Abbiamo creato la reazione più bella del mondo

di lightblue96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Flashback ***
Capitolo 3: *** Ricerche e chiacchiere ***
Capitolo 4: *** Flashback ***
Capitolo 5: *** Casa dolce casa ***
Capitolo 6: *** Flashback ***
Capitolo 7: *** La lettera ***
Capitolo 8: *** Flashback ***
Capitolo 9: *** Lui e Lei ***
Capitolo 10: *** Flashback ***
Capitolo 11: *** Amicizia ***
Capitolo 12: *** Flashback ***
Capitolo 13: *** Dimenticare? ***
Capitolo 14: *** Flashback ***
Capitolo 15: *** La ritroveremo ***
Capitolo 16: *** Flashback ***
Capitolo 17: *** Concerto ***
Capitolo 18: *** Flashback ***
Capitolo 19: *** Chiamatelo! ***
Capitolo 20: *** Flashback ***
Capitolo 21: *** Sono qui... ***



Capitolo 1
*** Prologo ***









Cinque mesi. Erano passati cinque mesi da quando tutto accadde. Cinque mesi a cercare di rintracciare quel ragazzo che era stato importante per me. Quella città sarebbe stata l’ultima tappa.

Ero arrivata. Finalmente ero atterrata a Holmes Chapel. Mi restava solo da prendere la valigia, andare in albergo e trovare la casa Styles oppure la panetteria dove lavorava. Quella era la mia ultima mossa. Sarei restata due giorni, poi sarei ritornata in Italia. E lì avrei ricominciato da capo. Senza rimpianti, senza dolore. O almeno quello era il mio obiettivo...






















Note
Ciao a tutti! Questa è la mia nuova storia. Spero che vi piaccia.
Volevo dirvi che non lascerò spesso dei commenti alla fine dei capitoli,
sono una frana a scriverli. LOL. Ma vi dico che ogni recenzione per me è 
importante. E mi piace sempre sapere cosa ne pensate, quindi scrivetemi. :)
Per chi non avesse letto le altre storie vi lascio i link di seguito.
Buona lettura :)



Quando credi di odiare finisci per amare: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2015271
Il mondo si ferma quando sono con te: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1393649
Rock me (OS): http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1960978&i=1
Diana: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2995446&i=1

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Capitolo 2
*** Flashback ***


Flashback

Ero appena arriva e non potevo crederci. Ero a Londra! E ci sarei rimasta per un bel po’ di tempo.  L’aeroporto brulicava di persone. Uomini in giacca e cravatta, donne con i propri bambini e ragazzi e ragazze. Mi piaceva immaginare quale fosse la loro storia. Da piccola lo facevo sempre e crescendo questo mio piccolo vizio, se così si può chiamare, non era scomparso. Mi sedevo in un posto appartato e osservavo. Ma in quel momento non c’era tempo. Andai al recupero bagagli e aspettai che il mio si vedesse, almeno in lontananza. Dopo averlo individuato, lo presi e andai verso l’uscita. Mi guardai in torno, senza però vedere dove mettevo i piedi. E fu così che mi scontrai con qualcuno. Feci in passo indietro e guardai la persona con cui mi ero scontrata. Era un ragazzo, alto. Potevo dire solo questo. Non vedevo i suoi occhi, né i suoi capelli. Portava degli occhiali da sole, cosa insolita visto che era sera, e il cappuccio.
“Mi dispiace. Non ti avevo visto” dissi io
“Non preoccuparti” mi rispose sorridendomi. Distolsi lo sguardo, presi la mia valigia e me ne andai senza dire altro. Una cosa avevo imparato dalla vita, nonostante avessi ventun’anni, ed era di stare alla larga dai bei ragazzi perché portavano solamente guai. Nonostante il travestimenti si vedeva che era bello e lui lo sapeva. E questo era come se avesse un cartello in testa con scritto ‘PERICOLO’. Uscendo dall’aeroporto vidi che pioveva. Sembrava il diluvio universale. Sbuffai. Non avevo portato l’ombrello.  Mi rimproverai mentalmente per quella svista. Insomma, cosa avevo per la testa? Londra non era come Pescara. Mi fermai in un posto riparato poco lontano dall’uscita dall’aeroporto. Presi una sigaretta e l’accessi. Decisi di aspettare che la pioggia si calmasse un po’ o, in alternativa, un taxi. Optavo più sulla seconda opzione. Il ticchettio della pioggia che cadeva sui vetri era ipnotizzante per me. Ed ogni volta mi estraniavo dal mondo ascoltandolo. Non mi accorsi di qualcuno che si avvicinava fino a quando la sua voce non interruppe i miei pensieri.
“Fa male fumare, sai?”
Mi voltai verso di lui e vidi che era il ragazzo di prima.
“Grazie per l’informazione” dissi solamente, poi rivolsi il mio sguardo verso la strada. Dopo qualche minuto..
“Vuoi un passaggio?”
Mi girai e lo guardai, per quanto gli occhiali da sole potessero farmi vedere. Eri lì, accanto a me, con un sorriso sbarazzino e le fossette che davano al suo viso un aspetto di tipo angelico. Ma con me non attaccava. Dopo l’incidente che aveva portato via l’amore della mia vita, ero diventata fredda.
“Non accetto passaggi dagli sconosciuti”
“Oh. Ma io non sono uno sconosciuto.” Disse. Poi si tolse gli occhiali.
“Quale onore” risposi sarcastica. “Dimmi, dovrei urlare, saltarti addosso o cosa?”
“Beh, non sarebbe male se mi saltassi addosso” disse con fare malizioso. Alzai gli occhi al cielo. Non spagliavo mai le mie previsioni. E quella era l’ennesima prova.
“Rimani comunque uno sconosciuto” feci io indifferente.
“Harry Styles, piacere” disse allungandomi la mano. Sbuffai. Sapevo già che non me ne sarei liberata facilmente.
“Federica Rossi”
“Bene, ora che ci siamo presentati e che ci conosciamo.. lo vuoi un passaggio?” mi chiese con un sorrisetto furbo.

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Capitolo 3
*** Ricerche e chiacchiere ***


È proprio vero che il primo incontro non si scorda mai (oppure era il primo amore?), soprattutto se quell’incontro è stato con la persona che ora ami. Che strano che è il destino. Prima incrocia le strade e poi le separa bruscamente.
 
Ero arrivata. Finalmente ero atterrata a Holmes Chapel. Mi restava solo da prendere la valigia, andare in albergo e trovare la casa Styles oppure la panetteria dove lavorava. Quella era la mia ultima mossa. Sarei restata due giorni, poi sarei ritornata in Italia. E lì avrei ricominciato da capo. Senza rimpianti, senza dolore.
Arrivai presto in albergo ed ebbi il tempo di mettere qualcosa sotto i denti e di cambiarmi. Alla reception chiesi anche una cartina, che gentilmente la responsabile mi aveva dato, e, una volta sistemata in camera, la aprii sul letto. Trovai subito la casa dove viveva ancora la madre, non mi restava che andare lì.  Dopo essermi cambiata e aver fatto un riposino mi incamminai. Ci misi circa un’oretta a trovare la strada, ma per la casa non ci misi molto. Di fronte ad essa c’erano dei gruppetti di ragazzine con cartelloni, foto e lettere. Tante, troppe. Non mi avvicinai. Era inutile, dopotutto.  Anche se avessi messo la lettera assieme a quelle delle altre,  non avrebbe risolto niente. Avevo bisogno che lui la leggesse, che soffrisse come avevo sofferto io, che capisse. E se avessi messo la mia lettera assieme a quelle delle altre non avrei risolto niente. Non mi restava che cercare la panetteria dove lavorava, ma prima mi fermai ad un parco lì vicino. Dovevo riposarmi un po’, altrimenti la bambina ne avrebbe risentito. Cercai una panchina libera e mi sedetti. A quell’ora c’erano molti bambini con i loro genitori. Ogni volta era uno spettacolo bellissimo vederli. Erano così spensierati, liberi dai pregiudizi e sinceri. I bambini avevano un mondo tutto loro ed era così stupendo entrarci, anche per poco. Per loro le cose impossibili erano possibili, per loro la falsità non esisteva.. Mi accarezzai la pancia e sospirai. Mi riscossi dai miei pensieri e presi la cartina. La panetteria era lontana da dove mi trovavo, quindi, sospirando, mi alzai, uscii dal parco e mi incamminai verso la fermata dell’autobus. Ci misi mezz’ora per arrivare a destinazione. Era tardo pomeriggio e le strade erano illuminate dai lampioni. La giornata era stata faticosa e ne risentivo parecchio. Ero stanca e abbattuta. Non una combinazione proprio perfetta. La panetteria si trovava di fronte alla fermata, quindi non ci misi molto a trovarla. Quando entrai sentii un buon odore di pane e paste.
“Buona sera” mi accolse una signora. Era anziana, ma i suoi occhi erano come quelli dei bambini: luminosi, forti e dolci.
“Salv/” mi bloccai e mi piegai in due. Il dolore era fortissimo, perciò mi aggrappai al bancone. La signora mi soccorse subito facendomi sedere e mi diede un bicchiere d’acqua.
“Mi dispiace” dissi io. Avevo le lacrime agli occhi. Presi un sorso di acqua e cercai di calmarmi.
“Oh bambina mia, non preoccuparti. Come ti senti?”
“Meglio grazie” mentii io.  Altre fitte, meno dolorose, mi colpirono il ventre. “Mi sono solo affaticata troppo” dissi io. Lei annuii sovrappensiero. Dopo qualche minuto, in cui aspiravo ed espiravo, mi alzai dalla sedia. Le feci un sorriso timido e la ringraziai.
“Le va una tazza di thè?” mi chiese.
“Volentieri” le risposi sorridendo. Ci mettemmo sedute su un tavolino e intanto aspettavamo che l’acqua bollisse.
“Come ti chiami, cara?”
“Federica” risposi io. “Non sono di qui” dissi guardando altrove.
“Io sono Lucy” si presentò lei.
 In poco tempo cominciammo a chiacchierare del più e del meno, come se ci conoscessimo da tempo. Gli raccontai anche la storia con Harry, senza però rivelare il suo nome. Era una donna così gentile e premurosa. Mi ricordava la mia dolcissima nonna, che mi aspettava in Italia. Avrei vissuto con lei infatti. Era la mia famiglia.
“Il padre?” mi chiese facendo un cenno alla mia pancia. Sospirai.
“Non lo sa ancora” dissi io. “Il fatto è che non riesco a rintracciarlo” abbassai lo sguardo. Restammo un paio di minuti in silenzio, poi Lucy
“Perché sei venuta qui?”
“Io…” sospirai “.. volevo sapere se è questa la panetteria dove lavorava Harry Styles”
“Ho capito” sussurrò pensierosa. “Comunque si. Sei una sua fan?” aveva uno strano tono di voce, ma non riuscii a identificarlo. Un misto tra gioia e rabbia? Delusione? Non lo sapevo. Ma sapevo che era una donna intelligente e, sicuramente, aveva capito tutto.
“Si” le risposi, sperando di essere stata  abbastanza convincente. “Volevo che ricevesse questa lettera” dissi porgendogliela. Lei la prese e annuì.
“Perché non sei andata a casa sua?”
“C’erano troppe ragazze. Ed io ho bisogno che lui la legga. È importante” dissi. Avevo gli occhi lucidi e prossimi a sgorgare.
“E se vorrà contattarti? Qui non c’è scritto nulla” fece lei con fare gentile.
“Si fidi se le dico che a lui non importa niente di me. Sono solo una delle tante ‘fan’” dissi io con un sorriso triste. 

