Hey, Rich Girl! - O di come Lysandre riuscì a completare la sua canzone.

di Paradichlorobenzene_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Atto I - Tutta la questione sta sul modo di guardare! ***
Capitolo 2: *** Atto II - Il tuo modo di vedere il mondo. ***
Capitolo 3: *** Atto III - Vedo il mondo attraverso i (miei) pensieri. ***
Capitolo 4: *** Atto IV- Il riflesso dei tuoi occhi sullo specchio rotto; ***
Capitolo 5: *** Atto V - Ogni piccola cosa che so. ***



Capitolo 1
*** Atto I - Tutta la questione sta sul modo di guardare! ***


Faremo una passeggiata,
faremo finta che siamo tutti cresciuti.
Ehi, ragazza ricca!
Beh, mi puoi dire perché
sei così presuntuosa?
Quando ti comporti come se ti sentissi giù
fai venire le paranoie a chi ti sta intorno,
non credi che sia ora di ampliare la tua mente?
Gira gli occhi!
C'è un'indagine da fare
Come chi è stato, cosa indossava e con chi era!
Allora, cosa sta succedendo?
Hai avuto modo di conoscere!
 
 
Così è successo, di nuovo.
Non che t’importi o che ti ferisca più del solito – ormai ci hai fatto l’abitudine – ma sentirsi chiamare puttana l’amaro in bocca lo lascia sempre. Probabilmente non metterai piede in quel sottoscala per un po’. Ma d’altronde , cosa ti aspettavi? Lo sai benissimo che un ragazzo rozzo come Castiel non ti merita. Rozzo, ma tremendamente sexy … No, non ti merita. Non dopo quello che ti ha detto.  “Ma che cazzo vuoi? Io le puttane come te non le posso proprio sopportare! E adesso gira a largo, mi fai schifo!”
Senti qualcosa di umido bruciare sugli occhi, ma di certo non sono lacrime. Ambra non piange mai, non può, non se lo può permettere. Ti appoggi a uno degli armadietti ringraziando il fatto che le altre classi hanno lezione- Faraize ogni tanto ammalandosi fa anche una cosa buona! – aspettando che questa sensazione di fastidio smetta. Diamine, ti si scioglierà tutto il mascara. Perché non hai messo il water-proof? Sei una stupida, ecco cosa sei. Stupida, stupida, stupida!
A quanto pare sono proprio lacrime quelle che premevano per uscire dai tuoi occhi, tant’è vero che adesso scorrono lungo la tua guancia portandosi via il nero del mascara.
Ma non ti fai pena da sola? Sei ridicola!
Qualcosa di alto ti si para davanti, occupando il tuo già sfocato campo visivo. Qualcosa di alto che ti porge un fazzoletto di stoffa bianca.
«… Prendilo, mi sembra che tu ne abbia bisogno.» Tsk, quel ragazzo. Deve ritenersi fortunato anche solo per il poterti guardare, uno sfigato come lui!
«Non ho bisogno della tua compassione, Lysandre.» Magari, visto che ti sta aiutando, puoi anche essere gentile. Magari adesso, ma non sempre. Anche perché tu sei nettamente superiore.
Lo vedi accennare a un sorriso, poco prima di voltarsi per andarsene.
«… Dopotutto, così è Castiel. Non devi aspettarti chissà quale grande impresa da lui solo, quando ce ne sono molto pronti a compierne mille altre di più grande valore.»
Come ha capito che c’entra Castiel in quelle tue lacrime continui a non saperlo, osservando attonita il fazzoletto sporco di rimmel che ti è rimasto tra le mani.
Sì che Lysandre è carino, ma … No, rimane comunque loser.
 
 
 
Ti dirò tutto quello che so,
Ogni piccola cosa che so.
 
