The Killers

di xmileysvoice
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Finally Free. ***
Capitolo 2: *** New Knowledge. ***
Capitolo 3: *** The agreement. ***
Capitolo 4: *** The Plan. ***
Capitolo 5: *** The perfect crime. ***
Capitolo 6: *** A new beginning ***



Capitolo 1
*** Finally Free. ***


FINALLY FREE.

Sono passati due anni.
   Due anni da quando Miley fu sbattuta in carcere, due anni di vita passati in una stanza di due metri quadrati. Una stanza lurida, con un letto coperto da lenzuola sudicie e bucate, nella parete frontale c'è una finestrella circolare che si affaccia sul parcheggio della prigione.
   Talvolta si sentono le voci dei ragazzi che escono e corrono incontro alle loro famiglie, ma Miley non ha mai avuto una famiglia, o meglio, ne aveva una, ma non riusciva a capirla. Tutti avevano alte aspettative, tutti si aspettavano che Miley diventasse la figlia modello che desideravano, all'altezza dei suoi fratelli e sorelle. Ma nessuno riusciva a vedere ciò in cui Miley era veramente brava. Miley era troppo per loro. Lei era sempre stata troppo.
   In questi due anni non è mai riuscita ad evadere dalla prigione, nonostante i suoi vari tentativi. La prigione migliore del paese, nessuno era mai evaso da lì prima d'ora.
   Era seduta sul letto come ogni giorno, quando sentì un allarme suonare, erano tutti nel panico, vedeva guardie della sicurezza correre da una cella all'altra, ma Miley non riuscì a capire subito cosa stesse succedendo. Cercò di cogliere, in tutto quel casino di persone che urlavano andando a destra e a manca, i movimenti delle guardie.
   Il suo naso fu invaso da un nauseante odore di fumo. E fu allora che capì finalmente, le guardie stavano aprendo tutte le celle. Iniziò a scuotere le sbarre della prigione in cerca di aiuto, e appena fu vista da uno delle guardie venne aperta anche la sua cella. Era un ragazzo alto e riccio, con dei bellissimi occhi verdi, e anche in quel caos, fu sorpresa di aver notato tanti dettagli di lui. Pensò che fosse troppo giovane per essere una guardia, ma non si fece troppe domande su questo, pensò soltanto a correre via da lì.
   Tutti i prigionieri furono radunati nel giardino, un giardino incolto e pieno di erbacce altissime. Si guardò intorno e tutto ciò che vide furono le solite espressioni dure e spente di coloro che vivevano nelle celle. Tutti a digrignare i denti e a serrare i pugni, tutti ad urlare e chissà per ottenere cosa.
   Allora un'idea balenò nella mente di Miley e senza rendersene conto stava già correndo in strada, con il vento tra i corti capelli biondi, sentendo l'odore del pane appena sfornato, del gas delle macchine e dell'erba bagnata. Pensò che quello fosse l'odore della libertà, lasciandosi alle spalle i due anni passati in carcere, e anche quelli passati a fare errori che le avrebbero segnato per sempre il futuro, lasciandosi alle spalle quell'edificio ormai in fiamme, nella quale aveva passato il periodo peggiore della sua vita.
   L'unica cosa che ora desiderava era vendicarsi. Vendicarsi del ragazzo che l'aveva mandata in prigione.



Chiuso nella sua camera, circondato dai suoi infiniti trofei scolastici di calcio, e tutti i mobili di lusso, Louis stava guardando fuori dalla finestra. La vista era magnifica, poteva osservare tutta la città, da cui emergeva il Duomo. La voce di sua madre Angela gridava forte e chiara nelle sue orecchie che non riuscivano più a sopportarla. Ormai era sempre la stessa storia: lui le diceva che voleva andare all'università e lei si ostinava a volerlo costringere ad iniziare un'accademia di calcio. Avrebbe voluto scappare, fare ciò che voleva, mancava solamente un anno di liceo, e avrebbe dovuto scegliere a breve. Suo padre era il solito ricco che pensa solamente ai soldi e agli affari, e a lui non era mai interessato molto del futuro del figlio.
   Louis aveva passato un anno difficile, le sue paure e rabbie si erano sfogate in modo sbagliato, e aveva fatto cose di cui si era amaramente pentito, ma che non poteva cambiare. Il passato tornava ogni giorno a inondargli la mente, non c'erano momenti che non passasse a pensare a ciò che era successo e a cercare di dimenticarlo.
   “Hey, ci si vede tra mezz'ora? -M” diceva così il messaggio che gli arrivò proprio mentre stava per rispondere alla madre con un urlo, ma forse era meglio così.
   “Arrivo a casa tua -L” fu la risposta di Louis. Si preparò in fretta, infilando solo una giacca di pelle marrone e un paio di stivali, e sgusciò via di casa in un batter d'occhio, senza farsi minimamente notare da sua madre, soltanto per non doversi fermare a parlare con lei di ciò che era successo, e infine, essere costretto a chiederle scusa.
   Si avviò per la strada che porta alla casa di Mary, la sua ragazza. Ormai loro due erano fidanzati da ben tre anni, era come un'abitudine, ma Louis sentiva di non essere più innamorato di lei come una volta. Arrivato davanti alla porta, suonò il campanello e aspettò che la ragazza scendesse. Dopo qualche minuto sull'uscio della porta apparve una figura snella e slanciata, con dei meravigliosi capelli petrolio ad incorniciare un viso perfettamente proporzionato, lineamenti dolci e occhi blu dal taglio quasi orientale. Ogni volta che Louis la vedeva, non poteva fare a meno di pensare a quanto fosse bella, ma anche al fatto che ormai lui la vedesse come una semplice amica. Per lui Mary era solo l'attesa di qualcosa di meglio, qualcosa che sarebbe arrivano prima o poi.
   -Lou! Che bella giacca!- Esclamò la ragazza correndo verso di lui e gettandogli le braccia al collo. -Come stai?- continuò con la stessa esaltazione di prima.
   -Così così, e tu?- Chiese lui lasciandola e cercando di rivolgere un sorriso che sembrasse sincero. La verità era che un sorriso sincero non lo faceva da una vita. E nonostante fosse ricco, e potesse avere ciò che voleva, Louis aveva bisogno di altro, qualcosa che i soldi non potevano comprare. Qualcosa che gli mancava, di cui aveva disperatamente bisogno. Ma sarebbe stato tutto più facile se solo avesse saputo cosa fosse.
   -Allora, io pensavo che sabato potremmo andare tutti al lago, con le nostre famiglie intendo e..- iniziò Mary mentre camminavano, ma Louis le prese un braccio, la fermò e la fece voltare verso di lui.
   -Senti basta. Io non ce la faccio.- Gli scappò dalla bocca, e anche lui si stupì di essere riuscito a dirlo finalmente, dopo mesi che voleva farlo, dopo mesi che si era accorto di non provare più le stesse cose per lei.
   -Non ce la fai a fare che cosa?- Chiese incuriosita la ragazza, senza lasciargli la mano, mentre il vento le scompigliava dolcemente la chioma lunga.
   -A continuare così. Continuare a mentirti, fare finta di stare bene.- Non riusciva ancora a dirlo con chiarezza, ma piano piano ci sarebbe riuscito, doveva farlo. Non poteva più prenderla in giro, infondo le voleva davvero bene, teneva a lei come a nessun altro, ma non era più innamorato di quella ragazza che aveva conosciuto al secondo anno.
   -Possiamo parlarne se vuoi.- Mary ancora non riusciva a capire, si passò nervosamente una mano tra i capelli grattandosi la testa, era in totale confusione.
   -Mi dispiace ma io non sono più innamorato di te. E non sai quanto mi senta in colpa perchè ti voglio bene e odio vederti soffrire. Ma devi sapere la verità.- Quelle parole erano davvero uscite dalle sue labbra, ci era riuscito, e forse sarebbe stata la cosa migliore che avesse mai fatto, o forse sarebbe stata la sua rovina. In ogni caso, era più che soddisfatto di averglielo detto, non avrebbe potuto fare scelta migliore.
   -Tu che cosa?- Mary non credeva alle sue orecchie, si erano amati per anni, era sicura che ormai la loro fosse una storia fissa, eppure era appena successo l'impossibile. Louis la stava lasciando, senza darle un motivo valido. Si sentiva la gola secca, le braccia pesanti, come se stesse per svenire da un momento all'altro. -Dopo tutto questo tempo, tu mi dici che non mi ami?- Le lacrime iniziarono a riempirle gli occhi. -Mi hai soltanto presa in giro.- Iniziò ad avviarsi arrabbiata verso casa, a grandi falcate, delusa e del tutto incredula. -Non mi hai mai amata.- Urlò quando fu sull'uscio della porta. Ma anche lei sapeva bene che non era vero, Louis l'aveva amata come nessun altro nella sua vita, e ancora le voleva bene, ma la rabbia le aveva fatto uscire dalla bocca parole che non pensava.
   Louis era ancora dall'altro lato della strada, e la guardava allontanarsi, avrebbe voluto dire qualcosa, ma era come se le parole non riuscissero ad uscire. -Mi dispiace.- Fu l'unica cosa che riuscì a sussurrare. Vide Mary entrare in casa, e pensò che sarebbe stata l'ultima volta che sarebbero stati un po' insieme, e forse le sarebbe mancata. Si sentiva in colpa, terribilmente in colpa, ma allo stesso tempo, sebbene fosse da veri egoisti, era felice di averlo fatto. Si sentiva libero, si era appena liberato dalle catene che lo legavano alla sua vecchia vita, quella che cercava di dimenticare.
   Gli scappò un sorriso, e si avviò di nuovo verso casa.



