Memorie {some things never change}

di TheSandPrincess
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Laughter ***
Capitolo 2: *** Memory ***
Capitolo 3: *** Thought ***
Capitolo 4: *** Movement ***
Capitolo 5: *** Love ***



Capitolo 1
*** Laughter ***



 


 #4. Laughter ~
Chasing after you
 
 
 







 
«Più veloce!»
Le risate di Francis rimbalzano sulle pareti, correndo accanto a lui lungo la scalinata.
Da sotto si sentono le voci dei domestici che già scagliano contro di loro improperi di ogni genere, e Mary non riesce a trattenere le risa mentre si affretta su per i gradini, macinandoli a due a due, per cercare di restare al passo con il principino, che ha le gambe tanto più lunghe delle sue.


 

La giovane regina riesce ancora a cogliere l’eco di quella gioia che una volta riempiva questi corridoi a tutte le ore della giornata, e la segue, lasciandosi guidare attraverso le stanze che una volta erano casa sua, almeno tanto quanto lo è poi diventato il convento.
E’ talmente avvolta nei propri ricordi che quando vede Francis, seduto in una delle tante stanze che una volta erano arredate riccamente, come si addice ad una principessa, piene fino all’orlo di giocattoli e di ogni genere di ninnoli, ma che ora  sono spoglie e vuote, come se alla sua partenza tutto ciò che le riempiva di vita fosse in qualche modo venuto via con lei, ci mette un attimo a dissimulare lo stupore.
Quando si volta, Francis è stupito almeno quanto lei.
Ma la sua sorpresa è una sorpresa che sa di inquietudine e di cose non dette.




 
«Aspettami!»
Mary allunga la falcata, mentre i suoi polmoni protestano per ricevere una pausa, nel tentativo di raggiungere il principino, ormai in cima alle scale.
«Dai!»
La incita lui, voltandosi appena un attimo, prima di tornare a fuggire dalle voci dei domestici, che ormai si fanno sempre più vicine.
E Mary sbuffa, rassegnata, lanciando uno sguardo alle proprie gambine troppo corte per riuscire a stare al passo con quelle di Francis, mentre si affanna su per i gradini, rendendosi conto che, ancora una volta, dovrà cavarsela da sola.




Per un attimo, un attimo lungo come una vita intera, Mary resta immobile davanti alla porta chiusa, come se potesse scorgervi ancora il volto di Francis, che la scruta con gli occhi di chi, per non sentirsi in colpa, la scarica sugli altri.
E per un attimo, un attimo che la accompagnerà per una vita intera, si sente di nuovo come quando erano bambini, come quando non c’erano porte chiuse fra loro, né matrimoni e giochi di potere, ma le sue gambe faticavano comunque a tenere il passo con quelle tanto più lunghe di lui.
E si rende conto, in quell’attimo dalla lunghezza incalcolabile, di non essere mai riuscita davvero a stargli dietro, e che, forse, mai ci riuscirà.
Perché anche adesso, adesso che non hanno più tempo per i giochi e che il peso dei loro regni è pronto a riversarsi sulle loro spalle senza pietà, la loro corsa non è finita.
Corrono ancora, stavolta non verso un luogo in cui i domestici non potranno trovarli, ma verso il futuro, e ancora lui è più veloce, sempre qualche metro più avanti.
Neanche stavolta si fermerà ad aspettarla.




«Il castello sembra più grande... E anche tu!»
«Lo trovi tanto sorprendente?»
«No... Specialmente dato che le tue gambe sono sempre state più lunghe delle mie. Era una cosa che odiavo, quando eravamo più piccoli: dovevo sempre rincorrerti»


























Yaw.

