He's my reflection.

di MartinsBieber
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I don't care about you. ***
Capitolo 2: *** I don't know why I want you. ***
Capitolo 3: *** I'm okay, I swear. ***
Capitolo 4: *** Only you, Zayn. ***
Capitolo 5: *** In your arms. ***
Capitolo 6: *** Your lips on my lips. ***
Capitolo 7: *** I'm so confused. ***
Capitolo 8: *** You're not sorry. ***
Capitolo 9: *** My heart beats for you. ***
Capitolo 10: *** You're mine. ***
Capitolo 11: *** I think I'm in love with you. ***
Capitolo 12: *** I trust you. ***
Capitolo 13: *** I'm crazy for you. ***
Capitolo 14: *** Sweet for you. ***
Capitolo 15: *** Football match. ***
Capitolo 16: *** It's not your fault. ***
Capitolo 17: *** I promise you. ***
Capitolo 18: *** Goodbye, I love you. ***
Capitolo 19: *** Lost. ***
Capitolo 20: *** Back for you. ***
Capitolo 21: *** First time. ***
Capitolo 22: *** Surprise. ***
Capitolo 23: *** Family time. ***
Capitolo 24: *** Misunderstandings. ***
Capitolo 25: *** Old life. ***
Capitolo 26: *** Problem. ***
Capitolo 27: *** Leave me alone. ***
Capitolo 28: *** Absence. ***
Capitolo 29: *** Birthday. ***
Capitolo 30: *** Let me love you. ***
Capitolo 31: *** Cold love. ***
Capitolo 32: *** Break me like a promise. ***
Capitolo 33: *** Distance between us. ***
Capitolo 34: *** Change my mind. ***
Capitolo 35: *** Kiss me like you wanna be loved. ***
Capitolo 36: *** Red lipstick. ***
Capitolo 37: *** One last time. ***
Capitolo 38: *** Always. ***
Capitolo 39: *** Happy. ***
Capitolo 40: *** Stay with me. ***
Capitolo 41: *** Reality. ***
Capitolo 42: *** Classy guy. ***
Capitolo 43: *** Trust. ***
Capitolo 44: *** Leaving. ***
Capitolo 45: *** Please, don't go. ***
Capitolo 46: *** Keep hope. ***
Capitolo 47: *** The first and the last. ***
Capitolo 48: *** Light and happiness. ***
Capitolo 49: *** Where it all began. ***
Capitolo 50: *** Don't stress, don't cry. ***
Capitolo 51: *** Play. ***
Capitolo 52: *** Ready to run. ***
Capitolo 53: *** Where do broken hearts go. ***
Capitolo 54: *** Stronger. ***
Capitolo 55: *** Get it right. ***
Capitolo 56: *** Indifference. ***
Capitolo 57: *** Not afraid anymore. ***
Capitolo 58: *** Just wanted to see you proud. ***
Capitolo 59: *** Jealous. ***
Capitolo 60: *** Move on, bitch! ***
Capitolo 61: *** I'm a mess. ***
Capitolo 62: *** Now I know. ***
Capitolo 63: *** Say goodbye. ***
Capitolo 64: *** Freedom. ***
Capitolo 65: *** Good for you. ***
Capitolo 66: *** Stand by me. ***
Capitolo 67: *** Thank you for being you. ***
Capitolo 68: *** Together. ***
Capitolo 69: *** We are infinity. ***



Capitolo 1
*** I don't care about you. ***


 

 

Era una delle tante noiose mattinate di scuola, quando la professoressa di scienze ebbe la splendida idea di dividerci in gruppi di due persone per lavorare ad un progetto scolastico su cui poi avremmo dovuto ricevere un voto.
«Bene, tu Jess, sarai in coppia con..» disse rivolgendosi a me per poi guardarsi intorno in classe, «Malik!» aggiunse poi, compiaciuta della sua scelta.
La mia bocca si spalancò senza rendermene conto, e così mi voltai verso il banco in ultima fila dove Zayn Malik era sdraiato con le gambe incrociate, le braccia dietro la nuca e gli occhi socchiusi.

«Malik! Che cosa stai facendo?» lo richiamò la professoressa, su di giri.
«Niente, prof» ridacchiò il ragazzo, biascicando una gomma da masticare.
«Adesso basta! Togli subito quelle gambe da sopra il tavolo, siamo a scuola!» lo rimproverò di nuovo la donna, ma invano.
Ero scioccata, avrei dovuto lavorare a coppia con quel ragazzo che era stato bocciato ben due volte, era un vero teppista e noto anche come playboy della scuola.
«Mi rifiuto di lavorare con lui, professoressa!» esclamai, alzandomi di colpo dal banco.
«Stà zitta signorina e tu, Malik, sputa quella gomma! Adesso!» gridò la prof, sempre più furiosa.
«Come vuole» rispose Zayn con un sorrisetto, e così fece. Sputò la gomma per terra e si sedette comodamente sul banco sotto le risate dei compagni.
«Professoressa, lo guardi! Non voglio lavorare con lui!» insistetti.

«Adesso basta! Mi state facendo andare fuori di testa, entrambi nell'ufficio del preside, adesso!» urlò ancora più forte la professoressa, rossa come un peperone.
Mi girai verso Zayn e gli lanciai un'occhiataccia rabbiosa, mentre lui mi rispose con un sorrisetto compiaciuto. Dio, odiavo quel ragazzo. 

«E' tutta colpa tua, non sono mai stata nell'ufficio del preside prima d'ora» brontolai, camminando nei corridoi deserti della scuola insieme a Zayn.
«Chi dice che dobbiamo andarci?» fece un sorrisetto beffardo.
«E dove vorresti andare, scusa?» chiesi.
«Vieni con me» disse, e così mi prese per mano.
Mi lasciai trascinare per un po' poi mi tolsi violentemente dalla sua presa: «non so cosa tu abbia in mente, ma dobbiamo andare dal preside, l'hai sentita la prof?» sbuffai.
«Non me ne frega un cazzo» ridacchiò, «sono stato bocciato due volte, cos'è due senza tre?»
«Sei proprio un idiota» gridai, «sta alla larga da me.»
«Stà zitta» sussurrò tappandomi la bocca con la mano e portandomi in un altro corridoio più stretto.
«Mollami» balbettai, una volta tolta la sua mano dalla mia bocca.
«Dobbiamo andare Zayn, non voglio guai!» ricominciai a gridare.
«Basta» disse d'un tratto, poggiò con forza le sue mani sul mio viso e mi zittì con un lungo bacio.
Rimasi impassibile, non credendo a quello che stava accadendo, ma per un motivo assurdo.. continuavo a baciarlo. Era più forte di me, e non me lo sarei mai aspettato.

«Che stai facendo?» dissi, non appena riuscii a staccarmi dalle sue labbra.

«Niente» rispose con un sorrisetto innocente.
«Stà alla larga da me, Malik» dissi abbassando lo sguardo, e iniziando a camminare verso l'ufficio del preside, ma mi sentii bloccare nuovamente per i fianchi.
«Non dirmi che non ti è piaciuto» lo sentii sussurrare al mio orecchio.
Ignorai le sue parole e sgattaiolai verso l'ufficio del preside, seguita da Zayn. 

Ma, nonostante lo negassi, non riuscivo a smettere di pensare a quello che era accaduto qualche minuto prima.




 

***



ehi gente,
questo è il primo capitolo della storia.
potrà sembrarvi banale all'inizio,
ma credo (e spero) che andando avanti vi ricrederete.
un bacio e alla prossima! x


 

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Capitolo 2
*** I don't know why I want you. ***



 

«Cosa c'è che non va in te?» brontolai, uscendo dalla porta del preside insieme a Zayn dopo la lunga ramanzina che ci aveva fatto, «adesso ci siamo beccati due settimane in punizione»
«Io ci sono abituato» ridacchiò soddisfatto.
«Si può sapere cosa c'è da ridere?» sbuffai, infastidita.
Ero davvero esasperata dal suo modo di prendere ogni cosa alla leggera.
«Beh, almeno passeremo un po' di tempo insieme» sussurrò, come se la situazione lo divertisse.
«Smettila Malik, con me non attacca» dissi con sguardo serio, smettendo di camminare.
«Cosa non attacca?» 
«Tutto quello che stai facendo, so benissimo della tua reputazione qui a scuola, di tutte le ragazze che ti sei portato a letto. Beh, sappi che con me il fascino del cattivo ragazzo non attacca» spiegai.
«Mmh» ridacchiò, fissandomi negli occhi. Sembrava non ne fosse convinto.
«Smettila di guardarmi così» dissi, cercando di nascondere l'imbarazzo. 
«Sei bellissima, non posso farci nulla» rispose senza togliermi gli occhi di dosso. E, per un secondo, mi lasciai quasi ipnotizzare dal suo sguardo.
«Sì, e chissà a quante altre ragazze l'avrai detto» alzai gli occhi al cielo.
«E quelle labbra..» ignorò le mie smorfie, fissandomi così intensamente da farmi arrossire. Sembrava mi stesse divorando con gli occhi.
«Per la cronaca, non ti azzardare mai più a baciar..» prima che potessi finire la frase mi ritrovai attaccata a lui. Le sue labbra erano di nuovo sulle mie, e anche stavolta, non ebbi la forza di staccarmi. Era più forte di me, c'era qualcosa in lui che mi attraeva da morire, nonostante non volessi ammetterlo.
Portò le sue grandi mani sulle mie guance e le strinse, come se non volesse più lasciarmi andare, e poi lasciò scivolare un braccio dietro la mia schiena.
Io dovevo ancora riprendermi a quel gesto del tutto inaspettato e spalancai la bocca per la sorpresa, ma il moro ne approfittò per invilarvi la sua lingua all'interno.
Non potevo negare la sua abilità da baciatore, certo, ma nonostante fosse tutto così fuori luogo e sbagliato io non riuscivo a trovare la forza per spingerlo via.
Dopo qualche minuto, fu lui ad allontanarsi e ancora con il mio viso tra le mani disse: «allora ci vediamo dopo per il progetto» fece il suo solito sorrisetto, rimise le mani in tasca e lo vidi scomparire tra i corridoi della scuola, ancora con il pensiero delle sue labbra sulle mie.

Quel pomeriggio io e Zayn ci saremmo incontrati in biblioteca per lavorare un po' al nostro progetto, anche se già immaginavo come sarebbe andata a finire: io studiavo, e lui stava senza far niente.
L'appuntamento era alle quattro, e Zayn ovviamente arrivò con mezzora di ritardo.
«Allora, ce l'hai fatta» dissi con le mani sui fianchi.
«Scusa piccola, ero andato a..» spiegò, ma lo interruppi all'istante.
Un brivido mi aveva percosso la schiena.
«Non chiamarmi così» lo interruppi immediatamente.
«Ok, scusa.. piccola» sorrise come un bambino.
Era insopportabile e adorabile allo stesso tempo.
«Oh, quanto ti odio» roteai gli occhi al cielo.
«Non si direbbe, sai?» ridacchiò, sedendosi su una poltroncina.
«Cosa vuoi dire?»
Mi tirò a sé e caddi sopra di lui. Alzai lo sguardo e mi trovai a due centimetri di distanza dalle sue labbra.. di nuovo. Ma questa volta non sarebbe successo nulla.
«Quando siamo così, sento tutto tranne che odio» sussurrò a bassa voce. Sentivo il suo respiro contro il mio.
Mi alzai di scatto e mi sedetti sulla scrivania, ignorando le sue parole.
«Allora, da dove iniziamo a studiare?» dissi, guardando altrove.
Lo sguardo di Zayn cambiò radicalmente, lo vidi alzarsi e iniziare a frugare tra i libri come se niente fosse.. era ovvio che ci era rimasto male.
Ma era meglio così, d'altronde non ci sarebbe potuto mai essere nulla fra noi.
Perciò meglio pensare solo alla scuola.
«Bene, allora su cos'è questo progetto che dobbiamo fare?» chiese Zayn con sguardo assente, ed evitando i miei occhi.
«Zayn, dai non fare così, parliamone» farfugliai spinta dal mio senso di colpa.
«Non c'è niente di cui dobbiamo parlare» fece una pausa, «se non di scuola, l'hai detto tu no?»
«E va bene» mi alzai di scatto infastidita, «facciamo questo maledetto progetto e basta!» e detto questo non ci rivolgemmo la parola per tutto il pomeriggio, o quasi, e mentre io lavoravo al progetto sul computer della biblioteca, Zayn frugava tra i libri, si sedeva sulla poltroncina e giocherellava con il telefono. Tipico. 
«Allora.. ci vediamo domani» sussurrai, al momento di andare via.
«A domani» rispose lui, con la stessa faccia assente di qualche ora prima.
Tornai a casa con una sensazione di disagio e anche tristezza che mi rimase fino alla mattina seguente.

Il giorno dopo a scuola, durante la ricreazione, mi accorsi che non trovavo Zayn da nessuna parte, così scesi in cortile dove sapevo lo avrei trovato.
E infatti era lì, appoggiato ad un muro, a fumare una sigaretta. Come sempre.
«Ehi» dissi timidamente avvicinandomi a lui.
«We» rispose, continuando a guardare altrove.
«Sei arrabbiato con me?» chiesi, fingendo che la cosa non mi interessasse.
«No» disse, togliendo la sigaretta dalla bocca per qualche secondo.
«Va bene» abbassai lo sguardo, avendo ormai capito che invece lo era.
Così feci per andarmene ma sentii prendermi per la mano e tirarmi all'indietro. 
«Non andare» disse.
«Non sembra che tu abbia molta voglia di parlare» sbuffai.
«Infatti no, non di parlare» disse d'un fiato, e ancora una volta, senza che potessi reagire lo vidi fiondarsi su di me e dopo un secondo le nostre labbra erano incollate le une alle altre. Il cuore riprese a battermi all'impazzata, e le sue mani che mi bloccavano il viso mi facevano ancora più sentir protetta.
Qualche minuto dopo realizzai di trovarmi nel cortile della scuola, sotto gli occhi di tutti, così lo allontanai di fretta.
«Devi smettere di farlo» brontolai, guardandomi intorno.
Molti ragazzi ci stavano fissando, e altre ragazze bisbigliavano tra loro.
«Di fare cosa?» chiese.
«Di baciarmi così, all'improvviso» dissi, imbarazzata.
Sentii il suo pollice tirarmi su il mento così che lo guardassi negli occhi. 
«Non lo farei..» mormorò, «se non fossi sicuro che tu non lo vorresti»
Tolsi la sua mano dal mio viso, e mi misi a braccia conserte: «sei un presuntuoso, Malik» sbuffai, ancora guardandomi intorno.
«Me l'hanno già detto» ridacchiò tutto fiero di sé.
«E anche lunatico! Fino a cinque minuti fa eri arrabbiato con me e adesso sei tornato come prima?» chiesi furiosa.
«Non sono mai stato arrabbiato con te, scema» fece un sorrisetto beffardo, «volevo solo vedere la tua reazione»
«Sei un coglione, lo sai?» sbottai, e così facendo mi allontanai per rientrare a scuola, ma sentii Zayn seguirmi.
«Non pensavo ti importasse se fossi arrabbiato con te o no» 
«Scherzi?» mi fermai all'istante e mi voltai verso di lui, «ieri sera sono stata malissimo per te, pensando a come mi ero comportata 'male' con te, e ora mi dici che volevi soltanto vedere la mia reazione?»gridai, e probabilmente mi resi conto di aver detto cose che sarebbe stato meglio tenere per me.
«Sei stata male per me?» chiese Zayn, incredulo.
In quell'istante, fortunatamente, suonò la campanella.
«Devo andare» dissi fredda, e stavolta non lo sentii bloccarmi per il braccio.
Mi allontanai verso l'aula, pensando e ripensando a quello che gli avevo detto.

 
 


***

 
ecco il secondo capitolo, spero vi piaccia!
Jess è sempre più confusa riguardo Zayn,
questa situazione la sta mandando fuori di testa.
un bacio e alla prossima! x
-marty.


 

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Capitolo 3
*** I'm okay, I swear. ***


 


Nel resto della mattinata ignorai completamente Zayn, e comunque lui non si fece avanti nel parlarmi. Se ne restò fermo con qualche amico, qualche ragazza, o a fumare un paio di sigarette. Anche se con la coda dell'occhio mi guardò spesso.
Quel pomeriggio dovevamo incontrarci di nuovo in biblioteca per lavorare al progetto, e sinceramente stavo considerando l'idea di fingermi malata.
Non volevo proprio vederlo, ma poi mi feci coraggio e andai all'appuntamento solo perchè altrimenti non avremo finito in tempo il progetto scolastico.
«Stavolta non sono io quello in ritardo» disse con tono beffardo, non appena entrai nella sala dove studiavamo in biblioteca.
Era seduto come al solito su una poltroncina con le gambe sulla scrivania.
«La smetti di comportarti sempre come se fossi a casa tua? Togli quelle gambe da lì» lo rimproverai.
«Scusi, professoressa» borbottò Zayn, facendo come gli avevo detto.
«Allora, hai trovato qualche libro utile mentre eri qui?» chiesi, guardando altrove.
«Mmh, questo» disse tenendo un libro in mano, «è utilissimo» aggiunse, soffocando una risatina.
«Fammi vedere, forza» sbuffai, strappandogli il libro di mano.
Girai per vedere la copertina e spalancai la bocca senza neanche rendermene conto. Era una rivista di donne nude.
«Zayn!» strillai. Lui mi ignorò e scoppiò in una grossa risata, e tutti gli altri nella sala si voltarono verso di noi.
«Sei proprio un idiota, non mi stancherò mai di ripeterlo» dissi, quasi col sorriso sul volto. Perché nonostante lo negassi, stare lui con mi divertiva.
«Mmh, finalmente hai sorriso» disse alzandosi dalla poltroncina, e posizionandosi di fronte a me. Lo vidi avvicinarsi sempre di più ma lo bloccai.
«No Zayn, basta» sussurrai, fissando a terra. Stavo andando contro la mia volontà, perchè morivo dalla voglia di baciarlo, ma non potevo. Non più.
Il nostro rapporto non aveva alcun senso.
«Mi manchi» sussurrò, facendo scivolare le sue grandi mani sui miei fianchi.
«Non sembrava così stamattina» dissi, staccandomi da lui, «quando parlavi tranquillamente con delle ragazze» aggiunsi, sedendomi su una sedia davanti la scrivania.
«Mmh, qualcuno qui è gelosa» ridacchiò soddisfatto.
«Per niente!» alzai le spalle, cercando di apparire convincente.
«Perfetto» rispose, sedendosi accanto a me, e iniziando a sfogliare qualche libro come se niente fosse. Lo guardai, e morivo dalla voglia di dirgli cosa provavo per lui.
Anche se non lo sapevo neanch'io cosa provavo.
Fortunatamente riuscimmo a mettere da parte i nostri pensieri e a concentrarci di più sul progetto. A fine giornata ci salutammo normalmente e tornai a casa.
Questa situazione mi stava uccidendo, avevo bisogno di chiarire con me stessa.
Nel giro di tre giorni sentivo che la mia vita fosse cambiata. 
E per merito di Zayn. Mi stava iniziando a piacere, non lo nego, ma non riuscivo ad accettarlo. Lui non era un bravo ragazzo, o meglio, non lo era agli occhi degli altri. 

«Jess!» mi salutò Niall la mattina dopo all'entrata della scuola.
«Ehi, come stai?» risposi. Niall Horan era sempre stato piuttosto presente, per me.
«Bene, tu? Che fine hai fatto?» chiese, mentre camminavamo entrambi per i corridoi della scuola.
«Niente, sono stata impegnata a lavorare al progetto di scienze! Tu invece, che mi dici di bello?»
«Niente di che. Umh, lavori con Malik al progetto, giusto?» chiese con uno strano tono di voce. Si grattò nervosamente la nuca.
«Emh, sì» risposi, non volendo ripensare a lui.
«Come vanno le cose fra voi?» 
«Alla grande» mentii, «beh, ora devo scappare in classe, perdonami. A dopo» accennai un sorrisetto e sgattaiolai in classe.
Mi voltai verso l'ultimo banco, ma Zayn non c'era.
Suonò la ricreazione, ed uscii nel corridoio quando vidi il moro venirmi incontro.
«Ehilà» esclamò, bagnandosi le labbra.
«Ehi, dove sei stato?» chiesi, sforzandomi di non mostrare troppo interesse.
Non volevo che Zayn pensasse di essere costantemente al centro dei miei pensieri anche se, in effetti, lo era.
«Mi sono svegliato tardi» rispose fissando il cellulare, «comunque sono venuto a dirti che oggi non posso venire in biblioteca, scusa.»
«Cosa? Perchè?» esclamai, seccata.
«Ho da fare..» balbettò con una misteriosa espressione in volto.
«Ma dobbiamo finire il progetto entro una settimana! Cos'hai da fare di tanto importante, eh?» chiesi infastidita.
«Devo uscire con una persona» sussurrò, guardando altrove.
Sembrava quasi che temesse una mia strana reazione.
«Non puoi farlo un altro giorno? Zayn, il progetto è importante» spiegai.
«Scusa piccola, ci vediamo domani ok?» esclamò in fretta, per poi rinfilarsi le mani in tasca e sparire tra i corridoi.
Suonò la campanella, ma ero troppo arrabbiata per rientrare in classe e volevo sapere cosa stava combinando quel ragazzo.
Mi feci spazio tra la gente e cercai di seguirlo, quando vidi una ragazza avvicinarglisi di colpo. Mi nascosi dietro il muro per non farmi scoprire, e sbirciai giusto in tempo per vedere Zayn e quella ragazza baciarsi. Spalancai la bocca, sconvolta.
Lei gli era appiccicata e spalmava le sue labbra su quelle di Zayn.
Tornai con la testa dietro il muro e fissai il pavimento.
Rimasi pietrificata per circa un minuto, o forse di più.
Mi sentivo come se qualcuno mi avesse appena pugnalato al cuore.
Sentii gli occhi farsi più gonfi e lucidi, ma non né comprendevo il motivo.
Mi ero affezionata a lui, nonostante lo negassi. Era più forte di me. 
Mi lasciai cadere a terra e piansi per circa dieci minuti.
Perchè lo stavo facendo? Lui non era il mio ragazzo, poteva fare ciò che voleva. Eppure, per uno strano motivo, avevo pensato che potessi piacergli.
Delle voci nel corridoio mi fecero risvegliare dai miei pensieri, così mi alzai, mi asciugai le lacrime con il braccio e mi incamminai verso l'aula come se non fosse successo niente.


 
 
***

poor Jess.
alla prossima, gente! x
un bacio,
-marty.
     


 

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Capitolo 4
*** Only you, Zayn. ***





Dopo la scuola, passai il resto della giornata chiusa nella mia camera.
Cercavo di pensare ad altro, ma la mente mi riportava a Zayn che baciava un'altra ragazza. Dio, che stupida che ero stata anche soltanto a credere che forse le cose tra noi sarebbero potute cambiare in meglio.
Come se non bastasse Niall mi riempiva di sms a cui ovviamente non avevo voglia di rispondere. Ero troppo impegnata a star male per un coglione.
Avevo sempre avuto ragione su di lui, ma non potevo rimproverarlo: è la sua vita, non è il mio ragazzo, fa ciò che vuole. Ma allora perchè baciarmi? 
Queste domande mi rimbombarono la testa per tutta la notte.
La mattina dopo, a scuola, cercai di ignorarlo il più possibile. In classe non mi voltai mai verso l'ultima fila, anche se sapevo che Zayn mi stava guardando. Al suono della ricreazione, sgattaiolai via dalla classe prima che lui potesse raggiungermi.
Stavo per entrare nel bagno delle ragazze, ma mi sentii afferrare per il braccio.
Mi venne quasi un colpo al cuore quando mi voltai e lo vidi lì, di fronte a me.
«Ehi» sussurrò - per la prima volta - impacciato, «tutto bene?»
«Sì, umh» ebbi un colpetto di tosse, «tutto benissimo» cercai di sembrare convincente.
«Ok» rispose, non del tutto convinto.
«Com'è andata ieri pomeriggio? Ti sei divertito?» chiesi con un finto sorriso sulle labbra.
«A proposito, senti, oggi possiamo vederci per il proget..» provò a dire, ma lo interruppi.
«Non c'è nessun progetto» dissi tutto d'un fiato.
«Eh?» aggrottò la fronte, confuso.
«Posso lavorarci benissimo da sola, non ti preoccupare, non voglio che sia un peso per te» boccheggiai con voce tremolante.
«Ma che stai dicendo? E' un lavoro a coppie» ribatté.
«Posso lavorare da sola, e poi fingere che lo abbiamo fatto insieme, ottima idea vero?» feci con finto entusiasmo.
«Senti» borbottò, diventando improvvisamente più rigido, «dimmi cos'hai» ordinò.
«Non ho niente, Zayn» alzai le spalle, guardandomi intorno.
«Cazzo, voi ragazze siete proprio strane» fece una smorfia e infilò le mani in tasca.
«Questo vallo a dire alla tua di ragazza!» alzai leggermente il tono di voce e subito dopo mi maledii mentalmente per aver parlato.
Zayn rimase immobile, in silenzio, a guardarmi sconvolto.
Mi voltai e vidi tutti gli altri studenti sul corridoio che ci stavano fissando.
Iniziai a correre tra la gente, volendo disperatamente che Zayn mi bloccasse come sempre, invece mi lasciò andare.

Quel pomeriggio ero a casa a lavorare al progetto, cercando di scacciare i brutti pensieri, quando sentii suonare il campanello. Ero sola in casa, quindi probabilmente era mia madre che tornava. Aprii la porta e invece mi trovai Zayn davanti.
Rimanemmo entrambi in silenzio per qualche secondo a guardarci.
«Ti va di fare una passeggiata? Ho bisogno di parlarti» mormorò, con sguardo assente.
«Non abbiamo molto da dirci, Zayn» scossi la testa.
«Invece sì» insistette. Era maledettamente bello, come sempre.
Lo guardai cercando di capire dove voleva arrivare, così chiusi la porta di casa e iniziai a camminare con lui al mio fianco.
«Allora, cosa dovresti dirmi?» chiesi, guardando altrove.
«Quello che mi hai detto stamattina, beh..» balbettò.
Per la prima volta in vita mia vidi Zayn cercare le parole giuste. 
«Non devi spiegarmi niente, davvero, hai la tua vita e io la mia.. è meglio così» lo anticipai.
«Mi dispiace se sei stata male per me, non volevo» replicò, prendendomi improvvisamente la mano.
«Non sono stata male per te» mentii.
Cercai di essere il più convincente possibile, anche se mi accorsi di non esserci riuscita.
«Ci tengo a te, voglio che tu lo sappia» sussurrò, iniziando ad accarezzarmi il viso.
Rimasi imbambolata un po', con il cuore che stava per esplodermi, ma poco dopo guardai in faccia la realtà e tolsi la sua mano dal mio viso. 
«Attento, la tua ragazza potrebbe vederci» feci un finto sorriso.
«Non è la mia ragazza, ok?» alzò gli occhi al cielo.
«Ok, come vuoi» alzai le spalle.
In quel momento sentii vibrare il mio cellulare e aprii il nuovo messaggio ricevuto: "Che ne dici se domani vieni con me alla festa in città? -Niall"
Dopo aver letto quel sms, decisi di divertirmi un pò. Sorrisi fissando lo schermo, e Zayn probabilmente se ne accorse.
«Mh, chi ti scrive?» chiese. Gli importava davvero?
«Oh, nessuno» risposi, continuando a fissare il telefono con uno sguardo incantato.
«Dai scema, dà qua» e detto questo afferrò il mio cellulare e lesse il messaggio.
«Ehy, ridammelo!» esclamai, e poco dopo riuscii a riprenderlo.
«E da quando tu esci con Horan?» chiese alzando un sopracciglio. 
Era forse geloso? Pff, impossibile.
«Affari miei» sorrisi soddisfatta, «ci vediamo domani»
E così me ne tornai a casa, lasciandolo lì con mille pensieri.
Ma forse era quello che si meritava.

La mattina seguente mi svegliai stranamente felice. Forse perchè era Sabato. Comunque il pensiero di Zayn insieme all'altra ragazza riaffiorava in mente spesso, e spezzava quegli attimi di felicità.
Ma adesso era il momento di smetterla con questa storia, ero stufa di star male per lui.
Ora c'era anche di mezzo Niall, gli avevo promesso che quella sera sarei andata alla festa con lui. E la cosa brutta è che.. ci sarebbe stato anche Zayn.

«Non vedo l'ora che arrivi stasera» mi disse Niall mentre passeggiavamo, all'uscita da scuola.
«Già, anch'io» accennai un sorrisetto forzato.
«Ti passo a prendere alle 21, ok?» chiese con entusiasmo.
«Niall, veramente io..» provai a dire, ma lui non mi lasciò terminare la frase.
«Perfetto allora! Ci vediamo stasera» mi fece un occhiolino e sgattaiolò via.
Bene, ora ero davvero incastrata.
Non sapevo se me la sentivo di trovarmi di fronte a Zayn e, probabilmente, la ragazza che aveva baciato. Ma come avevo già detto, era arrivato il momento di andare avanti.

Quel pomeriggio passò stranamente in fretta, forse a causa dell'ansia che mi divorava. Iniziai a mettere sotto sopra la mia camera dal disordine, alla ricerca di un vestito da mettere. Dopo mezzora di disperate ricerche, trovai un vestitino nero ed attillato. Non era proprio il mio genere, ma avevo intenzione di far colpo su Niall, quella sera.
Umh, sì certo, Niall. Ogni mia azione era collegata a Zayn, e non riuscivo a negarlo. 



Alle 21.00, ero già pronta da un'ora. Gironzolavo per casa con mia madre che mi ripeteva di essere bellissima. Sentii il clacson di un auto all'esterno, e, dopo aver salutato la mamma, corsi fuori di casa.
«Sei bellissima» mi salutò Niall, con lo sportello dell'auto in mano, e facendomi accomodare accanto a lui.
«Grazie» risposi, sedendomi.
Arrivammo dopo circa dieci minuti, e il locale era già affollato. Pieno zeppo di ragazzi della mia scuola, e non potei fare a meno di guardarmi intorno per vedere se lui era già qui.
«Torno subito, vado a salutare un amico» mi sussurrò Niall all'orecchio, per poi scomparire tra la folla.
Annuii, continuando a guardarmi intorno, quando i miei occhi si posarono su Zayn che discuteva pesantemente con una ragazza. Non riuscii a capire cosa stessero dicendo a causa della musica troppo alta, ma vidi la ragazza correre via furibonda. 
Mi sentii come se improvvisamente la serata fosse migliorata.
Così, passai davanti a Zayn fingendo di non vederlo.
«Jess?» mi chiamò, dietro di me.
Mi voltai, e vidi Zayn squadrarmi dalla testa ai piedi, bagnandosi le labbra. 
Arrossii, «ehi, non ti avevo visto!» mentii.
«Sei bellissima» sorrise, continuando a fissarmi dal basso.
«Grazie» risposi timidamente. Anche lui era meraviglioso, più del solito.
«Che fai tutta sola?» chiese, avvicinandosi.
«Umh, nulla, sono con Niall che è andato a salutare un amico..» dissi.
«Siete appena arrivati e già ti lascia sola? Mmh..» scosse la testa.
«E tu perchè sei solo?» chiesi.
«Lo sai che sono un tipo solitario» ridacchiò, estraendo dalla tasca un pacchetto di sigarette, «mi accompagni fuori?» 
«Veramente io stavo aspettando Niall..» provai a ribattere, guardandomi intorno.
«Dai, vieni» sorrise, afferrandomi per mano. Aveva forse capito dal mio sguardo che volevo andare con lui?
Sentii un brivido percorrermi tutta la schiena solo a sfiorare di nuovo la sua mano.
Uscimmo nel parcheggio e Zayn accese una sigaretta.
Lo guardai e, per l'ennesima volta, mi ritrovai ad ammirare la sua bellezza. Poco dopo iniziai a tremare; indossavo un vestitino piuttosto corto, e a quanto pare Zayn se ne accorse.
«Hai freddo?» chiese, estraendo cerchi di fumo dalla bocca.
«Nono, sto bene» accennai un sorrisetto, continuando a tremare.
Zayn sorrise, e mise il suo giacchetto sulle mie spalle. Proprio una scena da film, complimenti Malik!
«Grazie» ripetei a voce bassa, arrossendo timidamente.
«E di che» rispose, con la sigaretta ancora in bocca.
«Jess! Sei qui fuori?» era la voce di Niall. Mi stava cercando.
«Niall! Sì, sono qui» lo chiamai, e lo vidi incamminarsi verso di noi. Zayn lo ignorò, continuando a fumare come se niente fosse.
«Non ti trovavo..» continuò Niall.
«La prossima volta non lasciarla da sola, allora» lo provocò Zayn, con un sorrisetto di sfida sulle labbra.
«Non rompere il cazzo, Malik» sbottò il biondino.
Zayn gli si avvicinò e lo afferrò di colpo per la maglia, «altrimenti?» 
«Zayn! Fermatevi ragazzi, state calmi» mi intromisi, cercando di separarli.
Niall si tolse dalla presa di Zayn e mi afferrò la mano, «andiamo, Jess, torniamocene dentro»
Annuii timidamente ed entrai dentro, lasciando Zayn da solo. Morivo dalla voglia di tornare da lui, abbracciarlo, baciarlo, e stringermi tra le sue braccia.
Ma questo maledetto orgoglio mi stava frenando sempre di più.



 

***



 

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Capitolo 5
*** In your arms. ***


                                                                          




«Stai bene?» mi chiese Niall, una volta rientrati nel locale.

«Sì, umh, perchè?» replicai, ancora un po' distratta.
«Sei pallida» disse, squadrandomi attentamente.
«Sarà per il freddo, ma ora sto bene, tranquillo» mentii. Non stavo bene.
«D'accordo.. andiamo a ballare?» propose, accennando un sorriso speranzoso.
Ballare era l'ultima cosa che avevo voglia di fare in quel momento, ma annuii e presi la mano di Niall lasciandomi trascinare in pista. Forse un ballo con lui mi avrebbe fatto smettere di pensare a Zayn.
Improvvisamente partì una musica lenta e varie coppiette arrivarono in pista e iniziarono a ballare abbracciati.
Mi sentii piuttosto a disagio, anche perchè Niall mise le mani sui miei fianchi e iniziò a ballare con me. Decisi di dargli un'opportunità, in fondo era un ragazzo così dolce e gentile, al contrario di Malik. Ma perchè ero cotta di uno stronzo, allora?

Chiusi gli occhi continuando a danzare, mentre sentii la mano di Niall posarsi sul mio viso. Iniziò ad accarezzarmi dolcemente ed io aprii subito gli occhi. Ci fissammo per un po' poi, con mia sorpresa, posò le sue labbra sulle mie. Spalancai gli occhi di colpo, ma lui continuò a baciarmi, sempre più intensamente.
Alla fine riuscii ad allontanarlo.
«Niall!» esclamai, guardandomi intorno. Il mio primo pensiero fosse che Zayn non ci avesse visto.
«Scusa, non pensavo ti desse fastidio..» mormorò, imbarazzato.
«No, scusami tu, non sono stata chiara con te» spiegai, con le mani tra i capelli, «mi dispiace ma.. tu per me sei solo un amico» 
L'espressione sul viso di Niall si fece diversa. Triste, ma allo stesso tempo arrabbiata. 
«Mi dispiace..» continuai, mordicchiandomi nervosamente le unghie.
«E' per quello lì, vero?» chiese, non guardandomi negli occhi.
«Chi?» balbettai.
«Non fare la finta tonta, è per Malik, vero?» domandò.
Rimasi in silenzio per un po', cercando di non assumere nessuna strana espressione in viso.
«Lo sapevo..» scosse la testa, «sono stato uno stupido»
«Niall, non dire così per favore! Non c'entra niente Zayn, davvero» cercai di sembrare convincente. Avevo combinato un bel casino!
«Raccontale a qualcun altro le tue stronzate, scommetto che hai accettato di venire qui stasera soltanto per farlo ingelosire» sbottò. Era davvero irriconoscibile, non lo avevo mai visto così arrabbiato.
La cosa che mi faceva più male era che.. aveva ragione.
Non volevo ammetterlo, ma sì, ero andata alla festa con Niall solo per quello.
«Niall, mi dispiace..» sussurrai, divorata dai sensi di colpa.
Lui non rispose e uscì dal locale furioso, sbattendo la porta. Molte persone si voltarono a guardarmi, ma io avevo già gli occhi gonfi e desideravo tutt'altro che farmi vedere così. Uscii nel parcheggio, quando sentii degli strani rumori. Solo allora mi venne in mente dove fosse andato Niall.
Iniziai a correre, anche se piuttosto lentamente a causa dei tacchi alti, verso il posto in cui ero con Zayn prima e li trovai a picchiarsi. Spalancai la bocca, e mi precipitai su di loro cercando di separarli ma fu troppo tardi. Zayn aveva appena dato un pugno in faccia a Niall, che cadde a terra.
«Niall!» gridai, piegandomi a terra su di lui. Aveva la bocca sanguinante. 
«Lasciami stare» borbottò, cercando di allontanarmi.
Lo aiutai a rialzarsi e subito dopo mi diede uno spintone.
Fortunatamente Zayn mi prese per un braccio, poi andò incontro a Niall ancora una volta ed io riuscii a bloccarlo.
«Non provare mai più a toccarla!» gli gridò, ma Niall era ormai lontano. Zayn si voltò verso di me e mi guardò preoccupato.
«Stai bene?» chiese, a bassa voce.
«Sì, ma non avresti dovuto picchiarlo» alzai gli occhi al cielo.
«Lui è venuto da me, e se l'è cercata» sbuffò.
«Ha ragione ad avercela con me» abbassai lo sguardo.
«Perchè?»
«Mi sono comportata male con lui, l'ho illuso» confessai.
«Lui non ti interessa, quindi?» sembrava quasi sollevato.

«Lo vedo come un amico..» alzai le spalle. Perché ne stavo parlando con Zayn? Era lui la causa di tutto.
«E per questo se l'è presa con me?» fece una smorfia.
«Niall ha pensato che fossi tu a piacermi..» ammisi, guardando altrove.
Rimase in silenzio a fissarmi per qualche secondo, «ed è vero?»
«Dio, no..» balbettai, con voce tremolante. 
Zayn sorrise. Dio, non ero brava a mentire.

Per quanto avessi voluto dirgli la verità, ovvero quello che provavo per lui, non ci riuscii. Era più forte di me. 
Lui sapeva che la mia risposta non era vera, o almeno credo.
Però non fece nulla, non provò nemmeno a baciarmi, come faceva un tempo.
E mi mancava la sua sfacciataggine nel farlo, anche nei posti più assurdi, davanti a tutti. Ma ormai le cose erano cambiate.
«Vieni, ti riaccompagno a casa» disse, a fine serata.
E così, tornai in auto con lui. Lo salutai semplicemente con un sorriso, ed entrai in casa. Salii in camera mia e mi buttai sul letto a piangere. Non avevo un vero e proprio motivo per farlo, eppure ero così nervosa, e l'unica cosa che sembrava calmarmi era piangere. Ero confusa, provavo dei sentimenti piuttosto forti per Zayn, ma lui era stato con un'altra, anche se poi pare che abbiano litigato alla festa. Niall mi aveva baciato, poi se n'era andato e adesso non vuole saperne più nulla di me.
Forse sono davvero io quella sbagliata.

Lunedì, a scuola, ricominciò la solita storia. La professoressa di scienze ci ricordò la scadenza del progetto tra circa una settimana, e alla fine delle lezioni, mentre stavo sistemando i libri, Zayn mi venne incontro.
«Heilà» disse. Il solito ciuffo ribelle ben sistemato, il suo bellissimo sorrisetto da svenimento, e le braccia conserte.
«Ehi..» accennai timidamente un sorriso.
«Allora, oggi ci vediamo per il progetto?» chiese. Sembrava impaziente.
«Se non devi uscire con nessuno, ok..» lo presi in giro.
«Jess, smettila» sbuffò, diventando improvvisamente serio.
Alzai lo sguardo verso di lui, «di fare cosa?» 
«Di ripensare a quella storia» borbottò.



Per la prima volta, quel giorno, entrambi arrivammo in biblioteca in perfetto orario.
«Miracolo, sei arrivato puntuale!» esclamai.
«Ti ricordo che la scorsa volta sei tu quella che è arrivata dieci minuti dopo» ridacchiò lui.
«Ma la prima volta tu sei arrivato mezzora dopo, quindi non hai diritto di lamentarti» sorrisi in segno di sfida.
Si mise a ridere, «è vero, scusa..»
«Non devi scusarti, scherzavo» alzai le spalle.
«Non mi stavo scusando per quello..» sussurrò, avvicinandosi. Ci risiamo, le farfalle nello stomaco..
Rimasi un attimo in silenzio, «e.. per cosa?» chiesi.
«Per.. tutto, insomma, ti ho fatto star male e me ne sono reso conto soltanto adesso» abbassò lo sguardo.
«Ma no, tranquillo» balbettai. Mi aveva preso alla sprovvista.
«Invece no, mi sono comportato da stronzo» si mise una mano dietro la nuca.
«Zayn, tu puoi fare quello che vuoi, non devi spiegarmi niente» continuai.
«Lo so, ma ho sbagliato lo stesso» insistette, «comunque non c'è stato nulla fra noi.. insomma, tra me e quella ragazza che hai visto, non significava niente»
«Ah.. beh, non devi giustificarti» sussurrai, «d'altronde, anche io ho baciato Niall..» 
Il suo sguardo si gelò di colpo, «tu cosa?» 
Feci un passo indietro, «tecnicamente mi ha baciato lui..»
«Quel figlio di put..» borbottò, ma lo interruppi.
«Zayn, per favore»
Rimase in silenzio per un po', poi si avvicinò e afferrò le mie mani.
«Il solo pensiero che qualcun altro ti abbia toccata..» chiuse gli occhi, serrando la mascella.
«E allora perchè non l'hai fatto tu?» sbottai, «perchè hai permesso che tutto questo succedesse? perchè mi hai abbandonata così, permettendo che qualcun altro mi baciasse?» 
L'espressione sul viso di Zayn si fece afflitta, e le sue mani si posarono sul mio volto. Iniziò ad accarezzarmi le guance e poi si soffermò sui miei occhi leggermente lucidi.
«Non piangere, ti prego» mormorò. Era così vicino che sentivo il suo respiro sulla mia pelle.
«Scusa, io non ce la faccio..» mi coprii il viso con le mani per la vergogna.
«Ehi, ehi, guardami» sussurrò, alzandomi il mento e costringendomi a guardarlo negli occhi.
«Voglio che tu stia bene, capito?» ordinò.
Sorrisi leggermente, ancora con qualche lacrima che mi colava sul viso.
«Vieni qui» spalancò le braccia, ed io non esitai a rifugiarmi al suo interno, stringendomi a lui in lungo abbraccio.
Improvvisamente tutti i pensieri sembravano svaniti, tra le sue braccia mi sentivo così protetta.
Non desideravo nient'altro al mondo che lui.







                                                                                                     






Ecco il nuovo capitolo *w*
Che carini questi due, eh? Zayn si sta addolcendo parecchio..
Ahah okay, lascio a voi i commenti!
Baci.

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Capitolo 6
*** Your lips on my lips. ***


                                                                         




«Beh, ora sarà meglio mettersi a studiare un po'..» sussurrai poco dopo, allontanandomi dal suo abbraccio.
«Oh, fanculo il progetto, vieni qui» ribatté tirandomi nuovamente a sé. Mi bloccò il viso poggiandovi le sue mani, e mi zittì con un bacio. Sembrava fossero passati anni dall'ultima volta che le sue labbra erano sulle mie, eppure sentivo ancora le farfalle danzarmi nello stomaco.
Intrecciai le braccia dietro il suo collo e continuai a baciarlo. Sentii la sua mano accarezzarmi la schiena, per poi scendere sempre più in basso.
«Zayn, c'è gente qui..» sussurrai, a pochi centimetri dalle sue labbra.
«Non mi importa» balbettò con un tono di voce eccessivamente erotico, mentre lasciava tanti piccoli baci sul mio collo.
Lo allontanai di forza, «Zayn, davvero, non possiamo, non qui» scossi la testa. 
«Mi sono mancate le tue labbra» mormorò, avvicinandosi nuovamente.
«Solo le mie labbra, oppure ti sono mancata io?» alzai un sopracciglio.
Sorrise e posò le mani sui miei fianchi, «non fa molta differenza»
«Beh, resta il fatto che siamo venuti qui per studiare, quindi mettiamoci a lavoro» replicai, andandomi a sedere davanti una scrivania.
«Dobbiamo proprio?» sbuffò lui.
«Sì» annuii, «ma se ci sbrighiamo, oggi potremmo riuscire a finire il progetto e.. domani sarò tutta tua» sorrisi.
«Mmh» si inumidì le labbra, «allora che stiamo aspettando? studiamo!» aggiunse, sedendosi affianco a me.
Scoppiai a ridere e aprii i libri. Finalmente le cose tra noi sembravano andare bene.


Grazie all'impegno improvviso di Zayn, riuscimmo a terminare il progetto quel pomeriggio. 
«Ehi, senta, professoressa» borbottò Zayn la mattina dopo a scuola, «potrei chiederle una cosa?»
Tutti ci voltammo verso l'ultima fila, dove stranamente era seduto in maniera composta. Non era da lui rivolgersi all'insegnante, di solito se ne stava tutto il tempo a dormicchiare sul banco o per fatti suoi.
«Sì, Malik? Cosa c'è?» chiese la prof, anch'ella sorpresa.
«Vorrei cambiare posto» disse con tono deciso. Che diavolo aveva in mente?
«Non ci sono posti liberi, Malik, soltanto il banco affianco al suo è vuoto..» rispose la professoressa.
«Allora vorrei qualcuno qui vicino a me, che magari potesse aiutarmi un po'.. non crede che ne abbia bisogno?» chiese Zayn con un sorrisetto innocente.
«Certo Malik, ma non credo che qualcuno voglia sedersi in ultima fila» rispose la prof.
«Magari la signorina Jessica vorrebbe..» mormorò Zayn, trattenendo una risata. Lo sguardo della prof e degli altri compagni si concentrò su di me.
«Io?» esclamai sorpresa, «voglio dire, sì, umh, va bene» balbettai, non del tutto convinta.
«Bene, allora da domani ti trasferirai in ultima fila» annunciò la prof, «ora riprendiamo la nostra lezione»
Mi girai verso Zayn e lo fulminai con lo sguardo, mentre lui si limitò a rispondermi con un occhiolino beffardo.

Suonò la campanella, e dopo che tutti fossero usciti, andai incontro a Zayn.
«Come ti è venuto in mente?» sospirai.
«Voglio partecipare più spesso alla lezione, e ho pensato che tu potessi aiutarmi» ridacchiò.
«Sì, certo» scoppiai a ridere.
«Dai, l'ho fatto per passare più tempo con te» confessò, mostrando un adorabile sorrisino.
«Come farò a seguire la lezione in ultima fila?» sbuffai.
«Dai, secchiona, a che ti serve pensare alla lezione con me affianco?» sorrise maliziosamente, avvicinandosi a me.
«E' proprio questo che mi preoccupa..» ricambiai il sorriso, per poi posare le mie labbra sulle sue. Mi afferrò per i fianchi continuando a baciarmi, per poi prendermi in braccio e farmi sedere sulla cattedra, con lui di fronte. Allargai le gambe per poi attorcigliarle dietro il suo bacino, continuando a baciarlo sempre più intensamente. Le sue mani scivolarono sulle mie gambe, poi Zayn le fece scivolare sul mio sedere.
«Zayn..» gemetti nel bacio, quando la sua lingua si scontrò con la mia.
«Stavolta non c'è nessuno, dovrebbero essere già usciti tutti..» sussurrò con voce roca, per poi rincollare le sue labbra sulle mie.
Eravamo entrambi in preda all'eccitazione, e non era da me comportarmi in quel modo. Quel ragazzo mi aveva mandato in tilt il cervello.

«O forse non proprio tutti» sentii una voce in aula. 
«Niall!» esclamai imbarazzata, scendendo immediatamente dalla cattedra e staccandomi da Zayn. 
«Ti sei già data da fare, vedo» bofonchiò il biondino, con aria disgustata. 
«Senti Niall, io sono stata sincera con te..» mormorai, cercando di avvicinarmi a lui. Zayn, al mio fianco, aveva uno sguardo nervoso e le vene in risalto sul collo.
«Sì, talmente sincera che mi hai usato per far ingelosire questo coglione» borbottò.
Zayn continuava a fare come se non ci fosse nessuno in stanza. Guardando altrove, con le braccia conserte, ma dallo sguardo si notava che stava per esplodere.
«Niall, mi dispiace se ci sei rimasto male, io non avrei mai voluto ferirti» dissi, «mi sarebbe piaciuto restare amici»
«Amici?» ripeté Niall scoppiando in una fragorosa risata, «ma smettila, puttana» 
«Adesso basta» sbottò Zayn, gettandosi su Niall e nel giro di pochi secondi erano già l'uno contro l'altro a picchiarsi.
Lanciai un gridolino e mi avvicinai di colpo a loro cercando di separarli, ma niente, era come se non ci fossi.
Vidi Zayn buttare Niall a terra per poi sedersi sopra di lui e sferrargli vari pugni sul viso. Era una scena orribile.
«Zayn!» gridai, «ti prego, fermati!»
Entrambi continuavano ad ignorarmi, ed io non sapevo più cosa fare. A scuola non c'era più nessuno, erano tutti usciti, visto che la campanella era suonata da più di dieci minuti.
Ad un tratto vidi Niall rialzarsi con un occhio nero per poi bloccare Zayn e, quando pensavo che fosse tutto finito, gli sferrò un pugno in faccia, facendolo cadere a terra.
«Zayn! Oh mio Dio!» gridai gettandomi a terra accanto a lui, «stai bene?» chiesi preoccupata.
Alzai lo sguardo e vidi Niall andarsene dall'aula.
«Quel bastardo» sibilai.
Vidi Zayn alzarsi lentamente dal pavimento con il mio aiuto, aveva il labbro sanguinante.
«Stai bene?» gli chiesi, ancora una volta.
«Sì..» borbottò, «tu stai bene?» 
«Io? Certo che sto bene, non sono io quella che ha appena ricevuto un pugno in faccia» sorrisi leggermente, cercando di alleviare la tensione.
«Tanto per dirla tutta, io gliene ho dati di più» ridacchiò.
«Sei incredibile» scoppiai a ridere, «però adesso devi sciaquarti la bocca, sei pieno di sangue»
Mi faceva male guardarlo così. Per colpa mia.
«Ehi, so cosa stai pensando» sussurrò, «non è colpa tua» era come se mi leggesse nel pensiero.
«Sì invece.. litigate per me» sospirai, abbassando lo sguardo. 
«Nessuno ti chiama puttana, ok?» ringhiò. 
Sorrisi leggermente e mi strinsi tra le sue braccia.
«Grazie» mormorai contro il suo petto, «di tutto»
Lo sentii poggiare il suo mento sulla mia testa, e avvolgermi con le sue braccia. Rimanemmo così per circa due minuti, poi un rumore nel corridoio ci riportò alla realtà.
«Dobbiamo andare» dissi in fretta. Mi prese per mano, ed uscimmo da scuola.

Dieci minuti dopo eravamo a casa mia. Lo avevo convinto a farsi aiutare un po'. Per mia fortuna eravamo soli in casa, così presi le chiavi dalla tasca ed aprii la porta.
«Ti ho già detto che sto bene» sbuffò Zayn, chiudendo la porta alle sue spalle.
«Voglio solo disinfettare il taglio» risposi, correndo al bagno per prendere l'occorrente.
Tornai sul divano e, dopo essermi seduta sul divano accanto a lui, iniziai a tamponare la ferita con dell'ovatta mentre Zayn era immobile e continuava a fissarmi.
«Ah, la mia infermierina sexy» si inumidì le labbra, facendomi ridere.
«Riesci a fare il cretino anche in momenti come questi» alzai gli occhi al cielo.
Lui ricambiò il sorriso e poi iniziò a boccheggiare, probabilmente per il dolore.
«Ti fa male?» chiesi, preoccupata.
«Brucia un po', ma non è niente» rispose, senza staccare gli occhi dai miei.
Posai l'ovatta sul tavolino e poggiai la testa sulla sua spalla.
«Scusami» sussurrai, «è tutta colpa mia»
«Smettila» mi rimproverò, «tu non hai fatto niente, quante volte te lo dovrò ripetere?»
Annuii cercando di autoconvincermi e mi strinsi più a lui.
«Io avrei in mente qualcos'altro per far passare il dolore..» mormorò, con un sorrisetto beffardo stampato in faccia.
Si avvicinò lentamente e poggiò le sue labbra sulle mie, ancora una volta. I suoi baci erano come una droga, per me. Ormai non potevo più farne a meno. In realtà, non potevo più fare a meno di lui.

Nonostante avesse un labbro spaccato continuava a darsi da fare e impossessarsi della mia bocca, «direi che sei un'ottima infermiera..»
Sorrisi nel bacio, e sfiorai nuovamente le sue labbra con le mie. Dio, baciava così bene.
Ma la magia del momento fu interrotta dal rumore della serratura: era mia madre.







                                                                 






Ecco il sesto capitolo c:
Jess è sempre più vittima della Malik mania, lol
Ormai è proprio cotta, sisi. Ma lui?..



​Lasciate una recensione :**
Continuo presto, bacii.

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Capitolo 7
*** I'm so confused. ***



                                                                     




«Oddio, vieni»
sussurrai subito a Zayn, per poi prenderlo per mano e trascinarlo in camera mia, chiudendo la porta alle mie spalle. 

«E' meglio che tu vada..» gli spiegai, in preda al panico. L'ultima cosa che volevo era che mia madre mi trovasse a casa con uno sconosciuto.
«Vuoi farmi buttare dalla finestra?» esclamò, spalancando la bocca.
«Non ho altra scelta» alzai le spalle, spingendolo in fretta.
«Questa me la paghi» borbottò.
«Scusa, ma non penso sia una buona idea farti vedere qui da mia madre» scossi la testa.
«Va bene» sospirò, scavalcando la finestra.
«Siamo al primo piano, non è molto alto, ce la potresti fare a scendere» ridacchiai.
«Brava eh, non ti preoccupi per niente» sbuffò, continuando a guardare in basso
«Ci vediamo domani a scuola.. mi perdoni?» accennai un sorrisetto innocente.
Zayn incominciò a calarsi dal balcone e poi sentii un tonfo. Era saltato a terra. Mi affacciai di corsa e lo vidi sotto. 
«Dovrai farti perdonare per questo» brontolò, strofinandosi le mani.
Sorrisi, gli schioccai un bacio con la mano e poi chiusi la finestra, uscendo dalla camera.
«Ehi, non ti ho sentita rientrare!» dissi, salutando la mamma che nel frattempo era in salone.
«Sì, oggi sono uscita prima da lavoro, per fortuna» rispose, poggiando la borsa.
«Già, per fortuna..» ripetei. Al diavolo, mi aveva rovinato il pomeriggio con Zayn.

La mattina dopo stavo per entrare a scuola quando vidi Zayn di fronte al cancello. 
«Buongiorno» curvò le labbra in un sorrisetto beffardo.
«Hey, buongiorno» risposi, mettendomi di fronte a lui. 
Prese improvvisamente il mio viso tra le mani e mi rubò un bacio, uno di quelli profondi e che devono essere approfonditi. Così non persi tempo e lasciai che la sua lingua scivolasse nella mia bocca, allungando le braccia dietro il suo collo. Nel frattempo le sue mani erano scese lungo i miei fianchi e poco dopo arrivarono ben poggiate sul mio sedere. Non esagerare, Malik!
«Zayn, non qui, dobbiamo entrare a scuola..» mormorai, staccandomi leggermente da lui.
«Ma io voglio stare un po' con te» fece una smorfia, continuando ad abbracciarmi.
«Staremo insieme in classe» ridacchiai.
«Intendevo da soli» puntualizzò, guardandosi intorno. Eravamo circondati da ragazzi che stavano entrando a scuola.
«Facciamo oggi pomeriggio?» proposi, cercando di staccarmi da lui. Mi sentivo leggermente in imbarazzo.
«Nah, meglio adesso» sorrise maliziosamente.
«Zayn..» sbuffai. Perché a lui non riuscivo a dire di no?
«Ssh» sussurrò, strinse la mia mano per poi trascinarmi dall'altro lato della strada, camminando per delle vie deserte.
«Si può sapere dove mi stai portando?» chiesi, continuando a camminare al suo fianco.
«Qui» disse fermandosi, «dove possiamo stare un po' da soli»
«E la scuola?» chiesi, preoccupata.
«Possiamo entrare un'ora dopo..» si bagnò le labbra. Non sapevo cosa avesse in mente, ma non lo avrei lasciato fare tanto facilmente.
«No Zayn, dobbiamo entrare adesso» cercai di ribattere, ma lui sembrava che non mi ascoltasse nemmeno.
Appoggiò la schiena su un muretto per poi tirarmi a sé, iniziando a lasciare tanti piccoli baci sul mio collo.
«Dio, quanto ti odio..» improvvisamente mi lasciai andare, socchiudendo gli occhi.
«Non è vero» replicò, tra un bacio e l'altro.
«Presuntuoso» sbuffai, sentendomi le guance avvampare. 
«Eddai, mi devi un favore, ricordi? Ieri mi hai fatto saltare dalla finestra della tua camera» borbottò.
«Non avevo scelta» protestai, «e smettila di lamentarti, sei fortunato che abito al primo piano» 
Zayn sorrise, poi tirò fuori una sigaretta dalla tasca.
«Mi stai portando sulla cattiva strada» dissi, scacciando la puzza di tabacco.
«Sono fiero di me allora» rispose, lasciando uscire cerchi di fumo dalla bocca.
«Perchè le brave ragazze come me finiscono sempre con cattivi ragazzi come te?» feci una smorfia.
Zayn scoppiò a ridere, «forse perchè, in fondo, non sono poi così brave..» 

«Io direi invece che sei tu a non essere cattivo come vuoi far credere» sorrisi dolcemente.
«Sicura?» ribatté, continuando a guardarmi con un sopracciglio alzato e il fumo che gli copriva il viso.
«Sì, sicura» annuii, «ti diverti a fare il duro, ma in fondo sei un ragazzo dolce, ed io ne ho avuto la dimostrazione in questi giorni» per qualche strano motivo sfiorai la sua mano.
«Beh, dolce.. adesso non esageriamo» fece una smorfia.
«No, davvero, Zayn» scossi la testa, «non sei come gli altri ti descrivono a scuola, tu sei un bravo ragazzo» 
«Non sono poi così tanto bravo..» abbassò lo sguardo. Percepii un velo di tristezza nella sua voce.
«Sì invece» gli accarezzai i capelli, facendo in modo che i suoi occhi incontrassero i miei.

«Tu non mi conosci» sbottò, irrigidendosi all'improvviso, girando lo sguardo altrove.
Rimasi in silenzio per qualche secondo, rendendomi conto che non aveva torto. Io non sapevo niente di lui.
«Hai ragione, scusami» annuii, mordendomi nervosamente il labbro.
Lui non rispose e continuò a far uscire fumo dalla bocca; improvvisamente sembrava.. teso, e nervoso.

Mi avvicinai lentamente e per qualche assurdo motivo gli stampai un piccolo bacio. Posò lo sguardo su di me, e poi mi sorrise.
Dio, amavo il suo sorriso.
Restammo ancora un po' in silenzio, immersi dai pensieri, finchè non guardai l'orologio e tornai alla realtà.
«Mancano cinque minuti alle 9, dobbiamo entrare a scuola» lo informai.
Zayn alzò gli occhi al cielo e poi gettò la sigaretta spenta a terra, «dobbiamo proprio?»
«Sì» annuii, dopodiché lo trascinai verso lo scuola.
Arrivammo in fretta, e dopo aver fatto il permesso in segreteria, entrammo in classe. 
«Beh, si entra a quest'ora?» ringhiò la professoressa, mentre io e Zayn ci sedevamo in ultima fila.
«Mi scusi prof, stamattina ho perso l'autobus» mentii. Quel ragazzo era davvero una cattiva influenza, per me?
«E guarda caso anche tu?» adesso si rivolse a Zayn.
«Io mi sono svegliato tardi» biascicò lui, grattandosi la nuca.
«Beh, fate in modo che non ricapiti più» ordinò la prof, «anche perchè domani, come stavo già dicendo ai vostri compagni, ci saranno le presentazioni del progetto di scienze a cui avete lavorato durante questo mese» 
«D'accordo» risposi e poi mi voltai entusiasta verso Zayn, «noi lo abbiamo già terminato»
«Bene» rispose la prof, per poi concentrarsi sulla lezione.
Mi voltai verso Zayn e lui mi lanciò uno dei suoi adorabili sorrisetti. Dopotutto stare in ultima fila aveva i suoi lati positivi. 


Mentre tornavo a casa a piedi dopo la scuola, mi sentii chiamare alle spalle. Mi voltai e vidi Niall, con sguardo titubante, che mi si avvicinava.
«Hey, Jess..» sussurrò. Probabilmente si sentiva in colpa per come mi aveva trattata, ed era giusto così.
«Ciao, Niall» risposi a denti stretti, guardando altrove. Ero ancora molto arrabbiata per come si era comportato.
«Possiamo parlare un attimo?» mi chiese. 
«Non ho molto tempo, ma ok» alzai le spalle.
«Volevo soltanto chiederti scusa..» balbettò. Non riusciva neanche a guardarmi in faccia, sembrava davvero pentito.
«Io invece vorrei soltanto sapere perchè» sbottai, «perchè, Niall, perchè hai dovuto fare tutto questo casino? Dio, ci conosciamo da anni e improvvisamente sei impazzito» 
«Non ce l'ho mai avuta con te» precisò, «solo col tuo amichetto..» riferendosi a Zayn.
«Lui non c'entra niente» scossi la testa, «ti ricordo che l'altro giorno hai avuto il coraggio di chiamarmi puttana»
«Voglio chiederti scusa proprio per quello» abbassò lo sguardo, «non lo penso davvero, anzi non l'ho mai pensato.. ero solo arrabbiato»
«Non avevi motivo di essere arrabbiato, né con me né con Zayn» misi le braccia conserte.
«Invece sì, lui mi ha portato via te..» sospiròavvicinandomisi.
Rimasi un attimo in silenzio, pensando a quello che mi aveva appena detto, «io ti voglio bene, e questo non cambierà» 
«Non quanto ne vuoi a lui però..» serrò la mascella.
«Niall..» sussurrai, imbarazzata. Per loro provavo sentimenti diversi.
«No, va bene» mi interruppe, «ora almeno sei felice, con lui.. state insieme giusto?»
«No..» risposi. Mi aveva colto di sorpresa con questa domanda.
«Tipico» sorrise e subito dopo fece una smorfia.
«Cosa?» aggrottai la fronte.
«E' tipico di Malik» ribatté, «usa le ragazze, non vuole costruire niente di serio»
Rimasi immobile e non risposi. E se Niall avesse ragione? Dopotutto avevo confessato a Zayn una parte dei miei confusi sentimenti, eppure lui non si era fatto avanti. E se stesse solo giocando con me?
«Beh, comunque adesso devo andare, volevo soltanto sapere se saresti riuscita a perdonarmi» disse, interrompendo i miei pensieri.
«Ho bisogno di tempo, Niall» mormorai, confusa.
«Va bene» accennò un piccolo sorriso, «ci vediamo», poi se ne andò via, lasciandomi lì da sola in mezzo alla strada. Ma io non riuscivo a smettere di pensare a quello che mi aveva appena detto riguardo Zayn.








                                                          






Salve gentee, eccomi di nuovo qui!
Bene, come avete notato i sentimenti di Jess sono piuttosto ovvi al momento, mentre quelli di Zayn.. beh, un po' più nascosti!
Lasciate tanti bei commenti perché sono curiosa di sapere le vostre idee :3
Un bacio, vi adoooro. 

 

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Capitolo 8
*** You're not sorry. ***



                                                          


                             




La mattina dopo arrivai a scuola con un po' di ritardo, nonostante mi fossi svegliata presto per preparare bene tutto il materiale del progetto di scienze. Oggi dovevamo fare la presentazione, ero agitatissima. Quando entrai in classe la prima cosa che vidi fu.. il banco vuoto di Zayn in ultima fila. Lui non era lì.

Mi sedetti al mio nuovo posto, accanto al suo, e la lezione era già iniziata. Due ragazze stavano già presentando il loro progetto ed era fantastico. Presi il cellulare dalla tasca e, cercando di non farmi vedere dalla professoressa, chiamai Zayn sperando in una degna spiegazione, ma aveva il telefono staccato. Maledetto.
Ero nervosissima, e quando le due ragazze terminarono la loro presentazione, la prof chiamò me.
«Bene, adesso tocca a Jessica e.. Malik» disse, guardandosi intorno.
«Professoressa, Zayn non è ancora arrivato..» risposi, strofinandomi nervosamente le mani.
«Sei sicura che arriverà?» chiese, alzando gli occhi al cielo.
Certo, pensai. Lui non mi avrebbe mai abbandonato in un momento così, giusto? Soprattutto dopo il lavoro che abbiamo dedicato a questo progetto. E' grazie a questo lavoro scolastico che io e lui ci siamo conosciuti. Quindi non poteva non venire.
«Non lo so, prof..» abbassai lo sguardo, ormai arresa. Dove diavolo si era cacciato quel coglione?
«Mi dispiace, temo che dovrai iniziare senza il tuo compagno» spiegò, facendomi segno di andare alla cattedra con il progetto. Annuii con esitazione, e così feci. Ero delusa. Molto delusa. Iniziai a parlare, a ripetere tutte le fasi che io e Zayn avevamo svolto per fare questo progetto, ma non riuscivo a concentrarmi: la mia testa era da un'altra parte. Volevo sapere perché mi avesse abbandonato così, e non potei fare a meno di ripensare alle parole di Niall.
«Mmh, potevi fare di meglio, Jessica..» commentò la prof, al termine del mio discorso.
Abbassai lo sguardo, e tornai a sedermi al mio posto. Avevo una gran voglia di piangere. Non perchè molto probabilmente avevo preso un brutto voto, ma perché quel progetto significava tanto, per me. L'avevamo fatto insieme. Io e lui.


Finalmente la campanella dell'ultima ora suonò e mentre stavo uscendo da scuola per tornare a casa vidi Zayn corrermi intorno. Rimasi paralizzata.
«Jess, cazzo, scusami» disse respirando con affanno, poggiando le mani sul mio viso per non farmi scappare.
«Lasciami» sospirai infastidita, scansando le sue mani.
«Hai tutto il diritto di essere incazzata con me, ma..» balbettò, ma lo interruppi subito.
«Non sono arrabbiata Zayn, sono delusa» scossi la testa.
«Mi dispiace, io.. io mi sono svegliato tardi» mormorò, portandosi una mano dietro la nuca.
«Non me ne frega niente, io non riuscirò mai a fidarmi di te, lo capisci vero?» sbottai.
«Perdonami..» abbassò lo sguardo. Era maledettamente bello quando faceva la faccia da cucciolo bastonato, ma non riuscivo a perdonarlo.
«Dio, quel progetto, tutti quei pomeriggi sprecati in biblioteca, a studiare insieme..» mi morsi il labbro.
«Non è stato tempo sprecato» rispose, posando una mano sui miei capelli, «siamo stati insieme, ci siamo conosciuti, e sono stati pomeriggi fantastici..»
«Il problema è che tu non prendi niente sul serio» borbottai, «a te non è passato per la testa che io potessi tenerci davvero a quel progetto, perchè è così, tu pensi sempre e solo a te stesso» 

«Sì lo so, sono un coglione, ma son fatto così» alzò le braccia in aria, «che posso farci?»
«Hai ragione, tu sei fatto così ed è stato stupido da parte mia credere di poterti cambiare» dissi tutto d'un fiato, «mi sento ridicola solo per aver pensato che potesse nascere qualcosa tra di noi»
«Cosa c'entra questo con il progetto?» chiese, perplesso. Non ci arrivava proprio.
«Per quale motivo pensi che questo stupido progetto scolastico fosse così importante per me?» sbottai ormai esausta, «perché ci abbiamo lavorato insieme, perché l'ho fatto con te, razza di idiota!»
Lui mi guardò a bocca aperta e restò in silenzio per qualche secondo, «è importante anche per me..»
«Davvero Zayn, davvero?» alzai le braccia in aria, «ammettilo, sono solo una delle tante ragazzine con cui ti diverti per qualche settimana e poi le lasci quando ti sei stancato»
Mi si avvicinò e aggrottò la fronte, «io ci tengo davvero a te»
«Puoi anche smetterla di raccontarmi stronzate, sono stufa di essere presa in giro» sospirai, «cosa pensavi? Che saremmo andati avanti a divertirci senza impegno e magari saremmo anche diventati scopamici? Io non sono così, ti avevo detto che provo qualcosa per te, eppure tu te ne sei fregato..»
«Stai esagerando, cazzo» borbottò per poi posare le mani sulle mie spalle, «credimi quando ti dico che sei diventata importante per me, non sei una delle tante»
Rimasi in silenzio, ormai troppo stanca per replicare. Litigare con lui mi distruggeva.
«Ho bisogno di un po' di tempo per pensare» mormorai, evitando i suoi occhioni marroni fissi sui miei. Avevo già nostalgia dei suoi baci, dei suoi abbracci, e delle sue carezze. Ma non potevamo andare avanti, non così. Il nostro rapporto era senza senso.

Zayn si bagnò le labbra e poi continuò a fissarmi, «mi dispiace» disse, poi.
«A volte non basta un semplice 'mi dispiace' per aggiustare le cose, Zayn..» risposi, per poi andarmene.






                                                             









Aww non ve l'aspettavate, eeh?
AHAHAH sono curiosa di leggere i vostri commentii :3
Continuo presto, bacii.

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Capitolo 9
*** My heart beats for you. ***


                                                           




Il giorno seguente ignorai Zayn, a scuola non gli rivolsi la parola, e nel pomeriggio non risposi ai suoi messaggi. Forse mi stavo comportando da stupida, forse sbagliavo a respingerlo così, ma in quel momento non mi importava. Ero arrabbiata, ferita perché aveva sottovalutato una cosa per me importante, e delusa perché pensavo che ricambiasse i miei sentimenti. Perché sì, ormai era evidente, io provavo qualcosa per quel ragazzo.

Passarono altri tre giorni, arrivò il lunedì successivo e Zayn mi mancava terribilmente nonostante cercassi di negarlo, così decisi di uscire di casa a prendere una boccata d'aria.

Stavo camminando quando vidi Niall dall'altra parte della strada; continuai a camminare sperando che non mi vedesse, ma non fu così. 
«Hey, Jess» esclamò alzando le braccia in aria, per poi corrermi incontro.
Mi fermai di scatto e ricambiai il saluto, «hey» risposi timidamente.
«Cosa fai in giro tutta da sola?» chiese, guardandosi intorno.
«Una passeggiata, così, per schiarirmi le idee» alzai le spalle, «tu invece?»
«Sto tornando a casa» disse, «beh, è strano non vederti con Malik..»
Abbassai lo sguardo, «non è poi così strano, invece» 
«Cos'è successo? Avete litigato?» domandò. Il suo tono di voce sembrava quasi speranzoso.
«Non mi va di parlarne, scusa» accennai un piccolo sorriso. Era una situazione imbarazzante.
«Tranquilla» sorrise, «non dev'essere facile stare con uno come quello..» 
«Niall, non stiamo insieme» feci una smorfia, girando lo sguardo altrove. Stava cominciando a seccarmi.
«Ok, ho capito, non ne parliamo» ridacchiò cercando di intenerirmi, avvicinandosi ancora di più.
«Bravo» annuii compiaciuta, ma mi immobilizzai all'istante quando vidi Zayn a pochi metri da noi.
Il cuore mi iniziò a battere fortissimo, e il mio sguardo divenne serio quando incontrai il suo. Si fermò anche lui, con le mani in tasca e la bocca semiaperta, per poi avanzare verso di noi. Cercai di nascondere le mie gambe tremolanti, ma l'agitazione del mio corpo tradiva ogni mio sforzo di fingermi disinteressata.
«Ehilà, chi si rivede» esclamò, lanciando un'occhiataccia prima a Niall, poi a me.
Io rimasi in silenzio, sperando che Niall non facesse un'altra delle sue scenate.
«Forse è meglio che io vada, ci vediamo Jess» borbottò il biondino, scansando Zayn e andandosene. Bene, adesso ero sola con lui, grazie mille Horan!
«Ti sei già data da fare, vedo» sussurrò lui avvicinandosi a me, con un tono di voce quasi triste.
«Cosa vorresti dire?» chiesi, sbattendo le palpebre più volte e fingendomi tranquilla.
«Ti sei dimenticata di quello che ti ha fatto Niall? Adesso ci scherzi come se niente fosse? Assurdo» mi rimproverò.
«No, non mi sono dimenticata di niente, e comunque mi ha chiesto scusa per tutto» replicai, guardando a terra.
Zayn era talmente vicino che adesso riuscivo perfino a sentire il suo respiro sulla mia pelle. Quella sensazione mi fece rabbrividire.
«Beh certo, le sue scuse le accetti, le mie no..» brontolò offeso, mettendo le braccia conserte.
«E' una situazione completamente diversa» risposi, continuando ad evitare il suo sguardo posato sul mio.
«Davvero? E cosa c'è di diverso?» insistette, facendo un altro passo avanti per poi posizionarsi di fronte a me.
«Ho un rapporto diverso con voi due» balbettai in difficoltà, «o almeno così credevo..»
«Ah sì?» mi provocò bagnandosi le labbra, «e quali erano queste differenze?»
«Zayn, lo sai..» sospirai, iniziando a scocciarmi. Per quanto volessi resistergli, non negavo che fosse maledettamente irresistibile.
«Giusto, con lui non facevi questo..» sussurrò a voce bassa, prima di spezzare la poca distanza che era rimasta fra noi con un bacio.
Senza che potessi realizzare quello che stava succedendo, sentii le sue mani scivolare lungo i miei fianchi e tenermi stretta per non farmi scappare.
Ma la fuga era l'ultima delle mie idee in quel momento, ero troppo distratta e imbambolata dal sapore delle sue labbra sulle mie. Mi erano mancati da morire i suoi baci improvvisi, a cui solitamente non davo il permesso.
Schiusi la bocca e, senza accorgermene, la sua lingua era già scivolata all'interno scontrandosi con la mia. Lo stavo baciando in una maniera disperata e quando finalmente me ne resi conto, poggiai le mani contro il suo petto e lo spinsi via da me.
«Non puoi fare così» scossi la testa, respirando ancora a fatica.
«Non sembrava che ti dispiacesse» sorrise compiaciuto, toccandosi il labbro con il pollice.
«Se pensavi di risolvere tutto così, ti sbagli di grosso» alzai gli occhi al cielo, ripensando a quello che era appena successo.
«Dai, Jess» portò una mano sulla mia spalla e il suo tono di voce si fece più dolce, «mi manchi..»
«Ti manco per cosa?» chiesi, «per prendermi in giro ancora e fingere che ti importi di me?»
«Mi importa di te» mi interruppe subito, «e non capisco perché ti rifiuti di crederlo, cazzo»
«Allora dimmi, provi qualcosa per me?» sbottai, «perché ormai penso sia evidente, che tu mi piaci, Zayn»
Lui mi guardò spaesato e con la bocca semi aperta.
«Mi piaci ed è stato così dal primo attimo che ti ho visto, mi hai colpito subito e vorrei che non fosse mai successo perché so che tu non ricambi questo sentimento confuso che provo» confessai con voce tremolante, «adesso mi sento così stupida..»
Zayn si morse il labbro e abbassò lo sguardo.
«Dì qualcosa, per favore» supplicai, cercando di trattenere le lacrime. Non volevo più versare neanche un'altra lacrima per lui.
Zayn posò gli occhi sui miei, «io so solo che ci tengo a te e..»
«Non c'è bisogno che tu dica altro» lo interruppi, «ho capito dove vuoi arrivare»
«No, aspetta» mi bloccò prima che potessi andarmene, «io non voglio perdere te e quello che c'è fra noi..»
Lo guardai attentamente negli occhi e colsi sincerità nel suo sguardo, non avevo mai visto Zayn così vulnerabile.
Eppure, in quel momento, non sapevo cosa fare.







                                                                                          








Yee, eccovi il capitolo nove!
Zayn è adorabile in questo capitolo *w*
ma si è reso conto che per Jess il loro rapporto era più importante di quello che pensava lui..
beh, continuo presto! recensite e.. un bacio:*




 

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Capitolo 10
*** You're mine. ***


                 10°



«Io.. non sono mai stato bravo ad esprimere quello che provo» confessò poco dopo, ancora stringendo la mia mano.
«Provaci adesso, apriti per una volta» sussurrai più dolcemente. Sentivo il mio cuore battere sempre più forte.
«Non è così semplice, per me» spiegò, bagnandosi le labbra e girando lo sguardo altrove. In effetti, parlarne in mezzo alla strada non era un'ottima idea.
«Dio.. perché non riesco ad avercela con te?» sbuffai, battendo nervosamente i piedi. 

Zayn mi guardò e sfoderò un sorrisone compiaciuto, «non puoi resistermi, l'ho sempre saputo»
«Non farmi pentire di averti perdonato» brontolai, mettendo le braccia conserte. Lui continuò a ridacchiare e, dopo tanto tempo, mi strinse di nuovo tra le sue braccia.

«Voglio portarti in un posto» sussurrò a voce bassa nel mio orecchio, «ti fidi a venire in macchina con me?» rise.
«Sinceramente no» lo presi in giro, lasciandomi scappare un sorriso.
«Dai, scema» insistette, prendendomi di nuovo per mano.
«E va bene» sospirai, seguendolo verso l'auto.
Dopo essere arrivati alla sua macchina, si fece avanti e mi aprì lo sportello, «prego signorina» fece una specie di inchino, facendomi ridere.

«Ma che gentiluomo» sorrisi sedendomi, per poi vederlo chiudere lo sportello.
«Devo meritarmelo il tuo perdono, in qualche modo, giusto?» alzò un sopracciglio, poi si sedette nel sedile accanto al mio, infilò le chiavi e premette l'acceleratore.
«Giusto» annuii soddisfatta, 
«allora.. me lo dici o no dove stiamo andando?» 

«Mmh, no» rispose divertito, continuando a fissare la strada.
Feci una smorfia, ma in fondo ero contenta di essere lì con lui. Ero contenta soprattutto di aver chiarito e che il nostro strano rapporto fosse tornato come prima.
Dieci minuti dopo Zayn si fermò in una specie di parcheggio deserto. Scendemmo dall'auto e mi prese per mano, facendomi arrossira. Non ero ancora abituata a tutto questo.
Non riuscivo a comprendere cosa stesse succedendo tra di noi, stavamo semplicemente bene insieme. Ad un tratto, però, vidi Zayn fermarsi. 
«Vieni, andiamo via» sibilò. Il suo sguardo era rigido, e le vene sul collo sempre più in vista.
«Che succede?» chiesi preoccupata, guardandomi intorno.
«Andiamo via e basta» sbottò.
Stavamo tornando verso la macchina quando improvvisamente sentii dei ragazzi borbottare alle nostre spalle, «ehi, Malik» era la loro voce.
Zayn si voltò e guardò prima loro poi me, «aspettami qui, torno subito» disse, poi gli andò incontro.
«Ma che sta succedendo?» provai chiedere, ma lui era già lontano.
Lo vidi parlocchiare con quei ragazzi che, onestamente, non sembravano molto dei tipi amichevoli. 
Ad un tratto vidi Zayn prendere uno di quei tizi per il colletto della maglia e mi lasciai scappare un gridolino. Feci un passo in avanti per raggiungerlo, ma poi mi fermai. Lui avrebbe voluto che rimanessi lì. Gli altri ragazzi li fermarono prima che scoppiasse una rissa e Zayn tornò da me.
«Ma chi erano quelli?» chiesi subito, continuando a fissarli.
«Vieni, andiamo» ignorò la mia domanda, e mi prese per mano.
«Basta, vuoi dirmi che sta succedendo?» sbottai, fermandomi in mezzo alla strada.
Zayn si assicurò che quei tizi se ne fossero andati, «te lo spiego tra poco, adesso andiamocene di qui, per favore» rispose, ancora guardandosi intorno.
Riuscivo a percepire l'ansia nel suo tono di voce, così annuii e tornammo insieme alla macchina.

Quindici minuti dopo eravamo a casa di Zayn. Non mi ci aveva mai portato, e io non avevo la minima idea di dove abitasse. Era un piccolo appartamentino in periferia, ma accogliente.
Viveva da solo, e questo lo sapeva già; o meglio, lo sapevano tutti nei dintorni. I genitori di Zayn non abitavano a Londra, e lui aveva avuto un passato piuttosto difficile.
«Che bella casetta, mi piace» sorrisi, camminando avanti e indietro, curiosando qua e là.
«Mi fa piacere che ti piaccia» rispose, togliendosi la felpa per poi lanciarla da qualche parte.
«Adesso potresti dirmi chi erano quei tizi?» chiesi, poco dopo.
Zayn fece una smorfia, «vecchi conoscenti, non sono dei bravi ragazzi» borbottò, sedendosi sul divano.
Mi sedetti accanto a lui, «e se non sono bravi, allora perchè li conosci?» aggrottai la fronte.
«Neanch'io sono poi così tanto bravo» fece un sorrisetto malizioso.
«Dio, smettila di scherzare» scossi la testa.
Si morse il labbro, «li conosco perchè prima ero.. diverso» 
«Diverso come?» insistetti, curiosa di saperne di più. 
«Sai bene le cose che si dicono di me a scuola» sussurrò con un tono di voce quasi triste. Osservai a lungo il suo viso infelice e provai un'immensa tenerezza.
«Non credo ai pettegolezzi, Zayn» risposi, accoccolandomi sempre di più a lui.
«Che ragazza temeraria» sorrise, portando un braccio intorno alla mia spalla. Alzai gli occhi sui suoi, e dopo qualche secondo presi il suo viso tra le mani e poggiai le labbra sulle sue. Era la prima volta che prendevo l'iniziativa, e questo mi fece riflettere. Stavo diventando dipentente da quel ragazzo, ormai era chiaro che avessi bisogno di lui per essere felice e questo iniziò a spaventarmi.
Nonostante questi pensieri, mi alzai dal mio posto e mi sedetti sopra di lui, allargando le gambe per stare più comoda. Lui lasciò scivolare le mani lungo i miei fianchi e poi sul sedere, spingendomi sempre più avanti contro il suo bacino. Mi scappò un gemito quando Zayn sollevò leggermente il bacino e iniziò a strusciarsi su di me, come se volesse penetrarmi con i vestiti addosso. Portai le mani sul suo viso per tenerlo fermo e continuai a baciarlo, mentre il cuore stava letteralmente per esplodermi dal petto.
La sua lingua si era già intrufolata nella mia bocca e le sue dita giocherellavano con i miei capelli, mentre continuava a torturarmi con movimenti provocanti che esprimevano chiaramente ciò di cui aveva voglia.
«Qualsiasi cosa tu mi dica, io non ho paura di te, Zayn..» balbettai, a pochi centimetri dal suo viso.
«Sono io ad aver paura di te» ansimò tra un bacio e l'altro, «e dell'effetto che hai su di me»
Accennai un sorriso e mi fermai sopra di lui, sistemandomi comodamente sulle sue gambe. Presi di nuovo il suo viso tra le mani e, dopo averlo accarezzato un po', mi immobilizzai a fissare i suoi intensi occhi marroni posati sui miei.
«Voglio che tu sia mia, mia e basta» disse ad un tratto.
«Sono già tua» risposi, senza volerlo. Era come se quelle parole mi fossero uscite da sole.
 Quel ragazzo mi stava facendo impazzire, poco ma sicuro.
«Non del tutto» sorrise, «voglio che tu sia la mia ragazza, ufficialmente»
Nel sentirlo pronunciare quella frase per poco non svenni, «questa sarebbe una proposta?» balbettai, incredula.
«Teoricamente sì» mormorò, grattandosi la nuca e riuscii a percepire il suo stato d'agitazione.
«Beh..» feci una pausa poi sorrisi, «anche la mia risposta è sì»



 





 
Ahhh, non ve l'aspettavate eh, confessatelo!
Anyway, le cose interessanti devono ancora arrivare, non sarà tutto facile per i nostri Zass (sì, ho inventato questo nome lol)
Lasciate qualche commentino, susu.
Baci. <3

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Capitolo 11
*** I think I'm in love with you. ***


                                                               





Lui sorrise e mi strinse tra le sue braccia. Io, invece, non riuscivo ancora a credere a quello che era appena successo. Io e Zayn.. una coppia?

«Allora questa è una data da ricordare..» sussurrai, tirando fuori il cellulare dalla tasca. Aprii la fotocamera e mi misi in posa.
«Una foto?» protestò, «dobbiamo proprio?»
«Sì» ridacchiai, per poi avvicinarmi a lui e scattare una foto.
«Ne faccio un'altra» dissi, per poi mettermi in posa, stavolta mentre gli davo un bacio sulla guancia.
Guardai la foto e la feci vedere anche a Zayn, «guarda quanto siamo carini» 
Lui rise, «facciamone un'altra» esclamò, improvvisamente divertito.
«Oh, adesso ti va?» lo presi in giro.
Lui annuì e iniziò a guardarmi negli occhi, poi si avvicinò e premette le sue labbra sulle mie, così scattai la foto. Mentre continuava a baciarmi, sentii Zayn prendere il cellulare dalla mia mano e poggiarlo sul divano. Prese il mio viso tra le mani, e mi fece sedere di nuovo sopra di lui. Allargai le gambe per avvicinarmi ancora di più a lui e rabbrividii quando iniziò a baciarmi il collo.
Sentii le sue mani sulla mia schiena, per poi alzarmi leggermente la maglia e accarezzare la mia pelle. Rabbrividii, di nuovo. «Zayn..» gemetti, socchiudendo gli occhi per la sensazione paradisiaca. 
Mi ignorò, continuando a lasciarmi baci sul collo, fino ad abbassarmi la spallina del reggiseno e lasciare piccoli baci anche sulla spalla.
Gli accarezzai i capelli e alzai il suo sguardo verso di me, per poi far sfiorare di nuovo le nostre labbra. 
Mi staccai leggermente, «Zayn» ma mi interruppe ripoggiando subito le labbra sulle mie, stavolta con più foga. Mi staccai di nuovo, «Zayn» ripetei, «devo andare, si è fatto tardi..»
«Mi lasci tutto solo?» fece una smorfia da cucciolo abbandonato. Eh no, così non vale, Malik!
«Dio, non farmi queste facce o non ti libererai mai di me» arrossii, presa da un attacco di dolcezza.
«E' proprio quello che voglio» sorrise soddisfatto, baciandomi ancora una volta.
Abbassai lo sguardo, alzandomi dalle sue gambe.
«Dico davvero, si è fatto tardi, mia madre tornerà a casa da un momento all'altro» insistetti.
«Va bene, ti accompagno io» sbuffò ormai arreso, «..ma prima o poi riuscirò ad averti tutta per me» accennò un sorrisetto beffardo.
«Mmh» mi morsi il labbro, «dovrei controllare i miei impegni» ridacchiai, alzando un sopracciglio.
«Il tuo ragazzo viene prima di tutto» brontolò. Sentirlo parlare così mi fece sentire stranamente bene.
Sorrisi, «mi piace questa parola»
«Quale?» chiese, alzandosi dal divano e avvicinandosi a me.
«Ragazzo» ripetei, «tu.. il mio ragazzo, aw» se questo è un sogno non svegliatemi!
Zayn portò di nuovo le sue mani lungo i miei fianchi, «e tu sei mia» aggiunse, facendomi arrossire.
«Forza, andiamo o farò tardi» sbuffai, tornando alla realtà.


«Grazie, di tutto» dissi, una volta che l'auto di Zayn si parcheggiò davanti casa mia, «oggi sono stata benissimo»
«Anch'io, piccola» rispose. Sapeva bene come farmi sciogliere!
Sorrisi, «ci vediamo domani»
Lui annuì, così gli stampai un piccolo bacio e poi scesi dalla macchina ed entrai in casa. Mia madre non c'era.
Poco dopo squillò il cellulare. Lo tirai fuori dalla tasca, convinta fosse Zayn, invece era Niall. 
«Pronto?» risposi, piuttosto sorpresa.
«Hey, Jess» disse, dall'altra parte del telefono.
«Hey..» balbettai, leggermente imbarazzata.
«Ho bisogno di parlarti» disse, con tono deciso.
«Beh, va bene, dimmi» sospirai. A dire il vero, non avevo molta voglia di parlare con lui.
«No, non per telefono» specificò, «possiamo vederci tra qualche minuto in piazza?»
«Non lo so, io stavo aspettando mia mad..» provai a dire, ma Niall mi interruppe.
«Ti prego, è importante» insistette.
Sospirai, «va bene, arrivo» e poi agganciai il telefono.
Afferrai la borsa che avevo appena sistemato e uscii di casa.

«Hey» lo salutai non appena arrivai in piazza, dove Niall mi stava aspettando. Si era fatto buio da poco.

«Hey..» rispose, avvicinandosi.
«Allora?» feci, «cosa dovevi dirmi?»

«Beh..» mormorò, spostando una ciocca di capelli che mi copriva il viso e iniziando a fissarmi negli occhi.
Finsi un colpetto di tosse, ero a disagio. Mi staccai lentamente da lui, e guardai da un'altra parte.
«Dimmi cosa hai da dire e facciamola finita, Niall» sbottai, infastidita.
«Ok, va bene» ribatté, «provo qualcosa per te, ok? penso che tu l'abbia capito, ma voglio ripetertelo, perchè non riesco più a sopportare questa situazione» spiegò.
Oh dio, no.
«Niall..» balbettai incredula, ma non mi lasciò finire.
«So che ti ho trattata di merda in questo ultimo periodo, ma ero strano, ero confuso ed incazzato per colpa di quel che c'è tra te e Malik» fece una pausa, «e non sai quanto mi dispiace, è tutta colpa mia, non avrei dovuto farci a botte, né tantomeno chiamare te 'puttana', perchè sai che non lo penso..»
«Niall» ripetei, «lo so, me l'hai già detto. Ti ho già perdonato per quella storia, ma io.. insomma, noi possiamo essere amici» 
Lui non disse nulla.
«Mi dispiace, io ci tengo a te, ci conosciamo da anni, ma credo di essermi innamorata di Zayn..» confessai con delicatezza, temendo una sua cattiva reazione.
Rimase ancora in silenzio, «vi siete messi insieme, quindi?» chiese, poco dopo.
Abbassai lo sguardo a terra, e dopo qualche secondo annuii.
«Magnifico» commentò ironicamente. Le vene sul suo collo si erano fatte gonfie, e lo sguardo era pieno di disprezzo.
«Ti prego» scossi la testa, «voglio restare tua amica» sospirai, afferrandolo per un braccio, prima che se ne andasse.
Alzò lo sguardo su di me, e poi disse: «non voglio perderti, ma stai sbagliando»
«Non possiamo scegliere di chi innamorarci» alzai le spalle.
«Ci sono tante cose che non sai di quel ragazzo» mi avvertì, con tono minaccioso. 
Rabbrividii, «che vuoi dire?»
«Chiedile a lui, vediamo se non ha qualcosa da nascondere» ghignò.
Lo guardai perplessa, ripensando a quando io e Zayn avevamo incontrato quei tizi sotto casa, e a quanto lui fosse stato strano da quel momento.
«Lo farò senz'altro» risposi, fingendomi tranquilla.
«Ci vediamo, allora» borbottò, per poi andarsene e scomparire nel buio.


La mattina dopo ero, come al solito, in ritardo.
Arrivai in classe alle 8 e dieci e, con un'occhiataccia della prof, mi sedetti al mio banco, affianco a Zayn.
Era strano, continuava a fissare altrove, non si era neanche voltato a salutarmi.
«Buongiorno» sussurrai, al suo orecchio.
Continuava a fissare altrove, ignorandomi.
La mia espressione cambiò radicalmente.
«Zayn» mormorai poggiando una mano sul suo braccio, «che hai?»
Si voltò lentamente con aria scocciata, «posso sapere perchè ieri sera eri da sola con Niall?»
Ebbi un fremito, «come fai a saperlo?» 
«Ah, preferivi che non lo sapessi? Stiamo insieme da un giorno e già inizi a tenermi nascoste le cose?» borbottò.
«Scusa, non intendevo questo» balbettai cercando di rimediare, «ero con Niall perchè mi ha pregato di uscire, voleva parlarmi di una cosa importante»
«Non poteva farlo al telefono?» la sua voce era rigidissima.
«Io.. non lo so, mi ha detto che era importante, e che voleva vedermi di persona» spiegai, «mi dispiace»
«Se Harry non ti avesse visto con lui e non me l'avesse detto, immagino che non mi avresti detto nulla» scosse la testa, deluso.
«Sì che te l'avrei detto» insistetti, cercando di calmarlo. Detestavo litigare con lui.
«Malik, silenzio per favore!» la voce della professoressa tuonò per tutta l'aula.
Zayn sbuffò e si mise a braccia conserte.
Sorrisi, continuando a guardarlo. Era così buffo, sembrava un bambino messo in punizione.
«Posso sapere cosa ti ha detto di così importante?» chiese, poco dopo.
«Che prova qualcosa per me» ammisi. Probabilmente non avrei dovuto accendere una bomba del genere in classe.
Zayn mi guardò con occhi sbarrati e la mascella serrata, come se volesse uccidere qualcuno. Batté con forza il braccio sul banco, facendo voltare verso di noi tutti i compagni, inclusa la professoressa.
«Sto zitto, che è meglio» borbottò Zayn.
«Bravo» annuì la professoressa, fulminandolo con lo sguardo.
«Non fare così, a me non interessa» continuai a voce bassa, cercando di tranquillizzarlo, «gli ho detto che gli voglio bene come amico, io voglio solo te e lo sai» posai la mia mano sulla sua, sotto il banco.
Si voltò lentamente verso di me e stavolta mi rivolse un'occhiata più dolce.
«Ma mi ha anche detto che non so molte cose di te» abbassai lo sguardo, «e in fondo ha ragione..»
«Abbiamo tutto il tempo per conoscerci» rispose, rassicurandomi.
«Lo so, ma voglio che tu sia completamente sincero con me» insistetti, «voglio che tu mi dica tutto ciò che devo sapere»
«Lo farò» mormorò, «te lo prometto»
Accennai un sorriso.
«Lui farà di tutto per averti..» sospirò Zayn. Era davvero insicuro, non avevo mai visto questo suo lato.
«Ti ho detto che non mi importa» ripetei, «per qualche assurdo motivo, io mi sono innamorata di te» sorrisi.
Lo avevo detto davvero? Ad alta voce?
Sorrise anche lui, e mi strinse la mano ancora più forte.






                                                           









Eccomi qua! Allora, che ne pensate di tutte queste vicende?
Zayn è un cucciolotto, e Jess è proprio persa di lui.
Ma Niall non si arrende, lol. Che segreti nasconde il nostro Malik? eheh

Lasciate una recensione, plsssss, sono curiosa!
Bacibaci.

























 

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Capitolo 12
*** I trust you. ***


                                                          





Il giorno seguente, quando suonò la campanella dell'ultima ora di scuola, vidi Zayn alzarsi subito dalla sedia.

«Ti aspetto fuori» mi disse distrattamente, per poi uscire dall'aula.
Non capivo dove stesse andando così di fretta, così infilai velocemente i quaderni nello zaino ed uscii anch'io, curiosa di vedere cosa stesse facendo. 
Arrivai in cortile e vidi Zayn parlare con Niall.
Mi venne quasi un colpo al cuore, ma mi nascosi dietro una colonna.
«Voglio che la lasci stare» sentii borbottare Zayn.
«Non posso farlo» Niall scosse la testa, provocandolo. Qui le cose si mettono male.
«Tu non vuoi farlo» lo corresse Zayn, «è diverso»
«Beh, è uguale» il biondino alzò le spalle, «tengo molto a lei»
«Adesso sta con me, mettitelo in testa» sbottò Zayn, sempre più infuriato. Lo stava letteralmente fulminando con lo sguardo, e le vene sul suo collo erano sempre più gonfie. Non sapevo cosa fare.
«E se sta con te per quale cazzo di motivo non le racconti proprio tutto?» lo provocò Niall.
Zayn gli si avvicinò sempre di più, «lo farò, lo farò» ripeté, «ma questi non sono affari tuoi»
«Sei un fottuto stronzo, e non permetterò che tu continui a prenderla in giro» gridò Niall. 

«Tu non sai proprio un cazzo di quello che provo per lei» ribatté il mio ragazzo, alzando il tono di voce. I ragazzi che uscivano in quel momento da scuola si erano fermati nel cortile ad osservare la situazione e a spettegolare fra loro.
Quando vidi Zayn fiondarsi contro Niall e sferrargli un pugno sul naso, non riuscii a trattenermi. Mi tolsi da dietro la colonna e mi precipitai su di loro. 
«Che state facendo?» strillai, con le mani davanti alla bocca. 
Ma non mi ascoltavano. Niall cercò di colpire Zayn, ma a quel punto mi ero già messa tra di loro, così dovette fermarsi.
«Possibile che dobbiate sempre usare la violenza?» sbottai, esausta. Non negavo che inizialmente queste attenzioni da parte di due ragazzi non mi dispiacessero, ma adesso la situazione mi stava facendo uscire fuori di testa. Ero stufa.
«Non guardare me» Niall portò le braccia in aria, «stavolta non ho cominciato io»
Mi voltai verso di Zayn, «andiamo» mi disse, senza nemmeno guardarmi in faccia.
«Ecco, bravo, vattene» bofonchiò Niall, toccandosi il naso che sanguinava leggermente.
«Non provocarmi, idiota» continuò a gridare Zayn.
«Per favore..» sussurrai a Niall, pregandolo di stare zitto e non peggiorare i fatti.
Mi guardò con aria afflitta e poi se ne andò. Sospirai, e guardai Zayn.
«Perchè dovete sempre discutere, perchè?» alzai gli occhi al cielo, mentre dei compagni di scuola continuavano a fissarci.
«Mi dispiace, ok?» abbassò lo sguardo, «non sopporto che quello ti stia vicino»
«Adesso siamo amici» sospirai, «ma io voglio te, quante volte dovrò ripetertelo?» 
«Non mi stancherò mai di sentirlo» accennò un timido sorriso.
Feci una smorfia, poi posai le mani sul suo viso e poggiai le mie labbra sulle sue. Sentii le sue mani posarsi sui miei fianchi e le mie braccia si avvolsero al suo collo. Ogni volta che mi baciava, era come se andassi a fuoco, come se il cuore volesse esplodermi dal petto. Si staccò leggermente, «andiamo, ti riaccompagno a casa» mormorò, afferrandomi per mano. Annuii, e ci incamminammo verso casa mia ignorando gli sguardi curiosi dei nostri coetanei.
«Comunque..» balbettai, dopo un po' che camminavamo, «c'è qualcosa che vorresti dirmi?» 
«Cosa dovrei dirti?» mi guardò, confuso.
«Umh, non lo so» finsi un colpetto di tosse, «lo sto chiedendo io a te»
«C'è un motivo se pensi che dovrei dirti qualcosa?» aggrottò la fronte, sospettoso.
«Niall..» sospirai, temendo una sua cattiva reazione, «Niall dice di continuo che ci sono cose che dovrei sapere su di te»
Vidi i suoi occhi socchiudersi leggermente per poi riaprirsi, come se si stesse trattenendo dal spaccare tutto.
«Sì, ci sono cose che dovresti sapere» ripetè, fermandosi di colpo.
Mi fermai anch'io, e lo guardai.
«Promettimi che qualsiasi cosa accada, tu non cambierai idea su di me, su di noi» sussurrò, prendendo la mia mano.
Deglutii per l'agitazione poi alzai lo sguardo su di lui, «così mi spaventi, Zayn..» 
«Non mi riferisco solo a quello che sto per dirti» fece una pausa, «voglio sapere che resterai al mio fianco» 
Annuii, «sempre»
«Ti va se ne parliamo oggi pomeriggio?» si massaggiò la nuca, «sono stanco» 

«No, Zayn» scossi la testa, «voglio sapere»
Sospirò, «non è che non voglio dirtelo» fece una pausa, «ma non riguarda te, si tratta di un periodo un po' buio della mia vita, e non mi va di parlarne adesso» spiegò.

«Capisco» mi limitai a rispondere, guardando a terra.
Rimase in silenzio per un po', poi posò una mano sulla mia spalla, «ma hai ragione, tu meriti di saperlo, e voglio che tu lo sappia da me e non da quel coglione di Horan» disse d'un tratto, «sei la mia ragazza e mi fido di te, perciò la farò breve»
Sorrisi timidamente e mi avvicinai a lui.
«Ho avuto vari problemi con alcool e droghe, Jess» sussurrò, mordendosi nervosamente il labbro inferiore.
Alzai di colpo lo sguardo verso di lui. Ero sorpresa? Non molto, in realtà.
«Ero solo, ero più piccolo, e non sapevo che cazzo stavo facendo» abbassò lo sguardo. Era nervosissimo.
«Dio, Zayn..» portai una mano fra i suoi capelli e cominciai ad accarezzarlo.
«E' stata colpa delle brutte compagnie, frequentavo gente non proprio amichevole» continuò.
«Come quei tizi che abbiamo incontrato sotto casa tua?» chiesi, ripensando a quel giorno.
«Anche loro, sì» annuì, infilando le mani in tasca, ancora evitando di incrociare i miei occhi. Si vergognava?
«Oh» fu tutto quello che riuscii a dire.
«Ora sarà contento Horan, no?» borbottò Zayn, alzando le braccia in aria.
«Perchè dovrebbe essere contento?» aggrottai la fronte.
«Perchè ha avuto quello che voleva» ribatté, «ti ho raccontato questa storia, e adesso mi guardi in modo diverso»
«Non ti guardo in modo diverso, Zayn» risposi, cacciando fuori un lungo sospiro.
«Sì invece, anzi.. non mi guardi affatto» sbuffò, alzandomi il mento per costringermi a fissarlo negli occhi.
«Tutti abbiamo qualcosa del passato che vorremmo dimenticare, io non ti sto giudicando» scossi la testa.
Zayn girò lo sguardo altrove, e serrò la mascella.
«Ehi» sussurrai accarezzandogli dolcemente il viso, «calmati, amore»
Lui non rispose.
«Perchè sei così nervoso?» gli chiesi, cercando di calmarlo.
«Non sono nervoso» borbottò, «semplicemente non voglio perderti» 
Mi scappò un sorriso per la sua dolcezza e posai le mani sul suo viso, «quello che mi hai detto non ha cambiato niente, lo sai vero? voglio stare con te, sempre e comunque, ricordalo»
Sorrise e posò le mani sui miei fianchi. Si avvicinò lentamente e poggiò le sue labbra sulle mie. Improvvisamente il freddo di Ottobre sembrava svanito, riuscii soltanto a sentire le farfalle nello stomaco e tutto il calore che quel bacio mi trasmetteva. Schiusi la bocca e lasciai la sua lingua entrarvi, iniziando la solita lotta per la dominanza. Qualche secondo dopo mi staccai leggermente da lui, «credo sia ora di tornare a casa» gli dissi.
Sbuffò, mi si avvicinò di nuovo e iniziò a mordicchiarmi il labbro.
«Zayn..» brontolai, allontanandomi di nuovo.
«Come sei acida» borbottò, prendendomi per mano e incamminandoci verso la fermata dell'autobus.
«Quindi, adesso niente più segreti tra noi?» gli chiesi, più tardi. Volevo esserne completamente certa.
«Niente segreti» rispose, regalandomi un altro dei suoi meravigliosi sorrisi.