Miley stava vagando ancora per la città, completamente abbandonata a sé stessa, e ormai era quasi calata la notte, non aveva una meta, era soltanto contenta di essere libera. E sapeva che in mezzo a tutto quel caos nessuno si sarebbe accorto della sua assenza.
   Pensò che quella notte si sarebbe sistemata in un giardino lungo la strada, non che le condizioni in cui era vissuta fino a quel momento fossero migliori. Aveva soltanto una missione, una cosa che avrebbe dovuto fare sicuramente, avrebbe trovato quel ragazzo, e lo avrebbe ucciso. Si ricordava esattamente il suo aspetto: era abbastanza alto, con la barba e i capelli castani, la cosa che più l'aveva colpita di lui erano i suoi occhi, azzurri come non ne aveva mai visti. E più pensava a lui, ala sua bellezza, a quanto erano stati bene quando erano migliori amici, e più la tentazione di ucciderlo cresceva in lei.
   Il suo lato da assassina tornava a farsi sentire in ogni momento. Dopo aver corso per ore decise di fermarsi, aveva il fiatone, i capelli sporchi ed era tutta sudata nella sua tuta arancione da prigioniera. Si mise a sedere in un giardino in cui c'era un'altalena e uno scivolo, si stese sull'erba ancora umida per via della pioggia e si mise a guardare le stelle. Solo in quel momento si rese conto di quanto le mancasse essere libera, essere finalmente all'aria aperta.
   Quando si mise a sedere vide un ragazzo che correva e si dirigeva proprio nella casa accanto al giardino in cui si era sdraiata. Lui non la vide, mentre lei lo osservò attentamente, aveva un'aria piuttosto familiare, ma forse era soltanto un'impressione, visto che le uniche persone che aveva visto in carcere erano i due carcerati davanti alla sua cella.
   Fece un profondo respiro e il suo battito cardiaco ritornò regolare, si stese sotto un'alta quercia, abbastanza nascosta, in modo che nessuno potesse notarla o peggio, riconoscerla.
   Si addormentò con un unico pensiero: nessuno l'avrebbe riportata in carcere, ora che ne era uscita.

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Capitolo 2
*** New Knowledge. ***


NEW KNOWLEDGE.


Louis era appena tornato da scuola, le cinque ore di lezione lo avevano reso totalmente esausto, e non vedeva l'ora di gettarsi sul letto a dormire. Avrebbe dovuto fare i compiti, ma decise che gli avrebbe dedicato appena un'ora. Erano passati due giorni da quando aveva lasciato Mary, ed era come se si sentisse molto più libero e leggero, gli mancava ancora qualcosa, aspettava ancora qualcosa che colmasse quel vuoto che sentiva, ma stava già meglio.
   In quel momento nemmeno le urla continue di sua madre avrebbero potuto rovinargli la giornata, eppure ce la metteva davvero tutta per farlo.
   
Lanciò la giacca di pelle sul divano insieme alla sua borsa della scuola, alcuni libri scivolarono via dallo zaino ma Louis corse in cucina senza curarsene minimamente. Cercò il più possibile di evitare Angela che intanto si aggirava per la casa, prese due biscotti e si avviò verso la camera, ma prima che potesse salire la seconda scala suonò il campanello della porta. Con i biscotti ancora in mano si avviò all'ingresso e aprì.
   
Fu come se tutto intorno a lui si fosse appena fermato, come se il suo cuore avesse improvvisamente smesso di battere, come se il mondo avesse smesso di girare. Era una strana sensazione, qualcosa che non aveva mai provato prima, e infatti non riusciva a capire né di cosa si trattasse, né il motivo per cui gli stesse succedendo una cosa così.
   
Davanti a lui apparve un ragazzo alto e bellissimo, con i ricci castani e gli occhi smeraldo, era vestito in divisa da guardia ma era fin troppo giovane per avere un lavoro del genere. Lo guardò meglio e si accorse di averlo già visto, probabilmente frequentavano lo stesso liceo ma non si era mai accorto di lui prima d'ora.
   
-Salve.- Disse il ragazzo in tono fermo e autoritario, Louis si spostò in modo da farlo entrare.
   
-Salve, cosa succede?- Chiese incuriosito Louis.
   
-Vorrei un'informazione da lei.- Spiegò la guardia. -Piacere, Harry.- Gli tese la mano ma Louis rimase immobile a guardarsi la mano piena dei biscotti, motivo per cui non potè stringergli la mano. Ad Harry uscì una risata.
   
-Louis.- Disse con un sorriso, e lasciò che il ragazzo si accomodasse sul divano in pelle bianca, spostando nervosamente il suo giubbotto e la sua borsa. Harry non esitò a sedersi a gambe divaricate, con i gomiti posati sulle ginocchia, si tolse il cappello e scosse velocemente la testa sistemandosi i ricci sulla fronte. Louis rimase per un po' a fissarlo, concentrandosi esclusivamente sui suoi capelli e sui suoi occhi, poi si decise a sedersi sulla poltrona accanto per sentire cosa aveva da dire. Nemmeno lui sapeva perchè avesse tanto piacere di guardarlo, probabilmente gli ispirava fiducia, era sicuramente per questo motivo.
   
-Allora, stiamo cercando una ragazza che è scappata dalla carcere, e vorremmo sapere se l'avete vista.- Disse Harry, e ora il suo tono era più pacato e si sentiva che era un ragazzo di appena diciassette anni. Louis annuì incuriosito mentre addentava uno dei suoi biscotti. Non capitava spesso che nel loro paese ci fossero dei killer che girovagavano indisturbati, era una cosa del tutto nuova.
   
All'improvviso Louis si sentì pervaso da un'ondata di calore, iniziò a sentire i battiti accellerare e l'agitazione salire fino ad impossessarsi di ogni parte del suo corpo. Il suo passato tornò a farsi sentire, tornò ad invadergli la mente e pensò che quella era una guardia, che non avrebbe dovuto far trapelare il suo nervosismo davanti a lui. Doveva nascondere i suoi errori.
   
Harry gli mostrò alcune foto della ragazza che era scappata dalla prigione, era alta e bella, con capelli biondi e corti, aveva un che di familiare per Louis, ma non riusciva a capire cosa. Sapeva soltanto che tutta quella storia della guardia e della prigione lo spaventava a morte, aveva paura che sarebbe potuto venire a galla qualche errore del suo passato, qualcosa che non si era ancora perdonato.
   
Louis le guardò attentamente, anche se sapeva di non averla mai vista, forse per trattenere Harry più tempo, forse perchè quei lineamenti familiari lo lasciavano perplesso. Forse perchè voleva capire per quale motivo avesse la sensazione di aver già visto quella ragazza.
   
Dopo qualche minuto scosse la testa. -No, non la conosco, mi dispiace.- Disse allora Louis.
   
-Va bene, grazie dell'aiuto.- Ringraziò Harry con un grande sorriso, si alzò dal divano e Louis lo guardo dirigersi di nuovo vero l'ingresso. -Hey, tu sei del classico qui vicino, giusto?- Chiese prima di superare l'uscio. Sembrava che si fosse tolto quell'autoritaria divisa da guardia e fosse tornato il ragazzo che Louis vedeva quasi ogni giorno nei corridoi, ma della quale non sie era mai accorto prima d'ora.
   
-Si, vado lì a scuola. In che classe sei?- Chiese Louis, sperando di non sembrare troppo insistente, era appoggiato alla porta mentre parlava col ragazzo dall'altra parte dell'uscio.
   
-Secondo liceo, sezione B, tu dovresti essere nella D, giusto?- Louis rimase sorpreso del fatto che Harry sapesse in che classe fosse, non si erano mai parlati prima, eppure lui lo sapeva. Era strano il fatto che a lui interessasse tanto una cosa così, si sentiva quasi come una ragazzina di dodici anni innamorata di un ragazzo di cinque anni più grande. Ma lui non era innamorato, e non riusciva in alcun modo a spiegarsi a cosa era dovuta quella strana sensazione. Louis annuì energicamente.
   
-Perchè non ci vediamo ogni tanto? Potremmo studiare insieme visto che abbiamo la maturità.- Chiese Harry mantenendo il suo affascinante sorriso, e Louis ne rimase piuttosto sorpreso. Prima di quel momento nessuno sconosciuto gli aveva mai chiesto di conoscersi in modo così spontaneo. Louis apprezzò quel gesto e cercò di essere il più gentile possibile, visto che non era una cosa che gli veniva molto naturale. Forse perchè i suoi genitori lo avevano sempre viziato, forse perchè l'aggressività in casa sua non era mai stata punita, anzi, era sempre stata incoraggiata.
   
-Certo, mi farebbe davvero piacere.- Sorrise Louis. Fermandosi a pensare per un attimo si rese conto dell'assurdità della situazione in cui si trovavano, e gli uscì spontaneamente una risata.
   
-Ci si vede allora.- Harry fece un cenno con la mano e si allontanò salutando Louis, che ricambiò prima di rientrare in casa, e salire le scale per la sua camera.

 

 

 

Il passaggio di un camion per la strada svegliò Miley, non aveva idea né di che giorno fosse né di che ora fosse, ma pensò che doveva immediatamente trovare un posto in cui dormire. Si alzò e si stiracchiò, rivolse uno sguardo al sole, e lasciò che la luce le illuminasse tutto il corpo. Aveva bisogno di vestiti nuovi, qualcosa di più decente con la quale poter andare in giro, tutti le avrebbero fatto delle domande se l'avessero vista girare per il paese con una tuta arancione, il che non è esattamente l'ideale per non farsi notare. Qualcuno avrebbe potuto riconoscerla, e probabilmente c'erano alcune guardie che perquisivano la zona, quindi doveva assolutamente rifugiarsi da qualche parte.
   Dopo aver riflettuto sul da farsi si tolse la tuta e rimase con una canottiera bianca e un paio di pantaloncini neri, quelli che portava appena arrivata in prigione. Ricordava fin troppo bene quel giorno, aveva ancora addosso l'odore di sangue secco, la pelle ancora sporca di fango, la rabbia ancora viva dentro di sé. Stare in prigione non aveva certo spento quell'energia, anzi, l'aveva addirittura alimentata.
   
