Sulle orme di Hemingway

di moni_cst
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** MIAMI ***
Capitolo 2: *** SAPORE DI SALE ***
Capitolo 3: *** IL VECCHIO E IL MARE ***
Capitolo 4: *** UNO SPIACEVOLE IMPREVISTO ***
Capitolo 5: *** UN REGOLAMENTO DI CONTI ***
Capitolo 6: *** UN OSPITE INASPETTATO ***
Capitolo 7: *** APPUNTAMENTO CON L'ASSASSINO ***
Capitolo 8: *** UN TUFFO AL LARGO ***
Capitolo 9: *** TRAPPOLA IN ALTO MARE ***



Capitolo 1
*** MIAMI ***






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Cap 1.  MIAMI

 

L’aeroporto internazionale di Miami è affollato di gente di ogni tipo. Turisti che arrivano dall’Europa per godersi un po’ del sole e del caldo della Florida. Fuori dal terminal arrivi, una pletora di persone ispaniche cercano di offrire i loro servigi alternativi ai viaggiatori, cercando di attirarli con prezzi stracciati. L’offerta si adegua alla domanda: il servizio taxi abusivo, la typical accomodation per il turista che vuole immergersi meglio nelle dinamiche della vita reale del posto, oltre ovviamente alle accompagnatrici e agli accompagnatori personali, molto richiesti da uomini e donne che viaggiano soli.

Kate guarda l’orologio al polso e alza gli occhi per cercare il volo di Castle su uno degli schermi appesi in alto.

 

Airline

Flight

From

Time

Status

American Airlines

069

Madrid

14:20

Now 14:15A

 

 Finalmente, fra poco, di nuovo insieme.

Castle torna da un tour promozionale in Europa ed è stato via tre settimane. Lei è rimasta al distretto a lavorare e a sbrigare le ultime incombenze prima del matrimonio. Due giorni prima, durante una delle loro lunghe conversazioni telefoniche, hanno deciso di ritagliarsi un week-end lungo a Miami per stare un po’ insieme in tranquillità prima di tornare alla solita routine. Routine…di certo la loro vita non aveva nulla di monotono ma alla fine qualche giorno di vacanza, tra l’altro imprevista,  non dispiaceva affatto a nessuno dei due.

Il suo volo da New York era arrivato qualche ora prima, così Kate aveva nel frattempo noleggiato una macchina e fatto un po’ di spesa.

Un brivido di freddo le percorre la schiena e scende nelle gambe nude sotto il vestito leggero che indossa. La ventilazione forzata dell’aria condizionata dell’aeroporto si insinua anche dentro le narici.

Aria fredda, finta.

Si massaggia il collo e poi porta istintivamente una mano sulla pancia. Apre il palmo e spera di diffondere il calore della mano alla pelle infreddolita all’interno del vestito.  Si chiede se è il freddo a procurarle quella sensazione allo stomaco o se è invece l’emozione di rivedere Castle.

Getta nuovamente un’occhiata all’orologio e si accorge che sta lì davanti a quello schermo da quasi 5 minuti. Alza gli occhi e un sorriso si apre nel suo volto alla vista della parola landed sotto lo status del volo.

Stringe la borsa a sé e si avvicina in corrispondenza delle larghe porte scorrevoli che permettono ai viaggiatori di uscire.

Quando lo vede, gli occhi le brillano per la felicità e affretta il passo verso di lui, quasi corre. Gli butta le braccia al collo mentre Castle lascia andare il trolley e la solleva facendole fare un mezzo giro in aria.

“Come al cinema” gli sussurra in un orecchio sorridendo emozionata.

“Certamente!” risponde lo scrittore. “Mi sei mancata!”

Castle la rimette giù e si sofferma a guardarle ogni centimetro del suo viso.

“Anche tu.” Lo carezza su una guancia e lo prende per mano trascinandolo in fretta verso l’uscita, per il desiderio di stare con lui il prima possibile in un luogo privato e per uscire da quel freddo gelido dell’aeroporto.

Come le porte scorrevoli si aprono, un muro di aria calda e umida li investe togliendo loro il respiro per un attimo.

Al contatto con il sole accecante che li costringe a socchiudere gli occhi, la pelle infreddolita gode dell’immediato tepore che la raggiunge.

“Vieni, ho già noleggiato la macchina e fatto un po’ di spesa.”

“Dove mi porti? Hai detto che era una sorpresa e non mi hai voluto nemmeno dire dove alloggeremo,  niente di niente!”

“Vieni, ora ti racconto tutto. Questa è la nostra macchina!” Con fare teatrale allarga le braccia e indica una Mustang anni ’60 rossa fuoco.

“Kate! Non sarà questa la macchina che hai preso, vero? Questa sì che è una sorpresa!”

“Non ti piace? Si addice con il tema del nostro weekend.” risponde lei allungandogli le chiavi.

Per tutta risposta Castle si porta un pugno alla bocca nel maldestro tentativo di coprire uno sbadiglio.

“Jet lag?” gli domanda.

Rick annuisce col capo.

“Potresti guidare tu? Non sono tanto lucido, mi sa”.

“Basta che non mi rinfacci che non ti ho fatto guidare quando non sono in servizio.” lo incalza sorridendo.

Si avvia dalla parte del guidatore soffermandosi ad infilare la chiave nella serratura del portabagagli per poterlo aprire.

Castle prende il suo grande trolley e lo sistema a fatica nello stretto spazio a disposizione, spostando le buste termiche con la spesa.

“Questa macchina è una meraviglia ma non ha l’aria condizionata! Kate, spero che la tua spiegazione sia abbastanza interessante, altrimenti dovrai farti perdonare per benino.” cerca di fare la faccia contrariata ma in realtà in questo momento salirebbe anche su un risciò pur di stare insieme a lei.

“Sei pronto?”

“Sempre.”

La Mustang si accende al primo colpo, Kate ingrana la retromarcia ed esce dal parcheggio. Rick mette una mano sulla sua appoggiata al cambio, perché non può resistere ancora senza avere un contatto con lei.

“Ti dispiace se mentre andiamo passiamo a Miami Beach per Ocean Drive?” gli domanda, poi si gira verso di lui e lo vede annuire.

“Di sicuro. Certo!” le risponde con entusiasmo, poi prosegue “allora, Kate, inizia ad illustrare i tuoi piani”.

“Abbiamo un resort prenotato a Key West.” fa una pausa per vedere se Rick ha qualche tipo di reazione.

Niente.

Allora continua “Nell’arcipelago delle Keys dove…” sorride perché vede Castle che sgrana gli occhi. “Possiamo visitare tutti i posti che hanno ispirato il mio scrittore pr...”

“Hey non sapevo che preferissi Hemingway a me.” la interrompe con tono offeso.

Kate sorride.

Sapeva che avrebbe reagito così  e si pregusta già  il momento in cui quella sera a letto, nel momento più improbabile di tutti, avrebbe tirato fuori quella storia per stuzzicarla e torturarla un po’ con sapienti giochi  tattili.

Un semaforo li costringe a rallentare e fermarsi. Alcuni ragazzi con i rollerblade li sorpassano bussando al finestrino lato passeggero.

“Bella macchina, nonno!” gridano rivolti a Rick.

Kate scoppia ridere.

“Uh, Castle,  non ti offendere. Saresti un nonno fantastico! E, per la cronaca, sei tu il mio preferito e non solo come scrittore.” lo stuzzica con malizia.

Si sporge per sfiorargli una guancia poi con una mano gli sposta il viso ancora imbronciato e lo bacia sulle labbra gentilmente.

Rick sta ancora guardando quei ragazzi che lo hanno chiamato nonno e, incurante delle attenzioni di Kate, sostiene

“Tutta colpa di questa macchina!”.

Kate continua a stuzzicarlo, sorridendo nelle sue labbra, finché è costretta a ripartire quando scatta il verde.

“Insomma non mi dire che non ti piace un resort a Key West?”

“No, no. Quello mi piace eccome. Mi piace ogni posto, basta che stiamo insieme” poi prosegue “Ma stare a Key West… insomma è qui che Hemingway ha scritto Addio alle Armi! Viveva qui con sua moglie, la seconda mi sembra.”

Kate lo guarda compiaciuta: l’entusiasmo di Rick la fa impazzire, la riempie di gioia. La sua eccitazione per qualsivoglia cosa della vita è esaltante. Lo adora ogni volta che si infiamma quando cerca di convincerla che tutto ha un senso preciso, ben delineato dal volere supremo dell’Universo. Né lei né Castle sono particolarmente religiosi ma, questo suo approccio alla vita le ricorda tanto alcuni consigli di sua madre. La sua era una famiglia cattolica la cui religiosità si era andata esaurendo, vinta dall’agnosticismo imperante tra i newyorkesi.

Mentre la Mustang scorre veloce in Ocean Drive, un variegato campione  del genere umano si presenta ai loro occhi. Pura ostentazione di volgarità, di rifacimenti plastici e di chiassosità, esibiti come vanto.

Proseguono percorrendo la strada sopraelevata che congiunge Miami alle isole dell’arcipelago Keys, raccontandosi piccoli ed insignificanti aneddoti a cui l’altro non ha partecipato e ammirando la barriera corallina a cui si stanno avvicinando.

Kate parcheggia accanto ad una casetta di legno circondata da un giardino molto ben curato delimitato da una staccionata bianca. Intorno ci sono mangrovie e palme che rendono questo un paradiso terrestre.

Scendono dalla macchina, prendendo bagagli e spesa, e si avviano per il vialetto verso la porta di casa ritrovandosi dietro l’angolo una vista mozzafiato.

Una distesa di sabbia bianca a pochi metri dalla casa li separa dall’acqua cristallina del mare che assume tonalità diverse man mano che si allontana lo sguardo verso il largo. Il verde-azzurro vicino alla riva si scurisce pian piano fino a diventare di un blu cobalto intenso.

Una leggera e tiepida brezza li accoglie nella loro romantica dimora.

Velocemente entrano in casa e sistemano la spesa nel frigo. Poi, senza neanche disfare i bagagli, si spogliano e indossano il costume per immergersi immediatamente in quella meravigliosa distesa celeste che hanno di fronte.

Amoreggiano nell’acqua come due adolescenti, non rendendosi conto minimamente del tempo che passa. Si beano delle amenità della natura che li circonda e della privacy indiscussa che quella location riserva loro.

Si baciano e si accarezzano con delicatezza sussurrandosi dolci parole tra le labbra mentre i loro corpi si strusciano contro, cercando quel contatto così a lungo mancato. Poco dopo, iniziano a nuotare verso il largo aumentando progressivamente velocità, come se si fossero messi d’accordo prima. Una gara a chi per primo raggiunge un punto indefinito nel mare.

Non importa quale.

Non importa dove.

Non importa vincere o perdere.

Conta solo che il vinto può godere dell’abbraccio consolatore del vincitore.

Ritornano verso riva piano, nuotando lentamente abbracciati, muovendo ognuno il proprio braccio libero mentre continuano a godere del sapore del sale nella pelle e nelle labbra dell’altro.

Il sole è sceso all’orizzonte e si tuffa nella stessa acqua in cui sono immersi. Una gradazione di colori mai vista prima li avvolge in tutto il suo splendore. Il turchese dell’acqua in cui sono avvolti scurisce in una violacea distesa di acqua ferma, striata da bagliori di rosso, sempre più intensi all’avvicinarsi del sole. Il cielo arancione si infiamma nel globo rosso tuffato nell’acqua mentre gabbiani bianchi volano rasenti in cerca del pasto serale.

Quando l’ultimo semicerchio rosso scende sotto l’acqua, Rick e Kate, ancora sgocciolanti, si avviano abbracciati verso casa.

“Comincio ad avere fame” afferma lo scrittore per giustificare un rumoroso brontolio proveniente dal suo stomaco.

“Vado a togliere i gamberoni dal frigo” risponde pronta Kate dirigendosi verso l’angolo cottura.

Castle la guarda immobile per un momento, indeciso su quale fame assecondare per prima. Poi la trattiene per un braccio, facendola voltare all’improvviso e, approfittando di averla colta di sorpresa, si avventa sulle sue labbra mentre le sue mani scivolano verso il basso sulla sua schiena.

Kate risponde con entusiasmo al suo ardore e indietreggia appena trascinandolo con sé. Le sue mani circondano la sua schiena ancora bagnata e, scendendo, si insinuano fulminee dentro il costume. Si blocca all’improvviso, staccandosi da lui. Fissa intensamente quegli occhi dello stesso colore del mare mordendosi il labbro e, in cuor suo, non ha più dubbi: la cena può aspettare.

  

Spazio di Monica:

Questa storia ho iniziata a scriverla mesi fa e sembrava che tutto facesse sì che non la portassi a termine compreso il ladro che, rubandomi la borsa, mi ha anche sottratto la chiavetta USB dove avevo i file in un'unica copia.

La trama della storia è un riadattamento del n.185 di Julia (Ed. Bonelli)

E questa volta faccio tanti ringraziamenti: a chi ha letto in anteprima, a chi ha sopportato la lunga gestazione di questa storia dandomi sempre ottimi consigli per i banner e soprattutto all’amica che mi ha recuperato i file dal suo pc (benedetta donna, grazie grazie grazie) e ha sempre una gran pazienza con me. :-*

E grazie ovviamente a tutti quelli che sono arrivati a leggere fin qui.

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Capitolo 2
*** SAPORE DI SALE ***






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Cap. 2 SAPORE DI SALE


Fissa intensamente quegli occhi dello stesso colore del mare, mordendosi il labbro e, in cuor suo, non ha più dubbi: la cena può aspettare.


Kate si gira di colpo, lo prende per mano e lo trascina in fretta all’interno.

“I gamberoni sono al fresco e penso che ci rimarranno ancora per un po’” sussurra con voce suadente mentre sta di nuovo con le labbra incollate alle sue, indietreggiando a piedi nudi.

Castle prova a dire qualcosa, toccandosi con la mano lo stomaco che non cessa di brontolare, ma le sue parole sono fagocitate dalla bocca di Kate che non smette di assaporarlo in ogni dove. Si ferma solo un momento per cercare di richiudere la porta allungando la mano, mentre Rick rimane sempre più confuso, perso nel sapore salino della pelle della sua musa. Le dita non riescono ad arrivare al ciglio e un desiderio improvviso le si insinua dentro. Senza pensarci due volte, spinge con forza il suo corpo contro quello di Rick facendogli perdere l’equilibrio e conducendolo contro l’uscio di casa che si richiude sbattendo con un fragoroso rumore. Castle rimane frastornato, stretto tra la porta e la sua donna che gli ha preso le mani, le ha intrecciate alle sue e le ha sollevate fino alle spalle, appoggiandole alla parete. Sente il suo bacino che gli si spinge contro e una gamba che si solleva e lo circonda. Vorrebbe toccarla e accarezzarla ma Kate è riuscita ad immobilizzarlo e lo sta divorando.

