To learn forgiveness (somewhere beyond the pain there must be a way)

di Gipsiusy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Perte 1 ***
Capitolo 2: *** Parte due ***
Capitolo 3: *** Parte tre ***
Capitolo 4: *** Parte quattro ***
Capitolo 5: *** Parte cinque ***



Capitolo 1
*** Perte 1 ***


To learn forgiveness (somewhere beyond the pain there must be a way)
 
A few things to know: è una pre-slash, come vi ho già detto, il ché significa che tutte le scene che troverete scritte non saranno cose a caso giusto per creare audience, significano proprio quello che pensate significano.
Seconda cosa: andate su You Tube, scrivere Evanescence, selezionate la playlist e poi cominciate a leggere. Servirà a farvi entrare nell'atmosfera.
Il titolo è preso da una loro canzone, tra l'altro.
Grazie a Sara per la betatuta!
Enjoy!

Disclaimer: ho iniziato a scrivere questa cosa prima che andasse in onda la 3x20, quindi il fatto che Allison sia morta è una fortuita coincidenza.
Inoltre non c’è Malia per varie ragioni, prima delle quali è che non mi piace e non la conosco. Ho deciso di introdurla in una prossima OS perché mi serve, e dubito fortemente che la visione di Jeff Davis coincida con la mia


Parte uno

Stiles osservava le sue nuove.. unghie.
Artigli, Stiles, artigli, ricordò a se stesso.
Era stato trasformato da meno di due giorni, tutto ciò che gli accadeva era imprevedibile, ragion per cui Scott era rimasto a dormire a casa sua. Per controllarlo.
Per Stiles era anche peggio. Più il suo amico gli sorrideva, gli spiegava tutti i vantaggi che aveva nell’essere in un branco e tutto il resto, più gli faceva male.
Perché, anche se tutti gli avevano detto che non era vero, anche se i suoi occhi erano dorati, non significava non potesse sentirsi in colpa. E a ragione, soprattutto.
Allison era morta sostanzialmente per colpa sua.
E il fatto che Chris non gli avesse urlato contro, che Scott gli fosse ancora amico, che Isaac anziché odiarlo preferisse ignorarlo, non aiutava.
Lui ricordava tutto, ormai.
Dopo che la volpe era stata cacciata, ed aveva lasciato lui morente a terra, il morso aveva risanato tutte le ferite fisiche e mentali, ma questo, se possibile, era diventato un problema ancora più grande.
Perché adesso, se si concentrava, poteva rivedere tutta la sofferenza nei volti dei suoi amici, causata dal demonio nel suo corpo.
Peggio, poteva ricordare gli ultimi attimi di Allison, poteva vedere come la cosa che la Nogitsune le aveva impiantato dentro aveva agito. La manipolava a piacimento, si divertiva nel farle fare cose senza che nessuno lo notasse, perché tutti presi da Stiles e, come ultima azione contro lo stupido Alpha che gli aveva messo i bastoni tra le ruote, aveva deciso di ucciderla. O meglio, di farla suicidare.
Neppure il morso aveva potuto fare qualcosa.
E mentre tutti correvano da lei, Stiles era rimasto solo, sul tetto, godendosi ogni momento che aveva nel tempo che la Nogistune svaniva e lo lasciava libero.
Libero di morire da umano.
Ma evidentemente qualcuno non la pensava così.
Non sapeva come, ma si era svegliato sul terreno, circondato dai suoi amici sentendo un potente, forte, doloroso ululato provenire dalla sua bocca.
Lo avevano trasformato. Fantastico. Peter sarebbe morto dalle risate.
“Ma tu non dormi mai?” Una voce, alle sue spalle, lo fece saltare. Oh, certo, Derek.
Il sourwolf era stata una presenza quasi costante in tutto quel casino.
Era arrivato in ritardo, certo, e non lo aveva visto fino a che non gli aveva letteralmente salvato la vita, facendogli tornare per poco il controllo. Bastava pochissimo, il tempo di una scintilla.
“Con un cielo del genere? Scherzi, vero?” rispose, stendendosi sulle tegole. Se non altro c’erano dei vantaggi nell’essere lupi.
“Tra qualche giorno sarà piena, avrai bisogno di tutte le energie. Perché non fili a letto invece di appesantire tutto con le tue elucubrazioni mentali?”
“D’accordo, d’accordo mamma.. Vado.” rispose, si alzò in piedi e saltò giù, infilandosi direttamente nella finestra di camera sua. Sogghignò, ricordando la conversazione avvenuta a casa Hale il giorno dopo la sua trasformazione.
“Oh bene bene bene! Guarda un po’ chi è diventato un altro membro  attivo di questa grande e bella famiglia!” No, Peter non ci godeva. Affatto.
“Risparmiatelo, Peter.” disse Derek, schietto. Non era ancora il momento di ridere, non per loro.
Lo zio osservò la faccia di tutti e si trattenne dal chiedere chi fosse morto per il timore che fosse esattamente la domanda giusta da fare.
Avrebbe dovuto monitorare meglio le attività di quel gruppo di pazzi.
In breve spiegarono a Stiles tutto quello che c’era da sapere, o meglio Stiles lo ricapitolò loro.
“Andiamo, ho ascoltato questa lezione tante di quelle volte che potrei aprire una scuola di addestramento.” esclamò scocciato.
“E’ importante che tu le ricordi perfettamente. Tra una settimana ci sarà la luna piena.” ribadì Derek. Scott era lì ma non aveva ancora detto una parola, Lydia era come distratta, completamente assorbita da altro e Isaac malapena si reggeva in piedi. Peter decise di prendere in mano la situazione.
“Tranquillo, Stiles, sono sicuro che Derek non perderà tempo nell’attaccarti ad un muro nel caso servisse. Credo che il ragazzo ne sappia anche più di noi, nipote. Lasciamolo in pace.” Poi sogghignò a Stiles. “E poi non vedo l’ora di vedere all’opera il lupo più scoordinato della storia.”
Questo chiuse la questione, rimandando tutti a casa.
Quando si rimise nel letto finse di non sentire l’amico tremare nel sacco a pelo accanto a lui.
Avrebbe tanto voluto fare qualcosa per aiutarlo.
Domani mattina domanderò a Derek, pensò mentre si addormentava.
***
Il mattino dopo vennero accolti da uno scenario orribile.
Danny sedeva su uno degli scalini, fuori dalla scuola, e Ethan lo teneva stretto a sé. I due ragazzi incontrarono lo sguardo di Aiden, che spiegò velocemente.
“Ieri è scomparsa la sorellina di Danny. Aveva otto anni. Nessuno ha idea di dove sia. Danny crede che sia colpa sua perché al momento della scomparsa era a casa con lei, ma era rinchiuso in camera a studiare e non se né accorto finché non è arrivato Ethan e gli ha fatto notare che erano soli a casa.”
“Ma scomparsa.. Scomparsa nel nulla? Cosa significa? Come è possibile?”  Stiles non poteva crederci. Lanciò uno sguardo al moro, prima di raggiungerlo del tutto.
“Hey amico..” disse, poggiandosi una mano sulla spalla. “Mi dispiace. Davvero.”
Danny annuì. “Grazie amico.”
Stiles e Ethan si scambiarono uno sguardo e il castano prese Scott da un braccio per portarlo dentro.
Il moro, infatti, non aveva detto una parola.
“Hey, se oggi vuoi saltare va bene.” gli sussurrò.
“No io.. Va bene, sto bene. Meglio stare qui e fare.. Qualcosa.” mormorò l’Alpha, prima di dirigersi al suo armadietto.
“Si beh, Isaac sembra non pensarla così.” mormorò Stilinski tra se e se.
“Si è solo preso il suo tempo, Derek lo terrà d’occhio.” mormorò a mezza voce Scott. I suoi occhi incontrarono la foto di Allison che teneva nell’armadietto e avvertì un groppo alla gola.
“Andiamo.” Stiles gli mise un braccio attorno alle spalle. “L’ora di inglese sta per iniziare, sempre che ci sia un insegnante.”
 
La mattinata passò in maniera surreale.
Stiles voleva davvero concentrarsi su Cime Tempestose – o era Jane Austen? - ma gli era impossibile. Ogni respiro, ogni suono era avvertito come mille volte più vicino e forte di come fosse in realtà. Aveva voglia di tapparsi le orecchie e correre lontano, nascondersi nel buio e nel silenzio.
Ma quello gli avrebbe ricordato troppo cosa significava essere sotto l’influsso della Kitsune, quindi accettava di buon grado ciò che gli era offerto.
Avrebbe potuto pensare alla trasformazione che la notte dopo avrebbe preso il sopravvento, trasformandolo in un essere spietato e assetato di sangue.
Non che fosse poi una novità per lui, visti i recenti avvenimenti.
La verità era che aveva una fottuta paura. Ma non poteva pensarci, o sarebbe stato peggio.
Alzò lo sguardo, concentrandolo su Scott. Come avesse fatto il ragazzo a non impazzire era tutt’ora un mistero. Lui, con tutta la conoscenza e l’autocontrollo che tentava di avere (“Tu? Controllarti? Certo, facile” commentava una voce nella sua testa, fastidiosamente simile a quella di Peter), era sul punto di crollare.
Doveva decisamente molto più credito al suo amico.
***
C’erano degli stadi della pazzia?
No, quelli erano quelli del dolore.
Negazione. Allison non può essere morta. Nessuno può ucciderla.
Rabbia. Non osare, Al, non scherzare. Non così. Non con me.
Auto - recriminazione. Avrei dovuto capire subito che c’era qualcosa che non andava. La conosco meglio di chiunque altro. Avrei dovuto saperlo.
Depressione.
Ecco, lui era lì.
Esserne consapevoli era un sintomo di guarigione? Sperava sinceramente di si.
Ma mai come in quel momento Scott sentiva la mancanza di Allison.
Lei avrebbe saputo come aiutarlo, cosa dirgli per andare avanti.
Ma lei non c’era. Se n’era andata e non c’era modo di farla tornare. E se anche ci fosse stato non lo avrebbero fatto, lei non avrebbe voluto, non sarebbe stato giusto.
Ma spesso fare la cosa giusta fa schifo.
***
Lydia non sentiva niente.
Non udiva assolutamente nulla.
Nulla che non fossero le normali voci di tanti adolescenti alle prese con la vita di tutti i giorni.
Davvero, era tutto normale.
Anche lei.
***
“Hey Scott.. Dopo aver fatto i compiti potremmo andare da Derek.. Così mi alleno un po’.. Sai com’è.. Resistere e tutto il resto..”
Il piano era tenere l’amico occupato, e Stiles le stava pensando tutte. Anche se significava farsi potenzialmente male per lui.
E con potenzialmente intendeva dire che se non sarebbe morto era solo perché era un licantropo.
Ma per gli amici, questo e altro.
Quando arrivarono al loft di Derek li accolse Peter, senza il solito ghigno per una volta.
“Oh.. Siete voi.” Sembrava quasi triste.
I due si scambiarono un’occhiata.
“Spiacenti di deluderti.” commentò Stiles. “Dov’è Derek?”
“Dovrebbe arrivare.. Tra poco credo. Non ho idea di dove sia andato..” l’uomo si avvicinò alla vetrata e osservò l’orizzonte.
All’improvviso la porta dell’appartamento si aprì, accogliendo la figura di Derek che indossava, quel giorno, una sgargiante maglia azzurra.
“Hey.” commentò solo, entrando.
“Carina la maglia.”, lo stuzzicò Stiles, e fu felice di vedere un accenno di espressione nel volto di Scott.
“E di queste che ne pensi?” domandò di risposta il lupo, alzando due oggetti lunghi e di metallo. Catene.
Stiles deglutì. “Rassicuranti.”
Derek ghignò.
“Che dite, ci spostiamo in un posto lontano dal mio appartamento?”
I tre se ne andarono, diretti al magazzino dove Derek aveva allenato i suoi beta prima, e Peter poté giurare di aver sentito Stiles borbottare qualcosa di molto simile a “Tana, è una tana.”.
Ghignò, ma tornò immediatamente serio. La sua affascinante ospite era arrivata.
“Lydia, è sempre un piacere vederti.”
***
Stiles salutò la sera con gioia immensa.
Non credeva che l’amore per il proprio letto potesse crescere più di così, ma evidentemente si sbagliava.
Il punto era raggiungerlo senza sembrare totalmente un idiota imbranato.
Difficile, da fare, visto che non riusciva a fare più di due passi senza precipitare al suolo.
“Dio, Derek Hale, quanto ti odio.” mormorò contro il terreno.
Sentì una risata nascere dal petto del ragazzo che lo sollevava, condivisa dal suo migliore amico.
“Nome e cognome. Dovrei essere impressionato?” chiese il moro, sinceramente divertito.
Stiles lo mandò mentalmente al diavolo.
“Mi domando chi ci riporterà a casa visto che ho le gambe rotte e siamo venuti con la mia Jeep.” disse invece.
“Semplice.” replicò Scott. “Guido io.”
Stilinski alzò lo sguardo allarmato.
“Scott. Tu sai quanto ti voglio bene. Ne sei consapevole. Ma non potrei mai, mai, lasciarti la mia piccola. Capisci? Piuttosto torno a piedi.”
Era strano, sentiva già le cellule del suo corpo lavorare per riparare quello che c’era da riparare. Probabilmente quando sarebbe arrivato a casa sarebbe già stato come nuovo. Fisicamente, almeno, il suo orgoglio era ancora piuttosto malconcio.
Essere malmenati senza sosta prima da Derek e poi da Scott non era proprio l’ideale. Ed erano anche stati gentili.
“Quante lamentele inutili.. Guiderò io!” decise Derek, scaricandolo sul sedile del passeggero. Un momento, cosa?
“Tu? Tu guidare la mia Jeep? E’ delicata!”
“Ho guidato una Camaro. Quella è delicata.” fece notare l’uomo, alzando un sopracciglio. Oh, beh, aveva ragione. Ma non glielo avrebbe mai detto.
Vide Scott scuotere la testa, dal sedile posteriore, come sempre intuendo i suoi pensieri, e gli mostrò il dito medio.
Hale li scaricò a casa di Stiles, elencando tutte le cose che andavano cambiate o rinnovate nel mezzo.
“Sul serio, come fa ancora a camminare?” chiese stupito.
“Magia suppongo..” rispose piccato Stiles. Era la sua piccola e nessuno criticava la sua piccola.
“Non me ne stupirei.. Tu come torni?” chiese Scott.
Derek ghignò. “Correndo, ovvio.”
Detto ciò si voltò e svanì nell’oscurità.
“Dannato sourwolf..” mormorò Stiles, sovrappensiero. Scott lo guardò interrogativo.
“Nulla, nulla.. Cosa voleva tua mamma, prima?” Entrarono in casa Stilinski, vuota.
“Chiedermi come stavo e se anche stasera rimanevo qui.”
I due si guardarono.
“Non dovresti tenerla fuori. E’ preoccupata per te, per Isaac, e deve anche tenere a bada tuo padre che ovviamente vuole risposte. Aggiungere altro stress non è proprio l’ideale.” Commentò Stiles.
“Si, beh, prima di affrontare lei vorrei sapere cosa dovrei fare io. Non è proprio una cosa da tutti i giorni perdere la prima ragazza di cui mi sono innamorato e di cui lo sarò sempre, almeno un po’. E sai, è un po’ traumatico vederla suicidarsi davanti i tuoi occhi senza che tu possa dire o fare qualcosa per impedirlo. E mi rende un po’  instabile, al momento, considerato tutto. Quindi non riesco proprio a pensare di guardare mia madre negli occhi e di riuscire a sostenere lo sguardo.”
Tutto il discorso era stato fatto con un tono di voce sempre più alto e aspro, e Stiles se la sarebbe anche presa, se non avesse saputo che era rivolto solo e unicamente allo stesso Scott, ed era la prima volta che, finalmente, diceva sinceramente come si sentiva.
Quindi annuì e fece finta di non vedere le lacrime che si stava asciugando, dirigendosi verso la cucina.
“Allora, cosa mangiamo stasera?”
***
Quella sera. Quella sera sarebbe stata la prima luna piena.
Assurdo come il tempo voli quando vuoi allontanare qualcosa.
Infatti non aveva fatto in tempo a sorgere, il sole, che già stava tramontando.
E Stiles era già seduto alla sedia su cui sarebbe stato incatenato, mentre Peter ridacchiava ininterrottamente e Derek portava catene su catene.
“Ehm.. Tutta quella roba è solo per me?” chiese Stiles dubbioso.
“Solo se fai il bravo.” replicò Derek. Prima che il ragazzo potesse ribattere Scott lo rassicurò.
“E’ solo una precauzione. Sei molto più forte di quello che credi, perché sei parte di questo branco. Essere parte di un banco ti rende più tutto. Quindi vogliamo essere certi.”
Peter rise ancora più forte.
“Ma lui deve essere per forza qui?” domandò uno dei gemelli. Oh, si, anche loro erano venuti a godersi lo spettacolo.
“Se volete potete cacciarlo.” rispose tranquillo Derek mentre districava un po’ di ferraglia.
I gemelli si sorrisero, avvicinandosi all’Hale più grande.
“Oh no ragazzi vi prego non posso perdere la prima trasformazione del piccolo Stiles! Sono stato il primo a offrirgli il morso, è un mio diritto!”
“Nel caso tenterò di ucciderlo, non mi fermerete, vero?” domandò Stiles, provocando in Derek un sorrisetto soddisfatto.
“Rifaremo questo discordo domani mattina..” tagliò corto Scott, prendendo un paio di manette grosse quanto i suoi bicipiti. Le guardò con aria critica. “Derek dove la prendi tutta questa roba?”
L’uomo alzò lo sguardo. “Credimi, non lo volete sapere. Ora Stiles,scegli. Bronzo o argento per le braccia?” chiese sollevando due catene identiche tranne che nel colore, ghignando all’espressione terrorizzata del più giovane.
 “Adesso ricorda. Pensa a qualcosa che possa impedirti di fare cazzate, ma in grande. Noi saremo qui a tenerti ma tu devi cercare di controllarti il più possibile.” Scott si mise di fronte all’amico, sistemando alcune catene che legavano le braccia ai braccioli della sedia.
“Stringi più forte.” mormorò Stiles. Era diventato serio adesso. Scott annuì e aumentò la presa attorno al corpo dell’amico. Intuiva quali fossero i suoi pensieri: aveva passato l’ultimo periodo sotto l’influenza di qualcosa che avrebbe potuto far male ai suoi amici senza che lui potesse dire o fare qualcosa per impedirlo, e la trasformazione non era poi così differente dal suo punto di vista.
Derek passò dietro e pensò al busto, legando con forza.
“Rilassati. Se anche dovessi riuscire a liberarti siamo in quattro, ti prenderemmo senza problemi. Non farai male a nessuno.” sussurrò l’uomo, e fu soddisfatto nel vedere le spalle del più piccolo rilassarsi.
Stiles cominciò a sentire i primi effetti quando incontrò lo sguardo di Scott e sentì di odiarlo con tutte le sue forze.
Guardò le catene che lo immobilizzavano e voleva staccarle con i denti.
Poi fu un crescendo.
Avvertiva i canini svilupparsi, scendere, aprirsi in un sorriso spaventoso. Senza accorgersene si alzò in piedi e strattonava la sedia nel vano tentativo di rompere le catene,inutilmente. Almeno finché non decise di lanciarsi con la sedia contro una parete, riducendola in mille pezzi.
Libero finalmente, non fece caso a nessuno di quelli che erano attorno a lui. Sentiva diversi ululati ma non gli importava. Voleva uscire, voleva cacciare, voleva correre.
Qualcuno lo aveva acciuffato ma lui era stato più veloce, fuggendo sotto il suo braccio.
Era strano, si sentiva potente, si sentiva vivo. Ma allo stesso tempo era come se quello che avvertiva fosse incompleto.
Fronteggiò un lupo nero dagli occhi blu, che dall’odore riconobbe essere Derek.
Lo attaccò senza remore, e allo stesso modo venne sbattuto al suolo, respirando il terriccio.
Quando era uscito? Come ci era arrivato?
Cosa aveva fatto nel frattempo?
Prima ancora che se ne rendesse conto era diventato di nuovo Stiles, di nuovo normale. L’unico ricordo della recente trasformazione era il dolore a ogni singolo osso e gli occhi che ancora luccicavano dorati.
Derek lo guardò, in attesa, ma non accadde nulla.
Restarono a fissarsi per diversi momenti. L’uomo era ancora su di lui per immobilizzarlo.
“I - io.. Cosa.. Cosa ho fatto Derek? Cosa è successo?”
Davvero, davvero non voleva che la voce tremasse così, ma non poteva impedirselo. Il pensiero, il terrore di aver fatto male a qualcuno era troppo forte.
“Nulla. Ti sei solo liberato, perché sei dannatamente intelligente, e sei corso nel bosco. E’ la tua natura, adesso, non devi temerla.”
Derek si scostò, permettendo al più piccolo di alzarsi.
“Senza accorgertene hai trovato un ancora nella paura. Ma non può durare per sempre, o ti distruggerà.
La famiglia, gli amici, sono ottime ancore.  Il legame tra te e tuo padre dovrebbe essere abbastanza forte da impedire di fare qualsiasi pazzia. Sei morto per lui.” spiegò l’uomo con una pazienza così inusuale per lui. “Fidati di te stesso, e fidati di noi. Non ti lasceremo fare nulla di cui ti pentiresti. Pensala così, sei riuscito a tenere Scott a bada, e non sapevi praticamente nulla, adesso dovrebbe essere una passeggiata..”
Stiles alzò un sopracciglio, dubbioso.
“E’ che non mi piace.. Perdere il controllo.”
“Allora recuperalo. Esercitati. Avanti, in piedi. Trasformati di nuovo.” Derek si alzò, tirando con sé l’altro.
“Scherzi vero? Non ho nessuna intenzione di trasformarmi! Non adesso!” Stiles stava ringhiando,con somma soddisfazione di Derek.
“No eh?” Il moro si ritrasformò, provocando di conseguenza la conversione di Stiles, che ululò di frustrazione.
Poi scattò all’inseguimento di Derek, che aveva iniziato a correre nel folto dei boschi, con tutta l’intenzione di prenderlo e fargliela pagare.
Poco a poco si videro circondati da altri tre lupi, che Stiles riconosceva come i gemelli e Scott, e doveva ammettere che era fantastico! Correre, assaporare il vento, avvertire tutto meglio e amplificato.
Quando si avvicinarono troppo alla città, Derek fece segno di tornare indietro verso il capannone, dove Peter li accolse con un sorriso soddisfatto.
“Allora, la prima notte del nostro piccolo Stiles?” domandò.
Nessuno fermò il ‘Piccolo Stiles’ quando gli diede un pugno.
***
L’idea di circondare il perimetro della città con una barriera che avrebbe avvertito qualsiasi attività non - umana era stata geniale.
Ma avrebbero dovuto avere l’accortezza di segnalare che genere di attività fosse, così magari il dottor Deaton non sarebbe dovuto rimanere in piedi fino a notte fonda per cercare un riscontro tra le “segnalazioni” ricevute.
Tuttavia, quando si svegliò verso le sei del mattino con la testa sui libri decise che, qualsiasi cosa fosse avrebbe potuto aspettare l’indomani.
Col senno di poi si ritrovò a pentirsi della propria decisione.
 
