1 Year Later

di Bell_Black
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Caro Diario ***
Capitolo 2: *** Rimanere nel guscio ***
Capitolo 3: *** Doctor Who ***
Capitolo 4: *** Promesso... Fidati ***
Capitolo 5: *** L’estate più bella della tua vita ***
Capitolo 6: *** La nuova stella ***
Capitolo 7: *** Febbre di vendetta ***
Capitolo 8: *** Certe volte credo che... ***
Capitolo 9: *** Un anno fa ***
Capitolo 10: *** Tutto Passa ***
Capitolo 11: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Caro Diario ***


1 Caro Diario
24 Agosto 2013
 
Non ho mai avuto nella mia breve vita un diario dove appuntare i miei pensieri, tanto meno lo voglio adesso, ma sono costretta a scrivere su questi fogli per volere degli psicologi, o per meglio definirle “le persone simpatiche che ti faranno stare bene”, le hanno definiti così al mio arrivo alla casa di riabilitazione per adolescenti.
Sono stata rinchiusa in questa sottospecie di manicomio il ventiquattro settembre del duemila e dodici dalla mia famiglia dopo l’ennesimo disturbo adolescenziale come: anoressia, bulimia, autolesionismo, droga, suicidio, ovviamente non ho fatto tutte queste cose ma agli occhi della gente andare in riabilitazione significa proprio questo, cioè toccare il fondo, provando qualsiasi cosa fosse immolare o illegale.
Non mi piace passare per la vittima, infatti odio vedere i visi delle persone che mi guardano come se abbia un problema... “sì sono in riabilitazione, no non mi serve il tuo sguardo da costipata per stare meglio, anzi quello sguardo mi deprime di più”
Dopo un anno di riabilitazione ho imparato cosa dire e non dire, come mostrarmi e comportarmi, così che una settimana fa l’infermiera a me affidata comunicasse i netti miglioramenti, la sera stessa mi hanno detto che oggi sarei uscita e questo conferma che il mio piano ha funzionato alla perfezione.
Finalmente sarei uscita da questo inferno e sarei tornata nella mia casa tranquilla e serena dove nessuno mi rompe le scatole ogni singolo minuto, in teoria devono venirmi a prendere i miei genitori all’uscita ma siccome ho compiuto due mesi fa i diciotto anni posso benissimo tornare da sola, cosa che farò ovviamente.
Capisco che il loro intento è quello di aiutarmi ma non lo stanno facendo, stare con gente così depressa mi sta portando alla pazzia e so che a casa posso gestirmi meglio, senza pressioni ne gente sconosciuta che va e che viene mettendomi solo in ansia perenne.
L’unica condizione per uscire e scrivere su questo stupido diario, ho accettato subito la proposta, miglior affare non posso fare... ottenere la liberà in cambio di qualche riga su dei fogli di carta, possono anche essere inventate, tanto loro non lo sapranno mai.
Poso il blocchetto nero in pelle con la penna sulla scrivania, la valigia era pronta, la borsa anche, meglio di così non posso stare, sto finalmente per uscire dopo un anno, per quanto mi costa ammetterlo mio fratello Jamie mi è mancato, in fondo lui ha lottato per aiutarmi in tutti i sensi possibili, spero sia riuscito a fare ciò che voleva nella vita.
«Hazel se vuoi puoi già andare tutti i documenti sono stati firmati e timbrati, sei ufficialmente fuori dalla riabilitazione» non possono esistere parole migliori di queste al mondo, specialmente dette da un’infermiera che ho imparato sia ad amare che odiare per dodici mesi, il nostro è un rapporto fatto di contrasti ma la cosa è più che comprensibile visto che lei era l’unico ostacolo che mi impediva di evadere da quella cella fatta di cartongesso.
Prendo la valigia, butto il blocco nella borsa a tracolla rossa e mi guardo un’ultima volta allo specchio prima di uscire, i capelli castani sono cresciuti fin a metà schiena, quando sono arrivata a malapena mi coprivano le orecchie, sono fiera del mio aspetto, stare qui almeno ha avuto anche i suoi pro in un certo senso.
Saluto alcune ragazze che si trovano per il corridoio, non ho legato con nessuna di loro, forse perché la mia mente è sempre stata fuori da tutto questo, o forse solo perché non sono brava a farmi delle amiche, non lo sono mai stata, le uniche che ho accettano tutti i miei difetti e sono veramente tanti.
Salutai anche qualche infermiera “simpatica” per modo di dire, le infermiere di un centro di riabilitazione non possono essere considerate dai pazienti simpatiche proprio perché ci impediscono di fare ciò che vogliamo, è il loro lavoro.
Tengo salda la valigia nella mano sinistra mentre il signor Stone (l’inserviente) tiene la porta dell’entrata aperta, salutandomi con un grosso sorriso sulle labbra, forse è l’unico che ha creduto in me fin dal primo giorno e che adesso è sinceramente compiaciuto della mia vittoria.
Il sole mi costringe a socchiudere gli occhi e portare una mano al viso per dar tempo agli occhi di abituarsi alla troppa luce, il centro ha un giardino dove poter fare attività, ma mai il sole mi è sembrato così splendente come ora, mi sembra di non vedere un raggio di sole da secoli, eppure nella mia stanza o per meglio dire vecchia stanza avevo una finestra. 
Porgo la valigia al tassista e sospiro soddisfatta, sto per tornare a casa e non mi sembra vero, apro la portiera dell’auto e mi metto seduta senza ripensamenti o conti in sospeso, ho salutato tutti e preso tutta la mia roba, posso dire addio a un anno di inferno, saluto con un cenno della mano le due donne alla porta, per poi guardare la strada avanti a me, libera e sterrata.
La radio da le hit del momento, non sono molto aggiornata, nella clinica ho passato il mio tempo a pensare a come uscire e non a quale canzone ha scalato le classifiche, prendo il cellulare dalla borsa, mi è stato impedito di usarlo per molto tempo e finalmente posso vedere ciò che ho accumulato in questo tempo.
Ormai tutti sanno che sono andata in riabilitazione e non so come si comporteranno le persone nei miei confronti, sicuramente spero di non dovermi rinchiudere in casa per non vedere i loro visi da pesci lessi che fingono compassione.
Dopo una decina di minuti il taxi si immette nel tipico traffico di Los Angeles, non vedo la città da così tanto tempo che forse mi è mancata, tutto quel casino, la spiaggia e i bei ragazzi per le strade, la cosa magnifica e che vivere in una grande città significa che per una buona parte del paese sei una sconosciuta.
Sistemo i capelli da un lato della spalla mentre continuo a pulire nervosa la gonnellina nera, non so niente di quello che è successo durante la mia assenza, sul cellulare ho una decina di messaggi di cui la maggior parte sono stati inviati stamattina e tra questi non c’è ne uno di mio fratello, ne dei miei genitori, a malapena mi hanno scritto due mie amiche strette e qualche amico di vecchia data.
«Vuole fare qualche sosta prima di arrivare a casa?» chiede l’uomo alternando lo sguardo dalla strada a me attraverso lo specchietto retrovisore, guardo fuori dal finestrino, ci sono tanti posti in cui mi voglio fermare, ma nessuno di questi è raccomandabile dopo un anno di riabilitazione.
«No, va bene così, grazie» mi limito a dire sorridendo a stento, ecco un passo avanti veramente rilevante nella mia vita, non come tutte le cavolate che mi hanno fatto fare fino a poche ore fa.
Il sole sta calando, ormai sono le sette e in meno di mezz’ora sarei arrivava a casa, spero solo di non essere sola, non è il massimo passare il primo giorno di libertà in casa da sola di venerdì.

«Bene eccoci qui, il viaggio è stato pagato dalla clinica» mi avverte l’uomo uscendo dal taxi parcheggiato fuori da casa mia, raccolgo la mia roba e rimetto tutto nella borsa per uscire, tira una leggera aria fresca e il sole ormai è arancio all’orizzonte, mi metto sul marciapiede, mentre l’uomo poggiava a terra la mia valigia 
«Buona continuazione signorina e che possa la vita riservarle cose migliori» deve essere dura fare il tassista per una clinica e forse dice a tutti le stesse cose, in fondo ne vede tanti ogni giorno, io non sono diversa dal ragazzo che è salito prima di me su quella macchina o da quello che salirà dopo.
«Anche a lei signore» mi limito a rispondere prendendo la valigia.
Mi giro verso il cancello e ammiro casa mia, non è cambiata di una virgola, il giardino un po’ in disordine, il cancello mezzo aperto e le luci del corridoio superiore sempre accese, sto andando da una routine all’altra, ma meglio questa che quella in clinica.
Entro nel vialetto assicurandomi di chiudere il cancello e velocemente raggiungo l’entrata di casa, estraggo dalla tasca della giacca le chiavi ma prima di poterle inserire la porta si apre, mostrando mio fratello.
«O mamma mia... Hazel!» Jamie sorrise abbracciandomi talmente forte da alzarmi di qualche centimetro da terra mollai la presa sulla valigia e mi aggrappo alle sue spalle per paura di cadere.
«Anche io sono felice di vederti Jamie, ma non respiro» gli faccio notare spostando i capelli dal viso, finalmente riesce a mettermi già e inizia a riempirmi di baci tutto il viso soffocandomi.
«La clinica mi ha detto che volevi tornare da sola, quindi stavo uscendo per aspettarti, sono sempre in ritardo» conclude amareggiato raccogliendo la valigia da terra.
«Non è vero» lo rassicuro entrando in casa, nulla è cambiato, neanche un mobile, ne una lampadina, è bello tornare in un posto conosciuto, chiudo la porta accuratamente e inizio a guardarmi intorno, la casa sembra deserta, la luce del soggiorno sono spente ma la televisione illumina quel poco che basta per riconoscere il divano in pelle nera davanti ad esso.
Guardo a sinistra e la cucina non sembra toccata, nessuna padella sul fuoco ne carta di panini o fast food sul marmo grigio dell’isola al centro della cucina, di solito a quest’ora mia madre inizia a cucinare o ordina qualcosa dalla prima pizzeria che gli viene in mente.
«Dove sono mamma e papà?» chiedo posando la borsa sul mobiluccio in ceramica posto non poco lontano dalla porta della cucina.
«Da quando sei andata via le cose non sono state le stesse, mamma passa più tempo fuori che dentro casa mentre papà è l’unico ad occuparsi veramente di ciò che comprende noi e la casa: paga la tua retta nella clinica, le bollette, compra il cibo e ciò che serve, verso maggio hanno aperto le pratiche per il divorzio e mamma praticamente vive altrove» la notizia mi spiazza, mi ricordo i miei genitori sorridenti ai party, solari in casa e seri prima della mia partenza, non mi è passato per la mente che la mia situazione portasse tanto scompiglio in casa.
 Tolgo la giacca nera rimanendo solo con la camicetta bianca smanicata, inizio a sentire caldo, quella informazione mi ha messo nuovi pensieri in testa, ma non volevo fin da subito avere problemi, appoggio la giacca sulla poltrona e mi metto seduta su di essa incrociando le gambe, mentre Jamie si butta sul divano di fronte alla televisione.
«Tu come stai? A ventitré anni avrai pur combinato qualcosa!?» scherzai cambiando discorso, un sorriso si dipinge sul suo volto e la luce della televisione sembra più intensa per quanto è raggiante il suo sguardo.
«Ti ricorderai di Hanna...»
«Sì, certo la tua fidanzata, lo siete ancora?»
«Sì, ormai sono tre anni, comunque ho intenzione di chiedergli di sposarmi, ovviamente non so ancora bene come e quando ma è ormai da un paio di settimane che ci penso» 
«Ma è fantastico, non potevi darmi notizia migliore, quindi nozze imminenti, sono felice per te» ammetto abbracciandolo, non so che altro dire, non mi è mai capitato di fare congratulazioni per un imminente matrimonio, sicuramente non dopo aver saputo che i miei genitori stanno divorziando.
«Spero non ti dispiaccia se stasera vengono Hanna e sua sorella, volevo rimandare il tutto ma tra poco lei deve partire per un viaggio»
«Tranquillo, mi fa piacere vedere gente, sarebbe stato deprimente passare il venerdì sera a non far niente, quando dovrebbero arrivare?» chiedo ma prima che mio fratello risponda il campanello alla porta suona, precedendo la sua risposta, si alza di scatto chiedendomi con un cenno di seguirlo, non me lo faccio ripetere due volte e mi desto in piedi sistemando la gonna, non so se essere nervosa o solo annoiata, é la prima persona che incontro, forse non la conosco come si conosce un'amica di scuola ma tre anni in sua presenza deve aver lasciato un ricordo di me in lei, quindi posso sperimentare lo sguardo che mi avrebbero rivolto le persone fuori casa. 
Mi sistemo i capelli allo specchio dell'ingresso e poco dopo Jamie apre la porta mostrando la sua bellissima fidanzata Hanna, anche lei non era cambiata di una virgola, portava sempre lunghi capelli marroni e i suoi occhi azzurri sono così chiari e azzurri da battere anche quelli di mio fratello, al suo seguito invece di esserci una ragazza la prima cosa che mi salta all'occhio sono i capelli spettinati del ragazzo che seguiva Hanna.
«Scusa il ritardo Jamie ma mia sorella mi ha dato buca ed io devo trascinarmi dietro mio cugino» i due si scambiano un bacio veloce mentre entrambi entrano in casa. 
«É gratificante sapere che la mia presenza non sia un peso» dice sarcastico il ragazzo facendo una faccia buffa, subito mi scappa una risata che attira il suo sguardo azzurro come quello della cugina. 
«Louis Tomlinson, tu chi sei? La cugina desiderata quanto me, la sconosciuta di passaggio, la sorella appiccicosa o una prozia che mostra meno dei suoi quarant'anni?» una seconda risata esce dalle mie labbra mentre il ragazzo mi stringe la mano altrettanto divertito, sicuramente non sarà una serata noiosa. 
«Chiamami semplicemente Hazel, sono la sorella di Jamie» a quelle parole Hanna scatto dritta e si gira verso di me sorpresa, nulla che somiglia ad uno sguardo compassionevole compare sul viso della ragazza ma solo un sincero sorriso, seguito da un lungo e stritolante abbraccio, forse di ben tornata. 
«Hazel è magnifico vederti, tuo fratello non ha smesso un secondo di parlare di te in quest'anno, sono felicissima tu sia tornata a casa, quando sei arrivata? Come stai? Sei veramente cambiata dall'ultima volta che ti ho vista, ti si sono pure allungati i capelli... Jamie potevi dirmelo» lo rimprovera la ragazza lasciando finalmente la presa, l'ultima volta che mi ha vista risale a pochi giorni prima che partissi per la clinica, non ero proprio un bello spettacolo. 
«Scusa, non credevo che bastasse dopo le innumerevoli volte che te l'ho ripetuto settimana scorsa» risponde sarcastico mio fratello chiudendo la porta e posando la borsa della sua fidanzata vicino alla mia. 
«Non mi hai mai detto il giorno, comunque sono felice tu sia tornata se ti serve un passaggio e del buon gusto in fatto di shopping basta chiedere, tuo fratello non é affidabile in fatto di stile» concluse togliendo la giacca blu elettrica, sorrido divertita mentre mio fratello alza gli occhi al cielo. 
Tornai a concentrarmi sul ragazzo che si é appoggiato al muro un po' annoiato, non mi ha staccato gli occhi di dosso un secondo, adesso il problema é cosa mi invento se mi fa domande? Non posso semplicemente dire "sì, sono stata in riabilitazione per un anno senza contatti con il mondo esterno... Ma dimmi qual è la tua pizza preferita?", Non credo sia appropriato mutilare i discorsi solo per dire la verità, neanche lo conosco, non sono costretta a dire tutto. 
«Bene, io ordino la pizza, tu vuoi la solita Hazel?» Chiede mio fratello ricevendo subito un accenno da parte mia, rivolge la domanda a Louis che gli risponde anche lui veloce, forse con la prima pizza che gli salta in testa. 
«Quindi sei stata via per molto tempo, dove di preciso?» Chiede curioso Louis staccandosi dal muro, gli volto le spalle e mi incammino verso la cucina, sapendo che mi segue, se devo inventarmi qualcosa voglio farlo comodamente, prendo posto su uno degli sgabelli e inizio a pensare cosa dire. 
«non sono mai andata via da Los Angeles, ho fatto studi privati non molto lontano e dopo un anno sono tornata, sentivo la mancanza della mia famiglia» Louis inclina la testa studiando il mio viso con strana meticolosità. 
«Te la do buona, siamo sconosciuti, non sei costretta a dirmi la verità» spalanco la bocca ritrovandomi sinceramente sbalordita dalla sua loquacità, quasi mi fa paura che un ragazzo con i pantaloni che sembrava gli fosse entrata l'acqua in casa capisse che quella é una bugia. 
«Cosa ti fa credere che non sia la verità?» 
«Mia cugina sembrava più che contenta di vederti, poi hai dato troppe informazioni perché fosse la verità, sono un bugiardo patentato so riconoscere le bugie, detto questo quanti anni hai?» Chiede prendendo posto sullo sgabello accanto al mio, passa una mano fra i capelli scompigliati per poi mostrarmi il suo sorriso un po' esuberante. 
«Diciotto, tu invece quanti? Cinque?» Replicai in modo sarcastico incrociando le gambe e lanciandogli uno sguardo di sfida. 
«Sei, no a parte gli scherzi, per l'anagrafe sono diciannove, ma non sei la prima a dirmi che ne ho cinque, sono una decina d'anni che me lo ripetono, ritornando seri, hai intenzione di ritornare da dove sei venuta?» 
«Dio no, neanche per sogno, da adesso in poi l'unica volta che lascerò questa casa sarà per tornarci la sera e per lunghe vacanze lontano dalla città» confermo appoggiando il gomito sul piano in marmo freddo, Louis scatta a ridere di gusto, come se avessi appena fatto una battuta di cui solo lui ha colto il significato. 
«Sei stata in prigione O in un riformatorio?» 
«No, certo che no, ho la faccia da criminale?» 
«Non proprio, ma ormai anche le più dolci facce d'angelo compiono gli omicidi, quindi non si può mai sapere, come faccio a sapere se é la verità?» 
«Sei tu quello che riconosce le bugie, ma mi sento particolarmente felice quindi ti prometto che se il posto che mi dirai è giusto lo confermerò... Ci stai?» Allungo la mano per sigillare il patto, non so se l'avrei rivisto e anche se fosse, non credo ricorderà questa cosa, ma per una sera poteva essere divertente, il ragazzo mi studia ancora una volta con quello sguardo che mi mette un po' in soggezione e dopo pochi secondi accetta la mia proposta stringendo la mano. 
«Quindi niente carcere?» 
«No, scemo, niente carcere o riformatorio ho la fedina penale pulita da qualsiasi omicidio o tentato omicidio, tu invece non hai nessun crimine da confessare?» contraccambio la domanda portando i capelli all'indietro mentre lui finge di sforzarsi a pensare.
«Tralasciando vetri rotti e disturbo alla quiete pubblica anche la mia fedina si potrebbe definire pulita» mi informa ironico, tralasciando ovviamente molti dettagli, sicuramente non lo si può definire un ragazzo tranquillo ma la sua presenza mi rilassa nonostante sia tutt'altro che mansueto, gesticola molto e i suoi modi di fare passano poco inosservato. 
Il resto della serata non è degno di nota, fino all'arrivo della pizza abbiamo parlato un po' di ciò che ci piace, cosa ci accomuna e cosa invece ci rende diversi, sicuramente nessuno dei due vuole passare del tempo con Jamie ed Hanna, sono una coppia da secoli e stare con loro significa guardare mentre si baciano in continuazione senza sosta, come due sanguisughe affamate. 
Quando la pizza finalmente arriva anche i problemi della serata iniziano a farsi sentire, Hanna ritira gli scatoloni alla porta mentre io e Louis prendiamo lattine e taglia pizze da mettere sul piccolo tavolo del salotto dove consumeremo la cena, fino a qui nessun problema si pone, ognuno di noi si sarebbe messo seduto a terra o sul divano, il vero problema sta che mio fratello vuole a tutti i costi starmi appiccicato e tenermi gli occhi piazzati addosso mentre mangio... non é la cosa migliore. 
Jamie propone di vedere un film e pur di togliermi i suoi occhi di dosso ne avrei messi cento di DVD, é stressante che i tuoi movimenti siano seguiti passo dopo passo da una persona, mi sembra quasi di tornare in clinica, la differenza sta che quello non è il lavoro di mio fratello, quindi posso odiarlo senza scuse. 
Inizio lentamente a mangiare la pizza mentre Fast and Furios comincia ad invadere il televisore, non mi è mai piaciuto particolarmente il film ma grazie alle battute in sottofondo di Louis sono riuscita a vederlo sotto una prospettiva più comica che preferisco all'originale, la serata non ha altro di interessante dopo la pizza i due innamorati hanno ripreso a succhiarsi la faccia provocando un coniato di vomito sia a me che al ragazzo che mi tiene compagnia. 
«Senti Hazel che ne dici se andiamo in cucina, questo spettacolo mi uccide» 
«ovunque e meglio di qui» confermo alzandomi in piedi, Hanna si stacca a fatica da mio fratello per poi rivolgersi al cugino. 
«Dobbiamo andare, sono quasi le nove e tu devi essere al bar per le nove e mezza, quindi preparati» il ragazzo annuisce e prendendo il cellulare si dirige in cucina seguito da me, non ha nulla da prendere, è estate, non c'è nemmeno bisogno della giacca. 
«Ti inviterei a venire con me se tu non fossi appena tornata da... Un centro di addestramento?» Chiede speranzoso riprendendo posto al solito sgabello. 
«No, ma potrebbe essere parte della descrizione del posto in cui sono stata, comunque si, rifiuto volentieri l'invito non sono in vena di uscire per stasera» ammetto ritornando anche io seduta al mio posto. 
«Ti sei fregata con le tue stesse parole, hai detto "per stasera", quindi nulla mi impedisce di invitarti un'altra sera... Tipo domani?» Chiede uscendo dalla tasca il cellulare e facendolo scivolare sul tavolo fino a me. 
«Non lo so, devo ancora vedere i miei genitori, vecchi amici, non sono sicura mi rimarrà il tempo anche per le nuove conoscenze» 
«Tu appuntami in rubrica il tuo numero e domani si vedrà, in fondo abbiamo tutto il tempo del mondo, non credo tu voglia aspettare che quei due si diano appuntamento per vedermi, faccio volentieri a meno di vederli succhiarsi la faccia a vicenda» trattengo una risata mentre prendo in mano il cellulare del ragazzo, non é messo bene, crepature ovunque e adesivi che ne coprivano gran parte delle imperfezioni. 
Sblocco lo schermo e velocemente salvo il mio numero su di esso, per poi prendere il mio di cellulare e far fare la stessa cosa al moro che non ci pensa mezzo secondo a ricambiare, poco dopo Hanna chiama Louis pronta per andarsene, sinceramente speravo in qualcosa di più lungo tra i due. 
«Allora ci vediamo presto Hazel, é stato un piacere conoscerti» 
«Anche per me Louis, alla prossima» il ragazzo un po' impacciato allunga la mano per poi sostituirla però ad un abbraccio un po' goffo, anche io non sono meno impacciata, non ricevo un abbraccio da più di un anno, riceverlo per la prima volta dopo tanto tempo da uno sconosciuto non è la cosa più naturale. 
Poco dopo scompare dalla cucina per andare verso l'uscita, posso sentirlo salutare mio fratello e poi il nulla, solo la porta che si chiude e il rumore della televisione ancora accesa, recupero il cellulare dal bancone e lo ripongo nel l'unica tasca che mi ritrovo nella gonna, per tornare nel salotto dove mio fratello sta riordinando, mi avvicino a lui per aiutarlo. 
«Non hai finito la pizza» 
«Non avevo fame, in clinica fanno fare sei pasti al giorno è normale essere sazi per cena» 
«Finisco io qui, tu sarai stanca, vai pure a riposare» porto gli scatoloni che reggo in mano nella cucina un po' irritata che mio fratello pensi così male di me, credevo che almeno lui non mi avrebbe fatto pesare quello a cui sono andata incontro, esco dalla cucina ma prima di avviarmi per il piano superiore mi fermo ancora una volta in salotto. 
«comunque smettila di fare il paranoico, sappiamo entrambi che non sono anoressica» 
«Meglio prevenire che curare» 
«In poche parole sono un caso perso su tutti i fronti» 
«No, non intendevo questo...» Lo interrompo con un gesto della mano mentre recupero la borsa e inizio a salire le scale doppiamente delusa da mio fratello, se lui mi vede così non voglio immaginare come mi vedrà da domani in poi la gente fuori casa, per tutto il tempo passato in clinica mai mi è passato per la mente che mio fratello mi dicesse che sono un caso perso e che posso cadere in qualsiasi tentazione senza esclusione. 
«Sì intendevi questo, buonanotte Jamie, non ti azzardare ad entrare in camera mia» concludo il discorso mentre finisco di salire la gradinata, non mi importa se ho ferito i suoi sentimenti, lui ha ferito i miei e non lo perdonerò facilmente. 
Entro in camera mia come se non la vedessi da un giorno di scuola, anch'essa non é cambiata, le lenzuola blu, le pareti piene di disegni e scritte rubate ai libri, sulla scrivania c'è ancora il mio computer ed in parte ad esso tutti i quaderni con i miei disegni e i racconti. 
Sfilo le scarpe dai piedi un po' doloranti e mi getto a capofitto sul letto, non lo ricordavo tanto morbido, in confronto a quelli dove ho dormito per un anno questo sembra una nuvola, tolgo anche la gonna e mi trascino fino al cuscino, sotto di esso c'è il pigiama, è sempre stata mia consuetudine tenerlo li e nessuno l'ha tolto. 
Mi privo anche della camicetta e subito dopo indosso il pigiama fresco e comodo, dal fondo del letto sento una vibrazione e capisco che nel cellulare é arrivato un messaggio. 
Getto sulla sedia poco lontano dal letto la camicetta e quando ho recuperato il cellulare la gonna fa la sua stessa fine, mi infilo sotto il lenzuolo e sblocco lo schermo, il messaggio è di Louis e al suo interno c'è scritto: 
‹ Programma protezione testimoni?› Sorrido vedendo il messaggio, con tre parole é riuscito a mettermi di buon umore, dopo una conclusione di serata veramente deprimente. 
‹ No, arrenditi › gli invio sistemando il cuscino e spegnendo la luce, mi sento una vecchia ad andare a letto così presto, anche se fino a ieri l'orario prestabilito per le luci accese era le nove ormai sono fuori e queste regole non contano, ma sono stata vittima delle routine per un anno ci vuole del tempo per riabilitarsi ad una vita sociale da normale adolescente, poso il cellulare sul comodino ma nello stesso istante vibra una seconda volta. 
‹ Non così presto, a domani › racchiude il messaggio di Louis, che mi da la buonanotte in un certo senso, ricambio anche io con un "a domani" e poso il telefono dichiarando quello il mio ultimo messaggio, decido di alzarmi dal materasso, non ho poi così tanto sonno e devo finire di scrivere sul diario che mi hanno rifilato.
Prendo posto sul divanetto creato con il davanzale della finestra, Los Angeles è come sempre illuminata e bella, estraggo il piccolo blocco e inizio a scrivere, per me appuntare anche solo una menzogna è la cosa più noiosa che possa fare anche solo per ammazzare il tempo.
Finito di scrivere mi perdo nelle pagine vuote, potevo sicuramente rendere le cose più gradevoli, posiziono il quaderno sulle gambe e con la penna nera inizio a tracciare le prime linee, un bel disegno ad ogni “capitolo” avrebbe messo un tocco di personalità a tutto, nel disegno raffiguro me stessa, nella stessa posizione in cui mi trovo vista da occhi esterni ai miei.
Un disegno soddisfacente per aver usato una penna ed un foglio mezzo utilizzato, richiudo il quadernetto, per poi perdermi nell’infinito del paesaggio e ricordarmi che... finalmente sono a casa.
bene eccomi tornata con una storia nuovissima di zecca.
non sarà lunga, anzi penso non avrà più di venti capitoli... non lo so ci sto ancora pensando 
spero vi piaccia come inizio qui trovate il link del trailer.
ringrazio Sara Scrive per il banner... sempre genilissima, ringrazio anche voi perchè senza le chiaccherate in chat con alcuni di voi non mi sarebbe mai venuta in mente questa fan fiction.
come avete visto la protagonista la raffiguro come 
Shailene Woodley detto questo vi lascio ai commenti, spero di riceverne tanti visto che mi sembrava una storia troppo bimbominchiosa per essere pubblicata un bacione al prossimo capitolo 

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Capitolo 2
*** Rimanere nel guscio ***


2 Rimanere nel Guscio

25 Agosto 2013

 
Il sabato mattina può sempre iniziare meglio di come comincia ogni volta ma nel mio caso, questa volta può veramente iniziare in modo drasticamente migliore, in tutti i sensi possibili, tra un disegno e l’altro sono rimasta sveglia fino alle due del mattino e mio padre è venuto a svegliarmi alle otto del mattino con addosso un nauseante profumo da mercatino dell’usato.
Ha urlato un paio di volte il mio nome, per poi riempirmi di baci... il mio povero viso, anche se non mi da fastidio la cosa, più che altro ho ancora molto sonno e preferisco dormire ma non voglio rovinare la festa a quel poveruomo che ha fatto di tutto per me e continua a farlo in questo momento.
«Buongiorno papà, vedo che sei felice» gli faccio notare uscendo fuori dalle coperte e poggiando i gomiti sul cuscino per sollevarmi e guardarlo bene in faccia, gli occhi azzurri sono più luminosi dell'ultima volta che gli ho visti, questo é ovvio visto che l'ultima volta risale a quando mi hanno rinchiuso nella clinica.
Non sembra invecchiato di un giorno, é il solito papà con i capelli marroni come i miei e gli occhi azzurri che io non ho ereditato sfortunatamente ma mio fratello Jamie sì, io ho preso gli occhi nocciola di mia madre e la cosa non mi piace molto, non so il perché ma sapere di aver qualcosa in comune con mia madre non mi ha mai entusiasmato molto, mio padre é quello che mi é sempre stato vicino in tutti i modi possibili, mente mia madre cercava tutti i modi per tenersi lontano da me, come se avessi qualche malattia infettiva terminale.
«Finalmente sei a casa, non potrei essere più entusiasta di così, mi dispiace se ieri sera non ero a casa ma ho dovuto sostituire un amico» ammette sorridendo timidamente, amo mio padre, non gli importa quanti impegni ha riesce sempre ad aiutare persone che ne hanno bisogno.
Lo stringo caldamente in un abbraccio e lascio che il suo calore e profumo orribile mi invadano i sensi, questo significa per me essere a casa, non posso chiedere di meglio, mio padre continua a riempirmi di baci fino a che il telefono sul comodino inizia a vibrare segnalando un messaggio.
«i tuoi amici ti reclamano, spero tu voglia organizzare qualcosa con loro, sono sicuro che gli sei mancata» dice speranzoso mio padre con una luce ingenua negli occhi, non so se mi hanno dimenticato come amica ma sicuramente si ricordano chi sono.
«avevo in mente di passare un po’ di tempo con te, magari pranzo insieme o qualcosa da soli, non ti vedo da un anno, voglio sapere tutto» mio padre sorride, forse anche più contento di prima, si alza dal letto sistemando il suo completo da ufficio e facendo una giravolta virile mi guarda in modo scherzoso.
«mi hanno regalato un nuovo vestito... questa frase racchiude tutto quello che è successo di interessante nella mia vita, mi piacerebbe pranzare con te ma devo vedermi con un cliente, però ho prenotato per due ad un ristorante che conosci benissimo e che fa del sushi fantastico» mi si illuminano gli occhi, il ristorante cinese all’angolo è il mio preferito da sempre e, peccato fosse un po’ esclusivo, mi sembra impossibile che lui abbia trovato posto così facilmente.
«non dovevi papà andava benissimo anche un hot dog e un film, sei fantastico» mi alzo dal letto e mi getto fra le sue braccia in estasi, io e lui niente Jamie a guardarmi male e in quel ristornate non ci va mai gente che conosco, ogni sera hanno sempre clientela nuova e questo mi permette di essere sicura che nessuno mi conosce.
«lo so, sono un genio... a parte gli scherzi, pronta alle otto di sotto, io vado a lavoro, per qualsiasi cosa il numero e sempre quello e mi raccomando cerca di uscire oggi, sono sicuro che sei mancata a molte persone» non so bene a cosa alluda quel “ molte persone” ma il suo sguardo non è confortante anzi sembra quasi sappia qualcosa che io ignoro completamente, cercai di cancellare quel immagine dalla mia mente e dando un lieve bacio sulla guancia di mio padre mi getto nel letto, lui esce salutandomi per la millesima volta.
Prendo in mano il cellulare e prima di guardare lo schermo esamino il retro, qualcuno ha tolto la cover che tenevo da molto tempo ma non mi importa, hanno fatto bene a toglierla, faccio illuminare lo schermo e mi sorprende vedere un messaggio da parte di Louis così presto, sembra un ragazzo poco mattiniero.
‹ odio mia cugina, ho dormito a casa sua e mi ha gettato giù dal letto alle sei per fare shopping anti stress... buongiorno, sei stata per caso nella marina?› quel ragazzo è un completo idiota, so che lo fa apposta sparare le domande più improbabili al mondo per farmi divertire, ma non posso evitare di pensare a quanto sia sciocco e allo stesso tempo così rassicurante.
‹ Sì, ero il comandante del Titanic, pronto per partire all’arrembaggio?› rispondo sarcastica mettendomi di nuovo sotto il lenzuolo, fuori il sole splende mentre nella mia camera c’è un clima più fresco di quello che sembra esserci fuori.
Il telefono vibra ancora ma prima di esaminare lo schermo mi metto a pensare: sto veramente flirtando con uno sconosciuto che mi piace maggiormente per il suo lato comico? Sembra proprio di sì e più il tempo passa più sembra che dietro quella maschera Louis abbia qualcosa in più che voglio assolutamente scoprire.
‹ per questa volta prenderò la prossima, allora impegni per oggi? O posso invitarti a una rapina in banca? così per ammazzare il tempo, so che sei un’esperta › insite con la storia della galera, poso il telefono sul letto per riflettere... non voglio vedere i miei vecchi amici, forse non sarò mai pronta per vederli, ma finché non mi contattano loro ho una scusa.
‹ la mia nave salpa stasera, ho tutto il pomeriggio libero, perché?› invio il messaggio spavalda, non ho paura ad uscire con Louis se lui me lo chiede, già mi ha chiesto di uscire ma mi piace tenerlo sulle spine.
Recupero il cellulare e corro verso il bagno più raggiante di quanto sono abituata ad essere, imposto la riproduzione casuale delle canzoni e per mia fortuna ne parte una a me sconosciuta ma molto allegra, il periodo prima del ritiro del cellulare non ascoltavo molte canzoni di questo genere, tendevo a deprimermi con qualche testo magari sconosciuto ma appartenente ad un sound triste.
Apro l’acqua della doccia saltellando a ritmo di musica, questo livello di felicità mi è alquanto sconosciuto ma è più piacevole di quanto potessi aspettarmi, forse Louis può veramente portare qualcosa di buono in me, così che mio fratello non veda più una ragazzina pronta a crollare contro qualunque tentazione.
Il telefono vibra sopra il ripiano del lavabo e senza pensare corro verso di esso e sblocco lo schermo per controllare il messaggio.
‹ Ok forse l’Alzheimer ti ha colpita in giovane età... LA NOSTRA USCITA! Se siamo ancora d’accordo sono da te per le nove e dieci, altrimenti mi troverai comunque li mia cugina mi trascina di nuovo con se e a deciso di punto in bianco di venire da tuo fratello › non posso rimanere seria leggendo un suo messaggio, ad ogni discorso serio aggiunge una battuta, non so dove trova questa positività ma ne faccio tesoro, sono poche le persone come lui.
‹ giusto! L’uscita, allora ti aspetto a casa mia... a dopo › rispondo velocemente per non perdere tempo, ho un’abbondante ora per prepararmi ma meglio non cincischiare.
Mi infilo sotto la doccia per potermi lavare senza che un’infermiera mi cronometri dietro la porta, anche se ho mezzo sospetto lo faccia mio fratello, magari pensa che mi impiccherò nel bagno o che improvvisamente diventi bulimica, non posso credere che ieri sera mi abbia dato dell’anoressica sapendo quanto ami mangiare schifezze... si sta facendo troppe paranoie.
Dopo aver lavato i capelli li alzo con una molletta per non farli gocciolare e per non sporcarli di bagnoschiuma, è bello avere i capelli così lunghi e di un colore normale, forse uno dei più grandi errori è stato tagliarli da sola e non lasciarli crescere.
Senza volerlo sto perdendo tempo ritornando indietro nel passato, cosa che non voglio fare, finisco di lavarmi e chiudo l’acqua mentre il vapore ha riempito la stanza, prendo l’asciugamano in parte alla doccia ed esco canticchiando la nuova canzone che esce dalle casse del cellulare.
Ricordo a malapena questa canzone, troppo allegra per essere ascoltata da me, ma comunque bellissima, la musica, il disegno e la scrittura sono sempre stati punti d’appoggio e voglio continuino ad esserlo ma non devono diventare tutto per me, non voglio cadere negli stessi vizi e problemi.
Recupero il cellulare e torno in camera mia, portando con me l’asciugacapelli e i trucchi, butto il tutto sul letto ed apro il mio armadio, c’e qualche vestito nuovo, mio padre deve aver comprato qualcosa prima del mio arrivo in casa.
Alcuni vestiti hanno l’etichetta, altri sono veramente sgargianti rispetto ai capi neri e grigi che ho indossato prima di finire in clinica, tiro giù una magliettina nera ed una gonna color pastello nuovi di zecca.
Velocemente mi vesto e asciugo i capelli legandoli in una treccia che ricade sulla spalla destra con un fiocco che la tiene insieme.
Fuori dalla finestra si sentono i primi ragazzi urlare e ridere, mentre gli skate cadono a terra pronti per essere usati, a quest’ora sarei stata in spiaggia con Veronica a fare chissà quale casino dopo una notte in bianco in qualche locale.
Ho fatto veramente presto a vestirmi, questo mi da il tempo di scrivere su quel noioso diario e di fare qualche disegno per svagarmi, trio fuori l’agenda dalla borsa e mi metto ancora una volta sul davanzale della finestra mentre il paesaggio si illumina e poco lontano posso scorgere il mare  piatto e cristallino.
Scrivo quattro parole in croce, riproduco i primi sentimenti che mi vengono in testa e scrivo quanto la giornata sia andata bene anche se non è nemmeno iniziata, finito di scrivere impiego la pagina a riprodurre un recente ricordo di me e Louis seduti sugli sgabelli in cucina, di spalle, non sono stata molto dietro di lui ma quel poco mi è bastato per memorizzare i tratti delle spalle e della schiena.
Portava i capelli in modo strano sul davanti ma per fortuna dietro non hanno nulla di complesso, vederlo una sola volta non mi aiuta a riportarlo su un foglio, a differenza della notte scorsa, ho tirato fuori le matite per disegnare, quindi il disegno deve venire meglio, anche se non perfetto, sono comunque su un materasso, in più non ricordo bene tutti i tratti di Louis.
Qualcuno bussa alla mia porta ma non rispondo, io e mio fratello siamo gli unici in casa, quindi non può che essere lui e in questo momento non ho nessuna voglia di vederlo, mi concentro sui dettagli del disegno, specialmente sui vestiti, ricordo benissimo i pantaloni del ragazzo ma la maglietta a malapena mi era rimasta in mente.
Dopo poco tempo la porta si apre e mio fratello entra senza permesso.
«Nessuno ti ha detto che potevi entrare» dico senza neanche alzare gli occhi da quaderno, anche se ormai ho finito il disegno.
«Non esco finché non mi dai retta, so di averti ferito ieri sera, non volevo, sono consapevole di dover pensare prima di parlare ma alcune volte non lo faccio... lo sai benissimo che non penso le cose che ho detto, sono stato il primo a credere che ce l’avresti fatta e ancora adesso ci credo, infatti sei qui»
«Lo so, ma ieri sera hai oltrepassato il limite della sopportazione trattandomi come una bambina insignificante» Jamie fa qualche passo avanti sedendosi sul mio letto in modo da potermi guardare in viso, posso perdonarlo ma non so se ne ho voglia, mi ha fatto sentire veramente male con quelle parole.
«Ne sono consapevole, non volevo te lo ripeto, lo so che non mi perdonerai facilmente, non lo facevi neanche prima, però non escludermi del tutto, sono umano e sbaglierò altre mille volte»
«Anche tu ne fai una tragedia, non ti sto tagliando fuori ma mi ci vuole tempo per metabolizzare il fatto che tu nonostante ci stia provando non riesci a fidarti di me, capisco anche questo, nemmeno io mi fiderei a tuo posto» conclusi chiudendo il quaderno e alzandomi dal davanzale per metterlo via, Jamie non disse nulla, rimase in silenzio per un lungo tempo.
«Tra poco arriverà Hanna» mi avverte cambiando discorso, come per cancellare la nostra precedente discussione
«Lo so da quando mi sono svegliata, Louis mi ha avvertita» preciso posando le matite sulla scrivania e prendendo posto sulla sedia davanti ad essa, un sorriso spontaneo spunta sul mio volto mentre ripenso ai buffi messaggi scambiati col ragazzo.
«Il cugino di Hanna! Perché vi scambiate messaggi?» chiede curioso alzandosi dal letto e venendo verso di me, adesso mi sento sinceramente in imbarazzo a parlare con mio fratello di questo, prendo un foglio a caso e inizio a disegnare per non guardarlo.
«Vogliamo fare amicizia e ci siamo scambiati i numeri... oggi usciamo, ho bisogno di nuove amicizie, quelle vecchie non so se voglio ancora frequentarle» Dico semplicemente disegnando i tratti di un viso, non sto nemmeno pensando a quello che faccio per quanto sono concentrata ad evitare domande da Jamie.
«Bene, cioè non va bene, perché proprio Louis? Ci sono più di tremila abitanti in tutta Los Angeles e tu vai a trovare il primo buffone che passa! In fondo non è un cattivo ragazzo ma potresti avere di meglio te lo assicuro»
«Ti do un consiglio spassionato Jamie... dopo un anno passato in mezzo a ragazzi, bambini e adulti con i problemi più improbabili ho imparato che non devi mai giudicare gli altri se prima non riesci a giudicare te stesso, in più ho imparato che prima di condannare un ragazzo devi conoscere la sua storia, ragiona su queste parole» gli dico posando la matita e guardandolo dritto in faccia, la sua espressione calma e controllata si tramuta mostrando della costernazione, non disse più nulla e mi lascia da sola in camera senza aggiungere altro.
Guardo il foglio per capire cosa stavo cercando di disegnare mentre mio fratello mi ha fatto le domande, a malapena ho disegnato i contorni del viso e dei capelli, non sembra nessuno di preciso solo un volto comune.
Il telefono vibra sul letto e subito mi metto in piedi per prenderlo, devo ancora mettere le scarpe e non credo mi truccherò, non ne ho la minima voglia, pendo il cellulare e un paio di ballerine nere lucide, per poi uscire dalla camera.
Il messaggio come penso è di Louis, mi dice di uscire dalla mia camera prima di subito, inizio a scendere scalza le scale e nello stesso momento Jamie apre la porta, non ho neanche sentito il campanello, dalla porta entra subito Hanna che mi fa un cenno con la mano e dietro di lei, con i pantaloni strani del giorno prima, che però sono rossi ecco spuntare Louis ancora più radioso del giorno prima.
«Buongiorno Hazel... pronta a camminare un po’?» chiede sistemando i capelli che a differenza di ieri sono alzati con del gel, per rispondere alla sua domanda alzo le ballerine e finisco di scendere le scale, mi siedo sulla poltrona ed indosso le scarpe, prendendo la piccola borsa a tracolla rossa e ci metto dentro il cellulare.
«Quindi voi due uscite? Da quando?» chiede Hanna perplessa mentre toglie la giacca e la porge a Jamie, io sorrido mentre Louis si gira verso la cugina irritato, per quanto mi è dato di sapere i due si vogliono molto bene ma allo stesso tempo si odiano a vicenda, un po’ come fratello e sorella.
«Non sono affari tuoi, se voglio uscire con Hazel lo faccio, non ti preoccupare non l coinvolgo in nessun omicidio» conclude acido creando un po’ di tensione, forse è per questo che Jamie non ha una buona opinione di Louis, perché Hanna non ha messo una buona parola su di lui... poverino.
«Io credo sia meglio andare, oppure tardiamo per il colpo in banca» dico a bassa voce riesumando la conversazione fatta col moro, subito Louis si calma e ride seguendomi fuori, mentre gli altri due rimangono perplessi non avendo capito la battuta.
«Scusami per prima ma mia cugina pensa che chiunque faccia la mia conoscenza finisca per diventare un pazzo criminale che rompe finestre a caso, ma almeno per oggi siamo io e te senza risucchia faccia o rompi palle, voglio provare ad indovinare dove sei stata, in più non ci conosciamo, quindi... Cosa facciamo?» chiede guardandosi intorno, sicuramente non mancano posti dove andare, però la nostra uscita non ha un fine, non ci siamo organizzati, volevamo uscire e siamo usciti, basta.
«Che ne dici se cominciamo con un bar per un caffè?» propongo sentendo lo stomaco che reclama la colazione, lui alza la testa al cielo mentre pensa.
«Ottima idea, magari facciamo colazione, io ho a malapena bevuto un caffè e posso sentire il tuo stomaco reclamare cibo più del mio, andiamo allo starbucks all’angolo» annuisco per concordare e iniziamo a camminare verso la caffetteria.
Per intrattenermi mi ha praticamente raccontato ogni minimo dettaglio di quello che ha fatto con sua cugina, io cerco di rimanere il più anonima possibile, un anno fa mi sarei fatta riconoscere ma adesso voglio solo rimanere nel mio guscio evitare vecchi conoscenze per un po’ e conoscere nuove persone.
Arrivati davanti allo Starbucks mi fermo di colpo davanti alla vetrina, Louis fa qualche passo avanti prima di accorgersi che sono rimasta indietro, sposto una ciocca dal viso e indietreggio per uscire dalla visuale della vetrina.
«Tutto bene Hazel? Chi hai visto?» si mette a guardare dentro la caffetteria ma non vedendo nessuno di sua conoscenza alza le spalle e si gira verso di me.
«Vecchia fiamma? Amica nemica?»
«la prima, diciamo che me ne sono andata nel peggiore dei modi, lui non credo abbia recepito il messaggio quando l’ho mollato, non eravamo compatibili, poi la sua compagnia non è gradevole, mi trovo mille volte meglio con te e ti conosco da meno di un giorno... non è un tipo raccomandabile» dico, voglio essere sincera quando mi sono fidanza con Dean non mi trovavo in una buona situazione e la relazione con lui mi ha solo fatta peggiorare, quindi non è un piacere incontrarlo il giorno dopo il mio ritorno dalla clinica.
«Capisco... Facciamogli capire che è finita, assecondami» mi prende la mano e la stringe trascinandomi dentro la caffetteria disinvolto, sistemo la frangetta tenendo lo sguardo basso, ho appena detto di voler rimanere nel mio guscio e lui invece fa in modo che tutti mi notino.
Velocemente mi porta la bancone e ordiniamo una colazione leggera, mi guardo intorno sempre tenendo la testa bassa ma Dean riesce comunque ad individuarmi mi punta come una preda.
Dean James Mc Goyle solo un anno più grande di me, non è proprio un cattivo ragazzo ma si lascia trascinare dalle persone, quindi finisce nei guai senza volerlo, non è neanche un brutto ragazzo, ha la pelle abbronzata e i capelli biondo platino spettinati sulla testa, non sembra cambiato per niente, indossa pure gli stessi vestiti di quando l’ho visto l’ultima volta.
«Ciao Hazel mi ha detto Veronica che sei uscita ieri» dice quasi imbarazzato tenendo lo sguardo sulle scarpe.
«Ciao bello, io sono Louis, tu sei?» chiede ancora prima che io possa formulare una frase, questo ragazzo ha sempre la risposta pronta, Dean gli risponde dicendo il suo nome e allungando la mano ma Louis non la stringe, anzi si tiene saldamente alla mia.
«Sì, ti pregherei di non dire altro sull’argomento»
«Come vuoi! Perché esci con questo squinternato?» non capisco perché tutti vedono Louis come un problema da estirpare, sembra tanto un bravo ragazzo... ok forse non sembra un bravo ragazzo ma questo non significa che non lo sia.
«Questo squinternato come lo chiami tu è mio amico, quindi ti pregherei di portare rispetto, solo perché non frequenta la tua compagnia di sballati non credere sia un’idiota, è meglio i tutti voi messi assieme, non cercarmi che è meglio... addio Dean» dico velocemente trascinando via Louis che subito mi indica un tavolo vicino alla finestra, Dean mi segue con i suoi occhi verdi ma non gli do conto, sono uscita per divertirmi.
«Hazel io non so com’eri prima ma sappi che lo hai steso, sicuramente si aspettava una reazione molto diversa, altrimenti non sarebbe li con la bocca che gli strisca a terra – ride di gusto prendendo un moroso dalla ciambella che ha davanti per poi continuare – comunque non ci importa di certi maleducati... a proposito grazie delle belle parole nessuno mi avrebbe difeso a tuo posto, dimentichiamo tutto e facciamo finta di essere appena usciti che è meglio» prende un secondo morso della sua ciambella e si guarda intorno annoiato, come se sta cercando qualcosa di interessante con cui iniziare a parlare.
«Qual è il tuo nome completo? So che è una domanda banale ma dobbiamo partire da qualcosa»
«Louis William Tomlinson, lo so, è un nome un po’ noioso ma per le occasioni formali è il migliore, il tuo invece?»
«Hazel Susan Spektor, lo so fa schifo ma sempre meglio di altri»
«Non è vero, è molto carino adatto a qualsiasi occasione Hazel Susan Spektor, aspetta... domanda: sei stata per caso in una scuola di buone maniere per la tua condotta orribile?» chiede puntandomi addosso un pezzo di ciambella mentre mastica in modo esagerato ciò che ha in bocca, trattengo una risata e rispondo.
«No, niente del genere, ma tu ne avresti di bisogno» azzardo una piccola battuta e lui sembra apprezzare, anche io inizio a mangiare e finalmente il mio stomaco si placa, anche se so che non basta, sono un buco senza fondo e mangio in continuazione, non capisco come Jamie abbia pensato che sono anoressica.
«Non potevi dire una cosa più vera, sono un disastro a tavola, invece tu sei molto più aggraziata ma sei anche una ragazza, quindi non riesci ad essere scomposta»
«Vuoi scommettere? Louis William Tomlinson?»
«Sì, vincerò» dice convinto, ciò che non sa è che sono la campionessa di maleducazione femminile a tavola, mia madre mi ha sempre odiato per i miei modi di fare.
Cambio posizione mettendomi più libera ma non troppo, ho pur sempre la gonna, prendo la ciambella e il bicchiere di caffè, inizio a bere e mangiare come un camionista alla stazione di servizio rilasciando qualche rutto, una signora vicina mi guarda malissimo ma cerco di non darle conto ho una scommessa da vincere.
«Ok hai vinto, ti devo un’altra colazione, ti sei completamente trasformata... forte, ricordami di invitarti a qualche incontro importante, così potrai farmi compagnia nell’essere un disastro»
«Con piacere» torno normale e finiamo la colazione parlando un po’ di noi, Louis mi fa due o tre domande per capire dove sono stata ma fa tutte le volte un buco nell’acqua.
 
