The girl with the amethyst eyes

di eat_sleep_read
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** QUESTO È UN CAPITOLO ***
Capitolo 2: *** QUESTO CAPITOLO VIENE PRIMA DI QUELLO DOPO E DOPO DI QUELLO PRIMA ***
Capitolo 3: *** LA MIA FANTASIA È ANDATA IN PENSIONE -.- ***
Capitolo 4: *** IO SONO QUEL TIPO DI PERSONA ***
Capitolo 5: *** IDRA ***
Capitolo 6: *** AVVISO ***



Capitolo 1
*** QUESTO È UN CAPITOLO ***


QUESTO È UN CAPITOLO
Mi svegliai sudata urlando. Avevo fatto i miei soliti incubi.
Ero sudata fradicia. Guardai l'ora: le 3 del mattino. Sapevo che non mi sarei riaddormentata.
Ultimamente stavo peggiorando. Mi svegliavo spessissimo e avevo occhiaie marcate. La sera non riuscivo a prendere sonno.
Provai a riaddormentarmi ma non ci riuscii. Scesi in cucina. La vidi piena di lattine di birra. Il mio patrigno si era ubriacato, di nuovo. Lo odiavo, quando sarei stata maggiorenne me ne sarei andata, non so dove, magari in europa.
Mi misi a vedere un po' di televisione. Arrivarono le 6 del mattino e decisi che potevo cominciare a prepararmi. Mi feci una doccia molto lunga e mi vestii, mi misi gli occhiali da sole per coprire i miei occhi, viola, strani.
Presi lo zaino e mi incamminai verso scuola. Decisi di farla a piedi. Entrai al suono della campanella. Mi sedetti al mio solito ultimo banco.
"Signorina Yale! Ho detto: può leggere pagina 45 del libro di letteratura!?"
"Si, scusi, ero distratta."
"Allora, Dante Alighieri fu un gronde"
"Grande Yale, grande."
"Fu un grande della li... Let..."
"Letteratura. Johnson leggi tu."
Io arrossii dalla vergogna, ma ti capitano spesso incidenti del genere se sei dislessico, iperattivo e soffri di deficit all'attenzione. La mia mente proprio non riusciva a valutare l'idea di rimanere un'altra ora in quella classe. Cercando di seguire le lettere si erano messe a roteare per la pagina e a fare strane acrobazie. Proprio quando stavo valutando l'idea di buttarmi dalla finestra la campanella suonò. Per fortuna mancava solo una settimana alla fine della scuola.
"Grazie al cielo!" Borbottai e mi alzai.
Mentre cambiavo classe, distratta come al solito, andai a sbattere contro una ragazza, era di quelle perfette, pallida, capelli biondi, occhi azzurri. Quando la toccai mi procurò un brivido freddo e di paura. Mi parve quasi di udire un sibilo. Mi caddero gli occhiali e lei puntò i suoi occhi, azzurri, gelidi nei miei, viola. 
"Scuusa. Non volevo venirti addosso. per favore mi potresti accompagnare dalla preside, non so dov'è l'ufficio." Mi fece un sorriso falsissimo. Io cercai di sorriderle senza riuscire nel mio intento ovviamente. La accompagnai davanti alla presidenza ma lei mi spinse e mi fece entrare a forza in un'aula vuota.
"È la tua ffffine." Disse con una voce sibilante.
Vidi che ora al posto delle gambe aveva due code di serpente. Non è vero, non poteva esserlo. Doveva essere un incubo. Ora mi sarei svegliata. Urlai. Sentii una porta spalancarsi e vidi entrare un ragazzo, con una marea di capelli neri occhi verdi, color mare. Impugnava una... Spada!? Okay, stavo impazzendo. Spinse con un calcio il mostro al muro. Il mostro con l'impatto al muro (il quale crollò) si dissolse.
"Ferma. Non ti voglio far del male."
Io intanto guardavo la spada terrorizzata. Quando lui lo notò la trasformò... In una penna!? 
"Cos'era quella cosa!"
Dissi un tantino shoccata.
"Tu sei una semidea e..." Semidea? Ero nella confusione più totale. In quel momento entrarono i professori.
"Scappiamo!" Urlò il ragazzo. E si buttò dalla finestra. Io lo seguii a ruota. Lui mi prese per mano e cominciammo a correre. Intanto vidi che altri tre di quei mostri ci inseguivano e guadagnavano terreno. Allora io presi per mano il ragazzo.
"Ci stanno raggiungendo!"
Allora lui si voltò e li fece fuori con quattro colpi di spada.
"Cavolo! Sto impazzendo."
Mi portò davanti a una macchina. Notai che il guidatore aveva occhi ovunque tatuati che sembravano guardarti. "Impossibile, no, non può essere vero!"
"Piacere, io sono Perseus Jackson ma chiamami Percy." 
Disse il ragazzo con gli occhi verde mare.
"C-ciao, io sono Hope. Il mio cognome non lo so. Quello del mio patrigno è Yale ma io lo odio quindi non mi chiamare con quel cognome."
Lo guardai negli occhi. Lui sussultò quando notò il colore dei miei: color ametista. Probabilmente stava per fare un commento molto intelligente e arguto.
"Hai gli occhi viola."
Appunto.
"Ma dai? Guarda, a 16 anni e mezzo non l'avevo mai notato!"
Dissi sarcastica.
"Vero, scusa."
Mentre l'autista con tanti occhi guidava Percy mi spiegò più o meno cosa fossero i semidei e il campo mezzosangue.
"Poi ti spiegherà meglio chirone."
"Chirone? Aspetta il centauro? Quello che ha addestrato gli eroi come Achille?"
"Si lui."
Ora ero io a illuminarlo col brillante commento.
"Wow."
Mi sorrise amichevole. Al campo andammo in un grande edificio, al centro.
"Questa è la casa grande. Qui alloggiano Chirone, il signor D e Rachel, l'oracolo."
Appena vidi Chirone restai a bocca spalancata. Era per metà equino e per metà umano. Vicino a lui c'era una ragazza molto bella, capelli ricci rossi, occhi verdi e parecchie lentiggini. Mi sorrise. Io le sorrisi di rimando. Chirone mi spiegò tutto del campo, di come funzionava, di cosa fossero i semidei. Ora si chiariva tutto. Il perchè della mia dislessia e della mia iperattività. Forse mia madre/padre mortale si era spaventato troppo e mi aveva lasciato in un'orfanotrofio.
"Quanti anni hai Hope?"
"16 e mezzo perchè?"
"Strano, sai tempo fa gli dei hanno giurato di riconoscere tutti i figli prima dei 13 anni. Tu saresti dovuta essere già riconosciuta. Ma non ti preoccupare! Sono sicura che ora che sei qui al campo verrai riconosciuta prestissimo."
"Grazie lo spero pure io."
"Rachel accompagnala a fare un giro."
"Certo. Con piacere." Mi fece un cenno di venire con lei. Io la seguii fuori dalla casa grande. "Come avrai già capito io sono Rachel. Sono l'oracolo di Delfi. Ma non ti preoccupare, faccio solo qualche profezia ogni tanto ma non mi ricordo mai di farle." Mi sorrise. Io ero un tantino confusa. "Comunque" riprese a parlare a macchinetta per poi spiegarmi come era fatto il campo. Poi alla fine mi chiese
"Ma ce l'hai un'arma?"
"I-in che senso un'arma?"
"Uh che sbadata! Ora rimediamo subito vieni che ti accompagno all'armeria" e cominciò a correre. Io la seguii.


"Nico! Nico dove sei?"
Un ragazzo sbucò dall'ombra. Io sobbalzai. Lo scrutai attentamente. Aveva un'aria un po' dark, aveva capelli neri spettinati e degli occhi anch'essi neri. Era alto e abbastanza muscoloso aveva però un'aria emaciata ed era pallidissimo. E aveva le occhiaie. Pesanti occhiaie. Mi sorrise, un sorriso finto però. 
"Nico non farlo un'altra volta o giuro che farò una profezia nella quale sei costretto a farti un bagno nello sterco di elefante!"
"Lo sai che le profezie non puoi deciderle tu..."
"Comunque non sono qui per questo! Allora Hope lui è Nico di Angelo, Nico lei è Hope."
"Hope è indeterminata?" Chiese lui rivolgendosi a Rachel.
"Si" risposi io. Lui si voltò a fissarmi. Quando i suoi occhi incontrarono i miei sussultò ma si ricompose e non fece commenti idioti.
"Io te la lascio Nico!" Disse Rachel prima di dileguarsi.
"Ciao come ha detto Rachel io sono Nico di Angelo figlio di Ade."
"Ade il dio degli inferi intendi?" 
"Si, lui."
"Hope, non so di chi sono figlia. Lei ha detto che mi serve un'arma."
"Ah certo. Okay che arma ti ispirerebbe?"
"Niente tipo lance, mazze, ascie o cose varie. Vediamo una spada?" Dissi titubante.
"Certo, allora eccole qui ci sono tutte le spade vedi se qualcuna ti ispira."
Le guardai, ma niente. No.
"No." Dissi sconsolata.
"Non ti abbattere! Guarda che la troverai , proviamo coi pugnali?"
"Va bene!"
Mi mostrò i pugnali. Stavo per scoraggiarmi quando un luccichio mi balzò agli occhi. Un riflesso viola. Lo presi in mano: era un pugnale, con la lama d'argento e un'ametista a forma di prisma incastonata al centro il manico era nero, la guardia era d'argento come la lama.
"Wow" mormorai.
"Credo che tu abbia trovato l'arma." Mi disse Nico facendomi un caldo sorriso, il primo vero che gli vedevo fare da quando ci eravamo conosciuti. Repressi il rossore. Mi diede un fodero: di pelle nera, semplice. Lo misi alla vita.
"Credo che tu debba andare nella casa di Ermes a prepararti per la cena."
"Già. Ci vediamo in giro Di Angelo." Gli dissi senza preoccuparmi di dover fingere un sorriso come avevo fatto con gli altri, sentivo, percepivo che in qualche modo io e lui eravamo simili. Andai davanti alle case cercando di indovinare quale fosse quella di Ermes.


"Allora, Ermes... Il dio dei viandanti dei ladri e il messaggero degli dei."
Esclusi immediatamente quella vuota più grande di bronzo: era evidentemente quella del capo degli dei, Zeus.
Poi esclusi una con dei fiori e dei pavoni scolpiti, era vuota anche quella doveva essere quella di Era, la dea del matrimonio moglie di Zeus, che ovviamente non se ne andava ingiro a rimorchiare come il marito (la quale casa era STRANAMENTE vuota).
Una massiccia bassa di pietra grigia porosa. Mi sembrò possibile che fosse quella per un'attimo ma poi notai l'odore salmastro e le conchiglie e dedussi che fosse quella di Poseidone.
Poi ce n'era una con il tetto pieno di pomodori e altre verdure e colture. No, quella era decisamente Demetra.
Poi ce n'era un'altra tutta rossa e ricoperta di filo spinato con la testa di un cinghiale imbalsamato. Decisamente non era l'ospitale casa di Ermes. Doveva essere Ares il dio della guerra.
Un'altra casa invece era più semplice che quasi poteva essere quella ma non lo era, c'era un'inquietante civetta che con gli occhi sembrava fissarti. Era talmente ovvio: Atena.
Un'altra casa era invece tutta dorata, luminosa. Di chi se non del dio del sole apollo?
La casa vicino era tutta d'argento vuota: Artemide che aveva fatto voto di castità.
Un'altra sul tetto aveva delle ciminiere. Non mi veniva in mente nessun dio ma quello non era sicuramente Ermes (sicuramente l'avrete capito ma ve lo dico comunque: il dio è Efesto.)
poi ce n'era un'altra la decima casa era piena di fiori e c'era una ragazza intenta a specchiarsi. Era sicuramente Afrodite. Il mio sguardo però fu catturato da una ragazza che era appena uscita da una casa color arcobaleno. Aveva i capelli viola tinti. Quella era sicuramente la casa di Iride, mi avevano raccontato costruita dopo il patto degli dei.
Tornai a osservare le case, una era piena di grappoli d'uva: Dioniso!
Poi ce n'era una con una sottile polvere dorata sui muri. E delle ombre che si muovevano. Ti ispirava tranquillità. Arrivò solo dopo un po' che doveva essere di Morfeo.
E c'era un'altra casa, molto mistica sembrava magica... Magica! Ovvio Ecate! Dea della magia!
Poi ce n'era un'altra che sembava leggera come il vento: Eolo!
Ma una la colpì molto: una tutta nera molto tenebrosa c'era un teschio sulla porta era ovviamente Ade.
Poi vicino a quella di Afrodite ne notò una che sembrava fatta apposta per Ermes: una vecchia casa in rovina!
"Finalmente l'ho trovata!"
Entrai. Dentro era molto disordinata. Alcuni stavano litigando. Notai che due ragazzi, pressoché identici, stessi capelli castani davanti agli occhi glaciali. Stessi lineamenti elfici. E tutti e due, bellissimi, stavano frugando nella borsa di qualcuno. Tutti smisero di fare quello che dovevano fare. Odiavo sentirmi osservata.
" 'Giorno. Io sono Hope, indeterminata." Dissi. Allora quei due ragazzi mi vennero in contro. Ora non mi osservavano più tutti.
"Ciao" dissero in coro sorridenti.
"Io sono Connor" disse l'uno
"Io Travis" disse l'altro
"Stoll" dissero in coro. "Figli di Ermes. Siamo i capo stanza."
Okay, erano coordinati al 100%.
"Lei tue cose sono là." E mi indicarono un letto con vicino un comodino con le mie cose. Loro mi sorrisero. Io cercai di ricambiare ma mi uscì un sorriso molto tirato. Guardai il mio comodino, c'era tutto: la sveglia, il mio orologio, e i miei pochi vestiti nei cassetti del comodino. E c'era un borsone, pieno delle mie cose. Quando mi voltai verso il letto. Sul cuscino c'era la mia foto, quella di me e mio fratello gemello. La misi sul comodino.
"Chissà cosa penserà il mio patrigno." Mi chiesi.
"Probabilmente se ne sbatterà come sempre. A nessuno è mai importato di me." Borbottai a bassissima voce, a nessuno tranne che a mio fratello. NO! Non dovevo pensarci. Dovevo dimenticarlo. Ad un certo punto sentii una specie di tromba. 
"Cena!" Esclamò uno dei due Stoll. Io li seguii.