Alcune precisazioni: sparse per la ff troverete vari riferimenti a serie tv, libri ecc.. Non essendo fondamentali per la trama ho deciso di non segnalarveli tutti, ma se li notaste potreste darvi una pacca sulla spalla perché vuol dire che guardate buona televisione XD
Questa mini-long è nata COME OS e COME "ROBA TRANQUILLA E DIVERTENTE"
Si, ridete con me, dal momento che non è né uno né un altro..
Per la lunghezza non me ne faccio una colpa, perché c'è davvero tanto da raccontare e ho dovuto tagliare alcune storyline o solo accennarle. Rigurado alla "leggerezza".. hem. 
Non so perché è venuta tanto angst, ma considerata la stagione che ci siamo lasciati alle spalle, non riuscirei a pensare a qualcosa di meno pesante, davvero. La vita non va semplicemente avanti.
Ah, ultima cosa "tecnica": All era posseduta da un parassita, gestito dalla Nogistune. Per ulteriori informazioni consultate i libri di Lisa Jane Smith, dove le Nogistune sono davvero davvero spaventose.

Ora passiamo alla parte "divertente"!
Stiles lupo! Che ne pensate?
Personalmente mi affascina l'idea. Lo adoro da umano, ma da lupo.. wow!
L'altra sera leggevo delle teorie secondo cui Derek torna umano e in questa maniera si avrebbe un avvicinamento Sterek.. beh, qui è più o meno lo stesso, suppongo.
Unito a tanto tanto angst perché ho realizzato che va a braccetto con Stiles. E Isaac, ma quello sarà successivamente..
Scott che soffre mi è stato difficile scriverlo, idem per Lydia. Ma mentre Scott potevo almeno immaginarlo, Lydia rimane tutt'ora oscura per me. Ho in mente qualcosa per lei, più sul piano umano che da banshee(anche perché non ho ancora capito cosa ci voglia fare Davis -.-).. e immagino lo vedrete nei prossimi giorni!
Aggiornerò giovedì con la seconda, di cinque, parte! Spero che vi sia piaciuto!
Special thanks to Marika, Lavinia, Fede e Sara che hanno incoraggiato il mio pc che non ne voleva sapere di pubblicare XD Vi amo!
Un bacio a tutti!
Gip

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Capitolo 2
*** Parte due ***


To learn forgiveness (somewhere beyond the pain there must be a way)

 
Parte due
 
La mattina, quella stessa mattina, seduto in classe Stiles stava esaminando tre problemi differenti:
-come spiegare al padre la trasformazione, perché glielo aveva promesso.
-Come aiutare Lydia, che vedeva sempre più spiritata e assente.
-cosa diavolo ci faceva la nuova Jeep di Derek nel parcheggio della scuola.
Almeno all’ultima avrebbe avuto presto risposta perché aveva appena ricevuto un messaggio dallo stesso Derek (“sourwolf” recitava l’ID) che gli diceva di recarsi sul tetto della scuola senza Scott. Stiles replicò di attendere almeno fino alla prossima ora perché lui e l’Alpha aveva orari diversi e non sarebbe stato un problema sfuggirgli; ora non restava che attendere il suono della campana.
Certo, il fatto che avesse usato i messaggi anziché presentarsi e sbatterlo al muro come era solito fare era senza dubbio un miglioramento, ma per essere giusti non si comportava da tempo in modo così.. animalesco, con lui. Anzi, tra il branco di Alpha, Jennifer, suo padre e i Kitsune poteva quasi dire che erano amici. Sempre che loro potessero definirsi così.
La verità era che avrebbe potuto passare l’intera esistenza con Derek Hale e non venire mai a capo del suo mistero.
Come,ad esempio, perché avesse lasciato Cora in sud America pur essendo la sua unica parte di famiglia ancora viva – e no, Peter non contava - .
O come diavolo avesse fatto a farsi fregare da Kate Argent.
O come si fosse sentito dopo aver dovuto uccidere Paige.
O, assurdità delle assurdità, cosa diavolo ci facesse un pacco di caramelle semi distrutto nel suo loft.
Alcune cose non gliele avrebbe chieste neanche sotto tortura, altre invece forse poteva sperare di carpirle da solo.
Perché una cosa era certa, Derek poteva provare a fare quanto voleva il lupo antipatico e solitario. Ma la verità era che gli importa. Gli importava di Scott, gli importa di Stiles, gli è importato di Lydia, gli importa di Beacon Hills. Gli è sempre importato di Beacon Hills.
Fondamentalmente era questo il motivo che lo aveva spinto ad aiutarlo nell’estate. Questo e il fatto che lo avesse vagamente minacciato, ma le minacce di Derek erano a vuoto da tempo.
Il suono della campanella lo svegliò dalle sue elucubrazioni. Salutò Scott con il solito sorriso e deviò allegramente verso le scale che conducevano al tetto, curioso di sapere cosa volesse il sourwolf da lui.
 
***
 
Arrivò sul tetto ridacchiando perché aveva deciso di provare a salire le scale al massimo della velocità di cui era capace, ed il risultato era che ci aveva impiegato dieci secondi netti, sentiva ancora la campanella suonare.
“Controllati.” mormorò la voce irritata di Derek.
“Sempre di buon umore,vedo.” Rispose Stiles, individuandolo appoggiato con non-chalance al muro.
“Gli occhi hanno cambiato colore. Accadrà spesso se non fai attenzione.” Lo rimproverò il moro.
“Potrei sempre usare la scusa delle lenti a contatto. Con Twilight ha funzionato..” mormorò sovrappensiero l’altro, per poi realizzare che Derek non aveva idea di cosa stesse parlando. Infatti la sua espressione era inequivocabile. “Ad ogni modo, perché mi hai chiamato qui?”
“Abbiamo un problema. Con Scott.” Aggiunse poi, notando il sopracciglio alzato di Stiles.
“Quello era leggermente chiaro, sai.. Potresti essere un po’ più specifico?”
“Lui non..” iniziò a dire Derek, ma vennero interrotti da due voci che provenivano dalla porta che dava alle scale.
“Ascolta Danny, so che ti sembra assurdo ma devi credermi, è importante. Non è solo una fuga romantica dall’ora di trigonometria, te lo assicuro.”
Derek mimò con le labbra il nome Ethan, mentre Stiles mimava a sua volta Danny.
Ma prima che potessero fare qualcosa la porta si aprì, dall’interno, e i due stavano salendo sul tetto.
Il problema era che Stiles era appoggiato alla suddetta porta, e neanche i sensi da licantropo ti aiutano se non li usi, quindi Derek – più per abitudine, che per altro - lo prese per un braccio e lo tirò verso di sé per evitargli una rovinosa caduta. Il risultato fu che quando il lupo e l’umano salirono sul tetto li trovarono uno sopra l’altro, e il sorrisino in Danny nacque spontaneo.
“Stiles, potevi trovare un altro luogo per appartarti.. Un momento, quello non è Miguel?”
I due si staccarono immediatamente, mentre Ethan scuoteva il capo.
 “No, lui è Derek Hale, lunga storia Danny bello, ci vediamo..” Stiles provò a fuggire ma la voce del gemello lo fermò.
“No, aspettate entrambi. Vorrei dire a Danny.. Quella cosa.” lanciò un occhiata significativa ai due. “E magari con voi presenti sarà più facile crederci.”
I due ragazzi si guardarono un attimo, e il più piccolo alzò le spalle.
A quanto pare la loro chiacchierata avrebbe aspettato.
 
***
 
Alla fine convincere Danny fu più semplice del previsto.
Il ragazzo aveva già fatto le sue ricerche e collegato un paio di avvenimenti, cosa di cui i tre licantropi erano molto grati.
Adesso rimanevano solo i dubbi.
“Quindi anche tu sei un licantropo?” domandò rivolto a Stiles.
“Recente sviluppo, si.”
“E Jackson, invece, prima è stato un serial killer con carenza di affetto.”
“Se vuoi metterla così..” fu sempre Stilinski a rispondere.
“E Kira invece cosa centra?”
“Kitsune.” intervenne Derek prima che potesse farlo Stiles. “Demone giapponese, controlla elettricità e simili. Puoi chiedere direttamente a lei per maggiori dettagli.”
“Uhm.. Capisco..”
Il ragazzo hawaiano sembrava calmo. L’aveva presa bene.
“Credo che chiamerò Jackson e lo ucciderò per non avermi detto niente.” disse poi. Oh, beh, poteva andare peggio.
“Adesso potreste lasciarci soli?” chiese poi, rivolto a Stiles e Derek.
“Oh si, tanto devo andare in classe.. Ho l’ora di chimica con Scott..” rispose il castano, scambiandosi un occhiata significativa con Derek, che annuì.
“Hem, veramente, Stiles, Scott è uscito. L’ho visto prima e.. Non sembrava stare bene” lo informò Ethan. Stiles non perse neanche un minuto, volando giù dalle scale fino alla porta principale e poi fuori, dove Derek lo aveva anticipato.
“Come diavolo.. No, aspetta, non mi importa. Riesci a capire dov’è andato?”
Derek lo guardò serio, prima di prendere un respiro profondo. “Posso individuare dov’è ma credo che tu debba lasciarlo da solo.”
“Ma è il mio migliore amico! Non posso..”
“Fidati. Stai facendo abbastanza, ma adesso devi lasciarlo solo. Va in classe, lo controllo io..” Derek provò a mettere una mano sul braccio di Stiles ma questi si scostò, irritato.
“Credi di potermi dire sempre quello che devo fare perché sei più esperto eh? Cosa ne sai tu?”
Gli occhi di Stiles erano nuovamente colorati senza che potesse fare nulla, e mostrava le zanne.
“Mantieni. Il. Controllo.” Mormorò Derek a denti stretti. Per un attimo gli occhi lampeggiarono di azzurro e fu abbastanza per far ritirare Stiles. Il più giovane girò i tacchi ed entrò dentro, scontrandosi con una presenza conosciuta.
“Tu non dovresti essere in classe? Con tua madre, tra l’altro?” chiese Stiles, retorico. Diede a Lydia un’occhiata attenta, cosa che non faceva da giorni. I capelli, solitamente perfettamente acconciati, erano lasciati liberi e con un qualcosa di selvaggio, che era allo stesso tempo bello e spaventoso.
Sotto gli occhi aveva delle borse scure e grandi, di chi non chiude occhio da giorni, e lui era particolarmente esperto in quello.
Gli abiti sembravano essere stati scelti a caso, senza l’abituale cura.
“Io.. Sì, forse dovrei..”
Stiles la prese per le spalle e la condusse in classe, lasciandola al suo banco accanto a un preoccupato Aiden che gli rivolse uno sguardo grato che Stiles non ricambiò.
Sapeva perfettamente chi avrebbe dovuto chiamare per aiutare Lydia.
La sola prospettiva di chiamarlo gli faceva venire l’acido allo stomaco, ma se serviva lo avrebbe fatto.
Glielo doveva, a tutti loro.
 