Louis paga entrambe le colazioni ed usciamo dal bar qualche minuto dopo Dean che mi ha seriamente irritato tutta la mattina continuando a guardarmi, sento una sensazione strana crescere nella testa, so che automaticamente la sto reprimendo, ma se ci penso non capisco bene di cosa si tratta, è da quando mi sono svegliata che sento questa sensazione ma sto cercando di ignorarla.
Passeggiamo sul marciapiede col sole che ci riscaldava ogni parte del corpo, camminiamo tutta la mattina fermandoci solo per pranzo, non credo di aver passato una mattinata migliore di questa, la presenza di Louis mi rende ogni minuto più allegra.
«Come mai tua cugina è venuta stamattina?» chiedo mentre prendo posto sulla spalliera di una panchina mentre addento il mio hot dog, Louis si mette seduto composto e guarda per qualche secondo la sua lattina di pepsi.
«Tuo fratello aveva qualcosa di super importante da dirgli... non ho approfondito» poggio la Fanta e  provo a pensare, mio fratello deve aver intenzione di fare la sua proposta oggi stesso, buon per lui, prossima volta può avvertirmi magari.
«Credo gi abbia fatto la proposta di matrimonio, mi aveva detto quando sono tornata a casa che voleva fargliela... cosa ne pensi?»
«Penso che mia cugina gli dirà di sì, quest’ultimo anno lei ci sperava tantissimo, ha già adocchiato un abito da sposa e si ferma spesso nei vari negozi per le spose... sembra allucinata, sono contento per lei, tuo fratello è un tipo ok! Io sono solo suo cugino, non conosco molto la loro relazione ma sembra buona... comunque non ho voglia di parlare di loro, cosa fai stasera per essere impegnata?» chiede mentre io ho finito il mio hot dog, non sono ancora sazia ma per fortuna non siamo lontani dal banchetto.
«Mio padre ha prenotato un tavolo nel mio ristorante preferito che fa sushi e potrò stare con lui per la prima volta da quando sono tornata, è molto importante stare con lui è molto impegnato è si trova in una situazione in bilico»
«Intendi il locale poco lontano da casa tua?»
«Sì, quello, ci ha messo tantissimo per avere un tavolo, è tutto solo per me»
«Il figlio del proprietario è mio amico, se hai bisogno di un tavolo lo chiedo io, è molto disponibile» sorride Louis portandosi una mano davanti al viso per proteggersi gli occhi dal sole, ricambio il sorriso e mi alzo per comprare un altro hot dog.
«Ne terrò conto, vuoi?» chiedo allungando la mano con il panino verso di lui, il ragazzo accetta ringraziandomi e ritorniamo alla nostra panchina che da lo sguardo sulla spiaggia e su tutti gli skater e i surfisti.
«Io stasera sono libero, se tragicamente l’uscita dovesse saltare... sai il numero, è divertente stare con te, specialmente dopo che sei uscita da un conservatorio?» chiede mettendosi seduto al mio fianco addentando metà hot dog è forse il primo posto serio che mi nomina.
«No, studio musica da autodidatta , comunque se mi servirà qualcuno con cui concludere la serata penserò a te... sono già le due, siamo stati fuori quasi sei ore, meglio che torni a casa» dico a Louis un po’ rammaricata, non voglio veramente mettere fine alla nostra uscita ma sicuramente Jamie inizierà a tormentarmi dopo sei ore di assenza.
«Ti accompagno, così parliamo un po’, devo scoprire prima di settembre dove sei stata... sicura di voler eliminare la prigione?» gli do un pugno amichevole sulla spalla e mi alzo dalla panchina, per incamminarmi verso casa.
 
Mancano meno di dieci minuti all’arrivo di mio padre e per fortuna ho quasi finito di prepararmi, non ho messo nulla di formale, anzi ho usato tutti i nuovi vestiti che mi sono ritrovata: Jeans rossi, canottiera bianca con un logo in verde fluo, dei tacchi neri abbastanza alti, tanto non devo camminare.
Lascio i capelli ondulati sciolti e non aggiungo altro, fa molto caldo, solo a star ferma sudo, quindi non c’è bisogno assolutamente di giacca o copri spalle, anzi mi sembra già troppo aver messo dei pantaloni lunghi.
Bussano alla porta velocemente e con un verso più che una parola faccio in modo che Jamie entri in camera mia, raccatto la prima borsa a tracollo che mi trovo davanti e ci infilo dentro il cellulare e il portafogli.
«Hazel mi ha appena chiamato papà... non riuscirà a venire» dice quasi sforzandosi mentre rimane con lo sguardo fisso a terra e la mano stretta alla porta, quasi pronto a scappare dalla mia furia imminente.
Mio Padre non ha mai mancato o disdetto un appuntamento in tutta la sua vita, non capisco perché lo stia facendo con me! Forse ha un impegno troppo importante per essere disdetto? O forse sta solo cercando di evitarmi come fa mia madre!
«Ok! Va bene, digli che non fa niente, troveremo un altro giorno.
Poteva anche chiamare me, invece di farmi un tramite attraverso te» confesso scontenta mentre Jamie si prende di coraggio e mi accarezza una spalla, non sono arrabbiata, non posso esserlo, è il primo appuntamento che mio padre disdice, l’unica cosa che mi ha dato fastidio è che ha scritto a Jamie ma non alla diretta interessata... me.
«Lui è cambiato Hazel, ha disdetto molti appuntamenti mentre tu non eri in casa, sta peggiorando, ma lo avrà fatto solo perché non è riuscito a organizzarsi, ormai è sempre così. Hai bisogno di qualcosa?»
«No, grazie... sono contenta tu abbia chiesto ad Hanna di sposarti, sarai un marito fantastico!» affermo abbracciandolo, lui ricambia in modo caloroso per poi lasciarmi da sola in camera senza chiedere altro, ha perfettamente capito quanto quella mancanza mi ha turbata.
Neanche il tempo di sedermi sulla sedia che il cellulare vibra, ovviamente un messaggio di Louis.
‹ come va l’uscita?›
‹ Male, ha dovuto disdire e sono sola in camera mia a disegnare mentre ti scrivo › rispondo al messaggio di Louis lasciando cadere la borsa a terra e iniziando a disegnare sul primo pezzo di cara che mi ritrovo davanti.
La risposta da parte del ragazzo è quasi immediata ma non molto comprensibile.
‹ Non ti muovere ›  c’è scritto e nient’altro, poso il telefono sulla scrivania e continuo a disegnare il volto del mio nuovo conoscente mentre ride, non è facile, ho passato più di sei ore a vedere Louis ridere eppure la riproduzione sul foglio è sempre più dura.
Passo qualche minuto forse un’ora piegata sul foglio a disegnare il meglio che posso, per quanto ricordi bene i tratti del moro non mi sembrano del tutto esatti e il disegno non mi soddisfa.
Bussano ancora una volta alla porta e subito mi alzo per aprire e vedere chi è, quando apro la porta della camera mi ritrovo davanti Louis con in mano il cibo da asporto cinese del ristorante dove io e mio padre dovevamo mangiare.
«Spero tu abbia fame, perché il mio amico ci h dato le migliori portate» trattengo una risata e lo faccio entrare in camera dove passiamo una delle migliori serate in assoluto


 

Ciao a tutte.
Ci ha messo una vita a mettere il nuovo cpitolo, scusate, tra la scuola e la connessione internet che non andava ho perso la conizione del tempo, spero che il capitolo vi piaccia come il primo e che lasciate molte recensioni.
Qui trovate 
il link del trailer che spero vi piaccia quanto la storia, un bacio alla prossima.

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Capitolo 3
*** Doctor Who ***


3 Doctor Who
27 Agosto 2013

Come ogni sera Louis mi intrattiene con uno dei suoi messaggi sarcastici che inevitabilmente mi fa ridere, abbiamo passato una delle migliori serate il venticinque, tra risate e cibo cinese, non posso chiedere di meglio, quando sono uscita dalla clinica non ho minimamente pensato che la mia vita potesse essere così tranquilla.
Mi alzo dal letto andando dritta verso il bagno per prepararmi, questa sera Louis mi ha promesso di portarmi da qualche parte, non ha specificato dove, quando o perché, vuole solo che mi vesta bene, così ho tirato fuori uno dei migliori vestiti che mi ritrovo nell’armadio, arriva sopra il ginocchio e le maniche lunghe sono in pizzo, tutto in viola scuro, non mi sento in vena di colori sgargianti.
Lascio i capelli sciolti ed evito di truccarmi, da quando sono uscita dalla clinica non ho mai voglia di farlo, mi assicuro che le maniche siano ben abbassate e indosso un paio di tacchi neri.
Ho visto mio padre solo una volta in questi giorni, adesso ho la conferma che mi sta evitando, non ho idea del perché, uscire da una clinica non è una delle migliori cose ma isolarmi non mi fa per niente bene.
Dean mi ha chiamato una decina di volte, chiedendo di vedermi, ma ogni volta ho rifiutato, il solo pensiero di stare in un locale insieme a lui mi fa venire la nausea, ho fatto bene ad abbandonare alcune conoscenze di un anno fa, perché alcuni di loro mi hanno portato veramente al crollo.
Controllo il cellulare e trovo altri due messaggi, uno di Veronica la mia migliore amica ed uno di Jasmine una ragazza che veniva con me a scuola ma di cui non ho approfondito la conoscenza, so solo che non ha molti amici e che è stata l’unica a scrivermi per tutta la mia permanenza nella clinica, sicuramente le devo molto e mi fa piacere che stamattina mi abbia scritto.
«Hazel! Louis è di sotto» Mi avverte Jamie aprendo di scatto la porta, prendo la borsetta a tracollo e ci metto dentro il cellulare con il portafoglio.
«Posso farti una domanda? Ma non devi arrabbiarti» Precisa mio fratello chiudendo la porta dietro di lui, deve esse qualcosa di riferito ovviamente a Louis se no non avrebbe chiuso la porta, non ha una buona considerazione del mio nuovo amico e non capisco il perché, neanche lo conosce e Hanna non ne parla male, quindi non deve preoccuparsi.
«Perché dovrei? Comunque spara, non mi arrabbierò» Prometto alzando le mani, non posso sapere la mia reazione ma sicuramente tratterò la rabbia per non dargli soddisfazioni.
«Sei sicura di voler iniziare una relazione? L’ultima non è andata bene, dovresti prenderti del tempo per te, in fondo ci sono ragazzi più intelligenti di Louis» l’ha detto veramente e non se ne vergogna, nessuno ha mai detto che io voglio una relazione e poi sono fatti miei se voglio o meno frequentare un ragazzo.
«Farò finta che tu non l’abbia chiesto, comunque io e Louis facciamo quello che vogliamo, non sono fatti tuoi» rispondo calma, anche se dentro di me ho tanta voglia di prenderlo a schiaffi, non aspetto la risposta ed esco dalla stanza dirigendomi al piano inferiore.
Louis sta giocherellando con la porta mentre muove la testa a ritmo di una canzone che non sento, forse la sta solo pensando, scendo velocemente le scale e riesco a vederlo del tutto, indossa una camicia bianca semplice a maniche corte, dei pantaloni neri con la svolta finale e delle bretelle a strisce.
Lo saluto con un cenno della mano mentre lui lascia andare la porta e sorride imbarazzato, il suo sorriso è fantastico e puoi distinguerli tutti, ne possiede una moltitudine, la gente normale ha due sorrisi, quello normale e quello finto mentre Louis ne possiede uno per ogni stato d’animo, alcune volete anche più di uno.
«Di solito scendi subito, c’è qualcosa che non va?» Chiede Lou prendendomi la mano e trascinandomi fuori casa, chiudo a malapena la porta e lo seguo verso la sua macchina, di solito andiamo a piedi da qualsiasi parte ma questa volta deve essere veramente importante o lontano.
«Nulla, Jamie cerca solo di fare il fratello troppo protettivo, non ti devi preoccupare» liquido il discorso con poche parole mentre allaccio la cintura e mi sistemo sul seggiolino della BMW di Louis.
«Non gli piaccio proprio, per fortuna siamo amici, non vorrei sapere la sua reazione se fossi il tuo fidanzato»
«è quello che dico io» concludo poggiando le mani sulle gambe assicurandomi che la gonna copra bene le cosce, in questo momento mi odio, gli ultimi due giorni sono ricaduta in vecchie abitudine che ho sperato di dimenticare ma che a quanto pare non è così, spero solo che quei due giorni siano gli ultimi, non voglio tornare in clinica.
La radio si accende automaticamente facendo partire una canzone di Passenger, il tramonto vicino al mare era stupendo, la luce si rifletteva sull’acqua cristallina facendole cambiare colore, in clinica mi sembrava tutto così grigio che i colori hanno un nuovo significato per me.
Guardai Louis, è abbastanza allegro, da quando siamo saliti in macchina continua ad ingigantire il sorriso battendo le mani a ritmo di musica sul volante, mi viene da ridere a guardarlo in quella posizione, senza il suo invito forse anche oggi sarei caduta nei miei vecchi vizzi e mio fratello mi avrebbe scoperto.
Cerco di pensare positivo, sono fuori, sto bene, sono con un amico e per adesso mi sto divertendo, con Louis è veramente difficile annoiarsi, non capisco perché le ragazze lo definiscono strano, è sempre pronto a toglierti dall’imbarazzo facendoti divertire, non potrei desiderare un amico migliore.
Il viaggio non dura molto, solo il tempo di arrivare davanti al parcheggio di una spiaggia deserta, non siamo mai stati qui, penso mi ci abbia portato proprio per questo, dalla parte opposta ci sono molti luoghi dove andare, ristoranti, centri commerciali, musei e gallerie d’arte, posti che sicuramente non raggiungi a piedi o con una tuta da ginnastica.
«Quando sono stato a casa tua mi hai detto che ti piace disegnare e ho visto alcuni tuoi disegni veramente belli, quindi ho deciso di portarti ad una mostra, anche perché mi hai fatto un ritratto bellissimo» Nessuno mi fa complimenti sui miei disegni, lui era il primo “estraneo” a farmeli, Jamie si limita a dirmi che erano belli mentre mio padre non ne vede uno da molto tempo.
«Non dovevi, sei stato troppo gentile, per me è un piacere, amo disegnare» ammetto togliendo la cintura, lui apre il cruscotto e tira fuori i due biglietti per la mostra facendomeli vedere.
«Sono tutto tranne che gentile, andiamo non vorrei che chiudessero prima che possa lamentarmi di non capire cosa ci sia disegnato» Scoppio a ridere automaticamente mentre entrambi scendiamo dall’auto, lo raggiungo dal lato opposto e in modo galante e allo stesso tempo ironico mi porge il braccio così che possa prenderlo.
Attraversiamo la strada quasi di corsa, non è la giornata adatta per i tacchi ma finchè Louis mi tiene il braccio sono sicura di non cadere, in meno di cinque minuti arriviamo davanti all’entrata della galleria dove ci accolgono con un bicchiere di champagne.
Ci sono molte persone, non credo siano molto più grandi di noi ma tutte sembrano perse nei quadri, Louis mi trascina davanti al primo e si mette in posa per guardarlo, rappresenta una strada antica, fatta di pietra con in parte dei lampioni ad’olio e delle case stile 1800.
«Perché è nero?» Chiede Louis storcendo la testa e corrugando la fronte.
«Penso perché fosse un periodo brutto per l’artista che ha voluto dipingere la strada nera in ricordo di una brutta esperienza» rispondo guardando bene il dipinto, il ragazzo alza le spalle non comprendendo appieno e prima che possiamo spostarci mi chiede.
«Quanto bisogna guardare un’opera prima di poter essere considerato abbastanza intelligente? Cioè ci sono quelli come me che la guardano due secondi e se ne vanno perché vedono un disegno fatto da un estraneo... l’occhio di una persona come te invece quanto ci mette?» Mi domanda seriamente, nessuno fa domande del genere ma non potevo lasciarlo in sospeso
«Credo dipenda dal quadro, ogni quadro nasconde in se un messaggio, se lo cogli subito puoi anche solo ammirarne la bellezza per quanto vuoi, se invece non lo comprendi magari ci rimani qualche minuto, ma non credo che il tempo passato davanti ad un quadro stabilisca quanto sei intelligente» Chiarisco portandolo davanti ad un altro quadro, questo rappresentava una donna dormiente in un letto a baldacchino forse dello stesso periodo del precedente quadro, ma i colori sono più luminosi e dolci, sicuramente una visone angelica.
«Quindi non mi credi stupido?» Esordisce Louis guardandomi, giro il viso verso di lui e contraccambio il sorriso, nessuno mi ha mai chiesto cosa penso di lui, con questo ragazzo è tutto una “prima volta” 
«No, non ti conosco abbastanza ed anche a conoscerti da una vita non lo direi, perché ognuno ha i suoi interessi e le sue opinioni, per te questo quadro non potrà significare niente ma magari della street art ti lascerebbe senza parole, ognuno ha i suoi interessi il mio è l’arte, quindi mi applico a capirla... il tuo interesse qual è ?» Chiedo spostandomi verso il quadro successivo, è in bianco e nero e rappresenta un monumento straniero, non sono brava con la geografia ma se non sbaglio si tratta della Spagna .
«Credo sia la musica e i viaggi, l’anno scorso sono stato a New York e in Canada, presto vorrei andare in Europa ed una delle prime tappe è proprio rappresentata in questo quadro... Milano» Senza volerlo scoppio a ridere, ho appena pensato che quella fosse la Spagna e lui mi dice che è L’Italia, faccio veramente schifo in geografia.
«Cosa ho detto di buffo?» chiede confuso e divertito al tempo stesso
«N-Non è colpa tua è solo che mi sono appena accorta di dover ripassare un po’ di geografia, pensavo che quel monumento si trovasse in Spagna» Anche lui scoppia a ridere, continuando a ripetere la parola “Spagna”, ho fatto proprio una figura di merda.
«In questo momento dovresti considerarmi tu una stupida... non io» Esordisco ancora presa dalla ridarella, lentamente ci calmiamo mentre dei ragazzi ci fissano inorriditi dal nostro chiasso e ci spostiamo verso il quadro successivo.
«Comunque era il duomo quello e neanche io ti considererei mai stupida, ho vissuto l’intera esistenza senza sapere la capitale dell’Austria e senza capire i quadri, credo tu potrai vivere senza sapere che quello era il duomo di Milano... ti farò io da navigatore» Conclude il discorso in modo dolce, come mai nessuno ha fatto con me, il mio ex fidanzato per abbordarmi mi ha chiesto se volevo andare con lui nei bagni, non credo mi abbia neanche mai detto che sono bella, invece lui si è offerto per farmi da navigatore personale.
«Grazie,è la miglior cosa che potevi dirmi» Mi giro verso il quadro e lo guardo solo qualche secondo, rappresenta una coppia seduta su una panchina, la donna ad un estremo, l’uomo all’altro estremo, tutti e due arrabbiati e i colori con cui è dipinto non sono vivaci ma cupi e tristi.
Nessuno dei due commenta il quadro ma passiamo direttamente a quello dopo dove sono rappresentati il big bang e la ruota panoramica più famosa al mondo
« Questa è Londra!» Esclamo fiera di me stessa, almeno quella so riconoscerla.
«Dai non sei così negata con la geografia, sai che le mie origini sono inglesi? I miei genitori sono di Doncaster ed io sono nato in quel paese e cresciuto per tre anni, poi per motivi economici siamo venuti in America... spero di tornarci un giorno» Sospira sognante il ragazzo, posso vedere nei suoi occhi la nostalgia per un paese che non può ricordare ma che porta nel cuore, posso vedere l’entusiasmo e la gioia di quella promessa che è deciso a mantenere.
«Lo spero per te Louis, sono sicura riuscirai a vedere Londra e Doncaster, magari da qui andrai li, le grandi città affascinano solo per le vacanze in fondo» Molti pensano che vivere in una città dove sembra sempre estate sia una cosa fantastica ma per molti è una perenne tortura, si aspettano di vederti sempre col sorriso e quando sei un po’ giù di morale ti guardano come per dire “sorridi! Tu vivi il sogno di tutti” ma se solo si immedesimano nei miei  panni capiscono che un’estate infinita diventa un incubo. 
«Sei la prima che lo dice, tutti dicono che sarebbe un suicidio vivere in un altro posto perché dovresti crescere ma secondo me non è vero, puoi essere Peter Pan in qualsiasi paese se ne hai voglia, io spero di esserlo presto a Doncaster, almeno portò lasciare questa eterna vacanza che inizia a starmi stretta come il costume da bagno dell’anno scorso» soffocai una risata e lo trascinai dall’altra parte della stanza per continuare la nostra visita, il resto dei quadri rappresenta persone sole, persone ammalate ed altre affrante, solo i paesaggi stranieri sembrano raggianti, per il resto è tutto cupo e spento, una mostra abbastanza interessante, l’artista vuole far capire quanto le persone lo facciano soffrire e invece i luoghi da lui conosciuti hanno in lui ricordi molto allegri e degni di essere ritratti.
«Che ne dici di tornare alla banale realtà e di sfruttare questi vestiti per un buon pasto a bordo marciapiede, io non sono abituato ai ristoranti»
«Neanche io, due Hot Dog credo bastino» Dico posando il bicchiere vuoto sul vassoio della cameriera, Louis fa lo stesso e con molta più energia mi porta fuori dalla sala, il sole ormai è calato c’è solo un bagliore rossastro all’orizzonte che conclude la serata.
Dalla spiaggia di fronte una folla di ragazzi sta uscendo dalle macchine, sicuramente pronti ad una serata in riva al mare tra bottiglie di birra e tiri di cocaina, come è consuetudine in queste feste, neanche Louis sembra contento di vedere quelle persone, non sono delle più raccomandabili, lo sapevo benissimo perché fino a poco tempo fa ne facevo parte anche io.
Il tempo di allontanarci da quella folla per cercare un carretto degli hot dog un rumore molto famigliare e poco rassicurante si avvicina a noi, una Range Rover bianca sgommò accanto a noi mostrandomi l’unica persona che non voglio vedere...Veronica Todh.
«Mamma mia Hazel sei uscita che bello, sei tornata per riprendere le vecchie abitudini?!» Veronica mi guarda con aria sufficiente da sopra gli occhiali, è sempre stata lei la causa dei miei problemi dal primo giorno di amicizia.

Mi nascondo dentro il bagno per non farmi trovare dalla professoressa di ginnastica, non ho alcuna voglia di sudare alle nove di mattina e se quella mi trova mi fa fare venti giri di corsa per punizione, mi giro verso il lavandino e li vicino accovacciati sotto di essi c’è una ragazza dai lunghi capelli biondi che mi guarda.
«Vuoi?!»Chiede porgendomi quello che sembra una sigaretta ma con un odore per niente simile, scuoto la testa per rifiutare e mi metto seduta sul muretto della finestra, in caso che la profe faccia irruzione posso nascondermi sulla terrazza.
«Piacere Veronica Todh, anche tu odi la ginnastica... sbaglio o sei una tipa di poche parole?!»
«Parlo solo quando ho voglia» Rispondo sarcastica guardando fuori dalla finestra, lei abbozza un sorriso e prende un secondo tiro da quella che sembra avere tutta l’aria di essere una canna.
«Tipetto simpatico... Sai i tipi giusti assomigliano a me, potremo essere amiche per sempre, ripeto... Sono Veronica Todh, vuoi un tiro?» La guardo incerta, non sono mai stata popolare a scuola, non ho amici in questa scuola e in questo momento vivo i giorni scolastici sola e nei bagni.
«Hazel Susan Spektor... c’è una prima volta per tutto» allungo la mano per prendere la sigaretta e fare il primo tiro, mi sono sentita stranamente felice, triste ed incolpa allo stesso tempo eppure in questo momento è la cosa migliore che Veronica può offrirmi.

Da quel giorno in poi è iniziato il mio inferno che è finito solo oggi, più di cinque anni in uno stato pietoso e adesso che stavo bene non mi sarei fatta rovinare una seconda volta da lei, cero di ignorarla, per  fortuna non ha rivelato dove sono stata altrimenti gli sarei saltata addosso, non mi importa di avere un vestito o Louis al mio fianco, sono stata ben chiara e non volevo più vederla.
«Veronica sei sempre simpatica quanto un dito in un occhio... comunque ciao, è un piacere vederti, stai bene? noi si!» Commenta Louis vedendomi un po’ in difficoltà, la bionda scoppia a ridere in una finta risata e guardando verso i ragazzi vedo sputare tutta la vecchi compagnia di amici pronta per passare la notte in spiaggia come si fa spesso in questo periodo.
«Noi dobbiamo andare, Ciao» Dico riprendendo Louis sottobraccio, lei si sporge dall’auto e mi prende per il vestito scoprendomi la gamba destra, ringrazio il cielo che Louis era andato qualche passo avanti, così ho avuto il tempo di ricoprirmi prima che vedesse ciò che c’è sopra, Veronica sorride compiaciuta e mi fa l’occhiolino.
«Sapevo che eri ancora dei nostri, quando vuoi tornare sai dove trovarci»Conclude andandosene, sistemo meglio che posso la gonna e mentalmente la mando al diavolo, così che magari impari un po’ di gentilezza.
«uscivi con lei? È così che hai conosciuto il tuo ex?!» Mi domanda quasi in modo retorico, tengo la testa bassa ed annuisco, la serata è una delle migliori, oso dire perfetta e ovviamente deve arrivare qualcuno a smontarla solo perché sta andando tutto troppo bene.
Louis mi avvolge le spalle con un braccio per darmi conforto e intanto mi sorride cercando una qualche reazione, le sue labbra sono impostate in modalità sorriso di rassicurazione l’ho visto solo tre volte ma so benissimo riconoscerlo, perché l’ho visto spesso sui visi dei ragazzi della clinica che si spalleggiano a vicenda, così che tutti uscissero presto... forse ho sottovalutato quei ragazzi.
Ordinai ben due hot dog senza risparmiare la salsa e come al solito con Louis ci mettiamo seduti su una panchina a mangiare, di solito ci scambiano per barboni, ma questa volta siamo vestiti troppo bene.
«Comunque lasciala perde... Veronica intendo, sa solo credersi grande quando invece dovrebbe imparare che se si scherza col fuoco poi ci si brucia» Commenta Louis colpendo nel segno, io mi sono già scottata, bruciata e andata in polvere, mentre lei la scampa sempre.
«Lo so benissimo, però non voglio più avere nulla a che fare con lei, mi ha portato ad un limite di sopportazione che non puoi immaginare, dopo stasera spero di non rivederla mai più, neanche per sbaglio... peccato che viviamo nella stessa città» Concludo mangiando l’ultimo pezzo di panino ormai sazia, Louis scoppia a ridere di colpo cadendo dalla panchina dritto sull’erba, mi alzo preoccupata per lui ma quando lo vedo ancora ridere capisco che non si è fatto nulla e che è solo un’idiota.
«Stai bene?»
«S-si, hai tutta... tutta la bocca sporca... scusami» continua a ridere come se la cosa fosse la più divertente mai vista, prendo un fazzoletto dalla panchina e mi pulisco il viso scoppiando a ridere, la sua risata è contagiosa, non posso resistere neanche a volerlo, mi metto di nuovo seduta e aspetto che l’attacco di ridarella finisca.
«Che ne dici se torniamo a casa?!» mi propone Louis alzandosi da terra, annuisco un po’ stanca  emi lazo dalla panchina, non credo di essermi mai stancata tanto senza fare nulla, volevo solo tornare a casa togliere le scarpe e guardare un film finchè il sonno mi avrebbe fatto addormentare.
Louis mi prende sotto braccio e camminando come un ubriaco mi porta fino alla macchina dove per fortuna tutti gli amici di Veronica si sono dileguati, entriamo in macchina e la radio si accende su una canzone movimentata un po’ rock che conosciamo sia io che Louis, così iniziamo a cantarla a squarciagola mentre gli anziani in giro per la città non ci notano neanche, visto che sono abituati a vedere gente del genere.
 Arriviamo a casa ancora intenti a cantare la canzone, anche quando Lou spegne la macchina e scendiamo da essa, gli faccio strada in casa trovandola vuota, mio padre era in viaggio per lavoro e Jamie deve essere uscito con sua cugina Hanna o con qualche amico.
«Casa libera pronta a fare baldoria tutta la notte, gran festa, musica a palla ma... hai la serie completa del Doctor Who come vedo!» Dice avvicinandosi alla vetrina dove teniamo alcuni libri e tutti i dvd, io sorrido e tolgo le scarpe mentre mi avvicino a lui.
«Sì, ho anche il film, sia io che mio fratello amiamo il Doctor Who, che ne dici se invece del festino facciamo una maratona col dottore e tanti popcorn?!» Domando sapendo benissimo che prima scherzava.
«Paris Hilton ci rimarrà male che debba disdire il suo invito ma credo che le avventure del dottore siano molto più importanti di lei... allora tu vaia  cambiarti io tiro fuori il primo cd, fai in fretta altrimenti inizio sena di te» Mi avverte prendendo i dvd dalla vetrata, faccio le scale di corsa ed entro in camera mia, non posso mettere i pantaloncini, quindi mi tocca mettere i pantaloni lunghi della tuta e una maglietta che mi copra bene, anche se fa caldo.
Ritorno al piano inferiore e Louis sta già mettendo il primo dvd, senza fermarmi vado diretta in cucina per prendere i popcorn, arrivo in tempo per veder iniziare la prima puntata, Louis si è già messo comodo togliendosi le scarpe e prendendosi metà divano.
«Non credevo fosse arrivato l’inverno?!» Dice per prendermi in giro, gli faccio una linguaccia e mi affianco a lui porgendogli la ciotola, non dico nulla per ribattere il suo sarcasmo, non so cosa inventarmi, spero solo di non dover più cercare una scusa per il mio abbigliamento.
Passiamo tutta la serata sul divano a lanciarci popcorn e commentare le varie puntate che avrò visto una ventina di volte, a quanto pare non sono l’unica ad amare le serie televisive, per fortuna, fino a poco tempo fa quando ne parlavo tutti mi guardavano male, mentre Louis non lo fa, anzi si aggiunge ai miei discorsi e cerca sempre qualcosa di cui discutere amichevolmente.
Iniziamo a vedere il film prima di finire tutte le puntate, nessuno dei due ha molta voglia di alzarsi dal divano per cambiare dvd, quindi decidiamo di mettere il film che dura un’ora e mezza, siamo rimasti con poco più di una ciotola di patatine dopo due serie del Doctor Who e una battaglia all’ultimo popcorn che ha fatto in modo che la stana si riempisse di patatine... sarà una tragedia pulire.
Siamo entrambi stanchi infatti nessuno dei due apre più bocca, Louis a malapena prende le patatine dalla ciotola ed io non riesco a tenere la testa diritta, mi appoggio alla spalla di Lou e lui per essere più comodo avvolge il braccio ai miei fianchi, rimaniamo abbracciati in quella posizione per tutto il film finchè il sono alla meglio ed entrambi ci addormentiamo.
Anche dormendo posso sentire il suo braccio stretto al mio fianco e il suo profumo sulla camicia, non credo di aver mai dormito tanto bene tra le braccia di un ragazzo, mi lascio completamente andare al sonno perdendo ogni contatto col mondo ma nonostante tutto riesco anche immersa nel più profondo dei sogni a sentirlo lì vicino a me, che mi da sicurezza e aspetta solo che mi svegli per farmi ridere.