«… E quindi le ho detto che doveva girare al largo … Lys, ma davvero ti convince questo pezzo con questa tonalità?»
Non lo stai ascoltando – non che ascoltare i resoconti delle discussioni tra Castiel e Ambra direttamente dalla bocca dell’interessato ti abbia mai divertito particolarmente, ma questa sera non hai proprio l’umore adatto per chiacchierare con lui.
Anche scrivere i testi – i tuoi amati, amatissimi testi scritti al chiarore della luna! – inizia a starti stretta come cosa.
«… Lysandre, ma mi stai ascoltando?» Senti Castiel, alle tue spalle, sbottare spazientito. Lo stavi ascoltando ma cosa stesse dicendo non lo ricordi proprio.
Cerchi di farti venire in mente pensieri positivi e con la testa sei lontano, molto lontano da dove realmente sei. Torni alla casa dei tuoi genitori, sperduta tra le colline, dove la luna non si nasconde dietro le nuvole e le stelle sembrano sempre brillare di più. Non che tu abbia nostalgia, ma l’ispirazione di quei luoghi difficilmente la ritrovi adesso che ti sei trasferito in città, seguendo Leigh che non voleva stare da solo.
Guardi Castiel, piegando la testa all’indietro e inclinando la sedia. I piedi sul tavolino basso ti fanno da perno, così da poterti dondolare.
«… Secondo te dovrei cambiarlo? In effetti non suona molto bene …» Castiel ti guarda meravigliato, ammutolendo di colpo. Sai meglio di lui il perché di quella sua reazione,sai meglio di lui che mai, davanti alla musica, la tua sicurezza era vacillata.
Quella canzone, tuttavia, doveva essere perfetta. Non lo era, ovviamente non lo era. Mancava qualcosa, e nessuno dei due capiva cosa. Ti guardi intorno, senza pensare però a nulla di particolare.
Guardi la polvere del sottoscala che si alza dal pavimento, dal davanzale, farsi bianca e brillare argentea come polvere di stelle. La luna che, fuori dalla finestra, sembra il ghigno splendido e inquietante del Gatto del Chesire – o, per i meno esperti, dello stregatto di Alice nel paese delle Meraviglie, come dimenticarsi di quanto, da bambino, hai amato il Bianconiglio?
Guardi la punta delle tue scarpe divertito dal contrasto dei tuoi vestiti con quelli degli altri, ricordando Leigh che, il primo giorno di scuola, cercava di persuaderti per farti indossare una camicia non ottocentesca. Ovviamente hai rifiutato.
Non ti era mai risultato così difficile scrivere una canzone, ma dei soliti testi riguardanti amore e affiliati ne hai abbastanza, fanno sempre sembrare tutto talmente facile! L’amore non è qualcosa da dare per scontato, e ancora più sbagliato è pensare che ci sia dovuto. Non ci puoi costruire sopra castelli che sai già che sono destinati a rompersi, perché come base è fragile.
«Ah, al diavolo. Senti Lys, forse è meglio se stasera torniamo a caso, la tua testa è più altrove del solito. Ma a cosa diamine stai pensando per ora, eh?»
Ma la tua testa non è mai altrove – anche se tu stesso non è che ti fidi tanto della tua memoria.
«A qualcosa che la tua mente ristretta temporaneamente non può comprendere, Cass.»
Te ne vai, salutando il tuo amico sempre più scandalizzato dal tuo comportamento. Tornando verso casa prendi a calci un piccolo sassolino che si trovava proprio nel bel mezzo del marciapiede, sorridendo ripensando all’ultimo consiglio di Castiel, che con buona probabilità non seguirai.
Sai amico, secondo me dovresti trovarti una ragazza e scoparci un po’.

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Capitolo 2
*** Atto II - Il tuo modo di vedere il mondo. ***


Hai un bel modo di usare le parole!   
Deve essere il tuo modo di vedere il mondo …
Si, è solo un modo di vedere il mondo.