Nascose velocemente la tuta dietro un cespuglio, in modo che nessuno potesse trovarla, e decise di rivolgersi alla casa accanto al giardino. Sfoderò uno smagliante sorriso, rivelando la sua vera personalità, quella esuberante ed euforica. Con una piccola corsa salì le scale per l'ingresso e suonò al campanello. Non sapeva come si sarebbe presentata, ma era troppo tardi per pensarci: aveva già suonato il campanello, e sentiva i passi di qualcuno arrivare alla porta.
   
In meno di un minuto qualcuno aprì, e davanti a sé ritrovò il ragazzo che due sere prima aveva visto passare davanti al giardino in cui si trovava, la sensazione si averlo già visto le tornò alla mente, e anche lui sembrò rimanere di stucco quando la vide.
   
-Scusa il disturbo, sai per caso dove posso passare la notte, se non ho un soldo?- Non erano esattamente queste le parole che si era immaginata uscissero dalla sua bocca, eppure con sua grande sorpresa, furono proprio quelle. Non suonava affatto bene, e si maledì immediatamente quando si rese conto di cosa aveva appena detto. Probabilmente aveva soltanto spaventato quel ragazzo, che appariva ancora perplesso.
   
-C'è una casa famiglia, a un chilometro da qui.- Balbettò Louis, forse perchè gli sembrava tutto troppo strano per essere vero, o forse perchè si era appena reso conto che aveva già visto quella ragazza. E ora sapeva anche dove. Lei era la ragazza delle foto che gli aveva mostrato Harry poco prima.
   
Miley ringraziò con un sorriso e fece per andarsene, ma fu fermata dalla mano di Louis che si aggrappò al suo braccio.
   
-Io ti conosco.- Sussurrò Louis, e si rese conto che nella sua testa suonava molto meno inquietante, e per un attimo si sentì in uno di quei film horror che mandavano in onda la sera ad orari improponibili.
   
Allora Miley abbandonò il suo sorriso, calò sul suo viso un velo di tristezza e preoccupazione. Capì che non doveva far finta di essere un'innocente ragazzina, quel ragazzo l'aveva riconosciuta, e adesso doveva cercare di farglielo dimenticare, o convincerlo a non dire niente.
   
-Che cosa vuoi per non consegnarmi alla polizia?- Arrivò subito al punto, doveva andarsene al più presto, non poteva rischiare che qualcuno la riconoscesse ancora. Chiaramente le guardie avevano già iniziato le indagini.-Non lo farò.- Affermò Louis. Miley non credette alle sue orecchie, non gli chiese nemmeno il motivo, decise di non farlo. Decise di non fare niente, per non rischiare che cambiasse idea, avrebbe voluto ringraziarlo, perchè nessuno aveva mai fatto niente del genere per lei, nemmeno tra i suoi amici.
   
-Qual'è il tuo nome?- Chiese Miley.
   
-Louis, e il tuo?- Louis non sembrava temerla, nemmeno sapendo che era un'assassina, e questo le fece pensare che forse anche lui aveva un passato simile al suo. Quel ragazzo nascondeva un segreto, ne era certa. E lei l'avrebbe scoperto.   
   
-Sono Miley, ma questo non t'interessa.- Sorrise, ma mantenne uno sguardo duro e temibile. -Ah, Louis, se lo dici a qualcuno, sei morto.- Disse avviandosi verso la strada, nemmeno lei sapeva se sarebbe andata o no nella casa famiglia, ma doveva nascondersi.
   
-Miley, perchè non vieni a stare qui?- Urlò Louis quando la ragazza stava già per attraversare la strada, lei ci pensò un attimo su, poi si voltò e sgattaiolò in casa del ragazzo facendogli un cenno del capo per ringraziarlo. -Potrei avere qualcosa da chiederti in cambio del mio silenzio.-  




Ciao a tutti(: Spero che i capitoli vi piacciano, non so quando pubblicherò gli altri, ma spero che recensirete, sia per cambiare le cose che potrebbero non esservi piaciute, sia perchè vorrei sapere se è il caso di continuare o no. 
Grazie a tutti. 
-Fra.

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Capitolo 3
*** The agreement. ***


THE AGREEMENT.


-Dovrai dire prima o poi a tua madre che sono qui.- Disse Miley mentre veniva furtivamente nascosta in camera di Louis. Non la stava nascondendo perchè era un'assassina, anzi, era un dettaglio che non gli interessava granché. La stava nascondendo ad Angela perchè non avrebbe mai voluto che suo figlio avesse una ragazza in casa.
   -Beh, meglio poi, te lo garantisco.- La rassicurò lui, certo della reazione che avrebbe avuto la madre. Erano già le sei di pomeriggio, e Louis avrebbe dovuto studiare, ma sapeva che non l'avrebbe fatto. E si rese conto che l'arrivo di Miley e la visita di Harry sarebbero stati una perfetta scusa per non avere i sensi di colpa.
   
Per un attimo Louis si fermò e si mise a riflettere sul fatto che stava nascondendo un'assassina evasa dentro casa sua, e la cosa non lo disturbava affatto. Ma non poteva farla restare lì per sempre, era troppo pericoloso, l'avrebbero scoperto, ne era certo. Per ora Louis aveva bisogno del suo aiuto, era una ragazza di cui non si sarebbe fidato facilmente, ma le avrebbe chiesto aiuto.
   
-Ehi, io esco. Quando torno ti porto la cena.- Le disse Louis raccomandandosi più e più volte di non scendere le scale per nessun motivo al mondo. Era stato categorico sulla faccenda, ma Miley non sembrava per niente una ragazza che ascolta e a cui piace seguire le regole. Louis doveva tenere bene a mente che era un'assassina e un'evasa prigioniera, era chiaro che non volesse seguire le regole, non sapeva nemmeno perchè se lo fosse chiesto.
   
-Posso venire con te?- Chiese lei piuttosto esaltata. Louis la capiva bene, era appena uscita di carcere, era del tutto naturale che volesse uscire, passeggiare, divertirsi e conoscere gente. Era una ragazza che sembrava simpatica ed esuberante, e Louis stentava a credere che fosse stata un killer in passato. Aveva uno sguardo piuttosto ambiguo, da un lato quegli occhi azzurri nascondevano un velo di mistero, mentre dall'altro facevano trasparire l'ombra di una persona vera, una diciassettenne come tutte le altre.
   
-Credi che porterò in giro con me una criminale?- Chiese Louis sarcastico, era suo solito rispondere con una tale ironia e sfacciataggine.
   
-Se mi porti con te potrai controllarmi, altrimenti potrei fare qualunque cosa.- Spiegò lei con un sorriso piuttosto malizioso. Sapeva come convincere le persone a fare ciò che lei voleva, aveva un talento in questo. Si mise a camminare per la stanza toccando qualsiasi cosa le capitasse sotto gli occhi, cosa che infastidiva chiaramente Louis.
   
-Ti prendo dei vestiti di mia sorella.- Acconsentì lui, e Miley sfoderando un sorriso lo ringraziò premendogli le labbra sulla guancia. Louis non disse nulla, non protestò nemmeno. Miley era sempre stata una persona socievole, e senza vergognarsi di nulla. Era così prima che la prigione spegnesse completamente il suo spirito, e ora sembrava che la vera Miley fosse di nuovo uscita allo scoperto. Era pronta ad iniziare una nuova vita, più bella, più gioiosa e spensierata.
   
Dopo circa dieci minuti uscirono, Miley sembrava quasi un'altra persona, era leggermente truccata, i capelli più in ordine e con dei vestiti più curati. Iniziarono a camminare nel vento fresco di Giugno, passando sul lungomare e lasciandosi inebriare dal buon profumo del mare. Miley pensò che era un po' imbarazzante camminare senza dire nulla, avrebbe voluto conoscere Louis, e sapere per quale motivo l'aveva accolta in casa senza fare domande.
   
-Allora, con chi usciamo?- Miley ruppe il silenzio con la sua solita allegria che sembrava non spegnersi mai. Faceva piacere stare in compagnia di una persona sempre serena, metteva di buon umore tutte le persone intorno a lei.
   
-Due amici: Jamie e Tyler. Non fare la furba con loro, sono entrambi impegnati.- La mise in guardia Louis, sorridendo per non sembrare troppo minaccioso.
   
-Ehi, tranquillo. Non è mia intenzione.- Lo rassicurò lei. -Anzi, tu dovresti stare alla larga da loro.- Louis non capì subito il significato del suo ultimo commento. Era troppo concentrato a pensare che tra soli venti giorni avrebbe avuto la maturità, pensiero che lo tormentava dal primo giorno di scuola. Tra una preoccupazione e l'altra vedeva il viso di Harry, il ragazzo appena conosciuto, il cui sguardo era rimasto fisso e impresso nella sua mente.
   
-Io? Sono i miei migliori amici.- Spiegò Louis fingendo di non essere agitato.
   
-Si vede lontano un miglio che sei gay.- Commentò lei, disinvolta, mentre addentava la barretta di cioccolato presa poco prima a casa.
   
-Io non sono gay.- Disse Louis con tono autoritario. Un tono che sembrava dire “non-voglio-riparlarne-mai-più”. -Anzi- continuò -ho lasciato la mia ragazza due giorni fa.- concluse fiero, ricordando ancora chiaramente la magnifica sensazione che aveva provato nell'essersi liberato di qualcosa che lo faceva stare irrimediabilmente male.
   
-Io ne sono convinta.- Ribadì Miley con decisione. Nessuno dei due disse altro, Louis la fulminò con uno sguardo agghiacciante, e lei per tutta risposta sorrise stringendosi nelle spalle. Continuarono a camminare finchè non videro due figure in lontananza.