Hola 
Allora mi dispiace per il ritardo ma prima delle vacanze di pasqua ci vogliono bombardare di interrogazioni e verifiche (Maledetti) ma troverò a qualsiasi costo il modo per pubblicare lo prometto.
Detto questo spero vi piaccia il capitolo ho avuto problemi a scriverlo ero molto indecisa su svariati punti della scaletta ma credo sia abbastanza soddisfacente, sicuramente potevo fare di meglio (mi dispiace) ...
Detto questo spero vi piaccia comunque che lascerete molte recensioni con i vostri pareri, vi lascio con il link del trailer e della mia nuovissima Os chiamata Uncover... un bacione e alla prossima 

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Capitolo 4
*** Promesso... Fidati ***


4 Promesso... Fidati
28 Agosto 2013

Mi sveglio, sento veramente troppo caldo, Louis sta ancora sonnecchiando, poverino! mi sono addormentata sulle sue gambe mentre guardavo il Doctor Who, ho dormito bene nonostante la posizione, non credo che Louis possa dire la stessa cosa, spero solo non passi dei guai per essere rimasto con me fino a tardi, guardo fuori dalla finestra ed è ancora buio, ho è estremamente tardi o il sole non ha voluto saperne di sorgere.
Alzo la testa dalle gambe del ragazzo e prendo il telefono, sono le cinque del mattino e la cosa mi inquieta, non mi sono mai svegliata tanto presto e non pensavo di farlo adesso ma a quanto sembra il caldo ha avuto la meglio, spengo la televisione e nello stesso istante Louis si sveglia.
«O Dio, scusami, non volevo Hazel» dice sbadigliando, mi metto a gambe incrociate sul divano e gli sorrido.
«Louis Tomlinson che si scusa, non hai commesso un reato» scherzo sistemando le maniche del pigiama, lui mi guarda storto seguendo la linea della spalla fino alle braccia.
«Perché? Ci sono trenta gradi forse, non dirmi che sei una di quelle che pensa di essere grassa ma poi é una figa! Mi deluderesti» conclude mettendosi anche lui a gambe incrociate.
«No, mi piace il mio corpo, non potrei esserne più fiera, anzi adesso mi piace anche di più di prima, ma... Adesso non posso indossare vestiti troppo scollati» confesso senza aggiungere altro, lui non approfondisce la questione ma continua a guardarmi poco convinto.
«Comunque prima non scherzavo, sei veramente bella, non farti problemi, te lo dice un maschio... Io so cosa ci piace» scherza Lou per far tornare la situazione meno pesante, rido per la battuta e do un'occhiata all'orologio, le sette sono vicine ed io non ho nulla per fare colazione.
«Che ne dici se ti presto dei vestiti di mio fratello e usciamo a far colazione, non ho nulla in casa» gli riferisco spostando la folta chioma da un lato, lui fa finta di pensarci e subito dopo mi risponde.
«Certo, questa volta offro io — si guarda intorno confuso — forse però sarà meglio togliere un po' di popcorn, altrimenti Jamie ci ammazza» concordo con lui e mi alzo in piedi barcollante, mi si sono addormentate le gambe ma in meno di un secondo riesco a riprendere la sensibilità.
Iniziamo a mettere via i dvd e spazzare ogni popcorn, facendo attenzione a non dimenticarne nessuno, nel mentre sbrighiamo le faccende di casa Louis canticchia una canzone di Taylor Swift, imitando la chitarra col manico della scopa.
Trattengo una risata mentre ascolto la sua voce, è veramente bravo, ma le sue mosse... sono troppo buffe per essere ignorate, scoppiai a ridere mentre sculettava a destra e sinistra, mentre è intento a raccogliere la spazzatura.
Il moro si drizza curioso e vedendomi piegata in due dalle risate inizia a guardarsi intorno interrogativo, questo significa che non si era accorto di sculettare, deve essere veramente preso dalla canzone.
Finiamo le faccende in poco tempo, ad essere solo io ci avrei messo un’eternità, conduco Louis al piano superiore ed entro nella camera di Jamie sapendo che rimarrà arrabbiato per un po’ sapendo che l’ho fatto.
«Questi vestiti dovrebbero starti, la doccia si trova in fondo al corridoio a destra, cambiati pure qui se vuoi»Gli dico con un sorriso, lui si stiracchia assonnato e mi fa cenno con la testa di si.
Esco dalla stanza e mi dirigo verso la mia, di solito ci metto un’eternità con le docce ma questa volta devo fare veloce, come in clinica, altrimenti Louis sarebbe morto ad aspettarmi.
Mi chiudo la porta alle spalle arrivata in camera e mi fiondo nell’armadio, tiro fuori i primi pantaloni neri che trovo ed una canottiera bianca da abbinare ad una giacca blu a maniche lunghe, avrei sofferto il caldo ma sempre meglio che morire di vergogna.
Tolgo ciò che indosso e mi infilo velocemente sotto la doccia, evito di lavarmi i capelli semplicemente mi sciacquo il corpo e tolgo qualche cerotto di troppo o lo sostituisco, mi sento felice e allo stesso momento triste, sono con una persona che mi fa sorridere, ma dopo l’incontro con Veronica non sono tranquilla, anzi mi sento più confusa di prima.
Appoggio una mano al muro fregandomene se i capelli si bagnano sotto l’acqua, devo reprimere ciò che sento, non voglio tornare in clinica, non voglio prendere di nuovo i farmaci e tornare l’asociale di prima, non voglio perdere Louis come amico e sono sicura che a sapere cosa nascondo non resta.
Faccio scendere una lacrima che si confonde tra le gocce d’acqua e mi faccio forza, se riesco a superare questa giornata senza cadere in tentazione posso resistere ovunque.
Chiudo l’acqua  ed esco dalla doccia prima di poter avere il tempo di poter fare qualcosa di sbagliato, avvolgo l’asciugamano intorno al corpo e mi scontro con lo specchio, il viso è sempre le stesso, come i capelli, gli occhi scuri e la pelle, però mi sento diversa, voglio essere diversa, ma se solo faccio scendere gli occhi lungo il corpo... capisco che non posso dimenticare.
Tiro un lungo sospiro, mi faccio forza e guardo le spalle, le cosche e le braccia, mi sento come se un anno di reclusione fosse stata inutile, ho tentato e sto per fallire, ancora una volta, Jamie non ha tutti i torti, chi è debole una volta forse lo è per sempre.
Torno in camera e velocemente, indosso i vestiti che ho scelto ed evito di guardarmi allo specchio finchè non sono ben coperta, mi sento una perdente al solo pensiero di ciò che posso vedere guardandomi.
Raccolgo i capelli in una coda alta e recupero il cellulare con un po’ di soldi che tengo sempre da parte in un salvadanaio a forma di labbra, qualche anno fa ho pensato di scappare di casa e quelli sono i miei risparmi per la sopravvivenza.
Ho messo su più di duecento dollari ma la metà è sfumata con Veronica e me ne vergogno, ci ho messo molto impegno e lavoro per guadagnarli e adesso sono disoccupata, con un passato clinico e un ragazzo che non sa nulla del mio passato.
So che Louis non giudica con troppa fretta, ma la mia situazione è diversa, può permettersi di giudicare molto in fretta, anche se è mio amico, ho paura di perderlo, è l’unico con cui posso essere me stessa e parlare apertamente di ciò che mi piace... anche se si tratta del Doctor Who.
Indosso le converse bianche e saltellando esco dalla camera, dove mi scontro con Louis che a quanto sembra mi sta venendo a chiamare.
«Pronta? – chiede facendo una pausa – o dio più ti guardo più sento caldo, sicura di voler uscire così?» Mi formula una seconda domanda sventolando la mano per simulare un ventaglio.
«Sì, dovrai sopportarmi così» Concludo iniziando a camminare, Louis sorride e mi viene dietro, continua ad esporre la sua teoria di quanto faccia troppo caldo, quanto io sia magra e quindi che potrei scomparire se cerco di dimagrire sudando.
Per fortuna l’ha presa sul ridere, non voglio che inizi a pensare che sono una fissata col corpo, ma devo nascondere delle cose di cui non vado fiera e non c’entra con la struttura del fisico.
Usciamo di casa prendendo le chiavi, Jamie non è tornato, e forse non torna prima della sera, Anne se non sbagli parte domani, quindi per un po’ non si possono vedere, questo mi fa intuire che mio fratello abbia deciso di passare l’intera giornata con lei.
«Allora cosa hai intenzione di fare oggi?» domanda Louis per iniziare un discorso, mi giro verso di lui attentamente e lo osservo, indossa una delle camicie a quadri di Jamie, forse un po’ grande per lui, i Jeans invece sono perfetti, aderenti e della lunghezza quasi giusta, come al solito a fatto la svolta finale per mostrare le caviglie di cui va tanto fiero.
«Colazione con te, poi credo passerò il pomeriggio a casa e stasera non lo so forse disegnerò qualcosa o scriverò a qualche vecchia amica, ormai la mia vita qui non ha molto del passato... sono come un’estranea» Confesso tornando a guardare avanti a me.
Mia madre è scomparsa, mio padre mi evita, Jamie mi reputa un caso perso e i miei vecchi amici non vanno bene per la nuova vita che mi sono scelta, in poche parole è come se dalla clinica avessi cambiato residenza.
«Giornata noiosa, stasera esco con qualche amico, se ti va puoi venire anche tu! Non voglio costringerti, però mi farebbe piacere, oggi pomeriggio vado a giocare a calcio con loro e poi abbiamo concordato quest’uscita» Louis guarda avanti mentre aspetta la risposta, non è proprio da lui, di solito mi guarda sempre negli occhi mentre mi parla, invece adesso non ci prova neanche.
«Si mi piacerebbe, ma non vorrei essere di troppo» Confesso imbarazzata, stringendomi nella felpa, Louis si gira di scatto verso di me con un sorriso a trentasei denti che gli occupa tutto il viso.
«Non sei mai di troppo, è un piacere averti con me, quindi stasera tutti in centro, mi raccomando, scarpe comode, non mi risparmierò passeggiate» Mi prende per mano e mi trascina fino al primo Sturbuck delle vicinanze, c’è ancora poca gente, siamo usciti abbastanza presto, nonostante ci siamo dedicati alle pulizie di casa.
Ci sono pochissimi ragazzi della nostra età e molti invece sono gi adulti, ormai è il fine settimana e per  Los Angeles si possono scorgere molte star venute per godersi il sole estivo, sicuramente avranno chiuso una porzione di spiaggia solo per loro e le guardie controllano il perimetro per non far infiltrare nessuno.
Mi metto seduta vicino alla finestra mentre Louis ordina per entrambi, prende come al solito caffè e ciambelle, ormai entrambi siamo coordinati per la colazione. Mi perdo nelle figure che attraversano la strada, sono tutti uomini in nero, diretti verso la spiaggia, devono essere guardie del corpo, questo significa che le star sono già uscite.
Louis posa goffamente il caffè sul tavolo lasciando cadere qualche goccia sul piano lucido, mi metto seduta dritta e aspetto che si sieda per cominciare a mangiare, sembra perso nei suoi pensieri, di solito non è così, forse è successo qualcosa di cui non vuole parlare.
«Come stai Louis? Sembri perso!» Ammetto versando una bustina di zucchero nella tazza, lui scuote la testa e mi fa un grosso e falso sorriso, so riconoscerli bene i falsi sorrisi, ho sempre sperato di non vederne uno su Louis.
«La verità è che sono costernato, oserei dire angosciato» Ammette sinceramente girando distrattamente il cucchiaino nella tazza, non evita il mio sguardo, semplicemente vuole mostrare i suoi sentimenti per quello che sono.
«Perché? Prima sembravi sereno, ho fatto qualcosa per renderti così?» Chiedo ripensando a ciò che abbiamo fatto, ma non mi viene in mente nulla, anzi mi è sembrata una mattinata come tutte le altre.
«Mi da fastidio non sapere cosa di preoccupa e perché ti sei vestiti come se fosse arrivato l’inverno a Los Angeles, è come se la causa fossi io» Mi dispiace vederlo in quello stato per colpa mia, ma la colpa non è assolutamente sua, anzi la sua presenza mi aiuta ad essere una persona migliore, in un certo senso lui è l’unica cosa buona.
«Mi dispiace tutti senta così, questo non ha nulla a che vedere con te, quando scoprirai dove sono stata saprai perché mi vesto così» Concludo il discorso prendendo un pezzo di ciambella per evitare altre discussioni su dove sono stata.
Cala il silenzio interrotto solo da lo sbattere dei piatti e delle posate contro i tavoli, il brusio era aumentato rispetto a poco prima e questo mi fa sentire meno a disagio, prendo un sorso di caffè tenendo gli occhi puntati sulle mani di Louis.
«Un centro anti moda?!» Chiede rompendo il silenzio ormai insopportabile, finalmente lo guardo in faccia, ha stampato un sorriso da burlone, quello che lo caratterizza di più, mi rilasso di colpo e scoppio a ridere per la domanda che mi ha fatto.
«Non sono vestita così male» Ammetto posando il caffè altrimenti l’avrei rovesciato, lui fa una faccia strana ed io riprendo a ridere come una matta, concludiamo la colazione tranquillamente parlando di quanto sembra che sia pronta per un funerale, ma non è assolutamente vero, forse non sono i vestiti più colorati che possiedo, ma non sembro da funerale.
La gente nel locale continua a commentare il nostro comportamento, quando mi trovo con Louis non riesco a controllarmi, i suoi modi di fare esagerati mi contagiano, quindi diventiamo due casinisti in piena regola.
Louis fa il verso ad alcuni di loro attirando l’attenzione di molti bambini che ridono ad ogni sua battuta come me, mi sento tanto una bambina in questo momento, tutto solo grazie a Louis, non posso credere si senta la causa del mio malessere, non capisce che invece è la causa della mia guarigione immediata.
Grazie a lui posso dire di non aver problemi e che sicuramente non tornerò in clinica, un suo sorriso mi aiuta a pensare che c’è di meglio che rimanere chiusi in bagno, un suo complimento mi fa sentire veramente bella e capace di qualsiasi cosa, senza abusare di altro che le mie forze.
Finiamo la colazione e dopo che tutti i bambini sono tornati dai loro genitori lasciamo lo Sturbuck, la giornata è veramente calda, forse anche più del giorno precedente, stavo sudando al solo stare ferma, ma non mi importa, non deve importarmene, l’ho voluta io questa situazione e adesso ne accetto le conseguenze.
«Ti Va di andare in spiaggia a fare una passeggiata?» Chiede Louis attraversando la strada, mi guardo intorno e lo seguo senza rispondergli, togliere le scarpe mi aiuterà a non sentire troppo caldo e comunque non ho il costume quindi mi sembra improbabile mi chieda di andare in acqua. 
«Sì, certo amo la spiaggia» Confermo sorridente, lui contraccambia e mi prende per mano trascinandomi dalla parto opposta alla spiaggia dove pensavo mi avrebbe portato.
Mi ritrovo davanti al lungo mare privato, di solito arrivati a questo punto le guardie ti placcano per non farti passare ed invece la via era libera, sembra che chiunque possa infiltrarsi.
Louis mi tiene saldamente la mano e mi conduce verso la spiaggia, si mette seduto sulla specie di balcone e si getta dall’altra parte atterrando sulla sabbia calda.
«Sei pazzo Louis, ci farai arrestare così» Commento con gli occhi sbarrati, lui ride e rimane a braccia conserte mentre pensa a cosa rispondere.
«Non ci beccheranno mai, sembriamo due star, Dai! Al massimo mi prendo io la colpa» Conclude il ragazzo supplichevole, lo guardo qualche secondo, mentre intorno non sembra esserci traccia di una guardia, mi siedo sul muretto e lo guardo... certo che è alto.
«Ho paura, è un po’ troppo alto per i miei gusti» Ammetto timida mentre mi do mentalmente della stupida, Louis non ride, anzi si avvicina e mi sorride dolcemente.
«Ti prendo io, promesso – lo guardo un po’ incerta, sono magra ma non una piuma – fidati» Aggiunge allungando le braccia verso l’esterno, non ho molta scelta e mi lascio andare nel vuoto, sentendo subito dopo le braccia di Louis afferrarmi, lentamente apro gli occhi e mi scontro con i suoi bellissimi occhi azzurri, come il mare che ci circonda.
«Grazie per avermi presa al volo» Sussurrò senza distogliere lo sguardo, lui senza dire altro mi mette giù e prendendomi per mano mi conduce verso la riva, togliamo le scarpe prima di passare tra gli ombrelloni di persone famose.
Nessuno sembra notare la nostra presenza, siamo come invisibili, posso vedere molte star conosciute come Drake, Ellie Goulding e alcuni attori del cinema, io e Lou facciamo i disinvolti, come se la loro presenza non ci toccasse, invece dentro entrambi stiamo morendo dalla voglia di chiedere autografi e abbracci, ma è una spiaggia privata. 
Il solo girare col cellulare è un rischio ma finché sono vicina a Louis sono sicura che nessuno ci beccherà, sa mentire meglio di chiunque altro, anche perché nessuno conosce tutti i suoi sorrisi come me.
Ormai li conosco tutti e l’ho incontrato solo cinque giorni fa, un tempo breve in cui ho imparato moltissimo di lui, mi sembrava di conoscerlo da un eternità, eppure siamo solo conoscenti, anche se forse non lo siamo ami veramente stati, il nostro status è passato da sconosciuti ad amici per la pelle, senza intermedi.
«Vengo spesso qui, anche se non è divertente da soli, non porto i miei amici perché quanto il loro auto controllo sia scarso, mentre di te so di potermi fidare, anche se ci conosciamo da poco, Hazel credo tu sia la persona migliore che potessi incontrare non questa estate, ma in tutta la mia vita» Sono parole forti, Molto forti, mi hanno colpita in pieno petto facendomi capire che conto qualcosa per qualcuno, anche se quel qualcuno non sa niente del mio passato.
«Grazie Louis per me vale lo stesso, sei l’unico che è riuscito a tirarmi su da un periodo buio» Confesso dondolando il braccio avanti e indietro come una bambina, lui sorride con uno dei suoi sorrisi sinceri e soddisfatti allo stesso tempo, è difficile vedergli un sorriso soddisfatto, credo lo faccia solo con me o quando è da solo.
«Sappi che per me puoi essere stata un’assassina che ha scontato un anno di prigione ed è uscita per buona condotta, non mi importa, ho conosciuto la vera Hazel Susan Spektor e ho constatato che è la migliore persona del mondo... tralasciando la prigione» Conclude ironicamente, non capisco perché punti sempre sulla prigione, non ho l’aspetto di una poco di buono.
«Inutile che continui, non sono stata in prigione, cambia registro, altrimenti non capirai mai dove sono stata per un anno» Gongolo felice, andando avanti di quel passo non l’ho scoprirà mai ed io proteggerò per sempre il mio segreto poco meritevole di attenzione.
«Ok la smetto ma quella sembra la posizione più plausibile, come vedi siamo arrivati al confine con la spiaggia privata e nessuna guardia ci ha fermato, un solo passo e saremo persone coerenti che rispettano la legge» Mi prende sottobraccio e fa un lungo e teatrale passo verso la linea immaginaria che divide la parte privata da quella pubblica, si poteva intuire la cosa grazie alle boe messe in acqua.
Continuiamo a passeggiare fino alle scale che riportano sul marciapiede e alla strada, ci sediamo su di essi e rimettiamo le scarpe pulendo via più sabbia possibile, ormai tutto si sta popolando di ragazzi della nostra età ed io non credo di essere pronta per affrontarli, anche se prima o poi dovrò.
Ripenso alla proposta di Louis, un buon modo per ricominciare ad approcciare con i ragazzi della mia età può essere questo.
«Louis spero che l’offerta sia sempre valida per stasera, mi piacerebbe uscire e rivedere un po’ di gente, sempre se l’offerta non sia scaduta» Lui sta pulendo le scarpe piene di sabbia ma appena parlo dell’uscita attraggo tutta la sua attenzione.
«Per te è sempre valida, stasera ti passo a prendere alle nove, si va ad una di quelle feste all’aperto un po’ mondane, quindi metti un vestito, lo so non è il nostro genere ma... cosa non si fa per amicizia!» Risi alla sua espressione da finto melodrammatico, ma poco dopo mi soffermo sulle sue parole ha veramente detto, non è il nostro genere.
Ormai faccio parte del suo plurale, la cosa mi fa onore, non sono molte che mi comprendono in un discorso, solo se il noi è riferito a me ed il discorso è la clinica.
«Bene mi farò trovare pronta, credo che ora io debba tornare a casa, Jamie mi ha chiamato due volte, sarà preoccupato» Riferisco mentre faccio scorrere le varie chiamate, ne ho ricevute diverse anche da mio padre, mentre di mia madre nemmeno l’ombra, neanche un messaggio.
«Ti accompagno, non ti lascio andare da sola» Spiega quasi stupito che voglia andare da sola, accetto senza dire nulla e ci incamminiamo verso casa, devo prepararmi psicologicamente all’uscita di stasera, non posso credere che di aver veramente chiesto a Louis se l’offerta è valida.
Credo di essere pronta per uscire, ma se poi incontro qualcuno di poco gradito non so come farò, vado nel panico solo a vedere il mio ex, figuriamoci l’intera compagnia di amici.
Rimuginai sulla mia scelta per tutto il tragitto, mentre Lou illustra quasi retoricamente a se stesso quali siano le spiagge più belle in cui fermarsi, vuole solo fare conversazione, ma io non credo di aver la testa sulle spalle per poter star dietro ad uno dei suoi pazzi discorsi.
Annuisco e rido ogni tanto a ciò che dice, anche se la mia mente si trova già impostata su stasera, non posso tirarmi indietro, lo faccio per me stessa, non posso aver paura della folla, io non sono così... fifona.
Arrivo a casa poco prima di pranzo, con Louis prima di salutarci ci sediamo sui gradini del portico e continuiamo a parlare di cosa gli sembrava potuto indossare stasera, non sembra particolarmente entusiasta all’idea di uscire.
«Più che ad una festa dalla tua espressione sembra che tu debba andare al patibolo» Commento sarcastica, lui di tutta risposta mi manda una finta occhiata glaciale e scoppia a ridere appena i nostri sguardi si incontrano, siamo dei veri e propri deficienti.
«Non è la festa dell’anno, è più un evento elegante con tanti adulti e ragazzi con la puzza sotto il naso, ma ho promesso a due amici che gli avrei sostenuti in quell’orribile festa e adesso mi tocca» Conclude dispiaciuto alzandosi in piedi, gli vado dietro e per poco inciampo nel gradino, ma per fortuna riesco a recuperare l’equilibrio prima di cadere, sono veramente maldestra.
«Bene meglio che entri, sono sicura che Jamie mi stia spiando da dietro la porta» Subito un tonfo sordo riempie il silenzio che si era creato, ovviamente Jamie è più maldestro di me, Louis trattiene una risata e mi saluta con un bacio sulla guancia facendomi cenno che Jamie è un po’ fuori di testa.
Come dargli torto non è normale un ragazzo che alla sua età sia così idiota, entro in casa aprendo di colpo la porta e per poco lo colpivo con la maniglia sul naso.
«Stai attenta Hazel, stavi per colpirmi» Si lamenta massaggiandosi una tempia con la mano destra, sbuffo un po’ infastidita e richiudo la porta prima di parlare.
«Se tu non origliassi io non ti avrei “quasi” colpito, comunque non fa per te la professione del ladro, ti ho sentito subito quando ti sei avvicinato alla porta per spiarci» Sbotto dandogli uno spintone, lui non si muove di un muscolo, è molto più forte di me.
«Comunque sembra arrivato l’inverno a guardarti» Scherza camminando al mio fianco, tengo la testa bassa e vado verso la cucina, mentre lui inizia a insospettirsi del mio silenzio, prendo dal frigo una bottiglia d’acqua e quando alzo gli occhi vero di lui lo vedo furioso.
Incrocia le braccia al petto e gli occhi gli diventano lucidi, non so se per la rabbia o la tristezza, rimane in silenzio e abbassa gli occhi sulle mie braccia ben coperte dalla felpa, per poi passare ai jeans, quando mi ha squadrato per bene furioso se ne va.
«Aspetta Jamie» Urlo lasciando la bottiglia al suo destino, mio fratello sta già salendo le scale quando lo raggiungo nell’altra sala, non voglio si arrabbi con me, è una delle ultime persone a me care rimaste con certezza.
«Non voglio aspettare, non ne posso più, voglio indietro la Hazel di prima, quella che – si ferma un momento sedendosi devastato, mi fa malissimo vederlo in quello stato, non deve soffrire per colpa mia – non voglio rivederti in quella clinica, lo so che pensi che per me sei un caso perso, ma non è così, so che la vecchia Hazel, quella solare è ancora li» Una lacrima mi riga il volto e in automatico vedo che anche il suo ne è segnato.
«Jamie io... non volevo» mi chino in parte a lui e appoggio la testa sulla sua spalla mentre lo abbraccio, mio fratello inizia a singhiozzare, sono stata tanto egoista da creare in meno di un anno tutto questo dolore alla persona che più mi vuole bene.
«Lo so che c’è, l’ho vista la mia vera sorellina, quando ha incontrato Louis, tutte le volte che arriva un suo messaggio e ti ho vista anche prima che dicessi quell’orribile frase, mi dispiace Haz! Ma solo grazie a Louis ho capito quanto stavo sbagliando» Ricambia il mio abbraccio tenendo il viso nascosto sulla mia spalla, voglio cambiare, ci sto provando ma non è facile, ci si abitua facilmente alle brutte cose.
«Non hai mai sbagliato ma, non puoi pretendere che tutto vada sempre bene, ci saranno momenti forse che comprenderanno tutto l’anno in cui non avrò abbastanza forza e sono certa che in quei momenti tu ci sarai per aiutarmi, ma non posso prometterti che non capiterà mai più» Finalmente riesco a fargli alzare la testa, gli pulisco le lacrime dalle guance, lui fa lo stesso e mi da un bacio sulla guancia regalandomi un sorriso.
Mette le nostre guance a contatto e mi passa la mano sul polso toccando ogni minima cicatrice vecchia e nuova, fresca o cicatrizzata da anni, è sempre stato lui ha scoprirmi, i miei genitori l’hanno scoperto solo per i resoconti della mia cartella clinica.
Mi stringe forte per i fianchi continuando a sfiorare un po’ inorridito il polso ed  il braccio, lo vedo stare veramente male, così ritiro il braccio, lo sento rilassare le spalle e abbracciarmi più forte.
«Prossima volta se vuoi farlo vieni da me, a qualsiasi ora, mi importa ben poco, però voglio sapere di essere la tua ancora... questo puoi promettermelo?!» Chiede speranzoso guardandomi con i suoi occhi azzurri fantastici, annuisco senza pensarci, questo posso benissimo prometterlo, anche se una tentazione di non farlo sarà tanto.
«Che ne dici di pranzare, sto morendo di fame» Esordisco per cambiare argomento, lui si alza in piedi e mi porge la mano per farmi alzare.
«Stavo preparando la pasta quando sono venuto a spiarti, ti va bene?»
«Solo se me ne fai due piatti, ho particolarmente fame» Ribadisco sistemando la giacca, Jamie sorride e mi prende la manica di essa tirandola via, si vede benissimo che ho caldo, ma non ho intenzione di farmi vedere in quello stato.
Jamie mi toglie la giacca e mi ordina di andarmi a vestire come si deve per un periodo estivo, nel vedere le braccia capisco subito che tira il sorriso solo per farmi felice, quindi recupero la giacca e salgo in camera.
Sono sicura che non può sopportare la vista dei tagli che mi sono inflitta, quindi indosso dei vestiti “strategici” metto un pinocchietto che arriva al ginocchio, odio sia il colore che la forma ma non devo andare da nessuna parte, quindi vanno benissimo, indosso una maglietta a maniche lunghe ma che tenga scoperta la pancia così non si lamenta se non è smanicata.
Tono al piano inferiore e vedendomi in quelle condizioni fa un ampio sorriso, forse dentro di se mi sta ringraziando per non aver lasciato scoperti i segni freschi, per quanto cerco di nasconderli due anni fa sono arrivata ad autolesionarmi ovunque e se mi si guarda attentamente si possono vedere le cicatrici anche sul ventre o sulle mani.
Ormai Jamie forse ci si è abituato, ma vederne altri, appena fatti, non credo possa sopportarlo, lo aiuto a cucinare, in casa era lui in cuoco ma anche io me la cavo.
In poco tempo prepariamo un pranzo semplice all’italiana, non sono mai stata in Italia, quindi non posso sapere se è veramente come la fanno lì, ma è buona e questo basta, il pomeriggio passa lento e noioso, tra una telefonata di Hanna e qualche puntata di Sleep Hollow il tempo sembra scorrere veramente lento.
Verso le sei il cielo diventa scuro, la cosa è molto strana visto che ad agosto di solito il sole tramonta alle otto, mi alzo dal divano mettendo in pausa la televisione, delle brutte e grigie nuvole si stanno avvicinando o per meglio dire si trovano sopra di noi, spero solo non piova.
Torno seduta al mio posto ed un tuono mi fa sobbalzare, pochi secondi dopo l’acqua inizia a scendere dal cielo, ovviamente se io programmo di uscire il cielo me lo impedisce.
Mi sdraio sul divano e prendo il cellulare certa che Louis mi avrebbe scritto o comunque chiamato, quel tempo non ci voleva, faccio ripartire il programma e un altro tuono mi spaventa, Jamie sta ancora parlando a telefono, sicuramente sta organizzando qualcosa per non annoiarsi, Hanna per una settimana non ci sarà e lui deve trovare un hobbie.
Mentre la puntata volge al termine sento il campanello suonare, faccio cenno a mio fratello di non disturbarsi e mi alzo in piedi, sistemo i pantaloni in modo che mi coprano bene, pettino con le mani i capelli e corro verso la porta.
Apro la porta e mi ritrovo davanti Louis abbastanza bagnato con in mano un po’ di sacchetti, nascondo le gambe dietro la porta e con un sorriso impacciato cerco di fare la disinvolta.
«Scusami, la festa è saltata, ti ho portato i vestiti di tuo fratello» Dice porgendomi un sacchetto in plastica giallo fluo, lo ringrazio e mi viene automatico fermarlo mentre se ne va.
 «Che ne dici di fare il secondo rownd del Doctor Who?!»
«Ne sarei felice» Gli faccio spazio per farlo entrare, lo aiuto a togliersi il cappotto fradicio e le scarpe zuppe, mio fratello al contrario dell’ultima volta accoglie Louis più calorosamente, mentre io metto le sue cose sul calorifero.
Lou mi segue nel salotto e posa i restanti tre sacchetti sul tavolino, lo guardo male e lui sorride, mi azzarderei a dire che è imbarazzato, anche se non è da lui, prende uno dei sacchetti e ne esce popcorn e coca cola e gli altri contengono più o meno la stessa cosa, lo guardo ancora più confusa di prima e in tutta risposta.
«Ci speravo di passare un’altra serata con te» Rimango seriamente sorpresa delle sue parole, ora mi vengono dei dubbi, la festa esiste veramente o è una finta per venire a casa mia? Pensandoci non mi interessa, sto bene con Louis e mi fa solo piacere che voglia stare in mia compagnia, perché io voglio la sua.
 
salve ragazze non ho molto da dire, sicnerament enon ho tempo, nemmeno per respirare, quindi spero vi piaccia il capitolo e che mi darete quanche consiglio o parere, vi lascio il link del trailer, della mia nuova fan fiction the fight, però adesso devo correre adesso, spero di trovare qualche recensione al mio ritorno, un bacione.
 

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Capitolo 5
*** L’estate più bella della tua vita ***


