Il blocco grigio

di _SMRZ_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Una goccia solitaria cade dal cielo grigio, mentre un forte vento si fa spazio fra le desolate strade che sembrano quasi invase da un fiume nero. Le persone passano incuranti di tutto e tutti, si distingue solo una fiamma, una chioma di folti capelli rossi che sfreccia veloce fra la gente per poi fermarsi ad osservare una grande cartello che recita “Ogni Blocco è costruito secondo i vostri bisogni, per una Pangea migliore” la ragazza scuote la testa contrariata per poi alzare il cappuccio della pesante felpa nera e sparire inghiottita dalla folla. Cercando di sembrare il più normale possibile riprende a camminare, ora più rilassata, ma non può fare a meno di irrigidirsi non appena vede una volante del Controllo fermarsi proprio davanti a lei. Dall’auto scendono tre figure vestite di bianco e si avvicinano ad un edificio fatiscente, due salgono, mentre il terzo resta a controllare la situazione con i suoi freddi occhi di ghiaccio, non restano dentro per molto e subito riscendono, trascinando un uomo che si dibatte disperato. La ragazza abbassa il capo, quasi vergognandosi della scena a cui sta assistendo, mentre una donna, con un bambino di circa tre anni attaccato al vestito, afferra per un braccio uno degli uomini implorandolo piangente, ma quello la colpisce stordendola e facendola cadere ai piedi del bambino, che piange disperato. L’uomo a quel punto cerca di attaccare i suoi aggressori, ma subito uno gli da una scossa elettrica con un teaser e lo infila in macchina, i tre ripartono come se niente fosse, in perfetto silenzio a parte il pianto isterico della donna, che risvegliatasi, abbraccia convulsamente suo figlio. La ragazza riprende a correre, senza fiato, mentre tutti gli altri rimangono immobili per qualche secondo, per poi continuare a camminare, ormai abituati a queste scene. Accompagnata dal penetrante pianto del bimbo sbatte contro alcuna persone mandando alle ortiche qualsiasi cautela, finché non si trova davanti a una grande porta in legno che un tempo, forse prima della crisi e della successiva grande guerra, era stata maestosa, laccata di rosso e con un grosso intaglio floreale in rilievo, ma adesso sembrava solo graffiata da un animale e si confondeva bene con le pareti marrone fango. Bussò tre volte tendendo le orecchie in attesa di un rumore di passi, ma come sempre la porta si spalancò senza che lei se ne accorgesse. -Sei in ritardo – dice una voce sommessa - Io sono in perfetto orario, forse sei tu che ti ricordi male– dice la ragazza entrando e abbassando il cappuccio, i suoi capelli sembrano quasi illuminare la stanza. Scuote la testa come un cane bagnato per scrollarsi di dosso l’acqua, che va a finire sulle pareti grigie e fredde, con dei grossi pezzi di intonaco mancante, ma non così messe male come ci si aspetterebbe guardando la casa da fuori. Un grande camino sta al centro della stanza, con poche braci ardenti che scoppiettano al suo interno e una finestra sprangata si affaccia verso la strada. - Avevamo detto dieci minuti fa Aria – protesta il ragazzo biondo chiudendosi la porta dietro le spalle. - C’è stato un intoppo… quelli del Controllo… - Il ragazzo la guarda con occhi apprensivi – Non so chi fosse, ma penso uno dei nostri… Stava in Georgia street – -Per caso c’era anche una donna con un bambino di circa due anni? – - Si – risponde Aria ricordandosi bene viso del piccolo. - Era Micheal – dice lui facendosi scuro in volto – Era uno dei nostri migliori corrieri… Si stanno avvicinando sempre di più, penso che saremmo costretti a lasciare questo posto…- - Non esagerare Caleb , questo posto mi piace e poi siamo al sicuro – - Non siamo al sicuro finché continuiamo a fare quello che facciamo – sbotta lui cominciando a camminare avanti e indietro - Siamo costantemente in pericolo, pensa se ti avessero visto oggi mentre attraversavi il blocco, ora ci saresti anche tu in mano ai Bianchi – - E allora cosa vuoi che facciamo? Che ci conformiamo alla massa anche noi stando al nostro posto per “una Pangea migliore”? Io non ce la faccio più ad andare avanti così, ci danno la caccia solo perché distribuiamo medicine e cibo, uccidono chiunque non li vada a genio solo perché possono! – - Non sto dicendo che dobbiamo smettere, mi chiedo solo se sei sicura di voler continuare visto la posta in gioco… - Aria lo guarda negli occhi – Sono sicura – dice con voce ferma. Caleb per un po’ si blocca contemplando i suoi occhi, talmente verdi che sembrano smeraldi - Allora ci vediamo domani mattina alle 8, non fare tardi e cerca di non complicarti la vita più del necessario – Lei sorride e tocca l'impugnatura dell'affilato pugnale che porta sempre dietro la schiena – Ci puoi contare – Così dicendo apre la porta ed esce sotto il violento acquazzone che si è appena scatenato.
 