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Capitolo 4
*** Flashback ***


Flashback

Dovetti accettare il suo passaggio, visto che non c’erano taxi nelle vicinanze. Gli dissi il nome della casa dove dovevo andare ad abitare e partimmo.
“Non sei inglese” disse.
“No, sono italiana” risposi. Avevo lo sguardo rivolto verso il finestrino, ma sentivo il suo sguardo su di me.
“E come mai ti trovi qui?” mi chiese.
“Volevo cambiare aria” risposi. Lo guardai negli occhi. Si era tolto gli occhiali e il cappuccio. Aveva gli occhi verde smeraldo e i capelli ricci e marroni. I suoi occhi erano così trasparenti.. potevi tranquillamente buttartici dentro.  E così ipnotici. Distolsi quasi subito lo sguardo. Non ci mettemmo molto ad arrivare a destinazione. Quando fermò l’auto aprii la portiera e scesi. Anche lui fece lo stesso e mi aiutò a prendere i bagagli.
“Grazie” gli dissi, poi mi voltai per andarmene, ma lui mi fermò.
“Aspetta!” esclamò. Mi girai verso di lui e attesi. “Ti andrebbe domani di uscire con me?”
A quel punto alzai un sopracciglio. Mi avvicinai a lui, poi sospirai.
“Senti Harry, non voglio essere scortese, ma no. Con me non attacca e poi sono appena uscita da una storia importante..” gli occhi mi si fecero improvvisamente lucidi, quindi feci un passo indietro, sperando che non li avesse notati, e guardai altrove.
“Solo come amici” insistette lui. Sospirai.
“E va bene. Ma solo come amici.” Puntualizzai io. Lui fece un sorriso da mozzare il fiato.
“Ti passo a prendere alle 4.00 pm” disse e poi se ne andò.
 
La giornata passò velocemente, e anche quella successiva. Non ci misi molto a prepararmi. Un paio di jeans, una maglietta e delle scarpe. Un filo di matita nera ed ero pronta. Per i miei standard era anche troppo. Quando suonarono al campanello aprii la porta, ed eccolo lì. Ci salutammo e proseguimmo verso la macchina.
“Allora.. dove andiamo?” chiesi io per rompere il silenzio.
“Ti faccio da guida turistica. Visiteremo Londra” rispose lui elettrizzato.
“Mmm, e chi ti dice che io non l’abbia già visitata?” dissi per stuzzicarlo. Lui si innervosì.
“Perché già l’hai fatto?” chiese lui. Io sorrisi e poi feci cenno di no. A quel punto si rilassò. “L’hai fatto a posta, vero?”
“Si” risposi sinceramente con un sorriso sulle labbra. Era da tanto che non sorridevo e pensavo di aver dimenticato come si faceva, fino a quel momento. Lui sorrise di rimando. Continuò a guidare per una decina di minuti e poi arrivammo nel centro della città.
“Dove vuoi andare per prima?” mi chiese.
“Che ne dici di quel parco?” feci io.
“Aggiudicato” rispose lui un po’ sorpreso. Dopo un po’ che camminavamo mi chiese il perché di quella scelta.
“I parchi sono stupendi. Il verde, gli uccellini che cinguettano, i bambini che giocano.. Sembra di essere in un mondo a parte, dove non ci sono preoccupazioni o dolori. È il luogo in cui posso ritornare piccola.” Risposi io.
“Anche io ho un posto così. Ci vado spesso quando torno a casa.”
“Allora anche tu non sei di qui” feci io, scherzando.
“No. Abitavo a Holmes Chapel prima che cambiasse tutto, e quando ho un po’ di tempo ci ritorno.” Disse lui.
“Ti manca, vero?”
“Cosa?”
“Casa tua, la tua famiglia”
“Si, molto” confessò. “E la tua?”
“Mi mancano le persone che mi facevano sentire a casa.” Dissi io sospirando. –Soprattutto adesso che me n’è rimasta solamente una- questo però lo tenni per me.
Dopo qualche minuto di silenzio, dove ognuno era assorto nei propri pensieri, io parlai.
“Guarda” dissi “ci sono delle altalene” sorrisi e corsi verso la prima. Erano entrambe libere, quindi  ad una mi ci sedetti io e sull’altra Harry. Cominciai a dondolare, poi mi spinsi più forte e più forte fino a volare. Mi piaceva quella sensazione. Chiusi gli occhi e andai ancora più veloce. Poi, senza fermare le gambe, mi allungai un po’ all’indietro. Era stupendo. Sorrisi.
“Sei stupenda” disse all’improvviso. Aprii gli occhi di scatto e mi fermai. Erano le stesse parole che Marco mi aveva detto. Il dolore era troppo forte. Mi alzai e gli voltai le spalle.
“Forse è meglio andare” dissi fredda.
“Ho detto qualcosa di sbagliato?” chiese lui preoccupato.
“No. Sono io.” Risposi. “Te l’ho detto. Questo per me è un periodo particolare”
“Se vuoi, io ci sono.” Disse mettendomi una mano sulla spalla.
 

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Capitolo 5
*** Casa dolce casa ***


Dopo essere uscita dalla panetteria, tornai in albergo. Preparai la valigia e l’occorrente per il giorno dopo. Potevo finalmente tornare a casa più libera. Mi sentivo decisamente meglio. Non ero felice, certo, ma sapevo che il tempo avrebbe risanato le ferite. Dopo aver cenato mi allungai sul letto e, finalmente, mi concessi di ripensare a tutto quello che era accaduto negli ultimi anni. Marco, il primo amore, era morto. L’amore e la speranza ritrovata con Harry. La mia adorata nonna che mi ha sopportato da quando sono nata.. fu con quei pensieri che caddi tra le braccia di Morfeo.

La sveglia, stranamente, suonò puntuale. Mi preparai in fretta, misi le ultime cose in valigia e pagai l’albergo. Il taxi mi portò in aeroporto, dove feci check-in e mi imbarcai. Il viaggio di ritorno fu molto più rilassante e veloce. Nell’aeroporto mi aspettava mia nonna. La riconobbi subito. Capelli grigi, occhi verdi, magra e bassa. Una volta arrivata a fianco a lei avevo le lacrime agli occhi. Ci abbracciammo.
“Com’è andata tesoro?” mi chiese.
“Bene, dai. Ti racconto tutto quando torniamo a casa” risposi io.
E insieme ci dirigemmo verso l’uscita.
 


Harry’s Pov
Erano passati cinque mesi da quando l’avevo lasciata. Nei peggiori dei modi. Ero un stupido, un cretino e sapevo che quella scelta l’avrei rimpianta in futuro. Avevo finalmente trovato una persona dolce, bella, forte, che non si lasciava mettere i piedi in testa a nessuno, ed io me l’ero lasciata fuggire dalle mani. E la colpa era soltanto mia. Sapevo di averla fatta soffrire, e non mi perdonavo neanche di questo. Sapevo cosa aveva passato, e nonostante tutto ero scappato. Perché, sì, era quello che avevo fatto. Avevo paura. Paura di quel sentimento così forte che era nato in me. Non era una giusta giustificazione, lo sapevo.
“Harry, perché non la chiami?” chiese Louis, interrompendo i miei pensieri.
“Ormai è tardi” risposi io nervoso.
“Lo sai che non è mai troppo tardi”
Sospirai. La fortuna volle che entrarono gli altri, quindi cambiammo discorso. Non che loro non lo sapessero, dopotutto erano i miei migliori amici, ma sapevano che non mi piaceva parlarne.
“Anche questo tour è finito” disse Niall.
“Per fortuna che ci hanno dato due settimane di riposo” dissi io.
“Voi che farete?” fece Zayn.
“Io tornerò per qualche giorno dai miei” rispose Liam.
“Io idem” feci io.
“Io resto a Londra. Vengono loro da me” disse Louis.
“Io torno a Mulligar” fece Niall.
“Anche io resto a Londra” terminò Zayn.
“Lou ricordati di sistemare casa perché è un casino” ridacchiò Niall
“Cavolo!” esclamò ricordandosi. Ridemmo tutti.
 
Casa. Era l’unico luogo in cui potevo essere me stesso. Negli ultimi anni casa era stata anche quella a Londra, ma niente poteva uguagliare quella in cui ero nato e cresciuto.  Quella in cui c’era anche la mia famiglia.  
Una volta arrivato, salutai mamma e andai a posare le valige. Mi riposai un po’ e dopo andai in giro per la città per salutare gli amici.. Per ultimo mi lasciai la panetteria dove lavoravo. Le due anziane signore, Lucy e Elisabeth, mi salutarono con calore. Parlammo molto, fino ad ora di cena, poi però dovetti andarmene. Lucy, che aveva uno strano comportamento, mi fermò.
“Un paio di giorni fa è venuta una ragazza” disse guardandomi intensamente negli occhi. Ero confuso. –Sarà sicuramente un’altra fan- pensai.
“Non sembrava proprio una delle tua fan” rispose al mio pensiero. “Mi ha lasciato questa” disse porgendomi la lettera. La busta era bianca, non c’era scritto nulla a parte il mio nome. Spalancai gli occhi. Avrei riconosciuto la sua calligrafia ovunque. Il cuore mi iniziò a battere velocemente.
“La conosci vero?” mi chiese. Non riuscivo a parlare, perciò annuii.
“Grazie Lucy” risposi io con voce roca.
“Figurati.” Disse lei. Mentre me ne stavo andando però mi richiamò. “Ah Harry, risolvi tutto. È una brava ragazza, si vede, e ci tiene ancora a te.” Annuii e me ne andai.
 