5 L’estate più bella della tua vita
30 Agosto 2013
 
Da quando Louis è venuto a casa mia sono passati ben due giorni, il cielo è sempre grigio e il tempo non sembra voler migliorare nonostante siamo a Los Angeles, tutte le sere piove, mentre la mattina l’aria è calda e si può sentire come dei raggi di sole sulla pelle.
Questi due giorni sono passati tranquilli e sereni, Lou praticamente si è accampato in casa mia, ogni mattina usciamo per la solita passeggiata e di pomeriggio guardiamo qualsiasi cosa troviamo fino alla sera, Jamie torna sempre verso le sei da lavoro, a quanto pare si è dimenticato di dirmi che ha un lavoro, ma sono contenta per lui.
Quando torna trova me e Louis intenti a lanciarci popcorn o minacciarci con bottiglie di acqua mezze aperte e piene del liquido trasparente, una volta mi è pure capitato di bagnarlo dalla testa ai piedi per una svista. 
L’estate o per meglio dire agosto è ormai finito e Louis non ha scoperto nulla sulla clinica il che è un bene, anche se mi dispiace alcune volte vederlo tanto frustrato, vuole veramente capire cosa mi è successo, alcune volte non mi parla per ore intere, solo perché sbaglia a domandare il posto.
Ormai credo che la sua creatività sia quasi terminata e presto dimenticherà tutta questa storia, mi piace la sua compagnia, adoro passare il tempo ad oziare con lui, eppure ho come la sensazione di sbagliare qualcosa, come se tenergli nascosta la clinica sia orribile.
Jamie si è abituato a lui e non fa più domande strane, forse perché a capito quanto tra noi ci sia a malapena dell’amicizia, ci conosciamo solo da sei giorni, quasi una settimana, mio padre si fa vedere raramente e quando c’è tendo a stare fuori, ormai non potrò più avere lo stesso rapporto ne con lui ne con mia madre che è sparita, lei mi ha delusa più di tutti.
Come di consuetudine Louis mi ha mandato un messaggio per augurarmi un buon pranzo, lo fa ormai da tre giorni, vuole tenersi molto in contatto e a me non dispiace, anche perché mi distrae dal mio stato d’animo un po’ sotto i piedi, continuo ad avere l’impulso di compiere la più grande stupidaggine della mia vita, ma cerco di reprimermi il meglio possibile.
Veronica è in agguato lo vista due volte in quattro giorni, starà escogitando qualcosa, non ha mai preso bene le mie parole prima di entrare in clinica, ma quando ho detto quelle cose ero nel pieno della mia esplosione.
Anche se non mi pento di avergli detto in faccia quanto sia ipocrita e senza amici, però non sono stata io di mia spontanea volontà a dirlo, bensì tutto ciò che ho mandato giù prima di essere trovata e portata al pronto soccorso.
Penso me la voglia far pagare, ma io sono qui, se vuole picchiarmi nessuno la ferma, sicuramente non ricadrò nelle vecchie abitudini per lei, ho già fatto abbastanza disintossicazioni per una vita intera, non ne voglio più sapere.
Mi metto seduta sul divano mentre Jamie sistema il sacchetto del Mc Donald, prima di tornare  a casa è passato a far rifornimento di schifezze, sembra un pranzo per dodici invece che per due, inizia a vibrarmi il telefono ma non ho molta voglia di rispondere, ho lo stomaco che reclama cibo e l’odore di patatine fritte mi attrae.
«Rispondi altrimenti non inizieremo mai a mangiare» Conclude Jamie tirando fuori dalla tasca il mio cellulare, quando guarda il display inizia a ridere, per poi restituirmi il cellulare, controllo anche io il nome e non capisco cosa ci sia da ridere, è solo il nome di Louis.
Mi alzo dal divano per andare verso il giardino, Jamie sta ancora ridendo e non capisco bene il perché, mi chiudo la porta finestra alle spalle e rispondo alla chiamata.
«Buongiorno Hazel Susan Spektor ho una proposta per te» Esordisce ridendo, sembra più allegro del solito, anche se era impossibile essere più allegri di come lo è lui.
«Buongiorno, è la terza volta oggi che me lo auguri, dimmi tutto, Jamie mi sta mettendo fretta» Dico mentre guardo all’interno della casa, mi sta indicando il cibo e minaccia di mangiarsi tutto se non mi sbrigo a staccare con Louis.
«La pancia chiama! Ok in poche parole io, te stasera ad un locale del centro, anche se piove saremo al chiuso, voglio farti conoscere qualche mio amico, non voglio che pensi che non voglio farlo» Rimango in silenzio qualche secondo, pochissime persone mi hanno detto questa cosa, forse lui è l’unico, mi fa piacere, anche se non è necessario.
«Grazie Louis ma non sei costretto, lo so che non sei quel genere di persona»
«Insisto, in più senza di te mi annoierei a morte, come avrai capito non sono un tipo da pub... ci stai?» Chiede tranquillo e sicuramente col sorriso sulle labbra, non riesce a non ridere.
«D’accordo, mi farò trovare pronta a stasera!» Finisco ancora più raggiante, lui ricambia il saluto e stacco la telefonata, Jamie sta prendendo uno dei miei panini e mima di volerlo leccare, entro di corsa e gli salto addosso.
Cerco di togliergli il panino dalle mani, mentre lui mi fa il solletico, riesco a liberarmi dalla sua presa e a recuperare il panino prima che finisca a terra, iniziamo a mangiare guardando i cartoni che danno alla televisione, riesco a vedermi fra cinquant’anni seduta nello stesso modo, con mio fratello accanto, mentre guardiamo lo stesso programma.
Per quanto cresciamo le cose non cambiano, siamo così da quando siamo piccoli e la maturità non ci fa diventare diversi, almeno non fra noi due, finiamo di mangiare veramente tardi, non abbiamo nulla da fare, quindi il tempo da perdere è tanto.
«Devo aspettarmi di passare l’ennesima cena con Louis?» Chiede mangiando le ultime patatine nel sacchetto, non riesce proprio a smettere di provare sentimenti negativi, neanche lo conosce, stanno passando del tempo insieme solo adesso e non mi sembra che abbia fatto una brutta impressione.
«No, usciamo stasera, quindi potrai cenare tranquillamente, non capisco che disturbo ti da quel povero ragazzo» Lui alza le spalle senza darmi risposta è come se abbia sviluppato un odio istantaneo, ma non è da Jamie, quindi non riesco a capire cosa gli sia preso.
«Io ho visto nei suoi occhi cosa vuole veramente»Sottolinea come se fosse la frase più poetica al mondo, prendo uno dei cuscini e glieli lancio addosso sospirando teatralmente.
«idiota»Concludo in tono scherzoso alzandomi dal divano, lui ricambia l’insulto lanciandomi l’ultima patatina sfuggita alla sua fame, gli faccio la linguaccia e corro al piano superiore, siamo due pazzi infantili, non so come farò senza di lui quando si sposerà.
Entro in camera mia allegra, non so cosa avrei fatto da settembre in poi, non mi ero posta il problema, forse devo iniziare a pensare ad un lavoro o a qualcosa da fare, sicuramente non me ne sarei rimasta a casa.
Mi getto sul letto lasciando cadere il cellulare sul cuscino, sono già le quattro, quindi per le nove devo essere pronta, così se Louis arriva sono già pronta, continuo a sentire quella sensazione di vergogna, non sono brava a nascondere la storia della clinica, specialmente a Lou che è così buono.
Sono sempre in ansia che per Veronica, sono sicura che sta progettando qualcosa per farmi allontanare dal mio nuovo amico, la vedo troppo interessata a tenersi vicina a lui, nonostante a Lou non facesse piacere.
Cerco di cacciare via qui pensieri ed inizio a pensare a come vestirmi, se pioverà è meglio non vestirsi leggeri, anche se dentro il locale potrebbe fare molto caldo, do un’occhiata fuori dalla finestra e il tempo sembra diventare più grigio, qualche goccia cade sulla finestra.
Mi alzo dal letto e prendo il blocco dei disegni e le mie matite, mi manca il sole ed uscire con Louis senza preoccuparsi del tempo, ho iniziato ieri un disegno molto bello che mi ha impegnato tutta la notte e comunque nono sono riuscita a finirlo.
Ritrae me e Lou seduti su una panchina, non è difficile proiettarmi quell’immagine, lo facciamo sempre e proprio per questo che ieri sera la mia mano è stata guidata per disegnare, all’inizio pensavo ad un paesaggio, ma poi automaticamente ho iniziato ad aggiungere me e Lou a ridere su una panchina.
Forse sono molto influenzata da ciò che faccio, questo tempo sprigiona in me ricordi felici, la pioggia l’ha sempre fatto, nonostante porti la gente ad essere annoiata, le piccole gocce rumorose gli danno fastidio e il cielo grigio gli da ansia, mentre per me è fonte di ispirazione e bei ricordi.
Quando piove non mi piace stare sotto l’ombrello, non so il perché, mi da fastidio è come se impedissi a me stessa di stare bene anche con un tempo brutto.
Continuo a disegnare senza pensare veramente a quello che faccio, lascio che mano disegni senza sforzi mentre il silenzio invade la casa, Jamie starà pulendo e dopo uscirà per il lavoro, come ogni giorno, sta diventando molto monotono.
Chiudo il blocco da disegno e mi distendo sul davanzale guardando fissa fuori, la pioggia sta iniziando lenta a scendere, il meteo da brutto tempo fino al trentuno e per settembre, il sole sarebbe tornato a splendere.
Sento la noia sopraffarmi, se mi lascio prendere da essa sicuramente mi addormenterò e farò tardi all’incontro con Louis, mi alzo in piedi un po’ assonnata e decido di farmi una doccia per svegliarmi un po’, ho ancora ben cinque ore da passare a casa e devo trovare qualcosa per occupare il tempo.
Apro l’acqua e inizio a spogliarmi, non mi sento del tutto serena, passo da uno stato emotivo all’altro, non è un buon segno per me, mi capita ogni giorno più spesso e con continuità, non voglio allarmarmi troppo, ma se continua così potrebbe accorgersene qualcuno e non ho molta voglia di vedere chissà quale psicologo sconosciuto.
Mi infilo sotto la doccia e lascio che l’acqua fredda mi bagni dalla testa ai piedi, sono un po’ nervosa per l’uscita, Louis vuole farmi conoscere i suoi amici a tutti i costi, ha veramente paura che pensi male di lui, sinceramente non mi è mai passato per la mente, mi piace stare da sola con lui, quindi non mi preoccupo se non conosco nessuno dei suoi amici.
Sento la voce di mio fratello che mi saluta ed io contraccambio, da adesso in poi sarei stata sola, quindi qualche minuto in più sotto la doccia non mi fa male, i capelli mi sono cresciuti ancora, mi piacciono così lunghi, non capisco perché gli ho tagliati l’anno scorso.
Finito di lavare i capelli li alzo con una moletta per evitare che si sporchino ancora, me la sto prendendo con comodo, però devo fare attenzione a non metterci troppo, non mi piace il fatto di andare in un pub, quello è territorio di Veronica, ogni sera va in uno diverso e con la fortuna che mi ritrovo la incontro.
Anche se sono con Louis non mi sentirei serena sapendo che lei è li e potrebbe mandare la mia nuova vita a pezzi, forse non dovevo far pesare tutto così tanto, ma sono più che certa che lei sarebbe capace di smontare tutto il mio mondo una seconda volta, lei mi influenza troppo.
Esco dalla doccia con la pelle fresca a profumata, nonostante la pioggia fa comunque caldo in casa, avvolgo il corpo in un asciugamano morbido e azzurro pronta per decidere cosa mettere, non ho la minima idea di che locale sia, ne come mi dovrei vestire, ma di solito i Jeans si adattano a tutto ed una maglietta scura non è da meno.
Il problema sarà tenermi addosso la giacca, Louis è sempre assillante sul fatto che dovrei rimanere a braccia scoperte, cosa che ovviamente non posso fare, come non posso mettere i pantaloncini, ma va bene, mi è sempre andato bene perché sono le conseguenze del mio stato emotivo, ma per Lou non va bene.
Tenta sempre di trovare il modo per scoprire cosa nascondo, ma tengo duro, nonostante certe volte mi faccia morire di caldo, grazie alla pioggia ho avuto un po’ di tregua ma non so quanto durerà, spero abbastanza perché le ferite si rimarginino.
Prendo un paio di jeans chiari ed una maglia nera con dei piccoli ricami argento sulle maniche e nel retro della maglia, nulla di elegante ne sportivo, copre ciò che deve essere coperto e non da nell’occhio.
Sciolgo i capelli e gli asciugo con l’ausilio del phon, la pioggia fuori è aumentata quindi non mi preoccuperò di usare la piastra, è abbastanza inutile visto che si arriccerebbero ancora prima di poter finire.
Il tempo sta scorrendo più veloce di quanto pensassi, sono già le sei ed io sono quasi pronta per uscire, per tutto il tempo non ho sentito vibrare il cellulare che è rimasto sul cuscino, non mi importa molto sapere chi mi ha scritto, ormai sento veramente poche persone e sono sicura che non mi hanno scritto.
Tra poco mio fratello dovrebbe tornare con la cena, spero abbia preso qualcosa di diverso da Mc Donald non ne posso più di panini super giganti, alzo i capelli in una coda alta così che non mi intralcino la vista e prendo un paio di scarpe a caso.
«Hazel sono a casa, ci sei?»Domanda mio fratello mentre sbatte rumorosamente la porta dell’ingresso.
«Si, ci sono, scendo subito!»Lo avverto uscendo dalla mia camera, mi fermo davanti alla porta e rientro dandomi da sola uno schiaffo sulla testa, stavo per dimenticare il cellulare, recupero il telefono dal cuscino e scendo al piano inferiore dove mio fratello sta togliendo le scarpe.
«Già pronta per uscire vedo, a che ora passa Louis?»Chiede buttandosi come un sacco di patate sul divano.
«Non lo ha specificato, comunque credo massimo per le dieci, hai programmi per stasera?»Mi metto seduta su di lui, che inizia a lamentarsi come una bambina capricciosa.
«Togliti, comunque non ho programmi speciali, credo inviterò un amico, ho ordinato giapponese, il fattorino dovrebbe arrivare fra qualche minuto – mi dice mentre cerca di alzarsi da sotto di me – dovrei andarmi a lavare, quindi... Evapora da sopra di me!»Urla in modo stridulo facendo svanire la sua mascolinità in poche parole, mi alzo in piedi divertita e lui fa lo stesso, mi fa la linguaccia e svanisce dietro la porta vicino alle scale.
Accendo la televisione, inizio a fare zapping senza concentrarmi su quello che vedo, le immagini scorrono senza senso sullo schermo, questa giornata è volata troppo in fretta, di solito non è un buon segno, lascio la televisione sul programma Merlin e mi alzo per andare a prendere ciò che sarebbe servito per la cena.
Estraggo il cellulare dalla tasca e trovo il display pieno di messaggi da parte di Jasmine e Louis, come al solito la metà dei messaggi di Lou sono solo per farmi vibrare il cellulare, mentre Jasmine voleva mie notizie, è una ragazza d’oro, sono contenta voglia mantenere rapporti con me.
Rispondo alla ragazza con un messaggio breve, prendo ciò che serve per la cena ed inizio a vedere i messaggi di Lou, i primi dieci racchiudono le prime parole che gli sono venute in mente, altri tre mi ricordano l’uscita di stasera, in uno invece mi avverte che passerò per le nove... come presumevo, tutti i restanti ritraggono foto strane dei posti in cui è stato oggi e l’ultima invece è un autoscatto che lo vede a fare la linguaccia alla fotocamera.
Inizi a ridere come una matta, la foto è buffa, allo stesso tempo dolce, i suoi occhi azzurri risaltano con la luce, la bocca esageratamente aperta e lo scatto fatto un po’ storto fanno capire che mentre l’ha fatta stava camminando.
Guardo sotto la foto e vede che quella foto serviva per augurarmi una buona sera e cena, quindi decido di ricambiare il messaggio, ma prima che possa farlo suonano alla porta, mi alzo in piedi di scatto e corro ad aprire, il fattorino si trova dietro la porta con aria annoiata e del tutto disinteressata, mi consegna il cibo e mi da il resto e senza un minimo di cortesia se ne va.
Metto tutto sul tavolo del salotto e sistemo tutto fuori dalle scatole, finisco di scrivere il messaggio a Louis e mi metto seduta a terra.
«Jamie sbrigati o inizio a mangiare senza di te!»Avverto mio fratello per ripicca, a pranzo l’ha fatto con me, adesso posso avere la mia vendetta, sento la sua voce farfugliare qualcosa, ma non capisco, sicuramente mi starà maledicendo mentre fa i salti mortali per finire di vestirsi.
Continuo a guardare la televisione, è una serata stupenda per rimanere a casa, fuori fa freddo e alla televisione danno una maratona di Merlin, non potrei chiedere di meglio, peccato che non sarò a casa, ma fuori con Louis.
Jamie esce dal bagno con i capelli biondi bagnati e la maglietta al contrari, inizio a ridere come una matta vedendo la scena, sembra un disperato.
«Ridi pure nanetto, avrò la mia vendetta»Mi minaccia togliendo la maglietta e mettendola nel verso giusto, inizio a mangiare tra una risata e l’altra mentre mio fratello fa qualche telefonata ai suoi amici, un po’ mi dispiace lasciarlo solo, in questi giorni siamo stati sempre insieme.
«Sono un po’ nervosa... non di uscire con Louis, ma di andare in un pub, non ho ancora affrontato la cosa, quindi potrei avere dei risultati negativi»Ammetto a mio fratello nervosa, lui ripone il cellulare e si avvicina a me, mi avvolge le spalle con un braccio e mi stringe forte a se.
«Hai detto tu stessa che Louis ti da un’influenza positiva, concentrati su di lui e non su dove ti trovi, se bevi uno o due bicchieri non è la fine del mondo, basta non esagerare, poi se capisci di non farcela chiamami che ti vengo a prendere, ma... – si interrompe un attimo facendo nascere un sorriso sulle sue labbra – sono sicuro che ritornerai tu da sola più che soddisfatta della serata»Mi stringe più forte nell’abbraccio ed io ricambio, nonostante alcune tensioni Jamie è il fratello migliore del mondo, mi da sempre forza e supporto, Hanna è veramente fortunata.
«Grazie, ma cercherò di non bere, non vorrei ritrovarmi nel bicchiere qualcosa di strano, ormai ho abbastanza esperienza per sapere che basta distrarsi pochi secondi per avere nel bicchiere un cocktail di sostanze strane»Ho abbastanza esperienza per dirlo, molte volte ho visto i ragazzi del gruppo di Veronica riempirei bicchieri delle ragazze di strane sostanze quando si distraevano.
«Io mi fido di te, so che farai le scelte giuste, non avere paura di uscire per colpa di quattro deficienti»Conclude riprendendo a mangiare, ma continuando a tenermi sotto il braccio in maniera affettuosa, riesco a rasserenarmi, mio fratello ha fiducia in me ed io posso uscire senza farmi troppe paranoie.
Finiamo la cena e sparecchio io, visto che Jamie l’ha fatto a pranzo, il silenzio è calato in casa, la televisione è la protagonista in questa serata tranquilla, infilo le scarpe pronta per uscire, non credo manchi nulla, entro nel bagno del piano terra e mi specchio, i capelli non vogliono rimanere al loro posto.
Sciolgo la coda e pettino la chioma mossa, decido di lascia sciolti, è inutile concentrarsi su di essi, con la pioggia che cade incessante comunque i capelli finiranno per diventare un ammasso informe.
Sento il campanello suonare e subito dopo i passi di Jamie dirigersi verso l’entrata, sento un po’ di voci provenire da fuori, quindi non può essere Louis o forse ha portato qualche amico.
Esco dal bagno portando i capelli su un lato della spalla e mi imbatto nella mia prima cotta, Marcus era il compagno di scuola di Jamie, quando ero un po’ più picco mi sono innamorata di lui, scrivevo il suo nome ovunque e fantasticavo su noi due e i nostri figli.
Con l’avanzare del tempo la cotta è svanita ma guardandolo capisco perché mi piacesse tanto, ancora adesso è un ragazzo bellissimo, il classico ragazzo da spiaggia, fisico da bagnino, pelle ambrata, occhi verdi come lo smeraldo e i capelli leggermente lunghi e spettinati.
«Ciao Marcus!»Dico un po’ in imbarazzo, non lo vedo da due anni e forse non sa neanche cosa mi è successo, forse è meglio così, sento le guance diventare rosse e l’imbarazzo si fa padrone del mio corpo, nonostante la cotta sia passata è pur sempre un bel ragazzo.
«Ciao Hazel, sei bellissima, stai uscendo?»Mi chiede con un sorriso indescrivibile, più lo guardo più mi viene voglia di rimanere a casa, apro la bocca per rispondere ma qualcuno mi precede, sento un braccio avvolgersi alla mia spalla e una figura altra mettersi al mio fianco.
«Si sta uscendo con me, piacere Louis»Mi sento il doppio in imbarazzo, non mi sono minimamente accorta della presenza di Lou in casa, deve essere arrivato in contemporanea con Marcus, per quello ho sentito più di una voce.
«Marcus, divertitevi!»I due ragazzi si stringono la mano e senza dirci altro usciamo di casa, mi sento una cretina a non essermi accorta della presenza di Louis, ma quando vedo Marcus fatico a concentrarmi su altro, mi ha sempre fatto quell’effetto.
«Tutto bene Haz?»Alzo la testa di scatto, nessuno mi ha mai chiamato Haz, pochi usano quel diminutivo e mi sorprende che Louis lo faccia.
«Si, era da anni che non vedevo Marcus, andiamo o vuoi rimanere davanti alla porta?»Chiedo cambiando discorso, Lou sorride falsamente e mi porge il braccio per ospitarmi sotto il suo ombrello, i pub non sono molto lontani da casa mia, quindi in pochi minuti potrei essere in qualsiasi locale anche a piedi.
«Quanti anni ha Marcus?»Chiede Louis incuriosito, non so bene a cosa gli serva saperlo.
«La stessa età di Jamie Ventitre anni, andavano a scuola insieme e sono migliori amici, lo vedevo ogni giorno, anche durante le vacanze, perché ti interessa?»Chiedo mentre ci avviciniamo ad un pub, è uno di quelli che frequentavo di meno, Veronica sceglie sempre dove andare per tutti e questo locale non è il suo preferito, quindi posso sperare di non incontrarla.
«Semplice curiosità, ti avverto i miei amici sono degli idioti, quindi fanno battute inappropriate, non ti arrabbiare, lo fanno con tutti»
«Non ti preoccupare, sono sicura che saranno simpatici quanto te»Lo rassicuro mentre mi allontano da lui così che possa chiudere l’ombrello.
Entriamo nel locale e subito Lou punta su un tavolo in fondo alla sala, non ci sono solo ragazzi ma anche qualche ragazza, la cosa mi rasserena, almeno ho qualcuno con cui parlare in caso non abbia nessun argomento in comune con gli amici di Louis.
Stanno ridendo e si scambiano occhiatine fra di loro, i loro visi ispirano simpatia ma non molta fiducia, mi tengo vicina a Louis mentre inizia a dirmi qualche nome, i ragazzi vedendoci arrivare iniziano a salutare e fare battutine con doppi sensi ben evidenti.
«Smettetela di fare i deficienti, lei è Hazel la ragazza di cui vi ho parlato»Alzo la mano per salutarli e loro si alzano in piedi presentandosi una alla volta, non è facile ricordare tutti i nomi: Jason, Edward, Clarisse, Peter, Gwen e tanti altri che a malapena o capito.
Lou mi fa sedere al suo fianco e inizio a parlare con qualche ragazza, la serata procede tranquilla, anche se mi sento un po’ a disagio, non esco con molte persone da tempi illustri, qualche amico di Louis mi offre da bere, però rifiuto cortesemente, sono dei ragazzi veramente simpatici, ma non mi fido abbastanza.
«Vado a prendere da bere, preferisci qualcosa in particolare?»Chiede Louis al mio orecchio, le sue mani sono appoggiate ai miei fianchi per potermi tenere vicino a lui mentre parla.
«Nulla di forte, grazie»Rispondo cortesemente, lui e Peter si alzano per andare verso il bar poco distante dalla pista da ballo, le ragazze del gruppo cercano di coinvolgermi nei loro discorsi, sono tutte molto simpatiche e belle, nulla a che vedere con Veronica.
«Hazel ti va di ballare con noi?»Mi domanda Clarisse prendendomi per mano, annuisco e mi alzo in piedi un po’ barcollante, la musica alta mi stordisce, le ragazze mi trascinano in mezzo alla pista e iniziamo a ballare commentando qualche ragazzo che ci circonda.
Mi sento completamente a mio agio, nessuna mi sta giudicando per il mio abbigliamento poco sexy o provocante, anzi, anche loro sono vestite più o meno come me, potrei anche abituarmi ad uscire con queste ragazze.
Mentre balliamo qualcuna di loro mi fa domande strane su Louis, mi chiede da quanto ci vediamo, cosa c’è tra noi, sicuramente sospettano che provi qualcosa per lui, mi giro per guardarlo è ancora al bar ad aspettare i drink, sta guardando proprio verso di noi.
Ripenso a poco prima e ai giorni passati con lui, non ho mai prestato attenzione a ciò che provavo in sua compagnia, so solo che mi fa stare bene e la cosa mi basta per continuare a frequentarlo, non ci vedo nulla di male, rispondo alle ragazze che siamo solo amici anche se inizio a non crederci più neanche io.
Sposto lo sguardo da Louis un po’ imbarazzata e la mia visuale viene invasa dal nemico... Veronica, la vedo puntare verso Louis e posso benissimo capire che è la mia fine, questa è la sua vendetta su di me, dovevo immaginarlo.
Si appoggia al bancone spostando i capelli biondi da un lato e si avvicina a lui carezzandogli il braccio, ho il cuore che batte a mille vedendo la scena, sento la gelosia e la paura salire, Veronica mi lancia uno sguardo vittorioso e si avvicina al suo orecchio in modo che io possa leggere il suo labiale.
“Hazel è stata in una clinica di riabilitazione”, non vado avanti a guardare, ma semplicemente saluto le ragazze e me ne vado dal locale, per una volta che le cose stanno andando bene con delle persone normali, stavo riuscendo a farmi una vita diversa, a non cadere nei vecchi vizi, ma ovviamente Veronica non può permetterlo e mi deve rovinare tutto.
Esco dal locale in preda ad una crisi di pianto, quella bastarda, perché non mi ha picchiato, l’ho preferivo a questo, preferisco qualsiasi cosa a questo, Louis non doveva sapere e invece adesso sa tutto e sicuramente non ne è contenta.
Quanti vogliono uscire con una come me, tanto problematica quanto incasinata, l’ho previsto ma non mi sono data ascolto, penso sempre che le cose possano andare meglio ma in questo caso andranno sempre peggio.
Sento dei passi alle mie spalle, ovviamente so di chi sono, ma ho paura di sapere cos’ha da dirmi, potrebbe avere mille reazioni e quelle che mi vengono in mente sono solo negative.
«Hazel fermati per favore!»Mi prega Louis avvicinandosi, mi fermo sul marciapiede dall’altra parte della strada e mi giro verso di lui, ha l’ombrello in mano ma è chiuso nonostante piova, il viso è completamente serio, come non l’ho mai visto.
Si mette di fonte a me in silenzio, non riesce a guardarmi in viso e quando ci riesce mi sento svuotata, vedo nei suoi occhi la curiosità e il rammarico, la rabbia e la confusione mescolarsi, poi arriva quel momento a cui non voglio arrivare.
Louis mi prende la mano lasciando cadere a terra l’ombrello, ignorando la pioggia e gli automobilisti che lo mandano a quel paese per aver attraversato senza guardare, io non ho parole e Veronica ha rovinato tutto.
«Veronica mi ha detto dove sei stata!è vero quello che dice?»Ormai tutto mi sta crollando addosso, non mi resta che concludere la cosa com’è iniziata.
«Devi solo chiedere, se non sbaglio stavano giocando»Lou non sembra infastidito dalle mie parole, ma preoccupato, come se fosse lui il colpevole di quello che sta succedendo.
«Sei stata in una clinica di riabilitazione Hazel Susan Spektor?»Il tono della sua voce è speranzoso, sta sperando che la cosa sia falsa, ma ormai la verità è stata detta e io non posso tirarmi indietro.
«Si Louis, sono stata in una clinica per un anno»Non riesco più a sostenere il suo sguardo e guardo in alto, sento la sua mano spostarsi lentamente dalla mia verso il braccio, quando riesce a toccare una delle tante cicatrici ritrae la mano stringendola nella mia.
«E tu hai lasciato che mi prendessi gioco della cosa?»Dice quasi in tono retorico, sento la rabbia nella sua voce e il disappunto crescere nei suoi gesti, io non ho inteso la cosa come lui, lo penso un modo per evadere dalle mie tristezze in modo che non pesino ne su me ne su nessun’altro.
Abbasso il viso verso il suo, sta guardando l’asfalto, forse si sente in colpa e non dovrebbe, grazie a lui la mia vita è migliorata, con la mano libera gli prendo il viso e faccio in modo che mi guardi.
«Louis ho passato un anno intero a prendere i miei disturbi seriamente, a piangere, sentirmi male e odiare il mondo intero per quello che mi succedeva. Adesso, da quando ti ho conosciuto, da quando sono uscita dalla clinica voglio solo ridere – finalmente riesco ad avere la sua attenzione – e tu sei l’unico che ci riesce»Dopo questa confessione mi sento libera, sembra che un masso mi si sia tolto dalle spalle, Louis mi guarda ancora serio, spero abbia capito le mie parole e che la pensi in modo differente adesso che gli ho fatto capire  come stanno le cose.
«Se le cose stanno così... non voglio perdere altro tempo!»Stringe la mia mano e mi tira verso di lui, si abbassa e mi prende in braccio come si fa con i bambini, recupera l’ombrello e inizia a correre verso il locale da dove siamo usciti.
Rido di cuore mentre rischiamo di cadere a faccia avanti più di una volta, arrivati davanti alla gradinata la pioggia smette di scendere e noi ormai siamo bagnati da testa a piedi, strizzo i capelli pieni d’acqua e li lego in una coda alta.
«Hazel prima di entrare volevo chiederti una cosa»Mi ferma per un braccio prima che possa aprire la porta, lascio andare la maniglia e mi fermo davanti a lui e aspetto la domanda.
«Lo so che è una domanda inappropriata, ma per quale motivo sei stata messa in clinica?»si vede lontano un miglio che è imbarazzato a chiederlo, gli stringo la mano e sorrido per rassicurarlo.
«Non ti renderò la vita facile, hai un massimo di dieci domande e devi indovinare il motivo, ci stai?» non voglio che questo fato renda le cose meno divertenti tra di noi, io sono disposta a giocarci su, sto superando le mie paure.
«Me ne basteranno cinque, sto diventando bravo in questo gioco»Mi fa la linguaccia e mi apre la porta facendomi entrare per prima, Veronica è ancora nel locale, lei è l’unica paura che non riesco a superare ma quando guardo Louis e quello che sta facendo capisco che potrei superare anche quella paura.
Louis si sta divertendo a fare più di un dito medio a Veronica mentre gli lancia occhiatine d’odio e linguacce poco adulte, mi trattengo dal ridere vedendo la faccia scioccata della bionda, mi sento soddisfatta vedendo la sua reazione al mio ritorno nel locale.
Ritorniamo seduti al nostro tavolo dove le amiche di Louis mi offrono giacche e vestiti per cambiarmi, sono tutte così gentili che quasi non ci credo, la serata continua tranquilla, riesco anche a far ballare Louis due o tre volte, anche se con molta fatica.
Verso tarda sera iniziamo a congedarci, Clarisse e Peter sono i primi ad andarsene, seguiti da Ally, Edward ed altri ragazzi di cui non ricordo il nome, rimaniamo in pochissimi e Louis decide di riaccompagnarmi a casa.
La pioggia non scende più il tempo sembra essersi stravolto, le nuvole in cielo si stanno allontanando per dare spazio alle stelle, con Lou passeggiamo tranquillamente sul marciapiede facendo attenzione a non calpestare le crepe, come fanno i bambini.
Arriviamo davanti a casa mia che ormai sono le due di notte, la televisione sembra ancora accesa in casa, forse Marcus si è trattenuto fino a tardi, tolgo le scarpe e le appoggio al davanzale mentre Louis si side sui tre gradini che precedono la porta d’ingresso.
«Grazie per la bellissima serata Louis, non potevo chiedere di meglio»Ammetto mettendomi al suo fianco, lui sorride e appoggia la testa sulle ginocchia squadrandomi, so benissimo cosa vuole chiedere, ma ammetto che fare una domanda del genere lo mette in soggezione, così faccio il primo passo alzandomi le maniche della maglietta.
«Sì, hai indovinato il primo problema, ti restano nove domande»Lo avverto per allentare la tensione, anche se invano, Lou allunga la mano esitante e tocca le cicatrici vecchie e quelle nuove serio e attento.
«Mi sento uno stupido a non essermene accorto prima»
«Lo so che te n’eri già accorto, non devi sentirti stupido, speravi solo di sbagliarti, posso capirlo, ci sono già passata con Jamie, non è facile accorgersene dopo che ho passato tre anni ha nascondere tutto... non è colpa tua»Lo rassicuro stringendogli la mano, lui ricambia ma sembra ancora turbato.
«Lo so ma, in un certo senso mi sento un po’ responsabile, se l’avessi ammesso a me stesso, forse le cose sarebbero andate meglio»
«Stanno già andando meglio, grazie a te ho fatto passi da gigante, puoi chiedere a Jamie se non ci credi, lui stesso si è stupito dell’influenza che hai su di me»Riesco a staccare un sorriso sincero dal viso di Louis.
 Ci alziamo in piedi e mi copre le braccia con le maniche, in confronto a Jamie a lui non da fastidio vedere i tagli, posso leggerglielo negli occhi, ma ha capito quanto mi metta a disagio tenerli scoperti, Lou si sporge verso di me per dirmi qualcosa ma la porta alle nostre spalle si apre mostrando Jamie e Marcus.
Divento rossa per l’imbarazzo ma non mi muovo dalla mia posizione, Jamie sembra divertito ed infastidito allo stesso tempo, mentre Marcus mantiene il suo solito sguardo enigmatico che non ti fa capire cosa prova.
«Bene Hazel, grazie della compagnia a domani»Si affretta a dire Louis stampandomi un veloce bacio sulla guancia, contraccambio il saluto con le guance in fiamme ed entro in casa, sento mio fratello salutare Marcus e poi chiudersi la porta alle spalle.
«Non ti preoccupare Jamie siamo solo amici – dice imitando la mia voce – si certo ed io sono Lady Gaga, ma per favore! Vai a cambiarti o ti verrà il raffreddore... notte»Conclude la sua mezza ramanzina buttandosi sul divano, non aggiungo altro e mi dileguo in camera mia, non capisco perché debba sempre pensar male. 
Tolgo i vestiti bagnati di dosso e appoggio la giacca di Clarisse sulla poltrona, è stata così gentile a lasciarla per me, mi getto sul letto sospirando serena, la serata forse non è una delle migliori, ma grazie alla parte negativa sono riuscita ad avere risultati positivi.
Mi metto sotto il lenzuolo e sento il cellulare vibrare sotto il cuscino, è un messaggio di Louis, lo apro subito e quando leggo cosa c’è scritto un sorriso nasce spontaneamente.
‹ Diamo il via all’estate più bella della tua vita›
‹Ma l’estate è finita!›Rispondo subito dopo, il suo messaggio arriva solo qualche secondo dopo il mio.
‹Dettagli... quanto sei pignola, adesso dormi che domani ci aspetta una giornata lunga, Buonanotte Haz› conclude facendo un cuoricino.
‹Buoanotte Lou› Invio per ultima spegnendo il cellulare, da adesso in poi posso dare il via alla mia vera estate, con Louis e le mie nuove amiche, la mia nuova vita, niente più Veronica o problemi, solo un anno migliore.

Hola, 
ecco il nuovo capitolo, ci ho messo il cuore per scriverlo, quindi spero vi piaccia e che lasciate recensioni positive, ma anche negative sono ben accette per migliorarmi.

Da adesso in poi si parlerà dei problemi e delle soluzioni un’estate con Louis non sarà facile ma ci sarà tanto divertimento.
Detto questo spero vi piaccia comunque che lascerete molte recensioni con i vostri pareri, vi lascio con il
 link del trailer, della mia nuova fan fiction the fight e della Os chiamatUncover... un bacione e alla prossima 

 

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Capitolo 6
*** La nuova stella ***


6 La nuova stella
 
8 Settembre 2013
Vengo risvegliata da una secchiata d’acqua gelata, Louis ride così forte che potrebbe svegliare chiunque in un raggio di due chilometri, non mi sto pentendo di aver acconsentito a questa settimana con lui ed i suoi amici.
Siamo da quattro giorni in campeggio al lago, mi ha supplicato così tanto per andare che non ho potuto rifiutare, Jamie è molto riluttante a questa cosa, ma in fondo sa che sono in buone mani, stentava ad ammetterlo, ma si fida di Louis.
Esco dalla tenda fradicia, sembra tutto perfetto, il cielo sereno della notte scorsa è lo stesso, non ho pensato a come potrebbe svolgersi la giornata, so solo che c’è il solo, l’odore dell’erba alta, del lago e di felicità, mi sento io stessa un raggio di sole.
Alzo le braccia al cielo, una piccola frescura soffiava sulle braccia fradice, Louis è un eterno burlone, ha mille possibilità per svegliarmi ed ovviamente sceglie di bagnarmi, chiudo gli occhi e rimango ferma sotto l’albero a godermi il silenzio, sicuramente gli altri sono già andati a fare il bagno, lo fanno ogni mattina.
«Buongiorno bellissima dormigliona, è l’ultimo giorno qui, non vorrai passarlo a dormire?!»Esordisce Louis prendendomi per i fianchi e sollevandomi da terra, urlai per la sorpresa e mi tenni forte alle sue spalle per non cadere.
«Anche se volessi non me lo permetteresti!»Sottolineo facendogli notare come mi tiene, Louis mi fa la linguaccia, e mi lascia cadere sul terriccio morbido e umido, lo prendo per la maglietta, facendo in modo che cada anche lui.
«Cosa vuoi per colazione? Allora abbiamo brioche e caffè del bar qui vicino oppure erba e foglie come le mucche! A te la scelta!»Sorrido e mi metto seduta alzandomi di colpo, scrollo l’erba dai capelli e faccio una coda e sistemo la maglia, Louis si poggia sui gomiti e guarda il cielo azzurro.
«Opterò per la brioche, sono tutti giù al lago?»Domando quasi retoricamente, la cosa è ovvia, ma mi piace far finta di non saper nulla, la voce di Louis mi ammalia e i suoi movimenti facciali sono sempre esagerati e teneri, come il suo viso o il suo carattere.
«Manchi solo tu! – chiude forte gli occhi e stringe i pugni – Bulimia?»Chiede speranzoso che non sia quella una delle opzioni per cui sono finita in clinica, scuoto la testa e mi alzo in piedi, sono piena di erba e terra, per fortuna tra poco si torna a casa o non avrei più vestiti.
«Nulla che abbia a che fare col cibo, ti ho ristretto il campo, io amo mangiare e le schifezze sono il mio pane quotidiano»
«L’ho notato!»Dice in tono scherzoso il moro, gli do una live spinta e lui fa lo stesso ma lasciandosi andare su di me, finisco di nuovo con la schiena a terra e il suo viso troppo vicino per poterlo ignorare, lo guardo senza dire nulla, i suoi occhi parlano per entrambi, così azzurri ed intensi, con i raggi di sole che lo colpiscono il colore varia anche sul verde.
Dei passi mi portano alla realtà gli amici di Louis sono tornati dal lago, cerco di alzarmi ma il moro non accenna a spostarsi, schiarisco la voce e con la mano lo spingo lievemente lontano da me, Louis sembra risvegliarsi e subito si mette seduto al mio fianco.
«Voi due non siete venuti!»Ci incalza Nicole avvolta nel telo delle winx, si è giustificata dicendo che sua sorella si è portata in vacanza il suo, non ci ha creduto nessuno, ma se le piace non sono nessuno per giudicare, guardo ancora gli anime e leggo i manga, quindi sono la persona meno adatta.
«Hazel si è appena svegliata, da brava pigra dorme fino a tardi!»Sono solo le otto del mattino, non è così tardi, ma ha Louis piace enfatizzare le mie azioni, i ragazzi risero alla battuta di Louis, è il meno indicato a fare la predica, lui dorme fino al pomeriggio.
«Noi dobbiamo andare a prendere alla capanna dei vestiti, spero non sentiate la nostra mancanza»Scherza Clarisse, ci lasciano spesso soli, sia lei che Peter combattano contro noi due, hanno in mente qualcosa per uno scherzo, la loro teoria è che Louis ed io ci siamo messi insieme senza dirgli nulla.
Peter è il migliore amico di Louis, capisce il suo umore da uno sguardo e mi riferisce spesso che con me il suo umore è positivo, ha lo stesso effetto su di me, forse ci trasmettiamo a vicenda  emozioni buone.
Io e Clarisse abbiamo stretto una buona amicizia, è una delle ragazze più estroverse del gruppo, consce Louis da quando sono piccoli, i suoi genitori sono molto amici con quelli di Lou, per questo si conoscono da tanto.
Sia Peter che Clarisse hanno una buona intesa, ma non si sono fidanzati, entrambi sono timidi, nessuno dei due ha il coraggio di confessare all’altro quello che prova, non sono mai capitata in una situazione del genere, come Louis prima non mi facevo scrupoli a dire quando un ragazzo mi attraeva, adesso non so, forse posso avere delle esitazioni.
I ragazzi prendono i propri zaini e ci salutano ammiccando, sembrano dei maniaci sessuali, tutti che fanno l’occhiolino o che fanno gesti indecenti riferiti a me e Louis, mi diverto con loro, sono volgari ma solo per scherzare, sanno darsi un contegno, non come i miei vecchi compagni di sventura.
«Allora ti va di fare l’ultimo bagno al lago? Non vorrai andare via asciutta come... come non so cosa»Non riesce a trovare nulla per completare la frase.
«In teoria ci hai pensato tu a bagnarmi, quindi potrei anche andarmene con la coscienza pulita e duna vendetta da attuare»
«Era per caso un avvertimento?»Alzo gli occhi al cielo, è così tenero quando fa il finto tonto e tutto solo per farmi ridere, Louis si alza in piedi e mi pende per la vita, sollevandomi da terra, mi tiene per le gambe mentre corre spedito verso il lago, sento le varie buche rimbombare, lo prego di lasciarmi andare, fa finta di non sentirmi e si catapulta in riva al lago buttandomi in esso vestita.
Per fortuna so nuotare, altrimenti sarei stata in un bel guaio, l’acqua fredda mi risveglia del tutto e ritorno in superficie, Louis è attaccato ad una corda, si sta dondolando come una scimmia, mentre urla il mio nome dicendo che sono un pulcino bagnato.
«Vieni giù a dirmelo!»Urlo a mia volta Louis mi fa la linguaccia e si tuffa in acqua dalla corda, mi cade proprio a fianco e mi porta giù con lui, mi ritrovo di nuovo immersa completamente, con Louis che cerca di farmi fare il solletico, lo prendo per i polsi per fermarlo e in quel momento riesco a fermarlo.
I suoi occhi azzurri sembrano brillare di più sott’acqua, tra poco finirò il fiato a mia disposizione e mai potrò avere un’altra occasione come questa per fare qualsiasi cosa voglia fare, accompagno le mani di Louis intorno ai fianchi e le lascio andare appoggiando le braccia sulle sue spalle.
Lentamente stiamo risalendo in superficie, ma prima che anche solo una minima parte dei nostri corpi esca fuori, il moro si fa avanti e cattura le mie labbra in un bacio.
Sbarro gli occhi, per poi chiuderli presa dal bacio, non mi aspettavo questo gesto, non da lui, cioè in questi giorni mi è capitato spesso di pensare a Lou in modo diverso, ma non mi sono spinta al punto di baciarlo.
Ritorniamo in superficie appena in tempo per poter prendere il respiro e continuare incessantemente il nostro bacio, un onda di fischi e urla attirano la nostra attenzione, tutti gli amici di Louis sono in riva al lago per fare il tifo, mentre ci dividiamo sento la voce distinta di Peter urlare “Via i vestiti”.
Louis alza le braccia verso l’amico e lo manda a quel paese senza troppi scrupoli, Peter ricambia il gesto con un bacio femminile fatto apposta per attirare l’attenzione, nascondo il viso sul petto di Louis un po’ imbarazzata, mentre lui mi stringe più forte.
«Avete spiato abbastanza, andate alla capanna maniaci»Scherza Louis allontanandosi dalla riva, i ragazzi si lamentarono tutti assieme abbandonando lentamente la riva, facendo ancora qualche commento sarcastico, ma nessuno batte Peter.
Rimaniamo di nuovo da soli ed io nuoto un po’ per distrarmi, mi ha baciata ed io non ho detto nulla, nemmeno una parola, mi sono limitata a ricambiare, non credo basti, però non so come iniziare, sono così confusa, forse Louis mi piace, ma da quando sono uscita dalla clinica mi sono ripromessa di fare le cose con calma, di non accelerare i tempi.
«Haz, scusami per prima, sia per Peter che per il bacio»
«Non devi, anche io lo volevo, però devi sapere che uscita dalla clinica mi sono promessa di non andare troppo veloce, di prendermi il mio tempo e non voglio che tu rimanga in dietro per colpa mia»Confesso fermandomi proprio al centro del lago, l'amore é un sentimento forte
che si prova verso un'altra persona maschio o femmina che sia e questo non implica solo due
fidanzati... L'amore e quello che una madre prova per il proprio figlio, quello che una sorella prova
per un fratello, un sentimento forte ed incomparabile a qualsiasi altro, ma chissà il perché
nessuno ci pensa molto a questa facciata dell'amore, per la maggior parte del mondo é solo una
cosa che posso provare dei fidanzati o congiungi sposati da molto tempo, ormai per tutti l'amore é
un sentimento esclusivo che pochi possono provare ed apprezzare.
«Haz tu mi piaci sul serio, non posso dire di amarti, ci conosciamo da un mese, ma vorrei il tuo permesso per poter dire in futuro queste parole, dedicate solo a te»Ormai l’amore non credo conti molto nella società moderna o per lo meno i giovani non riescono a comprendere il vero significa dell'amore forse perché nel mondo non se ne vede molto, quindi non sappiamo ben distinguere una cotta dall'amicizia o l'amore da un infatuazione.
Per me Louis è un miscuglio di sentimenti strani, mai provati per nessuno, non ho mai saputo cos’è l’amore sarà sempre un sentimento troppo complicato e pieno di mistero per essere compreso a fondo, l'amore verso una persona che sia il fidanzato o il proprio figlio fa si che si compiano atti improbabili quanto pericolosi, l'amore, quello vero che viene da dentro, fa in modo che tutto passi e che i litigi sfumini dietro ad aloni di speranza di risanare il proprio rapporto.
Non ho mai pensato che delle piccole parole mi possano portare tanto in confusione.
«Louis, io non saprei» Mi è sempre stato insegnato che succede si ha amore nel cuore non sulle labbra, serve ben a poco pronunciare le fatidiche parole ti amo per poi mostrare solo ossessione o puro menefreghismo.
In sostanza l'amore e ciò che si prova dentro nel cuore, non nel cervello, é un sentimento del tutto
sconosciuto per la società attuale e che forse rimarrà tale anche per la generazione futura se non impariamo a distinguere ciò che proviamo veramente.
L'esperienza personale che é ben poca mi ha fatto capire che prima bisogna ascoltare ciò che si sente e poi fare il primo passo sia per l'amore che riguarda gli innamorati che quello riguardante la famiglia.
«Non voglio farti soffrire come Dean, io non seguo quella traditrice di Veronica, voglio solo proteggerti e provarti che non esiste solo il male» Conservo in me solo un vero episodio d'amore vero, puro e duraturo nel tempo, cioè quello dei miei nonni che conoscendosi fin dall'età di undici anni sono finiti a sposarsi s vivere più di cinquant’anni di matrimonio pieni di alti e bassi, litigi, pianti e risate che hanno fortificato il rapporto e reso il loro amore vero e con la A maiuscola.
Louis mi prese per i fianchi cercando il mio sguardo, ma glielo negai qualche minuto.
Forse sarò scettica, impaurita o solo un po' sciocca ma l'amore sembra non faccia per, io e quel sentimento siamo agli antipodi, vivo nelle favole ma applico nella vita di tutti i giorni pura amicizia, forse perché tendo a non affezionarmi troppo o forse perché nego il fatto di essere troppo fragile all'amore.
Si dice che chi non prova non vincere ma io per paura di perdere rimango ho sempre pensato di rimanere nel mio castello appoggiata allo stipite del portone ad osservare l'amore altrui sbocciare ed appassire essendo felice ed invidiosa che loro provino sentimenti che io reprimo e rifiuto per ignoranza e paura.
Eppure, il mio cuore vicino a Louis batte veramente forte, quasi come se mi voglia spingere fuori dal castello, vuole urlare la sua, senza che il cervello gli rubi la scena, per una volta lascio che sia lui a comandare e finisco per baciare Louis una seconda volta.
Mi lascio trasportare dal bacio, poggio le mani sul suo petto mentre le sue braccia si stringono ai miei fianchi in modo da avvicinarmi ancora di più al suo petto.
Sento un vuoto indescrivibile e piacevole e il mio cuore che batte sempre troppo forte, sento ogni suo movimento amplificato nella mia mente, le sue labbra sanno di brioche al’albicocca e acqua dolce, mi sembra quasi il mio primo bacio, solo che questo è cento volte meglio.
«Devo prenderlo come una risposta positiva?»Sussurra Lou staccandosi lentamente dalle mie labbra, non riesco ad aprire gli occhi, voglio assaporare ogni singolo stimolo ambientale e sentimentale, non mi sono mai sentita come con Louis.
«Solo se avrai il coraggio di affrontare Jamie al nostro ritorno!»
«Potrei scappare in Messico, no!?»Lo guardo malissimo e lui mi immerge di nuovo nel lago, odio ammettere che Jamie ha ragione, l’ha sempre avuta, perché si è accorto prima di me, dei sentimenti di Louis forse ne sa ben poco e pensa voglia solo approfittarsene, ma dei miei ne era certo, non posso nascondergli molto i miei stati d’animo.
Passiamo l’intera mattinata in acqua fino al pomeriggio quando Clarisse viene a chiamarci por il pranzo, viviamo da quattro giorni di panini e salame, non c’è nulla di più buono, ma variare non fa male, specialmente al lago.
Clarisse e Peter continuano a mandarmi occhiate di intesa, che solo loro possono capire, sembrano tutti su di giri per ciò che è successo tra me e Louis, non è un segreto che tutti ci vogliano insieme, ma pensavo più fosse uno scherzo, non così serio.
Arriva la sera e con essa il falò di fine campeggio, sono stati i giorni più belli di sempre, Peter appena arrivati a iniziato a dire barzellette senza mai annoiare, Jared ha cucinato per tutti per l’ultima sera, per questo l’ho ringraziato così tante volte che bastano per sempre.
Clarisse continua a ripetere quanto io e Louis siamo affiatati e le altre ragazze gli vanno dietro, nessuna di esse sembra interessata all’amico, forse una di loro mi odia internamente, sono arrivata da poco e già soffio il potenziale ragazzo a qualcuno.
Anche se non ero sicura di nulla, ci siamo baciati, ci siamo detti molte cose, ma... siamo una coppia? Siamo ancora amici? O semplicemente vuole provare ad uscire? Mi sdraio completamente sull’erba guardando le stesse brillare nel cielo, non mi sembra il momento di chiedere chiarimenti, siamo felici e tranquilli.
Louis mi viene dietro sdraiandosi di fianco, appoggia il braccio sulla mia pancia e il viso sull’incavo del collo, sento le guance andare a fuoco immediatamente, alzai la mano e l’appoggiai sulla sua incerta, non ho idea di cosa devo fare, ma starei in quella posizione per sempre.
«Dipendenza?»Mi sussurra all’orecchio in modo che nessuno lo senta, ne ha trovata un’altra dopo l’autolesionismo ecco la dipendenza dalle droghe e l’alcool, anche se non ha specificato quando l’ha chiesto.
«Sì, ci sono caduta più di una volta!»ammetto continuando a fissare le stelle, lentamente si stanno illuminando sempre di più.
«Quale delle due?»Le dipendenze al mondo sono tante, ma quando si parla con i giovani, sono solo due che interessano, Louis chiede, ma capisce prima, solo che non lo vuole ammettere e quando io gli do conferma lui muore dentro e lo vedo dai suoi occhi.
«Entrambe, sono belle le stelle stasera»Dico per cambiare argomenta, non mi sento in vena di approfondimenti, se un giorno li vorrà non lo negherò, ma stasera sono troppo felice per voler portare tristezza.
«Mia nonna, mi raccontava una storie sulle stelle»Peter si alza dal suo posto e viene verso di noi.
«Sentite, qui nessuno sta capendo niente, siccome noi abbiamo scommesse e preferenze vorrei sapere se state insieme!»La domanda cade perfetta da parte sua, anche io ci sto pensando, ma Peter ha dato voce ai miei pensieri, Louis si mette seduto, ed io faccio lo stesso, io non apro bocca, ho paura di dire qualcosa che a Lou non fa piacere.
«Beh, ci frequentiamo da un mese come amici, credo che dobbiamo frequentarci un po’ come fidanzati prima di dare conferme, tu che dici Hazel?»
«Sono d’accordo, per ora siamo... uscenti»Confermo guardando Louis che sorride, un sorriso sincero, di quelli che gli illuminano il viso anche in una giornata grigia, Peter ci guarda perso nei suoi pensieri, sembra deluso dalla risposta.
«Niente, dobbiamo aspettare ancora ragazzi»Urla alzandosi in piedi, gli altri ragazzi fanno versi dispiaciuti e riprendono la loro conversazione, ritornai sdraiata e Louis si mette nella stessa posizione di prima, avvicinandomi a se.
«Mi racconti la storia che ti diceva tua nonna?»Chiedo girandomi verso il suo viso, ancora più luminosa, parlare di sua nonna lo mette di buon umore, forse voleva proprio raccontarla prima che Peter ci interrompesse.
«Quando andavamo in campagna ci sdraiavamo sotto un albero, da dove si vedevano le stelle, mi raccontava che ogni sera nascevano delle nuove stelle dai pensieri della gente. – rise, forse perché crescendo sai che le cose non sono come credi – queste stelle prendono il nome delle persone speciali a cui si pensa e mia nonna diceva che nel cielo c’erano una ventina di stelle col mio nome, non perché Louis fosse un nome comune, ma perché c’erano tante persone che mi amavano»Il silenzio cala, sua nonna è dolcissima, non credo che mia nonna mi abbia mai detto una cosa del genere, anche se era dolce e sempre sorridente.
«Tua nonna è veramente dolce, ed ha ragione»Louis non si muove, mi stringe più forte dopo quell’affermazione, ho la prova palese che un ragazzo amato, non può essere da meno è così premuroso e altruista.
«Sono sicuro che anche il tuo nome si illumina tante volte nel cielo e da quando ti ho conosciuta brilla una volta di più»Mi giro verso di lui, ha le guance rosse, non è da lui arrossire, infatti quando allungo la mano per toccargli la fronte sta scottando.
«Louis hai preso la febbre!»
«Non preoccuparti, domani mattina starò meglio, le cose però non cambiano»Intende che le sue parole sono sincere e su quello non ho dubbi, è sempre sincero con me, in più riesco a riconoscere il suo viso da bugia, con gli altri ne tiene uno diverso che con me, quindi è più facile capirlo.
«Lo so e credo che per te valga lo stesso, una stella brilla in più per entrambi!»Alza la testa e velocemente mi stampa un bacio, che avrei preferito più lungo, ci siamo dati solo due baci, questo è come un bacio sulla guancia, non conta, ne voglio sempre di più, eppure entrambi non vogliamo andare troppo veloci.
«Non voglio attaccarti la febbre»Ammette cercando di alzarsi, lo tengo per il braccio e faccio in modo che si sdrai di nuovo, mi abbraccia forte poggiando il viso sul petto, è caldo e sembra infreddolito, ricambio l’abbraccio e rimaniamo in quella posizione, finchè entrambi ci addormentiamo, Louis prima di me.
Lo guardo qualche secondo immerso nel suo sonno, sembra anche più piccolo così, un bambino un po’ capriccioso, ma dolce e buono nell’animo.
Mi addormento anche io a cielo aperto, poco distanti dal falò, non è molto comodo dormire sul terreno ma è sempre meglio che stare in quattro in una tenda per due, non credo di aver sognato, so solo che per tutto il tempo ho percepito la presenza di Louis, senza dimenticarmi che si trova al mio fianco ammalato.
Mi sveglio per una ventata d’aria un po’ fredda rispetto alle altre, il falò è spento le prime luci albeggiano a est mentre Louis è raggomitolato vicino a me, sotto una coperta che prima non c’era, uno dei suoi amici deve averci coperto prima di coricarsi.
Tocco la fronte di Louis, scottava, molto di più della sera precedente, il bagno nel lago freddo gli ha fato malissimo, le guance sono rossissime, trema come una foglia e sta sudando freddo, è più grave di quanto credo.
Mi alzo in piedi di scatto cercando di non fargli prendere freddo, lo copro con la coperta meglio che posso e corro verso la tenda di Peter, sono forse le sei del mattino, mi ucciderà ma non posso lasciare Louis con quella febbre, devo aiutarlo.
Entro di scatto nella tenda, Peter è dormiente proprio vicino alla zip e per poco gli schiaccio la testa con un piede, mi fermo subito, ma mi sbilancio troppo e gli cado addosso, il ragazzo si sveglia di colpo, soffocando un’imprecazione.
«Scusami Peter, non volevo, potevi evitare di metterti qui»Sussurro alzandomi in piedi, il ragazzo si passa una mano fra i capelli neri e lentamente apre gli occhi rivelando quanto sono verdi e chiari.
«Potevi evitare di entrare come un suino in calore! Perché mi hai svegliato?»
«Louis ha la febbre alta e credo stia veramente molto male, dobbiamo portarlo a casa subito, non può aspettare le dieci»Ci siamo organizzati per tornare a casa alle dieci, ma questa è un’emergenza, dobbiamo mettere Louis nel suo letto e dargli le cure che gli servono.
Peter scatta in piedi e chiama Jared che è al suo fianco, anche lui si risveglia scontroso, ma nona 
appena sente ciò che gli viene riferito scatta in piedi ed esce con noi dalla tenda.
Prendono le cose di Louis e le caricano sulla sua macchina, mentre io cerco di svegliarlo il più delicatamente possibili, devo prendermi cura di lui, mi dispiace non avere abbastanza forza per aiutarlo, o per prenderlo in braccio, lui con me l’ha fatto così tante volte.
«Haz lasciami dormire per favore!»Mugugna tirandosi le coperte fino alla testa il ragazzo, sta ancora tremando e sembra non voler diminuire.
«Andiamo a casa, stai troppo mal per rimanere, fai il piccolo sforzo di alzarti!»Gli dico calma mentre gli passo una mano fra i capelli, lentamente apre gli occhi azzurri, sono così spenti e rossi, fatica a tenerli aperti ed ogni spiffero di luce leggermente forte gli da fastidio.
Peter torna indietro mentre Lou si sta sedendo per potersi alzare lentamente, i suoi amici gli danno una mano, in modo da non farlo sforzare, lo sdraiano in macchina dandogli un’altra coperta, mentre io mi metto la sua testa sulle gambe per fargli da appoggio comodo.
Jared sistema le ultime cose e ci rassicura che avvertirà lui gli altri al loro risveglio, Peter si mette al posto del guidatore e parte per raggiungere casa, distava da noi qualche ora, per tutto il tempo Louis avrebbe dormito e forse è meglio così, magari la febbre si sarebbe abbassata.