***
 
Lydia si richiuse la porta alle spalle, in silenzio.
Ignorò sua madre, che cercava di parlarle. Ignorò il suo cellulare, che vibrava incessantemente.
Alzò lo sguardo su una cassettiera vicino alla parete, su cui era appoggiato un portafoto in legno, semplice e elegante, con la foto sua e di Allison, fatta dopo la prima serata al bowling.
Aveva voglia di piangere, di urlare, ma non riusciva a fare nulla.
Mai, mai come in quel momento avrebbe voluto qualcuno vicino a sé. Qualcuno che la conoscesse a fondo, più di quanto volesse effettivamente ammettere.
Ma l’unica persona che corrispondeva a queste caratteristiche non era lì, e non sarebbe tornata, quindi non aveva senso aspettare.
Questa realizzazione fece male come se qualcuno le avesse dato un pugno nello stomaco.
Era sola.
 
***
 
Danny  Mahealani era sempre stato un ragazzo dalle poche pretese, gentile di natura e tranquillo.
Prendeva i cambiamenti con filosofia. Non li amava ma non poteva dire di disprezzarli completamente, perché portavano sempre qualcosa di nuovo,almeno.
Quindi aveva accettato tranquillamente di essere gay.
Aveva accettato che il suo migliore amico era un totale stronzo, e nonostante questo continuasse a tenere a lui.
Aveva anche accettato che il suo ragazzo lo avesse tradito e lasciato, non proprio tranquillamente, ma ehy, era pur sempre un adolescente.
Poteva almeno aver provato ad accettare che il suo attuale ragazzo fosse sparito per due settimane e fosse ricomparso all’improvviso.
Ma scoprire tutto un mondo nascosto proprio sotto il suo naso? Quello era chiedere troppo.
Non era davvero arrabbiato, più che altro aveva bisogno di tempo. Grazie al cielo a Ethan non sembrava infastidito da tutte le domande che gli poneva, anzi cercava di rispondere al meglio, anche se non aveva ben chiaro cosa fosse accaduto prima del loro arrivo a Beacon Hills.
Tutto questo servì a fargli dimenticare, o quasi, la storia di sua sorella e il senso di colpa. Quasi.
“Perché mi hai detto tutto questo?” chiese infine.
“Perché quando ti dico che ritroveremo tua sorella, non lo dico solo perché non voglio che tu perda la speranza. Noi ritroveremo tua sorella, è una promessa.”
In quel momento erano in camera di Danny, era appena finita la scuola. Ethan prese le mani del moro tra le sue e le strinse, baciando entrambi i dorsi.
L’altro lo abbracciò, realizzando che non gli importava se il suo ragazzo era mezzo lupo. Lo amava, e sapeva di essere ricambiato ed era il suo unico sostegno in questa situazione.
Nient’altro importava.
Ma una bella sgridata a Jackson per aver tenuto il segreto non gliela toglieva nessuno.
 
***
 
Stiles si recò quel pomeriggio stesso all’appartamento di Derek, salvo trovarlo vuoto.
Voleva chiedere di Scott ma voleva anche.. Scusarsi.
Era stato ingiusto con lui, anzi era stato un totale stronzo.
Stava per andarsene quando notò una cosa: un libro, aperto, poggiato su un tavolino da caffè miracolosamente sopravvissuto a tutte le battaglie avvenute in quell’appartamento.
Avrà lo stesso architetto di casa Halliwell, pensò Stiles, ridacchiando alla sua stessa battuta.
Aprì il libro e lesse distrattamente. Parlava di riportare ricordi scomparsi. Inoltre c’era un altro segno a una pagina che parlava della famiglia, delle linee di sangue e di come ritrovare membri perduti.
Stiles poggiò il libro a posto, pieno di domande, ma prima che potesse fare altro la porta del loft si aprì e comparve Peter.
“Stiles! Ho riconosciuto il tuo odore.. A cosa devo la tua presenza?” chiese cordiale. Ok,era inquietante.
“Cercavo Derek in realtà.” rispose d’impulso il più giovane, muovendosi verso l’uscita.
“Certo certo.. Oh, vedo che hai trovato la mia ultima lettura.. Era interessante?” L’uomo prese il libro, e Stiles forzò se stesso nel non apparire agitato. Era un lupo anche lui adesso, e con un grande branco alle spalle, avrebbe potuto battere Peter a occhi chiusi.
“Oh, si. Molto interessante.” Commentò semplicemente. Aspettava la sua reazione.
“Sai, ho avuto recenti notizie di.. Parentele inattese, per così dire. Ma ovviamente, non è mai facile.” sembrava sereno mentre parlava, ma a Stiles ricordava la stessa maniera in cui aveva detto “Tu devi essere Stiles.” poco prima di cominciare un violento combattimento con il nipote.
Diciamo che Peter era il migliore a mettere in agitazione le persone.
“Oh, si, fantastico. Meraviglioso. Quindi.. Io andrei.. Si.. Puoi dire a Derek.. Anzi no, non dirgli nulla, è meglio. Si. Quindi.. Addio. Ciao.” Inciampò sui suoi stessi piedi prima di arrivare alla porta, scatenando in Peter una risata malcelata.
“Ciao ciao Stiles. Oh, e se cerchi Derek, prova alla vecchia dimora Hale. E’ un nostalgico, mio nipote..”
Stiles annuì e uscì, correndo già dalle scale.
Peter voltò le spalle alla porta e contemplò l’orizzonte.
Se qualcuno glielo avesse detto un mese prima non ci avrebbe creduto, ma in tempi non sospetti aveva avvertito che c’era qualcosa che non andava.
Certo, sua sorella non era stata molto gentile a nascondergli del tutto la verità.
Ma grazie alla sua personale Bashee avrebbe avuto tutte le risposte.
E chissà, forse si sarebbe divertito ad essere padre.
 
***
 
Scott correva nel sottobosco da ore. Non aveva una direzione o un motivo, seguiva l’istinto e sperava vagamente di non sbagliare.
Ne avevano avuto abbastanza di problemi, di creature, di tutto.
Avevano pagato caro ogni singolo momento.
Non voleva pensare ad Allison, non voleva pensare a nulla. Voleva solo correre, correre e sfogare tutto, lasciarsi andare, per una volta.
All’improvviso il suo naso fiutò qualcosa. Era familiare ma.. Diverso. Come se fosse mescolato ad altro.
Vagò per un po’ alla cieca, cercando di capire bene l’odore, ma non era mai stato molto bravo in quello e la natura lo confondeva. Era facile distinguere una traccia in città, soprattutto di un essere sovrannaturale, perché non era niente di simile a qualcosa di artificiale.
Ma qui, tra alberi, terra e fogliame..
All’improvviso la colse. La colse nella sua essenza, insieme ad altro.
Sangue, registrò automaticamente. Isaac.
Isaac? Il sangue era di Isaac?
Improvvisamente la furia cieca si era trasformata in una direzione ben precisa. Seguì la scia con meticolosità, ritrovandosi fuori da un tugurio. Lì l’odore era pressante.
Entrò dentro,realizzando quanto piccolo e stretto fosse, quasi pregò che Isaac non fosse lì.
Gli occhi di lupo riuscivano a vedere tutto con chiarezza, infatti non ci mise molto ad individuarlo contro una parete, rannicchiato su se stesso, mentre annusava l’aria. Lo aveva riconosciuto,a giudicare da lieve uggiolato che aveva emesso.
Scott si avvicinò a lui, piano. Avrebbe usato la voce dell’Alpha se avesse dovuto, ma doveva portare Isaac fuori da quel buco.
Dovette esercitare tutto l’auto - controllo di cui disponeva per non emettere un suono quando realizzò che il ragazzo aveva gli artigli sfoderati e sporchi di sangue. Il proprio sangue.
Decise di non voler sapere cosa era successo, anche se nella sua mente le parole di Deaton erano chiare come se stesse parlando con lui in quel momento: le persone affrontano il dolore a modo loro. Altri provano a crearne altro, di diverso tipo, per non avvertirne uno peggiore. Altri fingono di andare avanti. Non c’è una maniera giusta o sbagliata, c’è solo ciò che si ha, e spesso non basta.

Uhm. Si. Eccomi.
Sbrigo subito le faccende "leggere", dai!
Distribuisco Sterek come se fosse acqua, nevvero? oh, beh, è pur sempre la mia OTP U.U
Si, Stiles si è comportato da stronzo, considerato quello che sa, ma farà ammenda, I promise!
Peter.. uhm... lasciamolo a crogiolare lì dov'è.. il suo tempo non è ancora giunto XD
Poor little Lyds.. don't you worry child, see heaven has got a plan for you ;)
Ora passo alle faccende serie, si.
Scrivere del dolore mi viene stranamente facile, pur considerando che la mia vita è stata piuttosto felice sin ora.
La parte Scisaac affronterà temi delicati, tra questo e il prossimo capitolo.
Non ho una laurea in psicologia, ma so come alcuni reagiscono alle perdite. E' un cambiamento nel loro equilibrio, qualcosa a cui si erano appoggiati ed è svanita. Quindi vanno in luoghi, mentali o fisici, che riconoscono. Nel caso di Isaac sono le violenze del padre e la sua claustrofobia, perché sono cose che conosce e sa come gestirle.
Vedere Isaac così però ha svegliato Scott, perlomeno.. quindi si vedrà!

Ok.. parte triste finita!
Grazie infinite a chi ha solo letto, chi ha messo tra preferite/seguite e chi ha recensito. Sopratutto a chi ha recensito!
Tutte le lodi e gli onori alla mia beta, Sara!
Non vedo l'ora di sapere che ne pensate di questo!
Un bacio!

Gip

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Capitolo 3
*** Parte tre ***


Note iniziali: Ciao, sono Sara la beta di Giusy, nonchè incaricata delle prossime tre pubblicazioni. 
Siccome Giuseppina  (TiVuBbì) è al mare e senza internet se non dal cellulare, è leggermente impossibilitata e ha chiesto a me, e io lo faccio con piacere, dato che per me lei lo ha fatto a suo tempo.
Ora, questa storia per noi vuol dire molto, vuol dire un sacco di tempo a sclerare, a ragionarci e a inciuccarci sulle frasi e sulle scene stronze che non uscivano.
Se voleste lasciare un commentino qua sotto nello spazio bianco ne saremmo estremamente grate.
Vivubbì for ever. <3
Detto questo, vi lascio alla lettura e ci sentiamo Martedì con la parte 4. :)  


Parte tre

 

Stiles arrivò alla vecchia casa Hale ma si fermò troppo tardi, capitolando sui gradini dell’ingresso e finendo di faccia per terra.

Si rialzò, mormorando contro nessuno in particolare, ed entrò, cercando di individuare Derek.

Era seduto sulla cima della grande scalinata, miracolosamente integra nonostante tutto, immobile a fissare il nulla. Non diede segno di aver notato la sua presenza, anche se era impossibile non farlo.

Stiles si grattò la testa. Che lo stesse facendo di proposito? Strinse gli occhi, in una smorfia di irritazione.

“Ehy..” disse alla fine, cercando di attirarlo. “Derek!” lo chiamò ancora. “Dannato Sourwolf la pianti di ignorarmi?”

“Cosa vuoi?” chiese infine il lupo, senza scomporsi.

“Stamattina sembravi avere un’urgenza assurda di dirmi qualcosa, e poi sei sparito. Ed era su Scott quindi.. cos’era?”Stiles dondolò sul posto. Quel ragazzo aveva la straordinaria capacità di farlo sentire in imbarazzo, e lui era famoso per la sua non - chalance in qualsiasi situazione.

Derek finalmente lo degnò di un’occhiata, e decise di scendere le scale con tutta la lentezza dell’universo.

Se non altro sapeva come farlo irritare.

“Allora?” domandò il castano, una volta faccia a faccia.

“L’altra sera, quando tu sei fuggito, il piano era usare la sua voce da Alpha grande e potente per riportarti indietro. Sarebbe stata una soluzione un po’ drastica,ma avrebbe impedito ogni altro disastro che fortunatamente non è avvenuto. Il problema è, giunto il momento in cui il suo lupo sarebbe dovuto uscire fuori, non c’è riuscito.” Mentre parlava si muoveva davanti alla scalinata, dove Stiles si era seduto.

“Deve essere per via.. Si, insomma.. Per via di Allison.” Commentò Stiles, prendendosi la testa tra le braccia.

“Senza dubbio, deve passare il periodo di lutto. E non sarebbe un problema, se non fosse che in questa città non esiste un periodo di pace reale. Tempo qualche giorno ed arriverà qualcun altro deciso a uccidere tutti e un Alpha, il nostro Alpha è inutile se non può usare la sua forza. Noi siamo inutili.”

Derek incrociò gli occhi nocciola per un momento, per essere sicuro che l’altro avesse capito. Stiles annuì.

“E adesso Scott è chissà dove..” mormorò preoccupato.

“Ha solo bisogno di schiarirsi le idee. Probabilmente incontrerà Isaac.. Spero solo che non combattano..”

“Combattere?”

Il più grande lo guardò, eloquente.

“Amavano entrambi la stessa ragazza, entrambi stanno soffrendo. Tutto dipende da come Isaac sta reagendo a tutto..”

“Ma.. Non possono farsi del male a vicenda, no? Sarebbe assurdo!” Stiles saltò in piedi.

“Il dolore non ha una logica. A nessuno importa cosa è assurdo e cosa no quando perdi qualcuno.. Dovresti saperlo.”

Il commento di Derek fu cupo, triste. Il più giovane gli si avvicinò, e di slancio decise di mettergli una mano sul braccio.

“A proposito, Derek.. Mi dispiace, per quello che ho detto stamattina. Non volevo essere.. Non ho pensato a quello che stavo dicendo.” Gli strinse piano il braccio, aspettandosi di vederselo staccare a morsi.

“Dovresti stare attento alle parole che usi. Sono molto più potenti dei tuoi denti.” commentò solo il moro, ma annuì, accettando le scuse.

Per un attimo, verde e nocciola si scontrarono, ma prima che anche solo pensassero a qualsiasi cosa il cellulare di Stiles squillò. Deaton.

Bastarono poche parole perché Stiles attaccasse e guardasse l’altro, che aveva un sopracciglio alzato. Ovviamente aveva origliato la conversazione.

“Che ne dici di traslocare? Ho sentito che l’Ohio è fantastico.. Tutti a cantare e ballare..” disse con sarcasmo Stilinski mentre si dirigevano dal veterinario.

***

“In pratica non sappiamo nulla eccetto che c’è qualcosa?” domandò Stiles, alzando un sopracciglio.