Qualche tempo dopo, Ambra stava camminando in direzione della scuola, per seguire i corsi pomeridiani di matematica e scienze. Non ne aveva un gran bisogno, in realtà, ma non essendo un genio indiscusso come suo fratello Nathaniel e non potendosi accontentare di una semplice sufficienza come avrebbe fatto volentieri senza rischiare di beccarsi una lavata di capo dai suoi genitori, aveva accettato di sacrificare parte dei suoi preziosi pomeriggi in cambio delle libere uscite il sabato sera. Tutto il tempo perso lo recupererai quest’estate, al posto di studiare per qualche debito indesiderato, pensava lei.
Era arrivata a scuola con un leggero anticipo, motivo per cui decise di sedersi in una delle panchine sul marciapiede antistante il cortile per fumarsi l’ultima sigaretta, prima di entrare. Prese il suo old holborn giallo* e, con un elegante movimento di polso, scostò i capelli lunghi dietro la spalla e recuperò una cartina e un filtrino, iniziando a rollare la sigaretta con estrema precisione, facendo tintinnare i diversi braccialetti placcati d’oro che portava ai polsi. Glielo aveva insegnato Dakota a rollare le sigarette, un ragazzo abbastanza carino incontrato l’estate di due anni prima, al mare. Si guardava attorno, saettando ovunque l’azzurro dei suoi occhi imperativi – lei, scesa li come dal cielo, ammirata dai passanti come si ammirano i miracoli – per tenere a debita distanza chiunque avesse anche solo l’ardito pensiero di disturbare i suoi cinque minuti di quiete. Accese la sigaretta e il sapore dolciastro del tabacco le riempì la bocca, fuoriuscendo poco dopo sotto forma di una sottile striscia di fumo apparentemente bianco.
Lo sguardo le cadde per un attimo dall’altro lato della panchina, vuota, tranne che per un dettaglio.
Una piccola agendina tascabile, rilegata in finta pelle nera e chiusa con una cinghietta con sopra un bottone in metallo e le cuciture bianche stava abbandonata in bilico nell’angolo della panchina. Al suo interno, le pagine parevano ingiallite e consunte dall’uso eccessivo. Sembrava molto raffinata. Ambra l’afferrò con le sue lunghe unghie laccate d’azzurro e l’aprì, scorrendo velocemente le pagine e soffermandosi sulle ultime due, leggendole velocemente. Le parole, scritte con una grafia confusa – forse per la fretta dei momenti d’ispirazione – ma molto elegante erano coperte da scarabocchi, e intere frasi sembravano tagliate. Negli angoli di alcune pagine, alcune scritte ambigue come i disegni loro affiancate erano disegnati con una grafia stampata molto, ma molto diversa. Era la grafia dei bambini delle elementari, tendente a destra come un leggero corsivo, ma comunque molto disordinata.
“Hey, rich girl! Do you want say to me, why are you so conceited?”A causa dei tagli, non riusciva a leggere bene. Provò ad andare avanti, ma le molte parole tagliate le impedivano di capire bene il significato delle frasi. Aprì la prima pagina dopo la copertina e, a lettere svolazzanti e finissime, lesse il nome di Lysandre Ainsworth. Infili l’agenda nella borsetta e, una volta entrata a scuola, lo metti nell’armadietto di Lys, nascosto sotto l’armadietto di cambio. Non ci vuole un genio per capire che, per non dimenticarsi la combinazione del suo stesso armadietto, il ragazzo l’ha impostata da sé, usando 12345 come password.
 
 
Faremo una passeggiata,
Pretenderemo di  essere tutti cresciuti.
Ehi, ragazza ricca!
Beh, mi puoi dire perché
Sei così presuntuosa?
Ti comporti se ti sentissi giù,
Le tue paranoie ti stanno girando intorno?

Ora leggo la tua mente
E catturerò i tuoi occhi.
C’è un’indagine da fare
Come chi è stato, cosa indossava e con chi era!
Hey, che cosa sta succedendo qui?
Devo dire che
Hai avuto modo di conoscere molte cose!
Mi piacerebbe saperlo …