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Capitolo 6
*** Flashback ***


Flashback

Il giorno dopo ci rivedemmo. Facemmo un giro per Londra, poi andammo in una caffetteria. Parlammo di molte cose, come libri, musica, colore preferito, le canzoni che ci sono piaciute di più e quelle che invece odiavamo. Era semplice e bello parlare con lui. Le parole uscivano dalla mia bocca senza che bisognasse tirarle con l’amo. Ok, un esempio stupido, ma avete capito, no? Sembrava come se ci conoscessimo da una vita, e mi piaceva.
“Raccontami qualcosa di te” dissi.
“Mi chiamo Harry Styles, ho vent’anni e faccio parte di una boyband di fama internazionale” Ridacchiai e gli diedi una pacca sulla spalla.
“Scemo. Qualcosa sulla tua vita” dissi.
“La mia vita non è molto interessante”
Alzai un sopracciglio. “Certo, come se ci credessi” feci io.
“E va bene. Sono nato a Holmes Chapel, dove ho vissuto fino alle audizioni di xFactor. Prima andavo a scuola e lavoravo in una panetteria con due signore simpaticissime, Lucy ed Elizabeth. Facevo parte di una band con dei miei compagni di scuola, con cui tutt’ora ho un bel rapporto. Poi un bel giorno una persona mi convinse a fare i provini. Inizialmente sono entrato come solista, poi ci hanno fatto formare un gruppo, gli One Direction, ed eccomi qua.” Disse .
“Chi era?” chiesi curiosa.
“Chi?”
“La persona che ti ha convinto a fare i provini” puntualizzai. Sospirò.
“Si chiama Hope ed era la mia migliore amica”
“Cos’è successo?” chiesi preoccupata.
“Un giorno Hope mi disse che provava qualcosa di diverso dall’amicizia nei miei confronti. Si, insomma, mi disse che era innamorata di me e.. beh io non provavo le stesse cose e ho provato a farglielo capire. Per me lei era ed è tuttora come una sorella. Niente di più. Ci dicemmo che tutto sarebbe tornato come prima, ma non fu così. Il rapporto che avevamo non era più lo stesso e, non so quando, si ruppe. Non ci siamo più parlati da allora.”
“Mi dispiace” dissi sinceramente, stringendogli la mano. Giocherellò un po’ con le mie dita, poi mi guardò.
“Ora raccontami qualcosa di te” fece lui sorridendo.
Sapevo che l’avrebbe detto. E dopotutto ero stata io a mettere in ballo quel discorso.
“Sono nata a Roma, dove ho vissuto fino a dieci anni. Poi, con la separazione dei miei, i giudici mi affidarono a mia nonna. Ho vissuto e sto vivendo tutt’ora con lei. Si chiama Giovanna ed è fantastica. Feci le medie e le superiori lì, e feci amicizia soprattutto con due persone, Rebecca e Marco. Rebecca divenne subito la mia migliore amica, Marco invece..” Mi mancò la voce e gli occhi erano diventati lucidi e pronti a far uscire una montagna di lacrime. Me lo sentivo.
“Se non sei pronta non fa niente” mi rassicurò lui. Feci segno di no con la testa.
“No. Ce la faccio” dissi. “lui mi colpì già la prima volta che lo vidi e mi innamorai all’istante. Seppi solo un paio di anni più tardi che anche a lui piacevo e così ci mettemmo insieme. La nostra storia durò cinque anni. Era come vivere in una favola. È stata importante. Lui era importante”
“Perché vi siete lasciati?” mi chiese Harry riscuotendomi dai miei pensieri. Feci un sorriso triste.
“Si vede che era destino”risposi io amaramente mentre le lacrime mi bagnavano il viso.
“Cos’è successo?” Stavolta era lui quello preoccupato.
“Stavamo ritornando a casa. Avevamo passato la serata in un locale, ma eravamo entrambi sobri. Non avevamo bevuto neanche un goccio di birra. Stavamo ridendo e cantando a squarciagola Wake me up. E poi.. una macchina ci venne addosso.” Le lacrime non volevano smettere di cadere. La mia voce si era fatta roca. Sentivo lo sguardo di Harry addosso, ma io non guardavo lui. Fissavo un punto indefinito davanti a me, cercando di trovare un minimo di forza per andare avanti. “L-Lui morì sul colpo, invece io me la cavai con qualche rottura e contusione” Sapevo che nella mia voce c’era amarezza. Lui mi abbracciò. Tra le sue braccia mi sentivo al sicuro. Lui mi faceva sentire così. E, no, non era un bene. Perché sapevo che, in un modo o in un altro, avrei sofferto ancora. Ed io ero stanca.
“Non sentirti in colpa perché sei viva. Anzi, ora come ora dovresti vivere anche per lui. Non accontentarti di sopravvivere..” Mi sussurrò lui.
-Non accontentarti di sopravvivere- le sue parole mi vorticavano nella testa. Dopotutto aveva ragione, lo sapevo, ma non riuscivo ad andare avanti perché significava dimenticare ed io non volevo farlo. 

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Capitolo 7
*** La lettera ***


(Prima di iniziare la lettera, se volete, mettete questo: https://www.youtube.com/watch?v=YZs2703FWKM )



Dopo essere tornato a casa e aver mangiato, mi diressi verso camera mia. Mi sedetti sopra il letto, gambe incrociate, schiena appoggiata al muro e la busta a pochi centimetri da me. La fissavo senza sapere cosa fare. Ad interrompere i miei pensieri fu il mio cellulare. Era Louis.
“Ehi Hazza. Come va il primo giorno senza di me?”Sorrisi.
“Boo malissimo” dissi.
“Che cos’è successo?” mi chiese ritornando serio.
“Lei. Lei è stata qui!” dissi affranto.
“L’hai incontrata?” Era sbalordito.
“No. Ti ricordi Lucy?”
“Si, certo. La signora che lavorava nella panetteria dove lavoravi” mi rispose.
“Esatto. Le ha lasciato una lettera da darmi”
“L’hai letta?”
“No.. io non ce la faccio” confessai io. Mi portai i capelli all’indietro con fare nervoso.
“Aprila e leggila Harry” mi ordinò lui. Sospirai e poi cedetti.
“Va bene bro. Ti faccio sapere. A dopo” lo salutai io.
“Ti chiamo io tra un oretta” mi rassicurò lui. Poi attaccammo. Dopo un po’ di minuti persi ad osservarla, presi coraggio e l’aprii.
 
 
 
Harry,
ti ricordi di me? Ricordi quella ragazza dell’aeroporto? Quella con cui hai parlato per giorni e poi ci sei hai fatto l’amore? Oh, forse per te era solo sesso.  Ricordi che poi te ne sei andato senza dirmi niente? Senza spiegazioni? Allora, ti ricordi di me? No, certo che no. Per te sono stata l’ennesimo nome della tua lista. Sono stata solo un opportunità presa al volo. Pensavo che fossi diverso. Che fossi speciale. E invece sei come tutti gli altri. Sei come gli altri ti descrivono. Però non stai leggendo questa lettera per questo. Ti ho scritto per un motivo che ti spiegherò più tardi. Andiamo per ordine. Ho cercato di rintracciarti in tutti i modi. Sono venuta a Londra, sono andata alla Modest, a casa tua, ho provato a chiamarti, a mandarti un e-mail, ma niente. Il numero è inesistente. L’e-mail è stata chiusa. La Modest non voleva rilasciarmi informazioni credendo fossi un’altra delle tue stupide fan. E casa tua era inaccessibile. Ora, ho fatto qualcosa di sbagliato? O ti sei dimenticato di me? Sono così facile da dimenticare, vero? Una ragazza comune, una ragazza insignificante. Come se non fossi mai esistita. Come se quello che abbiamo condiviso fosse il nulla. Ma non ti preoccupare. Scomparirò dalla tua via, Harry. Non sentirai più parlare di me. Ho solo bisogno che tu sappia. È tuo diritto ed io non posso negartelo. Non voglio avere sensi di colpa, rimpianti o altro. Voglio essere il più sincera possibile con te. Per me quei giorni passati insieme sono stati importanti. Mi eri sembrato un ragazzo che sapeva leggere dentro le persone. Che abbatteva i loro muri e che restava loro vicino. Come ho già detto, mi eri sembrato speciale. Ma l’apparenza inganna. E chi meglio di me avrebbe dovuto immaginarselo? Ma sono cieca. Lo sono sempre stata. Ho fatto molte cose sbagliate in vita mia, la più importante però è stata accettare il tuo passaggio. Ricordi? Quel gesto è stato alla base di tutto. È stato l’inizio per, quella che è stata per me, la nostra storia. Ora Harry, so che leggendo queste parole io non otterrò niente da te. Oramai ho perso la speranza, di nuovo. Ma non è quello il mio obiettivo. Voglio che tu sia consapevole delle azioni e delle scelte che hai fatto. Perché, come saprai, ad ogni azione corrisponde una reazione. E noi abbiamo creato la reazione più bella del mondo. Non hai ancora capito? Sono incinta, Harry. Si, è tua figlia. Ma come ho già detto non voglio niente da te. Né te, né i tuoi soldi. Mi hai ferita troppo. Te l’ho sto dicendo solo perché è tuo diritto sapere, niente di più e niente di meno. Ora che lo sai posso finalmente avere la coscienza a posto perché, Harry, io ci ho provato, ci ho provato veramente. Io in ‘noi’ ci credevo davvero. Ma forse non era destino. Ora devo andare.
Ciao Harry. Ti auguro tutto il meglio di questo mondo.
Con affetto,
Federica
 
 

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Capitolo 8
*** Flashback ***


Flashback
 
Dopo la mia ‘confessione’, ci vedemmo sempre più spesso. Facevamo attenzione, andavamo sempre in luoghi dove nessuno poteva vederci o fotografarci. Andare sulle pagine dei giornali era l’ultima cosa che avrei voluto. E anche lui sembrava dello stesso avviso.
 
“Che ne dici di conoscere i miei amici?” mi chiese la seconda settimana da quando ci conoscemmo.
“Non credo sia una buona idea” risposi dubbiosa
“Perché?”
“Harry” sospirai. “Insomma, cosa penseranno? E poi io non c’entro niente..”
“Ah, ah” disse facendo cenno di no con la testa. “Lo sanno che siamo amici. Gli ho raccontato tutto. E poi siccome sei mia amica devi conoscere gli altri miei amici. È così che funziona”
“Come gli hai raccontato tutto?!!” esclamai. Fece una faccia colpevole. E faceva bene a farla.
“Mi dispiace. Ma comunque non diranno niente a nessuno” mi rassicurò lui. “Mi perdoni?” Sospirai. Non riuscivo ad essere arrabbiata con lui. In verità non riuscivo ad essere arrabbiata con nessuno per più di cinque minuti.
“Certo” gli risposi sorridendogli.
“E per la cena?” mi chiese speranzoso.
“Va bene” dissi io arrendendomi. Oramai avevo capito che lui era più testardo di chiunque altro e se si metteva intesta una cosa si impegnava per realizzarla. Non dico che sia una brutta cosa, anzi, per certi versi è ammirevole avere così tanta determinazione. Ma non quando si tratta di convincere qualcuno..
 
Il pomeriggio passò in fretta. Non ero agitata. Sinceramente non è che mi interessasse molto conoscere i suoi amici, ma mi piaceva vederlo così felice. Non sapevo spiegarmi il perché, ma lui mi rendeva felice e faceva rinascere in me sensazioni che credevo morte già da tempo. Mi sentivo in colpa per quello che provavo. Pensavo che, provando dei sentimenti per Harry, avrei tradito lui, Marco.
 