 

 

 

Era arrivato il momento. Tra venti minuti si sarebbero visti.
   Tra venti minuti si sarebbero messi a studiare insieme, solo venti minuti. Sembravano i minuti più lunghi della sua vita, aveva passato circa mezz'ora a camminare da parte a parte della cucina in attesa che il campanello suonasse. Migliaia di domane gli inondavano la mente tormentando i suoi pensieri, e la più importante era: perchè sono così agitato? Non riusciva a concepirlo. Non aveva mai provato niente di simile, ed erano giorni che si chiedeva perchè provava una sensazione così.
   
-Dovresti rilassarti Lou.- Disse con la massima calma Miley, passando tranquillamente davanti a lui con in mano un pacco di patatine. Louis capiva bene che avesse un disperato bisogno di mangiare dopo i due anni in carcere.
   
-Sono calmissimo.- Le assicurò lui continuando a camminare per la stanza e controllando l'orologio ogni minuto. Bugia. Non era calmo. Non lo era per niente. E la cosa peggiore era che non sapeva il perchè.
   
-Calmissimo eh?- Sussurrò tra sé e sé Miley cercando di non farsi sentire. Ma Louis non l'avrebbe sentita nemmeno se gli avesse urlato col megafono nelle orecchie. Era troppo occupato a passarsi le mani tra i capelli. -IL CAMPANELLO!- Urlò all'improvviso Miley spezzando il silenzio pieno di tensione che li circondava in quel momento.
   
Louis saltò per aria cacciando un urletto, il suo corpo si irrigidì e corse ad aprire la porta, ma prima di farlo si rese conto che in realtà nessuno aveva suonato, e per un attimo, si sentì un idiota.
   
-Ti diverti?- Chiese lui mentre si calmava, mettendosi a sedere. Rivolse lo sguardo verso Miley e vide che lei stava ridendo di gusto, ma non provò rabbia nei suoi confronti, anzi, gli fece scappare un sorriso. Miley annuì.
   
Dopo qualche minuto d'attesa il campanello suonò, ma questa volta era vero, Louis fece cenno a Miley di salire le scale, Harry era una guardia, non avrebbe dovuto vederla. Lei si sbrigò e corse in direzione della camera portandosi dietro le patatine, e facendo attenzione a non fare troppo rumore.
   
Louis fece un respiro profondo e si decise ad aprire, Harry era davanti alla porta mentre si guardava le scarpe nere, in attesa che qualcuno aprisse. Quando vide la porta spalancarsi e Louis davanti a lui il suo volto si illuminò di un magnifico sorriso. Era felice con tutto il corpo, con gli occhi, con le braccia, con qualsiasi gesto che facesse. Lo salutò con un cenno del capo e Louis fece lo stesso invitandolo ad accomodarsi sul divano. Lui si sedette e dalla borsa tirò fuori un libro, un quaderno e un paio di penne. Louis fece lo stesso e si mise accanto a lui aprendo il tomo sul tavolo a metà delle pagine. Si accordarono insieme su quale esercizio eseguire. Louis era un genio in matematica, quindi avrebbe potuto aiutarlo, mentre Harry se la cavava alla grande in letteratura, materia per la quale l'altro proprio non era portato. In un certo senso si completavano a vicenda, si sarebbero aiutati per migliorare nelle materie in cui erano più carenti. Entrambi prendevano piuttosto sul serio la scuola e la maturità, per questo ci tenevano ad uscire dal liceo con un buon voto, in modo da poter andare bene agli esami per l'università.
   
-Devo dire che ho perso un po' il programma del primo anno. Non ho fatti proprio nulla quel periodo.- Disse Harry spezzando il silenzio, passò una mano tra i capelli, piuttosto in crisi a causa di un'equazione.
   
-Adesso ti spiego, dimmi dove ti sei bloccato.- Sorrise Louis. Harry non potè fare a meno di pensare che fosse una persona molto disponibile, ed era una dote che lui apprezzava molto. Era bello. Louis era veramente bello.
   
Louis si avvicinò al ragazzo accanto a lui, cercò di distogliere lo sguardo da lui, ma era come una calamita per gli occhi di Louis. Prese in mano la penna e indicò qualche punto sul quaderno di Harry spiegandogli dov'era l'errore. Iniziò a parlare senza tregua, ed Harry si sforzava con tutto sé stesso per capire. Gli sembrava di essere ad una lezione di matematica, aveva la stessa difficoltà a concentrarsi.
   
-Devi sommare ad entrambi lo stesso numero, in modo che tu possa trovare x alla fine dell'equazione. Hai capito?- Concluse Louis quasi senza fiato. Alzò lo sguardo su Harry che guardava sconcertato il quaderno pieno di correzioni di Louis.
   
-Si.- Sussurrò Harry guardando Louis negli occhi. -Si, ho capito.- Non sapeva perchè sussurrasse. E Louis sentì il suo respiro sulla sua pelle. Gli rivolse un sorriso soddisfatto, orgoglioso di essere riuscito a spiegargli l'equazione e orgoglioso che lui avesse capito.
   
-Perfetto, ora potrem..- Louis fu bloccato mentre stava per proporre di fare un problema con le percentuali, sempre del programma del primo anno. Louis fu pervaso da un brivido che gli percorse tutto il corpo, dalle unghie dei piedi alla punta dei capelli. Un piacere mai provato prima, un calore che gli stava riempiendo il cuore. Sentì all'improvviso che quel qualcosa che aspettava da tempo fosse finalmente arrivato, quel vuoto che provava era stato colmato prima delle sue aspettative. Quella sensazione si arrestò in un attimo, ma gli lasciò un barlume di felicità nell'animo. La felicità vera, quella che non provava da tanto. E fece un sorriso. Finalmente un vero sorriso.
   
Quella sensazione si arrestò quando Harry staccò le sue labbra da quelle di Louis.

 

 

 

-Allora, arriviamo al punto Tomlinson,- Disse con tono quasi minaccioso Miley.
   Erano seduti entrambi al basso tavolino di vetro del salotto, con due bicchieri di vodka in mano, con le luci quasi completamente spente e con gli occhi fissi l'uno sull'altro. Era come trovarsi in un film western, ma questo era reale. Angela era già a letto, e loro dovevano impegnarsi a non fare il minimo rumore, anche se non era molto semplice, visto che non erano molto sobri.
   
-Ho bisogno del tuo aiuto.- Miley prese un sorso. -E tu del mio.- Concluse finendo l'ennesimo bicchiere. Non esitò a riempirlo di nuovo, questa volta la scelta cadde sul Rum. A Louis uscì un ghigno e una risatina, forse perchè il comportamento di Miley lo divertiva, forse perchè aveva passato un pomeriggio strano quanto splendido.
   
-E chi ti assicura che io ti racconterò qualcosa di me?- Chiese Louis malizioso. E addentò un pezzo di pizza con prosciutto e funghi.
   
-Sei quasi ubriaco, mi dirai tutto.- Rispose lei, ridacchiando e appoggiandosi allo schienale del divano.
   
-Devo trovare una persona.- Le sussurrò lui. -Le ho fatto qualcosa di brutto e ho bisogno di sapere come sta. E visto che tu sei stata in carcere, e anche lei, potresti sapere dove si trova ora.- Spiegò Louis. E in quel momento tutta la sua felicità si spense nel dire quelle parole. Una malinconia lo avvolse e venne improvvisamente preso da un senso di nostalgia. Si sentiva terribilmente in colpa per ciò che aveva fatto. Non se lo sarebbe mai e poi mai perdonato.
   
-Anche io devo trovare una persona.- Disse Miley ora improvvisamente seria. -Ma io devo ucciderla.- Louis non chiese il motivo, non chiese nulla. Allungò semplicemente la mano, Miley all'inizio non capì le sue intenzioni.
   
-E io ti aiuterò a trovarla, e ad ucciderla.- Disse il ragazzo, e Miley ora gli strinse la mano. Sorrisero entrambi. Ora avevano un accordo.
   
-Hai mai ucciso qualcuno?- Chiese la ragazza poggiando il bicchiere vuoto sul tavolo e provando a non fare rumore. Louis scosse la testa.
   
-Allora ti ci vorrà un po' di pratica.- Gli disse lei mentre provava ad alzarsi senza cadere a terra, invano. Louis le sorrise, aveva capito le sue intenzioni. Ed era totalmente d'accordo.




Ciao a tutti(: Allora spero che il capitolo vi sia piaciuto, ho pensato di non far correre troppo le cose tra Louis ed Harry e nel prossimo capitolo lo vedrete. Comunque mi piacerebbe avere molte recensioni, soprattutto per sapere cosa non vi piace e cosa dovrei aggiustare. Grazie mille a tutti sia per le visualizzazioni che per le recensioni. Se  volete su twitter sono @drewsshugs.
-Fra.

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Capitolo 4
*** The Plan. ***


THE PLAN

-Ci vediamo dopo la scuola Miley.- Urlò Louis mentre si infilava la sua solita giacca di pelle e afferrava la sua borsa piena di libri. Ultima settimana di scuola. Senza contare la maturità. Angela era già uscita, ed entrambi se n'è erano accuratamente accertati prima di parlare ad alta voce. Sembrava che stessero piano piano diventando amici, o almeno, più che semplici conoscenti. In parte il merito era di Miley e della sua loquacità, ma anche Louis dava la sua parte, anche se minima.

   -Va bene, ti porterò in un posto!- Rispose lei scendendo le scale per prepararsi una colazione a base di cornetti, ciambelle e muffins.

   -E mi raccomando..- Iniziò Louis prima di afferrare le chiavi dell'auto.

   -Si..non uscire di casa, non fare rumore, stai chiusa in camera.- Continuò Miley al posto suo, facendo una smorfia. Louis sorrise e uscì dalla porta.

   Ora Miley era sola e aveva bisogno di fare qualche ricerca, non ricordava né il nome né l'aspetto del ragazzo che stava cercando. Era stato il suo migliore amico, eppure ora era completamente cancellato dai suoi ricordi.