 Lysandre camminava tranquillo di ritorno dal seminario di letteratura, dirigendosi al negozio di suo fratello Leigh in modo da poterlo aiutare a sistemare la nuova collezione primaverile in negozio. Dopo aver passato la pausa pranzo a cercare il suo carnet, l’aveva fortunatamente trovato nel suo armadietto, sepolto sotto la maglietta di cambio di educazione fisica. Che strano, però. Non ricordava affatto di essere passato dagli armadietti, quel giorno. Non ci fece caso e passò avanti, abituato com’era a dimenticare anche le cose più importanti. Passando per il parco come d’abitudine sentì però una voce familiare. Abituato com’era a sentirla idolatrare Castiel a ogni vostro passaggio, difficilmente l’avrebbe dimenticata.
«Ma no, è semplice! Aspetta, te l’aggiusto io …» Avvicinandosi facendo in modo di non essere notato, guardò l’oggetto che Ambra aveva tra le mani. Era una barbie uscita qualche mese prima, con la testa di nuovo sopra il sottile collo di plastica. La proprietaria del giocattolo, una bambina con dei graziosi codini castani, se ne trotterellò via felice, trascinandosi dietro la mano di Ambra e la ragazza stessa, incurante dei suoi “Aspetta, fermati!” e “Sono in ritardo! Devo tornare a casa!”. La ragazza dovette cedere all’insistenza della bambina e, in meno di cinque minuti, si ritrovò sorridente nel recinto della sabbia, con granelli dorati tra i capelli, tra le unghie e nelle scarpe firmate.
Lysandre tornò a camminare, divertito dalla scena, verso la boutique di Leigh.
“Hey, rich girl … So, can you tell me why you’re so stuck up?”
L’ispirazione lo colpì talmente d’impatto che inizialmente si sentì confuso. Forse è vero, il linguaggio informale si addice di più a quel tipo di canzoni. Prese l’agenda e iniziò a pensare come Castiel.
“When you act like you’re so down, does paranoia come around! And seize you’re mind now …”
Quando poco dopo arrivò al negozio, il fratello, che stava sistemando le vetrine, si stupì nel vederlo così allegro.

 
Ti dirò tutto quello che so,
Ogni piccola cosa che so.

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Capitolo 3
*** Atto III - Vedo il mondo attraverso i (miei) pensieri. ***


Is that the way you see the world? 
Is just the way you see the world ...

 
Da qualche settimana hai preso il vizio di osservarla. Non che ci sia nulla di male, certamente, non hai nemmeno cattive intenzioni, non fai nulla di male. Il problema, in questo caso, è che lei sembra essersene accorta. Ogni tanto, in aula, la vedi voltarsi lievemente verso la finestra e, notando il tuo sguardo insistente, guardarti accigliata scostandosi una ciocca bionda dietro l’orecchio.
Quando, di preciso, hai iniziato a considerarla bella?
L’hai guardata talmente tante volte, talmente spesso, che ormai cogli anche le imperfezioni che correttore e fard non riescono a nascondere: un piccolo brufolo che, impertinente, ha continuato a crescerle vicino l’ orecchio destro, incurante del fondotinta; le sue ciglia, corte e biondissime, un giorno che dimenticò il rimmel; gli occhi gonfi, ancora rosei di pianto, una notte che Castiel le rispose nuovamente in malo modo.
Quando, di preciso, hai iniziato a considerare Ambra una ragazza fragile?
Ultimamente nei suoi occhi scorgi uno scintillio strano, una vibrazione impaziente, quasi impaurita. La vedi, sempre più di frequente, ignorare la nuova arrivata (della quale non ricordi ancora il nome), girarle al largo risparmiandole i suoi frequenti tiri mancini, scherzi infantili, di cattivo gusto. La vedi guardarla con astio, con insofferenza, e voltarsi ancheggiando come suo solito nei suoi jeans firmati Prada, solo un po’ più tremante, solo un po’ più larghi in vita.
Un giorno, mentre stavi posando dei libri nel tuo armadietto, vedesti un post-it rosa attaccato all’anta, con il bordo superiore piegato in modo che il messaggio fosse dalla parte del metallo. Era scritto on una penna blu, in una grafia tondeggiante, con l’inchiostro lievemente sbavato, segno che probabilmente chi lo ha scritto è mancino. Le sillabe delle singole parole sono lievemente separate tra loro, sintomo che la persona in questione è fondamentalmente insicura.
Alle diciotto alla fermata del bus del XIV arrondissement, davanti la Cité Internationale Universitaire de Paris , recitava il biglietto, non dirlo a nessuno. Ambre.
Notasti che la firma era lievemente più piccola del testo e con una superflua linea curva sotto, disegnata più per abitudine che per vezzo. Un dettaglio che reputasti, dopotutto, molto carino. 

Anche se avevi cercato in tutti i modi di arrivare in orario, avevi accumulato venticinque minuti di ritardo. Ambra era lì, appoggiata alla sbarra che indicava la presenza della fermata del bus, avvolta da uno spolverino rosa antico che la copriva fino al collo. Nonostante fosse da poco iniziato aprile faceva ancora freddo, il calore del suo alito si condensava così nell’aria gelida della sera, trasformandosi appena uscite dalla sua bocca, dalle sue labbra dal gloss confetto, in piccole nuvole bianche. «Insomma, era ora! Ce ne hai messo di tempo!» sbotta lei vedendoti, aggrottando le sopracciglia. «Non ti hanno detto che non si fanno aspettare le signore?»
 