  






Ecco il capitolo 12!
Allora, che ne pensate? Ve lo aspettavate? :3
Sono curiosa di sapere che ne pensate, a presto bellezze. <3






 

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Capitolo 13
*** I'm crazy for you. ***


13°
      

Da quel giorno, le cose tra me e Zayn iniziarono a migliorare sempre di più. Il tempo passava ed io e lui eravamo sempre più legati.
Un pomeriggio, non sapendo cosa fare, uscii a fare una passeggiata. Sembrava strano, ma amavo uscire da sola. 
Indossavo la solita sciarpona che mi teneva al caldo, infilavo un paio di cuffiette e passeggiavo per le strade silenziose di Londra. 
Mi aiutava a pensare, a capire quale fosse il mio umore effettivo; ero felice perchè finalmente Zayn si era aperto con me e mi aveva rivelato una parte importante del suo passato.
Ero seduta su degli scalini, quando sentii dei passi dietro di me. Con mia sorpresa, Niall si sedette accanto a me.
«Te ne vai sempre in giro tutta sola?» chiese, con il solito sorrisetto stampato in faccia.
Mi tolsi le cuffiette dalle orecchie, e mi voltai verso di lui.
«Potrei dire lo stesso di te» alzai un sopracciglio, guardandomi intorno. Faceva piuttosto freddo, e il cielo era scuro.
Sorrise, «stavo tornando a casa»
«Mh, ok» risposi, afferrando il cellulare dalla tasca.
«Posso?» chiese, facendo segno di prenderlo.
Non feci neppure in tempo a dire di no, che me lo prese dalle mani.
Niall lo accese e apparve lo sfondo del telefono: la foto che mi ero fatta con Zayn qualche giorno prima, lui che mi dava un bacio sulla guancia ed io che ridevo.
«Ok, forse è meglio se lo riprendo» sospirai, prendendo il mio cellulare dalle sue mani.
«Bella foto» annuì, mettendo le braccia conserte.
«Smettila» feci una smorfia. Odiavo il sarcasmo.
«Sono serio» insistette, «il tuo sorriso in quella foto è bellissimo»
Arrossii lievemente, «smettila di nuovo»
«Quindi, le cose tra voi, vanno bene adesso?» chiese, probabilmente sperando in una risposta negativa.
Mi limitai ad annuire, cercando di non ferirlo.

«Sono contento» alzò le spalle, «davvero Jess, meriti il meglio» sorrise ancora, alzandosi dagli scalini su cui eravamo seduti. 
«Aspetta» lo fermai, alzandomi anch'io da lì.
Niall mi guardò, in attesa che facessi qualcosa.
«Mh» feci una pausa, «sarà meglio che torni a casa, inizio a sentire freddo» simulai un brivido.
«Sì, vado anch'io» rispose, freddo.
Abbassai lo sguardo, lo salutai con la mano e mi incamminai verso casa. Adesso era calata anche la nebbia, sembrava stesse per piovere, e le vie della città erano quasi deserte.
Stavo camminando spensierata quando ad un tratto vidi un ragazzo incappucciato dall'altro lato della strada. Sgranai gli occhi per vedere meglio e realizzai che non era un ragazzo qualsiasi, era Zayn.
Attraversai la strada e gli andai incontro.
«Zayn?» lo chiamai.
«Oh» Zayn mi guardò sorpreso, poi si guardò intorno.
«Che ci fai qui?» gli chiesi, salutandolo con un bacio veloce.
«Sto andando in palestra» spiegò mostrando il borsone che aveva in mano, «tu che fai? esci da sola?»
Alzai le spalle, «sì, ogni tanto lo faccio»
«Vieni con me?» propose, tutto eletrizzato.
«Che vengo a fare in una palestra maschile?» ridacchiai.
«Ti siedi e guardi il tuo ragazzo che si allena» insistette, prendendomi per mano.
«E' assurdo, ma non riesco a dirti di no» sbuffai.
Sorrise tutto fiero di sé, e mi portò dentro. 
«Adesso dovrei andare a cambiarmi» disse, indicando una stanza.
«Va bene, ti aspetto di là» risposi, divincolando la mano dalla sua.
«E se invece..» fece una pausa avvicinandomisi, «vieni con me?»
Scoppiai a ridere, «non verrò mai nello spogliatoio dei maschi, Zayn!» 
«Dai, nessuno ti dirà niente, sta' tranquilla» fece il broncio, mordendosi il labbro in modo innocente.
Era irresistibilmente bello.
«Queste facce non attaccano con me» mentii, mettendomi a braccia conserte.
Zayn mi si avvicinò ancora di più, continuando a fare una faccia dolce e offesa allo stesso tempo.
«La smetti?» alzai gli occhi al cielo. Non sarei riuscita a resistergli ancora per molto.
«Solo se vieni con me» insistette, continuando a mordicchiarsi il labbro.
«Ma che diranno gli altri?» feci una smorfia, cominciando a cedere.
«Diremo che sei la mia sorellina» ridacchiò, giocherellando con i miei capelli.
«Bene, allora non puoi starmi così vicino» replicai soddisfatta, indietreggiando.
«Va bene, allora..» si guardò intorno, «mi accompagni nello spogliatoio, sorellina?» chiese con una vocina assurda.
Scoppiai a ridere, «va bene, fratellino» 
Non sapevo neanche cosa stessimo facendo, ma quando ero con lui non mi importava di nient'altro. Non mi importava di quello che potesse pensare la gente, di quello che potessero dire, lui mi faceva ridere e con lui, sì, ero me stessa.
Entrammo nello spogliatoio dei ragazzi e mi pentii subito di averlo fatto, quando vidi uomini mezzi nudi ovunque. Dio, cosa stavo facendo? Mi coprii gli occhi e afferrai Zayn per il braccio, «non ce la posso fare, io esco» mormorai.
«Tranquilla» ridacchiò lui con disinvoltura, «vieni, andiamo qui» mi prese per mano ed entrammo in una specie di cabina.
Ce ne erano tante, ed erano riservate a chi volesse cambiarsi in privato.
Era abbastanza stretta, c'era una panchina, dove Zayn poggiò il borsone e iniziò ad aprirlo. 
«Spiegami cosa sono venuta a fare» brontolai.
«Dai, ogni tanto qualche pazzia non fa male» borbottò, alzando le braccia per poi sfilarsi la maglia. Non potei fare a meno di fissarlo ed incantarmi di fronte alla sua bellezza.
«Ti muovi? Fa caldo qui dentro» sbuffai cercando di riprendere fiato, un po' per il caldo, un po' per il suo fisico che mi spingeva a compiere pensieri non proprio casti.
«Se rimanessimo qui dentro per un po'?» accennò un sorrisetto beffardo, avvicinandomisi.
«Direi che non sarebbe affatto una buona idea» scossi la testa, cercando di mantenere il buon senso.
«Io dico di sì» mi si avvicinò sempre di più e poggiò i pugni contro il muro, impedendomi di muovermi. Senza chiedermi il permesso, come al solito, poggiò le sue labbra sulle mie e pian piano approfondì il bacio facendo intrecciare le nostre lingue.
Portai le mani sul suo viso e poi tra i suoi capelli, continuando a baciarlo. Zayn staccò le labbra dalle mie per poi poggiarle sul mio collo, cominciando a leccarlo, morderlo, succhiarlo e lasciare tante macchie rossastre qua e là. Ero in paradiso.
Chiusi gli occhi e buttai la testa all'indietro per il piacere, mentre lui continuava a baciarmi il collo e accarezzarmi i fianchi.
Feci scivolare le mie mani sul suo petto, percorrendo e tastando con le dita i suoi addominali, per poi accarezzargli la schiena nuda. Sentii mille farfalle svolazzarmi nello stomaco quando Zayn sfiorò di nuovo le mie labbra con le sue; lui mi faceva sempre quest'effetto.
Gli schiamazzi dei ragazzi che provenivano dallo spogliatoio mi riportarono alla realtà.
Mi staccai da Zayn e gli lanciai un'occhiataccia minacciosa per essere riuscito a distrarmi, «vestiti» brontolai, facendolo ridere.
Tuttavia lui non si oppose, lasciò cadere i jeans a terra lungo le sue gambe, per poi infilarsi dei pantaloncini e una canottiera che evidenziavano ancora di più il suo fisico e i tatuaggi. 
«Te l'ho mai detto che sei bellissimo?» balbettai, squadrandolo attentamente.
Zayn stava per aprire la porta della cabina dove eravamo chiusi, ma si fermò quando pronunciai quella frase.
Si voltò e mi sorrise, «mh no, direi di no»
«Beh» feci una pausa, «però l'ho sempre pensato»
«Quella bellissima sei tu, amore» ribatté, schioccandomi un altro bacio.
Arrossii, lo presi per mano ed uscimmo velocemente da lì.

Il resto del pomeriggio fu abbastanza noioso, Zayn si allenava ed io me ne stavo in disparte, seduta su una sedia, tra gli schiamazzi della gente. Fortunatamente non ero l'unica ragazza nella stanza, e sussultai quando una bambina mi si avvicinò all'improvviso, «tu sei amica di quel ragazzo?» indicò Zayn.
Aggrottai la fronte, «sì, perchè?» risposi, gentilmente.
«Io sono sua sorella» esclamò, entusiasta.

Rimasi in silenzio, un po' confusa. Zayn mi aveva detto che non vedeva la sua famiglia da tempo.
«Safaa!» la richiamò Zayn, per poi venirci incontro.
«Ero stufa di aspettarti in macchina» si giustificò la piccola.
«Era in macchina ad aspettarti?» chiesi, confusa.
«Sì» Zayn alzò gli occhi al cielo, «ti spiegherò tutto dopo»
«Voglio tornare a casa» Safaa continuava a lamentarsi.
«Adesso vado a cambiarmi» il mio ragazzo fece una smorfia, «stà un po' con lei» mi disse, prima di sgattaiolare verso lo spogliatoio.


Mezzora dopo eravamo tutti e tre a casa di Zayn. Non appena entrammo nel piccolo appartamento, la piccola si lanciò sul divano e iniziò a stiracchiarsi per la stanchezza. 
«Quando pensavi di dirmi di avere una sorella?» chiesi sottovoce a Zayn.
«In realtà ne ho tre» ridacchiò, poggiando a terra il borsone della palestra.
Mi voltai e lo guardai con aria interrogativa.
«Safaa ha dieci anni, è la più piccola delle tre, e ieri me l'hanno affidata» sospirò, «dovrò fare il bravo fratello maggiore per qualche giorno»
«E perchè te l'hanno lasciata?» chiesi, cercando di capirne di più.
«Le mie sorelle vivono a Bradford, ma non con i miei genitori» abbassò lo sguardo, «è una storia complicata Jess, e ora stanno avendo delle difficoltà, quindi mi hanno chiesto di badare a lei..»
«Capisco» annuii, in realtà ancora un po' confusa.
«Che situazione di merda» sbottò, «non so con chi lasciarla quando andrò a scuola, o quando farò qualsiasi altra cosa»
«Calmati» posai una mano sul suo viso per tranquillizarlo, «ti do una mano io con lei»
Mi guardò e poi curvò le labbra in un bel sorriso, «come farei senza di te?»
«Non lo so» scherzai, «non lo so proprio»








             


Eccomi qui, finalmente!
Bene, c'è una new entry nella storia:
la piccola Safaa che io adoro!
Lasciate qualche commentino,
continuo presto presto :**
Baci.

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Capitolo 14
*** Sweet for you. ***


                                                                      




Scoppiammo entrambi a ridere, poi mi andai a sedere sul divano vicino a Safaa, cercando di farle una bella impressione.
Era una bambina ma era pur sempre un membro della famiglia di Zayn, e ci tenevo ad instaurare un bel rapporto con lei.
«Comunque piacere, io sono Jessica» le dissi ad un tratto, «ma tutti mi chiamano Jess, quindi puoi farlo anche tu»
«Sei la fidanzata di Zayn?» chiese osservandomi con attenzione, mentre masticava rumorosamente una gomma.
Arrossii, «mh, sì» confessai, sperando che l'avrebbe presa bene.
«Okay» alzò le spalle, continuando a guardare la televisione. Tutto qui? Davvero?
Mi voltai verso di Zayn che ci fissava con le braccia conserte e un sorrisetto stampato sulla faccia.
«E' fatta così» mormorò a voce bassa, tranquillizzandomi. 
Mi rivoltai verso Safaa, cercando qualche argomento di cui poterle parlare. 
«Dove dormi stanotte?» le chiesi, sedendomi più vicina a lei. Cercai comunque di non essere troppo invadente.
«Zayn mi fa dormire sul divano» la piccola fece una smorfia e poi alzò gli occhi al cielo.
Mi voltai ancora verso di Zayn che scoppiò a ridere.
«Non è colpa mia se non ho altri posti per dormire» si giustificò lui.
«Un bravo fratello andrebbe a dormire sul divano e lascerebbe il suo letto alla sua sorellina» dissi.
«Mmh» Zayn fece una pausa poi rise, «allora non sono un bravo fratello»
«Sei uno stronzo!» sbuffò Safaa.
La guardai scioccata, e mi trattenni dal non scoppiare a ridere.
«Su questo hai proprio ragione» intervenni, ridacchiando.
«Avete finito voi due?» brontolò Zayn, avvicinandosi.
Per la prima volta da quando era lì, Safaa sorrise.
«Mi sta simpatica la tua fidanzata» confessò, facendomi un occhiolino.
Ricambiai il sorriso, «anche tu» 
«Come volete, io vado a farmi una doccia» annunciò Zayn.
Mi alzai e andai un attimo con lui in camera.
«Se sei stanca, và a casa» mi disse, chiudendo la porta.
«Posso restare ancora un po'» risposi, avvicinandomi a lui.
«Grazie» sussurrò, quando poggiai le braccia intorno al suo collo.
«Per cosa?» chiesi, senza staccare gli occhi dai suoi.
«L'hai fatta ridere» spiegò, «e da quando è arrivata qui è stata sempre col broncio, quindi grazie»
«Mi piacciono i bambini» sorrisi, accarezzandogli dolcemente il viso.
«E tu piaci a loro» alzò le spalle, «visto? piaci a tutti»
«Non direi» risposi, arrossendo di nuovo.
«Io dico di sì» mormorò con voce roca, facendo scivolare le mani sui miei fianchi. I nostri nasi si sfiorarono e poco dopo anche le nostre labbra. Presi il suo viso tra le mani per tenerlo fermo e continuai a baciarlo, finché la porta si aprì.
«Bleah» Safaa fece una smorfia, guardandoci.
Mi staccai subito da Zayn, ed entrambi scoppiammo a ridere.
«Vai a fare questa doccia, su» dissi, spingendolo.
«Vado, vado» Zayn fece una smorfia, per poi afferrare un asciugamano e sgattaiolare in bagno.
Sorrisi, e tornai in sala con Safaa. Ci sedemmo a guardare la tv, e iniziammo a chiacchierare del più e del meno.
Era una bambina dolcissima, e fisicamente somigliava molto a Zayn. Specialmente nel taglio degli occhi, dalla forma allungata e color marrone scuro.
Iniziai a farle vedere qualche foto sul mio telefono, alcune di quelle erano con Zayn, finché lo schermo non si illuminò e comparve una foto di Niall. Mi aveva appena scritto un messaggio.
«Chi è questo ragazzo biondo? E' carino!» esclamò la piccola.
Ebbi un colpetto di tosse, «è solo un amico» risposi.
«Un amico un po' rompipalle» aggiunse Zayn, entrando in stanza. Indossava solo un asciugamano attorno alla vita, e i miei ormoni erano letteralmente in subbuglio.

«Sei geloso! sei geloso!» lo prese in giro Safaa, facendomi ridere.
Zayn alzò gli occhi al cielo, «tu stai zitta, non capisci un cazzo»
«Non trattarla male» intervenni per difenderla.
«Se le cerca» borbottò lui, guardando altrove.
Safaa sbuffò e corse in camera di Zayn, chiudendo la porta dietro di sé. 
«Posso sapere cosa vuole ancora?» chiese Zayn, sedendosi accanto a me e indicando il telefono.
«Chi?» chiesi, ancora immersa nei miei pensieri.
«Quel biondino di merda» ghignò.
Non potei fare a meno di sorridere per la sua tenera gelosia.
«Voleva solo chiarire con me» spiegai, «prima abbiamo discusso, ha visto lo sfondo del mio cellulare di me e te, insieme»
«Non capisco che cazzo vuole» sbottò, «tu stai con me, se ne facesse una ragione»
«Ma sì, ormai l'ha capito, tranquillo» alzai le spalle, e portai una mano sul suo petto.
«Non mi sembra» ribatté, «visto che ti sta attaccato come una cozza»
«Zayn..» mormorai facendo la scivolare la mano lungo i suoi addominali, «sono stufa di parlare sempre e solo di Niall, non pensarci più»
«E' difficile» scosse la testa, pensieroso.
«Allora proverò io a farti distrarre» sussurrai a voce bassa, per poi sedermi sopra di lui. Aveva un asciugamano a coprirgli i gioielli di famiglia, eppure riuscii a sentire la sua erezione crescere sotto di me.

«Cazzo, Jess, scendi subito..» mi avvertì, digrignando i denti.
«Perché dovrei?» mormorai al suo orecchio con uno strano e sorprendentemente sensuale tono di voce, prima di mordergli il lobo.

«Perché potrei non riuscire a controllarmi» ansimò, facendomi ridere.
«Cristo santo» ansimò quando iniziai a strusciarmi su di lui, «da quando sei diventata.. così?»
«Da quando sto cercando di dimostrarti che sono solo tua» risposi, prima di poggiare dolcemente le labbra sulle sue. 

Con la mano destra gli scompigliai i capelli ancora bagnati e con la mano sinistra iniziai ad accarezzargli il torso nudo. Poi Zayn iniziò a lasciarmi tanti piccoli baci sul collo, mentre con l'altra mano mi scansava i capelli. Lo feci smettere prendendo il suo viso tra le mani e portando nuovamente le labbra sulle sue, iniziando la solita lotta per la dominanza. Lo sentii baciarmi sempre con più foga, ma dopo qualche secondo mi allontanai leggermente.
«Che c'è?» brontolò, guardandomi con l'eccitazione negli occhi.
«C'è tua sorella dillà» mi ricordai, facendolo ridere.
«Chissene frega» rispose, tirandomi di nuovo verso di lui. Sorrisi e mi riagganciai a lui, iniziando a mordicchiargli il labbro.
«Allora, come sta andando?» mormorai più tardi, a pochi centimetri dalla sua bocca.
«Cosa?» rispose, ancora distratto dalla situazione particolare.
«Il piano per distrarti» spiegai.
«Direi benissimo» sorrise maliziosamente.
Scoppiai a ridere, «però adesso devo andare, si è fatto tardi»
«Devi proprio?» sbuffò.
«Sì, è tutto il giorno che sono fuori casa» sospirai, «poi chi la sente mia madre?»
Si morse il labbro, «va bene, ti accompagno»
«Non serve» provai a dire, «torno a piedi, faccio una passeggiata»
«Scherzi?» aggrottò la fronte, «pensi che ti lascerei andare in giro di sera nel buio tutta sola?»
Sorrisi, «grazie»

La mattina dopo, a scuola, Zayn arrivò dieci minuti in ritardo come sempre. 
«Con chi l'hai lasciata Safaa?» gli chiesi, sottovoce, durante la prima ora di lezione.
«E' a casa da sola» fece una smorfia.
«Non hai paura a lasciarla sola?» chiesi.
«Non ho altra scelta» borbottò, visibilmente nervoso.
Rimasi in silenzio.
«E sabato ho anche la partita di calcetto» brontolò, «come faccio?»
«Io verrò a vederti» sorrisi, «potrei portare Safaa con me»
«Lo faresti?» un sorriso enorme comparve sul suo viso. Quel sorriso che amavo tanto.
«Certo» risposi, cercando di prendere la sua mano sotto il banco.
«Sei l'amore mio» sussurrò, controllando che la professoressa non ci guardasse, così che potesse stamparmi un bacio veloce.
Sorrisi e gli strinsi la mano più forte.

Alla fine delle lezioni, salutai Zayn e mi incamminai verso casa, come facevo ogni volta. 
«Jess!» sentii una voce chiamarmi, alla mie spalle.
Mi voltai e vidi Niall.
«Hei!» risposi, guardandomi intorno.
«Perchè non mi hai risposto al telefono ieri?» chiese, avvicinandosi.
«Scusa, io..» feci una pausa portando le mani tra i capelli, «mi sono dimenticata»
«Eri con lui, vero?» chiese, alzando gli occhi al cielo.
«Anche se fosse? Farebbe la differenza?» replicai, infastidita.
«Vabbè, ho capito» borbottò e fece per andarsene, ma lo fermai.
«Che hai?» chiesi.
«Io niente, tu invece?»
«Non ho niente nemmeno io, Niall» dissi, «non capisco perchè ci rimani male se sai benissimo che sto con Zayn»
«Non posso farne a meno» scosse la testa.
Rimasi in silenzio, non sapevo più cosa dire.
«Sabato vieni alla partita di calcetto?» chiese, cercando di cambiare discorso.
«Mh, sì» annuii, «ci sarai anche tu a guardare?»
«Veramente io giocherò» mi corresse.
«Oh, davvero?» curvai le labbra in un sorriso.
«Sì» annuì, «nella squadra avversaria al tuo ragazzo»
Il mio sorriso si spense in un attimo.





     






Oh oh, che succederà?
lol
lasciate qualche commentino e continuo prestissimo :3
 

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Capitolo 15
*** Football match. ***


                                                                





La settimana passò in fretta e arrivò il giorno della tanto attesa partita.
Sabato pomeriggio, intorno alle quattro, arrivammo tutti e tre allo stadio: io, Zayn e Safaa.
Ero un po' ansiosa, come al solito, ma forse non né avevo davvero motivo questa volta.

«Vado a cambiarmi allora» disse ad un tratto Zayn, dopo che io e la piccola ci fossimo sedute sulle gradinate. La partita sarebbe iniziata tra mezzora, eppure lo stadio si era già riempito.
«A meno che..» accennò un sorrisetto, «tu non vuoi venire con me»
Scoppiai a ridere, «ne ho abbastanza degli spogliatoi maschili, grazie»
Ricambiò la risata, mi stampò un veloce bacio sulle labbra, scompigliò i capelli di Safaa, e poi si diresse verso lo spogliatoio.
Ci sarebbe stato anche Niall, probabilmente era questo ciò che mi rendeva ansiosa.
«Allora, sei contenta di stare qui?» chiesi a Safaa, cercando di non farla annoiare più del previsto.
«Per niente» sbuffò, mettendo le braccia conserte.
«Perché?» insistetti.
«Non mi piace il calcio» spiegò lei, facendo una smorfia.
Sorrisi, «neanche a me, infatti siamo qui per tuo fratello»
«Lui non si merita una ragazza dolce come te» borbottò, facendomi ridere.
«Perché dici così?» sospirai.
Alzò lo sguardo verso di me, «perché lui non è dolce»
«Qualche volta sì» annuii.
«Con me no» brontolò, per poi abbassare lo sguardo a terra.
«Però ti vuole tanto bene, lo sai vero?» 
«Se lo dici tu» alzò le spalle.
Stavo per risponderle, quando venni interrotta dalla visuale di Niall che arrivava ed entrava nello spogliatoio.
«Niall» lo chiamai, istintivamente. 
Si voltò, ma non capì chi l'aveva chiamato. Continuava a guardarsi intorno spaesato, così mi alzai in piedi.
«Torno subito» sussurrai a Safaa, «non muoverti»
E detto questo scesi dalle gradinate dello stadio e corsi da Niall.
«Ehi» lo chiamai, di nuovo.
«Oh, ciao» replicò piuttosto sorpreso, «non ti avevo vista»
«Sei pronto per la partita?» gli chiesi, sforzandomi di sembrare amichevole.
«Prontissimo» mi corresse, mostrando un sorrisetto soddisfatto.
«Bene» risposi, non del tutto convinta. Era chiaro che fosse determinato per battere la squadra di Zayn.
«Sei qui da sola?» chiese poco dopo, guardandosi intorno.
«Con la sorellina di Zayn» replicai, lanciando un'occhiata a Safaa che, fortunatamente, era ancora al suo posto.
«Capisco» si bagnò le labbra, e il suo sguardo si fece serio.
«Beh» feci una pausa, «volevo solo dirti buona fortuna»
«Dovresti dirlo al tuo ragazzo» ribatté, «ma grazie lo stesso, ci vediamo» dopodiché entrò nello spogliatoio.
Rimasi lì immobile per un po', sopraffatta dai vari pensieri. La nostra era una situazione così strana. Insomma, volevo bene a Niall ma sentivo che non eravamo né amici né altro.
«Era lui? Il ragazzo biondo sulla foto nel tuo telefono?» chiese la piccola, quando tornai a sedermi di fianco a lei.
Annuii.
«Anche lui gioca a calcio? Con Zayn?» continuava a fare domande.
«Giocherà contro Zayn» la corressi, temendo una sua brusca reazione.
«Tifo per lui allora» disse di colpo, «come si chiama?»
Scoppiai a ridere, «tu dovresti tifare per tuo fratello»
«Lui mi tratta male ed è cattivo» borbottò, «invece quel biondino è carino»
Risi di nuovo, era davvero una bambina buffa, «si chiama Niall, e poi te lo presenterò, promesso»
«Evvai!» esclamò, iniziando a battere le mani entusiasta.
Ridacchiai ancora, finché non sentimmo l'arbitro fischiare in mezzo al campo. La partita era ufficialmente iniziata.
Vidi da lontano Zayn e la sua squadra entrare in campo, e dall'altro lato Niall e la sua.
Zayn era bellissimo in uniforme sportiva, più del solito, se fosse possibile. La prima mezzora della partita fu una noia totale, non ci fu nessuna azione particolarmente importante e Niall e Zayn per di più si evitavano. L'arbitro suonò la fine del primo tempo, e io e Safaa scendemmo dalle gradinate per andare a salutare Zayn durante la pausa.
«Sta andando di merda» si lamentò Zayn, asciugandosi il sudore sulla fronte con un asciugamano.
«Non è vero» lo tranquillizzai, passandogli una bottiglietta d'acqua.
«Vi state annoiando?» chiese preoccupato, guardando prima Safaa poi me.
«No» scossi la testa, «stai tranquillo, ok? pensa a divertirti»
Stava per rispondermi, ma in quel momento passò Niall.
«Ora capisci perché non mi diverto?» borbottò Zayn, indicandolo con uno sguardo pieno d'odio.
«Che ti importa di lui?» feci una smorfia, «noi siamo qui per te»
«Parla per te, Jess» sbuffò Safaa.
«E per chi staresti tu?» il fratello alzò un sopracciglio.
«Niall è più bello di te» esclamò la piccola, prendendolo in giro con una risatina.
«Cosa hai detto?» Zayn sbarrò gli occhi.
«Safaa, tesoro, vai a sederti, sta per riniziare la partita» intervenni, «io arrivo subito»
Lei fece il broncio e poi tornò sulle gradinate.
«Da quando parla di Niall?» sospirò Zayn, sistemandosi i pantaloncini da calcetto.
«Da quando lo ha visto qui» alzai le spalle.
«Ce l'ha con me, vero?» chiese, continuando a guardarsi intorno. Sembrava parecchio agitato.
«Un po'» risposi, «dice che la tratti male»
«Non sono bravo con i bambini» abbassò lo sguardo.
Sorrisi dolcemente, «devi solo essere più gentile, lei ti vuole bene»
Zayn annuì non del tutto convinto e, inaspettatamente, si avvicinò per baciarmi. Fece scivolare le mani ai lati dei miei fianchi e poggiò la sua fronte sudata contro la mia. Inizialmente sfiorò le mie labbra con dolcezza, come se volesse azzerrare tutte le sue ansie e paure in quel bacio, poi mise in mezzo la lingua e le cose iniziarono a scaldarsi.
Peccato che pochi secondi dopo l'arbitro suonò l'inizio del secondo tempo.

«Zayn, muoviti» lo richiamò da lontano un compagno di squadra, «non è il momento di pensare a limonare»
Io sorrisi nel bacio mentre Zayn fece una smorfia e, alla fine, si decise a staccarsi dalle mie labbra.
«Devo andare» mormorò, ancora a pochi centimetri dal mio viso.
Presi il suo viso tra le mani e gli stampai un altro bacio veloce.
«Vai, e divertiti» sorrisi, cercando di incoraggiarlo.
Ricambiò il sorriso, e tornò in campo.

Lo vidi divertirsi molto di più stavolta, finché Niall non fece goal. La sua espressione cambiò radicalmente, Zayn l'aveva presa come una sfida tra lui e Niall, non più come una partita di calcio. Voleva dimostrare di essere migliore di lui, forse per me, non so. Mi distrassi un attimo per parlare con Safaa e, quando mi voltai, vidi Niall a terra con Zayn in piedi di fianco a lui e l'arbitro che correva verso di loro.
«Che è successo?» mi chiese Safaa, leggermente preoccupata.
«Spero non quello che penso» sospirai, coprendomi il viso con le mani.
E invece sì, Zayn aveva fatto un fallo a Niall, che era caduto e adesso era stato ammonito. Niall si rialzò zoppicante ed andò incontro a Zayn come se volesse picchiarlo ma fortunatamente l'arbitro riuscì a dividerli.
Dio, ero stufa di questa situazione.
La partita finì in un pareggio. Inutile dire che dopo quello che era successo tra Zayn e Niall non vedevo l'ora di andarmene, riuscivano sempre a litigare e a farmi sentire a disagio.

«Quindi? Chi ha vinto?» sbuffò Safaa impaziente, mentre i ragazzi erano negli spogliatoi a cambiarsi per andarsene.
«C'è stato un pareggio» dissi.

«Wow» finse entusiasmo, «adesso posso tornare a casa?»
«Sì, aspettiamo Zayn poi andiamo via» risposi, pensando e ripensando a quello che era successo poco prima.

«Eccomi» arrivò poco dopo, sorseggiando da una bottiglietta d'acqua.
«Voglio andare a casa» insistette la piccola.
«Andiamo allora» rispose Zayn.
«Io non vengo» intervenni, decisa.
«Perchè?» lui aggrottò la fronte.
«Ho da fare» guardai altrove, per non incrociare i suoi occhi.
Zayn rimase in silenzio per un po', «vai in macchina, tra cinque minuti arrivo» disse a Safaa, dandogli le chiavi dell'auto.
Lei annuì, le prese e dopo avermi salutata, entrò in macchina.
«Perchè l'hai fatta andare via?» alzai gli occhi al cielo, sapendo dove voleva arrivare. Ma io non avevo voglia di discutere.
«Voglio sapere cos'hai» ribatté, infilandosi una mano in tasca.
«Io non ho niente» alzai le spalle, fingendomi tranquilla.
«Non è vero, lo capisco dal tuo sguardo che qualcosa non va» serrò la mascella, «sei strana»
«Non ho niente, davvero» ripetei, infastidita.
«E allora guardami negli occhi» sbottò, avvicinandomisi.
Abbassai lo sguardo, poi lo alzai di nuovo ed incrociai il suo, perdendomi nei suoi occhi marroni, «perchè l'hai fatto ancora, Zayn? te l'ho ripetutto un miliardo di volte che non ne posso più» confessai.
«Di che parli?» chiese, confuso.
«Di Niall» risposi, «perchè dovete sempre stuzzicarvi come dei bambini?» alzai gli occhi al cielo.
«Non è colpa mia» tentò di giustificarsi.
«Sei stato tu a farlo cadere in campo, mi sembra» lo fulminai con lo sguardo.
«Lui mi provoca» borbottò, «gli sguardi che mi faceva, e quelli che faceva a te mentre giocava..»
«Io non li ho visti» replicai.
«Beh, io sì» infilò in tasca anche l'altra mano.
«Comunque non è un buon motivo per prenderlo a botte» continuai.
«Scusa, ok?» alzò le braccia in aria, «lo sai che sono geloso e impulsivo, non posso farci niente»
«E io sono stufa di questa situazione, non potreste cercare di andare d'accordo? Per me?» 
«Non penso sia possibile» scosse la testa, guardando altrove.
«Capisco» risposi e feci per andarmene ma Zayn mi fermò.
«Vieni a casa, dai..» sussurrò con voce bassa e calma, tentando di persuadermi. Stavolta non te la caverai così, Malik.
Con la coda dell'occhio vidi Safaa guardarci dalla macchina, «no, voglio stare un po' da sola» risposi.
«Ok» rispose rigidamente, si voltò ed entrò in macchina aspettando che facessi lo stesso. Mi sedetti nel sedile posteriore vicino a Safaa, lasciando vuoto quello di fianco a lui. Non sapevo perchè facevo questo, non ero arrabbiata con lui, forse direi delusa.
Mi accompagnò sotto casa e si fermò una volta arrivato nel vialetto. Io scesi dall'auto senza dire nulla, li salutai entrambi con la mano ed entrai in casa. Corsi in camera mia e affondai la faccia sul cuscino, sperando che mia madre non avrebbe fatto domande.








                                







ahi ahi ahi, Malik cosa combini?
aggiorno presto, promesso :3
lasciate qualche commentino 
❤❤ 



 

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Capitolo 16
*** It's not your fault. ***






Non avevo la minima intenzione di passare il resto del mio sabato sera a deprimermi, perciò afferrai la borsa ed uscii a fare una passeggiata. Era ovviamente buio, l'unica luce proveniva dai lampioni sulla strada deserta. Ero ancora sul vialetto di casa mia, quando vidi improvvisamente una macchina nera spuntare dietro l'angolo e accostare di colpo. 
Non era una macchina qualsiasi, era la sua. Rabbrividii e istintivamente continuai a camminare, facendo finta di niente.
Lo sportello si aprì, e a quel punto lo vidi scendere con la coda dell'occhio.
«Aspetta» mi chiamò, con voce rigida e imponente.
Abbassai lo sguardo, e mi fermai senza voltarmi.
«Che ci fai qui?» chiesi, mentre lui era ancora alle mie spalle.
Zayn mi superò e si posizionò di fronte a me, «scusami per prima, scusami» sospirò, prendendo il mio viso tra le mani.
«Sono stato un coglione, hai ragione tu» continuò, «devo smetterla con questa competizione con Niall e concentrarmi sulle cose veramente importanti, cioè tu» 
Mi arresi alla sua dolcezza e sorrisi, «non immagini quanto io sia contenta di sentirtelo dire»
Ricambiò il sorriso, «e devo smetterla anche di essere geloso, tu sei mia e basta»
Arrossii e senza aggiungere altro premetti le labbra contro le sue. Posai le braccia intorno al suo collo e mi alzai leggermente sulle punte, lui era incredibilmente alto in confronto a me. I suoi baci erano la mia droga, quando mi baciava potevo sentire lo stomaco contorcersi come mai prima d'ora. Era una sensazione completamente nuova per me, forse.. amore?
Mi staccai leggermente, lo guardai dritto negli occhi e gli regalai un altro sorriso.
«Devi smetterla» sussurrò, aggrottando la fronte.
«Di fare cosa?» chiesi, ancora ipnotizzata dai suoi meravigliosi occhi incollati ai miei.
«Di sorridere così» spiegò, «sei bellissima»
«E tu devi smetterla di essere così dolce» sentii le guance andarmi a fuoco.
Scoppiò a ridere.
«Vieni da me, dai» disse poi, «altrimenti chi la sente Safaa»
Annuii e ci incamminammo insieme verso la sua macchina.

«Sei tornata!» esclamò la piccola, vedendomi entrare in casa.
«Eh già» sorrisi, ricambiando il suo abbraccio.
«Prima eri arrabbiata con Zayn vero?» mi chiese, poco dopo.
«Sì, ma adesso è tutto a posto» replicai, facendo un occhiolino al mio ragazzo, in piedi accanto a noi.
«Resti a dormire con noi? E' Sabato!» esclamò all'improvviso, guardando l'orologio.
Mi voltai verso Zayn che annuiva tutto esaltato. Ti piacerebbe, eh Malik?
«Non lo so, non saprei cosa dire a mia madre» alzai le spalle.
«Dille che vai da un'amica» commentò lui.
«Non lo so» sospirai, confusa.
«Ti prego» fece gli occhioni dolci.
Sbuffai. Non sapevo resistergli.
Fortunatamente mia madre non era una tipa invadente né tanto meno oppressiva. 
«Sì, te l'ho detto» ripetei al telefono con lei, circa dieci minuti dopo, «resto a dormire da Alison» 
«Ma perchè? Non ti sei portata niente» brontolò. Dimenticavo che a volte fosse piuttosto insistente.
«Tranquilla, prenderò una delle sue camicie da notte» risposi, «e poi voglio stare un po' con lei, era da un po' che non ci vediamo» 
«Va bene, ma torna presto domani mattina» aggiunse, cedendo all'improvviso.
Riuscii a sentire delle voci dall'altra parte del telefono, quindi era ovvio che come tutti gli altri sabati mia madre si divertiva con le sue amiche. Beh, è stato facile!
Riagganciai il telefono e mi voltai verso Zayn e Safaa.
«Allora, che ha detto?» chiese subito lui, con occhi sognanti.
«Posso restare!» esclamai dopo qualche secondo di suspence, per poi urlare come una pazza.
Zayn scoppiò a ridere e Safaa mi saltò addosso. Dio, adoravo quella bambina.
«Dormi con me? Ti prego!» mi implorò la piccola, tirandomi la manica della maglia.
«Non se ne parla» la interruppe Zayn prendendomi per mano, «lei dorme con me»
«No!» borbottò lei, «ti prego, Jess!» si voltò verso di me e continuò a supplicarmi. Alzai lo sguardo e vidi Zayn fare smorfie.
«Va bene» risposi alla fine, curvando le labbra in un tenero sorriso.
Zayn farfugliò qualcosa fra sé e sé.
«Grazie! Dormiamo in camera di Zayn e lui qui sul divano» ridacchiò Safaa, trionfante.
«Ma certo, fate pure» sbuffò il mio ragazzo, facendomi sorridere.
«Arrivo subito, tu intanto mettiti il pigiama» sussurrai alla piccola, prima di vederla correre nella stanza di Zayn e chiudere delicatamente la porta davanti a noi.
«Ehi» mormorai, sedendomi sul divano accanto a Zayn.
«Non devi farlo se non vuoi» scosse la testa.
«E' tutto a posto, non mi va di farla rimanere male» alzai le spalle, continuando ad accarezzargli la mano.
«Purtroppo è un po' così, testarda» brontolò, alzando gli occhi al cielo.
«Mi ricorda qualcuno..» risi.
Ricambiò il sorriso e mi stampò un leggero bacio sulle labbra.
«Mi dispiace che tu debba fare la baby sitter» sospirò.
«Sta' tranquillo» presi il suo viso tra le mani, «io sono contentissima di stare qui, con voi»
Sorrise ancora, «adesso vai allora, che voglio vederti con una camicetta da notte»
«Mi dispiace caro, ma non ho niente con cui cambiarmi» mi morsi il labbro.
«Merda» sbuffò, facendomi ridere.
«Mi presti qualcosa di tuo?» proposi, entusiasta. Adoravo il pensiero di tenere addosso il suo profumo.
«Tipo? I miei pantaloncini da calcetto?» ridacchiò.
«No» sospirai, «magari una tua maglia, o una tua felpa»
«Prendi questa» si sfilò la felpa che aveva addosso e me la porse, «contenta ora?»
«Sì» sorrisi come una bimba, odorando il suo paradisiaco profumo.
Mi tirò a sé e mi strinsi un po' tra le sue braccia.
«Jess sono pronta!» sentii la vocina di Safaa chiamarmi dalla stanza di Zayn.
Alzai la testa dalla spalla di Zayn e lo guardai per un po'.

«A dire il vero, non mi sarebbe dispiaciuto dormire qui con te» mi bagnai le labbra, temendo di aver perso un occasione speciale.
«Ci sarà sicuramente una prossima volta» mi regalò un occhiolino, facendomi ridere ancora una volta.

«Buonanotte» sussurrò, prima di baciarmi dolcemente sulla fronte.
Arrossii, «buonanotte» lo abbracciai un'ultima volta e poi tornai da Safaa.
Era quasi mezzanotte, non molto tardi per essere sabato sera, ma visto che ero con lei andai a dormire presto.
Mi infilai nel letto e chiacchierammo un po'.
«Mi racconti qualcosa?» chiese, nel buio.
«Cosa vuoi che ti racconti?» replicai, accendendo la luce sul comodino.
«Non lo so» rispose, «per esempio, cosa ci trovi in mio fratello?»
Sorrisi, «come mai questa domanda?»
«Me lo chiedo perché non riesco ad immaginarlo come fidanzato» disse.
Sorrisi di nuovo, «è meglio di quanto pensi, credimi»
«Tu sei bellissima» sussurrò poco dopo, «Zayn è tanto fortunato»
«Ma grazie! Anche io sono fortunata» risposi.
«Buonanotte Jess» farfugliò ad un tratto.
Sorrisi, «buonanotte»

Quando riaprii gli occhi mi accorsi che non era ancora giorno. Guardai l'ora sul cellulare appoggiato sul comodino e scoprii che erano soltanto le quattro e mezza di notte. Mi voltai e vidi Safaa dormire come un ghiro con addosso tutte le coperte. Ecco perché avevo le gambe ghiacciate, e probabilmente anche perché la felpa di Zayn era troppo corta. Mi alzai silenziosamente dal letto e camminai verso la porta, uscii dalla stanza e richiusi la porta senza far rumore. Volevo andare da lui.
Camminai in punta di piedi fino al divano e sorrisi nel vederlo dormire lì tutto rannicchiato.
Mi sdraiai vicino a lui e iniziai ad accarezzargli i capelli. Presi anche il cellulare e gli feci una foto.
Il suo viso adorabile era da immortalare!
«Ma che cazz..» borbottò ad un tratto, strofinandosi la mano contro la bocca.
«Ops» sussurrai, «ho dimenticato di togliere il flash»
Zayn, ancora mezzo assonnato, schiuse leggermente gli occhi ed io scoppiai a ridere.
«Scusa, non volevo svegliarti» mormorai a voce bassa, stringendomi sotto le coperte con lui.
«Tranquilla» sbadigliò, «ma che ore sono?»
«Le quattro e mezza» dissi.
«E che ci fai sveglia?» rise.
«Sentivo freddo, la tua felpa è troppo corta» feci una smorfia, indicando le mie gambe nude.
«Oh scusa tanto» sbuffò, posando lo sguardo sulle le mie cosce scoperte, «almeno ho una bella visuale»
«Zayn!» esclamai, dandogli un colpetto sul braccio.
Scoppiò a ridere e mise il braccio sulla mia spalla, «hai intenzione di tornare a dormire di là?»
«Safaa è adorabile, davvero, ma..» balbettai, «adesso vorrei stare un po' con te, giuro che mi faccio piccola piccola»
«Per me va bene, tanto non ti avrei fatto andare via comunque» ridacchiò, bagnandosi le labbra.
Sorrisi e mi rannicchiai sopra il suo petto.
«Senti ancora freddo?» mormorò, avvolgendomi con le braccia.. Sentii il suo respiro caldo sul mio viso, eravamo davvero vicinissimi, sdraiati l'uno contro l'altro e rabbrividii per quella sensazione.
«Direi di no» risposi, passando le dita sopra la sua maglia per accarezzarlo.
«Bene..» ansimò, portando le mani sulle mie gambe. Le fermò sui miei fianchi, costringendomi ad alzare lo sguardo verso di lui e poi baciarmi. Schiusi le labbra lasciando scontrare le nostre lingue, presi il suo viso tra le mani per tenerlo fermo e lasciai che si posizionasse sopra di me. Rabbrividii mentre lo sentii alzarmi la maglia e sfiorarmi la pancia con le sue mani calde fino ad arrivare sopra il reggiseno. Poggiò dolcemente le labbra sul mio collo fino a farmi impazzire, mentre con le mani tiravo saldamente i lati della coperta. Iniziai ad agitarmi, il cuore mi batteva sempre più veloce in petto, e alla fine esplosi.
«Dio, fermati..» balbettai ad un tratto.
«Che succede?» chiese, staccandosi leggermente dalle mie labbra.
«Scusa, io..» feci una pausa, «voglio aspettare, per farlo»
«Ehi, tranquilla» sorrise, «so che è ancora presto»
Abbassai lo sguardo, mentre si alzava da sopra di me. Tornò al suo posto sotto le coperte e iniziò ad accarezzarmi il viso.
«Ho rovinato tutto, vero?» chiesi, chiudendo gli occhi. Perché mi sentivo stupida?
Zayn sbuffò, «non hai rovinato niente»
Mi morsi il labbro.
«Davvero» continuò, «stai tranquilla, ok?»
Annuii, ancora non convinta del tutto, e mi rifugiai di nuovo tra le sue braccia dove poco dopo mi addormentai.












 
Salve fanciulle!
Che ne pensate? Avreste fatto come Jess o vi sareste lasciate andare subito?
Io non rispondo che è meglio, potrei risultare volgare. lol
Lasciate qualche commentino, mi fate tanto felice con le vostre recensioni *O*
Un bacio!













 

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Capitolo 17
*** I promise you. ***






La luce del sole penetrava dalla finestra e riuscii a svegliarmi. Schiusi leggermente gli occhi e, con la vista ancora appannata, mi stiracchiai. Era piuttosto presto, circa le nove di mattina. Quando aprii del tutto gli occhi mi voltai e vidi che ero sola sul divano. Zayn non c'era più.
Mi guardai intorno e dopo essermi sistemata la sua felpa, mi alzai a cercarlo. Vidi la finestra del balcone aperta, uscii e lo trovai lì fuori a fumare.
«Ehi, buongiorno» mormorai, raggiungendolo.
Si voltò verso di me, «buongiorno» accennò un debole sorrisetto.
«Come mai sei già sveglio?» chiesi, avvicinandomi a lui.
«Non avevo molto sonno» alzò le spalle, facendo uscire cerchi di fumo dalla bocca.
«Sei sicuro di stare bene?» insistetti, osservando con attenzione la sua strana espressione.
Continuò a tenere lo sguardo altrove, fece un ultimo tiro poi si tolse la sigaretta dalle labbra e mi guardò.
«Mia sorella vuole venire a prendere Safaa» disse, d'un tratto.
«Di già? Perchè?» sbarrai gli occhi.
«Non lo so» sbuffò, «dice che ha dei problemi, e che preferisce venire a riprenderla»
«Quando ti ha chiamato?»
«Questa mattina presto, mentre tu dormivi tra le mie braccia» sorrise quando pronunciò l'ultima frase.
Arrossii, «beh, potevi svegliarmi»
«Tanto non sarebbe servito a niente» sospirò ancora.
«Cerca di convincerla» insistetti, «tu sei un bravo fratello»
«Non è vero, e lo sai» fece una smorfia, «forse è giusto che venga a prenderla, tanto neanche Safaa vuole stare qui»
«Questo non è vero» lo interruppi, «lei ti vuole bene, lo sai»
Zayn rimase un po' in silenzio, fece un ultimo tiro e poi buttò la sigaretta a terra.
«Vieni, andiamo dentro» disse, ignorando la mia risposta.
Annuii, «quando verrà a riprenderla?» chiesi poi.
«Domani sera» rispose, senza emozioni nel tono di voce.
«Riprendere chi?» sentii la vocina di Safaa alle mie spalle.
Ci voltammo entrambi verso di lei.
«Ehi, ti sei svegliata» esclamò Zayn, cercando di distrarla.
«Sì ma Jess non c'era» brontolò, spostando l'attenzione su di me.
«Scusami tesoro, mi sono svegliata da poco e sono venuta a vedere che faceva Zayn» mentii. Non mi andava di dirle che avevo dormito con lui.

«Devi andare per forza?» protestò Zayn, circa un'ora dopo.
«Sì, altrimenti chi la sente mia madre» alzai gli occhi al cielo, recuperando la mia borsa.
«Me la dovrai far conoscere prima o poi» ridacchiò, prendendomi per i fianchi.
«Più poi che prima» ricambiai la risata.
Brontolò qualcosa di incomprensibile, «ci sentiamo stasera?» propose.
Annuii, «a stasera e.. grazie, per tutto»
«Grazie a te» rispose, prima di regalarmi un dolce bacio a fior di labbra.

Il giorno dopo, lunedì, Zayn non venne a scuola. Mi aveva detto che aveva deciso di restare a casa con sua sorella, prima che dovesse partire. Mi dispiaceva salutarla, era una bambina dolcissima.
«Ehi» una voce maschile che non sentivo dal giorno della partita mi riportò alla realtà, interrompendo i miei pensieri.
«Ehi, Niall» risposi, infilando dei libri nell'armadietto.
«Il tuo ragazzo ha deciso di non farsi vedere dopo la figura di merda che ha fatto alla partita?» ridacchiò, divertito.
«Smettila» lo fulminai con lo sguardo, «ti ho già detto di non parlare di Zayn quando sei con me»
«Mi dispiace» sorrise, «ma non ho potuto fare a meno di notare che non è venuto»
«Però, come sei perspicace» misi le braccia conserte.
«Che simpaticona che sei» ridacchiò, avvicinandomisi.
«E comunque Zayn è con sua sorella minore» dissi d'un tratto, «hai ragione, è proprio un cattivo ragazzo»
«Oh sì, invece hai ragione tu, è proprio un ragazzo d'oro» fece una smorfia.
«Ok, basta, per favore» alzai gli occhi al cielo.
«Ci verresti a fare un giro con me, più tardi?» chiese, cambiando argomento.
«Mmh, veramente..» mi morsi il labbro, sperando che non reagisse male di nuovo.
«Gli amici possono uscire insieme, Jess» disse, «e noi siamo amici»
«Non è questo» scossi la testa, «stasera avevo promesso a Zayn che sarei andata da lui»
«Come sempre» sbuffò. 
«Scusa, ma stasera è importante» abbassai lo sguardo, «usciamo domani, se vuoi»
Borbottò qualcosa tra sé e sé senza rispondermi, poi se ne andò.
Pff, ne avevo abbastanza.

«Mi prometti che ci rivedremo?» mi chiese Safaa quella sera, quasi con le lacrime agli occhi.
In pochi giorni, mi ero affezionata tantissimo a quella bambina.
«Certo che ci rivedremo» sorrisi, abbracciandola.
Zayn era in piedi accanto a noi, con un'espressione rigidissima.
«Doniya è arrivata» disse, ad un tratto.
Safaa si staccò da me e corse ad abbracciare lui. Sorrisi.
«Ti voglio tanto bene Zayn» sussurrò la piccola, quasi soffocondalo per la stretta forte.
Lui sorrise, «anche io» le scompigliò un po' i capelli, e poi la accompagnò di sotto. Mi affacciai dalla finestra dell'appartamento di Zayn e li vidi parlare con la sorella, per poi vedere la macchina scomparire nel buio.
«Stai bene?» chiesi, avvicinandomi a lui, una volta rientrato.
«Più o meno» rispose seccato, passandosi una mano tra i capelli.
«La rivedrai presto» cercai di confortarlo, accarezzandogli il viso.
Ma Zayn aveva uno sguardo strano, i suoi occhi evitavano i miei, «ti devo parlare..» disse, dopo qualche secondo.
Mi si gelò il sangue nelle vene. Lo guardai con uno sguardo interrogativo, «dimmi» fu tutto ciò che riuscii a rispondere.
Lui evitò il mio sguardo, e iniziò a strofinarsi nervosamente le mani.
«Mi stai spaventando, Zayn..» balbettai. Quella frase non prometteva mai nulla di buono.
«No, devi stare tranquilla» ribatté, ma non ne sembrava convinto.

Prese la mia mano e la strinse fortemente alla sua.
«E allora dimmi cosa succede» mormorai.
Stava per iniziare a dire qualcosa, quando la suoneria del mio cellulare lo interruppe. Lo tirai fuori dalla tasca e vidi il numero di mia madre.
«Oh dio, le avevo promesso che sarei tornata a casa presto stasera» sospirai, «devo aiutarla con delle cose»
«Va bene, allora vai, ne riparliamo» commentò, sforzandosi di sorridere. 
«No, ti prego, adesso devi dirmi quella cosa» insistetti, in preda all'ansia.
«Non è niente, tranquilla» sussurrò, ma ebbi l'impressione che mi stesse mentendo.
«Ne parliamo domani, ok?» chiesi.
«Sì, ok» annuì, mostrando un altro sorriso. Era uno di quei sorrisi forzati, del tutto finti.
E morivo dalla voglia di sapere cosa doveva dirmi, ma dovevo proprio andare.

Quando arrivai a scuola, il mattino dopo, trovai Zayn a parlare con un insegnante. Lo guardai confusa e mi andai a sedere al mio posto. Mi ignorò per quasi tutte le ore di lezione.
«Hey» gli dissi al suono dell'ultimo campanella, «stai bene?»
«No» rispose secco, «ti devo parlare»
E il cuore riniziò a battermi a mille, quest'ansia mi stava uccidendo. Presi lo zaino ed uscii frettolosamente dalla scuola con lui.
«Vuoi dirmi che succede?» sbottai, fermandomi nel bel mezzo del cortile.
«Non mi va di parlarne qui» borbottò, guardandosi intorno, infastidito.
«Beh, dovrai farlo» insistetti, «perché non ne posso più di aspettare di sapere quello che hai da dirmi»
Zayn si lanciò un'altra occhiata intorno, «ci sono ancora dei ragazzi qui fuori Jess, quello che devo dirti è importante»
«Ieri sera mi avevi detto che non era niente di che» ribattei, esausta.
Il mio ragazzo abbassò lo sguardo, «l'ho detto per farti dormire tranquilla..»
Un altro brivido mi percosse la schiena. Stavo iniziando a spaventarmi sul serio.
«Adesso basta, dimmelo!» gridai.
«Devo partire, cazzo!» sbottò. Silenzio tombale. Mi guardai intorno e altri studenti ci stavano fissando.
«C-cosa significa che devi partire?» balbettai qualche secondo dopo, incredula.
«Dio, non avrei voluto dirtelo così..» si portò le mani tra i capelli, passandosi la lingua tra le labbra.
«Cosa significa che devi partire?» ripetei, sconvolta. 
«Devo tornare dalla mia famiglia per un po' di tempo, ci sono dei problemi e devo andare da loro, a Bradford..» spiegò, avvicinandomisi.
«Cos'è successo?» chiesi.
«Mia madre» sospirò, «ha dei problemi, devo tornare da lei con le mie sorelle»
«E.. per quanto tempo?» iniziai a mordicchiarmi le unghie per il nervosismo.
«Io.. non lo so» scosse la testa, affranto. Si portò le braccia dietro la nuca e continuò a guardarmi senza aggiungere altro.
«Come non lo sai?» alzai la voce, di punto in bianco.
«Non fare così, per favore» mi guardò con aria afflitta.
Cacciai un altro sospiro e chiusi gli occhi, cercando di calmarmi. Mi tremavano quasi le gambe.
«Cosa vuoi che faccia, Zayn? Mi stai praticamente lasciando» e senza che lo volessi, sentii gli occhi gonfiarsi.
«Non ti sto lasciando» mi corresse, portando le mani sul mio viso.
«Ma hai detto che non sai quando tornerai..» singhiozzai.
«Non posso saperlo con precisione» scosse la testa, «..vuoi che io resti qui?»
«Lo sai che non ti chiederei mai questo, la tua famiglia ha bisogno di te..» chiusi gli occhi.
Un leggero sorriso comparve sul volto, «sei la ragazza migliore del mondo»
Rimasi in silenzio ancora un po', «io non posso stare senza di te» confessai, sentendo una lacrima rigarmi il viso.
Senza dire nulla, mi prese e strinse tra le sue braccia, e a quel punto scoppiai a piangere ancora di più.
«Non piangere, per favore» sussurrò, cercando di calmarmi.
«Non voglio perderti» piagnucolai contro il suo petto.
«Non mi perderai» ribatté, accarezzandomi il viso, «staremo lontani per un po', tornerò presto e sarà tutto come prima»
«Me lo prometti?» chiesi, tra un singhiozzo e l'altro.
Annuì, «te lo prometto»






 

 



 

Eccomi!
Ultimamente non ho molto tempo per postare, ma questo capitolo dovevo pubblicarlo per forza!
Fatemi sapere cosa ne pensate, adoro le vostre recensioni! **
Un bacio. x







 

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Capitolo 18
*** Goodbye, I love you. ***


                                                                   
                                                                                            




Quel pomeriggio rimasi con Zayn tutto il tempo. Al diavolo i compiti, al diavolo la scuola, al diavolo tutto.

Volevo soltanto stare con lui.
«Quindi, manca solo un giorno..» sospirai, sprofondando sul suo divano.
«Mi mancherai da impazzire, lo sai?» replicò, sedendosi accanto a me e poggiando una mano sulla mia gamba.
Mi voltai e lo guardai per un po', «non immagini neanche quanto tu mancherai a me» 
«Cerchiamo di prenderla come una cosa positiva» alzò le spalle, regalandomi un sorriso d'incoraggiamento.
«Cosa c'è di positivo in tutto questo?» brontolai, nascondendo la testa nell'incavo del suo collo.
«Non lo so» sussurrò, «spesso la distanza aiuta a far capire quanto sia importante una persona»
Mi morsi il labbro e alzai lo sguardo su di lui, «ma io lo so già quanto sei importante per me»
«Tre settimane lontani..» borbottò, portandosi le mani sul viso.
«Quindi è sicuro?» balbettai, socchiudendo gli occhi. 
«Non lo so, probabilmente saranno tre settimane, forse di più o forse di meno» spiegò.
«Vedrai che tua madre si rimetterà presto» mormorai, accarezzandogli i capelli.
«Io non so proprio che fare» scosse la testa.
«In che senso?» gli chiesi, poggiando una mano sopra la sua.
Incastrai le dita tra gli spazi delle sue e lo fissai intensamente negli occhi, in attesa che parlasse.
«Non ho mai avuto un gran rapporto con la mia famiglia, sono sempre stato piuttosto distaccato» fece una smorfia, continuando a guardare altrove, un punto vuoto nella stanza. Percepivo tristezza nel suo tono di voce.
«E adesso non ho proprio voglia di rivederli, specialmente mio padre» sospirò.
«Perché? Cos'è successo?» chiesi, spinta dal desiderio di conoscere il suo passato.
«Non credo abbia una buona idea di me in questo momento» alzò un sopracciglio.
«Che vuoi dire?» insistetti.
«Probabilmente pensa che io sia diventato un drogato o qualcosa del genere» serrò la mascella, bagnandosi le labbra.
«Non credo che ti avrebbero affidato Safaa se pensassero una cosa del genere» risposi, cercando di rassicurarlo.
«Non lo so, resta il fatto che non ho voglia di stare con loro» alzò gli occhi al cielo.
«Dio, Zayn, io pagherei oro per passare anche cinque minuti con mio padre» sbottai, d'un tratto.
Lui si voltò verso di me e mi guardò sbigottito.
«Scusa, hai ragione..» disse subito, a voce bassa, fissandomi come se volesse accertarsi che stessi bene.
«Non importa» lo tranquillizzai.
«Non avrei dovuto parlare di queste cose con te» aggiunse.
«Sì invece, è solo che.. non parlo mai di mio padre con nessuno ma in questo momento, sentendoti dire certe cose, ho ripensato a lui» abbassai lo sguardo.
«Vieni qui» sussurrò, tirandomi a sé. Mi rifugiai di nuovo tra le sue braccia e pensai che sarebbe stato bello se un giorno avessi presentato Zayn a mio padre, come mio ragazzo. Ma questo non sarebbe potuto accadere perché lui non c'era più.


Per quanto volessi che il tempo si fermasse, o per lo meno scorresse più lentamente, la sera dopo arrivò in fretta.
«Ci siamo» sospirò, mettendosi le mani in tasca e avvicinandomisi. Eravamo nel parcheggio sotto casa sua ed io avevo lo stomaco in subbuglio, convinta che nel giro di pochi minuti sarei svenuta o qualcosa del genere.
«Ti chiamerò ogni due ore, lo sai vero?» sorrisi. Era un sorriso finto che rischiava di trasformarsi presto in un pianto isterico.
Piangevo praticamente sempre, era parte di me, Zayn lo avrebbe capito.
Ricambiò il sorriso, «ti chiamerò io se non lo farai tu» 
Lo osservai prendere la valigia e caricarla nel bagagliaio della macchina per poi richiuderlo con forza.
«Hai già parlato con il preside della scuola?» chiesi, mettendo le braccia conserte e cercando di placare i miei singhiozzi.
«Sì, mi giustificheranno, credo» alzò le spalle con noncuranza. 
Mi avvicinai a lui e posai le braccia intorno al suo collo, «stai attento, ok?» mi raccomandai.
«Tu sta' attenta» mi avvertì, lanciandomi un'occhiataccia.
«A cosa?» aggrottai la fronte, perplessa.
«A Niall» pronunciò quel nome senza emozioni nel tono di voce.
Sbuffai, «non devi preoccuparti di questo»
«Mh, non sono molto tranquillo» scosse la testa.
«E invece devi esserlo» replicai regalandogli un'altra carezza, «pensa solo a tua madre»
«Ci proverò» annuì, per poi stamparmi un veloce bacio sulle labbra.
«A che ora arriverai a Bradford, più o meno?» chiesi.
«Tra un'ora, circa» rispose, «è meglio che vada o farò tardi..»
Chiusi gli occhi e feci un respiro profondo.
«Stai bene?» mi chiese ancora, squadrando il mio viso distrutto con attenzione.
«Sì» annuii, fingendo un sorriso.
«Sicura?» insistette.
«Vai, prima che scoppi in lacrime» esclamai, chiudendo gli occhi e portando le braccia contro il suo petto per allontanarlo.
Sentii la mia gola seccarsi, gli occhi farsi più gonfi e le gambe tremare. Faceva freddo, sì, ma non tremavo per quello.
Zayn si riavvicinò e mi rubò un altro abbraccio, permettendomi di rifugiare la testa contro il suo petto, e avvolgendomi con le sue possenti braccia. Posò la testa sopra la mia e mi stampò un bacio sulla fronte. A quel punto non riuscii più a controllarmi e le lacrime iniziarono a cadere, una dopo l'altra. Mi staccai dalla felpa di Zayn per evitare di bagnarla troppo e lo guardai negli occhi.

«Non piangere, ti prego» mi supplicò, asciugandomi la guancia umida con il pollice.
«Non farci caso» scossi la testa in fretta, scacciando le lacrime con la manica del mio cappotto.
«Voglio che tu stia bene, tornerò presto e sarà tutto come prima» disse, probabilmente per farmi stare meglio.
Annuii, non del tutto convinta, e mi alzai sulle punte per baciarlo un'ultima volta. Incastrai le braccia dietro il suo collo e lasciai che la sua lingua scivolasse all'interno della mia bocca, regalandomi ulteriori brividi. Avevo le farfalle nello stomaco, così come ogni volta che le sue labbra sfioravano le mie e, ormai, ne ero certa. Era amore.
«Ti amo» ammisi, tutto d'un fiato. Quelle parole mi uscirono senza che lo volessi e, quando vidi l'espressione sul viso di Zayn, pensai che avevo sbagliato. Mi sentii una stupida, forse era troppo presto per dirgli una cosa del genere, eppure provavo davvero amore per lui. Zayn deglutì e sbattè le palpebre più volte poi, dopo qualche secondo, sfoderò un enorme sorriso.
«Ti amo anch'io, Jess» rispose, rendendomi la ragazza più felice del mondo.
Avevo le farfalle nello stomaco e il cuore batteva all'impazzata.

«Cazzo, devo riaccompagnarti a casa prima di andare» si ricordò più tardi, imprecando qualcosa in arabo.
«Non se ne parla» lo interruppi, staccandomi da lui, «sei già in ritardo, io tornerò a casa con il pullman»
«No, non mi fido, ti accompagno io» sibilò, incamminandosi verso macchina ma lo bloccai.
«Stai tranquillo, vai, davvero» insistetti, «o farai tardi..»
Zayn si fermò e posò di nuovo lo sguardo di me.
Mi avvicinai a lui e, non riuscendo a resistere, lo baciai ancora.
Restai incollata alle sue labbra per circa un minuto, non potevo credere che quel momento fosse arrivato
«A presto, piccola» fu tutto ciò che disse, prima di fare un passo indietro e salire in macchina.
Non riuscii a dire nulla, le lacrime continuavano a cadere nonostante cercassi di impedirlo in tutti i modi. 
Mi guardò un'ultima volta per poi premere l'acceleratore e allora lo vidi allontanarsi sempre di più, fino a scomparire nel buio.








                                                                      



 
Eccomi qua, di nuovo.
Aw, poveri i miei Zass separati :c
Anyway, cerco di aggiornare presto, anche se la scuola mi uccide ultimamente.
Un bacio a tutte, amo le vostre recensioni *w*



 

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Capitolo 19
*** Lost. ***


 





Rientrai in casa verso le undici, sperando che mia madre dormisse già.
Aprii la porta di casa e la richiusi facendo in modo che non cigolasse, e andai in punta di piedi verso la mia stanza. 
«Dove sei stata?» la voce della mamma alle mie spalle mi fece sobbalzare.
«Sei ancora sveglia?» chiesi, sorpresa. 
«Sì, stavo aspettando te» mise le braccia conserte con sguardo accusatorio.
«Beh, ero in giro» alzai le spalle, entrando in camera mia.
Lei mi seguì, «e con chi?» chiese ancora.
Rimasi in silenzio, cercando qualcosa da dire.
«So che hai un ragazzo, Jess» confessò tutto d'un fiato.
Sentii improvvisamente un nodo allo stomaco.
«Insomma, sono stata ragazza anch’io, non sono stupida» continuò, sorridendo.
Feci un sospiro di sollievo vedendo che l’aveva presa bene.
Si sedette sul letto accanto a me, «da quanto va avanti questa storia?»
«Stiamo insieme da circa un mese» risposi, lievemente imbarazzata.
«E lui chi è?»
«Si chiama Zayn» abbassai lo sguardo.
«Dove l’hai conosciuto?» chiese.
«E’ un interrogatorio per caso?» sbottai.
Sorrise, «sono solo curiosa»
«Beh, è arrivato all’inizio dell’anno in classe mia, e ci siamo conosciuti così» spiegai.
«Quindi è stato bocciato?» alzò un sopracciglio.
«Sì» sospirai, «ma non giudicarlo per questo»
«Non lo farò» scosse la testa, «me lo farai conoscere?»
«Sì, certo» annuii, non del tutto convinta.
«Quando?» insistette, entusiasta.
«Mamma..» alzai gli occhi al cielo, «è appena partito»
«Cosa? Per dove?» esclamò, confusa.
«E’ dovuto tornare dalla sua famiglia, sua madre sta poco bene» risposi.
«E perché non vive con loro?» chiese, con aria perplessa.
«E’ una lunga storia, adesso sono stanca, scusa» mi morsi il labbro, cercando di porre fine a quella straziante conversazione.
«D’accordo..» mormorò, alzandosi dal mio letto per poi incamminarsi verso la porta della mia camera, «tu stai bene?» chiese, prima di uscire.
Annuii in silenzio, cercando di sembrare credibile.
«Buonanotte» disse infine, per poi chiudere la porta e lasciarmi sola

La mattina seguente ebbi un piacevole risveglio; oltre alla suoneria della sveglia si aggiunse quella di un nuovo messaggio. Schiusi gli occhi e afferrai di colpo il cellulare sul comodino: un nuovo messaggio.
«Buongiorno amore mio» sorrisi come una scema davanti allo schermo del telefono e lo chiamai.
«Pronto?» la sua voce mi fece improvvisamente sentire meglio.
«Buongiorno» biascicai con la voce ancora impastata dal sonno.
«Ehi, tutto bene?» chiese, dall'altra parte.
«Mi manchi» mormorai subito.
«Non ci vediamo da sole nove ore» Zayn ridacchiò.
«Mi manchi lo stesso» sorrisi, consapevole che non potesse vedermi.
«Sono arrivato tardissimo stanotte» rispose.
«Sei stanco?» gli chiesi.
«Un po’, adesso sono con le mie sorelle» continuò, «e a proposito.. ho una sorpresa per te»
«Sorpresa? Cosa?» esclamai, entusiasta.
«Ciao Jess!» la voce di Safaa mi fece sorridere.
«Ehi piccola, come stai?» sorrisi ancora.
Ma mia madre piombò in stanza riportandomi alla realtà, «sbrigati, o farai tardi a scuola»
Sbuffai, «scusa tesoro, adesso devo andare, salutami tuo fratello, grazie» risposi frettolosamente a Safaa per poi attaccare il telefono. Non avevo per niente voglia di andare a scuola, tanto meno sapendo che sarei stata da sola.

Entrai in classe e mi sedetti al mio posto, notando con malinconia il banco vuoto di fianco al mio.
«Ti va se mi siedo qui, per oggi?» sentii una voce dietro di me.
«Ehi, Alison, certo che puoi sederti» le risposi. Era da un po’ che non parlavo con lei, eravamo amiche da tempo, e in effetti da quando avevo iniziato a frequentare Zayn ci eravamo parecchio allontanate.
«Stai bene?» mi chiese. Ovviamente sapevano tutti che Zayn se n’era andato, e sapevano anche che io e lui stavamo insieme.
«Abbastanza» mi sforzai di sorridere.
«Dev’essere dura stare lontana da lui per un mese» abbassò la voce, a causa della professoressa.
«Tre settimane» la corressi.
«E’ comunque tanto tempo» sospirò, «non sei spaventata?»
«Non ho altra scelta Ali, lui ha bisogno di stare con la sua famiglia, ha una sua vita e dei problemi da risolvere» alzai gli occhi al cielo.
«Certo, capisco» annuì, «per caso ti andrebbe di uscire, uno di questi giorni?»
«Certo, mi piacerebbe» replicai. In realtà non ne avevo molta voglia, ma non potevo certo diventare un'asociale e rinchiudermi in casa aspettando che Zayn tornasse. Dovevo uscire e stare con delle amiche, solo questo mi avrebbe fatto sentire meglio.
Le ore di scuola sembravano non passare mai. A ricreazione uscii dall’aula e andai in cortile a prendere un po’ d’aria, quando vidi Niall passarmi davanti come niente fosse. Non mi considerò affatto, e per uno strano motivo ci restai male. Forse era meglio così, forse mi stava dimenticando e l’avrebbe smessa con le sue scenate di gelosia.

«Allora, com’è andata la giornata?» mi chiese Zayn al telefono, quella sera.
«E’ andata» alzai le spalle, «a te invece? Come sta tua madre?»
«Un po’ meglio, almeno credo» aveva un tono stanco.
«Stai bene?» chiesi.
«Sì, ma mi fa uno strano effetto essere qui con la mia famiglia» spiegò, schiarendosi la voce con un colpetto di tosse.
«Beh, cerca di goderti questo periodo con loro..»
«Ci proverò.. tu piuttosto, devi dirmi qualcosa?» ribatté.
«No, perché?»
«Niall non ha cercato di approfittarsi della mia assenza, oggi?» lo sentii borbottare.
«No» risposi, «anzi, non mi ha proprio considerato»
«Lo dici come se fossi dispiaciuta» brontolò.
«Non lo sono..» dissi.
«Sì, lo sei» sospirò, «lo capisco dal tuo tono di voce»
«No invece, ma è comunque un mio amico e gli voglio bene» alzai le spalle.
«Ok, beh.. adesso è meglio che vada, non ho molto tempo per stare al telefono»
«Va bene.. ti amo, Zayn» sussurrai, tenendo stretto il telefono.
«Ti amo anch’io, piccola» rispose.
Chiusi gli occhi e poi non sentii più nulla. Agganciai il telefono e lo appoggiai sul comodino.
Ora ero di nuovo sola, e la sua assenza era ovunque io guardassi.

I giorni passavano lentamente e, più passava il tempo, più la situazione si faceva dura.

Mi mancava terribilmente, e il mio mondo non era più lo stesso senza di lui. 
Ormai era entrato nella mia vita da circa quattro mesi e l’aveva completamente stravolta. Mi ero totalmente innamorata di lui e questa cosa iniziò a spaventarmi, perché non sapevo come avrei reagito nel caso in cui 
l’avessi perso.
Era già passata una settimana dalla sua partenza, ci sentivamo al telefono praticamente sempre, e la sera stavamo ore a chiacchierare prima di andare a letto. 
«Jess» sentii una voce alle mie spalle, «ti unisci a noi stasera?» 
Mi voltai e vidi Alison seduta vicino a me, «come scusa?» chiesi, distratta.
«Stavamo parlando fino ad ora della festa di stasera» brontolò.
«Scusatemi ragazzi» risposi guardando gli sguardi colpevoli dei miei compagni fissi su di me, «ero immersa nei miei pensieri»
«Da quando non c’è Malik fa sempre così» bisbigliò una ragazza ad un'altra.
Cercai di far finta di nulla, «comunque, stasera andiamo in un locale qui vicino, ti unisci a noi?» continuò Alison.
«Mh, non so se posso» mi portai una mano tra i capelli.
Alison fece una smorfia, «dai Jess, è sabato!» 
Rimasi in silenzio per un po’, «ma sì, vengo» accettai, alla fine, per evitare di chiudermi sempre più in me stessa.
«Perfetto, allora a stasera» ricambiò il sorriso e il suono della campanella che segnava la fine della ricreazione ci riportò alla normalità.
Quando tornai a casa cercai disperatamente qualcosa da mettere; la verità era che non avevo per niente voglia di andare a questa festa, ma se non fossi andata probabilmente sarei sembrata ancor più asociale di quanto già fossi. Afferrai un vestitino nero e un paio di scarpe col tacco e corsi a prepararmi.

«Però, che bella» commentò mia madre, dietro di me.
Mi voltai di scatto, «grazie» risposi, per poi continuare a fissarmi allo specchio, alla ricerca di qualche difetto.
«E’ un peccato che il tuo Zayn non possa vederti così» sorrise.
«Mamma» alzai gli occhi al cielo, «non farmi pentire di avertelo detto»
«Ok, scusa» alzò le braccia in aria, «prometto che non lo nominerò più»
«Non è questo..» scossi la testa, andando a sedermi sul letto.
«E allora cosa c’è?» chiese.
«Vorrei che fosse qui» abbassai lo sguardo.
«Non lo vedi da soltanto una settimana, non esagerare» disse, «a volte stare distanti aiuta»
«Non me, che ero abituata a vederlo tutti i giorni» sospirai.
«Vedrai che anche questo periodo passerà in fretta» cercò di rassicurarmi.
Alzai le spalle, giusto in tempo per sentire il campanello suonare.
«Aspetti qualcuno?» chiese mia madre.
«No» risposi confusa, «la festa è tra un’ora»
Corsi ad aprire e mi ritrovai un paio di splendidi occhi azzurri davanti. Niall.
«Ciao» disse, senza particolari emozioni nel tono di voce.
«Ehi» risposi, piuttosto imbarazzata. Era circa una settimana che non ci parlavamo.
«Ti va di andare a fare due passi?» chiese.
«Veramente io starei per uscire» risposi, guardandomi intorno.
«Vai alla festa?» chiese.
Annuii.
«Anch’io» accennò un sorrisetto beffardo, «ti accompagno, se vuoi»
Rimasi in silenzio per un po’, «torno subito» risposi, per poi correre in camera. Salutai mia madre, afferrai una borsa ed uscii di casa con Niall.
«Vedo che hai accettato» ridacchiò.
«Solo perché mia madre non poteva venire a riprendermi» misi le braccia conserte.
Alzò un sopracciglio, «o forse perché volevi stare un po’ con me» 
«Perché dovrei voler stare con uno che mi ignora da una settimana?» 
Sorrise, «sapevo che saremmo finiti a parlare di questo»
«Beh, mi sembra ovvio» risposi.
«Mi dispiace, ok?» ribatté, «all’inizio avrei voluto approfittare dell’assenza di Malik per starti vicino, ma poi mi sono reso conto che mi sarei illuso di nuovo, e che era meglio starti lontano..»
«E allora perché sei qui adesso?» chiesi, continuando a camminare.
«Perché non ci riesco» scosse la testa, «non riesco a starti lontano»
«Niall, sai già cosa penso..» mormorai, spostandomi una ciocca di capelli dal viso.
«Sì» fece una smorfia, «che per te sono un amico, che mi vuoi bene e bla bla bla» 
«Ed è vero» replicai.
«Ma non è abbastanza per me!» sbottò.
Calò il silenzio, «io non posso farci niente..» balbettai, pregando mentalmente che non litigassimo ancora.
Lo vidi avvicinarmisi di colpo e poi posò le mani sui miei fianchi, «guardami e dimmi che non provi nulla per me..» sussurrò. Sentivo addirittura il suo respiro caldo contro il mio. Eravamo troppo vicini.
Feci un leggero passo indietro, e abbassai lo sguardo.
«Lo sapevo» sorrise, compiaciuto.
«Che vuoi dire?» chiesi.
Mi si avvicinò di nuovo, «ho così tanta voglia di baciarti..» vidi il suo viso avvicinarsi sempre di più, e rimasi impassibile finché non mi resi conto di quello che stava per accadere.  
Mi allontanai di colpo, «Niall, io amo Zayn, devi accettarlo» sbottai.

«E allora perché non mi hai detto che non provi nulla per me?» ribatté.
«Io ti voglio bene, Niall! Ma non come vorresti tu» mi morsi il labbro.
Abbassò lo sguardo, serrò la mascella e scosse la testa.
«Pensi che io sia un idiota, vero?» chiese, d’un tratto.
«Cosa? Certo che no» replicai, cercando di calmarlo.
«Non sarei dovuto venire, avrei dovuto continuare ad evitarti, sarebbe stato meglio per entrambi» continuò.
«Invece no, non risolveresti niente ignorandomi» risposi.
«Senti, facciamo così, andiamo a quella festa e finiamola» borbottò, iniziando a camminare.
Lo seguii in silenzio ed entrai in macchina con lui. Se prima non avevo molta voglia di andare alla festa, adesso ero completamente propensa a tornare a casa. Ma ormai avevo detto ad Alison che ci sarei andata, perciò tanto valeva rispettare i patti. 
Il tragitto in macchina di Niall fu totalmente silenzioso e mi sentii a disagio come non mai.
Dopo circa quindici minuti, finalmente arrivammo.

Entrammo in questa specie di pub affollatissimo e subito sentii una gran puzza di alcool e fumo.
«Sei sicura di voler restare?» sentii ad un tratto la voce di Niall.
«Umh, sì» risposi, non del tutto convinta. Volevo lasciarmi andare, e comportarmi da diciassettenne quale ero.
«Jess, eccoti!» esclamò una vocina stridula alle mie spalle.
Mi voltai e salutai Alison, seguita da alcuni compagni di scuola.
«Vieni a ballare, dai» fece, tirandomi per un braccio, mentre Niall mi osservava appoggiato al muro con le braccia conserte. Decisi di non pensare più a lui, né a Zayn, volevo prendermi una serata solamente per me.
Così chiusi gli occhi e iniziai a ballare con le mie amiche. 

«Ne vuoi uno?» mi chiese ad un tratto Ali, indicando un vassoio di drink.
Rimasi perplessa per un po’, poi né afferrai uno. Un po’ d’alcool non avrebbe ucciso nessuno.
Iniziai a bere, a bere e ancora a bere.
Non era da me fare così, ma quella sera avevo proprio in mente di divertirmi senza pensare a nulla, finché vidi arrivare Niall di corsa verso di me.

«Direi che è il caso di smetterla» mi rimproverò, prendendo il bicchiere dalla mia mano per poi poggiarlo su un tavolino.
«Ma che vuoi?» sbuffai. Ero completamente fuori di me.
«Quanti ne hai bevuti?» gridò, sotto il volume assillante della musica.
«Non sono affari tuoi» alzai gli occhi al cielo, tornando dalle mie amiche.
Sentii squillare il mio telefono, lo tirai fuori dalla borsetta e vidi una chiamata di Zayn.
Risposi, seppure la testa mi stava letteralmente scoppiando.
«Pronto?» balbettai, esausta.
«Jess?» chiese. Aveva un tono di voce piuttosto sorpreso.
«Ehi!» esclamai, strillando a causa del volume di musica troppo alto.
«Ma dove sei?» chiese.
«Ad una festa» risposi, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
«Perché non me l’hai detto?» continuò.
«Adesso non posso neanche andare ad una festa di Sabato sera?» brontolai.
«Certo che puoi» mormorò, «ma potevi anche dirmelo»
«Sono con delle mie amiche, tranquillo» alzai gli occhi al cielo.
«Stai bene?» chiese, ancora.
«Certo, perché?» esclamai.
«Sembri.. strana» ghignò, «come torni a casa?»
«Mi accompagna Niall» spiegai, portandomi una mano davanti la fronte bollente. Ero in pessime condizioni.
«Niall?» ripeté, incredulo.
«Adesso non farmi una scenata, per favore» sbuffai.
«Sei con lui adesso?» chiese.
«E’ anche lui qui, perché?» 
«Vai in discoteca con Niall senza dirmelo e mi chiedi anche di non farti una scenata?» sbottò.
«Non sapevo ci sarebbe stato anche lui, mi ha invitato Alison, ok?» gridai. Mi voltai e vidi le mie amiche chiamarmi, «senti, ne riparliamo..» 
«Ciao» borbottò, e agganciò telefono. Mi aveva praticamente attaccato il telefono in faccia.
Tornai dalle mie amiche e senza dire nulla presi un altro drink, e poi un altro ancora. Ero furiosa con Zayn, probabilmente perché ero ubriaca e non mi rendevo conto della situazione, ma per uno strano motivo mi sentii come se avessi voluto lasciarlo. 
Iniziai a ballare, finché non sentii una dolorosissima fitta allo stomaco.
Corsi in bagno e senza che me ne rendessi conto iniziai a vomitare.

Non mi ero mai ridotta in quel modo, non era proprio da me. Ero forse persa senza di lui?

I dolori continuavano e mi sentii come se stessi per esplodere, iniziai ad urlare e poi.. vidi tutto bianco.
 










 
Eccomi qua, bellezze!
Cosa ne pensate della svolta di Jess? Sarà colpa della lontananza di Zayn?
Cercherò di aggiornare presto, promesso. La scuola mi uccide!
Lasciate tante belle recensioni, mi raaaccomando *O*

un bacio.





 

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Capitolo 20
*** Back for you. ***


20°

                                                            




Quando riaprii gli occhi, tutto ciò che riuscii a vedere fu un soffitto bianco.
Misi a fuoco la vista, schiusi gli occhi e mi guardai intorno con attenzione.
Ero in una stanza di ospedale, sdraiata su un lettino praticamente sola.

La testa mi stava letteralmente per scoppiare e, come se non bastasse, avevo ancora forti dolori alla pancia.
Cercai di ricordare quello che era successo la sera prima, e immediatamente ebbi d
ei brevi lampi riguardanti me che bevevo e qualche minuto dopo vomitavo tutto. Se non si fosse capito, non ero proprio una di quelle persone capaci di sopportare l’alcool.
«Ti sei svegliata, finalmente» esclamò mia madre, entrando in stanza.
«Che ore sono?» chiesi, ancora svampita e assonnata.
«Le tre di pomeriggio» rispose, «hai passato qui la notte dopo che Niall mi ha chiamata e avvisata»
«Mamma, mi dispiace tanto» dissi subito, sperando che non fosse arrabbiata.
Non ero mentalmente e fisicamente pronta a ricevere una delle sue solite ramanzine.
Si sedette accanto a me, «non farlo mai più, chiaro?» assunse uno sguardo minaccioso.
«Chiaro» ripetei, facendo un sospiro di sollievo.
«Insomma, come ti è saltato in mente di ubriacarti fino allo sfinimento?» alzò gli occhi al cielo.
«Non lo so neanch’io, davvero» alzai le spalle, «non ero in me, ero nervosa e confusa»
«Mi hai fatto prendere uno spavento enorme, lo sai vero?» continuò.
«Scusami» mormorai, portandomi una mano tra i capelli per scacciare delle ciocche che mi coprivano il viso.
«Beh, comunque adesso è meglio se continui a riposarti, ci vediamo più tardi» disse, alzandosi dal lettino.
«Un momento, quando uscirò da qui?» chiesi, sperando di ottenere la risposta che volevo.
«Questa sera, hai avuto gravi dolori di stomaco» fece una smorfia.
Abbassai lo sguardo, «puoi passarmi il cellulare? Dovrei chiamare una persona»
«Zayn?» chiese subito, «ci ha già pensato Niall ad avvisarlo»
«Cosa? Perché lo ha fatto?» sbarrai gli occhi, sorpresa.
«Ha fatto la cosa giusta» ribatté lei, «a stasera, riposati» e detto questo uscì dalla stanza.
Sbuffai, ma non avevo neppure la forza di arrabbiarmi. E senza che me ne accorgessi, mi addormentai di nuovo.

Riaprii gli occhi soltanto un paio di ore dopo, e vidi una figura maschile sfocata accanto a me.
Sbattei le palpebre più volte e vidi Zayn tenermi stretta la mano. Non poteva essere vero, quella non era realtà.
«Sto sognando?» balbettai con voce tremolante, ancora con gli occhi mezzi socchiusi.
Lui sorrise, «nah, è tutto vero» si sporse in avanti per stringermi la mano e a quel punto realizzai che non era un sogno.
Zayn era davvero lì, accanto a me, era tornato da Bradford. Aprii gli occhi di colpo, e balzai fuori dal lettino abbracciandolo.
«Che ci fai qui?» esclamai entusiasta, continuando a stringermi forte tra le sue braccia. Assaporai il suo profumo che non sentivo da troppo tempo e mi lasciai cullare da quell'abbraccio tanto desiderato.
«Niall mi ha avvisato di quello che era successo» sospirò, «così sono salito in macchina per venire da te il prima possibile»
«Ma, Zayn.. tua madre?» mormorai, ricordandomi del motivo per cui era dovuto partire.
«Non avevano molto bisogno di me per il momento» alzò le spalle, accarezzandomi il viso.
«Scusami per come ti ho trattato ieri sera al telefono» abbassai lo sguardo, «non ero in me»
«Sì, adesso lo so» annuì, «non immagini la sensazione che ho provato quando Niall mi ha chiamato per dirmi cos'era successo, non fare mai più cazzate del genere»
«Promesso» ammiccai un sorrisetto innocente, «sono così contenta di vederti»
«Mi sei mancata da impazzire» sussurrò, prendendo il mio viso tra le mani.
«Anche tu, sono stati i nove giorni più lunghi della mia vita» sbuffai.
«Vieni qui» disse, spalancando di nuovo le braccia dove mi rifugiai ancora una volta.
Alzai lo sguardo su di lui e premetti le labbra sulle sue.
Mi era mancato così tanto; lui, i suoi abbracci, i suoi baci, l'odore della sua pelle.
Lo tirai più vicino in modo che si sedesse accanto a me e poi approfondii il bacio, lasciando scivolare la sua lingua nella mia bocca, e incrociando le braccia dietro il suo collo, tirando lievemente i capelli.
Portò le mani ai lati del mio viso, per tenermi ferma, e continuò a baciarmi con una tale passione che mi fece rabbrividire.
Era chiaro che stessimo sfogando la nostra gioia di esserci ritrovati, dopo tutti quei giorni trascorsi in lontananza.
Sentii le famose farfalle nello stomaco, simbolo del mio amore per lui, e inarcai la schiena quando le sue labbra si posarono sul mio collo, a tratti mordendolo e leccandolo per tastare il territorio. Ero sua.
Il rumore della porta che si aprì mi fece sussultare. Mi staccai leggermente da Zayn e vidi Niall alla porta.
Il mio ragazzo alzò gli occhi al cielo e si alzò in piedi, ricomponendosi la t-shirt stropicciata.
«Scusate, ripasso più tardi» farfugliò, imbarazzato.
«Niall, no» scossi la testa facendogli cenno di proseguire, «entra»
Zayn guardò altrove, mentre il biondino mi si avvicinava sempre di più.
«Come stai?» mi chiese, osservandomi con lieve compassione.
«Meglio, grazie» risposi, imbarazzata per il fatto che Zayn non osasse ancora rivolgergli la parola.
«Mi fa piacere» ribatté lui, piuttosto freddo e distaccato.
«In realtà volevo chiederti scusa» dissi poi, «ti ho fatto preoccupare, hai dovuto portarmi da solo da mia madre, hai chiamato Zayn per avvisarlo.. non so cosa sarebbe successo se non ci fossi stato tu, perciò grazie»
«Lo avrebbe fatto chiunque» rispose Niall, sminuendo tutto.
«No, non è vero» replicai, «soltanto un vero amico quale sei»
A quell'affermazione, un sorriso comparve sul suo viso poi posò lo sguardo su di me e su quello assente di Zayn, così si alzò in fretta dal lettino dove ero seduta.
«Adesso devo andare, ci sentiamo più tardi» disse, salutandomi con la mano.
«Va bene» mormorai, «grazie ancora»
Mi regalò un ultimo sorrisetto, poi uscì dalla stanza.
«Avresti dovuto ringraziarlo anche tu» lanciai a Zayn un'occhiataccia colpevole.
«Probabile» borbottò, massaggiandosi la nuca.
Sbuffai, «promettimi che un giorno chiarirete»
«Si vedrà» disse, «adesso pensiamo a noi due»
«Raccontami tutto quello che hai fatto in questi giorni, dai» sorrisi.
«Come se non lo avessi già fatto giorno per giorno al telefono» brontolò.
«Mh, giusto» ridacchiai.
«Sai che sei ancora più bella così, al naturale?» disse ad un tratto.
Mi coprii il viso con le mani, «non è vero, sono senza trucco e faccio schifo»
Alzò gli occhi al cielo, «sei sempre bellissima, invece»
Arrossii, «bugiardo»
«No» mise le braccia conserte.
«Sì, lo sei» insistetti.
«Non provocarmi» fece una smorfia, sedendosi di nuovo accanto a me.
«Altrimenti?» alzai un sopracciglio.
«Lo scoprirai» 
Sorrisi, «domani tornerai a scuola?»
«Credo di sì» rispose.
«Ma sei sicuro che la tua famiglia non ha bisogno di te?» chiesi, titubante.
«Per il momento no» scosse la testa, «adesso sei tu ad aver bisogno di me»






 



 
Salve bellezze, eccomi qua con il ventesimo capitolo!
Allora, innanzitutto perdonate il capitolo cortissimo, vi assicuro che il prossimo sarà parecchio lungo,
e poi scusate anche il mio ritardo.
La scuola ultimamente mi fa uscire fuori di testa.
Passando alle cose importanti, cosa ne pensate del ritorno di Zayn?
Contente eehh? *w*
Lasciate qualche commentino, aggiorno presto presto! x
-marty.



 

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Capitolo 21
*** First time. ***


21°

 

Era strano come il tempo passasse così lentamente quando lui non c’era, e così velocemente quando invece era qui con me.
I giorni passavano, e l’aria natalizia si faceva sempre più vicina.
«Allora, a che ora vengo da te?» chiese Zayn, tutto esaltato.
«Devi per forza tornare a casa adesso?» sbuffai.
«Sì» annuì, «devo fare una cosa»
«Ok» sospirai, «ma è solo un pranzo, Zayn..»
«Conoscerò la mamma della mia ragazza» insistette, «è importante»
Accennai un sorriso, «va bene, allora ci vediamo tra poco»
Mi stampò un bacio e poi entrò in macchina. Mi guardai intorno e vidi Niall nel cortile; eravamo appena usciti da scuola, e onestamente adesso non avevo molta voglia di parlare con lui.

«Sei agitata?» mi chiese mia madre, quando tornai a casa.
«Io?» sussultai, «no, per niente»
Sorrise. E infatti aveva ragione, ero un po’ agitata perché non sapevo come Zayn si sarebbe comportato.
Non mi vergognavo affatto di lui, volevo soltanto che mia mamma riuscisse a capire che ragazzo meraviglioso fosse.
Suonò il campanello e mi precipitai ad aprire.
Quando aprii la porta sbarrai gli occhi nel vedere Zayn con una camicia e tenere in mano un mazzo di fiori.
«Che stai facendo?» esclamai, squadrandolo dalla testa ai piedi.
«Non ti piaccio?» brontolò, sistemandosi il ciuffo in testa.
«Tu con una camicia?» scoppiai a ridere.
«L’ho fatto per te piccola, apprezzalo» borbottò, superandomi ed entrando in casa.
Sorrisi guardandolo, «e questi fiori?» chiesi.
«Eh no, questi sono per la mamma» replicò, porgendoli a mia madre.
Sbarrai gli occhi nuovamente, e arrossii. Era stato dolcissimo.
«Oh grazie, che bel gesto» rispose lei, mettendoli in un recipiente.
Presi un attimo Zayn da parte, «grazie» gli sussurrai all'orecchio, dopo averlo baciato.
«Per cosa?» chiese.
«Per questo» replicai, «non pensavo l’avessi preso così seriamente»
«Prendo seriamente qualsiasi cosa riguardi te» ribatté, posando le labbra sulla mia fronte.
Stavo letteralmente per sciogliermi, ma fortunatamente mia madre ci chiamò a tavola.
Era strano starmene lì seduta con loro due, e Zayn fu fantastico.
Parlammo di tutto e di più, mia madre ci fece una specie di interrogatorio, da come ci fossimo conosciuti, fino a parlare della famiglia di Zayn.
Ma tutto sommato mi divertii, lui fece lo spiritoso come al solito e sembrava che a mia madre piacesse.

«Sei stato bene?» chiesi a Zayn più tardi, in camera mia.
«Benissimo» rispose, stiracchiandosi sul mio letto.
Sorrisi, «mia madre non è il massimo della simpatia, lo so, ma..»
«Non è vero, è stata gentilissima» mi interruppe, «ed è anche una bella donna»
Alzai un sopracciglio, «Zayn!» lo rimproverai, tirandogli un cuscino addosso.
Scoppiò a ridere, «era un innocuo complimento» brontolò.
Lo guardai strano e misi le braccia conserte.
«Davvero, scherzavo» insistette, «ho perso interesse nelle donne adulte tempo fa»
Lo guardai con aria interrogativa di nuovo, «e questo cosa dovrebbe significare?»
«Niente, niente» ridacchiò, scuotendo la testa e massaggiandosi la nuca.
«Avevi interesse per le donne adulte, per caso?» feci una smorfia.
«Sono stato con una più grande, niente di che» alzò le spalle.
Rimasi in silenzio per un po’, 
«c-cosa vuol dire, che ci sei stato?» ripetei, scandalizzata.
Lui alzò le braccia in aria, «è stata solo l'avventura di una sera, abbastanza divertente» aggiunse, provocandomi.
«Non posso credere che tu abbia fatto sesso con una che ha l'età di tua madre» mi coprii il viso con le mani.
Zayn rise e scrutò con attenzione il mio sguardo imbronciato, «sei gelosa?»

«In realtà mi sento una perfetta estranea» fu la mia risposta.
«Che vuoi dire?» sospirò.
«Che non so poi così tanto del tuo passato» replicai, «voglio sapere delle tue vecchie storie» dissi di colpo.
«Jess..» sbuffò, sprofondando la faccia nel cuscino.
«Hai iniziato tu con questo argomento, quindi adesso voglio sapere» insistetti, decisa.
«Cosa dovrei dirti?» 
Mi avvicinai e mi sedetti sul letto affianco a lui, «con quante ragazze sei stato?»
In tutta risposta, Zayn scoppiò a ridere.
«Ho il diritto di saperlo, no?» alzai gli occhi al cielo.
«Lo stesso vale per me allora» ammiccò un sorrisetto soddisfatto.
«Certo» annuii disinvolta, «ma 
tocca prima a te»
Sbuffò, «non mi va molto di parlarne, sinceramente»
«A me sì, però» insistetti.
«Che importanza ha?» borbottò, «siamo io e te adesso, è questo quello che conta» continuò, posando la sua mano sopra la mia.
«Ti prego» sussurrai, «è importante per me»
«Ma non ti è mai importato delle mie ex prima d’ora» ribatté.
«Adesso mi importa, ok?» sbottai.
Sospirò, «ho avuto giusto un paio di ragazze» 
«Per un paio intendi due» feci una pausa, «o venti?»
Scoppiò a ridere, «sei fantastica, giuro»
«Sto parlando seriamente» lo sgridai.
«Ok» borbottò, «sono stato con diverse ragazze, ma ho avuto solo una storia seria»
«Mh, e poi com’è finita?» chiesi.
«Jess, non mi va di parlarne» adesso il suo tono di voce si fece più cupo.
«Va bene, lasciamo stare che è meglio» mi alzai dal letto e iniziai a camminare su e giù per la mia stanza.
«Eh no, adesso tocca a te» ridacchiò.
Mi voltai verso di lui, «cosa vuoi sapere?»
«Quello che mi hai chiesto tu» replicò.
«Ho avuto solo un ragazzo, prima di te» risposi.
«Me lo vuoi dire cos’è successo o preferisci..» fece, ma lo interruppi.
«Mi ha lasciata» dissi, di colpo, «così, di punto in bianco..»
Si alzò dal letto e mi venne incontro, «senza motivo?» chiese.
Annuii silenziosamente, abbassando lo sguardo.
«Semplicemente si era stancato di me» alzai le spalle.
Zayn prese la mia mano e mi strinse tra le sue braccia. Feci un lungo sospiro e lo abbracciai forte, posando la testa sulla sua spalla.
«Devo dirti una cosa..» mormorò, d’un tratto.
Mi staccai leggermente da lui, «che succede?» balbettai, preoccupata.
Rimase in silenzio per un po’, «devo ripartire»
Sentii come un tonfo nello stomaco. Non volevo credere alle mie orecchie.
«Cosa? Quando?» chiesi.
«Prima di Natale..» rispose, riafferrando la mia mano.
«Ma sei tornato soltanto una settimana fa!» protestai.
«Lo so, lo so..» annuì con la testa, accarezzandomi il viso.
Non dissi nulla per un po’, «dovrò finire di nuovo in ospedale per farti tornare?»
«Non dirlo neanche per scherzo» mi rimproverò.
Sospirai. Non sapevo se ce l’avrei fatta a stare lontana da lui, di nuovo.

Nonostante avessi voluto fermare il tempo con tutta me stessa, non potevo.
Solo il pensiero di stare lontana da lui per altre tre settimane mi faceva rabbrividire. 
«A che ora parti?» gli chiesi il giorno dopo, mentre lo guardavo fare i bagagli a casa sua.
«Domani mattina, sul presto» rispose, chiudendo finalmente l'ultima valigia.