   Quando Miley arrivò in prigione la fecero parlare con uno psicologo, e questo, sentendo le sue parole ritenne che fosse giusto che lei dimenticasse ogni cosa del suo passato, o questo sarebbe tornato a tormentarla senza darle pace. In quel momento l'unico pensiero di Miley era di uccidere colui che l'aveva messa in quell'orribile situazione, e lo psicologo sapeva che appena uscita il suo pensiero sarebbe stato ancora quello. Fu allora mandata da uno specialista che con sedute durate mesi e mesi, le fece dimenticare tutto ciò che secondo loro non doveva ricordare.

   Miley venne a sapere che una parte dei suoi ricordi era stata strappata via soltanto dopo due anni, ma lei era comunque determinata a ricordare. Perchè un ricordo non si può cancellare, si può solo reprimere sotto valanghe di altri pensieri, ma scavando a fondo, quel ricordo sarà ancora lì.

   Salì con foga per le scale, entrando in camera di Louis, si mise davanti al computer del ragazzo, aprì la pagina di ricerca. Stette lì per un'ora, fin quando non si rese conto che non aveva idea di cosa cercare, non ricordava nulla, non sapeva da dove partire.

   Poi un pensiero balenò nella sua mente. Lei prima di finire in carcere frequentava il liceo classico del paese, lo stesso liceo di Louis. Ecco come l'avrebbe aiutata, avrebbero cercato questa persona nel suo liceo. Da un lato aveva paura, paura che non sarebbe riuscita ad ucciderlo, alla luce di tutti i momenti stupendi passati insieme. Aveva paura che lui l'avesse dimenticata, che non le avrebbe chiesto nemmeno scusa.

   Ma intanto aveva bisogno di soldi, doveva sistemarsi, non poteva rimanere in casa di Louis per sempre, e sapeva già dove prenderli. Una normale persona forse avrebbe chiesto un aiuto alla propria famiglia ricca, nonostante fosse stata sbattuta in cella. Ma Miley non era mai stata una persona normale. Miley era di più. Lei era speciale.

 

 

I corridoi del liceo erano così affollati ad ogni cambio di ora. I ragazzi si spostavano continuamente da un'aula all'altra, alcuni si incontravano e si mettevano a parlare davanti alle finestre. Per non parlare della folla raggruppata intorno ai distributori di merendine e accalcate per entrare al bar.

   Ma quel giorno era un giorno buio. Almeno per Harry. Tra mille studenti che vedeva ogni giorno, oggi non riusciva a vederne neanche uno, o forse non voleva. Passava accanto ad ognuno di loro senza curarsi di niente, non salutava nessuno dei suoi amici, non dava corda a nessuna delle ragazze che lo salutavano per poi ridacchiare tra loro. Le grida e le risate rimbombavano tra le mura antiche della scuola, ma Harry non riusciva a sentire nemmeno quelle.

   Ci fu solo una persona che Harry vide quel giorno, due occhi azzurri come il cielo in un mare di persone che non gli interessavano. Notò i suoi capelli un po' disordinati e il suo sorriso mentre parlava con gli amici. Quella persona fu Louis. Lui non riusciva a spiegarsi perchè stesse andando tutto in questo modo, tutto diverso dal solito, perchè gli interessava così tanto quel ragazzo? Lui era sempre stato uno che cambiava ragazza ogni settimana. E ora sembrava che non ne notasse più nemmeno una. Tutte sparite.

   Si fece goffamente largo tra le persone che gli lanciavano insulti alle spalle per averle accidentalmente urtate. Non aveva idea di cosa gli stesse succedendo, lui non era goffo, non lo era mai stato. Seguì Louis con lo sguardo per non perderlo di vista e finalmente lo raggiunse. Quando lui lo vide sul suo volto si formò un'espressione di disagio e sorpresa. Ma fece anche un sorriso, era spontaneo, uno di quei sorrisi di cui nemmeno ti accorgi, uno di quelli che non riesci a reprimere nemmeno volendo. Ed Harry se n'era accorto.

   -Ehi.- Iniziò Louis. Harry salutò lui e i suoi amici con un cenno di capo. Poi si avvicinò all'orecchio di Louis, il quale sussultò per un secondo, sperando che nessuno lo avesse visto.

   -Possiamo parlare un attimo?- Gli sussurrò. L'altro annuì e si chiusero in un bagno facendo attenzione a controllare che fuori non ci fosse nessuno ad ascoltarli. Chiusero a chiave la porta e per un attimo entrambi si trovarono piuttosto a disagio. Non erano amici. Al massimo conoscenti, eppure si trovavano nello stesso bagno a parlare davanti ad un water. Ma quello che li legava era ben altro.

   -Okay non ti dirò che mi dispiace di aver fatto quello che ho fatto perchè non mi dispiace affatto.- Iniziò Harry, non era bravo a fare questo genere di discorsi, forse perchè era la prima volta che doveva spiegare ad un ragazzo perchè lo avesse baciato. Suonava male solo a pensarlo. Le parole gli uscirono come un fiume, tutto d'un fiato, senza pensare nemmeno un attimo a cosa stesse dicendo. Senza pensare che forse per Louis non era stato nulla, che forse se lo era già dimenticato. Pensò che forse era l'unico a pensarci così costantemente. -Ma non si ripeterà mai più, promesso.- Probabilmente avrebbe dovuto fare un discorso sul fatto che lui fosse del tutto etero e che non sapeva perchè avesse fatto quel gesto.

   -Harry stai tranquillo.- Rispose Louis con il suo solito sorriso rassicurante, ma Harry non riusciva proprio a stare tranquillo.- Neanche io posso dire che mi sia dispiaciuto, ma dimentichiamolo. E spero continueremo a studiare insieme. Ho bisogno di te.- Concluse con un sospiro. -Insomma, bisogno di te per studiare.- Precisò, per non creare equivoci. Eppure Louis sentiva di non avere bisogno di lui solo per la letteratura. Ma doveva reprimere quell'idea prima che diventasse troppo grande per poterla gestire.

   Harry era appoggiato al muro, lo guardava, lo osservava cercando di cogliere ogni dettaglio del suo aspetto e farlo rimanere impresso nella sua mente, per avere un pensiero a cui aggrapparsi in sua assenza. Per un attimo pensò che gli sarebbe addirittura potuto piacere Louis, ma poi si riprese, tornò in sé e si disse che non era possibile, lui non era gay.

   Louis anche lo guardava. E si accorse di avere voglia di baciarlo di nuovo, e provare ancora le magnifiche sensazioni del giorno prima. Allora si avvicinò lentamente a lui, che ora si era spostato e appoggiato proprio davanti alla porta. Harry non si mosse, erano sempre più vicini. I loro respiri si incontrarono.

-Devo andare in classe, spostati dalla porta.- Disse allora Louis senza alcun accenno di un sorriso. Lo salutò e gli disse che si sarebbero visti il giorno dopo per studiare.

   Harry si fece da parte, rimanendo in bagno per tutta l'ora successiva.

 

 

   -Allora, ecco cosa faremo.- Disse Miley. Erano seduti entrambi alla scrivania di Louis, sotto i loro occhi la ragazza aveva aperto una piantina di quella che sembrava una casa. Il ragazzo non riusciva a capire a cosa servisse, ma l'avrebbe scoperto. Mentre lui era a scuola Miley aveva fatto qualche ricerca, e aveva trovato qualcosa di davvero interessante.

   -Prima di uccidere qualcuno mio caro, io ho un disperato bisogno di soldi e vestiti. Entrambi sappiamo che non mi troverò un lavoretto estivo se è questo che stavi per proporre. Per questo ho cercato a lungo su internet, ed ecco cosa ho trovato.- Iniziò a spiegare lei, e Louis rimase stupito dalla sua serietà e dedizione in una cosa di cui le importava così tanto. Continuò con il piano. -Quella è la piantina di una casa in centro, o meglio, è una villa, appartiene ai Willson, li conoscerai di sicuro, sono la famiglia più ricca del paese.- Louis annuì incuriosito, notò che la voce di Miley era persuasiva. -Stanotte noi la rapineremo. Non è semplice come si vede nei film.- Fece scorrere il dito sulla piantina illustrando ogni punto della casa e tutti i suoi sistemi di sicurezza, e soprattutto come avrebbero fatto a superarli senza farsi notare. -Stasera tutta la famiglia partirà per la crociera, l'unica che sarà in casa sarà la donna delle pulizie, ma lei non ci preoccupa. La cosa più complicata sarà come entrare nella camera blindata in cui troveremo tutto l'oro.- Louis la guardava e non disse una parola, pendeva dalle sue labbra. -All'entrata ci sarà un codice da digitare, e noi lo scopriremo grazie alle impronte. Dentro un percorso di raggi laser, l'ho studiato attentamente questa mattina ed è davvero semplice da superare, se sai come si va, ovviamente. Io lo supererò e poi lo disattiverò in modo che tu potrai passare. Infine dovremo scegliere tra quattro porte, se sbagliamo, la stanza esploderà. La porta non so ancora come la riconosceremo, ma in qualche modo ci riusciremo. Dopodiché ci sarà soltanto la combinazione della cassaforte da indovinare, ma noi la forzeremo, dopo aver disattivato tutti gli allarmi.- Concluse quasi senza fiato, e girandosi verso Louis gli fece un sorriso, come se cercasse la sua approvazione.

   -Sei davvero brava, sono impressionato.- Ammise il ragazzo, le ricambiò il sorriso e annuì per accettare.




Ciao a tutti, mi scuso di nuovo per l'assenza ma ora il mio computer va molto meglio, e probabilmente sarà più facile pubblicare i capitoli. Purtroppo ho fatto un casino con i capitoli e quello che avevo pubblicato come quarto in realtà era il quinto, non mi era mai successa una cosa del genere e per questo mi vergogno parecchio. Ma spero che non ci facciate troppo caso. Grazie a tutti(:

-Fra. (@xmileyssvoice)

 

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Capitolo 5
*** The perfect crime. ***


THE PERFECT CRIME.