Non toccai praticamente niente a cena. Poi vidi che i ragazzi buttavano, man mano che finivano, una porzione del loro cibo nel fuoco.
"Perché fate così?" Chiesi a uno dei due Stoll.
"Per ringraziare gli dei eccetera... Fallo pure tu quando hai finito. Sai... gradiscono l'odore"
Il mio piatto era ancora pieno quando io buttai tutto nel fuoco. Dovevo rilassarmi e pensare, andai nel bosco, davanti al lago delle naidi. Mi sedetti vicino a un tronco d'albero. Capii che non era un sogno, era tutto maledettamente vero. Entrai nella casa di Ermes, come al solito era un disastro.
Cercai nel mio borsone il mio ipod. Strano, dovrebbe esserci. Non lo trovai. Vidi un paio di cuffie spuntare da sotto il cuscino di Travis. Lo alzai e vidi il mio ipod.
Sogghignai, mi sarei vendicata. E avevo già in mente come. Il letto di Travis Stoll era vicino al mio. Svitai un paio di viti e aspettai. Quando Travis arrivò e si sedette sul letto il letto crollò. Io mi infilai le cuffiette e quando lui le vide passò dall'incredulo all'arrabbiato all'incredulo. Io a vedere il suo cambio di espressioni scoppiai a ridere. Dopo un po' lui rise con me. Dopo circa 10 minuti passati a ridere come deficienti ci ricomponemmo.
"Non dovrei dartelo ma leggi, è troppo esilarante."
E mi porse un giornale.
"Pagina 15"
Andai a pagina 15 e vidi la mia foto. C'ero io, con i miei capelli lunghi neri e ricci (ma non troppo), i miei inquietanti occhi viola, i miei lineamenti elfici e l'aria misteriosa che ispiravo. Lessi l'articolo: era un breve paragrafo ma ci misi comunque molto a leggerlo cercando di decifrare i caratteri.
"La minore Hope Yale è scappata nel bel mezzo delle lezioni scolastiche, dopo aver distrutto la sua scuola è scappata con un ragazzo, probabilmente suo complice, dalla finestra. Se la vedeste in giro siete pregati di chiamare la polizia.Qui riportiamo l'intervista fatta al patrigno.
Sappiamo che la ragazza è stata adottata, è stato difficile accudirla.
Oh si, era impossibile, ogni volta che tentavo di aiutarla lei mi rispondeva male. Era molto violenta. Ma dopotutto era in un giro che non mi piaceva per niente.
L'ira montava pian piano dentro di me. Io, nel brutto giro!?
Sappiamo anche che aveva un fratello...

A quella parola smisi di leggere. Lo passai a Travis.
"Quello io lo ammazzo!"
Lui ridacchiò. Poi suonò la tromba.
"Ora di andare a nanna!"
Sbuffai e feci per buttarmi sul mio santificato letto quando...
"Guarda che mi devi sistemare il letto!"
Lo guardai male poi gli lanciai le viti, che lui prese al volo.
"Aggiustatelo da solo."
Mi guardò male ma io mi ero già voltata dall'altra parte. Mi ci vollero un paio d'ore a prendere sonno.

Stranamente non feci incubi ma mi svegliai comunque presto. Guardai l'ora: le 4. Non mi sarei riaddormentata. Ripensai alla giornata precedente. Cercai di capire chi fosse mio padre/madre divino e mi chiesi con tutta me stessa che fine avesse fatto il mio genitore mortale. All'alba decisi che mi ero stufata di riflettere sul perché quel cretino di mio padremadre divino non mi riconoscevano dato che io ero così adorabile e decisi di farmi una doccia e di prepararmi prima di tutti evitando così il casino, sopratutto nella casa di Ermes, che tra parentesi era l'unico dio maschio dopo Apollo a non starmi antipatico. Insomma dopotutto loro NON avevano mogli a cui tener fede! Non come gli altri! Insomma pure Zeus che era sposato con la dea del matrimonio! Fossi in Era divorzierei no, giusto, non può dea del matrimonio. Ti stimo Artemide, tutti gli dei maschi sono degli spudorati traditori.  Ma torniamo alla mia doccia. Me la feci (la doccia e NON pensate male!) Mi guardai allo specchio. Ero una visione orrenda, degna di uno zombie. Non mi preoccupai minimamente di rendere il mio viso passabile, mi pettinai i capelli. Ora ero decente, insomma presentabile, no mi sto prendendo in giro da sola, ero assolutamente impassabile ma non mi importava. A colazione ero abbastanza affamata.
"Eih novellina!" 
Mi girai, chiunque fosse mi stava già antipatico.
"Cosa vuoi? Non so se l'hai notato ma io vorrei essere lasciata in pace. E non chiamarmi novellina."
"Hahaha la novellina è un po' scontrosa! Non sei in grado di dettare ordini!"
"E chi saresti tu per farlo? Sentiamo chi saresti di importante?"
"Io sono Clarisse la Rue figlia di Ares"
"appunto, nessuno di importante."
"questa me la paghi!"
Notai che una piccola folla era intorno a noi: odiavo sentirmi osservata.
"Aiuto! Guarda me la sto letteralmente facendo addosso dalla paura!" Ero giusto un tantino ironica "Quando vuoi figlia di Ares io non mi faccio problemi a ridurti in pezzettini" e questa grinta da dove l'ho tirata fuori?
"Oggi, nell'arena alle 17!"
"Ci sarò."
"Ci conto novellina, ti farò sputare sangue."
Ci lanciammo occhiatacce di puro e genuino odio. Notai che tra la folla c'era Nico di Angelo. Non so perché ma quel pensiero mi fece venire una stretta allo stomaco. È la fame, solo la fame. Ma chissà come mai d'un tratto mi era passata la fame. Dopo un po' notai Percy e una ragazza bionda, capelli ricci, occhi grigi, tenersi per mano. Quando lui mi vide mi salutò. Mi venne in contro. 
"Hope! Lei è Annabeth Chase, figlia di Atena. Annabeth, lei è Hope, indeterminata."
Solo allora notai che non avevo mai chiesto a quel Percy di chi fosse figlio.
"Ciao Hope! Felice di conoscerti!"
Disse col sorriso sulle labbra. Mugugnai un "pure io" quando Percy mi tolse dalla situazione imbarazzante. Come? Ovviamente catapultandomi in un'ALTRA situazione imbarazzante. 
"Sei stata grande oggi con Clarisse!"
"Grazie ma quella non la sopporto già."
"Non dovevi incasinarti così" disse Annabeth con fare preoccupato.
"Non ti preoccupare, sono sopravvissuta 16 anni sopravviverò anche a questo" dissi sarcastica ma con una punta di amarezza.
"Mi dispiace."
"Perché Annabeth? È colpa dei miei genitori se non sono stata riconosciuta mica tua. E al massimo sono figlia di qualche dio minore o cose varie. Non assomiglio a nessuno del campo." E alzai le spalle. "Spero solo di non essere la sorella di Clarisse" aggiunsi scatenando l'ilarità di Percy e Annabeth. Vidi che si tenevano per mano. E che si scambiavano occhiate dolci. Okay, anche una bradipo cerebroleso avrebbe capito che erano una coppia. 
"Emm... Io vado ad allenarmi nell'arena."
"Okay, ci vediamo Hope!"


Quando me ne andai ed entrai nel bosco cominciai a riflettere. Difatto io non avevo mai maneggiato un'arma. Mi avrebbe ridotto in pezzettini talmente piccoli da confondersi con i granelli di sabbia. Mentre riflettevo andai a sbattere contro qualcuno. Ci cascai sopra e lo buttai a terra con me sopra. Quel qualcuno era Nico di Angelo. Cavolo! Ed io ero sopra di lui. Non so perché ma arrossii. Non lo facevo da tantissimo tempo. Lui mi sorrise e mi venne spontaneo ricambiare.
"Scusami!" Disse alzandosi e porgendomi la mano, in genere avrei considerato quel gesto un modo per dire "non sei in grado di alzarti da sola! Io maschio si quindi ti aiuto perché sei meno forte di me." e mi sarei alzata da sola, ma offerta da lui la mano non esitai a prenderla. Appena mi prese la mano mille brividi percorsero il mio corpo. Era il freddo, solo il freddo. Vidi che i suoi capelli erano tutti arruffati. Mi chiesi come sarebbe stato toccarli, passarci le mani in mezzo, annusarli. No, che pensieri stavo facendo! Insomma, sono solo capelli! 

Nico stava pensando ai fatti suoi quando si scontrò con un'altra persona, la quale gli finì letteralmente addosso. Normalmente avrebbe reagito in modo scorbutico. Ma quando notò che la persona sopra di lui era Hope le sorrise, lei le sorrise di rimando. Lui era contento che con l'ombra lei non notasse le sue guance leggermente rosse per l'imbarazzo. Da quanto è che non arrossiva? Molto probabilmente, non se lo ricordava. Sicuramente non dopo la morte di Bianca. No! Si era imposto di non pensarci. Guardò le sue iridi, viola, così misteriose, impossibili da leggere. Si fissarono un secondo negli occhi quando poi lui si alzò. Le porse la mano. Lei le sorrise.
"Scusa, ti ho fatto male?" Disse Nico preoccupato.
"No, non ti preoccupare! Scusa io che ti sono venuta addosso, non volevo, sono la solita. Ero con la testa altrove."
Lui le sorrise. Le guardò i capelli, neri, sembravano così morbidi. Si chiese come sarebbe stato bello affondarci il viso, accarezzarli. No! Ma che pensieri faceva! Non poteva.
"Ciao Hope, ho visto come hai tenuto testa a Clarisse. Nessuno lo aveva mai fatto."
Le disse sinceramente ammirato. Lei assunse un'espressione pensosa.
"Peccato che io non sappia nemmeno come si impugni un pugnale o una spada, insomma un'arma in generale. Mi farò ridurre in fette come Tom & Jerry."
"Come chi scusa? Chi sono?"
Nico era seriamente confuso. Non aveva la più pallida idea di chi fossero. Lei lo guardò con aria sorpresa.
"Non sai cos'è Tom & Jerry?"
"No, dovrei saperlo?"
"Sono un cartone d'animazione che si guardano i bambini molto piccoli. Strano che tu non l'abbia mai guardato."
L'espressione di lui si rabbuiò. Aveva passato circa settant'anni nel casino Lotus. Ma questo, decise, non era il caso di dirlo. 
"Scusa. Non volevo."
Nico la guardò stupito. Si reputava una persona difficile da leggere ma lei aveva capito in pochissimo tempo che quell'argomento non lo metteva, diciamo di buon umore.
"È che ho avuto un'infanzia difficile. Grazie. Non hai niente di cui scusarti."
In quel momento gli venne voglia di accarezzarle la guancia. Solo allora Nico notò che si tenevano ancora per mano. Si staccarono subito. No, lui non poteva legarsi ancora ad una persona, non poteva. Non dopo Bianca.