“In parole povere, si. Ma ho qualcos’altro. Qualsiasi cosa sia, ha un obiettivo ben preciso e non vuole perdere tempo. E’ molto astuto, me ne sono accorto solo per caso. E’ discreto, non vuole troppa pubblicità..” Deaton spiegò con la solita flemma.

“Ma è almeno pericoloso? Voglio dire, d’accordo c’è stata attività sovrannaturale, ma deve essere per forza una cosa negativa? Non può essere.. Che ne so.. Un rito per la fertilità o che so io?”

Derek osservò il castano, piegando di lato il capo. “Si, certo, perché abbiamo avuto così tanta fortuna negli ultimi tempi..”

Erano entrambi appoggiati al tavolo operatorio del veterinario, in una posa simile con le braccia incrociate. Stiles gli diede una gomitata, facendo una smorfia.

“In effetti sono d’accordo con Derek. Vi converrebbe controllare o qualcosa del genere.. O almeno tenere gli occhi aperti.” commentò Deaton. I due annuirono, riflettendo sul da farsi.

“Potremmo andare da Chris, vedere se ha qualcosa di utile per localizzare..” mormorò Derek sovrappensiero. Stiles espirò violentemente ed abbassò lo sguardo. Non si era ancora confrontato con l’uomo e non voleva farlo.

Ma come sempre qui c’era qualcosa di più grande in ballo, e non potevano rischiare di perdere qualcun altro per delle inattenzioni, annuì.

Erano arrivati alla clinica nella Jeep di Stiles, quindi ripresero quella per andare a casa Argent. Stiles non disse una parola per tutto il tragitto tranne quando fermò l’auto.

“Devo entrare per forza, vero?” disse a bassa voce. Derek sapeva a che si riferiva.

“Voglio dire, so che devo, perché prima o poi dovrò affrontarlo,” il più giovane aveva le mani ancora poggiate al volante. “è che mi sembra.. Assurdo, andare a chiedere il suo aiuto. Proprio io, proprio ora.”

“Non vedo perché. Tutti sappiamo che non è colpa tua, anche Chris, soprattutto Chris,e prima lo accetterai prima starai bene, e con te staranno bene tutti gli altri.” Derek parlava con calma, con un tono un po’ da insegnante ma senza dubbio efficace.

“Tu come hai fatto?” chiese Stiles guardandolo.

“A fare cosa?”

“Con Paige.. E Kate.. E Jennifer - sul serio amico smetti di uscire con le donne! No, volevo dire, come ha fatto con il senso di colpa?” virò il capo per osservare la sua reazione. Il moro, a sua volta, dirottò lo sguardo fuori dal parabrezza.

“Avevo un motivo per non lasciarmi andare. Con Paige è stato brutto, ma avevo ancora la mia famiglia.. E di Kate sono venuto a sapere solo molto tempo dopo. In pratica il motivo per cui ancora frequento zio Peter è perché ha fatto quello che io non avrei avuto il coraggio di fare, anche se dovevo..” poi sembrò rischiararsi dai propri pensieri. “Forza, sii uomo e affronta questa cosa. O se proprio non riesci da uomo, fallo da lupo” e uscì dalla Jeep. Stiles restò a fissare il punto in cui un attimo prima c’era l’altro, per poi scuotere la testa e scendere a sua volta.

“Un momento.. Da quando lo chiami Chris?”

***

Mr. Argent era sempre stato un tipo serio, composto all’apparenza, sicuro di se. Incuteva un leggero timore agli altri, ma solitamente bastava conoscerlo per capire che non era pericoloso. Se non eri un lupo o una qualsiasi creatura sovrannaturale.

Di quell’uomo adesso non era rimasta neanche una traccia.

Melissa McCall, la mamma di tutti, non potendosi prendere cura di suo figlio – dei suoi figli – aveva deciso di dare aiuto ad un uomo che aveva perso tutto. Fu felice di constatare però, quando arrivò all’appartamento, non era sola.

John Stilinski l’aveva già preceduta, infatti. L’uomo aveva trovato naturale andare dall’unico altro genitore oltre Melissa invischiato in quella faccenda e offrire, per quel che valeva, il suo aiuto.

Chris non aveva neanche la forza di ribattere. Accettò di buon grado la compagnia di John e le piccole cure di Melissa, come l’assicurarsi che mangiasse almeno un pasto completo al giorno o mettere un po’ a posto l’appartamento.

Ora che era pulito di armi, poi, non gli sembrava neanche più casa sua.

Ma sapeva che tutto questo era inutile. Apprezzabile, certo, ma inutile. Senza Allison non serviva a nulla. Lui non serviva a nulla. Non aveva un lavoro, non aveva uno scopo, non aveva nessuno a cui importasse.

Tanto valeva farla finita.

In quel momento qualcuno bussò alla porta.

***

Quando ad aprire la porta Stiles trovò suo padre quasi urlò.

“Cosa ci fai qui?”

Ma l’uomo non era da meno.

“Cosa ci fate voi qui? Tu non dovresti fare i compiti?”

Stiles pensò che il padre aveva quasi ragione. Derek prese la parola.

“Siamo qui per chiedere l’aiuto di Chris. So che non è il momento ideale, ma non vogliamo correre rischi, specie ora che siamo più.. Vulnerabili.”

Tra i due uomini passò un lampo di intesa.

“Entrate.” disse infine lo sceriffo. Derek non se lo fece ripetere due volte ed entrò nel piccolo salotto, dove Chris era seduto davanti alla televisione che mandava in onda una qualche vecchia partita.

Stiles invece preferì rimanere nel vestibolo, in penombra. Melissa uscì dalla cucina, salutando il ragazzo con un cenno di capo, mentre Derek spiegava a grandi linee cosa stava succedendo. O non succedendo.

“Siete qui per un sospetto?” chiese infine lo sceriffo.

“Non vogliamo che si tramuti in realtà, ecco tutto.” Osservò il moro, cercando Stiles con lo sguardo, che aveva il suo piantato su pavimento.

“E a cosa vi servo io?” chiese Chris, freddo.

“Sei il cacciatore più esperto, quindi immagino conosca un modo per rintracciare il sovrannaturale, di qualsiasi forma sia..”

“Qualsiasi cosa possiamo provare qui sarebbe inutile. Il potere del Nemeton copre qualunque cosa. Però possiamo cercare nei vecchi libri di famiglia. Non si sa mai, gli Argent sono pieni di.. Sorprese.” Concluse l’uomo, con tono amaro. Sembrava stare per alzarsi, ma poi sembrò ripensarci.

“Stiles.” disse solo, e il ragazzo quasi saltò sul posto.

“S - si?” Stiles non balbettava mai. Neanche con Peter, che davvero aveva avuto il potere i terrorizzarlo, aveva farfugliato.

“Vieni qui” ordinò l’uomo. Derek avvertì il cuore del ragazzo accelerare considerevolmente. Stiles si avvicinò, mettendosi accanto al moro e di fronte a Chris.

“Ascoltami bene, perché te lo dirò solo una volta. So che vuoi rimediare a tutto quello che hai fatto, e so che sei consapevole che non puoi. Ma puoi impedire che accada di nuovo, e sono sicuro che lo farai. Onora la memoria di mia figlia”

Stiles annuì solamente. Chris quindi si alzò e andò nel suo studio, tirando fuori un po’ di libri.

Per un po’ tutti si misero all’opera, Stiles visibilmente più rilassato mentre era nel suo elemento. Si scambiarono quelle poche informazioni che trovavano, senza avere nulla di realmente rilevante.

Nel mentre, Melissa aveva deciso di iniziare a preparare la cena e John si avvicinò discretamente a Derek, che stava osservando alcuni documenti.

“Derek?” l’uomo richiamò l’attenzione del lupo, che alzò lo sguardo.

“Dica sceriffo.”

John agitò piano la mano. “Chiamami John, andiamo.. Volevo chiederti solo una cosa. Un favore personale, più o meno.”

Derek annuì, in attesa.

“Tieni d’occhio Stiles. Mi fido di te, ho visto come eri preoccupato mentre lo cercavamo. Sei venuto una decina di volte nella sua stanza in quei due giorni in cui era disperso, e questo significa tanto. Anche se adesso sono un po’ più tranquillo, paradossalmente, perché è un licantropo, ma è spericolato ed entrambi lo sappiamo quindi.. Nulla, solo bada a lui.”

Derek annuì, di nuovo, e accennò un sorriso. “Non sarà un problema.” ma, prima che potesse aggiungere altro, Stiles proruppe dall’altro lato della stanza.

“Papà posso sentirti. E so che lo sai.” Il ragazzo si avvicinò ai due, “Non ho bisogno di una balia, anzi ho salvato il didietro a questo qui più volte di quante ne abbia fatte lui quindi ha decisamente sbagliato persona.”

Lo sceriffo semplicemente lo ignorò e si rivolse all’altro.

“Grazie Derek.”

Derek fece un cenno con il capo, poi due cellulari iniziarono a squillare contemporaneamente.

“E’ Deaton.” mormorò Stiles rispondendo. Nello stesso momento Melissa rispose al suo “Scott!”

Entrambi parlarono per poco tempo al telefono. Stiles riattaccò con una strana smorfia sul volto, mentre Melissa sorrideva.

“Era Scott, lui e Isaac stanno tornando a casa. Scusa Chris, lì è tutto pronto, io devo scappare io.. Ci vediamo domani. John, rimani tu?”

Lo sceriffo annuì e la donna salutò tutti velocemente.

“Cosa ha detto Deaton?” chiese Derek sbrigativo.

“Sa cosa dobbiamo cercare. Scott è tornato?” Stiles raccolse la sua giacca e un po’ di fogli che stava osservando. “Mr. Argent.. Chris.. Posso prenderli questi?”

L’uomo annuì e in poco tempo anche i due lupi furono fuori di casa.

I due uomini si guardarono, un attimo.

Poi a Chris sfuggì un flebile, quasi invisibile sorriso, e lo sceriffo sorrise con lui.

Ci sarebbe voluto tempo, tanto tempo, per ricominciare a funzionare, ma Chris Argent ce l’avrebbe fatta.

 

***

Melissa rientrò in casa trafelata. Voleva mettere su qualcosa da mangiare, ma l’istinto le diceva semplicemente di attendere perché due dei suoi figli stavano tornando a casa, ma non aveva idea di quali fossero le condizioni in cui versavano.

Quando udì la porta aprirsi scattò in piedi e andò incontro a Scott che sorreggeva Isaac come poteva. Prima che però la donna potesse fare domande il moro le diede un’occhiata che le fece intendere che non era il momento, quindi si prodigò a far sistemare Isaac sul divano. Prese gli asciugamani e delle erbe che Deaton le aveva dato per ogni evenienza.

Scott aveva già sollevato la maglia, rivelando le ferite parallele lungo l’addome.

Curò il ragazzo con attenzione e gli sorrise quando il biondo aprì gli occhi.

“Hey..” gli accarezzò il capo “È da un po’ che non ci vediamo”

“Come..” tentò di dire il biondo “Come sono arrivato qui?” Deglutì a vuoto, con la gola secca. Dal nulla comparve un bicchiere d’acqua che il biondo mandò giù quasi tutto ad un fiato.

“Scott. Adesso riposa, vado a preparare un po’ di zuppa per entrambi” la donna sorrise e si alzò, dirigendosi in cucina.

Il biondo si mise seduto e tenne lo sguardo basso, non volendo incontrare quello di Scott che sentiva su di sé.

“Non farlo mai più.” disse il moro. Non si sedette accanto a lui, non era il dolce ragazzo, amico di tutti che aveva conosciuto mesi addietro. Era qualcuno che aveva passato più di quanto dovesse.

“Ho già perso.. Lei. Non posso perdere nessun altro. Specialmente te. Te lo dico da amico, ma posso ordinartelo da Alpha se serve”

Azzurro e cioccolato si incontrarono. Scott appariva distrutto, come se non dormisse bene da giorni, e probabilmente era così.

Isaac annuì. “Grazie per avermi portato indietro.”

“Avevamo entrambi bisogno di tornare a casa.” Scott si sedette accanto a lui, rilassandosi mollemente sul divano. Rimasero così, in silenzio, finché Melissa non li chiamò a tavola.

La donna li osservò silenziosamente durante la cena, mentre cercavano di mandare già il più possibile. Scott diede una mano ad Isaac per salire le scale e lo lasciò collassare sul proprio letto, bisognoso di sonno come tutti.

Scott invece scese giù, dove la madre lo aspettava. Sedette sul divano e lei gli venne accanto, semplicemente, e senza dire nulla lo strinse a sé come faceva quando era piccolo ed aveva un incubo. Solo che quella volta non sarebbe scomparso con la luce del giorno. Sarebbe durato. Per sempre. Non lo avrebbe dimenticato, questo era certo. Doveva solo imparare a conviverci.

Si addormentarono sul divano e il mattino dopo fu proprio Isaac a svegliarli con l’odore del caffè.

“Da quando hai imparato a farlo?” domandò Melissa, meravigliata.

“Con mio padre o lo imparavo da me o non avrei bevuto caffè a casa e.. Beh, ne avevo bisogno” concluse semplicemente il biondo.

Scott alzò la sua tazza, brindando a lui. “Potevi dirlo prima, ti avrei sfruttato di più.”

Isaac sorrise, un sorriso vero, felice di poter finalmente fare qualcosa per la propria famiglia.

Ma la calma, tanto per cambiare, durò ben poco.

***

Stiles compose il numero con un insolito ghigno. Molto simile a quello che aveva fatto per convincere il povero Jared a vomitare. Scott lo guardò interrogativo mentre aspettavano di entrare in classe.

Stilinski?” Una voce seccata ed incredula lo accolse dall’altra parte.

“Hey Jackson.. Come vanno le cose oltre oceano? Ti ho svegliato?”

“Qui è pomeriggio, idiota.”  Rispose solo l’altro. Sempre così adorabile. “Perché mi hai chiamato?”

Stiles tornò serio. “Lydia. Hai saputo cosa è successo?”

Dall’altra parte si sentì un rumore di cose che cadevano, ma Jackson non parve farci caso.

Si. Grazie, tra parentesi, di avermi avvisato. Ho dovuto sapere tutto da Danny.”

“Scusa se non sei esattamente al centro dei nostri pensieri al momento.. Ad ogni modo, devi tornare. Non è una richiesta, è un ordine. Lydia sta male, io non so cosa altro fare per aiutarla se non chiamare te che sei un idiota anche se sei un lupo e in effetti sei parte del mio branco ma questo non fa di noi migliori amici ma..”

Frena frena frena. Domani alle sei di pomeriggio”

“Cosa?”

Il mio volo atterra domani alle sei di pomeriggio. Avevo già deciso di tornare e ora sono maggiorenne, quindi mio padre non decide per me.”

Stiles era senza parole. Credeva di dover arrivare a giocare la carta “Lydia” molto di più, ma a quanto pare il castano aveva deciso di aver un cuore senza aiuto esterno.

“O..kay. Ci vediamo domani allora..”

Non la avvertire. Ti ucciderà. Poi ucciderà me. Infine si andrà a comprare qualcosa.” Aggiunse il londinese prima di attaccare. Stiles giudicò sagge le sue parole.

Mise via il cellulare e si voltò per fronteggiare Scott.

“E’ stata una cosa molto dolce da parte tua.” disse il moro.

“Non commentare. Ti prego.” Disse solo Stiles, per poi entrare in classe.

 

***

Stiles aggiornò Scott su cosa stava succedendo.

“Una wicca? Una strega? Ne sei certo? Ne siete certi?”

“Si.. No aspetta. Non proprio una wicca. Una specie. Sicuro non è un druido, secondo Deaton, ma le wicca sono inoffensive, quindi immaginiamo che sia qualcos’altro.. Ma si insomma su quella strada.”

Scott annuì, sovrappensiero.

“Come ha fatto Deaton a capirlo?” chiese poi.

“Ha detto di aver visto un lampo verdastro nel bel mezzo della foresta. No, non vicino al Nemeton.” aggiunse, prima che l’altro lo chiedesse. “Abbiamo messo tante trappole e incantesimi protettivi che probabilmente è più sicura di Hogwarts.”

“Amico, hai idea di quante volte sono entrati a Hogwarts cose malvagie?” domandò retoricamente Scott. Stiles lo guardò male.

“Quello perché Potter portava sfiga!” ribatté infervorato.

Scott ridacchiò, sapendo dove andare a colpire il suo migliore amico.