Non poterla toccare si rileva ben presto una tortura.

La sua bocca insaziabile esplora ogni meandro del suo viso, la lingua si insinua veloce nel padiglione auricolare facendogli venire fremiti che si percuotono in tutto il corpo. Cerca di assaporare il suo collo, di assaggiare di nuovo quella pelle dal forte sapore salino che lo ha stregato pochi attimi prima, ma Kate glielo impedisce. Più veloce di lui, l’ha anticipato mordendogli la spalla all’attaccatura con il collo. Kate non sente più niente all’esterno, ha isolato le sensazioni che le vengono dalla sua pelle e l’eccitazione continua a salire.

Si sente padrona del suo corpo e delle sue magnifiche reazioni e vuole bearsi della vista che ha di fronte a lei.

Il torace del suo uomo è ancora umido per il bagno appena fatto.

Le piace.

Le piace molto.

Lente goccioline scendono verso l’ombelico seguendo percorsi che assecondano la muscolatura tesa.

Vuole assaggiarle.

Vuole gustare la sua pelle e il suo sapore, unico e familiare.

Non sa più se è acqua di mare o se è la normale traspirazione del corpo, logica conseguenza dell’umidità dell’aria e dell’eccitazione che li ha travolti. Non riesce nel suo intento, in quanto non ha nessuna intenzione di smettere quel gioco di dominanza che le sta dando così tante soddisfazioni.

Non può abbassarsi perché lascerebbe andare le mani.

Ma lei lo vuole così.

Incatenato davanti ai suoi occhi.

Suo.

Solo suo.

Solo suo e di nessun altro.

Morde con forza il muscolo teso ai lati dell’ascella e poi cerca di sfiorare con la lingua la pelle arrossata, cosicché l’urlo di dolore e di sorpresa di Castle si trasforma, in breve, in veri gemiti di piacere.

Sembra impazzita.

Cerca di lambire ogni parte raggiungibile del corpo del suo uomo per saziarsi del suo sapore e calore.

Rick, inizialmente preso alla sprovvista, non riesce a reagire immediatamente, bloccato e impietrito dall’ardore della sua compagna. Poi, non vuole interrompere quella beatitudine che Kate gli sta regalando.

Puro godimento di corpo e anima.

Il fisico sta inevitabilmente beneficiando di tutte quelle attenzioni, a volte dolci, subito dopo carnali.

Il suo spirito sta beandosi della vista della donna, sua ragione di vita, che sudata, affannata e eccitata si sta strusciando con tutte le sue membra addosso a lui, in un impeto irrefrenabile di ardore e desiderio.

Quando Kate cerca con la sua proverbiale flessibilità di sfilargli il costume da bagno utilizzando le dita prensili del piede che da dietro lo ha cinto, decide che è ora di farle vedere il suo essere uomo altrettanto insaziabile e passionale, come e quanto lei.

Forza sulle mani e si libera, prendendola in braccio e portandola velocemente verso la camera da letto.

Riesce anche a buttare lì una battuta, vedendola confusa e sorpresa.

“Scusa! Prove di matrimonio. Dovevo!” alludendo al fatto che sta varcando la soglia della stanza.

Kate smarrita per il gesto repentino e di come facilmente si sia fatta prendere alla sprovvista,  non fa più resistenza accasciando il viso sulle sue spalle senza smettere di torturare la sua pelle.

“Sul letto noo!” si riscuote all’improvviso dal suo stato di trance, accorgendosi quali fossero le intenzioni di Rick. Vedendolo poi confuso si affretta ad aggiungere “Siamo pieni di sabbia!”

Rick si immobilizza e non sa bene cosa fare.

Kate fa un movimento per fargli capire che vuole scendere. Lui rimane un po’ contrariato, pensando che la sua donna abbia cambiato idea e lo voglia lasciare all’improvviso in quello stato di eccitazione. Sarebbe decisamente  frustrante.

Kate si guarda intorno e non vede nulla che possa utilizzare come lenzuolo da mettere sopra il letto. A quel punto, rimane un po’ indecisa sul da farsi. Ancora rossa dall’eccitazione con il respiro ancora affannato, non ha nessuna intenzione di interrompere quel momento idilliaco che stanno vivendo.

Prende la mano di Castle e lo conduce in bagno, dove ancora non sono mai entrati. Un enorme sorriso le spunta sul viso quando si accorge che non c‘è solo la doccia ma anche un’ampia vasca. 

Come se si fossero letti nel pensiero, entrambi allungano la mano verso il miscelatore dell’acqua, si sorridono e si abbracciano stretti.

“Mi sei mancata.” le sussurra tra i capelli.

“Anche tu, babe.” gli risponde, illuminandosi con un sorriso.

Si prendono il viso vicendevolmente tra le mani e si baciano con lentezza.

Hanno bisogno di ritrovarsi e di gustarsi lentamente per tornare piano nella dimensione dove si trovavano pochi istanti prima.

Lentamente, Rick le slaccia il fiocco dietro la schiena e le sfila con molta lentezza le spalline.

Guarda il seno di Kate come se fosse la prima volta.

Ne accarezza uno piano.

Lo sfiora con le dita, guardandolo intensamente, stupendosi ancora dell’effetto che gli fa.

Subito dopo gli occhi si fissano in quelli di lei.

Gioca con i polpastrelli, segnando piano il contorno dell’areola. Si concentra sempre sulla stessa parte stuzzicando, lambendo e tormentando l’oggetto del suo desiderio.

Scende piano inginocchiandosi davanti a lei.

Guarda con turbamento il rossore che le ha provocato e sente un forte pulsare che prorompe improvviso nella sua eccitazione.

Prende il seno tra le labbra e lo fagocita, succhiando forte. Sente il ventre di Kate che si protende verso di lui mentre un ansimo gutturale le sgorga dalla gola.

La desidera.

Ora come non mai.

Un impeto che non riesce più a controllare.

La vuole sentire attorno a lui, vuole ansimare mentre i muscoli le si contraggono stringendolo in una morsa fatale.

Non può più aspettare.

Toglie velocemente l’ultimo pezzo di stoffa che lo separa dalla sua meta mentre si rialza per agevolare Kate che sta cercando di sfilargli i pantaloncini. La vede che si sofferma a guardarlo con sguardo voglioso e si sente fiero e orgoglioso della sua virilità, come mai prima d’ora.

La guarda e aspetta che finisca di ammirarlo.

“Sei bello” dice sincera.

“Tu sei bella” le replica.

L’abbraccio che arriva subito dopo è prorompente, smanioso di prendersi cura di tutta la pelle dell’altro.

Le mani vagano per il corpo, accarezzando con forza la cute che scorre sotto le dita e i palmi, in cerca di sensazioni vecchie e nuove.

Kate fa un cenno verso la vasca e Rick entra nell’acqua calda porgendole galantemente la mano per non farla scivolare. Le si accomoda di fronte e, fissandolo intensamente negli occhi, gli si siede sopra accogliendolo con l’infuocato calore dell’interno del suo corpo. Un gemito di piacere esce dalla bocca di entrambi mentre Kate inizia a muoversi lentamente, lasciandosi accarezzare dall’acqua e dalle delicate mani del suo uomo.

Non riescono a staccare neanche per un attimo il contatto visivo, come se volessero imprimere il proprio godimento nelle pupille dilatate dell’altro. Ansimi e sospiri accompagnano ogni movimento del bacino di Kate, che provoca ogni volta un’ondata che si sposta e si muove insieme a loro. La loro pelle s’imporpora per il calore dell’acqua e per la forte eccitazione che sale fino alla testa con vampate intense. Boccheggiano insieme mentre, al crescendo dei loro movimenti, l’eccitamento sale fino a livelli insopportabili. I gemiti diventano così forti che Kate mette una mano sulla bocca di Rick per fermarlo, abituati ad amarsi in un appartamento nel cuore di Manhattan. Ma subito, sente la mano di Rick che gliela toglie, gliela bacia e lambisce ogni dito mentre sussurra con voce roca: “Liberati! Tranquilla! Non c’è nessuno qui che può sentirci.” Fa fatica a continuare. Fa una pausa “Lasciati andare, amore, strilla pure se vuoi.”

Realizzato questo, mormorii e parole sconnesse si susseguono nell’aria in tono sempre più alto, fin quando Kate si lascia andare ad un grido liberatorio. Inarca la schiena mentre spasmi di puro piacere la scuotono fin nel profondo dell’anima. Continua a muoversi, esausta, fin quando anche Rick lascia libero sfogo ad uno stridulo suono gutturale che gli esce dal profondo della gola.

Kate, sfiancata da quella notevole sessione d’amore, si appoggia al suo petto avvolgendolo con le braccia e lasciando andare la sua testa sulle sue spalle. Rick le bacia dolcemente i capelli mentre con le mani la stringe sempre più stretta a sé.

Dopo qualche minuto, Kate solleva il capo, lo guarda e gli sorride.

“Come stai?” le chiede.

“Svuotata.” risponde sorridendo “mi hai svuotato di tutte le energie. Ho la testa vuota, credo non ci sia più ossigeno”.

“Come?” domanda preoccupato.

“Rick, ti sto dicendo che tutto il sangue del mio corpo è affluito in un unico punto lasciando poco ossigeno al cervello! Ho dei piacevoli capogiri” lo prende in giro indicando platealmente i loro bacini ancora uniti.

E’ felice.

È spensierata e felice come le capita ogni volta che riescono a ritagliarsi un po’ di spazio solo per loro.

“Ti amo.”

“Ti amo anche io, tanto!”

 

Dopo una serata a base di chiacchiere, amore e risate, lo stomaco di Rick si fa risentire. Così allestiscono una cena nella veranda del resort alle due di notte a base di gamberoni e vino bianco ghiacciato e una buona dose di umorismo e allegria.

Rimangono svegli fino all’alba.

Molte sono le cose che si devono raccontare.

L’ilarità, la felicità e l’euforia dell’essere di nuovo insieme è più forte della stanchezza e del fuso orario. 

Nuove promesse, nuovi momenti d’amore e nuove risate li cullano fino a quando il sonno ha la meglio su di loro.

 

 

Spazio di Monica

Eccoci qui. I gamberoni sono rimasti ancora a lungo nel frigo ma alla fine sono finiti comunque in padella!

Ringrazio chi ha messo la storia nelle preferite e nelle seguite e chi ha lasciato una recensione e chi comunque ha letto.

Se qualcuno ritiene che il rating arancione non sia adeguato, basta segnalarmelo.

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Capitolo 3
*** IL VECCHIO E IL MARE ***






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Cap. 3  IL VECCHIO E IL MARE

Nuove promesse, nuovi momenti d’amore e nuove risate li cullano fino a quando il sonno ha la meglio su di loro.

 

L’amaca la dondola mentre legge un libro, rilassandosi. Gli occhi si socchiudono per la notte insonne e per la stanchezza delle ultime settimane di lavoro. Il tiepido sole mattutino che arriva a lambirle le gambe rende il momento ancora più piacevole.

Sente rumori all’interno del resort e si chiede cosa stia combinando Castle e perché non l’abbia ancora raggiunta là fuori a godersi un po’ di relax.

Non finisce di elaborare il suo pensiero che lo vede arrivare. Sorride pensando a quanto le sembri oggi ancor più bello del solito. Castle si avvicina, allegro e di buon umore, mostrandole una bottiglia di vino.

“Pigrona! Dai, andiamo!” la esorta ad alzarsi allungando una mano per aiutarla a scendere.

Kate, ancora assonnata, non riesce a capire dove voglia andare e cosa ci faccia con una bottiglia di vino in mano di primo mattino. Trattiene a stento uno sbadiglio e cerca di tirarsi su, cosa non semplicissima vista l’arcuatura dell’amaca.

“Cosa vuoi fare con quella?” indica la bottiglia “ho ancora i postumi del vino bevuto questa notte.”

“Questa? L’ho riempita con il caffè. Non abbiamo un termos.” Rick fa una smorfia come a sottolineare che dovranno bersi caffè freddo.

“Ma dove vuoi andare?” chiede Kate, ormai svegliatasi del tutto, sorpresa dell’energia del suo uomo che, oltre ad avere dormito molto poco quella notte, aveva anche sei ore di fuso orario da smaltire.

“Hai presente Hemingway?” le domanda.

“Cosa? Che c’entra adesso?”

“Hai detto tu che avremmo fatto una vacanza sulle orme di Hemingway, giusto?” domanda sempre più eccitato.

Kate comincia a preoccuparsi. Sicuramente Rick ha fatto una delle sue pensate strambe. Quelle che all’inizio la preoccupano tanto ma che poi, quando si lascia convincere, la divertono come non mai. Un flash improvviso le riporta in mente pomeriggi domenicali passati a giocare a Strip Laser Game. Se glielo avessero raccontato qualche anno prima avrebbe sicuramente pensato che la cosa fosse impossibile. E invece… Aveva scoperto che non c’era nulla di più terapeutico di passare un pomeriggio a giocare in casa, una vera guerra all’ultimo vestito che li portava a rincorrersi in tutto il loft fin quando, sudati e affannati, si ritrovavano a combattere l’ultima battaglia facendo un corpo a corpo all’ultimo respiro, rotolandosi in qualche angolo nascosto.

Sorride.

“Castle,  siamo venuti a Key West, abbiamo preso una macchina degli anni sessanta e stiamo godendo dello spettacolo che Hemingway …”

“Sbagliato!” la interrompe.

“Cosa?”

“Dobbiamo ancora iniziare a seguire le orme di Hemingway. Qual era il suo hobby preferito?” solleva un sopracciglio e la guarda in attesa di godersi la sua reazione quando fosse arrivata alla soluzione.

Kate si alza lentamente, alza un sopracciglio, corrugando la fronte pensierosa.  Poi sgrana gli occhi come se una folgore l’avesse colpita all’istante.

“No! Scordatelo, Castle!” agita la mano aperta davanti a lui.

“Sarà fantastico, invece!” le si avvicina e l’abbraccia.

Kate rintana la testa nel suo collo, fa il broncio e, come a scongiurare l’inevitabile, rassegnata, sussurra:

“Ok. Forse ho capito male. Voglio vedere se hai il coraggio di dirmelo ad alta voce...”.