Ci guardammo negli occhi per un momento interminabile. Lui mi ricordava molto LUI. No, non potevo legarmi più a nessuno, non dopo quello che era successo a LUI! No, non potevo permettermi di soffrire e far soffrire gli altri non di nuovo. perché, se lo avessi fatto lo sapevo bene: questa volta sarei stata distrutta dal dolore. Distolsi immediatamente lo sguardo.
"Io vado ad allenarmi, ci vediamo in giro Di Angelo."
Me ne a dai di fretta, l'istinto mi diceva di voltarmi e restare con lui, ma io non mi voltai, non potevo.

Solo quando se ne fu' andata Nico si rese conto che lei era veramente molto bella. Era molto magra, di statura normale ma lui era molto più alto di lei, aveva dei capelli neri, luminosi, leggermente mossi, dei lineamenti elfici molto belli, e delle lentiggini che le incorniciavano il viso, con quegli occhi viola, misteriosi, profondi e sembravano anche molto tristi. Se qualcuno, in quel momento, gli avesse chiesto di dare un nome alla bellezza lui probabilmente l'avrebbe chiamata Hope.

Ero confusa, perché avevo provato quelle sensazioni? Il perché non lo sapevo ma decisi che avrei limitato i contatti con Nico Di Angelo. Guardai l'ora. Le 16. Tra un'ora avrei avuto il mio incontro con Clarisse e non sapevo cosa fare. Mi avrebbe ridotto in poltiglia. E il fatto che tutti, compreso Di Angelo, assistessero mi metteva l'ansia. Ma sapevo che non mi sarei mostrata debole davanti a NESSUNO. 

 

Grande vita ai roghi!

Questa storia volevo pubblicarla da un po'. Ce l'ho da qualche settimana sul mio ipod e ora FINALMENTE ho deciso di pubblicarla. Avendo gia incominciato a scriverla ho già il prossimo capitolo e meta del 3.

Finita la parte seria del tutto direi che posso cominciare a sclerare (quindi da qui in poi potete non leggere)

Allora... innanzitutto vi ho gia detto di quanto amo il personaggio di Nico... insomma è mio fratellastro ma è un gran pezzo di gnocco. (ma mai gnocco quanto Travis... cioè!)

Quanto mi piacciono i roghi. Altro che catastrofi aeree e disastri marittimi! su Zeus e Poseidone arrendetevi all'evidenza: I ROGHI SONO MOLTO MEGLIO!

Poi... ah si! Recensite se non volete morire di una malattia lenta e dolorosa con un nome moto figo di qui non so i significato!

BACI BACI Flavia la vostra figlia di Ade!

 

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Capitolo 2
*** QUESTO CAPITOLO VIENE PRIMA DI QUELLO DOPO E DOPO DI QUELLO PRIMA ***


QUESTO CAPITOLO VIENE PRIMA DI QUELLO

DOPO E DOPO DI QUELLO PRIMA

 
Il duello stava per cominciare. Io ero in ansia ma non lo davo a vedere. Ero abituata che a nessuno importasse di me, ero abituata a tenermi tutto dentro, dopotutto nessuno si era mai preoccupato per me, nessuno tranne... No, non dovevo pensarci, dovevo restare calma e prepararmi alla sconfitta.

*nel frattempo sull'olimpo*
Non tirava buona aria, per niente. Si percepiva nell'aria. La tensione era palese. Ma dopotutto avevano giurato sullo Stige e QUEL tipo di giuramenti non si infrangono facilmente.
"NON È MIA FIGLIA!" Tuonò Zeus. "Ve lo giuro sullo Stige, non è mia figlia. Ma di qualcuno deve essere, oramai ha 16 anni, sarebbe dovuta essere riconosciuta tempo fa'! Chiunque sia stato lo prego di riconoscerla al più presto. Al prossimo raduno convocherò anche tutti gli dei minori e gli altri. Ma se è per caso figlia di uno di noi 13" disse guardando ade e sottolineando il numero tredici "riconoscetela al più presto."
"Non può sicuramente essere figlia mia." Disse il dio del mare mantenendo la voce apparentemente calma, ma come il mare non si sapeva mai quando Poseidone si sarebbe arrabbiato "ne sono sicuro. Anche se per qualche assurdo motivo non mi ricordassi di un incontro con una mortale, non ha le mie caratteristiche, insomma guardate Percy" disse con affetto il nome di suo figlio "lui è impulsivo"
Zeus borbottò qualcosa come un "concordo"
"Lui segue il cuore, segue l'istinto, è irresponsabile. E disobbedisce agli ordini. Non è però arrogante. È altruista, dimostra il suo affetto e sinceramente non è misterioso e inquietante come quella ragazza. E non si assomigliano per niente."
"Ed ha la capacità cognitiva di un'alga"
Aggiunse Atena. Poseidone la guardò male per poi ignorarla.
Gli dei non ebbero niente su cui ribattere sopratutto sull' affermazione di Atena.
"Non credo decisamente che sia figlio di Afrodite"
"É vero! Quella ha un gusto orrido in fatto di moda! Non si trucca nemmeno! È SCANDALOSA! Si veste tutta di nero con quegli orrendi anfibi come uno zombie!"
"Cos'hai contro gli zombie?" Disse Ade scoccandogli un'occhiataccia. 
"Non credo nemmeno sia figlia tua Demetra"
"Quella ragazzina ha bisogno di cereali! É troppo magrolina!"
"Basta Demetra con i tuoi cavolo di cereali! Ma perché ho sposato tua figlia!"
"I cereali fanno bene alla salute!"
" Come dicevo!" continuò Poseidone spazientito "mi sembra strano che sia figlia tua Dioniso e nemmeno tua Efesto (mi dispiace dirlo ma la ragazza è magra, affusolata, e è molto carina anche per gli standard umani. Senza offesa ovviamente)"
Il dio del vino annuì sperando che quel consiglio si protraesse il più possibile mentre lui beveva FINALMENTE il suo amato vino.
" Prendendo in parola te Zeus ed escludendo ovviamente te Artemide"
"la ragazza mi piace fa dei bei ragionamenti." Disse lei ovviamente riferendosi a pensieri contro i maschi della ragazza che solo lei poteva sapere.
"E te Era. E spero me."
Tutti annuirono per mostrare il loro consenso di escluderlo.
"Rimanete voi: Ade, Apollo, Ares, Atena e te Ermes."
"Sinceramente non credo sia figlia tua Atena, non ha proprio il tuo carattere di so-tutto-io. E non ha i tuoi lineamenti, poi quegli occhi... No non credo sia figlia tua."
Atena lo fulminò con lo sguardo. In genere avrebbe trovato una risposta pronta da dargli ma visto che non la stava incolpando e il ragionamento filava liscio come l'olio, strano per quel cervello annacquato di Poseidone, si limitò ad ignorarlo.
"E sinceramente Apollo credo sia poco probabile sia figlia tua. Ha un'aria inquietante. E al massimo è in grado di ferire a morte qualcuno non di guarirlo. No, lei ha un'aria che ti ispira molto alla morte al chaos."
Apollo aggiunse qualcosa come "io sono molto più figo"
"Personalmente credo che sarebbe molto probabile se fosse figlia tua Ares o tua Ade. Ermes io non ti ho escluso perché è furba. Ma lei ha più un'aria di chaos e distruzione quindi secondo me Ares e Ade uno di voi due è il padre."
"Come al solito io sono uno dei maggiori sospettati!" Disse con voce tenebrosa Ade "voi tutti siete sempre contro di me. Ma chi ha salvato l'Olimpo quando tutto sembrava perduto? Io! E quale ringraziamento ho avuto! Una nuova accusa."
Poseidone e Zeus evitarono di menzionargli tutti i ringraziamenti e tutti i premi ricevuti: Il loro fratello era un tipo molto suscettibile.
"Non è figlia mia! Ammetto è combattiva ed è tosta ma non ha il carattere! No."
"La ragazza non è da sottovalutare, è pericolosa. Lo senti che manda un' aura di distruzione." Disse Ermes. 
"A me piace la ragazza" dissero in unisono Artemide ed Era.
"Quella ragazza è troppo magra, ma li mangia i cereali?"
Ade sbuffò quel pover'uomo in fatto di suocere non era da invidiare.
"Demetra non ce ne frega niente dei tuoi cereali!" Sbuffò Afrodite "invece quando pensate che uscirà il prossimo numero di quella Soap su Olimpo-TV!"
"Afrodite!" La riprese Ade.
"Credo che ci proverò con quella ragazza." Constatò Apollo.
"Lei non cascherà mai ai tuoi piedi fratello! Mai!"
"Shh sorellina. Io sono il più bello!"
"Quante volte ti devo dire che siamo GEMELLI!"
"Ferma! Mi è venuta l'ispirazione! Io ho sempre ragione/tutte le ragazze/ sono pazze di me/ quanto sono figo!"
"Non ti sopporto!" Artemide prese l'arco e gli scagliò una freccia che apollo schivò con facilità.
"Ne ho un'altra! La mia sorellina faccio incavolare /tutte  frecce schivo/ quanto sono bello/ quanto sono figo/ 
Zeus sospirò "Credo che questo consiglio andrà avanti ancora per un bel po' un po' troppo"
"Scusate, ora c'è un combattimento che non vorrei perdermi." Detto questo Ares svanì in un lampo.


Okay, ero pronta a farmi prendere a botte. Clarisse sputò per terra poi urlò.
"Cos'hai! Paura?"
"Si guarda ho una paura immensa."
Dissi ironica io. No, non avevo affatto paura, i fratelli Stoll mi avevano rassicurato che sarebbe venuto tutto naturale.
"Mi stai prendendo in giro?" Urlò Clarisse.
"Perspicace la ragazza."
Clarisse si lanciò addosso a me. Io schivai il suo primo colpo che aveva cercato di darmi con una spada. Poi venne tutto naturale. Combattei come se lo stessi facendo da una vita. Poi cominciai ad attaccare. Avevo solo il mio pugnale ma a me bastava. Lei ad un certo punto fece un passo falso. Tese troppo il busto per colpirmi, io schivai e le puntai il mio pugnale alla gola disarmandola con una semplice torsione di polso. Sentii un tuono. Vidi che in mezzo al campo era apparso un uomo sui 25. Capelli castano scuro, somigliava tantissimo a Clarisse. Aveva l'aria molto da duro. Tutti si paralizzarono guardando l'uomo. Io cercai qualcuno che mi spiegasse ma erano tutti paralizzati. Vidi Percy che era sbiancato.
"Padre" disse Clarisse. Padre!? Aspetta, non può essere proprio quel padre... Non può essere ARES!? O si?
"Mi deludi Clarisse, farti battere così da una novellina."
Tale padre tale figlia.
"Scusa."
"Potevi batterla facilmente, ma tu sei una femmina e la hai sottovalutata, sei un disonore."
Rimangio tutto il padre era PEGGIO della figlia. Ma un po' di affetto paterno no!? E che centrava il fatto di essere femmina? Era proprio uno schifoso maschilista!
"Maschilista..." Mormorai. Poi spalancai gli occhi e mi tappai la bocca rendendomi conto di aver pensato ad alta voce. Ero totalmente nei guai. Ares si voltò lentamente verso di me. Se le occhiate potessero uccidere quella di Ares rivolta a me lo avrebbe fatto. Cercai di farmi piccolissima. Ero letteralmente, come si dice? Ah si, FOTTUTA. 
"Tu, novellina, ripeti subito quello che hai detto!"
Avete rotto con sto novellina
"Ho detto M-A-S-C-H-I-L-I-S-T-A!"
Ero veramente decisa a scatenare la terza guerra mondiale. Si, decisamente. Non potevo starmi zitta!? No, devo sempre creare caos.
"Solo perché è una femmina non vuol dire sia impedita. Anzi, Clarisse combatte molto meglio di alcuni maschi! E la sa una cosa? Esiste qualcosa chiamato AFFETTO PATERNO! E non credo sua figlia l'abbia disonorata. Il mio è stato solo un colpo di fortuna! E sa, le battaglie non sempre si vincono"
Da dove mi è uscita tutta questa determinazione? Tutti mi guardavano a bocca spalancata. Clarisse invece mi guardava, con qualcosa che poteva sembrare quasi... Gratitudine!?