Ho visto il season finale. E volevo morire. Perché sia Mary che Francis sono cambiati tantissimo, e devo dire che per quanto io possa apprezzare la trasformazione di Mary, costruita in modo impeccabile, mi manca la ragazzina «più facile da uccidere» che era a inizio stagione. Mi manca soprattutto nella relazione con Francis, in cui sembra che adesso sia lei quella che più che amare ragiona, quella sempre attenta ai propri doveri di regina, che non si concede neanche un attimo per seguire il cuore.
Quindi, ho pensato che fosse il momento perfetto per pubblicare questa raccolta, scritta subito dopo il mid-season finale (quindi qualche mesetto fa), che prendeva polvere già da un po' sul mio PC.
L'idea è quella di fare un parallelo fra come erano Mary e Francis da piccoli e come sono adesso, mostrando che alcune cose non sono cambiate affatto.
Ogni fic prende il via da una diversa scena dei primi episodi: questa, per esempio, altro non è che la scena in cui Mary si aggira per le sale del palazzo, appena arrivata a corte, nell'1x01 (bei tempi!). Il pezzo in corsivo alla fine invece fa riferimento al dialogo fra Mary e Francis non appena lei scende dalla carrozza, che è poi quello che mi ha dato l'idea di concentrarmi sulle gambe troppo corte di Mary.
Siccome le fic si basano sui promt della 5sense challenge di livejournal, saranno cinque, e cercherò di pubblicarne una ogni settimana.
E nulla, spero che qualcuno in questo piccolissimo fandom si fili questa piccolissima raccolta!
Au revoir :)

-TheSandPrincess-

 

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Capitolo 2
*** Memory ***



 


 #5. Memory ~
Through your eyes
 
 
 







 
«Pronta?»
Francis, con il volto illuminato più dalla luce che l'idea di una marachella riesce sempre a dipingergli sul viso che dai raggi del sole che filtrano dalle finestre, si volta a guardarla, mostrandole quel sorriso birichino che riesce puntualmente a metterli nei guai, e Mary non può fare a meno di ricambiare.
Saltano, e il materasso li accoglie con uno scricchiolio familiare, mentre le prime piume già cominciano a uscire dai cuscini, povere vittime dei loro giochi innocenti, galleggiando nell'aria come fiocchi di neve.



 

Nevica, nella grande sala illuminata.
Soffici fiocchi bianchi volteggiano nell'aria, per poi cadere a terra e ricoprire il pavimento, senza fare rumore.
Quando Mary alza lo sguardo, alla ricerca della fonte di quell'assurdo fenomeno, si rende conto, con un misto di incredulità e gioia, una gioia che lei stessa non riesce a spiegarsi fino in fondo, che, in realtà, non nevica. Perché, a cadere dal cielo, non sono microscopiche particelle di acqua congelata, ma piume. Piume, come quelle che uscivano dai materassi quando, da piccola, ci saltava sopra.
Senza che lei neanche se ne renda conto, il suo sguardo cerca quello di Francis.
Quando lo trova, Mary ha appena il tempo di rendersi conto che gli occhi del principe sono già puntati su di lei, prima che il mondo attorno a loro scompaia.




 
Nella stanza da letto nevica sempre più fitto.
Le piume si posano attorno a loro, solo per essere poi nuovamente scagliate in aria ogni volta che i loro piedini atterrano sul materasso, ormai quasi distrutto.
Mary guarda Francis, e ride, perché è bello stare qui, con lui, a fare una delle tante cose che sicuramente farà infuriare tutte le domestiche. È bello sentire questo legame tra loro, fatto di giochi e di segreti e di corse.
E Francis ride a sua volta, probabilmente perché già pensa alla disperazione che coglierà la servitù nel vedere quel povero letto, uno dei tanti in cui dormono i re e le regine di paesi lontani, quando vengono a far visita alla famiglia reale di Francia, reso completamente inutilizzabile.
O forse, perché, in qualche modo, fa piacere anche a lui stare insieme, e giocare e condividere segreti e correre.