Scusate!
Di solito sono in ritardo, ma questa volta lo sono molto di più spero mi perdoniate e che il capitolo vi ispiri e piaccia in qualche modo.
Non ho molto da dire, in questo momento dovrei studiare per una verifica, quindi meglio che corra,
vi lascio con il link del trailerdella mia nuova fan fiction the fight e delle Os chiamate Uncover e mani consumate...  prossima un bacio

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Capitolo 7
*** Febbre di vendetta ***


7 Febbre di vendetta 
11 Settembre 2013
Sono passati tre giorni, Louis non si è ripreso ma sta migliorando, mi prendo cura di lui giorno e notte, la sua casa sembra deserta, le sue sorelle non ci sono mai e sua madre a malapena lo saluta, a quanto ho capito i suoi genitori hanno divorziato quando lui era piccolo, mi dispiace per lui, io sto vivendo solo da poco la sua situazione ed sono abbastanza grande per gestirla, lui era troppo piccolo.
Gli poso un panno freddo sulla fronte e mi fermo a contemplare la sua stanza, non so come me la sarei immaginata, forse meno... ordinaria.
Al suo interno ci sono cose da normale diciannovenne, manga, cd, modellini, forse non proprio da diciannovenne, ma la maggior parte delle cose ci si avvicinano, anche lui sviluppa una passione per il disegno, anche se sono più dei fumetti, sembra stesse lavorando ad una storia.
Sul davanzale della finestra tiene dei modellini del doctor who, sono veramente carini e da lui me lo aspettavo, ama il dottore a casa mia abbiamo visto tutte le puntate, non si è voluto fermare, ne saltarne una.
Ritorno seduta sul suo letto e gli controlla la fronte, non sembra molto calda, forse si sta riprendendo del tutto, tolgo lo straccio e lo bagno con l’acqua fredda per poi posarlo ancora sulla fronte, prendo dal comodino il termometro e lo accendo in modo da potergli misurare la temperatura.
Gli poggio una mano sul braccio, sta dormendo da molto tempo, ma non voglio svegliarlo, si è stancato molto, cerco di mettergli il termometro ma in quel momento si sveglia, un po’ confuso e disorientato, come da ormai tre giorni.
«Hazel?! Non dovresti essere a casa?»Chiede come un bambino quando si sveglia, si passa i pugni sugli occhi e sbadiglia leggermente, quasi come se si trattenesse.
«Come ti ripeto da tre giorni, mi prendo cura di te finchè non starai bene... tua madre è uscita»Gli riferisco mettendogli il termometro, lui si tiene il braccio per fare in modo che la temperatura si prenda bene, mi guarda con sguardo strano come se stesse cercando qualcosa, mi fa sentire in soggezione, tanto che non lo guarda mi limito a fissare la sua maglietta nera e giocherellale con il lenzuolo.
«Noi siamo fidanzati vero?!»Mi chiede perplesso, quasi caddi dal letto per l’affermazione, non abbiamo mai detto di essere fidanzati, non ufficialmente, forse la febbre gli sta recando più problemi di quanto penso o forse si diverte solo a fare domande equivoche.
«Non proprio, siamo uscenti Louis, l’abbiamo deciso al campeggio»Sussurro imbarazzata, il termometro inizia a suonare e subito lo tolgo da sotto l’ascella del ragazzo, ha trentotto di febbre, non è ancora passata ma in una notte è scesa notevolmente, prima si teneva sui quaranta, non di meno, vedendo questo miglioramento, mi sento più tranquilla.
Louis toglie di scatto la coperta e si alza in piedi, traballa un po’ ma riesce a mettersi in piedi, cerco di tenerlo sul letto, ma lui protesta e si lancia verso una cassapanca che si trova contro il muro opposto, continua a farfugliare di dover trovare qualcosa, ma non si fa comprendere.
Alcune volte si comporta veramente in modo strano! Cerco ancora una volta di metterlo a letto ma lui protesta e si mette a scavare tra i vecchi giochi che si trovano nella cassa, mi arrendo alla sua volontà e rimango seduta sul letto ad aspettare che finisca, nonostante la febbre e sempre pieno di energia, forse anche troppa.
«Trovato!»Urla scattando in piedi e lanciandosi a capofitto sul letto, si lancia così forte che mi fa sobbalzare, rischiando di scivolare a terra, mi tengo al materasso e mi rimetto seduta composta mentre Louis continua ad esultare.
«Vuoi spiegarmi che ti prende? Sembra tu abbia trovato il tesoro di barba rossa!»
«Meglio! Ok forse per gli altri no, ma per me questo è meglio di qualsiasi tesoro, l’ho fatto con le mie mani al primo anno di scuola – mi stampa in faccia un braccialetto fatto con perline di plastica e piccoli intrecci – ci ho messo una settimana, quelli precedenti mi sono venuti orribili, oppure si sono rotti, quindi quando sono riuscito a farlo perfetto come volevo mi sono detto che l’avrei regalato ad una persona speciale»Mi prende la mano destra e mi infila il braccialetto al polso, cerca di fare il nodo meglio che può e lo sistema in modo che si veda la decorazione.
«Tu sei la mia persona speciale, dopo questo nessun’altro bracciale mi è venuto bene, ancora adesso sono una frana, da questo bracciale in poi voglio superare la fase uscenti, perché vorrei chiamarti la mia ragazza»Non sono sicura se la febbre si sta alzando o se sta parlando seriamente, sa essere così serio ed infantile allo stesso tempo che spesso non comprendo cosa sia vero e cosa una fantasia.
«Solo il tempo potrò dirci se siamo fatti per stare insieme Louis!»Sembra deluso dalla mia risposta, io non voglio farlo soffrire ma è malato e potrebbe pentirsi di ciò che ha detto, Louis mi piace, forse anche più di quello che penso ma proprio per quello non voglio affrettare le cose.
«Quando guarirò ti dimostrerò di non scherzare, io non sono come quella sottospecie di ragazzo che avevi prima, ci tengo a te, se no non mi stare sforzando di capire perché sei finita in clinica»Dice l’ultima parola calante, non è mai a suo agio, pensa sempre di ferirmi con quella parola, ma non sa che per me ormai è passato, non diventerà anche il mio presente.
«Lo so, per questo non voglio affrettare le cose, non riesci a dire la parola clinica senza rabbuiarti, voglio solo che ci conosciamo un altro po’ tutto qui»Confermo posando il termometro e il panno sul comodino, Louis sembra un po’ irritato o per meglio dire contro corrente alle mie parole, io ho solo detto quello che penso, perché non voglio sentirmi costretta in nulla... non più.
«Praticamente siamo uscenti da quando sono venuto a casa tua, da quando hai riso alla mia battuta, io mi sono subito interessato a te, ma non vedevo se per te era lo stesso»Si siede vicino a me un po’ isterico, anche io mi sono interessata a lui, ma quel giorno, non volevo problemi, solo nuovi amici, forse ho represso un po’ troppo i miei sentimenti senza pensare alle conseguenze.
«Io ero appena uscita dalla clinica, non pensavo ai ragazzi, anzi mi ero detta che sarebbe stato uno dei miei ultimi pensieri, poi sei arrivato tu e pensavo solo a ciò che ti comprendeva, anche tu mi sei piaciuto subito, ma cercavo di vederti come un amico»Confesso esasperata alzandomi in piedi Jamie ha sempre avuto ragione, l’ho sempre saputo, eppure non lo voglio accettare, mi piace tantissimo Louis ma ho paura vada di nuovo tutto a rotoli e non riesca più a riprendermi.
«Quindi adesso non c’è più di bisogno, mi sono confessato tu pure, perché mantieni le distanze»Dice esasperato più di prima, vorrei rispondere, avere una qualsiasi frase che mi giustifichi, ma ciò che sento dentro non so come spiegarlo, non l’ho mai saputo, forse anche per quello sono finita in clinica, tra alcool, droghe e tagli penso ci sia anche di mezzo la depressione, anche se fino ad oggi non ho mai accettato quella diagnosi.
«Non puoi capire... forse hai ragione meglio che torni a casa»Dico velocemente prendendo la borsa e catapultandomi fuori dalla sua stanza verso l’uscita.
«No, Hazel aspetta!»Urla lui dalla camera, non mi fermo, vado dritta verso l’uscita, non è colpa sua, non può comprendere a pieno come mi sento, anche se sono sicura che ci sta provando con tutto se stesso, certe cose non sono facili da comprendere per nessuno.
Esco fuori casa e continuo a correre velocemente verso casa, mi sento una deficiente, non devo correre e dovrei tornare anche indietro Louis è da solo, sua madre torna la sera e le sue sorelle non ci sono, sono stata una stupida a fargli quella scenata inutile.
Forse e meglio tornare da lui, mi scuserò e forse comprenderà, è sempre così pacifico e pronto ad ascoltare, sono sicura che anche questa volta lo farà, decido di tornare indietro, ma una mano compare alle mie spalle sbattendomi contro il muro che ho in parte, altre due mani mi rendono per i fianchi sbattendomi a terra, alzo di scatto gli occhi e ovviamente so chi mi ritrovo davanti.
«Dean, Veronica, vi siete portati i rinforzi per una persona sola, molto leale da parte vostra»Commento sarcastica, sono in cinque, tra cui il mio ex ragazzo e la mia ex migliore amica, sono certa che dopo il suo fallimento si è preparata col piano successivo, non mi stupisce, ani sono pronta da tempo a questo incontro, così potrò liberarmi di loro una volta per tutte.
«Lo sai che siamo sempre equi! Prendetela»Ordina la bionda e subito due ragazzi dietro di lei mi alzano con la forza da terra trascinandomi ne vicolo poco lontano, non dico nulla, non gli do la soddisfazione di invocare aiuto, di farmi vedere debole, se vuole picchiarmi ha campo libero, almeno dopo mi lascerà in pace.
L’altro ragazzo che non conosco si avvicina disinvolto e prima che me ne randa conto mi sferra un pugno nello stomaco facendomi rannicchiare le gambe, mi manca il respiro, sento il viso diventare rosso e lo stomaco urlare per il dolore.
Un secondo pugno verso le costole mi mette in difficoltà, il respiro diventa affannoso e il dolore si fa più forte, trattengo qualsiasi gemito di dolore, mi permetto solo qualche espressione un po’ sofferente, anche se vorrei evitarle.
Dean guarda la scena impassibile, Veronica invece sembra divertita, in fondo è sempre stata così, si diverte vedendo soffrire gli altri, non mi stupisce che si sia portata altre tre persone, Dean non mi avrebbe mai picchiato e lei non è abbastanza forte.
Il ragazzo va avanti a picchiarmi, non so per quanto tempo, so solo che sul suo viso non c’era un minimo di emozione, forse nemmeno lui vuole picchiarmi, ma se vuoi entrare nella cerchia di amici della bionda non puoi rifiutarti di fare nulla, o per lei non esisti.
«Credo sia abbastanza!»Sbotta Dean verso Veronica, lei non sembra soddisfatta, non lo è mai, però fa cenno ai ragazzi di lasciarmi andare, i tre eseguiscono, forse un po’ sollevati, mi lasciano andare le braccia e capisco di non potermi reggere in piedi, Dean cerca di aiutarmi ma Veronica lo ferma.
Mi appoggio al muro senza fiato, ho male ovunque e vederla soddisfatta mi fa sopportare tutto, significa che da adesso in poi mi ignorerà, non farà più nulla per rendermi la vita impossibile.
«Non mi dai mai soddisfazioni Hazel, nemmeno quando dovresti urlare dal dolore, ma è da un po’ che non ti vedo con Tomlinson, quindi mi sento soddisfatta, scordati di me e di tutta la mia compagnia»Sussurra soddisfatta, come se la cosa mi dia fastidio, in verità avrei voluto urlare “Sì grazie finalmente, comunque io e Louis siamo uscenti” ma mi trattengo, anche perché non sono più sicura di ciò che c’è fra me e il moro.
Veronica mi passa una mano sul viso toccando i punti dove precedentemente avevo i piercing, sembra quasi nostalgica, allontana di poco la mano e la chiude per darmi un pugno sulla guancia, sento la testa pulsare, la guancia gonfiarsi automaticamente e le lacrime offuscarmi la vista.
«Se hai finito ho altro da fare»Sussurro rabbiosa, mi guarda dritta negli occhi, per poi allontanarsi e schioccare le dita, il ragazzo di prima mi sferra un altro pugno, per poi dileguarsi tutti, lasciandomi sola, in preda alle emozioni ed il dolore costante.
Striscio a terra priva di forze, mi sono liberata di loro, ma ci è andata troppo pesante rispetto alle altre volte, forse è passata più di un’ora da quando mi ha “sequestrata” di solito non ci mette tanto, il telefono vibra nella mia tasca e subito lo prendo, la chiamata è di Jamie, un po’ me la aspettavo.

«Pronto! Jamie»Dico tranquilla cercando di non far tremare la voce, lui sa riconoscere anche per telefono quando non sto bene, ma se riesco a controllarmi posso farcela, in fondo potrei essere triste solo per la storia di Louis.
«Mi ha telefonato Louis e mi ha detto tutto, perché non sei tornata a casa?»Chiede preoccupato, sono sicura che non appena Louis non mi ha visto tornare ho telefonato a Jamie, se solo Veronica non mi avesse fermata, ma ormai è successo, non posso cambiare le cose.
«Avevo bisogno di riflettere da sola, scusami se non ti ho avvertito»Mi fingo il più dispiaciuta possibile, in nessun caso l’avrei avvertito, lui lo sa meglio di me, eppure spera che io dipenda ancora da lui, è mio fratello, credo lo spererà sempre.
«No, scusami tu, sei grande abbastanza per sapere di cosa hai bisogno, vuoi che ti venga a prendere?»Sembra di fretta, questo significa che deve uscire, è un punto a mio favore, se lo convinco ad uscire non mi vedrà in quelle condizioni e non dovrò dare spiegazioni strane, devo solo fingermi malata o impegnata, così non mi farò vedere per un po’ da lui.
«No, no camminare mi fa bene, se devi uscire fai pure, non ti preoccupare, sto bene»Cerco di rendere la voce un po’ più squillante in modo che abbocchi alla menzogna, per un secondo cala il silenzio, nessuno dei due dice niente, forse è un brutto segno.
«D’accordo, ma stai attenta, chiamami se ti serve qualcosa, io devo uscire fra cinque minuti»Mi avverte con voce neutra, domani torna la sua fidanzata, quindi i preparativi del matrimonio prenderanno una piega più veloce, forse vuole godersi questo ultimo giorno senza lo stress costante delle nozze che ancora non l’ha compreso.
«Certo, fai pure, ti voglio bene, a dopo»Lui ricambia il saluto e chiudo la telefonata, il tempo di arrivare a casa e lui non ci sarà, quindi posso stare tranquilla, mi alzo in piedi a fatica, lo stomaco mi fa malissimo ed anche il viso non è messo meglio, però penso positivo, non si è portata dietro gente che mi odia, almeno questi ragazzi non ci sono andati giù pesante, perché non mi conosco.
Esco da vicolo sciogliendo i capelli per coprire i segni che stanno spuntando sul viso, cammino vicino al muro, così da non intralciare il passaggio e avere un sostenimento in caso mi venga un crampo, non è la prima volta che le prendo, specialmente da quando frequento quella compagnia, mi ricordo che c’era una rissa a sera con loro.
Sento un clacson suonare e quando mi giro un auto famigliare blu notte accosta al mio fianco, si tratta della mini Cooper di Marcus, almeno credo, abbassa il finestrino e infatti il ragazzo sbuca da dietro di esso con un espressione interrogativa.
Lo saluto con un cenno della mano e non dico nulla, non ho parole, ne argomenti, se lui ha qualcosa da dire comincerà a parlare, almeno credo, inizio di nuovo a camminare, ma lui mi ferma ancora una volta.
«Che ti è successo?»Chiede tirando il freno a mano, quindi è molto evidente quello che mi è successo, se lo ha notato anche Marcus la situazione è grave, di solito lui non si accorge di nulla, non si è mai accorto che gli morivo dietro, figuriamoci altro.
«Nulla, non so di che parli, scusami ma devo andare a casa»Mi sbrigo a dire facendo un passo avanti a me, sento un rumore strano provenire dall’anca e subito dopo un piccolo e fastidioso dolore, ho messo troppa foga a camminare a quanto sembra.
«Aspetta! Ti accompagno io, non accetto scuse»Accetto subito, non posso rifiutare, quando lui dice una cosa, deve essere quella, specialmente se è preoccupato, spero solo non dica nulla a Jamie, entro in macchina titubante ed allaccio la cintura senza dire nulla.
Subito dopo Marcus parte accendendo la radio, cerco di non guardarlo, fisso la strada come se fosse bellissima, con la coda dell’occhio vedo che ogni tanto Marcus si gira verso di me, ma non commenta, almeno spero non lo faccia.
«Chi ti ha picchiata?Louis!»Trattengo una risata, anche se non c’è nulla da ridere, Louis non è quel tipo di ragazzo e mi da fastidio che lui l’abbia insinuato, dovrebbe prima guardarsi allo specchio, lui non riesce a tenersi una ragazza per più di una settimana e si permette di giudicare Louis senza conoscerlo.
«No! Che cosa insinui, non è stato lui, non ne sarebbe mai capace»Ringhio guardandolo dritto in faccia, ha un espressione quasi stupita, non mi sorprende, non mi sono mai rivolta a lui in quel modo, sono sempre stata troppo cotta di lui per riuscire a parargli in modo sgarbato.
«A me non sembra, ma se lo dici tu... mi dirai chi è stato?»Prova di nuovo ad estrapolarmi delle informazioni, ma non ha capito che non parlerò mai a lui di certe cose, non è nessuno e se continua così anche la simpatia che ho per lui svanirà nel nulla.
«No! Preferirei che non facessi domande, non sono fatti che ti riguardano»Concludo spostando i capelli accaldata, la soglia della simpatia si sta abbassando ogni secondo di più, ormai siamo a casa, finalmente potrò chiudermi in camera mia senza altre discussioni, non aspetto nemmeno che Marcus spenga la macchina, mi catapulto fuori ignorando il dolore.
Sento il telefono vibrare nella tasca, lo ignoro e apro la porta che non è chiusa a chiave, quando entro mi scontro con il viso di Jamie che spalanca gli occhi non appena vede il livido sul viso, mi prende per le braccia e mi blocca, così da non lasciarmi via d’uscita.
«Cosa diamine è successo?»Urla in preda ad una crisi isterica, io già stavo male di mio, più lui che va nel panico, sicuramente alla fine della giornata non starò meglio per colpa sua, da dietro sento entrare Marcus che dice la cosa meno appropriata del momento.
«Io ho una mia teoria, ma lei la nega, se non sbaglio avevi detto che era da Louis, quindi c’è solo una persona che può averle fatto questo»La voglia di saltargli addosso per picchiarlo inizia a sembrare molto più presente di prima, Jamie crede sempre a Marcus, non mi ricordo una volta in cui non ha dubitato delle sue parole.
«Marcus non sono affari tuoi, conosco Louis so cos’è capace di fare e questa non è una di quelle cose»Sbotta mio fratello indicandomi di seguirlo in cucina, eseguo senza dire una parola, non gli ha creduto... miracolo!
«Jamie non preoccuparti ormai è tutto finito, non capiterà più»Intervengo subito, mentre mi fa sedere su uno sgabello, Marcus ci raggiunge subito dopo sembra irritato, mio fratello non gli ha mani risposto in quel modo.... sono fiera di lui.
«Jamie sono il tuo migliore amico dovresti credermi, quel Louis non mi piace»Commenta subito facendo svanire anche la fantasia e lasciando al suo posto la rabbia verso una persona che per me sta diventando estranea, il vecchio Marcus non me lo ricordo così forse lo sempre visto con occhi diversi per colpa della cotta.
«Senti hai ventitré anni dovresti iniziare a farti una vita tua, mia sorella è una diciottenne, le credo perché conosco Louis, so cosa farebbe per Hazel e so cosa faresti tu, quindi vai via, credo che oggi non uscirò»Il silenzio cala in cucina, Marcus è scioccato, io sono confusa e fiera allo stesso tempo, Jamie è impegnato a cercare medicazioni e a non attaccare il suo migliore amico, non ho capito bene cosa intenda con alcune affermazioni, ma chiederò dopo.
Marcus va via senza aggiungere altro e sbattendo la porta dell’ingresso senza pietà, finalmente siamo solo io e Jamie, mi sta medicando alcune ferite, non mi ha più guardata in faccia, credo sia stressato, magari si sta pentendo di non essere venuto a prendermi, ma non può essere sempre presente, deve capire che alcune cose succedono e basta.
Cerca di fasciarmi il polso un po’ gonfio ma è così agitato che si deve fermare, sospira e prova di nuovo a far fare un giro alla fascia bianca.
«Scommetto che è stata Veronica! Perché non me l’hai detto a telefono?»Dice esasperato alando gli occhi verso i miei, mette del nastro adesivo sulla fasciatura così da tenerla ferma e si siede sullo sgabello di fronte al mio.
«Sto bene sono solo ammaccata, almeno così non avrò più nulla da spartire con lei»Lui ha sempre odiato Veronica, forse perché è sempre stata famosa per la brutta fama, forse perché ci ha provato con lui in modi troppo espliciti e temeva facessi la sua stessa fine.
«Devi denunciarla ti ha ridotta uno straccio, lo sai che possiamo»Abbiamo i solidi per farlo, ma perché denunciarla? Questo alimenta soltanto il suo odio, non posso subire ancora cose del genere, a quel punto sarei finita di nuovo in clinica per colpa sua.
«No Jamie, per questa volta lascia correre, meglio così che dover patire per sempre le sue angherie – ci fu un attimo di silenzio, così cerco di tirar fuori un nuovo discorso – perché non hai creduto a Marcus, di solito lo fai»Gli faccio notare mentre lo aiuto a disinfettarmi alcuni graffi sulle braccia provocati dallo sfregamento contro il muro.
Jamie non sembra contento della mia affermazione, non voglio far intendere che è uno stupido che segue Marcus, ma essendo i suo migliore amico ovviamente si fida delle sue parole, anche io mi fido delle parole di una persona che considero mia amica.
«Non sono stupido, non credo a tutto quello che mi dice! So come si comporta con te Louis, ho sempre saputo cosa prova, non lo sopporto per quello... ma sarò sempre certo che Louis Tomlinson non alzerebbe mai le mani su una donna, specialmente su di te, in più sapevo che Marcus ha una buona ragione per mentire»Sembra quasi che conosca Louis più di me, forse sa cose che lui non mi ha detto, in fondo sua cugina è la fidanzata di mio fratello, quindi potrebbe avergli detto qualcosa, in più questa storia di Marcus....
«Spiegati meglio, perché sai quanto non sono brava a capire certi comportamenti»Non sono mai stata brava a capire quando una persona è innamorata veramente o no, quando ha una cotta o si senta in balia dei sentimenti di una persona, quando si tratta d’amore o qualcosa che ci si avvicina sono completamente cieca.
«Da quando sei uscita dalla clinica e da quando vi siete incontrati, Marcus ha visto Louis come un ostacolo per lui, qualcuno da scavalcare per arrivare a te, solo che conosco il mio amico e so quali intenzioni ha»Dice il tutto così infuriato da strappare in due un povero cerotto indifeso, non può farci niente e sempre così protettivo nei miei confronti, sono la sua sorellina, per lui sono ancora vergine, forse a malapena pensa che abbia dato il mio primo bacio.
Mentre cerca di togliere la carta dal cerotto mi butto su di lui e lo abbraccio fortissimo, sento poco dopo la sua stretta che ricambia la mia e un piccolo bacio sulla guancia da parte sua, non faccio nulla, rimango in quella posizione assaporando ogni minuto.
«Grazie Jamie! Non so cosa farò quando ti sposerai»Ha già deciso la data, si sposa a dicembre, una dato tanto vicina che mi sembra arrivata la fine di tutto, sarà sempre mio fratello, ma avrà altre responsabilità, non voglio essergli di peso.
«Non ti lascerò mai da sola! – rimaniamo in silenzio qualche secondo – adesso vai a cambiarti, ordino la tua pizza preferita»Sciogliamo l’abbraccio e prendendo alcuni cerotti, devo finire le medicazioni e forse anche cambiarmi non sembra una brutta idea, mi metto qualcosa di comodo, così da passare una serata tranquilla dopo un pomeriggio tanto movimentato.
Entro in camera mia e mi metto davanti allo specchio, ho la guancia sinistra gonfia e sicuramente diventerà nera, per colpa degli anelli che indossava mi ha lasciato dei tagli ma nulla di grave, alzo i capelli in una coda e mi pulisco il viso mettendo dei piccoli cerotti dove serve.
Mi cambio e mentre tolgo la maglietta noto i primi lividi venir fuori, domani mi farà molto male e sarò piena di pois, indosso una magia a maniche lunghe un po’ grande, che mi tiene caldo visto il clima un po’ pazzo, infilo anche dei pantaloncini pulendo le gambe un po’ sporche.
Prendo il diario che devo compilare per lo psicologo, da quando ho conosciuto Louis ho iniziato a scrivere cose un po’ più vere, nulla di inventato e ho aggiunti altri disegni di me con Lou, con mio fratello e di Marcus, che avrei benissimo cancellato, ma ormai c’erano.
Il campanello suona ma non me ne preoccupo, Jamie è di sotto se ne occuperà lui, guardo il bracciare che ho al polso, quello che mi ha dato Louis, così carino, dolce e pensare che l’ha fatto quando aveva sei anni, già a quell’età era un piccolo principe, ogni sua promessa dura nel tempo, nonostante siano promesse lunghe.
Sfoglio il quaderno ed esco alcuni fogli in cui c’erano ritratti di Louis o di immagini raffiguranti alcune nostre uscite, rivedo i gesti, gli abbracci che ho riportato, è tutto molto tenero, forse ha ragione Louis, siamo sempre stati uscenti, anche se non l’abbiamo detto.
Sfogliai ancora il diario fino ad arrivare alle pagine bianche, non aggiorno il diario da due giorni forse, prendo la penna dal comodino e scrivo la data in cima alla pagina per recuperare le mancanze, Jamie deve aver aperto la porta in ritardo, ma se non mi ha chiamato significa che non è nessuno di importante.
Scrivo la prima frase, ma la mia mano viene fermata dalla sensazione che qualcuno mi stia fissando, provo a scrivere ancora, per poi alzare gli occhi, vedo Louis fermo davanti alla mia porta che osserva ogni mio tratto, con meticolosa attenzione si ferma sui dettagli e specialmente sui lividi.
Poso la penna sul diario e a mia volta lo fisso, ha le guance rosse, sicuramente non sta bene, quando sono andata via la febbre era trentotto, difficilmente si sarà abbassata, eppure è venuto fino a casa mia, forse Jamie gli ha detto qualcosa, altrimenti non sarebbe così rigido.
«Ti ha preso con più persone? Non mentirmi!»Si affretta a dire stringendo i pugni, lui sa quando mento, se ne accorge subito, abbasso gli occhi sul diario e non rispondo, conosce Veronica, sa cose fa e come la fa, vuole solo sperare che non sia come pensa.
«Quanti erano?»Chiede ancora capendo la prima risposta, non ho il coraggio di rispondere, lui si avvicina, sposta i fogli con il diario in un angolo e si mette seduto davanti a me e mi carezza il viso, allungo una mano sulla sua fronte per constatare quanto è caldo.
«Non dovevi uscire di casa, scotti»Sussurro spostando alcune ciocche di capelli da suo viso, Lou mi blocca la mano e la stringe nella sua senza distogliere lo sguardo dal mio viso, così concentrato sui miei occhi che non posso fare a meno di guardarlo anche io.
«Jamie mi ha telefonato, mi ha detto tutto, non potevo rimanere a casa, se ti avessi inseguita tutto questo non sarebbe successo, è colpa mia, mi dispiace!»
«Non è colpa tua! Doveva capitare e basta, grazie! Tu è Jamie vi preoccupate per me, mi dispiace e grazie ancora» Mi avvicino di più a lui avvolgendo le gambe al suo bacio, appoggio la testa sul suo petto e lascio che il suo profumo invada i miei sensi, Louis ricambia l’abbraccio, carezzandomi la nuca, non posso chiedere di meglio.
«Sicura di stare bene? Non vuoi andare all’ospedale!?»Sussurra stringendomi più forte, alzo la testa verso di lui per poter vedere i suoi occhi azzurri un po’ rossi per colpa della malattia.
«No, sto bene, ti prendo qualcosa per farti abbassare la febbre»Sciolgo l’abbraccio e mi alzo in piedi, cerco di allontanarmi ma Lou mi trattiene per la mano, il cuore mi batte fortissimo, la mia mente non è mai chiara, solo quando disegno riesce a mostrarmi le cose come stanno e guardando i vecchi ritratti posso confermare quanto mi abbia travolto Louis, anche se non l’ho ammesso a me stessa... lui mi piace fin dall’inizio.
Lascio andare la sua mano e vado in bagno dove tengo la scorta di medicinali, ho di tutto contro l’influenza, prendo lo sciroppo con il sapore meno amaro che mi ritrovo e torno in camera, Louis sta visionando alcuni disegni, non li ha visti tutti, solo alcuni, sembra felice di vederli, in fondo raffigurano tutti lui.
Riempio il misurino di sciroppo e mi siedo sul letto davanti a lui, Louis è talmente perso nei disegni che non nota nemmeno che ho la medicina in mano, gli passo il misurino sotto il naso, non ha un buon odore, lo so benissimo, infatti subito dopo il moro arriccia il naso disgustato.
«Devo proprio?!»Dice in tono agonizzante, annuisco e riluttante mi prende il misurino di mano, mandando giù tutto d’un fiato la sostanza appiccicosa, sorrido vedendo il suo viso disgustato, la guancia mi fa un po’ male ma ignoro il tutto, per fortuna ho scelto lo sciroppo meno... disgustoso.
«Sono dei disegni stupendi... ma siamo noi?!»Mi sento in imbarazzo a quella domanda, non sono molti i disegni ma possono bastare per farmi sembrare una pazza ossessionata, annuisco e prendo uno dei miei disegni preferiti, è molto recente l’ho iniziato al campeggio, infatti il foglio è tutto rovinato, un po’ consumato e con i bordi sgualciti, ma il disegno è uno dei migliori.
Raffigura lui e ciò che ha fatto tutta la durata nel campeggio, cioè buttarsi nel lago aggrappato alla corda, da dove si è sempre tuffato, sembra che piaccia anche lui, nonostante sia rovinato.
Poso sul comodino lo sciroppo e tiro fuori il telefono dalla borsa, le chiamate che ho ricevuto sono tutte di Louis, forse ha cercato di rintracciarmi, ma adesso è qui, quindi mi importa ben poco, ci siamo già detti ciò che serviva.
«Credo sia uno dei miei lavori migliori, ti piace?»Mi appoggio alla sua spalla, e guardo bene il disegno, lui rimane in silenzio qualche secondo, per poi sospirare sognante, quasi come se già gli mancasse quel campeggio di pochi giorni.
«Sembra reale! Ogni tuo lavoro è il migliore nel suo genere, ma questo è speciale»Commenta posando il foglio sugli altri, lo prendo subito dopo e glielo rimetto in mano ripensando al suo bracciale, non ha lo stesso valore, il suo è più prezioso, ma non credo di avere altro.
«Se vuoi te lo regalo!? Sai nulla può comparare il tuo bracciale ma mi piacerebbe che lo avessi tu»Sfioro con le dita il suo bracciale, così carino e speciale, non credo lo toglierò mai, non voglio rischiare di perderlo, è troppo prezioso.
«Davvero?! Ne sarei felice, hai intenzione di tenere il bracciale? – annuisco imbarazzata – forse sono stato un po’ avventato, non volevo metterti fretta, ma solo farti capire quanto ci tengo a te»L’ho capito ed anche bene, forse ho esagerato anche io, non voglio che comprenda male il mio gesto, ma sono un po’ stressata e ogni parola di troppo mi mette in agitazione.
Ormai gli manca solo un disturbo per completare il gioco e forse quello potrebbe spiegare la mia sgarbatezza di oggi, so che non è una valida giustifica, ma voglio solo che tra noi non ci siano tensioni.
«Quando ero in clinica non disegnavo quasi mai, mi dava fastidio, perché non avevo soggetti che mi ispirassero, quando disegnavo usavo solo il carboncino e ritraevo me in piccole occasioni che mi sembravano minimamente degne di nota»Louis sembra interessato a ciò che dico, anche se non è inerente a quello che mi ha riferito poco prima, non gli da fastidio se cambio argomento, ma per collegarmi al suo discorso ho bisogno di partire dall’inizio.
«Hai ancora i disegni della clinica?»Chiede spavaldo sbalordendomi, quando parlava della clinica non lo è mai, mi stupisce il suo progresso immediato, significa che forse posso parlare di essa senza far nascere strani pensieri in lui.
Mi alzo dal letto e prendo la borsa che ho portato dalla clinica dove tengo i disegni che non voglio buttare, ma che non mi piace vedere, gli lascio campo libero, non c’è nulla di scioccante su quei fogli, solo tanta tristezza e smarrimento.
Louis visiona i fogli uno per volta, senza farli scorrere troppo velocemente, riconosco alcuni vecchi disegni, altri nemmeno li ricordo, so solo che sembrano tutti molto simili.
«Tu mi hai ridato una ragione per disegnare, per essere felice, credo che senza di te avrei perso la mia passione e la vita felice che ho adesso, solo tu mi hai portato in superficie quando mi sono fermata a metà strada, uscita dalla clinica non mi ero ancora ripresa! Diciamo che mi stavo arrendendo, ma tu mi hai tirato verso di te così...»Non mi lascia finire la parola che si gira verso di me per stamparmi un lungo, fantastico e passionale bacio sulle labbra, ha capito il mio discorso e non vuole che approfondisca.
Mi lascio cadere sul materasso, mentre lui continua a baciarmi stando sempre il più vicino possibile, facendo in modo che ogni distanza si consumi, solo io e lui, sul letto, in silenzio, nella foga delle emozioni che ci avvolgono.
«OH! Fermi, Fermi, Fermi! Dividetevi subito!»Urla Jamie di fronte alla porta, subito sorrido e Louis divertito si allontana dalle mie labbra, aiutandomi a mettermi seduta sul materasso come in precedenza.
«Non ti preoccupare, non mi sarei spinto oltre, almeno finchè c’eri tu in casa»Ammicca il moro lanciandomi uno sguardo che dovrebbe essere di intesa, anche se la cosa non lo è del tutto, ricambio lo sguardo divertita e sento Jamie che teatralmente finge coniati di vomito.
«Tomlinson stai iniziando ad andarmi a genio... non rovinare tutto! Tieni le mani a posto e tra dieci minuti arriva la pizza»Io e Louis esultiamo e subito dopo ritorniamo soli, ci alziamo in piedi e mettiamo a posto tutti i disegni che ci sono sul letto per fare ordine, Louis si ferma a guardare il quaderno, lo gira qualche volta sulle mani forse mentre guarda un disegno.
Ho già mostrato al ragazzo alcuni dei contenuti, non ho molti segreti con lui, sono un libro aperto, ripongo i disegni della clinica nella borsa e tutti gli altri li colloco sulla scrivania in compagnia di altri molto più vecchi.
«Questo è Marcus, perché hai tirato una linea sul disegno, non è male»Commenta posando il diario sulla scrivania, non mi sono nemmeno accorta di averlo fatto, però credo sia meglio, non voglio ricordare la simpatia che è svanita.
«Hai ragione, ma il soggetto mi sta antipatico dopo oggi»Metto una mano sul disegno per non vederlo, mi da fastidio anche solo pensare che provavo qualcosa per una persona tanto prevenuta e ipocrita, non mi fiderò mai più delle cotte a prima vista.
«Che ha fatto? Se non ricordo male era la tua prima cotta»Sposta la mia mano e prende in mano il diario per sfogliarlo lentamente, forse per cercare altri suoi ritratti, ma non ne troverà, no ho fatto solo uno e me ne sto pentendo.
«Hai detto bene era, oggi ho visto il lato di lui che odio... nessuno deve permettersi di insultare il mio fidanzato»La parola mi scappa di bocca, non cerco di fermarla ne modificarla, mi piace dire che Louis è il mio fidanzato, mi crea una sensazione stupenda in tutto il corpo, mi avvicino a lui e avvolgo le braccia intorno al suo collo per poi baciarlo ancora.
«Posso sapere che ha detto? In un certo senso dopo questa affermazione dovrei ringraziarlo»Lo guardo malissimo, veramente ha fatto quell’affermazione? Non so se dirglielo o meno, posso girarci intorno sena troppe spiegazione in fondo.
«Non ci pensare minimanete, ti ha dato delle colpe che non avresti neanche a minacciarti, quindi odialo allegramente con me e non pensiamoci più»Concludo lasciando andare il diario e indirizzandomi verso il letto.
«No, dimmelo!»Mi prende per i fianchi e inizia a farmi il solletico, mi fa male lo stomaco, ma sono molto sensibile al solletico, quindi il fastidio supera il dolore, inizio a pregarlo di smetterla, ma è irremovibile sulla questione, vuole assolutamente sapere cosa mi ha spinto a cancellare Marcus dalla mia mente e dal diario.
Mi arrendo dopo nemmeno cinque minuti, non sopporto il solletico, tanto meno dopo aver ricevuto quei pugni poco amichevoli, smetto di ridere e gli prendo le mani per evitare che ricominci, anche se non mi piace quello che devo dire voglio guardarlo in faccia.
«Ha insinuato che fossi tu l’artefice di questo!»Confesso indicando la guancia e qualche livido che si poteva vedere da sotto la maglietta, subito perde la sua felicità, non mi stupisce la cosa, è una affermazione orribile, non so nemmeno come si sia permesso a farla.
«Tu gli hai creduto... cioè credi ne sia capace?»Chiede un po’ traumatizzato.
«Louis!? Tranquillo, so che non lo faresti mai»Confermo accennando un sorriso, subito sembra sciogliersi, comincia a sorridere e mi avvolge con le sue braccia intrappolandomi in un abbraccio, Jamie spunta di nuovo dalla porta e la sua prima reazione e quella di alzare gli occhi al cielo.
«Sentite, volete veramente che vi divida io?! Comunque tutti di sotto è arrivata la pizza»Guardo di scatto Louis confusa, quindi anche lui è invitato, non ho pensato minimamente di farlo io... che stupida!
«Chi arriva prima sceglie cosa guardare!»Urla Louis correndo fuori dalla stanza, subito dopo lo seguo e inizio a correrlo per superarlo, sento Jamie dietro di noi lamentarsi e dirci di non correre, come un padre fa con i suoi bambini.
Passiamo l’intera serata insieme, non parliamo di risse, fidanzamenti o Marcus, facciamo battute, ridiamo della gelosia di Jamie e della puntata scelta da Louis... ovviamente del Doctor Who, passiamo la serata il più tranquillamente possibile, la febbre di Louis si sta abbassando, ma ancora non è guarito del tutto.
Il moro cerca di rimanere sveglio, ma la stanchezza della malattia lo fa crollare sul divano, ha la testa appoggiata sulle mie gambe e si è rannicchiato un po’ infreddolito, lo copro con uno dei plaid che si trovava sul divano e rimango ferma a carezzargli i capelli, pensando che non è la prima volta, ma che sembra comunque strano.
«Jamie, Louis mi ha chiesto di riferirgli ciò che aveva detto Marcus, però non l’ha presa bene...cioè, era così preoccupato che mi ha chiesto se gli ho creduto, perché? Mi nasconde qualcosa?»Jamie inizia a togliere un po’ di casino, mentre mi ascolta attentamente, sembra interessato per una volta ad un discorso che riguarda Louis.
«Louis nasconde più segreti di quanti immagini! Sai che i suoi genitori sono divorziati!? – annuisco continuando a carezzare il capelli del ragazzo dormiente – suo padre era manesco e Hanna mi ha riferito che Louis vive nel terrore di diventare come lui, per quello sono certo che lui non ti farebbe mai del male – lo guardo qualche secondo, Jamie ha ragione ma anche senza un padre del genere mi avrebbe fatto del male. È troppo buono – forse per quello ti ha fatto la domanda, per paura che tu potessi pensar male di lui!»Sospiro amareggiata, Marcus ha colpito un punto debole ed io in un certo senso l’ho aiutato, non dovevo dirglielo, ma ormai è fatta, spero capisca che non penserei mai a lui come una versione giovane di suo padre.
«Spero che Marcus non infligga ulteriormente, ho se la vedrà con la furia di una mazza da hockey governata da me!»Mio fratello trattiene una risata e mi passa il bicchiere pieno d’acqua,non voglio far ridere, ma ammetto che non è una minaccia molto seria.
«Non permetterò che si intrometta, ho capito subito che Louis ti piaceva, ma tu non volevi ammetterlo e adesso... devo spiarvi per non»
«Jamie!»Urlo scioccata, lui alza le mani facendo finta di nulla, quindi ci spiava, non è passato per caso, anche perché la mia è l’ultima camera del corridoio, non si può passare per caso, almeno che non ha istinti suicidi e si voglia buttare dalla finestra... ma non  credo proprio. 
«Pulisco io! Tu rimani pure col tuo Louis, ti porto il termometro per la febbre»Si alza dalla poltrona e svanisce nella cucina.
Che idiota Marcus! È solo un deficiente, coglione, spudorato sputa sentenze, falso, non gli permetto di insinuare certe cose su Louis, lui è sempre così dolce, tenero e sensibile, non merita odio, ne rancore, solo amore ed è ciò che voglio dargli.

