattina alla sera!-    
- Va bene! Ti propongo un brindisi, che ne dici? -               
- Ok! A cosa brindiamo? -    
- All'amicizia, Jigen! -      
- Non credo più a questo genere di cose, Lupin! - disse facendosi serio  
- Si vede che fino ad ora hai conosciuto amici sbagliati... e poi, sei stato tu a dirmi che sono tuo amico, prima di svenire tra le mie braccia, ricordi? -     
- Davvero? Certo che ne sparo di cazzate quando sono in delirio! -  
Lupin sbottò a ridere alla battuta, poi lo guardò negli occhi dopo aver sorseggiato del whisky   
- Sai, Jigen, quando ti ho conosciuto, ho pensato che tu fossi un uomo senza scrupoli, uno spietato assassino capace solo di uccidere senza nessun tipo di rimorso. Un uomo senza pietà, insomma. Poi ho capito, conoscendoti più da vicino, che non sei così cattivo come sembri. Ho visto un tuo lato che non immaginavo nemmeno che tu possa avere: la tua sensibilità nascosta sotto quella corazza da uomo di ghiaccio, che ammiro molto. Questo è uno dei motivi per cui t'ho salvato la vita, e questo e uno dei motivi perchè voglio che tu sia non solo mio socio, ma amico. Sei un grande uomo, Jigen, un vero uomo d'onore! -   
Jigen rimase a guardare Lupin, poi abbassò lo sguardo poggiando i gomiti sulle ginocchia rigirando il bicchiere che teneva in mano.    
- Dopo quello che ho fatto, non credo proprio di essere un uomo d’onore! Ho fatto una cosa orribile! -       - Ti riferisci a Sophìe? -     annui.  
Lupin accennò un sorriso ironico            
- Beh, quella donna era tanto bella quanto malvagia. E comunque, ti ha sparato, dovevi difenderti, no?... Non l'hai uccisa per il piacere di farlo! -   
Jigen si toccò istintivamente il fianco, ripensando a quei momenti, allo sparo e tutto il resto. 
- Certo, amico mio, che quando t'arrabbi sei proprio... cattivo, cattivo! Mi hai messo paura!-  disse Lupin 
- E' un lato di me che, fortunatamente, mostro di rado! –
Cercò di alzarsi ma fu invaso da una fitta di dolore che lo costrinse a piegarsi su se stesso. Lupin lo sorresse facendolo risedere.    
- Ehi… Cerca di non fare scherzi! Sei ancora troppo debole e la ferita potrebbe riaprirsi, ne hai già perso abbastanza di sangue!-    
- Non.. posso rimanere chiuso in questa stanza come un recluso-     
- Bene! Non hai che da dirmelo, devi solo mettere il tuo orgoglio da parte e chiedere... io sono qui!-  
Jigen gli lanciò un'occhiata di disapprovazione, ammettendo, suo malgrado, che doveva dipendere da Lupin    - Va bene... fammi... uscire di qui!!-   
- Come si dice? -    chiese sorridendo sadicamente il ladro.
Jigen sospirò nervosamente  
- Per piacere!-   
Lupin lo accompagnò in un piccolo salotto dove stavano anche Fujiko e Goemon. Quest'ultimo, lanciò una fugace frecciatina al pistolero che ricambiò lo sguardo, incuriosito dal suo strano abbigliamento.           
- E lui? chi è quel... quel… -  farfugliò non sapendo come definirlo.
L'uomo si alzò dalla sua posizione a gambe incrociate, voltandosi freddamente verso di lui 
- Sono Goemon Ishikawa e sono un samurai. Hai qualcosa da dire, americano? -   
Jigen lo squadrò dalla testa ai piedi, per poi ricambiare lo sguardo     
- Nulla da dire.... samurai -    
Lupin osservava i due che rimasero a fissarsi negli occhi come se si stessero sfidando     
- Bene, amici... ci siamo tutti, a quel che vedo! Sai, Jigen, devi ringraziare Goemon se sei vivo, lui ti ha curato. Conosce l'antica arte della medicina giapponese, è un vero maestro in questo. Tra l'altro, ci ha fatto uscire da quell'inferno, scappando dalla polizia!-  disse ridacchiando cercando di rompere il ghiaccio, notando della tensione tra i due.