“Sei pronta per conoscere i miei amici?” mi chiese Harry quando arrivammo a destinazione.
“Assolutamente no.” Gli risposi convinta e senza esitazioni. “Ma entriamo lo stesso. Insomma, ormai siamo qui” “E poi non potranno mai essere peggio di te” dissi scherzando. Lui mi rifilo un pugno (leggero). “Ahi” feci. Non mi aveva fatto veramente male. Comunque quando arrivammo davanti alla porta di una casa molto grande, lui bussò. Ad aprirci fu un ragazzo alto, capelli scuri e occhi azzurri: Louis Tomnlison. Quando la mia amicizia con Harry si era fatta un po’ più seria, mi misi a cercare delle informazioni sulla band. Più che altro i nomi degli altri componenti. Era per questo che li sapevo.
“Ciao” salutò lui sorridendo. “Entrate.”
Louis passava lo sguardo da me ad Harry e viceversa molte volte. E non ci voleva un genio per capire cosa stava facendo.
“Federica, piacere” dissi porgendogli la mano.
“Louis” fece lui stringendomela.  “Harry ci ha parlato molto di te.” Sorrisi.
“Cose carine, spero” dissi lanciando un occhiata al diretto interessato.
“Oh certo” disse lui facendomi l’occhiolino. Alzai un sopracciglio.
“Okay, andiamo a conoscere gli altri” ci interruppe Harry, che mi trascinò lungo il corridoio. Arrivammo in sala, dove c’erano gli altri tre componenti. Niall, il biondo, stava giocando una partita di calcio con la playstation. Zayn, il moro, lo incitava. Infine c’era Liam intento a messaggiare con qualcuno. Quando entrammo tutti smisero di fare quello che stavano facendo e mi fissarono.
“Ciao” dissero.
“Ciao” feci io sorridendo.  “Sono Federica”
“Allora sei tu la famosa ragazza che ha trattato di merda Harry!” disse il moro. “Comunque io sono Zayn”
“Ed io Niall” fece il biondino.
“Liam, piacere”





























Ciao a tutti :)
Eccomi qui con un altro capitolo!!!
Volevo dirvi che mi dispiace moltissimo
per il ritardo, ma tra i problemi personali
e l'estate, beh non ho molto tempo per
scrivere. Non so quando aggiornerò di
nuovo, ma vi assicuro che non farò aspettare 
molto ;) Fatemi sempre sapere cosa ne pensate
e se avete qualche suggerimento/polemiche o altro
scrivetemi tutto. Buona notte ;)

 

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Capitolo 9
*** Lui e Lei ***


Federica’s Pov
Seduta in balcone guardavo il tramonto. Era uno spettacolo stupendo e impossibile da descrivere. Persa nella contemplazione, non mi accorsi della persona che si stava avvicinando fino a quando non parlò.
“Come stai?” mi chiese. Mi voltai verso di lei. Era Rebecca.
“Non lo so” risposi. Poi il mio sguardo tornò sul cielo. “Pensavo che consegnando quella lettera mi sarei sentita meglio. E una piccola parte di me sta bene, l’altra, quella più grande,  invece..”
“Ti manca vero?” mi chiese. Io annuii.
“Come l’aria.” Dissi.
Restammo così, con lo sguardo verso l’altro, perse nei nostri pensieri.
 



Harry’s Pov
Non sapevo cosa pensare, dove andare, con chi sfogarmi. I miei amici erano tutti con le loro famiglie e in quella casa c’ero solo io. Le lacrime scendevano lungo il mio viso. Non potevo crederci. Lei. Pensava sul serio che per me lei non significava nulla? Lei che in poco tempo era diventata il mio tutto. E neanche lo sapeva. Avevo letto quella lettera molte volte e alcune frasi mi ritornarono in mente..
 
“Ho fatto qualcosa di sbagliato? O ti sei dimenticato di me? Sono così facile da dimenticare, vero?”
 
No, lei non aveva fatto nulla di sbagliato. Non lei. Io avevo sbagliato scomparendo in quel modo. Ma un motivo c’era e volevo spiegarglielo, ma non c’era stato il tempo, il momento opportuno. Capivo che fosse arrabbiata. Ogni frase era un accusa a se stessa e a me. No, non mi ero dimenticato di lei. Come avrei potuto?
 
“Ho fatto molte cose sbagliate in vita mia, la più importante però è stata accettare il tuo passaggio. Ricordi? Quel gesto è stato alla base di tutto. È stato l’inizio per, quella che è stata per me, la nostra storia.”
 
Aveva ragione. Quello fu l’inizio. Ma non fu sbagliato. Ricordo ancora, come se fosse ieri, quando ci siamo scontrati all’aeroporto. Lei era stupenda e triste. Mi colpì con un solo sguardo. Poi, vedendola lì, a bagnarsi, con la pioggia che scendeva veloce, da sola, capii che dovevo fare qualcosa per lei. Ricordavo le sensazioni che provavo e che non sapevo di avere. Ricordavo i suoi occhi così tristi e grigi. Ricordavo il suo profumo nell’abitacolo e le emozioni che mi provocava stare vicino a lei.
 
Voglio che tu sia consapevole delle azioni e delle scelte che hai fatto. Perché, come saprai, ad ogni azione corrisponde una reazione. E noi abbiamo creato la reazione più bella del mondo.[…]
Sono incinta, Harry. Si, è tua figlia.
 
Lei aspettava mia figlia. Mia figlia! Non potevo crederci. Non ce la facevo.
 
 


Federica’s Pov
Sapevo che a quell’ora della notte mia nonna dormiva profondamente e che neanche un cannone sarebbe riuscita a svegliarla. Quindi non avrebbe sentito i singhiozzi che uscivano dal mio corpo e non avrebbe visto le lacrime che bagnavano il mio viso. In giornate come quelle non riuscivo a dormire perché i ricordi erano più forti e mi sovrastavano. In giornate come quelle il dolore era talmente grande che non mi faceva dormire. In giornate come quelle non potevo chiudere gli occhi, altrimenti avrei rivisto lui. Con il suo splendido sorriso. Con i suoi bellissimi occhi. Era inutile ribadire il contrario: lui aveva cambiato la mia vita, aveva cambiato me. Ed io sapevo che non sarei mai stata più la stessa senza di lui. 

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Capitolo 10
*** Flashback ***


Flashback

Dopo che ci fummo presentati, parlammo del più e del meno. Era facile stare con loro, ed era bello. Era come stare in una grande famiglia. Si volevano bene, si vedeva. E non escludevano nessuno. Ti facevano sentire a casa. Parlammo di molti argomenti. I più disparati. Ballammo anche. Fu una delle giornate più belle della mia vita. Quando arrivò il momento della cena si aggiunsero anche la fidanzata di Liam, Beth, e quella di Zayn, Diana. Beth era alta, capelli a caschetto mori ed occhi azzurri, mentre Diana era alta (meno di Beth, però), con capelli lunghi e biondi e occhi marroni. Sembravano simpatiche ed erano gentili. Ero in giardino e stavo fumando una sigaretta quando mi arrivarono dalle spalle.
“Allora, come hai conosciuto il nostro Harold?” mi chiese Beth.
“Harold?” ribattei io alzando un sopracciglio.
“Si, Harold. Dai rispondi” fece Diana. Sospirai. Speravo solo che non si facessero strane idee. Insomma, io ed Harry eravamo solo amici. Niente di più.
“Ci siamo scontrati in aeroporto. Tutto qui.” Risposi.
“Come tutto qui? Dai, si vede che tra voi c’è qualcosa..” fece Beth. Scossi la testa.
“Siamo solo amici” dissi.
“Forse per te.” Fece Diana. “Ma per lui.. beh, dovresti vedere come ti guarda”
“Mi guarda come si guardano gli amici. Davvero ragazze, tra noi non c’è niente”
“Per il momento” disse Beth. Sospirai.
“Cos’è che ti blocca?” mi chiese Diana. Feci l’ultimo tiro, poi buttai la sigaretta. Guardai in cielo.
“La paura, suppongo” risposi. Mi girai e le guardai. “Non sopravvivrei di nuovo a un dolore così forte”
Ci fu qualche minuto di silenzio, interrotto da Niall che ci chiamava. Fui la prima ad avviarmi. Diana però mi bloccò.
“So che ci conosciamo da qualche ora, ma se avessi il bisogno di parlare chiamaci” disse. Io sorrisi e poi annuii. Entrammo dentro. La serata continuò in modo splendido.
 
Qualche ora dopo ci ritrovammo, io e Harry, in macchina. Si era offerto di riaccompagnarmi a casa e, beh, accettai.
“Ti è piaciuta la serata?” mi chiese.
“Si. Sono stata bene” risposi. Gli sorrisi.
“Che ti dicevo?!” disse lui. Mi sorrise di rimando. Per un momento mi persi nel suo sorriso. Scossi la testa per riordinare i miei pensieri, poi mi girai verso il finestrino. Londra, nonostante l’ora, era in movimento. Era impressionante. Nel cielo le nuvole coprivano le stelle. Chissà..
“A cosa pensi?” mi chiese Harry interrompendo i miei pensieri.
“Che mi devo trovare un lavoro” risposi. Beh, non era proprio quello a cui stavo pensando, ma comunque era la verità. Dovevo proprio cercarmi un lavoro e iniziare il corso di fotografia alla University of the Arts London. Dopotutto ero venuta a Londra proprio per ricominciare. E l’università mi aveva offerto il modo sopra un piatto d’argento.
“E perché?”
“Perché devo pagare l’affitto, le bollette, da mangiare e parte della scuola/”
“Scuola?”
“Si. Farò tre mesi di lezioni di fotografia alla University of the Arts London.” Risposi.
“Non sapevo ti piacesse fotografia”
“Non sai molte cose di me” dissi.
“È perché non me ne dai la possibilità” fece lui. Ci furono dei minuti, che mi parvero infiniti, in cui nessuno dei due parlò. Quel silenzio non era come gli altri che avevamo avuto. Era impregnato di tensione e qualcos’altro. Era fastidioso. Lo ruppe lui.
“Beh, potresti venire a vivere con me” mi propose lui.
“No” feci io. E non avrei cambiato idea.
“Perché?” mi chiese guardandomi negli occhi. Eravamo arrivati. “Vivo con Louis, abbiamo delle camere libere, e poi siamo quasi sempre in tour e la casa non la usa nessuno.”
“Non è un buona idea.” Risposi io scuotendo la testa.
“Pensaci almeno” disse. Sospirai. Scesi dall’auto.
“Buonanotte Harry”
“Buonanotte Fede”
 

 

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Capitolo 11
*** Amicizia ***


Federica’s Pov
Stavo girovagando su internet quando vidi quel post. Diceva che tra due mesi ci sarebbe stato un loro concerto a Roma e che i biglietti sarebbero stati in vendita nel pomeriggio. Non so se fosse il destino ad avermi messo davanti quella pagina oppure fu una semplice coincidenza. Fatto sta che non ci misi molto a decidere. Volevo rivederlo. Anche da lontano, non mi importava. Sentirlo cantare insieme agli altri era pura magia. E la sua voce mi faceva stare così bene. Non importava che lui non mi vedesse. Non mi importava più di niente oramai. Solo di mia figlia.
Quel pomeriggio riuscii a prenderli.
 
 
Harry’s Pov
“Voi siete sue amiche! Dovete pur sapere qualcosa!” esclamai agitato. Stavo camminando su e giù per la stanza nervoso. Eravamo in salotto. C’eravamo tutti, o meglio, ci mancava solo lei.
Beth e Diana scossero la testa.
“Noi non sapevamo neanche che fosse incinta” disse Beth con le lacrime agli occhi. “Non ce l’ha detto” Liam la abbracciò consolandola e dicendole che non era colpa sua. Mi faceva male guardarli.  Distolsi lo sguardo da loro e mi rivolsi a Diana.
“Da quando non vi sentite?” chiesi io.
“Una settimana. Ma è normale. Non ci piace parlare al telefono, preferiamo vederci di persona. E non ci vediamo da quando tu l’hai lasciata” fece Diana lanciandomi una frecciatina. Sapevo che era colpa mia, non bisognava farmelo presente.  “Qualche volta facciamo delle video chiamate/”
“Come ti è sembrata?” la interruppi io.
“Vuoi davvero saperlo?” mi chiese lei guardandomi negli occhi. Era arrabbiata con me, e lo capivo.
“Forse è meglio se ci calmiamo tutti” fece Louis. Ero frustrato, amareggiato, triste.. Non sapevo cosa fare. Sospirai frustrato.
“Ci inventeremo qualcosa” disse Niall.
“Tra qualche giorno inizieremo un nuovo tuor e abbiamo una tappa a Roma. Non hai detto che abita in quelle vicinanze?” fece Zayn.
“Si. Viveva lì da piccola, ma ora vive con la nonna. E non so dove.” Risposi io.
“Abita a Pescara.” Fece Beth.
“Ci sono buone possibilità che venga” disse Diana sovrappensiero.
“Lo sapete che il concerto in Italia è tra due mesi?” chiesi io ironicamente. “Non posso aspettare così tanto”
“Beh, lo farai” fece Liam. “Nel frattempo chiediamo a Paul di fare qualche ricerca”
Mi sedetti sul divano appoggiando i gomiti alle gambe e le mani sulla testa.
“La ritroveremo, Harry.” Disse Louis poggiandomi una mano sula spalla.
 