Negli occhi di Francis, Mary vede il riflesso dei propri, in cui scorrono i ricordi di una vita ormai forse troppo lontana. E sente, per la prima volta da quando è arrivata palazzo, per qualche motivo che neanche lei riesce bene a comprendere, e con una chiarezza che la lascia completamente spiazzata, di essere finalmente a casa.
Prima che lei abbia anche solo il tempo di rendersi conto di quello che sta succedendo, Francis fa un passo avanti, lentamente, come se anche lui non sapesse cosa esattamente l'abbia spinto a farlo, e Mary, adesso che è più vicino, oltre al riflesso delle proprie iridi scure, negli occhi del ragazzo riesce a scorgere anche quello che un tempo era il suo unico compagno di giochi.
E torna la gioia di quella vita dimenticata, quella gioia che veniva semplicemente dalla vicinanza fra loro due, e dal sospetto che, forse, anche a lui facesse più piacere sfondare materassi quando lo facevano insieme.
E, come in sogno, fa a sua volta un passo avanti.


























Yaw.

Questa rimarrà sempre una delle mie scene preferite. Le piume che cadono dal cielo, il modo in cui Mary e Francis si guardano e, per la prima volta, si riconoscono... Boh, sembra quasi magia. Quindi, ovviamente, non potevo non includerla in questa raccolta. Anche qui, non è che io abbia fatto poi chissà quale lavoro di fantasia: mi sono semplicemente limitata a dare voce ai pensieri dei personaggi, che è poi una delle cose che più amo fare. Prometto però che dalla prossima flash si comincia coi missing moments :D
Per il resto dubito che ci sia molto da dire, se non che spero ancora una volta di aver reso in modo quantomeno decente questi due idioti - sì, idioti, perchè lui fa lo stupido all'inizio della serie, lei fa la stupida alla fine, e in mezzo fanno gli stupidi entrambi - e che sapere cosa ne pensiate mi farebbe molto piacere :)

-TheSandPrincess-

 

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Capitolo 3
*** Thought ***



 


 #1. Thought ~
Standing in the rain
 
 
 







 
Mary sospira e guarda fuori dalla finestra, verso il giardino, sul quale piove a dirotto.
La vecchia Kayley, per convincerli a tornare dentro, ha promesso loro una storia e Francis, che sembra amare i racconti almeno quanto ama allenarsi con la sua spada di legno, ha ovviamente accettato.
Ma a lei le storie non piacciono un granché. Neanche quelle di Kayley, che parlano di coraggio e amicizia, e hanno come protagonisti giovani disposti a tutto per raggiungere i propri obiettivi.
Il problema non è che le trovi noiose – anzi, a volte sono anche molto interessanti – ma che, ad un certo punto, le sue mani cominciano a formicolare con la voglia di fare qualcosa, di compiere quelle stesse grandi gesta che compiono i protagonisti. E allora Mary non ce la fa proprio a restare buona e ferma, come fa Francis.
Fuori piove a dirotto, ma il giardino sembra una foresta proibita, tremendamente invitante.
E Mary ha così tanta voglia di sentire la pioggia che le scorre sulla pelle.




 

Rannicchiata in una della grandi poltrone che riempiono la sua stanza, Mary fa finta di ascoltare le parole delle sue amiche, sedute sui divani accanto a lei.
Fuori piove, e lei non può fare a meno di chiedersi come abbia fatto il tempo a cambiare così in fretta.
Ma forse, quello che vuole davvero sapere è come possa il suo mondo cambiare tanto in un intervallo così piccolo di tempo.
Come è possibile che giusto poche ore prima le cose tra lei e Francis sembrassero andare bene, e poi siano improvvisamente precipitate, tanto che è da quando lei ha espresso la propria poca fiducia nelle promesse del Re di Francia che non si parlano?
Come è possibile che giusto il giorno prima l’idea di restare al castello per un po’ non le dispiacesse poi così tanto, e adesso si senta invece costantemente minacciata?
La pioggia traccia righe trasparenti sui vetri, e Mary non ce la fa più a restare seduta.
Ha bisogno di fare qualcosa.