"Stupida ragazzina insolente che non sei altro! Come osi rivolgerti così ad un DIO! Non osare farlo mai più! E le donne non sono mai state brave a combattere non sono buone a nulla in guerra!"
In quel momento un bagliore argenteo illuminò l'arena. Era una dea, era sotto forma di bambina. I capelli castani erano tenuti con un diadema di metallo e gli occhi del colore della luna. Artemide.
"Ares, ripeti davanti a me quello che hai OSATO dire sulle donne!"
Se gli dei potessero impallidire, giuro, Ares l'avrebbe fatto.
"Ma niente! Stavo solo scherzando!"
"Nostro padre Zeus comunque ti vuole al consiglio, al più presto. E osa dire un'altra cosa del genere e ti riempio di frecce così non potrai andare al tuo appuntamento con Afrodite."
"Si signora."
Ares scomparve a testa bassa ma non prima di avermi lanciato un'occhiata di fuoco. Mentre Artemide se ne andava mi fece l'occhiolino. Ero sconvolta. Le domande che avevo per la testa erano molte ma quella che più mi turbava era questa:
Gli dei sanno fare l'occhiolino!?

*nel frattempo nell'olimpo*
"Stupida ragazzina insolente che non sei altro! Come osi rivolgerti così ad un DIO! Non osare farlo mai più! E le donne non sono mai state brave a fare nulla in guerra!"
Stavano tutti assistendo allo scambio di battute tra Ares e la ragazzina, Hope via i-message.
"Aia, sorellina questa ti brucia!!" Commentò apollo.
"Gli conviene per la sua incolumità che non l'abbia detto veramente." Sibilò Artemide, talmente arrabbiata con Ares da non notare nemmeno il fatto che suo fratello GEMELLO l'avesse chiamata sorellina. Detto questo scomparve e riapparse davanti a Ares, che non se la sarebbe passata bene. 
"Ares, ripeti davanti a me quello che hai OSATO dire sulle donne."
"Grande sorellina fatti valere! Fermo ho l'ispirazione! La mia sorellina/ quando si arrabbia è una dura!/ ma io sono sempre il migliore!" Urlò Apollo
"Zitto apollo!" Sentenziò Atena.
"Ma niente! Stavo solo scherzando!" Disse Ares con lo sguardo basso.
"Cosa? Ares che si fa mettere i piedi in testa dalla mia sorellina! Questa devi mandarla sul tuo canale Efesto!" Disse Apollo fra le risate.
"Contaci! Con tutta la scena anche della battaglia!"
"Zitti!" Tuonò Zeus
"Nostro padre Zeus comunque ti vuole al consiglio"
"Ti voglio bene figlia mia ma non mettermi in mezzo!" Sospirò Zeus.
"E osa dire un'altra cosa del genere e ti riempio di frecce così non potrai andare al tuo appuntamento con Afrodite."
Afrodite sussultò mentre Efesto (suo marito) diventava dal rosso, al viola, al blu. Poi probabilmente pensò a come vendicarsi con Ares.
"Si signora."
"Coosa!? Ares, il dio della guerra che si sottomette agli ordini! Mitica Artemide!" Disse Ermes.
Ares e Artemide apparvero nel bel mezzo del consiglio.
"Le conviene seriamente non essere mia figlia a quella sottospecie di ragazzina." Borbottò Ares.
"Se volessi una figlia di sicuro vorrei lei ha lo spirito da cacciatrice!" Commentò invece Artemide.


Oramai era passata più di una settimana dall'arrivo di Hope al campo mezzosangue e Nico ogni volta la guardava di sfuggita. Ma dopo quella volta nel bosco non si erano più guardati. Gli incubi avevano di nuovo bussato alla sua porta di notte. Urlava tutte le notti e si svegliava sempre prestissimo. Notò che anche Hope aveva profonde occhiaie. Si stava seriamente chiedendo se non fosse il caso di chiedere aiuto a qualche figlio di Morfeo, ma non si fidava. E poi se li meritava gli incubi. Era colpa sua se Bianca era morta. Mentre era immerso nei suoi pensieri si stava allenando con la spada. Percepì un paio di occhi osservarlo. Finiti gli esercizi si voltò. Era Hope, che se ne stava nascosta nell'ombra, credendo di non essere vista. Insomma, lo stava SPIANDO? Nel suo stomaco scoppiò praticamente una bomba. Si disse che era solo il fatto che odiava essere spiato, si, solo quello. Appena Hope notò di essere vista sobbalzò.

Lo stavo guardando ed era veramente molto bravo con la spada. Ma si notava, pensava ad altro. Lo stavo osservando da un po' quando lui si girò verso di me. Non mi poteva aver visto: ero nascosta dall'ombra. Poi ricordai, era figlio di ade: dio dell'oltretomba, dell'oscurità. Ma dopotutto non mi dispiacque troppo essere stata vista.
"Sei proprio bravo con la spada."
Il complimento mi uscì spontaneo. Lui mi sorrise.
"Mi stavi spiando?"
Arrossii sperando con tutto il cuore che non notasse il mio rossore.
"Emm... No, stavo passando di qui e ho sentito dei rumori e mi sono fermata a guardare."
Ma come ero diventata brava a mentire! In realtà lo avevo visto entrare nell'arena e incuriosita lo avevo seguito.
"Mi insegni?"
Chiesi di colpo. 
"C-cosa? Si certo, ma Percy è molto più bravo di me, meglio se te lo insegna lui!"
Sbaglio o le sue guance erano un po' più rosse? No, era la luce. Si si, ovviamente la luce. Allora sfoggiai tutta la mia (poca) dolcezza. Feci la faccia da cucciolo.
"Ti prego."
"Va bene."
Mi disse con un sorriso. Repressi l'istinto di abbracciarlo e gli sorrisi. Sentii una tromba. Quella del pranzo. Mi sedetti come al solito al tavolo di Ermes.
"No Travis! Dovevi farglielo pagare 3 DRACME non 2!"
"Ma insomma! Questa è una truffa!"
Connor ghignò maligno
"Appunto..."
"Ahhh... Capisco"
Sogghignò Travis e gli si dipinse quel ghigno malefico sul volto tipico dei figli di Ermes. Scoppiai a ridere e praticamente mezzo campo si voltò verso di me. Mi stupii anche io della mia risata. Non ridevo da tantissimo tempo. L' ultima volta era stata quella mattina di 4 anni fa. No! Non ci dovevo pensare!
"Perché mi guardate tutti come se avessi appena insultato un dio."
"Quello lo hai fatto una settimana fa" disse una ragazza di Ermes che non avevo mai notato.
I fratello Stoll scoppiarono a ridere. I ragazzi di Ares la guardarono in cagnesco e io gli feci l'occhiolino per farli arrabbiare ancora di più (non che fosse poi così difficile farli arrabbiare). Tranne Clarisse che era pensosa. 
"Questa è la prima volta che ti sentiamo ridere."
Disse Connor. Gli sorrisi. Dovevo ammetterlo, era molto carino, quasi quanto Nico. O mio dio perché lo prendo per termine di paragone? Ho riso troppo ecco il problema. Alla fine del pranzo decisi di alzarmi per andare a fare una passeggiata vicino al lago. Ma notai che Clarisse mi seguiva. Io mi girai per dirle che non volevo problemi ma lei mi spiazzò.
"G-grazie Hope."
O dei santissimi! Mi ringraziava per COSA? No, aspetta, la domanda giusta da porsi è: mi ringraziava? Dovevo avere un'espressione parecchio confusa visto che aggiunse
"Per come mi hai difeso davanti a mio padre."
"P-prego Clarisse. Ma tu mi hai RINGRAZIATO?"
"Si ma non ti ci abituare novellina!" 
Era ritornata la Clarisse di sempre. Capii che in fondo (ma proprio in fondo in fondo) era una ragazza gentile che ne aveva passate molte. Le sorrisi. Lei arricciò il naso disgustata e se ne andò.
"Wow, Clarisse la Rue che RINGRAZIA. Non ho mai sentito un figlio di Ares farlo in vita mia."
"Cavolo! Di Angelo tu mi stavi SPIANDO?"
"No, stavo passando di qui e ho sentito dei rumori e mi sono fermato a guardare."
Usò la stessa scusa che avevo usato io. Furbo il ragazzo.
"Bene, io ora vado a infilzare qualcuno al poligono di tiro con l'arco."
E mi dileguai prima di cedere alla tentazione di accarezzarlo. Mi diressi verso il poligono di tiro con l'arco. Vidi che era vuoto. Presi un'arco e delle frecce. Osservai con aria molto concentrata l'arco per capire il meccanismo.
*nel frattempo nell'appartamento di Apollo, Olimpo*
"No ragazza! Così lo stai impugnando al contrario quell'arco! Non riuscirai mai a tenderlo se lo tieni AL CONTRARIO!"
stava urlando verso la televisione, come se quella ragazza potesse realmente sentirlo. Ultimamente Efesto trasmetteva gli allenamenti dei semidei al campo.
"Ti ci vorrebbe una lezione! O mio dio! ATTENTA CON QUELLA FRECCIA RISCHI DI INFILZARTI!"
Stava parlando con la televisione come un'idiota (e sua sorella avrebbe sicuramente detto che lui ERA idiota) C'era quella ragazzina, Hope, che era un totale DISASTRO nel tiro con l'arco. Decise di rovinare il divertimento a mezzo Olimpo e aiutarla poi magari pure rimorchiarla.

Non capivo come cavolo tendere quel cavolo di arco. 
"Ma vattene al tartaro! Per gli dei io ODIO tiro con l'arco."
"Forse perché lo stai tenendo al contrario bambola?"
Evitai accuratamente la parte del "bambola" ma mi concentrai più su quello che aveva detto prima. Mi voltai per vedere chi aveva parlato. Un ragazzo sui 25 alto magro capelli biondi. Assomigliava molto ai figli di Apollo ma, a dirla tutta, era molto più bello.
"Come tartaro lo devo impugnare allora!?"
"Se mi dai un bacio baby te lo mostro."
"Ma nemmeno sotto tortura"
sbottai.
"Provaci con qualche figlia di Afrodite con me non attacca. Capirò da sola come funziona."
Finalmente riuscii a impugnarlo nel modo corretto. Cercai di tenderlo e per miracolo ci riuscii. La prima freccia per poco non beccò in pieno quel ragazzo.
"Calma, piccola! Quella freccia poteva rovinare questo bellissimo faccino lo sapevi?"
"Non chiamarmi piccola!"
"E dai baby lo so che un bacio me lo daresti."
"Apollo lasciala in pace!"
Apollo?APOLLO!? Quell'Apollo!? A-P-O-L-L-O!? APOLLO IL DIO!? Vidi Artemide apparire improvvisamente, sbuffare e borbottare qualcosa come "i maschi sono inutili, orrendi, maschilisti, arroganti e sono ripetitivi."
"E dai sorellina non mi rovinare il divertimento!"
"Per Zeus! Lo vuoi capire che siamo G-E-M-E-L-L-I!!"
Stavo assistendo al litigio tra Artemide e Apollo. Wow.
"Scusalo Hope, è un maschio."
Mi sorrise. Io le sorrisi di rimando. Mi andava più che a genio quella dea.
"Se vuoi ti mostro io come impugnare un'arco."
"Sorellina tu stai sempre in mezzo!" Disse con un'aria imbronciata parecchio comica. Dovetti trattenermi dal ridere. "Io me ne vado." Disse sbuffando per poi svanire in un lampo dorato. 
"Ne sarei onorata divina Artemide."
Dissi, il mio tono di voce lasciava intuire tutta la mia ammirazione nei confronti della dea. Lei mi sorrise e disse
"Perfetto, cominciamo."