Jigen si sedette cercando di rilassarsi, poichè qualche fitta dolorosa si faceva sentire di tanto in tanto   
- Uh!... Grazie tante, samurai! - disse con un pizzico di sarcasmo accendendosi una sigaretta.
Il samurai estrasse la sua katana e con uno scatto fulmineo, recise la sigaretta posta tra le labbra del pistolero      - Io ti ho salvato la vita e tu la rovini con quella roba? Abbi rispetto per te stesso, razza di incosciente che non sei altro!-  Jigen deglutì, osservando ancora sotto shock la sigaretta tranciata a terra, accompagnata da qualche ciocca del suo pizzetto, poi guardò il samurai -
 T.. tu sei pazzo... completamente pazzo! -          
- Cosa c'è, americano, hai avuto paura? -     
Jigen estrasse la sua Magnum, puntandola verso il samurai, stringendo ancora tra i denti il mozzicone della sigaretta    
- Sta’ lontano da me... ho ti faccio vedere io chi ha paura, samurai! -       
- Calma, calma, amici miei.... Che ne dite di... che ne so, un caffè? - si intrufolò Lupin cercando di calmare i due.
Goemon diede un'ultima occhiata fredda a Jigen, ripose la sua spada e si allontanò.      
- Non badare a Goemon... Non ha dei modi gentili ma è un bravo ragazzo! -.  
Anche Fujiko si alzò dal suo posto    
- Io vado a fare un giretto, mi sto annoiando! Jigen, tesoro, mi presteresti la tua moto? -     
- Prendila pure, anzi, te la regalo.. Ho troppi ricordi legati a quella due ruote! -   rispose con un velo di tristezza    - Grazie! Sei un tesoro, tu. Non sei come quel cafone di Lupin! -  disse la donna schioccandogli un bacio sulle labbra facendolo arrossire.    
- N-non... non c'è di che... bellezza -   balbettò imbarazzato il pistolero        
-Ma.. ma... ma cherìe! -    piagnucolò Lupin, rimanendo attonito      
- Oh, non te la prendere Lupin!.. Ok, io vado... ciao! -       
- Quella donna mi farà impazzire, un giorno o l'altro... ma se le metto le mani addosso... vedrai che le faccio!-      - Si, si... Sogna, Lupin! -  disse ridendo Jigen facendo un ironico gesto allusivo con la mano destra.
Lupin lo guardò indispettito  
- Ma senti chi parla di queste cose! Ammettilo una buona volta che questo genere di "cose" l'hai fatto anche tu e chissà quante volte, eh? -     
- E va bene, si, qualche volta... quando finivo le sigarette! -     
-Seeee… quando finivi le sigarette! Lo sapevo io! E chissà come ti sarai lanciato a capofitto su quella ragazza, eh? Diavolaccio d'un pistolero!-     
- Ma che dici? Non sono un pervertito come te, io! E poi non vengo a dirlo a te cosa ho fatto e come mi sono buttato, se permetti, sono cavoli miei! -     
- Va bene, va bene... Comunque ho capito che sotto quell'aria da mastino si cela un inguaribile romanticone!!! -   
- Lupin? -     
- Si, Jigen, dimmi! -      
- Dimmi un po’, ma non hai altro da fare che rompere le scatole a me? -      
- E dai, volevo soltanto fare un po’ di conversazione, con te non si può mai scherzare, mon amì, Eva ha ragione a dire che sei scorbutico e antipatico!-   
lo vide intristirsi di colpo a sentire quel nome, tenendo lo sguardo basso fissando un apparente punto sul pavimento.    
