Diary about myself

di Writer93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** This is me ? ***
Capitolo 2: *** Introspezione umana. ***
Capitolo 3: *** Ombre di solitudine ***
Capitolo 4: *** Pro e Contro ***
Capitolo 5: *** In un mondo fuori dal mondo ***
Capitolo 6: *** Who I want to be ***



Capitolo 1
*** This is me ? ***


Musica nelle orecchie. Io vivo così. Senza una speranza per il giorno dopo ma con mille progetti nel cassetto. Ogni giorno faccio di me un contrasto vivente. Un'ossessiva metà. Due parti che non coincidono, o almeno che non vogliono coincidere. Non sopporto essere così. Ma nasciamo con un'indole che ci ricopre, come una seconda pelle, e niente possiamo fare, la dobbiamo sopportare, viverla e andarcene con essa. A volte mi rende felice, perchè è come se mi fosse dato uno strumento da sfruttare, un'infinito ma letale ventaglio di scelte. Qualcosa su cui puntare, per vincere.
Allo stesso tempo la mia indecisione mi pone sulla strada dell'indecisione, ecco il tranello. La scelta per antonomasia implice un rimorso, difficile da portare con sè.
So di stare a dire cose che hanno già una loro 'fama' ma a benchè si conosca il concetto, non si conosce la 'forma' di esse.
Non so perchè continuo ad ingurgitare esperienza fino ad esser pieno e rimettere 'filosofia' e 'pillole di vita'.
Non so perchè quello che so consigliare, non lo faccio. In realtà non il coraggio di fare nulla, nemmeno quello di chiedere un 'permesso' per attraversare. Non so se sia normale essere così spaventati dalle persone che mi circondano, e non credo riuscirò a saperlo mai. Desidero ogni giorno sparire, e non so che senso dare a quello che provo. Sento la necessità di trovare qualcosa per cui combattere. Ma ogni volta che sembro aver trovato qualcosa, la perdo per la paura di combattere. Sono poche le cose che ho conquistato veramente. Ma non hanno lo stesso sapore, perchè anche un minimo aiuto l'ho avuto. Non posso sopportare l'idea di non poter farcela da solo.
Un'altra cosa che mi da letteralmente fastidio è la seguenteChe spingo tutti a fare tutto. Sotto i miei consili la gente fa quello che gli dico penso sia meglio per iil loro bene. Ma il loro sorriso se urta qualcosa a cui tengo,provoca il mio dolore e non posso fare a meno di starci male,fingere, volere bene lo stesso la persona.E in più continuo a sentirmi cattivo,perchè piango per i miei interessi e non per loro che sono felici.

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Capitolo 2
*** Introspezione umana. ***


Spesso e volentieri mi viene naturale riflettere sulla mia inettitudine come essere umano. E mi riesce bene fondamentalmente.
Perché?
Aristotele diceva che noi siamo eloquenti solo con argomenti di nostro possesso ed interesse.
Allora discuto con il mio me interiore continuamente, in una brachilogica conversazione ed esaustiva. Esaustiva a tal punto da lasciarmi solo nella riflessione.
A volte quando parlo o confesso un qualcosa, qualsiasi, mi piace immedesimarmi nell'imagine di una persona. E mi sento lei. indipendemente dal sesso, età o religione (in generali un altresi variabile che mi permetta di stabilire una diversità, ovviamente non discriminatoria). Non riesco a combattere questo interiorismo fenomenico di  soggettivismo dipendente. Non ne ho la minima idea. Come solo un saggio sa fare.
Tra le pagine della mia vita, ritrovo espidodi per cui pentirmente, compiuti come se non ci fosse un domani ed è assurdo, ed episodi nei quali son felice, mostro sorrisi inimitabili.
Ci sono giorni in cui desidero la mia sparizione, la mia morte. Giorni in cui sono ilarico, compreso in un intervallo di felicità.
Mi salgono tutti i livelli di ammine biogene e serotonina. Tutti i livelli di normale valore, si sballano improvvisamente.
Soffro di bipolarità mentale? Forse si. I sintomi son tutti presenti. Forse dovrei farmi vedere da un medico, un buon psicofarmaco mi farebbe bene. Scrivo per aprirmi, esco per chiudermi, passeggio per pensare, entro in un locale per spegnere i pensieri e accendere le minuziose fantasie che attraversano le mie vene, i miei neuroni, fino a giungere al cervello, per poi trasformarsi in sogni notturni che ti trasportano in un mondo completamente differente.
Trasportato li, nel mondo della luce dei sogni. Infrangendosi cosi. Tra le onde pensierose.
Infrango le linee del pensiero,
non posso fare a meno di affogare,
in un mare calmiero,
come se non sapessi più nuotare,

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Capitolo 3
*** Ombre di solitudine ***


Andrà bene, prima o poi tutti provano un senso di 'soddisfazione personale'.
Le parole che accompagnano ogni mio singolo fallimento. Parole che risuonano come una mortale orchestra nei mio cervello, continuando a martellare pesantemente, infliggendo note sempre più pesanti.
Ad un certo punto lo spettatore si annoia e si addormenta tra le braccia di Morfeo, cosi il mio cervello esplode, arrivo al punto di maggior rottura.
Il cervello umano è fatto cosi. Va per gradi. Quando troppe scosse psicologiche sconvolgono questo equilibrio, esso cede. Il punto di rottura è una cosa puramente soggettiva, c'è chi vi giunge prima chi dopo, ma tutti vi arrivano.
Non sopporto questa situazione, di altalenante dolore. Mi distruggo, mi faccio distruggere.
Un giorno mi arrendo e mi chiudo in me stesso, il giorno dopo affronterei mille sfide. Non sono capace di far nulla, se forse scrivere. Per il resto mi dedico a provare attività che mi riescono male. Ho il complesso del 'completo fallito'. Non riesco ad accedere ad una vittoria. Non trovo mai quella famosa strada., che tutti sembrano trovare. Sono nella fase della schizofrenia. Tutto è negativo, tutto è scuro, nero. Non c'è colore. Ogni singola parte che fallisco mi distrugge, non mi fa andare avanti, mi butta giù in un baratro mortale da cui non vedo una luce, non ne vedo una singola particella. Aspetto, e continuo a perdere occasioni, e quando mi decido è troppo tardi. Questo mondo non aspetta.