Castle non se lo fa ripetere due volte, la stacca da sé per godersi la sua reazione ed esclama entusiasta

“La pesca al marlin!” ride di gusto vedendo Kate che si porta entrambe le mani a coprirsi la faccia mentre la vede maledirsi per aver avuto quell’idea della vacanza a tema.

“Dai Kate! Bastano costume, ciabattine e una felpa per stasera” poi indica una delle borse termiche che avevano utilizzato per la spesa e aggiunge “ho già preparato il caffè..” alza la bottiglia che aveva ancora in mano “…dei tramezzini e ho tagliato un paio di fette di quella torta magnifica che hai comprato ieri. Un po’ di frutta e siamo a posto per tutta la giornata”.

Cinge con il braccio le spalle di Kate, le dà un bacio e la rassicura che si divertiranno moltissimo.

 

 

Il molo è pieno di pescherecci moderni, yacht di ogni tipo, bellissime barche a vela ancorate. Castle e Beckett si avvicinano ad un gabbiotto in prefabbricato dove un uomo di colore li accoglie con un caloroso saluto ispanico.

“Buenos dias, señor” dice rivolgendosi solo a Rick.

“Buenos días. Yo y mi novia me gustaría hacer una excursión en barco” prova a chiedere improvvisando una frase in spagnolo all’istante.

Sembra che il suo idioma arrangiato conquisti la simpatia dell’affittabarche perché, dopo una lunga contrattazione, Castle riesce ad ottenere un po’ di sconto ma si è impegnato a prendere la barca per due giorni consecutivi. Svolte tutte le pratiche necessarie per l’assicurazione, si incamminano tra le imbarcazioni. Possono scegliere quella che preferiscono e trattare con il pescatore i dettagli.

Così camminano nel molo e Kate ne individua una che le piace per il nome “Santiago” che tanto le ricorda Il vecchio e il mare, capolavoro di Hemingway. Se deve essere vacanza a tema, che lo sia fino in fondo! Inoltre a bordo c’è anche un bambino. Pensa che potrebbe intrattenersi un po’ con lui se la questione della pesca diventasse noiosa.

“Buenos dias, señor” saluta Rick, rivolgendosi ad un signore anziano che sta aiutando il bambino a sistemare le esche.

“Non amo i bianchi che parlano spagnolo.” E’ la calorosa accoglienza.

“Ok. Ricevuto. Io e la mia signora vorremmo fare un’uscita per pescare”.

“Oggi non esco.” risponde l’anziano senza alzare la testa dal suo lavoro.

“E cosa sono quelle?” chiede Castle indicando le esche che stanno infilando negli ami.

L’anziano solleva la testa per guardare l’americano e la sua signora che aspettano una risposta. Scruta l’orologio e poi li osserva di nuovo.

“Bene. Venite! Mi chiamo Esteban Aguirre e lui è Juan. Salite”.

“Ma Esteban! E l’avvocato americano?” chiede Juan.

“Ha più di un’ora di ritardo. Inaccettabile.”

Castle scambia una veloce occhiata con Kate mentre la aiuta a salire sulla passatoia che unisce il motoscafo al molo.

Allunga una mano ad Esteban per salutarlo e presentarsi ma quello le porge il gomito per evitare che si sporchi.

“Ciao Juan, io sono Kate e lui è Rick” dice la donna con un sorriso.

“Hola.”

Finite le presentazioni, Esteban mette in moto e prende il mare. Pochi minuti dopo, girano il promontorio a sud e un paesaggio spettacolare si apre ai loro occhi. La costa è frastagliata, con numerose rocce che affiorano al livello del mare, l’acqua è cristallina e assume vari toni di azzurro. Uno stormo di uccelli li sorvola per poi tuffarsi su un branco di tonnarelli già decimati dai numerosi pescherecci in loco.

“Andiamo lì?” chiede Kate indicando quel luogo così ameno.

“Quello è il Morro. No, sono passato da qui solo per farvi vedere questo tratto di costa.” detto questo, vira e punta verso il largo.

“Non vorrai stare in mezzo a tutta quella gente? Noi andiamo in mare aperto!” esclama Castle, eccitato come un bambino, mentre le mette un braccio intorno alle spalle.

“Non sia mai. Noi abbiamo ambizioni più alte, giusto?” lo sfotte.

Esteban, che ridacchia insieme a Juan per quella coppia così divertente che gli è capitata oggi, ribatte:

“Non è esatto, Señora, noi abbiamo ambizioni più PESANTI! Non più alte!”.

Kate sgrana gli occhi e si chiede cosa dovrà mai pescare ma non può fare a meno di ridere per quella battuta.

“Signora, se lei viene a tenere il timone io e Rick scendiamo le lenze”.

Non ha mai guidato in vita sua un motoscafo e, sebbene sia solo un peschereccio, ha notato che il motore risponde bene.

Si divertirà.

Quando Esteban e Rick hanno finito di sistemare tutto l’occorrente, Esteban riprende il timone e dà qualche piccolo suggerimento per un’ottima e fruttuosa pesca. Kate si dirige verso la poppa dove Rick è seduto sull’apposito seggiolino, avendo  già indossato la cintura di sicurezza.

Juan gliene porge una identica e la aiuta ad infilare la lunga canna nello spazio al centro dell’imbraco.

“Allora Kate? Emozionata?” Rick parla con fare dolce ma è visibilmente esaltato.

Nel frattempo Kate si è riconciliata con questa stramba idea della pesca. Fino ad ora hanno visto panorami mozzafiato e alcuni delfini li hanno accompagnati per un lungo tratto di mare, saltando  non molto distante dalla loro barca. Uno spettacolo che difficilmente dimenticherà.

“Mi raccomando GRINGO, attento alla frizione del mulinello” grida dal suo posto di comando Esteban.

“Tranquillo. Ho memorizzato ogni tua parola” risponde Rick, spiegandole subito dopo come avrebbe dovuto usare il grande mulinello.

Le ore trascorrono veloci e nessun fantomatico pesce si è avvicinato alle loro lenze. Passano  il tempo a chiacchierare, a ridere, a godersi il sole e la distesa di acqua blu che li circonda. Una leggera brezza rende l’aria piacevole e il caldo sopportabile mentre ogni tanto guardano Juan, instancabile, che lavora da buon mozzo sempre con il sorriso sulle labbra.

Mentre ridono e scherzano, immaginandosi vari scenari del loro matrimonio, uno strattone forte abbassa la canna di Kate che a fatica non perde l’equilibrio.

“Meno male che siamo legati a questi seggiolini, sarei già in acqua!” dice riprendendosi dalla sorpresa.

“Lascia andare la lenza” la incoraggia Rick “dai filo”.

Kate cerca di ricordarsi le spiegazioni che poco prima le avevano dato e con le dita veloci sblocca il freno.

“Ma quanto filo… è lunghissimo….” afferma, mentre vede la lenza trasparente scorrere velocissima tra gli anelli della canna.

“600 metri” grida Juan che ha sentito.

“Diventa sempre più spesso!!!” esclama Kate.

“Perché così è più resistente. La parte vicino al pesce è sottile ma lontano dal pesce usiamo lenze più spesse per avere maggiore garanzia di tenuta” interviene Esteban.

“E che dobbiamo catturare Godzilla?” borbotta tra sé e sé Kate.

Rick non può fare a meno di sorridere e di guardarla mentre lotta con quella canna che tira da morire. La trova terribilmente sexy con il viso arrossato per lo sforzo, concentrata mentre cerca di gestire una situazione a lei così poco consona. La guarda compiaciuto e pensa a come dirglielo senza che le lunghe orecchie di Juan ascoltino.

In lontananza, il pesce si intravede tra le onde.

E’ salito in superficie e gira in centri concentrici sempre più larghi. Poi di nuovo non si riesce più a vedere. Sembra sia scomparso nel nulla quando, all’improvviso, un guizzo lo porta sopra il pelo dell’acqua. Uno splendido esemplare di pesce spada salta un metro fuori dal mare e Kate rimane affascinata nel vedere quella sfavillante, lunghissima lama argentea che brilla alla luce del sole. L’inarcatura del marlin, quasi sospeso in aria, accentua lo scintillio delle squame argentee che brillano come un diamante colpito da un raggio diretto del sole. Spruzzi di acqua si sollevano alti quando la preda si rituffa nel suo ambiente naturale, risvegliandola da uno stato di trance.

“Lascia, lascia correre il filo” grida eccitato dal timone Esteban “Signora, è la tua giornata buona. Ayi Caramba! Señora”

Kate guarda Rick con occhi smarriti e improvvisamente tristi. E’ frastornata dalle grida di giubilo di Esteban e di Juan ma sente che non ce la fa.

“Non ce la faccio Rick!” implora.

“Aspetta, ti aiuto io” si slaccia dal suo imbraco per prendere in mano la canna e sorreggerla, alleviandole un po’ di peso e tensione dalle braccia.

Kate si gira verso di lui, grata del suo aiuto, ma non può mentirgli.

“Rick non ce la faccio a UCCIDERLO!” esclama con angoscia.

Castle rimane stupito.

Non aveva capito.

Come poteva non averci pensato?

Si sofferma per un momento in quegli occhi che tanto ama, poi non ha dubbi sul da farsi. Prende in mano l’anello della frizione e blocca il mulinello.

Il pesce spada fa in tempo a fare un altro salto ancora bloccato e legato alla barca dalla lunga lenza ma, quando atterra nell’acqua, la tensione del filo vibra producendo un suono, finché non si spezza.

Kate sorride e con un sussurro lo ringrazia, accennando appena le parole che rimangono sulle labbra.

“¡Vamos hombre! Come hai fatto a sbagliare? Te l’avevo spiegato come funzionava… Ho perso centinaia di metri di lenza!” esclama il vecchio con fare risentito.

Esteban non riesce a comprendere il gesto di quell’americano.

Sembrava sveglio e ha fatto un errore grossolano.

Poi li osserva attentamente. E capisce.

Sorride tra sé, senza aggiungere altro.

 

 

Spazio di Monica:

 

Finalmente la vacanza a tema prosegue con l’hobby preferito da Hemingway: la pesca. Kate non è tanto convinta ma si adegua e Rick … è felice come un bambino.

Una giornata diversa per i Caskett.

Vi aspetto al prossimo e grazie a tutti!

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Capitolo 4
*** UNO SPIACEVOLE IMPREVISTO ***






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Cap. 4  UNO SPIACEVOLE IMPREVISTO

Esteban non riesce a comprendere il gesto di quell’americano.

Sembrava sveglio e ha fatto un errore grossolano.

Poi li osserva attentamente. E capisce.

Sorride tra sé, senza aggiungere altro.

 

 

Il rientro al porto è piacevole. Hanno continuato a godersi il sole e il panorama sotto lo sguardo burbero e accigliato del vecchio pescatore. Al momento del congedo, Castle si accorda per il giorno dopo per un’uscita di immersioni subacquee, nonostante le rimostranze di Esteban che sostiene che i fondali non siano all’altezza dello splendore della superficie.

“Ok, gringo. Se è quello che vuoi! Ti porterò a fare diving. L’attrezzatura la potete noleggiare dal Moreno, poco più avanti sul molo” borbotta Esteban “e dite che uscite con me che vi fa lo sconto!” poi con un sorriso gentile “Arrivederci Señora Kate. A domani.”

“A domani, Esteban” dice alzando una mano per saluto.

Mentre Kate si volta per dirigersi verso la passatoia, il pescatore si avvicina a Castle, gli dà una gomitata e, con una strizzata d’occhio, gli sussurra:

“Non condivido la scelta. Era un marlin bellissimo, ma ho apprezzato il gesto. Da vero gentiluomo.”

Detto questo, si allontana, non prima di avergli dato una sonora pacca sulla spalla. Castle rimane un po’ perplesso da questo vecchio che l’ha guardato con disapprovazione per tutto il tempo e che ora lo ha, in qualche modo, assolto.

“Rick, non vieni?” domanda Kate già sul molo, poi si rivolge al bambino: “Juan, torni a casa? Vuoi un passaggio?”

“Sì, grazie, mi farebbe comodo e sono di strada” risponde entusiasta di non dover percorrere la strada a piedi, poi aggiunge timoroso “tanto sono solo pochi chilometri, non vi darò disturbo.”

A nulla servono le proteste di Kate che si sente quasi presa in giro visto che la proposta proveniva proprio da lei.

In macchina Juan, incalzato dalle loro domande, racconta che vive con nonna Carmelita e che i suoi genitori sono morti quando lui era ancora molto piccolo. Non va a scuola perché preferisce l’insegnamento di vita di Esteban, impara tante cose e adora pescare. Da grande sarà un pescatore anche lui.

Quando la strada si divide in un bivio, Juan dà indicazioni a Castle di accostarsi vicino alla fermata della corriera.

“Ti accompagno fino a casa, basta che mi indichi la via” dice Castle che non se la sente di lasciare un bambino di neanche dieci anni da solo.

“Non c’è bisogno sono solo a cinque minuti da qui” esclama e senza dare il tempo di replicare salta giù dalla macchina, scavalca una staccionata e inizia a correre verso un agglomerato di case povere.

“Dici che ha capito che siamo poliziotti?” domanda Castle.

Kate lo guarda con un sopracciglio alzato e un sorriso divertito in volto.

“Mah! L’abbiamo sommerso di domande. Penso di sì, che abbia capito.”

Castle rimette in moto e si dirige verso il resort.

Il sole è basso ma la temperatura ancora molto gradevole. Di comune accordo, vanno direttamente in spiaggia a godersi gli ultimi raggi di sole e a bearsi nuovamente dello spettacolo della sera precedente, quando il tramonto li aveva letteralmente stregati.

Dopo un solo giorno di vacanza, la spensieratezza li ha raggiunti e, senza timore di essere visti, si amano sulla spiaggia al riparo di una mangrovia.

Le risate accompagnano i loro gesti e le parole accarezzano la loro pelle morbida, resa sensibile dai prolungati sfioramenti. L’epidermide dell’uno lenisce la ricettività amplificata dell’altro con gesti così consueti e familiari quanto eccitanti e sorprendentemente unici.

La passione ha cancellato il tempo che scorre, quando all’improvviso si accorgono che è quasi buio e inizia a fare più fresco. Con riluttanza si alzano da quel nido d’amore e si incamminano verso il resort per una doccia veloce. Kate sostiene che sono troppi stanchi per apprestarsi in cucina mentre, per Rick, il problema è che sono senza quel magnifico esemplare di pesce fresco da cucinare. Battibeccano un po’, come amano tanto fare, finché non convengono entrambi che, al di là di chi abbia ragione, possono tranquillamente andarsi a godere una cena nel ristorantino sulla spiaggia che hanno visto tornando a casa.