“Derek cosa ne pensa?” chiese poi, riportando la conversazione al punto iniziale.

“Non ha mai sentito parlare di una cosa del genere.” Stiles alzò le spalle, “Oggi andrà a dare un’occhiata. Spero solo che non abbia fatto il musone come sempre e non sia andato da solo. Non sarebbe la prima volta che si fa prendere come un idiota.”

“Lo saprei. Sono un Alpha, e lui è parte del mio branco. Anzi, dovremmo sentirlo tutti, anche tu.” gli spiegò Scott. Questo non sembrò rassicurare Stiles.

“Si, beh, questo non gli impedisce di mettersi nei guai.”

***

 

In quel preciso momento Derek era sulla porta di casa McCall. Stava per suonare, intenzionato a parlare con Isaac, ma la porta si aprì da sola, rivelando la figura di Melissa in tenuta da lavoro.

“Oh, Derek! Come mai qui?” chiese con un leggero sorriso. A Derek piaceva quella donna, era forte e dolce. Gli ricordava molto sua madre.

“Volevo parlare con Isaac..” rispose semplicemente. Melissa lo guardò un momento, ma poi si fece da parte, lasciando libero il passaggio.

“Attento perché è ancora debole, anche se non lo vuole far vedere.” Lo salutò e se ne andò. Derek entrò in casa, trovando il biondo seduto sul divano intento a vedere qualcosa in televisione.

“Ciao..” lo salutò, sedendosi accanto a lui. Isaac annuì. Per un po’ nessuno dei due parlò, fingendosi interessati agli avvenimenti sullo schermo.

“Se sei venuto per rimproverarmi, risparmiatelo, ci ha già pensato Scott.” Disse ad un certo punto Lahey.

“No, in realtà sono qui per scusarmi.”

Se avesse potuto, Isaac sarebbe saltato giù dal divano.

“Prego?”

“Per tutto quello che è successo.. Prima. Voglio dire, ti ho cacciato da casa mia in malo modo dopo averti trasformato e senza spiegazioni..”

Il ragazzo era a bocca aperta.

“Io..” provò a dire il biondo “Credo di aver capito. I motivi, intendo. Va bene, non sono arrabbiato con te. Non più di quanto tu dovresti esserlo con noi per aver organizzato un party nel tuo loft.” aggiunse poi, ironico.

Derek sbuffò ripensando alla serata. “Magari la prossima volta usate i vostri nasi e siate certi che non ci abiti nuovamente qualcuno.”

Isaac rise ed entrambi sapevano che anche quella faccenda era sistemata.

“Rimani a godere di televisione spazzatura con me?” chiese poi il ragazzo.

Derek tentennò un attimo, meditando su alcuni libri che voleva leggere per capire che stava succedendo, ma poi annuì. Male non gli avrebbe fatto passare un paio d’ore a rilassarsi.

Un paio d’ore divennero quasi un’intera giornata, tanto che Scott quando tornò trovò entrambi i suoi beta lì a commentare una partita di baseball.

“Andiamo, anche un bambino l’avrebbe colpita meglio.” stava dicendo il più grande.

“Non che ci voglia tanto, poi..” rispondeva a tono l’altro.

Scott si diede un pizzicotto sulla coscia, perché davvero non poteva credere a quello che stava vedendo.

“Non fare l’idiota, Scott” disse Isaac ad alta voce.

“Hey! Ti sembra questa la maniera di parlare al tuo Alpha?” replicò divertito il moro.

“..Si insomma ci si aspetterebbe un po’ d’aiuto dal proprio migliore amico..” stava dicendo Stiles, entrando anche lui in casa. Mollò tutti i libri che portava con sé sul tavolo della cucina e si voltò verso i tre lupi.

“Uhm, ciao Isaac. Derek, cosa ci fai qui?”

“Guardavamo programmi di bassa qualità e una pessima partita di baseball.” replicò semplicemente Isaac.

“Momento. Tu, sourwolf, che non ha neanche la televisione a casa sua, guardavi delle persone che si ubriacano e fanno feste e sono pagati per questo? Sei serio?” Stiles aggirò il tavolo e si mise di fronte ai due ragazzi seduti sul divano. “Ma soprattutto, non ti sei fatto ancora uccidere? Questo è un nuovo record!”

Derek fece un piccolo sospiro e si alzò a velocità lupo per dare uno scappellotto al castano, che lo evitò per un soffio. “Eh no non mi fregh—“ ma prima che potesse finire la frase inciampò sul tavolino da caffè e cadde all’indietro, scatenando le risate in tutti gli altri.

“Certo certo ridete pure..” si rimise velocemente in piedi. “Sourwolf, basta poltrire, andiamo in ricognizione!” esclamò, rivolgendosi poi a Scott e Isaac. “Voi due, farete delle ricerche.”

Isaac guardò i libri sul tavolo con sospetto, poi guardò Scott e vide la sua espressione desolata.

Non li aspettava un bel pomeriggio.


 

(queste note sono state scritte prima della messa in onda della 4x1)
Note di Giù: So.. what’s going on here? Abbiamo la prima scena Sterek non - Sterek.. ok, non prendiamoci in giro, era Sterek. Mi piace pensare che le parole di Stiles possano effettivamente ferire Derek, parentesi romantica a parte. E’ importante, credo. Uhm, la parte che più mi preme di questo capitolo, vi dirò, non sono loro, ma Chris Argent. Non so come tratteranno il personaggio nella serie, ho sentito voci ma niente di specifico, quindi mi sono affidata a quello che pensavo sarebbe stato giusto. Chris è un combattente, ma ha bisogno di uno scopo. Prima era la famiglia, poi sua figlia, ora cosa? E’ perso, ma con l’aiuto del branco ce la farà. E’ questo che significa, dopotutto. La parte Scisaac è la più dolorosa da scrivere, e credo lo sarà sempre. Per quanto non possa piacermi Allison – almeno la Allison della terza stagione - , Scott l’amava davvero e Isaac era legato a lei, in qualche maniera. Quindi fa male. Ma Scott vuole bene anche ad Isaac, e Melissa finalmente può prendersi cura di tutti! Mi ha risanato qualche ferita, scrivere quella scena. Quella, e quella di Derek e Isaac, che ho trovato ridicolosamente IC considerato il percorso di Derek in questa stagione.. Uhm.. Forse non dovrei essere io a dirlo. E..uh! avete capito, no, chi è che ritorna? Sebbene non approfondirò il suo personaggio molto, in questa OS, state certi che anche lui ha la sua piccola storyline.. che poi tanto fantasiosa non è, se ci pensate un attimo.. Anyway, Stiles è imbranato pur essendo un lupo.. Certe cose non cambieranno mai. See you next time! Baci Gip


Ricordate che noi ViVuUnsaccoDiBbì! 
*lascia fazzoletti e cioccolato*
S. <3
 


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Capitolo 4
*** Parte quattro ***


Note:
Ciao! Sono sempre Sara, perchè Giusy è sempre al mare u.u

Mi ha fatto piacere un sacco che abbiate apprezzato il nostro lavoro e vi ringrazio un sacco per questo, e anche Giusy lo fa. 
Siete tutte/i bellissimi. <3
A Giovedì!
*lancia bacini*


Parte quattro:


Arrivarono al punto in cui Deaton aveva detto di aver visto la luce relativamente presto, ma era vuoto. Nulla, neanche la minima traccia che qualcosa di magico fosse avvenuto era presente su quel suolo. Anzi, le foglie erano ammucchiate come se non ci passasse nessuno da secoli.

“Che Deaton si sia sbagliato?” chiese ad alta voce Stiles. Decise di salire su un albero per vedere le cose dall’alto, magari cambiare punto di vista avrebbe aiutato.

“Niente qui. Niente di niente.” riferì all’uomo, che invece sembrava cercare di captare qualcosa. Prendeva respiri profondi e talvolta tratteneva il fiato, per poi rilasciarlo lentamente. Stiles decise di non interferire finché questi non aprì gli occhi.

“Allora?” chiese, sinceramente curioso.

“Gli odori non dicono nulla. Questo genere di cose dovrebbero colpire tutto attorno a loro, anche la natura circostante, ma tutto sembra come se nulla sia accaduto.” spiegò semplicemente. Stiles con un balzo finì di fronte a lui.

“Vuoi provare?” chiese Derek. Stiles annuì. “Bene, prendi dei respiri sempre più profondi. Concentrati solo sul tuo naso.” il castano chiuse gli occhi e seguì le istruzioni. Era.. Strano. Avvertiva centinaia di cose nell’aria. Il profumo degli alberi, gli animali e qualcosa.. Di diverso. Non capiva. Istintivamente, avrebbe dichiarato che proveniva da Derek. Ma era diverso, in qualche maniera. Più.. Come definirlo..

Attraente.

Aprì di botto gli occhi, sorpreso dal suo stesso pensiero. Derek lo guardava interrogativo, ma Stiles scosse il capo. “Torniamo da Deaton e speriamo che Scott e Isaac abbiano avuto più fortuna..”

Deaton li accolse con un sorriso tirato.

“Ho una notizia buona e una cattiva, quale volete?” chiese. I due si guardarono, Stiles aprì leggermente la bocca per parlare ma Derek alzò le sopracciglia, molto più eloquenti di lui talvolta.

“La cattiva.” disse il maggiore.

“Un’altra persona è stata presa.” disse velocemente. “Una ragazza di dodici anni. La sorella del vostro amico quanti anni aveva?”

“Otto, se non mi sbaglio.. Perché? Credi che siano collegati?” Stiles si avvicinò all’uomo, colto dalla frenesia.

“Quattro anni di differenza. Quattro come gli elementi della natura – numeri cardinali, stagioni ecc - . Sono più che convinto che siano collegati.” Spiegò l’uomo. Prese uno dei suoi libri e lo mostrò ai due. “Vedete, in molti riti ricorre in numero quattro. Certo, questi sono innocui, ma se la magia che usano è di quel genere siamo sulla buona strada.”

“Ma non sappiamo cosa sta accadendo? Hanno preso una bambina e una ragazzina, cosa vogliono farci?” Derek aveva centrato il punto, ovvero salvare le due.

“Dipende dal rito. In alcuni casi essere nel quadrato di potere ti salva dal disastro che verrà a crearsi, in altri invece si viene semplicemente sacrificati.” Spiegò flemmatico il veterinario.

Rimasero in silenzio, valutando la situazione.

“Se non è completo, il quadrato intendo, non si può fare, giusto?” chiese poi Stiles, pratico come sempre.

“Beh, se ho capito bene cosa vuole fare, no.” Fu la risposta secca di Deaton.

“C’è un modo per prevenire chi sarà la prossima ad essere presa?” domandò invece Derek, intuendo a cosa stesse pensando Stiles. Questi alzò un angolo delle labbra, ma rimase concentrato.

“Non ne ho idea, per ora è tutto ciò che abbiamo. Farò altre ricerche e vi farò sapere, d’accordo?”

Il dottore salutò i due lupi, che rimasero d’accordo per tornare a casa McCall e aggiornare gli altri.

Al loro arrivo trovarono tre persone che sicuramente non si aspettavano: Danny, Ethan e Kira.

Stiles li salutò con un cenno di capo e andò in cucina a prendere una bottiglia d’acqua, mentre Derek rimase lì a guardarli, interrogativo.

“Abbiamo portato alcuni vestiti di Debbie, la sorella di Danny.” spiegò uno dei gemelli, alzando una giacca. “Pensavo potesse essere utile.”

“Quindi.. Lui sa?” Chiese Isaac, seduto sul divano come lo avevano lasciato Stiles e Derek ore prima, solo in compagnia di alcuni libri.

“Beh, non è che vi nascondevate o altro. Ma ho pensato che avesse dovuto saperlo..” rispose ancora una volta Ethan, scambiandosi uno sguardo con Scott. Questi annuì, alzandosi dal divano dove era seduto. Si rivolse direttamente a Danny.

“Faremo il possibile, te lo prometto. Nel frattempo potresti anche aiutarci, visto che ormai sei dei nostri.” Fece un cenno ai libri sul tavolo ancora da sfogliare.

Danny li guardò scettico. “Che ne dici se invece approdiamo nel ventunesimo secolo e usiamo internet? Ditemi solo che stiamo cercando e avrete delle informazioni.” il moro sorrise, evidentemente sollevato di poter fare qualcosa.

“Allora cerca ‘strega pazza ossessionata dal numero quattro’, magari hai fortuna.” esordì Stiles, uscendo dalla cucina.

“E’ quello che cerchiamo?” chiese Scott, con un sopracciglio alzato. Stiles fece le spallucce.

“Perché il numero quattro?” chiese invece Ethan.

“La Faerie del Nord. Ecco cosa stiamo cercando.” Esordì Kira. Strano, si erano dimenticati di lei. Tutti si voltarono ad osservarla e lei arrossì, ma non indietreggiò.

“E’ una vecchia leggenda che raccontava mia nonna. Parla di questa donna bellissima che ha vissuto per centinaia di anni, solo che ogni trecento anni o qualcosa del genere deve compiere un rituale e sacrificare quattro giovani donne alla Madre Terra. Ha preso una bambina di otto anni e una di dodici, giusto? La prossima avrà sedici anni immagino e quella dopo venti..” spiegò agitata la ragazza.

Danny raggelò, udendo dell’imminente morte della sorella, e gli altri irrigidirono. Stiles e Derek si scambiarono uno sguardo di intesa che non sfuggì a Scott.

“Voi due avete trovato qualcosa?” chiese infatti l’Alpha.

“Niente. Assolutamente nulla.” rispose Derek.

“E’ questo che ci preoccupa.” commento Stiles. “Deaton è stato molto specifico, eppure era come se non ci fosse assolutamente nulla lì, capite?”

“Ma, se parliamo di Madre Terra e cazzate di quel genere, non può aver semplicemente coperto le tracce?” suggerì Isaac dal divano.

“Non è così semplice.. Anche le magie di copertura lasciano tracce.. C’è sempre un prezzo da pagare” spiegò il più grande, camminando verso il divano, sovrappensiero.

Rimasero per qualche momento tutti in silenzio, ognuno contemplando qualcosa di diverso.

“Okay.” esordì Stile dopo un po’ “Non abbiamo tempo da perdere. Kira, procuraci più informazioni che puoi riguardo a questa tipa: aspetto, caratteristiche, cibo preferito.. Qualsiasi cosa. Danny bello, a lavoro. Dobbiamo trovare un qualcosa che ci permetta di individuare la prossima vittima prima che venga presa. Il resto di voi.. Fate un po’ quel che volete, ma rendetevi utili.” Li guardò uno ad uno, ghignando piano. Isaac riaprì il libro che stava leggendo, Derek ne prese un a sua volta mentre Scott si rivolse a Kira.

“Grazie per.. Sì, insomma, grazie”

Lei sorrise, imbarazzata. Giocò con la spada, urtando per sbaglio un vaso che venne salvato in tempo dal lupo.

“Scusa, sono un disastro! Io.. Adesso meglio che vada.. Passo da mia nonna e le chiedo.. Sì insomma cosa sa.. A domani!” praticamente era fuori dalla porta quando finì la frase “Ciao a tutti ragazzi!”

Scott fissò la porta per due minuti buoni, prima di riuscire a girarsi. Stiles guardò il volto shockato del suo migliore amico e rise, constatando che alcune cose non erano affatto cambiate.

“Le terrorizzi proprio le ragazze, eh amico?!” commentò, ricevendo una gomitata da Danny e uno scappellotto dallo stesso Scott.

 

***

Quella sera stessa Kira fece sapere a Stiles che forse la nonna sapeva come individuare almeno il luogo del prossimo rapimento. Questo sollevò il morale di un po’ tutti, che invece avevano trovato pochissime notizie sulla creatura.

“Non abbiamo ancora idea di come sconfiggerla, ma se possiamo ritardare i suoi scopi tanto meglio.” commentò Stiles.

“Secondo voi ha una scadenza, o qualcosa del genere?” chiese Scott

“Siamo a giugno, ovvero  il mese sacro per druidi e cose del genere..” mormorò Derek, sfogliando ancora i suoi libri.

“E questa è la settimana della luna piena..” proseguì Isaac.

“Quindi nel fine settimana suppongo sferrerà il suo attacco” terminò Stiles, con un sorriso sbilenco

“C’è chi va alle feste il venerdì..” commentò Danny mentre raccoglieva la sua roba. Lui e Ethan salutarono tutti e se ne andarono, lasciando solo i tre beta e il loro Alpha.