- Ti manca lei, vero? -   gli chiese serio. Il pistolero alzò lo sguardo abbozzando un sorriso            
- Già. Però, è meglio così... Lei merita ben altro, non un compagno delinquente che non potrà mai darle nulla se non solo guai! Sai, amico, una volta m'hai chiesto se volevo mettere su famiglia... con lei l'avevo pure pensato... l'avrei messa su volentieri, una famiglia... se solo non fossi quello che sono! Ma questo è il mio destino... stare da solo come un cane di strada! -    
- Su, su, non essere drammatico, mon amì, vedrai che la fortuna girerà anche dalla tua parte! -    
- A volte t'invidio, Lupin -     
Il ladro si accese una Gitanes e diede una guardatina al suo orologio, poi sorrise voltandosi verso il pistolero         - Io avrei delle cosette da fare, Jigen... Non ti dispiace se ti lascio solo per un po’, vero? -    
- No, va pure, tanto so arrangiarmi, in un modo o nell'altro! -  
Lupin uscì dalla stanza lasciandolo solo con i suoi pensieri. Si mise a fissare fuori da una finestra dopo essersi acceso un'altra sigaretta, visto che la precedente era stata distrutta dalla katana di Goemon. Quella piccola casa, o meglio, rifugio, era circondata da alberi di vario genere e piante selvatiche e lussureggianti: un posto lontano dal caotico mondo a cui di solito era abituato. Era una bella giornata e quel posto sperduto circondato dal verde, riusciva a rilassarlo. Decise di aprirla, quella finestra. Si sporse respirandone l'aria pulita, ascoltando il solo fruscio degli alberi provocato da una leggera brezza accompagnata dal canto degli uccelli e lo trovò piacevole, ma non completamente appagante, non bastava a colmare quel senso di vuoto che aveva dentro, niente riusciva a soddisfarlo veramente. Decise di spegnere la sigaretta, nonostante fosse ancora quasi integra, e godersi ancora quell'aria pulita. Si mise a fissare un punto lontano per poi chiudere gli occhi e ascoltare solamente i suoni rilassanti di quella natura selvatica, tanto da non accorgersi della porta alle sue spalle che si aprì.   
- Ciao, Rambo! -    
Aprì di scatto gli occhi sentendo quel nome ma, soprattutto, quella voce. "No, sto sognando o ho le traveggole, non può essere lei", pensò confuso. Si girò con una certa titubanza e rimase senza parole non appena la vide,    solo dopo che si rese conto che quella non era una visione spiccicò parola.       
- Eva... -  sussurrò incredulo.
Cercò di raggiungerla ma una fitta dolorosa lo costrinse a fermarsi, tanto che cascò in ginocchio sul pavimento piegandosi su se stesso. La ragazza lo raggiunse correndo e si chinò per aiutarlo  
- Non farlo mai più… -  disse piangendo prendendogli il volto tra le mani    
- Non sopporterei la sola l'idea di perderti... Non azzardarti mai più a farmi una cosa del genere! -                  - Io... ho creduto che tu non volessi più rivedermi... -     
- Lupin mi ha detto tutto... e quando mi ha detto quello che ti era successo... -   la sua frase fu interrotta dal pianto e lui la stinse a sè  
- Ehi, non piangere, sono vivo... un po’ ammaccato, ma vivo! Allora è stato Lupin…e ti ha detto pure quello che ho fatto, vero? -     
- Si! Mi ha raccontato tutto, anche sul tuo passato e quello che hai subito... dev'essere stato orribile!.. -     Jigen abbassò lo sguardo 
- Pensi che.. io sia un assassino senza pietà, vero? -    
- No… Non dire queste cose.. Tu sei un uomo dolce come ce ne sono pochi... Tu mi hai dato tanto.. e io ti amo.. Non mi importa quello che eri prima... io ti amo per quello che sei adesso! -  
Lo invitò a sedersi, accarezzandogli i capelli buttando all'indietro il folto ciuffo per poterlo guardare negli occhi    - Scusami.. sono stata una sciocca a credere a quella donna -       
- E' stata colpa mia, non devi scusarti... Dovevo dirtelo chi ero... invece non l'ho fatto.  Anzi, non ho fatto altro che comportarmi da idiota! -    
- Non importa, adesso siamo di nuovo insieme! -  
Jigen la guardò serio e dopo un breve silenzio, prese di nuovo parola.               
- Eva! Io non posso darti nulla, lo capisci? Non voglio che tu debba condividere la tua vita con un fuorilegge!.. Sei giovane e hai un'intera vita davanti, non te la puoi rovinare con me. Tu sei una brava ragazza ed io sono solo un povero disgraziato che ha deciso di andare controvento... Non posso coinvolgerti! -      
- Non ti permetto di dirmi quello che devo fare!-      
- Ma… ma che dici?-     
- Tu mi hai già coinvolto.. e io rimango con te... e non riuscirai a farmi cambiare idea, mi hai capito, Rambo? -      - No.. ascolta... è pericolos..-    La ragazza lo interruppe dandogli un bacio, facendo sì che lui si lasciasse completamente andare, lasciandolo spiazzato.   