Sospirai, lasciandomi sprofondare sul suo divano.
«Non voglio vederti con quel muso lungo» sbuffò.
Abbassai lo sguardo, «posso restare qui fino a domani?»
Zayn mi guardò con aria interrogativa, «certo» rispose, «ma tua madre?»
«Le ho detto che restavo da Alison» alzai le spalle.
«Prima o poi capirà che le stai mentendo» mise le braccia conserte.
«Non mi importa» scossi la testa, «adesso ho solo bisogno di stare con te..»
Zayn sorrise, si sedette accanto a me e mi strinse tra le sue braccia, «vedrai che anche questi giorni passeranno in fretta»
Sospirai, sapendo che non era affatto così. Quando lui non era qui, le giornate sembravano non terminare mai.
Le ore passavano e, dopo cena, ero ancora a casa di Zayn. Uscii dal bagno e lo trovai seduto con le mani sul viso.
«Va tutto bene?» chiesi, a bassa voce.
Annuì, senza voltarsi nemmeno.
Mi sedetti accanto a lui e lo guardai con attenzione, ma il suo sguardo era ancora fisso nel vuoto.
«Zayn, che hai?» chiesi, ancora una volta.
«Non ho niente» rispose. 
«Invece sì» insistetti, «almeno guardami»
«Sto bene, ok?» sbottò, alzandosi di colpo e uscendo in balcone.
Sospirai, e rimasi seduta a guardarlo.
Iniziò a fumare, come faceva sempre quando era arrabbiato o nervoso. Lo lasciai in pace e me ne rimasi lì per un po'.
«Ehi..» sussurrò, dopo circa una mezzoretta.
«Ehi» risposi, vedendolo arrivare verso di me.
«Scusa» ebbe un colpetto di tosse, «per prima»
«Non importa» alzai gli occhi al cielo.
«Io..» si inumidì le labbra, «sono parecchio nervoso»
«Lo vedo» alzai un sopracciglio.
Accennò un lieve sorriso, «non so che fare Jess, non so più quale sia la cosa giusta»
«Che vuoi dire?» chiesi, confusa.
Si sedette accanto a me, «forse dovrei restare qui, dovrei rimanere con te, sarebbe la cosa più giusta e..»
«No» lo interruppi, «tu devi andare dalla tua famiglia, questa è la cosa più giusta»
«Giusta per chi? Non è quello che voglio io» replicò.
«Ma è la cosa migliore da fare» ribattei.
«Non per me» scosse la testa, «e neanche per te»
«Non voglio che rinunci alle cose importanti per colpa mia, Zayn!» 
«Ma sono stanco di lasciarti qui da sola ogni due settimane, cazzo» sbottò, «non possiamo andare avanti così, non ha senso avere una relazione se devo andarmene ogni..»
«Mi stai lasciando?» dissi di colpo, trattenendo un singhiozzo.
«No» rispose, «certo che no»
«E allora dimmi dove vuoi arrivare, perché mi stai spaventando» dissi.
«Io sto pensando a te, lo capisci?» fece, «questa non sarà l'ultima volta che dovrò ripartire, è solo la seconda delle tante che verranno e non voglio vederti star male ogni volta, specialmente quando i tempi si allungheranno..»
«Zayn, siamo insieme da quasi tre mesi ormai» feci una pausa, «lo sai quello che provo per te»
«Ho paura che tu possa stancarti di me, di aspettarmi» girò lo sguardo altrove.
Presi la sua mano, «lo sai che non accadrà mai.»
«Io ti amo..» mormorò, «come non avrei mai pensato di amare una ragazza»
Fissai i suoi occhi, e sentii una lacrima rigarmi il volto. Sorrisi, mi asciugai il viso con il braccio e mi alzai di colpo dal divano.
«Dove vai?» chiese, osservandomi confuso.
Gli tesi la mia mano, «voglio che vieni con me..»
Mi guardò con aria confusa, prese la mia mano e si alzò anche lui.
Entrai in camera sua, presi il suo viso tra le mani e premetti le labbra sulle sue.
Poggiai le braccia intorno al suo collo e ripresi a baciarlo, mentre migliaia di farfalle mi svolazzavano nello stomaco come sempre. Schiusi le labbra, lasciandovi entrare la sua lingua, poi sentii le sue mani sulla mia schiena.
Mi avvicinai a lui e gli sfilai la maglietta, mentre lui non la smetteva lasciarmi tanti piccoli baci sul collo, facendomi letteralmente impazzire.
Girai lentamente lo sguardo e vidi che fuori era buio pesto.
Mi voltai nuovamente verso di lui e posai una mano sul suo petto, disegnando mentalmente cuori immaginari sopra i suoi tatuaggi.
Mi sfilai la maglia e con mia sorpresa non mi sentii affatto a disagio, perché sapevo di non dovermi vergognare di nulla, con lui.
Mi sentivo in pace con me stessa.
Sentivo il suo respiro sul mio, e mi guardò confuso mentre portavo la mano sulla sua cintura, slacciandola per poi far cadere a terra i suoi jeans.
Alzò le gambe per scacciarli via poi si fermò per qualche secondo.
«Jess..» mormorò, bagnandosi le labbra.
«Sì?» feci, tra un bacio e l'altro.
«Non voglio che tu ti senta costretta» scosse la testa, «se poi te ne penti..»
«Non succederà» annuii, di fretta.
«Ma non so se è la cosa giusta» replicò, «e lo dico perché mi preoccupo per te»
«Zayn, è una mia scelta» risposi, «è la mia prima volta, voglio soltanto sentirmi ancora più legata a te e ne ho bisogno, soprattutto ora che saremo distanti»
Sospirò, «sei sicura?»
Annuii silenziosamente e mi stesi sul letto, indietreggiando fino allo schienale.
Zayn mi raggiunse e si sdraiò sopra di me, poggiando le sue braccia ai miei lati per evitare di pesarmi. Portò la testa sopra il mio reggiseno e quando iniziò a lasciare tanti dolci baci sulla pelle sopra il tessuto, rabbrividii. Inarcai la schiena e a quel puntò lui sganciò il top, facendomi arrossire leggermente per la vergogna.
Un sospiro roco uscì dalle sue labbra, che poi ripresero a baciare le mie.
Mi aggrappai con le mani alle sue possenti spalle e poi le feci scivolare lungo la sua schiena, per evitare di scivolare in quel vortice di piacere.
Tornò a dedicarsi ai miei seni, palpandoli con entrambe le mani, e dalla mia bocca cominciarono ad uscire gemiti sempre più forti. 
Mi sfilò anche i pantaloni e a quel punto mi lasciai avvolgere dalle coperte.
Zayn chinò la testa in basso e scese a dedicare attenzioni alla mia intimità ormai senza veli; ero completamente nuda di fronte a lui, e non soltanto fisicamente.
Mi sentivo vulnerabile ed era la prima volta che affidavo totalmente me stessa a qualcun altro. Ero felice che questo qualcuno fosse Zayn, di cui mi fidavo ciecamente ed era chiaro che non avrei voluto farlo con nessun altro che non fosse lui. 
Lui, che era così premuroso e attento nel non farmi del male, nel prendersi cura di me anche attraverso semplici carezze che avevano come unico scopo quello di farmi stare bene, e ci riuscivano.
Quando infilò un dito dentro di me, per la prima volta, mi sentii morire.
Mi contorsi dall'iniziale fastidio che ben presto fu sostituito da un piacere inaudito. Zayn continuò ad abiutarmi a quell'intrusione, che ben presto sarebbe stata sostituita da qualcosa di più ingombrante. Dedicò attenzioni alla mia femminilità con le dita, poi vi portò la sua lingua calda, ed io pensai quasi di essere arrivata in paradiso.

«Piccola» sussurrò contro le mie labbra, 
«se sei pronta, io..»
Annuii, baciandolo ancora una volta; «prendimi, Zayn. Sono pronta.»
Sorrise ed io feci lo stesso, socchiudendo gli occhi per un breve istante.
Li riaprii quando sentii Zayn riempirmi di sé, scivolando molto lentamente in profondità con il timore di farmi male. Mentre connetteva i nostri corpi, infatti, lo sguardo del mio ragazzo era molto teso e concentrato nel procurarmi il minimo dolore. Ovviamente percepii del fastidio e anche del sangue uscir fuori, ma non mi interessava. Continuai a guardare gli occhi di Zayn e gli sorrisi.
«Scusami, piccola, vorrei che fosse piacevole..» mormorò, mortificato.
«Lo sarà, amore, lo sarà» balbettai, finché una lacrima involontaria mi rigò il volto. Zayn la asciugò in fretta e si fermò, come se fossi di vetro e lui avesse paura di rompermi. Lo incoraggiai a muoversi ancora e così fece, ma soltanto dopo essersi accertato che stessi bene. Diede un paio di spente delicate e gentili, riuscendo quindi a farlo entrare tutto. E, nonostante il dolore che avvertivo, mi sentivo così felice di essermi fusa con lui, mi sentivo completa e realizzata.
«Sei così stretta, Dio» ansimò, spingendo ancora, «stai bene?»
Annuii, avvertendo i primi sintomi del piacere: «mai stata meglio.»
«D-davvero?» chiese, sfoderando un enorme sorriso.
«Davvero» ripetei, baciandolo, «adesso sono tua, e non potrei desiderare nient'altro.»
Così proseguì la nottata; lasciandomi cullare dalle sue dolci spinte.
E
ravamo solo io e lui, e adesso anche il rumore dolce della pioggia che faceva da sottofondo. Ma l'unica cosa che riuscivo a sentire era il battito del mio cuore.

«Ti amo» balbettai con un filo di voce, alla fine di tutto.
«Anche io» rispose tenendomi stretta, «tanto»
Mi strinse tra le sue braccia e mi addormentai sopra il suo petto.
Quando riaprii gli occhi, qualche ora più tardi, mi voltai e lo vidi dormire beatamente accanto a me. Somigliava quasi ad un angelo. E così, senza un motivo vero e proprio, scoppiai a piangere silenziosamente. Lo amavo e avevo una gran paura di perderlo.
Chiusi gli occhi e ripensai a quella notte, che fu la più bella della mia vita.
Ora eravamo davvero una cosa sola. 





 
***
 
 
Eccovi il capitolo 21! 
La prima volta degli Zass, aw, sclero da sola.
Che ne pensate?
Scusate se vi ho fatto aspettare tanto ma sono stata impegnatissima.
Un bacio!
-marty.
 

 

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Capitolo 22
*** Surprise. ***


22°



La luce del sole che entrava a tratti dalla finestra riuscì a svegliarmi. Schiusi leggermente gli occhi, mi voltai nel letto giusto per sentire la presenza di Zayn accanto a me, ma lui non c’era. Aprii gli occhi di scatto e mi guardai attentamente intorno,
«Buongiorno, dormigliona» sorrise, entrando in camera.
«Dov’eri finito?» chiesi, stiracchiandomi.
«Ero a sistemare le ultime cose per la partenza» rispose, indicando una valigia poggiata contro il muro.
Il mio umore cambiò improvvisamente, «avevo quasi dimenticato che stai per partire..»
«Stanotte l’ho dimenticato anch’io» si sedette accanto a me, «è stato bellissimo»
«Anche per me» arrossii, lasciandomi accarezzare.
Sorrise di nuovo e mi stampò un bacio sulla fronte, «vuoi mangiare qualcosa?»
«No grazie» scossi la testa ancora assonnata, «mi vesto e ti aiuto a preparare le cose»
«In effetti direi che sono abbastanza in ritardo» fece una smorfia.
«Un giorno voglio venire anch’io a Bradford» dissi di colpo.
Zayn fece un sorrisetto, «a proposito..»
«Cosa?» chiesi, impaziente.
«Vorrei che venissi con me, per qualche giorno» disse.
«Quando?» esclamai, entusiasta.
«Non so, pensavo dopo Natale» alzò le spalle, «cioè, se vuoi»
«Dio, certo che voglio» risposi subito, «ma il problema sarà convincere mia madre..»
«Già» sospirò, «te lo chiedo solo perché vorrei farti conoscere un po’ del mio mondo, lì ci ho vissuto praticamente tutta l’infanzia e metà adolescenza..»
Posai una mano sul suo viso e lo accarezzai, «non vedo l’ora» mormorai.
«Vabè, abbiamo ancora tempo per organizzarci» rispose lasciandomi un veloce bacio sulle labbra, «invece non ho molto tempo per partire»
Mi alzai di scatto e iniziai a vestirmi, per poi aiutarlo a sistemare le ultime cose.

«Stai bene, adesso?» chiese Zayn, chiudendo il portabagagli della macchina.
«Bene è una parolona» lo corressi, «ma sì, sto meglio»
Mi si avvicinò e senza dire nulla mi strinse tra le sue braccia. Chiusi gli occhi e assaporai per gli ultimi istanti il suo profumo, dopodiché ci staccammo leggermente e i suoi occhi si posarono sui miei.
«Promettimi che starai bene» sussurrò, fissandomi con attenzione.
«Lo prometto» risposi, non del tutto convinta.
«Passa un bel Natale, un bel Capodanno» disse, «ma senza sfasciarti troppo, ok?»
«Sissignore» lo presi in giro.
Sbuffò, «dico sul serio Jess, non fare cazzate come quella che hai fatto qualche settimana fa»
«Non lo farò» annuii, «ma lo stesso vale per te»
«Chiaro» sorrise.
«La notizia che forse verrò a trovarti mi ha letteralmente migliorato la giornata» confessai.
«Anche a me, ma non facciamoci troppe illusioni» si mordicchiò il labbro.
«Che vuoi dire?» chiesi, aggrottando la fronte.
«Non credo che tua madre sarà così facile da convincere» sospirò.
«Oh, questo lo dici tu» misi le braccia conserte, «ti ha conosciuto e mi ha detto anche che le piaci molto..»
«Che onore» ridacchiò, estraendo dalla tasca un pacchetto di sigarette.
Lo fermai e scossi la testa, «non adesso, ti prego» gli dissi.
«Va bene» annuì, rimettendo in tasca il pacchetto.
Sospirai e lo abbracciai di nuovo, «buon viaggio..» sussurrai, contro il suo petto.
«Ci vediamo tra una ventina di giorni» ridacchiò.
Mi staccai leggermente da lui, «come fai a scherzare in questo momento?»
«Amore, non vado in guerra, ok?» rise di nuovo.
«Hai ragione» mi lasciai contagiare dal suo sorriso, «forse sto diventando paranoica»
«Ma no che non lo sei» mi scompigliò un po’ i capelli, «è solo che vorrei vederti ridere un po’ più spesso»
Abbassai lo sguardo.
«Quando lo fai, sei ancora più bella..» aggiunse.
Lo guardai e sorrisi di nuovo, «ti amo così tanto..»
Mi stampò un bacio sulla fronte, «anche io, ricordalo»
Lo guardai poi fece un passo indietro, «devo andare adesso» sospirò.
«Ok..» balbettai.
«Sicura che non devo riaccompagnarti a casa?» chiese, preoccupato.
«Sì, sono sicura» annuii, «altrimenti farai ancora più tardi»
«Ma non mi va che resti qui da so..» fece, ma lo interruppi.
«Vai» dissi, spingendolo via dolcemente.
Sospirò, mi guardò un’ultima volta, poi aprì lo sportello della macchina.
«Aspetta» strillai, come in preda al panico. Gli corsi incontro e premetti le labbra sulle sue ancora una volta.
Presi il suo viso tra le mani e lo baciai ancora e ancora e ancora.
«Sta attento..» sussurrai, portandomi una mano tra i capelli.
«Tu fai la brava, mi raccomando» sorrise. Sorrideva sempre, e questa era forse una delle cose che amavo di più di lui.
Entrò in macchina, mi sorrise di nuovo e poi partì.
Ed io ero ancora lì, immobile, nel vederlo allontanarsi sempre di più. 
Due persone che si amano, non dovrebbero stare separate.

«A Bradford?» chiese sorpresa mia madre, «ma è dall’altra parte dell’Inghilterra!»
«Lo so» sospirai, «ma la famiglia di Zayn abita lì»
«E vorresti andare fin lì da sola?» mi guardò perplessa.

«Non sarò da sola, sarò con lui e le sue sorelle» risposi, «e poi sono soltanto due ore di macchina, non è così lontano come pensi»
«Ma non posso lasciarti andare lì, così..» mormorò, confusa.
«Sai quanto è importante per me» insistetti, «amo Zayn e la cosa sta diventando seria, lo sai, lo hai detto anche tu che è un bravo ragazzo..»
«Lo so» alzò gli occhi al cielo, «ma questo non significa che ti lascerò andare da sola nella sua città per una settimana»
«Mamma» sospirai, «ho quasi diciotto anni, è come se andassi a fare una gita scolastica»
«Con il tuo ragazzo, però» fece una smorfia.
«Quando papà ci ha lasciate, mi hai sempre detto che non saresti stata una di quelle madri iperprotettive» misi le braccia conserte.
«E infatti mi sembra di non esserlo mai stata» ribatté, «anzi, ti lascio fin troppa libertà.»
«Ti prego» continuai, «dimmi almeno che ci penserai, ti prego»
Sospirò, «ci penserò»
«Grazie» mormorai infine, per poi filare in camera mia.
Ero appena tornata a casa dalla partenza di Zayn e già mi mancava da morire.

Il tempo passava lentamente come al solito. Ero tormentata dalla sua assenza, ma per fortuna arrivò il periodo di Natale che passai con mia mamma. L’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze, Niall mi venne incontro dopo tanto tempo e mi porse un pacchetto. Mi aveva fatto un regalo, una specie di portachiavi col mio nome sopra, un gesto davvero carino che non mi aspettavo affatto.
Ero del tutto convinta che lui ce l’avesse con me, invece pensai che si fosse deciso ad essermi amico. Amico e basta.
L’ultimo dell’anno fu il giorno peggiore, durante il conto alla rovescia e davanti a tutti quei fuochi d’artificio mi sentivo così sola e malinconica. Sentivo una voragine in petto, ed era dovuta al fatto che volevo Zayn fosse lì con me. 
«Buon anno» una voce maschile mi sorprese il giorno dopo, mentre ero in giro per la città a fare una breve passeggiata.
«Niall» mi voltai di colpo sorpresa, «buon anno anche a te»
«Come stai?» chiese, sorridente.
«Bene dai, tu invece?» 
«Abbastanza bene» rispose, guardandosi intorno.
«E’ un po’ che non ci vediamo, io e te» dissi.
«Già..» rispose, timidamente.
«Mh» abbassai lo sguardo. La situazione era diventata imbarazzante.
«Come sta Zayn?» chiese.
«Bene» risposi perplessa, «a dire il vero credo che andrò a trovarlo presto»
«Cosa?» chiese confuso, «andrai a Bradford?»
«Se riesco a convincere mia madre, sì» alzai le spalle.
«Non ti sembra di star correndo troppo?» fece una smorfia.
«Che vorresti dire?» sospirai.
«Non lo so, è che..» fece una pausa, «andrai dalla sua famiglia in questa situazione così complicata, pensi che loro ne siano contenti?»
«Beh..» mi bloccai un attimo per riflettere, «sì, altrimenti Zayn non me lo avrebbe chiesto»
«Fa come vuoi» alzò gli occhi al cielo.
«Non riesci mai ad essere felice per me, eh?» scossi la testa.
«Jess» abbassò lo sguardo, «io voglio che tu sia felice, solo non con Zayn»
«Con te, immagino» sbottai, irritata.
«Non è questo quello che volevo dire» rispose, piuttosto imbarazzato.
«Sono stufa di discutere» sibilai, «ciao, Niall» e detto questo mi incamminai verso casa.
Lui riusciva sempre a tirare Zayn nel bel mezzo di discorsi in cui non c’entrava nulla.
Incominciavo a pensare che la sua fosse un’ossessione vera e propria.
Infilai le chiavi nella serratura di casa e quando aprii la porta mi ritrovai mia madre che camminava avanti e dietro per la sala.
«Mamma» la chiamai dopo averla osservata a lungo, «stai bene?»
«Sì» rispose, «devo dirti una cosa»
«Dimmi» mi sedetti accanto a lei, sempre più preoccupata.
«Ho preso una decisione» disse, con tono serio e minatorio.
«Riguardo a cosa?» chiesi, confusa.
«Riguardo la faccenda di Zayn e di andare a Bradford» continuò.
«Oh» sospirai ansiosa, «e cos’hai deciso?»
«Puoi andare» disse tutto d’un fiato.
«Cosa?» esclamai, alzandomi di colpo.
Annuì, «è solo per qualche giorno, no? Mi fido di te, ne abbiamo passate tante, e voglio che ora tu sia felice»
Sorrisi e la abbracciai fortissimo. Non ci potevo credere.
«Grazie, grazie, grazie» sussurrai entusiasta.
«Adesso va a preparare le cose, prima che possa pentirmene» ridacchiò.
Sorrisi di nuovo e corsi in camera, presi il telefono per avvisare Zayn finchè mi venne un’idea brillante.
Volevo fargli una sorpresa, sarebbe stato ancora più bello.
Partii due giorni dopo, era dura tenergli nascosta la cosa anche perché ero davvero agitata, ma allo stesso tempo morivo dalla voglia di sorprenderlo.
Il viaggio in taxi passò velocemente, e fu anche piacevole.
Avevo trovato l’indirizzo della casa delle sorelle di Zayn, quindi sapevo perfettamente dove andare; mi ero ben organizzata.
Dopo aver chiamato mia madre per avvisarla che era tutto ok, mi misi alla ricerca.
Bradford era una cittadina piuttosto piccola, ma davvero carina.
Quando trovai sulla porta quel campanello con scritto ‘Malik’ sorrisi a me stessa, soddisfatta.
Suonai con un po’ di esitazione, e quando la porta si aprì mi trovai di fronte una bimba bellissima che non vedevo da un po’.
«Safaa!» sorrisi.
«Jess!» strillò saltandomi praticamente addosso, «che ci fai qui?»
«Ssh, Zayn non lo sa» mormorai, staccandomi leggermente dal suo abbraccio.
«Vieni, lui è dentro» disse, prendendomi per mano.
«Ok» risposi, e così mi lasciai guidare dalla piccola. La casa sembrava bellissima, non molto grande ma ospitale. 
«Ma che cazz..?» sentii la sua voce.
Mi voltai di scatto e vidi Zayn con gli occhi sbarrati venirmi incontro.
Sorrisi, lasciai cadere le borse che portavo con me e gli saltai letteralmente in braccio.
«Sorpresa!» ridacchiai.
«Cosa ti è saltato in mente?» esclamò, ancora con un’espressione sconvolta.
«Volevo sorprenderti» sussurrai, guardandolo fisso negli occhi.
«Direi che ci sei riuscita» sorrise, «sei completamente pazza»
«Sì» annuii, «di te»




 
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gnaww, eccomi qua!
allora, che ne pensate di questa sorpresina? 
fatevi sentire, mi raccomando, io sto impazzendo per la scuola :c
aggiorno presto, I promise!
baci,
-marty.


 
 


 

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Capitolo 23
*** Family time. ***


23°



«Non pensavo saresti riuscita a convincere tua madre così presto» Zayn sorrise, sedendosi accanto a me e portando le mie mani tra le sue.
«Neanche io» ammisi, «è stata fantastica, non pensavo mi avrebbe detto di sì»
«E sei partita così in fretta?» chiese con uno ti dove decisamente sorpreso, «tutta sola?»

«Proprio così» annuii, «apprezzalo, l’ho fatto solo per stare con te»
Sorrise e poggiò le labbra sulle mie, finché dei versi mi fecero sussultare.
Mi voltai e vidi Safaa insieme a due ragazze che le somigliavano tantissimo: le sorelle di Zayn.
«Che carini» sussurrò una di loro.
«Eccole» Zayn si alzò in piedi voltandosi verso di me, «loro sono le mie sorelle»
«Oh» sorrisi andandole incontro, «piacere, sono Jessica»
«Piacere, Waliyha» disse quella che aveva parlato poco prima, stringendomi la mano con un sorriso dolcissimo in volto.
«Doniya» disse l’altra, un po’ più fredda, ma carinissima anche lei.
«Scusate l’intrusione un po’ affrettata, volevo fare una sorpresa a Zayn e..» iniziai.
«Tranquilla» Waliyha mi interruppe, «lui ci aveva già avvertite che probabilmente saresti venuta, quindi c’è spazio anche per te»
«Grazie mille» risposi. Erano tutte così dolci e somigliavano tantissimo a Zayn.
«Come vi siete conosciuti?» continuò lei, con occhi sognanti.
Stavo per rispondere ma Zayn si mise in mezzo, «okay, c’è tempo le domande» sospirò guardando le sue sorelle, «non vedo la mia ragazza da due settimane, vi dispiacerebbe..?»
«Sempre il solito maleducato» borbottò Waliyha, «ci vediamo più tardi Jessica»
Sorrisi, «ciao, a dopo» e detto questo salutai con un bacio Safaa e poi Zayn mi mostrò la sua camera.
«Lo so, non è un granchè» alzò le spalle, abbassando lo sguardo.
«Invece è bellissima» risposi, guardandomi intorno. C’era un gran disordine ma mi piaceva comunque, c’erano ovunque foto di lui da piccolo, e in un lato anche una chitarra.
«Da quando suoni?» gli chiesi.
«Ho smesso adesso» rispose, «ma ho iniziato quando avevo dodici anni»
«Un giorno mi suonerai qualcosa?» sorrisi.
«Forse» mise le braccia conserte.
«Come forse?» sospirai, buttando le braccia intorno al suo collo.
Sorrise e si avvicinò lentamente per baciarmi, «raccontami qualcosa, avanti»
«Ti ho già raccontato tutto quello che ho fatto per telefono» alzai le spalle.
«Hai fatto la brava a Capodanno?» mi chiese, sospettoso.
«Sì» alzai gli occhi al cielo, «sono stata con mia madre e le mie cugine»
«Brava» rispose, soddisfatto.
«E tu?» posai lo sguardo sui suoi occhi perfettamente marroni.
«Te l’ho detto» disse, «sono stato con degli amici, niente di che»
«Ti sei ubriacato?» feci una smorfia.
«Non tanto» ridacchiò.
«Sempre il solito» scossi la testa.
«Devo dirti una cosa..» sussurrò ad un tratto.
«Cosa?» la mia espressione si fece subito seria.
«Stasera» fece una pausa, «le mie sorelle vorrebbero fare una cena, ci saranno anche altri della mia famiglia..»
«Che bello» sorrisi, entusiasta.
«Non ti da fastidio, sicura?» chiese, sorpreso.
«Certo che no» risposi, «perché dovrebbe?»
«Non so, non voglio che tu ti senta a disagio..» mormorò.
«Non succederà» sorrisi di nuovo. Non ci potevo ancora credere. Ero a Bradford, a casa di Zayn, con i suoi parenti.
«Allora adesso io dovrei andare..» disse ad un tratto.
«Vai a trovare tua madre?» chiesi.
Annuì.
«Va bene» risposi, «io intanto dove sistemo le mie cose?»
«In camera mia» replicò, «ovviamente»
Sorrisi e iniziai ad aprire le valigie.
Qualche ora dopo, vidi la porta della camera di Zayn aprirsi lentamente.
«Ehi, ciao» spuntò fuori Waliyha.
«Ehi» sorrisi.
«Stai sistemando le tue cose?» mi chiese, avvicinandomisi.
«Sì» annuii, «forse avrei dovuto portare meno vestiti»
Ridacchiò, «beh, di qualsiasi cosa hai bisogno puoi sempre chiedere a noi»
«Grazie, davvero» risposi, intenerita dalla sua disponibilità.
«Figurati» ribatté «anzi, forse saremmo noi a doverti ringraziare..»
«E perché mai?» chiesi, sorpresa.
«Beh, diciamo che da quando Zayn sta con te» fece una piccola pausa, «lo vediamo diverso, più felice»
«Oh, davvero?» sentii un brivido di sollievo dappertutto.
«Assolutamente sì» annuì, «lui ne ha passate tante in passato, e sono contenta che abbia trovato qualcuno che lo ami sul serio»
«Diciamo che anche io sono fortunata» alzai le spalle.
Sorrise, «un giorno io e te dobbiamo fare qualcosa insieme»
«Sarebbe bello» sorrisi.
«Beh, allora vado a prepararmi per stasera» rispose, «Zayn dovrebbe tornare fra poco»
«Va bene, ci vediamo dopo» la salutai con la mano, e poi uscì dalla camera.

«Come sto?» chiesi a Zayn poco prima della cena, spuntando fuori con un vestitino rosso.
«Wow» sorrise, squadrandomi dalla testa ai piedi.
«E questo sarebbe un complimento?» brontolai.
«Decisamente sì» si inumidì le labbra.
«Ok, puoi smetterla di fissarmi adesso» ridacchiai.
«Non ci riesco» sbuffò, guardandomi come se volesse mangiarmi viva.
«Forse è meglio che mi metta dei pantaloni» sospirai, «non voglio che pensino strane cose su di me»
Zayn fece una smorfia, «non essere paranoica»
«Lo sai che lo sono» sorrisi.
«Non ne hai motivo» si alzò dal letto venendo vicino a me, davanti allo specchio.
«Voglio davvero piacere alla tua famiglia» mormorai.
«Già gli piaci» replicò, «alle mie sorelle piaci tanto»
Arrossii, «loro sono fantastiche»
«Tu lo sei» mi corresse, posizionandosi dietro di me. Mi guardò dallo specchio e mi spostò i capelli da un lato, posando le labbra sul mio collo. Rabbrividii al contatto, e chiusi gli occhi per un attimo.
Alzai la testa all’indietro dal piacere, finché il rumore della porta di casa che si apriva ci interruppe.
«Credo che dobbiamo andare» sussurrai, agitata.
«Per forza?» borbottò Zayn, tra un bacio e l’altro.
Sorrisi, mi staccai leggermente da lui e annuii, «sì»
Mi prese per mano ed uscimmo dalla sua camera, c’erano le sue sorelle e ora anche i suoi zii.
Ero imbarazzatissima, e accompagnai Zayn a salutarli.
«Tu devi essere la sua ragazza» la zia si rivolse a me.
«Già» arrossii.
«Oh, tanto piacere» mi strinse la mano, poi passò a salutare le altre.
«Vieni» mi disse Zayn, e ci sedemmo a tavola vicini.
La cena fu fantastica, i suoi zii erano davvero simpatici e socievoli, e le sue sorelle non la smettevano di farmi complimenti.
«Allora, voi due» sua zia guardò prima Zayn poi me, «da quanto tempo state insieme?»
Girai lo sguardo verso di Zayn un po’ imbarazzato, «quattro mesi, ormai» rispose.
«Come vi siete conosciuti?» chiese Waliyha.
«A scuola» rispose lui.
«Già» sorrisi al ricordo di quel giorno, «il signorino mi aveva fatto mettere in punizione»
«Questo è tipico di Zayn» sbuffò suo zio.
Scoppiammo tutti a ridere, mentre Zayn farfugliava qualcosa.
«Faceva il duro, all’epoca» scherzai.
«Cosa vorresti dire, scusa?» mi guardò con una smorfia sul volto.
Sorrisi, «che non mi trattavi molto bene»
«Dettagli» alzò le spalle.
«Lui fa il duro ma in realtà è tanto dolce» intervenne Safaa.
Tutti sorrisero, e Zayn sbuffò ancora una volta.
«E’ vero» annuii.
«Secondo me lei lo ha fatto diventare dolce» disse poi Waliyha, guardando prima Zayn poi me.
«Probabile» Zayn si mordicchiò il labbro, guardandomi.
Sorrisi. Restammo a chiacchierare fino a mezzanotte, circa. Non mi divertivo così da tanto.
Poi andammo tutti a dormire e in camera di Zayn chiamai mia madre per salutarla e darle la buonanotte.
«Non potrei avere un letto tutto per me?» sbuffai, guardando il letto di Zayn. Non era piccolo, ma nemmeno così grande.
«Ti lamenti di dormire con me?» fece un’espressione offesa.
Sorrisi prendendolo in giro, «sì»
«Dovrei essere io a lamentarmi» borbottò, «l’ultima volta mi hai riempito di calci mentre dormivi»
Scoppiai a ridere, «bugiardo!»
«E’ vero» insistette.
«Stronzo» alzai gli occhi al cielo.
«Dai, vieni qui» disse tirandomi a sé.
Sbuffai e mi sedetti sopra di lui.
«Grazie per stasera» disse, guardandomi attentamente negli occhi.
«E di cosa?» chiesi.
«Beh» alzò le spalle, «per essere così come sei»
Arrossii, «grazie a te, per avermi fatto entrare nella tua vita»
Sorrise e poggiò dolcemente le labbra sulle mie.
Scivolai sotto le coperte e lui mi seguì, «Zayn, ma dormono tutti..» protestai quando lo sentii slacciarmi il reggiseno.
«Allora dobbiamo fare piano..» fece il suo solito sorrisetto beffardo.






 
 
 
 
eheh, eccomi qua finalmente!
i nostri Zass sono insieme a Bradford e ci danno dentro!
beh, che ne pensate del capitolo? a me non fa impazzire, ma pazienza çç
aggiorno presto, I promise
-marty.

 

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Capitolo 24
*** Misunderstandings. ***


24°


La mattina seguente schiusi leggermente gli occhi, ancora assonnata, e mi ritrovai tra le braccia di Zayn.
Sorrisi e silenziosamente mi spostai, cercando di non svegliarlo, per vedere l’ora.
Era quasi mezzogiorno, avevamo dormito tantissimo. Mi alzai in punta di piedi ma feci scricchiolare il pavimento.
Vidi Zayn muoversi e improvvisamente aprì gli occhi.
«Ops» mormorai, portandomi una mano tra i capelli.
Accennò un sorrisetto, «buongiorno» sussurrò con voce roca.
«Buongiorno» risposi, tornando a sedermi accanto a lui.
«Dove credevi di andare?» mi guardò con aria colpevole.
«Non ti volevo svegliare» alzai le spalle, «dormivi come un angioletto»
Sorrise di nuovo e mi stampò un bacio sulla fronte, «che ore sono?» chiese poi.
«E’ mezzogiorno» risposi.
«Merda» disse, alzandosi di colpo dal letto.
«Che succede?» chiesi, confusa.
«Avevo delle cose da fare stamattina» borbottò.
«Cioè?» chiesi.
«Poi ti dico» farfugliò, prendendo una maglia dalla sedia per infilarsela, «ma ti prometto che oggi pomeriggio usciamo un po’ e ti faccio vedere la città»
«Zayn..» lo fermai, andandogli vicino.
«Che c’è?» 
«Sei pieno di graffi dietro la schiena» mi coprii gli occhi dalla vergogna.
Zayn scoppiò a ridere, si tolse di nuovo la maglia e si guardò allo specchio.
«E’ merito tuo» ridacchiò, tutto fiero di sé.
«Ti fa male?» chiesi, imbarazzata.
Sorrise, «no, non me ne ero neanche accorto»
Mi mordicchiai il labbro, «beh, ora che tu esci io cosa farò?»
«Quello che vuoi» alzò le spalle, «fa come se fossi a casa tua»
«Ok..» sospirai.
«Ci vediamo tra poco» disse in fretta, mi stampò un veloce bacio sulle labbra e uscì dalla camera.
Mi sistemai un po’ i capelli, mi vestii velocemente ed uscii anche io, trovando Waliyha in cucina.
«Ehi, buongiorno» disse.
«Buongiorno» esclamai, sorridente.
«Dormito bene?» chiese, venendomi incontro.
«Benissimo» risposi, «era da secoli che non dormivo così tanto»
Sorrise, «Zayn ti avrà contagiata»
«Probabile» ridacchiai.
«Jess!» una vocina squittante mi fece voltare di colpo.
«Ehi piccola» sorrisi, abbracciando Safaa che mi era letteralmente corsa contro.
«Resti con me oggi pomeriggio?» supplicò.
«Certo, umh..» mi portai una mano sulla bocca e chiusi un attimo gli occhi.
«Che succede, Jess?» chiese Waliyha, venendomi incontro.
Non risposi e mi aggrappai al tavolo, per non cadere.
«Stai bene?» chiese Safaa.
«Sì, credo» mi sedetti su una sedia, «credo di aver avuto un giramento di testa»
«Sei pallida, in effetti» aggiunse lei, toccandomi la fronte.
«Sto bene, non preoccuparti» sussurrai.
«Devi misurarti la febbre» consigliò Safaa.
Sorrisi, «non ce n’è bisogno, tranquilla»
«Sembrava che stessi per svenire» aggiunse Waliyha, preoccupata.
«Ma no, probabilmente è per mancanza di zuccheri» alzai le spalle, «ora mi riposo un po’»
«Brava» rispose lei.

Circa un'ora dopo la porta di casa si aprì e vidi Zayn rientrare, avvolto da una tremenda puzza di fumo.
«Dovresti smettere, seriamente» sbuffò Waliyha, lanciandogli un'occhiataccia.
«Ma che è successo qui?» fece Zayn, guardandomi sdraiata sul divano, mentre Safaa mi faceva aria e Waliyha mi stendeva le gambe.
«Jess si è sentita male» squittì Safaa.
Le lanciai un’occhiata colpevole, «non è vero, sto bene»
«Che vuol dire che ti sei sentita male?» borbottò Zayn, sedendosi accanto a me.
«Mi girava la testa, tutto qui» sospirai.
«E adesso come stai?» mi chiese ancora.
Sorrisi, «sto bene, davvero, non dovete preoccuparvi»
«Secondo me sei incinta» ridacchiò Safaa.
Silenzio di tomba, e Zayn la fulminò con lo sguardo.
«Sta’ zitta» le disse.
Mi alzai dal divano, «davvero ragazze, sto bene adesso»
«Ok» rispose Wali non del tutto convinta, «io adesso dovrei uscire, gli zii non ci sono e neanche Doniya.. perciò potreste restare voi con Safaa fino a stasera?»
«No» brontolò Zayn, «noi dobbiamo uscire»
«Non importa» gli dissi, «lo faremo un’altra volta, staremo noi con Safaa»
«Ma che cazzo» borbottò lui.
Sospirai, «tranquilla, va’ pure» dissi a Waliyha.
«Sei un angelo» sorrise, prima di salutarci e sgattaiolare fuori casa.
«Allora? Giocate con me?» esclamò Safaa, entusiasta.
«Certo» risposi.
«Non ho tempo per fare il baby sitter» sospirò di nuovo Zayn.
«Dai..» gli presi la mano, «domani usciremo, promesso»
Lui si inumidì le labbra e si sedette insieme a noi.
«Vado a chiamare mia madre, torno subito» gli dissi, per poi alzarmi e correre in camera.
Quando tornai vidi Zayn e Safaa chiacchierare, e sorrisi nel vederli.
Mi nascosi dietro la porta per sentire cosa stessero dicendo, ero curiosa.
«Sei cattivo e antipatico» brontolò poi lei.
«Ok» la ignorò Zayn, con le braccia dietro la nuca.
«Come fa Jess ad essere innamorata di uno come te?» lo provocò Safaa.
«Chiedilo a lei» Zayn alzò le spalle.
«Tu e lei vi sposerete prima o poi vero?» chiese. Rabbrividii nel sentirgli fare questa domanda.
«Ma no, non lo so, che razza di domande sono?» sbuffò lui.
«Rispondimi! E avrete tanti figli? Io voglio essere zia un giorno» continuava Safaa, con occhi sognanti.
«Non succederà, va bene?» sbottò lui, infastidito. Sentii una parte del mio cuore frantumarsi in mille pezzetti.
Senza rendermene conto, una lacrima mi rigò il viso e me la asciugai immediatamente.
«Jess!» esclamò Safaa, vedendomi dietro la colonna.
Finsi un sorriso e andai a sedermi con loro.
«Ehi» mi fece Zayn, «allora, come sta tua madre?» 
«Bene» risposi, «ti saluta»
Rimase in silenzio per un po’ a guardarmi, «va tutto bene? è successo qualcosa?»
«No, niente» scossi la testa.
«Hai gli occhi lucidi..» disse, portando una mano sul mio viso.
«Mi è entrato qualcosa nell’occhio» mentii, «sto bene»
«Perché non vuoi dirmi cos’hai?» sbottò Zayn, d’un tratto.
«Perché non ho niente!» sospirai, alzandomi dal divano.
Con la coda dell’occhio vidi la faccia triste di Safaa in lontananza.

«Non mi sembra» Zayn scosse la testa, seguendomi.
«Sono solo stanca» mormorai, prima di andarmene in camera sua e chiudermi la porta alle spalle.
Era una situazione strana, non ero arrabbiata con lui ma in un modo o nell’altro le sue parole mi avevano ferita.
Sentii la porta della camera aprirsi e poi chiudersi di nuovo, ma non mi voltai.
«Perché mi respingi così?» sentii la sua voce spezzata dietro di me.
Mi faceva male sentirlo parlare in quel modo, «non ti sto respingendo..»
«Sì invece» insistette, «lo stai facendo, cazzo»
Non dissi nulla, e abbassai lo sguardo.
«Neanche mi guardi in faccia» borbottò.
Alzai gli occhi al cielo e mi voltai verso di lui.
«Ti sei sentita male prima» disse, «ha a che fare con questo?»
«Ho avuto solo un giramento di testa, nulla di grave..» risposi.
«Safaa ha pensato che fossi incinta, ti rendi conto?» fece una smorfia.
«L’ha detto per scherzare» sospirai, «non lo pensava davvero»
«E se..» fece una pausa, deglutendo, «se lo fossi davvero?»
«Incinta?» ripetei.
«Sì..» annuì, spaventato.
«Ma che stai dicendo?» scossi la testa, «hai usato le precauzioni, Zayn»
«Lo so..» sussurrò, «se non è questo, allora cos’hai?»
«Perché pensi che debba avere per forza qualcosa?» chiesi.
«Ti è scesa una lacrima Jess» disse, «ti ho vista, ok? avevi gli occhi lucidi»
«Te l’ho detto» balbettai, «mi è soltanto entrato qualcosa nell’occhio»
«Continui a dirmi cazzate?» sbottò lui.
Mi portai una mano tra i capelli e girai lo sguardo altrove, senza dire nulla.
«Voi ragazze siete così fottutamente complicate» disse infine e uscì dalla camera sbattendo la porta.
Rabbrividii e come al solito, piansi. Iniziai a singhiozzare e mi asciugai le lacrime col gomito.
Non sapevo neanche perché stavo facendo così, ma quelle parole mi avevano spezzato il cuore.
Non pensava di avere un futuro con me, mentre a me capitava ormai di pensarci. Forse stavo prendendo troppo sul serio la nostra relazione, mentre a quanto pare lui mi vedeva solo come una delle tante fidanzate del liceo.


 
 
 



ecco il ventiquattresimo capitolo.
piccole incomprensioni tra gli Zass, che ne pensate?
Jess è esagerata o Zayn è troppo distratto? pff 
scusate se ho aggiornato tardi, ma ultimamente sono stra impegnata ç.ç
un bacio,
-marty.

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Capitolo 25
*** Old life. ***


25°



 

La porta della camera si aprì di nuovo lentamente, e sussultai pensando fosse Zayn.
«Jess» una vocina dolce mi diede sollievo. Safaa.
«Ehi piccola, entra» gli sorrisi.
«Perché litigate?» mi chiese, con un’espressione afflitta sul volto.
«Succede, a volte» alzai le spalle, «è normale»
«Ma Zayn sembrava davvero arrabbiato..» abbassò lo sguardo.
«Non è niente di grave, sta’ tranquilla» le scompigliai i capelli.
«Se n’è andato di fuori sbattendo la porta di casa» disse, ancora.
«Oh..» mormorai.
«Non vi lascerete vero?» singhiozzò lei, «io ti voglio bene..»
Sentii una fitta al cuore nel sentirle dire queste parole e la abbracciai di colpo.
«Ti voglio tanto bene anch’io» sussurrai, tenendola stretta tra le mie braccia. Era come una sorellina anche per me, ormai.
Si staccò dall’abbraccio e mi guardò per qualche secondo, «torni con me di là? Non voglio stare sola»
«Certo» annuii, «andiamo» la presi per mano e tornammo in salotto.
La porta di casa era chiusa e con la coda dell’occhio vidi Zayn di fuori a fumare.
Feci finta di nulla e iniziai a giocare con Safaa per farle compagnia, cercando di non pensare a niente.

«Adesso fammi un bel balletto!» ridacchiai, qualche minuto dopo. Safaa accese la musica e iniziò a ballare di fronte a me. Scoppiai a ridere e andai a ballare con lei, come se fossi una bimba anch’io.
La porta di casa si aprì e mi fermai di colpo, vedendo Zayn rientrare.
«Che diamine state facendo?» chiese. Non era arrabbiato, anzi, sembrava si stesse trattenendo dal ridere.
Arrossii, «balliamo, ovviamente»
«Vieni con noi» lo trascinò Safaa.
«No grazie» ribatté. Incontrò i miei occhi per un attimo poi deviò lo sguardo.
«Voglio farti vedere una cosa» mi disse ad un tratto Safaa, correndo via verso non so dove.
Ora ero da sola con Zayn, e la situazione si fece parecchio imbarazzante. 
«Ehi» interruppi il silenzio, «voglio parlarti..»
«Ti sei decisa?» fece una smorfia.
Stavo per rispondere, ma proprio in quel momento tornò Safaa con un album di fotografie in mano.
«E quello da dove esce?» sbuffò Zayn.
Sorrisi, «fammi vedere» 
«Ti voglio far vedere me da piccola» spiegò Safaa, aprendolo intorno a noi.
«Tu sei ancora piccola» la prese in giro Zayn. Sorrisi.
«Non è vero!» brontolò lei.
Girai le pagine dell’album e vidi una foto di Zayn da piccolo e non potei fare a meno di sorridere.
«Non ero bellissimo?» fece lui.
Scoppiai a ridere, «eri un amore»
«Lo sono ancora» mi corresse.
«No» Safaa scosse la testa.
Sorrisi di nuovo e continuai a voltare le pagine ancora e ancora, incantandomi di fronte alle sue fotografie da bambino.
«Ok, ne ho abbastanza di queste foto» sospirò Zayn.
Guardai prima Safaa poi lui, «vieni un attimo con me?»
Zayn annuì, «torniamo subito» disse poi alla sorella.

Entrammo di nuovo in camera sua, e cercai di essere più paziente di quanto non ero stata un’ora prima.
«Prima hai detto di avermi visto piangere, giusto?» iniziai.
Zayn annuì silenziosamente, guardandomi fisso negli occhi.
«Beh, è successo perché ti avevo sentito parlare di me con Safaa» sospirai.
Lui continuò a non dire nulla.
«Non volevo restarci male, giuro, ora penserai che io sia una bambina..» mi mordicchiai il labbro, «ma è stato più forte di me, mi ha ferito sentirti dire che non pensi affatto che ci sposeremo, che avremo un futuro insieme..»
«Lo sai che non possiamo sapere cosa succederà tra noi.» mormorò, prendendo la mia mano.
«Lo so, lo so» annuii, «ma sembrava quasi che tu non lo desiderassi nemmeno..»
«Questo non è vero» scosse la testa.
«Io ti amo» mi mordicchiai il labbro, «e farei di tutto per te, per noi..»
«Anche io, lo sai» replicò, «ero solo scocciato dalle domande di Safaa e per questo le rispondevo male, non riflettevo nemmeno su quello che stavo dicendo..»
«Non importa, davvero» dissi in fretta, «e scusami se ti ho trattato così male prima»
«Voglio solo che qualsiasi cosa succeda tu ne parli con me» ribatté, prendendo il mio viso tra le mani.
Stavo per rispondere quando sentii una musica assillante provenire dalla camera di Safaa.
Sbuffai e andammo a vedere cosa stesse combinando.
Stava ballando come una pazza e Zayn le corse incontro, la prese in braccio e iniziò a ballare con lei.
Li guardai incredula e scoppiai a ridere; finalmente lui si comportava da bravo fratello quale era.

«Saresti un papà perfetto, lo sai?» gli sussurrai all’orecchio, nonostante la musica assordante.
Zayn mi sorrise, «se la mamma sarai tu, allora sì.»

Il giorno dopo, Zayn si decise a portarmi a Bradford per una specie di giro turistico; ero curiosa di vedere la città in cui era cresciuto. Mi tenne stretta la mano per tutto il tempo che passeggiammo e mi sentii stranamente felice e spensierata. 

«Questa era la mia scuola elementare» sorrise ad un tratto, indicandomi una palazzina piuttosto malandata.
«Voglio andare a ved
erla» esclamai, entusiasta.
«Adesso è chiusa» rispose, «però penso che il giardino sia ancora aperto»
Ci incamminammo verso l’entrata e mi guardai attorno, a tratti rabbrividendo per il freddo. 
«Venivo sempre qui fuori durante la ricreazione» ridacchiò lui, mettendo un braccio sulla mia spalla.
«Facevi il bulletto?» lo guardai con aria colpevole.
Sorrise, «perché pensi questo?»
«Non lo so» alzai le spalle, «spero che non sia così»
«Infatti non era così» ribatté, «ero un bambino bravissimo»
Sorrisi, e mi andai a sedere su una vecchia altalena. 
«Come sei riuscito a lasciare la tua città?» dissi d’un tratto, «perché ti sei trasferito a Londra da solo?»
«Bella domanda» si inumidì le labbra, sedendosi nell’altalena accanto alla mia.
Non dissi nulla, aspettando una sua risposta.
«Come hai notato..» fece una pausa, «non ho un grande rapporto con i miei genitori, soprattutto con mio padre»
Annuii silenziosamente.
«Volevo andarmene di casa da tempo» alzò le spalle, «è sempre stato il mio sogno vivere per conto mio, essere indipendente..»
«Scelta coraggiosa» replicai.
«I miei ovviamente non volevano» disse, «ma hanno dovuto accettarlo»
«Sei sempre stato testardo, quindi» accennai un sorriso.
Annuì, «direi di sì»
«E perché adesso i tuoi genitori non vivono con le tue sorelle?» chiesi.
Zayn fece un sospiro poi abbassò lo sguardo a terra, «mia madre non sta bene e mio padre si occupava di lei, in pratica eravamo sempre soli» continuò, «finché lei è stata portata in ospedale e mio padre se n'è andato definitivamente»
«Deve essere stato duro per voi..» mormorai, provando ad immaginare la situazione.
«Non proprio» rispose, «i miei zii c’erano sempre, erano come dei secondi genitori per noi»
Rimasi in silenzio, pensando a quante ne avesse dovuto passare. Rabbrividii di nuovo, per il freddo.
«Hai freddo?» mi chiese.
«Un po’» risposi, tirando le mani dentro le tasche del cappotto.
Sorrise, «vieni qui»
Mi alzai dalla mia altalena e mi sedetti sopra di lui.
«Va meglio?» chiese, avvolgendomi tra le sue braccia.
Arrossii, «decisamente sì»
Mi stampò un bacio sulla fronte e poi mi guardò negli occhi come suo solito.
«Hai le guance tutte rosse» ridacchiò.
«Lo so» sbuffai, «sono freddolosa»
«Sei così tenera» mi guardò come si guarda una bambina piccola.
Sorrisi, «smettila di guardarmi così»
«Così come?» il suo sguardo si fece immediatamente serio.
«In quel modo» insistetti, «mi fai imbarazzare»
«Io ti metto in imbarazzo?» chiese, offeso.
«No, però..» mi mordicchiai il labbro.
Sorrise di nuovo e mi strinse ancora di più a sé. Poggiai la testa contro il suo petto, finché non rabbrividii un’altra volta.
«Hai ancora freddo?» sbuffò.
«Non tanto..» scossi la testa.
«Beh, siamo a gennaio» fece una smorfia.
«Tra poco è il tuo compleanno!» esclamai, staccandomi di colpo dall’abbraccio e guardandolo dritto negli occhi.
«E allora?» chiese.
«Cosa vuol dire ‘e allora’?» brontolai, «dobbiamo festeggiare»
«No grazie» alzò gli occhi al cielo, «non vado matto per i festeggiamenti»
«E io non so nemmeno cosa regalarti!» sbuffai.
Sorrise, «non devi regalarmi niente»
«Oh sì invece» insistetti.
«Sei qui con me adesso, in giro per la mia città» si guardò intorno, «e questo è tutto quello che voglio»
Sentii il cuore sciogliersi come un ghiacciolo e presi il suo viso tra le mani. 
«Hai la minima idea di quanto ti amo?» sussurrai.
Sorrise di nuovo e si avvicinò al mio viso, per poi premere le labbra contro le mie.
Portai le braccia intorno al suo collo e schiusi le labbra, permettendo alla sua lingua di scivolare nella mia bocca.
Si staccò leggermente e mi guardò con un sorrisetto beffardo sul volto, «scommetto che ora non hai più freddo..» 
Scoppiai a ridere, mi alzai da sopra di lui e lo guardai con le braccia sui fianchi.
«Beh, dove stai andando?» borbottò, ancora dondolando su quell’altalena.
«Credevi che il giro turistico fosse finito qui?» sospirai.
Sbuffò, si alzò anche lui e lo trascinai fuori dal giardino della vecchia scuola elementare.
Ridevamo spensierati finché una voce femminile alle nostre spalle mi fece sussultare.
«Zayn?» esclamò. Ci voltammo e vidi una ragazza bionda con un sorrisetto stampato in faccia proprio di fronte a noi.
Guardai Zayn che sembrava quasi sconvolto, «Ashley?»
Lei annuì e corse ad abbracciarlo.
Mi feci da parte e con molto autocontrollo mi trattenni dal fare una scenata di gelosia.



 
 


 

eccomi qua!
beh, come avrete capito, ci sarà una nuova entrata di scena!
chi sarà questa Ashley?
eheh, aggiorno presto, I promise.

un bacio,
-marty.

 

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Capitolo 26
*** Problem. ***


26°
 

 
E mentre osservavo quei due chiacchierare come se niente fosse, aspettavo che Zayn si ricordasse della mia presenza.
Impaziente, finsi un colpetto di tosse e improvvisamente la ragazza si voltò verso di me, «oh scusami, non mi sono presentata»curvò le labbra in un sorriso, «io sono Ashley, piacere»
«Lei è la..» fece Zayn, ma non riuscì a finire in tempo la frase.
«Jessica» lo interruppi, «piacere»
Lei sorrise di nuovo e poi riportò lo sguardo su Zayn, «è stato bello rivederti»
«Anche per me» rispose lui, stavolta lanciandomi un’occhiata per cercare di capire se fossi arrabbiata o meno.
«Non pensavo saresti tornato a Bradford» continuò lei, «è da circa un anno che non ti vedo più qui»
«Già» concordò lui annuendo, «sono tornato per mia madre»
«Cos’è successo?» chiese con aria preoccupata, «sta poco bene?»
«E’ in ospedale» sospirò Zayn, «ha dei problemi di salute»
«Oh dio, avrei voluto saperlo prima!» esclamò lei, «mi dispiace tantissimo»
Zayn non disse nulla, si limitò ad alzare le spalle e poi girare lo sguardo altrove.
«Adesso devo proprio andare» fece lei ad un tratto, «ma ora che sei tornato, magari potremmo incontrarci qualche volta»
«Certo» rispose lui, ancora un po’ scosso. 
«Ciao anche a te!» Ashley si rivolse a me, ancora con quel fastidioso sorriso stampato in faccia.
La salutai con la mano e poi iniziai a camminare a passo svelto.
«Dove stai andando?» sentii la voce di Zayn dietro di me, ma non mi fermai.
Lo sentii seguirmi finché mi bloccò per un braccio, facendomi voltare verso di lui.
«Si può sapere che hai adesso?» borbottò, con la fronte aggrottata e gli occhi confusi.
«Lasciami» sospirai, cercando di togliermi dalla sua presa.
«Sei incazzata con me?» chiese, «per cosa?»
«Ho detto lasciami!» sbottai, staccandomi con forza da lui.
Girai lo sguardo altrove e misi le braccia conserte, cercando di controllarmi.
Rimase in silenzio e lentamente mi si avvicinò.
Dal suo sguardo confuso e preoccupato capii che non si era realmente reso conto della situazione.
«Era lei, vero?» dissi ad un tratto, evitando i suoi occhi.
«Ashley?» chiese.
«Sì» annuii, «era lei? La tua ‘storia importante’?»
Zayn non disse nulla per un po’, poi annuì.
«Oh..» fu tutto ciò che mi uscii dalla bocca.
«Lo era» mi corresse, «ora è soltanto una mia ex»
«Non mi hai minimamente considerata quando l’hai vista..» mormorai, con voce spezzata.
«Non è vero» scosse la testa, prendendo la mia mano.
«E’ vero» insistetti, «ho dovuto tossire per ricordarti che ero ancora lì»
«Ero soltanto sconvolto di rivederla» alzò le braccia in aria, «era un anno che non la vedevo!»
«Se è soltanto una tua ex, non dovrebbe farti né caldo né freddo.» singhiozzai.
«Ho avuto una storia importante con lei, lo sai..» sussurrò, massaggiandosi la nuca.
«E’ proprio questo che mi spaventa» balbettai con voce tremolante e insicura.
«Ma non devi aver paura di niente» replicò, «io ti amo e questo lo sai»
«Dio, Zayn» scossi la testa, «ho visto come la guardavi..»
«Non provo più niente per lei» fece una smorfia, «è questo quello che vuoi sentirti dire?»
«Vorrei che fosse vero.» alzai gli occhi al cielo, per impedire alle lacrime di cadere.
«Ma è vero!» insistette, avvicinandosi ancora di più a me.
«Posso sapere una cosa?» chiesi poi, «perché vi siete lasciati?»
«Mi ha mollato lei» disse, tutto d’un fiato.
Rimasi in silenzio per un po’, «quindi se fosse stato per te, ora tu e lei sareste ancora insieme..»
«Non credo» alzò le spalle, «le cose non andavano più bene tra noi»
«Ma tu la amavi..» mormorai, mentre gli occhi mi si gonfiavano sempre di più.
«Sì e per questo me ne sono andato a Londra!» sbottò.
Sentii come un nodo nello stomaco farsi sempre più duro.
«Ti sei trasferito per questo?» chiesi, sconvolta.
«Anche..» abbassò lo sguardo, infilando le mani in tasca.
«Mi avevi detto che era per allontanarti dalla tua famiglia..» mi portai una mano tra i capelli.
«E’ così, infatti» aggiunse.
«Ma anche per allontanarti da lei.» non ci potevo credere. Mi aveva mentito.
«Forse» sbuffò, «non è importante, comunque»
«Perché non me lo hai detto?» gridai.
«Proprio per evitare la reazione che stai avendo adesso» fece una smorfia.
«Non ci posso credere» scossi la testa, iniziando a camminare di nuovo verso casa sua.
«Aspetta, dai» lo sentii dire. Iniziò a seguirmi di nuovo e mi bloccò ancora per il braccio.
«Lasciami, Zayn» ringhiai. Stavo per esplodere, avevo un misto di rabbia e tristezza dentro che stavano per divorarmi.
«Stai facendo una scenata assurda, per una cazzata» sbottò, «te ne rendi conto?»
«Per me non è una cazzata il fatto che il mio ragazzo sia ancora innamorato della sua ex!» strillai.
«Ma non è proprio vero, cazzo!» continuò lui, alzando le braccia in aria.
Abbassai lo sguardo a terra e poi ripresi a camminare.
«La smetti di fare così? Di andartene?» mi fermò di nuovo.
«Ti prego» una lacrima mi rigò il volto, «lasciami andare»
«No, non ti lascio andare» prese il mio viso tra le mani.
«Voglio stare un po’ da sola» socchiusi leggermente gli occhi.
«Non voglio che tu stia così male per cose che non esistono» disse.
«Lasciami andare» ripetei.
«Vengo con te» insistette.
«No» scossi la testa, «ti prego, voglio stare da sola..»
Mi lasciò la mano e io mi asciugai il viso bagnato dalle lacrime.
«Non piangere» mi supplicò, «per favore..»
Non risposi, mi voltai per andarmene e stavolta lui non mi fermò.
Quando rientrai a casa, trovai tutte le sorelle di Zayn ad aspettarmi.
«Ehi» esclamò Waliyha venendomi incontro, «com’è andata la gita turistica?»
«Ma dov’è Zayn?» chiese Doniya, osservando con attenzione il mio sguardo.

Mi voltai verso di loro e sussultarono nel vedermi con gli occhi lucidi e il viso sporco di matita colata.
«Che diavolo è successo?» esclamò Waliyha.
«Niente» alzai le spalle, «vado un po’ in camera»
«Avete litigato? Di nuovo?» esclamò Safaa con aria afflitta. 
«E’ tutto ok» mi sforzai di sorridere, «voglio solo riposarmi un po’»
Rimasero tutte e tre in silenzio a fissarmi, mentre mi chiudevo in camera di Zayn.
Mi buttai a letto e pensai di continuo a quello che era appena successo. 
Dopo qualche minuto, vidi la porta aprirsi lentamente e spuntò fuori Waliyha.
«Ehi, ti disturbo?» chiese.
«Tu non disturbi mai» risposi.
Sorrise e si sedette sul letto accanto a me.
Mi guardò attentamente, «ti va di raccontarmi cos’è successo?»
Non dissi nulla per un po’, poi feci un lungo sospiro.
«Tu la conosci Ashley?» chiesi, tutto d’un fiato.
Mi guardò sorpresa, «sì..»
«Zayn l’ha appena rincontrata» mormorai.
«Oddio» alzò gli occhi al cielo, «e cos’è successo?»
«Niente» risposi, «sembravano in buoni rapporti, lei gli sorrideva e lui.. lui la guardava in un modo..»
«Lui ama te adesso, lo sai vero?» mi sorrise.
Non risposi.
«Ashley lo ha fatto star male sul serio» disse poi, «quando si sono lasciati lei gli disse che le sarebbe piaciuto che restassero amici, ma da quel giorno Zayn è cambiato..»
«Come?» gli chiesi.
«Se n’è andato» disse, «era da tempo che voleva andarsene di casa, ma quel giorno lo fece sul serio»
Rimasi in silenzio, di nuovo.
«Divenne duro e scontroso» continuò, «si è chiuso in sé stesso e ha ricominciato da capo, a Londra..»
«Quando l’ho conosciuto era così, infatti..» chiusi gli occhi ripensando a quel giorno, «faceva il duro, ma allo stesso tempo aveva una simpatica sfacciataggine» 
«Cambiava ragazza ogni mese» sospirò, «non gli importava più di niente e di nessuno»
Sentii lo stomaco contorcersi e stavo male soltanto ad immaginare cos’avesse provato.
«Non voleva più saperne di ragazze» continuò, «per quanto ne sappia, se le portava a letto e basta»
Un brivido di gelosia mi percosse la schiena.
«E’ normale» Waliyha alzò le spalle, «si era innamorato per la prima volta, e quando finisce fa male..»
«Già» abbassai lo sguardo.
«Ma poi passa» ribatté, «e a lui è passata, grazie a te»
«Non penso» scossi la testa.
«Grazie a te è tornato lo Zayn che conoscevo» sorrise, «e credigli quando ti dice che ti ama, perché è vero»
«Lo so» annuii, «ma ho paura di perderlo..»
«Non lo perderai» ribatté, «è normale provare un po’ di gelosia, e capisco che tu abbia paura, ma adesso Zayn è innamorato di te e devi stare tranquilla»
Non risposi ed accennai un sorriso. Forse aveva ragione lei, forse avevo davvero esagerato e fatto una scenata inutile.
La verità è che mi ero legata a lui più di quanto immaginassi e il solo pensiero di perderlo mi faceva andare in panico.
Il resto della serata lo passai a casa con lei e Safaa. Doniya era uscita e gli zii di Zayn erano passati per una visita veloce.
Ma di lui nessuna traccia. Non era neppure rientrato per cena e si stava facendo tardi.
«Pensi che tornerà presto?» sussurrai a Waliyha.
«Prova a chiamarlo» mi consigliò.
«Non penso sia una buona idea» scossi la testa.
«E perché?» chiese.
«Dopo quello che è successo..» balbettai.
«Fatti coraggio e chiamalo, forza» mi passò il telefono.
Lo presi e titubante iniziai a premere i tasti, finché la porta di casa si aprì e Zayn spuntò fuori.
Sussultai e girai lo sguardo su di lui. Mi guardò, la sua espressione era priva di emozioni, e senza dire nulla filò in camera sua. 
«Va’ da lui» mi sussurrò Waliyha.
Non dissi nulla, e abbassai lo sguardo.
«Buonanotte, Jess» mi disse infine per poi andarsene, lasciandomi lì immersa nei miei pensieri.
Seguii Zayn ed con un po’ di timore entrai in camera sua.
Era seduto a letto con la testa fra le mani e lo sguardo rivolto verso il basso.
«Ehi» mormorai timidamente, con le mani tra i capelli.
Si voltò e mi guardò per qualche secondo, «ehi»
«Dove sei stato tutta la sera?» gli chiesi, sedendomi accanto a lui.
«In ospedale, da mia madre» rispose, «e poi a fare una passeggiata, avevo bisogno di pensare»
«A cosa?» chiesi, anche se in fondo conoscevo bene la risposta.
«A quello che era successo» ribatté.
«Mi dispiace» dissi immediatamente, «ho esagerato, non volevo farti quella scenata isterica di gelosia, oggi»
«Vorrei che tu credessi in me, in noi» sospirò.
«Io ci credo in noi» replicai, «è proprio per questo che ci sto male!»
«Non hai motivo per stare male» disse.
«Zayn» balbettai, «avevo paura che Ashley ti portasse via da me..»
«Niente mi porterà via da te, lo sai» si inumidì le labbra, «perché è con te che voglio stare»
Rimasi in silenzio e fissai i suoi meravigliosi occhi marroni posati sui miei.
«Sei tu quella che voglio» sbottò, «perché non lo capisci?»
«Lo so, lo so..» socchiusi gli occhi per un secondo, prendendo la sua mano e stringendola nella mia.
Con l’altra gli accarezzai il viso e rabbrividii nel contatto ruvido con la sua barbetta.
Sorrisi, mi avvicinai lentamente a lui e poggiai le labbra sulle sue.
Rimase immobile per un po’, poi prese il mio viso tra le mani e riprese a baciarmi, stavolta con foga.
Feci un passo indietro a letto, facendolo avanzare sopra di me.
Poggiò i pugni ai lati del letto e riposò le labbra sulle mie, come se volesse essere lui a comandare.
Il cuore mi batteva all’impazzata, come al solito, e senza pensarci gli sfilai via la felpa morbida che indossava e che tanto amavo. Avevo troppo bisogno di lui. 
Sentii qualcosa di umido sul collo e alzai la testa all’indietro mentre lui mi lasciava tanti piccoli baci.
Lo vidi abbassarmi la spallina della maglietta, per poi lasciare un altro bacio sulla spalla e infine ritornare sulle mie labbra.
«Ti voglio così tanto..» sussurrò, d’un tratto.
«Sono tua» mormorai, come se fosse la cosa più naturale del mondo, tirandolo ancora più vicino a me.
Sorrise, «solo mia» e si fece spazio tra le mie gambe, sfilando il resto dei miei vestiti.
Feci lo stesso con lui, gli slacciai la cintura dei pantaloni e ripresi a baciarlo mentre gli scompigliavo un po’ i capelli, anche se sapevo che lo detestava. Si staccò un attimo e mi guardò attentamente negli occhi, «ti amo, ricordalo sempre»

«Anche io»
Iniziò a muoversi sul letto in ginocchio per poi posizionarsi davanti a me, che nel frattempo ero seduta.
La lingua mi scivolò tra le labbra, impaziente di essere sulla sua pelle. Rilassai la mascella nel vedere Zayn abbassare i boxer e avvolgere una mano intorno alla sua erezione, per poi guardarlo in adorazione portarla alla mia bocca, pompando lentamente.
La aprii di più e Zayn mi chiese se ne fossi sicura, se lo volessi davvero, e non appena ricevette la mia risposta affermativa non esitò ad affondare la sua lunghezza nella mia bocca solo di una frazione per farmi abituare, prima di scendere ancora.
Spinse nella mia bocca lentamente, come se stesse assaporando ogni centimetro mentre spariva all’interno.
«Porca miseria» ringhiò da sopra di me. Alzai lo sguardo per vedere i suoi occhi bruciare nei miei, una mano stringere la cima del poggia testa per tenersi in equilibrio mentre si allontanava e spingeva di nuovo.
«Di più, piccola, di più» ansimò, ed io avvolsi subito le mani dietro le sue cosce, attirandolo più vicino.
La mia bocca lo rivestiva completamente e succhiavo con lentezza, godendomi la cosa tanto quanto lui. 
Amavo Zayn anche per questo, perché mi portava a provare nuove cose, cose che mai nella vita avrei pensato di fare.
«Così fottutamente bello» lui continuava a muoversi, fuori e dentro, fuori e dentro, «guardami.» Mi supplicò.
Alzai di nuovo lo sguardo sul suo viso, memorizzando a pieno il suo sguardo estasiato e rilassato, in modo in cui si è tirato il labbro tra i denti, e il modo in cui i suoi occhi mi stanno guardando. Si muoveva con il bacino e colpì ripetutamente il retro della mia gola, finché non notai i muscoli sul suo stomaco espandersi e restringersi, segnalandomi ciò che sta per succedere.
Come se potesse leggermi nella mente, gemette, «ci sono quasi..»
I suoi movimenti accelerarono e le sue spinte si fecero più potenti adesso. Strinsi le cosce per avere un po’ di sollievo dalla pressione e succhiai più forte. Rimasi sorpresa quando si allontanò dalla mia bocca per svuotarsi al di fuori.

Sentii il battito del mio cuore accelerare sempre più, e senza dir nulla lo tirai di nuovo su di me.
Strinsi forte le coperte quando lui entrò in me con un colpo secco, per poi lasciare spinte sempre più forti e profonde, una dopo l'altra. Chiusi gli occhi e mi godetti il resto di quella magica notte.

La luce del sole mattutino inondò completamente la stanza e, ancora assonnata, mi voltai per stringermi a Zayn ma affondai nel cuscino vuoto. Aprii gli occhi di colpo e realizzai che ero sola.
Guardai l’ora sul comodino, e vidi che erano circa le undici. In lontananza, vidi un bigliettino sulla scrivania e così mi alzai per leggerlo: «Buongiorno principessa, sono uscito un attimo! A dopo» 
Sorrisi, sapeva bene come farsi perdonare qualsiasi cosa.
Mi rivestii, finché i miei occhi si posarono su una luce proveniente dal comodino di Zayn; aveva dimenticato il cellulare.
Mi alzai, lo presi per vedere cosa fosse arrivato, e il mio sorriso scomparve nel vedere che gli era appena arrivato un messaggio.
«Dove sei finito? Sei in ritardo! Ashley»





 
***

 

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Capitolo 27
*** Leave me alone. ***


27°



 
Rimasi paralizzata a fissare lo schermo del suo cellulare per circa due minuti. Ero letteralmente pietrificata. 
Non riuscivo a capire cosa potesse significare quel messaggio, e cercai di non pensare al peggio.
Sentii un forte nodo allo stomaco e il mio primo istinto fu quello di lanciare per aria tutto quello che trovavo.
Purtroppo ero fatta così, reagivo d’impulso di fronte a qualsiasi problema. Mi sentivo stupida, tradita. 
Per aver dimenticato il cellulare a casa, Zayn doveva andare proprio di fretta.
Era uscito per andare ad incontrare lei. Senza dirmi niente.
«Buongiorno dormigliona» esclamò Waliyha quando mi decisi ad uscire dalla camera.
«Buongiorno» risposi, cercando di nascondere il mio reale stato d’animo.
«Dormito bene?» chiese poi, venendomi incontro.
«Sì» mi sforzai di sorridere.
«Va tutto bene?» mi chiese, scrutando attentamente il mio sguardo.
«Certo» annuii, cercando di sembrare convincente. Non volevo farmi vedere depressa, ancora una volta.
«Jess!» esclamò ad un tratto Safaa, spuntando fuori dal nulla.
«Ehi» le sorrisi, abbracciandola.
«Vieni a fare colazione?» mi chiese.
«No grazie» scossi la testa, «non ho molta fame»
«Ok» sbuffò.
«Sapete per caso dov’è andato Zayn?» chiesi, portando una mano tra i capelli.
«E’ andato in ospedale» rispose Waliyha, «da nostra madre»
Sì certo, in ospedale, come no. 
«Umh, ok» mi limitai a rispondere. Aveva mentito anche a loro, alle sue sorelle.
«E vi ha detto anche quando tornerà?» chiesi, ancora.
«Tra poco, credo» rispose lei.
Annuii e tornai di nuovo in camera. Avrei voluto uscire di casa, raggiungerlo per poi picchiare prima lui poi lei.
Ma non lo feci, restai sdraiata a letto a mordicchiarmi le unghie pensando a cosa gli avrei detto quando sarebbe tornato. 
E tornò dopo circa mezzora. Sentii la porta di casa aprirsi e il cuore iniziò a battermi sempre più velocemente.
Ero curiosa di sapere se avesse avuto il coraggio di mentirmi in faccia, oppure se mi avrebbe detto la verità.
Dopo qualche minuto la porta della camera si aprì e me lo ritrovai di fronte.
Evitai il suo sguardo, e continuai a guardare altrove.
«Buongiorno» esclamò, «hai letto il bigliettino che ti ho lasciato?»
«Sì» risposi, dopo qualche secondo di silenzio.
«Scusa se non ti ho svegliata» sorrise, «ma dormivi come un angioletto»
Non risposi.
«Che cos’hai?» brontolò, mentre io evitavo ancora i suoi occhi.
«Dove sei stato?» gli chiesi, con voce tremolante. 
«Da mia madre, perché?» ribatté. 
Mi sentii come se il mondo mi fosse appena caduto addosso.
Mi aveva mentito spudoratamente.
«Ok» balbettai.
«Stai bene?» si sedette accanto a me.
«Sì» risposi, portandomi una mano tra i capelli.
«Sicura?» fece una smorfia, «è da quando sono tornato che non mi guardi in faccia»
Posai immediatamente gli occhi sui suoi, «ecco, ora sei più contento?»
«Si può sapere che cazzo ti prende adesso?» borbottò.
«Hai anche il coraggio di trattarmi così?» sbottai, «dopo quello che hai fatto tu!»
«E questo che significa?» chiese.
«So benissimo dove sei stato» singhiozzai.
Silenzio di tomba. Si guardò un attimo intorno poi si alzò anche lui e mi si avvicinò.
«La prossima volta sta più attento» tirai fuori dalla tasca il suo cellulare, «se devi tradire la tua ragazza, ricordati di portare il telefono con te»
«Tradire? Ma che cazzo stai dicendo?» ribatté.
«Ho letto il messaggio di Ashley» continuai, «sono stanca di essere presa in giro, Zayn!»
«Ok, è vero, l’ho incontrata» sospirò, «e allora? dovevamo solo parlare»
«Perché diavolo non me lo hai detto?» misi le braccia conserte.
«Perché sapevo che avresti reagito così» abbassò lo sguardo.
«Zayn, non sopporto le bugie» sibilai, «non le sopporto proprio»
«Mi dispiace» tentò di prendere la mia mano, «scusami»
Allontanai di scatto la mia mano dalla sua.
«Dio, abbiamo fatto l’amore tutta la notte» mormorai con voce spezzata, «e tu appena svegliato sei andato da lei..»
«Mi aveva mandato un messaggio ieri sera, dicendo che voleva vedermi per chiarire delle cose» spiegò, «io non volevo andarci, poi l’ho fatto solo per sentire cosa aveva da dirmi»
«Perché ancora ti importa di lei» abbassai lo sguardo a terra.
«No» ribatté, «solo per darle quell’addio che non ci siamo mai dati due anni fa»
«E chi mi dice che non è successo qualcosa fra voi?» mi morsi il labbro.
«Io» rispose, «l’ho salutata come un’amica, tutto qui»
«Se io non avessi letto quel messaggio tu non me lo avresti mai detto» dissi, poi.
«Non te l’ho detto solo per evitare problemi inutili» alzò le spalle.
«Lo vedi? E’ questo il tuo problema» alzai gli occhi al cielo, «qualsiasi sbaglio fai, lo definisci ‘inutile’»
«Ho sbagliato, è vero» continuò, «non avrei dovuto mentirti, e mi dispiace, ma..»
«Ma?» lo interruppi.
«Ma è stata una cosa insignificante, credimi» ribatté.
«Se è stata insignificante allora perché diavolo ci sei andato?» sbottai.
Non disse nulla. Mi si avvicinò di nuovo e prese il mio viso tra le mani.
«Guardami» sussurrò.
Non risposi, e continuai a fissare il pavimento.
«Guardami» ripeté, «per favore»
Mi staccai da lui e tirai fuori la valigia dal suo armadio.
«Che stai facendo?» chiese. Il suo tono di voce era come sconvolto.
«Me ne vado» risposi, poggiando la valigia sul letto e iniziando a sistemare i vestiti.
«Tu non vai da nessuna parte» disse, chiudendomi la valigia.
«Questo non lo decidi tu» sibilai.
«Minchia» borbottò, «sei proprio testarda»
«Avrò ripreso da te» sospirai.
«Ascolta» si inumidì le labbra, «ho sbagliato a mentirti, lo so, l’ho capito. Non succederà più, te lo prometto, ma non ti lascerò andare via»
Non risposi. Il suo tono di voce mi spezzava il cuore, era davvero pentito e lo capivo.
Ma più pensavo a quello che aveva fatto, più stavo male.
«Non te ne andare» ripeté, «ti prego..»
«Ok» dissi d’un tratto, «non me ne vado»
«Davvero?» curvò le labbra in un sorriso.
«Non ancora, almeno» mi distaccai di nuovo.
«Questo che significa?» chiese.
«Che per adesso andrò a dormire sul divano» lo superai, ed uscii dalla stanza.
«Non possiamo parlarne?» brontolò Zayn, seguendomi per tutta casa.
«No» scossi la testa, fermandomi di scatto, «ne abbiamo già parlato abbastanza»
«Non ti lascerò dormire sul divano» mise le braccia conserte.
«Beh» feci una pausa, «io non voglio dormire con te»
«Va bene» sospirò, «allora dormirò io qui, tu andrai nella mia stanza»
«Non serve fare il gentiluomo» feci una smorfia.
«Non è per quello» insistette, «sei a casa mia e non voglio che dormi qui come un’estranea»
«Senti, non mi importa dove dormirò» sbottai, «lasciami stare, per favore»
E detto questo filai in bagno chiudendomi a chiave in modo che lui non potesse seguirmi anche lì.
Stavo malissimo nel litigare con Zayn, ma la colpa era sua e soltanto sua.
E pensare che ero così felice di arrivare a Bradford, di passare un po’ di tempo con lui dopo le sue continue partenze.
Ci avevo messo tanto tempo per convincere mia madre a farmi partire da sola, avevo sacrificato tanto per lui, e adesso?
Era diventato tutto così complicato. 
«Jess» mormorò dall’altra parte della porta, «esci..»
Non risposi, continuai a fissare il soffitto impedendo alle lacrime di scendere.
«Per favore..» sussurrò ancora, con voce spezzata.
Non risposi neanche stavolta e adesso il silenzio fu interrotto dai miei singhiozzi sofferenti.
Cercai di tapparmi il naso per non fargli sentire che stavo piangendo, e alla fine sentii i suoi passi lì fuori farsi sempre più lontani.






 
***

 



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Capitolo 28
*** Absence. ***


28°


La mattina dopo mi svegliai in camera di Zayn; avevo dormito lì mentre lui aveva passato la notte sul divano.
Se pensava di farsi perdonare solo per questo era sulla strada sbagliata.
«Buongiorno» sussurrai ancora assonnata, uscendo dalla stanza.
«Buongiorno!» esclamò Safaa, correndomi incontro.
Sorrisi, mi guardai intorno e il mio sguardo cadde sul divano vuoto.
«Dov’è andato Zayn?» chiesi.
«Da mamma, in ospedale» rispose.
Sentii un nodo allo stomaco.
Speravo che stavolta ci fosse andato davvero, ma un brutto presentimento mi diceva che era tornato da Ashley.
«Ehi buongiorno» spuntò fuori Waliyha.
«Buongiorno» risposi immersa nei miei pensieri, «ti va di uscire?»
«Di uscire? Di mattina presto?» chiese, sorpresa.
«Sì» alzai le spalle in tutta tranquillità, «ho voglia di fare una passeggiata»
«Va bene» rispose confusa, «il tempo di prepararmi e andiamo»
Annuii, e lei sgattaiolò in camera sua. Volevo sapere la verità.

«Tra quanti giorni hai detto che ricomincerà la scuola?» mi chiese Waliyha, mentre più tardi passeggiavamo insieme per le strade di Bradford.
«Tre giorni» sospirai, «e poi le vacanze natalizie saranno ufficialmente finite»
«Quindi poi tornerai a casa» disse, «e cosa pensi di fare con Zayn?»
«Non lo so» alzai gli occhi al cielo, «è tutto sempre così complicato fra noi»
«Lui ti ama, tu lo ami» sorrise, «questo non è complicato»
«Magari fosse così semplice..» mormorai, fissando un punto a terra.
«Beh, ma questo è quello che conta, no?»
Non risposi, mi bloccai di colpo quando il mio sguardo cadde su una ragazza in lontananza.
«Ashley..» balbettai. A quanto pare stavolta Zayn era davvero in ospedale.
«Proprio lei dovevamo incontrare?» brontolò Waliyha, lanciandole un’occhiataccia.
«Devo andare a parlarle» dissi tutto d’un tratto, incamminandomi verso di lei.
«No, ferma» Waliyha mi seguì e mi fermò per un braccio, «che hai intenzione di fare?»
«Devo parlarle» ripetei, «sono stanca di questa situazione»
Ripresi a camminare mentre Waliyha continuava a chiamarmi, ma stavolta la ignorai.
«Ehi» sibilai, dietro Ashley.
Si voltò di scatto, «oh, hey.. Jessica giusto?»
«Giusto» risposi, seccata.
«Come stai, cara?» curvò le labbra in un fastidioso sorriso.
«Alla grande» feci una smorfia, «ma a dire il vero starei ancora meglio se tu la smettessi di mandare messaggi al mio ragazzo!»
«Oh, mi dispiace che tu te la sia presa» strizzò gli occhi, «ma avevo davvero bisogno di parlargli»
«Beh, spero tu gli abbia detto tutto quello che avevi da dirgli» misi le braccia conserte.
«Certo, sta’ tranquilla» sorrise di nuovo, «sono davvero sorpresa che Zayn te l’abbia detto, è diventato più sincero in questi anni»
Mi morsi il labbro e abbassai lo sguardo a terra. Lo stava dicendo di proposito.
«Oh cielo, non te l’ha detto lui?» fece una finta espressione sorpresa, «l’hai scoperto da sola? Eppure avrei giurato che foste una coppia che si dice tutto»
Il mio primo istinto fu quello di saltarle addosso come una iena e massacrarla di schiaffi.
Eppure riuscii stranamente a trattenermi e mi limitai ad avvicinarmi a lei con aria minacciosa.
«Sta’ lontana da Zayn» sibilai.
«Non dovresti essere così insicura» sussurrò, «se la vostra relazione è così solida, perché ti preoccupi che lui possa tornare da me?»
Non dissi nulla. Ashley aveva colpito dritto nel centro del problema: ero insicura. 
«Ci vediamo» disse poi, osservando attentamente il mio sguardo assente.
Non risposi di nuovo e mi voltai per tornare da Waliyha.
«Cosa le hai detto?» mi chiese subito.
«Devo andare a casa» balbettai.
«Come scusa?» mi guardò perplessa, aggrottando la fronte.
«Devo andare a casa» ripetei.

Zayn non era lì, così ne approfittai per tirar fuori la valigia dalla sua camera e iniziai ad infilarci dentro tutte le mie cose.
Erano passati solo tre giorni da quando ero arrivata lì, e già me ne stavo andando.
Ma era più forte di me, non ce la facevo a restare.
«Che stai facendo?» vidi improvvisamente Zayn entrare in camera, e venirmi incontro.
«La valigia» risposi, senza staccare lo sguardo da quello che stavo facendo.
«E dove pensi di andare?» chiese di nuovo.
«A casa» replicai, «voglio tornare a casa»
«Cos’ho fatto di male adesso?» sbottò, «ti ho lasciato i tuoi spazi, non ci parliamo da tipo dodici ore quindi qual è il problema?»
«E’ proprio questo il problema» sospirai.
«Non capisco perché siamo arrivati a tanto..» abbassò lo sguardo.
«Ho bisogno di stare un po’ da sola, e di pensare» mormorai debolmente.
«Ma io non voglio che tu te ne vada» ribatté.
«Voglio tornare a casa mia» insistetti, «da mia madre»
«Fra tre giorni ricomincerà la scuola» prese la mia mano, «tornerò anch’io a Londra, perciò non andartene adesso..»
«Ma è adesso che ho bisogno di andarmene» scossi la testa.
«Non risolverai nulla» borbottò.
«Io invece penso di sì» annuii, chiudendo finalmente la valigia e poggiandola a terra.
«Cosa posso fare per convincerti a restare?» chiese con voce spezzata.
«Niente» sospirai, «ho già chiamato il taxi»
«Torno a Londra con te» continuò.
«Zayn, davvero..» alzai gli occhi al cielo, «ho bisogno di stare sola per un po’»
«Ma tutto questo non ha senso» alzò le braccia in aria, «non è successo niente tra me e Ashley, devi finirla con queste scenate assurde!»
«Devo ricordarti quelle che hai fatto tu per Niall?» misi le braccia conserte.
Non rispose e si mordicchiò il labbro.
«Mi dispiace che tu sia stata così male qui..» abbassò lo sguardo.
«Ho adorato stare qui, a casa tua» mi guardai intorno, «vedere la città dove sei cresciuto, conoscere i tuoi familiari, e avrei voluto poter restare più tempo..»
«E allora resta» prese di nuovo la mia mano.
«Te l’ho già detto, Zayn..» sussurrai.
«Fallo per me» mi supplicò. Sentii un brivido percorrermi la schiena e per un attimo considerai l’idea di restare e mandare al diavolo quella valigia.
Poi ripensai a quello che era successo, Ashley, il messaggio, loro due che si erano incontrati di nascosto, e fu più forte di me.
«Il taxi è qui fuori» dissi, freddamente. 
Lui allontanò di colpo la mano dalla mia e girò lo sguardo altrove.
Sospirai, afferrai la valigia e diedi un’ultima occhiata a quella camera a cui mi ero affezionata. 
Uscii dalla stanza con lui dietro di me e corsi a salutare Waliyha. 
«Grazie di tutto» le sussurrai mentre la abbracciavo fortissimo.
«Grazie a te» rispose.
«Sei stata fantastica con me» continuai, «perciò grazie ancora»
«Quando vorrai tornare, sarai la benvenuta» mi sorrise.
«Jess» piagnucolò Safaa, «non voglio che tu te ne vada»
«Devo andare, tesoro» le spiegai.
«Perché?» brontolò, abbracciandomi.
«Devo tornare dalla mia mamma» le accarezzai i capelli.
«Ci vediamo presto, vero?» mi fece.
Annuii, «certo che sì»
Sorrise e mi abbracciò ancora una volta. 
«Dovete venire a Londra, mi raccomando» dissi a tutte loro.
Annuirono, e con la coda dell’occhio riuscii a vedere Zayn dietro di loro appoggiato al muro con uno sguardo assente.
Sospirai e trascinai la valigia fuori casa, sperando che almeno venisse a salutarmi.
Restai immobile aspettando che lui facesse qualcosa, ma non sembrava avesse intenzione di muoversi.
«Zayn..» mormorai.
Mi guardò, e senza dire nulla mi venne incontro. Posò lo sguardo sui miei occhi e poi si inumidì le labbra silenziosamente.
«Allora, io vado..» balbettai.
«Ciao» sibilò, senza nemmeno guardarmi negli occhi. Non l’avevo mai visto così freddo con me, peggio di un iceberg.
«Ci vediamo quando tornerai.» mormorai, cercando di non piangere anche stavolta.
Era immobile con le braccia conserte, che guardava un punto fisso, evitando i miei occhi.
Non disse nulla neanche stavolta così, a malincuore, scesi le scalette fuori casa sua e andai in strada.
Caricai la valigia sul taxi, salii in auto e lanciai un’ultima occhiata a lui. Forse non stavo facendo la cosa giusta come pensavo, ma ormai era troppo tardi. Il taxi partì e per la prima volta fu lui a restare lì, vedendo me partire e allontanarmi sempre di più.
Durante tutto il viaggio non riuscivo a smettere di pensare a lui.
Avevo paura che non sarebbe tornato a Londra, e soprattutto avevo paura di perderlo.
Chiamai mia madre per avvisarla che stavo tornando a casa e mi inventai una buona scusa.
Non mi andava di dirle che ero ripartita perché avevo litigato con Zayn, altrimenti chissà cosa avrebbe pensato.
Aveva una buona idea di lui, le 
piaceva, e volevo che le cose restassero così.
«Eccola qua!» esclamò quando aprì la porta di casa.
«Mamma» sorrisi, abbracciandola.
«Mi sei mancata così tanto» disse.
«Sono stati solo quattro giorni» replicai.
«Lo so» ribatté, «ma non sono abituata a vederti partire»
Accennai un sorriso e trascinai la valigia dentro casa.
«E’ un peccato che Zayn sia dovuto andare a fare questo corso» disse, poi. Ed ecco che entrò in scena la mia bugia.
«Sì» annuii, «comunque tornerà anche lui tra qualche giorno, la scuola sta per ricominciare»
«E come sta sua madre?» mi chiese, poi.
«Come sempre» sospirai, «purtroppo non sono andata a vederla»
«E le sue sorelle?» continuò.
«Le adoro» sorrisi.
«E la città com’era?» 
«E’ un interrogatorio?» ridacchiai, «ti racconterò tutto con calma stasera, promesso»
Il resto della serata lo passai in camera, sdraiata a letto a riposarmi un po’.
Ero stanchissima e anche piuttosto in ansia, onestamente.
Sentii il cellulare vibrare e trovai un messaggio di Waliyha: «Com’è andato il viaggio? Ci manchi già, soprattutto a lui..»
Sentii un brivido percorrermi la schiena, chiusi gli occhi e sprofondai di nuovo la testa nel cuscino.
Anche loro mi mancavano tantissimo. Lui mi mancava tantissimo. Avevo un bisogno tremendo di abbracciarlo.
La mattina dopo dormii fino a tardi, mi voltai nel letto ancora assonnata e portai le braccia in avanti per accoccolarmi a Zayn come facevo sempre, poi realizzai che lui non c’era ed aprii gli occhi.
«Vado a fare una passeggiata» annunciai uscendo dalla mia camera, «ci vediamo dopo»
«Va bene, non fare tardi» rispose mia madre, immersa nella cucina.
Annuii e uscii di casa.
Infilai le cuffie per la musica nelle orecchie sotto il cappellino di lana, mi coprii bene il collo con la solita sciarpona e iniziai a camminare spensierata, per quanto fosse possibile. In giro c’erano ancora le decorazioni di Natale e la mia vista appannata si focalizzò su un gruppo di ragazze che mi stavano venendo incontro.
«Jess!» esclamò una di loro.
«Alison?» le sorrisi.
«Come stai?» si fiondò ad abbracciarmi.
«Bene, grazie» mentii.
«Non ci siamo più sentite ultimamente» sospirò.
«Già..» mi mordicchiai il labbro. Con la coda dell’occhio vidi Niall poco distante da noi e sentii un nodo allo stomaco.
«Ma tu non dovresti essere a Bradford, da Zayn?» continuò lei.
«Sì, beh..» mi portai una mano tra i capelli, «ha avuto da fare con un corso di musica e quindi sono tornata prima»
«Ah, capito» rispose lei.
Continuai a fissare Niall che ormai era sempre più vicino.
«Beh, allora ci vediamo a scuola» mi sorrise.
«Certo» risposi, ancora un po’ distratta. 
Alison attraversò la strada ed io andai incontro a Niall.
«Ehi» dissi, facendo la prima mossa.
«Ehilà» fece lui, «sei già tornata?»
«Sì, perchè..» iniziai, ma lui mi interruppe.
«Certo, Zayn aveva da fare con un corso di musica» ridacchiò.
«Esatto» mormorai con voce tremolante.
«Jess» fece una piccola pausa, «puoi prendere in giro le tue amiche, ma non me»
«Che vuoi dire?» balbettai.
«E’ successo qualcosa con Zayn? Perché non vuoi dirlo?» chiese.
«Non è successo niente» alzai gli occhi al cielo. Mi aveva scoperta.
«Lui ha fatto una cazzata delle sue, avete litigato e tu sei ripartita da sola» borbottò Niall.
«Non è andata così» scossi la testa. In realtà era andata esattamente così.
«Ti conosco» sorrise.
«Qualsiasi cosa sia successa fra noi, non sono affari tuoi» sbottai, infastidita.
Niall rimase in silenzio per un po’, «scusa, hai ragione»
Mi mordicchiai il labbro e abbassai lo sguardo senza dire nulla.
«Ci vediamo allora» fece lui.
Annuii, e andai via. Non volevo litigare anche con lui, ma riusciva sempre a tirare fuori l’argomento Zayn e farmi innervosire. Continuai a passeggiare per conto mio, finché non vidi una chiamata persa dal cellulare di mia madre.
Tornai a casa e la trovai ad aspettarmi fuori la porta.
«Eccoti, finalmente» borbottò.
«Te l’avevo detto che andavo a fare una passeggiata» feci per entrare dentro, ma mi fermò.
«Aspetta» disse, come se volesse tranquillizzarmi per qualcosa.
«Che succede?» le chiesi, preoccupata.
«Ho una sorpresina per te» mormorò abbassando il tono di voce.
«Di che stai parlando?» chiesi, confusa.
Lei non rispose ed entrò dentro casa, socchiudendo la porta.
Io rimasi lì fuori immobile in attesa di capire cosa stesse succedendo, finché la porta si riaprì di nuovo e stavolta spuntò fuori Zayn. Sussultai e sentii brividi invadermi tutto il corpo. Non me l’aspettavo proprio.
Rimanemmo a fissarci per qualche secondo poi interruppi il silenzio, «cosa ci fai qui?»
«Sono tornato stamattina» sussurrò, avvicinandomisi.
Deglutii, ancora scioccata. Era tornato, per me.
«Non mandarmi via, ti prego» mormorò a due centimetri dalle mie labbra, «non posso stare senza di te»
Sorrisi e mi lasciai stringere forte dalle sue braccia.



 




 



 

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Capitolo 29
*** Birthday. ***


29°

 

Ero così contenta che lui fosse tornato, che non era arrabbiato perché fossi ripartita da Bradford, e che tutto sembrava finalmente essersi sistemato.
«Non me l’aspettavo proprio» sorrisi, staccandomi leggermente dal suo abbraccio.
«Volevo farti una sorpresa» sussurrò, accarezzandomi i capelli.
«Beh, ci sei riuscito» risposi.
«Lo so che hai detto che volevi stare sola, che avevi bisogno di pensare..» si mordicchiò il labbro inferiore, «ma non ce l’ho fatta, non posso stare senza di te»
Sorrisi di nuovo, «non ho più bisogno di pensare a niente»
«Davvero?» chiese, stupito.
«Sì» annuii, «hai sbagliato a mentirmi su Ashley, ma so che ti sei veramente pentito e soprattutto ho capito che devo smetterla di essere così insicura»
Sorrise, «perciò niente più litigi?»
«Se tu non combinerai più qualcosa di stupido, allora no» feci una smorfia.
«Perché sei così sicura che non sarai tu a fare qualcosa di stupido?» brontolò.
«Perché io non faccio cose stupide» misi le braccia conserte.
«Ah, davvero?» ridacchiò, poggiando le mani sui miei fianchi.
«Proprio così» continuai, trattenendo una risatina.
«Che presuntuosa» alzò gli occhi al cielo, poi mi guardò attentamente e vidi il suo viso farsi sempre più vicino al mio.
Chiusi leggermente gli occhi e dopo tanto tempo sentii di nuovo le sue labbra poggiarsi sulle mie.
Dopo mesi, ad ogni bacio sentivo ancora le farfalle nello stomaco come se fosse il primo.
«Ehi, ragazzi» la voce di mia madre mi riportò alla realtà. Sussultai e mi staccai di colpo da Zayn.
«Sì?» chiesi, lievemente imbarazzata.
«Avete intenzione di restare qui fuori o entrate?» chiese.
«Adesso arriviamo, mamma» sospirai, mentre lei rientrava.
«A dire il vero devo tornare un attimo a casa» fece Zayn, «devo ancora sistemare le cose che ho portato da Bradford»
«Devi proprio?» sbuffai.
«Sì» annuì, «ero venuto solo per farti la sorpresa» 
«E va bene» sbuffai, «ci vediamo dopo?»
«Certo» mi stampò un altro bacio veloce ma lo fermai prima che potesse andarsene.
«Mi sei mancato tantissimo..» mormorai.
«Anche tu» rispose, «da impazzire»

Quel pomeriggio andai un po’ a casa sua, e lo trovai come al solito a fumare in balcone.
«Dovresti smettere, lo sai vero?» sbuffai, sedendomi accanto a lui.
«Non penso sia possibile» ridacchiò, facendo un altro tiro.
Sbuffai, «mi fai provare?»
«Cosa?» si voltò di scatto.
«Voglio provare a fumare» dissi, decisa.
«Non se ne parla» scosse la testa, facendo uscire dalla bocca cerchi di fumo.
«E perché?» feci una smorfia.
«Perché fa male» ribatté.
«Allora fa male anche per te» protestai.
«Non mi importa» replicò, «non voglio che ti rovini anche tu»
«Che ragazzo premuroso» ridacchiai, poggiando la testa sulla sua spalla.
«Puoi dirlo forte» annuì, portando di nuovo la sigaretta tra le labbra.
Sorrisi, «però sei sexy quando lo fai»
Mi guardò con aria interrogativa, «cosa?»
«Quando fai quei cerchi col fumo» mormorai, sorridente.
«Non me l’avevi mai detto» ridacchiò.
«L’ho sempre pensato però» replicai.
Sorrise e si avvicinò lentamente al mio viso, «resti a dormire da me stasera?»
«Frena gli ormoni, amore» lo presi in giro, «tra due giorni si torna a scuola, devo mettermi in pari con il programma e poi sono appena tornata, non posso lasciare mia madre da sola di nuovo» 
«Uffa» sbuffò come un bimbo capriccioso.
Sorrisi, mi alzai e mi affacciai dal balcone per guardare meglio la vista.
«Prima ho parlato con Niall» confessai, tutto d’un tratto.
Non disse nulla, buttò la sigaretta a terra e il suo sguardo si ghiacciò di colpo.
«Che ti ha detto?» chiese.
«Mi ha chiesto perché fossi tornata a Londra senza di te» feci una pausa, «e ha capito che avevamo litigato»
«Non può farsi i cazzi suoi per una volta?» borbottò.
«Non ricominciare» alzai gli occhi al cielo.
«Quindi tu puoi incazzarti se parlo con Ashley ma io no se tu lo fai con Niall?» sbottò.
Rimasi in silenzio e abbassai lo sguardo, «è diverso..»
«Non molto, in realtà» ribatté.
«Ashley è la tua ex, Niall è solo un mio amico» insistetti.
«Un amico a cui piaci, però» sottolineò, facendo una smorfia.
«Ne abbiamo parlato fino all’esaurimento» sospirai, «basta, per favore»
Non disse nulla e girò lo sguardo altrove.
Mi sedetti di nuovo accanto a lui e decisi di cambiare discorso, «si avvicina il tuo compleanno..»
«Che emozione» finse entusiasmo e fece un'altra smorfia.
«Sei sicuro di non voler festeggiare?» chiesi.
«Non mi sono mai piaciute le feste di compleanno» rispose.
«Ma ci sono i regali» cercai di corromperlo.
«Non ne ho bisogno» alzò le spalle, «ho già tutto quello che voglio»
«Cioè?» chiesi, sperando nella risposta che volevo.
«Mh, la ragazza bellissima che in questo momento è proprio di fronte a me..» ridacchiò.
Arrossii. Zayn sapeva benissimo come farmi sciogliere.
Se non si fosse deciso a organizzare una festa, allora gliel’avrei organizzata io. A sorpresa.

Le vacanze di Natale erano ufficialmente terminate, tornammo a scuola, e finalmente arrivò il grande giorno.
«Tanti auguri a te, tanti auguri a te..» mormorai sedendomi sul letto di Zayn, iniziando a canticchiare.
Schiuse leggermente gli occhi e iniziò a sbadigliare.

«Sveglia, dormiglione» continuai spostando le coperte, «oggi sei il festeggiato»
«Che ci fai qui?» farfugliò ancora assonnato.
«E’ questo il modo di accogliermi?» sbuffai, «l’altro giorno ti ho rubato le chiavi di casa e ne ho fatto una copia, così stamattina mi sono svegliata presto e sono venuta da te»
«Tu sei pazza» ridacchiò, affondando di nuovo la faccia nel cuscino.
«Ma insomma» sospirai, «è il tuo compleanno, dobbiamo andare a scuola, e io mi sono perfino alzata alle 6 per portarti la colazione a letto!»
Zayn alzò di scatto la testa dal cuscino e mi guardò attentamente, «colazione?»
«L’ho detto per svegliarti» lo presi in giro, «ti importa più della colazione che di me»
«Ma non è vero» scosse la testa, tirandomi a sé e mi sdraiai accanto a lui.
«Stai diventando vecchio» sorrisi, girando lo sguardo verso di lui.
«E’ per questo che odio i compleanni» fece una smorfia.
Sorrisi di nuovo, «spero che questo sia il primo di una lunga serie che passeremo insieme..»
«Certo che sì» annuì, «e continuerai a farmi sorprese anche quando avrò ottant’anni?»
«Se le tue reazioni saranno tutte come questa, allora no» risposi.
«Scusa piccola» ridacchiò di nuovo, «ma sono stanchissimo»
«Non importa» replicai, «perché le sorprese non sono finite qui»
«Che vuoi dire?» alzò un sopracciglio.
Mi alzai dal letto e iniziai a frugare nella borsa, tirando fuori una busta gialla.
«Buon compleanno» esclamai, dandogliela in mano.
«Ma avevo detto niente regali» protestò.
«Non è niente di che, non aspettarti chissà cosa, anche perché non avevo idea di cosa regalarti..» mormorai, mentre Zayn la scartava.
«Non dovevi farmi niente» rispose.
«Dai, aprila» sorrisi, entusiasta.
La aprì e tirò fuori una cornice con la nostra prima foto, il giorno in cui ci mettemmo insieme.
Sorrise, «è bellissima»
«So che è un regalo orrendo, e mi dispiace, ma non avevo davvero idea di cosa farti e ho pensato che..» balbettai, ma lui mi interruppe.
«La adoro, sul serio» prese il mio viso tra le mani e si avvicinò per poggiare dolcemente le labbra sulle mie.
«Grazie» disse poi.
«Di niente» arrossii, «adesso inizia a vestirti o faremo tardi a scuola»
Sbuffò e alla fine si alzò dal letto.

Camminavamo mano nella mano per i corridoi della scuola, ma ogni cinque minuti eravamo costretti a fermarci.
«Ehi amico, auguri» aveva detto un ragazzo a Zayn, abbracciandolo.
«Grazie» rispose lui, dandogli una pacca sulla spalla.
«Auguri Zayn» fece ad un tratto una ragazza mora, che gli si avvicinò e gli diede anche un bacio sulla guancia. Sotto i miei occhi.
«Grazie» lui gli accennò un sorriso.
«E lei sarebbe?» chiesi a Zayn non appena lei se ne fosse andata.
«Una vecchia amica» alzò le spalle.
«Capisco» risposi.
«E dai, ti sei arrabbiata?» fece una smorfia.
«No, certo che no» scossi la testa, «uscivate insieme?»
«Siamo usciti una volta, niente di che» rispose lui, guardando altrove.
«Oh già, dimenticavo che ti sei fatto metà delle ragazze in questa scuola» alzai gli occhi al cielo.
Zayn mi guardò di colpo e poi scoppiò a ridere, «mi piace quando sei gelosa»
«Idiota» sospirai, ed entrammo in classe.

«Che facciamo oggi?» chiesi a Zayn, mentre uscivamo insieme da scuola, alla fine delle lezioni.
«Quello che vuoi» rispose.
«No, quello che vuoi tu» lo corressi, «è il tuo compleanno»
«Forse inizio ad amare i compleanni» ridacchiò, «tu che mi dai tutte queste attenzioni..»
«Io ti do sempre tante attenzioni» sorrisi, stringendomi a lui.
«Vieni a casa?» chiese.
«Certo» annuii, e il piano geniale che avevo preparato sembrava funzionare alla perfezione.
Zayn infilò le chiavi nella serratura ed entrammo in casa sua, ma sorrisi nel vederlo spalancare bocca e sbarrare gli occhi.
«Sorpresa!» esclamarono le sorelle di Zayn, i suoi zii, e qualche suo amico di Bradford.
«Che ci fate qui?» fece lui, ancora sconvolto.
Sorrisi e corsi a salutare Waliyha.
«Ciao piccola» abbracciai anche Safaa.
«Ci ha chiamati la tua ragazza, voleva farti a tutti i costi una festa a sorpresa» disse suo zio.
Zayn si voltò di scatto verso di me e mi guardò con aria incredula.
«Te l’avevo detto che ti avrei fatto festeggiare per forza» ridacchiai.
«Da quanto tempo stai preparando tutto questo?» mi chiese Zayn, venendomi incontro.
«Qualche giorno, non ci è voluto molto» ammisi, «è stato facile, sono venuti tutti quelli che avevo invitato»
«Grazie» sussurrò, e il suo sguardo si fece serio.
«Non devi ringraziarmi» risposi, «l’ho fatto con piacere, te la meriti una bella festa»
Mi accarezzò il viso e mi stampò un bacio veloce sulle labbra.
«Adesso vai dai tuoi amici» sorrisi spingendolo via, «devono darti un bel regalo»
Zayn mi sorrise un’ultima volta e poi andò a chiacchierare con gli altri.
«Sei stata dolcissima a organizzare tutto questo per lui» sentii la voce di Waliyha dietro di me.
«E’ solo una semplice festa a sorpresa» alzai le spalle.
«Per lui significa tanto, credimi» ribatté, «non ha mai avuto una vera e propria festa di compleanno»
«Davvero?» chiesi.
«Sì» annuì con voce tremolante, «con tutti i problemi che avevamo in famiglia fin da piccoli, non c’era molto tempo per il divertimento»
Non risposi e girai lo sguardo verso di Zayn. Era lì, a ridere con i suoi amici e con i suoi parenti. 
«Adesso ha avuto la sua festa» dissi d’un tratto, «e merita di essere felice»
Waliyha sorrise e insieme guardammo Zayn aprire i regali.
Andai un secondo da lui e gli diedi una piccola busta di carta in mano.
«Cos’è?» alzò lo sguardo su di me.
«Ti ho scritto una lettera» balbettai, «era compresa nel regalo, ma volevo che la leggessi quando fossi solo»
«Che cos’è quella?» chiese ad un tratto Safaa, raggiungendoci e puntando l’attenzione su di noi.
«Niente, niente» rispose lui, ancora guardando fisso i miei occhi.
«E’ una lettera» ammisi, imbarazzata.
«Ce la fai leggere?» chiese lei.
«E’ per me» sospirò Zayn.
«Se vuoi, leggila» dissi a lui.
«Sei sicura? Davanti a tutti?» mi chiese.
«Sì» annuii.
Safaa richiamò l’attenzione di tutti e Zayn si sedette di fronte a noi, con la mia lettera in mano.
Ero un po’ imbarazzata per quello che c’era scritto, ma mi importava soltanto di quello che pensasse lui.
«Inizio?» chiese Zayn, ancora con gli occhi puntati sulla mia lettera.
«Sì, sono curiosa» esclamò Safaa e tutti scoppiarono a ridere.
«Oddio» mormorai a Waliyha coprendomi il viso con le mani. Lei sorrise e poggiò un braccio sulla mia spalla.