Hale si alzò a sua volta, ma prima che potesse dire una cosa dalla porta di casa entrò Melissa, reclamando una mano a portare i sacchi della spesa.

Stiles e Scott si precipitarono, come d’abitudine, e liberarono la donna dall’ingombro.

“Grazie ragazzi. Isaac, come ti senti tesoro? Oh, Derek, ci sei anche tu!” la donna sembrava genuinamente felice di vederli. Il biondo sorrise, alzando un pollice, e anche il maggiore fece un cenno.

“Rimanete tutti a cena? Stiles, so che tuo padre ha il turno di notte..” disse poi, mettendo a posto un po’ di roba.

“Si, effettivamente è così..” rispose il castano, scambiandosi uno sguardo con Scott che, tuttavia, sorrideva. Non lo vedeva così rilassato da  giorni. “Certo, perché no.”

“E tu Derek?” continuò Melissa, voltandosi verso di lui. Il lupo sembrò preso alla sprovvista. “Ehm.. Io..”

“Andiamo, sourwolf! Sono sicuro che Peter sopravverrà una sera senza di te!” intervenne Stiles, e quello sembrò bastare a Melissa, che si mise a lavoro ai fornelli.

Passarono una bella serata, nonostante tutto. Nessuno lo sapeva, ma Melissa si era fatta raccontare tutta la storia di Derek da John e ci teneva davvero che lui si sentisse accolto da loro.

Ricordava gli Hale, Talia era una donna imponente e vagamente spaventosa, ma il marito, Burt, era molto più alla mano. Alla luce dei fatti, capiva perché la donna incutesse quel timore reverenziale.

Sapere dell’incendio e della conseguente morte di quasi tutti fu un duro colpo per tutta Beacon Hills.

Ma adesso Derek sembrava stare meglio: sorrideva alle piccole zuffe tra Scott e Stiles, parlava, era sereno.

Melissa era felice di ciò e sperava di poter fare anche altro per lui.

 

***

 

Fu una cena strana, ma non per questo spiacevole. Ci voleva un po’ di calore familiare dopo tutto quello che è successo, pensò Scott quella notte.

Improvvisamente qualcosa gli strinse il petto e lo stomaco, facendogli venire voglia di rimettere tutta la cena. Riconosceva i sintomi, sapeva che avrebbe dovuto averci a che fare a lungo, e aveva solo voglia di ululare.

Improvvisamente sentì un rumore sordo e, facendo più attenzione, gli inconfondibili conati di vomito.

Si alzò dal letto e raggiunse Isaac, che trovò chino sulla tazza del water. Gli toccò la spalla e gli tolse i capelli dal volto, mentre le lacrime scendevano dagli occhi chiari dell’altro e si mischiavano alla roba rigettata.

Attese che il ragazzo finisse, lo aiutò a sciacquarsi la bocca ed entrambi crollarono, spalla a spalla, sul pavimento.

“Sono - Sono stanco di perdere persone, Scott. Non voglio più essere solo.” Sussurrò Isaac, in un respiro tremulo.

Scott non rispose. Non poteva promettergli nulla di quello che meritava. Non poteva promettergli che lui, Melissa, Stiles e tutto il resto del branco non sarebbero spariti. Non lo sapeva neanche lui.

Si limitò a stringergli il polso teso, che avvertì rilassarsi docilmente.

Non realizzarono di aver cominciato a piangere, così come non realizzarono di essersi addormentati su quelle piastrelle fredde.

***

 

Stiles avrebbe potuto elencare tranquillamente diecimila posti in cui preferirebbe essere piuttosto che dove si trovava effettivamente.

Ma, con passo strascicato, si diresse fuori dall’abitacolo della Jeep e entrò nell’aeroporto. Mancavano dieci minuti alle sei, e pregava che non ci fossero ritardi. Con rassegnazione, si sedette a una sedia di plastica, riflettendo su quanto stava accadendo.

Circa mezz’ora dopo una testa bionda familiare uscì da uno dei Gate. Il suo sembrare un modello, più che uno studente delle superiori, irritava Stiles come poche cose nella sua vita.

Tuttavia, per qualche strano motivo, era felice di rivedere Jackson.

Si alzò, mettendosi di fronte a lui. Si squadrarono per alcuni minuti, poi Stiles ghignò.

“Sbaglio o sei ingrassato?” chiese il castano.

“Il tuo braccio destro è un colosso. Le seghe evidentemente servono a qualcosa.” replicò l’altro. Poi, senza dire altro, si abbracciarono velocemente.

Erano pur sempre parte dello stesso branco.

 

“Allora, mi spieghi che succede o devo indovinare io?” chiese poi il biondo, una volta in macchina.

Stiles raccontò a grandi linee tutto ciò che era accaduto dalla sua partenza, accentuando tutto ciò che Lydia aveva dovuto passare e sulle condizioni in cui era al momento.

Fu dura raccontargli della morte di Allison, soprattutto considerando il senso di colpa tutt’ora bruciante dentro di lui, ma fu bravo. Lo accompagnò direttamente a casa della ragazza, dove si augurava di non trovare Aiden, ma la moto parcheggiata fuori non lasciava molte altre possibilità.

Il primo istinto era di mollare Jackson e scappare in un altro stato, perché le possibilità che Lydia lo uccidesse erano molto, molto elevate, ma si fece coraggio. Era un uomo, dopotutto.

Lo sguardo di Jackson tradì che condivideva le sue stesse paure, tuttavia uscì dall’auto e si diresse verso il vialetto di casa Martin. Bussò e la signora Martin gli aprì, salutandolo con gioia che, pensò Stiles, era direttamente proporzionale alla furia che avrebbe investito la ragazza, non appena si sarebbe ripresa.

Usò i sensi di lupo per immaginare il percorso di Jackson sulle scale. Adesso stava bussando alla porta. Un fruscio di vestito indicava che era andata Lydia. Ora veniva dischiusa e..

Chiusa di nuovo.

Udì il biondo imprecare e Stiles ridacchiò, mentre questi tentò nuovamente l’approccio educato, ma ricevendo lo stesso risultato.

A quel punto, evidentemente,non ci aveva visto più. Aveva aperto la porta ed era entrato dentro, incontrando le proteste di Aidan, mentre la bionda stava in silenzio. Jackson tentava di rivolgersi a lei, ma incontrava costantemente il silenzio e le proteste dell’altro ragazzo.

Stiles stava per accendere la Jeep e andarsene, quando il suo nome venne chiamato distintamente in mezzo al caos di voci maschili. Con un sospiro anche il castano scese dall’auto, andando incontro alle conseguenze delle sue azioni.

Saltò direttamente sull’albero e entrò dalla finestra, evitando ogni preambolo.

“Ciao Lydia, da quanto tempo.. Aidan, che piacere e.. Oh, Jackson, quando sei tornato?” provò a dire, cercando di sdrammatizzare. Ma la rossa non perse tempo. Lo fronteggiò spaventandolo come faceva sempre.

“Perché lo hai fatto? Non avevo bisogno di lui, non ho bisogno di nessuno, sto bene.”

Il castano chiuse gli occhi per un momento, respirando pesantemente.

“Hai dimenticato con chi stai parlando? Tu non stai bene.” Appoggiò le mani alle sue spalle, impostando un contatto visivo. Vedeva il panico, in quelli di lei, insieme all’orgoglio e, in fondo  – quasi non volesse essere vista - quella ferita ancora aperta che rappresentava Jackson.

“Non ho bisogno di qualcuno che se ne è andato.” mormorò la ragazza.

“Ma è tornato, no? Non è questo che conta?” rispose Stiles, e la vide colpita. Certo, era stato un colpo un po’ basso, considerato che la loro più grande discussione, avvenuta l’estate prima, verteva proprio su quell’argomento. Sebbene i soggetti fossero Ron e Hermione nell’ultimo di Harry Potter.

Stiles sosteneva che Hermione meritasse di meglio di qualcuno come Ron; Lydia invece ribatteva che Ron era il suo perfetto specchio, si bilanciavano. La Rowling aveva descritto Hermione come quasi perfetta, ma sapevano che non poteva essere così. Ergo era giusto che alla fine avesse perdonato Ron.

Per Stiles continuava ad essere insensato, ma era felice di essersene ricordato in quel momento.

Lydia abbassò il capo e si sottrasse alla presa, quindi il lupo più recente prese per il braccio il gemello e lo tirò via, facendo intuire che era ora di levare le tende.

L’ex Alpha, fortunatamente, non fece resistenza. Saltò in sella alla moto, piuttosto furioso, e corse via, facendo molto casino. Stilinski non si azzardò a giudicarlo, preferendo correre via a sua volta sulla Jeep. Si era immischiato delle faccende di Jackson e Lydia anche troppo, per i suoi gusti.

 

***

Mentre guidava il cellulare squillò. Era Kira.

“Stiles, mia nonna ha individuato il luogo dove avverrà il prossimo rapimento.” disse velocemente la mora. “Ti invio l’indirizzo per messaggio.”

“Amo tua nonna. Le manderemo dei fiori.” rispose gasato il ragazzo.

“Magari un buono per un centro benessere, l’incantesimo l’ha stremata..” commentò Kira, prima di mettere giù.

Stiles ingranò la marcia e si diresse verso casa McCall, dove avrebbero discusso sul da farsi.

 

***

“Allora, pronti per la caccia alle streghe?” esordì il castano, entrando.

Isaac lo guardò male, seguito da Scott.

“Cosa?” chiese Stiles, stupito.

“Stasera ci sarà una festa, in quell’edificio. Hai idea di quante ragazze di sedici anni ci saranno?”  fece notare Scott, chiaramente frustrato.

Stiles sembrò rifletterci un momento, poi cacciò il cellulare e ci giocò un po’. Infine sorrise vittorioso.

“Non so tu, ma non conosco così tante ragazze matte per i fumetti della DC Comics o della Marvel?”

La locandina dell’evento, che brillava sullo schermo del cellulare, infatti faceva intendere che la festa era un ennesimo pretesto per dare vita allo scontro più vecchio della storia dei fumetti. In particolare si richiedeva di andare vestiti dall’eroe di una delle due fazioni.

“Si, senza dubbio sarà più semplice.” commentò Isaac.

 

***

“Spiegami perché dovrei venire io.” disse Derek, incrociando le braccia al petto, irremovibile. “Avrebbe mille volte più senso se foste tu e Scott ad andare, non credi?”

“Si ma non voglio lui e Isaac nella mischia. Meglio fuori, come arma di riserva, non credi? Dai, Kira ha già accettato!” cercò di convincerlo Stiles. “Ti prego!”

Derek alzò un sopracciglio, minimamente toccato da tutto ciò.

“Non dovrai neanche indossare il costume completo! Solo la maglia e la maschera! Guarda!” tirò fuori dallo zaino una maglia ultra attillata, decorata a modo da somigliare effettivamente all’armatura di Batman. Tirò fuori anche una maschera e li esibì entusiasta. “Dai sarà divertente! E nessuno saprà che sei tu!”

Derek era ancora scettico, ma prese gli oggetti. “E tu chi sarai?”

Stiles sorrise, malizioso. “Io sarò Robin, ovviamente.”

Si fissarono per alcuni secondi, Stiles con un ghigno e il maggiore con uno sguardo di puro sconcerto. Fu questi a interrompere il contatto per primo, concentrandosi sulla maglia.

“E’ ridicolo.”, sentenziò.

“Mai quanto la tua storia sentimentale.” sentenziò una voce alle loro spalle. Peter scese dalle scale e si avvicinò ai due. “Andiamo, Derek, amavi Batman da piccolo!”

Stiles inclinò il volto, palesemente divertito. “Oh, ma davvero?”

“Aveva tutti i fumetti in ordine sulla parete, proprio accanto ai libri di Harry Potter e altre saghe a me sconosciute.. Chi lo avrebbe mai detto che il ragazzino dalla zucca vuota fosse così acculturato, eh?” No, Peter non si stava divertendo affatto. Derek grugnì, minaccioso.

“Calmo, grande lupo cattivo. Non userò queste informazioni contro di te, per ora.” Lo tranquillizzò Stiles. “Ma dovrai darmi qualcosa in cambio.”

Il suo ghignò era aumentato a dismisura. Derek, con un sospiro, accettò la sua sorte, maledicendo vagamente Lydia per aver riportato lo zio nel mondo.

***

 

La festa non era nulla di ché. Diversi si erano complimentati con Stiles per il vestito – “Che diavolo è quella cosa?” “I veri fan indossano spandex!” - che era più una seconda pelle ma perfettamente fedele a quello dei fumetti, e per il suo Batman, cosa che lo innervosì leggermente. Si, okay, poteva prendere una coppia di super eroi meno ambigua magari.

Kira era fantastica nel suo abito da Wonder Woman. Scott stava per cadere, quando l’aveva notata, mentre Isaac contestava che era praticamente nuda. Stiles non volle sentire ragioni, era perfetta ed era la sua perla e tanto bastava.

Lei, dall’alto della sua timidezza, si nascondeva dentro il mantello, con la scusa del freddo.

“Ma è davvero gelido!” aveva protestato dopo un commento da parte del castano. Questi però sorrise, aggiustandole il mantello in modo che non dovesse mantenerlo tutto il tempo con le mani ma che, in qualche maniera, la facesse sembrare meno nuda.

“Dovrei lavorare in un negozio di abbigliamento..” commentò poi ad alta voce, ricevendo le occhiate scettiche degli altri e un commento particolarmente sarcastico di Derek.

“Ricordo la maglia azzurra ed arancione nel tuo tiretto. Anche io so che non si mettono insieme.”

Stiles gli fece uno sguardo strano. “ Sono splendidi, invece. Adesso andiamo, prima che sia troppo tardi.”

 

Una volta dentro Stiles si sentì a casa. Non solo perché conosceva parecchia gente, ma perché erano molto più simili a lui.

In un angolo qualcuno chiacchierava del nuovo X-Men, in un altro si decantavano le lodi di Robert Downey Jr. come Iron man, ma si lamentavano delle differenze sostanziali tra i fumetti e il film. E avrebbe giurato che vicino al buffet ci fosse gente che litigava su quale Dottore fosse il migliore.

Discussione inutile, pensò, tutti sanno che il migliore è Eleven.

Se non avessero avuto una missione da compiere si sarebbe felicemente unito alla conversazione.

Ma erano lì per un motivo, e di certo non potevano dimenticarlo. Nemmeno per Doctor Who.

Si scambiò uno sguardo con Derek, che era totalmente in modalità sono – scontroso – e – concentrato – lasciatemi – in - pace, e capì che l’uomo non era totalmente a suo agio lì. Anzi, se avesse potuto avrebbe mandato tutti al diavolo e sarebbe scappato.

Stiles avrebbe davvero voluto distrarlo, in qualche maniera, ma non aveva idea di come.

“Non credevo che a tante ragazze piacessero i fumetti..”  commentò leggero.

“E questa è la prova di perché le tue relazioni con il mondo femminile siano pressoché inesistenti.” ribatté il lupo,  ironico. Stiles avrebbe potuto rispondere con qualcosa di cattivo riguardo alle sue relazioni passate con il genere opposto, ma l’istinto gli diceva che era meglio evitare.

“Come facciamo a individuare la Faerie?” chiese invece.

“Credo che non si farà vedere, immagino che le basti intrappolare la vittima e prenderla.” rispose sintetico Derek, guardandosi intorno.

“Allora come facciamo a impedirle il rapimento? Ci deve essere qualcosa! Un segnale, un gesto..” Stiles tacque, all’improvviso, mentre nella sua mente si affacciava una consapevolezza. “Un segno..” mormorò sovrappensiero.

“Stiles, cosa stai dicendo? A che pensi?” Derek gli fu di fronte, concentrato, ma era come se l’altro non lo vedesse. Delle immagini si sovrapposero nella sua mente: la dichiarazione dei genitori di Sara Malehani, la sua descrizione e una voce precisa. Segni particolari: voglia a forma di spirale sulla spalla.

A seguire venne quella della seconda ragazza presa, Daisy Lucas, e ancora: Segni particolari: voglia a forma di goccia sulla gamba.

Tornò in sé quando Derek lo scosse.

“Allora? Che hai capito?”