Passai tutta l'ora seguente sotto la meticolosa attenzione di Artemide. Dopo l'impaccio finale scoprii che tirare con l'arco mi rilassava. Mi piaceva. Certo, non ero brava nemmeno un quarto dei figli di Apollo ma me la cavavo.
"Hai la stoffa della cacciatrice Hope. Se ti potesse interessare."
E dicendo mi porse un foglio.
"È stato un piacere insegnarti Hope ora il dovere mi chiama."
Io non feci in tempo a balbettare un "grazie divina Artemide" che già era scomparsa. Mi rigirai il foglio fra le mani, spiegava in cosa consistesse essere cacciatrici: tutte potevano esserlo, indipendentemente dal loro essere semidei, mortali, ninfe o cose varie. Essere cacciatrici consisteva nell'essere immortali, rinunciare all'amore e stare al servizio della dea. Decisi che ci avrei pensato. 


 

ADE IS THE BEST!

che cavolo è cominciata la sc(q)uola! O.O

passando al capitolo: QUESTO CAPITOLO MI PIACE!

e se state attente potete avere dei minuscoli indizi sul padre di Hope.

Volevo dirvi una cosa...

ATTENZIONE! se amate le sorprese, questo è spoiler quindi...

non vedere

non sentire

non parlare

nel prossimo capitolo comparirà...
*rullo di tamburi...*

NON VE LO DICO!

muahhhahah.
no, non sono così crudele anche se sono figlia di ade ve lo dico...

il papino di Hope farà la sua comparsa (ovviamente non si scoprirà la sua identità XP)

 

E ORA SIGNORI E SIGNORE....
ME NE VADO!!!!
SMAMMO
VADO VIA
NON ROMPO PIù
CIAO CIAO

BYE BYE

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Capitolo 3
*** LA MIA FANTASIA È ANDATA IN PENSIONE -.- ***


SORRATEMI LA MIA FANTASIA È ANTATA IN PENSIONE -.-"
 
Intanto vidi l'attività che avrei avuto quel pomeriggio: la scalata. Ero (modestamente) bravissima su quel muro. Mi trovavo a mio agio con tutte quelle trappole o quella lava pronta a colpirti in pieno, mi trovavo a mio agio in quel caos. Poi decisi di allenarmi un po' con il pugnale. Vidi Nico che probabilmente si doveva allenare con me. A quel pensiero il mio cuore prese a battere più velocemente. "È solo agitazione perché lui è bravo e potrebbe battermi" mugugnai.
"Magari ce l'avessi io la tua fortuna." 
Sospirò una ragazza accanto a me. Era mingherlina, normale di statura, capelli biondo sul castano, occhi verdi luminosi. E un sorriso molto solare. La guardai come per accertarmi che stesse parlando realmente con me.
"Ce l'hai con me?" 
Le chiesi dubbiosa.
"Si... Hai visto che figo che è?"
Mi rispose con aria sognante.
"Oh scusa! Ti ho reso presente di una delle mie pene amorose non volevo! Comunque non mi sono presentata: piacere! Io sono Kaily Wosh! Sono figlia di Apollo."
"Ah, io sono Hope."
Dissi cupa.
"Sai, ho una cotta per lui" e indicò Nico "da quando sono arrivata al campo e io avevo 13 lui 14 anni. Sai è stato d'aiuto anche nella guerra contro i titani."
"Si, Chirone mi ha raccontato praticamente tutta la storia sin dall'arrivo di Percy in questo campo-mezzosangue. Fino al patto. Però io non capisco come mai il mio padre o madre divino non mi riconosce. Che gli ho fatto! E che tartaro! Ho capito non sono bella, non sono intelligente, non sono simpatica, non sono brava in quello che faccio, sono disordinata, caotica e seriamente credo di essere insopportabile ma CHE GLI HO FATTO! Ma se ne vada al tartaro il mio "ADORATO" genitore! Tutti e due!"
Mi ero sfogata. Mi ricomposi subito.
"Scusa. Non volevo essere aggressiva mi dispiace sono patetica."
Mi scusai. Non fece niente di quello che mi aspettavo.
 Non se ne andò via con dei dubbi sulla mia sanità mentale.
Non fece finta di niene.
Non mi guardò con pena.
Semplicemente mi abbracciò.
Titubante ricambiai l'abbraccio. Lei mi sorrise. Emanava un'allegria esagerata. Con un sorriso a 32 denti (molto bianchi se è per questo) "Non ti scoraggiare! Magari non ti riconosce perché non ha ancora capito che tu ti trovi al campo o magari non ti riconosce per il tuo bene! Sono sicura che ti riconoscerà sicuramente! Speriamo sia così"
"Io ho smesso di sperare tempo fa, però vorrei tu avessi ragione. Vorrei sapere chi sono entrambi i miei genitori tanto per mandarli al tartaro."
"Come ENTRAMBI?"
"Da quando posso ricordare sono sempre vissuta in un'orfanotrofio. Poi è arrivato il mio patrigno che a 10 anni ci ha adottato. Ma io lo odio. Probabilmente mia madre o mio padre non ci amava, aveva paura, il che è comprensibile."
"In che senso... Ci?"
" in nessun senso. Dimentica quello che ho detto ti prego."
Lei mi sorrise. Poi appena Nico mi vide avvampai senza motivo. Era il caldo, solo il caldo. Mi sorrise.
"Ciao Di Angelo!"
"Hope!"
Ci sorridemmo a vicenda. 

Appena vide Hope qualcosa si mosse nel suo stomaco. Era solo la fame, solo la fame cercava di autoconvincersi. 
"Ciao Di Angelo!"
"Hope!"
Gli sorrise. Come gli sorrideva gli ricordava molto Bianca. Distolse lo sguardo. Io sorriso sul volto di Hope si fece titubante.  Gli andò vicino. 
"Eih, Di Angelo stai bene?"
"Si" rispose freddo.
"Va bene. Ti va se ci alleniamo insieme?"
"No, ora devo andare."
"Okay."
Nico se ne andò dandosi dello stupido. L'aveva trattata da schifo, come faceva con tutti, ma con lei gli dispiaceva. Si incamminò verso il bosco. Sentii il tipico suono per la cena mi sembrava un po' presto e non avevo voglia di cenare. dopo circa 5 minuti vide Travis che correva agitato verso di lui.
"Nico! C'è la caccia alla bandiera oggi! Lo sapevi? Siamo in ritardo!"
"O Ade! Siamo nei casini."
Cominciarono a correre a perdifiato verso l'arena. Per poco non si scontrarono con Chirone il quale li guardò un tantino crucciato.
"Nico, Travis, ben arrivati. Non siete un po' in ritardo?"
"Chirone ci scusi è che..."
E tutte le giustificazioni di Travis consistettero in frasi sconnesse.
"Sbrigatevi."
Disse solo Chirone nitrendo.

"Caccia alla bandiera?!"
"Si, ti spiego" disse Percy "allora ci sono 2 squadre, una rossa e una blu. Questa volta quella blu è capitanata dalla casa di Atena quella rossa da Ares. La squadra blu è composta per oggi dalle case di Atena (ovviamente) Poseidone (che poi sarei solamente io) Ermes (che sarebbe la tua casa) Demetra, Ade (quindi solo Nico),  Eolo e Apollo. La squadra rossa oggi è composta da ovviamente Ares, Morfeo,  iride (non li sottovalutare se la cavano molto bene con la lancia) , Ecate, Dioniso, Efesto (quelli sono un fascio di muscoli) e Afrodite (quelli sono dei pappa molle)"
"Allora! Apollo e Ermes statanno in disparte a difendere la bandiera. Io, Percy, Nico e Jack" disse poi indicando un ragazzo sicuramente figlio di Atena "andremo di nascosto dietro le loro linee difensive. Gli altri attaccheranno e voi Travis, Connor, Will e Cally sarete il diversivo. Ci fu un coro di "Si signora!" "Siamo pronti" e "Eih! Se usciamo vivi ti va di uscire con me?" e Percy "È la mia ragazza!" Poi la caccia cominciò.
"Eih Hope!"
"Kaily!"
"Così difendiamo insieme!"
"Così pare."
Ci sorridemmo.
"Ma le nostre case sono così numerose..." Disse maliziosa.
Io capii le sue intenzioni e stetti al gioco.
"Vero!"
"E poi noi di Apollo e Ermes stiamo sempre in difesa!"
"Già siamo talmente numerosi che se ce ne andassimo a controllare che fine hanno fatto Annabeth Percy Nico e Jack quasi non se ne accorgerebbero!"
Conclusi io. Avevamo avuto la stessa malsana idea.
"Secondo me il loro piano è prevedibile. È sempre così. "Questa stessa tattica la hanno adottata 5 cacce fa e Clarisse secondo me se la ricorda e ha preso delle precauzioni."
"Davvero?" Dissi sinceramente sorpresa "dai figli di Atena non me lo aspettavo!"
"Nemmeno io. Ma secondo me sottovalutano un po' troppo Ares" 
"Che aspettiamo sbrighiamoci."
Ci mettemmo a correre cercando di fare poco casino. Cosa che a me non riusciva molto spezzavo rami ovunque. No, non ero decisamente figlia di Ermes. Ad un certo punto vedemmo Travis Connor e gli altri distrarre le guardie. Portarle lontano dalla bandiera. Perfetto fino a quel punto. 
"Fino ad ora tutto bene."
Sussurrai a Kaily. Ecco Nico Percy Annabeth e Jack che sbucano da un cespuglio per prendere la bandiera.
"Guarda quel cespuglio."
Disse Kaily feci come aveva detto e... Vidi Clarisse con 8 dei suoi che si lanciarono all'attacco. Troppo frastornati per reagire Percy E Nico furono colpiti e svennero. Repressi l'istinto di urlare e io e Kaily co guardammo come per dire "te l'avevo detto." poi scattammo in avanti. Annabeth ci guardò come per dire "da dove cavolo sono uscite queste". Quelli stupiti ora erano i ragazzi di Ares. Ne ferii uno al braccio e lo mandai al tappeto. Fuori uno. Nel frattempo Jack, quel ragazzo di Atena, era stato messo al tappeto. Io Annabeth e Kaily cercavamo di batterli ma eravamo senza speranze. Annabeth dopo un lungo combattimento mise al tappeto un'altro ragazzo di Ares. Fuori due. Ma venne subito messa al tappeto da uno dietro di lei. Eravamo io e Kaily. La vidi in difficoltà con un ragazzo di Ares. Gli lanciai il pugnale e lo colpii alla spalla. Lui si accasciò a terra dolorante. Fuori tre ne rimangono sei.
"Sbrigati Kaily prendi quella tartaro di bandiera e VAI! Io me la cavo benissimo da sola!" Cavolata! ma se volevamo vincere dovevo trattenerli per un po'. Lei mi guardò titubante e io le mimai con le labbra "VAI". Non se lo fece ripetere e sfrecciò verso la bandiera la prese e cominciò a correre come una pazza verso la nostra base. Alcuni fecero per rincorrerla ma con il pugnale di Annabeth e di Jack li stesi mettendoli KO. Ne erano rimasti 4 ma... Piccolo problemino! Ero SENZA ARMI! Cominciarono a menare colpo che probabilmente mi avrebbero decapitata se non avessi avuto la geniale idea di schivarli. Con un calcio e un'agilità che non sapevo di possedere stesi due di loro. Ne mancavano due ma ero senza forze e sperai solamente che Kaily si sbrigasse. Oramai avevo alcuni  tagli superficiali sulle gambe e il compagno rimasto di clarisse mi ferì profondamente il fianco. Stavo per cedere quando udii il suono della tromba. Clarisse aveva una faccia di quelle faccie che si assumono prima di lanciare uno di quei bestemmioni che non si scordano facilmente. Infatti...
"Porco Zeus BESTEMMIEN BESTEMMIEN BESTEMMIONEN BESTEMMIEN BESTEMMIEN BESTEMMIEN CENSURAAAAAAAAAAAAAAAA BIIIIIIIIIIIIIIPP"
ci fu una sfilza di tuoni potentissimi Io lasciai il compito di calmarla al suo compagno superstite e andai a complimentarmi con Kaily. Vidi che era circondata da tutti che la festeggiavano esultando e l'avevano preso in baccio.
"Guardate che il merito è di Hope."
Provava a dire ma io le sorrisi e scomparsi. Ero decisa ad andare ad aiutare i ragazzi che avevo precedentemente messo KO. E volevo che Kaily si godesse il suo momento di gloria. non mi andava di essere al centro dell'attenzione. Li portai in infermeria. Clarisse si era calmata.
"Sorella, io ti stimo hai fatto uno di quei casini madornali che non si dimenticano facilmente." Mi disse il figlio di Ares che aveva calmato Clarisse. Poi mi diede una pacca troppo forte sulla ferita al fianco e mi lasciai scappare un gemito di dolore. Lui senza fare troppo complimenti mi tirò su la maglietta fin sotto al seno.
"Ehi! Che fai!"
"Questa è una brutta ferita! Vieni! Andiamo in infermeria."
"No! Sto bene è solo un graffio."
Mi prese senza un minimo di delicatezza in braccio e le ferite mi tirarono ovunque ma non mi lamentai, troppo occupata a mandarlo al tartaro, e mi portò in infermeria. Mi diedero una sostanza arancione chiaro.
"Che cos'è?"
"Ambrosia, bevi che ti fa bene."
Bevvi, aveva un sapore delizioso. Aveva il sapore dei biscotti al latte che cucinavano la domenica all'orfanotrofio. Sorrisi nostalgica al ricordo. Poi vidi Di Angelo. Dormiva ancora aveva preso una brutta botta in testa. Mi fasciarono la ferita al fianco ma le altre si erano già rimarginate e non mi facevano più male.