 
 _______________________________


Lysandre ti fissava continuamente da settimane, quasi quanto Castiel continuava a fissare Evangeline, e la cosa iniziava a infastidirti.
Prima che quella ragazza arrivasse andava tutto benissimo, pensasti tu.
Evangeline, con quei lunghi capelli neri, e i suoi occhi dorati come quelli delle streghe e dei draghi.
Evangeline, con la sua pelle pallida come quella dei morti e delle fate.
Evangeline, con le labbra rosee gonfie dal freddo e quella perenne espressione di sorpresa.
Evangeline, che tutti chiamano Eve, e che in qualche mese ha conquistato il cuore di Nathaniel e Castiel. Le uniche persone della quale veramente ti importa qualcosa, il tuo amore e tuo fratello.
La tua vita stava andando allo sfascio per colpa sua, suo padre era sotto inchiesta per colpa sua, suo fratello se n’era andato di casa per colpa sua.
Ricordi ancora la faccia disorientata di tua madre quando, poche settimane prima, i servizi sociali e i carabinieri si erano presentati alla porta di casa tua alle sette del mattino, mentre tu e lei stavate facendo colazione. Era domenica. Tua madre aprì la porta d’ingresso con gli occhi assonnati, stringendosi i lembi della vestaglia di seta sul petto, per coprire la camicia da notte. Non dimenticherai il suo sguardo quando portarono via tuo padre, non dimenticherai la linea tesa e il pallore di Nathaniel quando scorse Evangeline, con il viso in cerca di perdono e comprensione, dietro di loro. Mai più- e il suono di queste parole echeggiava fortissimo nella tua mente – non li perdonerò mai più. Li, Charlotte e Capucine ti evitavano. Castiel continuava a disprezzarti. Ti voltasti verso la finestra, guardando le gocce di pioggia scorrere lungo il vetro. Spostando una ciocca di capelli, te ne accorgesti. Lysandre ti fissava.
Alla fine della lezione ti dirigesti subito verso il suo armadietto. 1,2,3,4,5. Clack.
 
Quando eri molto piccola, mia nonna ti disse che era più facile aprire il proprio cuore agli estranei perché non hanno ancora costruito un giudizio su di te. Dopo venticinque minuti di attesa però avresti voluto scaraventarglielo in testa, il giudizio, a Lysandre. Fortunatamente l’autobus arrivò poco dopo, e un quarto d’ora più tardi stavate seduti, l’uno di fronte all’altra, mentre attraverso il finestrino si intravedeva la Porte de Versaille e, un’altra decina di minuti dopo, il Musée de l’Homme. A quel punto facesti a Lysandre segno di scendere. Percorreste diverse vie, prima di fermarvi davanti casa tua. Il ragazzo, davanti all’imponente villa, non battè ciglio e si limitò a seguirti, anche quando tu lo portasti in camera tua e ti sedesti sul letto. Lui si sedette su una sedia vicino alla tua scrivania, voltandola in modo da non darti le spalle. Ti guardò ancora attentamente per qualche minuto, prima di chiederti «Perché mi hai portato qui?».

 
I'll tell you everything I know 
Any little thing I know.

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Capitolo 4
*** Atto IV- Il riflesso dei tuoi occhi sullo specchio rotto; ***