«Caro Zayn, 
anzi no, sembrerebbe troppo formale. 
Ciao amore mio, preferisco chiamarti così. Il 12 Gennaio del 1993 sei nato tu, che da circa quattro mesi hai profondamente cambiato la mia vita. Sembrano pochi, no, quattro mesi?
Eppure in così poco tempo sei riuscito a rubarmi il cuore e farmi innamorare di te.»


Zayn stava leggendo nel silenzio più totale e io iniziai a piangere come una stupida.

«Ti ricordi quando ci incontrammo per la prima volta, a scuola? Tu eri nuovo, e dovevamo anche lavorare ad un progetto insieme. Il famoso progetto di scienze! Ricordi tutti quei pomeriggi passati a ‘studiare’ in biblioteca? Tu facevi continuamente l’idiota, e il duro, ma io sapevo che in fondo si nascondeva un ragazzo dolcissimo. E ora posso dire che avevo ragione, perché anche se non vuoi farlo vedere, sei tanto dolce. Soprattutto con le persone a cui vuoi bene. Ti sto scrivendo tutto questo perché non sono capace di dirlo ad alta voce, visto che probabilmente scoppierei a piangere. Non ho mai provato per nessuno quello che provo per te, e anche se può sembrare una frase fatta o banale: sei la miglior cosa che mi sia mai capitata.
Buon compleanno, amore mio.
Jess»


Zayn finì di leggere e tutti si voltarono a guardarmi.

«Che dolce!» commentò sua zia, quasi con le lacrime agli occhi.
Sorrisi imbarazzata e cercai di smettere di piangere.
Vidi Zayn alzarsi silenziosamente dalla sedia e correre ad abbracciarmi, mentre gli altri ripresero a chiacchierare fra loro.
«Mi hai lasciato senza parole» sussurrò lui con voce spezzata.
Sorrisi, «forse avresti dovuta leggerla mentre eri solo»
«Ti amo da morire» disse, «e scusami se non apprezzo tutto quello che fai per me..»
Abbassai lo sguardo e mi asciugai le guance bagnate.
«Grazie di tutto» prese il mio viso tra le mani e mi costrinse a guardarlo negli occhi.
«Non devi ringraziarmi» ripetei, scuotendo la testa.
«Sì invece» insistette, «non so cos’ho fatto di buono per meritare una come te»




 

 
 
***




 
Okay, vi confesso che tengo particolarmente a questo capitolo. 

Ne approfitto per farvi gli auguri di felice anno nuovo,
spero abbiate passato un buon Natale!
Un bacio, e alla prossima x

-marty.

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Capitolo 30
*** Let me love you. ***


30°


 
«Grazie a tutti, per essere venuti..» fece Zayn quella sera, alla fine della festa.
«Non siamo noi quelli che devi ringraziare» rispose un suo amico, facendomi un occhiolino.
Sorrisi e Zayn si voltò verso di me.
«L’ho già ringraziata» rispose avvicinandosi a me, «e continuerò a farlo per sempre»
«Esagerato» arrossii.
«Sul serio, Jess» intervenne Doniya, «sei stata fantastica»
«Grazie» risposi.
Zayn poggiò un braccio attorno alla mia spalla e mi stampò un bacio sulla guancia.
«Beh, allora noi adesso andiamo via» disse ad un tratto Waliyha.
«Cosa? Ripartite subito?» chiesi.
«No, restiamo a dormire da una mia amica» continuò lei.
«Se volete potete restare qui, lo sapete..» spiegò Zayn.
«Oh certo che no» ridacchiò lei tutta soddisfatta, «vogliamo lasciarvi un po’ soli»
Zayn mi lanciò un’occhiata divertita e io sorrisi imbarazzata.
«Come volete» rispose lui, «allora ci vediamo domani?»
«A domani» Waliyha corse ad abbracciarmi ancora una volta e Safaa fece lo stesso.
Zayn salutò i suoi amici e infine i suoi zii che invece stavano già ripartendo per Bradford.

«Allora, è stata una bella festa oppure no?» chiesi a Zayn più tardi, quando rimanemmo soli.
«A dire il vero sono ancora senza parole» rispose, poggiando le mani sui miei fianchi.
«Bene» sorrisi soddisfatta, «questo era il mio scopo»
Ridacchiò e si guardò intorno, «hai visto che mi hanno regalato i ragazzi?»
«No, cosa?» aggrottai la fronte.
Zayn sorrise e tirò fuori un paio di boxer rosa con dei coniglietti disegnati.
«Molto sexy» mi portai una mano davanti la bocca per evitare di scoppiare a ridere.
«Tanto non li vedrà nessuno» alzò le spalle, «a parte te»
«Sono carini, davvero» commentai, continuando a ridere.
Sorrise anche lui e poi fece per andare in camera sua ma lo fermai.
«Che succede?» chiese.
«Non puoi andare in camera» lo avvisai.
«Perché?» alzò un sopracciglio.
«Le sorprese non sono finite» confessai.
«Davvero?» chiese tutto eccitato.
«Devo prima bendarti» dissi, e così feci.
«Si può sapere cosa stai combinando?» chiese ancora.
Ridacchiai, «ti guido io, tranquillo»
«Allora non sono in buone mani» mi prese in giro.
«Cosa vorresti dire?» feci una smorfia, mentre camminavo verso camera sua tenendogli le mani.
Zayn ridacchiò e si fermò quando gli dissi che eravamo arrivati.
«Ok, aspetta prima di aprire gli occhi» continuai, levandogli la benda.
Controllai che fosse tutto a posto e poi dissi a Zayn di aprire gli occhi.
Spalancò la bocca e si guardò intorno, «e questo?»
«Ti piace?» chiesi.
Avevo decorato un po’ la sua camera, avevo sparso qua e là varie candele in modo da rendere l’atmosfera un po’ più romantica.
«Mi sembra di essere in chiesa» ridacchiò.
«Stupido» alzai gli occhi al cielo, «non hai un briciolo di romanticismo»
«Non è vero» sbuffò, tirandomi più vicina a lui.
«Sì che è vero» sospirai.
«No» sussurrò, avvicinando il suo viso al mio e rabbrividii al contatto delle sue labbra sul mio collo.
Alzai leggermente la testa all’indietro e chiusi gli occhi per quella sensazione bellissima.
Li riaprii quando sentii che stava iniziando a sfilarmi la maglia.
«Questo non si può fare in chiesa, mi dispiace» lo presi in giro.
Scoppiò a ridere e fece una smorfia, «ritiro tutto quello che ho detto prima»
«Ruffiano» sbuffai.
Curvò le labbra in un sorrisetto innocente e poi le poggiò nuovamente sulle mie. Incastrai le braccia dietro il suo collo e approfondii quel bacio, lasciandomi finalmente andare. Lo amavo ed ogni volta che c'era un rapporto fisico tra noi, sentivo ogni parte del corpo incendiarsi per merito suo.
Zayn era l'unico ragazzo con cui fossi mai andata oltre - in tutti i sensi - e con lui non mi vergognavo di niente.
Iniziò a spogliarmi ed io feci lo stesso, stampando un bacio sopra il tatuaggio del suo pettorale destro non appena lo liberai della maglietta. Lui sorrise per il gesto dolce e mi spinse sul letto, incapace di trattenersi.
Tirò fuori la lingua e lasciò una serie di umidi baci sui miei seni ormai scoperti.
Ansimai senza ritegno per il troppo piacere e inarcai la schiena, incitandolo ad andare avanti. 

«Dio, sei così bella.» soffiò contro il mio orecchio, prima di mordermi il lobo.
Gemetti un'altra volta poi gli sorrisi, accarezzando il suo viso a pochi millimetri dal mio.
«Tu sei bellissimo» lo corressi, riprendendo a baciarlo.
Zayn si posizionò meglio sopra di me, si fece spazio tra le mie gambe e mi spogliò dell'ultimo indumento rimasto.
Eravamo pelle contro pelle ormai; ci coprimmo con il lenzuolo perché il freddo di Gennaio cominciava a farsi sentire e poi continuammo ad amarci per il resto della notte.


La mattina dopo mi svegliai nel suo letto e dopo essermi stiracchiata un po’ mi voltai e sorrisi guardandolo dormire.
Gli lasciai un bacio leggero sul collo e poi guardai fuori dalla finestra.
Il sole illuminava la stanza e affondai di nuovo la testa nel cuscino ripensando alle ultime ore.
«Ehi, sei già sveglia?» sentii la voce rauca di Zayn accanto a me.
Mi voltai nel letto e gli sorrisi, «buongiorno amore»
«Buongiorno» accennò un debole sorriso, ancora assonnato.
«Penso che mia madre abbia capito che ho passato la notte da te» ammisi.
«Quindi?» chiese.
«Quindi ha capito che le altre volte non dormivo da Alison, ma qui» ridacchiai.
Sorrise, «pazienza» 
«Vuoi la colazione a letto, caro?» lo presi in giro.
«Oh magari» fece una smorfia, sbadigliando.
Sorrisi, «e va bene, ma solo perché hai fatto il bravo»
«Mh, sei un angelo» sussurrò, chiudendo di nuovo gli occhi.
Mi alzai dal letto ma il telefono di Zayn iniziò a squillare.
Lo presi e glielo passai, Doniya lo stava chiamando.
«Pronto?» fece lui.
Rimasi in silenzio aspettando di sapere di cosa stessero parlando.
Vidi Zayn sbarrare gli occhi e alzare la testa dal cuscino.
«E ora come sta?» chiese, immediatamente.
Non so perché ma sentii il battito del cuore accelerare.
«Va bene, vieni quando vuoi» rispose, «a dopo»
Riagganciò il telefono e posò lo sguardo altrove.
«Che è successo?» chiesi timidamente.
Si voltò verso di me, «mia madre si è sentita poco bene, stanotte»
«Oddio» mi portai una mano tra i capelli, «e come sta adesso?»
«Non lo so, tra poco arrivano le mie sorelle» rispose.
«Dovrai ripartire?» chiesi, sperando di non sentire la risposta che temevo.
«Non lo so..» alzò le spalle.
Feci un sospiro e abbassai lo sguardo a terra.
Qualche ora dopo tornai a casa di Zayn e quando aprii la porta con le chiavi di cui avevo fatto una copia, trovai un’atmosfera piuttosto tesa.
«Va tutto bene?» chiesi, sedendomi accanto a Zayn che aveva lo sguardo diretto altrove.
«No» rispose, continuando a guardare un punto fisso.

«Cos’è successo?» mi voltai verso di lui, «sono già venute le tue sorelle?»
«Sì, sono appena ripartite» rispose, senza emozione nella sua voce.
«E cos’hanno detto? Come sta tua madre?» chiesi. Iniziavo ad avere ansia.
«Che la situazione è peggiorata» fece una smorfia.
«Dio, mi dispiace» dissi tutto d’un fiato, «sono sicura che andrà tutto bene»
«No, non andrà tutto bene» sbottò, «è in ospedale da quasi sei mesi, dovevo aspettarmelo»
«Che vuoi dire?» chiesi.
«Che sapevo sarebbe successo prima o poi» sospirò.
«Vuoi tornare a Bradford?» chiesi, «verrò con te se vuoi»
«No» scosse la testa, «tu devi restare qui»
«E perché?» chiesi.
«Perché non c’è bisogno che venga anche tu» sospirò, «non mi va di scombussolare la tua vita»
«Non la stai scombussolando» replicai, «voglio soltanto starti vicino»
«Ho detto di no» ribatté alzandosi dalla sedia, «basta»
Non dissi nulla e rimasi in silenzio per un po’. Sapevo che si stava comportando così soltanto perché era nervoso e agitato.
Volevo soltanto stargli accanto, ma decisi di non insistere e lasciargli i suoi spazi.
«Scusa» abbassò lo sguardo a terra, «non ti meriti questo, dopo tutto quello che hai fatto per me ieri»
«Non importa» mormorai, «capisco come ti senti»
«Io sto bene» alzò le spalle, «sul serio»
«No, Zayn, non è vero..» mi alzai anch’io e mi avvicinai a lui.
«Sì invece» insistette, «alla mia famiglia non è mai importato di me e a me di loro, quindi perché dovrei adesso?»
Non risposi per un po’, «so che non lo pensi davvero, sei solo frustrato..»
«Invece lo penso» gridò e alzò le braccia in aria.
«D’accordo, va bene, cambiamo discorso che è meglio» sospirai.
Non volevo litigare, ma sembrava che lui stesse facendo tutto il possibile perché accadesse.
Zayn si portò una mano tra i capelli e uscì in balcone. Lo vidi in lontananza tirar fuori una sigaretta dalla tasca e poi accenderla. Purtroppo il fumo riusciva a calmarlo più di quanto non potessi fare io.
Sospirai, lo raggiunsi e mi sedetti accanto a lui.
«C’è qualcosa che posso fare per farti distrarre un po’?» chiesi.
«Non penso» rispose.
«Mi stai facendo sentire davvero inutile, Zayn» confessai.
Si voltò verso di me con aria interrogativa.
«Insomma, lo sai che sono qui per te» dissi, «sto cercando di fare qualcosa per farti stare meglio, per non farti pensare al peggio, ma tu mi stai solo respingendo»
«Hai ragione» mi interruppe.
Rimasi in silenzio a mordicchiarmi nervosamente il labbro inferiore.
«Non dev’essere facile sopportare me e le mie stranezze» accennò un sorrisetto.
«Sapevo a cosa andavo incontro quando ci siamo messi insieme» sorrisi.
«No che non lo sapevi» fece una smorfia, «sono cambiate tante cose da allora»
«Era tutto così semplice all’inizio..» mormorai, socchiudendo gli occhi per un attimo.
«Il massimo delle nostre preoccupazioni era quel maledetto progetto di scienze» ridacchiò.
«O Niall» gli lanciai un’occhiataccia.
Sorrise di nuovo.
«Finalmente stai sorridendo» gli accarezzai il viso.
«Mi sento così strano» si irrigidì di nuovo.
«Capita a volte» risposi, «poi passa tutto»
«Mah..» aggrottò la fronte.
«E’ meglio che tu parta domani» dissi.
«Non lo so..» sussurrò, facendo un altro tiro dalla sigaretta.
«Voglio che tu torni a Bradford se ti farà stare più tranquillo» dissi, «non ha senso che resti qui e continui ad essere così nervoso»
«Non mi va di lasciarti di nuovo da sola» si inumidì le labbra.
«Oramai ci ho fatto l’abitudine» risposi a bassa voce, ma lui mi sentì.
«Per fortuna che eri qui per farmi stare meglio» lanciò a terra la sigaretta e la pestò nervosamente col piede.
«Scusa, non volevo dirlo» mi maledii mentalmente per aver parlato.
«No, hai ragione» alzò le spalle, «mi rendo conto di non essere un bravo fidanzato»
«A me non interessa di avere un bravo fidanzato» feci una smorfia, «voglio te così come sei»
«Ma potresti avere di meglio» sbottò, «meriteresti un ragazzo che ti faccia stare bene e che..»
«Tu mi fai stare bene!» lo interruppi.
«Non penso di poterci riuscire ancora a lungo..» sussurrò, abbassando lo sguardo a terra.
«E questo cosa significa?» balbettai.
Zayn non disse nulla per qualche secondo.
«Si è fatto tardi» borbottò cambiando improvvisamente discorso, «vieni, ti riaccompagno a casa»




 
***


 
Salve bellezze.
Il primo capitolo del 2015, yeah!
Come state? Io mi sto deprimendo al pensiero di dover tornare a scuola tra pochi giorni.
Ma, passando al capitolo, che ne pensate?
Nuovi problemi per gli Zass.
Un bacio, e alla prossima 

-marty.




 

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Capitolo 31
*** Cold love. ***


31°


 

La mattina dopo a scuola la situazione non sembrava migliorare.
Zayn era fastidiosamente silenzioso e non mi rivolgeva la parola a meno che non fossi io a iniziare il discorso.
Durante la ricreazione lui rimase in classe col telefono in mano, e provai a dirgli qualcosa ma lui rispondeva a monosillabi.
Così mi alzai dalla sedia e uscii dall’aula per prendere una boccata d’aria.
Vidi Niall in lontananza e cercai di fare dietrofront ma era troppo tardi. Mi aveva vista.
«Jess!» lo sentii chiamarmi.
Mi voltai leggermente e curvai le labbra in un sorriso non del tutto sincero.
«Ti cercavo» aggiunse, avvicinandosi.
«Ah sì?» alzai un sopracciglio, «come mai?»
«Non so» alzò le spalle, «mi mancavi»
Aggrottai la fronte e squadrai attentamente il suo sguardo, «davvero?»
«Certo» rispose, «è così difficile da credere?»
«No, no» sorrisi, «beh eccomi qua»
Ricambiò il sorriso, «ti andrebbe di fare qualcosa uno di questi giorni?»
«Niall..» mormorai, guardandomi intorno.
«Oh certo» fece una smorfia, «Zayn non approverebbe»
«Non è questo» dissi immediatamente, «è solo che non è un bel periodo»
«E’ successo qualcosa?» chiese.
«Niente di che, non preoccuparti» replicai, «ti racconterò»
«Perché non oggi?» ridacchiò, «magari davanti a una tazza di cioccolata calda»
Sorrisi, «davvero, Niall, non posso..»
«Va bene» sbuffò, «però siamo amici, giusto? E gli amici possono uscire insieme»
«Lo so» annuii.
«Bene» si inumidì le labbra, «a presto, amica»
Sorrisi di nuovo, lo salutai con la mano e mi voltai per tornare in classe quando vidi Zayn poggiato contro il muro con le braccia conserte.
«Ti sei deciso ad uscire, finalmente» dissi, avvicinandomi a lui.
«Perché non vuoi uscire con Niall?» mi chiese.
Rimasi in silenzio per un po’, «perché non né ho voglia»
«Non credo sia per questo» ribatté.
«Beh, io ti dico di sì» insistetti.
«Puoi uscire con lui» alzò le spalle, «non mi arrabbierò di certo per questo»
«Lo so» sospirai, «è solo che non voglio, basta»
«Beh, allora un altro giorno» disse.
Lo guardai con aria interrogativa.
«Avrai tanto tempo per uscire con lui» fece una smorfia, «io torno a Bradford stasera»
«Oh..» balbettai, «va bene, così sarai più tranquillo e potrai andare a trovare tua madre»
«E tu uscirai con Niall» aggiunse.
«Non uscirò con Niall, smettila» alzai gli occhi al cielo.
«Ma lui sarebbe un fidanzato molto più presente di me, no?» fece un sorrisetto ironico. 
«Posso sapere perché mi stai dicendo questo?» sbottai.
«Torniamo in classe, è meglio» la sua espressione si fece seria.
Non dissi nulla e me ne andai. Questo suo atteggiamento mi stava facendo impazzire.
Durante il pomeriggio andai a casa sua, sperando che si fosse calmato.
«Ehi» mormorai, trovandolo in camera sua mentre preparava la valigia.
«Ehi» ripeté, senza nemmeno staccare lo sguardo da quello che stava facendo.
Sospirai, «tra quanto parti?»
«Un’ora» rispose, continuando ad evitare i miei occhi.
«Va tutto bene?» chiesi, timidamente.
«Secondo te?» sbottò, voltandosi verso di me.
«Scusa» alzai le braccia in aria, «domanda stupida»
«No, scusami tu» sussurrò abbassando lo sguardo a terra.
Non dissi nulla e mi avvicinai a lui.
«Ti sto trattando di merda ultimamente» borbottò, «e non lo meriti affatto»
«Va tutto bene» lo tranquillizzai, «sei nervoso per tua madre, e lo capisco»
«Non è solo questo» ribatté.
«Non devi chiuderti in te stesso» continuai, «lo sai che su di me puoi contare sempre»
Non rispose e si limitò a fissarmi intensamente.
«Lo sai che ti amo, vero?» chiese sedendosi accanto a me, «e che qualsiasi cosa accada fra noi questo non cambierà?»
«Sì, lo so» risposi, «perché mi stai dicendo questo?»
«Perché voglio essere sicuro che tu lo sappia» ribatté.
«Io lo so» annuii, «ma mi stai facendo preoccupare»
«No, no» scosse la testa, «devi stare tranquilla»
«Quindi stai per partire..» mi mordicchiai nervosamente il labbro inferiore, «e sai già quando tornerai?»
«Spero presto» alzò le spalle.
«Fammi sapere tutto quello che succede, ok?» posai la mano sopra la sua.
«Va bene» sospirò, e girò lo sguardo altrove.
«Vedrai che si sistemerà tutto» dissi, «tua madre starà meglio e le cose torneranno alla normalità»
«Sappiamo entrambi che non è così che andranno le cose» fece una smorfia.
«Devi essere ottimista» lo incoraggiai mostrandogli un sorriso, «la vita non è fatta solo di cose brutte»
«Tu più di chiunque altro dovresti sapere che in questi casi non si può essere ottimisti» sbottò tutto d’un fiato.
Rimasi impassibile e sentii gelarmi il sangue nelle vene. Si riferiva a mio padre.
«Porca puttana» disse subito prendendo le mie mani tra le sue, «scusami, non volevo»
Non risposi, e abbassai lo sguardo a terra.
«Scusami, non so che cosa mi stia succedendo» Zayn si portò una mano in fronte.
Non dissi nulla ancora una volta.
«Mi dispiace» scosse la testa e si vedeva che gli dispiaceva davvero.
«Sto bene» mormorai.
«Sono un coglione» sussurrò, «e come se non bastasse adesso partirò di nuovo e ti lascerò sola un’altra volta»
«Non mi importa, lo sai» alzai gli occhi al cielo, «voglio solo che tu vada dalla tua famiglia»
«Invece so che in fondo stai male quando sei qui da sola» disse, «so che stai male ogni volta che parto»
«Lo so, è vero, non posso negarlo» confessai, «ma stavolta è una cosa seria, e voglio che tu vada da tua madre»
«Scusa» ripeté, alzandosi in piedi e camminando nervosamente per la stanza.
«Per cosa?» chiesi.
«Perché non sono il ragazzo che avresti voluto avere» esclamò, «ti sto facendo soltanto star male»
«La smetti di dire così?» sbuffai, «lo sai che non è vero»
«Invece è vero» sbottò, «e ancora non capisco per quale cazzo di motivo tu non mi abbia già lasciato»
Sgranai gli occhi, «perché ti amo» replicai, «e non voglio perderti»
Non rispose e puntò gli occhi sulla valigia.
«Vuoi lasciarmi?» chiesi con voce tremolante, «è questo quello che vuoi?»
«Voglio solo che tu sia felice» rispose.
«Io sono felice con te» esclamai, avvicinandomi a lui.
Zayn abbassò lo sguardo e guardò l’ora sul telefono.
«E’ arrivato il momento» sussurrò ancora con gli occhi puntati sulla valigia, «devo andare»
Le mie gambe iniziarono a tremare, «Zayn..» balbettai.
«Abbracciami e basta» disse, spalancando le braccia.
Non dissi nulla e mi strinsi forte a lui come se fosse l’ultima volta.
Uscii da casa di Zayn insieme a lui e lo osservai mentre caricava la valigia in auto.
«Ti riaccompagno a casa» disse ad un tratto, guardando a terra.
«No, non serve» scossi la testa, «devi andare o farai tardi»

«E’ buio» insistette, «non ti lascio tornare da sola»
Mi lasciai scappare un sorrisetto. Nonostante tutto, era sempre così protettivo con me.
Nel giro di pochi minuti eravamo già sotto casa mia, e me ne accorsi soltanto quando Zayn parcheggiò l’auto nel vialetto.
Sospirai, dovevo salutarlo e detestavo questo momento.
«Chiamami quando arrivi, ok?» mi raccomandai.
«Sissignora» accennò un sorrisetto.
Sorrisi anch’io, «sei più tranquillo adesso?»
«Non proprio» mormorò, guardando fuori dal finestrino.
«Vorrei venire con te..» balbettai.
Si voltò verso di me, «è meglio di no, te l’ho detto»
«Va bene» sospirai.
«Devi andare adesso..» sussurrò, abbassando lo sguardo.
«Mi mancherai da morire» mi mordicchiai il labbro.
«Sei abituata a stare senza di me» alzò le spalle.
«Vorrei non esserlo» replicai.
Zayn non disse nulla e il suo sguardo era completamente assente.
«Salutami tutti, e manda un bacio a tua madre da parte mia» continuai, «anche se non mi conosce nemmeno»
«Se sarà ancora viva, sì» ribatté lui.
Sentii un brivido percorrermi la schiena, «non dire così..» posai la mano sopra la sua e cercai di incoraggiarlo.
«Ci sentiamo quando arrivo, ok?» Zayn divenne improvvisamente più distaccato.
Annuii, mi avvicinai a lui senza dire niente e premetti le labbra sulle sue.
Presi il suo viso tra le mani, continuai a baciarlo mentre il mio stomaco era invaso da farfalle e non potei fare a meno di domandarmi se lui stesse provando la stessa sensazione.
«Sono in ritardo..» mormorò improvvisamente, staccandosi da me.

«Uh, sì giusto» dissi, portandomi una mano tra i capelli. Non l’avevo mai visto così freddo con me.
Lo guardai attentamente negli occhi per qualche secondo e poi uscii dalla macchina, non sapendo nemmeno quando lo avrei rivisto. Mi fermai davanti la porta di casa e lo guardai mettere in moto l’auto, voltarsi un’ultima volta verso di me, e poi scomparire dietro l’angolo.
Aprii la porta e trovai mia madre in cucina, «ehi, bentornata»
«Ehi» mormorai, tentando inutilmente di nascondere il mio stato d’animo.
«Zayn è già partito?» chiese. Le avevo raccontato tutto.
«Sì, adesso» alzai gli occhi al cielo.
«E tu come stai?» continuò, avvicinandosi.
«Bene» risposi in fretta, fingendo un sorriso.
Non disse nulla e scrutò attentamente il mio sguardo per capire se stessi effettivamente bene.
Rimanemmo in silenzio per qualche secondo poi esplosi.
«Non sto bene per niente» scossi la testa, portandomi una mano sul viso per coprire gli occhi lucidi.
«Lo so, ti conosco» replicò, abbracciandomi.
«E’ così difficile» mormorai, «ho paura di perderlo»
«Non lo perderai» tentò di confortarmi.
«Sì invece, lo sto già perdendo» sospirai, «sono giorni che mi respinge»
«Cerca di capirlo» disse lei, «sua madre è in ospedale e sta male»
«Lo so, e lo capisco benissimo perché ci sono passata anch’io!» sbottai.
Mia madre non rispose, e la sua espressione si fece affranta.
«Vorrei soltanto stargli vicino, ma non me lo permette..» balbettai.
«Gli passerà, ci sono momenti in cui tutti vogliamo stare un po’ da soli» alzò le spalle.
«Come ho fatto a diventare così dipendente da un ragazzo?» chiesi ad un tratto.
Sorrise, «ti sei solo innamorata» spiegò, «ed è una bella cosa»
«Non è bella se finirà per spezzarmi il cuore» dissi, per poi sgattaiolare in camera mia.
Mi chiusi a chiave e mi gettai a letto a fissare il soffitto.
Le ore passavano, e alla fine il cellulare squillò.
Lo afferrai subito e feci un sospiro di sollievo nel trovare un messaggio di Zayn: ‘sono appena arrivato, tutto bene. ti amo’




 
 
***


 
ah, Zayn, ma come si fa con te?
quanti problemi!
sono curiosa di sentire i vostri pareri,
scusate se ho aggiornato tardi ma sono indaffarata ç.ç
colpa della scuola, non ne posso più!

va beh, la smetto di annoiarvi,
un bacio e alla prossima 

-marty.

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Capitolo 32
*** Break me like a promise. ***


32°


I giorni passavano e la situazione con Zayn non sembrava migliorare.
Ci sentivamo al telefono praticamente ogni due ore, eppure più lo chiamavo più il suo tono di voce si faceva freddo e distaccato.
Alla fine, mi rassegnai all’idea che era soltanto giù di morale e purtroppo io non potevo fare niente per farlo stare meglio. 
«Ehi, tu» mi sentii chiamare nel cortile nella scuola.
Mi voltai e trovai Niall corrermi incontro, «non si saluta più?»
«Non ti avevo visto» risposi.
«Mh» mi lanciò un’occhiataccia perplessa, «dove eri finita?»
«Di che stai parlando?» chiesi, ancora con la testa fra le nuvole.
«In questi ultimi giorni sei completamente sparita» sospirò.
«Oh» feci una piccola pausa e fissai il pavimento, «volevo stare un po’ per conto mio»
«L’ho notato» ribatté, «e neanche Zayn si è visto più in giro»
«E’ tornato a Bradford, dalla sua famiglia» dissi tutto d’un fiato.
«Ancora?» alzò un sopracciglio, «e come mai?»
«Con tutto il rispetto» mormorai, «è una cosa un po’ personale, Niall»
«Certo, capisco» alzò le spalle.
Non risposi e mi guardai intorno nervosamente.
«Io e te non dovevamo uscire, uno di questi giorni?» fece una smorfia.
«No, non mi risulta» accennai un sorriso di sfida.
«Dai Jess» protestò, «me lo avevi promesso»
«Non è vero» sbuffai, «non ti ho promesso niente»
«Lo so» ridacchiò, «ma voglio davvero passare un po’ di tempo con te»
Rimasi in silenzio per un po’ e alla fine annuii.
«Va bene» feci un sospiro.
«Grande» esclamò, «ci vediamo dopo la scuola?»
Annuii, «a dopo»

Mentre aspettavo Niall al parco, tentai inutilmente di chiamare Zayn. Aveva il telefono staccato.
«Avanti, rispondi» mormorai tra me e me.
«Non ti risponde?» sentii la voce di Niall dietro di me.
«Ha il telefono spento» sospirai, riagganciando.
«Se tu mi chiamassi» disse, «io non terrei mai il telefono spento»
Accennai un sorriso e abbassai lo sguardo.
«Allora, andiamo a bere qualcosa?» chiese, guardandosi intorno.
«Tra poco» dissi sedendomi su una panchina, «ora provo a richiamarlo»
«Jess..» fece una smorfia sedendosi accanto a me.
«Che c’è?» sbuffai mentre componevo di nuovo il numero di Zayn.
«Ti richiamerà lui, sta tranquilla» protestò, «non succede niente se non lo senti per qualche ora»
«Voglio soltanto sapere come sta» mormorai.
«Sta bene, ne sono sicuro» alzò le spalle.
«Lo dici soltanto per farmi smettere di pensare a lui» gli lanciai un’occhiataccia colpevole.
«Ok, è vero» ammise, trattenendo una risatina.
Sorrisi anch’io e rimasi in silenzio per un po’.
«E tu invece, non esci con nessuna?» gli chiesi, ad un tratto.
«Io?» mi guardò imbarazzato, «perché ti interessa?»
«Sono curiosa» scoppiai a ridere.
«Se uscissi con qualcuna saresti gelosa?» chiese, e il suo sguardo si fece serio.
Sbarrai gli occhi e cercai di capire dove volessi arrivare, «perché dovrei esserlo?»
«Mi farebbe piacere se lo fossi» ridacchiò.
«Non credo sarei gelosa» scossi la testa.
«Io credo di sì invece» alzò un sopracciglio.
«Ti sbagli» replicai.
«Comunque no» ribatté, «non esco con nessuna»
«Prima o poi troverai anche tu qualcuno che ti faccia battere il cuore» dissi.
«Forse l’ho già trovato» sussurrò, fissando attentamente i miei occhi.
Rimasi in silenzio imbarazzata e distolsi lo sguardo dal suo.
Lo vidi avvicinarsi verso di me e pregai mentalmente che si fermasse, finché il mio telefono iniziò a squillare.
Lo afferrai immediatamente pensando che fosse Zayn, invece era Waliyha.
«Devo rispondere» dissi a Niall.
«Fa pure» fece una smorfia, guardando altrove.
«Pronto?» 
«Ehi, Jess» la sua voce era strana, sentivo che c’era qualcosa che doveva dirmi.
«Come va lì? Tutto bene?» chiesi.
«Non proprio in realtà» disse, «pare che le condizioni di nostra madre siano peggiorate e mi sembrava giusto che tu lo sapessi»
«Oddio» mi si gelò il sangue, «e Zayn dov’è?»
«E’ in ospedale» rispose, «ha il telefono scarico e così ti ho chiamata io»
«Grazie davvero» risposi in fretta, «vedrò cosa fare»
La salutai e riagganciai in fretta il cellulare.
«Che è successo?» chiese subito Niall.
«Devo andare» mi alzai di colpo dalla panchina, «scusami»
«Ma come?» brontolò, «dovevamo stare un po’ insieme»
«Mi dispiace» ripetei, «ma è successa una cosa importante»
«Certo» fece una smorfia, «è sempre importante»
Sospirai, lo salutai con un bacio sulla guancia e sgattaiolai via.
Convincere mia madre fu difficile anche stavolta, ma alla fine ci riuscii perché si trattava soltanto di un giorno.
Avevo bisogno di vedere Zayn, e così mi permise di andare a Bradford.
Due ore di viaggio non erano niente in confronto alla voglia che avevo di rivederlo e abbracciarlo.
Arrivai a Bradford intorno alle sette di sera e la reazione di Zayn quando mi vide fuori casa sua mi fece sorridere.
«E tu che ci fai qui?» spalancò la bocca.
«Non sei contento?» misi le braccia conserte.
Si avvicinò senza dire niente e mi abbracciò fortissimo. 
«Waliyha mi ha chiamata e sono corsa qui» spiegai.
«Vieni dentro» disse, facendomi entrare in casa.
«E’ bello essere di nuovo qui» sorrisi guardandomi intorno, finché vidi Safaa correre verso di me.
«Jess!» esclamò, abbracciandomi.
«Oh quanto mi sei mancata» le scompigliai i capelli e poi salutai anche gli altri.
«Scusate» borbottò Zayn trascinandomi da lui, «potrei avere la mia ragazza un po’ per me oppure no?»
Tutti scoppiarono a ridere e io lo abbracciai di nuovo.
Nonostante fossimo stati lontani solo per una settimana, mi era mancato da impazzire.
Entrammo in camera sua e mi sedetti sul suo letto accanto a lui.
«Allora, come stai?» gli chiesi, accarezzandogli dolcemente i capelli.
«Puoi immaginarlo» rispose.
«Waliyha mi ha detto di tua madre» sussurrai, «ma cos’è successo?»
«Le cose si sono un po’ complicate» spiegò, «e la situazione è peggiorata»
«Sei già stato in ospedale?» chiesi, poggiando la mano sopra la sua.
«Sì, tutto il giorno» rispose, «ma non posso fare niente per cambiare le cose»
«Se vuoi tornarci, ti accompagno» cercai di tranquillizzarlo.
«No, voglio restare qui» posò lo sguardo su di me, «e stare con te»
«Non devi farlo perché ti senti in colpa» scossi la testa, «se vuoi tornare in ospedale io ti capisco»
«Non lo faccio perché mi sento in colpa» ribatté, «lo faccio perché voglio passare il tempo che mi resta con te»
«Cosa significa ‘che ti resta’?» aggrottai la fronte.
«Niente, niente» accennò un debole sorriso e mi avvolse tra le sue braccia.
«Ti fa piacere che io sia venuta qui o no?» gli chiesi ad un tratto.
«Certo che sì» rispose, «perché non dovrei esserlo?»
«Non lo so» alzai le spalle, «ultimamente sembravi così distante..»
«Scusa» abbassò lo sguardo, «per tutto»
«Non devi scusarti» mi avvicinai ancora di più al suo viso.
«Invece devo» insistette, «tu fai così tanto per me..»
«Perché ti amo» sorrisi.
«Non merito una ragazza come te» sussurrò, a pochi centimetri dalle mie labbra.
«Smettila di dirlo» risposi.
«Ma è la verità» il suo sguardo era completamente ipnotizzato dal mio, eravamo troppo vicini per continuare a parlare e sentivo il suo respiro contro la mia pelle. Non seppi resistere e premetti le labbra sulle sue, prendendo il suo viso tra le mani.
Dopo tutta questa distanza fra noi avevo bisogno di sentirlo vicino come una volta, mi sedetti sulle sue gambe e continuai a baciarlo come se fossero passati anni dall’ultima volta.
Iniziai a mordicchiargli il labbro e con la mano destra gli sfilai la maglia, ma lui si allontanò lentamente e poi si alzò dal letto.
«Scusami» mi portai una mano tra i capelli, «dovevo immaginare che non eri dell’umore adatto»
«Non è questo» scosse la testa, camminando nervosamente per la stanza.
«E allora cos’hai?» chiesi.
«Non hai la minima idea di quanto vorrei fare l’amore con te in questo momento» si portò una mano dietro la nuca, «ma non posso»
«Cosa significa che non puoi?» chiesi, confusa.
«Non posso farti questo» scosse la testa.
«Ma che stai dicendo?» mi alzai e mi avvicinai a lui.
Proprio in quel momento si aprì la porta e vidi Safaa sfoderarmi un sorrisone, «è pronta la cena, venite?»
«Non ho fame» sospirò Zayn.
«Neanch’io» le sorrisi.
«Uffa» brontolò Safaa e poi richiuse la porta.
Aspettai che se ne fosse andata e poi posai di nuovo lo sguardo su Zayn.
«Mi stai nascondendo qualcosa?» aggrottai la fronte.
«No» si inumidì le labbra.
«E allora perché sei così strano?» insistetti.
«Ne parliamo domani» sospirò sdraiandosi sul letto, «adesso sono stanco»
«Zayn, ho fatto chilometri per venire fin qui e stare con te» sbottai, «il minimo che tu possa fare è parlarmi»
«Ho detto che non mi va di parlare, cazzo» sbottò.
Lo guardai esterrefatta e mi trattenni dal fare una scenata.
«Mi dispiace» aggiunse subito.
«Già, ti dispiace sempre» alzai gli occhi al cielo e uscii dalla stanza per lasciarlo riposare.

La mattina dopo, quando aprii gli occhi, Zayn era accanto a me e già sveglio.
«Buongiorno» sussurrai timidamente. La sera prima eravamo andati a dormire senza nemmeno rivolgerci la parola. 
«Giorno» fece lui, freddo come al solito.
Sospirai, mi alzai dal letto e uscii dalla sua camera, trovando Waliyha di fuori.
«Ehi» mi sorrise, «come stai?»
«Bene dai, e tu?» accennai un sorriso anch’io.
«Sicura?» scrutò attentamente il mio sguardo.
«Sì» annuii, «perché?»
«Beh, dopo quello che ti ha detto Zayn ieri..» abbassò lo sguardo.
«Di che parli?» chiesi.
In quel momento spuntò Zayn dietro di me e la fulminò con lo sguardo.
«Detto cosa?» ripetei.
«Non gliel’hai ancora detto?» sbottò Waliyha, guardando prima lui poi me.
«Stavo per farlo» ribatté Zayn, «e vedi di farti i cazzi tuoi»
«Cos’è che non mi hai detto?» ripetei, con le braccia conserte.
«Mi trasferisco qui, a Bradford» disse tutto d’un fiato, «definitivamente»
Sentii il battito cardiaco accelerare nel sentirlo pronunciare quella frase. Rimasi in silenzio per circa un minuto cercando di realizzare quello che aveva appena detto e sperai vivamente che fosse uno scherzo.
«Pensavo glielo avessi detto ieri sera» si giustificò Waliyha con Zayn, cercando inutilmente di non farsi sentire.
Lui la fulminò di nuovo con la sguardo e poi riportò gli occhi su di me.
«Beh, allora io vi lascio parlare da soli» sussurrò lei imbarazzata, e nel giro di pochi secondi sgattaiolò via.
«Dì qualcosa, per favore» fece Zayn.
«Cosa significa quello che mi hai appena detto?» chiesi.
«Che ho deciso di trasferirmi qui» abbassò lo sguardo.
«E quando lo avresti deciso?» domandai, con le gambe che non smettevano di tremarmi.
Non riuscivo neppure a guardarlo in faccia.
«E’ dal giorno dopo il mio compleanno che ho iniziato a pensarci..»
«Oh, adesso capisco perché eri così strano in questo periodo» mi portai una mano tra i capelli.
Lui non disse nulla ancora una volta.
«Questo cambia qualcosa fra noi?» balbettai, temendo una risposta che non volevo sentire.
«Ascolta» mi prese per mano, «andiamo a parlare in camera, qui ci sentono tutti»
«Mi stai facendo preoccupare, Zayn» guardai la sua espressione afflitta e mi lasciai trascinare nella sua stanza.
Chiuse la porta e poi si sedette sul letto con la testa fra le mani.
«Vorrei poterti dire che andrà tutto bene» sussurrò, «ma mentirei»
Rimasi in silenzio e sentii gli occhi gonfiarsi.
«Lo capisci, vero?» chiese, «la mia famiglia ha bisogno di me qui, devo aiutarli con le spese e andare in ospedale..»
«Puoi tornare qui quando vuoi» sussurrai con il cuore in gola, «ma non puoi trasferirti, Zayn..»
«Ho già preso la decisione» disse, «e non immagini quanto sia stato difficile»
«E non pensi a me? A noi?» sentii gli occhi farsi sempre più lucidi.
«Certo che ci penso» abbassò lo sguardo, «e tu sei l’unico motivo che mi ha trattenuto a Londra per tutto questo tempo»
«E adesso non basto più?» singhiozzai.
«Adesso la situazione si è fatta più complicata» replicò, «mia madre sta seriamente male, e io non me la sento di essere lontano..»
«Lo so, ma tu non puoi fare niente per cambiare le cose!» esclamai.
«Il mio posto è qui, adesso» serrò la mascella, «e forse un giorno tornerò, chi lo sa»
«Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo?» sbottai, «questo significa che non tornerai più a Londra?»
«Tornerò per lasciare la casa, prendere le ultime cose e parlare con il preside della scuola» abbassò lo sguardo.
«Non ti lascerò andare via così» balbettai, e sentii una lacrima rigarmi il viso. 
«Non è facile neanche per me, credimi» continuava ad evitare i miei occhi, «sono giorni che non penso ad altro»
«Troveremo comunque un modo per andare avanti» mi asciugai le guance bagnate con il braccio e poi presi le sue mani tra le mie, «io potrei venire qui ogni settimana, mia madre capirà»
«Sì, e per quanto tempo credi che possa funzionare?» fece una smorfia, «al massimo un mese, non di più»
«La distanza non è un problema, Zayn» insistetti.
«Non posso chiederti di fare chilometri e chilometri ogni giorno» sospirò.
«Tanto per dirla tutta, tutti questi chilometri non sono niente in confronto all’amore che provo per te» fissai intensamente i suoi occhi, mentre un’altra stupida lacrima mi bagnava il volto.
«Adesso dici così, ma poi ti stancherai di inseguirmi» alzò le spalle.
«Lo sai che non succederà» dissi, «mai e poi mai»
Zayn si mordicchiò il labbro nervosamente e alzò gli occhi al cielo.
«Ma forse tu sì» balbettai allontanando improvvisamente la mano dalla sua, «ed è quello che stai cercando di dirmi»
«Io voglio soltanto che tu sia felice» scosse la testa, «e proprio per questo non posso chiederti di avere una relazione a distanza»
«Sei a Bradford, non in Australia» sbuffai.
«Devi guardare in faccia la realtà» sussurrò scuotendo la testa, «niente sarà più come prima»
«Io sto cercando di trovare una soluzione a questa cosa» mi portai una mano tra i capelli, «ho accettato la tua scelta e la capisco, perché se io avessi anche solo un minuto per rivedere mio padre, farei qualsiasi cosa»
Si inumidì le labbra e fissò il pavimento.
Mi posizionai di fronte a lui e strinsi di nuovo le sue mani nelle mie, «tienimi con te..»
«Non voglio rovinarti la vita» ribatté.
«Ancora con questa storia?» sospirai, «sono io che voglio stare con te, sono io che mi prendo la responsabilità delle mie azioni, ok? Non sono una bambina e so quello che faccio»
«No, non lo sai» sbottò, «non immagini nemmeno quanto sia difficile mandare avanti una relazione in questo modo»
«Se c’è l’amore, il resto non conta» dissi.
«L’amore non basta» gridò, «smettila di ragionare come una fottuta bambina!»
«Sto solo cercando di salvare il nostro rapporto» piagnucolai, «ma sembra che tu stia facendo tutto il possibile per liberarti di me»
«Dico solo che è meglio se stiamo separati per un po’» disse, e quelle parole furono più dolorose di coltelli affillati.
«Non mi ami più?» chiesi con voce tremolante.
«E’ meglio se ci prendiamo una pausa» ripeté, continuando a non guardarmi in faccia.
«Non hai risposto alla mia domanda!» gridai, e stavolta le lacrime caddero come cascate d’acqua fredda.
«Sto facendo tutto questo per te e solo per te» alzò la voce anche lui, portandosi un braccio dietro la nuca.
«Sì, certo, per me» scossi la testa afferrando di colpo la borsa e ricomponendomi.
Mi alzai e dopo essermi inutilmente asciugata il viso uscii dalla sua camera sbattendo la porta.
«Dove stai andando?» lo sentii dietro di me.
«Torno a casa, ovviamente» risposi senza voltarmi, andando in salotto tra gli sguardi sconvolti delle sue sorelle.
«Perché te ne vai?» piagnucolò Safaa, correndomi incontro.
«Devo tornare a casa» cercai di sorriderle, nonostante le lacrime cadessero ancora.
«Perché piangi?» chiese ancora, con aria affranta.
«Ti voglio bene, piccola» le stampai un bacio sulla guancia, e salutai con la mano Waliyha e Doniya.
«Non voglio che tu te ne vada adesso» sussurrò Zayn a bassa voce, avvicinandosi.
«Dobbiamo stare lontani» ripetei, «l’hai detto tu, no?»
«Io..» balbettò, ma non concluse la frase, abbassando lo sguardo.
«Ciao Zayn» dissi tutto d’un fiato e uscii dalla casa prima che lui potesse fermarmi.
Scesi le scale con il vento dritto in faccia che spazzava via le lacrime sul mio viso.
Chiamai un taxi e partii per tornare a casa ancora sconvolta per quello che era appena successo.
Zayn si sarebbe trasferito presto a Bradford e io dovevo ancora realizzare che fosse vero.
Non l’avrei più visto a scuola, niente più pomeriggi a casa sua, niente più passeggiate di sera, niente di niente. 
Sarebbe come se non fosse mai esistito e la mia testa stava quasi per esplodere di fronte a questi pensieri.
Aprii la porta di casa e trovai mia madre squadrarmi attentamente. L’avevo già avvertita mentre ero in auto che stavo tornando.
«Mamma..» balbettai, scoppiando di nuovo a piangere e correndo ad abbracciarla.
«Cos’è successo?» chiese, stringendomi ancora più forte a sé. Mi staccai leggermente dall’abbraccio e dopo aver ripreso fiato dal pianto isterico alzai lo sguardo su di lei: «Zayn mi ha lasciata..»
«Cosa?» sbarrò gli occhi, «perché?»
«Si trasferisce lì per stare vicino alla sua famiglia» mormorai debolmente.
«Per qualche tempo, no? Poi tornerà?» chiese ancora.
«Non lo so» scossi la testa, «lui dice che è una cosa definitiva per adesso, e che è meglio se stiamo separati per un po’, che è la cosa giusta per me e stronzate varie»
«Mi dispiace tanto» cercò di confortarmi, accarezzandomi i capelli.
«Ma forse ha ragione» continuò lei, «forse hai bisogno di distrarti un po’ anche tu»
«Come puoi dire una cosa del genere?» feci un passo indietro.
«Jess, tesoro, dico solo che da quando stai con questo ragazzo hai trascurato tutto il resto» spiegò, «la scuola, gli amici..»
«Lui è tutta la mia vita» mormorai con voce spezzata, gli occhi ancora gonfi e lucidi.
«Non dire così» replicò.
«Ma è vero» insistetti, «non riesco nemmeno a ricordare com’era la mia vita prima di lui»
«Tesoro mio» mi accarezzò i capelli, «incontrerai così tanti altri ragazzi in vita tua..»
«Io voglio Zayn» singhiozzai.
«So che è stato il tuo primo amore, e che adesso stai soffrendo» fece una piccola pausa, «ma non sempre le cose vanno come ci si aspetta..»
«Mi stai chiedendo di rinunciare a lui?» un’altra stupida lacrima mi rigò il volto.
«Voglio solo che tu sia felice» sorrise.
«Già, dicono tutti così..» sospirai e filai silenziosamente nella mia stanza.

 





 
***

 


 
OK, NON UCCIDETEMI.

SONO CURIOSA DI SAPERE COSA NE PENSATE.......

PS: IL PROSSIMO CAPITOLO SARA' DAL PUNTO DI VISTA DI ZAYN, PER LA PRIMA VOLTA!


un bacio e alla prossima 


-marty.


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Capitolo 33
*** Distance between us. ***


33°



 

POV DI ZAYN:

«Che diavolo hai combinato?» borbottò Waliyha correndomi incontro dopo che Jess se n’era andata.
«Ho fatto quello che dovevo fare» alzai le spalle, «è giusto così»
«No, non è vero» ribatté lei, «sai anche tu che te ne pentirai presto»
«Probabilmente sì» confessai, «ma è l’unica soluzione»
«Lei ti ama da morire» disse, «avrebbe funzionato anche se siete distanti»
«Non è questo il punto» sbottai, «io non voglio che lei debba fare tutti questi sacrifici per stare con me, lo capisci?»
«Sì, lo capisco» annuì e posò una mano sul mio viso, «sei davvero dolce a preoccuparti così per lei»
«La amo e voglio solo che lei sia felice» sussurrai, «con o senza di me»
Waliyha restò in silenzio di fronte a queste parole e iniziò a fissarmi attentamente.
«Zayn.. stai piangendo?» sbarrò gli occhi.
«Certo che no» borbottai, abbassando lo sguardo.
«Hai gli occhi lucidi» sorrise.
«Nah, ti sbagli» feci una smorfia.
«Giusto, tu non piangi mai» mi lanciò un’occhiataccia.
«Esatto» replicai.
Sorrise, «mi accompagni in ospedale?»
«Va bene» annuii. La superai per andare verso la porta ma fui interrotto dalla furia di Safaa.
«Cosa le hai fatto?» gridò.
«Di che parli?» sospirai.
«A Jess» disse, «perché è andata via piangendo?»
«Non sono affari tuoi» alzai gli occhi al cielo.
«L’hai lasciata vero?» era davvero furiosa, «sei proprio uno stronzo!»
«Safaa!» la richiamò Waliyha.
«Ha ragione» abbassai lo sguardo, «è vero, sono uno stronzo»
«Falla tornare qui» piagnucolò ancora.
«Ci sono troppe cose che non capisci» scossi la testa, «che non puoi capire»
«Io voglio Jess!» strillò e poi scappò in camera sua.
Sospirai e guardai Waliyha senza dire nulla. 
«Si è affezionata, è normale» spiegò.
«Ho sbagliato tutto» abbassai lo sguardo, di nuovo.
«Stai solo cercando di fare la cosa giusta per tutti quanti» cercò di confortarmi.
«E allora perché faccio soffrire chiunque mi sta attorno?» replicai.
Lei rimase in silenzio e mi abbracciò, «vieni, andiamo a trovare mamma»

I giorni passavano e andare avanti era sempre più dura, Jess continuava a chiamarmi al telefono, ma io non rispondevo nonostante morissi dalla voglia di correre da lei. Volevo che si dimenticasse di me, che riuscisse ad andare avanti da sola, perché volevo che diventasse forte e indipendente. Sapevo che ci sarebbe riuscita prima o poi, ma l’avevo sempre vista così piccola e indifesa che sentivo il bisogno costante di proteggerla. La verità era che mi mancava stringerla a me, baciarla, fare l’amore con lei, tutto quanto.
Un pomeriggio ero in giro per le strade di Bradford e andai a comprare un pacchetto di sigarette.
Sentii una vocina familiare alle spalle e mi voltai di colpo.
«Zayn!» esclamò lei, avvicinandosi.
«Ashley» replicai, ancora un po’ scosso per averla rivista.
«Sei ancora qui a Bradford?» chiese.
«Adesso sì» annuii, «mi sono trasferito definitivamente»
«Davvero?» sorrise, «mi fa piacere»
Accennai un debole sorriso e tirai fuori una sigaretta dal pacchetto.
«Ancora con questo vizio?» fece una smorfia.
«Eh già» risposi distrattamente, facendo uscire dalla bocca cerchi di fumo.
«Non cambi mai, eh?» sorrise, avvicinandosi ancora di più.
Mi sentii un po’ a disagio ad averla così vicina dopo tutto il tempo che era passato, e soprattutto dopo quello che era successo fra noi tanto tempo prima.
«Adesso vado, devo andare a prendere Safaa fuori da scuola» le dissi, cercando di togliermela di dosso.
«Va bene» mormorò, «allora ci vediamo, salutami tanto Jessica»
Alzai gli occhi al cielo nel sentirla nominare quel nome.
«Ho detto qualcosa di sbagliato?» chiese. Probabilmente aveva già capito quello che era successo con Jess.
«Io e lei non stiamo più insieme» mormorai, guardando altrove e riportando la sigaretta fra le labbra.
Pronunciare quella frase fu più doloroso di quanto pensassi.
«Oh, mi dispiace tantissimo» disse subito, e qualcosa mi diceva che non le dispiaceva davvero.
Alzai le spalle e la salutai con la mano, ma lei mi fermò e mi si gettò praticamente addosso.
«In realtà non mi dispiace poi così tanto..» sussurrò, portando una mano sul mio viso.
«Ash, devo andare» cercai di ignorarla ma poi sentii il suo respiro sulla mia pelle e nel giro di qualche secondo era già incollata alle mie labbra. Per qualche assurdo motivo continuai a baciarla per un po’, poi realizzai quello che stavo facendo e mi allontanai.
«Non posso» scossi la testa.
«Perché?» chiese, «hai detto che è finita con Jess»
«La amo ancora» ammisi.
«Ti passerà» sorrise, «come ti era passata per me, no?»
«Sì infatti, mi è passata per te» sbottai, «e le cose non torneranno mai come prima»
«Mi sono davvero pentita di averti lasciato, sai?» 
«Potevi pensarci prima» alzai le spalle.
«E’ stato tanto tempo fa» disse, «possiamo ancora avere un’altra possibilità..»
«No» feci un passo indietro, «mi dispiace»
Ashley rimase lì immobile e senza aggiungere nulla me ne andai.
Dopo aver recuperato Safaa, tornai a casa e corsi in camera da Waliyha. Riuscivo a confidarmi solo con lei.
«Ehi» le dissi.
«Ehi, tutto bene?» squadrò attentamente il mio sguardo.
«No» sospirai.
«Cos’è successo?» chiese, «sembri sconvolto»
«Ho baciato Ashley» mi portai una mano dietro la nuca mentre camminavo avanti e indietro per la stanza.
«Tu cosa?» esclamò.
«No, aspetta, mi sono espresso male» mi corressi, «lei ha baciato me»
«Quella troia» borbottò Waliyha con una smorfia di disgusto dipinta in volto.
«E io non mi sono neanche spostato, pensavo di riuscire a dimenticare Jess con quel fottuto bacio» lanciai un pugno contro il muro, «invece non ci riesco, cazzo, mi manca così tanto»
«E allora va da lei» alzò le braccia in aria, «corri a riprendertela!»
«Ma la distanza..» mormorai.
«Al diavolo la distanza Zayn, va’ a Londra e portala qui con te» continuò.
«Sì, cazzo, stavolta lo faccio sul serio» mi alzai di colpo da terra e rimasi un secondo immobile a pensare.
«Come farei senza di te?» le stampai un bacio sulla guancia e corsi via, «grazie»
Uscii di casa di corsa e salii in macchina nel giro di pochi secondi.
Stavo reagendo d’impulso e non era da me, di solito ragionavo molto sulle cose e lasciavo guidarmi dalla testa, ma stavolta scelsi il cuore e realizzai di non aver mai fatto niente del genere per nessun altro prima d’ora. 
Arrivai a Londra nel giro di un paio d’ore e balzai fuori dall’auto non appena la parcheggiai nel vialetto del suo quartiere.
Era bello essere di nuovo lì e sapere che presto l’avrei rivista mi fece andare in fibrillazione.
Girai l’angolo per andare a casa sua quando ad un tratto mi fermai. Lei era lì, seduta sulle scalette fuori casa con Niall.
Mi si gelò il sangue, mi nascosi dietro una colonna e la osservai. Stavano chiacchierando, lei sembrava serena e poi scoppiò a ridere. Mostrò il suo bellissimo sorriso e lui gli era fin troppo vicino. Sentii una fitta nel cuore, lei era felice.
Felice senza di me, ed era proprio quello che volevo io, dopotutto.
Avevo ignorato per giorni le sue chiamate al cellulare, e adesso non potevo piombare di nuovo nella sua vita così.
Le lanciai un’ultima occhiata per accettarmi che stesse bene e poi tornai in macchina, pronto per andarmene e lasciarla libera per sempre.

POV DI JESS:

«Finalmente hai sorriso» fece Niall, fissandomi con un sorriso ebete stampato sul viso.
«E’ vero» annuii, «sei riuscito a farmi ridere»
«Era ora, la settimana scorsa sembravi una mummia» esclamò.
«Già» tornai seria, ripensando a Zayn.
«Qualsiasi cosa sia successa con lui, mi dispiace» sussurrò.
Feci una smorfia, «davvero? Ti dispiace?»
«Mi dispiace per te, ovviamente» si corresse, «ma io sapevo che sarebbe finita così»
«Puoi evitare di dirmi ‘te l’avevo detto’?» sbuffai.
«Va bene, lo eviterò» alzò le spalle, «ma non voglio vederti soffrire»
«Mi passerà» scossi la testa. Alzai di colpo lo sguardo quando sentii il rumore della macchina di Zayn.
Mi alzai subito in piedi e mi guardai intorno con le gambe tremolanti.
«Che succede?» chiese Niall, guardando nella mia stessa direzione.
«La macchina di Zayn..» balbettai, ancora imbambolata.
«Cosa?» lui continuava a non capire.
«Ho sentito il rumore della macchina di Zayn» spiegai, «era vicino, giuro, lo riconoscerei fra mille»
«Forse era soltanto una macchina uguale alla sua» mormorò.
Non risposi, e iniziai a correre verso la strada. Mi guardai intorno con il cuore che mi batteva all’impazzata.
Doveva essere lui, per forza, volevo che fosse lui. Ma niente, nessuna macchina, la strada era deserta.
«Non era lui, Jess» brontolò Niall raggiungendomi, «devi smetterla di pensarci»
«Non è così facile, ok?» sbottai.
«Sì lo so bene, credimi» lui arrossì di colpo e capii che si stava riferendo a me.
Rimasi in silenzio per qualche secondo e poi mi incamminai verso la porta di casa, «grazie»
«Per cosa?» chiese.
«Per oggi» alzai le spalle, «per avermi fatto compagnia»
«Beh, hai passato tutta la settimana scorsa chiusa in casa a piangere» ridacchiò, «dovevo fare qualcosa»
«E infatti mi è servito staccare un po’» accennai un debole sorriso.
«Perciò se vogliamo uscire ogni tanto..» provò a dire, ma lo interruppi.
«Niall» feci una piccola pausa, «io sono ancora innamorata di Zayn, e non credo che le cose cambieranno molto presto»
«Sì lo so, però..» farfugliò.
«Non voglio illuderti né farti star male di nuovo» spiegai, «sei un amico speciale, e ti voglio bene»
Niall annuì silenziosamente e curvò le labbra in un sorriso.
«Ci vediamo domani a scuola, allora» disse.
«A domani» ripetei.
Rimase di fronte a me ancora un po’ e pregai che non tentasse di avvicinarsi, ma fortunatamente se ne andò.
Rientrai in casa, e improvvisamente ero di nuovo sola.



 

 
***

 
 
salve a tutti!
allora, che ne pensate di questo primo punto di vista di Zayn?
sono successe un bel po' di cose in questo capitolo, eh sì :3
beh, lascio a voi i commenti!
un bacio :**
-marty.






 

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Capitolo 34
*** Change my mind. ***


34°


POV DI ZAYN:

«Cosa significa che sei ripartito senza dirle niente?» borbottò Waliyha. Era furiosa.
«Sì» risposi, «non avevo niente da dirle.»
«Quindi ti sei fatto due ore di macchina per niente?» fece una smorfia.
«Esatto» replicai, andando in camera mia con lei alle mie spalle.
«Non ci credo» ribatté, «dimmi cosa è successo»
«L’ho vista con Niall» sbottai.
«Niall? Il suo amico di scuola?» chiese, «e quindi?»
«Non so, l’ho vista sorridere» sospirai, «e sono contento che lei sia felice anche senza di me, non ha senso piombare di nuovo nella sua vita»
«Se sorride non significa che sia felice» protestò lei.
«Senti» alzai gli occhi al cielo, «adesso ho bisogno di stare un po’ per conto mio e lei deve andare avanti, è meglio così, fidati.»
«Ma ti manca tanto» sussurrò.
«Mi passerà» sospirai, «è solo una ragazza, cazzo.»
«Una ragazza di cui sei innamorato» sottolineò.
«Mi è passata per Ashley e mi passerà anche per lei» alzai le spalle, «ho chiuso con le storie d’amore, sul serio.»
«Stai rovinando tutto con le tue mani, potrebbe funzionare con Jess ma non te ne accorgi» scosse la testa. 
«Ascolta» feci una piccola pausa, «sono stufo di parlarne, basta.»
«Cosa farai adesso?» chiese.
«Cosa vuoi che faccia?» borbottai.
«Intendo qui a Bradford» replicò.
«Non lo so, forse finirò l’anno scolastico qui e poi mi troverò un lavoro» alzai le spalle.
«E’ davvero questa la vita che vuoi?» aggrottò la fronte.
«Ma per quale fottuto motivo parlo con te?» sospirai, afferrai il pacchetto di sigarette che era sopra il tavolo e uscii di casa sbattendo la porta.


POV DI JESS:

I giorni passavano e per qualche assurdo motivo mi rassegnai all’idea che Zayn si sarebbe fatto sentire, io avevo smesso di telefonargli dopo che aveva ignorato tutte le mie chiamate e i miei messaggi. Voleva essere lasciato in pace, e lo avrei accontentato. Eppure faceva male, era finita così all’improvviso, e lui mi mancava da morire.
Più ripensavo a tutti i momenti passati insieme, più sprofondavo nella tristezza.
Un sabato pomeriggio stavo uscendo di casa per andare a fare una passeggiata, ma sussultai nel vedere Waliyha corrermi incontro. Sbarrai gli occhi, «e tu che ci fai qui?»
«Sono venuta a prenderti, è ovvio» sorrise, e poi mi abbracciò.
«A prendermi?» ripetei, confusa.
«Devi venire a Bradford con me» spiegò.
«E perché dovrei?» chiesi.
«Zayn sta malissimo senza di te» rispose, «gli manchi, anche se non vuole ammetterlo.»
«Forse non vuole ammetterlo perché non è vero» sospirai, «non ha mai risposto alle mie chiamate, non si è mai fatto sentire! E’ finita e sto cercando di farmene una ragione, rivederlo mi farebbe soltanto stare ancora più male.»
«Zayn è venuto a Londra, qualche giorno fa» disse tutto d’un tratto. 
«Cosa?» spalancai la bocca.
«Voleva parlare con te» continuò.
«Peccato che alla fine non l’abbia fatto, però» brontolai.
«Era fuori casa tua, Jess!» esclamò, «ma ti ha visto con Niall e così se n’è andato..»
«Oh mio dio» mi portai una mano sul viso e chiusi gli occhi per qualche secondo. Quindi il rumore dell’auto che avevo sentito era davvero il suo. Eravamo così vicini e io neanche lo sapevo, chissà cos’avrà pensato vedendomi lì con Niall.
«Se vieni con me a Bradford, avrete tutto il tempo di parlarne» sussurrò, tentando di convincermi.
«Ma io ho paura di come potrebbe reagire lui..» abbassai lo sguardo.
«Lui muore dalla voglia di vederti, ma lo sai com’è fatto» fece una smorfia, «è duro e testardo»
Accennai un sorriso, «parlerò con mia madre, ma non so se potrò, insomma con la scuola e tutto il resto..»
«Oh dai, oggi è sabato e domani è domenica, la scuola non è un problema» sorrise tutta soddisfatta.
E così alla fine mi lasciai convincere, la voglia di rivederlo era più forte di tutte le mie stupide paure.
Questa volta, però, convincere mia madre per partire fu più difficile del solito.
«Onestamente non penso che sia una buona idea» aveva risposto.
«Ti prego, ho bisogno di andare a Bradford» insistetti, «solo per due giorni.»

«Ogni volta che torni da lì sei distrutta o in lacrime» fece una smorfia.
Rimasi in silenzio per un po’ e abbassai lo sguardo, «stavolta no, te lo prometto»
«E poi hai passato queste settimane cercando di non pensare a Zayn, e ora vai da lui?» chiese.
«Non vado lì per Zayn..» mentii, cercando di essere convincente.
«Ci viene per il mio compleanno» intervenne di colpo Waliyha che era accanto a me, «domenica faccio una festa e vorrei che Jess ci fosse.» 
Mi voltai verso di lei e annuii sorridendo. Mia madre non disse nulla per un po’, continuava a scrutarci perplessa cercando di capire se quello che Waliyha aveva detto fosse la verità o no.
«Beh, in questo caso» balbettò, «va bene, ma solo per due giorni» aggiunse infine.
Sorrisi soddisfatta e la abbracciai.
Preparai velocemente una valigia e Waliyha mi chiese anche di portare un vestito elegante per la sua festa. 
«Quindi tra due giorni è davvero il tuo compleanno?» esclamai non appena fossimo rimaste sole.
«Sì» ammise, «in realtà per la mia famiglia non è un grande momento per festeggiare, però ho pensato che magari una festa avrebbe potuto scacciare i problemi per un po’..»
«Certo, lo capisco» annuii, «io pensavo che fosse solo una scusa per convincere mia madre.»
«No, è vero» ridacchiò.
«E perché non me l’hai detto subito, quando sarei arrivata?» sbuffai.
«Perché volevo che venissi per Zayn» fece una piccola pausa, «non per me»
«Oh..» fu tutto ciò che riuscii a rispondere. 

Nel giro di mezzora ero già pronta per la partenza, la voglia di arrivare a Bradford era tanta, ma anche la paura si faceva sentire. Avevo paura di rivederlo dopo come ci eravamo lasciati, avevo paura di una sua brusca reazione, e soprattutto avevo paura che lui non mi volesse più.

Io e Waliyha arrivammo finalmente a Bradford verso l’ora di cena, arrivammo davanti casa sua e il cuore non la smetteva di battermi a mille, mi tremavano le gambe e le mani. Ero davvero agitatissima, anche se cercavo di mostrarmi calma.
Aprì la porta ed entrammo insieme in casa, che sembrava del tutto vuota.

«Jess!» sentii una vocina dietro l’angolo e come al solito vidi Safaa corrermi incontro. Amavo quella bambina.
«Oddio quanto mi sei mancata» esclamai abbracciandola forte.
«Anche tu» ribatté, «non andartene più»
Sorrisi, «sono qui solo il weekend e il compleanno di Waliyha»
«Domani facciamo una grande festa, lo sai?» esclamò entusiasta.
«Sì, me lo ha detto» annuii, mi guardai intorno e con lo sguardo non potei fare a meno di cercare Zayn.
Waliyha lo capì, «sei sola in casa?» chiese a Safaa.
«Sì, tra poco Doniya e gli zii torneranno» rispose.
«E Zayn?» chiese. La ringraziai mentalmente perché morivo dalla voglia di sapere dov’era.
«Non lo so» spiegò la piccola, «è tutto il giorno che non lo vedo»
Mi morsi nervosamente il labbro e abbassai lo sguardo.
«Va bene» mormorò Waliyha osservando la delusione sul mio volto, «vieni intanto, ci sistemiamo in camera mia»
Annuii silenziosamente e la seguii per il corridoio, fermandomi un attimo di fronte alla camera di Zayn.
Aprii la porta e osservai quella stanza dovevo avevo passato tanti momenti con lui, belli e brutti.
Sentii una mano posarsi sulla mia spalla, «ti manca questa camera, eh?» sospirò Waliyha.
«Mi manca lui..» chiusi gli occhi per qualche secondo.
Lei non rispose e mi abbracciò. 
«Questa invece è la mia cameretta» sorrise trascinandomi da lei, «lo so, non è molto grande e nemmeno molto carina ma c’è spazio per entrambe»
«La adoro» dissi guardandomi intorno, «davvero»
«Qualcosa mi dice che alla fine mi lascerai dormire da sola» fece una smorfia.
«Perché? Dove pensi che andrò?» alzai gli occhi al cielo.
«Non so, magari nel letto di Zayn?» mi lanciò un’occhiataccia.
«Direi proprio che è impossibile» risposi.
«Io non credo» mi fece un occhiolino.
«Smettila di illudermi» sospirai sconsolata, sedendomi con la testa fra le mani.
Proprio in quel momento sentimmo la porta di casa sbattersi.
«Sarà Doniya, probabilmente» alzò le spalle, per poi continuare a sistemare la mia valigia.
«Ti aiuto, aspetta» risposi, alzandomi e iniziando a ordinare i miei vestiti.
«Ehi, sono tornato» sentii una voce maschile proveniente dal corridoio e mi voltai di scatto.
Non era una voce qualunque, era quella di Zayn.
Sentii i suoi passi sempre più vicini e alla fine lo vidi affacciarsi in camera nostra per poi sbarrare gli occhi e rimanere immobile.
«Piaciuta la sorpresa?» ridacchiò Waliyha, osservando la faccia sconvolta di Zayn nel vedermi lì.

 



 
***

 
 
ehilà, gente!
come state?
ebbene sì, Jess è tornata a Bradford e Zayn l'ha appena rivista dopo settimane..
che succederà?
a voi i commenti!
un bacio e alla prossima
<3
-marty.






 
 
 

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Capitolo 35
*** Kiss me like you wanna be loved. ***


35°


 
«Ehi..» mormorai, con il cuore che sembrava stesse per esplodermi dal petto.
«Che ci fai qui?» chiese, senza espressione sul viso.
«Beh, allora io vi lascio soli» intervenne Waliyha filando via dalla stanza come al solito.
Zayn si avvicinò lentamente e provai una strana sensazione nell’averlo di nuovo di fronte a me.
«Tua sorella mi ha invitata al suo compleanno» spiegai con voce tremolante.
«Capisco» rispose, rigido come al solito.
«Beh..» abbassai lo sguardo, «tu come stai?»
«Sto bene» ribatté, «e tu?»
«Anch’io» mormorai timidamente. Mi sentivo come una perfetta estranea, e la cosa mi faceva stare ancora più male.
Restammo senza dire nulla per circa un minuto e alla fine Zayn spezzò il silenzio.
«Beh, allora buonanotte» fece per andarsene in camera sua.
«Aspetta» dissi tutto d’un fiato.
Posò lo sguardo su di me e arrossii leggermente.
«So che sei venuto a Londra, qualche giorno fa» ammisi, «e mi hai vista con Niall»
«Mia sorella non riesce proprio a tenere la bocca chiusa» borbottò lui.
«Saresti dovuto venire a parlarmi, qualsiasi cosa volevi dirmi» dissi, «Niall era soltanto venuto a trovarmi per vedere come stavo, sai com’è, avevo passato una settimana chiusa in casa a piangere»
«Stai cercando di farmi sentire in colpa?» fece una smorfia.
«No» scossi la testa, «volevo che tu sapessi come sono andate le cose»
«Non devi spiegarmi niente» replicò, «non stiamo più insieme giusto?»
«Giusto..» ripetei con voce spezzata.
Zayn si inumidì le labbra e nonostante cercasse di fare il duro, riuscivo a percepire un po’ d’ansia da parte sua.
Malgrado tutto era ancora agitato di fronte a me e ciò significava che, un minimo, ancora gliene importava.
«Come sta tua madre?» chiesi, titubante.
«Come sempre» rispose, «le cose sembrano non migliorare mai»
«Ma non peggiorano nemmeno» replicai, «e questa è la cosa importante»
«Trovi sempre il lato positivo in tutto» accennò un debole sorriso, «è questo quello che mi piace di te»
Sentii brividi percorrermi tutta la schiena e rimasi imbambolata a guardarlo mentre si avvicinava sempre di più.
Morivo dalla voglia di gridargli quanto mi mancasse e poi abbracciarlo, ma lo sentivo così distante e non ne avevo il coraggio.
«Allora c’è ancora qualcosa di me che ti piace..» sussurrai.
«Sai bene che amo tutto di te» si bagnò le labbra ancora una volta mentre io ero pietrificata, ancora incredula per queste sue parole. Si avvicinò lentamente e mi stampò un bacio sulla guancia, per poi fissarmi intensamente negli occhi.
Comunicavamo con gli sguardi, io e lui, e ad un tratto fui quasi tentata di baciarlo.
Non sarebbe stata assolutamente una buona idea.
Fece un passo indietro, «buonanotte» aggiunse prima di uscire dalla stanza.
Ormai sola, mi portai una mano tra i capelli e sprofondai sul letto, dovevo ancora realizzare quello che era appena successo.
Zayn era così fastidiosamente lunatico.
Un attimo prima era più freddo di un iceberg e cercava di allontanarmi in tutti i modi, poi un minuto dopo arriva a due centimetri dal mio viso, a dirmi che ama tutto di me.Quel ragazzo prima o poi mi avrebbe fatto diventare pazza.

Dopo la strana conversazione con Zayn non riuscii a dormire molto, ero tormentata da vari pensieri.
E se tutto fosse tornato come prima? E se invece quando sarei dovuta ripartire per Londra, Zayn mi avrebbe allontanata di nuovo? Io volevo davvero stare con lui, ma ero stanca di soffrire.
La mattina dopo mi svegliai piuttosto presto, guardai l’ora dal telefono e realizzai che erano so
ltanto le sette e mezza.
Piuttosto presto per essere domenica. Ma non avevo sonno, così mi alzai in punta di piedi e uscii per andare a bere un bicchiere d’acqua cercando di non far cigolare la porta.
«Dove vai?» sentii Waliyha farfugliare alle mie spalle.
Mi voltai di scatto e tornai da lei, «tanti auguri festeggiata»
«Grazie» balbettò rigirandosi nel letto, ancora assonnata.
«Dormi adesso, ci vediamo più tardi» le dissi e spensi di nuovo la luce.
Lei obbedì e nel giro di pochi secondi dormiva di nuovo.
Uscii lentamente dalla camera e, con addosso la mia camicetta da notte, sgattaiolai in cucina.
Mi guardai intorno, la stanza era vuota e illuminata dalla luce del sole che filtrava dalle finestre, e io mi sentivo a casa.
Ad un tratto sentii un rumore e sobbalzai quando sentii aprirsi la porta sul retro.
Mi voltai di scatto e vidi Zayn rientrare con un pacchetto di sigarette in mano.
Sbuffai, mi ero quasi dimenticata che amava fumare di mattina presto. Per qualche strana ragione lo rilassava.
«Oh» esclamò quando finalmente mi vide lì, «che fai già sveglia?»
«Dovresti sapere che non sono una dormigliona» accennai un timido sorriso.
Lui fece lo stesso, «giusto»
Era senza maglietta e mi ci volle molta per forza per evitare che lo sguardo mi cadesse su di lui.
Era così maledettamente bello e io non riuscivo a resistergli. 
«Beh» feci una piccola pausa e abbassai lo sguardo, «adesso che fai? Torni a dormire?»
«No, no» scosse la testa, «stavo pensando di andare un po’ in ospedale»
«Da tua madre?» chiesi.
Annuì, «ti va di venire con me?»
Sbarrai leggermente gli occhi per la proposta.
«Sì, mi piacerebbe molto» sorrisi.
Lui si inumidì le labbra e poi afferrò una maglietta sulla sedia e se la infilò.
«Vestiti, ti aspetto in macchina» disse, dopodiché lanciò il pacchetto di sigarette sul tavolo e uscì di casa.
Non capivo perché mi avesse chiesto di accompagnarlo, voleva presentarmi sua madre nonostante quello che era successo fra noi e onestamente io non vedevo l’ora di conoscerla.
Arrivammo in ospedale dopo circa mezzora e la situazione era piuttosto imbarazzante, lui non mi parlava molto e io non sapevo cosa dire. Odiavo il fatto di essere arrivata a questo punto, volevo che fosse tutto come una volta fra me e lui, però dovevo accettare la realtà. Le cose erano cambiate.
«Questa è la stanza» fece Zayn, indicando la camera.
Annuii silenziosamente e mi avvicinai a lui, entrando nella stanza dove era ricoverata sua madre.
Mi venne quasi la pelle d’oca nel vederla a letto con gli occhi chiusi, era piuttosto malconcia.
Avevo già visto una sua foto, era una bella donna e sembrava anche molto dolce.
«Ehi, mamma» sussurrò lui avvicinandosi al lettino, cercando di svegliarla.
Lei aprii leggermente gli occhi e si guardò intorno, «ciao Zayn»
Lui si mordicchiò il labbro e poi si voltò verso di me, prendendomi per un braccio e portandomi più vicina a lui. 
«Oggi ho portato un ospite» continuò lui, guardandomi.
Trisha, la mamma di Zayn, si voltò per osservarmi meglio e alla fine sorrise, «che piacere conoscerti»
Arrossii, non pensavo sapesse chi ero.
«Piacere mio» le sorrisi, «sono Jess»
«Sì certo, lo so» rispose lei con una vocina debole, «Zayn mi ha parlato tanto di te»
Mi voltai verso di lui che nel frattempo guardava altrove.
Sorrisi di nuovo, «davvero?»
«Certo» continuò lei, «è davvero cotto di te, e non posso che ringraziarti per renderlo così felice»
Probabilmente non sapeva che le cose fra noi erano cambiate, ma quelle parole mi fecero sciogliere.
«Mamma» borbottò lui, «veramente adesso io e lei..»
Lo interruppi immediatamente, «siamo più felici che mai, infatti» dissi di colpo e strinsi la mano di Zayn.
Lui mi guardò strano e io gli feci segno di stare al gioco. Probabilmente se Trisha avesse saputo che ci eravamo lasciati, in parte anche a causa sua, si sarebbe agitata e questo non avrebbe fatto bene alla sua salute. 
«Quando uscirò di qui, passeremo tanto tempo insieme» esclamò lei, sorridendomi.
«Va bene, mamma» Zayn cercò di cambiare discorso.
«Oh certo, se ne uscirò viva» aggiunse lei, scherzandoci sù. 
«Smettila» la rimproverò Zayn.
Rimasi in silenzio e abbassai lo sguardo.
«Beh adesso andate, non voglio trattenervi ancora qui» fece lei scacciandoci con le braccia, «salutatemi Waliyha, e fatele tanti auguri da parte mia»
«Possiamo restare ancora un po’» dissi, guardando prima lui poi lei.
«No, non preoccupatevi» Trisha scosse la testa, «andate»
Mi voltai verso Zayn ma aveva lo sguardo assente e rivolto altrove.
«Ciao» rispose lui distrattamente, salutandola con la mano.
Io mi avvicinai a lei e con mia sorpresa mi abbracciò, «ciao cara, spero di rivederti presto»
Sorrisi, «lo spero anch’io» 
La salutai e quando mi voltai per uscire mi accorsi che Zayn se n’era già andato.
Lo raggiunsi e lo trovai a vagare nel corridoio dell’ospedale, «aspetta» lo chiamai.
Si fermò senza voltarsi, e io mi avvicinai a lui.
«Che ti prende?» gli chiesi, «perché sei diventato così freddo all’improvviso?»
«Non hai sentito cos’ha detto?» sbuffò, «lei è ancora convinta di morire»
«A me è sembrata molto tranquilla» replicai, «si vede che la sua condizione sta migliorando»
«Tu non capisci» scosse la testa, «la situazione è ancora grave»
«Devi pensare in positivo» cercai di incoraggiarlo.
Sospirò, «ora capisci perché è così importante per me restare qui?»
«Sì, lo capisco» annuii.
«Non me lo perdonerei se le succedesse qualcosa mentre io sono chissà dove» mise le braccia conserte, «e non mi piace neanche mentirle» 
«Mentirle su cosa?» chiesi, confusa.
«Sul fatto che stiamo ancora insieme, per esempio» spiegò.
«Scusa» mormorai, «pensavo che se le avessimo detto la verità ci avrebbe fatto milioni di domande e si sarebbe agitata»
Lui non rispose e mi fece segno di tornare in macchina. La visita era durata piuttosto poco e io non avevo voglia di tornare a casa, eppure non mi opposi. Quando rientrammo, gli altri erano già svegli e come al solito fui travolta dalla dolcezza di Safaa.
«Dove siete stati?» chiese, guardando prima me poi Zayn.
Sembrava eccitata dal fatto che io e lui avessimo passato un po’ di tempo insieme.
«In ospedale» risposi.
«Ehi, finalmente siete tornati» arrivò in stanza Doniya, «dovete aiutarci con i preparativi della festa»
«Veramente io stavo pensando di tornare a letto» protestò Zayn, portandosi un braccio dietro la nuca.
«Non se ne parla» Doniya scosse la testa, «ah, e comunque prima ha telefonato Ashley, chiedeva di te»
Sentii un brivido di disprezzo quando pronunciò quel nome e osservai l’espressione disinteressata sul viso di Zayn.
Non disse nulla e distolse lo sguardo.
Doniya gli lanciò un’ultima occhiataccia severa e insieme a Safaa uscì fuori per iniziare a sistemare le decorazioni per la festa.
«A quanto pare Ashley non si arrende» feci una smorfia.
Zayn portò i suoi occhi sui miei, «ci siamo baciati» confessò.
Sentii l'ultima parte del mio cuore ancora intatta frantumarsi in mille pezzettini.
Lo guardai priva di emozioni sul viso, e deglutii cercando di mostrarmi calma.
«Wow» fu tutto ciò che riuscii a dire.
«E’ successo qualche giorno fa» continuò, sembrava davvero angosciato.
Non risposi, non riuscivo ancora a credere alle mie orecchie.
Avevo passato una settimana in casa a piangere mentre lui si limonava un’altra ragazza.
«In realtà è lei che ha baciato me» si corresse.
«Fa differenza?» chiesi.
«Sì» disse, «io mi sono allontanato quasi subito»
«Posso sapere perché me lo stai dicendo?» sbottai, «non stiamo più insieme, no? L’hai detto tu, non devi spiegarmi niente»
«Mi sembrava comunque giusto che lo sapessi..» mormorò, sembrava che si sentisse in colpa.
«Non mi interessa, davvero» finsi di essere tranquilla, «puoi fare quello che vuoi»
«L’ultima cosa che vorrei è ferirti, lo sai» si bagnò le labbra.
«Ci sono abituata, ormai» risposi, e senza aggiungere altro filai dritta in camera di Waliyha.
Ci ero rimasta male sul serio, nonostante cercassi di negarlo a lui e a me stessa.
«Ehi, sei tornata finalmente» esclamò lei ancora a letto, «dove sei stata?»
«Zayn mi ha portata in ospedale, per conoscere vostra madre» spiegai.
«Davvero?» sorrise, «mi fa piacere»
Accennai un timido sorriso anch’io e poi distolsi lo sguardo.
«Va tutto bene?» chiese, «con Zayn?»
«Ho appena saputo che Ashley lo ha baciato, qualche giorno fa» dissi.
«Sì, lo so» ribatté Waliyha, «e sai cos’ha fatto subito dopo?»
«Cosa?» chiesi.
«E’ partito per Londra, per venire da te» continuò.
«Davvero?» rabbrividii.
«Sì» annuì, «si sentiva davvero perso senza di te, pensava che uno stupido bacio con un’altra bastasse per riuscire a dimenticarti»
Rimasi in silenzio per qualche secondo e poi decisi di cambiare discorso.
«Beh, comunque oggi è il tuo giorno, sei pronta per la grande festa?» esclamai.
«E’ soltanto una cena di famiglia» fece una smorfia.
«E’ pur sempre il tuo compleanno» insistetti.
«Sono contenta che tu sia qui» sorrise, prendendomi la mano.
«Anch’io» risposi, «sono contenta di avere te come amica»
Sorrise di nuovo e poi ci stringemmo in un tenero abbraccio.

Nel resto della mattinata telefonai a mia madre, poi uscii con Waliyha per fare spese e mangiammo qualcosa fuori. Non avevo molta voglia di rivedere Zayn dopo quello che mi aveva detto, e così tornammo a casa nel pomeriggio per prepararci per la serata.
Il tempo stava passando troppo in fretta, il pensiero che il giorno seguente sarei dovuta ripartire per Londra mi faceva rattristare.
Iniziai a provarmi qualche vestito davanti allo specchio, ma ero costantemente indecisa.
Volevo essere carina, ci sarebbe stata la famiglia di Zayn al completo ed ero piuttosto agitata.
Finalmente trovai un abito nell’armadio di Waliyha che mi stesse bene ed era anche molto carino.
Me lo infilai e portai i capelli da un lato, cercando di chiudere la cerniera sulla schiena.
«Vuoi una mano?» sentii la sua voce roca e il cuore quasi mi esplose.
«Non preoccuparti» risposi, «stavo cercando Waliyha»
«E’ di sotto» Zayn infilò le mani in tasca, avvicinandosi ancora di più.
Rimasi in silenzio mentre si posizionava dietro di me e iniziava a chiudere la cerniera del vestito.
«Grazie» mormorai timidamente continuando a guardare nello specchio che rifletteva me e lui esattamente dietro.
«Stai benissimo» sussurrò, squadrandomi dalla testa ai piedi.
«Grazie» ripetei. Mi voltai e, imbarazzata, lo osservai e non potei fare a meno di pensare che anche lui fosse bellissimo.
Indossava una camicia e adoravo quando lo faceva.
«Mi dispiace per prima» fece una piccola pausa, «non volevo farti star male.»
«Zayn, quello che mi ha ferita di più non è stato il fatto che tu abbia baciato un’altra» sospirai, «ma che tu l’abbia fatto dopo un paio di giorni che ci eravamo lasciati, mentre io ero a casa a piangere»
«E’ stata una cosa senza senso» spiegò, «non c’è stato un secondo in cui io non abbia pensato a te»
Rimasi in silenzio e aspettai che dicesse qualcos’altro.
Zayn non esprimeva i suoi sentimenti molto spesso, quindi volevo sapere quello che provava realmente.
«Vorrei che non fosse tutto così complicato» borbottò, «vorrei che potessimo stare insieme senza problemi»
«Adesso siamo solo io e te» sussurrai, «dimentica i problemi, dimentica tutto il resto»
Mi avvicinai timidamente a lui, presi il suo viso tra le mani e fissai i suoi occhi per qualche secondo.
Il cuore mi batteva a mille come ogni volta, e alla fine poggiai le labbra sulle sue.
Sentii le sue mani posarsi sui miei fianchi e io continuai a baciarlo per tutte le volte che avrei voluto farlo e non avevo potuto.



 
 
 
 
 
***
 
 
gnaw, eccomi qua!
ce l'ho fatta ad aggiornare, finalmente!
che ne pensate del capitolo?
pare ci siano miglioramenti per gli Zass, ma mai dire mai.
a voi i commenti!
un bacio e alla prossima 
<3
-marty.
 
 
 
 





 

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Capitolo 36
*** Red lipstick. ***


36°


Nonostante fossi attaccata a lui da quasi un minuto intero, dovevo ancora realizzare quello che stava succedendo.
Sembravano secoli che non sfioravo più le sue labbra, e come al solito avevo le farfalle nello stomaco per tutto il tempo.
Né io né lui osavamo staccarci l’uno dall’altra, e sentii il suo cuore battere forte tanto quasi quanto il mio. 
«Non penso che sia la cosa giusta» balbettò ad un tratto, riprendendo fiato.
«E io penso che tu pensi troppo» sorrisi, ancora con le braccia attorno al suo collo.
Sentii il suo respiro sulla mia pelle e averlo così vicino dopo tanto tempo faceva uno strano effetto.
Osservai il suo sguardo perplesso e mi avvicinai lentamente per spezzare ancora una volta la nostra distanza, schiusi leggermente le labbra e lasciai entrarvi la sua lingua. Nonostante Zayn tentasse di nasconderlo, anche lui moriva dalla voglia di baciarmi.
«Jess, allora, come ti sta il mio vestito?» sentii la voce di Waliyha nel corridoio farsi sempre più vicina.
Sussultai e mi staccai immediatamente da Zayn, ma era troppo tardi.
Lei era già in camera, e la vidi trattenere una risata vedendoci lì insieme, praticamente attaccati.
Zayn si sistemò la camicia stropicciata e poi infilò le mani in tasca guardando altrove come se niente fosse, e anche a me venne da ridere perché non era capace di fingere.
«Ho interrotto qualcosa?» esclamò Waliyha ancora ridacchiando fra sé e sé, «se volete ripasso dopo»
«Non hai interrotto niente, stavamo solo scambiando due chiacchiere» borbottò Zayn, facendo finta di niente.
«Zayn» Waliyha scoppiò a ridere indicandolo, «il rossetto..»
Lui lanciò un’occhiata rapida allo specchio e iniziò a cancellare frettolosamente le macchie del mio rossetto sulle sue labbra.
Arrossii imbarazzata e abbassai lo sguardo, cercando di non ridere.
«Io vado di sotto, eh» borbottò lui guardando prima Waliyha poi me, e uscendo dalla stanza.
Sorrisi e mi portai una mano tra i capelli, mentre Waliyha chiudeva la porta della sua camera con gli occhi sbarrati.
«Vi siete baciati?» esclamò, entusiasta.
Annuii silenziosamente, ancora distratta da quello che era successo.
«Oddio sono così contenta, lo sapevo che sareste tornati insieme» sorrise.
«Frena» interruppi il suo entusiasmo, «è stato solo un bacio»
«Che significa?» fece una smorfia.
«Tuo fratello è strano, lo sai» sospirai, «probabilmente le cose fra noi non cambieranno»
«Io credo di sì invece» insistette.
«Non lo so» abbassai lo sguardo, «ma almeno ho avuto la certezza che prova ancora qualcosa per me, l’ho capito dal suo modo di guardarmi, da come era agitato mentre parlavamo..»
«E considera che Zayn non è mai agitato per niente» ridacchiò, «deve amarti sul serio»
«Ti prego, smettila di dirmi così» mi coprii il viso con le mani, «altrimenti potrei crederci davvero»
«Infatti devi crederci» ribatté, «perché è la verità, Zayn ti ama»
«Mi sto facendo troppe illusioni, e forse ho sbagliato a baciarlo» scossi la testa, «domani dovrò ripartire per Londra e sono sicura che lui mi lascerà un’altra volta e io finirò per soffrire ancora»
Lei non disse nulla e si avvicinò per abbracciarmi, «qualsiasi cosa accada saprai che il vostro amore è sincero, reale, e questo non cambierà mai..»
Ci mancava solo che mi fossi messa a piangere prima della festa.
Riuscii a impedire alle lacrime di cadere, sorrisi e continuai ad abbracciarla.
Era strano come in poco tempo Waliyha fosse diventata la mia migliore amica.
«Adesso basta pensare a me» alzai le spalle, «è il tuo compleanno, festeggiamo e mettiamo da parte la tristezza»
«Ben detto» sorrise, poggiò un braccio sulla mia spalla e mi trascinò in salotto dove già erano arrivati alcuni amici e parenti.
Lei corse a salutare tutti gli invitati, e così me ne restai sola in un angolino per un po’.
Fortunatamente avevo Safaa che mi faceva compagnia, ma di Zayn nessuna traccia.
«Domani pomeriggio ti va di andare al bowling? E’ divertente» fece la piccola, ad un tratto.
«Non posso, tesoro» sospirai, «riparto per Londra domani mattina»
«Non è giusto» brontolò, «perché non resti più tempo?»
«Purtroppo sono impegnata con la scuola e tutto il resto» spiegai.
«E’ per Zayn vero?» intuì, «avete litigato? E’ per questo che non ti vedo più spesso come una volta?»
Sentii un nodo allo stomaco e mi si sciolse il cuore nel sentirle dire queste parole.
«Non abbiamo litigato» mormorai guardandomi intorno, «ma è complicato..»
«Siete voi due ad essere complicati» protestò, mettendo le braccia conserte.
Scoppiai a ridere, «questo è vero» annuii, e la abbracciai.
Con la coda dell’occhio intravidi Zayn di fuori mentre parlava al telefono.
«Torno fra poco» sussurrai a Safaa, dopodiché sgattaiolai fuori casa e con timore mi avvicinai a lui.
«Ho detto di no» sbottò Zayn al telefono, «ciao»
Riagganciò e poi si voltò, bloccandosi quando mi vide dietro di lui.
«Ti diverti ad origliare?» fece una smorfia.
«No» balbettai. Era tornato freddo e nervoso come al solito.
«Che fai qui fuori allora?» tirò fuori una sigaretta dalla tasca.
Avrei voluto dirgli che lo stavo cercando ma, visto il suo atteggiamento, decisi di evitare.
«Volevo fumare» mentii, alzando le spalle con disinvoltura.
«Tu cosa?» alzò un sopracciglio.
«Sì, hai un accendino?» chiesi, cercando di mostrarmi tranquilla.
«Non puoi fumare» ribatté.
«E perché no?» i suoi occhi marroni si posarono sui miei.
«Perché non ti fa bene» scosse la testa.
Arrossii leggermente, era ancora protettivo nei miei confronti. Ma decisi di provocarlo ancora un po’.
«Neanche a te fa bene, se è per questo» alzai gli occhi al cielo.
«Non importa» sbottò, «tu non puoi fumare e basta»
«Non decidi tu quello che posso o non posso fare» brontolai.
Rimase in silenzio osservando attentamente l’espressione sul mio viso, e poi sorrise.
«L’hai fatto apposta» spalancò la bocca, «per farmi arrabbiare»
«Cosa?» tentai di non ridere, mi aveva scoperta.
«Volevi vedere la mia reazione» mi si avvicinò scuotendo la testa.
«Ma che presuntuoso» alzai il mento, «non tutto gira intorno a te, lo sai?»
Sorrise di nuovo, capiva benissimo che stavo mentendo.
Mi si avvicinò ancora e poggiò le mani sui miei fianchi, facendomi rabbrividire.
«E così ti diverti a provocarmi, eh?» si inumidì le labbra.
«Con chi parlavi al telefono?» cambiai improvvisamente discorso, temendo una risposta che non volevo sentire. E fu così.
«Ashley» confessò, abbassando lo sguardo.
Feci un passo indietro e sentii un brivido di gelosia percorrermi la schiena, «okay.»
«Voleva incontrarmi, ma le ho detto di no» continuò.
«Okay» ripetei, fissando un punto nel vuoto.
«Dai, Jess..» mi si avvicinò di nuovo.
«Come mai le hai detto di no?» chiesi.
«Semplice» alzò le spalle, «sono innamorato di un’altra»
Mi stava fissando negli occhi così intensamente che non potei fare a meno di arrossire.
«Oh..» fu tutto quello che riuscii a dire.
Il suo viso si faceva sempre più vicino al mio e sapevo cosa stava per succedere.
Il cuore mi batteva come un tamburo, chiusi gli occhi ma la magia venne interrotta.
«Ehi ragazzi» ci richiamò una voce dietro di noi, «quanto tempo!»
Mi allontanai di colpo da Zayn e mi voltai giusto in tempo per vedere i suoi zii salutarmi con la mano e correrci incontro.
«Ma che carini siete» esclamò sua zia, abbracciando prima lui poi me.
Zayn mi lanciò un’occhiataccia strana poi accennò un sorriso ai suoi zii.
«Waliyha è dentro» disse, «la trovate lì»
«E’ cresciuta anche lei, ormai» sospirò la zia, «beh, venite con noi?»
«Sì, stavamo per rientrare» mentii guardando Zayn, e poi entrammo in casa insieme a loro.
C’era tanta gente, Waliyha era con i suoi amici, Safaa era con gli altri cugini, ed io mi sentivo fuori posto.
Ora che la situazione con Zayn era cambiata, era davvero come se fossi un’estranea.
«Zayn!» esclamò un ragazzo correndo verso di lui.
«Ben!» Zayn lo abbracciò e gli diede una pacca sulla spalla, «come stai?»
«Bene, bene» rispose il ragazzo posando lo sguardo su di me che ero accanto a lui, «che fai? Non mi presenti la tua ragazza?»
Sorrisi imbarazzata e Zayn improvvisamente poggiò un braccio attorno a me e mi tirò più vicina a lui, «lei è Jess» 
«Piacere» mormorai, tentando di nascondere l’imbarazzo.
«Io sono Ben, il cugino di Zayn» fece lui, stringendomi la mano.
Annuii. Ero ancora sconvolta per il fatto che Zayn non avesse negato la nostra relazione.
Quando finalmente restammo soli, lui iniziò a bere come se niente fosse.
«Quindi io sarei ‘la tua ragazza’?» gli chiesi.
«L’hai detto tu che è meglio fingere con gli altri» alzò le spalle, «altrimenti farebbero troppe domande»
Speravo in una risposta diversa, ma mi limitai ad annuire.
«Giusto» abbassai lo sguardo, «non mi sento tanto bene, stavo pensando di tornare in camera.. se Waliyha ti chiede qualcosa, spiegaglielo tu»
Zayn mi bloccò per un braccio, «aspetta, che hai?»
«Mi gira un po’ la testa, niente di che» risposi, «non amo particolarmente le feste e la confusione»
«Ti accompagno» disse.
«No, resta qui» insistetti, «ci sono tutti i tuoi parenti e..»
«Vengo con te» mi interruppe. Sospirai e lasciai che venisse con me in camera di Waliyha.
Mi sedetti sul letto e finalmente mi godetti un po’ di silenzio.
«L’ultima volta che ti sei sentita male pensavamo fossi incinta» ridacchiò Zayn, sedendosi accanto a me.
«Già» sorrisi ripensando a quante cose fossero cambiate in così poco tempo.
«Quindi..» fece una piccola pausa, «domani a che ora riparti per Londra?»
«Non lo so, credo la mattina» spiegai. Non avevo voglia di parlare della mia partenza.
«Okay» mormorò, abbassando lo sguardo.
«Cosa succederà domani?» chiesi, «io non voglio perderti ancora.»
«Neanch’io» ribatté, «ma è inevitabile»
«Qualunque cosa accada fra noi, non rimpiango niente» dissi ad un tratto, «con te ho passato i cinque mesi più belli di tutta la mia vita e non potrò mai ringraziarti abbastanza per..»
Zayn mi interruppe, «smettila, ti prego»
«Di fare cosa?» chiesi.
«Di parlare così, come se fosse finita per sempre» si morse il labbro.
Rimasi in silenzio e sentii gli occhi gonfiarsi.

«Non sappiamo cosa ci succederà» fece lui, «ma una cosa è certa, ti amo da morire»
Alzai lo sguardo su di lui, credendo di aver capito male.
«Sei ubriaco?» 
«Forse ho bevuto un po’» sorrise, «ma ti amo davvero»
Continuai a piangere, ma stavolta erano lacrime di gioia.
Probabilmente il giorno dopo lo avrei perso un’altra volta, ma almeno avevo la certezza che mi amava tanto quanto io amavo lui.
«Anch’io» presi il suo viso tra le mani, «ti amo anch’io»
Fece per avvicinarsi alle mie labbra, poi si allontanò di scatto.
«Che è successo?» chiesi, titubante.
«Il rossetto» borbottò, «stavolta togliti quel maledetto rossetto rosso»
Scoppiai a ridere e lo abbracciai fortissimo. Mi era mancato da impazzire.





 
***

 
 
ehilà bellezze!
scusate l'interminabile attesa,
ho avuto una settimana davvero pessima.
beh, in ogni modo, che ve ne pare del capitolo?
vi lascio, prometto di aggiornare presto!
un bacio e alla prossima 
<3
-marty.


 


 


 

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Capitolo 37
*** One last time. ***


37°

 

Restammo da soli in camera ancora un po’ dopodiché lo allontanai leggermente, visto che in realtà non avevo molta voglia di stargli lontano.
«Credo che dovremmo tornare di là» mormorai mentre Zayn continuava a torturarmi il collo con i suoi baci,«è il compleanno di tua sorella»
«Onestamente preferisco restare qui» sorrise maliziosamente, portandomi più vicina a lui.
«Zayn» lo richiamai, alzando gli occhi al cielo.
Fece una smorfia, «lo sai, ho sempre odiato le rimpatriate di famiglia.»
Accennai un sorriso e riportai le labbra sulle sue, mentre tenevo stretto il suo viso fra le mani.
«Jess, sei qui dentro?» sentii una vocina fuori la porta, era Safaa.
Mi staccai immediatamente da Zayn e dopo essermi ricomposta corsi ad aprirle.
«Ehi piccola» le sorrisi, «eccoti»
«Ti ho cercata ovunque» sbuffò, «che state facendo?»
«Oh, niente» mi voltai imbarazzata verso Zayn dietro di me, «mi girava un po’ la testa e quindi sono venuta qui per stare un po’ in pace»
«Capisco» rispose lei ancora sospettosa, «adesso come stai?»
«Direi che adesso sta meglio» intervenne Zayn che nel frattempo si era avvicinato.
Sorrisi e annuii, voltandomi ancora verso di lui.
«Voi due siete strani» borbottò Safaa osservandoci attentamente, come se nascondessimo qualcosa.
Scoppiai a ridere e Zayn annuì, «arriviamo subito»
Safaa sbuffò di nuovo e poi torno alla festa, lasciandoci soli un’altra volta.
«Ha capito anche lei che c’è qualcosa di strano» ridacchiò Zayn.
«E’ un po’ difficile non capirlo, fino a ieri io e te a malapena parlavamo..» mormorai.
Spostò una ciocca di capelli che mi copriva il viso, «stiamo sbagliando secondo te? forse dovremmo smetterla di illuderci?» chiese.
«Io voglio davvero che funzioni, Zayn» dissi, «ma dipende soprattutto da te»
Lui rimase in silenzio, abbassò lo sguardo e poi tornò dagli altri. Feci un sospiro e tornai alla festa anch’io, lasciai che Zayn e Waliyha stessero con i loro parenti e passai il resto della serata in disparte.