- Io non ti lascio! -    disse staccandosi da lui        
- Tu sei testarda... e matta!.. Si, sei matta... decisamente! - lei sorrise e riprese a baciarlo   
- Si… sono matta… -      
- Sai chi ti stai pigliando, ragazzina?          
- Si, un soldato legionario, un body-guard, un motociclista, un ex-killer e... -    
- Un ladro e anche un ex mercenario! -     
- Mammamia!-  sussurrò piano sulle sue labbra accarezzandogli i capelli - Stai bene vestito così! -   disse poi sorridendo vedendolo vestito con un paio di pantaloni bianchi e una camicia blu scuro, vestiti prestati da Lupin, visto che non aveva nulla di suo da indossare.      
- Davvero? Beh, non'è il mio genere ma ho dovuto arrangiarmi... sempre meglio di niente! Tra l'altro, la camicia mi sta stretta di spalle e anche i pantaloni, adesso... in modo.. ehm.. particolare, ecco! -  disse imbarazzato  
- Ho notato! -  ridacchiò lei arrossendo            
- Su, ti ho portato la tua, di roba... se vuoi... -      
- Dove scappi?-     
- Sei convalescente e ferito, non puoi fare certe cose... non sei in forma! -     
- Ne sei sicura?... Vuoi che ti dia una prova, donna di poca fede?-
L'attirò a sè, poichè si era alzata dalle sue ginocchia per andare a prendere i suoi vestiti, la fece sedere  a cavalcioni e la strinse a se. Eva iniziò a dare piccoli baci sul collo mentre delicatamente, gli sbottonava la  camicia accarezzando poi lentamente la zona della fasciatura       
- Io.. non vorrei farti male, ecco!-  
-Non ti preoccupare, Eva... Ti prego, spogliati! -  
La ragazza ubbidì, rimanendo in biancheria    
- Vieni qui - le disse prendendole le mani e la avvicinò di più a se, iniziando a baciarle il ventre. Le sfilò via la biancheria e la invitò a sedersi nuovamente a cavalcioni su di lui, accarezzandole dolcemente il volto e i morbidi lunghi riccioli rossi che cascavano sulle spalle coprendole il seno - Non sai quanto mi sono mancati questi momenti, piccola! - 
Eva gli prese il volto tra le mani e lo baciò  
- Ma.. io.. ti piaccio?.. Cioè... voglio dire.. mi trovi bella? -  gli chiese, mentre una lacrima le bagnò il viso  
- Cosa? -      
- Beh... ecco… Quella donna mi ha detto che sembro una ragazzina. Non sono formosa e bella come lei, io! Sono piccoletta, minuta e porto a malapena la seconda... Io ti scompaio tra le braccia, ecco! –
Jigen non riuscì a trattenersi dal ridere. Le sollevò il volto guardandola negli occhi asciugandole le lacrime  
- Oh, la mia bambina! Tu sei la donna più bella che io abbia mai conosciuto. Non pensare mai di essere meno bella, nè di lei, nè di nessun'altra. Tu sei bella dentro e fuori e lei non lo era! Tu mi hai dato tanto, mi hai cambiato la vita, mi hai dato te stessa e mi hai fatto sentire un altro uomo. Tu mi hai dato fiducia, in me stesso e negli altri... tu mi hai fatto sentire, uomo! - .  
Le accarezzò lentamente i fianchi, le sorrise per poi baciarla sul viso e sul collo, le scostò i capelli sfiorando piano la sua pelle vellutata e morbida, provocandole dei brividi.  
- Come puoi avere dubbi a riguardo? Tu mi piaci... eccome, se mi piaci! - 
Lei lo baciò, iniziando a muoversi su di lui buttando indietro la testa, lasciandosi completamente andare. Ritornò ad accarezzarla sui suoi fianchi, accompagnandoli in quei dolci e lenti movimenti. Sentì irrigidirsi ogni singolo muscolo del suo corpo e strinse i denti quando una fitta di dolore lo fece gemere.    
- Ti fa male? - chiese lei preoccupata, fermandosi               
- Non fermarti... ti prego, non farlo... - la implorò con un filo di voce. 