“Hanno tutte.. Delle voglie. No, aspetta, entrambe le ragazze ne hanno una. Non sono uguali, a una è a spirale mentre a un'altra è a goccia,ma è il cinquanta percento di possibilità e in alcuni casi è abbastanza per capire anche perché rimandando ai quattro elementi, no? Aria e acqua, quindi la prossima ragazza dovrebbe avere una voglia a forma di fiamma o di fiore o qualcosa del genere. Ma come facciamo a trovarla, non possiamo, non abbiamo idea..” il ragazzo parlava ininterrottamente, e se fosse stato umano avrebbe avuto un attacco d’asma. Ma non lo era, ed aveva un cervello superiore alla norma, quindi più parlava, più cose gli venivano in mente e semplicemente le tirava fuori quasi senza respirare.

Derek fu costretto a scuoterlo di nuovo, cercando di farlo concentrare su di se.

“Stiles. Stiles, respira. Con calma. Se perdi la testa non risolveremo nulla. Respira. Andrà tutto bene.”

Gli occhi del castano si illuminarono brevemente di dorato, mentre cercava di recuperare il controllo. Sembrava che il mondo attorno a loro fosse sparito, tanto si era focalizzato sugli occhi verdi, preoccupati, che lo scrutavano.

Prese alcuni respiri profondi, sentendosi immediatamente meglio. In quel momento notò le mani di Derek sulle sue spalle, che lo stringevano forte, e il viso di lui paurosamente vicino al suo.

Aprì bocca per spiegare tutto quello che gli passava per la testa, ma all’improvviso si fece buio.


(queste note sono state scritte prima della messa in onda della 4x1)

Note di Giù:  Amo questo capitolo per più motivi. In primis, per la scena nel loft di Derek. E’ stata una delle prime che ho immaginato, secoli addietro, ed è l’unica rimasta intatta, persino con le battute di Peter. Col senno di poi non so se casa Hale è stata bruciata prima che tutti gli Harry Potter fossero usciti. Quando ho due minuti scriverò di lui che ruba l’ultimo a Stiles e se lo legge in pace. Altro motivo è Jackson, in tutta la sua perfezione. La scenetta Stydia l’ho sognata e mi è piaciuta troppo per non metterla. Inoltre ce la vedo Lydia a shippare Romione e litigare con Stiles per questo. Ma soprattutto volevo che il ritorno di Jackson fosse in grande stile! Infine, la festa. Ovvio che il risultato sarebbe stato un disastro.. Quando non lo è? Ma ora, prendetevi un momento per immaginare Derek – serio e scorbutico - in mezzo a una folla di nerd. Immaginatevelo e fatevi due risate con me. Tutto sarà spiegato, I promise Un attimo di attenzione: non so se esistano in qualche mitologia le faerie del Nord. Ne se hanno l’aspetto che descriverò in seguito. L’ho inventato così, perché mi serviva, e non volevo ricorrere a qualche mito “reale”. Quindi se esiste, non ne avevo idea, e se notate incongruenze con il mito questa è la ragione. Ora passiamo alle cose serie: gli Scisaac. Avevo preannunciato l’ANGST, ed è arrivato. E’ che a volte il dolore è più grande del legame che si aveva con la persona persa. Per Isaac, Allison significava una specie di rivalsa su quello che era prima. Una persona che teneva a lui, una parte di sé. Quindi un’altra persona che ha perso. Prima la madre, poi il padre, del fratello non ci sono notizie.. Allison e Scott rappresentavano tutto. Forse è stata esagerata come reazione, non lo so, ma credo che anche il fatto di essere lupi porti a sentire le cose più intensamente. Non so, fatemi sapere che ne pensate. See you soon!


P.s.
Vi ringraziamo un sacco, voi che avete inserito la storia fra le preferite, le ricordate e le seguite.
Siete bellissimi/e.
Grazie tantissimo anche a chi ha recensito i precendenti capitoli: Horses94, 24maggio2011, TheShippinator, wearesotoghether. Love you all. <3 


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Capitolo 5
*** Parte cinque ***


Note: E così. siamo arrivati alla fase finale. çç
E' stato un viaggio lungo (per me e Giusy), pieno di scleri e arrabbiature con i pg che facevano ciò che gli pareva a loro, e sofferto.
Ma lo abbiamo amato in ogni sua singola parte.
E spero che lo abbiate amato un sacco anche voi.
Un bacio a tutte/i voi che avete sofferto/amato/sclerato con noi su questi amabili pazzi.
Un bacio enorme alla mia amabile Soulmate che c'è SEMPRE. E' stato un onore pubblicare per te. <3
A presto! <3 

 

Parte cinque:

 

Derek venne svegliato da qualcuno che lo chiamava, insistentemente.

Solo che non era una voce, ma un verso. Eppure era certo che chiamassero proprio lui.

Riuscì ad aprire gli occhi e capì da dove proveniva il verso che udiva: era l’ululato di Stiles.

Il ragazzo, non appena vide che era sveglio, smise di dimenarsi e attese che l’uomo si riprendesse del tutto.

Erano in una stanza buia, legati uno di fronte a un altro a delle sbarre di metallo da delle corde particolari. Erano viscide e.. Strane.

“Cosa è successo?” chiese.

“A saperlo. Mi sono svegliato poco fa, ma non riesco in nessuna maniera a liberarmi. Credi ci abbia drogato? Mi sento forte come quando ero umano.” spiegò Stiles velocemente.

Derek provò con tutto se stesso a liberarsi,ma senza successo.

Tuttavia, il resto sembrava stare bene.

Provò a trasformarsi e ci riuscì, ma le corde sembravano allargarsi con la trasformazione e poi tornare a stringere come se non fosse successo nulla.

“Credo che sia quello con cui ci ha legati..” mormorò. Ma non poterono aggiungere altro perché una porta, non molto lontana da dove erano legati loro, si aprì, inondando la stanza di una strana luce verdastra.

Una donna entrò con passo lento, quasi fluttuante dal terreno. La pelle risultava la fonte della luminosità, infatti riluceva in modo sinistro, ma non stonava con le labbra rosse e piene e gli occhi cerulei. Grandi e luminosi, quasi ingenui, contornati da ciglia chiare di un tono più scuro dei capelli, che erano giallo grano, lunghi e setosi alla vista.

Era bellissima, senza alcun dubbio.

Tuttavia, l’istinto prevalse in entrambi i lupi, che ringhiarono piano.

“Come siete dolci..” commentò la donna. La voce sembrava un coro angelico. “Non avrei davvero voluto prendervi, intenti come eravate nel vostro strano rituale d’accoppiamento, ma lui,” con la testa indicò Stiles. “aveva capito troppo. Non potevo proprio lasciarvi andare.” Ridacchiò, deliziata.

Derek riuscì solo a ringhiare, in risposta, ma Stiles sembrava pensarla diversamente.

“Quindi, se ci stavi ascoltando, sai che lui non ha capito, no?” chiese, quasi con lo stesso tono della Faerie. “E’ inutile per te. Dovresti lasciarlo andare!”

“Ma io credevo di farvi un favore! Se lui fosse stato lontano da te sarebbe stato male, lo sai?” rispose lei candidamente. I due si scambiarono uno sguardo interrogativo. Derek strinse un po’ gli occhi, cercando di capire dove Stiles volesse andare a parare.

“Adesso devo proprio andare.” disse la creatura, scivolando fuori dalla porta. “Siete davvero carini. Ho deciso che vi terrò con me.” La chiuse con un lieve tonfo, lasciando però alcuni bulbi di luce fluttuare in aria.

***

Scott e Isaac impiegarono pochi attimi a raggiungere Kira alla festa. La ragazza spiegò velocemente quello che aveva visto, ma non ne sembrava convinta neanche lei.

“Due minuti prima erano qui, accanto a me, e all’improvviso erano spariti nel nulla! Ma non possono essere svaniti nel nulla, giusto? Devono essere da qualche parte”

“Sei assolutamente certa di non averli visti andare via, o qualcuno che li prendeva..” stava dicendo Scott, ma una ragazza urlò, attirando la loro attenzione.

“Mary..Mary è sparita. Era qui, giuro che era qui e ora.. Ora..” si tolse l’elmo rosso, con una saetta dorata sopra, e lo lanciò lontano, totalmente in preda alle lacrime.

Scott le si avvicinò, gentilmente.

“Scusa.. Come ti chiami?” chiese, porgendole un fazzoletto. Fece un segno a Isaac e insieme la fecero sedere a un divanetto, mentre Kira disperdeva la folla di curiosi.

“Lu - Lucy. Mary.. Mon voleva venirci. Lo ha fatto.. Solo per me e-e-e-e ora… Ora..” irruppe di nuovo in singhiozzi, mentre i due ragazzi si scambiarono uno sguardo d’intesa.

“Quanti anni ave- ha?” Isaac si corresse in tempo.

“Se-se-sedici.”

Erano arrivati troppo tardi.

 

***

Il luogo in cui erano rinchiusi era piccolo e sembrava uno sgabuzzino, più che una vera e propria stanza. Il soffitto non era molto alto e sembrava che le corde nascessero proprio dalle pareti, tanto da sembrare più delle piante.

Stiles si agitò, cercando un modo per allargarle il più possibile e sfuggire ma niente. Anzi, sembrava che più si agitasse, più quelle diventavano forti, tanto che una gli lasciò un taglio sul braccio.

Il problema era che il taglio non accennava a guarire e Stiles sembrava semplicemente non curarsene.

“Stiles! Dannazione fermati!”

Il castano si immobilizzò, ma tenne il volto basso.

“Fermati, idiota, o ti farai male sul serio.” proseguì il più grande. “Pensi che non mi sia accorto di cosa stai cercando di fare?”

Gli occhi scuri si aprirono di botto, incontrando quelli verdi dell’altro.

“Cosa vuoi dire? Non sto cercando di fare niente, io. Voglio solo uscire di qui. Sto cercando di farci uscire entrambi.” rispose svelto.

“Se anche non riuscissi a riconoscere le bugie, lo avrei capito solo guardandoti. Credi di potermi ingannare? Ero su quel tetto, quando sei stato trasformato. Sono stato io a portarti da Scott, anche se tu ti eri arreso.”

Quest’ammissione stupì Stiles, ma non tanto come credeva.

“Perché lo hai fatto?” chiese quindi il più giovane. Questa volta fu Derek a distogliere lo sguardo.

“Non era accettabile che anche tu te ne andassi. Non lo è tutt’ora.”

“Me lo sarei meritato. Sarebbe stato giusto.” commentò quindi Stiles, provocando nell’altro lupo un ringhio di pura frustrazione.

“In quale tua malata fantasia questo ti sembra giusta? In quale dannata fantasia ti sembra giusto che tuo padre perda il suo unico figlio, che Scott perdesse un fratello e che io..” ma non terminò la frase, quasi quelle parole fossero uscite dalla sua bocca indipendenti da lui.

“Tu.. Cosa?” incalzò Stiles, sporgendosi istintivamente verso di lui. Ma nel farlo il taglio sul braccio si ingrandì, sorprendendolo, e gli sfuggì un verso di dolore.

“Non muoverti.” mormorò Derek. “Non so cosa potrebbe succedere se si infetta..”

Rimasero in silenzio per alcuni minuti, ognuno immerso nei propri pensieri.

“So che credi che sia tutta colpa tua.” disse ad un certo punto Derek.  “So che pensi di meritare tutto il male di questo mondo, e dell’altro se riesci. So che credi che, per fare ammenda, dovresti prenderti tutte le responsabilità sulle tue spalle. Ma non è così che funziona.”

Stiles rimase in silenzio.

“Quello che affrontiamo ogni giorno, tutta la merda che succede, ci cambia. In ogni maniera. Ma se ti fai fermare da questo.. È la fine. Il Nogistune ha preso il controllo di te e di Allison perché le vostre ancore non erano abbastanza forti, questo è quanto. Se dovessimo dare la colpa a qualcuno, dovremmo darla a Deaton. Ma sappiamo che era nelle migliori intenzioni, quindi non possiamo. Ma in nessuna maniera può essere colpa tua. Allison non lo avrebbe voluto, Scott non lo vuole, nessuno di noi lo vuole.

Ma come sempre, dipende da te.”

Derek tacque, perché non aveva davvero altro da dirgli. Sapeva che quel genere di realizzazioni si acquisiscono da soli, poco a poco. Il senso di colpa non se ne va via mai, per davvero, ma ci si convive, trasformandolo in qualcosa per cui valga la pena lottare.

I tentativi di Stiles – suicidi, suggeriva la sua mente, ma respinse il pensiero - di prendere il controllo di tutto e risolvere tutto erano la sua chiara risposta a quello che era accaduto prima. Decidere di andare dentro, decidere di controllare personalmente il luogo, decidere di offrirsi alla Faerie e lasciare andare lui. Decidere, ora che poteva farlo.

“So di sembrare stronzo..” mormorò dopo un po’ il castano. “Ma sono felice che lei non ti abbia lasciato andare.”

Derek sollevò un angolo della bocca, in un mezzo sorriso storto, ed entrambi si arresero all’attesa.

***

Jackson riaprì gli occhi, riconoscendo la familiare stanza di Lydia.

Si aspettava di trovarla accanto a sé, magari pronta con una nuova serie di insulti, ma era solo.

Saltò giù dal letto, sollevando una leggera polverina che, nell’oscurità, brillò leggermente di verde.

Senza perdere tempo saltò giù dalla finestra, consapevole che quando c’erano questo genere di guai di mezzo c’era sempre Scott McCall.

Automaticamente prese l’auto della rossa, parcheggiata nel cortile, e sfrecciò verso casa del moro.

Tuttavia una volta lì non lo trovò e rischiò, seriamente, di impazzire. Lydia era sparita da sotto il suo naso, nonostante si fosse ripromesso che non le sarebbe accaduto mai più nulla.

Sentiva il lupo in sé spingere per uscire, ma si impose di mantenere il controllo. Prese il telefono, invece, e chiamò Stiles, sperando che quell’idiota avrebbe risposto.

Il telefono squillò a vuoto per diversi minuti, quindi riattaccò e tornò in macchina, cercando di ricordare la strada per l’appartamento di Derek. Quando c’erano problemi tre volte su quattro era coinvolto anche il suo ex alpha.

A metà strada il cellulare squillò e riconobbe il numero di Scott.

“McHall, dimmi che diavolo sta succedendo.”

Dimmelo tu, dove sei ora? Noi siamo tutti da Deaton. Cerchiamo di capire cosa fare prima che sia troppo tardi.”

Troppo tardi per COSA?” urlò il biondo, facendo una brusca inversione di marcia.

Quando arrivi te lo spieghiamo.” Scott chiuse la chiamata, e Jackson premette sull’acceleratore, sperando di arrivare il prima possibile.

***

Era difficile capire quanto tempo fosse passato, in quella stanza.

La Faerie tornò un'altra volta, ridacchiò del taglio di Stiles e lo curò senza pensarci due volte, stupendo entrambi i lupi.

Poi disse, ancora più lieta.

“Stasera è proprio quella giusta. Tutto sta andando come deve, e domani saremo tutti felici!”

Stiles prese la parola, nuovamente.

“E perché?” chiese, eccitato quasi quanto lei.

“Ho tutte e quattro le mie ragazze.. E l’ultima è una banshee! Ha anche i capelli rossi.. Spero davvero di riuscire a prenderli da lei!” esclamò la creatura, eccitata, tanto che non notò come Stiles aveva trattenuto bruscamente il fiato.

“Ma poi che ne sarà delle quattro ragazze?” chiese Derek, notando come l’altro fosse in difficoltà. “Loro non saranno felici?” e sorrise. Sorrise davvero, come se fosse il giorno del suo compleanno.

Lei si avvicinò anche a lui, arruffandogli i capelli. “Ma no, sciocchino. Anche loro saranno felici! Vivranno per sempre nel loro paradiso, circondate dalle persone che amano, finché il loro corpo non avrà più energia da donarmi!”

Come lo disse, sembrava l’ultima frontiera in fatto di divertimenti.

Poi se ne andò, deliziata dalla conversazione avvenuta con i suoi nuovi cuccioli.

“Derek cosa facciamo?” chiese Stiles, vicino a un attacco di panico come non lo era mai stato fino a quel momento.

“Non lo so, ma se mi tocca di nuovo i capelli la mordo..” rispose il moro, scuotendo la testa, quasi potesse far sparire anche il tocco della creatura.