Nico si svegliò con la testa che gli pulsava. Non capiva dove fosse. Poi sentì qualcosa sulle sue gambe. Aprì lentamente gli occhi. Vide che era in infermeria, i ricordi apparvero nella sua mente tutti insieme, facendogli venire un grand mal di testa. Era su una branda con un bicchiere di ambrosia vicino al comodino. Vide che la persona sulle sue gambe era Hope. Sorrise inconsciamente. Decise di aspettare un po' per svegliarla. Si chiese quanto tempo avesse dormito. Hope si svegliò dopo qualche minuto. Appena lo vide gli sorrise. Nico si trattenne dall'abbracciarla.
"Quanto ho dormito?"
"Non molto, è da ieri pomeriggio dopo che abbiamo battuto i rossi."
Guardò l'ora: le 9,30 di mattina. Capì che Hope aveva passato la notte vicino a lui. 
"C-coosa!? Li abbiamo BATTUTI!?"
"Si, tutto merito di Kaily. Dopo dovresti andarti a congratularti con lei, le farebbe molto piacere."
"Oh certo! Lo farò."
Sinceramente non gli importava molto di Kaily.
"Come ti sei fatta quelle ferite?"
Disse riferendosi alle fasciature.
"Queste? Ah sono solo graffi. Me li sono fatta cadendo."
Provò ad alzarsi, fu colto da un'improvviso giramento di testa che lo costrinse ad appoggiarsi a Hope.
"Tieni, mangiane un quadretto."
Gli diede un cubetto di ambrosia. Si sentì subito meglio. Solo allora si soffermò meglio su Hope. Aveva una fasciatura al fianco e una al braccio più altri vari graffi. Ovviamente non era caduta. Ma non fece altre domande. Ad un certo punto vidi una ragazza, castana sul biondo, occhi verdi, sorriso sulle labbra venire da noi.
"Kaily!"
«allora è lei la famosa Kaily» pensò Nico.
"Hope! È mezzora che ti cerco! Chirone ti vuole parlare urgentemente."
Noco si chiese cosa avesse Chirone da dirle di così tanto urgente.
"Arrivo!"
Hope se ne andò ma Kaily restò a curarlo essendo figlia di apollo.
"Complimenti. Ho saputo che sei stata tu a farci vincere la caccia"
Lei arrossì violentemente. 
"Chi te lo ha detto?"
"Hope"
Sul suo viso si dipinse un'espressione scocciata.
"Ovviamente quella lì mi avrà dato tutto il merito. In realtà è andata così:
Io e lei ci stavamo annoiando a difendere così siamo andate a cercare la bandiera. Abbiamo visto gli Stoll e gli altri che distraevano i ragazzi alla bandiera. Poi voi siete usciti alla scoperta ma Clarisse con 8 dei suoi vi ha steso. Noi allora siamo uscite allo scoperto. Lei mi ha detto di scappare con la bandiera e ne ha stesi 7 su nove tutta da sola."
Nico era sempre più stupito dalla forza di quella ragazza.


"Chirone ti vuole parlare urgentemente."
Cosà avrà da dirmi? Mi incamminai verso la casa grande. Vidi il centauro venirmi incontro.
"Chirone, aveva qualcosa da dirmi?"
"Si Hope. Sull'olimpo si sta scatenando un'inferno."
Dopotutto essendoci sull'olimpo il dio degli inferi non mi sembrò strano.
"E la principale causa sei TU."
Ora ero preoccupata ma non lo diedi a vedere.
"E cosa c'entrerei io sentiamo?"
"Non sanno di chi tu sia figlia."
"Ah bè nemmeno io. Non vedo come io possa essere d'aiuto"
"Per dopodomani hanno convocato tutti  gli dei minori sull'olimpo, se il tuo genitore divino non ti riconosce saranno guai. Gli dei percepiscono un'aura potente e distruttiva intorno a te."
Ero molto preoccupata.
"Bene. Terrò gli occhi aperti. Grazie di avermi avvertito Chirone."
"Stai attenta Hope gli dei hanno uno strano modo di ragionare. Magari il tuo genitore ti vuole solo proteggere."
"Starò attenta."
Me ne andai più confusa di prima. Molte domande mi giravano per la testa ma avevo 1 certezza. Il mio genitore divino era potente. Talmente potente da spaventare anche gli dei.



Vidi Di Angelo venire verso di me con l'aria parecchio furiosa.
"HOPE!"
"Si Di Angelo" dissi con studiata aria menefreghista.

"Perché non hai detto che il merito è tutto tuo!?"
Quella domanda mi lasciò spiazzata. Chi? Poi ci arrivai: KAILY. Gli aveva detto tutto.
"Perché? Lo vuoi sapere?" Annuì "perchè non mi va di stare al centro dell'attenzione. Io non sono mai gradita. Lo vedi? Io ho gli occhi viola e sono la strana di turno. Non sono mai gradita. Sull'olimpo stanno litigando perché sono un'impiccio. Non vorrei mettermi ulteriormente nei casini."
Lui aveva un'espressione confusa che lo faceva molto sexy Ehm volevo dire molto CONFUSO.
"Nessuno sull'olimpo pare sapere nulla del mio genitore divino."
"Vedrai che sarai presto riconosciuta."
Borbottai un "mpf non credo" e poi mi ricordai di avere lezione di scherma e poi di mitologia greca.
"Scusa devo scappare".


Il consiglio era stato convocato.
La sala dei troni era gremita di gente.
Piena di dei minori, ninfe e creature varie. Ma nessuno sapeva della SUA presenza. Si era nascosto nell'ombra.
"Visto che dopo ben tre settimane non si è giunti ad una conclusione abbiamo preso una decisione. Sapete quanto i giuramenti sullo stige infranti siano distruttivi. Per questo motivo se la ragazza non verrà riconosciuta entro 2 settimane abbiamo deciso, con sommo dispiacere" disse Zeus facendo un'evidentemente finta espressione triste "di condannarla a morte"
Lui non si capacitava ancora di quanto gli dei di adesso fossero crudeli e senza scrupoli. Anche non conoscendo il genitore divino della ragazza avevano percepito il suo potere distruttivo e volevano sbarazzarsene. Se non l'avesse riconosciuta sarebbe morta. Ma se l'avesse riconosciuta la sua unica figlia avrebbe corso un pericolo mortale. Perché, se a lui gli dei non potevano fare male, a sua figlia si e molto.

 
TI AMO MONDO!!!!
 
asdfgfdhhgff sono esaltata! asfghgaf
cioè voi non lo sapete(TU: ma va se non ce lo dici tu -.-")...
Okay se prorprio lo volete sapere (e non lo dico per vantarmi)

HO PRESO 7 1/2 AL TEST DI MATEMATICA!!!

Beccati questa brutta baldracca rinsecchita di una sottospecie di prof!
*modalità odio profondo verso la prof di matematica: ON*


Ora passiamo al capitolo: 

ve lo avevo detto che il padre di Hope avrebbe fatto una piccola comparsa.
Voi non lo sapete chi è ma è un dio troppo figooooo.

E sono sicurissima che NESSUNO lo abbia messo in una ff.

Vi prego seriamente di non copiare o vi mando un'orda di zombie mangia-cervelli (sono figlia di Ade io può) in casa.


Poi le hanno affidato la 1 missione.
Chi vivrà vedrà.


Passando ad altro:
la nuova canzone di Taylor Swif!

è STU-PEN-DA!!!!
Sweeter than fiction!!!!!!!!!

asfghjahagshdgd!!!!!!!!!!!!



baci baci. Flavia figlia di Ade.

 

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Capitolo 4
*** IO SONO QUEL TIPO DI PERSONA ***



"Ti affideremo la prossima missione Rico."
"Nico signore."
"Ma certo Fico. Come stavo dicendo dovrai andare a recuperare questo semidio qui. Quindi buona fortuna e evita di farti ammazzare etc. Ah, puoi portare con te una persona a cavolo. Basta che non morite è fastidioso dire ai vostri genitori che siete morti. E ora vattene Tatangelo."
Nico si trattenne di dirgli che era Di Angelo non Tatangelo, sarebbe stato inutile.
"Porterò Hope."
"Ah, la ragazzina stramba. Si si."
Poi Dioniso borbottò qualcosa come "quella li tanto deve morire tra qualche settimana se non viene riconosciuta."
Ma Nico credette di aver sentito male.

Stavo mangiando con estrema calma, fregandomene di quello che diceva Travis, quando fui riportata alla realtà dal Signor D.
"Nope, purtroppo devo parlarti."
"Si signore."
Il signor D era un'omino basso e un po' in carne. Aveva riccioli così neri  che sembravano blu. Era sempre di pessimo umore. In realtà era un dio e D stava per Dioniso. Solo un consiglio: se non volete morire di una morte atroce o essere trasformati in delfini etc. Evitate di chiamarlo "quello del vino".
"Allora, insomma sei convocata per un'eroica impresta eccetera. La accetti?"
"Ma non mi ha ancora detto di cosa si tratta signore!"
"Pff... Voi eroi! Volete sempre sapere..."
"Ma...."
Per fortuna Chirone accorse in mio aiuto.
"È semplicemente una specie missione di recupero. Dovete scortare sano e salvo un mezzosangue a questo indirizzo." Mi porse un foglietto. Ma per la mia dislessia il corsivo era quasi impossibile da leggere. "L'impresa ti è stata offerta da Nico Di Angelo. Accetti?"
"Okay. Quando si parte?"
Dissi col mio solito tono menefreghista.
"Ora. Prepara uno zaino."
"Nel senso ora ORA?"
"Che hai ragazzina al posto delle orecchie. Smamma Hove che stavo giocando a Pinnacolo! Allora! Ma dove si è cacciato Underwood?!"
Filai via prima che Il Signor D mi invitasse a giocare a Pinnacolo con lui. Nel caso non ci aveste mai giocato con il Signor D... Bhè... Non è il massimo. In uno zaino misi un cambio, un po' di nettare e di ambrosia e i miei pochissimi averi compresa la foto con lui.
"Ah Rope"
Ma perchè si ostinava a sbagliare il mio nome!? Poi però si fece improvvisamente serio.
"Stai attenta, per te è più pericoloso che per chiunque altro."


"Buona fortuna Hope! Mi raccomando non morire"
Ma che bell'addio che mi dava Kaily, insomma allegro.
"No, eviterò."
Detto questo io e Nico ci incamminammo verso il confine del campo. Decisi di rompere il ghiaccio.
"Dove dobbiamo andare?"
"A New York. Solito semidio che non sa di esserlo. C'è già un satiro semplicemente lo aiutiamo."
"Ah okay."
Ci dirigemmo verso il furgone di Argo.
Durante il viaggio non parlammo. Eravamo troppo immersi nei nostri pensieri per farlo.
Mi chiesi cosa stesse a significare la frase del signor. D. Non era decisamente da lui avvertire un semidio di essere in pericolo fuori dal campo. Insomma, quello lo sapevamo già.
Ma cosa intendeva con "tu più di tutti".
Isomma, cosa avevo di speciale? Non avevo poteri straordinari come i figli di Ade, di Poseidone o di Zeus. Avevo solo un paio di occhi viola e un carattere menefreghista chiuso e scorbutico e pessimo.
"Siamo arrivati."
Argo mi distolse dai miei pensieri cupi.
Scendemmo e il furgone ripartì.
"Nico, quanto dovrebbe durare questa missione?"
"Due tre giorni. Il primo dobbiamo incontrare il satiro e il semidio. Poi il secondo o terzo giorno lo portiamo al campo."
"Okay"
"Per incontrarlo dobbiamo fingerci studenti."
"Ah, dov'è questa scuola?"
"Poco fuori da New York."
Ci incamminammo e in un quarto d'ora arrivammo in un Motel.