Miley e Louis si avviarono alle undici di sera, Louis non poteva negare di essere davvero molto preoccupato per l'esito del piano. Si fidava di lei, almeno per quanto riguardava queste cose, ma non aveva mai fatto nulla del genere, no, lui aveva fatto di peggio. Sentiva come di essere tornato al passato, e mentre Miley se n'era liberata, lui sembrava esserci ricaduto dentro.

   Louis era alla guida, e in mezz'ora arrivarono davanti alla villa, parcheggiò piuttosto distante, per non far vedere i fari dell'auto. Per tutto il viaggio i due stettero in silenzio, Miley era del tutto immersa nei suoi appunti e nella sua cartina, troppo impegnata a studiarla nei minimi dettagli per poter dire qualcosa. Sembrava quasi di essere un un film, ma questa era la realtà, qui non si può mettere pausa e tornare indietro. Avevano una sola possibilità, e dovevano farcela.

   Scesero dalla macchina con la massima cautela e il più assoluto silenzio, Miley non potè fare a meno di pensare che Louis sembrava piuttosto bravo in queste cose. Per entrare scavalcarono senza problemi il cancello e pregarono che i due cani della famiglia non li vedessero, o avrebbero iniziato ad abbaiare, e loro sarebbero stati spacciati.

   -E ora, come entreremo in casa?- Sussurrò Louis, Miley lo guardò fiduciosa e gli accennò di seguirla. Arrivarono sul retro della villa, e Miley si accovacciò al terreno, iniziò a spostare terra come fosse un cane che cerca dove ha nascosto il suo osso. Dopo alcuni minuti Louis vide una maniglia di metallo, lei la afferrò e tirando, aprì una botola che dava su delle scale. Fece cenno al ragazzo di scendere, e quando entrambi furono dentro, richiuse la botola. Davanti a loro si aprì una stanza che doveva essere certamente la cantina, era piena di vini e scatoloni con roba vecchia. Mentre Louis aveva foga di uscire da lì dentro e finire questa missione suicida, Miley si fermò ad osservare, e come se non bastasse prese una bottiglia di vino e se la infilò in borsa. Quando Louis le diede un colpo sul braccio si riprese e sorridendogli salì le scale che portavano alla casa, si trovavano nel salone, e Miley sapeva esattamente dove andare per trovare la camera blindata. La famiglia l'aveva nascosta nell'armadio della camera da letto, senza dire niente, senza alcuna esitazione si diresse decisa verso un labirinto di corridoi e stanze, fin quando non arrivò davanti ad un grande portone bianco, con le rifiniture dorate. Miley pensò che nonostante tutto, le sarebbe piaciuto vivere in una casa così, era bellissima.

   Cercò di reprimere quel pensiero che l'avrebbe solo distratta, ma non appena stava per aprire la porta, girò il viso e vide in lontananza una figura tozza e bassa, con una torcia in mano, che si dirigeva verso di loro. Louis la incitò a scappate, a nascondersi da qualche parte, ma Miley non parve affatto preoccupata.

   -Miley che stai facendo? Dobbiamo andarcene.- Continuò a dire Louis in preda al panico. Intanto la donna si avvicinava sempre di più.

   -Chi siete voi? Che ci fate qui?- Iniziò ad urlare la donna, e già stava tirando fuori il cellulare per chiamare la polizia.

   -No, la polizia no.- Disse Miley in tono minaccioso, e la donna rimase pietrificata e con gli occhi sbarrati. Non riusciva nemmeno ad aprire bocca, e Louis capì il perchè soltanto quando vide che Miley aveva sfoderato un pugnale.

   -Io..io chiamerò..la polizia.- Balbettò la donna con le lacrime a rigarle il viso. Aveva paura, non sapeva cosa fare e cosa non fare.

   -Chiamala e sei morta.- Le disse Miley serrando i denti. La prese e la girò facendo aderire la sua schiena col suo petto, e puntandole il pugnale alla gola. La donna non disse nulla, respirava a fatica, anzi. Senza farsi notare digitò il numero sul cellulare, e appena sentì una risposta iniziò ad urlare, ma non riuscì a dire nulla, nemmeno “aiuto”, perchè già era a terra priva di sensi, immersa nel suo stesso sangue. Perchè Miley le aveva già tagliato la gola. Louis però si accorse che stava ancora ansimando, quindi sfoderò la sua pistola, gliela puntò al petto e senza pensarci sparò il proiettile, mettendo fine alla sua vita definitivamente. Miley si rivolse il suo sguardo verso Louis, sembrava più seria che mai, e lui pensò di aver fatto qualcosa di sbagliato, poi gli fece un sorriso.

   -Niente male, mio caro.- Gli disse. Poi entrambi entrarono nella camera da letto, aprirono l'armadio ed ecco che avrebbero dovuto superare i dispositivi di sicurezza.

   Come aveva detto Miley il giorno prima, riuscirono ad indovinare il codice grazie alle impronte digitali, e dopo alcune possibili combinazioni riuscirono a trovare quella giusta. Poi furono nella camera a raggi laser. Miley fece qualche salto, piroetta e acrobazia, e mentre Louis era all'entrata ad ammirarla, riuscì a superare anche i raggi laser con estrema facilità. Sembrava che facesse quelle cose da una vita. Lanciò una scarpa al dispositivo di sicurezza disattivando i raggi, e Louis passò attraverso la stanza. Entrarono nella sala accanto.

   -Ora, come faremo a scegliere la porta giusta?- Chiese Louis, parlando per la prima volta da quando aveva sparato alla donna.

   -E' quella.- Affermò lei decisa. I suoi occhi erano fermi e fissi sulla terza porta, Louis non capiva come potesse esserne tanto sicura, motivo per cui aveva uno sguardo preoccupato e diffidente. Miley lo capiva. Ma lei aveva i suoi buoni motivi per aver scelto quella porta, se non fosse stata certa, non lo avrebbe detto.

   Miley si avvicinò lentamente alla porta di legno dipinto di bianco, lei era certa che fosse quella giusta, ma com'è normale che fosse, anche lei aveva una leggera indecisione. Con la massima cautela appoggiò la sua mano sulla maniglia, e mentre qualche goccia di sudore le colava sul viso, fu un attimo, con l'ansia che si impossessò del suo corpo, aprì la porta.

   Entrarono, aspettarono qualche minuto poi si accesero improvvisamente tutte le luci, e si trovarono davanti ad una cassaforte. Ce l'avevano fatta, erano riusciti ad arrivare all'oro a cui tanto aspiravano. Ci erano riusciti insieme.

   Miley tirò fuori il pugnale dalla sua borsa e forzò la cassaforte, e con l'aiuto di Louis, riuscì ad aprirla. Davanti a loro una ventina di lingotti d'oro scintillavano nella cassaforte. Miley spalancò la borsa ed uno ad uno lì infilò nella sacca, dividendoli tra la sua borsa e quella di Louis.

   -Ehi, ce l'hai fatta.- Le sussurrò Louis, prima che, correndo, se la svignassero dalla villa. Quando arrivarono alla macchina Miley si girò verso di lui. -Ce l'abbiamo fatta.- Precisò. -Ma ora sbrigati, dobbiamo andarcene.- Sorrise, e la macchina sparì nel buio della notte.

 

 

La sveglia suonò alle dieci, Louis aveva già deciso che non sarebbe andato a scuola quella mattina, specialmente dopo una notte così. Pensò che forse era stato scontroso il giorno prima con Harry, ma ciò che gli stava succedendo, e che stava succedendo ad entrambi, era talmente strano da doverlo stroncare immediatamente. Nella sua mente era impressa ancora l'espressione delusa del ragazzo quando se n'era andato. La loro amicizia era iniziata nel peggiore dei modi. E' vero che dovevano studiare insieme, ma non ce l'avrebbero fatta se c'era tutto quell'imbarazzo tra loro. Ancora prima di scendere dal letto si convinse che quel pomeriggio avrebbe fatto il possibile per far si che tra lui ed Harry non ci fosse disagio.

   Scese le scale e raggiunse Miley che era seduta sugli alti sgabelli della cucina, intenta a prepararsi delle fette biscottate con la nutella. Louis le fece un cenno di capo per darle il buongiorno e corse a prendersi un po' di latte. Miley era davvero troppo concentrata per riuscire anche solo a rivolgergli un “ciao”, si limitò a sorridere sperando che Louis capisse. Ma lui aveva la testa completamente da un'altra parte per accorgersene.

   -Allora, come mai non sei a scuola col tuo ragazzo?- Chiese lei non appena ebbe finito di preparare la sua colazione. Louis si girò di scatto e la fulminò letteralmente con lo sguardo. Non capiva perchè Miley si ostinasse a dirlo nonostante lui le avesse ribadito più volte di non essere gay. Tuttavia era rimasto piuttosto calmo, forse perchè conosceva Miley, e non si sarebbe arrabbiato con lei. Si rese conto che si stava lentamente affezionando a Miley, e questo lo spaventava, forse perchè sapeva che se il suo passato sarebbe venuto a galla, non gli sarebbe rimasto più nulla di lei.

   -Non avevo voglia, ci vedremo oggi pomeriggio.- Rispose Louis senza nessuna emozione nella voce, con tono completamente piatto e incolore. Miley se ne accorse, capì che c'era qualcosa che lo turbava, ma non gli chiese nulla per non essere invadente. Però notò che forse Louis ne voleva parlare, forse aveva bisogno di qualcuno, visto che ancora non l'aveva insultata per ciò che gli aveva detto. -E non è il mio ragazzo, smettila.- Concluse il ragazzo, senza far trasparire nemmeno un pizzico d'ironia, nulla di nulla. Miley preferì rimanere in silenzio, tutti hanno dei giorni così, pensò che fosse soltanto qualcosa di momentaneo.

   A pranzo il ragazzo non spiccicò parola, se non per chiedere a Miley di passargli del sale. Non si poteva dire che avesse mangiato, perchè aveva iniziato a fissare il cibo in tavola immerso nei suoi pensieri. E si chiese perchè il protagonista di questi ultimi fosse l'unica persona che non ci sarebbe dovuta essere.