La camera di Ambra era piuttosto normale, rispetto a come te l’eri immaginata a volte. Era molto grande, certo, ma il letto a due piazze era sfatto e sormontato da immensi cuscini bianchi e fucsia, il lenzuolo bianco era arrotolato al bordo e il copriletto nero trapuntato di perline era quasi tutto sul pavimento in parquet chiaro. Sul suo comodino laccato in fucsia c’erano un lume da notte bianco, due riviste di moda, il caricabatteria del suo cellulare e qualche caramella. Sulla scrivania in legno chiaro di fronte al letto si trovano, sparsi, libri e quaderni, con un portapenne quasi vuoto e un PC al nell’angolo in alto a sinistra. Il suo enorme armadio e posizionato alla destra di questa, semi-aperto e buio. Sulle mensole vi sono diversi gadget e peluche e alcuni poster sono affissi sulle pareti bianche, come le tende leggere che coprono la finestra. Alcune foto sono appuntate, con alcuni post-it, su una bacheca di sughero sopra la testata del letto. Quando Ambra vi si sedette sopra il materasso, o estremamente morbido o ad acqua, ondeggiò, prima di farla sprofondare.
«Perché mi hai portato qui?»
Lei non rispose, solo si alzò, dirigendosi verso un settimanile, posto in un angolo, tra la finestra e il letto. Prese delle salviette poste lì sopra e ne passò una su una metà del viso.  Lo spettacolo era grottesco, ma incuriosiva Lysandre. Dal punto in cui si trovava vedeva il volto di Ambra attraverso lo specchio. Una parte era perfettamente truccato, mostrava una carnagione rosea e uniforme, labbra turgide e lucenti, occhi ombreggiati con ombretto rosa e contornati da lunghe ciglia nere.
L’altra mostrava un colorito pallido, quasi livido, labbra secche e screpolate, occhiaie, ciglia corte e bionde e  sguardo spento. «Questa» disse Ambra, con un filo di voce, indicando la parte truccata del suo volto «è la maschera che voglio conosciate, quella a cui siete abituati, quella che vi mostro ogni giorno . Quest’altra» continuò, indicando la pelle bianca della parte struccata «è quella che nessuno conosce, tranne adesso te, Lysandre».
La guardi stupito, conscio del fatto che da quella porta uscirà qualcuno di diverso da quello che vi è entrato. Se il tuo subconscio si riferisce a te o a lei, questo non lo sai.
Ambra si gira, e sullo specchio sono riflessi i suoi lunghi, fluenti capelli biondi ed il tuo viso, disorientato e inquieto. La vedi avvicinarsi a te e nel suo sguardo scorrono veloci mille emozioni diverse: Rabbia, timore, tristezza, dolore, speranza, diffidenza, rassegnazione, speranza e, infine, accettazione. Ambra si para davanti a te, sedendosi sulle tue gambe, circondandoti con le sue, una supplica silenziosa nei suoi occhi muti. «Cosa vuoi che faccia? » le chiedi, serio, indeciso. Lei ti risponde «Voglio che tu faccia l’amore con me».
 
I  went down to your house last weekend 
You said, "Come on, man, you don't have to point out 
Everything that's bad".
 
Sul letto di Ambra, ti ritrovi chissà come a ergerti su di lei, che ti guarda languida. Chissà quanti altri hai guardato così, a quanti altri ragazzi hai slacciato i bottoni della camicia, sfilandogliela con maestria, promettendo con la bocca di essere gli unici e con gli occhi di non essere né i primi, ne gli ultimi, pensi tu, Chissà con quanti altri hai fatto quello che stai facendo con me. Le accarezzi i capelli, il viso, le spalle, il profilo dei fianchi, spostando la mano sotto il tessuto fine della maglietta, cerchi di sfilargliela. Non hai la sua esperienza e lei se ne accorge, perché con un mezzo sorriso solleva il busto e toglie braccia e testa dalla stoffa. La guardi, osservi ogni centimetro di pelle, ogni millimetro del suo reggiseno di pizzo, due scampoli di stoffa da cento euro ciascuno. Le tue mani vagano sui suoi seni, ed è come se tu l’avessi fatto centinaia di volte, migliaia di volte, come se conoscessi il suo corpo - il corpo di Ambra che, chiudendo gli occhi, inarca leggermente la schiena, che schiude le labbra su cui tu getti le tue – a memoria. Eppure per te è la prima. Passi il braccio libero sotto la sua schiena e in tanta bellezza annegheresti, soffocato dai vostri stessi baci, che dai come se ne fossi assetato, affamato, mai sazio. Lei cerca di slacciarti i pantaloni, di levarsi i suoi, pochi minuti dopo i tuoi eleganti pantaloni ottocenteschi e i suoi costosissimi jeans di Prada giacciono entrambi in un unico ammasso di tessuto, sul pavimento, intrecciati come voi. La tua indifferenza era diventata voglia, e adesso la voglia diventa urgenza. Lei lo avverte nei tuoi gesti smaniosi, svelti e risoluti, e allo stesso tempo dolci, come se temessi di romperla in altri mille pezzi, come se non fossero abbastanza i cocci del suo cuore sparsi assieme a quelli della sua non più perfetta famiglia.
Quando arrivò il momento, provasti una sensazione di bruciore che si irradiò lungo tutto il basso ventre. Credevi succedesse solo alle donne, in realtà. Guardasti Ambra, che giaceva muta sotto di te, accordarti il suo sorriso di silenzio-assenso. Aveva gli occhi lucidi, come se le sue lacrime si fossero bloccate contro un vetro e non potessero più uscire. I suoi occhi verde mare non avevano mai ricordato l’acqua sfavillante dell’oceano più di così.
 