Il locale, in riva al mare, è  semplice ma elegante al tempo stesso. La cura con cui sono stati apparecchiati i tavoli è solo uno degli elementi che rendono questo posto speciale. Le stampe alle pareti, la luce soffusa e calda, proveniente da applique a parete, fa da contorno alla gentilezza del personale di servizio. Per non parlare dell’ottimo carpaccio di pesce spada accompagnato ancora una volta da un Riesling ghiacciato della California, che li rende ancora più loquaci di quanto siano normalmente.

Una serata davvero indimenticabile, fino a quella telefonata inopportuna che manda Kate su tutte le furie.

“Mi dispiace ma non potevo dirle di no.” cerca di scusarsi Castle.

“Avresti dovuto spegnere il telefono.” risponde secca Kate.

“La richiamo e sistemo tutto, scusami Kate io non pensavo che…”

“Non è questo il punto. Se Gina deve venire ad interrompere la nostra vacanza, avrei come minimo preferito essere interpellata prima!” la voce è manifestamente tesa.

“Hai ragione, scusami pensavo che…” prova a farfugliare Rick, ancora basito per la reazione della sua compagna.

“Ho bisogno di aria fresca e di… di schiarirmi le idee.” poggia il tovagliolo con un gesto di stizza sul tavolo, si alza ed esce dal locale.  

Kate cammina a lungo a piedi nudi sulla spiaggia, tenendo i sandali in mano, senza rendersi conto dell’ora e quando ritorna nel ristorante vede solo i camerieri intenti a sistemare la sala per la chiusura.

Di Castle nessuna traccia.

L’unico pensiero certo che la sostiene è che non può averla lasciata lì, senza documenti, soldi e telefono.

Non lo farebbe mai.

Poco più avanti scorge la figura di un uomo seduto su un piccolo pontile con i piedi penzoloni. Si affretta e, in silenzio sempre a piedi nudi, si avvicina e gli butta le braccia intorno al collo. Si stringe a lui, aspirando dal suo collo quell’odore che tanto ama. Lo bacia lievemente su una guancia.

“Scusami Castle non so cosa mi sia preso” dice con sincerità. Poi prosegue “quando c’è di mezzo Gina, non riesco a vederla come tua editor… io ..”

“Non ti devi scusare. Ancora non ho imparato a tenere Gina completamente fuori dalla nostra vita, sembra che lo faccia apposta.” con le mani accarezza le sue braccia e si accorge che ha freddo.

“In realtà… lo sai, non è il fatto che è una tua ex moglie. Con Meredith ero titubante all’inizio e poi quando l’ho conosciuta, è stato diverso… ma con Gina… ogni volta mi sembra che a lei non vada giù che stiamo insieme, ogni volta ti riprende per qualcosa che mi riguarda e ogni volta io ho la sensazione che voglia riprovarci con te e ti voglia portare via… e lo so che sono solo una stupida e che non dovrei pens…” un bacio inaspettato la interrompe e un brivido le percorre la schiena. Non sa dire se è l’emozione di avere accanto un uomo così adorabile o se anche il freddo abbia la sua parte ma di certo ha la consapevolezza di essere fortunata e amata.

Castle mette fine a quel bacio lentamente fin quando le labbra si separano, solo quel tanto che gli consenta di parlare. Appoggia la fronte a quella di Kate, le sussurra piano con voce flebile e cerca di rassicurarla ancora una volta sul fatto che nella sua vita c’è e ci sarà solo lei.

“Non devi temere, Kate. Gina può fare e tentare quello che vuole ma tu devi essere consapevole che io ho occhi solo per te. Non mi importa quello che pensa su di te. Io sarò sempre dalla tua parte, Kate. Sempre. E ho sbagliato prima ad accettare che venga qui: firmare un contratto è importante ma credo di avere abbastanza crediti nei confronti della Black Pawn. Qualche giorno in più non avrebbe cambiato nulla…”

“Non importa Rick, Gina fa il suo lavoro. E’ solo che ho sempre l’impressione che ti voglia portare via da me. Sarà che è da poco che ho smesso di sognarti abbracciato a lei mentre ve ne andavate negli Hamptons, dopo che tu lo avevi chiesto a me.” dice con un sospiro che ha tanto l’aria del rimpianto.

“Non me lo avevi mai detto questo…” la guarda stupito.

Kate sorride e gli accarezza una guancia.

“Ti ricordi che stavo cercando di dirti una cosa?”

Rick fa cenno di sì con la testa per farla proseguire.

“Non avevo accettato all’inizio il tuo invito perché stavo con Demming, ma poi ho declinato l’offerta di un weekend fuori con lui perché sapevo benissimo che nella mia mente c’eri solo e soltanto tu. Quella sera stavo per dirti che lo avevo lasciato e che sarei venuta volentieri con te. Negli Hamptons.”

Castle rimane a bocca aperta. Dopo tutti questi anni non glielo aveva mai raccontato. Perché? Quante cose avrebbe dovuto ancora scoprire di quella donna? Era davvero un mistero che non avrebbe mai risolto.

“Io … non immaginavo… quanto tempo abbiamo perso…”

“No, Rick va bene così. Forse se avessimo cominciato a frequentarci allora non sarei riuscita ad aprirmi con te completamente. Allora io non ero ancora pronta a vivere una relazione con uomo in totale pienezza. Va bene così.”

“Te l’ho mai detto quanto tu sia straordinaria?”

Per risposta ottiene un meraviglioso sorriso e una domanda in cambio:

“Insomma quando arriva Gina?”

“Non ti preoccupare. Andremo noi all’aeroporto, firmo quel che devo firmare e la rimbarchiamo sul primo volo per New York senza neanche farle vedere il sole di Miami.”

Così dicendo si alzano e lentamente, abbracciati, si avviano verso la macchina per rientrare a casa.

Entrambi hanno la netta sensazione che un nuovo importante tassello del puzzle della loro storia sia stato inserito nel posto giusto.

Un altro momento di sincerità assoluta su un lontano passato vissuto insieme.

 

Spazio di Monica

La scena del finale della seconda stagione è rimasto sicuramente nei nostri cuori. Perché allora non dovrebbe essere rimasta nel cuore di Kate? Non ne aveva mai ancora parlato con Castle, ma ora è giunta l’ora di aprirsi anche su questo aspetto.

Grazie a tutti quelli che continuano a leggere e un grazie particolare a chi lo fa con tanto affetto e attenzione.

 

 

 

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Capitolo 5
*** UN REGOLAMENTO DI CONTI ***






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Cap. 5  UN REGOLAMENTO DI CONTI

 

Entrambi hanno la netta sensazione che un nuovo importante tassello del puzzle della loro storia sia stato inserito nel posto giusto.

Un altro momento di sincerità assoluta su un lontano passato vissuto insieme.

 

 

Alle sei e quaranta del mattino il sole è già abbastanza alto e i raggi che arrivano sul molo scaldano il bambino che corre a piedi nudi verso la Santiago.

“Hola Juan, mattiniero oggi. Sei in anticipo” è la calorosa accoglienza del vecchio pescatore, uomo burbero ma in realtà molto affezionato al suo protetto.

“Non avevo niente da fare.”

“Neanche dormire?”

“Nonna Carmelita russa come una segheria” risponde sghignazzando.

“Ah ragazzo!  Se tua nonna sapesse come le manchi di rispetto…” esclama sconsolato ma divertito Esteban, quasi a voler difendere la categoria.

“Fra poco arrivano i gringos” dice Juan entusiasta dell’idea di rivedere quei simpatici americani con cui il giorno prima si era tanto divertito.

“Tarderanno, vedrai…”

“Già! Loro non dormono per altri motivi...” dice come uno che la sa lunga.

Uno scappellotto affettuoso in testa arriva senza preavviso, prima che avesse il tempo di scansarsi.

“E tu che ne sai?”

Juan scoppia a ridere.

“Moreno mi ha detto che hanno prenotato l’attrezzatura per il diving, quindi in ogni caso fra poco arriveranno” cerca di concludere così quel discorso che gli è sfuggito di mano senza accorgersene.

“Hey, Esteban! Ma dove va quella macchina?” chiede Juan indicando una berlina scura che incurante dei divieti avanza sul tavolato di legno.

Il vecchio si gira e rimane pietrificato.

“Tuffati!” ordina con fare perentorio.

“Cosa?” chiede il mozzo esterrefatto.

Esteban, vedendo l’auto sempre più vicina, spinge il ragazzo fino al bordo dello scafo e lo butta in acqua.

Due uomini scendono dalla macchina e si avvicinano alla passatoia.

“Aguirre?” chiede quello alto, calvo e con degli occhiali scuri a specchio che, insieme al giubbotto di pelle, lo fanno sembrare un aviere.

“Chi lo vuole?” chiede il vecchio guardandosi intorno cercando una possibile via di fuga.

Il secondo ceffo, ancora un ragazzo, continua a toccare con nervosismo il sacchetto di carta che copre una mano e con fare strafottente lo incalza:

“Che vuoi un biglietto da visita?” poi toglie la busta e tira fuori una pistola con il silenziatore.

Esteban cerca di evitare di guardare il punto dove Juan è caduto in acqua sperando che il mozzo sia abbastanza scaltro da capire che non deve riemergere a vista.

Sembra essere passata un’eternità e invece scorrono solo pochi secondi in cui entrambi gli uomini sul molo scaricano l’intero caricatore contro il povero pescatore che, annientato dalla raffica di proiettili, non riesce neanche ad emettere un suono.

Juan riemerge proprio in quel momento e il calvo Top Gun si accorge di lui.

“In acqua, guarda!” indica con la pistola verso lo spicchio di mare tra le imbarcazioni “El niño!”

L’uomo giovane impreca “Hijo de Puta!” e comincia a sparare in quella direzione dopo aver cambiato il caricatore.

Juan, veloce come un fulmine, scompare incredibilmente di nuovo sotto l’acqua. Conosce bene il porticciolo e sa dove andare.

“Lascia stare. Dobbiamo filare via” sostiene il calvo guardando l’altro accanirsi contro la distesa d’acqua.

“Ci ha visto!” esclama quello con ansia.

“Lo so! Lo troveremo. Ma non adesso. Andiamocene prima che arrivi qualcuno.”

Cominciano a correre, salgono in auto, e facendo retromarcia ripercorrono il molo a velocità sostenuta.

 

Castle paga l’attrezzatura e ringrazia Moreno per aver dato loro mute e bombole di qualità, dandogli una generosa mancia. Prende la mano di Kate e si avvicinano al molo 9, quello dove è attraccata la Santiago.

Diverse macchine della polizia e un’ambulanza stazionano proprio davanti al passaggio d’ingresso.

“Fermi. Qui non si può passare.” li intima un poliziotto.

“Cosa è successo?” si informa Castle.

“Non sono affari vostri. Circolate!” è la secca risposta che ottiene.

Infastidita da quel tono maleducato, Kate tira fuori il distintivo e lo mette davanti agli occhi dell’uomo. Se c’è una cosa che pretende dal suo team è gentilezza nei confronti di possibili testimoni e mal sopporta l’arroganza di chi pensa che, indossando una divisa, sia tutto concesso.

“Kate Beckett, detective capo della omicidi di New York.” Non ama mettersi in mostra e non si presenta mai sottolineando il suo ruolo direttivo ma, vedendo la scientifica proprio davanti alla Santiago, vuole sapere cosa sia accaduto.

“Un momento prego.”

L’agente si allontana e dopo un paio di minuti ritorna con un uomo in borghese che si presenta come il tenente John Panucci. Dopo qualche convenevole sulle origini italiane dell’ufficiale, Panucci racconta alla collega che è stato ucciso un pescatore.

“L’avete identificato?” chiede Beckett.

“Sì, si tratta di Esteban Aguirre.”

“Oh nooo” esclama Castle davvero amareggiato.

“Lo conoscete?” chiede il tenente.

“No, siamo solo usciti ieri con la sua barca per pescare e oggi avevamo appuntamento alle nove per una nuova escursione.” racconta Kate per poi subito dopo informarsi sulla dinamica dei fatti.

“E’ stato ucciso questa mattina, il medico legale suppone un paio di ore fa. Trivellato di colpi. Sembrerebbe un regolamento di conti.”

“Possiamo vedere la scena del delitto?” chiede Kate pensando a Juan. Vuole vedere se c’è qualcosa che possa farle intuire che lui era già arrivato. Poi aggiunge “C’era qualcun altro con lui?”

“No, nessun testimone.”

Mentre ispezionano a distanza la scena del crimine delimitata dai nastri della polizia, Castle domanda se avessero scoperto altro.

Nessuno dei due menziona il piccolo Juan.

“Aguirre era un uomo abitudinario, come tutti i vecchi pescatori, viveva in una specie di tugurio, qui vicino al porto, e sappiamo che ha un fratello in Arizona. I miei uomini stanno cercando di rintracciarlo” è la completa disamina di Panucci.

“Era sposato o lo era stato?” chiede Kate.

“No, mai sposato. Non ci risulta.” poi, rivolto ad entrambi “Come vi è sembrato ieri? Avete notato qualcosa? Era preoccupato?”

“No, era normale, credo” risponde Castle facendo un cenno d’intesa a Beckett che a sua volte annuisce per confermare. Poi aggiunge “Burbero ma gioviale.”

“Bene, vi ringrazio. Immagino siate qui per vacanza, quindi è ora che torniate a godervela” afferma Panucci porgendo loro un biglietto da visita “e nel caso vi venisse in mente qualcosa, chiamatemi.”

“Ci conti” risponde affabilmente Beckett stringendo la mano al collega.

“E’ stato un piacere detective Beckett. Sono fortunati i suoi colleghi di New York a poter lavorare con una donna così bella.”

Kate arrossisce, abbassa gli occhi e si allontana, lusingata e allo stesso un po’ infastidita dal commento.

Raggiunge Castle e tornano da Moreno per restituire l’attrezzatura. Entrambi non hanno più voglia di proseguire nei programmi cercando un’altra imbarcazione.

“Castle, l’hai pensato anche tu, vero?” chiede molto triste.

“A Juan? Sì.”

“Alle sette. Forse era lì” riflette ad alta voce Kate.

“Già ma potrebbe anche non essere arrivato oppure potrebbe aver tardato.”

“Ma in tal caso la polizia lo avrebbe visto...”

“… e fermato.” continua Castle.

“E se Juan fosse stato lì…”

“…se avesse visto tutto?”

“Sarebbe un testimone …”

“…oculare.”

