Hogwarts, 1977

di Amy_Streghetta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come baciare una bistecca di carne congelata ***
Capitolo 2: *** Parte 2: L'invito al ballo ***



Capitolo 1
*** Come baciare una bistecca di carne congelata ***


Come baciare una bistecca di carne congelata




Chi è Lily Evans?
Lily Evans sono io.
Prefetta, caposcuola, alunna modello e bla bla bla, molte altre cose positive e – modestamente – una gran bella persona. Ma sono anche la tormentata Lily Evans, tormentata da un ossessione con un nome, un cognome e una svariata serie di soprannomi più o meno denigratori – affibbiatigli dalla sottoscritta, ovviamente.
Parlo di James Potter, si. Parlo di lui ma, andiamo, è (mi duole ammetterlo) al centro della mia storia, potreste evitare sospiri sognanti tutte le volte che faccio il suo nome?
No?
Beh, grazie per la sincerità.
Comunque, dicevo, Potter è la mia ossessione, e la cosa più assurda è la sua capacità di cogliermi sempre nei momenti peggiori: è lì quando metto le magliette a rovescio, quando inciampo per i corridoi, quando rispondo male a qualche cretino infilato con la testa nel wc del bagno dei prefetti (tratto da una – triste – storia vera), quando finisco con la faccia nella torta alla melassa; è lì … per ridere a crepapelle come il gran cretino che è e questa, signore mie, è l’inconfutabile prova che non si tratta certo del mio principe azzurro – anche perché di azzurro non ha niente, nemmeno il colore dei calzini.
Come dicevo, è un’ossessione, il che significa che ho sempre il terrore sordo, cieco, muto e pure senza papille gustative che stia lì, dietro ad ogni angolo, pronto per saltare fuori all’improvviso e chiedermi di uscire, facendomi andare di traverso una caramella tutti-gusti-più-uno, il succo di zucca o un calamaio di inchiostro, pronto a registrare una mia eventuale incrinatura particolare della voce che ancora non conosce e che potrebbe interpretare come un segno del mio imminente cedimento; il terrore che stia lì, ad ogni soglia di porta, anta del guardaroba o del mobiletto degli spazzolini, pronto a cercare di aprire lo sportello/porta/portone in un gesto galante e che invece mi prenda in piena faccia, tentando di strapparmi, una volta stonata, un per una gita ad Hogsmeade; il terrore che spunti fuori dalla mia torta di compleanno urlando qualcosa di ridicolo tipo “Un buon compleanno Evans, un buon compleanno a te! Stasera vieni a festeggiare ed esci con me!” e che io finisca coll’essere sommersa da chili di panna e pan di spagna al cioccolato – che scena raccapricciante.
Perciò, come potrete capire, per questi e molti altri motivi, io non sopporto quella testa-di-rapa-che-non-è-altro e, paradossalmente, la rivedo in ogni ritratto appeso per i corridoi, in ogni ragazzo che mi passa accanto e che mi osserva con aria più o meno distratta, in ogni copertina di libro e in ogni mosca ronzante quando mi disturba da quelle che sono le attività che io amo di più: la lettura, la scrittura e la pace mentale.
Come quella che mi sto godendo adesso: silenzio, signore mie, silenzio più totale e completo.
Siamo al 4 Settembre e sono nella sala comune che è completamente deserta, libera dalle orde di primini urlanti che l’hanno invasa in questi tre giorni, libera dai ragazzi festaioli dell’ultimo anno e da … da tutti gli altri, perché fuori c’è il sole e tutti vogliono approfittarne. Avrei potuto unirmi anch'io alla massa uniforme di studenti allegri e baldanzosi ma - onestamente - ho preferito restare qui a godere della quiete che, comunque, sono certa non durerà più di qualche silenziosa, rilassante ora.
Adesso, finito di sparlare su Potter, attività che mi ha richiesto più tempo del previsto, posso concentrarmi a raccontarvi altro di me: la mia storia, i miei interessi, le mie opinioni sulla pace nel mondo …