"Questa è la vostra camera."
Ci disse la bionda platinata dandoci una chiave.
Entrammo ma...
Cavolo: letto matrimoniale.
Arrossimmo tutti e due come due pomodori.
"Ehm... Non ti preoccupare dormo per terra"
Dissimo all'unisono.
"Ci dormo io"
Ribattei e prima che potesse dire qualsiasi altra cosa presi uno dei due cuscini misi una coperta sotto e una sopra e mi ci sedetti sopra.
"Ma..."
"Niente ma Di Angelo. Io voglio dormire per terra io lo farò"
"Tanto non dormo mai comunque." Borbottai a bassissima voce senza farmi sentire.
"Ehm, allora io vado a farmi una doccia Hope."
"Perfetto."
Mi levai il cappotto e gli occhiali da sole. Quella sera ero particolarmente agitata, non sapevo perché.
Tirai fuori il mio pugnale di bronzo celeste e lo studiai attentamente; non sembrava un qualsiasi pugnale di fattura dei figli di Efesto, sembrava fatto apposta per me.
Mi soffermai ad osservare meglio la stanza, dopotutto non era malvagia: era un po' piccola ma tutto sommato giusta per noi due, aveva un letto matrimoniale che assomigliava più ad un letto singolo, un piccolo comodino di mogano mezzo ammuffito ma ancora utilizzabile, un armadio di legno chiaro con un' anta difettosa e un bagno piccolo ma pulito.
Ecco, era proprio la pulizia che non mancava, anche se le cose erano vecchie e difettose erano pulite. Finalmente il bagno si liberò, entrai in bagno e chiusi la porta a chiave poi mi feci una non troppo breve doccia gelida;
ci sono persone che con il tocco bollente dell'acqua si rilassano e dimenticano tutto, queste sono il tipo di persone che non hanno veramente bisogno di sapere chi sono, sono quel genere di persone che non vogliono ricordare, quelle che preferiscono lasciar perdere una cosa piuttosto che rimuginarci sù finché non hanno trovato una soluzione, quel tipo di persone spontanee e con una vita normale, quel tipo di persone che danno tutto di loro stesse anche a costo di soffrire alla fine, quel tipo di persona che crede nella bontà, sono il tipo di persona che vorrei essere ma che purtroppo non sono.
Poi ci sono quelle persone che con l'acqua gelida riflettono, pensano, cercano, chiariscono le idee, quelle che vogliono sapere la risposta, quelle che non si fidano degli altri che vogliono vedere, scoprire, quelle che se vogliono scoprire una cosa, prima di rinunciare, osservano tutti i particolari, sono quelle persone che vogliono ricordare, quelle che per non soffrire si ricoprono di una maschera di freddezza e menefreghismo esteriore ma che interiormente colgono tutti i particolari e credono che ogni cosa sia colpa loro, quel tipo che non si farebbero mai vedere piangere da nessuno, quel tipo di persona che resiste, determinata a non farsi travolgere, e io sono questo tipo di persona, che mi piaccia o no.


Nico dopotutto non era quel tipo di persona che si impressionava facilmente ma aveva subito intuito il fuoco che c'era in quella ragazza.
Era qualcosa di potente, quella ragazza possedeva un controllo delle emozioni pazzesco e anche se dentro di lei la tempesta infuriava lei resisteva, con determinazione, senza desistere.
Per adesso Hope resisteva, combatteva con determinazione le sue emozioni,  non dava a vedere che quello che gli altri facevano a lei aveva un peso, ma Nico sapeva che quando il tornado l'avrebbe sommersa lei avrebbe scatenato il chaos e lì, chiunque fosse il suo nemico, non avrebbe avuto scampo.

A distoglierlo dai suoi pensieri fu proprio Hope che uscì dal bagno sbattendo la porta.
"Eih, che ne dico di accendere un po' la TV?"
Propose lui.

Hope si guardò in giro, come se non avesse notato fino ad adesso una televisione in quella stanza, effettivamente essendo all'angolino non si notava bene, poi i suoi, bellissimi a detta di Nico Di Angelo, occhi viola si posarono sulla televisione.
"Perchè no."
Disse con un'alzata di spalle.
Misero sul telegiornale, la presentatrice vestita elegantemente apparve sullo schermo e cominciò a parlare
"Il meteo è impazzito in questi ultimi giorni ma ritornerà normale, sostengono gli esperti, in qualche giorno.
Come avrete certamente notato è che ultimamente il meteo dello stato di New York non è stato dei migliori, le temperature sono improvvisamente scese poi però si sono rialzate di botto, vi sono state varie tempeste e alcune case sono state allagate. Ma non vi preoccupate!
Le temperature si rialzeranno in tre quattro giorni e il bel tempo si farà di nuovo vivo!
Continuate a seguirci sul nostro sito..."
Hope spense la televisione di colpo
"Scusa Nico, è che quella presentatrice mi faceva venire il mal di testa. Io ho sonno, che ne dici di dormire?"
Propose Hope.
"Vero, sono le 22.30 e domani ci aspetta un'impresa." Disse Nico con un sorriso per nulla finto, Hope sorrise, ma non per chissà quale battuta divertentissima che aveva fatto Nico, semplicemente perché il suo sorriso la faceva sorridere, era talmente bello che le poche volte che lo mostrava (per inciso tutte a lei) la ammaliava. Sarebbe potuta state ore e ore a rimirare quel sorriso perfetto senza fare niente, quel sorriso le rendeva più facile esprimere le proprie emozioni sorridere a sua volta.

Quel giorno sognai, ma non il solito incubo a cui oramai ero abituata, per la prima volta dopo tempo lo risognai.

"No, no, no"
Urlai. Ma oramai era troppo tardi. Il COSO attaccò e si fiondò su di lui. Lo sapevo, dovevo avvisarlo in tempo, se gli avessi detto del mostro che avevo visto lui ora non sarebbe stato attaccato. Magari mi avrebbe preso per pazza ma le creature che io vedevano erano REALI.
Sin da piccola mi ero resa conto che gli altri bambini non vedevano sempre ciò che vedevo io. Quella creatura mi atraccò con violenza.

Il colpo però fu preciso, fin troppo, lui si parò davanti a me e fu colpito in mezzo al petto, sul quale si aprì una ferita enorme e che perdeva sangue copiosamente.
Vi fù un lampo di accecante luce viola poi mi ritrovai per terra con in braccio il suo corpo.
Mi ci vollero pochi secondi per capire cos'era successo, lui era morto, l'unico come me era morto, non c'era più.
Mi cadde il mondo addosso, non poteva essere, mi sarei svegliata e lui mi avrebbe abbracciato, assicurandomi che andava tutto bene, che nessuno mi avrebbe mai fatto male che saremmo stati per sempre insieme. Mi diedi uno, due, tre pizzicotti sul braccio ma nulla, non mi svegliavo.
Non poteva essere, ma era, lui ERA morto non c'era più; il mio corpo cominciò a essere scosso dai singhiozzi e urlai, urlai al cielo tutto il mio dolore. Fù un'urlo agghiacciante.


Mi svegliai urlando, vicino a me c'era qualcuno che cercava di calmarmi. Non notai di avere cominciato a piangere nè di tremare. Non riuscivo a muovermi e avevo paura, paura che ormai che mi ero affezionata a Nico, perchè io avevo provato a non affezionarmici ma non c'ero riuscita, lo avrei perso.
 Lo abbracciai senza smettere di piangere, in quel momento non mi sfiorò nemmeno l'idea di stare abbracciando e piangendo con qualcuno. Mi accarezzò la schiena e mi strinse a sè. Ero ancora scossa dai singhiozzi quando tra le lacrime dissi "Nico, non mi lasciare mai."
"Mai Hope, non ti lascerò mai, mai."
Nico mi prese in braccio e mi mise vicino al lui sul letto. Mi calmai e a quel punto, abbracciata a nico capii che, per la prima volta dopo anni, potevo addormentarmi di nuovo tranquillamente.

 

OKAY, POTETE UCCIDERMI.

scusate, scusate, scusate.

in teoria dovrei aggiornare ogni venerdì.

In teoria.

Scusate per l'immensoritardo.


Comunque parlando del capitolo,

chi credete che sia il "Lui"

si danno il via a scommesse.

Chi credete che sia il padre di Hope?

scusate se il capitolo è una pagina di word piu corto degli altri ma è

molto "sostanzioso"


comunque mi fate arrivare a 3 recensioni per favore *^*

facciamo così, se arriviamo a tre cercherò di essere in tempo.

comunque avete notato ho messo il titolo *-* 

passate qui è troppo bella la storia l'autrice probabilmente non lo vedrà ma passate


 Percy/Luke: agitare bene prima dell'uso

 Baci baci. Fla
 

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Capitolo 5
*** IDRA ***


IDRA
 
Solo gli dei sapevano quanto Nico fosse turbato, vederla piangere non gli piaceva per niente, decise, ma proprio per niente.
Nico era molto curioso di sapere il motivo di quelle lacrime, forse un po' TROPPO curioso. Si, prima lo aveva intuito ma solo in quella notte aveva capito veramente QUANTO fosse forte Hope. Era una ragazza fatta d'acciaio, ma prima o poi anche l'acciaio si spezza no?
Ma dopotutto loro erano diversi ma simili.
Diversi perché lui aveva perdonato un po' il mondo, aveva accettato la morte di Bianca, certo faceva ancora troppo male parlarne, ma era più felice di prima... o almeno cercava di autoconvincersi.
Uguali perché alla fine tutti e due indossavano una maschera, tutti e due erano fatti d'acciaio, tutti e due erano vicini al punto di rottura, e quando un oggetto si rompe va in mille pezzi, no? E quando va in mille pezzi i cocci fanno male, molto male.
Ma tutto sarebbe cambiato, il problema è che ancora non lo sapevano e non lo avrebbero saputo ancora per un bel po' di tempo.

Mi svegliai abbracciata a Nico, e non era per niente una buona cosa quella. I ricordi di quella notte affiorarono nella mia mente confusionari, mi ci vollero un paio di minuti per realizzare quello che era effettivamente accaduto.
Ora Nico sarebbe voluto venire a conoscenza delle cose che mi turbavano, e non potevo liquidarlo con un semplice "era un incubo nulla di grave" perchè non ci avrebbe creduto. Il problema non era cosa raccontargli, il problema era un'altro: ero veramente pronta a confidare a qualcuno il mio passato? I miei segreti? Ad aprirmi con lui?
Con qualunque altra persona la risposta sarebbe stata un secco e determinato no, ma con Nico era diverso, mi ricordava talmente tanto lui... Forse in futuro, mi dissi, gli avrei confessato tutto. 
Ero talmente immersa nei miei pensieri che non notai nemmeno che Nico si era svegliato e mi stava fissando con quei suoi bellissimi occhi neri come la pece.
Guardai l'ora: 6.45
"Nico credo sia ora di cominciare a prepararci."
"Vai prima tu?"
"Okay."
Entrai in bagno, mi feci una doccia abbastanza breve e mi preparai. Come al solito mi vestii di nero, dopotutto amavo quel colore, e mi misi un paio di anfibi neri.
Uscii e lasciai il bagno a Nico.
Cercai di rilassare un po' i nervi, ancora non aveva chiesto né menzionato nulla di quella notte e di questo gli ero grata, ma prima o poi avrei dovuto raccontarlo a qualcuno.