«Non ti ho nemmeno fatto un regalo» sussurrai a Waliyha più tardi quando la festa fu finita, «sono una pessima amica»
«Non è colpa tua» mi tranquillizzò, «neanche sapevi che era il mio compleanno, ti ho trascinata qui a Bradford con la forza»
Sorrisi, «adesso immagino che sarai stanca, quindi ti lascio dormire»
«Non prima di avermi raccontato cos’è successo con Zayn» mi fece un occhiolino, sedendosi accanto a me.
«Non è successo niente di che» arrossii, alzando le spalle.
«Dai» fece una smorfia, «perché non vuoi dirmelo?»
«Ci siamo soltanto baciati» confessai.
«Sì, questo lo sapevo, e poi?» chiese, entusiasta.
«Mi ha detto che mi ama ancora» accennai un sorriso ripensando alle sue parole.
Anche Waliyha sorrise, «finalmente! E tu?»
«Gli ho detto che lo amo anch’io..» balbettai.
«E per quale fottuto motivo non sei in camera sua adesso?» borbottò.
«Semplice, perché tra meno di venti ore dovrò ripartire per Londra..» sospirai, abbassando lo sguardo.
«Conosco Zayn, non vorrebbe mai perderti un’altra volta» scosse la testa.
«Ne ho già parlato con lui» risposi, «succederà, è inevitabile»
«Allora va da lui, e parlatene ancora» insistette.
«Adesso è un po’ tardi» sospirai, «probabilmente starà dormendo»
«Conoscendolo, starà sicuramente aspettando che tu vada da lui» sorrise dandomi una spintarella di incoraggiamento.
«Non so..» farfugliai, ancora confusa. 
«Forza, che ci fai ancora qui?» ridacchiò facendomi alzare in piedi, poi spense la luce mettendosi a dormire.
Alzai gli occhi al cielo, era davvero testarda. Proprio come suo fratello.

Uscii dalla camera di Waliyha e camminai in punta di piedi per il corridoio cercando di non svegliare nessuno, era quasi mezzanotte. La porta della camera di Zayn era chiusa, non sapevo se bussare o entrare direttamente. Così, la aprii leggermente senza far rumore. La luce era spenta, ma lui era in piedi vicino alla finestra.
Si voltò verso di me, era ancora vestito come prima, sembrava quasi che mi stesse aspettando.
«Ehi, disturbo?» chiesi, titubante.
«Vieni qui» sorrise tirandomi più vicina a lui, «smettila di fare domande stupide come se fossi un’estranea»
Mi rilassai vedendo che non era freddo e distaccato come al suo solito, e iniziai a giocherellare con i suoi capelli.
«Avevo voglia di stare ancora con te» mormorai.
«Stavo quasi per venire a prenderti io» accennò un sorriso.
«E come mai?» lo provocai, avevo voglia di sentirglielo dire.
«Per lo stesso motivo per cui sei venuta» alzò un sopracciglio.
Portai le braccia intorno al suo collo e mi avvicinai ancora di più a lui.
«Possiamo parlare di tutto, ma non di quello che succederà domani mattina, ok?» mi raccomandai.
Zayn si inumidì le labbra, «in realtà io non ho molta voglia di parlare..»
Sentii brividi invadermi tutto il corpo quando le sue labbra sfiorarono le mie. Presi il suo viso tra le mani e continuai a baciarlo, stavolta con più foga, e per la prima volta ero io ad avere il controllo. L’adrenalina scorreva nelle mie vene facendo scintille, era come se ci fosse qualcun altro al mio posto. Nonostante una parte di me temeva che quella fosse stata l’ultima volta, l’altra non riusciva a staccarsi da Zayn. Lui mi faceva quest’effetto, e avevo una gran paura di perderlo.
Mi spinse improvvisamente contro il muro distogliendomi dai miei pensieri, con la mano destra chiuse a chiave la porta della stanza e poi riafferrò i miei fianchi con il palmo di entrambe le mani per poi stringerli più forte.
Gemetti nel bacio, facendo scorrere le mie dita nei suoi capelli.
Mi fece sussultare di nuovo lasciando accesso alla sua lingua nella mia bocca.
Tirai leggermente i suoi capelli per farlo avvicinare di più, era come se stessimo sfogando le nostre frustrazioni per essere stati lontani troppo tempo. Interruppe il bacio per un secondo prima di ritornare sulle mie labbra. Non avevo notato che le sue mani avevano iniziato a viaggiare all’interno dei miei pantaloni fin quando non lo vidi indietreggiare di colpo.
«Non posso farlo» scosse la testa, guardando in basso.
«Zayn» alzai gli occhi al cielo, «mi vuoi tanto quanto io voglio te, quindi qual è il problema?»
«Il problema è che nonostante mi impegno, non riesco a smettere di pensare a domani» sbottò.
«Secondo te io no?» sospirai, «non faccio altro che pensarci da quando sono arrivata, ma sono stanca di pensare al futuro e al passato, per una volta in vita mia voglio godermi il presente.. con te»
Si inumidì le labbra e continuò a non dire nulla. Si sedette sul letto e si coprì il viso con le mani, facendo un lungo sospiro.
Mi abbassai di fronte a lui per essere alla stessa altezza, e presi le sue mani per poi stringerle nelle mie.
Osservai il suo viso triste e gli accarezzai dolcemente i capelli.
«Non ho mai conosciuto nessuno che tenesse a me quanto ci tieni tu» mormorai.
Rimase in silenzio anche stavolta.
«E’ per questo che a volte mi comporto un po’ da bambina, piango, mi sfogo» continuai, «perché ci tengo tantissimo a te, ti amo, e credimi quando ti dico che sei la persona più importante della mia vita.»
Zayn posò lo sguardo sui miei occhi e continuò a fissarmi senza dire nulla.
«Perciò va bene, se domani dovessimo separarci definitivamente lo accetterò» annuii mentre una lacrima mi rigò il viso, «non farò scenate, lo giuro, rispetterò questa decisione e cercherò di andare avanti.»
Zayn mi zittì di colpo con un bacio e non ebbi nemmeno la forza di reagire, semplicemente continuai a baciarlo.
Sorrisi nel bacio, mi staccai leggermente per riprendere fiato, lo guardai fisso negli occhi e lui mi asciugò le guance bagnate dalle lacrime per poi spezzare di nuovo la distanza fra noi.
Gli sfilai la maglia e lui fece lo stesso con me, si avvicinò al mio collo lasciandomi tanti piccoli baci facendomi rabbrividire. Portai le mani sui suoi capelli sempre più in disordine e vi infilai le dita, mentre Zayn era impegnato a lasciare una macchia rossastra e ben marcata sull'angolo del mio collo. Successivamente, con un gesto rapido ed esperto della mano, sganciò il mio reggiseno e lo lasciò cadere a terra.
Piantò gli occhi sui miei prima di fare qualsiasi altra mossa, come per accertarsi che non fossi troppo giù di morale per continuare. 
Ovviamente lo ero, ma con le sue mani e le sue labbra sul mio corpo il dolore sembrava diminuire; lo rassicurai con un sorriso piuttosto falso e lo invitai a proseguire. Zayn, sebbene poco convinto e titubante, non riuscì a trattenersi e tornò a impadronirsi delle mia bocca, baciandomi con tutta la foga che aveva in corpo.
Poi chinò la testa verso il basso e scese verso i miei seni, mordendo e leccando ogni singolo centimetro della mia pelle come raramente aveva fatto prima d'ora.
Sembrava si stesse impegnando tanto per incidere quel momento nella sua mente, per evitare di dimenticarlo, per evitare di scordare com'era fatto il mio corpo.
Mi distesi sul letto con Zayn sopra di me e chiusi gli occhi, pensando che probabilmente quella sarebbe stata l’ultima volta che avremmo fatto l’amore. 
E stavo facendo di tutto per scacciare via quel pensiero pessimista ma, perfino con lui che mi denudava di ogni indumento, non ci riuscii e scoppiai nuovamente in lacrime.
«Non piangere» mi supplicò, col cuore a pezzi, «per favore»
«Sto bene» lo rassicurai, «non ti fermare»
«Ma se non vuoi..» balbettò preoccupato, ma lo interruppi.
«Lo voglio» insistetti, «davvero»
Zayn mi lanciò un’ultima occhiata premurosa, e quando lo aiutai a liberarsi dell'ultimo indumento che lo copriva, cioé i suoi boxer, si fece coraggio.

«Ti amo da morire» soffiò contro le mie labbra come un sussurro involontario che gli era uscito dal cuore più che dalla bocca. Detto questo, mi guardò fisso negli occhi ed entrò in me con un'unica spinta forte e decisa.
Il suo membro perfettamente eretto scivolò in profondità senza problemi, e sia io che Zayn non avevamo voglia di attendere ancora perché la voglia di appartenersi era troppa. In quel preciso istante sussultai, percependo brividi invadermi la schiena, e portai le mani sulla sua schiena nuda per reggermi.
Il moro continuò con il suo ritmo rapido e regolare, lasciando spinte sempre più forti, una dopo l'altra. E per tutta la durata dell'atto, non smise mai di guardarmi.
Io, invece, me ne stavo semplicemente sdraiata e coperta dal suo corpo possente, accarezzandogli il petto, cullata dai suoi baci e dalle sue spinte premurose. 
Quando Zayn colpì un punto in particolare che mi fece impazzire, infilzai le unghie nella pelle della sua schiena. Afferrai poi i lati delle coperte per evitare di urlare, dormivano tutti e l’ultima cosa che volevo era svegliarli.
Era una sensazione bellissima, tutte le mie preoccupazioni svanirono e mi godetti il momento. Le lacrime uscivano ancora ma in quantità minore, perché Zayn le spazzava via con le sue dita ogni volta che tentavano di rigarmi il viso.
E pensai che, se quella fosse stata davvero la mia ultima volta con lui, ne sarei stata ugualmente felice e non avrei avuto rimpianti perché la vissi a pieno.
Eravamo solo io e lui, il resto non contava più.




 
 
***

 
 
ehi.
che ve ne pare del capitolo?
Zayn e Jess tentano in tutti i modi di restare uniti.
spero vi sia piaciuto e, che dire..
un bacio e alla prossima
x
-marty.




 

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Capitolo 38
*** Always. ***


38°


La mattina successiva, però, mi sentivo come se mi fosse appena passato un camion addosso.
La notte con Zayn era stata meravigliosa, e quando mi svegliai lui dormiva ancora al mio fianco.
Sorrisi, gli accarezzai il viso e rimasi un po’ immobile nel guardarlo dormire. Rabbrividii un po’ per lui, un po’ per il freddo.
Mi coprii con la prima cosa che trovai, ovvero la felpa larga di Zayn che era per terra. Senza pensarci due volte la indossai immergendomi nel suo profumo, e camminai in punta di piedi verso la camera di Waliyha che stranamente era già sveglia.
Sorrise nel vedermi mezza nuda con addosso soltanto la felpa di Zayn.
«Non fare commenti, per favore» sbuffai, tirando fuori la mia valigia dal suo armadio.
«Non li farò» trattenne una risatina, «sono contenta che sia andato tutto bene fra voi.»
Mi voltai verso di lei e sbarrò gli occhi quando vide i miei occhi farsi sempre più gonfi.
«Oh dio tesoro» sussurrò balzando in piedi e correndo ad abbracciarmi.
«Mi ero promessa che non avrei pianto» protestai, continuando ad abbracciarla.
«E’ difficile in questi casi» ribatté, «mi dispiace, è tutta colpa mia»
«Colpa tua per cosa?» chiesi.
«Non avrei dovuto farti venire qui» scosse la testa, «rivedere Zayn ti ha dato false speranze e adesso che vi dovrete separare di nuovo soffrirai ancora, mi sento così in colpa»
«Non devi» singhiozzai, «non è colpa di nessuno»
Waliyha si mordicchiò il labbro, «Zayn dov’è?»
«Dorme ancora» risposi, continuando a sistemare la mia roba in valigia.
«Tra quanto parti?» mi chiese.
«Il prima possibile» replicai senza distogliere lo sguardo da quello che stavo facendo.
«Allora dovremmo svegliare Zayn» 
«No» risposi frettolosamente, «non farlo, ti prego»
«Perché?» spalancò la bocca.
«Non ce la faccio a dirgli addio un’altra volta» scossi la testa, «gli lascerò un bigliettino»
«Non puoi salutarlo con un bigliettino, Jess» protestò lei.
«Ti prego» la supplicai, «non fare niente.»
Waliyha rimase in silenzio per qualche secondo e alla fine annuì.

Un’ora dopo trascinai la valigia nell' ingresso e ringraziai Dio che Zayn dormiva ancora.
Gli avevo lasciato una lettera lunghissima sul letto, e non riuscivo a credere di dover ripartire.
Questi due giorni erano volati e non avevo affatto voglia di tornare a Londra e alla mia inutile vita senza Zayn.
«Grazie di tutto» abbracciai Waliyha ancora una volta, «e la prossima volta che ci vediamo ti darò il regalo di compleanno, promesso»
Waliyha sorrise, «mi mancherai tantissimo»
Abbassai lo sguardo per poi abbracciare Safaa, «vieni a trovarmi presto, mi raccomando» le dissi.
«Tu devi tornare presto» ribatté lei, «abbiamo bisogno di te, anche Zayn, ma soprattutto io»
Scoppiai a ridere e le scompigliai i capelli, «non immagini quanto ti voglio bene» 
«Anche io» sorrise.
«Salutatemi anche vostra madre, quando la andate a trovare» aggiunsi.
Waliyha annuì, «sei sicura di non voler svegliare Zayn?»
Annuii silenziosamente, salutai anche Doniya e i loro zii, dopodiché lasciai frettolosamente la casa.
Scesi le scale e aprii il cancello, finendo di nuovo in strada.
Il taxi non era ancora arrivato, così ne approfittai per dare un’ultima occhiata malinconica a Bradford.
Ormai questo posto era entrato nel mio cuore, era come la mia seconda casa.
«Davvero pensavi di andartene senza salutarmi?» rabbrividii nel sentire la voce di Zayn dietro di me.
Mi voltai di scatto e lo vidi scendere le scale per poi avvicinarsi con la mia lettera in mano.
«Zayn..» balbettai.
«Perché non mi hai svegliato?» 
«Per evitare tutto questo» sospirai guardando il taxi arrivare, «non volevo dirti addio un’altra volta, non ce la faccio»
«Non starò ancora immobile mentre te ne vai via da me» disse, «ti ho già lasciato andare una volta ed è stato uno degli errori più grandi della mia vita.»
Iniziai a tremare, «che stai dicendo?»
«Sto dicendo che voglio riprovarci, Jess» afferrò la mia mano, «proviamoci, nonostante la distanza e tutto il resto, so che sarà difficile ma voglio provare a far funzionare le cose tra di noi»
Lo guardai incredula e con la bocca semiaperta.
«Avevi ragione tu, non dobbiamo lasciarci per forza» continuò, «provarci non costa niente no?»
Non credevo alle mie orecchie.
«Oh dio, finalmente» sorrisi e mi scaraventai tra le sue braccia.




 
***

 
 
ehilà,
sono tornata! perdonate il capitolo corto, ma..
gli Zass sono ufficialmente tornati in pista,
Zayn si è finalmente deciso a fare la cosa giusta.
un bacio e alla prossima!

-marty.






 
 

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Capitolo 39
*** Happy. ***


39°


Finalmente ripartii per Londra con il sorriso sulle labbra.
Ero felicissima e allo stesso tempo sorpresa per come erano andate a finire le cose, ero tornata con Zayn e adesso dovevamo cercare di far funzionare una relazione a distanza. Sarebbe stata dura e lo sapevamo entrambi, ma non ero affatto pessimista.
L’amore per lui era nettamente superiore ai chilometri che ci separavano.
Sarei potuta partire per Bradford ogni weekend e restare lì un paio di giorni, e tornare in tempo per la scuola.
Zayn aveva dimostrato di tenerci davvero a me, e non riuscii a togliermi le sue parole dalla testa per tutto il viaggio di ritorno.
«Eccola qui, la mia viaggiatrice» ridacchiò mia madre alla porta di casa, aiutandomi con la valigia.
«Mamma» sfoderai un sorrisone e poi la abbracciai entusiasta.
«Quanta felicità» commentò lei sospettosa, «è successo qualcosa a Bradford?»
Sorrisi di nuovo e mi mordicchiai il labbro, «io e Zayn siamo tornati insieme» confessai.
Mia madre sbarrò leggermente gli occhi, accennò un lieve sorriso che non mi parve molto sincero.
«Sono contenta per te» mormorò con aria distratta.
«Davvero?» chiesi, «non sembra che tu stia facendo i salti di gioia»
«Io sono contenta se lo sei anche tu» continuò.
«Io lo sono, tantissimo» annuii convinta, «sai bene quanto ho sofferto per lui e la sua assenza, adesso vogliamo riprovarci nonostante la distanza, e ho bisogno del tuo sostegno»
«E’ proprio questo che mi preoccupa» disse, «so quanto sei stata male in quest’ultimo mese e non vorrei che la cosa si ripetesse ancora»
«Non succederà» scossi la testa, cercando di auto convincermi.
«Lo spero» lei mi sorrise, «lo sai quanto io adori Zayn, è un bravissimo ragazzo, però cerca comunque di tenere gli occhi aperti, va bene?»
«In che senso?» aggrottai la fronte.
«Jess, tesoro, sua madre sta ancora male» mormorò, «solo Dio sa cosa succederebbe se le sue condizioni peggiorassero, lui potrebbe sparire di nuovo dalla tua vita e forse per sempre»
«Tu non dovresti cercare di tranquillizzarmi?» sbuffai.
«Mi dispiace» abbassò lo sguardo, «sto solo cercando di essere realista e dovresti esserlo anche tu»
«Quindi cosa vorresti che facessi?» spalancai la bocca, «mi stai consigliando di lasciare Zayn?»
«E’ la tua vita e puoi fare ciò che vuoi» ribatté, «ma non illuderti troppo, le cose possono ancora cambiare»
«Adesso basta, mi stai facendo venire ansia» sbottai, «non riuscirai a rovinarmi questa giornata»
«Ti sto solo mettendo in guardia» spiegò, «non voglio rovinare niente»
«Bene, perché oggi sono troppo felice per arrabbiarmi» alzai le spalle, afferrai la valigia e filai in camera mia.

Il giorno dopo a scuola, tutti notarono il mio cambiamento d’umore.
Il mese scorso ero continuamente depressa, ignoravo tutti i miei compagni di classe fino a restare senza amici.
Eccetto Niall, lui continuava a starmi accanto e in fondo sapevo perché lo facesse.
Stare a scuola, prendere appunti durante le lezioni e guardare costantemente il banco vuoto di Zayn mi aveva fatto star male ancora di più. Ma adesso le cose erano cambiate, stare a scuola senza di lui non era più doloroso perché stavamo di nuovo insieme.
Ci sentivamo al telefono praticamente sempre, non mi mollava un secondo.
«Ehi, sei sparita in questi due giorni» borbottò Niall durante la ricreazione, raggiungendomi in cortile.
«Sono stata a Bradford» ammisi, iniziando a passeggiare con lui.
Niall si fermò di colpo, «a Bradford?» ripeté.
«Sì, era il compleanno della sorella di Zayn» spiegai disinvolta.
«Capisco» fece una smorfia, «dev’essere stato imbarazzante per te»
«In realtà no» alzai le spalle, «sono stati due giorni strani, ma intensi»
«Intensi in che senso?» chiese.
«Sono tornata insieme a Zayn» sorrisi, temendo una sua brusca reazione.
Niall sbarrò gli occhi e cercò di manifestare entusiasmo, «wow, mi sono perso un po’ di cose»
«E’ successo così, e basta» sorrisi di nuovo, «è stato lui a chiedermelo»
«Che bello» alzò un sopracciglio, «e così adesso lui tornerà a vivere qui?»
«No, resterà a Bradford» alzai le spalle.
Mi sentivo un po’ a disagio a parlare di queste cose con Niall, perché conoscevo bene i suoi sentimenti per me.
«Una relazione a distanza?» sembrava davvero sorpreso.
«Una relazione e basta» lo corressi.
Niall rimase in silenzio ancora un po’, forse sarebbe stato meglio se non gli avessi detto nulla.
Alla fine delle cinque snervanti ore di scuola uscii in cortile per tornare a casa come sempre, quando mi bloccai nel vedere un’auto nera piuttosto familiare parcheggiata proprio vicino la fermata dei pullman. Non era una semplice auto, era di Zayn.
Rabbrividii credendo di avere allucinazioni, mi guardai intorno e alla fine lo vidi.
Lui era lì, poggiato sul muretto fuori la scuola con le braccia incrociate e un sorrisetto divertito sul volto.
Sbarrai gli occhi ancora sconvolta, dopodiché gli corsi incontro e gli saltai praticamente addosso sotto gli occhi degli altri studenti. Non mi importava niente se ci stessero guardando tutti, lo abbracciai fortissimo e dopo qualche secondo mi fece scendere dalla sua presa.
«Sorpresa!» ridacchiò, poggiando le mani sui miei fianchi.
«Tu sei matto» sorrisi imbarazzata coprendomi il viso con le mani.
«Oh sì amore, anch’io sono felice di vederti» borbottò lui, imitando la mia voce.
Scoppiai a ridere, «sono più che felice, non me l’aspettavo»
«E meno male» si inumidì le labbra.
«Ma che diavolo ci fai qui?» chiesi, ancora esaltata.
«Cosa vuoi che ci faccia? Sono venuto a trovare la mia splendida fidanzata» 
«Amo quando mi chiamo così» arrossii.
«Lo so» sorrise compiaciuto.
«Sai bene come farmi sciogliere» nascosi la testa fra le sue braccia.
Mi strinse a sé ancora un po’, dopodiché mi allontanai leggermente.
«E tua madre?» gli chiesi.
«Ho parlato con i medici» rispose, «a quanto pare la situazione resterà stabile per un po’ di tempo, mi hanno detto che ha bisogno di riposare e così ne ho approfittato per salire in macchina e venire da te»
«Avevo proprio bisogno di vederti» gli scompigliai un po’ i capelli.
«Stavo parlando con gli agenti della mia casa di Londra, è ancora in vendita» borbottò, «quindi non posso stare lì per questi due giorni»
«Vieni a stare da me» lo interruppi subito, «mia madre non farà storie»
«Sicura?» chiese.
Annuii e buttai le braccia attorno al suo collo, «sei tutto mio»
Ridacchiò poi si guardò un po’ intorno, «ci stanno ancora guardando tutti» 
«Allora diamogli qualcosa da guardare» sorrisi, mi avvicinai a lui e poggiai le labbra sulle sue.

La magia del nostro incontro fu spezzata dalla furia dei nostri compagni di scuola che ci corsero incontro per salutare Zayn.
Mi ero quasi dimenticata che lui era sempre stato piuttosto ‘popolare’.
«Zayn!» strillarono in coro, i suoi amici lo abbracciarono ed io mi feci da parte.
«Si può sapere dov’eri finito?» gli chiesero, «perché non vieni più a scuola?»

Zayn si portò un braccio dietro la nuca e si guardò intorno, probabilmente cercando me con lo sguardo.
«Ho avuto un po’ di problemi» borbottò lui quasi scocciato da tutta quell’attenzione, «vi racconterò tutto, un giorno» 
Lui era sempre stato piuttosto chiuso e riservato.
Nessuno, a parte me, sapeva della situazione di sua madre e non amava particolarmente parlare della sua famiglia con gli altri.
«Ci manchi» sussurrò una ragazza mora, ad un tratto.
«Anche voi mi mancate, ragazzi» replicò lui, «tutti quanti»
Lo lasciai salutare in pace i suoi amici che ormai non vedeva da parecchio tempo e mi allontanai leggermente, finché vidi Niall venirmi incontro.
«Ehi» sussurrò timidamente.
«Ehi» ripetei.
«Quindi Zayn è ufficialmente tornato?» chiese.
«Starà qualche giorno da me» dissi, «mi ha fatto una sorpresa»
«Carino da parte sua» borbottò.
Accennai un sorriso e annuii.
«Guardalo» ridacchiò indicando Zayn che salutava tutti i compagni, «sembra una specie di celebrità»
«Non è stato facile per lui lasciare la scuola e separarsi da tutti» spiegai, «la sua vita non è come quella di ogni ragazzo della nostra età, nessuno dovrebbe vivere una situazione del genere»
Niall rimase in silenzio e fece un passo indietro, «adesso vado, ti lascio col tuo ragazzo»
«Va bene» risposi, «ci sentiamo?»
«Sì, ci sentiamo» fece una smorfia, «quando ti ricorderai di me»
Lo guardai esterrefatta mentre se ne andava, poi lanciai un’occhiata a Zayn che finalmente riuscì a liberarsi e sgattaiolare da me.
«Ce l’hai fatta» sospirai, mentre tornavamo a piedi verso casa mia.
«Non mi mollano» ridacchiò lui, con aria soddisfatta.
«Ti amano tutti» sorrisi, stringendogli più forte la mano.
«Ne dubito» borbottò, «volevano soltanto spettegolare un po’ su dove fossi finito»
«Non credo» risposi, «la scuola non è più la stessa da quando il nostro alunno ribelle se ne è andato»
Scoppiò a ridere, «quasi mi manca, la scuola»
«L’anno prossimo, se tua madre starà meglio, potresti tornare» mormorai.
«Ho già perso un anno quando sono stato bocciato» borbottò, «non voglio perderne un altro»
«La scuola è l’ultimo dei tuoi problemi, adesso» dissi, fermandomi di fronte casa.
«Comunque..» fece una piccola pausa, «i ragazzi mi hanno chiesto se stasera mi unisco a loro»
Rimasi in silenzio per un po’, «dove?»
«Non ho capito bene, ad una specie di festa» mi si avvicinò e abbassò lo sguardo, «so di aver detto che avremmo passato ogni secondo insieme, però..»
Lo interruppi subito, «vai con loro, ti serve un po’ di divertimento»
«Davvero?» chiese. Sembrava quasi sorpreso dalla mia reazione.
«Certo» sorrisi, «pensavi che mi sarei arrabbiata per questo?»
«No» balbettò, ma trattenne una risatina e quindi lo presi per un sì.
«Non sono così egoista» sbuffai, «hai passato gli ultimi mesi in un ospedale e con le tue sorelline, è normale che hai bisogno di stare un po’ con i tuoi amici, hai pur sempre quasi vent’anni»
«Sei la mia ragazza o una psicologa?» ridacchiò, afferrandomi per i fianchi.
«Entrambe, forse» sorrisi in aria di sfida, «sono piena di sorprese»
«Questo l’ho capito subito» alzò un sopracciglio.
«Ah sì?» lo provocai, «e quando?»
«Beh, dalla nostra prima notte insieme per esempio» sorrise maliziosamente.
«Zayn!» esclamai, arrossendo di colpo.
Scoppiò a ridere, «sei sicura che a tua madre andrà bene che io stia qui?» 
«Certo che sì» annuii tutta esaltata, prima di infilare le chiavi nella serratura e aprire la porta.
Con mia sorpresa realizzai che la casa era vuota, mia madre non era ancora tornata.
«Beh, pazienza» sospirai, «abbiamo ancora un po’ di tempo per starcene in pace prima che lei ti tempesti di domande»
«Porto il borsone con la mia roba in camera tua?» chiese.
Annuii, e lo accompagnai nella mia stanza. 
Si guardò intorno, «era un po’ che non tornavo qui»
«Ti è mancata la mia cameretta?» sorrisi.
«Mi sei mancata tu» sussurrò per poi prendere il mio viso tra le mani.
Lo guardai fisso negli occhi per qualche secondo dopodiché sentii le sue labbra sfiorare dolcemente le mie.
«Sono tornata!» la voce di mia madre proveniente dall’ingresso tuonò per tutta la stanza.
Mi allontanai leggermente da Zayn, e feci una smorfia.
«Mamma, guarda chi c’è» sussurrai timidamente uscendo dalla mia camera tenendo stretta la mano di Zayn.
Lei si voltò e spalancò la bocca, «Zayn, che ci fai qui?»
Lui sorrise e le si avvicinò per abbracciarla, «ho fatto un salto per venire a trovare Jess»
«E come sta tua madre?» continuò lei.
«La situazione è stabile, per il momento» rispose lui, «ha bisogno di riposo e così ne ho approfittato per passare qualche giorno qui»
«Sei molto dolce» mia madre gli sorrise.
«Mamma» intervenni, «potremmo ospitarlo per un po’, vero?»
Lei aggrottò la fronte, ci guardò in silenzio per qualche secondo e temetti che mi dicesse di no.
«Certo» rispose infine.
Feci un sospiro di sollievo, la ringraziai e Zayn fece lo stesso.
«Però, ovviamente» fece una piccola pausa, «dormirete in letti separati»
Zayn scoppiò a ridere e poi annuì, «non c’è problema»
«Va bene, mamma» la situazione era piuttosto imbarazzante.
«Mangiamo qualcosa?» brontolò Zayn ad un tratto, «sto morendo di fame»
Sorrisi. La sua permanenza a casa sarebbe stata alquanto divertente.

«Ho in mente un sacco di cose che possiamo fare in questi giorni» esclamai qualche ora più tardi, mentre me ne stavo in camera insieme a Zayn. 
«Cioè?» chiese lui, sdraiandosi comodamente sul mio letto con le braccia dietro la nuca.
Balzai in piedi e camminai avanti e indietro per la stanza, «oggi per esempio potremmo andare a pattinare sul ghiaccio, hanno aperto una pista in centro e..»
Zayn sbadigliò e mi interruppe, «non avevi il corso di recupero di matematica oggi?»
«Giusto» mi portai una mano tra i capelli, «allora potremmo andarci dopo»
«Ma stasera io devo uscire con i ragazzi, lo sai» puntualizzò.
«E allora potrei non andare al corso di recupero» replicai.
«Non c’è bisogno di fare tutto questo casino» fece lui.
«Ma non riusciamo a trovare un po’ di tempo per stare insieme» abbassai lo sguardo.
«Amore, calma» cercò di rassicurarmi, «abbiamo tutto il tempo che vogliamo»
«Non mi sembra» scossi la testa.
«Vieni qui, dai» spalancò le braccia e mi rannicchiai sul letto insieme a lui.
Poggiai la testa sul suo petto e lasciai che giocasse un po’ con i miei capelli.
«Perché sei così agitata?» chiese. Era talmente vicino che sentivo il suo respiro sulla mia pelle.
«Perché abbiamo passato un sacco di tempo separati» mormorai, «e adesso ho paura che non riusciremo a far funzionare le cose» 
«Devi stare tranquilla» rispose lasciandomi un veloce bacio sulla fronte, «cerchiamo di vivere giorno per giorno, basta preoccupazioni ed ansie inutili»
Le sue parole mi stavano aiutando, era proprio ciò che avevo bisogno di sentirmi dire.
«E’ che mi piacerebbe che fossimo come le altre coppie normali» sussurrai, «quelle che vanno al cinema insieme, al bowling, o a pattinare.. insomma, cazzate del genere»
«Ti avverto» sbuffò, «non sono un bravo pattinatore»
Scoppiai a ridere, «l’importante è che stiamo insieme»
«Credimi, ti starò talmente attaccato che finirai col non sopportarmi più» si inumidì le labbra.
«Non credo sia possibile» sorrisi e mi strinsi ancora più forte a lui.




 
***
 
 

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Capitolo 40
*** Stay with me. ***


40°  


  
 


«Fai il bravo stasera, mi raccomando» dissi a Zayn mentre si preparava per uscire.
«E’ solo una stupida serata tra ragazzi» borbottò, «sta tranquilla»
«Va bene» risposi, guardandolo mentre si infilava una maglietta qualsiasi.
«A dire il vero non ho molta voglia di uscire» fece una smorfia.
«Perché?» chiesi, sorpresa.
«Preferirei starmene qui con te» sussurrò, portando le mani sui miei fianchi.
«Mh, dovrei crederci?» sorrisi e lasciai che mi si avvicinasse ancora di più.
«Una serata tranquilla, solo io e te» chiuse gli occhi, «magari a letto, a farci le coccole»
«Sì, e poi arriva mia madre che ti rispedisce a Bradford a calci» ridacchiai.
Scoppiò a ridere, «probabile»
«Adesso vai o farai tardi» dissi spingendolo via, «sono quasi le nove e mezza»
«Mi stai cacciando?» sbuffò, offeso.
«Credimi, vorrei che restassi con me» portai le braccia intorno al suo collo, «ma sono anche contenta che tu ti diverta un po’, ne hai bisogno»
«Domani passeremo tutta la giornata insieme, te lo prometto» disse, «anche a costo di andare in quella maledetta pista di pattinaggio che ti piace tanto»
Scoppiai a ridere, «lo hai promesso, ricordalo!»
Sorrise e mi stampò un veloce bacio sulle labbra.

Alla fine, più tardi, mi decisi ad uscire per prendere una boccata d’aria. Dopotutto era Sabato sera e non avevo voglia di starmene in casa, così andai a fare una passeggiata e improvvisamente incontrai Niall con un gruppo di amici.
Lo vidi incrociare il mio sguardo per poi distoglierlo subito, si voltò verso gli altri ragazzi che erano con lui e poco dopo mi si avvicinò.
«Ehi» sussurrò, quasi imbarazzato.
«Pensavo volessi evitarmi» replicai.
«Che ci fai in giro da sola?» chiese, cambiando discorso.
«Volevo fare una passeggiata» alzai le spalle.
«E Zayn?» chiese, «non avevi detto che stava da te per qualche giorno?»
«Mh, sì» mi mordicchiai nervosamente il labbro inferiore, «è uscito»
Non mi andava di parlare di Zayn con lui, non volevo che pensasse cose strane e in un modo o nell’altro finiva sempre per farmi innervosire.
«Uscito?» ripeté, confuso.
«E’ uscito con degli amici» sospirai, sapendo già cosa avrebbe detto al riguardo.
«Ah, capisco» fece una smorfia, «è appena arrivato e già ti lascia da sola?»
«Per favore, risparmiati questi commenti» alzai gli occhi al cielo.
«Scusa, scusa» alzò le braccia in aria, «guai a chi te lo tocca il tuo Zayn»
Rimasi in silenzio e girai lo sguardo altrove, «adesso torno a casa, è meglio»
«Ti andrebbe di venire con noi?» chiese timidamente indicando i suoi amici dietro di lui.
«Con voi?» chiesi perplessa, «e dove?»
«Non so, a fare un giro» alzò le spalle, «ma se non ti va lo capisco.»
«Sì, mi va» lo interruppi.
Niall mi guardò con aria sorpresa e poi accennò un sorriso.
«Non ho nient’altro da fare» aggiunsi.
«Se Zayn si arrabbierà per questo» fece una piccola pausa, «mi assumerò le mie responsabilità, te lo prometto»
«Non si arrabbierà» gli lanciai un sorrisetto di sfida e poi raggiungemmo i suoi amici.
Non conoscevo nessuno, o meglio, erano tutti compagni di scuola con la quale non avevo rapporti.
Ero sempre stata una ragazza piuttosto chiusa e introversa, quella che tutti definivano ‘asociale’.
E forse in questo mi rispecchiavo molto in Zayn, il fatto che se ne stesse sempre per i fatti suoi mi aveva incuriosita fin dall’inizio.
«Dove stiamo andando?» chiesi a Niall, mentre passeggiavamo da circa dieci minuti.
«A fare un giro in qualche locale, credo» rispose lui distrattamente, «ancora non ci credo che mi hai degnato della tua presenza»
«Mi fa piacere che ti senti così onorato» lo presi in giro.
«Eh, non capita spesso che io riesca a parlarti per più di cinque minuti» sbuffò.
Sorrisi di nuovo, stavo quasi per ribattere ma fui interrotta dalla visione di Zayn che fumava una sigaretta fuori da una specie di discoteca.
«Ecco, come non detto» brontolò Niall.
«Torno subito, promesso» mormorai per poi attraversare la strada e sgattaiolare da Zayn.
«Ehi» dissi. Aveva un’aria strana, puzzava tremendamente di alcool e fumo.
«Che ci fai qui?» chiese con lo sguardo puntato dietro di me, «con lui?»
«Non mi andava di stare in casa, così sono uscita un po’ e l’ho incontrato» spiegai, «tu invece che fai qui fuori da solo?»
«Sono uscito un attimo» borbottò, ancora tenendo lo sguardo fisso su Niall.
«Sei sicuro di stare bene?» aveva una strana espressione sul viso.
«Benissimo» fece una smorfia, poi gettò la sigaretta a terra e la pestò nervosamente col piede.
«Ci vediamo a casa quando torni?» chiesi.
«No, resta» mi prese per mano.
«Ma ci sono i tuoi amici» mormorai.
«E allora?» sbuffò trascinandomi dentro, «preferisco stare con te»
«Preferisci stare con me» feci una pausa, «o non vuoi che io stia con Niall?»
Zayn scosse la testa e girò lo sguardo altrove.
Mi voltai e vidi Niall e gli altri seguirmi. Onestamente non ero molto contenta di stare lì, con loro due che ogni tanto si scambiavano occhiate di fuoco come se volessero azzannarsi. 
Zayn mi portò con sé e salutai quei compagni di scuola che, onestamente, non mi stavano chissà quanto simpatici.
Ma erano amici di Zayn, e non potevo essere io a dirgli chi doveva frequentare.
Lui sembrava diverso però.
Era piuttosto scontroso e distaccato, si comportava come se non ci fossi e continuava a bere drink uno dietro l’altro.
«Non starai un po’ esagerando?» cercai di fermarlo, ad un tratto.
«Che c’è?» protestò.
«Sei abbastanza ubriaco» feci una smorfia, levandogli il bicchiere dalle mani.
«Non fare la rompicoglioni» sbottò, riprendendolo. 
Rimasi in silenzio per un po’ sperando che nessuno lo avesse sentito, «non ti rendi conto neanche di quello che stai dicendo»
«Scusa tanto» brontolò alzando le braccia in aria, «mi dispiace se non sono il massimo della dolcezza, forse potresti averla con Niall»
«Ci risiamo» sospirai, «sei ubriaco fradicio»
Fece un’altra smorfia e poi tornò dai suoi amici. Odiavo quando si comportava così, ma era sempre stato impulsivo.
Faceva parte del suo carattere, e quando beveva non capiva più niente.
Andai un attimo in bagno e quando uscii la mia vista fu offuscata da una ragazza che iniziò ad avvicinarsi a Zayn per poi ballargli intorno. Non ci vidi più dalla rabbia e corsi da lui, in modo che lei si allontanasse.
«Si può sapere che stai facendo?» esclamai.
«Che ho fatto?» sbuffò lui.
«Oh, niente» dissi con tono ironico, «esco dal bagno e trovo una tipa che ci prova con te e tu neanche reagisci»
«Non ci stava provando» borbottò.
«Credi che io sia cieca?» sbottai, «si può sapere cosa ti prende questa sera?»
«Non ho niente» abbassò lo sguardo.
«Sì invece, sei strano» dissi, «oltre ad essere incredibilmente ubriaco»
«Sto benissimo» fece una smorfia, «tu torna pure da Niall»
«No, io me ne vado a casa» feci per andarmene ma lo sentii afferrarmi per il braccio.
«Fermati» si inumidì le labbra, «cazzo, Jess, non farmi pentire di averci voluto riprovare»
Rimasi in silenzio, quasi paralizzata da quelle parole.
Sentii gli occhi farsi sempre più gonfi e così corsi fuori dal locale, faceva piuttosto freddo e chiamai immediatamente un taxi.
Non capivo perché Zayn si stesse comportando così, stava rovinando tutto senza motivo.
Mi voltai giusto in tempo per vedere Niall che era ancora dentro e stava per venire fuori da me, finché Zayn lo superò e gli disse di star fermo. Erano piuttosto lontani quindi non capivo cosa stessero dicendo con esattezza, ma ad un tratto vidi Zayn dargli uno spintone e Niall quasi cadde a terra.
Lanciai un gridolino e corsi dentro di nuovo, ma fortunatamente gli altri ragazzi li avevano divisi in tempo.
«Ma si può sapere che ti salta in mente?» alzai il tono di voce.
Zayn non disse nulla e uscì fuori, mentre io rimasi un attimo ad accertarmi che Niall stesse bene.
«Lascia stare» rispose.
«Mi dispiace tanto, non so cosa gli prenda» mormorai, «non è da lui fare così»
«Non importa» Niall girò lo sguardo e poi filò via.
Sospirai, uscii fuori e vidi il taxi arrivare. Salii con Zayn al mio fianco e non ci rivolgemmo parola per il resto del viaggio.
Entrammo in casa e sperai con tutto il cuore che mia madre dormisse già.
Fortunatamente fu così, solo Dio sa cosa avrebbe pensato di Zayn trovandolo così ubriaco.
Senza dire una parola crollò sul divano letto e nel giro di pochi minuti si addormentò con i vestiti addosso. 
Io ero esausta, era abbastanza tardi e così andai a letto cercando di non pensare a quello che era appena successo.
Poche ore dopo il rumore della porta cigolante della mia stanza mi svegliò. Schiusi leggermente gli occhi ancora assonnata, mi voltai verso il comodino e realizzai che erano soltanto le quattro e mezza del mattino.
«So che sei sveglia» vidi Zayn alla porta.
«Per colpa tua sì» risposi, rigirandomi dall’altra parte del letto.
Lo sentii ridacchiare, poi chiuse la porta senza far rumore e mi si avvicinò.
Chiusi gli occhi e affondai la faccia nel cuscino.
«So che sei arrabbiata» mormorò, sedendosi accanto a me.
«Non sono arrabbiata» sussurrai, «sono delusa»
«Mi dispiace» tentò di afferrare la mia mano, ma la ritrassi. 
«Ti è passata la sbronza?» feci una smorfia.
«Sì» annuì, «non so cosa mi sia passato per la testa, non è da me bere così tanto»
Rimasi in silenzio e abbassai lo sguardo.
«Ricordo solo che non mi stavo divertendo affatto» disse ad un tratto, «non riuscivo a non pensare alla mia famiglia, a te, a tutto quello che stiamo passando»
Non dissi nulla ancora una volta, ma stavolta posai lo sguardo su di lui.
«Non riuscivo a divertirmi come se niente fosse, e così ho iniziato a bere» alzò le spalle, «credendo che potesse aiutarmi a non pensare a niente»
«E invece hai solo peggiorato le cose» replicai.
Si inumidì le labbra e poi annuì, «una volta era più facile» aggiunse, «prima di conoscerti andavo a feste del genere praticamente ogni sera, andavo con qualche ragazza, mi ubriacavo un po’ e mi sfasciavo di canne con quelli che pensavo fossero miei amici.»
Mi alzai dal letto e mi sedetti vicino a lui senza dire una parola.
«Poi ho conosciuto te e in qualche modo mi hai cambiato» fece una pausa, «mi hai fatto capire quali sono le cose davvero importanti della vita, e..»
«Zayn» lo interruppi. Mi portai una mano sul viso per asciugarmi qualche lacrima, quell’idiota sapeva bene come farmi sciogliere.
«No, ascoltami» prese la mia mano, «ti chiedo scusa per come mi sono comportato questa sera, mi sentivo solo e la verità è che senza di te sono perso»
Accennai un lieve sorriso sentendogli dire queste parole, non sapevo cosa dire.
«Sono un vero disastro, lo so» sorrise, «e so anche che ci vuole tanta pazienza con me.. mi perdoni?»
«Certo che ti perdono» mormorai stringendogli la mano, «sei bravo con le parole.»
«Che vuoi dire?» aggrottò la fronte.
«Sai bene come farti perdonare anche per le cose più stupide» alzai le spalle.

Zayn rimase in silenzio ancora una volta.
«Però non mi basta qualche frase dolce» scossi la testa, «vorrei anche dei fatti»
«Non erano frasi dolci senza senso» si innervosì, «penso davvero quello che ti ho detto»
«Lo so, mi hai anche fatta piangere» accennai un sorriso, «ma quello che hai fatto questa sera è stato piuttosto grave, mi hai fatto sentire una merda davanti a tutti»
«Mi dispiace, te l’ho già detto» sospirò, «ero ubriaco e..»
«Non importa, ne riparliamo domani» tolsi la mano dalla sua, «adesso sono stanca»
«Sei proprio lunatica» borbottò alzandosi dal mio letto.
«Non sono più arrabbiata, Zayn» mormorai, «però non voglio che tu pensi di poter fare sempre ciò che vuoi soltanto perché sai bene quanto io ti ami»
«E adesso cosa vorresti dire?» alzò gli occhi al cielo.
«Onestamente, sono stata sempre io a tornare da te» dissi, «sono io che ho lottato per noi e ho fatto di tutto per poter stare insieme, tu sai bene cosa io provi per te e non vorrei che te ne approfittassi»
«Non dire cazzate, per favore» sbottò, «forse è l’orario che ti da alla testa, è meglio se torni a dormire»
«E’ la verità» insistetti, «questa sera mi hai anche detto che ti ho fatto pentire di aver voluto riprovare a stare insieme..»
«Ero ubriaco, cazzo!» alzò le braccia in aria.
«Abbassa la voce, mia madre sta dormendo» protestai.
«Vabè, io torno a dormire» si avvicinò alla porta della mia stanza, «quando ti passa il ciclo avvisami»
Detto questo uscì e io rimasi lì immobile cercando di capire se avessi fatto la cosa giusta. Il problema di Zayn stava proprio nel fatto che spesso era dolce, ma altrettanto spesso diventava nervoso e faceva qualche cazzata delle sue. 

Qualche ora più tardi mi svegliai definitivamente, era una bella giornata e la primavera era ormai sempre più vicina.
Uscii dalla mia camera ancora un po’ assonnata finché sentii delle voci provenienti dalla cucina.
Mi fermai di colpo e mi nascosi dietro il muro del corridoio per ascoltare meglio.
C’era mia madre, e stava chiacchierando con Zayn.
«Lei è fatta così, ma ti posso assicurare che ci tiene davvero tanto a te» questa era la voce di lei, e stavano parlando di me.
«Lo so, il problema è che discutiamo spesso e sono stanco» questo invece era Zayn, «ora che finalmente possiamo stare insieme nonostante la distanza pensavo che sarebbe andato tutto bene fra noi»
«Le discussioni sono normali in un rapporto» replicò lei.
«Certo, lo so» fece lui, «ma io la amo sul serio e non vorrei perderla per una delle tante cazzate che faccio»
Sorrisi e mi venne quasi voglia di correre da lui e abbracciarlo.
«Sei molto dolce, Zayn» commentò mia madre, «Jess non vorrebbe mai perderti un’altra volta, quando vi siete lasciati è stata malissimo, non voleva uscire dalla sua stanza»
«Lo so e mi odio ancora per averla fatta star male in quel modo» rispose lui.
Rabbrividii al suono di quelle parole.
«Sai, credo che Jess sia così attaccata a te perché non ha mai avuto una vera e propria presenza maschile nella sua vita» disse lei, «quando ha perso suo padre, qualche anno fa, è decisamente crollata.»
Zayn non disse nulla, e io sentii gli occhi gonfiarsi nel ripensare a quel periodo.
«Stava veramente male, non mangiava più ed ha rischiato di cadere nell’anoressia» sussurrò, e a quelle parole non riuscii a controllarmi e scoppiai in un pianto isterico.
Mi coprii il viso con le mani cercando di soffocare le lacrime per non farmi sentire da loro.
«Oddio, non me lo aveva mai detto» balbettò Zayn, con un filo di voce.
«Non ama ripensare a quel periodo» spiegò mia madre, «probabilmente non voleva neanche che tu lo sapessi, ma mi sembrava giusto dirtelo»
«Sì, infatti» mormorò lui, sembrava ancora sconvolto.
A quel punto non riuscii più a trattenermi e tornai in camera mia, buttandomi a letto e inondando di lacrime il cuscino.
Circa mezzora dopo sentii la porta della mia stanza cigolare, alzai leggermente lo sguardo e vidi Zayn entrare.
«Ehi, sei sveglia?» chiese, avvicinandosi.
Annuii silenziosamente e mi asciugai frettolosamente il viso.
«Hai pianto?» chiese di nuovo, squadrandomi attentamente.
«No, no» scossi la testa fingendo un sorriso.
«Sei sicura? Mi sembri..» lo interruppi fiondandomi tra le sue braccia.
Mi strinsi forte a lui, «mi dispiace per quello che ti ho detto stanotte»
«Non fa niente, in fondo avevi ragione» rispose.
«Invece no» mi staccai leggermente dal suo abbraccio, «non è vero che tu non fai niente per me, so che mi ami sul serio e non avrei dovuto dubitarne»
Mi accarezzò il viso, «dimentichiamo tutto quello che è successo ieri sera, ok?»
Annuii e accennai un sorriso, «sì, meglio»
«Sono venuto qui a Londra per stare con te e per divertirci un po’» si inumidì le labbra, «quindi adesso corri a vestirti e poi andiamo in quella pista di pattinaggio che ti piace tanto, va bene?»
Sorrisi di nuovo e lo abbracciai un’altra volta, «ma lo so che a te non piace, non devi farlo per forza»
«Te l’ho promesso» borbottò, «e io mantengo le promesse»
Presi il suo viso tra le mani, «ti amo, Zayn Malik.»
«Ti amo anch’io, ma non chiamarmi così» sbuffò.
«E’ il tuo nome, come vuoi che ti chiami?» ridacchiai.
«Amore mio, per esempio» rispose.
Sorrisi e poggiai le labbra sulle sue.





***



buonasera!
come state?
eccovi qui un nuovo capitolo,
lascio a voi ogni commento e.e
alla prossima, un bacio! x
-marty.




 

 

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Capitolo 41
*** Reality. ***


41°




Arrivammo in quella pista di pattinaggio sul ghiaccio circa un’ora dopo, e non feci altro che ridere nel vedere Zayn tenermi stretta la mano perché non era un abile pattinatore.
«Ascolta, so che te l’ho promesso» sbuffò, «ma non potresti cambiare idea? Non preferiresti un bel giro sulle giostre o stronzate del genere?»
«Te lo scordi» lo presi in giro, «non sono mica una bambina»
Iniziò a pattinare ma a malapena sapeva reggersi in piedi, «non sono bravo con questi cosi»
«Un tempo ti saresti vergognato a farti vedere in una pista da pattinaggio» mi avvicinai a lui, «allora eri serio quando dicevi che ti ho cambiato»
«Non dico bugie» mostrò un sorrisetto beffardo e poggiò un braccio sulla mia spalla. 
Ricambiai il sorriso e poi il mio sguardo si fece improvvisamente serio.
«Zayn..» mormorai, pronta a cambiare argomento.
«Sì?» aggrottò la fronte.
«Questa mattina ti ho sentito parlare con mia madre» dissi tutto d’un fiato.
«Oh» si passò la lingua fra le labbra e mi guardò perplesso, «hai sentito proprio tutto?»
«Una parte» feci una pausa, «quella che riguarda mio padre e ciò che mi è successo dopo.»
Zayn fece un sospiro e mi prese per mano, «non prendertela con tua madre per avermelo detto»
«Non sono arrabbiata» lo rassicurai, «ma non volevo che pensassi cose strane»
«Cioè?» chiese, confuso.
«Non vorrei che tu mi guardassi con occhi diversi» dissi, «adesso che sai che ho quasi rischiato di morire, insomma, non vorrei che tu stessi facendo tutto questo solo perché ti faccio pena»
«Stai scherzando?» sbarrò gli occhi, «non dirlo neanche per scherzo, Jess»
«Ok, volevo soltanto esserne sicura» mormorai, «non voglio che tu ti senta obbligato a stare con me perché hai paura che possa succedermi qualcosa»
«Non mi sento affatto obbligato» borbottò, «certe cose non dovresti neanche pensarle»
«Sono paranoica, lo sai» accennai un sorriso.
«Comunque avresti potuto dirmelo..» sussurrò.
«Lo avrei fatto, in futuro» abbassai lo sguardo, «non mi piace ripensare a quel periodo»
Senza dire nulla mi tirò più vicina a lui e mi avvolse tra le sue braccia.
Restammo così per circa un minuto, dopodiché continuammo il nostro giro sui pattini. 
Fu una delle giornate più belle della mia vita, non avevo mai trascorso il tempo libero con Zayn a divertirci insieme come una coppia ‘normale’. Quando uscimmo dalla pista iniziammo a passeggiare tranquillamente per le strade di Londra finché non vidi Niall. Pregai che Zayn non lo avesse visto, invece si fermò anche lui.
«Torno subito» disse, e iniziò ad andargli incontro.
Lo bloccai subito per un braccio, «cosa vuoi fare?»
«Niente, tranquilla» si tolse dalla mia presa e si incamminò verso Niall.
Lo seguii pregando che non volesse fare un’altra scenata delle sue e rimasi sorpresa quando Niall rimase immobile per ascoltarlo.
Erano soli a parlare in mezzo alla strada e mi avvicinai un po’ di più per sentire cosa stessero dicendo.
«Mi dispiace per averti colpito ieri sera» questa era la voce di Zayn.
Non riuscivo a credere alle mie orecchie, dopo mesi stava parlando normalmente con Niall senza che finissero per prendersi a botte.
«Eri parecchio ubriaco, l’ho notato» rispose lui.
«Sì e non ne vado fiero» continuò Zayn, «ho fatto tante cazzate e vorrei piantarla con questa guerra inutile tra di noi»
«Per me va bene» ribatté Niall, piuttosto distaccato.
«Ti ringrazio anche per esserti preso cura di Jess quando ci eravamo lasciati» disse, «ho saputo che sei stato l’unico a starle accanto, perciò grazie»
«Ci tengo davvero a lei» borbottò Niall.
«Perfetto, ha bisogno di un amico come te» puntualizzò Zayn soffermandosi sulla parola ‘amico’. 
Niall annuì e poi lanciò un’occhiata a me che me ne stavo in silenzio dietro di loro.
«Perciò, nessun rancore?» chiese Zayn.
«Nessun rancore» Niall accennò un sorriso e per poco non svenni nel vederli stringersi la mano.
«Sto sognando o quello che ho appena visto è successo davvero?» chiesi a Zayn quando Niall se ne fu andato.
«Poi non dire che non faccio niente per te» sorrise.
«Non potevi farmi regalo più bello» lo abbracciai fortissimo.
«Non tutti lo avrebbero fatto» sbuffò lui, «quindi apprezzalo»
«Ma ho sempre saputo che tu non sei come tutti gli altri ragazzi» dissi, «c’è sempre stato qualcosa di diverso in te, hai qualcosa che gli altri non hanno»
«La bellezza, per esempio?» ridacchiò.
«La modestia soprattutto» lo presi in giro.
Sorrise e mi avvolse di nuovo tra le sue braccia.
Ci incamminammo per tornare a casa mano nella mano, non mi sentivo così spensierata da parecchio tempo.
«Ancora non posso credere che tu abbia fatto questo per me» mormorai.
«Cosa? Portarti a pattinare?» ridacchiò, posando lo sguardo sul mio.

«Anche» sorrisi, «ma intendevo terminare la guerra con Niall»
«Beh, diciamo che al momento ho cose più importanti a cui pensare» alzò le spalle, «ma mai dire mai»
«Zayn» gli lanciai un’occhiataccia e lui scoppiò a ridere.
«Sto scherzando» sbuffò, «l’ho fatto perché mi sembrava la cosa più giusta»
«Ed è così, infatti» annuii, «perciò grazie ancora, non hai idea di quanto mi renda felice»
«E questo rende felice anche me» portò un braccio attorno alla mia spalla, «però giuro che se prova di nuovo ad avvicinarsi un po’ troppo a te, potrei non riuscire a controllarmi..»
«Non succederà, siamo amici e basta» sospirai, tirando fuori le chiavi di casa per poi portarle alla serratura.
Finalmente rientrammo, e rimasi sorpresa nel trovarla vuota.
«Dov’è tua madre?» chiese Zayn, guardandosi intorno.
Stavo per rispondere, ma vidi un bigliettino poggiato sul tavolo da parte sua.
Lo afferrai per poi leggerlo in fretta, «dice di non aspettarci per cena, probabilmente farà tardi stasera»
Zayn annuì distrattamente, si sdraiò comodamente sul divano letto su cui doveva dormire e portò le braccia dietro la nuca. 
Mi sedetti e gli sfiorai la mano, «questa sera dormi con me?»
«Tua madre è stata piuttosto chiara» fece una smorfia, «letti separati»
«Beh, ha detto che tornerà tardi» sussurrai, «non può sgridarci se quando torna noi dormiamo già..»
«Io sono già stanco, in realtà» sbadigliò, socchiudendo gli occhi.
«Eddai, amore» feci gli occhioni dolci sedendomi sulle sue gambe.
Zayn aprì gli occhi di colpo e spalancò leggermente la bocca.
«Che c’è?» sorrisi soddisfatta, «ho risvegliato qualcosa, lì sotto?»
«Cazzo, Jess» mormorò non appena iniziai a muovermi in modo provocante sopra di lui.
Sorrisi, avevo davvero voglia di averlo tutto per me, quella sera.
Mi avvicinai al suo viso e poggiai dolcemente le labbra sulle sue, mentre le sue mani si posarono sulla mia schiena tirandomi più vicina a lui.
Iniziai a slacciargli i bottoni dei pantaloni fino a sfilargli la cintura, per poi far scivolare una mano all’interno dei suoi boxer.
«Porca puttana» ansimò aggrappandosi con un braccio ai lati del divano letto.
Sorrisi soddisfatta e continuai a farlo impazzire, osservando la sua faccia in estasi.
«Chi sei tu e cosa ne hai fatto della mia ragazza casa e chiesa?» ridacchiò ad un tratto.
Scoppiai a ridere anch’io, «se vuoi, posso fermarmi»
«Prova a fermarti e vedrai cosa ti faccio» gemette di nuovo.
Sorrisi di nuovo e aumentai il ritmo, facendolo quasi arrivare al limite.
«Merda» si morse il labbro, «a cosa devo tutto questo?»
«Beh, diciamo che oggi hai fatto il bravo» sussurrai contro le sue labbra, «mi hai portata a pattinare e hai chiesto scusa a Niall, te la meriti una bella ricompensa»
Sorrise baciandomi ancora una volta e portai le mani tra i suoi capelli, amavo avere il controllo su di lui.
In realtà volevo anche che si dimenticasse di tutti i suoi problemi per un po’ di tempo e che si concentrasse su di me e basta.
«Pensa se mia madre entrasse in questo momento da quella porta» ridacchiai mentre lui mi torturava il collo con le labbra.
«Meglio non correre il rischio» mi prese improvvisamente in braccio, facendomi avvolgere le gambe attorno al suo bacino e mi trascinò in camera mia. Chiuse la porta con il piede e mi scaraventò a letto, stendendosi sopra di me. 
I vestiti stavano diventando di troppo e Zayn non esitò a sfilarmi la maglia per poi lanciarla da qualche parte, sul pavimento.
Feci lo stesso con la sua felpa morbida che tanto adoravo dopodiché capovolsi la situazione in modo tale che fossi io sopra di lui.
«Ti piace comandare, eh?» alzò un sopracciglio.
Annuii trattenendo una risatina e iniziai a lasciargli tanti baci sul petto, disegnando cerchi immaginari sopra i suoi tatuaggi.
Lo guardai per un secondo e non potei fare a meno di pensare a quanto fosse bello.
Era tutto mio, e nonostante fossero passati ormai ben cinque mesi, ancora stentavo a crederci.
«Però, Malik» sorrisi perché era da tempo che non lo chiamavo così, «ti vedo piuttosto fiacco questa sera, cosa ti prende?»
«Non» fece una pausa, «provocarmi.»
Lanciai un gridolino quando mi prese con forza e mi portò sotto di lui, sedendosi a cavalcioni tra le mie gambe. 
«L’hai voluto tu» mi guardò divertito prima di portare le mani sotto la mia maglia e farmi il solletico.
Sbarrai gli occhi e iniziai ad urlare e ridere come un’indemoniata. Quello stronzo conosceva bene i miei punti deboli.
«Zayn» strillai soffocando le risate, «smettila, ti prego!»
«Shh, te la sei cercata» ridacchiò passandosi la lingua tra le labbra.
Continuai a ridere e strillare ancora per un po’, finché riuscii a divincolarmi dalla sua presa e gli lanciai il cuscino in faccia.
Si avvicinò di nuovo e mi tolse la maglia una volta per tutte, lasciandomi tanti leggeri baci sul collo e sopra il reggiseno.
«Devi farti la barba» gli consigliai, «mi fai il solletico anche così.»
Zayn sbuffò, «non ti va bene niente.»
Feci una smorfia e con un gesto veloce gli sfilai anche i pantaloni. Presi il suo viso tra le mani e premetti con insistenza le labbra sulle sue. Nonostante cercassimo di fare gli scemi e di divertirci un po’, sentivo i nostri cuori battere all’unisono.
Io avevo i brividi ogni volta che mi sfiorava e mi staccai leggermente da lui per osservare attentamente i suoi occhi.
Erano luminosi e mi fissavano intensamente, era impossibile non rimanerne incantati.
«Sei bellissima» sussurrò avvicinandosi ancora di più, se fosse possibile.
Sentivo il suo respiro sulla mia pelle e lo accarezzai dolcemente, per poi chiudere gli occhi.
Le mani di Zayn si posizionarono ai miei lati, mentre lui si alzò leggermente e si fece spazio tra le gambe.
Rabbrividii, ogni volta era come la prima con lui. 
«La mia pazienza ha un limite, Zayn» ansimai mentre quel bastardo la stava facendo lunga.
Sorrise, «la mia piccola ha voglia, chi l’avrebbe mai detto?»
«Muoviti» lo fulminai con lo sguardo, mentre lui mi sfilava via gli slip.
Obbedì con piacere ed entrò in me con un colpo secco, arrivando poi a dare spinte sempre più violente.
Era una sensazione bellissima, strinsi forte le coperte e chiusi gli occhi di nuovo.
Urlai il suo nome più volte e continuammo così per un po’, finché il telefono di Zayn cominciò a squillare.
«Chi ti chiama a quest’ora?» balbettai, con un filo di voce.
«Non.. lo so..» provò a dire senza staccare gli occhi da me, «forse è importante.»
«Non.. rispondere» lo supplicai.
«Non ci stavo minimamente pensando» accennò un debole sorriso e riprese ciò che stava facendo.
Alla fine di tutto, mi accoccolai al suo petto sfinita e gli lasciai un dolce bacio sul collo.
«Wow» sussurrò ad un tratto, «né è valsa la pena portarti in quella maledetta pista di pattinaggio»
Scoppiai a ridere e poi alzai lo sguardo su di lui, «ti amo, scemo.»
«Ti amo anch’io» rispose, prima che entrambi cadessimo in un sonno profondo.

La mattina dopo ero esausta, la sveglia suonò presto come al solito e sbarrai gli occhi spegnendola in un colpo secco.
«Merda» mi portai una mano sul viso mentre Zayn si stava svegliando in quell’esatto momento.
«Che c’è?» mormorò ancora assonnato, con gli occhi socchiusi.
«Mi ero completamente dimenticata di avere scuola, questa mattina» balzai in piedi, coprendomi con il lenzuolo.
«Perché ti copri?» sbuffò, «non è niente che io non abbia già visto.»
Sorrisi e arrossii leggermente dandogli uno schiaffetto sul braccio. 
«Sii serio» alzai gli occhi al cielo, «aiutami ad infilarmi la maglia»
«Preferirei togliertela» ridacchiò ancora sdraiato comodamente.
«Sei insaziabile» scossi la testa, facendo un lungo sospiro.
Continuò a ridacchiare tra sé e sé, e alla fine si alzò anche lui.
«Tua madre ci ucciderà non appena usciremo insieme da questa stanza» brontolò strofinandosi gli occhi.
«Sa essere parecchio comprensiva quando vuole» lo rassicurai iniziando a rivestirmi.
«Per fortuna che ieri sera ho chiuso la porta a chiave» sorrise soddisfatto, alzandosi in piedi anche lui.
«Probabilmente le sarebbe preso un infarto» scossi la testa, uscendo per andare in bagno.
«Buongiorno» la voce tuonante di mia madre mi fece sussultare.
«Ehi» mi voltai imbarazzata verso di lei.
Si avvicinò verso di me, poi lanciò un’occhiataccia a Zayn che mi aveva appena raggiunto completamente vestito.
«Volevamo dormire insieme» sussurrai teneramente, sperando che non se la prendesse più di tanto.
«Non avevo detto letti separati?» borbottò lei.
«E’ stata colpa mia» intervenne Zayn, «non so cosa mia sia preso»
Mi voltai verso di lui e poi mia madre alzò le spalle, «che non si ripeta più»
«Sissignora» ridacchiò Zayn, portandosi una mano sulla fronte.
Non riuscii a trattenere una risata e poi corsi in bagno per prepararmi per la scuola. 
«Cosa dovrei fare io mentre tu sei a scuola?» sbuffò lui, piombando nella stanza all’improvviso.
«Quello che vuoi» risposi distrattamente, sistemandomi con un filo di trucco.
Ad un tratto il telefono di Zayn riprese a squillare e lui lo afferrò nervosamente per poi rispondere, «pronto?»
Rimasi in silenzio e aspettai che dicesse qualcosa.
Il suo viso sbiancò di colpo, «che significa? non possono farlo!»
Ecco, ci risiamo. Nuovi problemi.
Mi avvicinai a lui cercando di ascoltare meglio con chi stesse parlando, e riconobbi la voce di Waliyha.
«Ma che cazzo» sbottò di nuovo lui, «com’è possibile?»
Ora la mia ansia era alle stelle, e iniziai a mordermi nervosamente le unghie.
«Va bene, ti richiamo tra poco» continuò Zayn, per poi agganciare il telefono.
«Che è successo?» chiesi immediatamente.
Lui non rispose e continuò a camminare avanti e indietro per la stanza con la testa fra le mani. 
«Zayn?» lo richiamai, sperando che mi dicesse qualcosa. 
«Mia madre» disse tutto d’un fiato, «a quanto pare devono ricoverarla d’urgenza»
«Cosa?» spalancai la bocca, «ma non avevi detto che sarebbe stata in riposo per tutta la settimana?»
«Questo è quello che i medici mi avevano detto» sospirò, «a quanto pare c’è stato un problema improvviso»
«Oh mio dio.» balbettai avvicinandomi a lui.
«Cazzo» alzò il tono di voce, «non posso neanche allontanarmi per due giorni che succede il finimondo»
«Adesso calmati» cercai di rassicurarlo accarezzandogli dolcemente il viso, «se vuoi ripartire subito per Bradford lo capisco»
«Mi dispiace che finisca sempre così» abbassò lo sguardo.
«Non importa, sta tranquillo» accennai un sorriso e gli lasciai un veloce bacio sull’angolo delle labbra. Era arrivato il momento di tornare alla realtà, avevamo passato due giorni magnifici insieme, ma si sa che le cose belle non durano a lungo.




 
***



salve gente!
eccomi qui.
che ve ne pare del capitolo?
Zayn e Niall si prendono una tregua,
ma i problemi come al solito non mancano.. non odiatemi! c:

alla prossima, un bacio! x
-marty.






 

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Capitolo 42
*** Classy guy. ***


42°


 

Quella mattina, mentre io ero a scuola, Zayn ripartì per tornare a Bradford.
Era rimasto da me solo per due giorni, soltanto quarantotto misere ore.
Eppure mi bastavano, erano state quarantotto ore meravigliose, ma lui già mi mancava da morire.
Allo stesso tempo, però, avevo uno strano presentimento, ero preoccupatissima per sua madre.
Non feci altro che pensarci, e sperai con tutto il cuore che Trisha si rimettesse al più presto.
I giorni passavano e nel weekend raggiunsi Zayn a Bradford, nonostante le lamentele di mia madre.
Era una situazione complicata, e lei lo capiva.
«Che bello riaverti qui» sorrise Waliyha, aiutandomi a portare la valigia in camera sua.
«Praticamente sono sempre qui ormai» ridacchiai, «questa è come una seconda casa per me»
Sorrise, «Zayn è andato in ospedale, tornerà presto»
«A proposito» dissi, «ci sono novità su tua madre?»
«I medici hanno spostato il giorno dell’intervento» spiegò, «la opereranno il prima possibile»
«Ma si può sapere cos’è successo?» chiesi, «insomma, sembrava che stesse bene»
«Pare che abbia avuto un calo improvviso» Waliyha abbassò lo sguardo e il suo tono di voce si fece più cupo. 
Feci un sospiro e poggiai una mano sulla sua spalla, cercando di confortarla.
«Vado a farmi una doccia, ti dispiace?» chiese.
«No, fa pure» alzai le spalle, «intanto io sistemo le mie cose»
«Va bene, siamo sole in casa» continuò, «gli altri torneranno fra poco»
Annuii silenziosamente e iniziai a rovistare nella mia borsa, finché sentii il campanello di casa suonare.
Mi guardai intorno, Waliyha era sotto la doccia, così corsi ad aprire.
Probabilmente era Zayn che tornava dall’ospedale, invece rimasi pietrificata nel trovare una persona che non vedevo da parecchio tempo. E che, onestamente, avrei preferito non rivedere.
«Jess?» Ashley era di fronte a me, ed era sorpresa di vedermi tanto quanto me.
«Ciao» mormorai confusa, «che ci fai qui?»
«Stavo cercando Zayn, non risponde al telefono» accennò un sorrisetto.
«E’ in ospedale, perché lo chiami al telefono?» cercai di non esplodere in una delle mie scenate isteriche.
«Ma come, non te lo ha detto?» alzò un sopracciglio.
«Detto cosa?» mi stavo già innervosendo.
«Lo sto aiutando a cercare un lavoretto» disse, «una cosa semplice, niente di impegnativo»
«Beh, è molto carino da parte tua, ma posso pensarci io» borbottai frettolosamente.
Prima che le chiudessi la porta in faccia, Ashley mi bloccò.
«Sono contenta che siete tornati insieme» mise le braccia conserte, «siete proprio una bella coppia»
«Sta’ alla larga da Zayn» alzai gli occhi al cielo.
«Sei sempre così scontrosa?» sbuffò.
«So che lo hai baciato, quando ci eravamo lasciati» sbottai avvicinandomi a lei.
«E’ stato un momento di debolezza, devi perdonarmi» sorrise in tono di sfida, «puoi stare tranquilla, Zayn appartiene al passato, siamo solo amici.»
«Lo spero per te» sibilai, «altrimenti saresti tu a finire in ospedale»
Ashley scoppiò in una grossa risata dopodiché mi fece un occhiolino, «sei aggressiva, a Zayn piacciono tutte dello stesso genere, a quanto pare.»
Feci un lungo sospiro e dopo che lei fosse andata via sbattei violentemente la porta.
«Ehi, chi era?» chiese Waliyha, spuntando fuori dal bagno con addosso un asciugamano.
«La simpatica ex del mio ragazzo» feci una smorfia, sprofondando sul letto.

«Jess!» come al solito la vocina dolce di Safaa mi fece sorridere.
Era passata circa un’ora da quando ero arrivata, e vidi Safaa, Zayn, Doniya e gli zii rientrare in casa.
«Ormai ci vediamo più spesso, eh?» le scompigliai i capelli, per poi abbracciarla.
Sorrise anche lei, poi salutai Doniya ed infine anche i suoi zii.
«Ehi, ci sono anch’io» borbottò Zayn tirandomi a sé, «il motivo per cui sei qui, ricordi?»
«Stavo salutando i tuoi familiari, sta’ calmo» sorrisi abbracciandolo.
«Io sono più importante» brontolò, avvolgendomi tra le sue braccia.
Accennai un sorriso mentre gli altri ridacchiavano fra loro e commentavano la nostra sdolcinatezza. Però io non ero del tutto serena dopo l’incontro con Ashley, così trascinai Zayn in camera sua così che potessimo starcene un po’ da soli.
«Dove sei stato questa mattina?» gli chiesi, mentre ce ne stavamo un po’ accoccolati sul suo letto.
«In ospedale, anche se non possiamo neanche vederla» rispose, «la devono operare tra qualche giorno e io non so come farò»
«Andrà tutto bene» gli accarezzai dolcemente il viso, mentre le sue braccia mi tenevano ben stretta a lui.
«Mia madre non è in ospedale per un’influenza, ok?» sospirò, «è malata, quindi non andrà tutto bene»
«Ci sono passata anch’io, Zayn» risposi, «perdere la speranza non serve a niente, voglio solo che tu stia bene»
«Solo tu puoi farmi stare bene, in questo momento» sussurrò, posando lo sguardo sul mio.
Mi accarezzò i capelli, per poi avvicinarsi e stamparmi un bacio sull’angolo delle labbra.
Tenne fermo il mio viso tra le mani e continuò a baciarmi, stendendosi sopra di me.
Sentivo il suo respiro caldo sulla mia pelle e dopo un po’ girai la testa dall’altra parte, staccandomi da lui.
Zayn rimase qualche secondo a fissarmi in silenzio, «che hai?»
«Prima, mentre eri in ospedale, Ashley è passata qui» mormorai, guardando altrove.
«Qui?» sbarrò gli occhi, «a casa?»
«Sì» annuii, «e mi ha detto che ti sta aiutando a cercare un lavoretto, o qualcosa del genere»
Fece un sospiro e si passò una mano tra i capelli, pronto per darmi una spiegazione.
«L’ho incontrata qualche giorno fa» disse, «e abbiamo parlato un po’, niente di che»
«E cos’è questa storia del lavoro?» chiesi, «non mi avevi detto che ne stessi cercando uno»
«Lo avrei fatto» ribatté, «è da poco che ci penso, la mia famiglia ha un po’ di problemi economici ed è giusto che io dia una mano»
«Perché non me lo hai detto subito?» feci una smorfia, «avrei potuto aiutarti io, invece ti sei rivolto alla tua ex ragazza»
«L’ho incontrata e per sbaglio siamo capitati nel discorso» sbuffò, «lei ha detto che conosce un amico che cerca qualcuno che lavori nel suo pub, e così..»
«Andrai a lavorare in un pub? In discoteca, sul serio?» balbettai, alzandomi dal letto.
«Non lo so» si inumidì le labbra, «devo ancora incontrare questo tizio, è per questo che Ashley mi cercava, dobbiamo metterci d’accordo»
«Sinceramente non mi piace molto l’idea che tu lavori in una discoteca» iniziai a mordermi le unghie, «specialmente se il proprietario è amico di quella lì»
«So già come la pensi, Jess» borbottò infilando le mani in tasca, «comunque non ho ancora accettato, però questo lavoro mi serve, ne ho bisogno»
«Lo so, ma..» feci una pausa, «le discoteche non hanno un bello effetto su di te, quando bevi diventi un’altra persona e questa cosa non mi piace»
«Sta’ tranquilla, non andrò di certo ad ubriacarmi mentre lavoro» ridacchiò, «dovrei fare il dj o qualcosa del genere, e poi la musica è proprio ciò che mi piace di più, lo sai»
«Sì, lo so» annuii e lasciai che lui mi si avvicinasse ancora.
Prese la mia mano e la strinse alla sua, mentre con l’altra spostava una ciocca di capelli che mi copriva il viso.
Rabbrividii e incrociai il suo sguardo per qualche secondo.
«Vuoi che non accetti quel lavoro?» chiese con voce tremolante.
«Non ti chiederei mai una cosa del genere» risposi, «so che è importante per te e per la tua famiglia»
«Ah, quanto ti amo» sorrise, prese il mio viso tra le mani e mi zittì con un bacio.
Poi un altro e un altro ancora.
Non ero ancora del tutto convinta, ma non avevo voglia di discutere, così mi lasciai andare e continuai a baciarlo. 

«Ciao Jess» Safaa sorrise quando, mezzora dopo, mi sedetti sul divano accanto a lei.
«Ehi tesoro» sorrisi, «come stai?»
«Sto bene» rispose, «anche se mi sento un po’ sola, sono usciti tutti»
«Dove sono andati?» chiesi, guardandomi intorno. La casa era vuota.
«In ospedale, credo» sbuffò, «sono stufa di questa situazione»
La guardai attentamente e mi fece un’immensa tenerezza.
«Passerà tutto, vedrai» sussurrai abbracciandola, «le cose torneranno alla normalità e tua madre tornerà a casa come una volta»
«Lo spero, mi manca tanto» disse, «e se invece le cose finissero male? Se lei andasse in cielo?»
Spalancai leggermente la bocca e sentii un nodo allo stomaco.
«Non dirlo neanche» balbettai, con un filo di voce.
Annuì e poi abbassò lo sguardo.
«Dov’è Zayn?» chiese.
«Sta dormendo» sorrisi, «si è addormentato in pieno pomeriggio proprio come un bimbo»
Ridacchiò anche lei e poi accese la tv, immergendosi in qualche cartone animato.
«Senti, Safaa..» balbettai ad un tratto richiamando la sua attenzione.
«Sì?» chiese, voltandosi verso di me.
«Tu la conoscevi Ashley?» 
«L’ex fidanzata di Zayn?» domandò, «sì, purtroppo sì»
Mi lasciai scappare un sorriso, «perché purtroppo?»
«Perché non mi piaceva» sbuffò, «neanche a mia madre stava simpatica»
«E a Zayn piaceva molto, vero?» chiesi, mentre la gelosia mi divorava.
«Penso di sì» rispose, «però tu gli piaci di più, si vede»
«Davvero?» accennai un sorriso, «da cosa si vede?»
«Dal modo in cui ti guarda, dal fatto che è contento ogni volta che vieni qui» spiegò, «quando stava con Ashley non voleva passare molto tempo con lei dentro casa nostra»
«Come mai?» aggrottai la fronte.
«Ehi voi due» brontolò una voce dietro di noi, «si può sapere che state tramando?»
Sorrisi nel vedere Zayn camminare verso di noi ancora assonnato, poi mi fece sedere sulle sue gambe.
«Stavamo scambiando due chiacchiere» feci un occhiolino a Safaa.
«E di cosa stavate parlando?» chiese lui, sbadigliando e strofinandosi gli occhi.
«Cose di ragazze» rispose la piccola, per poi sgattaiolare in camera sua.
Sorrisi e Zayn borbottò qualcosa tra sé e sé.
«Peccato, perché io avevo in mente di farti una sorpresa questa sera..» mormorò Zayn a bassa voce, poggiando le labbra sul mio collo e facendomi rabbrividire.
«Che genere di sorpresa?» gli chiesi, entusiasta.
«Mi dispiace, ma ormai non te lo dico» fece un sorrisetto compiaciuto.
«Dimmelo» sbuffai.
«No, a meno che tu non mi dici di cosa stavi parlando con la mia sorellina» borbottò, ma lo zittii iniziando a muovermi in modo provocante sulle sue gambe. Iniziai a strusciarmi contro di lui facendolo improvvisamente stare zitto. 
«Stronza» boccheggiò e, prendendomi per i fianchi aumentò il ritmo, chiudendo gli occhi e sprofondando la testa sul cuscino.
«Zayn..è..è tardi, fermati» balbettai in estasi. Era bravo a ribaltare la situazione portando sé stesso al comando, e non potei fare a meno di lanciare dei gemiti di piacere. 
«Te la sei cercata» balbettò, ansimando. Si muoveva lentamente sotto di me, sentivo la sua erezione premere da sotto i pantaloni. Continuò a farmi impazzire ancora per un po’ dopodiché sussurrò qualcosa contro il mio orecchio, «corri a prepararti, stasera ti porto a cena fuori»
Balzai in piedi dal divano e lo guardai con la bocca semiaperta, «scherzi?»
«No, non scherzo affatto» ridacchiò, sistemandosi i pantaloni della tuta stropicciati.
«Come mai?» chiesi, «di solito quando fai cose del genere, significa che vuoi farti perdonare qualcosa»
«Beh, ci sono tante cose che dovrei farmi perdonare» sussurrò, posando le mani sui miei fianchi.
«Per esempio?» chiesi, confusa.
«Il fatto che tu debba fare due ore di macchina ogni weekend, per esempio» mormorò, abbassando lo sguardo.
«La distanza non è mai stata un problema per me, lo sai» sospirai.
«Lo so, ma..» fece una piccola pausa, «non è facile avere una relazione in questo modo eppure tu.. tu l’affronti con così tanta facilità che mi sorprende ogni volta»
Arrossii e gli scompigliai leggermente i capelli.
«Molte altre ragazze sarebbero scappate al tuo posto» continuò, «invece tu sei ancora qui, nonostante la mia vita sia così incasinata..»
«Anche io sono fin troppo incasinata» sorrisi timidamente.
«Ti amo, non smetterò mai di ripeterlo.»

«Sto bene così?» chiesi qualche ora dopo, davanti allo specchio della stanza di Zayn.
«Sei bellissima» rispose, posizionandosi dietro di me e avvolgendomi con le sue braccia.
Mi voltai e sorrisi, prendendo il suo viso tra le mani e schioccandogli un bacio sulle labbra.

«Anche se questo vestito è un po' troppo scollato per i miei gusti» protestò.
«Non mi guarderà nessuno, fidati» sorrisi.
«Questo lo pensi tu» ribatté, facendo il broncio.
«Dai, non ti piace il vestito?» chiesi, osservandomi attentamente alla ricerca di qualcosa che non andasse.
«No, tutto il contrario, lo amo» rispose, «ma non quando ci sono altre persone che possono guardarti le tette, ok? Quella è una visione che solo Zayn Malik può permettersi.»
«Quanto sei stupido» scoppiai a ridere, dandogli una leggera pacca sul braccio.
Afferrai la mia borsa, pronta per uscire, poi mi voltai nuovamente verso di lui assicurandomi che fosse pronto.
«Tu piuttosto» replicai, «sei bellissimo» aggiunsi, sistemandogli il colletto della camicia.
«Mi hai praticamente costretto a vestirmi come un pinguino» brontolò.
«Ssh, sei perfetto» sussurrai a pochi centimetri dalle sue labbra.
Zayn spezzò quella lieve distanza con un altro bacio dopodiché sorrise, mi prese per mano, ed uscimmo di casa salutando gli altri.

«Zayn, non dovevi..» sussurrai incantata, entrando nel ristorante dove mi aveva portata.
«Sì invece» insistette, «tu fai così tanto per me, ed è ora che io ti dia le attenzioni che meriti» 
Mi fermai di colpo e lo guardai per qualche istante. Sorrisi con le farfalle nello stomaco, strinsi più forte la sua mano e ci sedemmo in un tavolo. L'atmosfera era bellissima, con varie candele che rendevano il tutto ancora più romantico.
Sapevo bene che Zayn lo stava facendo per me, anche perché questo non era il suo genere di cose. 
«Diciamo che sai come farti perdonare» commentai, guardandomi intorno. Sembrava di essere in una reggia.
«Lo sai che faccio le cose con una certa classe» ridacchiò, tutto fiero di sé.
«Grazie» allungai la mano sul tavolo per afferrare di nuovo la sua, «davvero, grazie»
Sorrise e mi baciò la mano, «non devi ringraziarmi»
«Che gentiluomo» ridacchiai, tirando indietro la mano e iniziando a mangiare qualcosa.
«Ovviamente» alzò un sopracciglio, sistemandosi la cravatta.
Scoppiai a ridere, «sei tremendamente sexy, lo sai?»
«Sì, so anche questo» annuì, divertito.
«Modesto come sempre» feci una smorfia.
«Anche tu sei sexy, piccola» ribatté, bagnandosi le labbra.
Arrossii leggermente e alzai gli occhi al cielo.
«Sarei favorevole ad accompagnarti un attimo in bagno» sussurrò, «e, per quanto mi piaccia quel vestitino, non esiterei a togliertelo» 
«Zayn!» esclamai, trattenendo le risate e facendogli segno di abbassare la voce.
Fece un’espressione innocente e ridacchiò tra sé e sé, finché la suoneria del suo cellulare ci interruppe.
Sbuffai, «chi ti chiama?»
«Non ne ho id..» borbottò tirando fuori il telefono dalla tasca, ma si interruppe leggendo il nome sullo schermo.
«Chi è?» ripetei.
«Ashley» disse tutto d’un fiato, guardandomi con aria preoccupata, come se temesse una mia brusca reazione.
«Si può sapere cosa vuole?» sospirai, infastidita.
«Probabilmente vuole parlarmi del tizio della discoteca, quello del lavoro» continuò.
Mi ero dimenticata per un attimo che Zayn sarebbe andato a lavorare come dj.
«Va bene, cosa vuoi che ti dica» alzai le spalle, «se è proprio necessario, rispondi»
Lui mi lanciò un’ultima occhiata, e alla fine rispose.

«Cosa voleva?» chiesi con voce tremolante, non appena riagganciò il telefono.
Zayn ripose il telefono in tasca e dopo avermi fissata intensamente per qualche secondo, si decise a parlare.
«Mi ha chiesto se sono libero, questa sera» disse, «il proprietario del locale vorrebbe incontrarmi, e lei mi accompagnerebbe lì»
«E tu cosa le hai detto?» chiesi, anche se in fondo conoscevo la risposta.
«Le ho detto che va bene» balbettò, tentando di afferrarmi la mano.
Alzai gli occhi al cielo e scossi la testa, «per fortuna che questa doveva essere la nostra serata.»
«Mi dispiace» sussurrò, «ma lo sai che questo lavoro è importante per me, ne ho bisogno»
«Non lo capisci?» sbottai, «quella stronza sta facendo tutto il possibile per averti con sé»
«Mi sta solo aiutando a trovare un lavoro» borbottò, «non essere paranoica, dai»
«Tu come reagiresti se il mio ex ragazzo mi chiamasse al telefono continuamente e mi portasse in una discoteca, eh?» mi alzai dalla sedia, frustrata.
«Dove stai andando adesso?» fece una smorfia, guardandosi intorno.
«In bagno» risposi, «e non provare a seguirmi»
Zayn farfugliò qualcosa tra sé e sé e io sgattaiolai in bagno per stare un po’ da sola.

Per il resto della cena non ci rivolgemmo parola, o meglio, lui provò a farmi parlare ma io rispondevo a monosillabi.
Uscimmo dal ristorante dopo circa venti minuti e poi entrammo nella sua macchina, ancora ferma nel parcheggio.
«Hai intenzione di non parlarmi ancora per molto?» sbuffò, spezzando il silenzio.
Mi voltai verso di lui e abbassai lo sguardo, «non volevo che finisse così, questa serata..»
«Non è finita» replicò, portando la mano sopra la mia.
«Mi dispiace di essermela presa tanto» mormorai senza incrociare i suoi occhi, «ma sono terribilmente insicura quando si tratta di altre ragazze e, soprattutto, di Ashley»
«Non hai motivo di esserlo» sussurrò avvicinandosi al mio viso, «sei tu quella che voglio»
Sentii un brivido percorrermi la schiena e mi voltai per guardarlo negli occhi, «dopo tutto quello che abbiamo passato, ho paura che qualcosa riesca a farci separare»
«Non succederà, se noi non glielo permettiamo» rispose.
«Ashley ci sta provando in tutti i modi» mormorai.
«A me non importa niente di lei, come devo dirtelo?» sospirò, «sì, è vero, un tempo provavo qualcosa per lei ma adesso è finita del tutto»
Accennai un lieve sorriso e lasciai finalmente che stringesse la mia mano.
«Scusa se ho rovinato la cena, tu sei stato così carino ad organizzare tutto questo ed io..» balbettai, portandomi una mano tra i capelli.
«Non importa» mi accarezzò il viso, «l’importante è che adesso stai tranquilla, andremo insieme in quel fottuto pub a parlare con quel fottuto proprietario ed Ashley, va bene?»
Ridacchiai per le sue parole e annuii, «sì, va bene, mi fido di te»
Accennò un sorriso e si avvicinò ancora di più per premere le labbra sulle mie.
«Quando dobbiamo andare da..» feci una piccola pausa, «quella
Sorrise per il tono di disprezzo con cui avevo pronunciato l’ultima parola, «verso le nove e mezza» guardò l’orologio, «questo significa che abbiamo ancora un po’ di tempo per noi..»
Sentii la sua mano scivolare sulle mie gambe e alzai gli occhi al cielo ridendo, sapevo bene dove voleva arrivare, «non cambi mai, Malik»
«Non è colpa mia» brontolò, «questo vestitino mi distrae, te l’ho detto»
Sorrisi e lo zittii con un bacio, mentre lui mi slacciò velocemente la cintura dell'auto.
Mi sollevò e mi fece sedere su di lui, stringendo i miei capelli in una mano e avvicinandomi a lui con prepotenza.
Mi piaceva da impazzire quando faceva così.
Mi voltai un attimo a controllare che non ci stesse guardando nessuno e, per nostra fortuna, il parcheggio era vuoto e buio. Nemmeno un lampione che illuminava la strada deserta.
La sua mano calda sul mio viso mi fece rigirare verso di lui e premette con forza le labbra sulle mie.
Incrociai le braccia dietro il suo collo e alzai la testa all’indietro mentre lui mi lasciava una serie di baci sul collo.
Portò una mano sui miei capelli e iniziò ad accarezzarli, baciandomi ancora, questa volta con più dolcezza.
Ecco, mi piaceva da impazzire anche quando faceva così.
La verità era che lui mi piaceva da impazzire, sempre.

«Ti voglio così tanto..» sussurrò, con le labbra ancora poggiate sul mio collo, prima di iniziare a succhiare la pelle.
Rabbrividii per quel contatto, percependo un calore sempre più forte tra le gambe, un bruciore intenso e il desiderio di lui.
Per quanto mi sforzassi di resistergli, di mantenere la calma, Zayn aveva questo effetto su di me. Riusciva a mandarmi in un'altra dimensione con una semplice carezza, e il fatto che avesse questo enorme potere su di me mi eccitava e spaventava allo stesso tempo. Un altro brivido mi travolse quando lo sentii le sue mani scendere sulle mie cosce, divaricandole per fare in modo che fossi meglio seduta sopra di lui, per poi sollevare leggermente la gonna del vestito e scoprire le mie mutandine ai suoi occhi.
Mi guardò negli occhi e sorrise a quella visuale, non prima di essersi bagnato le labbra. Mi desiderava anche lui, tanto quanto io lo desideravo, e non c'era cosa più bella che sentirmi apprezzata dal mio ragazzo. Zayn riusciva a farmi sentire bella, e sexy.

Per questo motivo, perdendo completamente la ragione, cominciai a strusciarmi sulla sua erezione già evidente dai pantaloni.
Zayn inarcò la schiena e buttò la testa all'indietro, contro il sendile, portando le mani sui miei fianchi e assecondando i miei movimenti. Si mordeva il labbro e faceva di tutto per non gemere, ma era palese che provasse un enorme piacere.

«Sei così bella» ringhiò, stringendo possessivamente una mano sulla mia coscia destra, e l'altra dietro la mia schiena.
«E se ci vede qualcuno?» balbettai all'improvviso, tornando in me, mentre lui si sfilava la cintura dei pantaloni.
Zayn mi rivolse un sorrisetto beffardo, «è tutto buio, piccola. Siamo in auto, non ci vedrà nessuno.»
Un luccichio d'eccitazione gli brillava negli occhi e questo mi convinse a lasciarmi andare. Non era da me comportarmi in questo modo, non era da me voler rischiare così tanto; ma amavo Zayn anche per questo. Mi faceva scoprire tratti di me stessa che mai nella vita avrei pensato di conoscere, che nessun altro era mai stato in grado di tirar fuori. Lui era l'unico, sempre e per sempre.
Mi sollevò in fretta le gambe per togliermi di dosso gli slip, pur lasciando sopra il vestito, e mi accomodai di nuovo sopra di lui.
Zayn mi baciò per l'ennesima volta e mi guardò negli occhi; «ma guardati. Sono così fottutamente fortunato ad averti.»
«Ti amo» soffiai contro le sue labbra prima di baciarle di nuovo, e ansimai quando percepii un'improvvisa sensazione di pienezza. Zayn mi aveva appena separato le gambe e si era fatto spazio con la sua erezione, riempendomi con una sola spinta.
Gemette anche lui e mi morse il labbro per zittirmi, incitandomi poi a saltare su e giù per rispondere alle sue spinte profonde.
Ci muovevamo in sincronia, e Zayn non mi staccava gli occhi di dosso neanche un secondo. Gli piaceva guardarmi mentre lottavo per tenere gli occhi aperti a causa del troppo piacere, e a me piaceva guardare il punto in cui i nostri corpi si connettevano.
Si avvicinò al mio viso e mi baciò ancora, per poi ammirare il mio viso arrossato mentre lui si muoveva fuori e dentro me.



«Dio, guarda cosa mi hai fatto» borbottai con lo specchietto in mano, mentre scendevo dalla sua macchina e ci dirigevamo insieme verso il locale dove Ashley ci stava aspettando. Sistemai i capelli in disordine, e il vestito piuttosto spiegazzato.
«Ops» ridacchiò lui indicando la macchia rossa sul mio collo, «non sono riuscito a controllarmi»
«L'ho notato» alzai gli occhi al cielo, coprendomi il succhiotto con la mano.
Zayn sorrise e, dopo aver sistemato la sua giacca, mi prese per mano chiudendo lo sportello dell’auto, «dai, non fare tanto la schizzinosa. Non lo sembravi mentre ti scopavo sul sedile della mia auto.»
Spalancai la bocca e gli diedi un leggero colpo sul braccio, zittendolo ed entrando finalmente in quel pub.
Fui colpita immediatamente dalla musica assordante e dalla tremenda puzza di alcool che infestava la stanza. 
«Si muore di caldo» mi lamentai.
Zayn si inumidì le labbra guardandosi intorno, «tra poco arriveranno»
«Ci hanno rovinato la serata, e sono anche in ritardo?» feci una smorfia, mettendo le mani sui fianchi. 
«Fai la brava e cerca di essere simpatica, ok?» si raccomandò.
«Io sono simpatica» lo corressi.
«Non con la mia ex ragazza, o sbaglio?» ridacchiò, «cerca almeno di non prenderla per i capelli, questo lavoro mi serve»
«Farò del mio meglio, non posso prometterti nulla» sbuffai, lasciando che mi avvolgesse tra le sue braccia ancora una volta. Sorrise e mi stampò un bacio sulla fronte.
«Eccoli lì» disse ad un tratto, indicando Ashley e un tizio più alto in lontananza, «vieni» mi prese per mano e ci incamminammo verso di loro, spingendo tra la folla. Finsi un sorriso cordiale e cercai di non guardare negli occhi quella stronza che – come prevedevo – mi stava squadrando dalla testa ai piedi.
«Sono contenta che sei venuto» sussurrò Ashley, stampando un bacio sulla guancia di Zayn.
Alzai gli occhi al cielo e cercai di trattenermi, stringendo più forte la mano del mio ragazzo.
«Oh ciao Jess, non sapevo che saresti venuta anche tu» finse un sorriso, rivolgendosi a me.
«Sono a Bradford per qualche giorno» risposi.
«Sì lo so, ci siamo viste prima» sorrise di nuovo, «ricordi?»
«Sì, ricordo benissimo» sibilai, senza neanche guardarla in faccia.
Zayn si voltò verso di me e mi strinse più a sé, come se volesse tranquillizzarmi.
«Tu sei Zayn, giusto?» fece il signore che era al fianco di Ashley, probabilmente il proprietario del locale.
«Sì, sono io» rispose. Sembrava teso, e così cercai di fare lo stesso con lui, rassicurandolo e accarezzandogli dolcemente la schiena.
«Seguimi nella mia stanza, così ne parliamo con calma» continuò l’uomo.
Zayn annuì poi si voltò verso di me, «torno fra poco, fa la brava» sussurrò a bassa voce nel mio orecchio.
Annuii, notando lo sguardo di Ashley posato su di noi.
Lui mi schioccò un veloce bacio sulle labbra per poi sparire tra la folla, lasciandomi sola con quella vipera.

 



***




alla prossima, un bacio! x
-marty.


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Capitolo 43
*** Trust. ***


43°


 

I minuti passavano in fretta, e dopo mezzora ero ancora fuori dal locale ad aspettare che Zayn tornasse.
Faceva piuttosto freddo, e la presenza di Ashley non rendeva l’atmosfera più piacevole. 
Come se non bastasse, ad un tratto decise di spezzare il silenzio e iniziare una conversazione. 
«Sei contenta che Zayn verrà a lavorare qui?» chiese, con aria di sfida nel tono di voce. 
«Lui ha bisogno di questo lavoro, e a me interessa solo che lui stia bene» risposi.
«Come sei dolce» sorrise, «siete davvero una bella coppia»
Ignorai la sua provocazione e portai lo sguardo altrove.
«Spero davvero per te che non vada a finire come è successo con me» sospirò.
«Fino a prova contraria sei stata tu a lasciarlo, o sbaglio?» sbottai.
Non ne potevo più di sentirla parlare della sua storia con Zayn.
Il solo pensiero di loro due – insieme – mi faceva andare fuori di testa.
«Sì, è vero» annuì, «ma sono successe tante cose prima, che probabilmente non sai»
«E neanche mi interessano, sinceramente» alzai gli occhi al cielo.
«Voglio solo assicurarmi che non succederà la stessa cosa a te» sussurrò.
«Succedermi cosa?» aggrottai la fronte.
«Devi sapere che io e Zayn siamo stati insieme per più di un anno..» disse.
Misi le braccia conserte e tentai di controllarmi.
«E nei primi mesi della nostra relazione, scoprii che Zayn mi aveva tradita» mormorò.
Il suo tono di voce si fece più dolce, quasi tremolante, nel ricordare quei fatti.
Sbarrai di colpo gli occhi e li portai su di lei, che era di fronte a me a strofinarsi le mani.
«Perché mi stai dicendo questo?» chiesi, perplessa e ancora un po’ scombussolata per quello che mi aveva appena detto.
Zayn non me ne aveva mai parlato.
«Per farti rendere conto che non sono una persona cattiva» replicò, «nonostante tutto perdonai Zayn e restammo insieme a lungo, poi però le nostre strade si divisero..»
«Io invece penso che tu me lo stia dicendo solo per farmi avere dubbi su Zayn» scossi la testa.
«Ti sbagli, Jess» ribatté.
«Ma sai una cosa?» alzai le braccia in aria, «io lo conosco bene, mi fido di lui, e so che non mi farebbe mai una cosa del genere»
Lei stava per rispondermi, ma proprio in quel momento vidi Zayn piombarmi addosso e abbracciarmi da dietro, «indovina?»esclamò stringendomi a sé.
Gli sorrisi lievemente ancora un po’ scossa per la discussione con Ashley e poi ricambiai l’abbraccio.
«Mi hanno preso» esclamò, stampandomi un veloce bacio sulle labbra.
«Sono contenta» mormorai, accarezzandogli il viso.
Zayn aggrottò la fronte e osservò attentamente il mio sguardo, cercando di capire il motivo del mio strano atteggiamento.
Mi voltai leggermente e vidi il proprietario del locale raggiungerci per poi stringere la mano a Zayn.
«Congratulazioni, ci vediamo domani sera» disse.
Zayn annuì, ricambiò la stretta di mano e poi fece un cenno ad Ashley per salutarla.
Io la ignorai completamente e, insieme a lui, mi incamminai verso la macchina.
«Sei stato dentro mezzora, cosa ti ha chiesto?» domandai a Zayn, una volta entrata in auto.
«Mi ha fatto un po’ di domande» alzò le spalle, «sulle mie esperienze, sulla mia vita..»
«Bello» commentai, «e inizi già domani sera?»
«In realtà domani ho la serata di prova, se andrò bene mi confermeranno» spiegò.
«Fantastico» finsi entusiasmo.
«Ma che hai?» chiese, «è da un po’ che ti vedo strana.. è successo qualcosa con Ashley?»
«No, no» scossi la testa appoggiando la testa sul sedile, «sono solo un po’ stanca, il viaggio è stato stressante»
«Sei sicura?» insistette, ancora con lo sguardo puntato su di me.
«Sì Zayn, sono sicura» sospirai, «andiamo a casa.»
Continuò a guardarmi per qualche secondo senza dire nulla, ed io non potei fare a meno di sentirmi in colpa per come lo stavo trattando. Era felice per aver trovato finalmente un lavoretto, eppure io ero ancora tormentata da quello che mi aveva detto Ashley. 

La mattina dopo mi ritrovai fra le sue braccia e non c’era risveglio migliore di quello.
La sera prima, però, ci eravamo infilati a letto senza parlare molto e gli avevo a malapena detto ‘buonanotte’.
Zayn dormiva ancora e così rimasi a fissarlo per qualche secondo. Non potei fare a meno di sorridere guardandolo dormire come un bimbo, con la bocca semiaperta, i capelli spettinati, e la barbetta ruvida che gli dava un’aria trasandata.
Per uno strano motivo, però, quello che mi aveva detto Ashley la sera prima mi aveva scombussolata.
Lui aveva davvero tradito la sua ragazza, e fui costretta a chiedermi se sarebbe stato capace di fare una cosa simile anche a me.
Era sempre stato tremendamente difficile per me fidarmi delle persone, tantomeno di un ragazzo.
Ma con Zayn era tutto diverso, con lui.. ero serena. 