   Louis aspettò le quattro cercando di far passare in qualsiasi modo il tempo, girando per casa sotto gli occhi di Miley, cercando di studiare senza alcun successo, spizzicando qua e là per la cucina. Ma niente, quei minuti sembravano non passare mai. Era sempre più agitato, il nervosismo che gli saliva su per il corpo esplose quando il campanello suonò. Corse ad aprire la porta e si disse che non doveva in nessun modo far trasparire la sua preoccupazione. Louis era stanco, stanco di sentirsi così, stanco di non saperne nemmeno il motivo, stanco di doversi chiedere perchè il pensiero di Harry gli mettesse così tanta paura.

   -Ehi, come stai?- Chiese Harry entrando, e dandogli una pacca sulla spalla. Louis sospirò, si mise a fissarlo. Indossava una fascia nei capelli color verdone e una camicia dello stesso colore con una profonda scollatura sul petto.

   -Non c'è male, e tu amico?- Rispose Louis, e l'altro si strinse nelle spalle, poi entrambi si misero a sedere sul divano, tirando fuori i libri. Quel giorno avrebbero ripassato tutta la letteratura del secondo anno.

   Harry aprì il libro e iniziò a far ripercorrere a Louis tutte le tappe fondamentali della letteratura di quell'anno, Louis non le aveva mai studiate molto, e non riusciva a seguire le parole del ragazzo accanto a lui. Era come se avesse dovuto ricominciare tutto da capo, tutto dal quarto ginnasio, era tutto un incubo, se non fosse stato per Harry. Lui si accorse che l'altro non era in grado di memorizzare tutte le nozioni che gli stava dando, fu per questo che si fermò aspettando che Louis dicesse qualcosa, che non aveva capito nulla magari, o gli chiedesse di rispiegare. Harry non potè fare a meno di rivivere per un nano secondo il momento di due giorni prima, in cui aveva fatto qualcosa che non avrebbe dovuto fare.

   -Non riesco a capire.- Affermò Louis, come se non avrebbe ammesso un parere contrario al suo. Si stava arrendendo, ma per affrontare la maturità, non poteva arrendersi.

   -Non c'è niente da capire, basta studiarlo.- Gli rispose Harry senza dare troppo peso alle sue parole, mentre invece Louis glielo diede, e forse anche troppo.

   -E allora come mai sei qui ad aiutarmi? Se bastasse studiarlo lo saprei fare anche da solo.- Louis aveva gli occhi fermi e decisi, fissi sul ragazzo davanti a lui che era chiaramente sconcertato da quella sua reazione così improvvisa. Louis gli era sembrato da subito una persona totalmente disponibile eppure anche lui aveva dei giorni in cui non lo era del tutto.

   -Louis calmati. Ora lo studieremo insieme.- Cercò di tranquillizzarlo Harry, con la voce più calma possibile, ma l'altro non sembrava per niente tranquillizzarsi. C'era dell'altro sotto tutto questo, altro che Harry non sapeva.

   -L'hai detto tu che non c'è nulla da capire, puoi anche andartene se vuoi.- Sentenziò allora Louis, alzandosi e andando ad aprire la porta, nemmeno lui sapeva per quale motivo si stesse comportando così, probabilmente voleva che Harry lo odiasse, così che le cose non si sarebbero messe peggio di quanto già non fossero. Eppure Louis sapeva che stava sbagliando, sapeva che dopo quell'azione non sarebbe riuscito a studiare nemmeno se gli avessero puntato una pistola alla gola, ma lo stava facendo. Pensava che cacciandolo di casa, lo avrebbe cacciato anche dai suoi pensieri. Harry si alzò e si diresse verso la porta già aperta, non avrebbe passato un altro minuto a farsi trattare come uno straccio, senza aver detto o fatto nulla di sbagliato. Magari gli sarebbe passato.

   -Non sarei dovuto venire, lo sapevo.- Sussurrò Harry mentre recuperava la sua borsa e si posizionava sotto l'uscio della porta, aspettando che Louis dicesse qualcosa, qualsiasi cosa. Sembrava che tra loro potesse nascere un'amicizia, invece era stata stroncata sul nascere.

   -E allora perchè lo hai fatto? Per baciarmi di nuovo forse?- Ma solo quando quelle parole uscirono dalle sue labbra Louis si rese conto di ciò che aveva appena detto e che non avrebbe mai voluto dire. Capì che il motivo di quella rabbia era anche quel bacio. Harry rimase in silenzio, fissandolo incredulo, non poteva averlo detto davvero, lui sapeva che si era reso conto dell'enorme sbaglio che aveva fatto, ma non poteva rinfacciarglielo a vita. Non disse nulla, aspettò che fosse Louis a parlare, aspettò delle scuse magari, che però non arrivarono.

   -Se sei qui per questo, forse dovresti farlo.- Il suo sguardo era chino a guardarsi le scarpe, nessuno dei due comprese la vera ragione per cui Louis avesse detto una cosa del genere, dopo aver esplicitamente affermato di essere etero e tutto il resto delle cose di cui si era convinto negli ultimi giorni. Era così arrabbiato, che non pensò nemmeno a ciò che avrebbe o non avrebbe dovuto dire, e questa era l'ennesima di quelle che non avrebbe dovuto dire. Non lo voleva davvero, non voleva che Harry lo baciasse, lo aveva detto per farlo sentire ancora peggio, nemmeno lui sapeva perchè.

   -Si, forse dovrei farlo.- Harry era serio, troppo serio, come non lo era mai stato forse, il suo tono era piatto e i suoi occhi vacui. Louis sussultò leggermente. -Ma non oggi, non ora. Non quando non sei te stesso.- Concluse, e se ne andò.

   Harry pensò che doveva stare il più lontano possibile da Louis, lo avrebbe soltanto rovinato. Probabilmente aveva davvero bisogno del suo aiuto in matematica, ma decise che avrebbe mantenuto le distanze da lui, non poteva e non voleva continuare in questo modo. Era solo stato un momento di debolezza, capita forse, di credere di essere qualcun altro, ma lui era solo Harry Styles, il ragazzo ruba cuori, quello che cambia ragazza ogni settimana, quello che non si è mai innamorato. Sarebbe tornato ad essere quel ragazzo, ne era convinto.  


Ciao a tutti(: questo è  il capitolo che prima avevo pubblicato come quarto, per fortuna mi sono accorta che mancava un pezzo e ho rimediato. Allora, grazie a tutti per le recensioni e per le visite, vorrei davvero che recensiate di più perchè mi interessa sapere cosa ne pensate. Comunque sto scrivendo il sesto capitolo quindi lo pubblicherò a breve promesso. 

-Fra. (@xmileyssvoice)

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Capitolo 6
*** A new beginning ***


A NEW BEGINNING.

Dopo ciò che era successo con Harry, Louis il mattino dopo fece piuttosto fatica ad alzarsi. L'idea di dover andare a scuola, dove avrebbe incontrato il ragazzo ogni volta che avrebbe girato per i corridoi, lo faceva sentire male. Prima di mettersi davvero in piedi si contorse un po' tra le coperte, cercando di decidere se andare o no a scuola. Ma sua madre era decisa a tirarlo giù da quel letto, motivo per cui si mise ad urlare passando davanti la porta aperta della stanza di Louis. Il ragazzo nemmeno si curò di ciò che si stava mettendo addosso, o di come si stesse pettinando, aveva deciso che era uno di quei giorni in cui non gli importava di nulla, anche se un pensiero in testa ce l'aveva. O meglio, ne aveva due: sparare all'anziana signora la notte prima gli aveva dato una tale carica di adrenalina che non l'avrebbe mai dimenticata, ma allo stesso tempo non è cosa da tutti i giorni uccidere una vecchietta in casa sua.
   -Vuoi un cornetto tesoro?- Gridò sua madre, ma dalla bocca di Louis non uscì altro che un mugugno infastidito, e con lo stesso nervosismo si avviò verso la sua auto. Non fu certo uno dei suoi migliori viaggi: sembrava che l'universo si fosse impegnato per non lasciarlo in pace. Non appena entrò a scuola non guardò in faccia nessuno, nemmeno i suoi amici, si limitò ad avanzare a grandi falcate verso la sua classe, in cui alla prima ora avrebbe dovuto affrontare una dura lezione di matematica.
   
-Ricordate di portare il permesso per la gita domani, è l'ultimo giorno disponibile. A venerdì.- Sentenziò la professoressa dopo una lunga ora di funzioni e altre cose di cui non aveva capito veramente nulla, e che non aveva nemmeno intenzione di capire. Però si ricordò che la settimana dopo sarebbe andato per sette giorni in Grecia, come ultimo viaggio di classe prima della maturità. E si, sarebbe venuto anche Harry, come tutte le classi dell'ultimo anno. Quindi iniziarono a balenargli nella testa una marea di domande, problemi e cose a cui non aveva pensato prima di quel momento. Non aveva pensato a come avrebbe fatto con Miley, non poterla controllare per una settimana intera era davvero troppo, quindi o sperava che se ne sarebbe andata prima della sua partenza, o doveva inventarsi qualcosa.

 

 

 

Harry aveva appena avuto biologia, e Dio solo sa quanto odiasse quella materia, dopo averla studiata per mesi al secondo anno, non era mai riuscita ad interessarlo. Era il su incubo continuo, ogni volta che doveva studiarla, trovava scuse su scuse per non farlo. Ora era in corridoio, a dare pugni al distributore di merendine perchè gli aveva appena rubato un euro e cinquanta centesimi senza dargli i suoi crostini. Forse però i pugni che stava lanciando non erano soltanto contro il distributore, forse stava scaricando un po' delle sue tensioni su quella macchinetta.
   -Hey Styles, cosa ti ha fatto di male quel distributore?- Disse una voce alle sue spalle, si voltò per un attimo a vedere chi fosse e vicino a lui passò un gruppetto di ragazzi della sua classe. Lui non degnò loro nemmeno di uno sguardo, ma questi non sembravano volersi arrendere. Continuarono a lanciare battute e frecciatine per un po', pur vedendo che Harry non dava loro corda e non smetteva di colpire la macchinetta carico di forza. Dopo l'ennesima provocazione Harry fu davvero sul punto di girarsi e tirare un pugno sul naso ad ognuno di loro. Ma una voce si levò alla sue spalle che lo fece girare mettendo giù la mano già pronta a colpire le facce di quei quattro decerebrati.
   