La scuola pubblica era un'imponente e massiccio edificio di cemento, sembrava più un carcere.
Aveva un cancello grigio, le pareti grigie, le finestre grigie, il pavimento di piastrelle grigie, il cortile era cementato e grigio, senza una pianta, grigio era esattamente l'aggettivo giusto per descrivere il palazzo.
La campanella era già suonata ma noi entrammo comunque, c'era una strana atmosfera calma, con qualche brusio di sottofondo proveniente dalle aule occupate. Si riuscivano a sentire quasi i passi dei bidelli che giravano per la scuola, lo sfogliare annoiato degli studenti il libro di testo. Grazie a questo strano silenzio riuscimmo a sentire dei tacchi a spillo dirigersi verso di noi.
"Ragazzini!?" Disse con voce acida una vecchia megera rinsecchita. Era magrissima, quasi uno scheletro e altissima, indossava una gonna elegante e una camicia di seta bianca troppo formali, dei tacchi a spillo, ci avrei giurato, tacco 8 cm, essendo evidentemente non ancora informata dell'esistenza delle scarpe da ginnastica o delle ballerine "che ci fate qui!?"
Balbettai delle parole sconnesse, non avevo pensato a questo tipo di domanda, mi diedi della stupida mentalmente e mi preparai a essere cacciata fuori a pedate ma evidentemente Nico aveva pensato a tutto. Scosse la mano e mi parve che una leggera corrente d'aria si diffondesse per tutta la scuola, facendo cigolare leggermente le ante degli armadietti e passandomi fra i capelli.
"Ma come sign. Kerply, non si ricorda di noi? Siamo Nico di Angelo e Hope Yale: i nuovi studenti, quelli per lo scambio culturale. Si ricorda?"
La megera ci fissò un'attimo dubbiosa, come per ricordare dove co aveva visto, io mi preparai ad essere buttata fuori dalla scuola ma...
"Ah si, mi ricordo, Hope, Nico perché non siete già in classe? Sbrigatevi sù!"
Ero a dir poco sbalordita: come aveva fatto Nico?
Appena la megera si fu allontanata sussurrai curiosa all'orecchio di Nico
"Come tartaro hai fatto?"
"La foschia."
Più o meno sapevo cosa fosse, una specie di nebbia che faceva vedere agli umani cose diverse, a loro comprensibili, per tutelare il mondo divino: certe volte confondeva anche noi semidei se non eravamo sufficientemente concentrati.
Ma non capivo ancora come avesse potuto crearla.
"Dopo un po' che stai al campo ti insegnano a piegarla al tuo volere, si può fare."
Disse con un sorriso, e che sorriso...
"Un giorno mi insegni?"
Gli chiesi spontaneamente, poi mi diedi dell'idiota: aveva sicuramente di meglio da fare che starmi a insegnare come padroneggiare la nebbia.
Contro ogni mia aspettativa invece accolse l'idea con un caloroso sorriso.
Ogni volta che lo guardavo sorridere sentivo una stretta allo stomaco, ogni volta che gli parlavo avevo paura di essere inappropriata o insistente.
Non aveva ancora chiesto di quella notte, il che per me era probabilmente un grandissimo sollievo. La scuola era relativamente piccola per essere un liceo e per ogni anno aveva una sola classe, sarebbe stato facile trovare il semidio, secondo la descrizione "accurata" del Signor D aveva sui sedici/diciassette anni ed era un maschio...
"Allora, io vado nel quarto anno tu nel terzo. Sarà facile riconoscerlo, è l'unico che non ha subito la foschia e quindi non si ricorderà di nessuno scambio culturale."
"Okay, non deve essere difficile."
Bussai alla porta dell'aula per quelli del terzo anno, mi aprì una signora abbastanza giovane, sui trentacinque, con delle forme morbide, capelli biondo miele, occhi color nocciola.
"Buongiorno"
Borbottai mentre entravo
"Oh, buongiorno! Lei dev'essere la studentessa venuta dalla Norvegia per lo scambio culturale di cui si parla da un sacco di tempo. Non so se da voi è abitudine ma la prego di levarsi gli occhiali da sole in classe, qui non è abitudine."
Mi levai titubante gli occhiali, come al solito tutti reagirono allo stesso modo davanti ai miei occhi ametista: un coro di "ohhh" bisbigli e battutine varie.
"Prego" disse la professoressa sedendosi composta alla cattedra e cercando di rimanere indifferente ai miei occhi che le scrutavano il corpo come a volerla scannerizzare "si sieda vicino a Gray."
E mi indicò un ragazzo magro e alto, sui diciassette anni appena compiuti, un leggerissimo principio di barba, dei capelli castani, folti e arruffati e un paio di occhi che parevano finti, di un blu, talmente blu, che sembravano racchiudere dentro di loro il cielo stellato di notte.
Era bello, molto bello "ma mai quanto Nico" pensai.
Si guardava intorno spaesato come se gli sfuggisse una cosa, poi alzò la mano e senza aspettare il permesso di parlare cominciò
"Ma quale scambio culturale? Non c'era nessuno scambio"
"signorino Gray, lei sta tutto il giorno a disegnare sul banco capisco che lei non segua nulla, ma non lo dimostri a tutta la classe."
Lui continuò a mugugnare qualcosa e tornò a disegnare. Appena notò che lo stavo fissando alzò gli occhi verso di me.

Lui non si ricordava nessuno scambio culturale, era sicuro di non averne sentito parlare fino a quel giorno. Pensò che probabilmente gli stavano giocando un brutto scherzo, che a fine ora l'intera classe sarebbe saltata sù con un "ah-ah! Ci sei cascato!".
"Io sono Hope."
La ragazza interruppe i suoi pensieri. Si soffermò un'attimo a guardarla, lunghi capelli neri con dei grandi ricci che le si posavano sulle spalle, un naso un po' all'insù, la pelle bianca come il latte, e un paio di inquietanti occhi viola lucenti. Ma lui sapeva cosa voleva dire avere degli occhi abbastanza particolari, certo, i suoi erano blu scuro, meno strani di quelli della ragazza ma non erano comunque normali.
"Io sono Jack Ray, piacere. Tu devi venire dalla Norvegia giusto?"
"Più o meno Jack, più o meno."
"Sei strana, e lo sai che non c'era nessuno scambio culturale?"
"Oh, eccome se lo so"
Disse Hope con un sorriso misterioso.
In quel momento Hope fu sicura di avere trovato colui che cercava.
In quel momento Jack fu sicuro di aver trovato una ragazza anche più strana di lui.

Ovviamente non ascoltai nulla della lezione, non avevo abbandonato le vecchie abitudini. Appena suonò la campanella mi fiondai da Nico, dovevamo agire.
Sentii una mano posarsi sulla mia bocca e portarmi all'interno di uno stanzino, feci per urlare ma quando mi girai per dare un calcio al mio aggressore notai che era semplicemente Nico.
"Mi hai fatto prendere un colpo!"
Sibilai un po' irritata.
Lui mi fece un sorriso di scuse
"C'è un mostro, parecchio pericoloso e non possiamo farci vedere anche se mi sa che ci ha trovato."
Allora mi aveva salvata... Solo allora mi resi conto della distanza minima che ci separava. Mi scostai imbarazzata.
"Comunque io non ho trovato nessun semidio, tu?"
"Io..."
Proprio in quel momento sentimmo un'urlo terrificante diffondersi nell'aria. 
Il mostro lo aveva trovato prima di noi.

Jack stava camminando nei corridoi, come al solito da solo, quando sentì un rumore strano provenire dai bagni maschili, probabilmente avrebbe fatto meglio a lasciar stare e andarsene, ma era sempre stato un tipo estremamente curioso, forse troppo.
Entrò con cautela nei bagni e quello che vide non gli piacque per niente:
Il bagno era totalmente allagato e il muro dei lavandini totalmente crollato, ma non era questa la parte spiacevole, dal muro crollato usciva una specie di serpente gigante.
Il corpo era a dir poco enorme, con orripilanti squame ramate marce e piene di residui di... qualsiasi cosa, ma la testa era la parte più terrificante, o forse avrebbe dovuto dire le teste? Dal collo partivano una decina di teste di serpente, con occhi gialli, piccoli e malvagi. Sibilavano e fiutavano l'aria.
Jack strizzò un paio di volte gli occhi, per cercare di scacciare quell'immagine terrificante credendo fosse solo un'allucinazione provocata magari da dei funghi all'interno della sua colazione. Una delle teste lentamente, sempre fiutando e sibilando, si girò verso di lui che restò immobile con il viso ad un palmo da quello della bestia.
"È solo un sogno, solo un sogno, solo un sogno..."
Si ripeteva mentalmente, provò a pizzicarsi il braccio tentando di svegliarsi, o semplicemente sperando di svegliarsi.
Le sue speranze andarono letteralmente a farsi fottere quando la testa aprì la bocca con uno scatto e gli soffiò in faccia, facendogli passare un vento fetido fra i capelli.
In quel momento si riscosse, in un battito di ciglia si ritrovò tutte le teste che lo fissavano sibilanti ed evidentemente non con le migliori intenzioni.
La prima testa partì e lui la scansò per un pelo, stupendosi lui stesso per primo delle sue abilità.
In quel momento si decise a cacciare forse l'urlo più acuto e potente della sua vita.

"Lo hanno trovato."
Mormorò Nico. Uscimmo di corsa dal ripostiglio dove ci eravamo nascosti per sfuggire al mostro che ora, per ironia della sorte, andavamo a cercare.
"L'urlo proveniva da qua."
Dissi io sicura della mia affermazione.
Cominciammo a correre a perdifiato per i corridoi della scuola fino a quando non sentimmo dei rumori provenienti da un corridoio alla nostra destra, girammo e...
"Oh cazzo..."
Lì, davanti a noi, c'era l'idra più grande che avessi mai visto che attaccava Jack, il quale schivava con sorprendente agilità i morsi indirizzati a lui.
Senza pensare presi il mio pugnale dalla cintura e lo lanciai facendolo conficcare in uno dei tanti occhi delle varie teste.
Jack guardò prima me poi il pugnale un tantino confuso.
"Spostati Jack! Nico, tu e lui scappate lo tengo occupato! Ci vediamo al motel!"
Urlai prendendo in mano la situazione.
Non so perché ma Nico fece come avevo detto, prese per il braccio Jack e corsero via.
Okay, non dovevo fare molto, solo tenere occupato un enorme mostro per una decina di minuti e poi scappare al motel.
Una roba da tutti i giorni no?
 
#SPAZIO DELL'AUTRICE CHE È IN RITARDO TREMENDO

LO SO, SONO IN RITARDO ESTREMO
E QUESTO CAPITOLO NON è NEMMENO DEGNO DI ESSERE CHIAMATO CAPITOLO,
è CORTO E NON AVEVO UNA CIPPA DI ISPIRAZIONE.

 
PERò AVETE VISTO? ORA METTO I TITOLI!

QUESTO CAPITOLO PER ME è STATO UN PARTO, VE LO GIURO, NON SAPEVO CHE SCRIVERE.
COMUNQUE HO VISTO CHE PROPRIO NON RIESCO A METTERE UN CAPITOLO ALLA SETTIMANA. FARò OGNI 2/3 PERDONATEMI.


POI... NON PRENDIAMOCI IN GIRO, NON HA SENSO CONTINUARE LA STORIA SE NESSUNO ME LA RACENSICE (A PROPOSITO, RINGRAZIO TANTISSIMO L'ANIMA PIA CHE LO HA FATTO NELLO SCORSO CAPITOLO), LE VISUALIZZAZIONI CI SONO QUINDI NON CONTINUO PRIMA DELLE 3 RECENSIONI, CHIEDO TROPPO?

ORA MI DILEGUO

BACI BACI. FLAVIA FIGLIA DI ADE

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Capitolo 6
*** AVVISO ***


BUONGIORNO A TUTTI (dopo tutto questo tempo temo di star parlando da sola ahah) comunque, volevo dirvi che ora come ora non ho intenzione di seguitare questa storia, ma forse la rivisitero stravolgendo quasi tutto in futuro, per adesso non credo ma,per evitare che nel,caso lo facessi qualcuno mi accusasse di plagio o cose simili vorrei dirvi di chi era figlia Hope, per correttezza nei vostri confronti. Non so se chi sono storie simili alla mia con la mia stessa semidea comunque volevo dirvi che sin dal primo capitolo, nel lontano 2013, la mia intenzione era stata di fare Hope figlia di Caos. Nel caso ci fosse una storia simile, pubblicata pero dopo il mio primo capitolo (o anche prima) volevo dirvi che questa é tutta farina del mio sacco). Detto questo addio, anzi arrivederci.

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