Di che cosa parla questa storia ancora non lo so...

di delilah stories
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un semplice abito a fiori e un cardigan marrone. ***
Capitolo 2: *** Erman. ***



Capitolo 1
*** Un semplice abito a fiori e un cardigan marrone. ***


Perdo ore a immaginare una realtà che non vivo,lo faccio sempre tutti i giorni per l’esattezza,non ho grandi aspettative per la mia vita,almeno non ora,certo vorrei avere un buon lavoro un giorno,ma per adesso mi “accontento” di studiare,per il da farsi dopo c’è ancora tempo. Ho diciannove anni e mezzo per essere precisi,sono una tipa un po’ stranetta,non che io sia la tipica ragazza asociale che si esclude dalla massa per attirare l’attenzione o per andare a dire in giro di essere una disagiata,però a dirla tutta spesso e volentieri preferisco starmene per il conto mio a leggermi un buon libro o ad ascoltare un po’ di musica,mi reputo abbastanza solare e riesco a stringere amicizia facilmente quindi il fatto di starmene per i fatti miei è solo una piccola parte del mio complesso e schifoso(per me) carattere. Mi sono trasferita da un mese,devo dire che mi piace molto,certo qualche volta è un po’ cupo,ma ci sono tanti posti carini dove poter andare e dove rifugiarsi quando ne hai voglia e per una tipa come me devo dire che sono perfetti. Mi perdo dentro i libri di psicologia ci perdo pomeriggi interi a studiare Freud e le sue teorie,infondo il mio lavoro me lo permette dato che devo stare spesso e volentieri dietro ad un bancone a battere libri o a digitarli sul mec per vedere se sono disponibili in magazzino,lo so che non sembra eppure lavorare in una grande libreria come la Feltrinelli per me è una cosa magnifica,mi è sempre piaciuto addentrarmi in questi posti e perderci ore ed ore,e adesso che ci lavoro mi sento bene,quel posto mi fa stare in pace con me stessa,se avessi saputo prima che per trovare la mia pace interiore avrei dovuto lavorare lì avrei fatto la domandina per entrare già da tempo,qui passano tanti tipi di persone e mi piace da morire guardarli mentre si immergono in quelli scaffali a cercare un nuovo libro da leggere,osservo attentamente ogni loro mossa e qualche volta provo anche ad indovinare cosa fanno,quanti anni hanno,se studiano o meno,se hanno una ragazza o no,insomma a modo mio immaginando quella realtà che possibilmente è completamente diversa mi faccio i fatti loro. Un paio di occhiali con le lenti non del tutto invisibili mi coprono la parte degli occhi,che anche se non si notano mai sono verdi,i capelli li porto sempre un po’ alla come capita prima o per mancanza di tempo o perché l’umidità me li rende impresentabili,ma sono scuri quasi neri come il carbone. Amo i vestiti decorati a fiorellini e i cardigan in primavera,sono un po’ da nonnina è vero! Ma secondo me hanno un non so che di elegante e grazioso,non che io non ami i vestiti semplici,ma diciamo che mi illudo del fatto che semmai dovessi piacere a qualcuno gli piacerei anche senza un abito pieno di pizzo e scollature,non sono una brutta ragazza,ma non somiglio nemmeno a miss Italia,sono un fiore per l’esattezza in procinto di sbocciare,qualche petalo si è già aperto,ma c’è ancora tanto lavoro da fare e diciamo che la buona volontà non mi manca. Salve a tutti,sono Ginevra e questa è la mia storia. Anzi mi correggo,questa non è proprio la mia storia,è la variante di come sarebbe stata se tutto questo non fosse accaduto.

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Capitolo 2
*** Erman. ***


Mi alzo tutte le mattine alle sette,alle otto prendo la corriera che mi porta al centro della città dove si trova la Feltrinelli,io abito in centro,ma la strada tra casa mia e il mio posto di lavoro è notevole quindi quando non ho la bici come oggi ad esempio prendo la corriera e arrivo anche prima,ho il tempo per fermarmi al bar di fronte e prendere il cappuccino che tanto mi piace. La co...sa bella che mi piace di qui è che se nei tabelloni c’è scritto un orario viene sempre e ribadisco sempre rispettato,salgo su timbro il biglietto e prendo posto accanto al finestrino come sempre,nella fermata dopo sale un vecchietto,cappotto nero,coppola nera,baffi bianchi e due occhialini tondi come quelli di Ghandi prende posto di fronte a me e mi fissa mentre tiene fermo il suo bastone,mi mette a disagio e non capisco perché mi stia fissando da un bel pezzo,abbasso lo sguardo per evitarlo. “Signorina? Mi scusi se la sto fissando in modo così insistente,non è mia intenzione,ma vede lei somiglia a mia moglie quando era giovane,siete due gocce d’acqua” alzo il viso distrattamente “Eh,come scusi?” “Si si,le somiglia terribilmente,ora lei non c’è più da anni,ma il mio ricordo e vivo in lei come se fosse ieri” rivolgo un sorriso a questo vecchietto così cordiale “Sa eravamo molto giovani quando ci siamo innamorati,avevamo poco più di vent’anni,ma i vent’anni di una volta non erano come quelli di oggi,io ero un marinaio quando non ero di servizio andavo a prenderla con la bicicletta insieme ad un collega e uscivamo a coppie,passavamo interminabili pomeriggi a rincorrerci con quelle biciclette e a gustarci i gelati durante i periodi più caldi,era bella lei,la più bella… si chiamava Cecilia,la conobbi così per caso si ruppero i freni della bici e senza volerlo passando le strappai un pezzo d’abito si infuriò come i matti,glielo feci ricucire da mia madre,ritornò come nuovo solo da quel momento iniziò a trattarmi bene e a guardarmi negli occhi da quel momento non smettemmo più di guardarci. Aveva i capelli lunghi e neri come i tuoi,gli occhi azzurri ed era una donna instancabile,indossava quelle camicette a fiori come quella che hai tu in questo momento proprio per questo ti fissavo in quel modo prima,mi ha amato moltissimo e io ho amato lei,mi aspettava ogni settimana al porto quando tornavo,mi ha sempre aspettato lei…abbiamo avuto tre figli,una vita felice e non ci siamo mai separati malgrado i momenti difficili,nulla ci ha separato tranne la forza enorme della morte,qualche anno fa i problemi di cuore me l’hanno portata via e io sono rimasto qui,da solo con la compagnia dei miei figli senza di lei,ma la porto qui” dice indicando il petto in cui ha appeso un ciondolo,sospira “La porto sempre qui,non è mai morta per me e mi manca,ma vedere lei in te mi ha migliorato la giornata certamente” sorrido “Ne sono felice e commossa allo stesso tempo,è una storia molto toccante davvero,dovreste scrivere un libro” ride “Magari lo farò prima di morire” “Non sia così pessimista,io la aspetto eh! Adesso mi scusi,ma devo andare la ringrazio per la piacevole compagnia,comunque piacere mio Ginevra” “Piacere mio signorina,sono Erman”. Scendo dalla corriera,entro nel bar la campanella sopra la porta suona,vado verso il bancone,Livia mi chiede come sto tutte le mattine,le sorrido e le rispondo “Bene Livia,sto bene grazie.” È incredibile quanto un incontro così,non previsto non voluto possa cambiarti la giornata e rendertela più dolce.

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