 
Federica’s Pov
Quel pomeriggio lo passai con  Rebecca. Andammo per il centro a fare qualche acquisto. Era pieno di gente e c’erano molte bancarelle.
“Perché non me l’hai detto? Sarei venuta con te, lo sai.”
“Non c’ho pensato” le risposi io. “Comunque per me non è un problema andarci da sola.”
Mi guardò storto. “Sarà difficile” continuai io, “ma, davvero, non è un problema”
“E se succedesse qualcosa? Insomma, sarai al nono mese e..”
“Becca, tranquilla. Non accadrà nulla. Voglio solo vederlo un’ultima volta.”
 
Quella sera avevo un videochiamata con Beth e Diana. Era da una settimana che non le sentivo e mi erano mancate tantissimo.
“Ehi ragazze!” dissi. Però quando le guardai mi resi conto che qualcosa non andava. “è successo qualcosa?”
“Perché non ce l’hai detto?” mi chiese Beth. Capii subito. I miei occhi si fecero subito lucidi.
“Ha ricevuto la lettera, vero?” dissi con voce assente.
“Si” mi rispose Diana.
“Mi dispiace” dissi io.
“Perché Fede?” fece Diana.
“Non sapevo come dirvelo. Non volevo che ce l’aveste con lui.” Risposi. “Non è una giustificazione, lo so, ma davvero.. Come l’ha presa?” l’ultimo pezzo lo dissi con voce dura.
“è a pezzi. Vuole ritrovarti” rispose Beth. Sospirai. “Ma tu come stai?”
“Bene” mentii io.
“è una balla e lo sai anche tu” disse Diana.
“Volete vedere qualche foto?” chiesi io cambiando argomento. Loro annuirono. Le andai a prendere e gliele feci vedere.
“è un maschietto o una femminuccia?” mi chiese Beth.
“Femminuccia” risposi sorridendo.
“Come la chiamerai?” mi domandò Beth.
“Non lo so” confessai.  “Forse mi verrà in mente quando la guarderò”
“Sai già quando nascerà?” mi chiese Diana.
“Dovrebbe nascere i primi di luglio”
“Beh sappi che ti verremo a trovare. Sarai obbligata a dirci dove abiti e a chiamarci” fece Diana. Beth annuì d’accordo.
“Va bene” dissi sorridendo. “Prometto”
“Bene” fece Beth. Poi continuò dicendo “Ti volevamo dire che tra due mesi ci sarà un loro concerto a Roma e volevamo chiederti se ci andavi”
Sospirai. “Si. Ho preso i biglietti qualche giorno fa.”
“Bene. Allora forse ci potremmo incontrare prima” disse Diana.
“Non credo sia una buona idea, Di” risposi.
“E perché no?”
“Le fan vi riconoscerebbero e, anche se io e lui siamo riusciti a tenere la nostra storia segreta, potrebbero scattare delle foto, che poi andrebbero su internet e tutto il mondo potrà vedere, compreso Harry. Non voglio correre il rischio.”
“Come vuoi. Però ci manchi, sai?” fece Beth.
“Mi mancate anche voi” dissi. “Ci rincontreremo” sorrisi.
 
 
 
 

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Capitolo 12
*** Flashback ***


Flashback
Quel giorno a svegliarmi fu il telefono che suonava ripetutamente. Allungai la mano verso il comodino e lo tastai fino a quando non trovai il cellulare.
“Pronto?”
“Ehi Fe, sono Harry. Ti ho svegliata?”
“Che ore sono?” Avevo la voce roca ed ero in coma.
“Okay, lo prendo per un si” disse ridacchiando.
Feci una smorfia, aprii gli occhi e guardai l’orologio. Erano le 11.30.
“Merda. È tardissimo” dissi alzandomi di scatto. Lo sentii ridere. “Ridi ridi. Poi però sarò io a farlo”
“Comunque sono quasi arrivato”
“Perché dovevamo andare da qualche parte?” chiesi confusa.
“No, ma ti voglio portare in un posto” rispose lui. Sospirai.
“Harry, lo sai che non posso. Oggi devo incominciare a trovare dei lavori. Sono stata anche troppo tempo senza”
“Lo sai che puoi venire a vivere da me”
“Ti ho già detto di no. E poi se anche lo facessi, il lavoro mi servirebbe comunque”
“Mi dispiace, ma non mi arrenderò così facilmente”
“Fa un po’ come ti pare. Ora però devo prepararmi. Ci sentiamo nel pomeriggio”
“Ah. Ah. Sono davanti casa tua” mi disse. Poi attaccò. Tempo due secondi e il campanello suonò. Andai ad aprire e, naturalmente, mi trovai davanti Harry. Mi squadrò dalla testa ai piedi. Lo guardai storto.
“Che c’è? Non ti piace il mio pigiama?” Indossavo dei pantaloncini a tre quarti e una canotta. Insomma, niente di speciale. Lui deglutì. Lo feci entrare.
“Fa come se fossi a casa tua. Io vado a prepararmi” gli dissi. Poi andai di sopra e mi lavai e vestii. Ci misi una mezz’oretta e, per i miei standard, feci in un lampo. Quando uscii dalla camera sentii un profumino invitante. Lo seguii e mi portò, naturalmente, in cucina. Lì c’era Harry intento a cucinare dei pancake. Era di schiena quindi non si accorse che lo stavo osservando. Solo dopo alcuni minuti si girò e mi vide.
“Da quanto stai lì?” mi chiese.
“Da un po’” gli risposi io, sorridendogli. Nel frattempo mi spostai e mi sedetti su una sedia. “Non sapevo che sapessi cucinare”
“Non sai molte cose di me” disse citando la stessa frase che io gli avevo detto il giorno prima.
“Vediamo almeno se sono mangiabili” lo stuzzicai io.
“Prova” disse lui. Mi mise un piatto di fronte a me. Aveva un aspetto e un odore fantastico. “Non sapevo se ti piaceva con lo sciroppo d’acero o con la cioccolata quindi non c’ho messo niente”
“Tranquillo” dissi. Mi alzai e aprii una mensola, prendendo la Nutella. “A te come ti piace?”
“Mmm” fece lui guardandomi con uno sguardo malizioso.
“Harry!” urlai io buttandogli uno strofinaccio addosso. “Vabbè se vuoi la cioccolata te la prendi da solo” dissi ridacchiando. Mi rimisi a sedere e provai un boccone.
“Allora?” chiese lui impaziente.
“è buono” risposi io meravigliata.
“Mi sento offeso” disse facendo una strana smorfia. Ridacchiai.
Finimmo subito di mangiare ed io mi sentivo piena come una botte di vino.
“Mamma mia. Tra poco scoppio. Ma qui mangiate sempre così?” chiesi.
“Non sempre. Perché?”
“Penso che non mangerò fino a cena” risposi io. “Bene” dissi, “mi vado a fumare una sigaretta” Lui fece una smorfia. Questa volta di disapprovazione. “Che c’è?” chiesi.
“Niente” rispose lui. “Vengo con te”
Ci dirigemmo verso il balcone. Aprii la finestra e andammo fuori.
“Da quanto fumi?” mi chiese.
“Quattro anni” risposi io accendendo la sigaretta.
“Perché hai iniziato?” Era curioso. Una curiosità che avevo visto solo in pochi. E mi piaceva.
“Ero arrabbiata. Ero ad una cena di ‘famiglia’” dissi facendo le virgolette con le mani. “E, come al solito, i miei hanno iniziato a litigare e a quel punto mi sono alzata e me ne sono andata. Ho chiamato una mia amica, Angela, e siamo andate ad un parchetto vicino casa. Lì le ho chiesto se mi faceva fare un tiro e mi rilassò. Quella sensazione di pace e tranquillità fu bellissima. Non l’avevo mai provata prima. Mi sembrava che, da un momento all’altro, potessi rompermi in mille pezzi per quanto ero calma e tranquilla. E beh, come sai, uno tira l’altro. Ma non fumo molto. Solo tre o quattro sigarette al giorno”
“Meglio così” disse lui. Feci un ultimo tiro, poi la spensi.
“Beh, possiamo andare” feci io. Ci dirigemmo verso la porta. Uscimmo e ci dirigemmo verso la sua automobile.
“Che lavoro avevi in mente?” mi chiese.
“Non lo so. Preferirei qualcosa che riguarda le lingue, ma anche la contabilità va bene”
“Wow. Contabilità?”
“Si.” Risposi io.
“E per le lingue?”
“So, oltre all’inglese e all’italiano, anche lo spagnolo e il francese” feci io. Lui aveva una faccia davvero stupita. Ridacchiai. “Adesso sono io a sentirmi offesa” dissi scherzando. Con la macchina ci dirigemmo verso il centro. “Non hai paura che ti riconoscano?” chiesi.
“No, non me ne preoccupo.” Fece lui sorridendomi. Alzai le spalle. “E tu non sei preoccupata di farti vedere in giro con me?” mi chiese alzando un sopracciglio.
 
 

 

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Capitolo 13
*** Dimenticare? ***


Un altro mese era passato. Un altro mese senza di lui. Ed io che pensavo che sarei riuscita a dimenticarlo.

Che stupida! Mi mancava. Tantissimo. Mi mancava lui con le sue battute maliziose e stupide, mi mancava quando scherzava con me, mi mancava persino quando litigavamo. Come sarei riuscita a dimenticarlo? Non ce la facevo. Lui, in poco tempo, era diventato importante per me.

Chi volevo prendere in giro! Non l’avrei mai dimenticato. Era ed è tuttora il capitolo migliore della mia vita e non volevo che finisse così. Non l’avevo mai voluto. Nonostante sapessi che il principe azzurro e il lieto fine non esistono nella realtà, lo volevo. Volevo una vita felice per noi. Volevo il lieto fine. Perché per me lui era, ed è, il mio principe azzurro. Mi ha salvato da me stessa e questo non potrò mai dimenticarlo.

Cos’altro potevo fare?
Lo amavo. Come si può cancellare questo sentimento? Che poi ero stata io a chiederlo. Era proprio vera quella frase che diceva di stare attenti a ciò che si desidera, perché c’è il rischio che prima o poi il desiderio che si è espresso si avveri. 