Bella raga.... forse è meglio il vecchio Hola
Allora dopo secoli eccomi di nuovo, vorrei partire con una richiesta che spero esaudiate... uccidetemi! La scuola mi sta distruggendo.
Detto questo andiamo avanti, spero che il capitolo vi piaccia, che non sia noioso, forse è anche uno dei più lungi, ma non lo so sinceramente, spero vivamente che non vi annoi ma che vi interessi, fatemi sapere se vi è piaciuto, un bacio alla prossima, vi lascio con il link del trailer

 

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Capitolo 8
*** Certe volte credo che... ***


8 Certe volte credo che...
 
20 settembre 2013
Mi risveglio col viso di Louis appoggiato al collo, sento il suo respiro lieve e le mani farmi il solletico sui fianchi, passiamo molti giorni insieme, ormai Jamie si sta abituando all’idea di averlo tra i piedi, anche se non ci permette di rimanere solo neanche per un secondo... almeno non nella mia camera!
Cerco di spostarmi dalla presa di Louis, ci siamo addormentati sul divano di casa sua, sua madre come al solito non nota la sua presenza, le sue sorelle sono da una zia e suo padre, non so bene da quando non lo vede, apro lentamente gli occhi e alzo la mano per carezzargli i capelli, il ragazzo strofina il viso nell’incavo del mio collo e si rannicchio al mio fianco stringendomi ancora di più i fianchi in modo dolce.
Sta ancora dormendo, la notte scorsa siamo rimasti in piedi fino a tardi e lui in più si è alzato presto per andare a lavoro, non mi ha ancora detto che cosa fa, sinceramente non so molto di lui e ciò che mi hanno riferito non è per niente confortante, preferisco sentire le cose da lui.
Si è concentrato così tanto su di me che non ho pensato a fargli domande sulla sua di vita, so il suo nome, dove vive, cosa gli piace, ma sono all’oscuro del resto, sento la porta sbattere, gli carezzo i capelli per un po’ di tempo, mi piacciono i suoi capelli così più lunghi, gli ricadono sul viso rendendolo tanto tenero.
Passai la mano sul suo viso riportando le dita fra i capelli, amo il suo profumo, così naturale e buono, lo caratterizza ed è una delle cose che mi ipnotizza, mi avvicino alle sue labbra per baciarle, ma dei passi pesanti arrivare dall’ingresso e subito dopo solo un respiro pesante.
«Louis, alzati sfaticato oggi devi andare a lavoro»Urla la donna alle nostre spalle, alzo lentamente la testa, mentre Lou ancora dorme, vedendomi la donna si irrigidisce, la madre di Louis mi guarda come se fossi fuoriposto, il suo sguardo mi fa sentire nuda, mortificata, quasi colpevole di una cosa che non ho fatto.
Distolgo lo sguardo dal suo, non riesco a sostenerlo, passo una mano sul viso di Louis e cerco di svegliarlo in modo più dolce, gli do un bacio sulla fronte, sento le sue labbra posarsi sul mio collo e lentamente risalire, sento dei brividi lungo tutto il corpo e l’imbarazzo mi annebbia la ragione, sua madre si trova nella stanza di fronte, non vorrei attrarre di più il suo odio.
Abbasso il viso sul suo e prima che me ne accorga le nostre labbra si incontrano dandomi il miglior bacio della mattinata, passo la mano tra i capelli di Louis e li mi avvicina ancora di più a lui, alza gli occhi sul mio viso e accenna un sorriso quasi compiaciuto.
«Stai arrossendo?»Mi chiede con la voce impastata dal sonno.
«Tua madre è a casa»Sussurro un po’ imbarazzata, lui diventa serio, con sua madre per casa non è mai tranquillo, sembra che da un momento all’altro voglia scappare di casa.
«L’ho sentita, ero già sveglio!»Divento doppiamente rossa, ho passato una ventina di minuti a carezzargli i capelli e dargli baci sul viso, mi sento che se qualcuno di mia conoscenza mi abbia beccato a fare sesso nei bagni con uno sconosciuto.
«Quindi ti diverti a stuprare i miei capelli?!»Fa un sorriso strano, ha ancora lo sguardo assonnato, nascondo il viso nel cuscino e scoppio a ridere, ha veramente detto stuprare? Non riesco a trattenermi, già di prima mattina mi fa scoppiare a ridere, solo lui può, non mi è mai capitato di ridere alle sette del mattino, ma con Louis tutto è possibile.
«Non so bene cosa tu intenta per “stuprare i capelli” ma sì, mi piace passare le mani fra i tuoi fantastici capelli, potevi dirmelo di essere sveglio!»Dico mettendomi seduta sul divano, cerco sempre di tenere un tono basso, non voglio disturbare la madre di Louis, ne arrecargli fastidio, so bene di non essere ben accetta da lei, da quando mi conosce non mi ha mai rivolto uno sguardo dolce o semplicemente un saluto amichevole, solo pura ostilità.
«Se l’avessi detto non avrei goduto delle tue attenzioni così da... stupratrice di capelli»Cerco invano di trattenere le risate, anche lui si mette seduto e mi trascina a forza sulle sue gambe, avvolgo con le gambe alla sua vita e appoggio la testa sulla sua spalla, sento le sue mani carezzarmi la schiena mentre ci godiamo il momento tanto perfetto.
«Se proprio ti piace potrei farlo più spesso»Passo una mano fra i suoi morbidi capelli e alzo il viso per poterlo baciare, lui accetta volentieri la mia proposta e mi bacia per la seconda volta, facendo calare le mani sul mio sedere in modo quasi “innocuo” non mi lamento, anzi lo lascio fare mentre mi immergo completamente nel bacio.
Lentamente ci allontaniamo l’uno dall’altro, quasi costretti, mi sto facendo veramente prendere dalla storia con Louis, so benissimo che mi piace, più di qualsiasi altro ragazzo, ma non credo di aver mai provato un sentimento tanto forte, ogni sua premura è meglio di qualsiasi altra cosa, lui surclassa ogni mia precedente storia.
«Stupra i miei capelli ogni volta che vuoi»Afferma dandomi un terzo bacio che dura solo pochi secondi, quando si allontana cerco di seguirlo ma lui si stacca completamente, quindi metto un finto broncio che lui cancella subito facendomi il solletico.
Sa quanto lo soffro, me lo fa apposta, cerco di divincolarmi dalla presa ma fa in modo che finisca sotto di lui, mi intrappola fra il materasso ed il suo peso, continua a farmi il solletico, invoco pietà tra una risata e l’altra, sto per arrendermi ma sua madre lo interrompe prima.
«Louis Tomlinson, fai meno l’infantile e cambiati che devi andare a lavorare»La sua voce è fredda, quasi rimproveratorio, mi sento la terza in comoda, quella che sta creando i problemi in casa, la fidanzata non desiderata che tutti odiano.
«Non ti preoccupare so badare alle mie responsabilità»Risponde, non riesco a captare il suo tono, la sua espressione e seria ed io mi sento ancora più fuori posto, Lou si alza quasi di scatto e mi prende la mano trascinandomi al suo fianco, intravedo lo sguardo della donna, sembra disgustata dalla mia presenza, mi sento veramente una merda, voglio solo sparire.
Louis non rimane in quella stanza un secondo di più e mi trascina al piano superiore, con la furia di un tornado, mi sento quasi sollevata a non avere lo sguardo puntato addosso, sono concentrata a contare tutti i gradini pur di non alzare lo sguardo, sembrano molto più interessanti di qualsiasi cosa nella casa.
Arriviamo al piano superiore, ma sento ancora addosso quello sguardo duro e severo, cammino lenta e guidata dal moro, sono totalmente persa, non capisco cosa ho fatto per meritare quell’odio da parte della signora Tomlinson, sono così presa dai miei pensieri che non mi accorgo che Louis si è fermato e sbatto contro la sua schiena.
Scuoto la testa per riprendermi, il ragazzo mi prende per i fianchi e mi guarda turbato, cerco di sorridere il più naturalmente possibile, ma Louis sa quando mento.
«Scusala, ma di questi mesi è sotto stress, non badare a lei, mi dispiace»
«No! Louis, non scusarti, non è successo niente, sono io che dovrei scusarmi, ieri sera dovevo rimanere solo dieci minuti e poi mi sono addormentata, mi dispiace aver alimentato la rabbia di tua madre»Abbasso lo sguardo mortificata, lui mi alza il viso e mi bacia senza preavviso, facendomi finire in un mondo bellissimo, fatto solo del suo profumo, le sue labbra e noi!
«Non è colpa tua! Dai mi cambio e usciamo»Sussurra allontanandosi di poco dalle mie labbra, sorrido veramente e lui fa lo stesso, mi trascina in camera sua e mi fa sedere sulla sedia della scrivania, mentre scompare nel bagno per cambiarsi.
Inizio a guardare i disegni che ha sulla scrivania, c’è ancora la storia che ho visto l’altra volta, sembra che dei fogli si siano aggiunti, presa dalla curiosità quindi inizio a leggere, non sono mai stata una grande patita di fumetti, ma i disegni di Louis sono bellissimi.
La storia sembra partire da una camera, forse quella del protagonista e di suo fratello che lo trascina fuori da essa, da quell’uscita in poi capitano cose inaspettate che trasforma il normale protagonista in un eroe, poi conosce la ragazza di cui si innamora perseguitata da dei cattivi con... nomi buffi, non sembra una cosa molto strana, stiamo parlando di Louis, lui rende tutto più buffo.
Giro il foglio e dietro c’è ne uno solo con la base delle vignette e la ragazza del protagonista sta rapita da forse l’ultimo cattivo della storia che ancora non ha un nome, mi dispiace che non abbia tempo per finire, sinceramente non capisco nemmeno dove trovi il tempo per andare avanti, è sempre così impegnato.
Le mani calde di Louis si infilano sotto la mai maglietta e sobbalzo per la sorpresa, non voglio pensi che spio tra le sue cose, però mi piacciono molto i suoi disegni riposiziono nello stesso ordine i fogli facendo attenzione a non rovinarli e mi alzo in piedi per ammirarlo.
Indossa dei semplici jeans chiari con il risvolto, converse bianche, camici del medesimo colore e delle bretelle rosso acceso.
«Sempre perfetto! Volevo farti una domanda se posso»Lui piega la testa di lato ed un ciuffo di capelli gli finisce sul viso intralciandogli la vista, mi avvicino a lui e gli sistemo la chioma poggiando poi le braccia sulle sue spalle.
«Chiedimi quello che vuoi, sono un libro aperto»Esordisce con un grosso sorriso sul volto, mi avvolge in un abbraccio e fa in modo che sia più vicina a lui, mi da un piccolo bacio sulle labbra, per poi aspettare la mia domanda.
«Tu sai molto di me, vorrei sapere io adesso qualcosa di più su di te, so della tua situazione famigliare, il tuo compleanno e le cose fondamentali, ma vorrei sapere di più, se tu vuoi»Cala un attimo di silenzio, il moro non sembra contento della mia richiesta, in fondo gli sto chiedendo di dirmi cose che forse voleva tenere per se, non è costretto ad acconsentire.
«Se proprio ci tieni possiamo iniziare fin da subito, però usciamo di casa così che mia madre non mi urli ancora contro»L’ha detto in modo ironico, ma non riesco a cogliere la simpatia della frase, sua madre sembra comportarsi veramente male con lui, almeno in mia presenza.
Mi consegna il suo cellulare perché i suoi pantaloni non hanno le tasche e prendendomi per mano, mi trascina fuori casa, non saluta nemmeno sua madre, direttamente cerca di uscire senza farsi vedere, non credo che a sua madre faccia piacere.
«Allora da cosa vuoi iniziare, ho tempo fino a pranzo, poi devo andare a lavoro»Mi avverte senza lasciare la mia mano ed iniziando a passeggiare per il marcia piede.
«Che lavoro fai? Non credo tu me l’abbia mai detto!»La prima domanda non voglio sia troppo personale, voglio conoscere alcuni dettagli della sua vita, non fargli un interrogatorio, sono la sua ragazza, non un poliziotto.
Mi sembra ancora strano considerarmi la ragazza di Louis, la cosa mi rende felice e confusa allo stesso tempo, tutto in modo positivo, mi sento la ragazza più fortunata del mondo ad avere al suo fianco un fidanzato come lui, tanto dolce quanto simpatico.
«Nulla di speciale, sono una specie di segretario per una azienda molto proficua, l’azienda tratta di nuovi modelli ecosostenibili di vario tipo, cose noiose a cui nessuno interessa più di tanto»Ammetto che non mi sono mai preoccupata degli oggetti ecosostenibili, ma l’argomento esposto da Louis sembra molto più interessante, non posso nemmeno immaginarlo vestito tanto elegante in un ufficio con altri più grandi di lui che discutono animatamente.
«No, sembra interessante, non pensavo tenessi tanto a cuore una causa del genere»Ammetto sorpresa, è un ragazzo buono e dolce, ma penso che pochi siano anche preoccupati per l’ambiente in modo serio.
«Non ne parlo molto, so che a quasi nessuno importa di come l’energia del sole giovi ad un futuro migliore per le generazioni che verranno»
«Beh non hai tutti i torti, ma sembra molto interessante»Da quel momento in poi parte una piccola e socievole discussione basato sull’argomento, mi fa piacere che si sia aperto, anche se l’argomento non lo riguarda nella sfera personale, è una cosa che gli sta a cuore, di cui non parla molto fuori dal lavoro ed io mi sento pronta ad ascoltarlo se vorrà dirmi qualcosa, non voglio che mi consideri indifferente a quello che fa.
Arriviamo fino alla panchina vicino alla gelateria dove ci mettiamo seduti come sempre, la vista del mare di mattina è bellissima, il sole brilla caldo sopra di noi mentre il silenzio ci avvolge in modo tranquillo.
«Tua madre mi odia profondamente vero?!»Rompo il silenzio nel modo più inadeguato possibile, so benissimo che potevo chiederlo in modo più delicato, ma le parole mi sono uscite spontanee dalle labbra, senza che potessi modificarle.
«No, lei non potrebbe mai odiarti»Sorride nervoso lui, è bravo a mentire, ma inizio a riconoscere quei piccoli movimenti che lo tradiscono quando è nervoso o sottostress, quindi inizio a capire vagamente quando dice una bugia, in più non c’è bisogno di un genio per intuire le occhiate omicida che mi manda ogni volta che mi vede.
«Dai Louis sono seria, so riconoscere quando non sono gradita, spero solo di non causare troppe tensioni tra di voi, non vorrei mai»Ammetto giocando con il braccialetto che mi ha regalato.
«Tra me e mia madre ci sono tensioni da molto tempo, tu non c’entri, ok forse non sei nelle sue grazie, ma la colpa è mia, finchè sarà arrabbiata con me lo sarà anche con tutto ciò che mi comprende»Striscia al mio fianco e mi prende la mano intrecciando le nostre dita, poggio la testa sulla sua spalla e contemplo il bel paesaggio davanti a noi pensando alla prossima domanda da fargli.
«Che tipo di ragazzo eri a scuola?»Lui sorride nascondendo il viso nella mano, lo sto mettendo in difficoltà, sicuramente è cambiato dai tempi del liceo, non ho avuto la fortuna di frequentare la sua stessa scuola, forse le cose sarebbero andate meglio, ma ormai siamo qui e mi godo i momenti con Louis che sono i migliori da quando sono uscita dalla clinica.
«Ero molto diverso, facevo molto il cattivo ragazzo all’interno della scuola, non il bullo, ma mi atteggiavo a ragazzo del ghetto, misterioso e tormentato, però fuori dal liceo ero il solito Louis che conosci, tu invece?»Chiese quasi ingenuamente, come se non lo sapeva, in verità può intuirlo, ma preferisce che sia io a dirlo.
«I primi due anni ero una normale ragazza, nulla di diverso da una studentessa secchiona ma con stile, poi il restante degli anni sono stata amica di Veronica,quindi puoi immaginare com’ero»
Louis mi prende la vita e mi abbraccia talmente forte farmi mancare il respiro, ricambio la stretta in modo meno violenta, non so bene  se mi abbraccia per consolazione o solo per un bisogno di affetto, io non soffro parlando del mio passato scolastico, sto cercando di superare la cosa e ci sto riuscendo, mentre per la clinica dovrò lavorarci di più.
«Vorrei continuare il mio interrogatorio, ma devo ancora cambiarmi per andare a lavoro»Sciolgo l’abbraccio mettendo il broncio, lui mi imita e piega la testa di lato così che il ciuffo gli ricada davanti agli occhi, mantengo il broncio e inizio a sistemargli il ciuffo in modo che stia fermo sulla tesa del mio moro.
Louis non smette di guardarmi le labbra, lo noto con la coda degli occhi, mantengo il broncio mentre concludo il mio capolavoro, prima che possa abbassare le braccia cattura il labbro inferiore fra i denti ed inizia a baciarmi, sento una sensazione piacevole invadere il corpo da testa a piedi, ho chiesto a Louis di non affrettare le cose, di affrontare la relazione non troppo in fretta, ma più lo bacio più sento la voglia crescere in me di avere un contatto più intenso.
Sento dei ragazzi fischiare e fare versi di approvazione, non mi staccai da lui in modo brusco, non mi importa di loro, voglio assaporare ogni istante di quel bacio tanto perfetto, lentamente Louis si stacca da me mandando poco dopo a quel paese i ragazzi che ci guardano, sorrido divertita e appoggio la fronte sulla sua spalla.
«Ti accompagno a casa che è meglio»Mi fa alzare dalla panchina e ci avviamo verso casa mia, parliamo poco, anzi pochissimo, però non siamo a disagio, vogliamo solo un po’ di pace anche per la nostra voce, la passeggiata fino a casa è rilassante, mi tiene stratta a lui, facendomi sentire protetta come sempre, Jamie si sta sicuramente mangiando le mani, non son tornata a casa, quindi già mi immagina incinta sicuramente.
Arriviamo davanti a casa in poco tempo, non voglio che la passeggiata finisca, sto troppo bene in quella posizione, ma lui deve andare a lavoro ed io forse dovrei attivarmi a trovarne uno.
«Prenoto la tua presenza a cena con me stasera, niente fratello, niente mamma, solo io e te in un ristorante del centro, alle otto, vestiti elegante»Mi da un veloce bacio sulle labbra e fa cadere le braccia lungo i fianchi, lo prendo per la camici e lo avvicino di nuovo per un bacio come si deve, poggia di nuovo le braccia sui miei fianchi e mi bacia con la stessa intensità di prima.
«Hazel farò tardi»Sussurra sena però allontanarsi dalle mie labbra, torno sulla terra e capisco che non posso farlo arrivare in ritardo a lavoro, mi divido dalle sue labbra un po’ riluttante, sorrisi e lo abbraccia per salutarlo.
«Buon lavoro... scusami!»Abbassa la testa e mi da un terzo bacio per poi iniziare ad allontanarsi per tornare a casa, l’ho rivedrò stasera, non capisco perché non voglio che se ne vada, deve lavorare e io dovrei incitarlo a non fare tardi.
«A stasera!»Mi saluta con un cenno della mano ed io ricambio, entro in casa poco dopo e la trovo apparentemente vuota, in soggiorno la televisione è accesa ma non c’è nessuno, vado verso il giardino la porta è aperta ma quando sporgo la testa non vedo nessuno, mi faccio avanti leggermente chiamando il nome di mio fratello.
Torno dentro e due braccia mi prendono per i fianchi sollevandomi da terra, urlo per la sorpresa, penso sia Jamie invece il mio sguardo ne incontra un altro... quello di Marcus, gli ordino di mettermi giù e mi allontano da lui un po’ infastidita.
«Che cosa ci fai tu qui?»Chiedo senza sembrare troppo maleducata, lui ha appoggiato le mani sui miei fianchi quindi faccio un altro passo indietro per eliminare del tutto il contatto fra noi, mi da i brividi essere con lui, specialmente dopo che Jamie mi ha riferito cosa Marcus vuole da me.
«Ero con tuo fratello, ma è dovuto uscire per una emergenza, cose da matrimonio, mi ha detto che eri con Louis, sei stata da lui tutta la notte?»Non finge nemmeno di essere indifferente alla cosa, è un vero e proprio sfacciato.
«Non sono affari tuoi»Sbotto irritata, gli do le spalle ed inizio ad andare verso la scala, Marcus mi prende per il polso e mi fa voltare verso di lui di scatto, cerco di divincolarmi dalla presa ma è troppo forte, fisso i suoi occhi azzurri sperando mi lascia andare, ma ciò che ottengo è solo averlo troppo vicino al mio viso.
«Rispondi alla mia domanda, non mi sembra di difficile comprensione la cosa»Mi tiene il polso così forte che lo sento pulsare, la mano libera del ragazzo mi carezza la schiena scendendo verso il sedere, cerco di bloccargli la mano, ma lui si impone con prepotenza.
«Lasciami andare Marcus, sono fidanzata»Ammetto decisa facendo un brusco passo indietro, lui tiene ancora il mio polso che inizia ad essere dolorante, mi attira di nuovo a se facendomi cadere di proposito sul divano, dove mi intrappola col suo peso.
«Dai mi sei sempre morta dietro, potrei esaudire uno dei tuoi sogni da adolescente»Sussurra scostandomi i capelli dal viso, non voglio mostrarmi debole davanti a lui, mi crede veramente una ragazza facile, sono fidanzata, non tradirei mai Louis, specialmente con lui.
«Toglimi le mani di dosso, non sono più la quindicenne di prima, lasciami andare, mi fai male»Urlo disperata, ma senza piangere, mi dimeno sotto di lui per cercare una via d’uscita, intrappola anche l’altro polso nel suo pugno e alza le mie braccia sopra la testa in modo che non possa colpirlo... sono in trappola!
«Hazel lo so che lo vuoi, non fare la difficile»Continua a parlare con quella voce bassa e sensuale, ma non mi fa nessun effetto, anzi la sto iniziando ad odiare.
«No, Marcus lasciami, non voglio»Mi da un bacio sul collo lasciando sulla pelle un marchio, non può farmi un succhiotto, non può veramente baciarmi senza il mio volere, mi dimeno ancora urlando al ragazzo di lasciarmi.
Riesco a liberare uno dei due polsi e lo colpisco in pieno viso, facendolo staccare dal mio collo, mi strizza il sedere con la mano libera e infuriato mi fa sdraiare del tutto sul divano, allunga la mano verso i pantaloncini, sbottonando ed abbassandone la cerniera, ma prima che possa fare altro qualcuno lo toglie con forza da sopra il mio corpo.
Finalmente il mio polso viene liberato e vedo Marcus scaraventato a terra da Louis e Jamie, mio fratello si stacca dal suo amico e corre verso di me abbracciandomi mentre Louis alza Marcus per la maglietta infuriato, sbattendolo poco dopo al muro.
«Hazel stai bene?»Sussurra mio fratello abbracciandomi forte, annuisco un po’ frastornata  mi allontano da lui per vedere Louis, non l’ho mai visto in quello stato, così arrabbiato e forte, sembra quasi un’altra persona.
Sferra un pugno sul viso del ragazzo, poi uno sullo stomaco, Marcus tenta di difendersi ma Lou è troppo veloce e blocca il suo pugno dandogli una ginocchiata nel punto debole degli uomini.
«Non provare più ad avvicinarti a lei bastardo»Urla contro il ragazzo dandogli un altro pugno, cerco di avvicinarmi per fermarlo, ma Jamie mi sposta dietro di lui per intervenire, dice qualcosa a Louis nell’orecchio e subito dopo si rivolge all’amico insultandolo pesantemente.
«Ci penso io a lui Louis»Riferisce mio fratello infuriato, Louis lascia andare la maglietta e Jamie trascinando Marcus fuori casa con la stessa furia di un tornado, sono ancora bloccata, vedere Lou in quello stato mi ha sconvolta, sono abituata a vedere solo i lati semplici e non questo, così furioso ed aggressivo.
Il moro si gira verso di me, le bretelle sono calate sui fianchi, mentre la camici si è stropicciata, mi viene vicino quasi di corsa e lo abbraccio d’istinto tirando un respiro di sollievo, sono così felice che sia qui, che mi abbia salvata con Jamie, posso solo immaginare cosa sarebbe successo.
Mi bacia con foga tenendomi sempre avvolta in un abbraccio dolce, come sempre riesce a darmi tanta sicurezza con pochi e semplici gesti.
«Ti ha fatto del male, stai bene? O Dio Haz!»Esclama ricominciando a baciarmi, avvolgo le braccia al suo collo e faccio in modo che ci sia più contatto possibile tra noi, è stata un’esperienza che non voglio più rivivere, così orribile, sentirsi debole, intrappola.
«Sto bene Lou, grazie a voi due»Sussurro appoggiando la testa sul suo petto, il ragazzo si siede sul divano e mi fa adagiare sulle sue gambe, abbassa lo sguardo verso le mie gambe e nota i pantaloncini slacciati.
Arrossisco violentemente, che vergogna! 
Abbasso le mani verso il bottone e allaccio i pantaloni, sentendo il sangue pulsare nella testa per la troppa agitazione, lui distoglie lo sguardo capendo il mio imbarazzo e si concentra sui miei capelli, facendo un altro errore.
Nota quasi subito i succhiotti lasciati dal ragazzo, passa in modo delicato le dita su ognuno di esso e vedo la mano poggiata sulle mie gambe stringersi in un pugno, qualcosa vibra nella mia tasca, ma non è il mio telefono.
Ora capisco perché Lou è tornato indietro, mi ha affidato il suo telefono prima di uscire e mi sono dimenticata di restituirglielo, tiro fuori l’iphone e lo appoggio sulle gambe aspettando che si rilassi, anche perché non può fare tardi al lavoro, gli prendo la mano che accarezza il mio collo e la stringo in segno di riconoscenza mentre mi appoggio alla sua spalla un po’ più tranquilla.
«Sicura di stare bene? Non ti ha fato proprio nulla?!»Vedo nel suo sguardo la rabbia mista alla preoccupazione, gli do un piccolo bacio sulla mascella per poi spostarmi sulle labbra.
«Tranquillo, sto bene, siete arrivati in tempo, però dovresti andare o farai tardi»Sinceramente preferivo rimanesse, ma so benissimo che non può e non posso trattenerlo, il suo viso sembra contrariato, mi carezza il viso e scuote la testa.
«No, non voglio lasciarti da sola, per un giorno posso assentarmi»Si passa una mano fra i capelli scompigliati e mi prende delicatamente i polsi notando che quello sinistro è diventato molto rosso
«Louis, ti ripeto che sto bene, c’è Jamie con me, non voglio che tu finisca nei guai per me, vai! Ci vediamo stasera noi due»Lo rassicuro, dandogli un lieve bacio, il moro chiude gli occhi e sospira frustrato, cerco di sorridergli, anche lui si sforza di farlo, sa quali sono le sue priorità, questa non lo è perché sto bene e non si deve preoccupare.
«D’accordo, fammi solo un piccolo favore»Mi prende le mani avvicinandomi di più a lui, i nostri nasi si sfiorano, è una immagine così tenera.
«Tutto quello che vuoi Louis»
«Chiamami, mandami un messaggio, fai quello che vuoi ma tieniti in contatto con me»Mi da un bacio sulle labbra, mi alzo dalle sue gambe e lo faccio alzare con la forza.
«Lo farò, ma adesso vai o farai tardi»Lo accompagno alla porta dove Jamie sta rientrando, i due si lanciano uno sguardo d’intesa e dopo un rapido bacio Louis svanisce dietro la porta, torno nel salotto, Jamie sta borbottando qualcosa che non riesco a caprie, si pulisce le nocche sulla maglietta e vedo la sua maglia diventare rossa, anche lui si è sfogato su Marcus.
«Mi dispiace Hazel, io non pensavo l’avrebbe fatto»Mi avvicino a lui e lo abbraccio fortissimo, so bene che la colpa di nessuno, solo di Marcus che si è spinto troppo oltre, rimaniamo in silenzio per un tempo infinito, mentre ci abbracciamo, entrambi abbiamo bisogno di affetto.
«Non è colpa tua Jamie, Marcus è un’idiota, tu non potevi saperlo, grazie per avermi salvato»Dico sciogliendo finalmente l’abbraccio, mi porta in cucina e prendiamo dal frigorifero da bere, ormai si è fatta ora di pranzo, ma non me la sento di mangiare, credo che neanche Jamie sia in vena di toccare cibo, cerco di far scendere la tensione cercando un argomento che non lo renda tanto ansioso.
«Louis mi ha invitato a cena»Esordisco cambiando umore, non ho la minima idea di come vestirmi e mi sembra un po’ strano andare ad un ristorante con Louis, siamo sempre andati ai fast food, al chiosco di hot dog vicino alla nostra panchina, ma mai ad un vero e proprio ristorante, la cosa mi mette agitazione, anche se non dovrebbe... forse.
«Me l’ha detto prima, vuole portarti nel ristorante più elegante della città, mi ha detto tutto»Fa un sorriso soddisfatto, non posso credere che voglia nascondermi ciò che gli ha detto Louis, io devo sapere, non voglio arrivare impreparata a questa cena.
«Potresti dirmi qualcosa allora»Gli faccio gli occhi dolci battendo più volte le palpebre, lui ride e fa anche cadere dell’acqua sul bancone, alzo gli occhi al cielo e prendo il panno per asciugare il suo disastro.
«No, la mia bocca rimarrà sigillata»Faccio la finta offesa e gli lancio il panno in faccia, Jamie lo prende al volo e mi fa notare le sue doti sportive, aggiungo una linguaccia capricciosa e mi dileguo dalla cucina per andare in camera mia, mi sento distrutta, come se non avessi dormito.
Mi butto sul letto stordita e guardo il soffitto qualche secondo in silenzio, il telefono vibra e subito lo tiro fuori dalla tasca, è un messaggio di Louis che mi augura buon pranzo, ricambio il messaggio e gli chiedo come sta, risponde quasi subito, passiamo l’intero pomeriggio a messaggiare con lui.
Inizia verso il tardo pomeriggio a rispondermi di meno, significa che è molto impegnato, ne approfitto per troncare la bellissima discussione.
‹ Devo andare a prepararmi, non ti preoccupare se non ti rispondo › Mi alzo dal letto, come previsto la sua risposta non e immediata, entro nel bagno tolgo le forcine tra i capelli, apro l’acqua della doccia e inizio a pensare, sono così elettrizzata di uscire, Jamie mi ha avvertito di quanto il ristorante sia elegante, quindi devo sfoderare i migliori vestiti che ho nell’armadio.
Mi guardo alla specchio qualche minuto prima di iniziarmi a spogliare, si vedono benissimo i succhiotti sul collo, anche se non sono marcati rimarranno per due o tre giorni, mentre per il livido sul polso credo che in una settimana anch’esso svanirà.
Inizio a spogliarmi distogliendo lo sguardo dallo specchio, devo dimenticare quell’esperienza, di Marcus e del resto, è tutto passato ormai non c’è alcun bisogno di rimuginarci sopra, devo solo preoccuparmi dell’uscita con Louis.
Metto il primo piede nella doccia pronta ad entrare per rimanerci per un lungo tempo, devo eliminare ogni brutto pensiero come ai vecchi tempi, quindi ci avrei passato minimo un’ora dentro, prima che entri del tutto nella doccia il telefono vibra e mi fiondo su di esso per vedere il messaggio di Louis.
‹ D’accordo sono ansioso di vederti stasera › Sorrido alla vista del messaggio, non gli rispondo ed entro nella doccia, l’acqua calda mi bagna, la mia mente è invasa da mille pensieri, è passato così tanto tempo da quando sono entrata nella clinica, da tutta quella merda, voglio veramente cambiare, non ritornare come a quei tempi, mi sento soffocare al solo pensiero della clinica di quell’ambiente per niente accogliente.
Chiusi l’acqua in preda ad una crisi interiore, non voglio pensare a questo, voglio solo vedere la positività che mi attende, ciò che mi aspetta, avvolgo il corpo con una asciugamano verde che si trova sul lavandino, i capelli mi sono cresciuti ancora e vado fiere della loro lunghezza, arrivano quasi al sedere come prima che gli tagliassi.
Iniziai ad asciugare la chioma mora con più accuratezza possibile, in modo che escano il più lisci possibili, decido di lasciarli sciolti, non mi sento in vena di strane acconciature, le mie mani si rifiutano di collaborare.
Esco dal bagno stanchissima ma allo stesso tempo rilassata, spero sol odi non addormentarmi, mancano tre ore scarse alle otto, quindi credo di avere tutto il tempo necessario per decidere i miei vestiti, anche se sarò un’impresa.
Apro l’armadio e lo fisso qualche minuto, scarto subito i vestiti troppo corti o troppo lunghi, scarto anche quelli volgari o del tutto inadatti ad un ristorante elegante, il campo si restringe ma non abbastanza, a Louis piace molto il rosso, quindi posso scartare tutti i vestiti che non hanno tracce di quel colore.
Alla fine dell’eliminazione rimangono solo cinque vestiti, alcuni completamente rossi, altri solo con qualche traccia di esso, fuori come sempre il tempo non è freddo, anzi il sole ha lasciato molto calore nonostante sia calato, vedo dagli alberi che tira una piccola brezza, scarto uno dei cinque vestiti e torno a concentrarmi.
Dopo varie ipotesi e paranoie finalmente arrivo ad una conclusione, indosso un vestito con gonna rossa corta davanti e lunga dietro, con corpetto nero e scollo a cure, sulla vita c’è una cintura in argento fatta di piccoli brillantini che formano dei piccoli decori.
Indosso un paio di tacchi alti neri, che si chiudono con un laccetto alla caviglia, decorato come la cintura, mi metto seduta davanti lo specchio e aggiungo del semplice eye-liner con del rossetto rosso, mio fratello entra senza bussare e rimanendo bloccato davanti alla porta.
Mi alzo in piedi di scatto sorridendogli, vedo il suo viso addolcirsi e subito dopo venirmi in contro per abbracciarmi, sembra così felice, anche se non capisco bene il perché.
«Posso farti una domanda personale»Chiede rimanendomi abbracciato a me.
«Spara, sono un libro aperto»Rispondo poggiando la testa sulla sua spalla, Jamie schiarisce la voce e allontana di poco la testa.
«Tu e Louis non avete fatto sesso vero?!»Dice con noncuranza.
«Jamie! – urlo allontanandolo, lui sorride malizioso e sbuffo infastidita – No non l’abbiamo fatto e smettila di guardarmi così, sappi che anche se lo farò non verrò di certo a dirtelo»incrocio le braccia al petto e metto il broncio, lui sorride e mi si avvicina di nuovo, ma fa girare verso lo specchio e mi sposta i capelli.
«Siediti qui!»Mi ordina dolcemente mentre corre in bagno, torna con la mai borsa nera che contiene tutto ciò che riguarda i capelli, prende la spazzola ed inizia a passarla nei capelli lento e attento, quando eravamo piccoli mi pettinava sempre i capelli, è sempre stato Jamie a farmi le trecce prima di andare a scuola.
Con le forcine inizia ad alzare i capelli in modo semplice, è così bravo!
Si è sempre divertito ad acconciarmi i capelli dice che sono morbidi e che gli piace vedermi ordinata, quando ho litigato con lui un anno fa per colpa dell’alcool e della droga mi sono sentita tradita anche da lui, così tanto da aver tagliato i capelli, quando sono tornata a casa l’ho visto tramutare, sapeva benissimo perché li avevo tagliati e forse si era sentito in colpa.
Mette l’ultima forcina e mi ritrovo con i capelli completamente alzati in una acconciatura molto elegante, mi alzo dalla sedia e lo abbraccio ancora per ringraziarlo, sono da tre anni che non mi sistema i capelli, che non li pettina o che non mi fa le trecce, mi è mancata la cosa.
«Louis sarà qui tra poco dai scendiamo»Mi prende per mani e mi porta fuori dalla stanza, passiamo gli ultimi minuti insieme nel salotto a parlare e abbracciarci, ci ripetiamo quando ci vogliamo bene e quanto ci siamo mancati a vicenda.
Si fanno le otto e Louis suona puntuale alla porta, l’agitazione si fa presente, sento le farfalle nello stomaco e l’ansia crescere, devo stare calma è una normale uscita, con Jamie ci alziamo e quando lui apre la porta rimango senza fiato vedendo quel dio Greco davanti a me, non sarà una serata come le altre, credo che questa sarà... speciale!