 
«Mary!»
La voce di Kayley è lontana, tanto lontana, e lei quasi non la sente.
Sente solo la pioggia che le scorre sul viso, le scivola nei vestiti, le bagna i capelli, accarezzandola con le sue dita fredde. E non si ferma neanche per un attimo a pensare alle conseguenze delle proprie azioni, o all’espressione perplessa con cui Francis la starà guardando, lui che ancora non la conosce, nonostante tutto.
«Mary!»
Kayley la chiama ancora, indugiando sulla soglia della cucina, indecisa se mettere a rischio la propria salute o limitarsi a rimetterci la voce. E Mary ancora non la sente. Sente solo il ticchettio ritmico che producono le gocce quando cadono a terra, e alza il volto verso il cielo.
Una mano si intrufola nella sua, spezzando l’incantesimo, e facendole aprire gli occhi di scatto, per paura che la domestica abbia finalmente deciso di prendersi una bella infreddatura, pur di riportarla all’asciutto.
Ma non è la mano ruvida di Kayley a stringere la sua. No, le dita che stringono forte le sue sono piccole e lisce.
Gli occhi di Mary incontrano quelli di Francis, e non riescono a nascondere lo stupore.
Ma Francis sorride, e alza il volto al cielo, lasciando che la pioggia lo accarezzi.
E il rumore delle gocce che cadono sembra immediatamente più dolce e delicato.





I suoi passi riecheggiano per i corridoi, rapidi e affrettati.
Si è allontanata mormorando delle scuse dal calore della propria stanza, lasciando spiazzate le quattro ragazze che fino ad allora avevano riempito l’aria con le loro parole.
Non ha nessuna intenzione di fermarsi per assicurarsi che non l’abbiano seguita. Non le importa.
Con le mani che formicolano per la voglia di essere libera, libera da qualcosa che neanche lei riesce bene a identificare, Mary apre la porta che conduce al giardino, e si precipita fuori.
È un attimo, e poi la pioggia la accoglie come una vecchia amica, tamburellando sul suo viso, sul suo collo, sulle sue braccia, e Mary sta per chiudere gli occhi e dimenticarsi del mondo, quando si accorge di una figura solitaria, in piedi poco lontano da lei.
Si avvicina, curiosa, come se già i suoi mille problemi non esistessero più, e i suoi passi devono evidentemente aver conservato quella cadenza non proprio leggiadra data dalla fretta, perché la figura si volta.
«Francis?» Mary lo chiede quasi in un sussurro, come se un tono di voce troppo alto potesse spezzare l’incantesimo che sembra avvolgerli «Cosa ci fai qui?»
Lui sorride, come se sapesse così tante cose che lei non riesce neanche ad immaginare, e scrolla le spalle, sempre un passo avanti a lei, sempre poco disposto ad aspettarla.
«Ho imparato tanto tempo fa che la pioggia riesce a farti dimenticare tutto, come se lo sciaquasse via» risponde, criptico, forse sperando che lei riesca a capire tutto quello che non ha detto, tutto quello che non c’è bisogno di dire.
E Mary non può fare a meno di sorridere a sua volta, perché capisce, e ricorda, ricorda tutto, e sa benissimo di essere stata lei a insegnarglielo.
Così, quando lui intreccia le proprie dita con le sue, la giovane non pensa a quello che è successo, a quello che sta succedendo, o a quello che succederà. Non pensa ai problemi, alle domande, o alle preoccupazioni, ma lascia che il sorriso sul suo viso si allarghi, mentre chiude gli occhi e alza il volto al cielo.
E la pioggia le scorre addosso, cancellando il mondo e tutti i suoi dubbi.


























Yaw.