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Capitolo 14
*** Flashback ***


“E perché dovrei?” gli domandai io.
“Oh non so. Forse perché attiro molte ragazze” fece alzando un sopracciglio.
“Che sono tutte, o almeno la maggior parte, minorenni” ribattei io.
“Touché” rispose lui sorridendomi. “Senti” continuò, “che ne dici se ti trovo io un lavoro e invece oggi andiamo in quel posto dove ti volevo portare?”
“Assolutamente no. Harry non voglio il tuo aiuto” risposi io indignata.
“Perché?” mi chiese lui. Lo guardai. Me lo stava chiedendo per semplice curiosità e, beh, ne rimasi sbalordita.
“Perché non solo il tipo” risposi esasperata.
“Quale tipo saresti?”
“Quella che si fa raccomandare. Voglio meritare le cose che ottengo” dissi. “E non approfittare delle persone”
“Okay, okay. Ho capito” disse. “Però non rinuncerò così facilmente”
“Sei cocciuto” feci io.
“Non sai quanto” rispose lui sorridendomi.
 
Beh, inutile dire che quella giornata fu più che sprecata, ma non mi posso lamentare. Per mia fortuna le fans che l’avevano riconosciuto erano state poche e, poi, ci spostavamo subito, quindi era impossibile scovarci. Alcune ragazze mi chiesero chi fossi, ed Harry rispondeva sempre che ero la cugina di Louis. Quando fummo da soli gli chiesi una spiegazione.
“Perché così, quando vivrai da noi penseranno che sei semplicemente una parente in visita” rispose lui. Sospirai.
“Una parente, che nessuno ha mai visto, comparsa all’improvviso. Certo, ci crederanno tutti” feci ironicamente. Lui ridacchiò. Io lo guardai male. Lui rise più forte. A quel punto risi anche io. Quel ragazzo sapeva essere davvero esasperante quando voleva, però aveva un cuore d’oro e una generosità immensa. E l’ammiravo per questo.
 
La sera mi invitarono a casa loro. Accettai, a patto che cucinassi io. Loro cedettero e così mi ritrovai a fare la spesa. Mi accompagnò Louis.
“Allora..” cominciò. “Un uccellino mi ha detto che ti trasferirai da noi”
Alzai gli occhi al cielo.
“L’uccellino non sa quello che dice” risposi io.
Eravamo già entrati in negozio e stavamo prendendo tutto l’occorrente per quello che avrei preparato. Loro non sapevano nulla. Era una sorpresa. Avrei preparato le lasagne. Non per vantarmi, ma mi venivano una bontà.
“Perché no?” mi chiese lui.
“Perché mi sembra di approfittarne” confessai io.
“Lo sappiamo tutti che non sei quel genere di persona, quindi il problema non sussiste”
Sospirai. “Vi siete coalizzati tutti contro di me?” chiesi ironicamente. Lui rise. Lo presi come un si.
“Ho preso tutto” dissi. “Possiamo andare”
E fu così che pagammo e tornammo a casa dei ragazzi. Mi aiutarono a portare tutte le buste della spesa in cucina, li ringraziai e poi li cacciai. Stavo appena incominciando quando arrivarono le ragazze.
“Eccoci qui!” esclamò Diana entrando. “Cosa dobbiamo fare?”
Prima che potessi aprire bocca, Beth disse: “Prima però dobbiamo mettere della musica”
Mettemmo delle canzoni a tutto volume. La prima fu Counting Stars dei Onerepublic. Spiegai ad entrambe tutto, poi, mentre lavoravamo, chiacchierammo del più e del meno.
“Allora” iniziò Diana, “come va con il nostro Harold?”
“Bene” dissi.
“Di poche parole, oggi, eh?” fece Beth ridacchiando. Risi anche io.
“Mi ha chiesto, diverse volte, di andare a vivere con lui e Louis” confessai io.
“E tu hai accettato, vero?” mi domandò Diana.
“No” dissi.
“E perché?”
Beh, era il tempo di dire la verità.

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Capitolo 15
*** La ritroveremo ***


Harry’s pov

‘La ritroveremo, Harry’

Mi ripetevo quella frase in continuazione, come un mantra. Dovevo trovarla, parlarle, spiegarle tutto. Non riuscivo a stare seduto senza fare nulla, stare con le mani in mano ed aspettare. Non ero mai stato un tipo paziente. Non ero mai stato un tipo calmo. Ero impulsivo e imprevedibile, e sapevo per esperienza che non era sempre un vantaggio. Ma, davvero, non sapevo che cosa fare.

La amavo. La amavo così tanto. Sapevo di essere stato uno stupido, lo sapevo. E i rimorsi, ogni notte, mi tormentavano. Non riuscivo più a dormire di notte. Mi immaginavo lei accanto a me, stretta tra le mie braccia. Mi immaginavo noi due, insieme, in quel letto che era stato testimone del nostro amore.

‘La ritroveremo, Harry’

La ritroverò davvero?

 

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Capitolo 16
*** Flashback ***


La verità.

Che poi, non sapevo neanche io quale fosse. Era perchè non volevo approfittarne? O solamente perché non volevo affezionarmi troppo a lui? Beh, forse per quello era troppo tardi. Ci tenevo a lui. E non volevo complicare le cose. Oppure era perché, quando mi si avvicinava, il mio cuore batteva fortissimo? Non lo sapevo, davvero. Quindi perchè? Dopotutto non eravamo solo noi due, ma ci sarebbe stato anche Louis.

“Non lo so, ragazze.” dissi io concentrandomi su quello che stavo facendo. “E che.. non so.. sento delle emozioni che credevo di aver perso da tempo. Ma sono più amplificate. E questo mi mette a disagio.” confessai.

“Ti piace?” mi chiese Beth.

A salvarmi dal rispondere fu proprio il diretto interessato, che entrò in cucina come una furia.

“Vi serve una mano?” chiese.

“No” dicemmo tutte insieme. Sorrisi.

“Perchè voi ragazzi non preparate la tavola?” propose Diana. Harry annuì.

“Lo dico agli altri” disse.

“Comunque è quasi pronto. Non ci vorrà molto” feci io. Appena uscì dalla porta sospirai.

“Sono così confusa” confessai alle ragazze.

 

La serata passò in modo tranquillo. Chiacchierammo, ridemmo, cantammo e ballammo. Fu una cena perfetta. E, come tutte le cose perfette, finì troppo in fretta. Prima di andarmene io e le ragazze ci organizzammo per il giorno dopo. Avevo deciso di dire loro la mia storia. Dopotutto mi potevo fidare. Mi riaccompagnò Harry.

“Cucini benissimo” disse lui sorridendomi.

“Grazie” risposi io. Mi morsi il labbro. Non sapevo se stavo per fare la cosa giusta o meno, ma ormai la decisione era stata presa. “È ancora valida la tua offerta?” chiesi io. Lui per un momento, che mi parve infinito, mi guardò. Era sorpreso e felice. Sorrideva come un bambino nel giorno di natale. Era bellissimo. Rivolse subito il suo sguardo verso la strada.

“Certo” rispose. Le fossette gli incorniciavano i suoi bellissimi occhi che brillavano.

 

E fu così che andai a vivere a casa di quei due scalmanati. Furono dei giorni stranissimi, pieni di divertimento e qualcos'altro. Non saprei dire per quale motivo, ma so che quando stavamo solo io ed Harry nell'aria c'era qualcosa di diverso. Avevo iniziato a lavorare come cameriera in un bar e iniziai anche a fare fotografia. Era un corso stupendo e imparai molte cose nuove. In quella scuola conobbi anche una persona in particolare. Si chiamava Luca, anche lui italiano. Era simpatico, alto, con capelli corti e biondi e occhi marroni chiaro. Qualche volta ci uscivo anche e stavamo bene insieme. Mi piaceva. Fu strano quando Harry lo seppe. Stava lavorando con i ragazzi al nuovo album ed erano molto impegnati. Lo capivo. Infatti tornavano sempre a casa tardi e stanchi. Avevano pochi giorni liberi ed uno di quelli fu Quel giorno.

“Ti andrebbe di uscire oggi?” mi chiese lui.

“Non posso” dissi. Lui in risposta mi guardò con aria interrogativa. “Devo uscire con Luca”

“E chi diavolo sarebbe?” mi chiese lui alterato. Alzai un sopracciglio.

“Un compagno di classe di fotografia”

“Ah” Era geloso. Sorrisi tra me e me. Mi faceva piacere. Però allo stesso tempo mi dispiaceva per lui. Non volevo si sentisse male. Perché altrimenti stavo male anch'io.

“Che ne dici se stasera ci vediamo io e te un film?” proposi io.

“Certo” fece lui. Però aveva ancora una strana faccia. Sospirai.

“Harry, è solo un amico” dissi. “E poi è gay”

Lui a quel punto sorrise.

“Bene. Allora ci vediamo stasera.”

“Okay” ero confusa dal suo improvviso cambio di umore. Feci spallucce e, dopo aver finito di fare colazione, uscii e andai verso scuola. Ad aspettarmi al cancello ci fu Luca. Ci salutammo ed entrammo. La lezione fu interessante e finì troppo presto. Andammo a pranzare in un ristorante lì vicino e poi cominciammo a girare per il centro. Parlammo di molte cose, come la nostra vita in Italia e come ci trovavamo a Londra. Argomenti neutri, insomma. Il tempo passò in fretta e fu presto l'ora di tornare a casa.

“Dovremmo uscire più spesso” dissi io.

“Certo. È stato bello parlare con te” fece lui.

“Bene. Allora ci vediamo lunedì.” gli dissi sorridendo e dandogli un bacio sulla guancia.

“A lunedì” rispose lui e poi se ne andò.

 

 

 

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Capitolo 17
*** Concerto ***


“Com’è andata la visita?” mi chiese mia nonna.

“Bene” risposi io sorridendo. “Rebecca si è messa anche a piangere”

“Non è vero!” negò lei. Io risi e mi toccai l’enorme pancione.

“Che ti ha detto la dottoressa?”

“Che la bambina è in salute e che sto entrando nel nono mese. Ha detto che non devo agitarmi troppo” risposi io.

“Sei sicura di voler andare al concerto?” Questa volta fu Rebecca a parlare. Io annuii in risposta.

“Voglio andarci.” Dissi. “E poi non mi accadrà niente.” Rassicurai entrambe.

 

 

Fuori dallo stadio c’era una marea di gente. Io ero arrivata pochi minuti prima che aprissero le porte. Quindi ero, su per giù, l’ultima di quell’enorme fila. Le ragazzine erano eccitate e parlavano tra di loro.

“Ciao” mi disse qualcuno. Mi girai. Era una ragazza della mia età. Aveva i capelli rossi e gli occhi verdi. Era alta e magra e portava una maglietta con le loro facce.

“Ciao” ricambiai io.

“Mi chiamo Chiara” disse

“Federica. Piacere.”

Nel frattempo le porte si erano aperte e il flusso di persone diminuiva man mano che entravano.

“In che posto sei?” chiesi.

“Nel prato” disse lei. “E tu?”

“Nelle prime file dei posti a sedere” risposi io.

“Capito” fece lei sorridendomi. “beh ora devo andare” disse.

Ci fecero entrare e ci dividemmo. Lo stadio era praticamente pieno ed io ero orgogliosa di loro. Sorrisi e mi toccai la pancia. –Tra poco sentiremo cantare il tuo papà- pensai rivolta alla mia bambina.