Hola finalmente ho aggiornato!
Eccovi il nuovo capitolo appena sfornato, non ho avuto assolutamente tempo di scrivere fra una verifica e l’altra, spero mi perdoniate, ormai manca pochissimo alla fine della scuola, mi sembra quasi impossibile, i nove mesi ormai sono giunti al termine.
Detto questo spero che vi piaccia e che lasciate delle recensioni alla prossima un bacione.

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Capitolo 9
*** Un anno fa ***


9 Un anno fa

21 Settembre 2014
Mi sento al settimo cielo, è passata la mezzanotte da pochi secondi e ancora non mi sembra vero di essere alla mostra d’arte più discussa degli ultimi giorni, mi ha portato in un ristorante costosissimo, tanto che mi sono sentita in colpa a fargli spendere tutti quei soldi, sua madre lo assilla per il lavoro, lo stipendio e lui continua a spendere somme indecenti solo per me.
Mi dovrei sentire lusingata, lo sono, ma il senso di colpa sovrasta tutto, raggiungiamo a piedi la mostra all’aperto, mi tengo stretta al braccio di Louis, l’aria è un po’ fresca ma si sta bene, ci sono molte coppie come noi, gruppi di amici e persone anche più adulte.
Sembra così strano, come se finalmente tutto sia completo, Louis continua a fare battute sui vestiti strani e sui ragazzi, mi fa sempre ridere così tanto che mi fa male la pancia, nascondo il viso sulla sua spalla mentre sento il viso arrossire per le troppe risate.
Entriamo nell’area dedicata alla mostra, oltre ai quadri ci sono delle bellissime sculture fatte con vari materiali, dal marmo alla carta, tutto molto colorato e fantastico, un vero spettacolo per gli occhi di chi sa osservare.
«Se non la smetti di ridere le persone ti prenderanno per squilibrata»Mi fece notare Louis che cerca di trattenere anche lui delle risate provocate dalla mia reazione esagerata, asciugo le lacrime che mi si sono formate, e mi sventolo con una mano il viso per far calmare il calore.
«Sei tu che mi fai ridere così»Lo accuso dandogli un buffetto sulla spalla.
«Ne vado fiero»Sussurra per poi baciarmi, riesco a smettere di ridere, mi lascio prendere dal bacio tanto dolce, i nostri baci sono così strani, partono come qualcosa di dolce, casto, per poi trasformarsi in qualcosa di più che mi fa liberare da ogni pensiero lasciando solo lui ad occupare ogni spazio. 
Ci dividiamo solo quando siamo soddisfatti e cominciamo a vedere le varie opere, ci sono foto, murales, quadri astratti e altri molto dettagliati e concreti, molti raffigurano paesaggi, altri sono solo pennellate colorate che esprimono pazzia e divertimento dell’autore.
Ci sono così tante opere da perdermi in esse, alcune mi raffigurano tanto, altre invece mi fanno paura, un autore in particolare, le sue opere mi angosciano, sono il ritratto sputato dei miei disegni cupi e spenti, di quando stavo male, di quando mi sentivo oppressa e sola.
Mi sento un po’ a disagio nel vederle, la mia mente scava in brutti ricordi che riaffiorano nel momento sbagliato, non voglio perdere la testa in mezzo a tanta gente, ma la curiosità verso quei quadri è tanta, stringo il braccio di Louis agitata, sfilano i quadri ed il respiro mi si accelera.
Tutto così buio, spento, il terrore, le immagini della mia vecchia vita sembrano raffigurate in quei quadri tutti in nero, sento come qualcuno stringermi i polmoni, sto per avere un attacco di panico, lascio il braccio di Louis lentamente, tremo, non riesco a stare ferma, cerco di respirare per poi crollare quando vedo l’ultimo quadro.
Raffigura una ragazza che mi assomiglia tantissimo o forse è solo il mio cervello che distorce l’immagine, è stesa a terra con gli occhi sbarrati ed una siringa in mano, il sangue le cola dal braccio e dalla bocca, tutto in nero, ma sembra così reale comunque, non riesco più a sentire nulla, il cuore mi batte talmente forte che ho paura esca dal petto, il respiro diventa irregolare e capisco che se non voglio che tutti mi vedano in quella condizione devo fuggire.
Mi dispiace lasciare Louise ma a passo spedito esco per poi correre verso il punto più lontano, non riesco a respirare, quel quadro mi è rimasto in testa, quella potevo essere io, mi sento male, le lacrime mi si formano automaticamente, cerco di reprimerle ma non ci riesco.
La mano calda e dolce di Louis mi prende il braccio, per poi girarmi verso di lui, vorrei dirgli qualcosa, scusarmi, spiegare, ma non riesco a parlare, contino a cercare aria mentre il cuore mi batte troppo veloce e le lacrime non mi danno pace.
«Haz che succede? Parlami ti prego!»Lo abbraccio forte, forse ha capito infatti inizia a carezzarmi e cercare di calmare la mia ansia, stringo forte le braccia del ragazzo mentre il cuore inizia a rallentare i suoi battiti, il respiro diventa regolare, ma l’attacco di panico non è del tutto placato, il tremolio continua e le lacrime pure.
«Mi dispiace Lou... Io non... non volevo»Balbetto poggiando la testa sul suo petto, mi stringe forte dandomi sicurezza, ma ancora non riesco a togliermi dalla testa quel quadro.
«Non scusarti, non hai fatto nulla! Te la senti di dirmi cosa ti è successo!?»Bisbiglia baciandomi la fronte, annuisco senza fare storie, mi fido di lui, so che può aiutarmi e che non mi prenderà per una completa fuori di testa, lo porto lontano dalla mostra, dalle persone e dalle luci, ci ritroviamo su una panchina rivolta verso la spiaggia, dove il mare e mosso per colpa del vento.
«Ho rovinato la serata perfetta! Non volevo Louis»Esordisco mortificata, lui mi stringe fra le braccia e mi da un bacio sulla guancia facendomi sedere sulle sue gambe.
«Non è vero, per me è ancora perfetta, siamo io, te ed una vista perfetta – si interrompe un attimo assumendo un’espressione più seria – è stata colpa dell’ultimo quadro vero!?»Ipotizza centrando subito il segno.
«In particolare, ma anche quelli precedenti mi hanno... scossa!
Raffigurano molto ciò che provavo io, alcuni sembravano i disegni che ti ho mostrato, tutto lentamente mi ha riportato alla testa le idee peggiori e poi quel quadro»Mi interrompo ancora persa in quelle linee, il sangue che scorreva, il viso tanto somigliante al mio e quell’espressione... è uguale a quella che avevo quando sono stata portata in ospedale, ero sul filo del rasoio, forse se mio fratello non mi avesse colta sul fatto sarei finita in quel modo un anno fa.
«Forse era solo nella mia testa, ma mi somigliava molto, in più avevo quella stessa espressione, ero ridotta in quello stato un anno fa, potevo morire come nella raffigurazione.
Io... la sera in cui sono stata portata in ospedale stavo malissimo, ero partita dalla mattina a bucarmi, era»Singhiozzo incapace di trattenere le lacrime, le braccia di Louis si avvolgono alla mia vita e mi bacia la spalla con un’espressione distrutta.
«Haz non sei costretta»
«No, devi sapere con chi hai a che fare, com’ero prima, sai quando mi hai chiesto la prima volta se ero stata in prigione, non lo sono mai stata ma... ho fatto cose orribili»Mi copro il viso vergognandomi delle mie azioni, per qualche soldo facevo qualsiasi cosa, adesso ne rimpiango e ripago le conseguenze.
«Non devi far così, sei cambiata, sei diversa e più forte, sei una Hazel nuova, bellissima e disposta a tutto per riparare ai suoi errori, la gente cambia, non si deve giudicare solo per il passato»Posa la mano sulla mia e la sposta dal viso sorridendomi, posso fidarmi di lui, lo so benissimo e deve essere consapevole di ciò che eri.
«Un anno fa, forse anche poco di più io come ti ho detto avevo iniziato la giornata in modo pesante, la sera prima avevo litigato con il mio ragazzo di all’ora, Veronica mi aveva procurato dell’erba e delle pasticche nuove da provare, sono tornata a casa che erano le otto del mattino forse.
I miei genitori erano a lavoro e credevo che anche mio fratello Jamie fosse uscito, arrivata a casa non capivo nulla, cioè tutt’ora ho ricordi sfocati di quei giorni»Sorrido disturbata, ricordare tutte quelle cose mi irrita, potevo evitarlo ma non l’ho fatto, mi sono ridotta al limite invece di chiedere aiuto prima.
«Ricordo di aver buttato la borsa vicino alla porta, di essere inciampata nei gradini un paio di volte e forse proprio quella goffaggine mi ha salvata dalla mia morte, sono entrata in camera, ci sono rimasta per molto, non ricordo neanche il perché, poi ho preso i soldi che nascondevo sopra l’armadio, tutti guadagnati in modo schifoso»Più rivango nel passato più mi faccio schifo, stringo i pugni e le lacrime scendono più veloci, la rabbia per me stessa monta dentro pronta ad esplodere.
«Non mi ricordo il perché o per cosa, quei soldi servivano per un debito, forse fatto proprio per la droga, ho ripreso la borsa e credo di aver vagato per la città qualche ora, forse di più, non so nemmeno con chi ero.
Verso il pomeriggio era già buio, era una di quelle giornate strane, la mattina il sole, il pomeriggio le nuvole nere pronte a far piovere, mi sono ritrovata in un vicolo, ho preso la mia solita dose , più qualche extra offertomi dal ragazzo che mi sono ritrovata a fianco senza nemmeno sapere chi fosse»Sento la stretta di Louis aumentare, non so bene per quale motivo, ma guardando il suo viso mi sembra arrabbiato, i suoi occhi non hanno nulla che ricorda vagamente la pena verso di me o il disgusto, solo tanta e pura rabbia.
«Ero pronta a farmi un’altra dose per essere sveglia alla festa più chiacchierata del momento, ci sarebbero stati bei ragazzi, tanta musica, alcolici e altra droga, a pensarlo adesso mi viene la nausea»Commento sorridendo, non c’è nulla di divertente, questa è solo la rabbia per me stessa che esce dal mio corpo in modo diverso.
«Sono passata davanti una vetrina, di quelle che riflettono come specchi e mi sono vista, trasandata, pelle così bianca da sembrare un cadavere, occhi infossati, neri e spenti, viso scavato, il braccio pieno di buchi e tagli, alcuni freschi altri vecchi... forse era proprio quello che facevo in camera mia, spesso mi tagliavo e nemmeno lo ricordavo»Guardo le gambe e le braccia, si possono vedere benissimo le cicatrici, profonde e quasi mortali, anche Louis le nota ed istintivamente se ne trova spaventato, infastidito, come mio fratello.
«Ricordo benissimo cosa ho pensato, mi vedevo orribile sia dentro che fuori, pensavo di meritare la morte, perché feccia come me non ha posto sulla terra... sono andata nel primo vicolo, il più sudicio forse e mi sono imbottita di qualsiasi cosa avessi in borsa, la mia intenzione non era il suicidio, non l’avrei mai fatto intenzionalmente, non ne avevo il coraggio»Le lacrime scendono più forti, continuo a singhiozzare, il moro mi passa una mano sulle guance per pulirmele, mi dispiace si stia sorbendo tutto questo, non voglio addossarli la mia orribile situazione, ma con lui mi sento più libera e al sicuro.
«So solo che volevo dimenticare quella immagine che oggi mi è stata proposta in un quadro, mi sono accasciata a terra dolorante, sentivo la vita abbandonare il mio corpo ed avevo paura, tanta di morire da sola, in quel vicolo dopo aver ingerito così tanta droga da poter stendere tre persone»Prendo fiato e rilasso le mani, mi asciugo le lacrime con disprezzo di me stessa, di quello che ero e che posso di nuovo tornare ad essere se non faccio attenzione.
«Scusami ma hai detto che la goffaggine ti ha salvato la vita... perché?»Chiede incuriosito, anche se poi vedo nel suo sguardo il rimorso per aver fatto la domanda.
«Mio fratello non era uscito, stava ancora dormendo, inciampando per le scale più volte l’ho svegliato e mi ha seguita, quando mi sono accasciata a terra è stato lui a soccorrermi, a chiamare l’ambulanza, ho sentito solo la sua voce finchè non ho perso i sensi credendo di essere morta»Mi sento un peso in meno di dosso, anche se Louis adesso se ne sentirà uno in più, la cosa mi dispiace di più, perché lui è sempre buono ed ha già i suoi di problemi, non voglio addossarli anche i miei.
«Dopo cosa è successo?»
«Mi hanno rianimata, fatto una lavanda gastrica, intubata per un breve periodo, mio fratello mi veniva a trovare ogni giorno, solo dopo mi sono accorta che le braccia erano completamente fasciate per colpa dei ripetuti e profondi tagli che stavano per incidere in modo irreversibile sulle mi braccia.»Louis mi passa una mano sul braccio destro, sono ben visibili i tagli più profondi, mi vengono i brividi al solo pensiero di quello che ho fatto.
«Ho rischiato di perderne la sensibilità, sono rimasta in ospedale per qualche mese, ero messa veramente male, l’astinenza mi uccideva, ho minacciato più volte le infermiere ed i dottori, una volta... forse anche di più ero riuscita a farmi portare qualcosa, nulla che fosse pesante, ma che mi dava assuefazione»Sorrido come se il ricordo fosse speciale o particolarmente felice, in teoria potrebbe esserlo, ma in sostanza no, perché mi stavo di nuovo rovinando con le mie mani.
«Dopo quegli episodio mi sono state vietate le visite, poche settimane dopo sono stata rinchiusa nella clinica e adesso... eccomi qua!»
«Sei la donna più forte che io conosca Hazel, io non sarei riuscito ad affrontare tutto questo, ringrazio solo tuo fratello per aver salvato la mia ragazza che non sarebbe qui con me»Mi da un bacio sulla guancia e mi giro verso di lui, mi carezza la schiena come fa sempre quando sono preoccupata, mi conosce così bene anche se è solo da un mese che ci frequentiamo, gli do un bacio sulle labbra così veloce da mettere in contatto solo le labbra.
«Lou, mi dispiace veramente, hai speso così tanti soldi per me ed io ti ripago dandoti solo più problemi, sei il ragazzo migliore sulla faccia della terra, così buono da stare con una come me, che non piace a tua madre, ex drogata e piena di problemi»Lui mi zittisce con un bacio, passandomi le man sul viso ancora un po’ bagnato dalle lacrime di prima, mi lascio travolgere dal bacio, così intenso e delicato, che scaccia via ogni brutto pensiero o ricordo, come sempre siamo solo io e lui.
«Non dirle neanche queste cose – si interrompe un attimo incerto e nervoso guardandomi negli occhi –Ti amo Hazel Susan Spektor»Rimango spiazzata da quelle parole, la bocca mi si apre automaticamente e mi stupisco che gli occhi non mi cadano fuori dalle orbite, ha detto seriamente “Ti amo” guardandomi negli occhi, senza ombra di incertezze o finzione. 
Rimaniamo in silenzio per un tempo interminabile, vorrei ricambiare le parole ma dalla mia bocca non escono suoni, sono così eccitata da aver perso le mie conoscenze lessicali.
«Anche io ti amo Louis William Tomlinson!»Finalmente la mia voce tornò tranquilla e decisa come quella di Louis, sorride, mi prende in bracci e mi da un bacio facendomi fare il una giravolta, è la prima volta che ci diciamo parole tanto profonde, non credo di averle mai dette ad un ragazzo.
«Che ne dici di andare a casa, inizia a far freddo»Louis mi mette a terra, togliendosi la giacca e mettendomela sulle spalle, lo ringrazio con un bacio sulla guancia e mano nella mano ci incamminiamo verso casa in silenzio.
Vedo la sua espressione un po’ cambiata, sembra più pensieroso di prima, forse la mia confessione lo ha particolarmente sconvolto, una confessione del genere sconvolgerebbe chiunque, mi avvicino a lui tenendogli la mano ben salda alla mia e cerco di capire qual è il problema.
«Lou cosa c’è che non va?»
«Molte cose non vanno, devo ancora capire qual è l’ultimo motivo per cui sei stata messa in clinica, capire quanto veramente ai sofferto e dopo che ti sei aperta tanto con me, voglio anche io farti capire che mi fido, sei la persona a cui affiderei la mia vita»
«Lo so Louis e io la custodirei gelosamente, ma non c’è bisogno se non vuoi»Ammetto di essere curiosa, non si è mai aperto molto con me, forse per paura che lo giudichi, ma come detto in precedenza a mio fratello, non si giudica una persona per come era ma per com’è adesso.
«Da piccolo pensavo che la mia famiglia fosse perfetta, padre e madre che lavorano ma che allo stesso tempo trovano un momento da passare in famiglia, non ho mai notato nulla di ciò che veramente accadeva.
Un giorno dopo la scuola dovevo andare a studiare da un mio amico, solo che si era ammalato allora sono tornato a casa mia contento perché sapevo che mia madre e mio padre erano in vacanza e avrei passato del tempo con loro... quando sono entrato in casa sentivo dei forti tonfi pensavo stessero spostando qualcosa ma quando arrivai in cucina, lei era a terra che si copriva il viso e lui la stava picchiando.»Lo abbraccio forte mentre le lacrime gli ricoprono il viso.
«Ero un bambino, avevo paura, ma mi feci coraggio e mi misi tra loro, mio padre mi minacciò più volte di togliermi, ma non lo feci, quindi... se la prese anche con me, mia madre lo supplicava di smetterla, io piangevo e questa storia è andata avanti per mesi, forse qualche anno, finchè mia madre lo denunciò e chiese il divorzio»Arriviamo davanti casa mia, lo faccio sedere sulle scale e cerco di calmarlo, inizio a piangere anche io, è una storia orribile, picchiare un bambino che vuole solo difendere la madre.
Capisco perché Jamie ha detto quelle cose, perché lui si è allarmato tanto quando Marcus ha detto quelle cose, la paura di un figlio è quella di diventare come i genitori che non sono un modello di persone, Louis ha questa paura, ma sono anche certa che non diventerà mai come suo padre.
Mi allungai verso di lui e gli sfiorai le labbra con le mie, lui le catturò in un bacio spingendomi contro la ringhiera e tenendomi stretta a lui, intreccio le dita nei suoi meravigliosi capelli allacciando le gambe intorno al suo bacino.
Sento l’adrenalina alle stelle, è il miglior bacio della serata, lo strino forte a me e un tuono mi fa sobbalzare, lentamente Louis si divide dalle mie labbra e mi fa alzare in piedi portandomi sotto il portico.
«Andiamo dentro, inizia a piovere»Annuisco e aprendo la porta la prima cosa che ci ritroviamo davanti è mio fratello, girato di spalle, con solo i pantaloncini addosso che si gratta il sedere, mentre beve dalla bottiglia dell’acqua.
Scoppiamo a ridere come matti nascondendo il viso uno sulla spalla dell’altro, Jamie si gira di scatto facendo cadere un po’ d’acqua a terra.
«Si ridete pure polli, come se voi non vi grattate il sedere»Fa una faccia imbronciata e cerchiamo di calmarci, mi chiudo la porta alle spalle, mentre Louis va verso il salotto, tolgo le scarpe e le appoggio sotto il mobile vicino alla porta, Jamie mi abbraccia e mi guarda perplesso.
«Avete pianto? Problemi di coppia!?»  
«Nulla di tutto ciò, diciamo che è stata una serata molto rivelatrice, abbiamo parlato un po’ di noi e di ciò che ci affligge»Confesso sottovoce.
«Adesso sa tutto quindi!»
«Non proprio, manca solo l’ultimo motivo per cui sono finita in clinica, anche se ho un po’ paura, se poi mi prende veramente per pazza irrecuperabile»Jamie mi stringe in un abbraccio e mi fa cenno di andare da Louis, annuisco un po’ nervosa e mi avvicino a lui in silenzio.
Sta leggendo un giornale che si trova sul divano, mentre alla televisione danno vecchie puntate di Lost, mi metto a gambe incrociate accanto a lui, faccio un respiro profondo, pronta a dirglielo.
«Depressione»Esordisco a bassa voce, Lou alza di scatto la testa dal giornale guardandomi, all’inizio non capisce, una parola può significare mille cose, ma quella ha una sola interpretazione, lascia cadere il giornale e si gira completamente verso di me.
«Questa è l’ultima!?»Chiede retorico, il cuore mi batte forte, non ha ancora fatto commenti, ho paura che dopo questa decida di andarsene perché per lui è troppo da sopportare, abbasso lo sguardo nervosa, giocando con la gonna del vestito rischiando di strapparla.
«Già, l’ultima»Sento la sua figura avvicinarsi alle mia, appoggia le mani ai lati del mio corpo e lentamente mi fa abbassare baciandomi, come prima avvolgo le braccia intorno al suo collo e con le dita inizio a giocare con le ciocche dei suoi capelli.
Il cuore mi batte fortissimo mentre le sue mani mi carezzano il corpo in modo lento e continuo, andiamo avanti per minuti, forse avrebbe continuato all’infinito, ma Jamie si butta sulla poltrona accanto facendo versi di disgusto continui.
«Sapete non vorrei vomitare la cena di due anni fa»Commenta Jamie cambiando canale, Louis alza gli occhi al cielo e aiutandomi mi fa mettere fra le sue braccia a guardare la televisione, mi passa ripetutamente la mano lungo la schiena, so che vuole dirmi tante cose, ma a me questo basta.
Il solo pensiero che lui è li abbracciato a me e non tenta di scappare mi basta, anzi tenta di darmi supporto, con tutto ciò che in suo potere, lentamente mi lascio trasportare da quelle carezze finchè mi addormentai fra le sue braccia.

Scusate!
Lo so è corto, ma spero vi piaccia comunque, non ho molto da dire manca poco, solo pochissimi giorni e la scuola sarà finita, ma anche questa fan fiction è quasi al termine ormai mancano solo due o tre capitoli alla fine, spero che vi sia piaciuta questa fan fiction e che continuerete a seguire le altre, un bacione al prossimo capitolo 

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Capitolo 10
*** Tutto Passa ***


10 Tutto Passa
 
10 Dicembre 2013
Mi sono svegliata molto presto oggi, ho rivisto mio padre dopo due settimane che non tornava a casa, mi sembra un po’ nervoso, io invece sono eccitata, finalmente ci siamo il grande giorno di Jamie è arrivato e non sto nella pelle, non vedo Louis da una settimana, sua cugina lo ha costretto a stare con lei per un supporto fraterno che Louis gli ha sempre dato.
Esco il vestito dall’armadio e lo stendo sul letto in modo che non si stropicci, esco dalla camera già lavata e con i capelli ondulati, Jamie ha fatto in modo che la migliore parrucchiera di Los Angeles ci raggiungesse, sento molte voci al piano inferiore, mi affretto a scendere e trovo mia nonna Lucy intenta a parlare con un ragazzo che non ho mai visto.
Sono accorsi tutti i parenti a questo grande evento, manca solo mia madre, da lei non mi aspetto più nulla, in questi mesi non l’ho mai vista, da me non si è nemmeno fatta sentire, sembra solo un fantasma del passato.
Scendo del tutto dalle scale e abbraccio mia nonna che inizia a chiedermi ogni dettaglio sulla mia vita, soffermandosi sul “fidanzatino” e sul vestito che avrei indossato in sua presenza, sicuramente mia nonna è una all’antica, ma quando si tratta di far colpo su un ragazzo è molto più esagerata di una ventenne moderna.
Saluto alcuni dei miei cugini, gli zii e i restanti amici di mio fratello, li conosco quasi tutti, venivano tutti a casa per giocare con la console o per studiare, non li vedo da anni, altri solo da mesi, alcuni non li ricordo nemmeno.
Mio padre sta tergiversando col nonno, tanto sordo quanto simpatico, si diverte ad abbassare il volume del suo auricolare così da non ascoltare quello che gli altri dicono, passo a salutare anche lui che mi da una pacca così forte sulla schiena da farmi tossire.
Suonano alla porta e mia nonna la apre senza neanche chiedere chi è, la truccatrice e la parrucchiera entrano in casa e subito gli indico di salire al piano superiore, mi libero di tutti i parenti e salgo con loro, Jamie non si vede da nessuna parte, indico alle ragazze la porta della mia camera e provo a bussare da mio fratello.
Avvicino l’orecchio alla porta, lo sento imprecare, più volte prima che venga ad aprirmi la porta ancora mezzo svestito, indossa male la camicia, la cravatta non è ancora legata, mentre i pantaloni hanno la zip abbassata, lo faccio entrare in camera sua e inizio ad aiutarlo con la camicia.
«Sono un disastro Hazel, io come posso sposarmi? Non posso, non merito tutto questo, forse dovrei disdire, sono ancora in tempo»Gli metto una mano davanti alla bocca esasperata dalle sue parole, non ci sta ripensando è solo nervoso e preoccupato che qualcosa non vada nel verso giusto.
«Smettila di fare il cretino, vi meritate a vicenda, sei solo nervoso – abbottono l’ultimo bottone della camicia e prendo il suo telefono – chiamala, sono sicura che anche lei è nervosa»Jamie guarda il telefono intimorito, gli compongo il numero e gli passo il cellulare, mentre continuo a sistemarlo, gli faccio indossare la giacca e quando inizio a fargli il nodo alla cravatta Hanna risponde.
«Ehy amore mi manchi tanto»Non sento la risposta della sua fidanzata, ma posso immaginarla, finalmente le spalle di Jamie si rilassano e il suo sguardo si addolcisce, finisco di sistemare la cravatta e lo lascio solo a parlare con quella che ormai possiamo considerare la sua sposa.
Entro in camera mia e le due ragazze di prima sono già ponte per prepararmi, una inizia ad alzarmi i capelli mentre l’altra mi trucca basandosi sul colore del vestiti, non ho scelto nulla di complicato, solo un vestito lungo rosso, con una cintura nera, nessuna scolatura esagerata, solo uno spacco lungo la gonna che non si nota neanche se la gonna non si muove troppo.
Finito di alzarmi i capelli e truccarmi mando le due ragazze da mio fratello così che possano sistemarlo, infosso il vestito e le scarpe velocemente, manca un’ora all’inizio del matrimonio e noi siamo in estremo ritardo, prendo di corsa il cellulare e noto subito tre messaggi.
‹ Ehy Haz mi manchi!›
‹ Perché non rispondi? Ti ho fatto qualcosa o sei arrabbiata con me? ›
‹ Ti amo rispondi ti prego, qualsiasi cosa abbia fatto scusami › Rido vedendo quei messaggi, mi dispiace pensi che sono arrabbiata, ma anche lui è sceso a conclusioni troppo affrettate.
Esco dalla stanza mentre scrivo il messaggio di risposta, intanto vedo le due ragazze uscire dalla stanza di mio fratello esauste.
‹ Buongiorno amore, non sono arrabbiata, mi stavo preparando per essere perfetta, scusami non volevo farti preoccupare, anche tu mi manchi tantissimo › Rispondo velocemente mentre raggiungo il piano inferiore, mia nonna comincia a fare mille complimenti, mentre mio nonno urla come un matto che sembro una depravata con le spalle scoperte.
Nonna Lucy colpisce con la borsetta il nonno ripetutamente urlandogli all’orecchio di chiudere la fogna se no l’avrebbe trascinato nella tomba prematuramente, adoro i miei nonni, sono così divertenti e non lo fanno neanche apposta, sono spontanei e giocosi, nonostante l’età sono ogni giorno più attivi.
Il telefono mi vibra in mano, Louis deve aver visto il messaggio, ma mi tocca aspettare per rispondere, Jamie scende al piano inferiore e mia nonna inizia ad emozionarsi, mio fratello è così bello, con il suo vestito elegante e i capelli sistemati, i suoi occhi azzurri brillano e lo vedo tremare.
Accorro al suo fianco e lo abbraccio forte, lui ricambia l’abbraccio e mi da un bacio sulla fronte, mia nonna scoppia in lacrime, anche le mie zie fanno lo stesso, mentre io cercavo di non farlo per essere di sostegno a mio fratello che non deve piangere per un giorno tanto bello.
Mio padre si avvicina taciturno e si mette davanti a lui, Jamie aspettava ed io sapevo cosa, ci fu un momento di silenzio e subito dopo mio padre lo abbraccia così forte da vedere il viso di mio fratello diventare rosso, non si parlano da un po’ di tempo, tutto per colpa mia, ma adesso è un giorno di festa il matrimonio più atteso e sperato della famiglia.
Lascio i due alla loro riappacificazione e inizio a prendere ciò ce c’è da portare in chiesa, gli invitati iniziano a dirigersi in chiesa e quando arrivo anche io in auto controllo il messaggio di Louis.
‹ Ti aspetto in chiesa sono nervoso per i due sposi › Sorrido e parto verso la chiesa, ho deciso di prendere la mia auto, visto che Louis arriverà con sua cugina e voglio un po’ di autonomia, non accendo neanche la radio, sono così concentrata sulla strada che non mi accorgo del silenzio.
Arrivo alla chiesa con venti minuti di anticipo, le persone tergiversano fuori e dentro la chiesa, i bambini corrono fra le panche e giocano col parroco che gli fa piccoli giochi con dei fogli, saluto un po’ di persone, altre sono del tutto sconosciute sono in parenti di Louis.
Riconosco subito la madre del mio ragazzo, è bellissima nel suo vestito azzurro pastello, ha un sorriso raggiante, cerco di allontanarmi da lei, non voglio rovinarle la giornata, mi incammino verso l’altare a passo svelto, ma la stessa voce della donna mi ferma di colpo.
«Hazel scusami ti devo parlare»Esordisce la donna avvicinandosi a me con passo lento e leggero, come se fosse una farfalla, mi fermo davanti a lei e la donna continua a camminare finchè a dividerci ci sono solo pochi centimetri, i suoi occhioni simili a quelli del figlio mi scrutano meno severi del solito, sono molto felici nonostante la mia presenza.
«Mi devo scusare con te per il mio comportamento odioso e per niente amichevole, ero molto stressata e non volevo trattarti così male, spero accetterai le mie sincere scuse » Tiro un sospiro di sollievo, vuole veramente stendere un velo sul passato e cominciare da capo, mi fa piacere abbia fatto questo passo, non voglio avere un brutto rapporto con la madre del mio fidanza.
«Non si preoccupi e tutta acqua sotto i ponti, Louis non è ancora arrivato?»L a donna a quelle parole sorride e subito dopo qualcuno mi prende da dietro in spalle, mi scappa un urlo e mi ritrovo a testa in giù mentre delle bracci mi tengono salde le gambe, la risata di Louis mi arriva chiara e limpida alle orecchie mentre vedo uno sconosciuto ridere di me.
«Ti sono mancato!?»Le braccia di Louis mi fecero scendere in modo che i nostri occhi siano alla stessa altezza, mi stringe forte i fianchi e mi da un inaspettato bacio sulle labbra, il ragazzo che prima si divertiva a ridere di me adesso sta fischiando e facendo segni di approvazione.
Quando Louis mette fine al bacio ha le labbra piene di rossetto, inizio a ridere divertita e col fazzoletto gli tolgo i segni del bacio, il ragazzo si avvicina a passo svelto e si mette al fianco del mio fidanzato appoggiandosi alla sua spalla.
«Lui è mio cugino Larry è quasi un fratello per me, Larry lei è Hazel la mia ragazza»Gli stringo la mano vigorosamente mentre il ragazzo dagli occhi azzurri fa dondolare i ricci da una parte all’altra per farmi ridere.
«Per me è un piacere conoscerti Haz»
«Solo io posso chiamarla Haz! Andate a sedervi credo stia per cominciare la cerimonia»Ci spinge in avanti e ci mettiamo seduti sulle prime panche, Louis accompagna sua cugina all’altare visto che suo padre è morto qualche anno fa per una brutta malattia e Lou gli è rimasto vicino tutto questo tempo, senza mai abbandonarla.
Vedo una donna con un vestito grigio elegante avvicinarsi, posso già riconoscerla da lontano, il cuore mi batte forte mentre i suoi tacchi risuonano per tutta la chiesa, mi passa accanto, vedo che con la coda dell’occhio mi osserva, ma non si ferma, va direttamente da Jamie all’altare.
Mi madre non è cambiata, è sempre la stessa donna, sicura di se, decisa e che non mi degna di uno sguardo, ma sono contenta che sia venuta, Jamie ha bisogno sia di mio padre che di lei, perché sono i genitori e devono esserci in questo giorno speciale.
I due parlano qualche minuto, non guardo tutta la scena, distolgo lo sguardo poco dopo e mi giro verso il fondo della navata dove tra poco passeranno Louis e sua cugina, sono così contenta, non partecipo ad un matrimonio da quattro anni.
L’orchestra inizia a suonare e subito dopo Louis spunta con al fianco una bellissima ragazza in abito bianco, così ampio che non so nemmeno io come abbia fatto ad entrare nell’auto.
Guardo tutto il percorso felicissima, non ho mai visto Louis così emotivamente commosso, ha le lacrime agli occhi e su cugina si trattiene solo per non rovinare il trucco, Larry mi fa cenno di guardare la telecamera che sta riprendendo e di fare le linguacce, faccio come dice e per due minuti passiamo il tempo a fare facce strane al povero ragazzo che deve riprendere.
La cerimonia inizia e vedo Louis raggiungerci mettendosi tra me e suo cugino che inizia a fare i dispetti ad una signora davanti a noi che ha un grosso cappello rosa pallido, Lou mi avvolge i fianchi con le braccia e mi avvicina a se mentre il prete celebra la messa.
Amo i matrimoni, le loro atmosfere sia stressanti che felici, vedo mia nonna commuoversi ed anche quella di Louis, Johanna invece cerca di non scoppiare ma ogni tanto anche lei si asciuga gli angoli degli occhi lucidi e rossi.
Jamie è nervoso, sorride esageratamente e non stacca gli occhi dalla sua amata, per Hanna è lo stesso, sono così carini insieme mi è sempre piaciuta come ragazza, non si è mai immischiata nei miei affari, non ha cercato la mia simpatia forzata, è sempre stata se stessa.
Le braccia di Louis mi stringono più forte, distolgo lo sguardo dai due quasi sposi e vedo che il mio fidanzato e in procinto di scoppiare in lacrime, mi giro verso il suo viso e lo abbraccio forte mentre il prete conclude la messa ufficializzando l’unione.
«Può baciare la sposa!»Jamie si protese in avanti e si appresta a baciare la sua fresca sposa, Louis richiama la mia attenzione e fa la stessa cosa con me, mi lascio baciare, sento gli applausi per gli sposi ma ormai sono persa nel mio bacio, sembra così diverso dagli altri, la sua figura mi copre del tutto mentre gli applausi continuano e suo cugino Larry urla come un matto non solo per gli sposi ma anche per noi.
I banchi iniziano a liberarsi e capiamo entrambi di dover mettere finire al bacio, mi allontano poco da lui e noto che dell’altro rossetto gli colora le labbra, sorrido e gli pulisco il tutto, Larry interrompe i nostri sguardi passandoci in mezzo e urlando di lasciare spazio al suo bel culo.
«Scusalo è un po’ troppo estroverso»
«No! Non lo scuso... tu hai il miglior culo»
«Beh modestamente»si guarda il sedere e lo sfrega con una mano per poi schioccare le dita, sorrido divertita e lo trascino fuori, la signora Tomlinson ci da un po’ di riso da lanciare agli sposi, mentre le due sorelle del moro spargono petali ovunque, sono così carine!
Dopo una mezzora arrivano i due sposi e gli lanciamo il riso acclamandoli il meglio possibile, prima di dirigerci verso il ristorante Louis mi fa conoscere alcuni parenti, zie cugini, nonni e anche qualche pro zia, tutti molto simpatici e amichevoli.
«Louis meglio che vado a prendere la macchina se no non uscirò mai dal traffico»Vado verso la macchina lasciandogli la mano, ma sento i suoi passi seguirmi veloci e rumorosi, apro la macchina con le chiavi e lo vedo prendere posto al mio fianco.
«Non ti ho mai vista guidare, sono proprio curioso»C’è della tristezza nelle sue parole, ed il suo sguardo sembra perso nel nulla, continua a rigirare tra le mani un foglio stropicciato e molto rovinato, credo lo torturi da molto tempo per essere ridotto in quel modo.
La strada non è molto affollata, solo sulle strade principali c’era un po’ di ingorgo ma nulla che desse fastidio, c’è uno strano silenzio in auto, non molto piacevole, anzi sembra del tutto fastidioso, quasi forzato.
Ci avviciniamo al semaforo ma la voce di Louis attrae la mia attenzione.
«Vado a Doncaster!»Freno di colpo sentendo quelle parole, per fortuna il semaforo e rosso, quindi ho il tempo di riprendermi dal colpo.
«Che?»
«Vado a Doncaster, per un tempo che può variare dai sei mesi ad un anno, parto a fine mese»Non so bene se essere felice o disperata, non ho mai creduto agli amori a distanza e non so nemmeno se Louis voglia continuare, non penso di avere problemi di coppia, ma si parla di Doncaster!
Il verde mi distrae e parto subito per non guardarlo in faccia, non so cosa dire, quindi non dico nulla, mi limito a guidare facendo in modo che quel fastidioso silenzio piombi nell’auto, non riesco neanche a concentrarmi nella guida, rischio più volte di investire dei poveri gatti mentre quelle parole ancora mi rimbombano in testa.
«Hazel accosta»Non lo ascolto continuo a guidare per arrivare prima al ristorante, in modo di far finta che tutto questo non sia successo, cerco di cancellare le lacrime dagli occhi appannati, non voglio piangere è una bellissima opportunità per lui.
Giro l’angolo e per poco investo un bambino in bicicletta, mi fermo di colpo e sento il cuore battere fortissimo, non mi sono neanche accorta stesse attraversando sulle strisce.
«Ok accosto!»Mi sposto sulla destra e mi posteggio in un angolo vuoto, tolgo la cintura e scendo dall’auto in preda a mille emozioni, sbatto la portiera della macchina esasperata, Louis esce e mi segue prendendomi per la mano, ma subito sciolgo la presa.
«Doncaster – faccio una piccola pausa – Doncaster! – urlo come se mi avesse appena tradito – Don...caster»continuo a ripetere mentre lo colpisco con la borsetta in preda all’ira e non perché va a Doncaster, ma perché sono arrabbiata con me stessa e le mie emozioni.
«Doncaster! – Lo colpisco ancora – è una magnifica opportunità»Continuo a colpirlo con la borsetta mentre lui non dice nulla e non reagisce, però rimane sorpreso dell’ultima frase. Inizio a piangere ma non lo do a vedere, le lacrime mi scendono lente sul volto mentre mi giro di spalle per non colpire più il povero Lou con la borsetta.
«Si Hazel! Doncaster in Inghilterra»Sussurra poggiando il palmo della mano sul mio polso in modo delicato, la fa scendere lentamente e intreccia le nostre dita in modo saldo e deciso, ma senza forzarmi o tenermi vincolata alla stretta.
«Puoi non crederci ma io sono veramente felice per te – esordisco trattenendo i singhiozzi – lo so quanto ti piace Doncaster, dentro di me sono felice, ma il mio corpo... mi dispiace averti colpito»Mi giro di scatto affondando il viso nel suo petto, il cuore gli batte veloce e il suo respiro non è regolare ne calmo, le sue braccia mi abbracciano forte carezzandomi la schiena.
«Lo so Haz, anche io sono combattuto, felice ma triste, anche io ho riso e pianto della cosa, ancora adesso mi maledico un po’ per tutto questo, lo so che sei felice, perché ti ho raccontato tutto di me e sai quanto ci tengo – si ferma un secondo, alzo lo sguardo e noto che anche lui è in procinto di piangere – ma so anche quanto ci amiamo e quanto faccia male questo, distrugge anche me, non posso sapere quanto sei combattuta ma posso immaginarlo»Iniziamo a piangere entrambi, i nostri singhiozzi riempiono il silenzio, è tutto vero! Sa sempre come mi sento e cosa provo mi sento orribile per i miei sentimenti, per l’odio che sto provando verso Doncaster.
«Sono orribile! Mi dispiace Lou ti amo»Sussurro pulendomi le lacrime, non bado al trucco, ne al resto, voglio solo che questa agonia finisca, mi allontano da lui di qualche passo.
«Ti amo anche io Haz, andiamo!»Annuisco convinta e mi dirigo verso il posto del guidatore, ma lentamente Louis chiude la portiera e mi prende i fianchi facendomi appoggiare ad essa, poggia il palmo della mano destra sulla mia guancia e mi stampa un bacio che mi fa sciogliere.
Sento come un vuoto nello stomaco, la terra mancare sotto i piedi, la testa svuotarsi e i sensi bearsi dei tocchi leggeri delle mani di Louis tanto grandi e accurate, non posso credere che tutto questo non lo sentirò più, che sarà così distante da avere un diverso fuso orario, un diverso clima già mi manca al solo pensarci.
Voglio che il bacio duri, che non finisca, che questa giornata sia eterna solo per ricordare questa sensazione di piacere, di lussuria e pienezza che solo lui riesce a darmi con un bacio, tanto ampio quanto seducente e ammaliante.
Riusciamo a dividere a malapena le labbra per prendere il respiro, il cuore batte talmente forte da far male, cerco ancora un contatto, lui esaudisce completamente il mio desiderio stringendomi talmente forte da sentire i fianchi chiedere pietà, ma non voglio che allenti la presa, non voglio che tutto questo finisca adesso.
Rimaniamo in quelle condizioni forse per un’ora anche due, lo capisco dal fatto che i piedi iniziano a far male per le scarpe alte e un po’ scomode, sento il mio telefono squillare, dopo quello di Louis e capiamo che è tardi ormai e che ci cercano tutti.
«Guido io!»Interviene sottovoce Louis tenendo la fronte contro la mia, mentre riprendiamo fiato combattuti dalle nostre emozioni. Annuisco consapevole di non poter guidare e prendo il posto del passeggero consegnando le chiavi al moro che fa un grosso sospiro appena chiude la portiera.
Continuiamo ad andare verso il ristorante senza dire niente, siamo solo silenziosi, i pensieri e le parole si sono sprecate da un po’, non c’è nulla da dire... solo Doncaster!
Sono sempre stata una ragazza accomodante, mi adatto a tutto ancora adesso, ma non riuscirò mai e poi mai ad adattarmi a questa consapevolezza, dopo tre mesi di fidanzamento non possono portarmi via Louis, non in questo modo, non si parla di un paese diverso,ma di uno stato.
Arriviamo con tre ore di ritardo davanti al ristorante, i bambini stanno giocando nel giardino, mia nonna urla alle orecchie della gente barzellette squallide e Larry sembra preso da una delle mie cugine che balla sulla pista.
Vedo Jamie e Hanna vicino alla porta finestra, stanno parlando pacificamente, sembrano entrambi preoccupati, forse la colpa è nostra, sono riuscita a rovinare anche il matrimonio di mio fratello, merito proprio un applauso con la mia faccia in mezzo alle mani!
Prendo la mano di Louis, il ragazzo la stringe veramente forte ed io ricambio, non so bene di cosa ho paura, Jamie il massimo che può fare è sgridarmi, Hanna non può dire molto a suo cugino, spero solo non si siano preoccupati troppo per una sciocchezza. Stiamo bene... fisicamente!
Della musica latino americana  invade il giardino e la sala da ballo, sembra quasi fatto a posta, una musica tanto passionale per due ragazzi che di passione ne hanno da vendere, ma il tempo scarseggia per la nostra coppia.
«Hazel sei qui! Eravamo preoccupati per voi»Esordisce Hanna tirando un sospiro di sollievo, il sorriso torna sul suo viso, ma non su quello di Jamie, capisco che vuole parlare solo con me, quindi mi costringo a lasciare la mano di Lou e mi avvicino a lui. Mi prende per un braccio e mi trascina lontano dai due cugini con una furia inaspettata.
«Ti sembra il modo? Sparire e non lasciare messaggi, pensavo al peggio per te»Non usa quel tono con me da un anno, da quando sono uscita dalla clinica non si è minimamente sognato di usare questo tono, perché non gli ho dato sospetti per usarlo.
Vedo i suoi occhi cadere sulle braccia, per poi passare al naso e mi guarda dritta negli occhi,so benissimo cosa sta cercando, ma non lo troverà, forse ha paura che abbia fatto uso di droghe o qualsiasi cosa mi faccia dimenticare.
«Tu lo sapevi!»Commento subito amareggiata, non perché me lo ha tenuto nascosto ma perché non riesco ancora a capacitarmi della notizia, sicuramente Louis ha cercato il miglior modo per dirmelo e Jamie non ne ha colpe.
«Me lo ha detto ieri sera; quando non hai risposto al cellulare... ho pensato al peggio!»Lo capisco, capisco la sua paura, non è per nulla facile vivere con una sorella come me, così problematica e sempre in bilico, sono solo un peso per lui, come per i miei genitori e chi mi circonda.
Mia madre non mi guarda, mio padre a malapena mi parla e Jamie è l’unico che si addossa tutto, poi è arrivato Louis che mi ha aiutato tantissimo, ma che ha dovuto prendersi un pezzo della mia malattia, mi sento un mostro per quello che sto facendo.
Scoppio in lacrime, poco importa adesso di Doncaster! Sono stata una vera stupida, cretina, idiota, ho veramente rovinato la vita a due persone che amo con tutta me stessa!? Solo per compiacere me stessa e i miei bisogni, senza badare a loro e ai sentimenti che provano.
«Scusami!!! Io sono solo un peso... mi dispiace!»Ripeto disperata, mi allontano da lui, gli sto solo rovinando il giorno più bello della sua vita, gli sto portando altro dolore e disgrazia, sono il suo tumore, ma a differenza dei tumori io posso sparire, non arrecare altro dolore a nessuno.
«No Hazel! Torna qui subito»Ordina la voce allarmata di mio fratello, non lo ascolto e vado verso qualsiasi cosa sia lontana da loro, mi sento orribile, anzi peggio, non so cosa ci sia peggio di orribile, ma sicuramente quella sono io.
Devo fare qualcosa, non posso stare con le mani in mano, sento la rabbia, la frustrazione, l’odio e l’angoscia verso me stessa, ci sono! Ci sto per ricadere, ma questa volta ne sono pienamente consapevole, ho coscienza di me stessa, forse la clinica non è servita a nulla, forse era solo un pretesto per tenermi lontana da casa, perché non è cambiato nulla, sono sempre la solita Hazel.
Quella che si odia, che vuole fare di tutto per non sentire il dolore interiore, che si sente un peso, quella che da solo problemi alla famiglia, o forse no? No ma che dico... io ho dato un mucchio di problemi! Per colpa mia i miei genitori si sono lasciati, non si parlano neanche più, mio fratello ha goduto della presenza di mia madre, ma io ho rovinato tutto essendo presente.
Ho sempre rovinato la vita di Jamie, fin dalla mia nascita, gli ho tolto la stanza, gli ho fatto perdere il suo migliore amico, l’ho messo nella posizione di vedermi morire e gli sto rovinando il matrimonio, mio padre è un uomo distrutto, capisco perché a stento mi parli, fossi stata in lui non mi avrei mai fatto uscire dalla clinica.
Mia madre non ci ha neanche provato e per questo la ringrazio, una persona in meno da ferire, ma poi si è aggiunto Louis, il ragazzo più bello e speciale del mondo, che mi fa sentire unica e sola per lui, che mi ha detto il primo “Ti amo” e che mi fa sempre provare emozioni nuove. Ho rovinato anche la sua vita, potrebbe benissimo andare a... Doncaster senza pesi sulla coscienza, ma ha conosciuto me e i pesi si sono solo aggiunti ai suoi che non sono pochi!
Senza accorgermene sto correndo verso il centro, il mio corpo a capito prima di me di cosa ho bisogno, mi sono ripromessa di non usare nulla, di non sprecare i miei soldi, ma se serve alle persone che amo... mi sento quasi convinta di tutto questo.
Jamie potrà vivere una vita felice, io non gli toglierò nulla, sarà libero da una sorella come me, Hanna non si dovrà preoccupare di cosa pensa suo marito perché saranno solo pensieri felici, mia madre e mio padre possono avere un rapporto pacifico senza paura che io rovini tutto e Louis... lui potrà trovare qualcuno che lo ama, che non sia come me e che sappia veramente consolarlo, che condivida i suoi dolori sena farglieli pesare, qualcuno che lo ami almeno quanto l’ho amato io in vita. 
Arrivo nel mio posto abituale, Jack come al suo solito si trova li con un viso compiaciuto e gli occhi rossi, solo Dio sa cosa ha preso! Prendo i soldi dalla borsetta, questa volta sono consapevole di ciò che sto per fare, non sono in astinenza, so a cosa vado in contro, è una questione di principio, coraggio e amore... per Louis!!!
«Hazel! Veronica aveva detto che ti eri tirata indietro»Afferro il senso della frase solo alla fine, non si capisce molto quello che dice, forse è fatto da molto più tempo di quanto penso, non sarebbe una novità per lui!
«Veronica non sa un cazzo, dammi quello che hai, non risparmiarti e che sia buona non come al tuo solito»Mi sento come sotto terra, sembra quasi che dopo questa frase qualcuno mi abbia preso per il collo e sbattuta contro il marciapiede facendomi risvegliare da un bellissimo sogno.
«Ben tornata Hazel Susan Spektor!»Gli butto i soldi in mano e me ne vado con le mie dosi, mi sento spaesata, non lo faccio da così tanto tempo, però so dove posso andare senza rischiare incursioni indesiderate.
Vado verso il vicolo di un anno prima, il vicolo che mi ha segnato fino adesso, quello che disegno più spesso e che mi terrorizza. Qui è iniziata e qui finirà!
Mi appoggio al muro e faccio un respiro profondo, inizio a preparare le braccia, le mani mi tremano, sono sicura di volerlo fare, nessun rimpianto, nessun rimorso, solo consapevolezza delle mie azioni premeditate. Chiudo gli occhi per calmarmi, posso farcela! Per questo posso essere forte.
Inietto la prima dose, un sentore mi pervade il braccio, il cuore accelera subito i suoi batti, un sorriso spontaneo mi spunta sulle labbra. Lascio che tutto il liquido penetri fino all’ultima goccia, non mi è mancata questa sensazione, perché la provo anche senza sostanze grazie a Jamie e Louis, grazie ai veri amici.
Inietto la seconda dose e sento le gambe cedere, non sono più abituata, sto già crollando, il respiro inizia ad essere corto e il cuore a battere più forte, passo alla terza e senza indugiare alla quarta, le mani mi tremano tanto che sbaglio due volte a bucarmi.
Lo sto facendo per amore, non per me stessa, non sto provando nessun piacere, sono solo contenta che loro si rifacciano una vita, senza di me, solo con la positività della loro vita, cerco di farmi l’ultima fiala, ma cado a terra priva di forze, ormai respiro a malapena.
Batto più volte le palpebre, sta succedendo di nuovo, il mio corpo si sta lasciando andare, ma questa volta per una buona causa, non per un capriccio, non sento più le gambe, la testa mi brucia, inizio a vedere sfuocato, ma non abbastanza perche li vedo arrivare.
I miei due amori Jamie e Louis, sempre pronti a salvarmi, ma ormai credo sia tardi, il cuore batte troppo lento, il respiro è impercettibile, non capisco più molto, sento le mani di Louis sul mio viso, vedo le sue lacrime e la disperazione, cerco di toccarlo ma non ho le forze.
Sento la voce di Jamie chiamare l’ambulanza ma ciò che mi accompagna per tutto il tempo sono le parole e le carezze premurose del mio Lou.
«Ti prego Hazel, non lasciarmi ti prego... ho bisogno di te non andartene»La sua voce è stravolta dalle lacrime e dalla disperazione, mi fa male il petto a vederlo in quello stato, so che non piangerà più, non per me, non per il dolore, ormai ho pochissimo respiro ma non lo voglio sprecare, so benissimo per cosa usarlo.
«Ti amo Lou!»A quelle parole le sue lacrime aumentano, la sua fronte si congiunge alla mia, sento il suo respiro sulle mie labbra, voglio sentirglielo dire un’ultima volta, solo per sapere di aver vissuto anche io quello strano sentimento e di non averlo sognato.
«Anche io ti amo Haz... ti prego! Resisti per me»L’ha detto, ha detto di amarmi, credo che questo mi basti per l’eternità, chiudo gli occhi esausta, sento il rumore famigliare delle sirene ma l’ultima vera cosa che sento è la voce di Louis, le sue richieste, le sue mani sul mio viso e poi... il nulla, forse finalmente posso aver trovato la pace.
 