“Forse lo hanno preso …”

“…o potrebbe essere scappato…”

“…lo cercheranno e…” Kate viene di nuovo interrotta.

“…l’uccideranno.”

“Dobbiamo trovarlo prima di loro.” Conclude sicura sul da farsi Kate.

Il pensiero che un bambino potesse aver visto un omicidio li rattrista a tal punto che entrambi si guardano in silenzio a lungo.

Poi Castle per stemperare la tensione osserva:

“Però! Vedo che non abbiamo perso la nostra verve nel concluderci le frasi a vicenda! I bros sarebbero impazziti questa volta perché siamo stati… g-r-a-n-d-i-o-s-i.”

Beckett gli dà una pacca sulla spalla e lo prende sotto braccio.

Si incamminano verso la macchina e decidono di comune accordo di provare a cercarlo.

“Ma tu pensi che siamo noi che ci portiamo sempre il lavoro dietro?”

“Ti riferisci all’omicidio negli Hamptons, Castle?”

“Sì, proprio a quello! Sembra che ogni volta che ci prendiamo una vacanza ci attiriamo dietro disgrazie.” aggiunge con amarezza Kate.

“In effetti, potremmo definirle vacanze avventurose! Dovresti chiamare l’agenzia di viaggi dove hai prenotato e proporgli una collaborazione.”

Kate sorride scuotendo la testa, poi guarda dal finestrino e chiede a Castle di accostare.

“Lo abbiamo lasciato qui ieri sera. Andiamo verso quelle case e cominciamo a chiedere.”

Castle parcheggia e insieme si avviano per le sterpaglie che separano l’abitato dalla strada principale.

 

 

  Spazio di Monica

Ecco qui! Chi si aspettava l’omicidio sin dal primo capitolo finalmente è stato accontentato. Castle e Beckett non riescono a stare tranquilli nemmeno in vacanza e nonostante il consiglio di Panucci di godersi la vacanza, vanno a cercare Juan perché sono preoccupati.

Quando i guai non inseguono i Caskett, i Caskett inseguono i guai…

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** UN OSPITE INASPETTATO ***






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Cap 6.  UN OSPITE INASPETTATO

Castle parcheggia e insieme si avviano per le sterpaglie che separano l’abitato dalla strada principale.

 

L’insuccesso ottenuto nella ricerca di Juan rende Castle e Beckett particolarmente taciturni. Hanno camminato a lungo sotto il sole caldo della Florida e il clima umido non ha di certo reso agevole la loro indagine. Hanno domandato di un bambino di nome Juan che vive con sua nonna Carmelita ma nessuno sembra volerli aiutare. Nei sobborghi poveri la diffidenza è difficile da superare e evidentemente hanno scritto in faccia che sono della polizia. Più di qualcuno ha risposto loro che non parlavano con gli sbirri. La camicia hawaiana di Castle non li ha evidentemente tratti in inganno e di certo ognuno di loro ha qualcosa da nascondere o forse qualcuno da proteggere. Di certo, nessuno è stato cordiale. Le uniche informazioni utili ottenute sono limitate alla scoperta che in quel quartiere esistono almeno una decina di donne sopra i 50 anni che si chiamano Carmelita e un numero non meglio precisato di ragazzini orfani di nome Juan.

Rick si asciuga il sudore dalla fronte e si stacca la camicia incollata al petto. Le ore serali non portano ancora il refrigerio sperato e l’unica possibilità per rinfrescarsi è fare un bagno. Dopo essersi lamentato ancora una volta per la scelta della Mustang d’epoca senza aria condizionata, scendono dalla macchina parcheggiata nel piazzale antistante al resort e si dirigono direttamente in spiaggia. L’umore non è dei migliori: la giornata non è andata esattamente secondo i loro piani.

“Sono preoccupata per Juan. E’ in pericolo, lo cercheranno” dice Kate mentre si toglie il pareo con striature e ricami di diverse tonalità di verde, stendendolo sul lettino sotto l’ampio ombrellone di paglia.

Rick la guarda ammirato.

Ogni volta che quella donna si spoglia davanti a lui prova una forte attrazione. Non riesce a non incollarle addosso i suoi occhi bramosi di lei. Si chiede come faccia a sembrare fresca come una rosa dopo la giornata pazzesca che hanno passato.

Si avvicina e la abbraccia.

“Non sarà così facile trovarlo. Noi non ci siamo riusciti.”

 Kate si volta sorridendogli, gli sbottona la camicia e lo aiuta a sfilarla.

“Vieni facciamo un bagno, così ci rinfreschiamo.” Con un paio di lunghe falcate arriva in acqua e si tuffa senza esitare, al contatto con l’acqua fredda. Motivo di ulteriore ammirazione per Castle che continua a fissarla imbambolato.

“Non vieni Castle?” ecco che, dolce e soave, arriva il richiamo della sua sirena.

Per la terza volta da quando erano arrivati a Key West fanno il bagno godendosi le meraviglie del tramonto. All’orizzonte, la grande palla di fuoco s’immerge nell’acqua dell’oceano creando uno splendido effetto ottico. Intorno al sole l’aria calda, a contatto con l’acqua fredda, crea piccole e multiformi nuvolette di etere che rendono i contorni morbidi e meno nitidi.

Per l’ennesima volta, abbracciati, si beano di quel paradiso terrestre con il cuore gonfio del loro amore ma anche in ansia per il piccolo mozzo.

Sdraiati sui lettini, si asciugano velocemente mentre continuano ad analizzare le remote possibilità di ritrovare Juan, considerando anche che, alle dieci della mattina successiva, sarebbero dovuti essere all’aeroporto di Miami per andare a prendere Gina.

“Comincio ad avere un po’ di freddo” esclama Kate osservando la pancia che inizia a presentare i primi segni di una prossima e imminente pelle d’oca.

“E io ho fame. Rientriamo, vieni.”

Castle la prende per mano, raccolgono i vestiti e la borsa e si avviano verso il resort.

Kate si ferma dopo pochi metri.

Lascia la mano di Castle e si sposta un po’ di lato. Gli fa un cenno, lui si accorge che è in stato d’allerta. La modalità detective 24 ore su 24 non la lascia neanche in vacanza. Cerca di capire cosa ha visto. La osserva e subito dopo volge la sua attenzione verso la direttrice del suo sguardo.

“Credo di aver visto qualcuno.” sussurra piano togliendosi le infradito pensando previdente a non far rumore, una volta entrata, sul legno del resort.

“Stai dietro di me, Castle.”

Rick le afferra un braccio e la ferma.

“Dove vai? La tua pistola è dentro, in cassaforte!” esclama nervoso.

“Non ti preoccupare. Tu stai dietro. Voglio solo vedere chi è. “

“Stai attenta, Kate.”

La donna fa un cenno col capo e velocemente si dirige verso il retro. Si arrampica nel terrapieno e scavalca la staccionata della casetta. Fa segno a  Castle di dirigersi verso l’entrata principale in modo da bloccare un’eventuale fuga. Entra dalla finestra, brandendo la mazza da baseball, comprata la sera prima in paese, ancora appoggiata nel retro della veranda, e grida con tutta la voce che ha in corpo, sperando nell’effetto sorpresa.

“CERCHI QUALCOSA?”

Nell’oscurità della stanza non riesce ad intravedere cosa succede ma è evidente che qualcuno sta cercando di fuggire verso la porta principale e che nella foga della corsa ha intruppato qualcosa che è caduto in terra rompendosi. Allunga il passo per essere pronta ad aiutare Castle nel caso si trovasse in difficoltà. Purtroppo il buio non la aiuta. Non fa a tempo a formulare questo pensiero che la luce si accende e vede Rick che tiene per il braccio un ragazzino.

“JUAN!” esclamano all’unisono guardandosi con aria interrogativa.

Il bambino è spaventato, invece loro si sentono sollevati: finalmente sanno che è sano e salvo.

“Hey Hey sono io. Juan. Non fatemi del male.” esclama impaurito.

“Come ci hai trovato e come sei arrivato qui?” gli chiede Castle, forse con troppa irruenza. L’adrenalina che ha in corpo ancora non gli ha permesso di tornare a respirare normalmente, per non parlare del suo cuore che batte all’impazzata.

“Non sapevo dove andare. Ho preso i vostri dati dalla registrazione che avete lasciato da Moreno, al diving. Sono arrivato qui con una corriera.” Dice tutto d’un fiato sperando che i due gringos non siano troppo arrabbiati.

“Ragazzo, hai un futuro da detective.” ridacchia Kate divertita e con il cuore sollevato al saperlo incolume.

“Eri lì stamattina?” chiede invece Rick.

“SI’ LI HO VISTI BENE… erano in due. Due ASSASSINI” urla in modo concitato scandendo bene la frase come se avesse il timore di non essere creduto, poi aggiunge “l’hanno ucciso e il vecchio mi ha salvato la vita. Ha capito che stava succedendo qualcosa e mi ha letteralmente buttato in acqua. Quando sono riemerso mi hanno intravisto e mi sono tuffato nuovamente e ho nuotato in profondità finché ho avuto aria nei polmoni. Sono stato nascosto dietro ad un altro peschereccio e appena ho potuto me la sono data a gambe” racconta molto turbato.

“Ok, sei al sicuro qui. Ora stai tranquillo. Ma la polizia ti ha visto?” chiede Kate.

“Se intende la polizia al molo, no. E non diteglielo PER FAVORE!!! Se invece si riferisce a voi…” indica il tavolino dove c’era in bella mostra il distintivo della NYPD di Beckett.

“Vedo che hai frugato nei nostri cassetti.” lo rimprovera Castle.

“Ma io dovevo assolutamente sapere se potevo fidarmi di voi…”

“Ok, ok stanotte puoi dormire  con noi. E per adesso non diremo niente alla polizia locale. Qui sei al sicuro.” lo rassicura Kate.

“Oh grazie! Grazie, grazie, Señora. Sono stanco e ho un gran sonno in effetti” non riesce a terminare neanche la frase che sbadiglia vistosamente a bocca aperta dando mostra di tutta la sua arcata dentaria e della sua perfetta ovale ugola.

“Non hai fame?” domanda Castle.

“No, ho mangiato qualcosa dal vostro frigo. Sono qui da stamattina e…”

Kate alza una mano come a fargli cenno di non aggiungere altro.

“Vieni ti preparo il divano, penso che per una notte possa andare.”

“Per una notte? Magari avessi un letto così sempre.” La risposta secca lascia entrambi di stucco: a volte vivendo nell’agio ci si dimentica delle piccole grandi cose che possono facilitare una vita.

Pochi minuti dopo Juan indossa per dormire una maglietta di Castle. La porta come un comodo camicione da notte, si infila sotto il lenzuolo e crolla addormentato.

 

Rick e Kate in veranda si abbracciano e si baciano con tenerezza, godendosi il refrigerio della fresca brezza marina.

“Mi dispiace Kate, oltre a Gina, un altro imprevisto a fare da terzo incomodo tra noi.”

“Non lo dire neanche. Sono così sollevata che Juan stia bene.” Sospira, gli prende una mano e con l’altra gli accarezza il volto. Lo guarda fisso negli occhi e poi lo sguardo scende voglioso sulle labbra. Si sofferma un momento ad osservare i lineamenti della bocca che tanto ama, poi cerca nuovamente il contatto visivo ed è incerta se condividere con lui quello che ha provato poco prima.

Decide di confidarsi.

Non ci sono più segreti tra loro.

“Ho provato tanta tenerezza prima a dare la buonanotte a Juan” dice con poco più di un sussurro.

Rick la guarda e le sorride.

Gli piace tantissimo questa versione di Kate, la donna dolce e materna che ha scoperto esserci dietro la straordinaria detective di cui si è innamorato. E questo aspetto la fa amare ancora di più.

“Un po’ come quella sera che Cosmo è stato con noi.” dice alludendo a quella faticosa e bellissima notte in cui si erano presi cura di un bambino di pochi mesi trovato accanto ad un cadavere in una chiesa.

“Sì, anzi no. E’ diverso: con Cosmo ero intimorita, non mi ero mai avvicinata ad un bambino ed ero spaventata, soprattutto dalle tue aspettative. Ma con Juan… Lo abbiamo messo a letto insieme, siamo stati seduti vicino a lui, abbiamo parlato, scherzato con lui e gli abbiamo dato la buonanotte insieme. E’ come se avessi vissuto un flash, una scena di noi fra qualche anno, con un nostro bambino a cui dare il bacio prima della nanna e augurare di fare sogni d’oro. Ecco…”

“E’ stata una bella o una brutta sensazione?” la interrompe Rick con un filo di apprensione, trattenendo il respiro.

Un sorriso le illumina prima gli occhi scintillanti e poi il volto.

“Una sensazione bellissima. Un desiderio che spero possa avverarsi fra non troppo tempo.”

Continua ad incatenare gli occhi ai suoi e si immerge nelle emozioni che vede dentro. Quell’uomo l’ha cambiata totalmente, ha riportato alla luce la Kate nascosta e sommersa e gli è completamente riconoscente per la donna che è diventata al suo fianco.

“Ti amo. “ sussurra Rick emozionato con gli occhi lucidi.

“Grazie. Grazie di amarmi. Grazie di avermi reso una donna migliore.” gli dice riconoscente.

“Always” è l’unica risposta perfetta che avrebbe voluto sentire in quel momento e che puntualmente arriva.

Juan nella penombra del soggiorno assiste a tutta la scena con un sorriso stampato in faccia. Non ha mai visto una cosa del genere e quel bacio appassionato che i gringos si scambiano lo sta emozionando come non gli era mai capitato, prima.

Sorride e chiude gli occhi.

Pensa di essersi rammollito alle smancerie e alle romanticherie che ha sempre disprezzato, ma un senso di pace lo invade conducendolo velocemente nel mondo dei sogni.



Spazio di Monica:

 

Dopo la ricerca infruttuosa nel quartiere, Juan è sano salvo e Castle e Beckett lo ospitano nel resort. Kate si intenerisce e spera di metter su presto famiglia mentre il cuore del piccolo mozzo, indurito dalla vita, comincia a vacillare.

Riusciranno i nostri eroi a proteggere Juan e, soprattutto, come giustificheranno la sua presenza a Gina?

 

Grazie per l’affetto con cui mi state seguendo.

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Capitolo 7
*** APPUNTAMENTO CON L'ASSASSINO ***






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Cap 7 APPUNTAMENTO CON L’ASSASSINO

Juan nella penombra del soggiorno assiste a tutta la scena con un sorriso stampato in faccia. Non ha mai visto una cosa del genere e quel bacio appassionato che i gringos si scambiano lo sta emozionando come non gli era mai capitato, prima.