 

Harry’s Pov

Lo stadio si era riempito tutto. Speravo che da qualche parte in mezzo a quelle ragazze ci fosse lei. Volevo che ci fosse. Erano passati quasi nove mesi e non ero riuscita a trovarla. Era come scomparsa. Però sapevo che abitava vicino Roma e speravo che fosse venuta.

“Harry?” mi chiamò Niall. “È ora”

Sospirai. “Vengo” dissi.

 

Federica’s Pov

“Ciaoo Romaaa!” urlò Louis.

“Siete pronti?!” fece Zayn.

Urlarono tutti un grande  ‘si’ come risposta.

“Bene, allora iniziamo” urlò Harry.

-Eccolo- pensai. –Il tuo papà è lì-. Non era cambiato di una virgola. A parte i capelli, che si era fatto allungare, era sempre lo stesso. Sorrisi.

“Prima di iniziare questo concerto” iniziò Liam. Harry fece un passo avanti.

“Vi devo raccontare una storia” terminò Harry. “Un giorno, una ragazza e un ragazzo si scontrarono in un aeroporto. Quando lui la vide rimase incantato dai suoi occhi. Erano così grigi e così infelici. Si scusarono a vicenda e poi ognuno andò per la sua strada. Lui pensava di non rivederla più, ma dopo neanche cinque minuti la vide bagnata ad aspettare un taxi. Allora lui le offrì un passaggio. Per convincerla ci volle molto tempo, ma alla fine accettò. Quel gesto fu l’inizio del loro rapporto. Le settimane passarono e tutto andava a gonfie vele. Il ragazzo, senza accorgersene, si innamorò della ragazza, ma fece una scemenza”

Non riuscivo a fermare le lacrime di incredulità e gioia. Lui mi amava. Però ancora non capivo perchè. Perché se n’era andato così, senza dire nulla? Perché non si era fatto risentire? Perché?

“Ehi stai bene?” mi chiese una signora a fianco a me. Io annuii in risposta.

“Lui, senza una spiegazione, se ne andò. Senza lasciare traccia.” Continuò Harry. “La ragazza credeva che per lui fosse solo una delle tante, ma non sapeva che quella decisione gli era costata cara. Lui si rese conto solo più tardi della cavolata che aveva fatto. Aveva perso l’unica ragazza che l’aveva amato per quello che era, e non per l’apparenza. Aveva perso una parte di se stesso, una parte del suo cuore assieme a lei. L’ha cercata in lungo e in largo, ma lui non è riuscito a trovarla. Voglio dire a quella ragazza, se è lì con voi, che lui la ama e l’ha amata dal primo momento in cui l’ha vista. Voglio dirle che lui è stato un cretino a lasciarsi andare una persona così meravigliosa. E infine, voglio dirle che mi dispiace. E voglio dedicarle questa canzone.”

Le note di Strong riempirono lo stadio. Non sapevo cosa pensare, cosa fare. Anche io lo amavo. Appena la canzone iniziò, sugli schermi apparve una nostra foto e, dopo di quella, ne susseguirono altre. La prima volta in cui andammo a mangiare un gelato, noi al parco, al cinema, la serata in cui mi aveva fatto conoscere i suoi amici..

“Perché quando io non sono con te sono più debole. È così sbagliato che tu mi renda forte?” cantò lui.

 

Dopo cinque canzoni (Best song ever, Happily, You & I, Through the dark e Half a heart) non ce la feci più. Non mi sentivo bene e proprio non ci riuscivo a guardarlo. Le emozioni erano troppe ed io ero esausta. Mi alzai, ma non feci in tempo a fare un passo che mi si ruppero le acque.

“Merda” dissi. Cercai di andare verso la guardia, ma una fitta mi sorprese. Una ragazza mi chiese se stessi bene, ed io feci segno di no con il viso.

“Le chiamo la guardia” disse lei e se ne andò. Dopo pochi minuti ritorna la ragazza con due omoni grossi. Feci un sospiro di liberazione quando notai che nessuno dei due non era Paul.  Lui era l’unico delle guardie che mi conosceva. Chiesi loro di accompagnarmi fuori e dissi che mi si erano rotte le acque.

“L’accompagno io all’ospedale” disse l’omone con i capelli neri.

“Non c’è bisogno” dissi. “Posso guidare io o prendere un taxi.” Però un'altra fitta mi fece piegare in due.

“È fuori discussione” fece quello con i capelli biondi. “Va bene Marco” rispose a capelli neri. “Informo io Paul dell’accaduto”

“Bene” disse. Poi si Rivolse a me in tono dolce. “Andiamo”

 

Durante il tragitto, Marco mi fece delle domande.

“Come si sente?” fu la prima.

“Confusa” risposi sincera. “Ci mancavano ancora delle settimane, dannazione” ero arrabbiata e avevo paura. Il respiro accelerava sempre di più. E le contrazioni aumentavano.

“Cerca di calmarsi. Faccia dei respiri profondi” mi disse. “Siamo quasi arrivati”

Cercai di calmarmi. E per un po’ ci riuscii. Fino a quando non mi fece un’altra domanda.

“Sa, assomiglia molto alla ragazza delle foto” mi disse. “Come si chiama?”

“Non penso sia il momento giusto per questa conversazione” risposi eludendo la domanda.

E a risposta di quello che avevo detto, un’altra fitta mi attraversò. 

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Capitolo 18
*** Flashback ***


Quando entrai a casa fui accolta da una strana sensazione. Era piacevole, calda, rassicurante. L'unica luce ancora accesa era in sala. Mi diressi lì. Harry stava seduto sul divano, con il viso rivolto verso la tv e una ciotola di popcorn sul grembo. Mi fermai ad osservarlo: i capelli ricci gli incorniciavano il viso; gli occhi verdi come lo smeraldo lo illuminavano, donandogli calore; gli zigomi alti accentuavano tutti i più piccoli particolari del volto; e infine, ma non ultimo, il sorriso. Il suo sorriso. Era impossibile descriverlo. Dovetti fare qualche tipo di rumore perché si girò verso di me. Mi sorrise ed io ricambiai d'istinto.

“Da quanto tempo sei lì?” mi chiese.

“Sono appena tornata” risposi.

I suoi occhi erano così rassicuranti e caldi.. Il mio cuore prese a battere forte. Era strano. Riuscivo a sentirlo solo quando ero con lui. Non ero stupida. Sapevo quello che mi stava succedendo: mi stavo innamorando di lui.

“Ti aspettavo” mi disse sorridendomi e facendomi segno di mettermi accanto a lui.

“Allora” cominciai una volta seduta, “che film hai scelto?”

“Mmm, qui ne abbiamo molti. Azione, horror, commedia, drammatico o romantico?”

“Azione” dissi.

“Allora abbiamo Salt 2, lo hobbit/”

“Okay okay. Salt?” lo interruppi io sorridendo.

“Va bene” rispose lui ricambiando.

Mentre stava armeggiando con il lettore dvd, gli chiesi dove fosse Louis.

“È a casa di Niall e Liam. C'è anche Zayn” mi rispose lui.

“Oh” feci io. “Perché non sei andato con loro?”

Si girò verso di me e mi si avvicinò. Occhi negli occhi.

“Volevo passare un po' di tempo con te” confessò lui.

“Mi fa piacere” dissi io. “Mi piace stare con te”

“Anche a me piace quando ci sei tu” mi disse lui.

Si avvicinò sempre di più. I nostri respiri si fondevano in uno solo. Il mio cuore sembrava impazzito. Lo stomaco era in subbuglio.

“Non so se sia una buona idea” sussurrai io.

“È un ottima idea” disse lui.

E poi ci baciammo. Un bacio dolce e lento. Bellissimo.

“Forse è meglio iniziare a vedere il film” dissi una volta che ci fummo 'staccati'.

L'espressione del suo volto passo da felice a delusa in un secondo. Mi avvicinai a lui e gli diedi un bacio a stampo. Speravo che capisse che per me era stato stupendo. E che ne avrei voluti altri di suoi baci.

“Mi piaci Harry. Non dubitare di questo” gli dissi io accarezzandogli il viso. “Solo che mi sembra troppo presto”

“Abbiamo tutto il tempo del mondo”

Sorrisi. Un sorriso triste però. Non mi illudevo. Altrimenti, alla fine, sarei stata io a soffrire. Era già capitato. Avrebbe sicuramente trovato qualcuno migliore di me. Qualcuno meno incasinato. Qualcuno che non doveva fare i conti con il proprio passato.

Passammo la serata a ridere e scherzare, senza guardare veramente il film. Stare con lui era facile. Parlammo di molte cose, tranne del bacio che c'era stato. Ed era meglio così. Non volevo che la nostra meravigliosa amicizia finisse. Era diventato così importante per me in così poco tempo. E non volevo rovinare tutto. Mi piaceva, questo non potevo negarlo. E tanto. Ma non mi sentivo ancora pronta.



 

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Capitolo 19
*** Chiamatelo! ***


Harry’s Pov

C’era molto movimento dietro le quinte. Il ché era normale. Però c’era qualcosa di strano. Mi avvicinai al camerino, ma delle voci mi fecero fermare.

“Paul!” chiamò una guardia. Era Nils. Paul si fermò.

“Che succede?” chiese lui.

“Marco ha dovuto lasciare la postazione. Ad una ragazza le si sono rotte le acque e l’ha accompagnata all’ospedale” rispose lui.

-Una ragazza, incinta. Forse è lei- pensai. Mi avvicinai a loro e presi una foto che tenevo sempre con me. Eravamo noi due al parco.

“Era lei?” chiesi io speranzoso.

“Si, mi pare. Non l’ho vista bene, ma mi sembra lei” fece Nils. Io sorrisi. Poi però ripensai a quello che aveva detto. Era in ospedale ed io dovevo essere con lei.

“Devo andare da lei” dissi.

“Harry, siamo a metà spettacolo, non puoi/”

“Paul, mi avete già costretto a fare molte cose che non volevo fare ed ora non ci sto più. Se non posso stare con lei allora non posso neanche cantare. Io vado.” dissi. E fu così che lasciai tutto e me ne andai. Presi la macchina, digitai sul navigatore l'indirizzo che mi avevano inviato e partii.

 

Federica's Pov

Mi portarono in sala parto. Non ce la facevo. Non riuscivo a respirare bene e il dolore era lacerante.

“Cerchi di respirare piano. Inspiri ed espiri” mi disse l'infermiera. Ci provai, davvero,

“Non ci riesco”

“Ce la può fare” mi disse. Ci riprovai e riprovai.

“Chiamate Harry! Per favore, chiamatelo!”

“Lo chiameremo, te lo prometto. Ora però respira” mi disse. “Ecco, così” mi accarezzò i capelli. “Brava. Quando te lo diremo noi, tu dovrai spingere più forte che puoi, okay?”

Annuii.

“Ha un cognome il tuo Harry?” mi chiese gentilmente lei.

“Styles” risposi io. “Harry Styles”

 

Harry's Pov

Una volta arrivato in ospedale mi guardai in torno. Individuai un infermiera e le chiesi dove fosse la sala parto. Mi rispose dicendomi che era al sesto piano, così mi precipitai agli ascensori. Dopo qualche frustrante minuto, riuscii ad arrivare nel piano indicatomi. Vagai per qualche secondo non sapendo dove andare. Alla fine trovai un'infermiera. Era bassa e aveva il camice verde.