«Evans!»
Oh, Merlino, no, no! Fa’ che non mi abbia visto, che stia chiamando qualcun altro … fatti piccola piccola, Lily, così magari non ti noterà e se ne andrà ….
Qualcuno si avvicina in tutta fretta e mi sfila, con gran galanteria e classe, il libro dietro al quale tentavo di nascondere invano il volto paonazzo.
Alzo lo sguardo che sprizza scintille e lo fisso in quello del ragazzo che mi guarda sorridendo, decisa e sicura, pronta per recitare il mio copione da ragazza-mezza-isterica-in-piena-crisi-di-nervi.
Pronta a recitarlo alla perfezione.
Lui sorride spavaldo, ha chiaramente capito le mie intenzioni e sembra esserne (possibile?) contento. Sembra essere convinto che si tratti di un gioco.
Che capra.
«Potter.»
«Si?»
«MA TI SEMBRA QUESTO IL MODO DI INTERROMPERE LE POVERE RAGAZZE – E CON POVERE RAGAZZE INTENDO ME - CHE CERCANO INVANO DI STUDIARE QUALCOSA PERCHE’ NON HANNO LO STESSO SPIRITO CAPRINO CHE HAI TU??»
«Oh, andiamo, Lily! Vuoi farmi credere che con questo bel sole ti va di startene chiusa qui dentro, tutta sola, a prendere la muffa insieme ai libri?» indica il libro che stringe in mano in maniera davvero poco rispettosa.
Faccio per riprenderlo, sottraendolo alle grinfie di quell’analfabeta che, al massimo, con un libro ci potrebbe giocare a calcio – se sapesse cos’è – ma lui lo allontana prontamente, per poi scagliarlo in un angolo.
Mi sfugge un gemito.
«Suuu, vieeeni fuuuori a mangiiaare gliii steeeli d’eeerba coon mee, Lily» dice, imitando una capra.
«Sai che ti riesce bene? E comunque … Non provarci, Potter, NON CHIAMARMI LILY!»
Sbuffa platealmente.
Si sta divertendo un mondo, a giudicare da come sorride.
«Evans, vuoi farmi davvero credere che stessi studiando? Ti sembro così stupido?»
Mi guarda.
Alza una mano.
«Non rispondere. Dicevo, l’anno è appena iniziato! Queste sono le ultime giornate di sole, goditele! Vivi, Lily, VIVI!» dice, cominciando a scuotermi per le spalle.
Mi divincolo subito e mi sistemo le maniche della divisa per darmi un contegno.
«Io vivo alla grande, per tua informazione. Anzi, vivrei ancora meglio se tu evaporassi. FUORI DA QUELLA PORTA!» urlo, sdegnata, indicando l’uscita.
«E poi dove sarebbe il divertimento?»
Stupido Potter-testa-di-capra.
Sbuffo.
«Andiamo, falla finita. Dimmi quello che vuoi dirmi, su, così posso mandarti in fretta a quel paese e tornare al mio libro.»
Sorrido incoraggiante, guardando in direzione dell’angolo dove il mio libro giace nell’ombra, mentre cerco di trovare almeno tre buoni motivi per non scaraventare James di peso giù dalla finestra.
Lui con tutta calma si siede accanto a me e mi prende le mani.
Le ritraggo di scatto, spaventata, come se scottassero. E forse scottano davvero, non lo so, non riesco a capirlo. È bastato un semplice tocco, e il mio sistema nervoso è andato in tilt.
«Vedi, Lily, io vorrei lasciarti perdere, vorrei davvero. Quest’estate ci ho provato con ben quattordici ragazze diverse.»
Lo guardo di sbieco. Non capisco dove voglia arrivare.
«Stai perdendo colpi» butto giù, sarcastica. E poi, non contenta (forse non sono stata abbastanza pungente?) aggiungo «E magari ora vorresti pure un applauso.»
«Beh, se proprio devi …»
Gli tiro uno schiaffo sul braccio.
«AHIA!»
«Vai avanti, pappamolla.» gli dico, con aria annoiata.
«Il punto è» sembra aver perso parte della sua sicurezza iniziale. Deglutisce un paio di volte. «Il punto è che non posso farci niente, riesco ad avere tutte le ragazze che voglio, tranne quella che voglio davvero.»
Alzo gli occhi al cielo.
«Sempre il solito esagerato … Tutte le ragazze? Ma come fate ad entrarci in due nelle stanze, tu e il tuo ego spropositato?»
Potter sorride, ma ignora il mio commento e continua imperterrito il suo discorso. Ora dirà qualcosa di stupido …