Sorride e chiude gli occhi.

Pensa di essersi rammollito alle smancerie e alle romanticherie che ha sempre disprezzato, ma un senso di pace lo invade conducendolo velocemente nel mondo dei sogni.

 

La luce dell’alba filtra tra le tende socchiuse dove Rick e Kate dormono ancora stretti l’uno all’altra. Il candido lenzuolo delinea la forma dei corpi accucchiaiati mentre le spalle e le braccia sono ben visibili. Juan sospira piano per non svegliarli e si sofferma ad osservare quell’abbraccio e quell’intreccio di mani. La vista della pelle nuda della señora lo turba, non che non l’avesse già osservata in costume nello yacht di Aguirre. Ma ora, in quel contesto, sente un brivido strano insinuarsi nelle sue viscere.

Per la prima volta nella sua vita si sente far parte di qualcosa, si sente amato e ricoperto di attenzioni. Eppure la sua è una famiglia numerosa, a dispetto di quel che ha fatto credere ai due americani. 

Per la prima volta nella sua vita si rende conto di quanto invece sia terribilmente solo. Prima aveva il vecchio caro burbero Esteban. Ora, nulla sarà più come prima e quando i gringos ripartiranno lui piomberà nella depressione più assoluta. Forse il Moreno avrebbe messo una buona parola per lui per un posto da mozzo in qualche altro peschereccio ma dubita che la sensazione di vuoto assoluto che sente riuscirà ad andarsene.

Sempre se riuscirà a non farsi ammazzare…

Richiude piano la porta cercando di non far rumore, sentendosi un po’ in colpa per quell’invadenza nella loro camera. Esce piano dal resort e si sdraia nell’amaca appesa in veranda a godersi lo spettacolo dell’alba. I gringos dormono ma lui è mattiniero: è un pescatore e, si sa, chi dorme non piglia pesci… 

 

La Ford Mustang era parcheggiata al sole e quando Castle entra inizia a sbuffare come un bambino lamentoso. L’afa, che in quei giorni aveva stretto in una morsa tutta la Florida, non accenna a diminuire e la camicia dello scrittore è perennemente fradicia di sudore e incollata al suo petto. A nulla è valso il tentativo di Kate che, approfittando di un momento di assenza del bambino, gli ha maliziosamente fatto intendere che a lei non dispiace affatto vederlo sudato, soprattutto in alcune situazioni.

Il viaggio verso l’aeroporto è particolarmente silenzioso.

Juan osserva i suoi amici protettori e li guarda incuriosito. Non ha ben capito chi vanno a prendere ma una cosa è chiara, non deve essere una persona particolarmente gradita ad entrambi. Ma ancora non ha compreso il perché.

Juan non è mai entrato in aeroporto e si guarda intorno pieno di curiosità. Quel pezzo di mondo a poche miglia da casa sua è così diverso da tutto ciò a cui è abituato. Non riesce a capire da dove venga tutto quel freddo. Pensa che un enorme frigorifero deve essere posto da qualche parte, perché ha la stessa sensazione di quando è entrato in un grande supermercato per rubare qualche tavoletta di cioccolata e più si avvicinava alla corsia degli alimenti freschi, più gli si ghiacciava la pelle di certo non abituata al freddo.

Rick e Kate sono fermi davanti ad uno dei grandi schermi con la situazione in tempo reale degli arrivi, quando si sente un BIP BIP provenire dalla tasca dei pantaloni di lino dello scrittore.

Castle guarda il display corrucciando la fronte e la bocca mormora qualcosa di incomprensibile.

Kate ha lo sguardo ancora fisso sul monitor e non si rende conto del cambiamento di umore di Rick.

“E’ già atterrato. Andiamo! L’uscita passeggeri è da quella parte. Dovrebbe arrivare a momenti” poi non riesce a trattenersi e prosegue con malignità “sempre che non abbia imbarcato il bagaglio. Con Gina non c’è da esserne certi. Considerando che è qui solo per una veloce firma in un bar dell’aeroporto potrebbe aver portato almeno un paio di trolley!”

Si rende improvvisamente conto che Castle non solo non ha riso alla sua battuta ma non l’ha nemmeno ascoltata. La interrompe infatti con un sonoro e alquanto scocciato “Lo sapevo. Maledizione!” 

“Che c’è? Che è successo?” domanda a quel punto preoccupata la donna.

“Non viene. Ha perso l’aereo al JFK”.

Proprio in quel momento, un uomo con uno Stetson ben calcato sulla fronte, tanto da far invidia anche a John Wayne e Clint Eastwood messi insieme, esce dalla toilette degli uomini.

Juan lo vede, sgrana gli occhi e, non pensando alle conseguenze della sua azione, comincia ad urlare con tutta la voce che ha in corpo

“E’ LUI!!!! E’ LUI L’ASSASSINO!”

Castle e Beckett si girano entrambi verso quella direzione.

“MANOLO! Hay el niño” grida intanto l’uomo con lo Stetson.

Castle afferra Juan e lo porta al riparo dietro la Chrysler in esposizione nel bel mezzo della sala mentre quell’uomo fa appena a tempo ad urlare e ad avvisare il compagno.

“Stanno scappando in Messico” osserva Kate guardando il banco dell’imbarco.

Un agente della sicurezza aeroportuale viene agguantato da dietro da Manolo che, uscito dalla fila, è riuscito a impadronirsi della sua pistola. Diversi colpi vengono sparati in aria per creare scompiglio e il panico generale si diffonde immediatamente.

Beckett approfitta della distrazione dell’uomo uscito dalla toilette per sferrargli un calcio ben assestato, che lo mette ko.

“CASTLE! Fallo ammanettare prima che si riprenda e chiama Panucci” urla mentre corre all’inseguimento di Manolo che è scappato verso le scale mobili.

Si affaccia dalla balaustra impugnando bene la sua Glock. Quella mattina, invece di lasciare la pistola nella cassaforte come gli altri giorni, ha deciso di portarla con sé nel caso qualcuno tentasse di rapire Juan. Si rende conto che non può usarla. Ci sono troppe persone. Rimette la pistola nei jeans e scende di gran lena le scale mobili saltando le ultime cinque o sei con un unico balzo.

Per un momento lo ha perso di vista e non sa dove andare.

Ansima per la corsa guardando da una parte e dall’altra, quando sente dall’alto la voce di Castle che le grida di andare verso destra. Riprende a correre, spaventata perché quell’uomo è un assassino e non si farà certo scrupoli a spararle addosso. Il fatto di non averlo ancora individuato tra la folla la irrita. Correre così allo scoperto è pericoloso. Cerca di ragionare sul da farsi quando sente di nuovo delle urla verso le scale mobili. Lo vede e il senso di smarrimento e pericolo, avuto poco prima, svanisce in un attimo. A grandi falcate raggiunge la scala. Manolo è a circa metà. Kate impugna la pistola e fa un grande balzo nel divisorio delle scale mobili scivolando a gran velocità verso il basso. Ad un paio di metri dalla fine, l’ha raggiunto. Dà un colpo di reni e gli si scaraventa sopra atterrandolo a faccia in giù. Punta l’arma alla nuca e gli intima di rimanere immobile.

Pochi minuti dopo gli uomini del tenente John Panucci prendono in custodia i due uomini mentre Castle, Beckett e Juan vengono accompagnati al distretto con la macchina della polizia, con grande eccitazione del piccolo pescatore.

 

Il ticchettio delle lancette di un orologio d’altri tempi scandisce ogni secondo innervosendo ancor di più il già agitato Castle. Il tenente Panucci continua a pressare Kate, non solo per il fatto di non averlo messo al corrente del possibile testimone, ma anche per averlo tenuto con sé la notte precedente senza avvertirlo.

Rick osserva il volto di Panucci e poi attentamente quello di Beckett.

La conosce.

La conosce, ma continua a stupirlo. Infatti, non capisce come mai non abbia ancora rimesso al suo posto quel bellimbusto che la sta vessando da dieci minuti.

Kate ha lo sguardo fisso sul collega e apparentemente ascolta con serenità.

“E’ inammissibile, detective, che lei mi abbia nascosto informazioni utili all’indagine e che abbia messo a repentaglio la vita di un bambino.” Il tenente comincia a infastidirsi del silenzio di Beckett, la quale per tutta risposta distoglie lo sguardo e lo abbassa sul tavolo, sulla cornice d’argento con un ritratto di famiglia.

Dopo una pausa di qualche secondo Beckett punta gli occhi dritti su quelli di Panucci. Per un momento che pare interminabile si osservano a vicenda, studiandosi come in una partita a scacchi.

“Non mi sembra di essere l’unica a non essere stata sincera. Non mi dica che al molo nessuno le ha detto che Juan lavorava con Aguirre.” si ferma un attimo per vedere la sua reazione, poi prosegue “abbiamo solo cercato di proteggere un bambino, socialmente in difficoltà, da un pericolo. Tanto è vero che avevo con me la pistola di servizio che nei giorni scorsi invece avevo riposto nella cassaforte del resort. Volevamo tutelare la sua incolumità.”

“In effetti, sapevo del mozzo ma mi siete sembrati in gamba e ho pensato che mi sarebbe stato utile aspettare le vostre mosse.” dice allargando le braccia come a sottolineare che i fatti gli hanno dato ragione. Vedendo l’espressione perplessa di Beckett si affretta a spiegarsi “Non mi sono sbagliato sul vostro conto: due arresti in poche ore.”

Vedendo finalmente il clima un po’ più disteso, Castle si intromette nella conversazione e chiede:

“Avete scoperto qualcosa sugli arrestati?”

“Manolo Krugman, è stato già dentro per ricettazione, prostituzione e omicidio” dice sconsolato il tenente.

“Se è fuori con questi capi d’imputazione immagino che abbia avuto un’ottima difesa…” osserva Beckett sarcastica.

La replica di Panucci non si fa attendere: “La migliore. Krugman è un uomo di Brian Sanvito. Cosa Nostra ha molti infiltrati qui e Sanvito è uno dei boss qui a Miami.”

“E l’altro?” chiede Castle con curiosità, sperando di poter trovare qualche informazione e qualche spunto da inserire nel prossimo romanzo.

“Daniel Weiss. Incensurato. Probabilmente l’omicidio di Aguirre è stata la sua iniziazione nel clan di Sanvito”.

“Quali saranno le prossime mosse? Cercherete di arrivare a Sanvito?” domanda Beckett.

“Non parleranno. Krugman non parlerà e Weiss sa che, se lo fa, è un uomo morto. Comunque non vi preoccupate. Vi ringrazio del vostro aiuto ma credo che possiate continuare a godervi la vostra vacanza” replica Panucci con il chiaro intento di congedarli.

“E Juan?” chiede Castle indicando la sala ristoro dove il piccolo è intrattenuto da un paio di agenti ad una partita a biliardino.

“Lo riaccompagneremo a casa. Juan ha sette fratelli. Il padre è un alcolizzato, a noi ben conosciuto per le violenze domestiche. Quando è sobrio è una brava persona, non vi preoccupate.”

Castle e Beckett si guardano e poi osservano Panucci con stupore. Non possono mandare Juan a casa, lo uccideranno!

Castle interviene subito: “Gli uomini di Sanvito! Lo troveranno, tenente. E’ testimone di un omicidio!” gesticola con fare agitato.

“Non posso tenerlo qui, non posso trasformare il distretto in un albergo” mormora sconsolato Panucci sapendo bene che Castle ha ragione. Si sente impotente: gli assistenti sociali a Miami hanno risorse insufficienti per affrontare casi del genere.

Beckett guarda un solo istante Castle e si scambiano una rapida occhiata senza bisogno di parole.  

“Lo terremo noi” esclama con entusiasmo Kate.

La sua mente per un momento ha avuto il flash della sera prima quando lei e Castle lo avevano messo a letto rimboccandogli le coperte. Voleva provare di nuovo quelle sensazioni. E voleva proteggerlo.

“Detective Beckett, non è la sua giurisdizione” controbatte il tenente.

“Infatti, ha ragione. Il mio non sarà un ruolo investigativo. Saremo fuori dalle indagini ma nulla vieta che io intervenga per la protezione di un bambino.” Esclama in tono perentorio e deciso, sperando nella magnanimità del suo collega. Sa bene che quello che ha detto non ha nessun valore, se non in ambito emotivo.

 

Spazio di Monica:

Ecco qui che Gina ha dato buca e l’assassino trova Juan o meglio è Juan a trovare l’assassino. Kate è in modalità poliziotto e fa una “partita a scacchi” di sguardi con un Panucci che in realtà sin dall’inizio sperava di avvalersi dell’aiuto della detective. La non sincerità di entrambi ha portato all’arresto dei due esecutori materiali dell’omicidio di Aguirre. MA la cosa non è così semplice perché dietro ai due assassini c’è il temibile boss Sanvito.

La situazione si complica per Juan.

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Capitolo 8
*** UN TUFFO AL LARGO ***






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Cap 8 UN TUFFO AL LARGO

“Infatti, ha ragione. Il mio non sarà un ruolo investigativo. Saremo fuori dalle indagini ma nulla vieta che io intervenga per la protezione del bambino.” Esclama in tono perentorio e deciso, sperando nella magnanimità del suo collega. Sa bene che quello che ha detto non ha nessun valore, se non in ambito emotivo.

 

La sopraelevata che li conduce a Key West è particolarmente trafficata e il viaggio è più lungo del previsto. Nonostante il tempo trascorso in macchina né Castle né Beckett fanno domande a Juan sulle motivazioni che lo hanno spinto a farsi credere un orfano. Il bambino, seduto al centro nello stretto spazio dei sedili posteriori della Mustang, ha lo sguardo sempre rivolto in basso.

E’ stranamente taciturno.

Kate e Rick si scambiano sguardi d’intesa e, ogni tanto, la detective gira la testa per osservarlo. Altre volte è lo scrittore a soffermarsi un secondo di più sullo specchietto retrovisore.

Alla fine è il bambino a rompere il silenzio con un gran sospiro, seguito da una domanda, posta con una voce così flebile da risultare quasi difficile da essere udita.

“Vi hanno detto di me, vero?”

“Sì” risponde con sincerità, girandosi, Kate.

“E perché mi tenete ancora con voi? Non siete arrabbiati?” chiede tra il meravigliato e lo stupito.

“Perché se non ci hai detto la verità, un buon motivo ci sarà.” si intromette Castle “Hai l’occasione di metterci al corrente delle cose non dette. Ora.”