«Buongiorno Jess» esclamò la zia di Zayn quando arrivai in cucina per mangiare qualcosa.
«Oh, buongiorno» arrossii portandomi una mano tra i capelli, non mi aspettavo di trovarla lì.
Pensavo di vedere Safaa, o Waliyha.
Per di più indossavo una leggera camicetta da notte e avevo ancora il succhiotto di Zayn sul collo, in bella vista. 
«Zayn dorme ancora, giusto?» sorrise.
«Sì, è un dormiglione» ricambiai il sorriso, sedendomi accanto a lei.
«Le ragazze sono andate in ospedale, torneranno più tardi» spiegò.
«Capito» mormorai, «come sta Trisha? C’è qualche novità?»
«Hanno spostato la data dell’operazione, per il momento sembra che stia bene» disse.
«Quella donna non ha pace» sospirai.
«Ormai ci stiamo preparando tutti all’eventualità che non possa farcela..» balbettò, abbassando lo sguardo.
Spalancai leggermente la bocca, non mi aspettavo una frase del genere.
«Quindi.. l’operazione potrebbe andare male?» domandai con voce spezzata.
«E’ probabile, si tratta di un’operazione difficile e complicata» spiegò, «per questo sono contenta che tu sia qui»
«Cosa c’entro io?» chiesi, confusa.
«Rendi felice Zayn e lo aiuti a distrarlo da tutta questa faccenda» accennò un lieve sorriso, «quando è con te riesce a non pensare a sua madre, in fondo è pur sempre un ragazzo di quasi vent’anni e merita di essere felice, non di passare le giornate chiuso in un ospedale.»
Annuii, «sono d’accordo, io farei di tutto per lui.»
«Lo so, amore» la voce di Zayn alle mie spalle mi fece sussultare.
Mi voltai e lo vidi ridacchiare dietro di me per poi abbracciarmi e stamparmi un bacio sulla fronte.
«Come siete carini» esclamò la zia, guardandoci con occhi a forma di cuore.
Sorrisi imbarazzata e mi sedetti a tavola accanto a lui, per fare colazione.
«Adesso devo proprio scappare» continuò lei, «vi lascio soli, ci vediamo all’ora di pranzo»
La salutammo entrambi con la mano e poi Zayn posò lo sguardo su di me, «di che stavate parlando?»
«Un po’ di te» ammisi, alzando le spalle.
«Questo lo so, ma cosa ti ha detto?» insistette.
«Niente di importante» scossi la testa, «tu, hai dormito bene?»
«Con te al mio fianco sì» sorrise teneramente.
«Quanta dolcezza stamattina..» abbassai lo sguardo.
«Ti è passata la stranezza di ieri sera?» chiese.
«A proposito..» feci una piccola pausa, «dovrei dirti una cosa»
Zayn rimase in silenzio aspettando che parlassi.
«Avevi ragione, ieri ero strana perché Ashley mi ha detto una cosa..» sussurrai.
Lui continuò a non dire nulla, incrociò le braccia e si inumidì le labbra.
«Mi ha raccontato che, dopo pochi mesi che stavate insieme, tu l’hai tradita» dissi tutto d’un fiato, «è la verità?»
Zayn alzò gli occhi al cielo e qualche secondo dopo rispose, «sì, è vero»
«Oh..» fu tutto ciò che riuscii a dire. Una parte di me sperava che non fosse vero.
«Ma onestamente non capisco per quale cazzo di motivo te lo abbia detto» borbottò.
«Preferivi che non lo sapessi?» sbarrai gli occhi.
«Avrei preferito dirtelo io» mi corresse.
«Tu non me lo avresti mai detto» scossi la testa.
«Invece sì, ma sai che non amo parlare di lei» fece una smorfia.
«Comunque questa cosa non cambia niente, avrai avuto i tuoi motivi per farlo e neanche mi riguardano, però ci sono rimasta un po’ male, tutto qui» alzai le spalle.
«Non voglio che pensi strane cose di me» allungò la mano sul tavolo per afferrare la mia, «sei delusa?»
«Non sono delusa Zayn, sono confusa..» mormorai.
«Ero un ragazzino quando mi sono messo con Ashley» spiegò, «un ragazzino con tanta voglia di divertirsi, non ero neanche pronto per una storia seria, lo sai come siamo fatti noi maschi a sedici anni..»
Rimasi in silenzio, lasciando che lui continuasse a stringermi la mano.
«Sai cosa ho combinato in quel periodo, ero continuamente fatto e ubriaco, e una sera è successo, sono stato con un’altra..» confessò, chiudendo gli occhi.
«Basta, davvero, non voglio sapere altro» tolsi la mano dalla sua.
«Non fare così, mi guardi con occhi diversi» sussurrò, «lo vedo dal tuo sguardo»
«Non mi aspettavo una cosa del genere, è vero, ma non sono delusa» risposi.
«Pensi che sarei capace di fare questo anche a te?» sospirò, «è di questo che hai paura?»
«No, non lo penso» scossi la testa, «mi fido di te, sono sicura di quello che abbiamo costruito insieme, e so quello che provi per me.»
«Non sono perfetto, ho commesso tanti errori in passato» portò una mano dietro la nuca, «ma tu fai uscire il lato migliore di me..»
«Tu sei un bravo ragazzo, ok? Il migliore che abbia mai conosciuto» mormorai riportando la mano sulla sua, «devi solo rendertene conto»
Curvò le labbra in un sorriso, poi la suoneria del suo cellulare tuonò per tutta la stanza.
Zayn fece una smorfia, poi tirò fuori il telefono dalla tasca della tuta.
«Chi è?» gli chiesi, impaziente.
«Il proprietario del locale» sussurrò fissando lo schermo, «mi avvisa che devo essere lì per le dieci, stasera»
Alzai gli occhi al cielo e non dissi nulla.
«So che non sei molto entusiasta di questo lavoro..» si mordicchiò il labbro.
«Certo, avrei preferito che facessi qualcos’altro» feci una pausa, «ma so che ne hai bisogno»
Sorrise di nuovo e mi tese una mano per farmi alzare.
La afferrai e lasciai che mi stringesse un po’ tra le sue braccia, «che ne dici? La smettiamo di discutere su cosa succederà e ci concentriamo un po’ sul presente?» propose.
Portai le mani sul suo viso e annuii, schioccandogli un leggero bacio sulle labbra.
«Buona idea» concordai, per poi baciarlo un’altra volta.
Zayn si guardò intorno e fece scivolare le mani lungo i miei fianchi, «sai, siamo soli a casa..»
«Frena gli ormoni, piccolo» lo presi in giro, «tra non molto torneranno tutti»
«Allora dobbiamo sbrigarci» sorrise maliziosamente e poggiò nuovamente le labbra sulle mie.

«Vorrei restare così per sempre..» mormorai a letto più tardi, lasciando che mi stringesse tra le sue braccia.
«A chi lo dici» rispose, stampandomi un bacio sulla fronte.
Sorrisi e tirai su le coperte per avvolgerci meglio.
«Ma non possiamo» sbuffò, per poi alzarsi dal letto.
Feci una smorfia e lo osservai in silenzio mentre iniziava a rivestirsi.
«Merda, sono in ritardo» borbottò guardando l’orologio.
«Sono soltanto le quattro del pomeriggio» protestai, affondando la faccia nel cuscino.
«Devo farmi una doccia e prepararmi per stasera» spiegò, per poi sedersi un attimo accanto a me.
«Hai tanto tempo» insistetti, «resta ancora un po’ a farmi le coccole»
Sorrise e mi accarezzò il viso, «non posso fare tardi, è la serata di prova e non devo sbagliare niente, o posso considerarmi già licenziato» 
«Sono sicura che andrà tutto bene» lo rassicurai, «sarai perfetto»
Senza aggiungere niente si avvicinò e poggiò dolcemente le labbra sulle mie.
«Mi dispiace lasciarti a casa stasera..» sussurrò a pochi millimetri dal mio viso.
«Non preoccuparti» risposi, «mi divertirò a guardare un film con Safaa»
Ridacchiò, «devi amarmi davvero tanto per riuscire a sopportare una cosa del genere»
Scoppiai a ridere e annuii, buttando le braccia attorno al suo collo.
«Allora, che dici?» mormorai nel suo orecchio, «ce l’hai ancora un po’ di tempo per me?»
«Non riesco mai a dirti di no..» sussurrò sfiorando il mio collo con le labbra.
Sorrisi cercando di nascondere i brividi che la sua vicinanza mi provocava.
«Sei così bella» disse tra un bacio e l’altro, «e io sono così fortunato»
«Anche io sono fortunata» replicai, accarezzandogli i capelli.
«Non mi riferivo soltanto alla tua incantevole bellezza» si corresse, «sono fortunato ad avere una ragazza così comprensiva, disponibile, dolce..»
«Quanti complimenti» ridacchiai, «mi fai arrossire, Malik.»
«Hai ragione, forse è meglio se smetto di parlare» sorrise maliziosamente per poi riportare le labbra sulle mie, regalandomi un lungo e tenero bacio.
Ancora una volta, però, il telefono di Zayn iniziò a squillare e ci interruppe.
«Non dirmi che è..» balbettai, sperando con tutto il cuore che non fosse Ashley.
«No» disse fissando lo schermo, «è un messaggio dal dottore di mia madre, gli ho lasciato il mio numero in caso di emergenza»
«E cosa ti ha detto?» chiesi immediatamente.
«Niente, gli avevo chiesto se c’erano novità» alzò le spalle, distratto.
«Non potevi andare in ospedale a trovarla?» 
«No» abbassò lo sguardo, «e non penso che ci tornerò molto presto»
«Che stai dicendo?» aggrottai la fronte, «non vuoi più andare a trovare tua madre?»
«Non ce la faccio, Jess» sospirò, «è troppo dura per me»
Rimasi in silenzio per qualche secondo osservando la sua espressione affranta, «possiamo andarci insieme, se preferisci»sussurrai portando la mano sopra la sua, «non sei solo, ok? io sono qui per te»
Curvò le labbra in un sorriso e strinse più forte la mia mano.
«Adesso vado a farmi una doccia» cambiò discorso, alzandosi dal letto una volta per tutte.
Annuii senza dire nulla e iniziai a rivestirmi.
«Ti unisci a me?» fece un altro sorrisetto beffardo e io non potei fare a meno di scoppiare in una fragorosa risata.
«No, grazie» scossi la testa.
«Non sarebbe eccitante?» si bagnò le labbra, «farlo nella doccia?»
«Zayn!» trattenni una risata e alzai gli occhi al cielo.
Ridacchiò ancora un po’, mi mandò un bacio con la mano poi sparì dietro la porta del bagno.

Uscii dalla stanza di Zayn e notai che la casa era ancora deserta, poi sentii qualche rumore proveniente dalla camera di Waliyha. Bussai alla sua porta e poi la aprii delicatamente, come per chiedere il permesso.
«Ehi» sussurrò, facendomi segno di entrare.
«Non sapevo fossi in casa» dissi, sedendomi accanto a lei.
«Eri impegnata a fare le altro» ridacchiò, facendomi un occhiolino.
Sbarrai gli occhi e poi mi coprii il viso per la vergogna.
«Sta’ tranquilla, vi ho solo beccati mentre dormivate abbracciati» esclamò.
«Oddio, che imbarazzo» balbettai, portandomi una mano tra i capelli.
«Eravate così dolci» sorrise teneramente.
«Ce lo dicono tutti» alzai gli occhi al cielo.
«Perché è la verità» ribatté, «fidati, non so come tu sia riuscita a trasformare Zayn in un ragazzo – tutto carezze e abbracci – ma è sorprendente»
Scoppiai a ridere, «perché – in fondo – lui è un coccolone» 
«Ti brillano gli occhi quando parli di lui» disse.
Spalancai leggermente la bocca e chiusi leggermente gli occhi, «non è vero»
«Sì che è vero» mi prese in giro.
Sorrisi e feci un sospiro, «e dovresti sentire le farfalle che ho nello stomaco ogni volta che mi da un bacio, i brividi ogni volta che lo guardo..»
Rimase in silenzio e mi fissò, come incantata dalle mie parole.
«Pensi sia normale?» chiesi, «provare ancora queste sensazioni dopo tutti questi mesi? Ogni volta che sono con lui mi sento come al nostro ‘primo appuntamento’..»
«Io penso che sia una cosa bellissima» disse, «e si chiama amore»
«Immagino di sì» alzai le spalle, «e non avrei mai pensato di potermi innamorare così..»
«Lo dici come se fosse una cosa brutta» aggrottò la fronte.
«Non è brutta, ma mi spaventa un po’» confessai, «ho paura che prima o poi possa finire..»
«Che vuoi dire?» chiese.
«Voglio dire che mi sento in una specie di favola» spiegai, «finora ho sempre visto Zayn come il ragazzo perfetto, anche se so che non è così, anche lui fa degli errori»
Waliyha non disse nulla, aspettando che continuassi.
«Insomma, ho paura che prima o poi lui possa stancarsi di me, e che questo sogno finisca..» mormorai.
«C’è un motivo per cui pensi questo?» chiese, sospettosa.
Rimasi in silenzio per un po’ e alla fine mi decisi a parlare, «Ashley»
Fece una smorfia, «cosa c’entra lei? Ti ha detto qualcosa?»
«Mi ha raccontato che, una volta, Zayn l’ha tradita» abbassai lo sguardo.
«E quindi hai paura che possa farlo anche a te?» esclamò, sbalordita.
«No, non lo so» scossi la testa, «pensaci, ora che abitiamo distanti potrebbe anche capitare.. io mi fido di lui, ma questa cosa mi ha fatto riflettere»
«Jess, quella stronza te lo ha raccontato proprio per farti venire dei dubbi» borbottò.
«Lo so, ne ho anche parlato con Zayn e lui mi ha detto esattamente ciò che volevo sentirmi dire..»
«Devi stare tranquilla» sussurrò.
«Ci provo, ma poi penso che da stasera lui inizierà a lavorare lì, in quel pub» feci una pausa, «con centinaia di ragazze che ci proveranno con lui e Ashley che gli starà continuamente addosso»
«E’ questo il vero problema, allora» esclamò, «il lavoro?»
«Forse» mi mordicchiai il labbro, «ma lui ne ha bisogno e non posso chiedergli di rinunciare»
«Allora vai anche tu stasera» disse ad un tratto, «anzi, sai che ti dico? Ci andiamo insieme.»
«Ma ho già detto a Zayn che sarei rimasta a casa» balbettai.
«Ci andiamo di nascosto» ridacchiò, «ci intrufoliamo e lo teniamo d’occhio»
Mi portai una mano tra i capelli e pensai un secondo, «non penso sia una buona idea..»
«Invece sì, vedrai che Zayn non combinerà niente e così sarai finalmente tranquilla» sorrise.
Sembrava così convincente. In fondo non avrei fatto niente di male, no?




 
***



salve gente,
innanzitutto volevo scusarmi per l'attesa,
devo dirvi, in tutta onestà, che ho passato un brutto periodo a causa della notizia su Zayn.
ormai, come tutti sapete, ha lasciato la band e il mio cuore da Zayn girl non ha retto.
ovviamente tutto ciò non influirà sulla storia, che continuerò a pubblicare.
volevo anche ringraziarvi per seguirla sempre in tante,
non immaginate quanto mi faccia piacere!

 un bacio e alla prossima :) 

-marty.



 

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Capitolo 44
*** Leaving. ***


44°



 

«Come sto?» esclamò lui, davanti allo specchio dell’ingresso.
«Sei bellissimo» sussurrai, guardandolo attentamente.
Indossava una maglietta nera a maniche corte che metteva in risalto tutti i meravigliosi tatuaggi sul braccio.
I capelli sistemati col gel e il viso liscio per la barba appena tagliata mi facevano impazzire. 
«Il tizio del locale mi ha chiesto un certo tipo di abbigliamento» borbottò, «devo essere adatto al luogo»
«Capisco» misi le braccia conserte. Era da un po’ che non lo vedevo con vestiti ‘stravaganti’ addosso, sembrava quasi il ragazzo spavaldo e cafone che avevo incontrato a scuola la prima volta per lavorare al famoso progetto di scienze.
Sorrise, «allora io scappo, ti chiamo durante la pausa»
«Farai tanto tardi?» chiesi.
«Un po’» si inumidì le labbra, «mi dispiace, non aspettarmi sveglia»
«Domani mattina io devo ripartire per Londra, lo sai» sbuffai.
«Dio, perché i weekend durano così poco?» brontolò.
Alzai le spalle, «buona serata, andrai benissimo, ne sono sicura»
Mi stampò un lungo bacio, «ti amo» e poi uscì di casa chiudendo la porta dietro di sé.
«Ti amo..» balbettai ormai al vuoto. Sentii una mano sulla mia spalle e mi voltai giusto in tempo per vedere Waliyha accanto a me.
«Sei pronta?» chiese, «tra poco entriamo in azione»
Sorrisi debolmente, «non sono più tanto sicura di volerlo fare, voglio fidarmi di Zayn..»
«Dai Jess, neanche ci noterà» insistette, «staremo in un angolo e terremo d’occhio lui e anche la strega» si riferiva ad Ashley. Alzai gli occhi al cielo e alla fine annuii, ormai convinta.

Io e Waliyha uscimmo di casa circa mezzora dopo con la sua macchina, e arrivammo nel giro di pochi minuti di fronte al pub dove Zayn lavorava. La musica assordante proveniente dall’interno si sentiva perfino dal parcheggio.
«Sei pronta?» mi chiese prima di scendere dall’auto, «stiamo per entrare in azione»
«Ti diverti a giocare come se fossimo delle spie?» ridacchiai, esasperata.

«In effetti, sì» confessò soffocando una risata, «beh vogliamo entrare o no?»
Feci un sospiro e poi guardai l’ora sul mio cellulare; erano soltanto le dieci e mezza. 
«Temo di aver cambiato idea» mi morsi nervosamente il labbro.
«Di nuovo?» brontolò, «hai paura che Zayn possa scoprirci e arrabbiarsi?»
«No» balbettai, «ho paura di quello che potrei vedere io, lì dentro..»
«Tesoro, Zayn non ti tradirebbe mai» insistette, «ma è meglio dare un’occhiata, per sicurezza»
Respirai profondamente per qualche secondo poi aprii lo sportello dell’auto, ormai decisa.
Waliyha mi lanciò uno sguardo fiero, poi si avvicinò ed entrammo nel locale cercando di mimetizzarci nella folla.
Mi coprii il viso con i capelli e mi guardai intorno alla ricerca di Zayn.
Il volume della musica mi stava fracassando i timpani, le luci fluorescenti mi davano il mal di testa.
«Questo è uno dei tanti motivi per cui odio le discoteche» borbottai a Waliyha, sedendoci su un divanetto in disparte.
Lei non rispose, continuando a cercare suo fratello con lo sguardo.
Io invece ero distratta da ragazze mezze nude – e bellissime - che ballavano al centro della pista.
«E questo invece è il motivo principale per cui non volevo che Zayn lavorasse qui» sospirai.
«Ascolta, Jess» sbuffò ad un tratto, «sei troppo paranoica, non hai nulla da invidiare a quelle lì»
Rimasi in silenzio e mi lasciai rassicurare da lei. Ma ad un tratto lo vidi. Zayn era lì, alla console del dj che faceva strane mosse, rideva e si divertiva con la musica. Senza neanche accorgermene iniziai a sorridere anch’io con lo sguardo puntato su di lui.
«Possiamo andarcene» dissi, alzandomi improvvisamente.
Waliyha mi guardò con aria interrogativa poi si alzò anche lei, «che è successo?»
«L’ho visto» sussurrai, «sorride, è felice, fa quello che gli piace fare ed è proprio quello che volevo vedere»
«Jess!» una voce alle mie spalle mi fece sussultare. Mi voltai e trovai Ashley di fronte a me.
«Ciao» risposi, guardando altrove. Dovevo ancora capire perché lei era sempre in questo maledetto locale.
O forse lo avevo già capito, ma speravo che non fosse così.
«Non sapevo che saresti venuta anche tu, stasera» esclamò.
«Ebbene, eccomi qua» alzai le spalle poi afferrai la mia borsa, pronta per andare via.
«Zayn sa che sei qui?» chiese, sospettosa.
«No» risposi frettolosamente.
Pochi secondi dopo mi resi conto di aver detto qualcosa che non avrei dovuto dire, e mi maledii mentalmente.
«Voglio fargli una sorpresa» mentii, correggendomi. 
«Capisco» finse un sorriso, «beh, ci vediamo in giro allora»
Feci una smorfia poi lei sparì tra la folla. Guardai Waliyha che mi stava letteralmente fulminando con lo sguardo, «quella ragazza porta solo guai, non dovresti neanche parlarle» mi rimproverò.
«Lo so, che stupida» borbottai a me stessa, lanciando un’ultima occhiata alla console del dj. Ma Zayn era sparito.
«Allora, che facciamo? Andiamo via?» chiese.
«Jess?» un’altra voce alle mie spalle mi fece rabbrividire. Questa volta però era una voce maschile, quella voce che avrei riconosciuto fra mille. Mi voltai lentamente e sorrisi imbarazzata quando mi ritrovai Zayn di fronte.
«Oh, merda» sussurrò Waliyha nel mio orecchio.
«Ehi, amore» feci finta di niente buttando le braccia attorno al suo collo.
Zayn aveva uno sguardo severo e continuò a guardarmi negli occhi come se stesse aspettando una mia spiegazione.
Si allontanò dalla mia presa, «che ci fai qui?»
Mi mordicchiai il labbro inferiore per un po’ e alla fine risposi, «volevo farti una sorpresa»
«E quando avevi intenzione di farmela?» sbuffò, «quanto tempo è che sei qui?»
«Da poco, lo giuro» risposi.
«Perché non me lo hai detto?» protestò, «cosa credi che abbia pensato quando Ashley è venuta a dirmi che ti aveva vista qui?»
Sbarrai gli occhi e dovetti trattenermi dal rincorrere quella stronza e prenderla a schiaffi.
«Vieni un attimo fuori con me, per favore?» chiesi, «qui c’è troppo rumore»
Zayn si inumidì le labbra e senza neanche rispondere, mi trascinò nel parcheggio deserto.
Faceva abbastanza freddo, la strada era deserta e c’era solo qualche lampione ad illuminarla.
«Sai dove dovrei essere in questo momento?» domandò, mettendo le braccia conserte.
«Sì, a lavorare..» mormorai, abbassando lo sguardo.
«Esatto» annuì, «e potrei essere licenziato per questo, è la mia sera di prova»
«Allora torna a lavoro, cosa vuoi che ti dica?» sospirai.
«Voglio sapere perché sei qui» ribatté, «ma devi dirmi la verità»
«Io e Waliyha avevamo voglia di uscire, tutto qui..» balbettai.
«Ho detto che voglio la verità» ringhiò, e il tono di voce si fece più alto.
Feci un sospiro, «credo che in fondo tu lo sappia perché sono qui»
«Non ti fidi di me, ecco perché sei qui» girò lo sguardo per non incrociare il mio, e non potei fare a meno di notare le vene ingrossate sul collo. Gli uscivano fuori ogni volta che era nervoso, o arrabbiato.
«Io mi fido di te, Zayn, però non ero tranquilla a casa» mormorai, mi sentivo davvero stupida.
«Mi hai seguito di nascosto per spiarmi, se questa la chiami fiducia!» sbottò.
Non sapevo più cosa dire, rimasi in silenzio per un po’ mentre lui tirava fuori una sigaretta e, dopo averla accesa, la portò sulle labbra.
«Tu come ti saresti comportato al mio posto?» esclamai ad un tratto, «non sono io quella che lavora in una discoteca piena di bei ragazzi, e con il mio ex che mi sta praticamente addosso»
«Allora è lei il problema? Ashley?» fece una smorfia, «sei ancora confusa per quello che ti ha detto?»
«Il vero problema per me è questo lavoro» confessai, «anzi, forse è meglio se torni dentro, a lavorare..» cambiai discorso, portandomi una mano tra i capelli.
«Tu pensi che io sarei capace di tradirti, come è successo con Ashley tanto tempo fa» scosse la testa, «ecco perché sei qui»
«Io non ho mai detto questo» replicai.
«Ma lo pensi» aprì leggermente la bocca per far uscire un po’ di fumo, «tu non ti fidi di me, e la fiducia è la cosa più importante in una relazione..»
«Cosa vuoi dire con questo?» chiesi con voce tremolante.
Zayn non disse nulla, continuando a far uscire cerchi di fumo dalle labbra, mentre io non smettevo di tremare.
E no, non era per il freddo.
«Malik, che fai qui fuori?» il proprietario del pub ci aveva beccati.
Zayn gettò la sigaretta a terra e la pestò col piede, «arrivo subito» sussurrò senza entusiasmo.
Il tizio lo fulminò con lo sguardo, posò gli occhi su di me e poi tornò dentro.
«Mi dispiace di averti fatto sgridare» sussurrai.
«Dovrebbe dispiacerti per qualcos’altro» scosse la testa, sembrava deluso.
«Mi dispiace per tutto quanto» mi corressi.
Lui sospirò, «adesso devo andare.»
«Io torno a casa, ci vediamo dopo?» chiesi, avvicinandomi e cercando di scacciare la tensione.
«Farò tardi» rispose, freddo come non mai.
«Ok» balbettai, morivo dalla voglia di abbracciarlo ma non era il caso.
Rimase a guardarmi in silenzio per un po’, poi tornò dentro.
Mi veniva da piangere, ma non lo feci.
Non buttai fuori nemmeno una lacrima, stavo cercando di migliorare, di imparare ad essere più forte.
«Ehi, com’è andata?» esclamò Waliyha correndomi incontro.
«Secondo te?» alzai gli occhi al cielo, «è incazzato»
«Mi dispiace tanto, mi sento così in colpa» brontolò.
«Non è colpa tua» la tranquillizzai, «la colpa è solo mia e della mia stupida insicurezza»
«Gli passerà presto, lo sai com’è fatto Zayn..» poggiò un braccio attorno alla mia spalla e ci incamminammo verso la macchina.

Tornammo a casa intorno alle undici e mezza, e dormivano già tutti.
Provai a dormire anch’io, ma era dura. Mi sentivo sola in quel letto grande e vuoto senza di lui.
La mattina dopo, però, mi risvegliai tra le sue braccia. Alzai leggermente lo sguardo dopo essermi stiracchiata un po’, e lo vidi dormire accanto a me. Curvai le labbra in un sorriso e poi le posai dolcemente sulla sua fronte.
Era così bello anche mentre dormiva.
Mi alzai cercando di non far rumore e, a malincuore, iniziai a preparare la valigia.
Dovevo ripartire per Londra, nonostante avrei preferito restare a Bradford per sempre.
«Ehi» sussurrò lui alle mie spalle.
Accennai un sorriso e mi voltai verso di lui chiudendo la valigia, «buongiorno»
«Devi già partire?» chiese, quasi scocciato.
«Sì, lo sai che ho il taxi a mezzogiorno..» spiegai.
Borbottò qualcosa tra sé e sé poi affondò la testa nel cuscino.
«Quindi, ci vediamo sabato prossimo..» balbettai, cercando di sembrarne felice.
«Che situazione di merda» protestò, «è assurdo aspettare una settimana per vedere la propria ragazza»
«Che ci posso fare?» chiesi, «tu hai scelto di vivere qui, quindi..»
«Lo sai che l’ho fatto per mia madre» ribatté, «non gettare sempre tutte le colpe su di me»
«Non ti sto dando la colpa di niente, Zayn» sospirai. Era ancora arrabbiato.
«Ci mancherebbe» rispose, «dopo quello che hai fatto tu ieri sera.»
«Ti ho già detto che mi dispiace» insistetti, «quante volte d
ovrò ripetertelo?»
«Non ti fidi minimamente di me, è questa la cosa più grave» si portò una mano sul viso.
Finii di rivestirmi poi mi sedetti accanto a lui, «io ho paura di questo lavoro Zayn, ho paura che possa causare dei problemi fra noi e..»
«Li stai già creando tu» ribatté.
«Io non mi sento tranquilla, va bene?» esclamai, «sto per tornare a Londra e so già che passerò ogni sera in pensiero per te, sapendo che sei in quel locale a chilometri da me..»
«Stai esagerando» disse, «vuoi davvero che rinunci a quel lavoro?»
«Sinceramente sì, lo vorrei» annuii, temendo una sua brusca reazione.
«Ti stai comportando come una stronza egoista» borbottò, evitando i miei occhi.
«Ah, io sarei egoista?» sbottai alzandomi in piedi, «dopo tutto quello che ho fatto per te in questi mesi, dopo tutto quello che ho sopportato, hai anche il coraggio di chiamarmi così!»
«Ho detto che ti stai comportando come se lo fossi, non che lo sei» puntualizzò.
«Fa differenza?» sbuffai, incredula.
«Non ti ho costretta io a sopportare me e i miei problemi, sei stata tu a volere a tutti i costi questa relazione a distanza, io sapevo che sarebbe finita così» sbottò, alzando il tono di voce.
Le sue parole furono più dolorose di coltelli affilati.
«Ho fatto tutto questo perché ti amo, Zayn» balbettai, «ma sembra che tu non lo capisca»
«Però non possiamo andare avanti in questo modo, lo capisci?» scosse la testa. Rabbrividii alle sue parole.
«Vuoi lasciarmi? Di nuovo?» ero sconvolta. Volevo piangere, ma volevo ancora di più lanciare in aria tutto quello che trovavo.
«No» rispose subito, «perché ti amo anche io, ma ho bisogno di quel lavoro, devi fartene una ragione e imparare a fidarti del tuo ragazzo»
«Non riesci proprio a fare questo per me, eh?» chiesi, un ultima volta.
Lui fece una smorfia e poi si morse il labbro, senza rispondere.
«Come pensavo..» gli lanciai un'ultima occhiata sperando che dicesse qualcosa poi afferrai la valigia e uscii dalla sua stanza. Salutai Waliyha, Safaa, Doniya e gli zii poi mi affacciai alla porta di casa.
Aspettai ancora qualche secondo pregando che Zayn uscisse per venire a salutarmi, invece non fece nulla.
Era orgoglioso e testardo, proprio come me. E così salii su quel taxi con un enorme vuoto dentro.




 

***


salve gente,
vi auguro una buona Pasqua in ritardo,
che ve ne pare del capitolo e del gesto di Jess? :)

 un bacio e alla prossima!
-marty.






 

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Capitolo 45
*** Please, don't go. ***


45°



 
Arrivai a Londra decisamente sfinita, e cercai di scacciare Zayn dai miei pensieri, per una volta.
Il giorno seguente, dopo la scuola, tornai a casa e mi sentii completamente vuota.
Lui non si era fatto più sentire dopo che ero ripartita da Bradford, non mi aveva inviato neanche uno stupido messaggio.
E io decisi di aspettare che fosse lui a fare il primo passo; in fondo non era neanche venuto a salutarmi, prima della partenza.
Gli avevo chiesto di rinunciare al suo lavoro, è vero, ma onestamente credevo che sarebbe riuscito a fare questo e altro per me. Evidentemente mi sbagliavo.
«E’ da ieri che ti vedo strana» sussurrò mia madre ad un tratto durante il pranzo, «è successo qualcosa con Zayn?»
Alzai gli occhi al cielo, lei mi conosceva meglio di chiunque altro. Era come se fossi un libro aperto davanti a mia madre.
Annuii silenziosamente continuando a muovere la forchetta sul piatto, senza toccare cibo.
«Ed è tanto grave, questa cosa?» insistette.
«Non lo so» risposi, confusa.
«Ma state ancora insieme, giusto?» chiese.
«Non lo so» ripetei, senza neanche alzare lo sguardo su di lei.
«Cosa significa che non lo sai?» esclamò, sorpresa.
«Il fatto è che» feci una pausa mordendomi il labbro, «nonostante ripeto a me stessa che va tutto bene, in realtà non va tutto bene. Questa relazione a distanza mi sta uccidendo, vorrei che lui fosse qui, vorrei poter andare a trovarlo ogni volta che ne ho voglia come facevo un tempo, e..»
«Ma sua madre sta male, lo sai» ribatté lei.
«Certo, ed è giusto che lui sia lì ad aiutare la sua famiglia» annuii, «però è comunque difficile per me, ancora di più se penso che lavora in un pub ogni sera fino alle tre di notte..»
«Questo non me lo avevi detto» sbarrò gli occhi.
«Il punto è che io faccio di tutto per lui, per stargli dietro» mormorai, «ma lui non fa neanche un passo verso di me»
«Io credo che voi dobbiate parlare» disse, alzando le spalle.
«Come faccio?» alzai le braccia in aria mostrandole il telefono, «non mi chiama, non mi manda messaggi, lui è convinto di avere ragione!»
«Mettete da parte quel maledetto orgoglio» mi consigliò.
«Io l’ho messo da parte tante volte» sbottai alzandomi da tavola, «questa volta tocca a lui»


PUNTO DI VISTA DI ZAYN.

La casa era spenta e silenziosa senza di lei.
Nei weekend, quando Jess arrivava, erano tutti più.. contenti. Io soprattutto, ovviamente.
E adesso che lei non c’era era strano, soprattutto dopo il modo in cui ci eravamo salutati.
Non avrei mai pensato che sarebbe arrivata al punto di spiarmi mentre ero a lavoro.
Non c’era fiducia, lei non si fidava di me, e questo mi faceva terribilmente incazzare. 
Era pieno pomeriggio ed erano tutti in ospedale. Io non avevo più intenzione di andarci, per il momento.
Avevo ricominciato a comportarmi da stronzo insensibile e iniziai e pensare di esserlo diventato davvero.
Presi un posacenere, inforcai i miei occhiali da sole e mi sedetti sul dondolo del giardino sul retro con le gambe incrociate.
Avvicinai la sigaretta alle labbra per accenderla, con un lieve venticello in faccia. Solo in questo modo riuscivo a rilassarmi.
Inspirai lentamente e poi aprii leggermente la bocca per far uscire una nuvoletta di fumo. 
«Ehi, dj Malik» una vocina stridula interruppe i miei pensieri.
Mi voltai leggermente e vidi Ashley salutarmi fuori dal cancello. Merda, non avevo per niente voglia di vederla.
Mi alzai e trascinai i piedi fin da lei e la feci entrare.
«Dj Malik?» accennai un sorriso, facendo uscire altro fumo dalle labbra.
«Bill dice che stai facendo progressi» esclamò riferendosi al proprietario del locale, «ieri sera sei stato grande»
«Mi fa piacere» mormorai senza entusiasmo, continuando ad inspirare.
«Tutto bene, dj Malik?» chiese, osservandomi attentamente.
«Tutto alla grande» risposi ironicamente, per poi fare una smorfia.
«Problemi con la tua ragazza?» domandò.
Non mi andava di parlare di Jess con lei, «le solite cose» 
«Capisco» annuì, posizionandosi in piedi di fronte a me.
Rimasi in silenzio e continuai a immergermi nel fumo.
«Mi fai fare un tiro?» chiese.
Non dissi nulla per un po’ poi mi tirai fuori la sigaretta dalla bocca e gliela passai.
Lei la portò sulle sue labbra, come se volesse ricordare il sapore delle mie.
Cazzo, la situazione si stava facendo imbarazzante e non potei fare a meno di pensare a Jess. Non stavo facendo niente di male, no? Solo quattro chiacchiere con una vecchia ‘amica’. 
«Zayn?» un’altra voce femminile mi vece sussultare.
Era Waliyha, stava rientrando in casa insieme a Safaa e aveva una severa espressione dipinta sul viso.
Ashley fece un passo indietro e mi restituì la sigaretta, quasi come se fosse imbarazzata.
Sapeva bene che le mie sorelle non la sopportavano.
«Beh, allora io vado» fece, «ero solo venuta a dirti che stasera il tuo turno è un’ora dopo, alle undici»
«Va bene, grazie» risposi distrattamente, buttando a terra la sigaretta e pestandola col piede.
«Ci vediamo, dj Malik» sorrise e poi filò via.
Feci una smorfia e poi mi voltai verso Waliyha che mi stava letteralmente fulminando.
«Dj Malik?» ripeté, disgustata.
«Stavamo solo parlando» borbottai.
«Invece di parlare con quella troia, potresti chiamare la tua ragazza che non senti da due giorni» ribatté lei.
«Ti ricordo che c’è una bambina affianco a te» indicai Safaa, «e comunque non devi dirmi tu cosa fare»
«Non mi scandalizzo» sbuffò la piccola, «lo so anch’io che Ashley è una troia»
Waliyha spalancò la bocca e non poté fare a meno di scoppiare a ridere.


PUNTO DI VISTA DI JESS.

Passò un altro giorno, e Zayn continuava a non farsi sentire. Mi stavo innervosendo completamente.
Lui voleva fare quello che voleva, giusto? Ebbene, lo avrei fatto anch’io.
Quando mia madre mi aveva detto che stando con Zayn avevo messo da parte me stessa, non le avevo dato retta.
Ma ora mi ero resa conto che aveva ragione. I miei voti scolastici da quando stavo con lui erano calati, non avevo hobby e neanche amici veri. E la colpa di tutto questo era soltanto mia, mi ero trascurata concentrandomi troppo su questa relazione.
Quella mattina, a scuola, mi iscrissi ad un corso di fotografia e di lettura.
Andai in biblioteca e studiai un po’ insieme a dei compagni di scuola.
«Jess!» sentii Niall chiamarmi nel corridoio.
«Ehilà» gli sorrisi, recuperando alcuni libri dal mio armadietto.
«Non ti ho vista in classe prima» disse.
«Sono un po’ impegnata con dei corsi extra» alzai le spalle.
«Wow, ti stai dando da fare» ridacchiò, «è tornata Jess la secchiona?»
«Assolutamente no» scossi la testa e gli sorrisi di nuovo.
«Sei di buon umore?» chiese, quasi come se fosse sorpreso.
«In realtà no, per niente» risposi, «ma sto cercando di andare avanti e non deprimermi continuamente»
«Così si fa» mi diede una pacca sulla spalla, «ci vediamo dopo?»
Annuii, «a dopo» e poi lui filò via. Stranamente non mi aveva fatto nessuna domanda su Zayn, e lo ringraziai mentalmente per questo. Ero contenta che ora non ci fosse più una lotta fra loro.

Nel pomeriggio cercai di tenere la mente occupata con i compiti, ma era inutile.
Qualsiasi cosa facessi, non riuscivo a smettere di pensare a lui.
E odiavo questa situazione, non era mai successo che io e Zayn non ci sentissimo per tutto quel tempo.
Tranne quando ci eravamo lasciati. Perché quel bastardo mi aveva rubato il cuore? Odiavo il fatto di essere così dipendente da lui.
Come se non bastasse l’occhio mi cadde sulla cornice che avevo poggiato sulla scrivania dove stavo studiando.
C’era stampata la foto che io e Zayn ci eravamo scattati, il giorno che ci siamo messi insieme. Era tutto così bello e semplice, all’epoca. Lui viveva ancora a Londra, in quel piccolo appartamentino in periferia che mi mancava da impazzire.
Era sempre stata la nostra tana, il nostro rifugio, avevo un sacco di ricordi in quell’appartamento. Lì io e Zayn avevamo fatto l’amore per la prima volta, lì passavamo i nostri pomeriggi a ridere e scherzare, e il fatto che ora fosse in vendita mi faceva star male.

La mattina dopo, quando mi svegliai, la prima cosa che feci fu afferrare il telefono dal comodino.
Quando trovai un nuovo messaggio sullo schermo mi si illuminarono gli occhi e il cuore prese a battere più forte.
Lo aprii, ma non era di Zayn. Era Niall che mi chiedeva un’informazione di scuola.
Di scatto lo lanciai a terra e affondai la faccia sul cuscino, scoppiando in un pianto isterico.
Mi mancava il suo ‘buongiorno’ ogni mattina, mi mancava sentire la sua voce roca al telefono ogni sera prima di andare a letto, e soprattutto mi mancava vederlo e stringermi tra le sue braccia.
Dopo la scuola informai mia madre di quello che stavo per fare e così salii su un pullman.
Destinazione: Bradford.

Arrivai due ore dopo e con passo deciso mi avviai verso casa Malik, che ormai sentivo un po’ anche come casa mia. 
«Jess!» strillò Safaa quando mi vide alla porta, «che ci fai qui? È già sabato e non me ne sono accorta?»
Sorrisi e la abbracciai, «no, ma ho alcune cose da chiarire con quell’idiota di tuo fratello»
«Ok, è in camera sua» rispose facendomi entrare. La casa era, come al solito, vuota.
Camminai timidamente verso la stanza di Zayn e poi bussai con tono deciso.
«Safaa, che vuoi?» borbottò lui dall’altra parte della porta.
Senza aggiungere nulla, la aprii e rimasi a guardarlo per qualche secondo.
Lui aveva gli occhi sbarrati e la bocca semiaperta, ovviamente sorpreso di vedermi lì.
«Che.. che ci fai qui?» ebbe un colpetto di tosse. Zayn Malik che balbetta, non capita spesso.
«Indovina? Mi sono ricordata di avere un ragazzo» risposi chiudendo la porta, «ma non posso dire lo stesso di te, sei sparito e non ti sei fatto sentire per quattro giorni!»
«Neanche tu ti sei fatta sentire» ribatté, mettendo le braccia conserte e alzandosi dal letto.
Era senza maglietta e indossava quei pantaloncini da calcetto che tanto adoravo.
Era bellissimo, ma cercai comunque di non distrarmi.
«Perché avrei dovuto?» replicai, «mi hai trattato di merda lo scorso weekend»
«E tu sei venuta a spiarmi mentre lavoravo, te lo ricordi o no?» si avvicinò ancora.
«Ti ho già chiesto scusa per quello» alzai gli occhi al cielo. 
«Mi hai chiesto di rinunciare al lavoro e non l’ho fatto, e tanto per chiarire non posso ancora farlo» sussurrò, «quindi se sei venuta qui per questo..»
«Io sono venuta fin qui solo per vederti» dissi, «e come al solito, sono sempre io a mettere da parte l’orgoglio e tornare da te»
«Anche se non ti ho chiamata, non significa che io non ti abbia pensata in questi giorni»
rispose.
«Non mi interessa, Zayn!» alzai il tono di voce, «io volevo sentirti, avevo bisogno di te, e tu non c’eri»
Si inumidì le labbra e poi fece un altro passo verso di me. Fece scivolare le mani sui miei fianchi e rabbrividii al suo contatto.
«Sono stanco di discutere con te» sussurrò avvicinando il suo viso al mio, «forse dobbiamo soltanto ammettere che siamo due stupidi che non riescono a stare lontani»
Il mio cuore sembrava stesse per esplodere dal petto, sentire il suo respiro caldo sul mio viso mi stava mandando in fibrillazione. Era come se non stessi capendo più niente, poi lui socchiuse gli occhi e sfiorò le mie labbra con le sue.
Ma che diavolo stava succedendo?
Ero arrabbiatissima con lui, ma per qualche assurdo motivo lasciai che mi baciasse mentre mille farfalle invadevano il mio stomaco. Le sue labbra erano una specie di droga per me, così come ogni suo bacio. Fece scivolare la sua lingua all’interno e lo baciai con più passione. Continuammo così per un po’, poi fu come risvegliarsi da un ipnosi.
Portai le mani contro il suo petto nudo e lo allontanai in fretta, «che stai facendo?»
«Che ho fatto?» mostrò un sorrisetto innocente – e maledettamente tenero – da cane bastonato.
«Sto parlando di cose serie, non puoi interrompermi con un bacio» lo rimproverai, confusa.
«Sai come si dice, non c’è niente che un bel bacio non possa guarire» ridacchiò, cercando di sdrammatizzare.
«Forse non ti rendi conto di quello che ti sto dicendo» lo rimproverai.
«Dai, perché vuoi continuare a litigare?» sbuffò, come un bimbo in punizione.
«Perché io, a differenza tua, prendo le cose molto seriamente» ribattei.
«Senti, va a prendere la tua valigia poi ne parliamo con calma» disse, sedendosi a letto.
«Non c’è nessuna valigia» dissi, «non sono qui per restare»
Alzò lo sguardo su di me e mi guardò sorpreso, «che significa questo?»
«Sono venuta soltanto per parlare con te, tra poco torno a Londra» abbassai lo sguardo.
Lui fece una smorfia e si limitò a portarsi le braccia dietro la nuca.
«Questa sera ho un corso di fotografia» confessai, ad un tratto.
«Davvero?» chiese, «e da quando ce l’hai?»
«Da qualche giorno, lo sapresti se mi avessi chiamata» sfeci una smorfia, «sai, ho iniziato a pensare un po’ più a me stessa»
Lui si morse il labbro, sembrava quasi.. triste.
«Oh..» fu tutto ciò che uscì dalla sua bocca.
«Già, oh» ripetei, ancora immobile in mezzo alla stanza.
«Hai altro da dirmi?» fece, adesso invece sembrava scocciato.
«No» scossi la testa, «ho finito»
Si alzò in piedi e mi venne incontro, di nuovo.
«Non mi stai lasciando, vero?» chiese.
«Io voglio solo farti capire che non posso continuare così, se non fosse stato per me, chissà quando ci saremmo rivisti.. tu avresti continuato a non chiamarmi per il tuo stupido orgoglio e io avrei passato altri giorni a star male per te! Ho bisogno che ci aiutiamo reciprocamente Zayn, perché è questo che si fa in una relazione»
«Mi dispiace, sono un coglione..» si portò una mano davanti al viso.
«Sì, lo sei» annuii, «so che anche io ho le mie colpe, proprio per questo ho bisogno di pensare, ed è meglio se stiamo lontani per un po’..»
«E’ già tanto tempo che siamo lontani» sbuffò.
«Non avrei mai pensato di dirlo ma ho davvero bisogno di un po’ di tempo per me stessa» insistetti, «ho trascurato la mia vita per così tanto, e adesso vorrei rimediare..»
«Mi dispiace che tu abbia sacrificato la tua felicità per la mia» sussurrò. Si sentiva tremendamente in colpa, si vedeva.
E mi dispiaceva vederlo così, ma finalmente si era reso conto di quello che provavo.
«I miei sentimenti per te non cambiano» mormorai, accarezzandogli la guancia ruvida e rabbrividii al contatto con la sua – adorabile - barbetta.
«Quindi mi stai chiedendo una specie di pausa di riflessione?» chiese con voce tremolante. Era spaventato.
Non sapevo come rispondere a questa domanda, «adesso devo andare..»
Fece una smorfia, e girò la faccia dall’altra parte. 
Mi avvicinai alla porta e, prima di andarmene, rimasi un altro po’ a guardarlo.
Lui aveva ancora lo sguardo nel vuoto, le vene sul collo ben in vista, e i muscoli del corpo contratti.
Sembrava un cucciolo abbandonato, era triste, lo vedevo. Ma, nonostante una voce dentro me mi diceva di restare con lui e ignorare tutti i suoi sbagli, un’altra mi consigliava di ripartire immediatamente per Londra.
E, stavolta, io ascoltai la seconda.




 
***


buonasera :)
eccomi di nuovo qui,
sempre problemi tra gli Zass,
non odiatemi. :c
cercherò di aggiornare presto,

 un bacio e alla prossima!
-marty.






 

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Capitolo 46
*** Keep hope. ***


46°




PUNTO DI VISTA DI ZAYN.

Dopo che Jess ripartì per Londra mi sentivo più perso che mai.
Mi ero comportato da idiota, avevo sbagliato a non farmi sentire per tutti quei giorni, ma ero divorato dall’orgoglio.
Volevo che lei si scusasse per essere venuta al locale a spiarmi, avrei voluto sentirle dire ‘mi dispiace di non essermi fidata di te’ ma non era successo. Alla fine realizzai che essere orgogliosi non serve a niente, soprattutto in amore.
Il giorno dopo le mandai un semplice messaggio con scritto ‘mi manchi da impazzire’ a cui lei però non rispose.
Mi aveva chiesto un po’ di spazio, giusto? Allora glielo avrei dato. 
«Zayn, ti piace questo disegno?» esclamò Safaa una di quelle sere, correndo nella mia stanza con un foglio bianco in mano.
Mi stavo preparando per la serata al pub, così afferrai distrattamente quel disegno e lo guardai in fretta. Il mio sguardo si posò dritto sul foglio quando notai che aveva disegnato tutta la nostra famiglia, compresa la mamma – perfino papà – e anche Jess. 
Mi irrigidii di colpo, serrando la mascella.
L’aveva disegnata proprio accanto a me, con i suoi adorabili capelli lisci castani e un vestito da principessa.
A questo punto mi scappò un sorriso.
«Credi che a Jess piacerà?» chiese entusiasta, «quando posso regalarglielo?»
«Quando tornerà» risposi infilandomi una maglietta nera, «se tornerà»
Safaa fece una smorfia quando pronunciai l’ultima frase, «che vuoi dire?»
«Niente» le sorrisi dolcemente e le restituii il disegno, «è bellissimo»
«Pensi che non le piacerà il mio disegno?» domandò, preoccupata.
«Lo adorerà, sta’ tranquilla» le scompigliai i capelli, «piuttosto, voglio sapere perché mi hai disegnato con giacca e cravatta»
Lei scoppiò a ridere, «perché sei un principe» spiegò, «e Jess è la tua principessa»

«Ehi amico, che ti prende?» mi rimproverò Bill qualche ora più tardi mentre lavoravo, «stai per addormentarti sulla console?»
«Sto alla grande, non preoccuparti» mi rinfilai le cuffie e cercai di non distrarmi più.
La musica assordante incominciava a darmi alla testa, e anche la stanchezza non mi aiutava.
Prendevo sonno difficilmente, negli ultimi giorni. Dormivo meglio, invece, quando avevo Jess stretta fra le braccia.
O forse stavo soltanto diventando patetico.
«Dj Malik, che cosa ti prende stasera?» squittì Ashley, abbracciandomi da dietro.
Le feci un cenno con la mano per intendere che andava tutto bene, sperando che si staccasse dalla presa.
Continuai a lavorare la console, cambiando musica e alzando il volume continuamente.
Poi arrivò il momento tanto attesa: la pausa. Ne approfittai per uscire nel parcheggio sul retro e tirai fuori un pacchetto di sigarette. Guardai l’ora sul telefono; era quasi mezzanotte. Mi aspettavano altre due ore d’inferno.
Forse Jess aveva ragione quando diceva che questo lavoro non era per me.
«Ehi ragazzaccio» Ashley mi raggiunse e mi sfilò la sigaretta, portandosela sulle sabbra.
Strinsi i pugni e poi infilai le mani in tasca. Fumavo per rilassarmi, ma lei finiva sempre per infastidirmi.
«Ti dispiacerebbe?» sbottai, riprendendo la sigaretta.
Lei spalancò leggermente la bocca, «sei un po’ incazzato, dj Malik?»
Non risposi e mi limitai a far uscire del fumo dalle labbra.
«Ti va di divertirti un po’, allora?» chiese con un sorrisetto sghembo sul viso.
La guardai meglio e capii che non era semplicemente stronza come al solito, era fatta.
Alzai gli occhi al cielo e riportai la concentrazione sulla sigaretta che mi pendeva dalla bocca, poi sentii la mano di Ashley scivolare sui miei jeans. 
«Ma che cazzo?» aggrottai la fronte.
Lei portò la mano in mezzo alle mie gambe e provò a sfilarmi la cinta, ma la allontanai in un gesto – fin troppo – violento. 
«Perché fai il difficile, Zay?» sbuffò trattenendo una risatina, «vedrai che la tua fidanzatina non lo scoprirà mai»
«Torna dentro, non te lo ripeterò un’altra volta» sospirai, cercando di tenerla lontana.
«Scommetto che a letto sei ancora bravo come un tempo» sussurrò nel mio orecchio e, nel frattempo, rideva.
«Sei ubriaca, e fatta» dissi, «chi ti ha fatto prendere quella roba, eh?»
Lei non rispose, continuava a ridere e iniziò a barcollare sui tacchi alti. A quel punto, entrai dentro a cercare Bill, il proprietario. Dovevo parlargli seriamente. Io avevo chiuso con quella roba, faceva parte del mio passato, e volevo completamente starne alla larga. Ora volevo solo riprendermi la mia ragazza.



PUNTO DI VISTA DI JESS.

Erano passati giorni da quando ero stata a Bradford l’ultima volta, e mentirei se dicessi che Zayn non mi mancava affatto.
Anzi, mi mancava da impazzire. Proprio come aveva mi aveva scritto lui in quel messaggio al quale non avevo risposto.
Il motivo per cui non l’avevo fatto? Non lo sapevo neanch’io.
O forse sì; lui era sempre stato sicuro dei miei sentimenti, ero sempre stata io a tornare da lui. Sempre.
E per una volta, volevo sentirmi desiderata. Volevo che lui sentisse la mia mancanza.
«Il tuo progetto di fotografia merita un 9» mi disse la prof, una mattina a scuola.
Sorrisi entusiasta e ammirai con soddisfazione quel 9 scritto a penna sul foglio. E
rano secoli che non prendevo un voto così alto, probabilmente da prima che mi mettessi con Zayn.
La porta dell’aula si aprì improvvisamente e il bidello si affacciò a guardarci uno alla volta, «c’è una Jessica in quest’aula?» chiese. 
Sbarrai gli occhi e alzai timidamente la mano, «sono io.. cosa c’è?»
Lui tirò fuori da dietro la schiena un mazzo di rose rosse con un bigliettino sopra e poi si avvicinò per lasciarmelo sul banco.
«Ci è arrivato questo, stamattina» disse, «mi è stato detto di consegnarlo a Jessica della 4°B»
Non risposi, ero troppo scossa, tremavo tutta dalla testa ai piedi.
Lo sguardo dei miei compagni era fisso su di me, compreso quello della professoressa.
«Vuoi uscire un attimo fuori?» mi chiese gentilmente. Annuii in silenzio e mi alzai con quel bouquet di fiori tra le braccia, sotto lo sguardo curioso dei miei compagni che spettegolavano a bassa voce fra loro.
Sgattaiolai nel bagno delle ragazze e, dopo aver annusato il profumo delle rose, aprii il biglietto.
«So che un mazzo di rose non basterà certamente per farmi perdonare tutte le stronzate che ho fatto, ma spero sia un piccolo passo avanti. Mi manchi, volevo solo che lo sapessi e.. ti amo. - Zayn»
Senza neanche accorgermene, avevo tenuto la bocca spalancata per tutto il tempo.
Le gambe non smettevano di tremare, e quasi piansi per la gioia. Ricevere finalmente un gesto da parte sua mi aveva reso.. felice. Nessuno si era mai impegnato tanto per me, e ciò mi fece rendere conto di amare quel ragazzo più di me stessa.
Tirai fuori il telefono dalla tasca e telefonai a Zayn.
Camminai avanti indietro per il bagno aspettando con ansia che rispondesse ma invano, c’era la segreteria telefonica.
Strano, non era da lui spegnere il cellulare. 

Era Sabato, e quando tornai a casa mia madre sistemò le rose in un vasetto pieno d’acqua.
«Zayn è proprio un ragazzo da sposare» aveva detto, ridendo.
«Se magari rispondesse al telefono» sbuffai, provando di nuovo a telefonargli.
«Forse sta ancora dormendo» alzò le spalle.
«Mamma, è l’una e mezza del pomeriggio» feci una smorfia, componendo nuovamente il numero.
«L’hai detto tu che è un dormiglione, no?» sorrise.
Ricambiai il sorriso e riagganciai il telefono quando sentii nuovamente la segreteria telefonica.
«E se fosse successo qualcosa?» chiesi con voce tremolante.
«Non vorrai chiedermi ancora di andare a Bradford» brontolò.
«Devo andarci, mamma» la supplicai, «è importante, ti prego»
Stava per rispondermi, quando finalmente il mio cellulare squillò.
Lo tirai fuori dalla tasca in meno di un secondo convinta fosse Zayn, invece il nome che lessi sullo schermo era quello di Waliyha.
«Pronto?» risposi subito.
«Ehi, Jess..» mormorò, il suo tono di voce non prometteva nulla di buono.
«Ehi, ho provato a chiamare Zayn ma ha il telefono spento da questa mattina» dissi.
«Beh, ti ho chiamata apposta» balbettò, «lui in questo momento.. non sta molto bene»
Sentii il battito cardiaco accelerarmi, mi portai una mano sul cuore e risposi, «c-cosa significa che non sta molto bene? cos’è successo?»
«A lui niente, in realtà» spiegò con voce spezzata, «ma nostra madre..»
«Oh mio dio» mi sentii quasi svenire e mi sedetti sul divano con una mano sulla fronte, «ti prego, non dirmi che..»
«No, Jess» ribatté dall’altra parte del telefono, «ma la opereranno oggi»
«Oh dio» ripetei con il cuore in gola, «e voi come state?»
«Siamo tutti in ospedale» rispose, «ti ho chiamata perché mi sembrava giusto che lo sapessi, anche se Zayn non voleva che tu ti preoccupassi»
«Non serve che tu aggiunga altro» dissi, «tra un paio d'ore sarò lì»

Dopo aver convinto la mamma a lasciarmi partire per il weekend ancora una volta, partii finalmente Bradford.
Lei aveva proposto di venire con me e conoscere la famiglia di Zayn, ma le avevo detto che non era proprio la situazione più adatta per farlo. Trisha stava finalmente per essere operata, e avevo paura di cosa sarebbe potuto accadere.
E qualsiasi cosa sarebbe successa, io volevo essere lì, accanto a lui.
Arrivai a Bradford intorno alle quattro e mezza del pomeriggio, e dissi al taxi di lasciarmi direttamente fuori l’ospedale.
Dopo essermi quasi persa lì dentro, li trovai. C’erano proprio tutti: Waliyha, Safaa, Doniya, gli zii e perfino suo padre, che non avevo mai incontrato. Ma il mio sguardo si concentrò su Zayn, era seduto con la testa fra le mani e un viso affranto che parlava chiaro.
«Zayn» mormorai con un filo di voce, anche se ero piuttosto lontana.
Lui scattò in piedi dalla sedia e mi guardò con la bocca semiaperta.
Con il cuore che sembrava stesse per esplodermi dal petto, corsi verso di lui e gli saltai letteralmente addosso.
Incrociai le gambe attorno al suo bacino e lasciai che mi abbracciasse forte, come se fossero secoli che non lo vedevo.
E sembrava davvero fossero passati secoli.
«Perché non mi chiamata?» chiesi, senza osare staccarmi dalle sue braccia.
Non mi importava di essere sotto gli occhi di tutti; in quel momento, per me, eravamo solo io e lui. Contavamo solo noi.
«Mi avevi chiesto spazio, volevo che pensassi un po’ a te stessa come mi avevi detto e..» mormorò con voce tremolante. Dio, sembrava un cucciolo smarrito che aveva appena ritrovato casa.
«Vieni qui» scossi la testa affondando di nuovo la testa contro il suo petto, «mi dispiace tanto per questo periodo assurdo che abbiamo passato, sono stata una stupida, ho bisogno di te e non posso più negarlo»
«Ho lasciato il lavoro» disse ad un tratto, guardandomi intensamente negli occhi.
«Cosa?» sbarrai gli occhi, sorpresa.
«Sì, avevi ragione» sussurrò facendomi scendere dalla sua presa, «non fa per me, ho chiuso con quella merda»
«Oh, Zayn..» mormorai, felice di sentirglielo dire, «e tua madre?»
«E’ arrivato il momento decisivo» rispose, «quello che stavamo aspettando da mesi»
«Andrà tutto bene, né sono sicura» gli accarezzai la schiena, cercando di rassicurarlo.
«Prima o poi doveva succedere, no?» abbassò lo sguardo, bagnandosi le labbra.
«Io sono qui per te, non me ne vado» posai gli occhi fissi sui suoi, «sono qui per restare»
Rimanemmo in disparte per un po’, continuando ad abbracciarci, a dirci quanto ci eravamo mancati e quanto sentivamo il bisogno di stare insieme. Poi Zayn mi prese per mano e mi portò dai suoi familiari, tutti seduti in sala d’attesa ad aspettare qualche novità dai medici. Salutai le sorelle del mio ragazzo, i suoi zii, poi arrivò il turno di suo padre.
Non lo avevo mai incontrato pri
ma d’ora, Zayn mi aveva detto che con lui aveva sempre avuto un cattivo rapporto, si parlavano a malapena. Il padre non viveva con loro, e questo aveva contribuito al netto distacco che si era creato.
«Papà» fece Zayn con tono rigido, «ti presento Jess, la mia ragazza»
Sorrisi e allungai la mano verso di lui, mentre Zayn mi stringeva a sé con un braccio attorno alla vita.
«Oh sì, ne ho sentito parlare» rispose suo padre squadrandomi dalla testa ai piedi, «mi chiedo come mai io sia stato l’ultimo a conoscerla»
Arrossii per l’imbarazzo e ritirai la mano che lui non aveva stretto, poi mi voltai verso Zayn che sembrava ancora più teso.
«Forse perché non vivi più con noi?» fece una smorfia.
«Beh fa niente, non mi sembra il caso di discutere adesso» rispose il padre voltandosi nuovamente verso di me, «è stato un piacere conoscerti»
«Anche per me» balbettai, non del tutto convinta.
Zayn alzò gli occhi al cielo e, dopo avermi presa per mano, mi trascinò fuori dalla sala d’attesa.
Arrivammo in una specie di corridoio deserto, dove non passavano né dottori né pazienti.
«Non farci caso, mio padre è fatto così» borbottò, mettendo le braccia conserte.
«Lo capisco, non è proprio il momento adatto per incontrare la ragazza di suo figlio» alzai le spalle, «sua moglie sta per essere operata, ed io sono una specie di intrusa»
«Ma quale intrusa?» sbuffò Zayn tirandomi più vicina a lui, «tu fai parte della famiglia, ormai»
Sorrisi a quelle parole, «è un onore, per me»
Lui non aggiunse nulla, continuò a fissarmi con uno sguardo intenso ed estremamente serio.
«Perché mi guardi così?» chiesi timidamente.
«Penso» rispose, portando le mani sul mio viso.
«A cosa?»
«A quanto mi fa piacere che tu sia qui» sussurrò, «non so come farei a sopportare questa situazione senza qualcuno che mi stia accanto come fai tu»
Sorrisi di nuovo e gli accarezzai il viso, «ci sarò sempre per te»
Lui spezzò quel poco di distanza che era rimasta con un bacio.
Strinse entrambe le mani sul mio viso come se non volesse lasciarmi scappare, e posò le labbra sulle mie.
Ricambiai il bacio, stavolta con più passione, finché non sentii dei passi vicino a noi.
«Ehi piccioncini» riaprii gli occhi e vidi Waliyha avvicinarsi, «fratellone, mi lasci salutare la tua ragazza per un secondo oppure chiedo troppo?»
«E va bene» sbuffò lui, staccandosi leggermente da me, «ma non metterci tanto o potrei sentirne la mancanza»
Ridacchiai e gli stampai un bacio con la mano mentre lui si faceva da parte.
Si mise le mani in tasca e tornò nella sala d’attesa con i suoi familiari. 
«Grazie per avermi chiamata» le dissi, dopo averla abbracciata.
«Figurati, ho pensato che Zayn avesse bisogno del tuo sostegno» rispose, «prima che tu arrivassi, era completamente affranto e non diceva una parola»
«Voglio stargli accanto in questo momento, perché ricordo com’è stato per me quando mio padre stava male» mi morsi il labbro, «e io non avevo nessuno al mio fianco»
Waliyha non disse nulla e mi abbracciò un’altra volta.
Con la coda dell’occhio vidi Safaa irrompere nel corridoio e correre verso di noi.
«Jess!» esclamò, tirandomi a sé e facendo in modo che abbracciassi anche lei.
Sorrisi, le accarezzai i capelli e poi le dissi: «come stai?»
«Male» rispose facendo un sospiro, «ho paura per la mia mamma»
Sentii un tonfo al cuore e alzai lo sguardo verso Waliyha, «andrà tutto bene, sta’ tranquilla»
«E’ quello che continuano a ripetermi tutti» sbuffò lei, «sia papà che gli zii, ma io non ci credo»
«Se te lo dicono, ci sarà un motivo» insistetti, cercando di rassicurarla.
«Sì, infatti» fece una smorfia, «pensano di potermi dire quello che vogliono solo perché sono una bambina, ma io so bene che la mamma potrebbe non farcela»
Non sapevo cosa dire, ero completamente bloccata. Safaa aveva ragione, non era necessario mentirle.
Io avevo circa la sua età quando avevo perso mio padre, e sapevo che non c’era cosa peggiore che sentirti dire ‘va tutto bene’ quando in realtà non è così. I miei pensieri furono interrotti quando vidi Zayn tornare da noi.
«Che c’è? Non riesci a stare lontano dalla tua ragazza per più di cinque minuti?» brontolò Waliyha.
«Spiritosa» Zayn gli lanciò un’occhiataccia poi mi si avvicinò, «i medici hanno detto che dobbiamo andarcene»
«Perché?» chiesi, tenendo stretta la mano di Safaa.
«Stanno chiudendo tutte le porte, devono operare senza essere disturbati» borbottò lui leggermente alterato, «dicono che possiamo tornare fra due ore»

«So che volevi restare lì, ma almeno i medici saranno più concentrati sull’operazione» incoraggiai Zayn mentre tornavamo a casa sua, «tua madre è in buone mani»
«Mi dispiace» disse fermandosi davanti alla porta di casa, «mi dispiace coinvolgerti in tutti questi casini, sei a Bradford e gli unici posti che hai visitato sono l’ospedale e casa mia»
«Devi smetterla di incolparti per tutto quanto» sbuffai, trascinando dentro la mia solita valigetta.
Zayn chiuse la porta accertandosi che gli altri non fossero già tornati, «sai come sono fatto..»
«Sì, lo so» annuii accarezzandogli il viso ruvido e trasandato per colpa della barbetta, «e proprio per questo non voglio mai più sentirti dire che ti dispiace»
Si avvicinò ancora di più e senza dire nient’altro poggiò le labbra sulle mie, quasi con violenza.
Sembrava esasperato, come se avesse disperatamente bisogno di baciarmi.
Ricambiai il bacio, staccandomi un attimo per riprendere fiato, poi le sue labbra si incollarono di nuovo sulle mie.
Mi prese in braccio, facendo cadere a terra la valigia che portavo con me, e senza staccarsi neanche un secondo mi portò in camera sua. Chiuse la porta con il piede, come faceva sempre, e ci gettammo a letto insieme.
Lui sopra di me, che si faceva spazio tra le mie gambe, ed io che lo lasciavo fare.
Eravamo stati distanti per troppo tempo, e avevo troppo bisogno di lui. Di sentirlo mio.
«Che stiamo facendo?» balbettai, mentre mi lasciava tanti umidi baci sul collo.
«Ti voglio così tanto, è troppo tempo che non scop..» si interruppe all’istante.
Lo fulminai con lo sguardo e lui sorrise dolcemente.
«Che non facciamo l’amore» si corresse, dandosi uno schiaffetto.
Scoppiai a ridere e mi avvicinai di nuovo al suo viso, baciandolo ancora una volta.
Gli sfilai la maglia e capovolsi la situazione, portandolo sotto di me e sedendomi a cavalcioni su di lui.
Gli lasciai una serie di baci sul petto nudo, per poi scendere sempre più in basso, fino all’ombelico.
Lui rabbrividì e io sorrisi soddisfatta, sfilandogli la cinta.
Mi fermai quando vidi le sue mani chiudersi in pugni e il suo petto iniziò ad alzarsi e abbassarsi più velocemente.
«Zayn» mormorai osservando il suo viso scosso, «stai bene?»
«Scusami» disse, facendomi scendere dalle sue gambe e alzandosi dal letto.
Iniziò a camminare avanti e indietro senza dire una parola, poi diede un calcio contro la sedia.
«Zayn?» ripetei, piuttosto preoccupata.
«Io non ce la faccio» si portò una mano davanti alla bocca, «sono un fottuto idiota e me ne rendo conto, ma non riesco a far finta di niente mentre mia madre sta morendo»
Sentii un brivido percorrermi la schiena, mi alzai anch’io e mi avvicinai a lui.
«Hai completamente ragione, scusa se ho fatto qualcosa di sbagliato o ti ho portato a fare qualcosa che non volevi» balbettai, sconvolta.
«Tu non hai fatto niente» mi accarezzò i capelli, «muoio dalla voglia di averti tutta per me, di sentirti mia, ma adesso proprio non ci riesco»
«Shh, non c’è bisogno che tu dica altro» portai il pollice davanti alle sue labbra per zittirlo, «andiamo a prendere una boccata d’aria, ti va?»

Mezzora dopo eravamo in uno splendido parco, nei pressi dell’ospedale.
C’erano bambini che correvano spensierati, anziani che si tenevano per mano, e poi.. io e lui.
«Dov’è la tua famiglia?» gli chiesi, mentre passeggiavamo mano nella mano.
«Sono rimasti nel bar dell’ospedale, aspettando di poter tornare in sala d’attesa» alzò le spalle.
«E tu vuoi tornarci?» 
«Non lo so» scosse la testa poi si morse il labbro inferiore, «ho sempre detestato gli ospedali e robe del genere, ma adesso sento che non me lo perdonerei mai se perdessi mia madre e io fossi chissà dove»
«Ascoltami bene, Zayn» mi fermai nel bel mezzo del parco e mi posizionai di fronte a lui, «c’è il 50% delle probabilità secondo cui l’operazione di tua madre possa andare bene, così come c’è l’altro 50% secondo cui possa andare male! Non devi escludere per forza le probabilità positive»
«Io.. non ho mai avuto un gran rapporto con mia madre» fece una pausa sedendosi su un’altalena, «ma adesso che sta male è tutto diverso, e non so cosa farei se..»
«Quando ho perso mio padre sono crollata» dissi tutto d’un fiato, «mi sentivo persa e sola, sono scivolata in un vortice buio e in discesa, credendo di non riuscire mai più a risalire»
Zayn rimase in silenzio ad ascoltarmi, forse piuttosto sorpreso perché non parlavo mai di quel periodo.
«Ma poi ce l’ho fatta, mi sono ripresa, e adesso sto meglio» mormorai, «voglio solo che tu sappia che non permetterò mai che tu cada in quel vortice, perché qualsiasi cosa succeda io sarò al tuo fianco ad aiutarti»
Zayn curvò le labbra in un sorriso, mi tese la mano e mi fece sedere sopra di lui.
«Te l’ho mai detto che ti amo?» chiese, per poi lasciarmi un bacio sulla fronte.
«Circa un centinaio di volte» sorrisi soddisfatta, e lui scoppiò a ridere.
Mi abbracciò da dietro e rimanemmo in silenzio per un po’, dondolandoci su quell’altalena.




 
***



salve people.
eccovi il nuovo capitolo,
finalmente gli Zass sono più uniti che mai.
non ci resta che sperare bene per Trisha!
sono curiosa di sentire i vostri pareri,
cercherò di aggiornare presto,

 un bacio e alla prossima!
-marty.








 

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Capitolo 47
*** The first and the last. ***


47°


 

Il tempo passò in fretta, e intorno alle sette di sera tornammo in ospedale.
La sala d’attesa era stata riaperta, e i parenti di Zayn erano già tutti lì. 
«Dove sei stato?» borbottò suo padre, con sguardo severo.
«A fare una passeggiata» rispose lui, evidentemente scocciato.
Mi strinse la mano e ci sedemmo vicini, aspettando qualche risposta dai dottori.
Ma i minuti passavano lentamente, l’attesa sembrava non terminare mai e alla fine Zayn esplose.
«Ma insomma, c’è qualcuno che ci dica cosa succede?» sbottò, alzandosi in piedi.
«Appena vediamo un medico, glielo chiediamo» cercai di calmarlo.
Proprio in quel momento passò un infermiere e Zayn si catapultò su di lui, «mi scusi, siamo qui da ore, c’è qualcuno che possa dirci qualcosa sull’operazione? Come sta andando?»
«Mi dispiace, al momento non possiamo dire niente, dovete solo aspettare» rispose l’uomo.
«Sono ore che aspetto, cazzo» ringhiò Zayn. Mi alzai in fretta e lo raggiunsi, scusandomi con l’infermiere per il suo nervosismo.
«Calmati, okay?» sussurrai, continuando ad accarezzargli il viso. Di solito lo rilassava.
«Vado a fumare una sigaretta» disse, facendo un sospiro.
«Zayn, posso parlarti un attimo?» intervenne ad un tratto suo padre.
«Dobbiamo proprio?» sbuffò lui. Io gli lanciai un’occhiataccia e alla fine Zayn annuì, seguendolo in una specie di terrazza.
Io telefonai a mia madre per spiegarle la situazione, e quando agganciai il telefono, mi ritrovai per puro caso vicino al terrazzo dove Zayn stava discutendo con suo padre.
Il suo tono di voce era piuttosto alto, quindi non fu difficile ascoltare quello che stavano dicendo.
«Non penso sia quella giusta» borbottava il padre.
«Ma se non la conosci per niente» ribatté Zayn, sembrava davvero arrabbiato.
«Lo sai come la penso riguardo a..» continuò, ma Zayn lo interruppe.
«Non me ne frega niente delle tue questioni religiose» sbottò, «voglio stare con lei, e le cose non cambieranno perciò abituati»
Mi allontanai in fretta quando vidi Zayn buttare a terra la sigaretta e poi uscire dal terrazzo.
Ero ancora sconvolta per quello che avevo sentito, però il fatto che lui mi avesse difesa mi rassicurava.
Non piacevo a suo padre, e questo mi dispiaceva.
«Ehi» dissi a Zayn quando tornò in sala d’attesa, fingendo di sembrare tranquilla.
«Ti ho vista con la coda dell’occhio, prima» mi lanciò un’occhiataccia furtiva, «so che hai ascoltato tutto»
«Oh» mi portai una mano tra i capelli e sfoderai un sorrisetto innocente.
«Mi dispiace per quello che hai sentito» disse, «ti avevo detto che mio padre è un pezzo di merda»
«Non dire così, io capisco quanto la religione sia importante..» balbettai, confusa.
«Solo per quelli fissati come lui» borbottò Zayn, «a me non importa nulla, sinceramente»
Sorrisi leggermente e gli lasciai un bacio sull’angolo delle labbra, «è stato bello sentirti prendere le mie difese»
«Andrei contro chiunque, per te» sussurrò dolcemente.
«Ragazzi, si sta facendo tardi» esclamò il padre di Zayn qualche ora dopo, «andate pure a casa, resterò io qui stanotte»
Zayn si voltò verso di me poi scambiò qualche occhiata furtiva con le sue sorelle, «io voglio restare qui»
«E io con te» risposi, stringendo più forte la sua mano.

«Sentite, apprezzo la vostra partecipazione» ci interruppe suo padre, «ma preferirei che passaste la notte in casa anziché in ospedale, se ci saranno novità vi chiamerò immediatamente»
«Ho detto che voglio restare qui» insistette Zayn, serrando la mascella.
Ogni volta che discuteva con suo padre, finiva per innervosirsi. 
«Jessica, giusto?» adesso si rivolse a me, «se vuoi davvero prenderti cura di lui, allora convincilo a tornare a casa»
Rabbrividii per quelle parole, mi aveva messo in una condizione difficile. Sapevo di non piacere molto a suo padre, e ubbidire al suo comando avrebbe potuto aiutarmi in questa situazione, ma preferivo rispettare il mio ragazzo e la sua volontà.
«Se Zayn si sente più tranquillo a passare la notte qui, non vedo perché dovrei costringerlo ad andare a casa» risposi, il più gentilmente possibile.
Suo padre borbottò qualcosa a bassa voce che, purtroppo, non riuscii a comprendere.
Zayn mi sfoderò un sorrisetto e mi baciò la tempia, «se sei stanca, puoi tornare a dormire a casa con le mie sorelle»
«Resto con te» sussurrai nel suo orecchio.
Lui sorrise di nuovo poi mi prese per mano e, ignorando lo sguardo severo del padre puntato su di noi, mi accompagnò a salutare Waliyha e le altre.
«Ci vediamo domani mattina presto» fece lei, «chiamateci se ci sono novità»
«Lo faremo» replicò Zayn salutandola con un abbraccio e poi stampando un bacio sulla fronte di Safaa.
Sorrisi e le salutai anch’io, «non fare caso a nostro padre, è sempre stato così» mi rassicurò Waliyha.
Alzai le spalle fingendomi tranquilla, ma in realtà ero piuttosto turbata. 

«Ti fidi di me?» chiese Zayn ad un tratto, con un sorrisetto sghembo sul viso.
«Cosa vuoi fare?» aggrottai la fronte, mentre lui mi prendeva per mano e mi guidava verso l’ascensore, controllando che non ci fossero infermieri nei paraggi.
«Una pazzia» sorrise di nuovo, «allora, ti fidi o no?»
«Non saprei, Malik» lo presi in giro, «vuoi stuprarmi nell’ascensore di un’ospedale?»
«Mh, non male come idea» si bagnò le labbra, «ma non sono così pervertito»
«Ho i miei dubbi al riguardo» ridacchiai, poi finalmente l’ascensore si aprì e Zayn mi trascinò dentro.
«Volevo portarti in un posto» disse abbracciandomi da dietro, «a meno che tu non preferisca dormire in sala d’attesa con mio padre che russa proprio affianco a te»
Scoppiai a ridere e dovetti coprirmi la bocca con la mano per evitare di far troppo rumore.
Quando finalmente la porta dell’ascensore si aprì di nuovo, notai che eravamo nel piano più alto dell’ospedale, e c’era una specie di terrazza deserta.
«Non credo che possiamo stare qui» mormorai guardandomi intorno, «non è vietato?»
«E’ vietato solo se lo scoprono» rispose, facendomi un occhiolino.
«Wow, sei proprio un cattivo ragazzo» lo presi in giro di nuovo, poi alzai lo sguardo in alto e l’unica cosa che c’era sopra di noi era un immenso e buio cielo stellato.
«E’ bellissimo» sussurrai, a bocca aperta. 
«Lo so» rispose, avvolgendo un braccio attorno alla mia spalla.
Ci avvicinammo alla ringhiera e osservammo il panorama, anche se era completamente buio. Le uniche cose che si riuscivano a intravedere erano le luci delle auto e dei palazzi, mentre il rumore dei clacson disturbava la quiete della notte.
«Comunque, se preferisci dormire in pace, vai a casa con le mie sorelle» disse ad un tratto, «sei stanca, hai fatto due ore di viaggio per venire a trovarmi..»
«Esattamente, le ho fatte per stare con te» lo interruppi accarezzandogli il viso, «e ho intenzione di restarti accanto»
Lui si morse il labbro, poi si avvicinò per rubarmi un bacio. 
«Giusto per informazione» feci una pausa, trattenendo una risatina, «dov’è che dormiremo?»
«Lo so, dormire seduti non è il massimo della comodità» fece una smorfia sedendosi e facendomi accoccolare sopra di lui, «eppure ogni volta che ti appoggi al mio petto cadi in un sonno profondo..»
Sorrisi e ubbidii, poggiando la testa sul suo petto, «quello sei tu, in realtà»
«Soltanto dopo esserci svestiti e aver fatto sesso» curvò le labbra formando un sorrisetto malizioso.
«Sei particolarmente eccitato, o sbaglio?» mi trattenni dal ridere.
«Se fosse per me ti scoperei anche su questa sedia» rispose.
«Come sei volgare» alzai gli occhi al cielo.
«Probabilmente è l’orario che mi da alla testa» sbuffò dando un’occhiata all’ora sul cellulare poi riportò lo sguardo fisso su di me, «oppure è questa magliettina scollata che mi distrae..»
«Non è scoll..» balbettai in mia difesa, ma Zayn mi zittì incollando le sue labbra alle mie.
Alzai la testa dal suo petto e portai la fronte contro la sua, continuando a baciarlo.
Intrecciai le braccia attorno al suo collo senza mai staccare le labbra dalle sue, e mi sistemai più comodamente sulle sue gambe.
«E se ci becca qualcuno, quassù? Cosa pensi che faranno?» chiesi, ad un tratto.
«Penso che tu pensi troppo» ridacchiò, baciandomi ancora una volta. Stavolta cercò di zittirmi facendo scivolare la lingua nella mia bocca e non riuscii a ribellarmi. In realtà, non volevo ribellarmi.
«Zayn, non voglio che tu faccia qualcosa che non ti va di fare..» mormorai a pochi centimetri dal suo viso, riferendomi alla situazione di sua madre.
«Sto soltanto pomiciando con la mia ragazza, non credo sia un crimine» fece una smorfia.
Sorrisi per la sua scarsa finezza e alzai gli occhi al cielo, «non devi sempre fare il duro con me, se vuoi sfogarti o parlare io sono qui per questo..»
«Ho soltanto voglia di non pensare più a niente, e soprattutto ho voglia di te» sussurrò con un filo di voce, per poi sporgersi e mordermi il labbro inferiore. Poco dopo sentii le sue labbra sfiorarmi il collo e sorrisi tra me e me.
Era ossessionato col mio collo.
Mi sentivo avvampare, avrei giurato di riuscire a vedermi le guance rosse e il collo macchiato da uno dei suoi soliti succhiotti.
Zayn portò le mani dietro la mia schiena per poi farle cadere più in basso, e spingendo i miei fianchi contro il suo bacino. 
«Questo è l’effetto di un lungo periodo di castità» ridacchiò, tra un bacio e l’altro.
Ricambiai la risata e iniziai a strusciarmi contro di lui, come sapevo gli piaceva. 
Chiuse gli occhi per il piacere, adoravo vederlo così in estasi per merito mio.
Stavo quasi per infilare una mano dentro i suoi morbidi pantaloni della tuta, finché una voce tuonante e severa mi fece sussultare.
«Zayn?» gridava in attesa che qualcuno rispondesse. Era la voce di suo padre.
Nonostante fosse davvero buio, riuscii a vederlo camminare verso di noi con una faccia esterrefatta sul volto. Merda, merda, merda. Mi alzai in fretta da sopra di Zayn e lui si sistemò i pantaloni stropicciati, tentando di nascondere l’evidente rigonfiamento.
Cercai di coprirmi il viso con le mani per l’imbarazzo.
Se prima suo padre non aveva grande simpatia per me, adesso non osavo immaginare cosa pensasse sul mio conto.
«Papà» borbottò Zayn senza entusiasmo, «che ci fai qui?»
«Ho perquisito ogni singolo piano di questo ospedale cercando di trovarti» lo rimproverò, «che diavolo ci fate in questa terrazza?»
«Dormiamo qui» spiegò Zayn visibilmente scocciato, «è un problema per te?»
«Sì, eccome se lo è!» ribatté suo padre, «senti, Zayn, puoi venire un attimo con me?»
«Jess può ascoltare, ciò che devi dirmi puoi dirlo anche davanti a lei» rispose il mio ragazzo.
Mi mordicchiai le unghie, piuttosto intimidita. Suo padre posò lo sguardo su di me poi di nuovo su suo figlio, «non lo ripeterò un’altra volta Zayn, devo parlarti in privato»
Zayn alzò gli occhi al cielo e alla fine si alzò, dopo avermi sussurrato nell’orecchio un ‘torno subito’ per poi scomparire fuori dalla terrazza con suo padre. Per mia fortuna riuscii ad origliare qualcosa, avvicinandomi di più alla parete. 
«Sul serio, Zayn?» era la voce del papà, «tua madre in questo momento viene operata e tu pensi a fare porcate con la tua ragazza? Che diavolo di relazione avete, eh?»
«Non puoi giudicare la nostra relazione, non sai cos’abbiamo passato in questi mesi e soprattutto non conosci lei» ribatté Zayn. In quel momento avrei davvero voluto sotterrarmi.
Mi sentivo davvero male, avevo dato l’impressione della ‘poco di buono’ a suo padre e non penso ci sia cosa peggiore di questa. 
«Mi sembra di aver già capito che tipa è» replicò suo padre, e a queste parole sentii un brivido percorrermi la schiena.
«No, tu non hai capito proprio un cazzo, come al solito» sbottò Zayn, «non la conosci e non ti permetto di giudicarla per un momento di spensieratezza, stava soltanto cercando di farmi distrarre da tutta questa situazione di merda»
«Zayn, so che sei un ragazzo e hai delle esigenze, puoi andare a letto con chi ti pare» continuò suo padre, «ma perché portarla qui? Che senso ha avuto? Ricordo ancora quando stavi con Ashley e..» sentii un nodo allo stomaco nel sentirgli pronunciare quel nome. Probabilmente era la gelosia che mi divorava.
«Allora è questo il punto?» lo interruppe Zayn, «sei ancora talmente affezionato ad Ashley che non accetti il fatto che io stia con un’altra?»
Mi veniva da vomitare. Seriamente. A questo punto dovetti allontanarmi e tornai a sedermi su quella specie di sdraio dove ero prima con Zayn. Non riuscivo più a sentire nulla di comprensibile della loro discussione, però il loro tono di voce era talmente alto che iniziai a temere che sarebbero potuti arrivare alle mani.
Mi sdraiai e iniziai a fissare il cielo stellato sopra di me. Perché era sempre tutto così difficile? Ogni volta che le cose iniziavano ad andare bene tra me e Zayn, c’era sempre qualcosa che complicava la situazione. 
«Eccomi, ce l’ho fatta a togliermelo dalle palle» brontolò Zayn poco dopo, chiudendo la porta della terrazza per poi sdraiarsi accanto a me.
«Mi dispiace..» balbettai, voltandomi verso di lui per guardarlo meglio.
Eravamo praticamente attaccati, la sdraio era stretta e adoravo stargli così vicino, in modo da riuscire ad osservare ogni minimo dettaglio del suo meraviglioso viso.
«Ti dispiace per cosa?» chiese, «non è colpa tua se il mio amichetto lì in basso non riesce a controllarsi» cercò di sdrammatizzare. 
«Ho sentito cosa ti ha detto tuo padre» mormorai, «non avrei mai voluto che le cose andassero così»
«Ignoralo, ok? Non dargli importanza» alzò le spalle.
«Invece ha importanza» insistetti, «avrei voluto piacergli»
«Ascolta, amore» fece una pausa portando il suo braccio attorno alla mia spalla, «non si può sempre piacere a tutti, giusto? e comunque il resto della mia famiglia - quella che per me conta - ti adora, te lo sei dimenticata?»
Rimasi in silenzio e mi mordicchiai il labbro, «non ti importa di ciò che pensa tuo padre?»
Scosse la testa, «no, non ho mai avuto un bel rapporto con lui, lo sai»
«E perché Ashley gli piaceva?» chiesi con voce tremolante.
A questa domanda Zayn non rispose subito.
«Evidentemente lei ha qualcosa che io non ho» continuai, abbassando lo sguardo.
«La dolcezza, il rispetto, l’educazione, la gentilezza» fece lui, «ecco, queste sono tante cose che lei non ha, e tu sì»
Sorrisi leggermente per il suo tentativo di farmi sentire meglio.
«E, cosa più importante, l’amore per me» sussurrò, «anche questo vi distingue»
«Però lei è stata la tua prima vera ragazza..» sospirai.
«E tu sarai l’ultima» alzò la testa per baciarmi la fronte, «quindi, direi che la più fortunata tra le due sei tu»
Non potei fare a meno di scoppiare a ridere e poi baciarlo un’altra volta.
Zayn riusciva sempre a trovare le parole giuste nel momento giusto, era in grado di farmi tornare il sorriso anche nelle situazioni peggiori.




 

***



buonasera!
eccomi di nuovo qui,
Jess e il padre di Zayn sembrano avere qualche problemino,
ma Zayn è sempre pronto a difendere la sua ragazza e la loro storia. 
che ne pensate?
cercherò di aggiornare presto,

 un bacio e alla prossima!
-marty.






 
 

 

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Capitolo 48
*** Light and happiness. ***


48°



 

Mi addormentai poco dopo tra le sue braccia.
Morivo di freddo e Zayn, da vero gentiluomo, pensò bene di cedermi il suo giacchetto per riscaldarmi.
Mi svegliai più volte quella notte, era difficile dormire su una sdraio in due, sulla terrazza di un ospedale.
Il rumore delle macchine non facilitava il sonno e verso le cinque di mattina, vidi il sole sorgere.
Ovviamente l’atmosfera sarebbe stata più romantica se Zayn avesse guardato l’alba con me, anziché russare al mio fianco.
Sorrisi tra me e me, poi mi alzai delicatamente dalla sdraio per non svegliarlo e uscii dal terrazzo, indossando ancora il suo giacchetto.
Quando l’ascensore si aprì sulla sala d’attesa, la prima cosa che vidi fu il padre di Zayn camminare nervosamente avanti e indietro.
A quanto pare era già sveglio, e non c’erano ancora novità su Trisha.
Filai via per non farmi vedere; dopo ciò che era successo la sera prima l’ultima cosa che volevo era discutere di nuovo con suo padre. Uscii dall’ospedale ed entrai nel bar di fronte, prendendo la colazione.

«Buongiorno, dormiglione» sussurrai nell’orecchio di Zayn circa mezzora dopo, sventolandogli sotto il naso il sacchetto con le brioches che avevo appena comprato.
Lui fece una smorfia con la bocca e, ancora con gli occhi chiusi, iniziò ad annusare quell’odore come un cagnolino.
Io scoppiai a ridere e mi avvicinai alle sue labbra per poi baciarle dolcemente.
«Mh, che bel risveglio» biascicò con la voce roca da appena svegliato, e alla fine aprì gli occhi.
«Hai fame?» sorrisi, conoscendo bene la risposta. Lui aveva sempre fame.
«Sei un angelo» sbadigliò e poi mi guardò con occhi sbarrati.
Sorrisi soddisfatta e iniziai a mangiare, facendogli segno di unirsi a me.
«Io ti sposo, giuro» ridacchiò, afferrando una brioche e divorandola come un animale affamato.
Forse non si rese conto di quanto quella frase fu importante per me, perché il mio cuore iniziò a battere fortissimo e per un tratto pensai che sarei svenuta proprio lì.
«Lo sapevo che ti avrebbe fatto contento» sorrisi, «vuoi la colazione a letto da quando ci siamo messi insieme, così ti ho accontentato.. anche se, non siamo proprio a letto»
Si inumidì le labbra per poi guardarsi intorno, «tu sì che mi conosci bene»
«Non avevo mai dormito nella terrazza di un ospedale» ridacchiai, sedendomi sopra di lui.
«Visto? Ti faccio provare nuove esperienze» mostrò un sorrisetto compiaciuto.
«Sei di buon umore o sbaglio?» chiesi, portando il pollice sulle sue labbra per scacciare le briciole.
«Mi godo gli ultimi istanti di tranquillità, prima di tornare alla dura realtà» mangiò l’ultimo boccone poi abbassò lo sguardo, riferendosi alla situazione di sua madre.
«Qualsiasi cosa accada, la affronteremo insieme» alzai il suo viso con un dito costringendolo a guardarmi negli occhi, «non sei da solo, io sono qui con te»
Lui annuì, chiuse gli occhi e allungò il collo verso di me, in attesa di un bacio.
Sorrisi e lo accontentai, premendo più volte le labbra sulle sue. Dopo un po’ mi allontanai leggermente dal suo viso e mi accovacciai di nuovo tra le sue braccia, piegai la testa di lato e la strusciai contro il suo petto come un gattino in cerca di attenzioni.
«Qualcuno qui ha voglia di coccole..» sussurrò con voce roca, accarezzandomi i capelli.
Annuii silenziosamente e socchiusi gli occhi; era una sensazione paradisiaca.
«Cucciola» sorrise con la lingua tra i denti e poi mi stampò un bacio sulla fronte.

«Buongiorno» borbottò suo padre quando ci vide arrivare in sala d’attesa mano nella mano, poco dopo.
«Forse dovresti coprirti di più» farfugliò il padre di Zayn con un colpetto di tosse, indicando l’imbarazzante macchia rossa sul mio collo. Spalancai la bocca e chiusi la cerniera del giacchetto di Zayn che ancora indossavo, maledicendolo mentalmente per avermi fatto un succhiotto in bella vista.
Zayn ignorò la sua esclamazione e si guardò intorno, «ci sono novità sulla mamma?»
«Tra poco dovrebbero farci sapere qualcosa» rispose il padre.
«Abbiamo passato tutta la notte qui e ancora non sappiamo un cazzo di quello che sta succedendo in quella fottuta sala operatoria» sbottò Zayn con tono di voce più alto, facendo voltare le persone che erano in sala.
«Calmati, appena sanno qualcosa ce lo diranno» sussurrai stringendogli più forte la mano.
Aspettammo ancora un po’, seduti su quelle sedie in un silenzio imbarazzante.
Circa un’ora dopo la mia tranquillità fu interrotta nel vedere Ashley uscire dall’ascensore e arrivare nella sala d’attesa.
Sbarrai gli occhi e mi voltai lentamente verso Zayn, che aveva la mia stessa espressione.
«Cosa ci fa lei qui?» balbettai, mentre Ashley era ancora abbastanza lontana da non sentirmi.
«Non lo so» replicò lui, ancora un po’ scosso. Poi si alzò in piedi ed Ashley corse ad abbracciarlo.
Mi morsi il labbro cercando – come al solito – di trattenere la mia gelosia. 
«Mi dispiace tanto, ho appena saputo di tua madre» mormorò lei, «come stai?»
«Io sto bene» rispose, «non sono io quello malato e a rischio di morte»
Lei si diede un colpetto sulla fronte, «hai ragione, domanda stupida»
«Ashley!» esclamò ad un tratto il padre di Zayn, andandole incontro.
I due si abbracciarono come se fossero amici da una vita e non potei fare a meno di sentirmi piuttosto invidiosa.
«Quanto tempo che non ci vediamo» continuò lui, mentre Zayn mi tese una mano per farmi segno di andargli vicino.
Mi alzai e feci come mi aveva detto, lasciando che avvolgesse un braccio attorno alla mia spalla.
«Oh, ciao Jess» Ashley mi sorrise. Non ricambiai il sorriso e mi limitai a farle un cenno con la mano; quella ragazza mi rendeva più nervosa di quanto non lo fossi già normalmente.
«Bill mi ha detto che ti sei licenziato» disse Ashley, rivolgendosi a Zayn.
«Sì, mi sono reso conto che quel posto non faceva per me» alzò le spalle, «ma ti ringrazio comunque per avermi aiutato a trovare un lavoretto»
«Figurati, lo sai che se hai bisogno di qualcosa io ci sono sempre per te» ribatté lei, accennando un finto – tenero – sorriso. Dio, avevo una gran voglia di saltarle addosso e staccarle ogni singolo capello.
Lui non aveva bisogno di lei, perché adesso c’ero io a prendermene cura.
Forse stavo diventando possessiva e paranoica, ma la gelosia mi divorava. Ero tremendamente gelosa di lui.
«Grazie per essere venuta» si limitò a dire Zayn. Lei salutò nuovamente il padre e, prima di andarsene, sorrise anche a me. 

«Come faceva Ashley a sapere di tua madre?» chiesi a Zayn, mentre passeggiavamo fuori dall’ospedale.
Avevo bisogno di prendere una boccata d’aria.
«Non ne ho idea» fece una smorfia, «le voci si spargono in fretta, a quanto pare»
«Onestamente, mi ha dato fastidio vederla qui» confessai, sedendomi su un muretto.
Zayn mi guardò per qualche secondo poi sorrise, facendomi allargare le gambe e sistemandosi nel mezzo.
«Cos’hai da ridere?» brontolai, guardandolo dall’alto.
«Mi piace vederti gelosa» si bagnò le labbra, e io feci una smorfia.
«Non è divertente» protestai.
«Ah, davvero?» mise le braccia conserte, «scommetto che a te piaceva quando io e Niall ci prendevamo a botte per te»
«Invece ti sbagli» scossi la testa, «ma, in effetti, tutte quelle attenzioni non mi dispiacevano..»
Sorrise tutto fiero di sé, «lo so»
«E’ stata la prima volta che qualcuno ha fatto a botte per me» arrossii, al ricordo dei vecchi tempi.
«C’è sempre una prima volta, e sono contento di essere io il responsabile di tutte le tue ‘prime volte’» si mordicchiò il labbro, facendomi rabbrividire.
«E a me piacerebbe essere la prima per te, almeno in qualcosa» sospirai, abbassando lo sguardo.
Zayn rimase in silenzio per un po’, aveva detto una frase scherzosa che però mi aveva fatto riflettere.
«Se può confortarti, sei la prima che mi porta la colazione dopo aver dormito insieme» sorrise, tentando di sdrammatizzare, come al solito.
«Beh, questo non mi conforta affatto» sbottai scendendo dal muretto.
Mi portai una mano tra i capelli e mi voltai, dandogli le spalle.
«Dai, piccola» lo sentii sussurrare dietro di me, «ti sei arrabbiata sul serio?»
«Non sono arrabbiata» borbottai, senza voltarmi.
Lo vidi fare il giro e comparire di fronte a me con un sorrisone da bimbo stampato in faccia.
«Sei la prima che mi ha fatto perdere la testa» alzò le braccia in aria, «questo ti basta?»
«Sembra che tu lo dica per farmi contenta» sospirai, facendo il broncio.
«Lo dico perché è vero» prese il mio viso tra le mani, accarezzandomi col pollice.
Il suo sguardo penetrante e sincero mi sciolse il cuore.
«Oh, finalmente vi ho trovati» la voce inconfondibile del padre di Zayn mi fece sussultare.
Mi staccai leggermente da lui e mi portai una mano davanti alla bocca.
«Cos’è successo?» chiese subito Zayn. 
«Il dottore ha i risultati dell’operazione, vuole vederci adesso» spiegò.
«Oh dio» mormorai, in preda all’ansia.
Zayn mi lanciò un’occhiata persa e piena di insicurezza, poi mi strinse più forte la mano.
Quando tornammo nella sala d’attesa, notai che Waliyha e le altre sorelle erano già arrivate.
Mi avvicinai a loro e le salutai una per una, soffermandomi un po’ di più su Safaa.
Aveva un’espressione completamente spaventata e gli occhi gonfi come se avesse pianto.
La abbracciai, cercando di rassicurarla, mentre il padre di Zayn fece segno al dottore di avvicinarsi.
Stavo morendo d’an
sia persino io, non immagino come stessero loro.
Il momento che aspettavamo da mesi era arrivato, presto tutto sarebbe finito. Ed io, ovviamente, speravo in un lieto fine.
Alzai lo sguardo alla mia destra, e vidi Zayn con la mascella serrata e le labbra screpolate.
Feci scivolare la mia mano lungo la sua, per poi stringerla più forte. 
«Siete voi i parenti di Trisha Malik?» chiese ad un tratto il medico, squadrandoci uno ad uno.
«Sì» rispose in fretta il padre di Zayn, impaziente di sapere l’esito dell’operazione.
Il dottore ci guardò ancora, come se volesse farci restare ancora sulle spine, e alla fine ci rivolse un sorriso.
«L’operazione è andata bene, fortunatamente» esclamò alla fine, «ci sono stati miglioramenti»
Spalancai la bocca e tirai fuori un lungo sospiro di sollievo, mentre sul viso di Zayn compariva un enorme sorriso.
Le sue sorelle, invece, iniziarono ad esultare e saltare di gioia.
«Adesso è fuori pericolo» continuò il dottore, «venga con me, così le spiego tutti i dettagli» si rivolse al papà di Zayn, che lo seguì nel suo ufficio.
Io ero ancora a bocca aperta, non riuscivo a credere che fosse andato tutto per il meglio.
«Beh, non dici niente?» sussurrai a Zayn, che se ne stava ancora lì in piedi, immobile.
«Se è un sogno non svegliatemi» balbettò, con lo sguardo perso nel vuoto.
Sorrisi e buttai le braccia attorno al suo collo, «è tutto vero amore, è andato tutto bene!»
Lui ricambiò il sorriso e si avventò sulle mie labbra, lasciandomi un bacio – fin troppo – spinto.
«Che piccioncini» sentii ridacchiare Waliyha.
Mi staccai leggermente da lui e mi voltai verso Safaa, per poi correre ad abbracciarla. Poco dopo il padre di Zayn tornò da noi e ci spiegò la situazione; Trisha stava bene, si sarebbe rimessa presto e nel giro di qualche giorno potrà anche uscire dall’ospedale.
Ed io non potevo esserne più felice.






 
***



salve gente,
ebbene sì!
finalmente una bella notizia per gli #Zass :3
Trisha è sana e salva,
siete contente?

 un bacio e alla prossima!
-marty.




 


 

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Capitolo 49
*** Where it all began. ***


49°

 

«Non vedo l’ora che la mamma torni a casa» esclamò Safaa durante il pranzo.
Eravamo finalmente tornati a casa tutti insieme, io ero stravolta e stanchissima dopo la notte sulla terrazza.
L’unica cosa che desideravo era sdraiarmi su un letto comodo.
«Pensi che tornerai anche tu qui, papà?» gli chiese timidamente Waliyha.
Dopo quella domanda calò il silenzio nella stanza, io avevo anche smesso di mangiare e notai lo sguardo perplesso del padre di Zayn.
«A questo penseremo quando sarà il momento» rispose, severo e distaccato come sempre.
Con la coda dell’occhio vidi Zayn, al mio fianco, fare una smorfia.
«Jess, vieni a vivere con noi anche tu?» continuò Safaa, entusiasta.
Sorrisi leggermente, un po’ imbarazzata per la proposta assurda, e per lo sguardo del padre di Zayn puntato su di me.
«Sarebbe un sogno» le risposi dolcemente, «ma domani mattina devo già ripartire per Londra, la scuola è una vera scocciatura»
«Di già?» sbuffò, facendo il broncio.
«Purtroppo sì» alzai le spalle, «ma ti prometto che per le vacanze di Pasqua tornerò e starò con voi più tempo»
«Noi non festeggiamo la Pasqua» mi interruppe il padre di Zayn.
Spalancai leggermente la bocca, e mi maledii mentalmente per essere stata tanto stupida.
«Adesso basta» sbottò Zayn, «finiscila»
«Non ti preoccupare, ha fatto così anche con il mio ex» mi rassicurò Waliyha, a bassa voce.
Mi sforzai di sembrare tranquilla e non dissi niente.
«Mi dispiace, non volevo essere offensiva» balbettai, confusa.
«Non sei stata offensiva» mi tranquillizzò Doniya.
Zayn scattò in piedi da tavola e mi tese la mano, «andiamo»
Suo padre continuava a non rispondere, così mi alzai in piedi e seguii Zayn.