«Io mi arrenderei pure.»
Un momento. Ho sentito bene?
Per un secondo il mio viso si illumina.
«Ma?» dico, mentre una leggera speranza comincia a farsi strada da qualche parte dentro di me.
«Ma …» sorride con aria furba e torna a guardarmi negli occhi «tu mi dimostri continuamente che io una speranza ce l’ho!»
Eeee … ecco la cosa stupida.
Rimango di sasso.
«Come scusa?»
Forse non ho capito bene. Ho passato questi sette anni ad evitarlo e prenderlo a sberle, ho praticamente avuto un comportamento impeccabile, assolutamente a scanso di equivoci!
«Potter, tu soffri di allucinazioni» balbetto, confusa.
Questa proprio non me l’aspettavo. In favore di James (che resti tra noi, per carità) posso dire che trova sempre nuovi modi per … sorprendermi. Quando penso che abbia toccato il fondo, trova sempre il modo di scavare un po’ più in basso.
«Si, certo, come no! Ma se prima ti ho toccato le mani, e ti sei fatta paonazza!»
Bingo.
«E poi, credi che io non lo noti che diventi rossa se mi avvicino, che eviti il contatto visivo se ti parlo, che ti senti in imbarazzo se restiamo da soli per più di tre secondi in una stanza e che eviti di avere una conversazione sensata con me per paura di scoprire che ti piaccio molto più di quanto tu stessa riesci ad ammettere?»
Mentre dice questo, si avvicina sempre di più e conclude il discorso che siamo ad un palmo di naso.
Freno due impulsi contrastanti: quello di saltargli addosso e quello di allontanarmi di scatto.
Non devo dare segni di debolezza, non ora.
Resto ferma, con l’espressione più neutra che sono in grado di riprodurre sul mio volto.
«Come posso dimostrarti che sei solo una rapa andata a male e che ti sbagli?»
«Non puoi» dice con aria sicura «perché non mi sbaglio.»
La rabbia comincia a montare.
Qualunque sentimento è cancellato, c’è solo la sfida che mi sta lanciando Potter e la mia determinazione a lasciarlo di sasso, solo e triste e sconfitto miseramente.
Senza pensarci (consapevole del fatto che se ci avessi riflettuto anche solo per un nanosecondo, non avrei fatto più niente) mi avvicino di scatto, annullando la distanza che c’è tra noi, e poggio le mie labbra sulle sue, (con molta più foga del necessario, in realtà).
Non so dove voglio andare a parare con questo gesto, fatto sta che il bacio ben presto diventa molto più che un miserabile bacetto a stampo. Non c’è tempo per pensare o per elaborare piani, non c’è tempo e basta, non c’è più la sala, il divano su cui sono seduta, il fuoco scoppiettante nel camino acceso, il libro finito per terra. Ci sono solo io, che mi sento come se avessi infilato la testa in una centrifuga, e le braccia di Jam … Potter, che non è più Potter o James e non so più chi è, che mi stringono forte. Comincio a tremare, forse mi sta salendo la febbre.
Poi, improvvisamente, la centrifuga si ferma e io mi rendo conto, con orrore, di quello che sta succedendo; finalmente riesco a metter in moto quel tanto di cervello che mi serve per allontanarmi di scatto.
Lui mi guarda sbalordito, ma io devo prendere la situazione in mano prima che tutto degeneri.
«Visto?» dico ricomponendomi. «Non ho provato niente, niente. Come baciare una bistecca di carne congelata. NIENTE.»
Lui mi guarda, ma sono così stonata che non capisco cosa gli passi per la testa.
Tremante, pregando che le gambe mi reggano e che non mi tradiscano proprio ora, mi alzo dal divano, raccolgo il libro e con calma mi allontano verso il dormitorio mentre lui, senza proferir parola, mi segue con lo sguardo, sul volto un’espressione indecifrabile.
Quando sono certa che non mi possa più vedere, salgo di corsa le ultime scale e mi fiondo nel dormitorio, gettandomi sul letto come un sacco di patate.
Non so per quanto tempo resterò qui, tremante, incapace di reggermi in piedi.
 