Kate guarda Castle. Lo ammira per il tono perentorio e, allo stesso tempo, dolce con cui si è rivolto a Juan. Le è sempre piaciuto vederlo relazionare con Alexis: un padre presente, complice ma allo stesso tempo autorevole. Lei non avrebbe saputo farlo. Costringere, di fatto, il bambino a raccontar loro quanto accaduto ma senza farlo passare per un ordine tassativo. Per un momento pensa a quando un giorno avranno dei figli. Ora lo sa. Non avrebbe voluto dei bambini con nessun altro uomo.

“Aguirre mi vuole bene” risponde Juan, usando il presente, dimenticandosi per un attimo che il suo mentore non c’è più “a casa sto bene, la mamma è buona ma ci sono sempre tante incombenze per me, c’è solo tanta confusione e quando arriva papà tutti hanno paura, tranne quando non ha bevuto”.

Si ferma e guarda fuori dal finestrino. Spera che questa spiegazione sia sufficiente ma il silenzio dei gringos lo spinge a continuare “A me piace il mare, le onde che si infrangono sullo scafo, il profumo forte delle reti da pesca. Voglio diventare un pescatore e Aguirre mi ha insegnato molto di più di un padre.”

Kate lo osserva un momento. Quel bambino così piccolo e indifeso che ha le idee già chiare sulla sua vita. D’altronde non può biasimarlo. Seguendo le orme di Aguirre aveva la possibilità di sfuggire al destino di piccola ricettazione e alcool in cui l’avrebbe condotto suo padre.

“Sai che sei ancora in pericolo, vero?” gli chiede Kate con gentilezza.

“No, señora. Gli assassini ora sono in prigione e io sono al sicuro.”

Castle si gira a guardare Kate e sospira, è necessario che il bambino sappia che non deve abbassare la guardia.

“Juan, gli assassini di Aguirre sono stati arrestati ma il mandante è un uomo molto pericoloso. Si chiama Sanvito. E lui è a piede libero!” replica Rick.

“SANVITO? Oh Madre de Dios! Sono un uomo morto!” esclama con fare teatrale Juan, facendo scoppiare a ridere i suoi protettori.

“Tu starai con noi, finché la polizia non arriverà a Sanvito. Non devi fare stupidaggini, intesi?” dice Kate. Il bambino annuisce contento per la prospettiva di passare altro tempo con loro, anche se la vita di mare gli sta già mancando.

“Juan, cosa può aver combinato Aguirre di così grave?” chiede all’improvviso Castle.

“Boh, non mi sono accorto di niente! Ma ci andavo solo quattro giorni la settimana” risponde sicuro.

Kate lo guarda un po’ perplessa.

“Deve essere che si è messo nei guai negli altri tre” dice con poca convinzione. Poi riflettendo a voce alta continua “Dobbiamo partire di nuovo dal molo. Qualcuno che ha un occhio privilegiato di osservazione…”

“MORENO! Quello del diving!” esclamano contemporaneamente Rick e Kate.

“Hey. Ma l’avete detto insieme?” osserva un po’ stupito il bambino.

“A volte succede…” risponde Rick compiaciuto, scambiandosi immediatamente uno sguardo di complicità con la coprotagonista della battuta comune.

Parcheggiata la Mustang al porto, si avvicinano al casotto del diving sperando in una collaborazione da parte dell’uomo.

Dopo pochi convenevoli e un atteggiamento sulla difensiva, Moreno inizia a trincerarsi dietro il fatto che ha già comunicato tutto agli agenti, più e più volte.

“Non capisco cosa vogliate da me. Noi qui ci lavoriamo e vogliamo solo che la polizia tolga al più presto i sigilli dal molo, altrimenti non si lavora!” esclama piuttosto scocciato della situazione.

“Le chiediamo uno sforzo di memoria”.

“Ho già detto ad un agente della polizia dove mi trovavo al momento della sparatoria. Ero…” non riesce a finire la frase che viene interrotto subito da Beckett.

“Non vogliamo un alibi. Vogliamo sapere se ha notato qualcosa di strano nel comportamento di Aguirre negli ultimi giorni”.

“No, era un po’ orso, un grand’uomo e soprattutto un gran lavoratore. Descansa en paz!” risponde con malinconia pensando all’amico che non c’è più.

“E a quanto pare viveva da solo…” continua Beckett.

“… o girano leggende anche su di lui?” si intromette Castle.

“Una sì. Si dice che avesse paura dell’acqua” interviene Moreno.

Beckett stupita chiede “E invece?”

“Ha noleggiato una muta qualche settimana fa.”

Il piccolo Juan, che era in disparte ad osservare le bombole per immersione sistemate con un ordine maniacale, esclama “ma io non l’ho mai visto tuffarsi in acqua!”

Tutti e tre gli adulti si voltano all’unisono sorpresi. Nessuno si era reso conto che il bambino stesse ascoltando.

“Forse non era per lui” osserva Castle.

“Era per lui. Sono sicuro. Mi ha dato le sue misure.”

“Si ricorda quando?” chiede Beckett.

Moreno si dirige dietro il bancone fatto da assi di legno grezzo e si abbassa  verso uno scaffale. Prende un’agenda e posandola sul tavolato comincia a sfogliare.

“Gli affari vanno bene, vedo.” osserva Rick vedendo le pagine del registro pieno di nominativi.

“Abbastanza. Non abbiamo i fondali caraibici ma non mi posso lamentare” sfoglia le pagine con rapidità poi scorre il dito rugoso verso il basso finché non si ferma.

“Eccolo qua. Due settimane fa, di sabato.” esclama compiaciuto della sua precisione nelle registrazioni.

“Ha ritirato la muta al mattino?” domanda Kate.

“No, me lo ricordo bene. L’ha presa poco prima dell’orario di chiusura. Ma è normale: i pescatori escono di notte. Infatti l’ha riconsegnata il mattino dopo”.

Beckett riflette sulle informazioni avute pensando ad alta voce.

“Bisognerebbe trovare il punto in cui si è immerso…”

“Aguirre non era esperto e non ha preso le bombole, quindi sicuramente un posto con i fondali bassi.” osserva Moreno soddisfatto di aver fatto questa deduzione.

Juan si avvicina in silenzio a Beckett e la afferra per la maglia.

“Venga, señora, chiediamo a Herbie Rincon. Si conoscevano bene.”

Castle e Beckett si incamminano lungo il molo guidati dal piccolo mozzo che li conduce in pochi minuti di fronte ad un peschereccio.

Herbie è molto addolorato per la morte del suo amico Aguirre e per un momento sembra non riuscire a concentrarsi su altro che ricordi nostalgici di battute di pesca in notturna fatte insieme al compianto pescatore. Mentre racconta non smette un momento di strecciare e sistemare le reti passando più volte tra le dita usurate dal lavoro la corda dei palamiti.

“Una di queste uscite.. era un sabato… si ricorda se lo ha incontrato?” chiede Castle che sta cominciando a perdere la pazienza.

“Mah non so, non ricordo… ci siamo incontrati tante di quelle volte… per esempio mi ricordo di quella volta che ridevamo come matti perché Aguirre era accorso in mio aiuto visto che mi si era incastrata la…”

“Signor Rincon, Aguirre ha riconsegnato la muta la mattina dopo…” gli sforzi di Kate di riportarlo alla domanda originaria sembrano persi nel nulla.

Invece un momento dopo, Rincon sbarra gli occhi ed esclama che si ricorda benissimo del giorno in cui Aguirre portava la muta perché non succedeva spesso, anzi non era mai accaduto prima.

“Può indicarci dove l’ha incontrato?” chiede Castle speranzoso.

“Di sicuro. Salite vi ci porto. Non è lontano da qui.”

Dopo una ventina di minuti arrivano nel punto che viene indicato da Rincon come quello dove Aguirre stava facendo delle immersioni.

Beckett, forte del corso da apneista che ha fatto durante gli anni del college, si tuffa in mare con una maschera. I fondali sono profondi poco meno di 10 metri e con un paio di tentativi riesce ad individuare un relitto. Dopo aver ripreso fiato, comincia una serie di inabissamenti esplorativi sotto gli occhi innamorati e orgogliosi di Castle e quelli stupiti di Juan.

Esplora la barca e nel giro di mezz’ora appura che è completamente vuota e che è stata affondata volontariamente. Grandi lacerazioni nello scafo sono state provocate presumibilmente da colpi d’ascia. Beckett si appunta mentalmente il nome della barca, la Queen Elisabeth II, pensando a quanto nuovo materiale per la polizia ha trovato.

Quando riemerge definitivamente, si accorge sorpresa che Panucci sta parlando con Castle e che nei dintorni stanno avvicinandosi le navi gru per il recupero del delitto.

“Grazie di essere intervenuto subito, tenente” dice Kate a Panucci afferrando la mano che le aveva offerto per aiutarla a risalire sul peschereccio di Rincon.

“La stavamo cercando… la Queen Elisabeth II” esclama Panucci.

“Come fa a sapere il nome della barca?” chiede stupefatto Castle.

“La settimana scorsa abbiamo trovato un cadavere in uno dei sobborghi di Miami, Kyle Drafton, trafficante d’armi, freddato in un vicolo.”

“e… il collegamento con la barca?” chiede Kate mentre afferra al volo un telo da mare che Castle le ha lanciato.

“Drafton era il proprietario della Queen …” risponde il tenente.

“… Elisabeth II” conclude al suo posto Rick.

Beckett lancia uno sguardo interrogativo prima a Rick poi a Panucci non capendo quale possa essere il nesso. Il tenente non se lo fa dire due volte e inizia a spiegare, sollevato che almeno una parte in quel caso l’ha svolto la polizia di Miami e non due turisti in vacanza, competenti certo, ma pur sempre turisti.

“La Guardia Costiera ha intercettato la Queen Elisabeth e Drafton, che presumibilmente aveva un carico di armi per il mercato di Miami, ha deciso di affondare la barca, fingendo un naufragio nella speranza di poter recuperare il carico in un secondo momento”.

“E probabilmente Drafton è stato soccorso dal più vicino peschereccio della zona, quello di Aguirre.” conclude Beckett cercando un nesso tra i due casi.

“Aguirre non è uno stupido e capisce che con quel mare calmo la barca non può aver avuto nessun problema ….” dice Castle.

“ … non così serio da non riuscire neanche a dare l’SOS….” continua Kate.

“Aguirre deve aver capito che trasportava un carico scottante…” riprende Rick.

“… e lo ha messo alle strette…”

“…dicendogli che la zona è molto frequentata dai pescatori…”

“… e che doveva affrettarsi a recuperare il carico.” Afferma Kate.

“A quel punto Drafton propone ad Aguirre di diventare suo socio…”

“… e nel giro di due settimane vengono uccisi tutti e due..”

“…devono aver fatto uno sgarro a qualcuno..”

“…a STEVE SANVITO!!!” esclamano insieme, sorridendosi subito dopo.

Juan li osserva da lontano ed è divertito dalla faccia sconvolta di Panucci.

“Plausibile… questa ricostruzione non fa una piega e ora ho abbastanza elementi per incastrarlo.” afferma il tenente, che poi aggiunge indicando prima l’uno poi l’altra “ma voi due lavorate sempre così? E’ … E’ sconvolgente!” stringe loro la mano e si allontana sconsolato pronto a risalire sul motoscafo della polizia che lo riporta a riva. Poi si gira per salutarli con la mano “Grazie di tutto e ora godetevi le vacanze….”

 

Arrivati al resort scendono e Castle decide che è ora di farsi un bel bagno.

“Come state a costume?” chiede tirando fuori dal bagagliaio una piccola borsa.

“Io uso sempre questi, per tutto” dice Juan arrossendo, passando le mani sui suoi pantaloncini jeans.

“E io già l’ho indosso” afferma Kate afferrando una spallina del reggiseno del costume che sporge dalla maglietta.

“Benissimo. Se avete voglia di fare un bagno sarete accontentati” dice una voce alle loro spalle.

Kate sbianca.

Capisce di aver abbassato la guardia troppo presto.

Gli uomini di Sanvito sono arrivati a loro.

Lentamente i tre si girano e si trovano davanti tre loschi figuri più un quarto rimasto alla guida di un furgone parcheggiato dietro la folta vegetazione. Arrivando non lo hanno notato.

“Come ci avete trovati?” domanda ingenuamente Castle.

“Avete fatto troppe domande nel mio quartiere e qualcuno si è appuntato la targa. Il proprietario dell’autonoleggio… diciamo che è un mio AMICO”. Dice l’uomo più vecchio.

“Prendete solo me. E’ me che volete” intima Juan coraggiosamente, guardandolo dritto negli occhi che in realtà gli incutono molto terrore.

“Non mi piacciono i testimoni.” replica il vecchio.

“Lei è SANVITO!” esclama Castle.

“Il piacere è mio signor Castle, sono un suo fan. Ho letto tutti i suoi libri e devo dire che ha scelto bene la sua musa” si avvicina a Kate e con la pistola le  accarezza molto lentamente il seno, senza smettere di fissare Castle negli occhi… poi prosegue “Farete un bagno, come volevate, ma non qui” continua “vi porteremo al largo e farete un bel tuffo.”

“Già con una bella catena ai piedi.” sogghigna malefico quello con il fucile.

Castle e Beckett non dicono una sola parola, si limitano a seguirli.

Al momento con due fucili e due pistole puntate contro, non possono fare altro.

 

Spazio di Monica:

Eccoci qui: i Caskett sono in un mare di guai. Juan pure. Panucci ancora si deve riprendere dallo scambio dialettico tra i due che hanno ricostruito la vicenda finendo uno le frasi dell’altra togliendogli anche la soddisfazione di raccontare loro il “suo” caso.

E ora? Ora sono nelle mani di Sanvito e il programma prevede un lauto pasto per gli squali….

Continuate a seguirmi che la faccenda si fa complicata…

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Capitolo 9
*** TRAPPOLA IN ALTO MARE ***






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Cap 9 TRAPPOLA IN ALTO MARE

“Farete un bagno, come volevate, ma non qui” continua “vi porteremo al largo e farete un bel tuffo.”

“Già con una bella catena ai piedi.” sogghigna malefico quello con il fucile.

Castle e Beckett non dicono una sola parola, si limitano a seguirli.

Al momento con due fucili e due pistole puntate contro, non possono fare altro.

L’insolito trio viene spinto verso il furgone. Beckett si guarda intorno ma Sanvito l’ha subito disarmata e comunque non avrebbe potuto far nulla. Lei è una sola e loro sono armati fino ai denti.