«E’ proprio un pezzo di merda» sospirò quando entrammo in camera sua.
Chiuse la porta a chiave e mise le braccia conserte. Era furioso, si notava anche dalle vene in risalto sul collo.
«Non fa niente, sono stata un po’ stupida a dire una frase del genere» mormorai, portandomi una mano tra i capelli.
«Non è vero» ribatté, «lui è estremamente fissato, e farebbe di tutto pur di infastidirmi»
«Probabilmente ce l’ha ancora con me per ieri sera, non gli piaccio e vorrei fare qualcosa per rimediare» alzai le spalle, per poi scivolare sul suo letto.
«Non devi fare niente» disse, «è lui quello che deve scusarsi»
Rimasi in silenzio e mi mordicchiai il labbro per il nervosismo. Lui si sdraiò accanto a me e aprì le braccia per fare in modo che mi ci rifugiassi. Poggiai la testa sul suo petto e chiusi gli occhi, lasciando che lui giocherellasse con i miei capelli. 
«Non permetterò che quello stronzo rovini anche questa giornata» continuò Zayn, «finalmente abbiamo avuto la bella notizia che aspettavamo da mesi, quindi niente deve andare storto»
«Va tutto bene, davvero» lo rassicurai ancora con gli occhi socchiusi, «concentriamoci sulle cose belle»
«Come noi due» disse, per poi alzare leggermente la testa dal cuscino e baciarmi la fronte.
«Peccato che devo ripartire domani, volevo esserci quando Trisha tornerà a casa» mormorai.
«Beh, lei uscirà tra qualche giorno, quindi per il weekend prossimo potrai vederla» spiegò Zayn.
«Non vedo l’ora» gli sorrisi, accoccolandomi di nuovo tra le sue braccia.
«Se vuoi, puoi restare ancora qualche altro giorno, a me fa piacere..» sussurrò, timidamente. Era la tenerezza in persona quando parlava così, la sua corazza da ‘duro’ crollava, e mostrava lo Zayn sensibile che in realtà era.
«Vorrei tanto restare, lo sai» sospirai, «ma mia madre, la scuola..»
«Non importa, non devi dire altro» scosse la testa, continuando ad accarezzarmi i capelli.
«Domani ho anche il corso di fotografia» confessai, «quello a cui mi sono iscritta qualche tempo fa, ricordi?»
«Oh sì, è fantastico» replicò, «magari un giorno potrei fare il modello per te»
Alzai un sopracciglio, «ah sì? Sono sicura che saresti un modello perfetto.»
«Puoi dirlo forte» si inumidì le labbra, «guarda che pezzo di figo che hai come fidanzato»
Scoppiai a ridere, «hai ragione, sono proprio fortunata»
«Ehi, ehi» si avvicinò al mio viso, «anche la fotografa non è male..»
Sorrisi di nuovo e spezzai quella poca distanza con un bacio.
Premetti le labbra sulle sue più volte, poi circondai il suo viso con le mani e mi sistemai comodamente sopra di lui.
«Allora, come devo farlo questo servizio fotografico?» chiese con un sorrisetto sghembo stampato sul volto, «vestito, in intimo, o magari nudo?»
«Vestito, assolutamente» gli lanciai un’occhiataccia, «non tutti possono vederti come mamma ti ha fatto»
Lui scoppiò a ridere e mi baciò un’altra volta. Mise in gioco la lingua, baciandomi con più passione, e sentii brividi invadermi tutto il corpo. Capovolse la situazione, facendo stare me sotto di lui, e continuò a lasciarmi una serie di baci, uno dietro l’altro. 
Sorrisi con lo stomaco ancora invaso da farfalle, «sei la cosa a cui tengo di più»
«Anche tu, e proprio per questo voglio fare una cosa» esclamò, per poi balzare in piedi dal letto.
Afferrò il telefono poggiato sul comodino e iniziò a comporre un numero.
«Chi chiami?» gli chiesi, confusa.
Lui mi fece un occhiolino poi rispose al telefono, «pronto?»
Rimasi in silenzio ad osservarlo, cercando di capire cosa stesse facendo.
«Perfetto, volevo annullare il contratto di vendita» lo sentii dire.
«Sì, proprio così, quell’appartamento non è più in vendita» continuò.
Dopo qualche minuto riagganciò il telefono e mi sfoderò un sorrisetto soddisfatto.
«Zayn, non dirmi che..» balbettai, incredula. Pensavo di aver capito cosa avesse fatto, ma volevo sentirmelo dire da lui.
«Proprio così, mi riprendo l’appartamento a Londra» disse, «voglio tornare a vivere lì, vicino a te»
Spalancai la bocca, balzai giù dal letto e gli saltai – letteralmente – addosso.
«Beh, non dici niente?» sorrise, tenendomi stretta.
«Ti amo, Zayn Jawaad Malik»


«Ah, è così bello essere a casa» esclamò Zayn quando, il giorno dopo, tornammo insieme a Londra.
Entrò nel suo vecchio appartamento – completamente in disordine per via del trasloco – e non potei fare a meno di notare un sorrisetto nostalgico stampato sul suo viso.
Per fortuna Zayn si era deciso ad annullare il contratto di vendita, non avrei sopportato di perdere quel posto.
Era come un rifugio, per me, per noi. La nostra tana d’amore.
«Quindi, vuoi davvero tornare a vivere qui?» chiesi, ancora incredula.
«Sì» annuì, «e voglio tornare a scuola, preferirei evitare di farmi bocciare un’altra volta»
«Giusta osservazione» ridacchiai, afferrando una cornice con la nostra foto poggiata sul tavolo.
Lui si avvicinò e osservò quella foto insieme a me, abbracciandomi da dietro. 
«Te lo ricordi? Quel giorno?» chiese, mordicchiandosi il labbro.
«Come potrei dimenticare il giorno in cui ci siamo messi insieme?» sorrisi nostalgica.
«Ne è passato di tempo» mi baciò la tempia e poi fece un passo indietro.
«Quanti ricordi in questo appartamentino» sussurrai al suo fianco, camminando per le stanze mezze vuote.
Lui sorrise un’altra volta, guardandosi intorno, poi si gettò sul letto e portò le braccia dietro la nuca.
«E quanti ricordi in questa camera» aggiunse, curvando le labbra in un sorrisetto malizioso.
Alzai gli occhi al cielo e scoppiai a ridere, «eh già.»
«Perché non ne creiamo dei nuovi?» propose, tendendomi una mano per farmi sdraiare accanto a lui.
«Non riesci proprio a tenere a bada gli ormoni, eh?» lo presi in giro, afferrando la sua mano.
«Li ho tenuti a bada per troppo tempo, piccola» sorrise e con un gesto veloce mi tirò su di lui, facendo sì che cadessi proprio sul suo corpo. Notai l’espressione divertita sul suo viso e non potei fare a meno di ricambiare, avvicinando il mio viso al suo per poi schioccargli un bacio a fior di labbra.
Nonostante cercassi di oppormi, anche io avevo un disperato bisogno di lui.
Gli sfilai frettolosamente la maglia e lasciai una serie di baci sul suo petto, allargando le gambe in modo da sedermi comodamente su di lui. Zayn alzò leggermente la testa dal cuscino per aiutarmi a togliere la maglietta, ma io lo precedetti e poi iniziai a slacciargli la cinta dei pantaloni.
«Chi è che non riesce a tenere a bada gli ormoni, adesso?» mi prese in giro, con un sorrisetto compiaciuto stampato in faccia.
«Non ti conviene sfottermi» lo provocai, «posso sempre rivestirmi e andare via»
«Non lo faresti mai» si bagnò le labbra, divertito.
«Ah sì?» sbuffai e feci per alzarmi ma Zayn mi bloccò per il braccio e – non so come – mi ritrovai sotto di lui.
«Dove pensi di andare?» ridacchiò, baciandomi dolcemente.
«Ah, che stronzo bastardo» alzai gli occhi al cielo e lo sentii ridere di nuovo. 
Schiusi le labbra, lasciando che le nostre lingue si incontrassero, e avvinghiai le braccia dietro al suo collo.
A quel punto Zayn stava quasi per far scivolare via i miei jeans quando il mio cellulare iniziò a squillare.
«Non rispondere» mi consigliò, continuando a fare quello che stava facendo.
«Devo.. devo rispondere» balbettai, cercando di afferrare il telefono poggiato sul comodino di fianco al letto.
Allungai la mano e alla fine lo afferrai, «pronto?»
Zayn continuava a baciarmi il collo e io non sapevo per quanto ancora sarei riuscita a trattenermi.
Cercai di scacciarlo con l’altra mano, «oh mio dio, mi ero completamente dimentica..ahh!»
Zayn aveva infilato una mano nei miei slip e io non ero riuscita a soffocare un gemito. 
«Sì, ci sono, mi scusi» continuai a rispondere al telefono, cercando di trattenere sospiri e ansimi.
Quando lui sfregò la mia intimità con la mano, fino a farvi scivolare un dito all'interno, non riuscii più a trattenermi e gridai.
Con la coda dell’occhio vidi Zayn ridacchiare soddisfatto e lo fulminai con lo sguardo.
Riagganciai il telefono e gli diedi un leggero schiaffo sul braccio, «ripeto, sei uno stronzo bastardo»
Lui ridacchiò di nuovo, «chi era?»
«La professoressa del corso di fotografia» risposi alzandomi in piedi, «mi ero completamente dimenticata di avere lezione oggi pomeriggio, devo scappare»
«Uffa, ci interrompono sempre sul più bello» protestò Zayn, facendo il broncio.
«Prima o poi avremo un po’ di tempo per noi» gli feci un occhiolino, infilandomi la maglia.
Lui fece un’altra smorfia poi balzò in piedi dal letto e mi accompagnò alla porta, «ci vediamo dopo?»
Annuii, «a dopo» feci per uscire da casa sua ma Zayn mi bloccò di nuovo per il braccio.
«Dammi un bacio» sussurrò, chiudendo gli occhi e avvicinando il suo viso al mio.
Trattenni una risatina e poi gli stampai un bacio veloce sulle labbra.
«Un altro» supplicò, senza mai riaprire gli occhi.
Alzai gli occhi al cielo e lo baciai ancora, «posso andare adesso?»
«Puoi andare» concordò, ancora con il sorrisetto da ebete stampato in faccia.

Il corso terminò intorno alle sette e mezza di sera, e quando tornai a casa ebbi una strana – ma piacevole – sorpresa. 
«Eccoti» disse mia madre facendomi entrare, «questa sera abbiamo un ospite a cena»
Sorrisi nel vedere Zayn a tavola salutarmi con la mano come un bimbo.
«E tu che ci fai qui?» esclamai.
«Sorpresa!» alzò le braccia in aria, «mi ha invitato tua madre»
Mi voltai verso di lei, «tu sei stata ospite a Bradford così tante volte, volevo cercare di ripagare il favore» spiegò.
«Jess è la benvenuta da noi» intervenne Zayn, «la mia famiglia la adora»
Accennai un lieve sorriso, ma sapevo che non era vero. Suo padre non mi adorava per niente.
Durante la cena mia madre non riuscì a trattenere la sua curiosità e travolse Zayn di continue domande sulla sua famiglia, su Trisha e tutto il resto.
«Ok mamma, adesso basta interrogatorio» la interruppi alla fine della cena, «posso rubarti il mio fidanzato per un secondo?»
«E’ tutto tuo» sorrise lei, alzandosi da tavola per sparecchiare.
Zayn mi lanciò un’occhiata interrogativa e io lo trascinai in camera mia.
«Scusala per tutte quelle domande, è piuttosto curiosa» ridacchiai, accoccolandomi sul letto insieme a lui.
«Devo dirti una cosa» Zayn cambiò discorso.
Aggrottai la fronte e lo guardai in attesa che dicesse qualcosa.
«Mia madre uscirà dall’ospedale questo sabato» sussurrò, «e tornerà a casa»
«Ma è una notizia meravigliosa» esclamai entusiasta, «non sei contento?»
«Sì, certo che lo sono» mormorò non del tutto convinto.
«E allora perché non lo sembri affatto?» chiesi, giocherellando con il suo ciuffo di capelli.
«Vogliono fare una specie di ‘festa di bentornata’» spiegò, «una cena, niente di che»
«Che bel gesto» sorrisi, continuando ad accarezzargli il viso.
«E.. per te sarebbe un problema venire?» chiese timidamente.
Spalancai la bocca, «no, certo che no, anzi sarebbe bellissimo conoscerla meglio»
«Meno male, l’hai presa bene» sospirò, sembrava sollevato.
«Perché pensavi il contrario?» domandai, confusa.
«No, niente, so che sei timida e..» balbettò.
«E’ per tuo padre, vero?» lo interruppi, «hai paura che possa dirmi qualcosa come la scorsa volta e scatenare problemi?»
«Il problema non sei tu, ma lui» girò lo sguardo, serrando la mascella.
«Farò il possibile per piacergli» alzai le spalle, «dimmi cosa vuoi che faccia e io lo farò»
«Io voglio solo che tu sia te stessa» ribatté, «non devi cambiare niente di te, per nessuno»
Quelle parole mi sciolsero il cuore. Sorrisi, gli accarezzai il viso ancora una volta e poi gli regalai un bacio.







 
***





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Capitolo 50
*** Don't stress, don't cry. ***


50°
 

 

Il giorno dopo a scuola, sembrava di essere tornati indietro nel tempo.
Zayn era di nuovo accanto a me, seduto nel banco in ultima fila.
I nostri compagni di classe, quando lo avevano visto entrare, avevano iniziato ad esultare e corsero tutti ad abbracciarlo.
Perfino i professori erano entusiasti del suo ritorno, nonostante lui – bisogna ammetterlo – non era uno studente modello.
così tutto riprese il ritmo della normalità, Zayn faceva il cretino per distrarmi durante la lezione, e ogni tanto mi schioccava anche qualche bacio nel cambio dell’ora.
Il fine settimana arrivò in fretta e sabato pomeriggio, dopo la scuola, io e Zayn partimmo per Bradford. Ero così contenta che sua madre fosse finalmente guarita – anche se non completamente – e potesse tornare a casa dalla sua famiglia.
«Jess!» strillò Safaa quando aprì la porta di casa e ci vide lì fuori.
Mi saltò letteralmente addosso e mi stritolò in un abbraccio fin troppo forte per essere soltanto una bambina.
«Oh certo, e il tuo fratellone non esiste più?» brontolò Zayn. 
Safaa sorrise e corse ad abbracciare anche lui, «non essere geloso Zay, voglio bene a tutti e due»
«Io sono molto geloso» ribatté lui voltandosi verso di me, «e Jess ne sa qualcosa»
«Oh sì, lo so bene» alzai gli occhi al cielo e trattenni una risatina.
Entrammo in casa e dopo aver salutato Waliyha, Doniya e gli zii, Zayn mi trascinò in camera sua.
«Quando arriverà tua madre?» chiesi entusiasta, mentre sistemavo il mio borsone.
«Più tardi, verso l’ora di cena» rispose, sdraiandosi a letto con le braccia dietro la nuca.
«Bene, quindi abbiamo ancora due ore» alzai le spalle, «per fortuna ho portato il libro di storia»
Mi voltai e sorrisi quando vidi Zayn aggrottare la fronte e fare una smorfia.
«A cosa diavolo serve quel libro?» sospirò.
«A studiare, Zayn, come tutti i libri» ridacchiai sedendomi sul letto accanto a lui, «lunedì abbiamo il compito in classe di storia e dobbiamo studiare un po’, non credi?»
«No, io non credo» si inumidì le labbra, tirandomi su di lui.
Trattenni un gridolino quando mi fece cadere precisamente sul suo corpo e iniziò a fissarmi negli occhi.
«Dobbiamo studiare, non voglio che tu prenda un’altra insufficienza» mormorai con voce flebile, un po’ distratta dai suoi meravigliosi occhi marroni che mi scavavano dentro.
«Io preferirei fare altro..» un sorrisetto malizioso comparve sul suo viso e nel giro di pochi secondi le sue labbra erano già sulle mie. Merda, era terribilmente bravo a distarmi con i suoi sguardi erotici ipnotici.
Lasciai che la sua lingua si scontrasse con la mia e presi il suo viso tra le mani per tenerlo fermo.
«Vuoi davvero fare l’amore mentre la tua famiglia è in casa?» chiesi tra un bacio e l’altro.
«Ti voglio disperatamente» sussurrò, guardandomi ancora dritto negli occhi.
Sorrisi e lo baciai ancora – con passione – finché qualcuno bussò alla porta della stanza.
«Fanculo, ci interrompono sempre» borbottò Zayn e io risi.
«Posso entrare?» era la vocina di Safaa fuori dalla porta, «o state facendo le cose da grandi?»
Guardai Zayn a bocca aperta e scoppiammo a ridere entrambi.
Mi precipitai ad aprirle la porta e la guardai esterrefatta, «tu cosa ne sai delle ‘cose da grandi’?» chiese subito Zayn.
«Me ne ha parlato Waliyha» spiegò la piccola, con aria soddisfatta.
«Dovrò tenerla d’occhio» Zayn scosse la testa e io mi lasciai scappare un’altra risatina.
«Comunque, io e Jess adesso abbiamo un po’ da fare» continuò lui, «dobbiamo studiare»
Mi portai una mano davanti la bocca per evitare di ridere ancora.
«Va bene, vi lascio in pace» sorrise dolcemente Safaa poi corse via.
Zayn chiuse la porta e poi mi si avvicinò, «allora, dov’eravamo rimasti?»
«Alla guerra di Troia» risposi tirando fuori il libro di storia dalla mia borsa.
«Ma.. ma io scherzavo» balbettò deluso.
«Mi dispiace, piccolo» sorrisi stampandogli un bacio a fior di labbra, «dobbiamo studiare, quindi inizia a parlarmi della guerra di Troia – e niente battutine sul nome della città – grazie»
Zayn sbuffò ancora e poi si decise ad aprire il suo libro.

Circa un’ora dopo Zayn sprofondò la faccia nel cuscino, «lo studio non fa per me» borbottò, esausto.
«Me ne sono accorta» sorrisi chiudendo il libro e avvicinandomi a lui per coccolarlo un po’.
«Oh sì, continua così» gemette quando iniziai a fargli i grattini.
Sorrisi e gli massaggiai il collo, lasciandogli poi un bacio sulla pelle.
«Meno male che ci sei tu» ansimò, tenendo ancora gli occhi chiusi.
Sorrisi di nuovo e mi sdraiai accanto a lui, osservandolo per un po’.
«Ehi, perché ti sei fermata?» sbuffò, riaprendo gli occhi.
«Shh, chiudi gli occhi» sussurrai accarezzandogli i capelli, «eri bellissimo»
«E adesso non più?» fece il broncio.
«Sei bellissimo, sempre» risposi, «ma a volte, per esempio, mi incanto a guardarti dormire»
«Dovrei preoccuparmi?» ridacchiò, tirandomi più vicina a lui.
«Forse» mi inumidii le labbra, imitandolo.
«Cazzo, no, non provocarmi in questo momento di astinenza o le cose finirebbero male» si portò una mano davanti agli occhi e io scoppiai a ridere.
«Non mi sembra che tu abbia una cintura di castità, amore» lo presi in giro.
«Ti ricordo che mia madre sarà qui tra poco, non posso scoparti a velocità lampo» brontolò.
«E’ questo che significa, per te?» aggrottai la fronte, «è solo una scopata?»
«E’ molto più di questo, e lo sai» scosse la testa, «adoro fare l’amore con te, sentirti mia, essere una cosa sola..»
«Scusa se sono pesante, ma.. per me è una cosa importante» balbettai, «cioè, tu sei il primo e anche l’unico con cui io l’abbia mai fatto e vorrei che fosse speciale per entrambi»
«Piccola, ma certo che è speciale per me» sorrise avvolgendomi tra le sue braccia, «ogni volta è speciale con te»
«Sei un gran ruffiano, Zayn Jawaad Malik» sospirai, accoccolandomi sul suo petto.
«Ero serio» insistette, «non voglio che tu mi prenda per uno stronzo superficiale»
«Lo so che non sei così» lo tranquillizzai, «altrimenti non mi sarei fidata di te»
«Ti amo, ti amo, ti amo» fece una pausa, «ah, te l’ho già detto che ti amo?»
Sorrisi e poi feci una smorfia pensierosa, «mh, credo di sì, una volta mi pare»
Ricambiò il sorriso e avvicinò il suo viso al mio per stamparmi un bacio.
Un bacio dolce, uno di quelli che ti scalda il cuore.
«Oh aspetta, devo farti vedere una cosa» balzai in piedi dal letto e iniziai a rovistare nella mia valigetta.
Tirai fuori un vestito turchese con delle balze e lo mostrai a Zayn.
«Ti piace?» chiesi entusiasta, «ho scelto questo per la cena di stasera, mi sono ricordata di quando mi hai detto che il turchese è il colore preferito di tuo padre e..»
Zayn mi interruppe di colpo, «Jess, no»
«Cosa? Non ti piace?» chiesi, titubante.
«Non voglio che tu dia a quell’uomo tanta importanza» ribatté, rigido.
«Era solo un inutile particolare, lo sai che ci tengo a fare bella figura con lui» alzai le spalle.
«E’ questo il punto, non voglio che tu faccia sforzi per piacergli» sbuffò, «e onestamente avrei preferito che avessi scelto un vestito per far colpo su di me..»
Mi mordicchiai il labbro; che stupida.
«L’ho sempre fatto, ho sempre fatto di tutto per far colpo su di te» poggiai il vestito sul letto e mi sedetti di nuovo accanto a lui.
«Ma sì, lo so, scherzavo» spostò una ciocca di capelli che mi copriva il viso, «forza vestiti, non vedo l’ora di vederti in tutto il tuo splendore»
Arrossii e alzai gli occhi al cielo per la sua sdolcinatezza, per poi filare in bagno a prepararmi.
Cinque minuti dopo ero già pronta, aggiunsi un filo di trucco sul viso per non esagerare e poi tornai in camera di Zayn.
Se ne stava fermo davanti lo specchio a petto nudo, iniziando ad infilarsi una camicia. 
«Tu e le camicie siete il mio punto debole» sussurrai avvicinandomi.
«L’ho messa per questo» disse voltandosi, «a differenza tua, io volevo far colpo su di te»
«Ancora con questa storia?» sbuffai, portando le mani sui bottoni della sua camicia.
Glieli chiusi lentamente uno per volta, tranne gli ultimi due, per poi lasciargli un bacio sul collo.
Curvò le labbra in un sorriso, mi prese per mano e pochi secondi dopo il campanello suonò. Che puntualità.
Safaa uscì dalla sua stanza strillando di gioia e corse ad aprire la porta di casa. Anche noi, insieme a Waliyha e Doniya, ci avvicinammo all’ingresso e sorrisi quando vidi Trisha entrare accompagnata da Yaser, il padre di Zayn. Era davvero bellissima, nonostante avesse un aspetto malconcio e stanco, ma sorrideva sempre e questo mi tranquillizzò.
Le figlie corsero ad abbracciarla, e poco dopo spinsi anche Zayn che – come al solito - sembrava voler restare da parte.
«Oh, ciao cara» mi disse Trisha quando fu il mio turno. La abbracciai in fretta e poi sorrisi.
«Sono contenta di vederti» continuò. Io arrossii, imbarazzata, e sorrisi di nuovo.
Poi lei tornò a salutare i suoi familiari, e Zayn spostò lo sguardo su di me.
«Va tutto bene?» chiese.
«Sì, devo solo smetterla di essere così timida» feci una smorfia.
Lui mi stampò un bacio sulla fronte poi si avvicinò ai suoi zii e io rimasi per un po’ in disparte.
«Ti avevo detto chiaramente che volevo che fosse una cena in famiglia» sentii dire dal padre di Zayn, poco dopo.
Iniziai a mordicchiarmi le unghie dal nervosismo e cercai di avvicinarmi un po’ per sentire con chi stesse parlando.
«Lei fa parte della famiglia, adesso» questa era la voce di Zayn. Stavano discutendo per me, di nuovo.
«Te la porti sempre dietro come un cagnolino?» ribatté Yaser.
A questo punto mi avvicinai timidamente a loro e Zayn mi guardò spaesato.
«Senti, vaffanculo» sbottò infine alzando il tono di voce e a quel punto calò un silenzio imbarazzante nella stanza.
Tutti si erano voltati verso di noi e io avrei voluto sotterrarmi.
«Era solo una battuta» cercò di giustificarsi il padre.
«Una battuta di merda che potevi risparmiarti» continuò Zayn.
Feci un sospiro e feci un passo indietro, «scusate» mormorai con un filo di voce per poi correre nella camera di Zayn.
Non mi ero mai sentita tanto imbarazzata e umiliata in vita mia.
«Lo sai che ha anche scelto un vestito del tuo colore preferito per far colpo su di te, eh?» sentii gridare Zayn.
Volevo solo che la smettesse, il suo modo di difendermi era dolcissimo, ma ero stanca di essere l’oggetto di litigi fra lui e suo padre.
«Jess» sentii una vocina dietro di me. La porta della stanza si aprì e vidi Waliyha sedersi accanto a me.
«Ehi, torna pure di là» alzai le spalle fingendomi tranquilla, «io arrivo subito»
«Mi dispiace per la scenata a cui hai dovuto assistere, ma non devi pensare che è colpa tua» poggiò una mano sulla mia spalla, «papà e Zayn litigavano anche quando lui abitava ancora con noi, hanno sempre avuto un rapporto conflittuale»
Rimasi in silenzio ad ascoltarla.
«Zayn è sempre stato piuttosto – come dire – ribelle, e questo non piaceva molto a mio padre» continuò, «e quando Zayn ha deciso di trasferirsi a Londra da solo, beh, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso»
«Sì, Zayn me ne ha parlato» risposi, «ma non posso fare a meno di sentirmi un’intrusa in questo momento, vostro padre ha ragione, non faccio parte della famiglia e dovreste festeggiare in pace»
«Lui è sempre stato piuttosto sospettoso nei confronti di ‘estranei’, non preoccuparti» scosse la testa, «ha fatto la stessa cosa anche con il mio ex ragazzo, poi è riuscito ad accettarlo»
Non dissi nulla e mi sforzai di sorriderle, finché la porta si aprì di nuovo e stavolta c’era Zayn.
«Ci lasci soli?» chiese a Waliyha. Lei annuì e dopo avermi abbracciata filò via.
Zayn chiuse la porta e poi iniziò a camminare avanti e indietro, come faceva sempre quando era nervoso.
Afferrò un pacchetto di sigarette e ne tirò fuori una, per poi accenderla.
Si affacciò alla finestra e iniziò a buttare fuori dalla bocca cerchi di fumo.
«Credo che dovresti tornare di là» sussurrai avvicinandomi a lui, «tua madre è appena tornata dopo mesi di ricovero, se la merita un po’ di tranquillità»
«La colpa non è mia» disse, continuando a guardare altrove.
Portò la sigaretta fra le labbra ancora una volta e poi fece uscire altro fumo.
«Infatti, è mia» annuii, abbassando lo sguardo.
«No» sospirò.
«Sto parlando seriamente, Zayn» dissi, «voglio che torni di là dalla tua famiglia, fallo per tua madre»
«Solo se tu vieni con me» rispose, gettando finalmente a terra la sigaretta e posando gli occhi su di me.
«Non credo sia una buona idea» scossi la testa.
«Per favore, non dargliela vinta» fece una smorfia.
«Ma questa non è una guerra, non ci sono vincitori» sospirai, «tuo padre ha ragione, dovete passare un po’ di tempo in famiglia, quindi è giusto che io mi faccia da parte»
«Non scherzare» replicò, avvicinandosi ancora di più.
«Forse è meglio che io torni a Londra, stasera stessa» alzai le spalle, «ci vediamo lunedì, a scuola»
«Sei pazza? Stasera?» esclamò, «non ti lascio andare così»
Gli accarezzai il viso e rimasi un po’ a fissarlo negli occhi, «sono solo due giorni.. ma promettimi che domani continuerai a studiare storia» sorrisi.
«Amore, ti prego..» balbettò con voce spezzata.
Chiusi gli occhi e sentii una fitta al cuore, non mi piaceva vederlo così triste.
«E’ la cosa più giusta da fare» dissi per poi iniziare a chiudere la mia solita valigetta, «e per favore, sorridi, devi essere contento che tua madre stia bene»
Lui abbassò lo sguardo, posizionandosi dietro di me.
«Sei stato fortunato e non devi sprecare neanche un minuto che hai da passare con lei» dissi, «io non ho avuto la stessa fortuna..»
«Tuo padre sarebbe fiero di te» prese il mio viso tra le mani, «e della meravigliosa donna che sei diventata»
A questo punto il mio cuore stava quasi per cedere. Gli occhi diventarono lucidi e sorrisi, accarezzandolo di nuovo.
«Ti chiamo appena arrivo a casa» gli stampai un bacio sulle labbra e poi – a malincuore – presi il telefono per chiamare il solito taxi.






 

***




salve gente,
eccomi qua!
che ve ne pare del capitolo?
il dramma non manca mai, come potete vedere :')
un bacio e alla prossima,

-marty.






 
 

 

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Capitolo 51
*** Play. ***


51°



 

Quando tornai a Londra, quella sera stessa, non raccontai niente a mia madre del vero motivo per cui ero ripartita subito.
Non penso che le avrebbe fatto piacere sapere che ero scappata perché il padre del mio ragazzo si era infastidito per la mia presenza. Quando riuscii a liberarmi dalle continue domande della mamma, filai a letto ormai sfinita e telefonai a Zayn.
«Pronto?» sentire la sua voce mi faceva già stare meglio.
«Ehi» sussurrai, tenendo stretto il cellulare, e fissando il soffitto.
«Ehi» ripeté, a voce bassa.
«Sei arrabbiato con me perché sono ripartita?» chiesi timidamente.
«Sono più arrabbiato con me stesso per averti lasciato andare» ribatté.
«Mi dispiace di essermene andata così, senza salutare nessuno, ma non me la sentivo di restare» feci una piccola pausa, «e il resto della serata com’è andato?»
«Una merda» rispose, e in sottofondo non percepii nessun rumore quindi era chiaro che stesse a letto anche lui.
«Perché?» sospirai.
«Secondo te?» replicò, «ero incazzato a morte – anzi, lo sono ancora – e quindi ho parlato un po’ con mia madre poi sono tornato in camera»
«Zayn, non essere così duro con tuo padre» mormorai.
«Tu sei troppo buona, amore» sentii il suo tono di voce addolcirsi, «ma non devi difenderlo, non se lo merita»
«Io credo nelle seconde opportunità» insistetti, «tutti possono migliorare»
«Beh, adesso sono troppo stanco per ribattere» lo sentii sbadigliare, «ci sentiamo domani?»
Annuii dimenticandomi che non poteva vedermi, «va bene..»
«Questo letto è così vuoto senza di te» sussurrò con una vocina dolce ed eccitante allo stesso tempo.
«Ah, come vorrei essere lì con te» mi mordicchiai il labbro.
«La prossima volta che mi dirai di voler andare via ti incateno in camera mia» ridacchiò.
Sorrisi senza neanche accorgermene, «buonanotte, scemo»
«Sogni d’oro, piccola» e detto questo, riagganciò il telefono. 
La mattina dopo – stranamente – dormii fino a tardi.
Probabilmente la mia stanchezza era dovuta alle continue ore di macchina per andare e tornare da Bradford.
Come se non bastasse dovevo ancora studiare per il compito di storia e mia madre aveva ben pensato di invitare delle sue amiche in casa. Ero contenta che passasse un po’ di tempo con qualcuno – in fondo se ne stava sempre da sola – ma perché proprio quando avevo bisogno di tranquillità e silenzio?
Così afferrai il mazzo di chiavi dell’appartamento di Zayn di cui avevo fatto una copia – il giorno che gli organizzai la festa a sorpresa per il suo compleanno – e decisi di andare a studiare lì.
Quando aprii la porta trovai tutto in disordine. Tipico di Zayn. Andai in camera sua e quasi mi venne da ridere quando vidi le coperte del letto ancora sfasciate, calzini e boxer sparsi qua e là. Alzai gli occhi al cielo e iniziai a fare un po’ d’ordine, aprii i vari cassetti per sistemare le cose finché non trovai una scatola di preservativi. Anche questo tipico di Zayn.
«Pronto?» la suoneria del telefono, poco dopo, aveva interrotto il mio folle studio.
«Ehi, buongiorno» biascicò, «che fine hai fatto? Non mi hai neanche scritto un messaggio stamattina»
«Che tu ci creda o meno, mi sono svegliata all’ora di pranzo» sorrisi chiudendo il libro di storia, «mi hai contagiata»
Lo sentii ridacchiare dall’altra parte, «che fai?»
«Cerco di studiare, a casa tua» confessai.
«Cosa?» esclamò, «sei nel mio appartamento?»
«Sì, ed è davvero in disordine» feci una smorfia.
«Per questo preferivo che non ci fossi» commentò.
«Non fa niente, ci sono abituata» ridacchiai, «e tu che fai?»
«Niente, anzi, studio..» trattenne una risatina.
«Chi pensi di prendere in giro?» borbottai.
«Ok, non è vero» ammise, «ma c’è una spiegazione logica e sensata per il fatto che non sto studiando.»
«Sarei curiosa di sentirla» lo presi in giro, di nuovo.
«Emh» fece una pausa, «non tornerò domani a Londra, mia madre mi ha chiesto di restare ancora qualche giorno con lei e non ce l’ho fatta a dirle di no..»
«Oh» sospirai, «certo, lo capisco, hai fatto benissimo»
«Mi dispiace, so che ti avevo detto che da questo momento in poi sarei stato sempre a Londra, con te..» mormorò, ma lo interruppi.
«Sta’ tranquillo, è giusto che tu resti un po’ con lei» risposi, «salutami tutti e chiedigli scusa da parte mia per la fuga di ieri sera»
«Ah, sei meravigliosa» sussurrò.
Arrossii come una scema, «è meglio se riaggancio, devo concentrarmi a studiare o non finirò mai..»
«Sei in camera mia adesso?» chiese.
«Sì, perché?» replicai.
«Ah, tu che ti rotoli sul mio letto tutta sola..» il suo tono di voce si fece più basso e profondo.
Scoppiai a ridere, «questa telefonata sta diventando a luci rosse»
«Non ancora, ma lo diventerà molto presto..» iniziò a fare strani versi poi rise anche lui.
«Forse dovrei agganciare seriamente, allora» sorrisi, «ci sentiamo dopo»
«A dopo, piccolina»

Lunedì arrivò in fretta e – dopo la mattinata del test di storia – passai il pomeriggio al solito corso di fotografia. 
«Ti sei iscritto anche tu?» esclamai sorpresa quando vidi Niall entrare in aula.
«Eh sì, oggi è la giornata degli esperimenti» spiegò tutto esaltato.
«Quali esperimenti?» chiesi a bassa voce, mentre la professoressa spiegava le varie tecniche e istruzioni.
«Ci fanno fare una specie di servizi fotografici, è un progetto a coppie» aggiunse.
«Oh, capito» risposi, tutta concentrata sulla spiegazione.
La prof continuò così per un po’, e intanto Niall continuava a rimbecillirmi con le sue chiacchiere.
In fondo però era tenero, ed ero contenta che adesso non ci fosse più rivalità fra lui e Zayn.
«Ah, mi fanno sapere che c’è un nuovo membro per la lezione di oggi» esclamò ad un tratto la professoressa parlando con la bidella, «Zayn Malik? Si chiama così, giusto?»
Sbarrai gli occhi e cercai di realizzare se quello che avevo appena sentito fosse vero.
«Vieni, entra pure e siediti dove vuoi» continuò lei, spalancando la porta.
Zayn entrò con il solito sorrisetto spavaldo sul volto guardandosi intorno, poi incrociò il mio sguardo e il suo sorriso si fece più grande.
«Che c-cosa stai facendo qui?» balbettai quando lo vidi sedersi accanto a me.
‘Sorpresa’ era poco per descrivere la mia espressione in quel momento.
Lui si voltò verso Niall e gli fece un occhiolino, «grazie amico»
Sbattei le palpebre più volte – ancora sconvolta per quello che avevo appena visto – e poi li squadrai entrambi attentamente.
«Volevo farti una sorpresa, tutto qui» Zayn si avvicinò per stamparmi un bacio, «e Niall mi ha dato una mano»
«Beh, ci sei riuscito» annuii, «ma tu non dovevi stare ancora un po’ con tua madre?»
«Oh, ci starò, non preoccuparti» alzò le spalle, «ma tu verrai con me»
«Non lo so, Zayn, hai sentito tuo padre..» scossi la testa, pensierosa.
«E tu hai sentito me» ribatté, «non accetterò un no come risposta, mia madre si sente in colpa e non vede l’ora di rivederti»
«Trisha è così dolce, ma io non so se..» balbettai.
«Ssh, smettila» mi zittì indicando la prof, «dobbiamo concentrarci»
Lo guardai a bocca aperta e poi scoppiai a ridere.
La mente mi riportò indietro nel tempo, al nostro famoso progetto di scienze che ci aveva fatti conoscere qualche mese prima.

Quando il corso terminò salutai Niall e uscii insieme a Zayn.
«Adesso che ci penso, tu riesci sempre a sorprendermi» dissi ad un tratto, passeggiando con lui – mano nella mano.
Lui si voltò verso di me con un sopracciglio alzato, «è una cosa positiva spero»
«Assolutamente sì» sorrisi di nuovo, «è così importante per te?»
«E’ il mio modo di dimostrarti quello che provo» rispose, «mi piace farti delle sorprese e riempirti di attenzioni»
«E a me piace riceverle» ridacchiai, stringendo più forte la mia mano.
Zayn si fermò di colpo e si guardò intorno, «questo posto è perfetto per il servizio»
«Eh?» chiesi, confusa.
«Il servizio fotografico, ricordi?» brontolò, «il nostro progetto a coppie»
«E chi ti ha detto che voglio stare in coppia con te?» lo provocai.
Lui fece il broncio, «ah davvero, non mi vuoi come compagno?»
«Beh, l’ultima volta che abbiamo lavorato ad un progetto insieme non ti sei neanche presentato..» lo fulminai con lo sguardo.
«Prometto che questa volta sarà diverso» si inumidì le labbra.
«Mh» mi portai una mano tra i capelli, «e da quando sei così interessato ai progetti scolastici?»
«Da quando uno di questi mi ha fatto incontrare te»

«Questo posto è perfetto per le foto che dobbiamo scattare» esclamai entusiasta quando arrivai in un parco con Zayn, tenendo stretta la sua mano.
«Tu dici?» sbuffò, guardandosi intorno perplesso.
Annuii convinta e lo spinsi via, «avanti, mettiti in posa»

«Perché io?» protestò sporgendo le labbra in un adorabile broncio, «tu saresti un soggetto migliore»
«Non riuscirai a persuadermi con la dolcezza, piccolo» lo presi in giro, «il progetto è mio e voglio che il protagonista del mio servizio fotografico sia tu»
Zayn sbuffò – ormai arreso – e poi iniziò a preparare delle pose.
Io lo guardavo e non potevo fare a meno di ridere, così presi la macchinetta fotografica e immortalai le sue smorfie buffe.
«Come sta andando?» chiese Zayn dopo un po’, cambiando posa ogni cinque secondi.
«Giudica tu stesso» ridacchiai mostrandogliene alcune.
Lui sorrise, «sono proprio un figo, non c’è che dire» si passò una mano sui capelli per aggiustarsi il ciuffo.
«Modesto, soprattutto» alzai gli occhi al cielo.
«Vorresti per caso dire che non è vero?» alzò un sopracciglio per provocarmi. 
Feci un’espressione pensierosa, «non so, ho visto di meglio..»
Zayn sbarrò gli occhi e si avvicinò afferrandomi per i fianchi, «ah sì? Hai visto di meglio?»
«Oh no, non vorrai ricominciare con il solletico» balbettai quando lo vidi guardarsi intorno per accertarsi che non ci fossero troppe persone a fissarci. 
«Te la sei cercata» infilò una mano sotto la mia maglietta facendomi rabbrividire, «così impari a screditare il tuo ragazzo»
«Zayn!» trattenni un urletto quando sentii un brivido percorrermi la schiena, «scherzavo, lo so che sei un figo della madonna, contento?»
Lui scoppiò a ridere, «come cedi in fretta, è stato facile»
«Stronzo» borbottai, per poi allontanarlo con uno spintone. Riuscii a sfuggirgli e – per qualche strano motivo – iniziai a correre con lui che mi seguiva e rideva alle mie spalle. Eravamo come due bambini che giocavano a rincorrersi, e la gente che passava ci fissava incredula. Ma non mi interessava, mi stavo divertendo col ragazzo che amo.
Salii sul gradino di una fontana per sistemare la mia Nikon, ma Zayn mi raggiunse e mi abbracciò da dietro.
«Tana per lei, signorina» sussurrò a bassa voce nel mio orecchio destro.
«Basta solletico, ti prego» supplicai, trattenendo una risatina.
«Mi piace farti impazzire» mormorò alle mie spalle con un tono di voce – fin troppo – eccitante.
Mi alzò leggermente la maglietta da dietro e poi infilò due dita sotto, solleticandomi la schiena. 
«Zayn, avevo detto basta» strillai e alla fine riuscii a svincolarmi dalla sua tortura, spingendolo dentro la fontana. Spalancai la bocca e scoppiai in una rumorosa risata, mentre Zayn era ancora lì dentro, completamente inzuppato, che sguazzava nell’acqua.
«Stronza bastarda» mi lanciò un’occhiataccia, ma ero troppo impegnata a ridere per notarla.
Tirai fuori la mia Nikon e immortalai quel momento con qualche scatto divertentissimo.
Alla mia professoressa sarebbero sicuramente piaciute. 
«Oh dio, non so nuotare» Zayn iniziò a schizzare acqua ovunque come uno stupido.
«Molto divertente» continuai a prenderlo in giro, scattando altre foto.
«Sto affogando» borbottò di nuovo, infilando la testa sott’acqua.
«Credo sia impossibile affogare in una fontana dove il livello dell’acqua è di pochi centimetri» ridacchiai soddisfatta.
«Sono serio, non ce la faccio, aiutami..» sospirò tendendomi la mano per fare in modo che lo tirassi fuori da lì.
Aggrottai la fronte per cercare di capire se fosse sincero o meno, ma alla fine poggiai la mia borsa sulle mattonelle e gli tesi la mia mano per aiutarlo ad uscire.
Proprio mentre Zayn stava per rialzarsi, con un gesto forte e veloce mi tirò a sé, facendomi cadere in acqua esattamente sopra di lui. 
«Ops, che sbadato» ridacchiò indicando i miei vestiti – e capelli – completamente fradici.
«Te l’ho mai detto che ti odio?» serrai la mascella.
«Chi la fa l’aspetti» si passò la lingua fra le labbra, «ok che non so nuotare, ma addirittura affogare in una fontanella? Ci hai creduto davvero?» continuava a ridere e a sfottermi.
«Stronzo, non proverò mai più a salvarti» scossi la testa, uscendo definitivamente dalla fontana sotto gli sguardi sconvolti dei passanti. Mi strizzai i capelli mentre Zayn, nel frattempo – che ancora rideva – fece lo stesso e prese la mia macchinetta fotografica per scattarmi qualche foto.
«Molto divertente» gli feci la linguaccia. 
«Come sei sexy tutta bagnata» sussurrò con lo stesso tono di voce basso ed erotico di qualche minuto prima.
Alzai gli occhi al cielo, «sto morendo di freddo, per colpa tua»
Zayn si avvicinò e provò a riscaldarmi con un abbraccio, «va meglio?»
«No» replicai spingendolo via, «tu sei ancora più fradicio di me»
Feci un sospiro e poi gli lanciai un’occhiata veloce per squadrarlo meglio: aveva i capelli completamente zuppi – ed era un miracolo che non ce l’avesse con me per avergli rovinato il famoso ciuffo – e la maglia bianca bagnata e aderente metteva in bella vista i suoi addominali scolpiti.
Distolsi lo sguardo dal suo corpo perfetto per evitare di creare pensieri poco casti e mi riappropriai della mia Nikon.
«E’ stato divertente, tutto sommato» esclamò lui ad un tratto, sedendosi su una panchina accanto a me.
Portò un braccio attorno alla mia spalla, cercando di farci asciugare dal sole.
«Cosa ci è saltato in mente?» sorrisi, ripensando a quello che avevamo appena combinato nel bel mezzo di una piazza pubblica.
«Ti sto contagiando con la mia pazzia» mi stampò un bacio sulla guancia.
«Probabilmente è così» sbuffai.
«E’ questo il tipo di rapporto che ho sempre sognato con la mia ragazza» confessò, «divertirmi insieme a lei, fare cazzate insieme a lei, perché dopotutto io sono ancora un bambinone»
Sorrisi e gli accarezzai il viso, «lo so, e sei un bimbo adorabile»
«Vediamo le foto?» propose tutto esaltato.
Annuii e afferrai di nuovo la macchinetta fotografica, scorrendo una ad una le imbarazzanti foto che avevamo scattate.
Erano assurde, ma i sorrisi sui nostri volti parlavano chiaro.
E visto che il servizio doveva essere spontaneo e divertente, ero certa che mi sarei assicurata un’altra A.
«Siamo una bella squadra, eh?» mi voltai verso di lui.
Zayn sorrise ed annuì, «dammi un bacio»
Mi avvicinai di più a lui e ubbidii, poggiando le labbra sulle sue.
Tenni fermo il suo viso con le mani, accarezzandogli le guance ancora bagnate e la barbetta umidiccia. 
Schiusi la bocca lasciandovi entrare la sua lingua e resi il bacio un po’ più passionale. La mia mano scivolò sul suo petto coperto dalla t-shirt fradicia mentre la sua viaggiava sulle mie gambe coperte dai jeans inzuppati.
«Andiamo a casa mia, a darci un’asciugata?» propose, con gli occhi che gli brillavano d’eccitazione.
Annuii, ancora distratta dal suo bellissimo viso a pochi centimetri dal mio.
Ero pur sempre una ragazza ed ero in astinenza anch’io, e che diamine! 

«Vado a prendere un asciugamano» annunciai, quando Zayn aprì la porta del suo appartamento.
Lui mi bloccò per un braccio prima che potessi allontanarmi e chiuse la porta con un piede, «era solo una scusa per tornare a casa, mi piaci da matti tutta bagnata» ridacchiò schioccandomi un bacio.
«Anche tu non sei male, in effetti» ed era vero. Era bellissimo.
«Però preferisco quando ti bagni per merito mio» si inumidì le labbra.
Scoppiai a ridere e scossi la testa, «sempre il solito»
Zayn ricambiò il sorriso, «questi vestiti appiccicosi stanno diventando di troppo»
Ridacchiai di nuovo sapendo bene dove voleva arrivare, così mi avvicinai a lui e lo aiutai a sfilarsi la maglietta.
Poggiai le labbra sul suo pettorale destro – proprio sopra il suo tatuaggio – e Zayn sorrise per il gesto dolce.
Prese il mio viso tra le mani e mi baciò con gentilezza, portò le mani ai lati della mia maglia e mi guardò insicuro, come per chiedermi il permesso di toglierla. Annuii silenziosamente e alzai le braccia in aria per facilitargli il compito.
Riprese a baciarmi e nel frattempo camminavamo all’indietro, per poi scivolare sul letto in camera sua. 
«Tra poco sarai finalmente mia, di nuovo» ansimò, mentre ci sfilavamo il resto dei vestiti bagnati.
«Sono già tua, sempre» gli lasciai un altro bacio sull’angolo delle labbra e Zayn curvò le labbra in un tenero sorriso.
«Stai tu sopra, voglio vederti» ansimò, aiutandomi a sedere su di lui.
Aprii con i denti la bustina del preservativo e, dopo averne pizzicato la punta, glielo infilai.
«Come mai?» domandai, curiosa.
«E’ più eccitante..» confessò ed entrò in me con una sola spinta decisa che mi tolse il respiro e mi fece aggrappare alle sue spalle con forza. 
«Dio.. » buttò la testa indietro, chiudendo gli occhi, poi aprì la bocca. Vedere il suo viso scosso dal piacere era una sensazione indescrivibile. Gli presi il viso con entrambe le mani per baciarlo, arpionandogli i fianchi con le gambe. Ansimò di nuovo, muovendo il bacino contro il mio ed io gemetti forte – troppo forte - sentendo aumentare la profondità della sue spinte. Lui aprì gli occhi e li piantò nei miei, con chissà quale pensiero nella testa, e continuò a muovere il bacino sotto di me. Boccheggiai per il brivido di piacere che mi attraversò la schiena e mi fiondai sul suo collo, cominciando a lasciargli tanti piccoli baci.
«Hai le guance tutte rosse, sei adorabile» mormorò con un filo di voce, accarezzandomi il viso. Arrossii, e nel frattempo le sue mani scesero di nuovo sui miei fianchi per assecondare il suo movimento sempre più veloce e disperato.
Non riuscivo nemmeno a parlare. Ero totalmente in estasi e così mi limitai a sorridergli, godendomi il momento. 
Un’ora dopo, il campanello di casa interruppe il sonnellino in cui eravamo caduti dopo la nostre folle avventura a letto.
Schiusi gli occhi ancora assonnata e mi resi conto che erano solo le sei e mezza del pomeriggio. Mi voltai dall’altro lato del letto e sorrisi quando vidi Zayn dormire ancora profondamente. Così, mi infilai qualcosa addosso e poi corsi ad aprire la porta.
«Tan tan, sorpresa!» Waliyha alzò le braccia in aria e mi stritolò in un – fin troppo soffocante – abbraccio.
«Ehi» le sorrisi ancora un po’ intontita per il sonno, «che ci fai qui?»
«Mi annoiavo e ho deciso di venire a trovare il mio fratellone a Londra» alzò le spalle guardandosi intorno, «a proposito, dov’è finito?»
Mi mordicchiai il labbro, «sta dormendo»
«Dormendo? Ma non sono neanche le sette del pomeriggio e già dorme?» brontolò poi si fermò improvvisamente a squadrarmi dalla testa ai piedi, «un momento, stai indossando la sua maglietta, hai i capelli tutti disordinati e gli occhi assonnati.. avete scopato!»
Arrossii piuttosto imbarazzata, «diciamo che ci siamo divertiti un po’, tutto qui»
«Oh meno male, di solito la vostra è una coppia tutta bacini e coccole, oppure non fate altro che litigare» fece una smorfia.
Sorrisi, «beh, cambiando discorso.. fino a quando resti qui a Londra?»
«Pensavo di ripartire domani e restare a dormire da Zayn, ma se avete in programma altri ‘divertimenti notturni’ posso sempre comprare dei tappi per le orecchie»
Scoppiai a ridere e scossi la testa, «non preoccuparti, una volta al giorno basta e avanza»
«Bene, perché devo dirti una cosa» Waliyha sorrise, «mia madre mi ha chiesto di invitarti di nuovo da noi, questo weekend»
Rimasi in silenzio piuttosto sorpresa, «è gentile da parte sua, ma..»
«Non accetterà un ‘no’ come risposta» mi interruppe, «si sente davvero in colpa per quello che è successo con papà e vorrebbe rimediare, dice che non vede l’ora di conoscerti meglio»
«Non lo so, forse vostro padre ha ragione, dovrei aspettare che lei si riprenda e stia un po’ in pace con la sua famiglia» mormorai, «quando lei sarà pronta, io sarò felicissima di incontrarla»
«Non se ne parla, tu verrai con noi» la voce bassa e roca di Zayn alle mie spalle mi fece rabbrividire. 
Mi voltai e lui era già affianco a noi; indossava solo un paio di pantaloncini da calcetto e aveva ancora i capelli umidi.
Salutò Waliyha con un abbraccio veloce poi mi lanciò un’occhiata d’intesa, «capito?»
«Non lo so Zayn, davvero..» sospirai, perplessa.
Portò un braccio attorno alla mia spalla, «io ti voglio con me, e se a mio padre questo non sta bene, allora che se ne vada lui»
Sorrisi leggermente e Waliyha batté le mani entusiasta, «allora, sei dei nostri?»
Annuii ormai convinta e dopo qualche secondo risposi: «sì, sarò dei vostri»





 

***




eeehilà!
allora, tengo particolarmente a questo capitolo.
non chiedetemi perché lol ma è così
:3
spero vi sia piaciuto,
e.. che altro aggiungere? a voi i commenti!
cun bacio e alla prossima,

-marty.






 


 

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Capitolo 52
*** Ready to run. ***


52°


Nonostante avessi promesso a Zayn che nel weekend sarei tornata a Bradford con lui per incontrare di nuovo la sua famiglia, una parte di me pensava ancora che non fosse la cosa giusta da fare.
Forse perché ero del tutto terrorizzata dall’idea di rincontrare suo padre, o forse perché ero stanca di sentirmi umiliata in quel modo e senza motivo, ma una cosa era certa: l’ansia mi stava divorando.
«Una volta vorrei accompagnarti, venire con te» mia madre fece una pausa, «a Bradford»
Aggrottai la fronte perplessa, «e perché dovresti?»
«Beh, ormai sono mesi che vai in quella casa e io non conosco ancora nessuno della famiglia Malik» spiegò, «forse sarebbe il caso che mi presentassi, magari questo weekend potrei venire con voi?»
«Mamma, non penso sia una buona idea» mormorai, agitata.
Non le avevo ancora rivelato del mio particolare ‘rapporto’ con il padre di Zayn, e se lo avesse scoperto le cose sarebbero diventate certamente più complicate. Per prima cosa, mi avrebbe sicuramente impedito di tornare a Bradford.
«Perché no?» protestò, mentre preparava il pranzo.
Ero appena tornata da scuola, e lei già iniziava con il suo stressante interrogatorio.
«Perché questo non è un bel momento per loro» sbottai, «la madre di Zayn è appena tornata a casa dopo mesi di ricovero in ospedale, non credi che meriti un po’ di riposo?»
«Giusto, hai ragione» sospirò, «ma prima o poi mi piacerebbe incontrarli»
«Succederà, prima o poi» mi morsi il labbro nervosamente, «ma non adesso»
Lei annuì e dopo qualche secondo aprì bocca di nuovo, «hai fame? E’ quasi pronto»
«No, per niente» sbuffai, «anzi, a dire il vero ho un po’ di nausea»
«Magari sei incinta» ridacchiò, con un tono di voce particolare. Era quel tipo di tono che usava con me quando voleva sapere qualcosa, e adesso voleva sapere se fossi mai andata ‘oltre’ con Zayn.
«Come scusa?» tossii di colpo, imbarazzata.
«Era una battuta» disse subito, «un tempo mi confidavi tutto quello che ti succedeva, passavi tutto il tuo tempo libero insieme a me e parlavamo continuamente..»
«Beh, ormai ho quasi diciotto anni e sono cresciuta» alzai le spalle.
Lei mi si avvicinò, «hai ragione, hai la tua vita ormai, e ti sei fidanzata..»
«Cos’è che vuoi sapere, mamma?» la interruppi, alzando gli occhi al cielo.
«Penso di conoscere già la risposta alla domanda che sto per farti, ma..» fece una pausa, «immagino che tu e Zayn abbiate già fatto l’amore, mi sbaglio?»
Sospirai per l’imbarazzo, «è possibile avere un po’ di privacy?»
«Puoi parlare con me, lo sai, puoi dirmi tutto» insistette, «voglio solo che torniamo ad avere lo stesso rapporto di prima, mi manchi.. sai?»
Mi lasciai scappare un sorriso per la sua improvvisa dolcezza, «anche a me manca parlare con te» sussurrai, «e sì, è già successo.. con Zayn»
«Oh» fu tutto ciò che uscì dalla sua bocca, «lo immaginavo, e non c’è niente di male, almeno dimmi com’è stato»
«E’ stato bellissimo, adesso che hai scoperto quello che volevi sapere possiamo cambiare discorso?» borbottai.
«Sono tua madre, è un mio diritto impicciarmi un po’» sorrise teneramente.
Ricambiai il sorriso e feci per andare in camera mia ma la mamma mi interruppe, «però usate le precauzioni e state attenti, d’accordo?» esclamò, «non vorrei ritrovarmi ad essere nonna troppo presto»
«Oh mio dio, questo è totalmente imbarazzante» arrossii fuggendo in camera mia, «smettila!»

«Davvero ti ha detto così?» Zayn scoppiò a ridere quando, nel pomeriggio, andai a casa sua e gli raccontai tutto.
«Non ridere, rimarrò traumatizzata a vita» sospirai, sedendomi accanto a lui e affondando la testa sul suo petto.
Zayn ridacchiò di nuovo e nel frattempo mi avvolse con un braccio per farmi stringere a lui ancora di più. 
«E’ già tanto che adesso io non mi ritrovi con un occhio nero» sorrise.
«Quella sarebbe più la reazione di un padre geloso» mormorai e mi bloccai di colpo, «voglio dire, se ne avessi uno..»
Zayn fece un sospiro e mi stampò un bacio sulla fronte, «sono sicuro che se potesse, tuo padre sarebbe geloso di te tanto quanto lo sono io»
Mi sforzai di sorridere e alzai lo sguardo su di lui, per poi avvicinarmi al suo viso e baciarlo dolcemente.
«Dov’è Waliyha?» chiesi – ancora a pochi centimetri dalle sue labbra - per cambiare discorso.
«Non lo so, usciva con qualcuno, a quanto pare» sbuffò, «è un vero casino averla in casa qui con me, mi fa ricordare il motivo per cui me ne sono andato da Bradford»
«Non essere cattivo» lo rimproverai.
«Disse quella che mi ha spinto in una fontana, l’altro giorno» mi lanciò un’occhiataccia.
«Così impari a farmi il solletico» risi, «a proposito, presto dovrò consegnare il progetto di fotografia»
«Il nostro progetto..» mi corresse, poi la porta si aprì improvvisamente e Waliyha spuntò fuori.
«Salve piccioncini, ero in giro con un bel biondino» esclamò mentre lanciava la borsa a terra, «inizio ad amare Londra e chissà, magari potrei pensare di trasferirmi qui col mio fratellone»
«Non se ne parla» borbottò lui.
«Niall dice che sarebbe contento se io vivessi qui» lei gli fece la linguaccia.
«Niall?» spalancai la bocca, «e da quando lo conosci?»
«Da oggi» sorrise soddisfatta, «è molto carino»
«D’accordo, ho promesso che avrei fatto una tregua con Niall ma..» intervenne Zayn, «e che cazzo, prima ci prova con la mia ragazza e adesso con mia sorella?»
Ridacchiai e Waliyha fece una smorfia, «vado a farmi una doccia, domani si riparte per Bradford giusto?» chiese.
Zayn annuì e io mi resi conto che la settimana era passata troppo in fretta.
Domani era Sabato e stavo per sciogliermi dalla paura solo al pensiero di rivedere la sua famiglia.
Quando restammo finalmente soli, Zayn se ne accorse e mi accarezzò i capelli per tranquillizzarmi, «non devi essere così agitata..» sussurrò.
«Non sono agitata» mentii, accoccolandomi di nuovo al suo petto.
«Sì, lo sei» annuì, continuando ad accarezzarmi e provocarmi infiniti brividi sulla schiena.
Quel ragazzo mi conosceva troppo bene.
«E va bene, lo sono» sospirai, «non posso farci niente, è più forte di me»
«Mio padre ti fa così paura?» borbottò.
«Non è tuo padre a spaventarmi» risposi, «è il contesto, non mi piace sentirmi fuori luogo e soprattutto non voglio essere di troppo in posti in cui non sono gradita..»
«Cazzo Jess, ne abbiamo già parlato, ti amano tutti» insistette, «Waliyha ti considera una delle sue migliori amiche, Safaa ti adora, mia madre non vede l’ora di vederti.. cosa vuoi di più?»
«E anche io adoro tutte loro, ma..» scossi la testa e feci una pausa, «parliamo d’altro?»
Zayn serrò la mascella e smise di accarezzarmi. Ero una stupida complessata, me ne rendevo conto.
«Amore..» balbettai cercando di farlo sciogliere, ma lui non rispose. Continuava a guardare altrove.
«Devi fidarti di me» disse ad un tratto, fissandomi intensamente negli occhi.
Rabbrividii, «ma io mi fido di te..»
«Allora affronteremo tutto questo insieme» prese il mio viso tra le mani, «perché è a questo che serve avere una persona accanto»
Sorrisi e lo baciai di nuovo, «ti amo da morire»
«Io ti amo da vivere» mi corresse, poi curvò le labbra in un sorrisetto e io risi.

Le sue parole mi avevano aiutato, ma le mie paure non erano ancora svanite.
Sabato arrivò in fretta e quando sentii il clacson suonare fuori casa mia, presi un respiro profondo ed uscii.
Zayn era in macchina, con il finestrino abbassato e il braccio che penzolava fuori, insieme a Waliyha.
«Forza, si parte» esclamò tutto soddisfatto, poi il suo sorriso si spense quando vide l’espressione cupa e affranta sul mio viso.
«Che succede?» chiese subito, «dov’è la valigia?»
«Non ce l’ho» balbettai in piedi fuori dall’auto, «non vengo Zayn, non oggi»
Lui fece un sospiro poi aprì lo sportello della macchina e si posizionò di fronte a me.
«Ci risiamo? Ancora con questa storia?» brontolò, «pensavo che ieri avessimo risolto tutto»
«Credo sia meglio se passi un po’ di tempo da solo con la tua famiglia, senza di me» abbassai lo sguardo, «per favore, non insistere»
«Jess» fece una smorfia, «ti stai comportando come una bambina.»
«Non sono pronta, è più forte di me!» sbottai.
Rimanemmo entrambi in silenzio per quasi un intero minuto, poi lui mi si avvicinò.
«Ti prego, vieni con me..» il suo tono di voce si addolcì, «ho bisogno di te»
«Ci vediamo lunedì, quando torni..» risposi, accarezzandogli il viso.
Zayn fece un passo indietro e girò lo sguardo altrove.
«Non fare così» lo supplicai, «chiamami appena arrivi, va bene?»
Lui non rispose ed entrò in macchina, sbattendo lo sportello mentre Waliyha ci osservava a bocca aperta.
«Zayn!» lo chiamai ancora, e lui finalmente si voltò verso di me.
Scosse la testa poi portò le mani sul volante e in pochi secondi l’auto sparì dietro il viale.




 


***




ohw.
poveri #Zass.
chi pensate abbia ragione, Zayn o Jess?
lei ha ancora paura di subire un'altra umiliazione,
ma lui aveva davvero bisogno di lei in quel momento.

sono curiosa di sentire i vostri pareri c:
un bacio e alla prossima,
-marty.









 

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Capitolo 53
*** Where do broken hearts go. ***


53°


«Dai, Zayn, rispondi» continuavo a parlare alla sua stupida segreteria telefonica, «non fare lo stupido e chiamami appena senti il messaggio, per favore» furono le mie ultime parole poi riagganciai il telefono.
Feci un sospiro e mi buttai a letto, fissando il soffitto, come facevo sempre quando ero ansiosa per qualcosa. 

«Secondo me dovresti essere più spensierata» mi consigliò Niall la mattina dopo, quando gli raccontai – più o meno – quello che stava succedendo.
Gli avevo chiesto di uscire all’improvviso – di domenica mattina – per parlare un po’, ovviamente tralasciando i dettagli più ovvi. 
«Lo so, è quello che mi dice anche Zayn» abbassai lo sguardo, «ma non ci riesco»
«Allora non devi far altro che sperare che lui ti capisca» alzò le spalle.
Annuii non del tutto convinta poi rimasi in silenzio per un po’, «hai conosciuto Waliyha?»
«La sorella di Zayn?» chiese, «sì, è simpatica»
«Molto» aggiunsi, «e.. ti piace?»
«La conosco da un paio di giorni, ma sì, è carina» disse.
«Bene, magari se ti metti con lei affronteremo insieme gli incontri con la famiglia Malik» ridacchiai.
Niall ricambiò la risata, «non credo che succederà mai»
«Non mi sono mai sentita così vigliacca in vita mia» sussurrai ad un tratto.
Lui posò lo sguardo su di me, «addirittura?»
«Sì» mi morsi il labbro, «credevo davvero di essere cambiata, pensavo che non fossi più la stupida e timida ragazzina di un tempo, ma mi sbagliavo»
«Essere timidi non significa essere stupidi» fece una smorfia.
«La mia timidezza e insicurezza mi bloccano, però» alzai gli occhi al cielo.
«Vinci le tue paure, Jess» esclamò, «ne vale la pena»
Io non dissi nulla per un po’, poi sorrisi.
Era un sorriso sincero, dovuto al fatto che era la prima volta che parlavo con Niall senza sentirmi a disagio, o con la paura che ci provasse con me.
Eravamo amici, e non potevo esserne più contenta.

«Buongiorno» balbettai a bassa voce quando aprii il messaggio di Zayn, tornando a casa. Mi aveva inviato un semplice ‘buongiorno’, ma almeno mi aveva scritto.
Ed ero così sollevata di sentirlo, anche se non lo vedevo da sole ventiquattro ore. Eppure quelle ore mi erano sembrate interminabili e strazianti. Zayn era diventato fondamentale per la mia vita e questa cosa mi spaventava parecchio.
Anziché rispondere a quel freddo sms, gli telefonai. Avevo bisogno di sentire la sua voce, e soprattutto di sapere che non era ancora arrabbiato con me.
«Pronto?» sentire la sua voce ancora impastata dal sonno – nonostante fossero le due del pomeriggio – mi fece sorridere. Ah, il mio dormiglione.
«Ciao» mormorai timidamente, «dormivi ancora?»
«No, mi sono svegliato poco fa» rispose e sentii gli schiamazzi di Safaa dall’altra parte del telefono. Sorrisi e improvvisamente mi venne voglia di correre da loro.
«Capito, tutto bene laggiù?» chiesi, cercando qualcosa da dire.
«Sì, tutto bene» rispose, freddo come non mai. 
Feci un respiro profondo, «ce l’hai ancora con me?»
«Devo andare a mangiare adesso, ci sentiamo dopo magari» disse, e capii dal suo tono di voce che era una scusa per non affrontare l’argomento.
«Ok» mi limitai a rispondere, piuttosto delusa.
«Ok..» ripeté, incerto se agganciare o meno.
Alla fine attaccò lui, terminando la chiamata più breve e inutile della storia. 

Quella sera lo sentii solo prima di andare a letto, scrivendogli la buonanotte per messaggio a cui lui rispose con un secco e distaccato ‘notte’.
Lunedì arrivò in fretta e – per la prima volta in vita mia – non vedevo l’ora di andare a scuola, perché avrei rivisto Zayn che era tornato da Bradford.
Invece, con mia sorpresa, non era in classe quella mattina.
Non potei fare a meno di chiedermi dove si fosse cacciato e perché non mi avesse avvertita. In fondo non avevamo discusso per una cosa chissà quanto importante, stava esagerando.
Nel pomeriggio lo chiamai ma aveva ancora il telefono staccato, così andai direttamente a casa sua.
Nonostante avessi la mia copia delle chiavi, decisi di bussare e sperare che fosse lì.
Dopo qualche secondo uno Zayn a petto nudo e con la sigaretta fra le dita mi aprì la porta.
«Oh, allora sei vivo» dissi, mettendo le braccia conserte.
Zayn si portò la sigaretta sulle labbra e mi spalancò la porta per farmi entrare.
Lo seguii fino al balcone dove continuò a fumare in pace, mentre io me ne stavo ancora in silenzio aspettando che parlasse.
«Dove sei stato, stamattina?» gli chiesi, ad un tratto.
Zayn uscì dal balcone e dopo pochi secondi tornò con un pezzo di carta in mano.
Lo guardai confusa e poi lessi quello che c’era scritto, «ti sei iscritto ad una scuola di musica?»
«Proprio così» annuì, per poi far uscire cerchi di fumo dalla bocca.
«Sono contenta» sussurrai, «finalmente potrai fare quello che ti piace davvero»
Lui annuì, ancora piuttosto distaccato, e girò lo sguardo altrove.
«Perché non mi hai avvisata?» chiesi, stufa di tutta questa freddezza.
«Ne avevo parlato con la mia famiglia a Bradford, mi hanno convinto loro a farlo» alzò le spalle, «lo avresti saputo se fossi venuta con me»
«Zayn» sospirai, «sei ancora arrabbiato per questa storia? Te l’ho già detto che..»
«Sì, che non te la sentivi e bla bla» mi interruppe, facendo una smorfia.
«Com’è possibile che io e te passiamo dal ridere, scherzare e rincorrerci in una fontana.. a ignorarci per due giorni? Come?» sbottai improvvisamente.
«Siamo due teste dure» si lasciò scappare un sorrisetto, continuando a guardare altrove.
«Hai ragione, ma lo siamo entrambi» sottolineai con enfasi l’ultima parola.
«Tu di più» mi corresse e continuò a fumare guardando altrove.
Presa da uno scatto d’ira gli sfilai la sigaretta dalle labbra e la lanciai di sotto.
Zayn mi guardò con occhi sbarrati, «ma che cazzo fai?»
«Voglio che mi guardi in faccia quando parliamo» replicai.
«Non farlo mai più» ringhiò. Era arrabbiato davvero.
«E smettila con tutte queste sigarette, ti fanno soltanto male» lo rimproverai.
«Non devi preoccuparti per me» fece una smorfia.
«Sì che devo, visto che sei il mio ragazzo e ti amo» mormorai debolmente.
Zayn rimase in silenzio e io stavo per dire qualcosa, quando una goccia mi scivolò sulla fronte.
Alzai lo sguardo e vidi il cielo scuro; stava per iniziare a piovere.
Zayn uscì dal balcone e io lo seguii dentro, lo vidi prendere una maglietta a caso poi infilarsela.
«Possiamo smetterla di discutere?» chiesi avvicinandomi a lui, «voglio abbracciarti..»
«Lo vorrei anch’io, ma non ci riesco» scosse la testa, «non adesso»
Sospirai e rimasi lì in piedi, immobile davanti a lui, a guardarlo negli occhi.
«Perché?» chiesi con un filo di voce, «ne stai facendo una tragedia»
«Per me era importante che tu venissi con me, ok?» alzò la voce di nuovo.
«Zayn, sono venuta a Bradford con te un centinaio di volte, quest’anno» dissi, «non puoi avercela con me per non averti accompagnato una volta sola!»
Lui si morse il labbro e non disse nulla per un po’, probabilmente sapeva che avevo ragione io, ma era troppo orgoglioso per ammetterlo e chiedermi scusa.
«Non è questo il punto, tu sai che adesso che i miei sono tornati a casa non mi fa molto bene stare lì..» fece una pausa, «e avrei semplicemente voluto averti lì con me, presentarti di nuovo a mia mamma e.. boh, che stupido»
«Non sei stupido» scossi la testa e – finalmente – lo accarezzai.
Si era fatto la barba e quindi aveva il viso liscio come piaceva a me.
«Il punto è che.. tu dovresti farti meno problemi» tolse le mie mani dal mio viso e le strinse alle sue, «vorrei che non fossi così intimorita ogni volta e..»
«Io sono così» alzai le spalle, infastidita.
Tirai indietro le mani e le portai tra i miei capelli.
«Lo so che sei così, ma vorrei che vivessi più leggera» disse, «e lo dico per te»
«Non posso farci niente se tuo padre mi spaventa dal primo momento che l’ho visto» sospirai, «di certo non si è presentato con un sorriso sulla faccia e dei dolcetti di benvenuto, o mi sbaglio?»
Zayn annuì, «lo so, proprio per questo penso che dovresti reagire e fregartene»
«Sembra facile a parole» commentai, «il giudizio degli altri è sempre stato importante per me»
«Sono sicuro che un’altra ragazza al tuo posto lo avrebbe affrontato come si deve» borbottò.
Questa frase mi colpì un po’ troppo nel profondo.
«E allora trovatene un’altra di ragazza, vai» feci un passo indietro e mi voltai, dandogli le spalle.
«Non volevo dire questo..» lo sentii sussurrare dietro di me, e riconobbi il suo tono di voce mortificato.
«Invece era proprio quello che volevi dire» insistetti. Rabbrividii al suono di un tuono provenire da fuori e solo ora mi accorsi che era scoppiato un temporale. Zayn mi raggiunse e si posizionò di fronte a me, «intendevo dire che dovresti trovare un po’ di coraggio dentro di te e affrontare quello stronzo di mio padre, non è poi così difficile»
«Ashley sarebbe perfetta» feci un sorriso ironico, «tuo padre la adora, o sbaglio?»
«Adesso spiegami cosa c’entra Ashley» alzò un sopracciglio.
«Hai detto che un’altra ragazza al mio posto lo avrebbe affrontato come si deve» misi le braccia conserte, «so che ti riferivi a lei»
«Non mi riferivo a nessuno» brontolò. 
Non dissi nulla, rimasi a fissare un punto qualsiasi nella stanza aspettando che dicesse qualcosa.
«Senti, mi dispiace per tutto quanto..» balbettò. Provò ad avvicinarsi e baciarmi ma poggiai le mani contro il suo petto e lo spinsi via con violenza.
«Pensi sempre di poter aggiustare tutto con un ‘mi dispiace’» scossi la testa, «ma adesso basta, vorrei che me lo dimostrassi ogni tanto» e detto questo, corsi via.


 



***




oh çwç
salve gente,
eccomi di nuovo qui.
che ve ne pare di questo capitolo?
altre incomprensioni per Zayn e Jess.
pareri? chi ha ragione? 
c:
un bacio e alla prossima,
-marty.






 

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Capitolo 54
*** Stronger. ***


54°



 

Quella sera trovai due chiamate senza risposta sul telefono, ovviamente da parte di Zayn. Forse si era fatto un esame di coscienza e aveva capito di essersi comportato da stronzo?
Oppure – ipotesi più probabile – voleva semplicemente che la smettessimo di litigare, ignorando il suo atteggiamento da cretino. 
La mattina seguente, a scuola, avevo il corso di fotografia alla prima ora. 
«Avete terminato i progetti a coppie della scorsa settimana?» chiese subito la professoressa, facendomi realizzare che Zayn non era in aula.
Mi guardai intorno e lo maledii mentalmente; non volevo credere che mi avrebbe piantato in asso per la seconda volta nel bel mezzo di un progetto scolastico a coppie. Lo aveva già fatto col famoso progetto di scienze che ci aveva fatti conoscere e – se l’avesse fatto di nuovo – non lo avrei perdonato.
«Jessica e Zayn, il vostro progetto?» chiese l’insegnante quando arrivò il nostro turno. Guardai con ansia l’orologio e mi accorsi che il mio ragazzo era in ritardo di dieci minuti. Stava forse cercando di farmela pagare perché avevo ignorato le sue chiamate, la scorsa sera?
«Professoressa, Zayn non è ancora arrivato..» mormorai imbarazzata tra lo sguardo dei compagni.
Lei fece una smorfia e alla fine si scrollò le spalle, «non importa, ti valuterò da sola»
Annuii ormai esausta e afferrai la cartellina con le foto che io e Zayn ci eravamo scattati quel giorno, nella fontana.
Notai un sorrisetto divertito ma sincero sul viso della prof mentre sfogliava le fotografie, poi un rumore terribile e la porta della classe si spalancò.
Zayn era in piedi con un aspetto tremendo; le occhiaie ben marcate, i capelli stranamente in disordine e la barbetta che cresceva a vista d’occhio.
Era possibile che lo trovassi perfetto anche così?
«Scusate il ritardo» corse vicino a noi col fiatone, fregandosene degli sguardi divertiti dei compagni, «stavo preparando altre foto da portarle» 
Lo guardai a bocca aperta e sorrisi quando vidi Zayn allungare il braccio verso la cattedra e poi lasciar scivolare sul tavolo delle mie foto.
Erano primi piani – per essere precisi – dei miei occhi, le mie labbra, e tutte mentre dormivo. Erano meravigliose, tutte molto artistiche; probabilmente quel bastardo me le aveva scattate mentre mi ero addormentata a casa sua, l’altro giorno. 
«Siete una coppia molto affiatata non solo a scuola, quindi..» dedusse la prof, e Zayn posò immediatamente lo sguardo su di me.
Scoppiammo a ridere entrambi, piuttosto imbarazzati.
«Sì, stiamo insieme» confessò lui ad un tratto, e la prof del corso di fotografia ricambiò il sorriso.
«Siete una gran bella coppia, dico davvero» disse, «e le foto sono meravigliose»
Zayn continuava a tenere lo sguardo fisso su di me, «è il soggetto ad esserlo..»
Alzai gli occhi al cielo e arrossii per i suoi buffi tentativi di farsi perdonare. 
La prof emanò un colpetto di tosse – come se volesse ricordarci di essere a scuola – e io risi.
«Meritate una A, avete fatto un ottimo lavoro» disse, «e.. Zayn, quelle foto che hai aggiunto sono splendide, hai talento, ragazzo»
Lui sorrise e poi spostò – di nuovo – lo sguardo su di me.
«Non ci posso credere, la mia prima A» ridacchiò divertito quando uscimmo in cortile, al termine delle lezioni.
«Sei stato bravo» gli dissi – non troppo entusiasta perché ancora arrabbiata per la discussione della sera precedente, «ma potevi evitare quelle foto mie a letto..»
«Non ho resistito, eri così bella anche mentre dormivi» si giustificò, «e comunque non si vede nulla, ti ho zoomato sulle labbra e sugli occhi chiusi..»
Sospirai e mi lasciai scappare un sorriso per i suoi tentativi di addolcirmi, «per un attimo ho pensato che non saresti venuto»
«Non mi sarei perso questo momento per niente al mondo» sussurrò, e il suo sguardo si fece serio. Sentivo i suoi meravigliosi occhi marroni scavarmi dentro; la mascella serrata e le labbra screpolate.
«Beh, grazie» balbettai restando in silenzio per qualche secondo, «e.. posso sapere perché sei conciato così oppure no?»
Zayn abbassò lo sguardo su di sé poi fece una smorfia, «cosa ho che non va?»
«Sembri un barbone che non dorme da mesi» lo presi in giro, soffermandomi sui suoi jeans strappati, la camicia a quadri aperta con sotto una t-shirt nera e il ciuffo rivolto all’ingiù che gli copriva la fronte.
«Ah però, io ti dico che sei bellissima anche mentre dormi e tu mi dai del barbone, complimenti» fece il broncio e mise le braccia conserte. 
Mi lasciai scappare una risatina, «sei sempre perfetto per me, lo sai»
«E se proprio vuoi saperlo, ho queste occhiaie a causa tua» confessò, «ti ho pensata tutto il tempo»
Zayn mi si avvicinò lentamente e fece scivolare le mani sui miei fianchi.
«Scusami per ieri sera» mormorò con voce tremolante, «sono stato troppo duro con te e mi dispiace davvero»
Lo guardai piuttosto sorpresa, «le tue parole mi hanno fatto star male..»
«Sono un coglione, scusami» sospirò e iniziò a lisciarmi i capelli con la mano, «ti prometto che non litigheremo mai più per colpa di mio padre, anzi, sai che ti dico? Non torneremo a Bradford, non lo rivedrai più e fine della storia»
«Ehi, amore, frena» interruppi il suo entusiasmo, «io non voglio questo»
Lui rimase in silenzio a guardarmi, in attesa di spiegazioni.
«L’ultima cosa che vorrei è tenerti lontano dalla tua famiglia» scossi la testa, «ti avevo chiesto soltanto un paio di giorni per riflettere, ma adesso ho le idee chiare.. sono pronta per tornare a Bradford con te, sono pronta per incontrare i tuoi genitori e mostrare loro chi sono»
Zayn continuò a fissarmi a bocca aperta per qualche secondo, poi prese il mio viso tra le mani e, senza aggiungere nulla, incollò le sue labbra alle mie. Sorrisi nel bacio e allungai le braccia dietro il suo collo, lasciandomi andare ancora un po’.
«Odio litigare con te» piagnucolai a voce bassa, poggiando la fronte contro la sua.
Mi spostò una ciocca di capelli che mi copriva il viso e poi mi stampò un altro bacio veloce.
«Anche io» rispose, «mi sei mancata da impazzire in queste poche ore»
«Rimediamo oggi?» proposi, prendendolo per mano e avviandoci verso la sua auto.
«Oggi pomeriggio non posso» si portò una mano tra i capelli, «ho la prima lezione alla scuola di musica a cui mi sono iscritto..»
«Oh dio, è vero!» esclamai entusiasta, «sei pronto?»
«Prontissimo» mi corresse, sistemandosi il colletto della camicia.
«Dio, se sei bello..» mormorai contro il suo orecchio, facendolo rabbrividire.
«Ah sì?» alzò un sopracciglio, «prima non ero un barbone?»
«Mettiamola così» sorrisi, «sei il barbone più bello del mondo»
«Bene, adesso sì che iniziamo a ragionare..» ricambiò la risata poi si avvicinò per baciarmi ancora una volta.
«Hai un po’ di tempo adesso?» chiesi, poco dopo.
«Sì, vuoi che ti accompagni a casa?» replicò.
«No, ma vorrei che venissi con me in un posto» 

Circa dieci minuti dopo scesi dalla macchina di Zayn e mi avvicinai a lui, prendendolo per mano. Osservai l’espressione smarrita sul suo viso ma la ignorai, continuando a camminare. Feci un respiro profondo e poi aprii un portoncino di metallo, tenendo Zayn ancora ben stretto. Mi guardai intorno e un brivido mi percosse la schiena; era tanto tempo che non tornavo in quel posto.
«Jess..» sussurrò lui al mio fianco, probabilmente si sentiva a disagio e mi pentii quasi di averlo coinvolto. Sì, eravamo al cimitero.
«Scusami, non avrei dovuto portarti qui» mormorai, tenendo lo sguardo fisso sulla lapide di mio padre.
«Volevo solo sapere se stavi bene» mi si avvicinò di nuovo e poggiò un braccio attorno alla mia spalla, stringendomi a sé.
Annuii, «sei la prima persona che viene qui, con me»
«E tua madre?» chiese.
«Non veniamo mai qui, insieme» scossi la testa, «non riesco a vederla piangere e so che per lei è lo stesso»
Lui si morse il labbro e mi strinse – ancora di più – tra le sue braccia.
Restammo così a lungo, in silenzio, cercando di riscaldarci dall’atmosfera fredda e tetra che ci circondava.
Mi liberai dal suo abbraccio qualche minuto dopo e mi inginocchiai di fronte alla lapide, erano passati mesi dall’ultima volta. Sentii gli occhi gonfiarsi e solo ora mi resi conto che non piangevo ormai da parecchio tempo: era un record, per me.
«Ehi, papà» mi scacciai una lacrima con la mano, «quanto tempo, eh? sono io, Jess..»
Non mi sentivo stupida a parlare con lui, perché sapevo che mi stava ascoltando, da qualche parte.
«La scuola mi tormenta ultimamente, ma oggi sono qui per farti conoscere una persona» singhiozzai e poi mi voltai verso di Zayn, che era ancora in piedi dietro di me.
«Te l’avevo promesso, no?» continuai, «da piccola ti ripetevo che un giorno avrei trovato il mio principe azzurro e sarei fuggita con lui.. e adesso l’ho trovato, lui è Zayn, papà»
Zayn si abbassò accanto a me e iniziò ad accarezzarmi. Le sue dita sfiorarono le mie guance bagnate, dopodiché – con mia sorpresa – parlò anche lui.
«Salve, Eric» iniziò, «spero di essere all’altezza di sua figlia, perché beh, è lei quella che ho sempre cercato e la amo, la amo con tutto me stesso»
Ecco, un’altra stupida lacrima mi rigò il viso. Sapevo che Zayn lo stava facendo esclusivamente per me; parlare con i morti non rientrava di certo tra le sue attività preferite. Mi alzai improvvisamente in piedi con lui, e lo abbracciai.
Uno di quegli abbracci forti e spontanei, che fanno passare il dolore. Rifugiai la testa contro il suo petto e per un attimo sembrava davvero che non esistesse nessun altro.
«Grazie» balbettai, la mia vocina soffocata dalla sua camicia morbida a cui ero appiccicata.
Mi baciò la fronte e, senza rispondere, continuò ad abbracciarmi.
Ed io ripetevo ‘grazie’ dentro di me; non so a chi fosse riferito, se a lui o a qualcun altro, ma per una volta in vita mia mi sentivo grata per qualcosa.
«Per favore, non abbandonarmi anche tu» dissi ad un tratto.
Zayn si staccò leggermente per guardarmi negli occhi, «lui non ti ha abbandonata, è ancora qui con te»
«Dimmi che resterai» chiusi gli occhi. 
«Sempre» rispose. Io avevo smesso di credere al ‘per sempre’ molto tempo prima.
Ma, chissà, forse io e lui saremmo stati l’eccezione che conferma la regola.






 
***




Zass is back, again.
aggiorno presto, promesso 


-marty.





 

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Capitolo 55
*** Get it right. ***


55°



 

«Avanti, parla» esclamai a Zayn quando – tre ore dopo - lo andai a prendere fuori la scuola di musica, «com’è andata la prima lezione?»
Lui si guardò intorno e poi alzò le spalle, «è andata bene»
Aggrottai la fronte e rimasi a fissarlo per qualche secondo, «bene? tutto qui?»
Zayn attraversò la strada con me al suo fianco ed entrò in macchina senza rispondere.
«E’ andata bene, davvero» disse poggiandosi contro lo schienale prima di mettere in moto l’auto.
Io ero seduta accanto a lui e continuai a fissarlo, «e allora perché sembri.. scontento?»
«Non sono scontento» si voltò leggermente per accarezzarmi il viso, «sono felice»
«E’ per colpa mia, vero?» chiesi ad un tratto, «non avrei dovuto portarti al cimitero, prima..»
«Sono onorato che tu mi abbia portato lì, a conoscere il tuo papà» sorrise per rassicurarmi.
«Sono sicura che gli saresti piaciuto tantissimo» mormorai, abbassando lo sguardo.
«Questo è un bel sollievo» ridacchiò, continuando a tenere le mani sul voltante e lo sguardo rivolto verso la strada.
Io non risposi, poggiai la testa contro il finestrino e mi limitai a guardare fuori.

Sabato era l’ultimo giorno di scuola; le vacanze di Pasqua erano finalmente arrivate e ci era concessa una settimana di libertà. Ovviamente Zayn non perse occasione per chiedermi di passare qualche giorno a Bradford con lui.
«Solo se ti va» alzò le spalle, «altrimenti ce ne stiamo qui soltanto io e te, soli soletti»
Mi guardai intorno e in effetti avrei preferito rimanere nel suo piccolo e accogliente appartamento sola con lui.
Ma poi mi resi conto che ero – ancora – spaventata dal fatto di rivedere suo padre.
«Sì, mi va» annuii timidamente. 
«Non te lo chiederei se non fosse per il fatto che mia madre mi sta praticamente assillando, per non parlare di Waliyha e Safaa che non vedono l’ora di rivederti» sbuffò.
Sorrisi, «anche io, non vedo l’ora»

«Ti dispiace che vada a trovare la zia per un paio di giorni?» mi chiese mia madre quando tornai a casa; a quanto pare anche lei aveva progetti per le vacanze.
«Assolutamente no, te lo meriti un bel viaggio» le sorrisi, sincera.
«Puoi stare da qualche amica, o da Zayn se vuoi» propose.
«A dire il vero, Zayn mi ha già chiesto di andare a Bradford con lui..» mormorai. Sapevo che a mia madre non piaceva molto l’idea che io scappassi sempre così lontana.
«Oh» fu tutto ciò che uscì dalla sua bocca, «va bene, saluta Trisha da parte mia»
Tutto qui? Sul serio? E io che pensavo che l’avrebbe presa male.

Domenica mattina eravamo già in partenza.
Ormai Bradford era diventata la mia seconda casa, e i Malik la mia seconda famiglia - fatta eccezione per qualcuno, ovviamente. 
«Eccoli, i piccioncini!» esclamò Waliyha tutta sorridente quando ci vide parcheggiare l’auto davanti casa.
Uscì dalla porta e corse ad abbracciarmi, per poi fare lo stesso con Zayn.
Poco dopo ci raggiunse un ragazzo, esteticamente molto simile a Zayn, ma più basso e con un taglio degli occhi diverso.
Era suo cugino Ben, lo avevo già conosciuto qualche mese prima.
«E tu che ci fai qui?» Zayn sorrise quando lo vide e si avvicinò per abbracciarlo.
Ben ricambiò la stretta, «tua madre mi ha avvisato che il mio cuginetto preferito stava per tornare, quindi eccomi qua»
Zayn sorrise come un bimbo e, nonostante lo negasse, era davvero felice quando stava con la sua famiglia. E solo Dio sa quanto mi faceva star bene vederlo così.
«Ciao Jess» mi fece lui, salutandomi con un abbraccio veloce. Ricambiai il saluto, dopodiché – Ben si offrì di aiutarmi con i bagagli e Waliyha ne approfittò per trascinarmi dentro casa.
«Lasciamo che i maschi facciano i lavori pesanti» ridacchiò, una volta entrate. Mi guardai intorno, la casa sembrava.. vuota. Dov’erano finiti tutti?
«Jess!» la solita vocina stridula e dolce che adoravo tanto.
Safaa scese le scale in fretta e mi saltò – letteralmente – addosso. 
«Piccola, da quanto tempo» sorrisi, abbracciandola forte. 
«Mamma, papà e Doniya sono usciti per fare delle commissioni» mi informò Waliyha, «torneranno stasera»
Perché improvvisamente mi sentii sollevata?
«E’ la prima volta che la mamma esce di casa, da quando è tornata dall’ospedale» sorrise Safaa.
«Sono contenta che stia bene» risposi, continuando ad accarezzarle i capelli.
In quel momento Zayn e Ben entrarono in casa con i miei borsoni tra le braccia.
«Ah, il mio cavaliere» lo presi in giro, e lui si limitò a farmi un occhiolino.
Più tardi lo seguii in camera sua e mi buttai sul letto, sfinita. 
«Stanca?» mi chiese, sedendosi accanto a me, «fino a prova contraria sono io quello che ha trascinato la tua robaccia fin quassù»
Scoppiai a ridere e mi avvicinai per stampargli un bacio, «grazie cucciolo»
«Ecco, già va meglio» sorrise tutto esaltato, «e perché sei stanca?» 
Sospirai, «non lo so, stanotte ho dormito poco»
«Come mai?» continuò, iniziando ad accarezzarmi la schiena con due dita.
Rabbrividii per il suo tocco, «tanti pensieri per la testa»
«Eri agitata per la partenza?» chiese. Zayn mi leggeva nella mente.
«Non voglio parlare di questo ancora una volta» sbuffai, alzando leggermente la testa dal letto per guardarlo negli occhi, «adesso sono felice di essere qui con te, il resto non ha più importanza»
«Ma ci pensi? Che siamo ancora insieme dopo tutto quello che abbiamo passato?» esclamò, avvolgendomi tra le sue braccia.
Sorrisi per il suo gesto dolce e sprofondai la faccia contro il suo petto.
«Io l’ho sempre saputo, che ci apparteniamo» sussurrai a bassa voce.
«Lo so, lo so che non hai mai smesso di credere in noi, anche quando io l’ho fatto..» il suo tono di voce si fece più triste.
«Non ha importanza» lo zittii con un bacio sul collo, «adesso siamo qui, insieme, ed è l’unica cosa che conta»
Lui sorrise e mi sollevò leggermente per fare in modo che mi sedessi sulle sue gambe.
«Zayn..» balbettai, «riguardo al discorso dell’altro giorno, volevo che sapessi che non ti ho portato da mio padre per.. farti pena, ma..»
«Non dirlo nemmeno» mi interruppe all’istante, diventando più rigido.
«Scusa, ho sempre questa costante paura di far pena alla gente» sospirai, «anche a scuola, fin da piccola i compagni mi si avvicinavano perché io ero quella a cui è morto il padre, e non voglio più che le persone mi compatiscano»
«Perché dovrei provare pena per la ragazza più forte che conosco?» replicò, ancora serio e fisso su di me.
«Non sono così forte, credimi» scossi la testa, abbassando lo sguardo.
«Non te ne rendi conto, ma lo sei» mi regalò un bel sorriso, e a quel punto mi sciolsi. Mi avvicinai al suo viso e sfiorai le sue labbra con le mie, poggiando le mani sulle sue guance ruvide.
Sorrisi nel bacio e a quel punto lui mi fece scivolare sotto di sé, cominciando a baciarmi il collo per poi scendere sempre più in basso. Alzò leggermente la mia maglia per infilarvi una mano sotto e rabbrividii quando sfiorò la mia pelle.
«Niente solletico, per favore» lo supplicai, trattenendo una risatina.
«Non era quello che avevo in mente» ridacchiò, inumidendosi le labbra.
Lo baciai ancora, e ancora, e ancora una volta. Non mi stancavo mai dei suoi baci.
Portai una mano tra i suoi capelli e l’altra sulla sua t-shirt , per poi sfilargliela via.
Gli lasciai qualche bacio sul petto e Zayn sorrise per il gesto tenero. 
«Zayn posso entrare?» la vocina di Safaa fuori dalla porta mi fece sussultare.
«Dio, ci interrompono sempre» borbottò lui, alzandosi da sopra di me per aprirle la porta.
Cercai di sistemarmi un po’, poi Safaa entrò dentro e si lanciò sul letto insieme a noi.
«Perché sei senza maglietta?» osservò la piccola, «stavate facendo le cose da grandi?»
Mi portai una mano davanti la bocca per evitare di ridere e vidi Zayn guardarmi imbarazzato.
«Stavo contando i suoi tatuaggi» dissi ad un tratto, «sono tantissimi, non è vero?»
«Sì, non mi piacciono per niente» sbuffò Safaa, e io risi di nuovo.
«Piccola disturbatrice, sei venuta qui per criticare i miei tatuaggi?» brontolò Zayn, scompigliandole i capelli.
Amavo il suo lato tenero da fratello maggiore.
«No, per dirti che mamma e papà sono tornati a casa» rispose lei, «venite a tavola?»
Perché sentii un improvviso tonfo al cuore? Basta Jess! basta ansie, basta paure: sei forte, lo ha detto anche Zayn, ripetei fra me e me.
Lui si voltò a guardarmi – probabilmente per cercare di capire come stavo - e io annuii disinvolta, «arriviamo subito.»






 
***




Go Jess, go!
Salve bella gente.
Vi chiedo scusa in anticipo se potrei farvi aspettare,
ma sono parecchio impegnata con gli esami.
La maturità mi sta uccidendo.
Detto questo, che ve ne pare del capitolo? Commenti?
un bacio e a presto 

-marty.






 

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Capitolo 56
*** Indifference. ***


56°



 

«Stai benissimo, davvero» continuava a ripetermi Zayn, dietro di me.
Mi guardai allo specchio un’ultima volta e mi lisciai i capelli con le mani.
«Sei sicuro?» aggrottai la fronte, senza staccare gli occhi dal mio riflesso.

«Sei» mi lasciò un bacio sul collo, «assolutamente» un bacio sulla guancia, «perfetta» e infine mi voltò verso di lui per baciarmi sulle labbra.
Sorrisi e lo accarezzai, «meno male che ci sei tu.»
«Sei ancora agitata?» mi chiese, poco dopo.
«Non sto mica andando in guerra» ridacchiai citando una sua vecchia frase, convincendomi di restare calma.
«Lo so, ma sei tu quella che in questi giorni non ha fatto altro che..» sbuffò, ma lo interruppi subito.
«Adesso sto alla grande» gli sorrisi e lo presi per mano, «andiamo di là»
Lui mi guardò – forse sorpreso – e dopo aver annuito, mi portò con sé in salone.
«Oh, Jess, che piacere riaverti qui!» esclamò subito Trisha, non appena mi vide arrivare.
Sorrisi, leggermente imbarazzata, e ignorai lo sguardo di Yaser puntato su di me.
Corsi ad abbracciare la donna e – dopo aver salutato anche Doniya – mi limitai a fare un cenno anche al padre di Zayn. Mi stava guardando, come se volesse capire il mio atteggiamento, ma stavolta non gli prestai molta attenzione. Mi voltai subito verso il mio ragazzo e tornai vicina a lui, stringendogli nuovamente la mano.
«Beh, che dite? Andiamo a mangiare?» propose Trisha.
Sembrava finalmente contenta di avere tutta la sua famiglia riunita, e per la prima volta sentivo di farne parte anche io.

«Allora Jess, ti piace Bradford?» mi chiese ad un tratto Trisha, durante il pranzo. Zayn, accanto a me, si voltò per guardarmi.
«Molto» risposi, «ormai è come una seconda casa per me»
La donna sorrise e decisi di non far caso alle occhiatacce di Yaser; ero felice di essere lì e non avrei permesso a lui di rovinarmi anche questa breve vacanza.
«Mi sono persa così tanto in questi mesi di ricovero» continuò lei, «e mi sono accorta di non sapere poi così tanto su voi due» indicò me e Zayn.
Io sorrisi e mi voltai verso di Zayn che fece spallucce, «cosa c’è da sapere?» chiese.
Non amava parlare dei suoi sentimenti in pubblico.
«Come vi siete incontrati?» continuò Trisha, piuttosto curiosa.
«A scuola, l’ho perseguitata fin dal primo giorno» ridacchiò lui e io a mia volta. Anche Waliyha rise, mentre Safaa batteva le mani entusiasta.
«Sempre il solito» la donna scosse la testa poi si rivolse a me, «era fastidioso, vero?»
«Insopportabile, direi» la corressi, «ma per qualche assurdo motivo mi ha fatta innamorare..»
Lo sguardo di Zayn si fece serio e dopo qualche secondo mi regalò un bel sorriso.
Si avvicinò e – con mia sorpresa – mi schioccò un bacio, davanti a tutti.
Li sentimmo schiamazzare un ‘oohh’ quasi commosso e io arrossii, imbarazzata.
Non avevo il coraggio di guardare verso Yaser, quindi non lo feci.
E – onestamente – non mi importava più della sua opinione. 
Stranamente lui non osò aprire bocca per tutto il pranzo, e quando finimmo di mangiare si alzò e uscì dalla stanza. Io aiutai Trisha a sparecchiare la tavola dopodiché tornai in camera di Zayn insieme a lui.
«Allora, come sono andata?» gli chiesi, tutta esaltata.
«Sei stata perfetta» mi accarezzò, facendomi accoccolare su di lui, «perché sei stata te stessa, e te ne sei fregata di mio padre»
«Non mi importava più» alzai le spalle, «non mi lascerò più condizionare da niente e nessuno»
«Questa è la mia ragazza» rispose fiero, mi baciò la fronte e poi mi strinse di nuovo tra le sue braccia.

Nel pomeriggio, Zayn mi portò a fare un giro nel centro di Bradford.
C’erano le bancarelle e così ne approfittai per comprare qualche regalino a Safaa e le altre, come ringraziamento per l’ospitalità.
A cena si ripeté la stessa storia; non si fece altro che parlare di me e – onestamente – non adoravo essere al centro dell’attenzione.
Yaser se ne stava silenzio, come al solito, e ovviamente la colpa era mia. Dovevo ancora capire cosa gli avessi fatto di male e perché gli stessi così tanto antipatica.
Il giorno dopo, invece, mi svegliai di buon umore.
Forse perché mi ritrovai abbracciata a Zayn con le gambe intrecciate alle sue e la testa sulla sua spalla? Assolutamente sì.
«Buongiorno raggio di sole» mi stava fissando con un sorrisetto stampato in faccia. A quanto pare non ero l’unica allegra di prima mattina. Sbattei le palpebre più volte e dopo qualche secondo risposi ancora assonnata, «buongiorno meraviglia»
«Dormito bene?» chiese, accarezzandomi i capelli con le dita.
Annuii e mi rannicchiai nell’incavo del suo collo, lasciandogli un bacio.
Zayn tirò su il piumone e spinse improvvisamente il bacino contro il mio fianco, facendomi gemere.
«Qualcuno si sveglia presto, eh?» boccheggiai, sorpresa.
Sorrise, «è colpa dell’alzabandiera mattutino..» sussurrò, continuando a strusciarsi su di me.
«Zayn, smettila» balbettai, in estasi. Chiusi gli occhi sentendolo aumentare il ritmo e mi voltai improvvisamente verso di lui per baciarlo.
Tenni stretto il suo viso tra le mani e lasciai scontrare la mia lingua con la sua.
Salii a cavalcioni sopra di lui senza mai staccare le labbra dalle sue e ad un tratto sentii le sue mani scivolare sotto la mia maglia e sganciarmi il reggiseno. 
«Idiota» esclamai, mentre lui lo teneva in mano come un trofeo.
Lui rise e continuò a sbandierarlo in aria con soddisfazione, dopodiché decisi di farlo tacere cogliendolo di sorpresa e infilando una mano nei suoi boxer.
Spalancò la bocca e smise di ridere, «Jess, oh dio.. che stai facendo?»
«Approfitto dell’alzabandiera mattutino» sussurrai a voce bassa, «non ridi più adesso?»
Stava per rispondere quando aumentai improvvisamente il movimento della mano facendolo gemere.
«Cazzo..» chiuse gli occhi, buttando la testa all’indietro.
Sorrisi soddisfatta e quando arrivò al limite, gli strappai di mano il reggiseno e lo rinfilai.
«Bastarda» mormorò, respirando a fatica. Aveva ancora gli occhi chiusi e il suo petto si alzava e abbassava velocemente per l’affanno.
«E per fortuna che i maschi erano il sesso forte» lo presi in giro, ridacchiando. 
Sbarrò gli occhi di colpo e mi fulminò con lo sguardo, «non provocarmi»
«Come vedi, sono io al comando, amore» continuai a sfotterlo.
«Sicura?» un sorrisetto sghembo comparve sul suo viso e nel giro di pochi secondi mi ritrovai – non so come – sotto di lui.
«Stronzo» sbuffai, affondando la testa nel cuscino mentre lui mi riempiva il collo di baci. Lo sentii sorridere sulla mia pelle e poi riprese a fare quello che stava facendo. Riuscivo già a vedermi una delle solite macchie rossastre sul collo causate da lui.
Si divertiva a marcare il territorio.
Mi sfilò i pantaloncini da notte e mi guardò come se volesse chiedermi il permesso di andare avanti.
«C’è la tua famiglia di là..» mormorai.
Non volevo che smettesse, ma era meglio evitare situazioni imbarazzanti.
Ironia del destino, in quel momento Safaa bussò alla porta.
«Dovrei iniziare a chiudere a chiave» Zayn alzò agli occhi al cielo e io risi.
La piccola entrò poco dopo e ci salutò con un bel sorrisone, «buongiorno, posso stare qui con voi?»
«Stavamo dormendo..» Zayn finse uno sbadiglio, stendendosi a letto, e io le annuii di nascosto. Safaa mi sorrise e corse sul letto con noi.
Zayn imprecò qualcosa sotto voce e io risi di nuovo.

Quando scesi di sotto, mentre Zayn era a farsi una doccia, trovai Trisha che curiosava tra vari album di fotografie.
«Buongiorno» mi disse, invitandomi ad unirmi a lei.
«Buongiorno» ripetei, avvicinandomi timidamente. Mi lisciai i capelli e li portai davanti le spalle cercando di coprire il maledetto succhiotto fatto da Zayn poco prima.
«Avevo giusto un po’ di nostalgia» sorrise, mostrandomi alcune vecchie foto di famiglia.
«Che bella questa» ne indicai una dove Trisha abbracciava tutti i figli da piccoli, compreso Zayn che era al centro con una smorfia adorabile in viso.
«Sì, peccato che Yaser non fosse lì con me» il suo tono di voce si fece più triste.
Rimasi in silenzio a sfogliare le pagine, non sapevo cosa dirle.
«So che pensi ce lui ce l’abbia con te, Jess, ma non è del tutto vero» disse ad un tratto, «mio marito è sempre stato un uomo molto riservato, e chiuso.»
«In questo Zayn gli somiglia molto» accennai un sorriso.
«Esattamente» concordò lei, «forse è l’unica cosa in cui si somigliano»
Non dissi nulla ancora una volta.
«Dagli tempo, sono sicura che presto ti accetterà a braccia aperte» mi rassicurò. Non sapevo se crederle, ma alla fine mi limitai ad annuire.
«Lo spero, grazie» mormorai, e proprio in quel momento Zayn comparve nella stanza con i capelli ancora bagnati.
«Che state facendo?» brontolò quando vide i vecchi album fotografici.
Detestava le sue foto da piccolo, si vergognava da impazzire.
«Eri adorabile» ridacchiai mostrandogli una foto in cui aveva tutta la bocca sporca di cioccolato.
«Mamma, questa me la paghi» borbottò lui, facendo ridere entrambe.
«E questa?» continuai, indicando una in cui faceva pipì in giardino.
«Avevo due anni, non è giusto» sbuffò, imbronciato. 
Sorrisi e continuai a sfogliare l’album in cerca di foto imbarazzanti.
«E comunque ero ben dotato per essere solo un bimbo di due anni.» 
Trisha lo guardò a bocca aperta e io scoppiai a ridere di nuovo.
«Sempre il solito» esclamai e lui si unì alla mia risata.
Mi zittii di colpo quando notai che suo padre era entrato in stanza e ci stava fissando in cagnesco. Per la prima volta decisi di fregarmene, così mi voltai di nuovo verso Zayn e continuai a ridere con lui. 