Raggiunsero insieme il piacere, si guardarono per qualche istante per poi abbracciarsi e rimanere così.    
- Stai bene? -  gli chiese accarezzandogli il viso   
- Ancora tutto intero, come vedi! -       
- Non dovresti fare certe cose, però! -     
- Ci vuole ben altro per abbattermi, bambina!-   ribatté lui ridendo, schiacciando un occhio.
Dopo essersi ricomposti, andarono a sedersi sul divano e lei lo invitò a poggiare la testa sul suo grembo, accarezzandolo dolcemente, assicurandosi che stesse comodo       
- Mi piace -               
- Cosa? -        
- Quello che stai facendo... Non smettere... -      
- Non è che ti sto viziando troppo? -                  
- Adoro essere viziato, specialmente da te! -      
- Non ti facevo così coccolone, sinceramente! A volte mi stupisci -  
Jigen sorrise  
- Si, a volte mi stupisco pure io, di me stesso-  
Lupin entrò in casa e lo trovò semi addormentato sul divano mentre Eva continuava ad accarezzarlo.     
- Ma guarda, guarda… Non credevo che il nostro pistolero fosse tutto cicci pucci! - 
Jigen aprì a malapena un occhio lanciando una frecciatina al ladro che rideva    
- Pucci pucci... miao miaooo... AHAHAHAHHA!!! -         
- Oh, Lupin... non rompere, eh? -      
- Tieni, mon amì ahahhah!-   continuò Lupin conficcandogli sul capo il suo cappello    
- Questa me la paghi cara, anzi, carissima, mio caro Lupin!- disse sollevandosi a fatica, mettendosi in posizione seduta   
- Ah!... Senti, Lupin, niente in contrario se Eva rimane, vero? -  
Il ladro si sedette accanto a lui   
- Ma certo, mon amì E con vero piacere!- rispose ridendo.
Il pistolero gli mise un braccio intorno al collo     
- Sapevo di potere contare sulla tua gentile ospitalità!-  disse ridendo, poi strinse ancora di più la presa   
- Ti avverto, Lupin... se osi provarci con lei, io ti spezzo tutte le ossa!-    continuò sottovoce sempre ridendo come se niente fosse    
- Certo, certo, Jigen... anche tu sei un caro amico… eheheheheh!!!!! -   
Sopraggiunse anche Fujiko  
- Oh, Eva, tesoro... Che ne diresti di andare a fare shopping? Lasciamoli stare i maschietti e dedichiamo un po’ di tempo a noi, ti va? -     
- Si, perchè no? A te non dispiace se ti lascio solo soletto con Lupin, vero, amore mio? -     
- No, no... Vai pure!-     
- Anche perchè avrei qualcosuccia in mente da acquistare!-  continuò sorridendo la ragazza ammiccando un sorriso, poi gli schioccò un bacio sulle labbra e si allontanò con Fujiko.  
Jigen e Lupin rimasero seduti sul divano ad osservarle andare via  
- Certo che la tua Eva ha un culetto niente male… -            
- COOOOSAA? Ti proibisco categoricamente di guardare il sedere della mia donna!-   ribattè il pistolero, girandosi furioso verso l'amico che teneva ancora sotto il suo braccio    
- Ma andiamo, Jigen. Per come sei conciato, non faresti paura neanche ad un micetto indifeso!!! -  disse ridendo Lupin calandogli il cappello sugli occhi. 
Jigen sghignazzò 
- Anche Fujiko però non scherza! E' un gran bel pezzo di gn... -        
- JIGEN?!-      
- Che fai, il geloso? Ma se neanche ti calcola!-    
- E' tutta tattica... ma ce l'ha un debole per me... Solo che... non lo dà a vedere per... -            
- Perchè è timida, la ragazza!-  lo interruppe Jigen scoppiando poi a ridere   
- Ma finiscila!-    
- Ok, ok, Lupin... Io mi fumo una sigaretta... sempre che non si presenti quel samurai a farmi morire d'infarto!!!... Mi fai compagnia? -     disse offrendogliene una    
- Uhm, perche no? -    
Lupin si alzò poi, andando a prendere una bottiglia di whisky e l'agitò mostrandola all'amico    
- Ne vuoi? -    
- Uh! -   annuì.  