Devo dire che sono particolarmente soddisfatta di come è venuta questa flash. Non so bene perché, ma mi piace.
Sarà che qui i piccoli Mary e Francis sono troppo coccolosi, o magari che sono riuscita a inserire dei riferimenti a La Spada Magica anche quando non c'entra assolutamente nulla - vedi: Kayley; foresta proibita - o qualcos'altro ancora... Non lo so. Fatto sta che ne sono molto soddisfatta.
Si tratta anche del primo missing moment della raccolta! E' ambientato durante l'1x03 - Kissed, subito dopo che Mary fa presente a Francis la propria poca fede nelle promesse del re di Francia, e nasce dal fatto che mi è sembrato che le cose tra Mary e Francis si siano aggiustate fin troppo velocemente. Inoltre, non ci è stato fatto vedere come si sono aggiustate, quindi a me è venuta la geniale idea di scrivere una scena di riconciliazione, perché credo ci starebbe benissimo. That being said, ecco la mia idea di come questi due siano tornati ad andare ad andare d'accordo - che poi vorrebbe anche spiegare perché Francis si sia schierato dalla parte di Mary, contro suo padre, nella seconda parte dell'episodio.
Il prompt utilzzato in questo caso è thought, e l'ho associato al fatto che Mary non abbia pensieri quando sta sotto la pioggia, perché è come se le gocce li lavassero via.
Non so se sia chiaro tutto il ragionamento - lo era quando ho scritto questa fanfiction - ma se non lo fosse, non importa: basta che vi sia piaciuta la flash.
E se neanche quella vi è piaciuta... Allora mi sa tanto che farei meglio a darmi all'ippica :')

-TheSandPrincess-

 

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Capitolo 4
*** Movement ***



 


 #3. Movement ~
Shaking hands
 
 
 







 
Mary è appollaiata sul tetto della baracca dentro alla quale sono riposti tutti gli attrezzi del giardiniere, e guarda giù, sentendosi davvero come se si trovasse in cima ad una torre.
«Lasciate andare la principessa, vile!»
Francis urla a pieni polmoni, mentre la sua spada di legno si scontra con quella del suo istruttore di scherma, calandosi perfettamente nel ruolo di intrepido paladino della giustizia. Mary ci prova, ma non riesce a trattenere una risata davanti alla messinscena che i due hanno organizzato, nel disperato tentativo di rendere più divertente la loro lezione quotidiana.
Il principe, affannato, non alza lo guardo, ben sapendo quanto una distrazione simile potrebbe costargli, ma Mary riesce a scorgere il sorriso che si schiude sulle sue labbra.
E pensa che anche solo per questo vale la pena stare seduta su quelle assi traballanti.




 

«Hai ucciso un uomo, per proteggermi»
La voce di Mary è solo un soffio nel vento che ulula tra i bastioni del castello, mentre i suoi occhi guardano fisso in quelli di Francis, nella speranza di riuscire a dissimulare l’impressione che siano in qualche modo diventati più scuri, più difficili da leggere.
«Non so cosa dire…»
Le sue iridi scure non lasciano neanche per un attimo quelle del ragazzo, forse nel tentativo di convogliargli tutto quello che non sarebbe mai capace di esprimere con la voce. Perché non esistono parole per descrivere quello strano senso di sollievo, di gratitudine, e di terrore.
Terrore allo stato puro, che la assale ogni volta che pensa che quelle mani che ora si avvicinano alle sue hanno tolto la vita ad un uomo. Perché se c’è una cosa che sa per certa, anche senza averla mai provata sulla propria pelle, è che uccidere cambia le persone.
E lei non vuole che Francis cambi. Non vuole che il suo cuore si indurisca, non vuole che i suoi occhi diventino dei pozzi di oscurità, non vuole che l’anima del ragazzino che è stato lo abbandoni per sempre. Non per colpa sua.
«Grazie» le suggerisce lui, con un sorriso poco convinto, che alimenta soltanto quel mostro scuro che le sta crescendo nel petto.
«“Grazie” non è abbastanza»