So there's a broken mirror on my bed ,
I'll clean it up,so what?
 
Ambra guardava Lysandre e la sua prima sensazione fu che fosse fatto d’alabastro. Non era muscoloso, ma le sue spalle erano larghe, e i suoi occhi, così vicini, inquietanti e magnetici. 
So che non hai guardato mai nessun’altra così, lo capisco dalle tue mani insicure mentre cerchi di sfilarmi la maglietta, dall’indecisione in ogni tuo gesto, bramoso di muta approvazione. Alle tue silenziose domande rispondo “ sei l’ultimo di molti, uno tra tanti, Lysandre”. Ad ogni bacio senti le crepe farsi strada lungo la tua maschera, va in mille pezzi, lentamente, cade. Osservandolo, lo vedi, tra la linea delle sue labbra sottili, nel suo respiro affannoso, una parte del suo animo. All’improvviso ti senti indifesa, così spoglia sotto di lui, come se fosse il primo, e ti getti tra le sue braccia, come disarmata, cercando riparo. Non ricordi bene il dolore sordo che arrivò in seguito, la sensazione di qualcosa di definitivamente rotto, e di qualcos’altro – un legame?  - di risanato. Qualcosa di nuovo in te stessa. Anche dopo, quando ti accorgesti di aver saltato un ciclo, sentivi che c’era ancora un residuo di quella pace nel tuo cuore.
 
I’ll tell you everything I know,
Any little thing I know.

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Capitolo 5
*** Atto V - Ogni piccola cosa che so. ***


 
 
Era arrivato il giorno del concerto, straordinariamente. Ti era sembrato così lontano che adesso, poco prima di iniziare, non ti sentivi nemmeno pronto.
Non sapevi se il tuo piano avrebbe funzionato e sicuramente non aver detto a Castiel il testo della nuova canzone era stato azzardato, da parte tua. Sbirciasti oltre le tende che coprivano il palcoscenico, allestito all’ultimo minuto – perché non si riusciva mai ad avere un minimo di organizzazione, dentro questa scuola? – nel sottoscala del liceo. Passasti in rassegna la prima fila,vedendo Melody, evidentemente ansiosa di vedere Nathaniel sul palco, la novellina – com’è che si chiamava? – che parlava animatamente con Alexy, Armin attaccato a un videogame, Kim e Violette che finivano di sistemare il banco bibite e Kentin, che sbirciava verso la nuova di tanto in tanto. Più indietro, c’era Capucine che saltellava, cercando di vedere qualcosa, Li e Charlotte che parlottavano tra loro e volti che tu non conoscevi.   
«Cerchi qualcuno?» Castiel ti guardava con sguardo confuso, stranito dal vederti così distratto prima di uno spettacolo. Avevi già cantato in pubblico ad eventi ben più importanti di una raccolta fondi per il liceo, quindi non pensava fossi nervoso.
«Uhm … No, cercavo solo … Lesye.» Era il primo nome che ti era venuto in mente, ed era credibile. Uscivate insieme da poco, qualche settimana al massimo. Castiel ghignò, soddisfatto.
«Devo ammettere che non me l’aspettavo, ma hai ottimi gusti!» Tu annuisci, distratto, e torni a sbirciare la platea. Castiel sospira, frustrato, e torna ad accordare la chitarra. Alla fine, non hai fatto nulla di male. Hai iniziato a frequentare Lesye poco dopo essere stato con Ambra e, comunque, con la bionda ci sei stato solo quella notte, e basta. Non era un tradimento, no?
Il sipario si aprì di lì a poco, e in quel momento, sembri dimenticare tutto ciò che ti circonda.
 
You don't have to be such an asshole all the time.
 