 
Ciao animaletti, se siete qui in questo momento vuol dire che avete dei gravi problemi mentali, attenzione era solo un test della CIA, stanno venendo a prendervi.
Seriamente, sono felice di aver finalmente scritto questa storia, era da tanto che lo volevo fare e per la sua pubblicazione dovete incolpare solo mia cugina, se volete in privato vi cedo i suoi recapiti ;)
Grazie a tutti, sono graditi commenti brutti e belli ma non offensivi perché sono una persona sensibile :'(
 
Post scriptum: niente, era per fare scena.
P.P.S. conosco pure il latino 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 Dopo il violento acquazzone del giorno precedente l’aria era pesante, ma finalmente il sole splendeva alto sopra i tetti fatiscenti degli edifici. Aria arrivò nuovamente davanti alla grande porta rossa e bussò impazientemente tre volte, aspettandosi la solita ramanzina,e così fu non appena Caleb le aprì.
-  Non ti hanno insegnato a leggere l’ora? – disse acido come sempre.
- Per mia fortuna si, infatti so che sono le 8 e 10 quindi scansati perché sono già in ritardo – ribattè lei entrando senza tanti preamboli.
Si avviò velocemente attraversando la stanza, oltre il camino spento, diretta verso la porta semi-nascosta esattamente sotto la grande crepa che si estendeva dal soffitto. Quando la porta si aprì cigolò appena, ma lei era troppo impegnata a socchiudere gli occhi per la leggera penombra in cui si trovava l’ampia stanza e i suoi occupanti per curarsene.
C’erano circa una mezza dozzina di persone in tutto che si muovevano pigramente attorno a un grande tavolo di legno scolorito, più una che era seduta da un lato con un computer da una parte e una marea di mappe e appunti dall’altra.
Era un ragazzo pelle e ossa sui 22 anni con i capelli castani disordinati e sparati in tutte le direzioni e una T-shirt spiegazzata che gli ricadeva sulle spalle ossute.
 Alzò la testa non appena sentì il rumore della porta e, vedendo entrare la ragazza, sulla sua faccia si fece strada un ampio sorriso. Muovendo un braccio per salutarla fece cadere la tazza di the che si trovava accanto a lui, rischiando di rovinare mappe, computer e quant’altro.
- Nick diavolo, cerca di far attenzione quando ti muovi! Un ubriaco con un fucile in mano è meno pericoloso di te! – Intervenne un ragazzo muscoloso scostando giusto in tempo tutto quello che si trovava sul tavolo.
Nick si alzò felice, per niente turbato dal rimprovero appena subito vista la preoccupante frequenza con cui questi incidenti capitavano – Veramente è una bella sfida tra la mia delicatezza e il tuo tatto Brad– disse allegro asciugandosi la mano bagnata sui jeans sgualciti.
- Ehi Aria si fa notte ad aspettare te, o volevi andare a fare quell’ispezione completamente alla ceca? – Chiese guardando con i suoi occhi sorridenti l’amica.
- Sai com’è, il brivido dell’avventura  - rispose lei avvicinandosi a Brad, il ragazzo muscoloso e alto come un armadio che aveva in mano le mappe.
Una delle mappe rappresentava la piantina di un edificio, forse una prigione, e un'altra più sotto la pianta della città. Si poteva distinguere la classica forma circolare, divisa in 4 anelli concentrici man mano più piccoli fino ad arrivare alla grande torre centrale, la Torre di Babele, la sede principale del governo presente in ogni città. Ogni cerchio era separato dagli altri da un alto muro con un'unica entrata, per creare dei compartimenti stagni tra le diverse classi sociali che lo abitavano, e diviso in quartieri: il Blocco Grigio e il Blocco Verde in 12, il Blocco Rosso in 6 e il Blocco Bianco in 3. Ogni entrata era posta nel 1° quartiere del Blocco più in basso per arrivare all’ultimo quartiere del Blocco successivo essendo i quartieri ordinati dal più ricco al più povero.
- Cos’è hanno messo te a riparare ai suoi casini oggi? – Gli chiese aiutandolo a poggiare tutto sul tavolo – Ti avviso è un lavoro a tempo pieno -
- Visto che tu non ti fai vedere cerchiamo sostituti – le disse Camille, una ragazza con dei morbidi capelli biondo miele e gli occhi grandi da cerbiatta contornati da delle folte ciglia.