 
«Vi conviene arrendervi!»
Francis si muove come un ballerino, troppo piccolo rispetto all’omone che è il suo insegnante, ma anche più difficile da acciuffare.
E forse è questa sua sfuggevolezza che, alla fine, gli fa ottenere la vittoria, e non il buon cuore di Sir Lionel, che si sarebbe probabilmente sentito in colpa se avesse fatto sfigurare il piccolo davanti alla donzella appollaiata sul tetto della baracca degli attrezzi.
Il principe sorride vittorioso, prima di premere contro il petto dell’insegnate la punta di legno della propria arma, e osservare compiaciuto il modo in cui l’uomo si accascia a terra, fingendosi morto.
Mary lo guarda, e si chiede se davvero verrebbe a salvarla, se qualcuno dovesse tentare di farle del male, ma solo per un attimo, perché poi Francis alza lo sguardo verso di lei, e la sua mente viene invasa dall’azzurro di quegli occhi, chiari come il cielo sopra le loro teste, che non lascia spazio a nessun altro pensiero.





Quando la mano di Francis stringe la sua, Mary si illude per un attimo che sia la stessa di sempre, con le stesse dita lunghe e delicate, la stessa pelle soffice come quella di un bambino.
Ma non può ignorare il tremito che la scuote, e che solo la sua presa salda riesce a placare.
E si rende conto, con un tuffo al cuore, che quel tremito lo accompagnerà ancora per molto, e che per quanto lei possa sperare e pregare, è impossibile che quello che ha fatto non lo segni per sempre.
Perché sì, i suoi occhi sembrano ancora pezzi di cielo caduti a terra, e il suo cuore batte ancora, più forte che mai, ma è come se una parte di lui fosse morta assieme a Tomas. E nonostante Mary riesca ancora a vedere il bambino che era, nella sua espressione insicura, sa benissimo che d’ora in poi quel visino infantile verrà fuori sempre più di rado, e che la colpa è solo sua. Stringe più forte quella mano fra le sue, e Francis la guarda negli occhi, come se avesse capito tutto.
Le sue dita le accarezzano una guancia, senza tremare, e nel suo sorriso Mary vede quello del bambino che fingeva di salvarla da un temibile villano, arrampicandosi poi su di una baracca di legno per aiutarla a scendere.
Non ha nessuna intenzione di lasciare che svanisca per sempre.


























Yaw.

Mi sto innamorando di nuovo di child!Francis e child!Mary *-*
Seriamente, penso che l'unico motivo per cui continuo a pubblicare queste falsh siano questi due bimbi tanto carini che lo show non ha mai voluto mostrarci :')
In questo capitolo, che è il penultimo *sigh*, la scena del presente non è esattamente un missing moment: mi sono limitata a descrivere quello che secondo me ha pensato Mary quando stavano lì, sui bastioni, a guardarsi negli occhi e a fare i conti con le proprie azioni. La scena di quando sono bambini, invece, è completamente inventata da me - e devo dire che ne vado anche piuttosto fiera.
Essendo il prompt movement non ho potuto fare a meno di pensare al modo in cui Francis guarda le proprie mani dopo aver ucciso Tomas e si rende conto che tremano incontrollabilmente - soprattutto perché poi Bash gli dice che ci sarebbe da preoccuparsi se non tremassero (o qualcosa del genere - vi sto parlando di episodi visti sei mesi fa, abbiate pietà :'D).
Anyway, non credo ci sia molto altro da dire, se non che mi sono appena resa conto di aver infilato riferimenti a La Spada Magica anche in questa flash - sono veramente un caso perso :')

-TheSandPrincess-

 

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Capitolo 5
*** Love ***



 


 #2. Love ~
Here beside you
 
 
 







 
«Come funziona l’amore?»
La voce di Mary è un sussurro, nel silenzio della sua enorme stanza da letto, ma la vecchia Kayley smette di rimboccarle e coperte, e alza lo sguardo, sorridendole di quel sorriso tipico degli adulti, un sorriso che sembra ricordarle ogni volta quante siano le cose che non sa, e che invece loro danno per scontate.
«L’amore non “funziona”, Vostra Grazia»
Risponde la domestica, azzardandosi ad accarezzarle il capo, in uno dei rari gesti d’affetto che Mary riceve, qui a castello.
«L’amore
è»
La bimba alza le sopracciglia, senza riuscire a capire.
Vorrebbe chiedere altre spiegazioni, chiedere cosa
sia l’amore, e cosa ne sappia lei, che è invecchiata senza mai sposarsi, ma la donna le sorride ancora una volta e si allontana, dirigendosi verso la porta con il passo spedito tipico di chi è abituato a dover essere ovunque in ogni momento.