-Non avete altri posti in cui andare a dare fastidio?- Disse con tono minaccioso. I quattro si zittirono improvvisamente, e ridacchiando si allontanarono discutendo su quanto fosse stupido secondo loro quel ragazzo.
   
-Louis.- Sussurrò Harry quasi incredulo che fosse davvero lui.
   
-Davvero, cosa ti ha fatto quel distributore?- Chiese l'altro sorridendo. Nonostante per entrambi fosse una brutta giornata, una di quelle da dimenticare, erano riusciti a sorridere l'uno davanti all'altro.
   
-Non credo sia il distributore il problema.- Rispose Harry con tono abbattuto, e abbassando la testa in modo che i suoi ricci castani potessero cadergli sulla fronte. Poi fece quella mossa. Quella che piaceva da morire a Louis. Scompigliò i capelli con la mano e poi se li sistemò da una parte, alzando di nuovo il capo.
   
-Potresti aiutarmi con la letteratura oggi pomeriggio.- Disse Louis un po' imbarazzato, mugugnando sotto voce, visto che il giorno prima non era andata bene tra loro due.
   
Harry non sapeva proprio cosa dire, avrebbe voluto essere deciso e dire di no, come si era predisposto di fare, di stare lontano da quel ragazzo. Ma dall'altra parte avrebbe voluto accettare e dare un'altra possibilità a Louis. Nemmeno lui sapeva perchè quel ragazzo gli facesse quell'effetto, lo mandava in confusione: in sua presenza emergeva il suo lato vulnerabile, quello che hanno tutti.
   
-Scusa Louis, ma oggi devo lavorare: abbiamo molto da fare per sistemare quei carcerati da qualche parte.- Spiegò, ed era vero. La carcere non c'era più, e quegli assassini in tuta arancione dovevano essere messi da qualche parte in cui potessero essere sorvegliati.
   
-A proposito, dove li porterete?- Si informò Louis, cercando di non far trapelare la sua agitazione nell'affrontare questo argomento.
   
-Probabilmente affitteremo alcune stanze lì vicino, qualcosa che li tenga al sicuro.- Rispose l'altro, e improvvisamente assunse un'espressione autoritaria, quella che forse aveva ogni giorno a lavoro. Louis pensò che sarebbe diventato davvero un bravo poliziotto. Il problema era che lui non poteva avere nulla a che fare con la polizia. Ma in quel momento aveva bisogno di scoprire che fine avesse fatto quella ragazza che stava cercando da tempo.
   
-Potrei..- Iniziò a dire Louis. Ed Harry lo incitò a continuare. Prese un respiro. -..potrei venire con te, magari ti posso aiutare in qualcosa, non so.- Nemmeno lui sapeva cosa stesse blaterando, ma da una parte voleva una scusa per stare con Harry, e dall'altra voleva intrufolarsi tra i detenuti per scoprire che fine avesse fatto la ragazza. Iniziò a sperare che Harry non lo avesse preso per un pazzo, vista la sua espressione un po' confusa. Ma l'altro si limitò a sorridere e ad annuire. Entrambi si diressero verso le rispettive classi.

 

 

 

Quando Louis tornò a casa, fu inondato da un piacevole odore di pasta al ragù, si recò in cucina con lo stomaco che brontolava. Salutò sua madre con un cenno del capo, e poi si mise a tavola a mangiare. Non uscì una parola da nessuno dei due, non considerando “com'è andata a scuola?” oppure “cosa farai oggi pomeriggio?”A cui Louis aveva semplicemente risposto stringendosi nelle spalle.
   -Io vado a lavoro, tornerò verso le otto di stasera, se non si fa tardi.- E come sempre, avrebbe fatto tardi. Louis sapeva benissimo che sua madre aveva un amante, o un fidanzato, nemmeno lui sapeva come chiamarlo, con cui si vedeva almeno quattro volte alla settimana dopo il lavoro. Lui non gliene aveva mai parlato, ma l'aveva sentita parlare al telefono con lui. E dopo qualche indagine, aveva confermato la sua ipotesi. Louis era davvero bravo a scoprire ciò che voleva sapere, avrebbe utilizzato tutti i mezzi a sua disposizione per trovare quella ragazza, anche a costo di sfruttare Harry per trovarla.
   
Il ragazzo annuì, e non appena sua madre se ne andò, cacciando un urlo chiamò Miley, che scese al pianterreno per mangiare anche lei. Louis spiegò a Miley, che nel frattempo si stava quasi abbuffando, che il pomeriggio sarebbe andato ad aiutare Harry tra i carcerati.
   
-Mi stanno ancora cercando, vero?- Domandò lei, sapendo già la risposta. Non sapeva perchè glielo avesse chiesto, magari anche dentro di lei c'era un barlume di speranza, nonostante tutto quello che aveva passato.
   
-Non me lo ha detto, ma immagino di si. Comunque, non appena tornerò, ti dirò tutto quello che so. Nel frattempo, fatti venire un'idea per prendere un po' di soldi e trovarti un alloggio.- Le disse lui, quasi imponendoglielo. Non voleva che Miley se ne andasse, ormai erano quasi diventati amici, ma aveva ogni giorno più timore che sua madre si sarebbe accorta di lei, nonostante non stesse quasi mai a casa. O peggio, temeva che Harry avrebbe potuto accorgersi che un suo “amico” teneva la detenuta scappata in casa sua. Soltanto al pensiero, Louis rabbrividì, e calò sul suo volto un'espressione di preoccupazione, che non riusciva a nascondere.
   
-Senti, non ci credo che sto per dirlo ma, vado a studiare. Alle quattro andrò da Harry, e tu dovrai tenere il telefono sempre acceso, per eventuali novità.- Ordinò Louis. E lei annuì diligente, mentre addentava famelica un pezzo di pane fresco.
   
 -Preparo un piano per derubare qualche casa, o altro. Stasera uscirò, divertiti col tuo ragazzo.- Stavolta Louis non si arrabbiò, e anzi, arrossì sorridendo. Poi si alzò dalla tavola e in fretta salì le scale per la camera. Miley rimase in cucina da sola, e all'improvviso le balenò in mente un'idea riguardo quale casa andare a derubare. Le comparve un sorrisetto malizioso in volto, si alzò e iniziò ad appuntarsi tutte le mosse che avrebbe dovuto fare. Mentre era seduta sul divano, chinata al tavolo di vetro, pensò a cosa era costretta a fare per un po' di soldi. Aveva creduto che avrebbe potuto passare una vita normale, come tutti gli altri adolescenti della sua età, invece non ne avrebbe mai avuta una. Abbandonò quei pensieri negativi, e cercò di concentrarsi sui suoi progetti.

 

 

 

Harry era girato a parlare con una ragazza, Louis lo vide da dietro, mentre di dirigeva verso di lui, riconobbe subito i suoi ricci, quasi del tutto coperti da un cappello da poliziotto. Era in divisa, e il ragazzo pensò che fosse ancora più bello così. Gli scappò un sorriso, ma cercò di reprimerlo. Sentì un crampo allo stomaco mentre si avvicinava, soprattutto perchè stava ancora parlando con quella ragazza, era come se gli si stesse attorcigliando l'intestino. Pensò che questa era davvero una brutta immagine, ma era la precisa descrizione di come si sentiva. Vide la ragazza allontanarsi ed Harry si girò nella sua direzione, non appena lo vide, fece un sorriso mostrando le fossette, e Louis si disse di restare calmo.
   -Ehi, amico.- Disse Harry, dandogli una pacca sulla spalla. L'altro si limitò a fare un cenno del capo, ed entrambi si voltarono verso la carcere quasi del tutto in fiamme, vedendo tutti i detenuti che venivano portati verso un pullman che li avrebbe portati in un nuovo edificio. Louis non rimase affatto sconcertato da quella miriade di assassini, ladri e criminali, tutti sporchi e sudici, che camminavano come un branco di pecore. Però continuava a sentire un vuoto nello stomaco, quasi che avrebbe potuto vomitare all'istante per l'agitazione.
   
Si sentiva in colpa per essere lì, perchè stava usando Harry per arrivare ad uno scopo più grande, che non poteva rivelargli. Certo, era lì anche per lui, ma questo non sembrava smorzare i sensi di colpa.
   
-Stai bene?- Gli sussurrò Harry avvicinandosi al su orecchio. Louis quasi sussultò, ma cercò di non darlo a vedere, nonostante l'altro se ne fosse accorto ugualmente. Annuì deglutendo, e provò a sorridere. Ad Harry piaceva da morire il suo sorriso. Ormai nessuno dei due provava più a reprimere questi pensieri riguardo l'altro, perchè non ne erano più capaci.

Probabilmente, sarebbe stato un nuovo in inizio per entrambi.



Ciao a tutti,
Sono tornata con un nuovo capitolo, mi scuso come sempre per la lunga attesa ma non ho mai tempo per scrivere, nonostante cerchi di farlo il più possibile. Per questo nuovo capitolo devo ringraziare la mia fantastica Vanessa perchè mi ha spinto per settimane a scriverlo il più in fretta possbile, quindi eccolo qui. In ogni caso, recensite, mettete la ff tra le seguite, le preferite, non lo so ma fatelo! Voglio sentire i vostri pareri. Vi ringrazio.
-Fra. (@xmileyssvoice su twitter)

 

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