Stiles ridacchiò, più per l’ansia. “No, sul serio, dobbiamo fermarla. Dove diavolo è Sc—“

Ma non riuscì a terminare la frase perché la porta venne improvvisamente sfondata ed entrarono nella stanza Kira e Isaac.

“Serve una mano?” chiese il biondo. Lei, senza perdere tempo, usò la Katana per tagliare le corde che legavano Derek, - facendo rabbrividire questi per quanto vicino era andata alla sua giugulare, - e con un fluido movimento anche Stiles.

I due si alzarono in piedi, stiracchiandosi velocemente.

“Andiamo, dobbiamo ancora trovare le ragazze!” urlò Isaac, lanciatosi nel corridoio.

Corsero per quello che sembrava un labirinto, seguendo l’odore di Scott,che li aveva preceduti.

Arrivarono finalmente nella stanza dove sembrava tenersi il rito. Le quattro ragazze erano sospese in una bolla di luce, dormienti e ignare di tutto.

La creatura stava davanti a loro, e con colpi veloci scagliava le sue piante contro Scott e contro Jackson, che tentava di svegliare Lydia in ogni maniera.

Scott era ferito in ogni punto, ma non smetteva di attaccare, cercando uno spiraglio o un punto debole qualsiasi che l’avrebbe fermata.

Kira fu immediatamente al suo fianco, così come Isaac, ma nonostante la spada della mora sembrava tranciare i rami, quelli si ricostruivano imperterriti.

“Porca miseria..” mormorò Stiles, cercando un modo per aiutarli.

“Un anfora!” Urlò Kira improvvisamente. “E’ quella che la fermerà, è il suo sigillo!”

Derek e Stiles non avevano idea di cosa significasse, ma si misero alla ricerca dell’oggetto, mentre udivano i lamenti di Isaac e le urla di Jackson.

L’istinto di Derek gli suggeriva di andare a combattere al fianco del suo Alpha e dei suoi compagni, ma per qualche motivo voleva rimanere accanto a Stiles. Non credeva di essere bravo nelle ricerche, ma setacciando ogni stanza di quell’assurdo labirinto, realizzò di non essere tanto male.

“Derek l’ho trovata!” Urlò il castano all’improvviso. Uscì da una stanza, reggendo quella che sembrava una coppa in ceramica, di uno strano color amaranto. Sarebbe stato un vaso qualsiasi, se non fosse che il simbolo su di esso brillava di luce propria.

Derek lo sfiorò con una mano e si ritrovò bruciato, tanto era potente.

“Cosa dobbiamo farne? Distruggerla?” chiese quindi, desiderando di mettere in pratica la seconda domanda.

“Non ne ho idea, Kira non ha.. Un momento. Non senti troppo silenzio?” domandò il più piccolo. Derek tese l’orecchio, e dovette convenire che l’aria era troppo quieta.

“Merda.” esclamò Stiles, prima di correre in direzione della stanza in cui stavano combattendo.

Trovarono il disastro assoluto. Scott e Isaac accasciati al suolo vicino alla porta, la katana di Kira infilata nel muro, mentre della ragazza non c’era traccia. Jackson era stato legato con i rami, tanto stretto da non riuscire a muovere neanche un muscolo.

La Faerie era adesso nel centro di quello che sembrava un quadrato, le cui punte erano le quattro ragazze, ancora dormienti.

Su di lei il soffitto sembrava essere scomparso, infatti la luce della luna – ancora piena – brillava illuminando tutta la stanza e i suoi occupanti.

Stiles cominciava a sentirne gli effetti. La notte prima aveva corso fino a crollare, esausto, fuori dalla vecchia casa Hale. Ma stasera doveva resistere. Doveva avere il controllo.

L’essere si voltò verso di loro, totalmente trasfigurata.

“Oh, i miei cuccioli.” la voce, prima dolce e soave, ora era pesante e roca. “Mi dispiace così tanto che vi siate ribellati..”

La mente di Stiles registrò dopo quello che aveva fatto per puro istinto.

Un ramo stava strisciando verso di loro e mirava a Derek, che era distratto dalla creatura, quindi Stiles si interpose tra loro. Tuttavia quella che sembrava un ramo come gli altri si scoprì avere la potenza di una frusta quando prese la gamba del più giovane e, stringendo, la fece rompere.

L’anfora che ancora aveva in mano cadde, rompendosi in mille pezzi, mentre lui si accasciava contro Derek.

“Scommetto..” mormorò al più grande. “Che adesso ti piacciono i miei colpi di testa!”

L’altro non rispose, ma lo trascinò velocemente contro la parete, parandosi di fronte a lui e a tutti gli altri. Scott e Isaac si stavano riprendendo, e Jackson ancora mugolava qualcosa, mentre Kira era ancora incosciente.

Alla Faerie stava accadendo qualcosa. La luce attorno a lei era sempre meno forte, meno brillante. La sua voce meno alta e le bolle che contenevano le ragazze si abbassavano sempre più, fino a raggiungere il terreno e sparire.

Jackson riuscì a liberarsi dai rami e corse verso Lydia, tentando di svegliarla.

“Lydia.. Ehi Lyds.. Mi senti? Lydia?”

La ragazza mormorò nel sonno, ancora evidentemente sotto l’incantesimo. “Jackson..”

“Lydia! Lydia ti prego svegliati! Lydia!” la scosse piano, cercando di non farsi prendere dal panico. Dopo qualche secondo la rossa aprì gli occhi, incrociando quelli preoccupati del lupo.

“Cosa.. Jackson.. Cosa.. Chi..?” cercò di alzare il capo, ma era troppo faticoso. Molto più facile accoccolarsi tra le braccia del ragazzo.

“Mi dispiace tanto, Lyds. Non devi preoccuparti più di nulla. Va tutto bene, te lo assicuro..” la prese tra le braccia e la portò lontano, non degnando nessuno di uno sguardo eccetto Stiles, che gli fece un cenno col capo.

Nel frattempo della Faerie non era rimasto che un cumulo informe di polvere e abiti, guardati con sospetto da Derek mentre faceva rinvenire Kira.

“Quindi.. È finita? Totalmente finita?” domandò Isaac, aiutando Scott ad alzarsi.

“ A quanto pare.. Prendiamo le ragazze e portiamole a casa, abbiamo dato abbastanza.” disse semplicemente l’Alpha, dirigendosi verso Mary, la maggiore. Se la prese sulle spalle e la condusse fuori, seguito da Isaac che aveva sulle spalle la bimba di dodici anni e tra le braccia la sorellina di Danny.

Kira si svegliò, tolse la spada dal muro, e seguì il resto della truppa, sebbene non fosse molto sicura sulle proprie gambe.

Rimasero solo Stiles e Derek. Il più giovane cercò di rimettersi in piedi e di camminare con una sola gamba ma Hale, senza dire una parola, fece passare un braccio attorno alla vita e sollevò gli occhi al cielo per le lamentele di Stiles.

***

La ferita di Stiles sarebbe guarita, un po’ più lentamente rispetto a come guariscono i licantropi solitamente, ma sarebbe andata a posto.

Le ragazze non ricordavano nulla di quello che era accaduto e Lydia disse che, davvero, era stata la creatura omicida più carina che si era presentata in città.

Il lampo visto da Deaton, che sembrava diretto in quella parte di terreno ma non aveva portato a nulla, in realtà era una proiezione del vero lampo di luce, che portava esattamente al centro delle diagonali del quadrato costruito dalla Faerie, che è stata abbastanza astuta da cercare un modo per dirottare le tracce da sé. Per quanto riguardava le voglie, erano marchi, “Come luci di atterraggio.” aveva detto il veterinario, per individuare le giuste ragazze da prendere. Il fatto di essere una banshee aveva consentito che Lydia fosse presa anche se era a soli due anni di distanza dall’altra ragazza.

“Che culo..” aveva commentato Jackson, stringendola a sé.

“Ma non avevi notato una voglia sospetta, a forma di fiamma per giunta!” chiese Stiles, e la ragazza alzò gli occhi al cielo.

“Era già tanto se mi guardavo allo specchio. E comunque non l’avrei notata, era sul collo..” rispose acida, sfiorandosi il punto con le dita.

I gemelli si arrabbiarono con Scott per non essere stati chiamati, ma bastò lo sguardo stanco dell’Alpha a far passare il malcontento. Erano davvero preoccupati per il gruppo, ma non erano di certo gli unici.

Danny ricompensò Stiles per il salvataggio della sorella passandogli tutti i compiti di analisi avanzata, cosa di cui Stilinski non avrebbe mai ringraziato abbastanza in tutta la sua esistenza.

Lydia e Jackson ci misero una settimana per parlare senza che la ragazza gli urlasse contro, ed un'altra perché lei si lasciasse andare del tutto. Era un sollievo incredibile vederla di nuovo stare bene.

Anche Aiden dovette concordare e, sebbene in maniera riluttante, ringraziò Stiles per aver riportato Jackson a fare ciò che lui non sarebbe mai stato in grado di fare.

Scott non stava ancora bene, ma ci stava lavorando. Lui e Isaac erano vicini come mai prima, e anche l’amicizia di Kira – che non si sognava neanche di chiedere qualcosa di più - stava aiutando.

Un po’ alla volta, sarebbe andata meglio.

***

Stiles saltò giù dalla finestra della propria camera, ora che poteva farlo, e corse liberamente attraverso i boschi, fino ad arrivare alla vecchia casa Hale.

“Sapevo che ti avrei trovato qui.” mormorò, incrociando gli occhi verdi di Derek.

“Stavo pensando di rimetterla a posto. Sai,usare tutti i nuovi lupi mannari che abbiamo del branco e rimettere insieme la casa di famiglia..” rispose questi, uscendo da sotto il portico.

“Sarebbe meraviglioso, ma dubito tu possa costringere un gruppo di teenager emotivamente disabili a fare un lavoro per te e non chiamarlo sfruttamento, sai?” replicò il castano, provocando nel lupo un leggero sorriso.

“Stiles, perché sei qui?” chiese, incrociando le braccia. Stiles lo imitò, ma l’effetto non era certamente lo stesso.

“Io.. Pensavo a quel discorso nello sgabuzzino..” cominciò il castano. “Io.. Ti conosco abbastanza per sapere che non dici mai le cose tanto per dire quindi.. Uhm..”

“Cosa?” incalzò Derek, insicuro di dove volesse andare a parare.

Stiles si passò una mano tra i capelli, sintomo di nervosismo. “Grazie per.. Essertene accorto. Nessun’altro poteva, credo, quindi grazie.”

Derek annuì, “Mi hanno insegnato che bisogna prendersi cura della famiglia. Soprattutto quando hai una seconda possibilità.”

Stiles aprì gli occhi, leggermente stupito, ma Derek non aveva finito. “Scott e Isaac sono diventati come fratelli, per me, ma la famiglia non si ferma solo ai legami di sangue. Branco e famiglia si equivalgono, e ora che sei un lupo sei sotto la mia protezione molto più di quanto non lo fossi prima, da semplice umano. E’ così che funziona, nessuno deve essere lasciato solo, nessuno ha tutte le responsabilità o il merito, neanche l’Alpha.”

Stiles annuì e prese un respiro profondo, dal naso,  e analizzò tutto ciò che aveva intorno. Era un modo come un altro per prendere tempo e non pensare alle cose che stava pensando.

Come al fatto che improvvisamente aveva voglia di toccare Derek. No, non poteva mentire anche a se stesso, era tutto meno che improvviso quel desiderio. Nascosto, certo, ma non improvviso.

Nel frattempo l’altro gli diede un leggero tocco sulla spalla e corse via, lasciandolo da solo e consentendogli di riprendere fiato. Passarono pochi minuti prima che il cellulare squillasse.

“Stilinski! Dove diavolo sei? Il cinema non aspetta i tuoi comodi.” sbraitò Jackson dall’altro capo.

Stiles scoppiò a ridere per poi cominciare a correre in direzione della sua Jeep.

Se c’era una cosa che aveva capito, dal disastro che era la sua vita, era che tutto aveva il suo tempo.

 

 

queste note sono state scritte prima della 4x1)

Note di Giù: Note scritte il 18/07/2014 (ergo, non ho idea di quel che accade nella season premiere e parlerò nella più totale ignoranza) ……………………………………….. So che dovrei aver tanto da dire. Ma dovrei capire da dove voglio partire, no? La mia visione dello sterek, almeno quello canon, è più o meno questa. Al momento attuale, non sarebbe giusto se fossero una coppia. Hanno bisogno di basi. Hanno bisogno di appoggiarsi l’uno all’altro. Se Teen Wolf a volte non risultasse essere una ff venuta male, potrei dire che tutta la 3B è stato un far realizzare a Derek quanto, senza Stiles, fosse sbagliato. Per la prima volta ha preso in considerazione l’idea di uccidere Stiles e per la prima volta si è reso conto di quanto fosse importante il ragazzo per lui. Il nostro sourwolf, nella s1 se non sbaglio, ha detto che la sua ancora è la rabbia. Ma è evidente che l’amore funzioni meglio. Amore per la famiglia, per il pack, per quello che vi pare, ma amore. Quindi, ora che Derek è sulla via della maturazione, sarebbe il turno di Stiles. Stiles E’ un ragazzino. Ed è giusto che lo sia. Supporterei tutte le relazioni etero che vogliono affibbiargli, se questo portasse a quel livello di consapevolezza che è l’unica cosa, se ci pensate, che potrebbe farci arrivare alla Sterek. Nella mia mini-long sono entrambi lupi. Quando si è lupi, ergo migliorati, anche la mente è più chiara. Il desiderio di Stiles di sentire Derek non è una cosa messa per caso. Da umano Stiles non ha mai evitato il contatto con lui, sebbene lo terrorizzasse un tantino, e se dovessi romanzare il tutto lo definirei “sintomo di attrazione fatale, istintiva e reale”. Ma noi non siamo qui per romanzare.. o forse si? Ad ogni modo, questa nota sta venendo quasi più lunga del capitolo. I’m so sorry! Ma ho parecchia roba da dire, so.. La scena nello sgabuzzino (poi mi direte se è meglio di quella Stalia intravista nello spezzone ;D), le parole dette, sono il succo di tutti e cinque i capitoli. Stiles vuole fare ammenda di colpe non sue. Derek lo ha capito e sa come prenderlo. Questo è quanto. Mi è davvero dispiaciuto uccidere la creatura! Inizialmente avevo pensata di farla rimanere viva, ma poi sarebbe stato troppo lungo da spiegare.. anche se ridevo come una cogliona quando pensavo al suo sguardo felice e beato e gli Sterek che la guardano come se fosse fuori di testa(little hint: lo era) Vaaaa beh, alla fine tutti vivi e relativamente felici. I Jydia più forti che mai, Derek che si diverte a confondere Stiles, Scott e Isaac che mi implorano di non parlare mai più di loro… tutto a posto. Passiamo alla parte seria: Un grazie enorme come una casa, come il mondo, come l’universo, come tumblr va alla mia beta aka Sara aka colei che pubblicherà i prossimi tre mentre io sarò senza connessione al mare. Love you to the moon and back! Grazie a Tyler H e Dylan per aver dato vita a dei personaggi tanto meravigliosi. Grazie anche a Jeffie, anche se non mi piacciono molto le premesse di questa stagione… Grazie inoltre a tutti voi che leggete, seguite e (spero) commentate. Non sapete quanto sia importante per me! Hope to see you next time.. Questa volta con un OS che NON SI TRASFORMERA’ IN MINILONG. Non lo permetterò. Sarà sempre legata a questa, diciamo che sarà il continuo, ma parlerà di qualcuno che ho lasciato in sospeso qualche capitolo fa e che, beh, credo che mi verrà a mangiare la notte se non parlo di lui.. Come chi? Zio Peter! Che diventa papà! Fiocco blu, baby! Bene, smetto di dire cazzate. Un bacio a tutti! Ricordatevi di recensire! Significherebbe il mondo per me! AmoVi! Gip

 

Noticine: 
Un ringraziamento Speciale a tutti coloro che hanno preferito/seguito/ricordato.
Un enorme ringraziamento a chi ha commentato.
A chi ha ispirato, volontariamente o involontariamente, questa Fan Fiction.
A Tyler e Dylan. Siete belli. 
Grazie.
A tutti/e voi. <3
S. e G. <3  

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