 

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Capitolo 2
*** Parte 2: L'invito al ballo ***


Parte 2

L'invito al ballo


 

Sala comune Grifondoro, ore 18:33


 

- Dunque, vediamo se ho capito bene.

Alice mi guarda fisso negli occhi per qualche secondo, lo sguardo serio e concentrato. Le fiamme del camino si riflettono nelle sue pupille dandole un che di indemoniato, quasi. Conosco quello sguardo, amici, lo conosco bene, e di solito non promette nulla di buono.

Poi, dopo un poco, sgancia la bomba.

- TU E JAMES POTTER VI SIETE BACIATI MA COME COSA QUAND ...

- Vuoi abbassare la voce, idiota?! - esclamo, guardandomi intorno per assicurarmi che nessuno ci abbia sentito, ma la sala comune è deserta, c'è solo in un angolo un vecchio stregone che sonnecchia nel suo quadro (in maniera anche piuttosto rumorosa) e il rospo di qualche ragazzino del primo anno che saltella in giro - e rimettiamoci a studiare, altrimenti questa volta Lumacorno ci boccia per davvero.

Ma Alice sembra non avermi nemmeno ascoltato.

- Lo sapevo! - esclama tra i denti, sfoggiando un sorriso enorme e, ora che ci penso, ma quanti denti hai, Alice?! Scuoto la testa, afflitta.

- Alice, studia.

- Sì, sì, ho capito, ora studio. Però prima - continua lei, ormai partita all'attacco - COM'È STATO?

Eh, bella domanda, com'è stato Lily, eh? Inaspettato? Bello da togliere il fiato? Da capogiro? Vertiginoso? Sì, vertiginoso, mi piace come suona, come le montagne russe ... ma col cavolo che lo dico ad alta voce.

- Mh - biascico.

- MH? TUTTO QUI? Hai baciato il ragazzo più ambito di Hogwarts, il più figo che questa scuola abbia visto negli ultimi cent'anni, a parte Frank Paciock, si capisce, e tutto ciò che sai dire è "mh"?

- Non saprai altro da me - confermo, e sorrido.

- Io ci rinuncio. Se una testona.

Mi dà un colpetto in testa con la pergamena.

- Rimettiamoci a studiare - insisto.

- Va bene, va bene, hai vinto.

- Grazie tante - dico, e ri-inforco gli occhiali. Studiare è proprio quello che mi ci vuole, in questo momento. Concentrarmi per impedire che la mia carriera ad Hogwarts come prefetto e caposcuola venga asfaltata, distrutta, rasa al suolo dal fallimento della verifica di pozioni della settimana prossima è sicuramente il modo giusto per impedire al mio cervello di continuare a pensare a James in continuazione. A cosa mi sono ridotta, povera me.

Scuoto la testa per allontanare le fantasie inutili. Intingo la penna nel calamaio, la poggio sul foglio e comincio.

"La Felix Felicis è una delle pozioni più ..."

Un rumore di passi che irrompono nella sala mi fa sussultare. Riconoscerei quella camminata ovunque, anche in mezzo a centinaia di persone. Purtroppo.

- Evans!

La porta della sala comune si spalanca e un James Potter tronfio e sorridente fa il suo ingresso nella stanza, con tanto di occhiali cadenti sul naso, capelli spettinati, camicia fuori dai pantaloni ma soprattutto cosa cavolo è quell'orribile colletto alzato che gli spunta fuori da sotto al maglioncino?! E pensare che fino a poco fa ero sul punto di QUASI ammettere che forse baciarlo non era stato poi tanto male. Per fortuna che mi sono fermata giusto in tempo.

- James! - esclama Alice.

- Potter - saluto io, sorridendo fredda.

- Sempre dolce e gentile come uno zuccherino, Evans.

- Sempre inappropriato come un dito in un occhio, Potter.

Uno ad uno palla al centro.

- Bene, ragazzi, vi lascio soli, okay? - esclama Alice.

- Co ... cosa? Ma dobbiamo studiare, il compito, la bocciatura ... - provo ad obbiettare.

- Sì vabbè, tanto non avrei studiato più niente comunque. James, mi chiedevo, per caso, hai visto in giro Frank Paciock?

Mio malgrado, sorrido. Alice ha una cotta per Frank da sempre e probabilmente lo sappiamo tutti, tutti, tranne lui.

- Sì, era nel cortile. Anzi, mi ha chiesto di te, ha detto che aveva una cosa da dirti - dice James, sogghignando.

- Corro! - esclama lei, poi si avvicina a Potter e sussurra, in modo che io possa sentirla perfettamente - io ho sempre fatto il tifo per te.

Si volta, mi fa l'occhiolino e scompare dietro al quadro.

- Sembra che siamo soli, Lily.