C’era ancora qualche speranza, pensi, prima di fare il test di gravidanza. Hai solo una settimana di ritardo, potrebbe essere qualsiasi altra cosa. Problemi alimentari, stress. Non era proprio il caso di dirlo a Lysandre – che adesso frequentava la nuova, forse era davvero sfigato come pensavi. Ma allora perché senti questo vuoto nello stomaco, pensandoci? No, non è il momento. Devi fare il test, sperare che sia negativo e poi puoi rilassarti di nuovo e goderti la tua fantastica vita da liceale bella e benestante. Fai il test, e quei sessanta secondi sembrano non passare mai, sono un’eternità. Poi guardi il test, un’unica linea verticale attraversa il display. Tiri un sospiro di sollievo. Negativo.
 
Now read your mind…
 
Era arrivato il momento dell’ultima canzone, quella nuova, e l’unica cosa che sapevi era che ti sentivi teso come una corda di violino, nemmeno fossi un fascio di nervi. “Beh, forse è meglio che Ambre non ci sia” pensi tu “potrebbe capire a cosa mi riferisco”. Ma in realtà, forse non ti importa molto. Guardi Lesye, in prima fila accanto alla sua amica – la nuova dai capelli neri di cui non ti ricordi il nome – e i suoi occhi blu cobalto brillano come se fosse più emozionata di te. Forse lo è, conoscendola. Le sorridi, rifugiandoti nella sicurezza del suo sguardo, e chiudi gli occhi prima di cominciare a cantare.
“We'll walk around, pretending we're all grown up …Hey, rich girl! Well, can you tell me why
You're so stuck up?” pare stia piacendo, il boato che arriva dal pubblico è una prova sufficiente. Castiel suona senza battere ciglio, ma capisci dalla sua espressione che la scelta delle parole lo ha stupito, anche se in modo positivo. Vedi una massa di capelli biondi ondeggiare in fondo al pubblico, e due occhi verde mare guardare verso di te. Sorride strafottente, ma sembra un po’ pallida. Beh, non ti interessa più. Anche se avete condiviso molto senza nemmeno parlarvi, è meglio così. Hai Lesye e Castiel, e sai che quella di Ambra è solo una maschera. Ti ha dato l’ispirazione per la tua canzone, ma non è più un tuo problema.
“You've got a lovely way with words, must be the way you see the world,
 
It's just the way you see the world.”
 
Sono passati due mesi da quel concerto, ed oggi è il tuo ultimo giorno di scuola. Tra poco ci saranno gli esami, ma preferisci non pensarci. A costo di corromperli, passerai, anche solo con la sufficienza. Stai sistemando i tuoi libri dentro la cartella, non sai ancora cosa farai della tua vita, in futuro. Charlotte ti parla di qualcosa che non afferri bene, distratta da altro. Dalla finestra, giù in cortile, vedi una ragazza dai lunghi capelli argentei con le braccia languidamente gettate al collo di Lysandre. Aggrotti le sopracciglia. Perché ti dà così fastidio?
Ad un certo punto lui sposta una mano tra i suoi capelli e, guidandola più vicina a se, la bacia.
Di nuovo quel dolore sordo al centro dello stomaco. No, non può essere. Non Lysandre. Tu hai sempre voluto Castiel, e lo vuoi ancora, giusto? Non ti sarai mica presa una cotta per Lysandre, vero? Aggiusti una ciocca bionda dietro l’orecchio, mordendoti nervosamente il labbro inferiore. Sei una stupida, dovevi realizzare prima e giocarti le tue carte finché potevi. Beh, te la sei cercata, ora non starete mai insieme. La scuola è finita, lo rivedrai agli esami, non gli parlerai e a mai più.
«Ambre! Mi ascolti?» ti chiede Charlotte, scuotendoti dai tuoi pensieri. «Tsk, certo che ti ascolto. Solo che certe persone proprio non le tollero nemmeno alla vista. Possiamo andarcene?» Prendi la cartella, ed esci dalla classe. Era il tuo ultimo giorno di scuola, la fine della tua vita da liceale. Era stata troppo perfetta, fin’ora.
Forse ti converrebbe dimenticare presto Lysandre, pensi, con il cuore alla gola.
Se solo fosse così facile.
 
 
I'll tell you everything I know,
Any little thing I know.

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