 

Mary si aggira per i corridoi, lasciando che la timida luce dell’alba le accarezzi il volto.
I suoi passi riecheggiano per il castello addormentato come colpi su di un tamburo, nonostante stia tentando di essere il più silenziosa possibile.
Non sa di preciso dove stia andando – sa solo che ha bisogno di muoversi, di fare qualcosa, di sapersi viva. Ha bisogno di cancellare dalla propria mente le immagini che l’hanno tormentata per tutta la notte, di fuggire da se stessa.
Forse è per questo che tenta di perdersi tra le mille scalinate del castello, senza riuscirci davvero.
Perché, alla fine, capita sempre davanti alla stessa porta, come attratta da una forza invisibile.
E, alla fine, non ce la fa a restare lì fuori, a scrutarne il legno e a chiedersi cosa vi si celi dietro.
Vuole vederlo, vuole parlargli, vuole sentire le sue braccia che la stringono.
Quindi, rompendo ogni indugio, mentre i raggi del sole filtrano dalle finestre, Mary spinge piano la porta della camera di Francis, e si fa strada nell’unico luogo che, forse, potrà portarle un po’ di conforto.







 
La fiamma tremolante della candela rischiara appena il buio che regna nella stanza del principe di Francia, e per un attimo Mary se chiede se non sia stato poi un errore, venire qui.
«Francis?» chiede, timida, all’oscurità che la circonda.
Solo il silenzio accoglie la sua domanda, e la bambina sta per voltarsi e andare via, dandosi della stupida, quando sente delle coperte frusciare, da qualche parte nell’enorme camera.
Dei passi le si avvicinano lentamente, e Mary aguzza la vista, nel tentativo di capire da quale direzione arriverà il suo amico.
«Cosa ci fai qui?»
Mary si volta di scatto e si ritrova faccia a faccia con un Francis sorpreso almeno quanto lei, che ha indosso solo la camicia da notte, e contorce la dita dei piedi, cercando di ignorare la sgradevole sensazione che gli procura il marmo freddo a contatto con la pelle.
«Tu lo sai come funziona l’amore?»





«Perché
La voce di Mary è fragile, forse come non lo è mai stata prima, ma a lei non importa. È stanca di fingere, stanca di mettere su una facciata indistruttibile quando in realtà dietro di essa sta andando in pezzi, stanca di avere paura e di doverlo nascondere. È stanca, e basta.
«Perché sei tornato?»
La giovane regina è cosciente della nota di disperazione che le si sta insinuando nella voce, ma non fa nulla per trattenerla. I suoi palmi si scontrano con il petto muscoloso di Francis, spingendolo lontano, perché è stanca anche di vivere nel terrore di perderlo, ed è stanca del modo in cui lui le sta rendendo l’esistenza impossibile.
«Non sapevi che l'oro era avvelenato!»
Il tono della sua voce cresce, assieme alla forza dei suoi piccoli pugni, che continuano a battere contro il petto del principe, disperati.
«Eri un uomo solo contro dieci! Perché hai fatto qualcosa di tanto stupido?»
Le sue mani tremano, e stavolta è Francis a prenderle fra le proprie, nel tentativo di calmare il tremito che le scuote.
È Francis a guardarla negli occhi, cercando di farle capire che lui è lì, è vivo, e non ha nessuna intenzione di andarsene.
«Perché ti amo»