Prima di salire sul veicolo però ha un attimo di esitazione. Sente la canna del fucile che la spinge all’altezza della clavicola. Nonostante quella minaccia, si volta lentamente e lancia un’occhiata così intensa al suo aguzzino che se avesse potuto lanciare degli aghi con gli occhi lo avrebbe trafitto.

Rassegnata, abbassa la testa per entrare nell’abitacolo quando Juan, ancora una volta in due giorni, la sorprende.

“ASPETTA” grida il bambino.

“Zitto e cammina” Sanvito stesso gli dà una spinta così forte che lo fa finire faccia a terra.

Juan si rialza lentamente e togliendosi la polvere dal viso dice tutto d’un fiato: “Sapevotuttodellastoriadellearmi!”

Tutti si girano verso di lui. Rick e Kate sono preoccupati e anche irritati per l’ennesima bugia che il bambino ha rifilato loro.

“Hai coraggio da vendere, ragazzo” mormora lentamente Sanvito squadrandolo “Spero per te che tu abbia qualcosa di veramente interessante da dire”.

“Conosco il posto dove le hanno nascoste. Le ho viste! Ho visto le casse!” Dice Juan quasi senza respirare.

Kate non riesce a spiegarsi perché non lo abbia detto a loro, perché non si sia fidato. Non se la sente però di giudicare un bambino che, in fin dei conti, cerca solo di difendersi dal mondo.

Saliti tutti sul furgone si dirigono nella baia di Blue Bay dove trovano una piccola imbarcazione.

“Questa è di Aguirre” dice Juan.

“Steve, tu rimani con i gringos qui. Tienili d’occhio e alla prima mossa falsa… SPARA”. Il ghigno con cui il boss guarda prima Beckett e poi Castle vale molto più di mille parole. Quell’uomo trasmette terrore puro con un solo sguardo.

Sanvito e gli altri tre salgono stretti sulla barca. Fanno un po’ di posto a Juan che, dopo aver spinto con destrezza il natante in acqua, salta dentro e si mette al motore.

Il fucile di Steve è un argomento molto convincente, così Castle si sistema a sedere nella sabbia immediatamente. Beckett si guarda intorno e si siede a qualche metro da lui. Rick la osserva e la guarda stupito e offeso: non ha capito perché, in odore di morte, la sua musa abbia scelto coscientemente di allontanarsi da lui.

Il silenzio che riempie la baia è così assoluto che diventa assordante, tanto da non riuscire più a percepire nemmeno il suono in lontananza del motore a scoppio della barca. L’apparente tranquillità viene interrotta bruscamente.

Un enorme boato risuona nell’insenatura e in lontananza, dietro il promontorio che si protende sul mare, s’intravede una grande colonna di fumo nero salire in alto.

“MALDICION!” urla Steve alzandosi in piedi per guardare meglio oltre il rilievo.

“Juan” mormora Castle mettendosi le mani nei capelli.

Nello stesso istante Beckett afferra un grosso sasso accanto al quale si era volutamente seduta e, con tutta la forza che ha in corpo, lo scaglia addosso ad un allibito e incredulo Steve.

Liberatosi del loro aguzzino, Kate si avvicina a Castle che la accoglie in un abbraccio consolatore. Il dolore per la perdita di quel bambino è enorme. Una fitta intensa li coglie al centro del petto. Nessuno merita di morire, ma la morte di un innocente che cerca di farsi strada nel mondo per sopravvivere è un’ingiustizia terribile.

Dopo un momento di smarrimento, Castle si avvicina al corpo di Steve e, mentre Kate gli sente il battito al collo, lo perquisisce cercando il cellulare nelle sue tasche.

Non sanno cosa sia successo ma di certo devono avvisare la polizia. Avevano preso in custodia il bambino per proteggerlo e hanno miseramente fallito nel peggiore dei modi. I sensi di colpa sono molto più forti di ogni possibile giustificazione che cercano invano di trovare.

In pochi istanti, un elicottero della polizia sorvola la zona e il tenente Panucci li raggiunge via mare a bordo di un motoscafo.

Nonostante fossero fuori giurisdizione, l’intera banda del temibile Sanvito è stata sgominata grazie alla presenza di due insoliti turisti. Panucci è molto riconoscente quando si avvicina per comunicare loro che tutti sono stati ritrovati morti.

Nessuno si è salvato.

L’angoscia per la sorte del piccolo mozzo li assale ancora più di prima.

Mentre la polizia continua a fare rilievi, Rick e Kate passeggiano sulla riva, cercando di trovare un senso a quello che è successo. Improvvisamente entrambi si voltano verso lo stesso punto. Un inconfondibile sciabordio d’acqua richiama la loro attenzione. Scorgono una mano, decisamente la mano di un bambino, che cerca di aggrapparsi ad una roccia senza successo.

Senza pensarci due volte, Castle e Beckett entrano entrambi in acqua vestiti per aiutare Juan e portarlo a riva.

“UN DOTTORE. PRESTO!” urla Castle mentre corre verso la spiaggia con il bambino in braccio.

Kate non capisce ancora cosa sia successo e cosa abbia combinato il piccolo ma sente pian piano allentarsi la morsa che le ha contratto lo stomaco dal momento dello scoppio.

Il tenente Panucci, scuro in volto, siede dietro la sua scrivania. Osserva la foto che lo ritrae insieme a sua moglie Cinthia e ai suoi figli e non fa altro che pensare che con le sue scelte ha rischiato di far morire un bambino della stessa età di suo figlio Tom. Prende in mano la cornice e passa un dito sopra il suo volto. Quell’immagine risale ad una vacanza fatta due anni prima quando aveva portato la famiglia a Disneyland. Quanto era più semplice la vita di Tom rispetto a quella di Juan. Stessa età ma una maturità completamente diversa. Pensa a quanto suo figlio, pur essendo un bravo bambino, sia viziato e apatico rispetto alle energie e al coraggio che ha dimostrato quel mozzo che si è preso gioco di due esponenti di due diversi dipartimenti di polizia e, con la sua determinazione, ha sfidato e sconfitto un’intera gang di mafiosi. Ha ingannato lui, che tutto sommato poteva immaginare la scaltrezza dei ragazzi del luogo, abituati alla durezza dell’esistenza sin da piccoli, ma anche la detective Beckett che, pensandolo solo un bambino, non si è accorta delle infinite bugie che le ha propinato sin dall’inizio.

Guarda l’orologio, dovrebbero arrivare da un momento all’altro.

Castle lo ha avvisato mezz’ora prima che stavano lasciando l’ospedale. Per fortuna tutto si era risolto solo con qualche contusione e qualche punto di sutura.

Un agente si affaccia nella stanza e annuncia: “Ci sono il detective Beckett, il signor Castle e un bambino per lei.”

“Falli accomodare e porta per favore un’aranciata o una Pepsi per il bambino, chiedigli cosa preferisce, e del caffè per gli altri. Grazie”.

Si alza e si avvicina alla porta per accogliere il trio. Tira un sospiro di sollievo nel vedere Juan, con pantaloni e camicia nuova, entrare sorridente e saltellante nella stanza. Sta molto meglio di come immaginasse. Quando lo aveva visto svenuto sulla spiaggia, aveva pensato a conseguenze ben più gravi. Subito dietro di lui, Beckett e Castle entrano senza perderlo di vista un solo istante.

“Accomodatevi” dice porgendo per prima una sedia a Juan “prima gli eroi” gli dice strizzandogli un occhio poi, facendo un cenno a Beckett, le indica una sedia lì vicino. Castle fa segno che può rimanere in piedi. A quel punto Panucci si appoggia alla scrivania.

“Juan sono contento che tu stia bene. Ci hai fatto prendere un bello spavento” lo rimprovera bonariamente il tenente.

Il mozzo alza una mano come a difendersi “La prego non mi faccia la ramanzina che ho già avuto la mia dose in macchina!”. Si volta verso Kate e poi continua, “ho capito la lezione: non devo più non dirvi le cose da subito.”

“Ti va di raccontarmi cosa è successo?” chiede Panucci.

“Dall’inizio?”

“Dall’inizio” la lapidaria risposta.

“Circa tre settimane fa, mentre Aguirre ed io cucivamo le reti si è avvicinato un signore, con un bel vestito… sa quei completi… tipo un cassiere di banca” si interrompe come ad appurarsi che il suo racconto avesse la giusta attenzione poi prosegue “Ci dice che aveva un carico delicato che doveva recuperare perché affondato dalla burrasca del lunedì precedente. Dice che erano casse di esplosivo per una sca.. - come si dice? - scava... qualcosa mineraria”.

Castle prova a suggerire “escavazione mineraria?”

“Sì. Giusto. Escavazione mineraria che dovevano fare al largo del Texas senza avvisare le autorità competenti per evitare le lungaggini burocratiche.”

“Interessante. Quindi un carico non dichiarato che non poteva però essere lasciato lì” osserva Beckett.

“Ha detto che erano bombe cave con detonatore a distanza” continua a raccontare Juan “Aguirre gli ha detto che il petrolio porta sempre guai ma io non ho capito a cosa si riferisse. Ad ogni modo il signore chiede ad Aguirre di fare una transaqualcosa privata”.

“Transazione?” chiede Panucci.

“Sì. Gli chiede di fare una transazione privata, senza clamori. Dice che doveva recuperare il carico perché se fosse finito in mani sbagliate sarebbe stato un bel guaio.”

“E Aguirre? Ha accettato?” domanda Panucci.

Beckett lo guarda stupita di come avesse potuto formulare una domanda la cui risposta era tanto ovvia, ma sorvola per lasciare spazio a Juan che, per la prima volta da quando si sono conosciuti, sembra raccontare la verità.

“Aguirre gli ha detto che era fortunato perché nell’esercito era un artificiere.”

“Ah interessante” commenta Castle.

“Insomma il signore chiede ad Aguirre di farle brillare perché gli costava di meno che recuperarle. Poi hanno contrattato una somma ma non so quanto perché il vecchio mi ha chiesto di andargli a prendere un ago più grande per la cucitura che doveva fare da lì a poco. Quando sono tornato in coperta il signore elegante non c’era più. Non ho fatto domande ma dopo un po’ siamo salpati e mi ha portato sul posto dove era affondata la barca. Voleva controllare. Era a pochi metri di profondità vicino alle rocce dove si era schiantata. Mi ha detto che avrebbe avuto bisogno di aiuto. Il capitano Aguirre avrebbe dovuto occuparsene in questi giorni ma nel frattempo mi aveva spiegato come avrebbe attivato i detonatori, come funzionavano. E poi mi ha spiegato dove avrei dovuto portare la Santiago per non correre rischi.”

“Azzardato da parte del vecchio …” mormorò fra sé Castle.

Kate lo guarda e annuisce.

Non ha tutti i torti.

Coinvolgere un bambino in attività illecite non è il massimo dell’insegnamento. Ma ormai ha capito che la realtà dell’hinterland di Miami è molto diversa da quella cittadina di New York. Ha imparato nella sua vita che non bisogna mai dare niente per scontato e soprattutto che ogni situazione è diversa dall’altra.

Mai giudicare senza conoscere bene tutti gli elementi.

“Insomma quando siamo andati con Sanvito e i suoi uomini, li ho portati esattamente nel punto sopra il relitto. Gli ho detto che avrei aperto una cassa e portato a galla una prova del carico. Mi sa che a loro non andava di tuffarsi perché mi hanno minacciato di non fare passi falsi ma nessuno mi ha seguito, come temevo”. Solleva le braccia dandosi l’aria di uno che sa tutto.

“E poi?” chiede impaziente Kate.

“Ho preso un bel gran respiro, mi sono tuffato, ho aperto una cassa. Aguirre mi aveva spiegato come funziona il sistema di detonazione NONEL, quello che usano nei cantieri” muove le mani per mimare i movimenti che ha fatto “è un cavo tubolare con un cappuccio di protezione. Attivando l’innesco ci impiega diversi secondi…”

Castle lo interrompe “Ho fatto delle ricerche per un mio romanzo. Ma funziona così anche sott’acqua? Non fa corto?”

“No, non c’è niente di elettrico si basa su una serie di microscoppi nel tubo…”

“E così hai avuto il tempo di allontanarti.”

“Sì, Señora.”

“E’ stato pericolosissimo Juan” Kate gli passa una mano tra i capelli facendogli una carezza. Si è affezionata a quel bambino. Un grande piccolo uomo coraggioso.

“Hai del fegato ragazzo” esclama Panucci.

Castle che è rimasto tutto il tempo ad ascoltare affascinato, scuote il capo e non può fare a meno di esclamare “Meglio averlo come amico un tipo così!”

Tutti i presenti nella stanza scoppiano a ridere cacciando via i fantasmi e le paure delle ultime ore. Improvvisamente però Juan smette di sogghignare e diventa serissimo. Stringe gli occhi fin quasi a farli diventare una fessura e atterrisce tutti i quanti con l’affermazione finale “Dovevo salvarvi… e vendicare Aguirre”.

La cattiveria e la determinazione con cui pronuncia quelle parole colpiscono moltissimo Beckett. L’esistenza ha costretto quel bambino a crescere in fretta. Juan Almiron è una forza della natura grazie anche a quel vecchio lupo di mare, amante di Hemingway tanto da chiamare il suo peschereccio Santiago. Lo ha messo in guardia contro l’imprevedibilità della vita e tutte le uscite in mare e le battute di pesca gli hanno insegnato ad improvvisare soluzioni. Il vecchio pescatore era stato più di un padre per Juan, capace di compensare le carenze affettive di una famiglia troppo numerosa e socialmente disagiata, dove il talento e l’intelligenza di Juan non avrebbero mai potuto emergere in quanto annichilite dalla miseria morale in cui vivevano.

Dopo aver accompagnato Juan a casa, con tanta malinconia negli sguardi di tutti i presenti, Castle e Beckett riprendono la loro Mustang e si avviano a godersi la loro ultima serata nell’isoletta dell’arcipelago di Key West.

Un nuovo splendido tramonto li avvolge con il calore dei raggi bassi e con i colori meravigliosi che ancora una volta li affascinano nella loro variopinta varietà. Tonalità che rimarranno per sempre impresse nelle loro menti.

Una vacanza di certo diversa da quella che si erano immaginati. Avrebbero preferito qualcosa di più romantico e tranquillo ma evidentemente lo scrittore e la sua musa sono destinati ad una passione inquieta ma non per questo meno coinvolgente e eccitante.

Spazio di Monica:

E siamo giunti alla fine di questa avventura.

Ringrazio tutte le persone che hanno letto in silenzio questa storia e chi ha seguito e sofferto per le sorti dei Caskett lasciandomi delle recensioni davvero cariche di affetto.

Grazie di cuore.

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