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Capitolo 4
*** Pro e Contro ***


Un desiderio concreto nella mia rispettabile, mi azzardo a definirla cosi con la netta probabilità di toppare, esistenza è sempre stato quello di trovare qualcuno che mi 'amasse'. Un incondizionato amore. Qualcuno che trovasse in me quella sicurezza e quella bellezza che io dopo 19 anni di ricerche, ancora cerco.
L'autoelogiazione funziona, ma presenta degli spazi incolmabili che provengono dalla distruzione di bombe definite comunememente insulti. Bombe che distruggono tutto il sottile lavoro che vi è dietro alla costruzione di un sottile velo di sicurezza. Cosi sottile da distruggersi con una parola, un gesto, un inno.
Combattiamo da una vita contro gli insulti. Insulti laceranti. Ci portano persino alla morte.
Con orgoglio ci difendiamo, o scappiamo. Torniamo nel nostro piccolo e falliamo, clamorosamente. In un'assurda crisi ci tagliamo, tentiamo di punirci. Troviamo un'assurda ragione per la nostra debolezza e quella che è cattiveria, la scambiamo per punizione. Non capiamo neanche noi il perché. Troviamo mille scuse ai quei tagli, a quelle bruciature. Nel profondo di noi stessi sappiamo che quello che facciamo è una stupidaggine. Ci dividiamo tra pro e contro e alla fine i Pro vincono sempre, come i Contro partono sconfitti.

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Capitolo 5
*** In un mondo fuori dal mondo ***


Ciò che ci compete è la materia d'elogio della vita.
Ai più grandi scittori viene affidato il compito di mediazione tra le fazioni del mondo: irrazionale e razionale.
La prima ragiona con il cuore mentre la seconda con il cervello, il "lume" della ragione.
Entrambi osano intromettersi l uno nel campo altrui lasciando che tutto si fonda in un'unica sfera, la quale contiene una forza inimmaginabilmente distruttiva.
Essa ha la capacità di darci forza, una forza quotidiana, ma allo stesso tempo, può darci il colpo d'addio.
Si rivolge a noi come un'orfana priva di ogni bene (materiale e non) e con graduale pretesa, entra nella nostra vita. Essa convive con noi, riempe quel vuoto che ha lasciato la nascita. Inerme da tutto, scende a salutarci ogni mattina, si nutre del nostro umore, regalandoci gioia e poi risale su, assopita tra i nostri ricordi.
Ha cosi regalato al nostro "io" una forza che gradualmente si consuma, perisce. Noi ne abbiamo bisogno per vivere, e ne pretendiamo altra, ed altra ancora.
Lei è cosi gentile da fornircela, lasciandoci ogni giorno, con qualcosa in meno.
E' cosi che la ''felicità" ci consuma.
La cognizione della vita, ci abbandona e noi vorremmo solo addormentarci per curare quel dolore.
Vorremmo solo "morire", regalandoci la possibilità di curarci, in un mondo estraneo.
Cosi ci risvegliamo nel sottomondo, o sopramondo, la collocazione è tutt'ora sconosciuta.
Un mondo in cui nel nulla, esiste tutto.
Un tutto cosi nullifico.
Nulla.
Tutto.
Boh.
Proviamo a girovagare, li per li, non troviamo nessuno.
Siamo?
Io e chi?
Io e il mio io.
Siamo stati in due secondo il mio raziocinio, che stenta a stare in punta di piedi.
Dove sono, continuo a interrogare il mio essere.
Non so essere capace di alcuna capacità cognitiva.
Mi scappano le più brutte parole.
Ancora nulla.

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Capitolo 6
*** Who I want to be ***


WHO I WANT TO BE

Ci sono periodi della nostra vita, nei quali, volenti o nolenti, la mania riflessiva penetra in noi, e ci costringe, a sprofondare con indifferenza ed odio ed amore,nei costruttivi ricordi.
Ogni ricordo, è costruttivo.
La vita è come un puzzle.
Pezzi, sparsi.
Cosa sto facendo?
Rifletto.
Quando ho smesso di pensare, le idee sono venute fuori.
Chi voglio essere?
Voglio essere una persona solare, che sa donare, o far scaturire un sorriso nelle persone che incontra.
Voglio essere una persona forte, che si sa lasciare cullare dal dolore, per poi prendere la sua vita in mano, e farne ciò che ne desidera.
Voglio essere una persona migliore, in grado di pensare più agli altri che a sè stesso.
Voglio essere una persona, che sappia vedere il lato buono di tutti.
Voglio essere una persona, brava a valutare le situazioni.
Voglio essere una persona, in grado di riconoscere quando qualcosa finisce, e quando qualcosa può iniziare.
Voglio essere una persona indipendente, ma che sa chiedere aiuto agli altri, quando ne ha bisogno.
Voglio essere me stesso.
Soprattutto voglio essere una persona che non ha bisogno di un ragazzo per essere felice.
Ecco chi voglio essere.
Io.

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