Ne versò il contenuto in due bicchieri, porgendogliene uno e si sedette nuovamente ritornando a chiacchierare.   Jigen ne sorseggiò il contenuto, poi guardò Lupin abbozzando un sorriso.           
-Sai, Lupin? Devo confessarti che se non ti fossi immischiato nella mia vita, mi sarei trovato nei casini... e forse non sarei neanche qui a raccontarlo. Te lo devo proprio, il grazie! Grazie di tutto, Lupin -      
- Ah, non c'è di che, mon amì! Mi fa piacere che tu abbia accettato di essere mio socio, anzi, amico! -     
- Amico?-      
- Si! Amico!-    
Goemon sopraggiunse senza essere sentito, rimanendo in silenzio alle spalle dei due che continuavano, ignari, la loro conversazione. Improvvisamente, sbattè la sua katana a terra facendoli sobbalzare                
- Goemon! Così ci farai prendere un colpo! -  Il samurai guardò freddamente Jigen    
- Senti, americano... sappi che non mi piaci neanche un po’ e anche se stai bene a Lupin, sappi che io ti terrò d'occhio! Il fatto che io t'abbia curato le ferite, non vuol dire che t'abbia accettato-     
- Ehi, samurai, ti conviene darti una bella calmata, hai capito?-           
Lupin si intromise tra i due    
- Ehi ehi, volete piantarla di scornarvi a vicenda? Sono stanco di vedere i vostri stupidi comportamenti da cane e gatto! E provate a tollerarvi almeno un po’. Qui siamo tutti amici, TUTTI! Mi avete capito? Goemon, prova ad essere più "ospitale" per piacere! Non voglio assistere mai più ad una scena del genere, è tutto chiaro? Jigen ora è dei nostri!-      
- Ha provato ad ucciderti, te lo sei forse scordato, Lupin? Chi ti garantisce che non ci proverà di nuovo? -                    - Non ho bisogno della balia, io... Sono sempre stato in grado di cavarmela da solo, e comunque, so riconoscere una persona di cui posso fidarmi!! Anche tu, hai provato ad uccidermi, o sbaglio, Goemon? Però, adesso siamo soci, no? -   
Il samurai rimase in silenzio scrutando il pistolero, poi ritornò a guardare Lupin. Il ladro, non era mai stato cosi severo e determinato, tanto da zittirli entrambi. Goemon fece un cenno col capo e Jigen rimase a guardare Lupin che aveva assunto un'espressione dura e severa, cosa che non gli apparteneva affatto. Il samurai, riprese la parola    
- Lupin, ti porgo le mie scuse!-  
Il ladro lo guardò serio per poi cambiare espressione, ritornando al suo solito  sorrisetto sornione   
- Non a me, Goemon… a lui! -   
Il samurai sospirò nervosamente e si rivolse a Jigen: - Va bene, americano, ti porgo le mie scuse!-       
-No, no, no, no... Sentite, amici miei... E venuto il momento di presentarvi come si deve! -  intervenne Lupin    - Allora: Goemon, lui è Jigen...Jigen, ti presento Goemon. Su, da bravi, adesso datevi la mano... Ecco, così! -
Fujiko e Eva rientrarono, chiacchierando e sorridendo tra loro, Lupin le accolse con un sorriso ammirandole dalla testa ai piedi poichè erano tutte vestite a nuovo   
- Bene,bene...  Avete fatto compere a quel che vedo! -     
- Si! Come stiamo?  -     
- Benissimo! Siete davvero moooolto carine!!!! -  rispose sempre il ladro con un bagliore negli occhi.     
- Non... Non vorrei passare per geloso, perchè non lo sono, ovviamente... ma... non e che quel vestitino è un pò corto, tesoro?-    prese parola il pistolero osservando Eva    
- Ma che dici, Jigen... E' un incanto la tua ragazza!!!.. -  ribattè Lupin con un sorriso vagamente languido   
- Falla finita, Lupin! E togliti dalla faccia quel sorrisetto cretino, altrimenti... -     
- Sei geloso! -     lo interruppe il ladro prendendolo in giro ridendo.  
Eva gli si avvicinò, distogliendolo con un bacio sulle labbra, porgendogli una busta-                         - Questo e per te! -      
- Per… per me? E cosa c'è, dentro? -    
- E guarda, no? -   disse Lupin allungando il collo curiosamente.