- Forse è meglio che iniziamo ad aggiornarla visto che abbiamo già perso una ventina di minuti – intervenne un ragazzo asiatico appoggiato al muro vicino ad una ragazza dai lunghi capelli neri che leggeva un piccolo libro consumato.
- Cho ha ragione – intervenne  l’uomo distinto che chiuse la porta dietro le spalle di Caleb.
Tra tutte le persone che si trovavano in quella stanza lui era forse il più singolare, Ian Smith, un uomo di circa cinquant’anni  con i capelli striati di grigio e dei vigili occhi azzurri velati di bianco, soffriva di una leggera zoppia perciò si accompagnava sempre al suo fedele bastone. Vestiva sempre con un completo a tre pezzi scuro e dei mocassini, sicuramente il the che Nick aveva appena versato era suo. Sembrava uno di quegli inglesi dei vecchi film ed era conosciuto semplicemente come  il Professor Smith o il Professore. Tipo parecchio eccentrico, insomma non certo il classico abitante del Blocco grigio.
- Bene allora – cominciò Nick rimettendosi a sedere – è molto semplice, devi arrivare nel 1° quartiere  e attraversare il blocco, una volta arrivata nel Blocco Verde non ti puoi sbagliare, restando nel 12° quartiere  devi dirigerti verso il grande edificio nero. Arrivata li non devi far altro che intrufolarti dalla prima finestra in alto, è bloccata e quindi è sempre semi aperta, dovrai scendere al primo piano, quello per il transito dei prigionieri, e cercare lo spogliatoio – disse gesticolando sopra le mappe – aspetta il cambio della guardia, dalle 10 in punto avrai 5 minuti di tempo in cui lo spogliatoio resterà aperto, dovrai entrare e scassinare l’armadietto del tenente. Cerca un palmare nella sua giacca e copia tutti i file in questa  – dicendo così le mostrò una piccola chiavetta rettangolare nera  – alla fine dovrai riuscire senza farti vedere e tornare qui. –
- Già proprio semplice – commentò Aria storcendo la bocca – ma non dovrei avere problemi. -
- Tranquilla io devierò il segnale delle telecamere e ti seguirò fino a quando non sarai uscita. Potrai sentirmi attraverso questo piccolo auricolare. Una volta finito mi troverai qui con Zola – disse indicando la ragazza dai capelli corvini che continuava a sfogliare il libro consumato – mi occuperò di decifrare i dati e se tutto va bene dovremmo trovare i prossimi bersagli dei Bianchi –
- D’accordo, spero davvero che ne valga la pena –
- Sei sicura di farcela? – chiese apprensivamente Camille
- Mi sono trovata in situazioni peggiori e poi avrò il mio angelo custode a consigliarmi – rispose Aria infilandosi l’auricolare nell’orecchio destro e facendo un cenno a Nick, che le dedicò un piccolo inchino.
- Bene allora se è tutto a posto noi andiamo, Cho deve incontrare un corriere nel 4° quartiere e consegnare la merce a un ospedale del 9° e mi raccomando Aria evita di far infuriare Steve, è molto gentile da parte sua lasciarci passare nel Blocco – terminò il Professor Smith.
- Non e che faccia un granché… semplicemente ci apre la porta di servizio. Se ci scoprissero non riuscirebbero neanche a risalire a lui – ribatté Aria semplicemente.
- Comunque ci è molto utile – le rispose bonariamente il Professore.
Detto questo prese cappello e bastone e, dopo aver salutato tutti, se ne andò canticchiando e roteando il bastone.
- Bene se abbiamo finito tolgo le tende anche io – disse Brad seguendo l’esempio del Professor Smith. Camille e Cho lo imitarono e Aria decise che sarebbe andata a comprare qualcosa per pranzo, visto che mancavano ancora parecchie ore alle 10 .
- Ei testa calda evita gli spargimenti di sangue almeno andando al mercato – le disse Nick attraverso l’auricolare.
Lei si giro per fargli una linguaccia prima di richiudersi la porta alle spalle. 
 


Salve gente, so che è un capitolo molto statico, ma vi prometto che il prossimo andrà meglio, ci sto prendendo la mano ;) be che dire... se c'è qualcuno che legge grazie mille, regalate un attimo di felicità a un'anima in pena, e le fate perdere anche un paio di battiti cardiaci :D
Comunque avevo fatto dei modellini della città su Word ma non riesco a metterli -.-
Quindi arrivederci :D anche se purtroppo non potrò postare niente per un po ( D: ) perché parto in vacanza :D :D :D :D



 

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