 
«L'amore funziona che due persone decidono di stare insieme per sempre, e si sposano» spiega Francis, col tono di chi la sa lunga a riguardo «ma subito dopo cominciano ad odiarsi»
Il suo volto è illuminato solo dalla fiamma della candela e, nel lungo silenzio che segue quella sua affermazione, Mary lo scruta preoccupata, alla ricerca della scintilla che gli brilla sempre negli occhi quando la sta prendendo in giro, senza però riuscire trovarla.
«Secondo te succederà anche a noi?» si azzarda quindi a chiedere, esprimendo finalmente il dubbio che quelle parole le hanno instillato nel cuore. Ed, evidentemente, deve avere un'espressione veramente terrorizzata, perché sul viso di Francis si schiude un sorriso rassicurante.
«No» le risponde, e la sua voce, nonostante sia poco più di un sussurro, sembra riempire la stanza fino al soffitto, tanto, tanto alto sopra le loro teste «No, perché noi siamo amici»
Lo dice come se bastasse quel dato di fatto a spiegare un mondo intero, ma la bimba continua a guardarlo con due occhi grandi come pozzi, e altrettanto profondi, nei quali si riflette il bagliore rossastro della fiamma, senza capire.
«Gli amici sono per sempre» aggiunge quindi lui, stringendosi nelle spalle.
E, stavolta, Mary non ha bisogno di altre spiegazioni.





Francis la bacia, e come tutte le altre volte prima di questa, Mary sente il mondo attorno a lei che si capovolge, che smette di conservare anche solo quell'apparenza di razionalità che ha invece sempre mantenuto in ogni altra occasione.
Perché l'amore non è razionale. L'amore non è qualcosa che puoi capire e studiare e analizzare. L'amore è, e basta.
E Mary vorrebbe riuscire ad esprimere tutte le preoccupazioni che quei baci tentano di cancellare dalla sua mente, ma Francis non glielo permette, rifiutandosi di abbandonare la sua bocca anche solo per un attimo.
Perché forse anche lui ha bisogno di sentirsi vivo, e di saperla viva, e anche lui ha bisogno di stringerla e non lasciarla andare, per paura di poterla perdere per sempre.
Le sue mani le scorrono lungo il corpo, la accarezzano, come la pioggia, e come la pioggia cancellano il mondo attorno a loro, assieme a tutti i suoi dubbi.
«Dimmi quando vuoi che mi fermi» le mormora, e nei suoi occhi Mary legge una sincerità che non ha mai visto in nessun altro sguardo, e che molto probabilmente riuscirà a ritrovare ancora solo nel suo.
E si rende conto che, per la prima volta da sempre, stanno correndo fianco a fianco.
«Mai»


























Yaw.

Ora, in una raccolta del genere non poteva certo mancare il finale dell'1x08. E, anche se sotto un certo punto di vista mi dispace che sia già finita, sono anche certa che dovesse finire proprio in questo modo.
Vorrei precisare che l'idea che Francis ha dell'amore è quella che gli viene data dai suoi genitori, e che sia quel «l'amore funziona che», indubbiamente sgrammaticato, sia la sua convinzione che gli amici siano per sempre sono un tentativo di mostrare il lato più infantile del principino di Francia, che viene fuori quando è messo davanti a cose che non riesce ancora a capire.
Inoltre, in questo capitolo, che è senza dubbio il più lungo di tutta la raccolta, ho cercato di richiamare in qualche modo i precedenti, di qui quel «
le sue mani tremano, e stavolta è Francis a prenderle fra le proprie», il riferimento alla pioggia e l'idea che stiano finalmente correndo insieme, e che lui si sia quindi fermato per aspettarla.
Insomma, voleva essere proprio una sorta di conclusione ad un cammino, ma non so quanto io sia riuscita in questo intento :'D
In ogni caso, spero che vi sia piaciuta (non solo questa ultima shot, ma anche la raccolta in generale) e ne approfitto per ringraziare i tanti che magari hanno letto in silenzio :)
Alla prossima Frary,

-TheSandPrincess-

 

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