Pronuncia il mio nome mettendo l'accento su ogni lettera, piano, con voce morbida e calda e ... sveglia ragazza! Riprenditi, per Merlino!

- Che occhio, Potter.

Sangue freddo ci vuole con questi ragazzi, determinazione e sangue freddo.

- Senti Lily - improvvisamente il tono della sua voce cambia. Si avvicina al tavolo, si siede e mi prende le mani. Mi raccomando, donna, sta' calma, sta' calma. Sta per chiedermi di andare al ballo, me lo sento.

- Devo dirti una cosa.

Mi guarda negli occhi. Ha uno sguardo buono, e per la prima volta sul suo viso non c'è traccia della solita espressione beffarda e strafottente. Mi sembra quasi di riuscire a vederlo per quello che è davvero, dietro alla maschera che indossa tutti i giorni, e il James che vedo adesso, che vedo in questa luce, che mi stringe le mani, è veramente bello, di una bellezza sincera e senza filtri che non avevo mai notato prima d'ora ma che avevo sempre sospettato esistesse, nascosta da qualche parte dentro di lui. In fondo. Molto in fondo.

- Riguarda il ballo.

Babam. Il mio cuore sussulta, manca tipo dieci battiti e poi riprende a pompare molto più veloce del normale sangue che mi va dritto al cervello, dritto a colorarmi le guance di una delicata sfumatura paonazza tipo "hey, cerco di fare l'indifferente ma è perfettamente chiaro che sono completamente cotta".

Improvvisando una naturalezza che palesemente, al momento, non ho, tutto ciò che riesco a tirare fuori dal mio vocabolario mentale attualmente in corto circuito è un biascicatissimo "mhhh" mentre gli faccio cenno con la testa di andare avanti. Lui deglutisce un paio di volte, prende coraggio e continua.

- Ti ho invitata a questo ballo ogni anno, per sei anni. E ogni anno ...

- Io ti ho detto di no.

Sorridiamo entrambi un poco imbarazzati e mentre lo guardo sento con certezza che questa volta cederò. Il mio stomaco fa una capriola. Andrò al ballo con James Potter! Immagino quando lo saprà Alice, le verrà un colpo.

- E adesso sono qui per dirti che - si umidifica un po' le labbra e i ricordi del bacio di qualche settimana prima mi colpiscono con una violenza inaspettata.

- Sì! - esclamo, interrompendolo a metà della frase, sulla scia di un entusiasmo improvviso che nel giro di mezzo secondo mi travolge, mi fa sussultare sulla sedia, prorompere in un'esclamazione patetica e poi scompare, lasciandomi in balìa della disperazione post-cazzata-ormai-compiuta.

Lui mi guarda, stupito.

- Sì? - ripete.

- Sì - confermo e, nonostante l'imbarazzo, in cuor mio sento di aver fatto la scelta giusta.

James sorride. Sorridiamo insieme.

- Sono così contento che proviamo lo stesso! - si sporge dalla sedia, mi abbraccia e mi da dei colpetti sulla spalla. Ha un profumo così buono però dai, Potter, i colpetti sulla spalla no, dalli a tua sorella, non alla ragazza che stai cercando di portare al ballo.

Rimaniamo così per qualche secondo, poi lui si stacca dall'abbraccio, mi prende di nuovo le mani e continua.

- Credimi, Lily, sono davvero felice che resteremo amici.

- Eh?

- Ma sì! - esclama - dopo il bacio che ci siamo dati la settimana scorsa finalmente ho capito come stanno davvero le cose.

Aspetta un attimo.

COSA

HAI

CAPITO

JAMES?

Comincia ad assalirmi un po' di panico. Piano piano, però. Raggiunge lo stomaco, me lo annoda non troppo stretto e attende che il peggio mi investa e poi mi lasci spiaccicata per strada. Intanto James mi guarda e sorride, ignaro della confusione mentale che sta attanagliando i miei neuroni.

- Vedi, avevo sempre creduto, per tutto questo tempo, che io e te fossimo fatti l'uno per l'altra e non avevo mai seriamente preso in considerazione l'idea di non piacerti davvero ...

Okay, fermi tutti, questo è tutto sbagliato, è tutto sbagliato ...

- ... ma poi, quando mi hai baciato, ho finalmente realizzato che sul serio non provi niente per me, ma soprattutto, che in realtà nemmeno io sono innamorato di te.