“Mi scusi” dissi attirando la sua attenzione. Lei si girò. “Poco fa è arrivata la mia ragazza e/”

“Sei Harry Styles?” chiese lei interrompendomi. Io annuii. “Bene. Allora deve venire con me”

 

Federica's Pov

A quel punto le mie speranze si ruppero. Come avevo potuto sperare che quella dolce infermiera l'avrebbe contattato? Lui stava facendo un concerto. Non sapeva neanche che fossi lì. Le lacrime scesero e il respiro, che tanto avevo faticato a tenerlo regolare, mi divenne affannoso. La porta si aprì.

 

 




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Ciao a tutti e buonasera. Eccomi qui con un altro capitolo. Spero che vi piaccia.
Commentate e fatemi sapere cosa ne pensate. Per me è molto importante.
Se vi va di passare, sto scrivendo una nuova storia su Zayn. Vi lascio il link :)
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2995446&i=1
E, comunque, posto le ff anche su wattpad. Vi lascio, anche di questo, il link.
http://www.wattpad.com/user/lightblue96
Beh, ora vado. Vi comunico che il prossimo capitolo, che purtroppo ancora scrivo,
sarà pubblicato molto tardi per via dei compiti che ho.
Un bacio a tutti..
Ps: Non posso credere che tra poco il nostro cucciolo compia 21 anni!! Stanno 
crescendo così in fretta :') Ricordo, come se fosse ieri, il giorno in cui li ho visti
e sentiti cantare WMYB.. Ahhhhhhh

 

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Capitolo 20
*** Flashback ***


Flashback
 

Era passato un mese da quel giorno. Tra me ed Harry c'era ancora un po' di imbarazzo.. beh, ero io quella imbarazzata. Non sapevo come comportarmi. Lui invece era il ritratto della tranquillità. E questo mi faceva innervosire. Non capivo. Ero arrabbiata con lui, soprattutto per la sua indifferenza. Ed ero arrabbiata con me stessa per tutte queste sensazioni che provavo, per le farfalle nello stomaco che sentivo quando mi sorrideva, per il calore che mi saliva sulle guance ogni volta che si avvicinava a me, per la confusione che avevo in testa e per tanto altro. Non mi riconoscevo più. Dov'era finita la ragazza forte e sicura di sé? Sotto terra? Era una cosa assurda.

“Ehi Fede! Stiamo andando tutti al locale, vieni anche tu?” mi chiese Louis. Era sbucato dalla porta della mia camera con una faccia che avrei preso volentieri a schiaffi. Nel senso buono del termine, ovviamente.

“Certo” risposi. “Dammi una mezz'oretta per prepararmi”

“Va bene. Ti aspettiamo” mi disse facendomi l'occhiolino. Sorrisi.

Quel ragazzo era una forza, davvero. Sempre sorridente, sempre disponibile, sempre vivace.. E potrei continuare così all'infinito.

Mi alzai dal letto e, dopo aver preso tutto l'occorrente, mi andai a fare una doccia veloce. Poi mi andai a vestire. Mi misi un vestitino color bordeaux e degli stivaletti con il tacco neri. Mi truccai e mi arricciai i capelli e fui pronta. Andai da loro.

“Come sto?” chiesi, richiamando la loro attenzione.

Louis fece un fischio di ammirazione. Sorrisi. Poi però mi voltai verso Harry che, invece era rimasto impassibile. Lo guardai.

“Beh, io vi aspetto in macchina” disse Louis dileguandosi. Alzai gli occhi al cielo.

Io ed Harry restammo a guardarci per qualche minuto.

“Dovresti andare a cambiarti” disse con un tono serio. Alzai un sopracciglio.

“Perché? Mi sta tanto male??”

“No. È che stai troppo bene” mi rispose borbottando.

Sorrisi tra me e me. Allora non è del tutto indifferente, pensai.

“Bene. Allora possiamo andare” dissi. Feci per uscire, ma mi blocco per il polso. Mi girai verso di lui.

“Promettimi che starai vicino a me” mi fece lui.

“Certo paparino. Ti resterò incollata come una brava bambina” dissi ironicamente. Ridacchiai. “Dai, andiamo”

Lui sbuffò, poi però mi seguì e raggiungemmo Louis.

Ci mettemmo solamente una decina di minuti per arrivare al locale. Il tragitto fu piacevole. Solamente, però, perchè c'era Louis. Harry era stato tutto il tempo in silenzio con il muso. A volte mi sembrava davvero un bambino. Ma lo amavo anche per questo. 'Aspetta, cosa? Lo amo? No, no. Mi piace. Si, solo questo. Niente di più'.

“Harry, potresti andare a vedere se gli altri sono arrivati? Noi intanto troviamo un parcheggio” gli disse Louis.

“Va bene” rispose, e poi scese. Dopo che si fu allontanato un po', Louis si girò verso di me.

“Non ascoltarlo. È solamente geloso” mi disse facendomi l'occhiolino. Sospirai.

“Non è l'unico ad esserlo” feci io. “Solamente che di solito sembra così tranquillo.. come se niente lo toccasse. È frustrante”.

“Lui riesce, di solito, a nascondere molto bene i suoi sentimenti. Ma io lo vedo che quando ci sei tu, lui è diverso”

“In che senso?” chiesi io.

“Beh, non saprei come spiegartelo” rispose lui. “È come se non vedesse nessun altro eccetto te”

Nel frattempo avevamo trovato parcheggio e ci stavamo incamminando verso il locale. C'era molta gente.

“Oh” fu l'unica cosa che riuscii a pronunciare. Dopodiché entrammo e la musica e le persone ci inghiottirono.

 

Ballavo. Ballavo. Ballavo. Non mi sentivo così libera da molto tempo. E così leggera.. mi sembrava di fluttuare. Ridevo per qualsiasi cosa, anche la più banale, e ballavo. Lo amavo. Amavo quella sensazione fantastica. E amavo lui. Forse ero un po' brilla, o forse completamente ubriaca. Ma non mi importava. Ero felice e spensierata. Due sensazioni che da tantissimo tempo non provavo.

 

 

Harry's Pov

Ero geloso. Estremamente e irrimediabilmente geloso. E non potevo farci nulla. Quella sera era bellissima. Più bella del solito. E mi davano fastidio tutti quegli occhi che le puntavano addosso. Era ubriaca, si vedeva. Ma non l'avevo mai vista così felice. Sembrava una bambina il giorno di natale, quando apre i regali. E non capivo perchè. Serviva l'alcol per farle ritrovare la felicità? Non potevo essere io? Beh, non importava come o quando, ma lo sarei stato. Sarei diventato la sua felicità come lei lo era per me.

 

 

 

 

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Capitolo 21
*** Sono qui... ***


Sono qui..


 

Forse era un sogno, oppure un allucinazione dovuta al dolore, ma sapevo che non era reale. Non poteva esserlo. Non potevo credere che lui fosse lì, che i suoi occhi color smeraldo mi stessero fissando. No, non potevo crederci e basta.

“Federica”

La sua voce. Sentire il mio nome sulle sue labbra.. No. Era impossibile che fosse lì. Ma allora perché il mio cuore stava battendo così velocemente? E perché mi sembrava che il tempo si fosse fermato? E perché le lacrime mi stavano inondando il viso? Scossi la testa per cacciare via tutte le domande che mi incasinavano la mente.

“Fede” ripeté lui, avvicinandosi. Anche lui stava piangendo. Anche lui provava le stesse sensazioni che provavo io. Ora lo sapevo.

“Sei qui” sussurrai io. “Non me lo sto immaginando, vero?”

Lui scosse la testa e si avvicinò di più a me. Mi prese la mano tra le sue e la sfiorò con le sue dolci labbra. “Sono qui, con te. E non ti lascerò mai più andar via” mi disse. “Te lo prometto”

Sorrisi con le lacrime agli occhi. Peccato che mi venne un'altra contrazione. Entrò il medico che mi disse che era giunto il momento. Mi girai verso Harry e gli tradussi quello che il dottore mi aveva appena detto.

“Vengo con te allora” fece subito.

“Sei sicuro?” chiesi io.

Mi si avvicinò. “Non sono mai stato più sicuro in tutta la mia vita” mi rispose.

 

Il parto fu lungo e, inutile dirlo, doloroso, ma ne era valsa la pena. Valeva la pena vivere ogni singolo secondo di dolore per lei. La mia bambina. Com'era bella. Era uno scricciolo e avevo paura di farle del male. Quando me la diedero in braccio mi commossi. Mi avvicinai alla sua testolina e le diedi un bacio sulla fronte. Harry restò al mio fianco per tutto il tempo e, beh, stava piangendo anche lui. Si avvicinò a noi e ci abbracciò. Mi diede un bacio sulle labbra.

“Sono felice” mi disse. “Meravigliosamente felice” Mi baciò poi sulla fronte, dicendomi “Ti amo”

“Ti amo anche io” risposi.

“Sai, dovremmo dirlo ai miei” disse Harry. Aveva un espressione sul viso davvero epica: stupore, paura, amore, preoccupazione. Io ridacchiai.

“Dovresti farli venire qui” proposi io.

“Si, è una buona idea. Li chiamerò più tardi” disse.

 

“Allora, avete deciso che nome darle?” ci chiese l'infermiera.

Io ed Harry ci guardammo per un secondo e sorridemmo.

“Alice” dicemmo. “Alice Styles”

 

 

Harry's Pov

Le portarono in una stanza ed io li seguii. Non potevo ancora crederci: lei era lì ed erano insieme finalmente. Con la nostra bambina. Ero felice. Dopo non so quanto tempo ero finalmente felice. Non mi interessava altro, tranne la loro felicità. Sapevo che ci sarebbero state delle ripercussioni, ma non mi importava. Solo di loro. Loro sarebbero sempre state importanti per me. Il resto sarebbe passato in secondo piano. Federica e Alice stavano dormendo e cercando di non fare rumore uscii. Dovevo chiamare molta gente. Ma, dopo aver chiuso la porta, quando mi girai due occhi verdi mi fissarono. Era la nonna di Federica. Avrei potuto scommetterci tutti i miei soldi.

“Salve” dissi. “Sono../”

“Oh, lo so chi sei caro. Dov'è la mia piccolina?” mi interruppe lei impaziente.

“Sta riposando” risposi. E poi feci cenno verso la porta. Lei si avvicinò ed entrò nella stanza. Quando la vide tirò un sospiro di sollievo. Si doveva essere preoccupata molto. Si sedette sulla sedia vicino a lei e le prese la mano sussurrandole qualcosa all'orecchio. Poi si alzò e andò a vedere la bambina. Si commosse e sorrise. Venne verso di me e mi fece cenno di uscire.

“Come l'avete chiamata?” chiese.

“Alice” dissi io.

Lei mi sorrise con fare materno. “È un bellissimo nome” fece lei. “Ora cos'hai intenzione di fare?”

“In che senso?” chiesi confuso. Lei mi guardò negli occhi. Aveva uno sguardo brillante e capace di leggere dentro le persone, n'ero sicuro. Poi capì cosa intendesse. “Non vado da nessuna parte. Resterò con lei, con loro. Non commetterò lo stesso sbaglio due volte”

“Bene” fece lei. “Perché altrimenti non finirà bene questa volta per te..” mi incenerì. 

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