ecco il penultimo capitolo sono molto di fretta quindi mi dispiace non dire di più un bacione alla prossima 

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Capitolo 11
*** Epilogo ***


11 Epilogo
23 Dicembre 2033
 
L’orologio ticchetta sul muro in modo continuo, la mia gamba trema a ritmo di una musica che sento in testa, da quando mia figlia si è fissata con quella band sento la loro musica ogni giorno, ogni secondo senza sosta.
Mi trovo da un’ora con quell’uomo che vedo da anni seduto nella sua poltrona con il suo taccuino, mi conosce molto bene, lo vedo due volte a settimana da più di vent’anni, mi sento rilassata con lui, ormai mi conosce e gli ho raccontato la storia della mia vita, quindi c’è un rapporto che va oltre il semplice contatto medico paziente.
«Se la sente di dirmi cosa è successo dopo quell’episodio di tentato suicidio?»Scandii bene parola per parole senza mai perdere il contatto visivo, ci ho messo anni per raccontargli tutto, ma ancora non ho approfondito molto la storia, mi ha aiutato in tutti questi anni nelle mie terapie e questa è l’ultima seduta che voglio affrontare, ho una famiglia e dei doveri a cui non voglio mancare.
«Sono rimasta in coma per una settimana, i medici prospettavano un mese, ma credo che sia stato grazie a Louis se mi sono ripresa»Affermo convinta, lui è sempre stato la mia forza dopo la clinica e lo è stato anche durante il coma.
«Come ti avrebbe aiutata?»
«Lui per l’intera settimana è rimasto lì a guardarmi, accarezzarmi, parlarmi senza mai andarsene, anche quando mi sono svegliata non voleva schiodarsi dalla sua sedia, solo quando mio fratello gli ha detto che puzzava come una capra si è deciso a mettersi in sesto»Ad entrambi scappa un sorriso, è vero! Non c’è stato verso di farlo allontanare, anche quando è tornato a casa dopo due ore si trovava già dietro la porta che mi guardava tristemente.
«Poi cosa è successo?» Sistema gli occhiali neri sul naso scrivendo qualcosa sul taccuino, molto spesso si diverte a fare disegni astratti che poi mi fa giudicare.
«Sono rimasta in ospedale per un mese, Jamie veniva ogni giorno insieme a Louis, poi costrinsi mio fratello a vivere la sua vita e iniziò a venire solo nel fine settimana, la cosa mi rendeva molto felice, perché si occupava della sua famiglia.
A fine mese venne così entusiasta dicendomi che sua moglie aspettava un figlio»Mi rattristo di colpo, ricordo ancora ogni minimo particolare di quei mesi d’inferno e felicità mischiati tra loro, Louis non mi ha mai lasciato e si è tenuto sempre a mio fianco.
«Perché questo pensiero la rende triste?»Si azzarda a chiedere tendendosi in avanti.
«Tre mesi dopo Jamie era devastato, distrutto, rivedevo in lui la mia agonia, Hanna ha perso il figlio per un aborto spontaneo, le davano poche possibilità di avere altri figli»Inizio a giocherellare con le mani un po’ disturbata dall’argomento, ho passato molto tempo a consolare i due sempre affiancata da Louis e i suoi famigliari, mi sono sentita parte di qualcosa quando tutto questo è successo.
«Il lavoro di Louis?»
«Grazie ad un disguido portato dal contratto il suo viaggio è stato rimandato di sei mesi, si è dedicato completamente a me e alla sua famiglia, entrambi siamo cresciuti molto insieme, abbiamo imparato l’uno a sorreggere i problemi dell’altro!»Il sorriso torna spontaneamente sul mio viso mentre penso a lui e tutto quello che abbiamo fatto insieme.
«Cosa è successo di importante dopo il risveglio dal coma, cosa crede sia degno di nota?»
«Beh oltre quello che le ho detto sono molti i fatti che si possono rendere noti:
mia madre mi ha pubblicamente umiliata disconoscendomi come figlia, ho riallacciato i rapporti con mio padre, Hanna dopo altri tre mesi è riuscita a rimanere incinta ed è nato un bel maschietto.
Louis mi ha chiesto di andare con lui a Doncaster e dopo varie suppliche e promesso sono riuscita a seguirlo, poi ci siamo sposati ed è nata la nostra prima figlia»Nello stesso istante che dico quelle parole la porta si spalanca e due bambini saltano sul divanetto abbracciandomi.
«Non sono riuscito a fermarli»Sorride Louis appoggiandosi allo stipite della porta, Seth e Davis si mettono seduti sulle mie gambe guardando lo psicologo con occhi da cerbiatto, il dottore toglie gli occhiali e si alza dalla sua  poltrona dirigendosi verso la sua scrivania e tirandone fuori due caramelle alla frutta.
«Allora bambini chi vuole le caramelle?»Chiede retoricamente il dottore abbassandosi, i due corrono verso il dottore e dandogli un bacio sulla guancia, gli prendono le caramelle dalle mani, corrono di nuovo verso Louis e lo pregano di lasciarli andare a giocare. Hanno dieci anni ma ne dimostrano di meno, sembrano proprio Louis per come si comportano!
«Credo che sia tutto, verrà alla cena sabato sera?»A fatica mi alzo dal divano comodissimo, il dottor Tunner mi porge una mano e mi da un appoggio per potermi mettere in piedi.
«Non mi perderei mai l’arrosto della signora Tomlinson allora quando nascerà questo piccolo monello?»Scherza accarezzandomi il pancione, Louis si fa avanti e mi avvolge alle sue grandi e protettive braccia dandomi un bacio sulla guancia sinistra.
«Meglio dire piccola monella, ci sono ancora due lunghi mesi da aspettare!»Risponde felice mio marito rivolgendosi allo psicologo sinceramente divertito dai due piccoli gemelli che stanno giocando ad un gioco strano con le caramelle, ogni giorno ne inventano una nuova!
Un capogiro mi fa perde l’equilibro ma subito Louis aumenta la stretta per tenermi in piedi, il dottor Tunner sposta i cuscini e aiuta Louis a farmi sedere sul divanetto, la bambina sta scalciando forte, a quanto pare inizia a stare stretta, ma non è ancora il suo momento.
«Fa un po’ i capricci!»Afferma lo psicologo porgendomi un bicchiere d’acqua, Seth e Davis si avvicinano preoccupati, fanno piccoli commenti sulla pancia e poi iniziano a carezzarla amorevolmente uno alla volta, sono così dolci, da quando gli ho detto che è una femmina sembrano più interessati alla nascitura.
«Credo sia meglio andare, è stato un piacere, ma da adesso in poi sono sicura di poter gestire da sola le mie emozioni»Confermo alzandomi di nuovo in piedi, la testa non gira più, ma la piccola continua a scalciare quando i suoi fratelli toccano la pancia.
«Per qualsiasi cosa non perda tempo a parlarne con me o Louis, buona giornata Hazel»Ricambio il saluto e lentamente usciamo dall’ufficio, con un sorriso ed il cenno della mano saluto Julia la segretaria del signor Tunner, è una ragazza giovane e piena di vita, l’ho vista varie volte con un ragazzo molto carino.
Louis mi costringe a prendere l’ascensore, mi crede invalida solo perché sono incinta, quando si tratta di gravidanza è molto paranoico, quando sono rimasta incinta di Zoe la nostra prima figlia, a malapena mi faceva alzare per andare in bagno!
Con i due gemelli invece è stato meno rigido, anche se sempre paranoico, adesso stava per diventare un padre perfettamente poco paranoico, ma un piccolo incidente di percorso l’ha fatto tornare al suo stato originale di padre ossessionato dai pericoli durante la gravidanza.
La madre di Louis e quasi tutti i parenti sono venuti a trovarci, ci sentiamo quasi ogni giorno, ma ci vediamo poco visto che ormai viviamo a Doncaster, Jamie viene spesso in estate a trovarci con i miei nipoti, anche lui ha avuto molti figli, dopo la prima perdita non hanno perso la speranza e lui con Hanna possiedono ben cinque figli!
Quest’anno la sua seconda figlia compie diciotto anni e vuole festeggiarli con noi, il primo è solo un anno più grande ma a differenza della sorella lui si diverte di più con le ragazze, il classico ragazzo un po’ puttaniere!
Gli altri tre hanno sedici, tredici e dieci anni, come i miei gemelli, sono tutti e tre maschi per sfortuna della sorella, abbiamo un rapporto molto stretto con ognuno di loro ed andiamo molto d’accordo anche quando siamo riuniti.
La mia figlia più grande solo due mesi prima ha compiuto sedici anni e vedo in lei qualcosa che non va, da un paio di settimane torna a casa triste, si chiude nella sua camera e ci rimane per ore, quando cerchiamo di parlarle esce, alcune volte senza neanche chiedere il permesso.
Forse ho capito cosa le prende e non voglio passi ciò che ho passato io, mi sono decisa a parlarle con Louis, non mi importa quanto mi ascolterà, ma non voglio essere come mia madre assente e menefreghista, solo perché mia figlia ha un problema che ha paura di dirmi.
Da quando sono iniziate le vacanze natalizie l’ho vista sorridere solo due volte ed entrambe le volte la causa di quel sorriso è stata un ragazzo che l’ha accompagnata a casa, porta capelli corti e biondi, sembra molto simpatico, ma a quanto pare si frequentano poco, altrimenti sarebbe sempre allegra.
Louis non ne sa nulla per fortuna, altrimenti si sarebbe messo a pedinarli, in auto come sempre parte i cd con dentro le canoni della band preferita di Zoe, ormai le conosco tutte anche in ordine di incisione sul disco, con Lou le canticchiamo nel viaggio di ritorno.
Seth e Davis urlano come cornacchie mentre tentano di intonare la canzone, la musica non è proprio nelle loro corde, nessuno dei due a preso il talento del padre nel cantare, mentre Zoe ci sembra portata, due o tre volte l’ho sentita sotto la doccia o in macchina, ma non si sbilancia molto, forse perché si vergogna è sempre stata molto timida e introversa, l’opposto di suo padre!
La bambina continua a scalciare e mi costringe a staccare la schiena dal seggiolino, Louis mi guarda preoccupato cercando di rimanere concentrato sulla strada, faccio respiri profondi, inizia a fare male la cosa nessuna delle precedenti gravidanze è stata così.
«Haz stai bene o vuoi andare in ospedale?»Chiede allarmato carezzandomi il viso dopo aver cambiato la marcia, scuoto la testa in segno negativo, non c’è motivo, sono solo dolori consoni della gravidanza nulla che comprende l’ospedale.
«Mamma ti fa ancora male la pancia? Certo che la piccola Ellie non sta tranquilla»Inizia a ridere travolgendo anche tutti gli altri, il dolore inizia a diminuire, anche se non cessa del tutto, di questi giorni Ellie fa sempre dei capricci, la cosa mi turba! Louis lo sa benissimo, ma non  voglio allarmare nessuno.
Arriviamo a casa in pochi minuti, la bici di  Zoe si trova a terra sul vialetto, spesso la usa per le sue passeggiate, non le piace la macchina dice che le toglie il gusto del paesaggio, le ho detto mille volte di non lasciare la sua bicicletta in giro, eppure non mi ascolta... tipico degli adolescenti!
Scendiamo tutti dalla macchina, Seth corre a sistemare la bici della sorella, mentre Davis mi carezza la pancia chiedendo a Ellie di fare la brava ancora per un po’.
Entriamo in casa e la prima cosa che noto è lo zaino di Zoe buttato a terra, la giacca sul divano e le scarpe una vicino al tavolino e una verso la cucina, barcollo un po’ e la vedo seduta sullo sgabello della cucina intenta a guardare un punto non specifico del piano.
Il viso cupo e coperto dal cappuccio della felpa mi incuriosisce, in casa di solito non usa coprirsi così tanto, neanche quando torna da scuola ha il cappuccio in testa.
Faccio cenno a Louis che manda Seth e Davis a giocare mentre noi ci occupiamo di Zoe, mi metto seduta al suo fianco mentre Lou fa la stessa cosa dalla parte opposta, gli poggia una mano sulla spalla e lei sobbalza quasi impaurita.
«Zoe possiamo sapere cosa succede?»Chiede Louis con tono preoccupato, lei prende in mano il cappuccio e lo fa calare ancora sul viso nascondendolo quasi del tutto, le tolgo le mani che tengono il cappuccio e lentamente lo abbasso.
I capelli castano chiari sono legati in una coda scombinata, ma non è quello che salta all’occhio bensì il livido nero sulla mascella, il labbro spaccato e un altro livido sull’occhio.
«Chi è stato?»Ringhia Louis toccandole delicatamente il viso, le passo due dita sul primo livido, non è mai tornata a casa in questo stato, Zoe inizia a piangere e abbraccia forte Lou.
«Tesoro sono state le tue compagne?»Le chiedo carezzandole la nuca, lei annuisce e continua a piangere, alzo lo sguardo su mio marito che è rosso dalla rabbia, come ogni padre è molto protettivo verso sua figlia e dovrò essere molto convincente per non fargli uccidere ogni sua compagna di classe.
«Per favore puoi parlarcene! Vogliamo solo aiutarti»Le sussurrai cercando di calmarla, si abbraccia anche a me e inizia a calmarsi, sia io che Louis le diamo piccoli baci sulla fronte per farle cessare il pianto, anche se ha solo bisogno di sfogarsi.
Il campanello inizia a suonare, la ragazza mi lascia andare in modo che possa andare ad aprire la porta, Seth e Davis hanno messo a soqquadro tutto il soggiorno buttando i cuscini per tutta la stanza, lentamente mi avvio verso la porta, quando la apro rimango sorpresa di vederci il biondino.
«Tu saresti?»Chiedo cortesemente al ragazzo, anche lui non sembra messo meglio di Zoe, dal naso gli esce ancora del sangue, la felpa grigia e sporca di fango e non so che altro, mentre vari lividi gli colorano la pelle pallida.
«Niall James Horan signora, sono qui per Zoe se è possibile vederla»Gli tremano le mani, le sue iridi azzurre non stanno ferme continuano a guardare alle mie spalle nella speranza di vedere la figura di mia figlia forse.
«Mi farebbe molto piacere, ma mia figlia è indisposta adesso»Cerco le parole più adatte per fargli capire che non è il momento adatto per le visite di un ragazzo mal messo, mi piace pensare che sia in quello stato perché abbia difeso Zoe, ma nulla mi dice che non sia stato lui a ridurla in quello stato pietoso.
«Lo so benissimo, per questo voglio vederla, devo urgentemente parlarle, la supplico signora Tomlinson»I suoi occhi azzurri ispirano simpatia e sincerità, mi faccio da parte e lo faccio entrare in casa, con voce flebile il ragazzo mi ringrazia e con lo sguardo inizia a vagare per il soggiorno distrutto dai gemelli, gli indico la cucina e subito lui entra rimanendo impietrito.
«Zoe!»Sussurra il biondo, mia figlia alza il capo di scatto, pulendosi con la manica della felpa le lacrime che le colavano sul viso.
«Niall cosa ti è successo?»Singhiozza guardandolo da cima a fondo, Louis non sembra approvare la presenza di Niall in casa, ma non può farci nulla, sono più che sicura del fatto che si piacciano e che Niall si sia ridotto in questo stato per lei.
«Lou lasciamoli soli, hanno molto da dirsi»Incitai con lo sguardo Lou per farlo uscire, lui storce il naso non volendosene andare dalla cucina, batto leggermente il piede e gli indico la porta, lanciandogli uno sguardo truce che gli fa intendere quanto mi sta facendo irritare.
Louis da un ultimo bacio a Zoe e prima di uscire dalla cucina con me, guarda Niall con sguardo di sfida, anche se il biondo non ci fa caso è troppo concentrato sulla figura di nostra figlia.
Prendo mio marito per l’orecchio e lo trascino fuori dalla cucina chiudendo quasi del tutto la porta scorrevole, zittisco Seth e Davis che si siedono a terra per guardare la televisione, mi appoggio al muro sporgendomi in avanti, lo so che non si deve fare, ma voglio assolutamente sapere cosa è successo a quei due.
«Non dirmi che sei andato da Jason da solo»Esordisce Zoe alzandosi dallo sgabello, Louis si alza sulle punte e scruta con attenzione ogni movimento, con la bocca mi mima la parola “ammazzare” in poche parole è riferito a quel Jason di cui parlano.
«Jeff e Taylor mi hanno detto cosa ti ha fatto con il suo gruppetto di idioti, dopo essere stato da lui sono corso da te, mi dispiace è colpa mia questo»Niall si avvicina Zoe prendendogli la mano, Louis si sporge in avanti per bloccarli ma gli metto una mano sulla fronte per bloccarlo, non gradisce la cosa, sappiamo entrambi che il biondino non si fermerà alla mano.
«Sei un deficiente Niall!»Gli salta addosso baciandolo, Louis spalanca la bocca sorpreso e confuso dalla situazione, io inizio a ridere cercando di non fare rumore, la reazione di Lou è esilarante da vedere, si aspettava che il biondo facesse il primo passo, invece è stata Zoe a bacarlo.
«Io lo ammazzo a quello»Bisbiglia Lou cercando di aprire la porta, lo trattengo per le spalle mentre cerco di vedere come continua la scena, mi sono sbagliata sul conto di Zoe, non finirà mai come me, ha molte persone che la sostengo e non si farà mai mettere i piedi in testa da nessuno.
«Zoe mi sento così stupido, non ti lascerò mai più sola»A quelle parole rimango incuriosita, sola? Quindi questi lividi sono l’effetto di qualcos’altro, apro la porta della cucina disinvolta ed entro sempre barcollando, i due si dividono in un secondo diventando rossi per la vergogna.
Lou mi segue a ruota impostando lo sguardo sul “se ci provi un’altra volta ti spezzo le gambe” Niall abbassa lo sguardo toccandosi la gola a disagio, mi viene da ridere davanti a quella scena, faccio sedere i due sugli sgabelli, ho bisogno di vere spiegazioni.
«Vorrei da vi delle risposte, credo che quei lividi non siano il risultato di una partita di calcio agguerrita»Niall capisce la battuta, ma cerca di non ridere visto che Louis lo continua a guardare come se fosse un assassino.
«Dei ragazzi importunavano Zoe, ma non si preoccupi non succederà più lo prometto»Si affetta a dire il ragazzo sicuro delle sue parole, sorrido contenta, mentre Louis sbuffa in modo poco carino appoggiandosi al bancone.
«Mi fa piacere saperlo Niall, ma ciò che voglio sapere è perché si sono resi necessari degli interventi che comprendono la violenza, non ti stiamo dando la colpa, ma teniamo molto ad ognuno dei nostri figli e vorremmo che non gli capitasse nulla di male»Il ragazzo annuisce capendo il mio discorso ma gira il capo verso Zoe che sembra molto a disagio, il silenzio cala nella stanza in attesa della loro risposta.
«Jason è un ragazzo più grande, fa l’ultimo anno è stato bocciato un paio di volte, però lui ecco... gli sono interessata»Dice imbarazzata, Louis inizia ad agitarsi sulla sedia, vuole sicuramente saperne di più su tutto questo.
«Io e Zoe ci siamo conosciuti grazie a Jason che l’ha invitata ad una delle sue feste, da li è nata una specie di amicizia fra noi e ho cercato dimetterla in guardia su Jason»sembra restio a raccontare la storia, forse perché non vuole dire nulla che non garbi a Zoe
«Diciamo che senza giri di parola voleva che mi allontanassi da lui, dopo il primo mese ho iniziato a capire e mi sono avvicinata a Niall lasciando perdere Jason che però continuava a cercarmi, ad invitarmi alla feste e via dicendo»
«Ok! Fino a qui siete stati chiari ma questi lividi che vi ha fatto Jason a cosa sono dovuti?»Per la prima volta è Louis a parlare, non è per niente calmo anzi sta per scoppiare, le orecchie sono così rosse che si possono vedere sicuramente anche al buio.
«Beh io e sua figlia stando di più insieme, andando in bici e al parco abbiamo... beh»
«Abbiamo capito che ci piacevamo oltre l’amicizia»Interviene Zoe per aiutare Niall rosso come un pomodoro, Louis inizia a contare per non scoppiare ad urlare, io rido divertita, la questione è seria ma le reazioni di Lou sono troppo esilaranti, nemmeno i due ragazzi riescono a trattenere le risate.
«Quindi avete iniziato a frequentarvi e sicuramente è stato questo a far scattare Jason»Mia figlia annuisce alla mia affermazione cupa, si tocca li livido sulla mascella dolorante e abbasso lo sguardo sulle mie mani appoggiate al bancone.
«Jason è molto possessivo con le ragazze che sceglie e quando ha saputo delle nostre intenzioni ha fatto di tutto per dividerci e ci è riuscito»Niall perde quel poco di positività, il suo viso assume la stessa espressione di quello di Zoe, Lou finalmente si calma, smette di muoversi e ascolta attentamente cosa hanno da dire.
«Ci ha fatto litigare due giorni fa, ci siamo detti parole orribili e ci siamo divisi, solo che Jason si aspettava che corressi da lui, invece non è stato così e si è vendicato della cosa, ecco tutto!»Niall lancia un’occhiata di fuoco a Zoe, ovviamente non è tutto, lo si capisce benissimo ma quell’occhiata conferma la teoria mia e di Louis che ormai abbiamo fatto il callo a queste storie.
«Non è tutto, sua figlia ha delle compagne str... cattive che la insultano e che l’ultimo giorno di scuola l’hanno rinchiusa nell’armadietto dello spogliatoio e non è la prima volta! In più la colpa è mia se Jason gli ha fatto questi lividi. Lei mi ha chiesto di incontrarci per chiarire e darci un taglio, ero molto arrabbiato con lei, quindi non sono andato in orario all’appuntamento e quando sono arrivato non c’era»Si vede dai suoi occhi che è mortificato e deluso da se stesso, mi sembra quasi di rivedere Louis in quello sguardo, mi ha guardata in quel modo per tutto il tempo in cui sono rimasta in ospedale, si sentiva colpevole della mia malattia, anche se non è mai stato così.
«Taylor la mia amica mi aveva accompagnato a casa, voi non c’eravate e poi a quando sembra Niall è andato a vendicarsi di Jason e adesso siamo qui a spiegarvi tutto»Conclude Zoe senza mai alzare lo sguardo, è un periodo orribile per lei, uno di quelli che non vorrei mai che passasse, mi alzo dallo sgabello e le avvolgo le spalle chiedendole di alzarsi.
«So che vorresti chiarire con Niall, ma forse è ora che ti racconti una storia»Non ho mai detto hai miei figli ciò che ho passato nella mia adolescenza, ma forse questa storia può essergli di esempio per non compiere i miei stessi errori madornali.
Lou mi sorride e mentre esco si sporge in avanti verso Niall pronto a prenderlo per il colletto.
«Non ti azzardare a toccare quel povero ragazzo, sii garbato e fate amicizia»Niall e Zoe sorrido, mentre Lou sbuffa ancora in modo molto teatrale, esco dalla cucina e porto nel giardino Zoe per parlargli.

La questione sembra chiarita, Lou non ha ucciso Niall e sembra che gli stia simpatico, anche se non lo ammetterà mai e poi mai, Zoe sembra più tranquilla, quando le ho raccontato la storia si è messa a piangere e mi ha promesso che cercherà di dirmi tutto ciò che non va.
I due adesso stanno vagando per Doncaster in bicicletta, sono così dolci, spero che Niall sia per lei ciò che per me è Louis. Ellie continua a scalciare, non riesco neanche a stare seduta, sto passeggiando per il corridoio del piano superiore per far calmare il dolore, ma qualcosa di inaspettato mi blocca.
Abbasso lo sguardo e vedo ciò che non deve capitare, mi si sono rotte le acque prima del previsto,  mi appoggio al muro e chiamo Louis il più tranquillamente possibile, sono sicura che appena mi vedrà così inizierà ad agitarsi.
«Tutto bene Hazel?»Dice sconcertato dalla mia chiamata, gli sorrido in modo molto falso, aspetto che si avvicini per poi rispondergli.
«Benissimo Louis ma tua figlia Ellie vuole nascere prima, mi si sono rotte le acque»All’inizio non comprende ciò che dico infatti si mette a ridere, abbassa lo sguardo a terra e quando il suo cervello elabora ciò che ho detto sviene.
Rimango sorpresa e sconcertata, non è mai svenuto, sarà l’agitazione? I dolori iniziano ad aumentare e mi chino velocemente su di lui per prendergli il cellulare dalla tasca, compongo il numero della vicina e aspetto una sua risposta.
‹ Pronto Louis? ›    
‹ Salve signora James! Sa Louis è svenuto e mi si sono rotte le acque, potrebbe aiutarmi? › Chiedo disinvolta mentre Lou inizia a dare segni di ripresa, il dolore aumenta e se non mi affretto ed andare in ospedale mia figlia nascerà in casa.
‹ Per tutti i bambini! Arrivo subito tesoro non muoverti respira profondamente e non agitarti › Ringrazio la signora e stacco la telefonata, cerco di far riprendere Lou, gli do qualche schiaffo, ma nulla, suonano alla porta e per fortuna ci sono i gemelli ad aprire, decido di usare un tentativo, do un pugno a Lou nel basso ventre e finalmente si sveglia.
Scatta in piedi dolorante e spaesato, si gira più volte intorno mentre la signora James e suo figlio mi danno una mano, quando sono di nuovi in piedi il figlio ventenne della signora James mi sorregge da solo mentre la madre va da Lou in preda al deliro e lo colpisce in testa molto forte.
«Senti Louis tua moglie sta per partorire non fare il coglione e riprenditi»Gli urla colpendolo ancora, quella scena mi fa ridere e per un momento dimentico il dolore che sta aumentando di minuto in minuto.
Mi piego in avanti per via di una contrazione, respiro a fatica e stringo la mano del povero ragazzo che sta mantenendo la calma in modo molto naturale, mi scuso con lui per la stretta, ma lui non si lamenta, anzi mi chiede di fare tutto ciò che possa aiutarmi a non sentire dolore.
Sia lui che mio marito mi prendono in braccio e mi trasportano giù dalle scale per portarmi in ospedale, la signora James lascia un biglietto a Zoe, mentre prende i gemelli e li porta con se in auto, senza quella donna non saprei che fare, ci ha aiutato molte volte.
Il ragazzo che se non sbaglio si chiama Edward si mette alla guida e Lou mi affianca stringendomi la mano, continuo a fare respiri profondi, il dolore è più forte di quanto ricordo, nemmeno i gemelli sono nati con due mesi di anticipo, Ellie a quanto pare ha fretta di scoprire il mondo.
Stringo forte la mano di Lou, ho paura di partorire in auto, sento che non c’è la faccio, mia figlia non può nascere qui, ma non posso comandare sulla sua nascita, vedo in lontananza l’ospedale, tiro un respiro di sollievo e una contrazione mi fa piegare in avanti.
Edward non spegne l’auto scende di scatto mentre entra nella porta del pronto soccorso, Lou inizia ad aprire la portiera dell’auto, non riesco a muovermi, fa veramente più male del solito, per fortuna non ho i pantaloni o le cose sarebbero state peggio.
Due infermiere corrono verso di noi, una di queste chiede gentilmente a Louis di spostarsi mentre controlla il mio stato, ma dalla sua faccia non sembrano buone notizie.
«Niente sedia, portate una barella, la testa è quasi fuori»Spalanco gli occhi a quelle parole, non è possibile! Ed e Lou aiutano le due infermiere, il respiro diminuisce mentre mi trasportano verso la sala parto, il moro mi corre dietro tenendomi la mano, l’ho fatto ben tre volte, però questa mi fa molta più paura, non so il perché.
«Bene Haz dopo questa non ne faremo più vero!? Non voglio svenire un’altra volta»Commenta ironico Lou tenendomi la mano, sorrido divertita me il tutto viene bloccato da una contrazione atroce, l’infermiera mi incita a spingere più che potevo per far uscire in fretta la testa.
Mi sforzo il più possibile, maledico il giorno in cui ho deciso di fare figli ogni volta che devo partorire senza epidurale.
«Guarda il lato positivo... un regalo in più per natale»Vorrei tanto ridere, ma il dolore e tanto forte, do un’altra spinta e il dolore sparisce, un piccolo pianto riempie la stanza silenziosa, Lou sorride e inizia a piangere quando gli porgono nostra figlia Ellie.
«Quanto sei bella»Sussurra dandole un bacio sulla fronte e cullandola, guardo la scena commossa e stremata, la bambina non smette di piangere, quindi Lou me la mette sul petto e subito si calma, ha la testa piena di capelli biondi come mio fratello Jamie ed è molto piccola.
Piango anche io nel vederla, ogni volta è così, io non voglio figli, loro nascono ed io dimentico il dolore vedendo lo so quanto sono belli e dolci, vorrei rimanere così per sempre, ma so benissimo che l’infermiera deve portarla via per le visite essendo nata prematuramente ha bisogno di molte attenzioni.
«Non potevi farmi regalo migliore Haz»Lou mi da un bacio sulle labbra riportandomi a quando Zoe è nata, ho avuto così paura, mi trovavo ancora in una fase difficile della vita ma grazie a mia figlia sono riuscita a superarla meglio e con la nascita di Ellie sono sicura che sta per iniziare un capitolo nuovo e migliore della mia vita.
«Ti amo Lou»Sussurro stremata.
«Ti amo anche io Haz»Mi stringe la mano e poco dopo torna il medico per la visti di routine.

Ci troviamo tutti nella stanza dell’ospedale, di norma solo Louis può entrare quando c’è la bambina, ma quando Johanna ha iniziato a colpire il dottore con la borsetta le hanno permesso di fare ciò che voleva, Zoe ha portato pure Niall che sembra avere un’indole positiva sui bambini piccoli.
Vedere tutta la famiglia riunita in una piccola stanza solo per me e per Ellie mi fa capire quanto molto tempo prima sono stata stupida e avventata, a tornare indietro non lo avrei fatto, forse mi sarei evitata tutti i problemi che ho avuto, avrei comunque incontrato Louis e avremmo creato il nostro futuro forse in modo più tranquillo.
Comunque per adesso non voglio pensare al passato, voglio vivere ogni giorno come meglio posso, non voglio più soccombere al passato o ai miei sbagli, devo usarli e sfruttarli per aiutare i miei figli che potrebbero cadere come me in tentazioni più grandi di loro.
Spero solo nella loro felicita e che tutto da adesso vada bene, che capiscano quanto tenga a loro e che solo per quello alcune volte sono tanto protettiva. In fondo come diceva Leibniz “Amare è mettere la nostra felicità nella felicità di un altro”.

FINEEEEEEE!!!
Ok forse troppa euforia, comunque ecco un’altra storia che volge alla conclusione.
Ammetto che inizialmente non volevo neanche pubblicarla, la credevo un po’ bimbominchiosa e forse lo è, non lo so! Comunque mi sono divertita a scriverla e a vedere cosa ne pensavate, di solito non scrivo storie su base “normale” sono rare quelle che scrivo, ormai mi tengo sempre su base mafiosa o cose simili...
Ringrazio che c’è stato dall’inizio e chi mi ha sostenuto, in più io direi di fare un ringraziamento speciale a mia sorella Sharon che mi ha indirizzato sulla via della vita, perché ero indecisa se far morire qualcuno e lei mi ha persuaso dal farlo!
Detto questo non so cosa aggiungere, spero che leggerete la mia nuova fan fiction originale chiamata Catering e quella a sfondo mafioso chiamata Miss Strange su wattpad. vi lascio per l'ultima volta con il link del trailer di questa fan fiction 
Grazie ancora a tutti quanti un bacione immenso a chi si fermerà a questa lettura e un arrivederci per chi mi seguirà nelle mie altre storie.

 

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