Si ferma un attimo e mi scruta per cercare di decifrare la mia reazione. Stai tranquillo, Potter, è uno sforzo inutile, nemmeno io riesco a decifrare la mia reazione, e io qua dentro ci vivo, ma penso che l'espressione che descriva meglio il mio stato in questo momento sia sicuramente SOTTO SHOCK QUALCUNO MI AIUTI PERCHÉ NON SO SE MI RIPRENDERÒ. Tutto mi sarei aspettata, tranne questo. Forse sto anche urlando, in effetti. Urlo dentro, e anche tanto, mentre da fuori appaio solo molto meno entusiasta di quanto James si aspettasse, questo è ovvio. E infatti:

- Ma insomma, non sei contenta?

- Contenta?

In realtà sono solo confusa.

- Ma sì! - si schiarisce la gola - Lily Evans, ti comunico ufficialmente che da oggi la mia cotta per te è cessata, e che non ti chiederò mai più di uscire.

E qui, il silenzio.

[ A questo punto, amici, apriamo una piccola parentesi. Una QUALSIASI persona sana di mente in questa situazione avrebbe fatto una sola cosa: avrebbe chiaramente detto a James ciò che provava, avrebbe completamente aperto il suo cuore e avrebbe accettato con maturità un suo possibile rifiuto, oppure sarebbe vissuta per sempre con lui felice e contenta (vabbè, più o meno). Invece, questo è quello che faccio io]

- Ah, si, ehm, bello - rispondo, cercando di prendere tempo mentre penso a qualcosa di più intelligente da dire.

- Senti Lily, so che non mi credi, ero anche preparato per questo e perciò - si interrompe un attimo per creare suspance - ti ho portato anche una cosetta, in segno di completa e totale amicizia assolutamente priva di secondi fini.

Lascia le mie mani (si, ci stavamo ancora tenendo per mano, problemi?) e prende qualcosa dalla tasca. È un pacchettino piccolo, incartato un po' rozzamente con della carta da regalo tutta colorata e con un bigliettino in cima attaccato con un po' di spago che chiaramente ha visto giorni migliori.

- Alla mia amica Lily - leggo ad alta voce.

- Aprilo dopo, okay? Adesso devo andare - dice, e si alza di scatto. - Vado a chiedere a Mary McDonald se vuole venire al ballo con me.

- Ma Mary McDonald ha una cotta per te da sempre! - protesto.

- Lo so! E ha anche due tette enormi!

Io alzo gli occhi al cielo.

- Sempre il solito Potter.

Lui sorride (ma quanto sorridi, James? Ma cos'hai da ridere, James?), si alza dal tavolo e si avvia verso l'uscita della sala comune. Lo osservo in silenzio ma poi, quando è ormai sull'uscio, non riesco più a trattenermi.

- Aspetta! - esclamo.

- Cosa c'è? - chiede - ho dimenticato qualcosa?

Mi alzo e mi avvicino a lui, il cuore che pulsa nelle tempie, mi avvicino sempre di più, fino a che siamo ad un soffio l'uno dall'altra. Una parte di me vi giuro che gli salterebbe addosso senza alcun tipo di ritegno, ma le sue parole mi rimbombano nella testa e fanno un rumore assordante e doloroso, che copre qualsiasi altro suoni dentro e fuori. "Nemmeno io sono innamorato di te".

Lui è ancora fermo sull'uscio e mi fissa con sguardo interrogativo.

- Qualcosa non va? - sussurra.

Ora o mai più Lily, ora o mai più. E nel momento della verità, nel momento della resa dei conti, ciò che dico è:

- Il colletto!

- il colletto?!

- Beh, sì, che ti aspettavi? - esclamo - se davvero vuoi andare al ballo con Mary McDonald non puoi presentarti e chiederglielo con questo colletto osceno della camicia fuori dal maglioncino.

James ride e io glielo sistemo.

- Ecco, ora puoi andare.

- Grazie Lily. Sei un'amica - dice, poi si avvicina, mi da un bacio sulla guancia piano piano, ammicca e in un attimo è andato via. In preda alla confusione più totale mi volto lentamente e mi getto sul primo divano che trovo, con il pacchettino tra le mani e il punto in cui James mi ha baciato che brucia come avessi messo la faccia nel camino. Non so per quanto tempo resterò qui seduta, sconvolta.

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