Jigen guardò il contenuto della busta, tirandone poi fuori un paio di jeans e una camicia nera sportiva    
- Io... non…non sono abituato a... Non li ho mai messi... -     
- C'è sempre una prima volta in tutto, mon ami!-      
- Su, dai, ti prego, fallo per me!.. -         lo implorò la ragazza     
- Ma... ma... -            
-E quante storie, Jigen! E falla contenta!-     
- Ma tu, i cazzi tuoi, mai, eh? E va beh! Guarda che mi tocca fare… -      
- Per amore, si fanno sacrifici… - 
Si alzò dolorante, prendendo la busta e si allontanò 
- Vuoi una mano? -      
- NOOO!-    
Ritornò dopo qualche minuto facendo capolino dalla porta    
- Su, non farti desiderare, Jigen, siamo tutti curiosi di vedere il tuo nuovo look! -    lo richiamò Lupin    
- Ho un pubblico esigente e curioso a quel che vedo... Va bene, ma se osi prendermi in giro, ti faccio vedere io!-   Spuntò titubante e imbarazzato, con una mano in tasca e l'altra che passava nervosamente fra i capelli, visto che i jeans gli aderivano addosso prendendo le sue forme, al contrario dei pantaloni che di solito era sempre abituato ad indossare.   
- Ma bravo! Sembri un ragazzino, mon ami-       
- Devo dire che sei davvero un bel fustacchione, Jigen!-   disse Fujiko provocando un immediato rossore sul viso del pistolero che si girò dando le spalle.                         
- AHAHAHAH...  Jigen, con quelli devi stare attento a certe... "reazioni fisiche"!-      
- Ma... ma.. Lupin! Che diavolo dici?-      
- Non starlo a sentire, stai benissimo… concordo in pieno con Fujiko! -   disse Eva avvicinandosi a lui e lo abbracciò.        
- Si? Ti piaccio? -                  
- Moltissimo-       
- AHH… Le solite smancerie da romanzo rosa... Che pistolero sdolcinato, che sei, Jigen! Se continuate così finirà per venirmi il diabete!-           
- Ma non rompere, tu!-      
- Attento alle "reazioni fisiche"!-.    
Eva si staccò da lui ridendo e si allontanò con Fujiko, lasciando nuovamente i tre uomini da soli.    
Goemon  continuava a starsene in silenzio, osservando i due che si battibeccavano come due bambini, fino a che, non cominciò a ridacchiare sotto i baffi per poi scoppiare in una fragorosa risata, lasciandoli attoniti      
- AHAHAHHAHAHAH... Certo che voi due siete davvero un scena! AHAHAH!-      
- Toh, il samurai s'è deciso a parlare!-           
- Goemon, non sapevo te tu fossi capace di far battute! -      
- Con voi due... è impossibile rimanere seri, sinceramente!- rispose Goemon continuando a ridere     trascinando anche i due. 
Lupin si avvicinò al samurai ridendo e si sedette accanto a lui seguito dal pistolero    
- Siamo proprio una bella squadra, noi tre!- disse abbracciando i suoi amici, visto che si trovava al centro    
- Eh, proprio una bella squadra! Un pistolero impallinato, un samurai incazzoso e un ladro donnaiolo! ahahahahhaah! -     ribattè Jigen ridendo     
- Non preoccuarti, mon amì, appena ti riprenderai, tornerai nuovo! E appena ti riprenderai, partiremo per Parigi! -   
- Parigi?-     
- Ouì, mon cher amì... Paris!-       
- E perchè, scusa? -     
- Allora... innanzi tutto, perchè, al museo del Louvre, metteranno in mostra un gioiello di inestimabile valore, e questo, solo per pochi giorni! Si tratta di un diamante appartenente alla Regina Maria Antonietta... e questa meraviglia non può non finire nelle mie mani! Voglio farne omaggio a Fujiko!-       
- E noi, che ci guadagneremo, Lupin? -    chiese Goemon  
- Già, Lupin... e noi?- ripetè Jigen guardando Lupin con aria truce.    
- Cosa ci guadagnerete? Ovvio, amici miei, la mia riconoscenza! -
 
 
 
   
  
 
 
 
 
 
 
 
    

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