 

***





Jess ribelle, lol.
Salve a tutti!
vi comunico che, nel caso vi interessasse,
ho ufficialmente finito gli esami! yaaay.
sono matura.
coomuunque, che ve ne pare del capitolo? Commenti?
un bacio e a presto 

-marty.





 

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Capitolo 57
*** Not afraid anymore. ***


57°


 

«Sta’ fermo, forza» lo rimproverai, il giorno dopo.
Zayn continuava a muoversi con la sedia mentre stavo cercando di tagliargli i capelli.
«Sei peggio di un bambino» alzai gli occhi al cielo, continuando a spuntargli il ciuffo.
«Attenta, quel ciuffo è di vitale importanza, lo sai» mi fulminò con lo sguardo, osservando attentamente i miei movimenti attraverso lo specchio di fronte a lui.
Un altro colpo di forbici e adesso era veramente perfetto, «ecco fatto, che ne pensi?»
«Penso che ho trovato la mia nuova parrucchiera personale» ridacchiò, soddisfatto.
«Beh, sì, ho fatto un corso insieme a mia madre, qualche anno fa» confessai.
«Mi chiedo ancora come tu sappia far tutto» sorrise, alzando lo sguardo su di me.
Mi sporsi in avanti per regalargli un breve bacio sulle labbra, poi osservai il disastro che c’era nel pavimento del bagno.
Afferrai il rasoio che era sul lavandino, ma Zayn mi bloccò.
«Posso farti la barba?» proposi, facendo gli occhi dolci.
Avevo un debole per la sua barbetta.
«Voglio farla crescere un altro po’» sbuffò lui, alzando il mento e fissando il suo riflesso.
«Ma mi fa solletico quando mi sfiori» protestai, e lui rise di nuovo.
Si alzò in piedi e si posizionò di fronte a me, poi – senza dire niente – poggiò le labbra sul mio collo, cominciando a lasciare una serie di baci.
«Anche adesso?» sussurrò a bassa voce nel mio orecchio, tra un bacio e l’altro.
Spalancai leggermente la bocca per il piacere, mentre lui continuava il suo lavoretto.
«Sì, anche adesso» iniziai a ridere improvvisamente, mentre la sua barbetta corta mi solleticava il collo.
Lui fece una smorfia e si allontanò subito, «se questa sarà la tua reazione tutte le volte, allora questa sera addio barba»
Sorrisi compiaciuta e iniziai a pulire il disastro che c’era per terra.
«Allora, come sto?» esclamò Zayn entrando in cucina, sfoderando il suo nuovo taglio.
Io sorrisi al suo fianco mentre Trisha lo guardava e non capiva, «non noto niente»
«Jess mi ha tagliato i capelli» borbottò lui, indicando il ciuffo più corto.
«Tu sei brutto, ma i capelli sono stupendi solo perché li ha fatti lei» intervenne Safaa.
«Cosa hai detto?» Zayn la fulminò con lo sguardo e si fiondò su di lei a farle il solletico.
Sorrisi e Trisha mi si avvicinò scuotendo la testa, mentre la piccola urlava e rideva.
«E’ fissato con il solletico» brontolai.
«E’ la mia arma segreta» ridacchiò lui, continuando a torturare la sorellina.
«Chiedo perdono» supplicò lei, «sei bellissimo, va bene?»
Lui accennò un sorrisetto soddisfatto e la lasciò respirare, tornando da me.
«Sei perfido» gli dissi, facendolo ridere.
Trisha sorrise, «Zayn non fare il pigro e porta la tua ragazza a fare una passeggiata in centro»
«Ti va?» mi chiese lui, portando un braccio attorno alla mia spalla.
Annuii entusiasta.
Così, passammo il pomeriggio in giro per Bradford, passeggiando mano nella mano come una di quelle coppiette sdolcinate che si vedono nei film, mentre Zayn mi svelava i segreti nascosti dietro ogni posto che visitavamo.
«E qui, una volta, mi sono preso a botte con un compagno di scuola» concluse, indicando una piazzetta deserta con qualche vecchia altalena arrugginita.
Mi guardai intorno e poi accennai una risatina, «per una ragazza?»
«No» rispose facendomi scappare un respiro di sollievo, «perché era un fottuto idiota che se la prendeva con mio cugino»
Senza neanche accorgermene stavo già sorridendo come un scema, «il mio eroe»
Lui ridacchiò e mi attirò tra le sue braccia, baciandomi la fronte.
«Non immagini quanto io sia contento ogni volta che sei con me, qui a Bradford» disse ad un tratto, «mi si riempie il cuore di gioia, e mi sento completo»
Lo guardai a bocca aperta e sentii il mio cuore battere sempre più forte, «lo stesso vale per me.. mi sento come se avessi finalmente trovato il mio posto nel mondo»
«Bradford è il tuo posto del mondo?» rise, guardandomi fisso negli occhi.
«No, sei tu» lo corressi, senza staccare lo sguardo dal suo.
Lui mi osservò a lungo, poi mi baciò ancora una volta. Un bacio dolce, uno di quegli sfioramenti di labbra che ti fanno sciogliere. E fuori faceva piuttosto freddo per essere in piena primavera, così intrecciai le braccia dietro il suo collo e cercai di riscaldarmi così. Schiusi la bocca lasciando che la sua lingua scivolasse all’interno e mi contentrai soltanto su di lui. La sua adorabile barbetta mi solleticava ancora, ma non ci feci caso, ero troppo impegnata e la voglia di lui era più forte.
Zayn lo capì, sorrise nel bacio e poi mi morse il labbro inferiore facendomi gemere.
«Ma insomma, non potete aspettare di tornare a casa?» brontolò una voce alle nostre spalle. Sussultai e mi staccai da Zayn, trovando Ben – suo cugino – che ridacchiava avanzando verso di noi.
«Incredibile, vi mettete a limonare anche in mezzo alla strada» ci prese in giro.
«Stavo giusto parlando di te, prima» ridacchiò il mio ragazzo dandogli una pacca sulla spalla, «che ci fai qui?»
«Facevo una passeggiata» rispose lui salutandomi con un bel sorriso, «e voi?»
«Stessa cosa» risposi, «Zayn mi stava raccontando che una volta si è preso a botte con un tizio per difenderti»
«Ah sì, come dimenticarsi di quel giorno» sorrise Ben, «Zayn mi difese dai bulli e prese a pugni il più grosso, e pensare che aveva solo quattordici anni»
Zayn, al mio fianco, fece un sorrisetto compiaciuto e piegò il braccio, mostrando il muscolo del bicipite.
«Sì beh, adesso non darti troppe arie» alzai gli occhi al cielo, prendendolo in giro.
«Prima non ero il tuo eroe?» ribatté offeso, stringendomi di nuovo a lui come per ricordare a tutti che fossi di sua proprietà.
Risi e Ben fece lo stesso, «vi dispiace se mi unisco a voi?» propose.
«Certo che no» sorrisi. Adoravo quel ragazzo, era stato dolce e simpatico fin dal primo giorno che Zayn mi aveva presentata in famiglia, a differenza di qualcun altro. Al diavolo, dovevo smetterla di pensare a Yaser.
«Io e il tuo ragazzo ne abbiamo combinate tante insieme» mi informò Ben, «è divertente avere un cugino come migliore amico»
«E’ vero» rispose Zayn, estraendo dalla tasca un pacchetto di sigarette.
Lo guardai male ma lui ignorò la mia occhiataccia e tirò fuori anche un accendino, continuando a camminare al mio fianco.
«Qui c’era un vecchio cinema, poi lo hanno chiuso» disse Ben ad un tratto, indicando una struttura isolata e scheletrica, «lì ho avuto il mio primo vero appuntamento e Zayn era presente»
Mi voltai verso di Zayn che stava già ridendo mentre cacciava cerchi di fumo dalla bocca, «già, ed è stato un vero fiasco»
«Solo per colpa tua, che continuavi a pomiciare con una tipa proprio accanto a noi, per tutta la durata del film» si giustificò il ragazzo.
Zayn si strozzò col fumo e lo fulminò con lo sguardo facendogli qualche segno con la testa, come per ricordargli che io ero proprio lì.
«Giusto, pessima cosa da raccontare di fronte alla tua ragazza» ridacchiò Ben, tappandosi la bocca con le mani.
«Non fa niente» sbuffai visibilmente infastidita, «non sono affatto gelosa»
Zayn alle mie spalle sorrise e mi abbracciò da dietro, «oh sì che lo sei.»
«Ti dico di no» insistetti, ma lo ero eccome. Solo il pensiero di Zayn con un’altra ragazza mi mandava lo stomaco in subbuglio.
«Tranquilla, adesso questo ragazzone ha messo la testa a posto» continuò suo cugino avvicinandosi a Zayn, «da quando si è messo con te è così diverso»
Sorrisi, «me lo dicono tutti»
«Perché è vero, lo hai cambiato» continuò lui, «è tutto dolce e serio, sembra che viva in un mondo tutto suo..»
«Piantala» borbottò Zayn, ancora dietro di me e con le braccia che mi cingevano il petto.
«Vuoi forse dire che non è vero?» lo prese in giro Ben per poi rivolgersi a me, «Jess, ti dico solo che una volta ero a casa sua e continuava a ripetermi che tu stavi per arrivare, così è corso subito sotto la doccia per farsi bello e non la smetteva di canticchiare.»
«D’accordo, vuoi smetterla?» brontolò Zayn imbarazzato, staccandosi da me per zittire il cugino.
Scoppiai a ridere e – presa da un attacco di tenerezza – mi avvicinai al mio ragazzo per stampargli un bel bacio come ricompensa.
«Sapete una cosa, voi due?» ci interruppe Ben, «dovreste passare le vacanze estive qui, d’estate questa città è molto più divertente»
«Mi piacerebbe, in effetti» sorrisi timidamente, aspettando che Zayn dicesse qualcosa.
«Sicuramente verremo qualche volta, ma per il momento io e Jess vogliamo fermarci un po’ a Londra» rispose lui, al mio fianco.
Sapevo che lo stava facendo per me, probabilmente temeva ancora che non ero pronta a passare troppo tempo con la sua famiglia e..suo padre.

Quella sera stavo sistemando i miei vestiti nella stanza di Zayn, quando sentii la sua voce e quella di Yaser proveniente dal salotto.
Stavano discutendo, così mi avvicinai alla porta per sentire meglio.
Suo padre aveva appena detto «non approvo il vostro fidanzamento» quando le mie gambe si mossero da sole e mi ritrovai lì davanti a loro in pochi secondi.
«Che problemi ha con me?» sbottai ormai esausta, «che problemi ha con noi?»
Mi avvicinai a Zayn che mi guardava – letteralmente – a bocca aperta.
«Nessuno ti ha interpellata» ribatté Yaser, aggrottando la fronte.
«Stavate parlando di me, o sbaglio?» misi le braccia conserte.
«Sei solo una ragazzina, mio figlio si stancherà di te» continuò lui.
«Su questo ho i miei dubbi» intervenne Zayn, stringendo la mia mano.
Improvvisamente mi sentii più tranquilla.
«Posso sapere cos’ho fatto di male per farmi detestare così tanto?» sospirai, «perché, davvero, non lo capisco»
Yaser ignorò la mia domanda, «noi siamo la sua famiglia e ci saremo sempre per lui, tu invece sei solo una variabile»
«Papà, basta» sbottò Zayn, «non hai il diritto di giudicare la persona che amo e la nostra relazione, apri gli occhi e fattene una ragione»
Sentii lo stomaco contorcersi per lo sfogo, poi Zayn mi prese per mano e mi portò in camera sua.
Nel frattempo Trisha e le altre erano scese in salotto, assistendo alla scena.
Non mi ero mai sentita così umiliata in tutta la mia vita.
«Amore..» mormorò Zayn, dopo aver chiuso la porta della sua stanza.
Mi si avvicinò e prese il mio viso tra le mani, aspettando che dicessi qualcosa.
Non riuscivo a parlare, ero ancora sconvolta e respiravo velocemente.
«Io ti giuro che ho provato a fregarmene della sua opinione» dissi subito, «mi sono ripetuta mille volte che dovevo smetterla di starci male, ma non ce l’ho fatta, non ho retto»
Zayn mi accarezzò il viso e poi guardò in basso, «scusami»
«Non sei tu quello che deve scusarsi» balbettai poco dopo, «tu non hai fatto niente»
«Non avrei dovuto costringerti a passare le vacanze qui, sapendo che non eri pronta» sospirò, «ho sottovalutato la tua ansia e mi dispiace»
«Non è colpa tua» ripetei, portandomi una mano tra i capelli.
«Domani torniamo a Londra, ho deciso» replicò Zayn, poco dopo.
«No, non devi farlo per me» scossi la testa, «voglio che tu stia con tua madre, io riuscirò a sopportare altre occhiatacce da parte di tuo papà, stai tranquillo»
«Ma non so se riuscirò a sopportarlo io» disse subito serrando la mascella, «prima mi stavo trattenendo per non fare una scenata davanti a tutti, ma ti giuro che se prova un’altra volta ad urlarti contro io gli spacco..»
«Zayn» lo zittii prima che potesse continuare, «non dirlo neanche per scherzo»
Lui non rispose e – in quell’attimo di silenzio – riuscimmo a sentire la voce di Trisha proveniente dal salotto che rimproverava suo marito.
«Ti ho messo contro la tua famiglia, è tutta colpa mia» sentii gli occhi farsi più lucidi e subito mi voltai dall’altra parte, per non farmi vedere da lui.
«Non è vero, piccola, lo sai» sussurrò dietro di me, «hai dimostrato di avere carattere e hai mostrato quel lato che amo tanto di te, difendendo la nostra storia.»
Mi voltai di nuovo verso di lui, «lo pensi davvero?»
Lui sorrise asciugandomi le lacrime col pollice, «certo che sì.»




 

***





saaalve people!
perdonate l'immenso ritardo.
mi sono data alla pazza gioia dopo la fine degli esami, lol.
ma ora eccomi qua, di nuovo.
che ne pensate del capitolo?
Jess ha provato ad affrontare Yaser,
ma le cose non sono andate come speravano.
a voi i commenti,
un bacio e a presto 

-marty.

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Capitolo 58
*** Just wanted to see you proud. ***


58°


La mattina seguente mi svegliai a letto da sola; la luce del sole entrava attraverso gli spiragli della finestra e mi stava letteralmente accecando.
Sbattei le palpebre più volte e alla fine aprii gli occhi definitivamente, trovando un biglietto di Zayn poggiato sul comodino. Mi stropicciai il viso ancora assonnata e quando ebbi la forza di muovermi, allungai il braccio afferrando quel pezzo di carta.
“Buongiorno raggio di sole, sono andato ad allenarmi con Ben perché oggi pomeriggio ho una partita, ma ti prometto che domani ripartiamo per Londra! Zayn”
Sospirai e sprofondai di nuovo la faccia sul cuscino, finché non sentii bussare delicatamente alla porta. Spalancai la bocca, temendo che potesse essere Yaser, ma poi realizzai che non sarebbe mai venuto a parlarmi di prima mattina.
Anzi, non sarebbe mai venuto a parlarmi e basta.
«Jess, sei sveglia?» era la voce di Waliyha fuori la porta.
Mi alzai in fretta e, dopo essermi lisciata i capelli con le mani per rendermi più presentabile, aprii la porta.
«Mi sono appena svegliata» confessai, facendola entrare nella stanza di Zayn. C’era una gran confusione, i miei vestiti erano tutti ordinati nella valigia, mentre quelli del mio ragazzo erano sparsi qua e là, alcuni perfino buttati sul pavimento.
«Mio fratello è un vero disastro» constatò lei guardandosi intorno, «come fai a sopportarlo?»
Sorrisi e alzai le spalle, sedendomi sul letto con lei di fianco, per poi abbassare lo sguardo.
«Cos’è questo viso triste? Dov’è finito Zayn?» chiese dopo avermi osservato a lungo, «avete litigato?»
«No, è andato ad allenarsi presto con suo cugino» spiegai, gesticolando con i miei capelli.
«E allora qual è il problema?» insistette, fissandomi intensamente negli occhi per cercare di capire cosa non andava.
«Perché dovrebbe esserci un problema?» ridacchiai, cercando di sembrare più tranquilla.
«Jess, tesoro, ormai ti conosco» alzò gli occhi al cielo, «siamo amiche, puoi confidarti con me»
Accennai un sorriso e poi mi morsi il labbro nervosamente.
«E’ per mio padre, vero?» mi anticipò, «vi abbiamo sentiti discutere, ieri sera»
Annuii in silenzio e mi coprii il viso con le mani, «che situazione imbarazzante»
«Non devi vergognarti o sentirti in colpa» mi rassicurò, «sei stata grande»
La guardai piuttosto sorpresa, «davvero?»
«Certo che sì» annuì, «avevi ragione e questo a papà non è piaciuto, è la prima volta che qualcuno gli risponde a tono e credo che gli sia servito, visto che se ne è andato stamattina.»
«Come? Cosa vuol dire che se n’è andato?» aggrottai la fronte, confusa.
«Ieri la mamma lo ha rimproverato per come ti ha trattata, e lui ha deciso di andarsene per un po’» replicò Waliyha.
Sembrava stranamente serena, come se non le importasse niente di tutto ciò.
«Oh mio dio, adesso i vostri genitori litigano per colpa mia» mormorai, assalita dai sensi di colpa, «non posso restare»
«Jess, calma» mi tranquillizzò poggiando una mano sulla mia spalla, «è già successo molte altre volte, non è colpa tua ma del caratteraccio di mio padre, ha la mente chiusa e spero che possa cambiare prima o poi»
Non dissi niente, ancora troppo scossa dai sensi di colpa che mi divoravano lo stomaco.
«Cambiamo discorso, avanti» sorrise entusiasta indicando lo schermo del suo telefono, «potresti dirmi qual è il colore preferito di Niall?»
La guardai a bocca aperta e dopo qualche secondo risposi, «a cosa ti serve? Non ci credo, stai messaggiando con lui?»
Lei arrossì leggermente – e Waliyha era una di quelle ragazze spavalde che non arrossivano mai – poi annuì disinvolta, «parliamo dal giorno che l’ho conosciuto a Londra, è molto carino»
Alzai gli occhi al cielo e poi ricambiai il sorriso, «non mi ricordo il suo colore preferito»
«Peccato, volevo sorprenderlo quando tornerò a Londra» sbuffò, mettendo le braccia conserte.
«Ti piace davvero?» le chiesi, ad un tratto.
Lei ci pensò un po’ prima di rispondere, «non lo so Jess, mi trovo bene a parlare con lui ma la distanza non aiuta le cose»
«A volte la distanza non è importante» alzai le spalle, «io e Zayn ne siamo la prova vivente»
«Solo perché tu hai una gran pazienza ed entrambi sareste disposti a fare chilometri ogni giorno pur di vedervi anche cinque minuti» ridacchiò.
«Quando c’è l’amore, il resto non conta» le dissi.

Circa tre ore dopo io e Waliyha eravamo sedute sulle gradinate del campetto sportivo, pronte per assistere alla partita.
Erano mesi che non guardavo Zayn giocare a pallone, e l’ultima volta era finita con lui che faceva un fallo a Niall. Per fortuna adesso le cose erano ben diverse.
«Ehi, volete qualcosa da bere?» ci chiese un tizio seduto dietro di noi, lanciandomi strane occhiate.
«No grazie» si limitò a rispondere Waliyha, voltandosi verso di me per poi sussurrarmi all’orecchio, «a quanto pare qualcuno ha fatto colpo»
«Cosa? Io?! Ma scherzi?» brontolai imbarazzata guardando con la coda dell’occhio quel ragazzo, che mi stava ancora fissando.
«Tranquilla, non c’è niente di male» ridacchiò lei, «l’importante è che Zayn non lo venga a sapere o quel tizio si ritroverà con un occhio nero»
Io sbuffai girando lo sguardo altrove e, fortunatamente, pochi minuti dopo Zayn entrò in campo, bellissimo come sempre. La divisa da calcetto gli stava d’incanto.
Il suo sguardo incrociò il mio e sfoderò un bel sorriso, mentre io gli stampai un bacio volante con la mano.
Lui abbassò la testa, ridendo, e fece finta di afferrare il bacio e portarselo al cuore. 
«Zayn, cazzo, la palla!» lo richiamò un compagno di squadra.
«Ehi principe azzurro, cerca di non distrarti troppo» lo prese in giro Ben, portando un braccio sulla sua spalla. Waliyha mi guardò e iniziò a ridere, poi la partita iniziò una volta per tutte e Zayn si concentrò esclusivamente sulla palla.
Eccetto quando, di tanto in tanto, mi lanciava occhiate strane come se volesse controllarmi mentre io continuavo ad urlare il suo nome.
Si voltava in continuazione, ma anziché guardare me, fissava il tizio seduto dietro che non perdeva occasione per rivolgermi parola.
«Come mai siete qui? Di solito alle ragazze non piace il calcio» ci aveva chiesto.
«Quello laggiù con il numero tredici sulla maglia è il mio ragazzo, sono qui per lui» risposi, infastidita.
A quella domanda lo strano tipo, gelò di colpo e smise di farmi domande.

Circa quindici minuti dopo ci fu la pausa del fine primo tempo, erano ancora in pareggio 0-0 e i giocatori uscirono dal campo per riposarsi un attimo, così io ne approfittai per scendere nello spogliatoio da Zayn.
«Ehi, campione» lo salutai, notando – con mia fortuna – che era solo.
«Ehi» mi sorrise, per poi sorseggiare da una bottiglietta d’acqua.
«Mi sei mancato oggi» gli dissi, posizionandomi di fronte a lui.
«Anche tu, e scusami se sono sparito così senza avvisare» sussurrò, «ma Ben mi ha chiamato questa mattina presto dicendomi che i ragazzi avevano bisogno del loro ex capitano per la partita di oggi»
«Eri il loro capitano?» sorrisi.
«Sì, qualche anno fa, poi ho lasciato quando mi sono trasferito a Londra» spiegò.
«E come stai?» gli chiesi, accarezzandolo e asciugando una goccia di sudore che gli rigava la fronte.
«Stanco» mormorò, bevendo un altro sorso d’acqua.
Gli scompigliai i capelli e poi lo baciai sull’angolo delle labbra, «sei stavo bravissimo finora.»
«Non è vero» sospirò, «non ho fatto neanche un goal, sono proprio fuori allenamento.»
«Non si giudica la bravura dal numero di goal» lo rassicurai.
«Probabilmente sono distratto dal tipo seduto dietro di te che non smette di provarci» fece una smorfia, facendomi sorridere.
«E poi sarei io quella gelosa?» portai le mani sul suo viso, osservando con attenzione la sua espressione imbronciata.
«Giuro che se continua a starti addosso, salgo sulle gradinate e lo massacro» ringhiò.
«Cerca di rilassarti un po’, e pensa a divertirti con i tuoi vecchi amici» gli sorrisi ancora una volta.
«Forse potresti farmi rilassare tu..» sussurrò a voce bassa nel mio orecchio, facendo scivolare le mani sui miei fianchi.
Rabbrividii per il suo tocco magico e gemetti quando portò le mani sul mio sedere.
«Non adesso, scemo» risi, prendendolo in giro.
Lui sbuffò, «allora rimandiamo al dopo partita?»
Annuii divertita, «adesso pensa a giocare, ci vediamo dopo» stavo per andarmene ma Zayn mi bloccò prima che potessi farlo.
«Ho bisogno di un bacio di incoraggiamento» mostrò un sorrisetto innocente.
Io risi, ancora, e dopo aver preso il suo viso tra le mani, ubbidii e poggiai le labbra sulle sue.
Sentii la sua lingua scivolare nella mia bocca e continuai a baciarlo fino a stancarmi.
«Forza, spacca tutto» gli dissi, prima di tornare al mio posto.

Secondo tempo; nel giro di pochi minuti ci ritrovammo 1-0 per quelli della squadra avversaria. Zayn era devastato, aveva corso senza sosta da una parte all’altra del campo, salvando tutti i palloni possibili e distruggendosi per cercare di fare qualche goal. Non ci riusciva – nonostante ci provasse in mille modi – ma non aveva smesso di fare passaggi e cross perfetti. Waliyha, al mio fianco, era tutt’altro che concentrata sulla partita; non faceva altro che messaggiare con Niall.
Il tipo dietro di me, invece, sembrava non volersi arrendere e, ogni tanto, cercava di attaccare bottone e parlare con me commentando le azioni della partita.
Ma i miei occhi non si staccavano da Zayn, che era uno spettacolo unico.
Tutto sudato, la canottiera della divisa aderente, e i pantaloncini che gli fasciavano il sedere in maniera indescrivibile mi portavano a fare pensieri poco casti. 
«I ragazzi di Bradford sono tutti così?» sentii commentare una dietro di me.
«Il numero tredici è un figo assurdo» sussurrò un’altra, e un brivido di rabbia mi percosse la schiena quando realizzai che il numero tredici era stampato sulla divisa di Zayn.
«Mi dispiace, il numero tredici è felicemente fidanzato» puntualizzai, girandomi verso le ragazze dietro di me, che si zittirono in fretta.
Waliyha, per la prima volta da quando eravamo lì, staccò lo sguardo dal cellulare e scoppiò a ridere per la mia scenata di gelosia.
Quando riportai l’attenzione sul campo, i miei occhi si posarono su Zayn che stava correndo verso la porta avversaria, e ancor prima che potessi realizzarlo, aveva tirato la palla in rete.
«Oh mio dio, ha fatto goal!» strillai, strattonando il braccio di Waliyha per catturare la sua attenzione. Balzai in piedi e iniziai ad urlare come una pazza, tra gli applausi del pubblico, e per poco non svenni quando vidi Zayn indicarmi e farmi un cuore con la mano. Mi aveva appena dedicato il goal?
«Quando è innamorato si comporta come un patetico tredicenne» commentò Waliyha, ridacchiando sotto i baffi.
Io ero troppo emozionata per ascoltarla, e sorrisi quando vidi tutti i compagni di squadra saltare addosso a Zayn e abbracciarlo. 
«E’ incredibile quanto mi faccia star bene vederlo felice» mormorai, sedendomi di nuovo.

«Che stanno facendo?» chiesi circa mezzora dopo, la partita stava quasi per terminare ed eravamo ancora in pareggio 1-1. 
«E’ un semplice calcio di punizione, stai tranquilla» mi spiegò Waliyha indicando Zayn e i suoi compagni al centro, «si stanno coprendo lì in basso perché non credo abbiano voglia di rimanere agonizzanti»
«Oddio, ho paura» scossi la testa, coprendomi gli occhi con entrambe le mani, «se gli fanno male? E se la palla finisce addosso a Zayn? O se, addirittura, lo castrano? Non credo sarei in grado di sopportarlo.»
Waliyha continuava a ridere e prendermi in giro.
Al suono del fischio dell’arbitro tolsi definitivamente le mani dal viso, fissandomi sull’azione. Il giocatore della squadra avversaria prese la rincorsa e calciò il pallone, che andò dritto verso Zayn scompigliandogli i capelli, per poi roteare dritto in porta.
1-2 per la squadra avversaria, ottimo.
Il tizio seduto dietro di me iniziò ad esultare, e io feci una smorfia. 
«Guarda il lato positivo» mi sussurrò Waliyha all’orecchio, «almeno le palle di mio fratello sono salve.»
Scoppiai a ridere e subito dopo incrociai per un secondo lo sguardo deluso del mio ragazzo che, con la mascella contratta dai nervi, partì all’attacco e si avventò contro il giocatore della squadra rivale che possedeva la palla. Non ebbi il tempo di distrarmi un secondo che, quando mi voltai di nuovo verso il campo, vidi Zayn a terra dolorante. Lanciai un gridolino e l’arbitro fischiò un cambio.
Zayn si era buttato sul giocatore avversario che, in tutta risposta, gli aveva fatto uno sgambetto facendolo cadere agonizzante. Stronzo di merda.
«Arbitro, è fallo!» iniziai a strillare, in protesta.
Waliyha mi tappò la bocca quando si accorse che tutti mi stavano fissando.
Ma in quel momento non mi importava e, quando fecero uscire Zayn dal campo perché incapace di continuare a giocare, scesi in fretta dalle scalinate e corsi da lui che se ne stava sdraiato in panchina. 
«Piccolo, come stai?» gli chiesi sedendomi accanto a lui, mentre dei tizi gli fasciavano la gamba.
«Male, cazzo» scosse la testa, «giuro che appena rivedo quel bastardo..»
«Zayn, basta, sei troppo agitato» cercai di calmarlo, «si può sapere che cos’hai?»
«Mi dispiace» borbottò facendo smorfie per il dolore, «ho accettato di giocare questa stupida partita soprattutto per far colpo su di te, volevo che fossi fiera di me e renderti orgogliosa almeno su qualcosa, e invece..»
«Zayn» spalancai la bocca, «sei stato fantastico, e non ho assolutamente bisogno di goal o esibizioni per essere fiera di te»
Lui continuava a emettere qualche strano verso per il dolore alla gamba, «ero così distratto a controllare il tipo che ci provava con te, non so cosa mi sia preso, perdonami..»
«Basta, smettila di scusarti» gli accarezzai il viso, cercando di tranquillizzarlo. Non capivo il motivo per cui era così agitato. 
«Volevo solo vederti felice e pensavo di riuscirci dedicandoti un goal, che stupido» sbuffò, «ultimamente ti vedo così triste e sconsolata per colpa di mio padre, e solo adesso mi rendo conto di quante pressioni ti ho fatto»
«Io sono felicissima» cercai di calmarlo e mi agitai quando vidi il suo petto alzarsi e abbassarsi velocemente, «devi stare tranquillo, respira piano»
Lui chiuse gli occhi e il suo allenatore mi disse di tornare al mio posto perché Zayn doveva essere portato al pronto soccorso.




 

***



ehi, people.
povero Malik.
che ve ne pare di questo capitolo?
lascio a voi tutti i commenti
x
un bacio e a presto 
-marty.



 

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Capitolo 59
*** Jealous. ***


59°


«Jess, che hanno detto?» mi chiese in fretta Waliyha non appena vide un’ambulanza raggiungere il posto, «perché lo stanno portando in ospedale?»
«Devono fare dei controlli» balbettai ancora scossa mentre Zayn veniva portato via dal campo, «probabilmente ha la gamba rotta»
«Oh dio, per una volta provo pena per il mio fratellone» commentò, mordendosi il labbro.
«Mi ha detto che voleva far colpo su di me» balbettai con voce tremolante per poi coprirmi il viso con le mani, «dovrei sentirmi in colpa?»
«Jess, non è colpa tua se mio fratello è competitivo e fanatico dello sport, ma probabilmente è colpa tua se è diventato un patetico romanticone» rise quando pronunciò l’ultima frase.
Mi lasciai scappare un debole sorriso, che si spense non appena vidi l’ambulanza partire. Mi era stato detto che non potevo andare con loro, ma io non riuscivo a starmene con le mani in mano. Sapevo che non era una cosa grave, ma mi faceva star male vederlo così.
In ogni modo, la partita proseguì senza di lui e terminò con uno schifoso pareggio.

Dopo essere tornate a casa per avvisare gli altri, io e Waliyha – accompagnate dall’immancabile Safaa – andammo a trovare Zayn in ospedale.
Era in una stanza piccola e isolata, appoggiato su un orribile lettino con la gamba ingessata e alzata, e mi venne quasi da piangere quando lo vidi ridotto in quel modo.
«Come ti senti?» gli chiese Safaa, regalandogli un bel sorrisone. 
«Adesso che ci siete voi, bene» rispose lui, ricambiando il sorriso.
Zayn incrociò il mio sguardo e allungò la mano, invitandomi ad afferrarla.
Feci un passo avanti e mi sedetti sul lettino accanto a lui, continuando a stringere la sua mano.
«Forza, lasciamo questi piccioncini un po’ da soli» sussurrò Waliyha alla sorellina, spingendola verso la porta. Zayn rise e gli fece un occhiolino per ringraziarla poi, quando le sue sorelle furono ormai fuori dalla stanza, riportò lo sguardo su di me.
«Ti ho fatto spaventare, eh?» scherzò lui, accarezzandomi il viso.
«Sì, stupido» sbuffai, «ma mi hanno colpito soprattutto le parole che hai detto prima di essere portato qui»
Lui chiuse gli occhi e dopo qualche secondo li riaprì, «era quello che sentivo in quel momento»
«Continuavi a chiedermi scusa, ed io non capivo perché» scossi la testa.
«A volte mi capita di ripensare a tutto il male che ti ho fatto e mi sento uno schifo, come quando ti ho lasciata perché dovevo trasferirmi qui a Bradford» abbassò lo sguardo, «e tante altre volte, eppure tu sei ancora qui, nonostante tutto»
«Ssh, il passato è passato» mi avvicinai al suo viso e poggiai la fronte contro la sua. Lui mi guardò ancora un po’ e poi alzò leggermente la testa dal cuscino sul quale era poggiato, per baciarmi. Sentii le sue labbra sfiorare le mie mie e le sue mani accarezzarmi dolcemente le guance.
Proprio in quel momento, però, la porta si aprì e mi staccai in fretta da lui. Con mia sorpresa alla porta non c’era Waliyha o Safaa, ma Yaser. Un brivido mi percosse la schiena e cercai di mostrarmi tranquilla, continuando a guardare in basso.
«Papà?» esclamò Zayn, e dal suo tono di voce capii che era sorpreso tanto quanto me.
«Tua madre mi ha chiamato per dirmi ciò che era successo» rispose lui avvicinandosi.
«Non c’era bisogno di venire fin qui» borbottò Zayn, «tra poche ore mi faranno uscire»
«Volevo vedere come stavi» ribatté suo padre.
Ero incredula perché, per lo meno da quello che Zayn mi aveva raccontato, i due non avevano mai avuto un bel rapporto, anzi.
«Vi lascio parlare da soli» mormorai ad un tratto, alzandomi dal lettino.
«No, puoi restare» mi fermò Yaser, facendomi sbarrare inconsapevolmente gli occhi. Non dissi nulla, piuttosto sorpresa per questa sua reazione, e tornai a sedermi accanto a Zayn.
«Giocavate contro la squadra di Bristol?» gli chiese Yaser, cercando di alleggerire la situazione.
«Sì, e quel bastardo del centrocampista mi ha fatto una finta» brontolò Zayn, allungando il braccio per toccarsi la gamba fasciata.
«Almeno avete vinto, alla fine?» continuò suo padre.
Zayn mi aveva raccontato che la passione per il football gli era stata trasmessa proprio da lui; era l’unica cosa che li legava, fin da piccoli.
«Pareggio» intervenni io, sforzando di mostrarmi amichevole.
Perché – dopo tutto quello che era successo – volevo ancora piacergli?
Yaser annuì, fissò Zayn ancora una volta e alla fine guardò l’orologio.
«Devo andare adesso, ero passato per una breve visita» farfugliò lui. Quell’uomo mi trasmetteva ansia; non sorrideva mai, era sempre rigido e serio.
«Ci vediamo a casa» ribatté Zayn, «spero che tornerai presto»
Mi mordicchiai nervosamente le unghie, perché sapevo bene che Yaser se n’era andato per colpa mia.
«Tornerò stasera» replicò lui, «ci vediamo, ragazzi»
Guardò prima me poi il mio ragazzo, e alla fine uscì dalla stanza.
«Incredile» sospirò Zayn, quando finalmente restammo soli.
«Non ti aspettavi una sua visita?» chiesi, sdraiandomi di nuovo accanto a lui.
«Assolutamente no» rispose, massaggiandosi la nuca.
«Beh, tuo padre è un uomo pieno di sorprese» dissi.
«L’ho sempre saputo» fece una smorfia, «ma oggi sembrava diverso, ha detto che tornerà a casa ed è stato anche gentile con te, cosa gli prende?»
«Forse tutta questa storia gli è servita da lezione, non lo so» scossi la testa.
Zayn non disse nulla per un po’ poi mi sorrise, «d’accordo, adesso basta parlare di mio padre»
«E di cosa vuoi parlare?» alzai un sopracciglio, facendolo ridere.
«Non ho voglia di parlare» mi corresse avvicinando il viso al mio e, dopo avermi fissato a lungo, posò ancora una volta le labbra sulle mie.
Sorrisi nel bacio e nel frattempo feci scivolare le mani sul suo petto, cercando di non toccare punti sensibili per non fargli male. Era davvero mal ridotto.
«Che strazio» sbuffò qualche minuto dopo, «niente sesso finché non mi toglieranno questo affare»
Scoppiai a ridere, «credo che potrò resistere»
«Io no, invece» ridacchiò anche lui.
«Per quanto tempo dovrai tenerlo?» chiesi, osservando con tristezza la fasciatura sulla gamba.
«Non per molto» rispose guardandosi intorno, «dovrò portare anche le stampelle»
«Povero piccolo» mi morsi il labbro e lui fece un’espressione innocente da cane bastonato.
«Per colpa mia ci siamo rovinati anche le vacanze di Pasqua» borbottò, «domani dovevamo tornare a Londra e invece adesso siamo costretti a restare qui»
«Non ti preoccupare, sto bene con la tua famiglia» lo rassicurai, «e comunque mia madre non è ancora tornata dal suo viaggio con mia zia, quindi non c’è problema»
«Sei sicura che non ti darà fastidio stare qui quando mio padre tornerà a casa?» chiese.
«Non mi interessa in quale parte del mondo io mi trovi, l’importante è che tu sia lì con me» gli dissi, vedendo spuntare un bel sorriso sul suo viso.
Zayn stava per baciarmi ancora una volta, quando la porta della stanza si aprì nuovamente e stavolta comparve Waliyha.
«Scusa se ti stiamo facendo aspettare» le dissi in fretta, «arrivo subito»
«No, Jess, tranquilla» mi rispose cercando di zittirmi, «sono venuta per dirvi che c’è un’altra visita per Zayn»
Lui aggrottò la fronte, «cosa sono tutte ‘ste visite? Non sto morendo, diamine!»
«E allora chi è?» chiesi confusa, ignorando la battuta del mio ragazzo.
Waliyha aprì bocca ma, ancor prima che potesse parlare, vidi una biondina entrare nella stanza con un sorrisetto stampato in faccia e le mani tra gli orrendi capelli tinti.
«Ash?» fece Zayn, di certo non si aspettava di trovarla lì. E neanche io. 
Ashley gli sorrise di nuovo e, dopo aver scansato Waliyha, si fece avanti e mi salutò con la mano.
«Oggi stavo passeggiando con un’amica vicino al campetto sportivo, quando ho visto arrivare un’ambulanza» alzò le spalle, «mi sono avvicinata e ho sentito dire che un certo Zayn Malik era finito a terra con una gamba rotta! Come ti senti?»
Zayn sorrise, «alla grande» poi puntò lo sguardo su di me per cercare di capire come stavo.
In effetti io ero seduta accanto a lui, immobile e in silenzio.
Dovrei forse essere felice che la sua ex fidanzata venga a trovarlo in ospedale?
«E’ un piacere rivederti, Jess» disse lei, ad un tratto, spostando l’attenzione su di me. Mi stava provocando spudoratamente.
«Oh, anche per me» le sorrisi, in tono di sfida.
Se voleva la guerra, aveva appena trovato un avversario temibile.

 



***


salve gente!
scusate l'attesa.
che ve ne pare di questo capitolo?
Jess vs Ashley, chi vincerà? lol
lascio a voi tutti i commenti 
x
un bacio e a presto 
-marty.


 

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Capitolo 60
*** Move on, bitch! ***


60°


Per tutto il resto della visita, Ashley non fece altro che lanciarmi frecciatine e scherzare con Zayn per cercare di infastidirmi.
E ci stava riuscendo, nonostante io provassi in tutti i modi di fregarmene.
Percepivo la sintonia tra loro e, anche se Zayn mi aveva ripetuto più volte di essersi completamente dimenticato di lei, vederli insieme mi faceva ancora star male.
Fortunatamente se ne andò poco dopo, e pensai che le cose potessero migliorare quando, quella sera tardi, Zayn uscì dall’ospedale e tornò a casa.
«Eccolo qua, il nostro campione» ridacchiò Waliyha, accogliendolo alla porta.
«Sì, brava, prendi pure in giro» brontolò Zayn, aiutato da me e le stampelle.
«Ehi, guarda che ero seria per una volta» protestò la sorella, avvicinandosi per aiutarlo a camminare.
Trisha si avventò su di lui e non esitò a stringerlo in un forte abbraccio.
«Mi hai fatto prendere un grande spavento» le disse la donna, accarezzandolo dolcemente per poi soffermarsi sulla fasciatura alla gamba.
«Tranquilla, sto bene» Zayn alzò gli occhi al cielo, probabilmente infastidito per la compassione delle persone.
Sussultai quando vidi improvvisamente Yaser avanzare verso di noi, «ti serve una mano per andare in camera tua?» gli chiese, con tono stranamente gentile.
«No, ce la faccio, ho queste» borbottò Zayn indicando le stampelle su cui si reggeva, «vi chiedo solo di non trattarmi come se fossi un andicappato, grazie» e detto questo zoppicò via.
«Ma che gli prende?» sospirò Trisha quando Zayn era ormai lontano, rivolgendosi a me.
«E’ solo un po’ nervoso, gli passerà» le risposi, prima di raggiungere il mio ragazzo in camera sua.
Quando entrai vidi Zayn lanciare le stampelle con violenza verso il muro, e poi buttarsi sul letto.
Senza dire niente, mi avvicinai e mi sdraiai accanto a lui, coccolandolo dolcemente. Portai due dita sulla sua schiena per poi farle scivolare sempre più giù, accarezzandolo. Continuavo a non dire una parola, perché ormai sapevo com’era fatto. Conoscevo il suo carattere e, quando era nervoso, non c’era niente che potesse calmarlo se non un po’ di coccole. Zayn non sopportava quando gli si facevano tante domande, o quando le persone erano troppo insistenti. 
Il suo petto si alzava e abbassava velocemente, respirava con affanno, e gli occhi erano semichiusi.
Poi, ad un tratto, mosse la testa sul cuscino e si voltò verso di me, restando a guardarmi senza dire nulla. Gli sorrisi e, con mia sorpresa, lui fece lo stesso.
«Grazie» sussurrò a voce bassa, «tu sì che sai come farmi sentire meglio»
Mi accoccolai meglio tra le sue braccia e poi alzai lo sguardo su di lui, «non te la prendere con i tuoi genitori, sono soltanto preoccupati per te»
«Mi da fastidio tutta questa situazione di merda» borbottò, serrando la mascella.
«Sono cose che capitano, non è colpa di nessuno» sospirai, passando la mano sopra la sua maglia.
«Lo so, ma io volevo tornare a Londra» si morse il labbro, «e invece adesso siamo costretti a restare qui, sotto gli occhi dei miei e quel rompipalle di mio padre»
«Sembra essersi addolcito, lo hai visto anche tu, no?» replicai, lasciandogli un bacio sulla clavicola.
«Onestamente non mi interessa, voglio solo andarmene da qui il prima possibile» ribatté, «quando passo troppo tempo con la mia famiglia finisco per diventare matto»
Lanciai un’occhiata alle sue stampelle schiantate contro il muro poi gli sorrisi, «io sono qui per questo»
«Se non ci fossi tu sarebbe tutto il doppio più difficile» fece una pausa poi si corresse, «anzi ma che dico, il triplo, il quadruplo»
Sorrisi e poi lo interruppi portando le mani ai lati del suo viso, «ok, ho afferrato il concetto» 
«Odio il fatto di non essere autosufficiente» continuò, «non voglio essere un peso per nessuno»
«E non lo sei, tantomeno per me» replicai, sistemandomi meglio sul suo petto. Continuai a solleticarlo con le dita, facendolo ridere.
Ah, la sua risata era musica per le mie orecchie.
Alzai lo sguardo su di lui, che non esitò a regalarmi un altro meraviglioso sorriso.
Mi tese le mani e io le afferrai, salendo a cavalcioni sopra di lui.
Mi sedetti sul suo bacino, facendo attenzione a non toccargli la gamba fasciata e poi mi sporsi in avanti per premere le labbra sulle sue.
Nonostante era tardi ed io fossi stanca da morire – essendo stata una giornata piuttosto pesante – avevo comunque voglia di lui, come sempre. Zayn allungò le braccia verso di me, per accarezzarmi il viso durante il bacio.
Diedi il permesso alla sua lingua di scontrarsi con la mia e gli tirai leggermente i capelli quando sentii la sua mano fredda scivolare sotto la mia maglia. 
«Solo se hai voglia» sussurrò con voce flebile, ma io lo zittii con un altro bacio e gli feci cenno di sì quando mi sfilai velocemente la maglietta.
Lo costrinsi ad alzare le braccia così che potessi togliere anche la sua e poi portai le mani sui suoi addominali, cominciando a roteare i fianchi sopra il suo bacino.
Zayn gemette ed io sorrisi, per poi fargli segno di stare zitto.
«Ti ricordo che i tuoi genitori dormono nella stanza accanto» sussurrai a pochi centimetri dalle sue labbra, «quindi se vuoi evitare situazioni imbarazzanti e spiacevoli, godi in silenzio»
Lui scoppiò a ridere di nuovo e mi baciò ancora una volta, iniziando a muoversi sotto di me.
«Questa è stata decisamente la parte più bella della giornata» mi disse, mentre cercavo di far scivolare via i suoi pantaloni della tuta, fortunatamente larghi e capace di attraversare l’ingombrante fasciatura alla gamba.
Feci lo stesso con i miei jeans stretti, per poi gettarli da qualche parte sul pavimento. 
«Voglio vederti sorridere, sempre» riuscii a dire, tra un bacio e l’altro.
Zayn afferrò un preservativo dal cassetto del comodino e se lo infilò senza perder tempo, dopo essersi liberato dei boxer.
Mi sedetti più comodamente tra le sue gambe e gli lasciai un bacio sulla punta del naso poi, con il suo aiuto, mi posizionai sul suo membro.
Con una lentezza spossante affondai dentro di lui, mentre Zayn gettò la testa contro lo schienale del letto e chiuse gli occhi per il piacere.
«Oh Dio, sì» ansimai, appoggiando le mani sul suo petto mentre lui mi teneva ferma per i fianchi e li muoveva a suo piacimento per assecondare le sue spinte.
Che bella sensazione sentirlo in profondità, mi riempiva.
Ci muovevamo in sincronia, prendendo il ritmo su e giù.
Gli graffiai gli addominali e, quando lo sentii dare una spinta ancora più forte, mi dovetti tappare la bocca con una mano per non urlare.
«Ti.. ti fa male?» balbettai più tardi, indicando la sua gamba destra.
«E’ un dolore che vale la pena sopportare» rispose, continuando a muoversi dentro di me.
«Per fortuna che avevi detto ‘niente sesso’ finché non saresti guarito» ridacchiai alla fine di tutto, tirando su il piumone per coprirci entrambi.
Mi sdraiai accanto a lui e lasciai che un suo braccio mi cingesse la vita.
«Tecnicamente avevo ragione, noi non abbiamo fatto sesso» mi sussurrò all’orecchio, «abbiamo fatto l’amore.»
Il mio cuore prese a battere ancora più velocemente quando lo sentii dire questa frase, e mi limitai a mormorargli un debole «ti amo», prima di addormentarmi accanto a lui.

«Cazzo, fa male» borbottò Zayn la mattina seguente, quando arrivò il momento di cambiare la fasciatura alla gamba. 
«Se tu non avessi fatto l’eroe a quella maledetta partita di calcio, adesso saresti a posto» lo rimproverai disinfettando la ferita, «non fare la femminuccia»
Lui mi guardò con occhi sbarrati poi aggrottò la fronte, «stanotte non mi davi della femminuccia, però» replicò in sua difesa, alzandosi la t-shirt per indicare i miei graffi. Scoppiai a ridere e mi sedetti a letto accanto a lui, chiudendo la fascia attorno alla gamba.
«Ecco fatto» risposi, «e smettila di fare il cretino»
Lui sorrise, «ti ringrazio, infermierina mia»
Risi di nuovo e gli tesi una mano per aiutarlo ad alzarsi, poi gli passai le stampelle.
«Cristo, mi sento come un vecchio di ottant’anni» borbottò, passandosi una mano tra i capelli e l’altra sulla stampella.
«Non dirlo a me, mi fa male tutto» brontolai, legandomi i capelli in una coda di cavallo.
«Chissà perché» mi fece un occhiolino, dandomi una pacca sul sedere.
«Vuoi smetterla?» arrossii, allontanandolo leggermente.
Lui sorrise e si sporse in avanti per baciarmi, ma fummo interrotti dal suono del suo stupido cellulare.
«Chi è?» sbuffai, guardandomi allo specchio per sistemarmi meglio.
Ero pur sempre a casa della famiglia del mio ragazzo.
«Ashley» rispose lui continuando a fissare sorpreso lo schermo, ed io mi voltai di scatto.
«Cosa vuole?» alzai gli occhi al cielo, cercando di non fare una delle mie solite scenate.
«Sapere come sto» spiegò Zayn, battendo le dita sulla tastiera del telefono per risponderle.
«Non mi piace molto il fatto che lei ti scriva messaggi» confessai, mordicchiandomi il labbro.
«Non lo fa mai, di solito» lanciò il cellulare sul letto poi mi si avvicinò di nuovo, «stai tranquilla, ok?»
Annuii in silenzio e lasciai che mi baciasse la fronte.

«Eccoli, i piccioncini» esclamò Waliyha quando ci vide arrivare in cucina.
Sorrisi stringendo la mano di Zayn, lievemente imbarazzata perché c’erano proprio tutti seduti a tavola.
«Finalmente vi siete svegliati» esclamò dolcemente Trisha, invitandoci a sedere con loro.
«Sì, beh, è stata una nottata intensa» replicò Zayn, e istintivamente gli diedi una gomitata per zittirlo.
«Ahi, vuoi mettermi K.O. definitivamente?» protestò lui, facendo ridere tutti.
«Stupidi maschi» commentò Waliyha e io le sorrisi, sedendomi accanto a lei e Safaa. Zayn fece il broncio perché non mi ero seduta accanto a lui e io gli feci un occhiolino per vendetta.
«La colazione è pronta, mangiate quello che volete» ci disse Trisha.
Amavo quella donna, era di una gentilezza unica.
A differenza del marito, ovviamente. Yaser se ne stava a tavola con lo sguardo basso, senza dire una parola, come se fosse morto qualcuno.
«Grazie» le risposi, mentre Zayn si stava già ingozzando di cibo.
«Jess, ti va se dopo ti faccio vedere i miei disegni?» mi chiese Safaa a voce bassa.
«Non vedo l’ora» le feci un bel sorriso, poi le stampai un bacio sulla guancia.
A casa di Zayn, ovviamente, la Pasqua non si sentiva per niente.
Ma io ero comunque contenta di stare lì e trovarmi a tavola con loro a fare colazione tutti insieme, come una famiglia numerosa, era sempre stato il mio sogno fin da bambina. Poi, alla fine di tutto, mi alzai e aiutai Trisha con le pulizie della cucina.
«Questa è Waliyha» mi spiegò Safaa circa due ore dopo nella sua cameretta, indicando i disegni che aveva fatto. Erano adorabili e coloratissimi. 
«Questi invece siete tu e Zayn» mi disse, indicando due omini piccoli che si tenevano per mano. Aveva disegnato Zayn altissimo e me molto più bassa, il che rappresentava – più o meno – la realtà.
Scoppiai a ridere e lo presi in mano, guardandolo a lungo.
Era stupendo, ed ero felice che ormai mi considerasse parte della famiglia.
«Mi piace molto questo vestito» ridacchiai, notando che mi aveva disegnata come una principessa.
Zayn, al mio fianco, era vestito come un pinguino con tanto di cravatta e papillon.
«E’ il giorno del vostro matrimonio» mi disse, facendomi rabbrividire, «voi vi sposerete vero?»
«E’ un po’ presto per parlare di matrimonio» balbettai, «ma io lo spero»
«Voi due dovete sposarvi assolutamente» insistette lei, «altrimenti mi arrabbio.»
Ridacchiai di nuovo e le dissi che suo fratello avrebbe dovuto vederlo per forza.
Proprio in quel momento Waliyha piombò in stanza e lanciò il telefono sul letto, «Jess?»
«Ehi, che succede?» le chiesi, notando il suo sguardo visibilmente angosciato.
«Stavo parlando al telefono con Niall» mormorò ancora respirando velocemente, «ma non per messaggi, mi ha chiamato! E non so cosa mi sia preso, ero timida, parlavo a voce bassa e probabilmente lui ha pensato che non avevo voglia di parlargli»
Feci un cenno a Safaa di aspettare un attimo e mi sedetti accanto all’altra sorella.
«Tu, timida?» chiesi, spalancando la bocca.
«Esatto, ha sorpreso anche me» sbuffò, «io non mi agito mai, specialmente per un ragazzo, non capisco cosa mi prenda»
«Ti piace davvero, eh?» le sorrisi, «beh, sta tranquilla, Niall è un ragazzo dolce e vedrai che capirà.»

Era già da troppo tempo che le cose andavano bene, e ovviamente deve esserci sempre qualcosa che rovina la quiete. Quella sera, infatti, me ne stavo al telefono con mia madre raccontandole di come andavano le cose qui a Bradford, quando sentii una voce odiosa ma familiare provenire da un’altra stanza.
Non poteva essere chi pensavo che fosse, non credevo avesse il coraggio di presentarsi anche a casa di Zayn. E invece, quando riagganciai il telefono, trovai il mio ragazzo e Ashley chiacchierare tranquillamente all’ingresso.
«Ehi, Jess» mi salutò lei, con un fastidioso occhiolino e il solito sorrisetto provocatorio stampato in faccia.
Non dovetti nemmeno riflettere e raccogliere coraggio, perché stavolta le parole mi uscirono da sole.
«Oddio, ancora tu?» sbottai avvicinandomi, «ma non hai niente da fare se non stalkerare Zayn?»
Lui mi guardò a bocca aperta e lei fece lo stesso, poi rise.
«Calma tesoro, ti è tornato il ciclo?» scherzò.
Sì, mi era tornato, ma non c’entrava niente.
«Posso sapere cosa ci fai qui?» insistetti, mettendo le braccia conserte e ignorando la sua battuta.
«Volevo vedere come stava il mio pakistano preferito» ridacchiò, indicando Zayn con le stampelle al mio fianco.
«E non ti è bastato il messaggino di questa mattina?» alzai il tono di voce, infastidita dal modo in cui lo aveva chiamato.
«Cerco solo di essere gentile» Ashley alzò le spalle in modo innocente.
«No, cerchi solo di rubarmi il ragazzo» la corressi, «ma non succederà, ficcatelo in quella testolina vuota!»
Zayn si portò una mano tra i capelli, visibilmente imbarazzato, ma non mi importava.
Volevo chiarire la situazione con quella ragazza una volta per tutte.
«Sei davvero infantile, ed insicura» replicò lei, sicura di sé.
«Quella insicura sei tu, continui a cercare il tuo ex fidanzato nonostante sia chiaro che lui ormai ci abbia messo una pietra sopra» mi spostai una ciocca di capelli che mi copriva il viso, «perché non te ne fai una ragione?»
«Adesso basta» sbottò lui, «smettetela entrambe!»
Restammo in un silenzio imbarazzante per qualche secondo prima che qualcuno parlasse.
Ashley guardò prima me poi lui, «sono contenta che stai bene, Zayn» disse – con tono da vittima – prima di girare i tacchi e andarsene.
Mi morsi il labbro nervosamente e quando alzai lo sguardo, incrociai quello colpevole e deluso di Zayn.




 
***



ehii,
eccomi qua.
che ve ne pare del capitolo?
Zayn è sempre più teso a causa della sua situazione,
e anche Jess lo é, ma per altri motivi.
Ashley è uno di questi.
che ne pensate? a voi i commenti!

un bacio e a presto 
-marty.



 

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Capitolo 61
*** I'm a mess. ***


 
61°


«Avanti, parla» sbottai interrompendo quell’estenuante sillenzio, «dimmi che sono una stupida, gelosa, immatura e quant’altro, ma almeno dì qualcosa»
«Non ho niente da dire» rispose infilando le mani in tasca, «penso che lo abbia già fatto tu, fin troppo»
Sospirai e lo seguii fino alla sua stanza, osservandolo mentre poggiava le stampelle contro il muro.
Si sedette a letto e iniziò a spogliarsi, continuando a comportarsi come se non ci fossi.
«Forse tu non vuoi parlarne, ma io sì» insistetti, mettendo le braccia conserte e cercando di catturare la sua attenzione.
«Sono stanco, Jess» farfugliò disinteressato, per poi infilarsi una canottiera più comoda per la notte.
«Non fare così, per favore» mormorai, pensando e ripensando a come mi ero comportata poco prima con Ashley. Lei se l’era cercata, aveva meritato tutte le mie parole, e non potevo tollerare che Zayn si arrabbiasse con me per questo.
«Buonanotte» replicò, infilandosi sotto le coperte e ignorandomi ancora una volta. Feci una smorfia, cercando di controllarmi dal fare una scenata, e poi mi sdraiai a letto anch’io nonostante fossero soltanto le dieci e mezza di sera.
Se questa per Zayn era una specie di punizione per spingermi a riflettere sui miei sbagli, beh, non stava funzionando affatto.
Come immaginavo, la mattina dopo al mio risveglio, Zayn non era più accanto a me. Mi stiracchiai e rotolai sul letto vuoto ancora per qualche minuto, poi aprii gli occhi definitivamente e li posai sulla sveglia sopra il comodino.
Erano quasi le undici, non era da me dormire così tanto.
Ma, essendo uno degli ultimi giorni delle vacanze di Pasqua, non mi lamentai e – dopo essermi sistemata – uscii dalla stanza di Zayn alla ricerca di qualcuno.
La camera di Waliyha era vuota, così come quella di Safaa e Doniya. Feci una smorfia e, avvicinandomi all’ingresso, riconobbi due voci maschili piuttosto familiari. Accennai un sorriso quando vidi Zayn e suo cugino Ben davanti alla play station.
Stavano facendo versi assurdi e giocavano come bambini di dodici anni.
«Ehi, buongiorno Jess!» esclamò Ben con una mano alzata, vedendomi arrivare.
Zayn invece non staccò gli occhi dal televisore e continuò a giocare la partita.
Mi irrigidii di colpo, perché un lato di me sperava che non fosse più arrabbiato con me per ieri sera. Non sopportavo di essere ignorata in questo modo da lui, per un motivo fottutamente stupido, tra l’altro. Vaffanculo, Ashley. 
«Buongiorno» borbottai, cercando di riportarlo alla realtà.
«Oh, ehi, buongiorno» sussurrò lui distrattamente, lanciandomi una veloce occhiata prima di riportare l’attenzione sul videogioco.
Il mio nervosismo mattutino, unito alle mestruazioni, non aiutavano di certo la situazione. Stavo letteralmene per esplodere.
«Dove sono andati tutti?» chiesi gentilmente, controllando la mia isteria per evitare figure imbarazzanti con suo cugino, «non c’è nessuno in casa»
«Zia Trisha è andata a fare un controllo in ospedale, e gli altri la accompagnano» mi spiegò Ben, mentre Zayn continuava a mettere a dura prova la mia pazienza.
«Capito» finsi un sorriso e decisi di dare un’altra opportunità a quell’idiota del mio ragazzo. Mi sedetti sulle sue ginocchia e lo osservai mentre giocava, «come funziona questo affare?»
«Non è roba per ragazze» ribatté lui, freddo come sempre.
«Se vuoi ti spiego io» intervenne Ben, probabilmente avendo intuito che c’era qualcosa che non andava.
«Non fa niente, grazie lo stesso» scossi la testa, cercando di nascondere la tristezza nel mio tono di voce.
«Facciamo una pausa, che dici Zay?» propose suo cugino, sorridendomi.
Dire che adoravo quel ragazzo era riduttivo, mi capiva sempre al volo.
Zayn annuì e, dopo che mi fui alzata da sopra di lui, allungò il braccio verso il suo pacchetto di sigarette sul tavolo.
«Forse è meglio se eviti» gli dissi, rubandogli il pacchetto dalla mano.
«Non iniziare» alzò gli occhi al cielo, girando lo sguardo altrove.
«Possiamo parlare un attimo da soli, per favore?» gli chiesi, notando l’espressione infastidita sul suo viso.
«Adesso non ne ho voglia» rispose, serrando la mascella e riappropriandosi delle sue sigarette.
«Non mi importa di cosa hai voglia tu» sbottai, «adesso vieni in camera con me e parliamo»
Ben fece un passo indietro, imbarazzato, «io vi lascio soli, ci vediamo più tardi»
Sgattaiolò fuori casa e lo ringraziai mentalmente per avermi capita.
«Mi stai trattando di merda senza motivo, Zayn» gridai, tirando fuori tutta la mia rabbia repressa nelle ultime ore.
«Perché fai sempre la rompipalle, ecco il motivo» sospirò, incamminandosi verso la sua stanza.
«Se preoccuparmi per te significa essere una rompipalle, allora ok» replicai, seguendolo in camera sua.
«Non mi riferisco solo alle sigarette» rispose fermandosi improvvisamente, «vuoi sempre avere il controllo su tutto e come ti sei comportata ieri con Ashley ne è un esempio»
«Quindi adesso vuoi metterti a difenderla?» sbarrai gli occhi sconvolta, «hai forse dimenticato tutto quello che ti ha fatto, anzi, ci ha fatto?»
«Cercava di essere gentile, voleva soltanto sapere come stavo» fece una smorfia, sedendosi a letto e iniziando toccarsi la gamba fasciata.
«Non fare l’ingenuo, per favore» dissi, «sai anche tu che lei prova ancora qualcosa per te»
«Questo lo pensi tu» borbottò, «e anche se fosse, perché non provi a fidarti di me per una volta?»
«Io mi fido di te» alzai le spalle, sedendomi accanto a lui e cercando di alleggerire l’atmosfera, «è di lei che non mi fido»
«Mi sono stancato di tutti questi drammi inutili, va bene?» sbottò, «ne ho abbastanza di tutto e di tutti»
«Dici così solo perché sei nervoso a causa della gamba» sussurrai cercando di calmarlo.
«No, dico così perché è quello che penso» mi corresse alzandosi in piedi, «guardami, sembro un fottuto settantenne che non può neanche uscire di casa»
«Sono piccoli incidenti che capitano a tutti, Zayn» sbuffai, «cerca di rilassarti»
«Parli tu che non fai altro che comportarti da isterica?» continuò ad alzare la voce.
«Sei proprio uno stronzo» dissi, balzando in piedi dal letto e incamminandomi verso la porta.
«Ecco, adesso te ne vai, come sempre» fece lui alle mie spalle, «ogni volta che succede qualcosa che non ti sta bene, tu scappi»
Mi voltai verso di lui e tornai indietro, «resto qui, non preoccuparti, non me ne vado» sibilai mentre gli occhi mi si facevano sempre più gonfi, «ma dopo quello che mi hai detto, non provare a rivolgermi ancora la parola»
Zayn si morse il labbro, probabilmente si era reso conto di aver esagerato, ma non mi importava. Uscii dalla sua stanza a denti stretti e, proprio in quel momento, mi accorsi che la sua famiglia era appena rientrata a casa.
Sgattaiolai in fretta al bagno e mi chiusi a chiave, cercando di ricompormi.
Non volevo piangere di fronte a Zayn per non dargli questa soddisfazione, ma lì non riuscii a trattenermi e scoppiai.
Mi sedetti a terra, contro la porta, e mi sfogai piangendo.
Io e lui non avevamo mai litigato così ferocemente, forse era una cosa normale tra fidanzati, ma non ci ero abituata.
Poi qualcuno bussò alla porta del bagno, distogliendomi dai miei pensieri.
«Zayn, lasciami stare» borbottai, asciugandomi in fretta le lacrime sotto gli occhi.
«Non sono Zayn» rispose una voce, dall’altra parte della porta.
Era una voce maschile, ma io ero troppo confusa e annebbiata per riconoscerla.
Mi alzai in piedi e, convinta fosse Ben, aprii la porta.
«Oddio» dissi istintivamente quando mi ritrovai Yaser di fronte.
«Va tutto bene?» mi chiese, osservando attentamente il mio viso distrutto.
«S-sì» balbettai ancora piuttosto sorpresa, «scusi, adesso gli lascio il bagno»
Feci per andarmene ma lui mi trattenne per un braccio affinché non scappassi. Probabilmente era la prima volta che mi toccava; complimenti Yaser, hai scoperto che non ho la lebbra!
«Vi abbiamo sentito discutere, poco fa» confessò e, stranamente, ne sembrava dispiaciuto.
«Sono cose che capitano in una coppia, giusto?» alzai le spalle fingendomi tranquilla, «e comunque immagino che a lei non dispiaccia»
«Invece ti sbagli» ribatté facendomi spalancare la bocca, «Zayn è un ragazzo difficile, ma se c’è una cosa che ho capito in questo periodo, è che lui ci tiene davvero tanto a te»
Un brivido mi percosse la schiena; adesso ero più confusa di prima. Non capivo perché proprio lui, che non mi sopportava, mi stesse dicendo queste cose.
«Anche io tengo molto a lui» precisai, «è proprio per questo che sto male quando discutiamo»
«Già, me ne sono accorto» rispose, improvvisamente gentile.
«Se se ne fosse accorto prima sarebbe stato meglio, non crede?» esclamai senza pensarci, per poi scansarlo e sgattaiolare nella stanza di Waliyha.


«Ti rendi conto di quello che mi ha detto?» esclamai alla fine, dopo averle raccontato tutto. 
Erano passate tre ore dalla discussione furiosa di quella mattina. 
Durante il pranzo ci eravamo naturalmente ignorati e, con mia sorpresa, Yaser mi rivolgeva occhiate strane di cui ancora dovevo comprendere il significato.
Forse Trisha lo aveva minacciato di morte affinchè cercasse di allacciare un rapporto con me?

«Lascialo perdere, è un idiota» alzò gli occhi al cielo, riferendosi a suo fratello.
«Sì, questo lo so, ma ci sto male lo stesso» sospirai, mordicchiandomi nervosamente le unghie delle mani.
«Forse ti farà bene invece, così la smetterai di fare l’infermiera personale di Zayn» rise.
«Già, sto ancora aspettando le sue scuse» borbottai.
«Conoscendolo, queste scuse arriveranno molto tardi» commentò Waliyha, facendo una smorfia.
«Fantastico» feci una smorfia, camminando avanti e indietro per la stanza.
Safaa, che era seduta a disegnare, ogni tanto mi lanciava un’occhiata perplessa.
«Senti Jess, io domani sera vado ad una festa con degli amici» fece una pausa, «perché non ti unisci a noi? Hai bisogno di divertirti un po’ e smetterla di pensare sempre al mio fratellone»
«Lo pensi davvero?» mi morsi il labbro.
«Certo che sì» sorrise compiaciuta, «il mio motto è: non essere una donna che ha bisogno di un uomo, sii una donna di cui un uomo ha bisogno»
La guardai storta e lei rise di nuovo, «sto solo cercando di consigliarti, fa’ vedere a quell’idiota che stai bene anche senza di lui e allora correrà da te a chiederti perdono» aggiunse.
«Non lo so..» mormorai, pensierosa. 
«Io sono d’accordo con lei» intervenne Safaa, alzando lo sguardo dai suoi disegni per poi puntarlo su di me, «potere alle donne!»
Waliyha scoppiò a ridere e io feci lo stesso, per poi correre ad abbracciare la piccola. Non ero più soltanto la ragazza di loro fratello oramai, ero loro amica.
Nel resto del pomeriggio cercai di passare il minor tempo possibile in casa, uscii con Waliyha a fare shopping e tornai all’ora di cena.
Zayn era rimasto tutto il giorno nella sua stanza, probabilmente a letto, visto che in quelle condizioni gli era piuttosto difficile uscire.
Ad essere sinceri, per qualche motivo assurdo, mi sentivo alquanto in colpa a lasciarlo da solo in quello stato, ma ero troppo ferita e delusa per farmi avanti.
«Ti sta un’incanto» mi disse Waliyha mentre provavo un vestito nuovo davanti allo specchio della sua camera, «sembra che sia stato fatto apposta per te»
«Tu dici? Non mi convince» sbuffai, continuando a squadrarmi dalla testa ai piedi.
«Non capisci niente, sei stupenda» borbottò, «vado a mostrare il mio a mamma, vediamo cosa ne pensa»
Annuii e, dopo che lei fu uscita dalla stanza, restai immobile a fissarmi ancora un po’.
Poi la porta cigolò di nuovo e, per mia sfortuna, spuntò fuori Zayn.
Si tenne dritto con le stampelle e mi si avvicinò lentamente, senza dire una parola.
Lo guardai imbambolata e poi posai di nuovo lo sguardo sullo specchio.
«A cosa è dovuta tutta questa eleganza?» chiese, bagnandosi le labbra.
«Io e Waliyha abbiamo fatto shopping, oggi» dissi, rigida e fredda come il marmo. 
«Sei bellissima» sussurrò alle mie spalle, incrociando i miei occhi attraverso lo specchio.
Distolsi subito lo sguardo dal suo e guardai a terra.
Se pensava di farsi perdonare con qualche parola dolce, si sbagliava di grosso.
«Noto che ti è passata la rabbia di questa mattina» misi le braccia conserte.
«Capita a tutti di iniziare la giornata nel modo sbagliato» sospirò.
Non aveva ancora intenzione di scusarsi?
«Capita spesso anche a me, ma non me la prendo con te quando succede» alzai le spalle, sistemandomi i capelli come se niente fosse.
«Ho saputo che mio padre è venuto a parlarti» cambiò discorso, facendomi innervosire ancora.
«Te lo ha detto lui?» chiesi, voltandomi di scatto.
«No, mia madre» sbuffò, «oggi pomeriggio è venuta in camera e mi ha detto che papà le ha raccontato di averti vista piangere in bagno..»
Sentii un tonfo allo stomaco, «quindi?»
«Piangevi per me?» balbettò, fissandomi dritto negli occhi.
«Per chi altri pensi che piangerei?» replicai, infastidita.
Rise, «giusto, domanda sciocca»
Feci una smorfia e lo superai dandogli una spallata, «ti diverte sapere che il tuo fottuto atteggiamento mi fa stare male?»
«No, anzi, voglio che torni tutto come prima» sussurrò, tendendo una mano verso la mia. Non la afferrai e scossi la testa, «è troppo facile così, Zayn» 
Proprio in quel momento entrò Waliyha, «scusate, vi lascio soli?» 
«No, entra» le dissi fingendo un sorriso, «quel vestito ti sta proprio bene»
«Grazie tesoro, piace anche alla mamma» ribatté, soddisfatta. 
«Anche tu con un vestito nuovo?» commentò Zayn, «si può sapere cosa state tramando?»
«Io e Jess andiamo a ballare, domani sera» rispose lei tutto d’un fiato, e io la maledii mentalmente per aver parlato.
Non lo avevo ancora detto a Zayn e non sapevo come l’avrebbe presa.
«Andate a ballare?» ripeté con occhi sbarrati, spostando l’attenzione su di me.
«E’ solo una festa» alzai le spalle.
«Lo avrei chiesto anche a te se solo tu non fossi..» mormorò Waliyha, poi si interruppe.
«Se solo non fossi una specie di disabile?» sbottò lui, «è questo quello che volevi dire?»
«No» si giustificò lei per poi voltarsi verso di me, «sentite, vi lascio parlare in pace da soli»
Brontolò e poi uscì dalla stanza lasciandomi, per mia sfortuna, sola con Zayn.
«Sul serio andresti a divertirti sapendo che io sono a casa da solo?» chiese.
«Waliyha mi ha invitato ed io ho accettato, che c’è di male?» sbuffai, «visto come mi hai trattata questa mattina non ho più intenzione di deprimermi a causa tua»
«Cosa devo fare per farmi perdonare, eh?» alzò le braccia in aria, esasperato.
«Scusarsi sarebbe già un primo passo» brontolai.
Zayn mi si avvicinò e fece scivolare una mano sul mio viso, «lo sai che mi dispiace, ero soltanto nervoso e non ce l’avevo con te, scusami»
«Queste scuse non sono molto spontanee» commentai, ancora fredda e distaccata.
Lui tolse la mano dalla mia guancia e se la portò tra i capelli ancora in disordine. Indossava una canottiera nera e la barba piuttosto lunga gli dava un aspetto più trasandato che, onestamente, mi faceva impazzire.
«Perché non possiamo semplicemente tornare alla normalità?» alzò gli occhi al cielo interrompendo i miei pensieri, «siamo distanti da poche ore e già mi manchi»
«Perché non capisci che le tue parole mi hanno ferita sul serio» sospirai, «hai difeso la tua ex ragazza che farebbe di tutto per farci lasciare, e lo sai»
«Ashley non conta niente per me, quante volte dovrò ripetertelo ancora?» alzò il tono di voce.
«Lascia stare, non voglio più parlarne» lo allontanai e iniziai a sfilarmi il vestito nuovo che ancora indossavo.
Stavo per infilarmi una maglia in fretta quando sentii Zayn baciarmi la spalla.
«Vieni in camera con me..» sussurrò a voce bassa, continuando a percorrere con le dita la mia schiena nuda.
Avevo i brividi ovunque e, per un secondo, chiusi gli occhi dimenticando il resto.
Lui mi spostò i capelli da un lato e poi poggiò le labbra sul mio collo, lasciando tanti piccoli e umidi baci. Poi, con la mano, arrivò sulla spallina del reggiseno e provò a farla cadere, ma in quel preciso istante mi risvegliai dal mio stato ipnotico.
«Basta, smettila» sbottai spingendolo via, per poi infilare frettolosamente una maglietta qualsiasi.
«Non dormi con me stasera?» chiese, sporgendo il labbro inferiore in una – adorabile – espressione rattristita. 
«No, dormo con le tue sorelle» replicai, «serata tra ragazze»
Forse ero troppo dura con lui, forse no, ma sentivo il bisogno di fargliela pagare. 
«Per favore, ho bisogno di te» si morse il labbro, «non lasciarmi da solo»
Ecco, proprio in momenti come questi, la sua dolcezza metteva in dubbio la mia sanità mentale. Lo guardavo con occhi semichiusi, persi e smarriti, indecisa su cosa fare. Stavo quasi per cedere quando Waliyha piombò nella stanza e mi si gettò praticamente addosso, «mi dispiace fratellone, lei starà con noi, la prossima volta imparerai a trattarla meglio» esclamò.
Zayn fece un sospiro e, dopo avermi lanciato un’ultima occhiata, uscì dalla stanza a testa bassa.



 
 
***



salve bellezze!
eccomi di nuovo qui,
scusate l'attesa.
Zayn ha perso le staffe e ora ne paga il prezzo,
Jess sembra parecchio determinata, invece.
sono curiosa di sentire i vostri pareri,

un bacio e a presto 
-marty.


 

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Capitolo 62
*** Now I know. ***


62°


«Sto bene mamma, te l’ho detto» ripetei, parlando al telefono con lei nonostante fosse mezzanotte passata. 
«Volevo soltanto assicurarmene» si giustificò, «non vedo l’ora di rivederti»
«Anche io, mi manchi» mormorai, «le vacanze finiranno tra poco e poi tornerò a Londra»
«Goditi questi ultimi giorni» ribatté, «come vanno le cose con Zayn?»
«Tutto bene, benissimo» risposi in fretta, cercando di essere credibile.
«Sicura?» riuscii quasi a vederla aggrottare la fronte, come faceva ogni volta che le mentivo. Lo capiva dal mio tono di voce quando qualcosa non era vero.
«Certo che sì» annuii nonostante sapessi che lei non poteva vedermi.
«Jess, lo sai che puoi raccontarmi ogni co..» provò a dire, ma la interruppi.
«Ho tanto sonno, mamma, scusami» finsi uno sbadiglio.
«Ci sentiamo domani, allora» replicò, ancora sospettosa.
«Ti voglio bene» sussurrai, tenendo stretto il telefono. Mi mancava parlare con lei.
«Ti voglio bene anch’io» rispose, «saluta Zayn e i suoi genitori da parte mia»
Non aggiunsi altro e chiusi la chiamata, lanciando il cellulare sul letto.
Waliyha e Safaa si erano addormentate qualche minuto prima, lasciandomi completamente sola. Altro che serata fra ragazze.
Con Zayn non era cambiato nulla rispetto alla discussione di qualche ora prima e, onestamente, morivo dalla voglia di sgattaiolare in camera sua e svegliarlo.
Per qualche strano motivo, però, avevo il presentimento che anche lui, come me, non riuscisse a dormire. 

Quando mi svegliai, la mattina dopo, era ancora presto.
Dormivano tutti, ma io proprio non riuscivo a prender sonno.
Mi alzai lentamente dal letto senza farlo scricchiolare, per evitare di svegliare le ragazze che dormivano nella stanza con me. Uscii dalla camera di Waliyha e camminai nel corridoio, per poi soffermarmi davanti la porta di Zayn.
Origliai alla ricerca di qualche rumore ma niente, probabilmente dormiva ancora. Arrivai in cucina e mangiai qualcosa poi, con mia sorpresa, vidi Trisha arrivare con un dolce sorriso stampato in volto.
«Buongiorno, cara» mi disse, sedendosi accanto a me.
«Buongiorno» mormorai, lievemente imbarazzata.
«Dormito bene?» chiese, iniziando a sistemare e ordinare la stanza.
«Non molto, in realtà» alzai le spalle.
«Non sei l’unica, credo» abbassò lo sguardo, continuando a fare quello che stava facendo.
Aggrottai la fronte, perplessa. Si riferiva ovviamente a Zayn.
«Sai Jess, se c’è una cosa che ho imparato in vita mia» fece una pausa, «è che la vita è troppo breve e preziosa per sprecare del tempo a causa dell’orgoglio»
«Il problema è che io e lui siamo entrambi orgogliosi» confessai, «ed io ho avuto quello che volevo, cioè le sue scuse, ma ho ancora una ferita aperta dentro»
«Capisco la tua situazione» accennò un altro sorriso e mi si avvicinò, «mio figlio sa essere davvero difficile quando ci si mette, ma ti adora e sei l’unica per lui, questo lo sai.»
Non risposi, mi limitai a mordermi il labbro, confusa.
«Non ti sto dicendo che devi perdonarlo per forza, perché non posso dirti cosa fare» continuò, «sei una splendida ragazza e so che sei quella giusta per Zayn, mi dispiacerebbe vedervi allontanare per una simile sciocchezza»
«Grazie Trisha, davvero» balbettai, con un nodo allo stomaco.
Lei sorrise e si sporse in avanti per abbracciarmi.
Era bello ricevere finalmente un po’ di affetto.
Di Yaser nessuna traccia, non ancora.
Quell’uomo diventava sempre più strano giorno dopo giorno, cambiava umore così spesso al punto da sembrare più lunatico di me. 

La sera andai a quella maledetta festa, insieme a Waliyha e i suoi amici.
Non che volessi andarci, ovviamente, ma non avevo altra scelta.
Odiavo il fatto di essere arrivata a questo punto con lui, mi mancava terribilmente nonostante fossimo lontani da soli due giorni.
Due giorni che mi erano sembrati interminabili e strazianti.
Waliyha cercò di coinvolgermi durante la serata, ma io ero distante, e triste.
La musica assordante non aiutava la situazione, così iniziai a bere per conto mio, dopo tanto tempo dall’ultima volta e non era un mistero il fatto che io non reggessi l’alcool molto bene. Continuai a bere, sorseggiando qualche drink.
La mia amica alla fine si decise a strapparmi di mano il cocktail e, quando si accorse delle mie condizioni non proprio ottime, mi portò via. 
«Sto bene, lo giuro» continuavo a ripetere, mentre lei infilava le chiavi nella serratura di casa. Era quasi l’una di notte.
«Non stai bene, Jess» insistette lei, per poi aprire la porta e trascinarmi dentro.
Iniziai a barcollare, reggendomi a malapena in piedi, e fortunatamente notai che dormivano già tutti. O forse non proprio tutti.
«Che cosa ha fatto?» questa invece era la voce di Zayn, che spuntò fuori dalla sua stanza all’improvviso. A quanto pare, era rimasto sveglio ad aspettare che tornassi.
Del resto non ricordavo molto, soltanto che lui mi prese in braccio e mi portò a letto, in camera sua.
«Che stai facendo?» balbettai con gli occhi semiaperti quando, finalmente, iniziai a riacquistare i sensi. Mi guardai intorno e ormai Waliyha non c’era più.
«Mi prendo cura di te» rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo, alzandomi le braccia per togliermi il vestito. Mi passò una sua maglietta e mi aiutò ad infilarla, come se fossi una bambina incapace. Mi sistemò sul letto e poi mi avvolse con una coperta, ma io ero troppo devastata per rendermene conto. 
«Adesso dormi» mi sussurrò, facendosi spazio accanto a me.
«Zayn..» provai a dire, ancora con gli occhi chiusi.
«Shh, è tardi» a questo punto ebbi l’impressione di sentire le sue labbra sfiorarmi la fronte, «domani ne parliamo»
Senza oppormi troppo, mi addormentai accanto a lui, consapevole di aver combinato un disastro.

La mattina seguente, come previsto, mi svegliai con un forte mal di testa.
La prima cosa che vidi quando aprii gli occhi, fu il mio bellissimo ragazzo accanto a me. Era senza maglia e in quel momento ricordai che la stavo indossando io, e il motivo per cui la stavo indossando. Senza pensarci sorrisi, dimenticando per un attimo i problemi, e sbattei le palpebre più volte per guardarlo meglio.
«Buongiorno» biascicai, strizzandomi gli occhi e affondando la testa nel cuscino.
«Giorno» ripeté, freddo come il marmo. Serrò la mascella e portò le braccia dietro la nuca, fissando un punto qualsiasi nel soffitto.
Sbuffai e mi avvicinai di più a lui, sotto le coperte. 
«Sono distrutta» sospirai, coprendomi il viso con le mani.
«Non mi sorprende, visto in che condizioni sei tornata ieri sera» ribatté, continuando a guardare altrove.
«Non ricordo granché, ma grazie per esserti preso cura di me» continuai, con una vocina debole e timida.
«E’ una cosa naturale, non dovresti ringraziarmi» scosse la testa, voltandosi per guardarmi in faccia, una volta per tutte.
«Hai ragione» annuii, mordendomi il labbro, «mi dispiace»
«Vorrei soltanto sapere cosa ti è preso» disse, «non è da te fare così, tu odi l’alcool e i locali»
«Lo so» feci un altro sospiro, «penso che fosse un gesto di disperazione, volevo ribellarmi e far vedere che non hai alcun controllo su di me»
«E’ una cosa fottutamente stupida» borbottò, recuperando le stampelle per poi alzarsi in piedi.
«E’ vero, mi sono comportata in modo immaturo, e ti chiedo scusa» ripetei, «io non so più cosa mi stia succedendo negli ultimi giorni»
«Jess, io non ce la faccio più a vederti così distante» confessò, fissandomi intensamente negli occhi.
«Neanche io, ero delusa per come mi avevi trattata e per come hai difeso Ashley» abbassai lo sguardo a terra, «e ti giuro che se ci ripenso..»
«L’ho difesa perché sono stanco di sentirti paragonare a lei, non lo sopporto» mi interruppe.
«E io sono stanca di sentirmi inferiore a lei, è stata la tua prima storia e questo ho imparato ad accettarlo, ma il suo fantasma continua a perseguitarmi» mi alzai in piedi anch’io.
«Toglitela dalla testa, dimenticala, cazzo» sbottò, «perché non capisci che amo e voglio solo te?»
«Io lo so, Zayn, ma mettiti nei miei panni» alzai gli occhi al cielo, mentre lui si posizionava di fronte a me.
«E’ colpa mia, vero?» chiuse gli occhi, «non ti ho fatta sentire abbastanza importante e speciale»
«Certo che lo hai fatto e no, non è colpa tua» posai istintivamente una mano sul suo viso, «tu sei l’unico ragazzo che mi abbia mai fatto sentire speciale»
Accennò un timido sorriso, «e allora qual è il problema?»
«Il problema è non posso dire lo stesso di te, non sarò mai l’unica» dissi.
«Vuoi sapere la verità?» esclamò, «credevo di essere innamorato di Ashley, ma se ripenso a quello che provavo un tempo per lei e lo paragono a quello che provo adesso per te, mi rendo conto che non sapevo ancora cosa significasse amare. Ora lo so»
Sentii il mio povero cuore sciogliersi e iniziare a battere più rapidamente.
«Sei l’unica che io abbia mai amato sul serio, credimi» sorrise, liberando una mano dalla stampella per stringere la mia.
Incastrò le dita tra gli spazi delle mie e poi se la portò sul petto.
Il suo battito cardiaco era veloce tanto quanto il mio, se non di più.
«Zayn..» balbettai, ancora senza parole.
«Merda, è proprio vero che mi hai fatto diventare un patetico romanticone» rise, tirandomi più vicina a lui.
«Lo sei sempre stato, dovevi solo incontrare la persona giusta per rendertene conto» gli feci un occhiolino, unendomi alla sua risata.
Mi fissò ancora un po’, poi si sporse in avanti senza staccarmi gli occhi di dosso, come per chiedermi il permesso di farlo. Annuii, capendolo al volo, e lasciai che mi baciasse. Dopo troppo tempo dall’ultima volta, le nostre labbra si sfiorarono e unirono in un delicato bacio. Lo abbracciai e restai a lungo in silenzio, felice che tutte le discussioni fossero ormai chiarite. 



 
 
***



ehilà!
eccomi qui,
che ve ne pare del capitolo?
Zass is back.
sono curiosa di sentire i vostri pareri,

un bacio e a presto 
-marty.
 

 

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Capitolo 63
*** Say goodbye. ***


63°



Quando uscimmo insieme dalla sua stanza, mano nella mano, per raggiungere gli altri in salotto, Trisha ci guardò con un sorriso soddisfatto stampato in faccia.
Anche dallo sguardo di Waliyha capii che era sorpresa ma felice che finalmente le cose tra me e Zayn fossero tornate alla normalità.
«Buongiorno, piccioncini» esclamò, facendomi ridere.
Yaser era – come al solito – sparito dalla circolazione, mentre Safaa e Doniya probabilmente dormivano ancora. 
«Buongiorno» farfugliò Zayn con la voce roca ancora impastata dal sonno, «che si mangia?»
«Sempre a mangiare pensi» lo rimproverò la sorella, lanciandogli un’occhiataccia.
«Ho fame, problemi?» borbottò lui, ancora tenendo stretta la mia mano nonostante si fosse seduto a tavola. Io mi posizionai in piedi dietro di lui e appoggiai le mani sulle sue spalle, massaggiandole.
«La colazione è pronta, mangiate quello che volete» mi disse Trisha, pronta per uscire, con la sua solita gentilezza che la differenziava dal marito.
Io annuii e la ringraziai, poi riportai lo sguardo su Zayn che mi colse di sorpresa dicendo: «mamma, domani io e Jess torniamo a Londra»
La donna spalancò la bocca, come se ne fosse dispiaciuta, «oh, di già? Davvero?»
«Di già?» ripeté lui aggiungendo una lieve risatina, «siamo qui a Bradford da una settimana»
«Sì, lo so, ma mi piace avere tanta gente in casa» alzò le spalle, «e poi, quando ci siete voi due, c’è un clima più allegro qui dentro»
«Tranne quando litigano» puntualizzò Waliyha, facendomi ridere un’altra volta.
«Dobbiamo andare, mamma» insistette Zayn, «le vacanze di Pasqua sono finite e la scuola sta per ricominciare» 
«Giusto, giusto, il dovere chiama» sua madre sorrise amareggiata ed io, per qualche strano motivo, avanzai verso di lei.
«Ho adorato stare qui, con voi» le dissi, «grazie per avermi accolta in famiglia, Trisha»
«Oh, cara, grazie a te» rispose commossa, «grazie per rendere felice il mio bambino e per essergli stata accanto in questi mesi in cui io non ho potuto farlo»
«Mamma, per favore» la rimproverò Zayn, facendo una smorfia.
Io risi e lo ignorai, per poi sussultare quando lei mi abbracciò forte.
Ci vollero alcuni secondi prima che realizzassi il suo gesto, poi ricambiai la stretta e le sorrisi dolcemente.
«D’accordo, la smetto con le sdolcinatezze, così non ti metto in imbarazzo» aggiunse Trisha rivolgendosi al figlio, staccandosi dal mio abbraccio. Ricambiò il mio sorriso e tutti noi ci voltammo quando la porta di casa si aprì e Yaser spuntò fuori. Mi si gelò il sangue nelle vene ma cercai di non darlo a vedere, e così continuai a guardare Zayn come se non fosse successo niente.
«Eccoti, sei già tornato?» gli chiese la moglie, raggiungendolo all’ingresso.
«Sì, sta per piovere» lo sentii rispondere, mentre si sfilava il cappotto.
«Tutto bene?» mi sussurrò Zayn a voce bassa, notando il mio sguardo perso nel vuoto.
«Sì, sì» annuii riportando gli occhi su di lui, «torniamo in camera? Sono stanca e devo ancora preparare i bagagli per domani»
Il mio ragazzo annuì e, dopo aver rubato qualche scorta di cibo dal frigo, si incamminò in camera sua seguito da me.
Con la coda dell’occhio vidi Yaser guardarmi, ma lo ignorai ancora una volta.
«E’ assurdo che mio padre ti spaventi ancora in questo modo» esclamò Zayn, dopo aver chiuso a chiave la porta della sua stanza.
«Non mi spaventa» replicai immediatamente.
Lui mi lanciò un’occhiataccia.
«O almeno non più» mi corressi, facendolo ridacchiare tra sé e sé.
«Meglio così, perché non mi piace che tu abbia paura di lui» disse, sedendosi a letto. Ormai le condizioni della sua gamba stavano migliorando, zoppicava ancora ma almeno non doveva usare sempre le stampelle.
«Finché tu sarai con me, non avrò paura di niente» gli risposi, vedendo nascere un sorriso sulle sue labbra. Allungò verso di me la sua mano che io non esitai a stringere, sedendomi sopra di lui. Lo baciai e strinsi le mani ai lati del suo viso, godendomi quegli attimi di tenerezza.
«Visto che questo sarà l’ultimo giorno che passeremo qui a Bradford per molto tempo, voglio fare qualcosa di speciale» annunciò poco dopo, aumentando la mia curiosità, «ci verresti con me, in un posto?»
«Ovviamente» concordai, vedendo l’emozione nei suoi occhi.
Dopo circa un’ora eravamo pronti, avevamo perso un po’ di tempo perché io avevo insistito nel fare la barba a Zayn e poi ci eravamo fatti una doccia – insieme, ma dettagli – e poi vestiti. Nonostante fosse primavera, non faceva granché caldo, così indossai una delle felpe enormi di Zayn e mi lasciai trascinare fuori casa da lui, dopo aver salutato tutti. Prendemmo la macchina, il tragitto durò all’incirca venti minuti e alla fine arrivammo davanti una piccola casetta gialla, sperduta nella campagna.
«Che ci facciamo qui?» chiesi confusa, scendendo dall’auto.
Zayn fece lo stesso e poi mi si avvicinò per prendermi la mano e poi indicare la casa.
«Qui abita una persona molto importante, per me» sussurrò, «di cui non ti ho parlato molto, ma ci tengo a fartela conoscere»
Io piegai la testa di lato, chiedendomi di chi si trattasse, poi mi incamminai davanti la porta alla quale lui non esitò a bussare.
Restammo in silenzio per un po’, strinsi più forte la sua mano per l’agitazione, poi osservai la signora che aveva aperto la porta. Era una donna anziana, sui settant’anni, con i capelli bianchi legati.
«Zayn?» domandò lei, incredula, con gli occhi semichiusi a fessura. 
«Ciao nonna» gli rispose. Quasi mi salirono le lacrime agli occhi per la dolcezza con cui si era precipitato ad abbracciarla.
«Volevo presentarti qualcuno» aggiunse, staccandosi da lei per avvolgermi un fianco e sorriderle. Lei si prese qualche secondo per guardarmi poi mi sorrise, stringendomi la mano con affetto.
«Salve signora» le dissi, intenerita e – allo stesso tempo – sorpresa dalla tenerezza che la distingueva da suo figlio Yaser.
«Fatima, chiamami così» ribatté lei, «e tu come ti chiami, dolcezza?»
«Jessica» 
«Che bel nome» rispose per poi voltarsi verso suo nipote, «venite, entrate dentro»
Zayn annuì e, dopo avermi ripreso la mano, avanzammo all’interno.
Era un piccolo ma accogliente appartamento, arredato all’antica.
«Sono così contenta che sei tornato a farmi visita, non ci vediamo da un po’» mormorò tristemente Fatima al mio ragazzo, il quale sembrava dispiaciuto quanto lei.
«Adesso sono qui, e volevo che la mia ragazza ti conoscesse perché sei una parte importante della mia vita, nonna» rispose lui, sciogliendomi il cuore.
«Oh tesoro, non mi hai mai fatto conoscere una tua fidanzata» replicò lei e, in tutta sincerità, questa frase mi fece sentire bene e sollevata. 
«Aspettavo quella giusta» commentò Zayn, portando un braccio attorno alla mia spalla. Sorrisi, arrossendo livemente.
«Siete bellissimi» esclamò lei, osservandoci con occhi sognanti, «quando il grande evento?»
Aggrottai la fronte, confusa, mentre Zayn scoppiò a ridere avendo capito a cosa si riferisse. Fatima mi guardò e spiegò dolcemente:
«quando vi sposate?»
Spalancai la bocca e Zayn continuò a ridacchiare, osservando la mia espressione sbalordita. «E' un po' presto per il matrimonio, non credi?!» protestò lui.
«Quando due persone si amano tanto, come mi sembra che facciate voi due, allora non c'è niente di più bello di un'unione eterna» si giustificò lei, servendoci qualcosa da mangiare.
«Se ci sposeremo, lo faremo in autunno, con le foglie che cadono dagli alberi» proposi ad un tratto, guardando Zayn, «possiamo, vero? Adoro l’autunno.»
«E’ un po’ triste, non ti pare?» commentò lui, esasperato e divertito.
«Anche io mi sono sposata in autunno» intervenne sua nonna rivolgendosi a me, «vieni cara, ti mostro le fotografie» e così il resto del pomeriggio trascorse tra album di vecchie foto e ricordi.

«Tua nonna è meravigliosa, la adoro» confessai durante il viaggio di ritorno verso casa Malik, dove arrivammo per l’ora di cena. Zayn aprì la porta e, quando lo fece, sussultò per la sorpresa. La sala era addobbata e tutti ci stavano guardando, compreso suo cugino Ben che non mi aspettavo di rivedere.
«Bentornati!» strillò Safaa correndo ad abbracciarmi – o forse dovrei dire stritolarmi.
«Ciao tesoro» le dissi, ricambiando la stretta. Zayn salutò suo cugino con una pacca sulla spalla poi si voltò verso la madre, «come mai tutta quest’attenzione su di noi?» le chiese.
«E’ la vostra ultima sera qui con noi, bisogna festeggiare» rispose Trisha, tra gli schiamazzi delle figlie. Waliyha propose un brindisi, per qualche assurdo motivo, e tutti ci accomodammo a tavola.
«A Zayn e Jess!» esclamò lei, tenendo in alto il bicchiere.
Arrossii imbarazzata e alzammo tutti i bicchieri, facendoli scontrare.
«A Zayn e Jess» ripeterono tutti in coro, facendomi ridere. 
Yaser sembrava stranamente contento, forse per noi, o – molto probabilmente – perché il giorno dopo si sarebbe liberato di me. In ogni modo, la cena proseguì positivamente poi, ad un tratto, suonò il campanello. 
«Ci sono altri ospiti?» sbuffò Zayn, ma Trisha scosse la testa.
Tutti ricominciarono a parlare, così lui si alzò e corse alla porta.
Gli altri continuavano a mangiare e non prestavano attenzione a quello che era successo, ma io continuai a guardare Zayn da lontano per cercare di vedere chi fosse alla porta. Alla fine riuscii a intravedere una chioma bionda e per poco non mi esplose il cuore dal petto per l’agitazione.
«Dove vai?» mi sussurrò Ben a voce bassa, quando mi alzai dalla sedia cercando di non farmi vedere.
«Torno subito» gli risposi in tutta fretta, per poi raggiungere il corridoio e successivamente l’ingresso. Come immaginavo, Ashley era la porta con un viso affranto e stava parlando con Zayn.
Non dissi nulla, ma entrambi si accorsero della mia presenza e si voltarono verso di me.
«Ciao Jess» esclamò lei, salutandomi con un cenno di mano.
«Allora, cos’è questa cosa importante che devi dirmi?» fece lui all'improvviso, cercando di arrivare al sodo.
La ragazza guardò prima me poi lui, «volevo soltanto salutarti Zayn, tra pochi giorni partirò per l’America e frequenterò il college lì, quindi temo che questo sia il nostro ultimo incontro»
Mi ghiacciai all’istante e Zayn fece lo stesso, perché impallidì all’improvviso.
Io ero, ovviamente, sollevata da questa notizia ma non potei dire lo stesso di lui.
«Oh» farfugliò Zayn, sorpreso, «capisco, son contento per te»
«Grazie Zayn, magari ci incontreremo ancora quando di tanto in tanto tornerò a Bradford» continuò lei, «e Jess, mi dispiace per come sono andate le cose tra noi, non volevo che fraintendessi le cose»
«Buon viaggio» mi limitai a dirle, incapace di addolcirmi nonostante la situazione.
«Ci tenevo a salutarti» Ashley proseguì con la sua struggente performance nei confronti di Zayn.
Bene, tanti saluti, non mi mancherai.’ pensai di dirle, ma fui costretta a trattenermi.
«Ti auguro il meglio» le rispose lui, stringendola in un rapido abbraccio che mi fece quasi esplodere dalla gelosia. ‘stai calma Jess, non la rivedrai più
Si salutarono con la mano un’ultima volta poi lei uscì dal cancello, e Zayn chiuse la porta.
«Adesso sei più tranquilla?» mi chiese, curvando le labbra in un lieve sorriso.
Annuii in silenzio e abbassai lo sguardo.
«Ti dispiace, vero?» gli domandai, senza giri di parole.
Lui mi guardò sorpreso e sbatté le palpebre più volte, «sono felice per lei»
«Ma una parte di te ci è rimasta male, sapendo che non la vedrai più» dissi, fermamente convinta.
«Non è mica morta» rise, «se mi capiterà di incontrarla ancora, va bene, è pur sempre una persona che ha fatto parte della mia vita»
Restai in silenzio per qualche secondo, perplessa e confusa sul suo reale stato d'animo.
«Vieni, torniamo dagli altri» mi disse alla fine, interrompendo i miei strani pensieri e circondandomi la spalla con un braccio. 



 

***



ehi gente,
che ve ne pare del capitolo?
Gli Zass tornano a Londra,
e Ashley parte.
sono curiosa di sentire i vostri pareri,

un bacio e a presto 
-marty.



 

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Capitolo 64
*** Freedom. ***


64°


La cena terminò dopo circa un’ora, erano tutti stanchi quindi ne approfittarono per andare a dormire presto.
Zayn restò a chiacchierare con suo cugino, così non persi l’occasione di confidare segretamente a Waliyha quello che era successo poco prima.
«Ashley se ne va?» ripeté incredula, «santo cielo, le mie preghiere sono state ascoltate!»
Trattenni una risatina, «sul serio, sono rimasta piacevolmente sorpresa anch’io»
«E allora cos’è che ti turba?» ribatté, mentre chiudeva la porta della sua stanza per evitare fuga di notizie.
«Perché pensi che ci sia qualcosa che mi turba?» mi mordicchiai il labbro, rendendomi conto di non riuscire a mascherare il mio stato d’animo.
«L’ho capito dal primo momento in cui hai iniziato a raccontarmi» sospirò, «sputa il rospo»
«Ho il presentimento che a Zayn dispiaccia che lei parta» alzai le spalle, «ne sembrava quasi triste»
«A me non è sembrato triste nel resto della serata» ribatté, sedendosi sul suo letto e preparandosi per la notte.
«Forse sono soltanto paranoica, ma lo sai come sono fatta» alzai gli occhi al cielo, sorridendo.
«Senti Jess, è chiaro che Zayn sia rimasto sconvolto quanto te da questa notizia» disse, «è normale, Ashley è stata la sua ragazza e nel bene o nel male hanno condiviso dei momenti insieme, ma questo non significa che lui soffra o provi ancora qualcosa per lei»
Feci un sospiro e poi abbassai lo sguardo, «credo che tu abbia ragione»
«Io ho sempre ragione» mi corresse, ammiccando un sorrisetto compiaciuto simile a quello del fratello.
Ridacchiai, «e tu invece? Come ti vanno le cose con Niall?»
«Ci sentiamo al telefono, ogni tanto» fece una smorfia, «ma non funzionerà mai, siamo troppo distanti e le cose non possono andare avanti così»
«Secondo me dovresti provarci, dagli una possibilità» insistetti, avvicinandomi alla porta.
«Tu dici?» chiese, pensierosa.
Annuii, «buonanotte tesoro»

Quando aprii la porta della stanza di Zayn lo trovai al buio davanti la finestra, con una sigaretta tra le labbra.
Un lieve venticello riempiva la stanza causandomi un brivido e, quando Zayn se ne accorse, cacciò un ultimo cerchio di fumo dalla bocca e poi chiuse la finestra, gettando fuori la sigaretta.
«Stai bene?» gli chiesi dopo aver chiuso la porta, avvicinandomi timidamente.
«Sì, certo, perché?» sorrise, tirandomi verso di lui.
«Ultimamente fumi solo quando sei nervoso» gli ricordai, abbassando lo sguardo.
«Avevo voglia di farmi una sigaretta, tutto qui» alzò le spalle, per tranquillizzarmi.
«E Ashley non c’entra niente in tutto questo, sicuro?» gli chiesi con voce tremolante.
Zayn fece una smorfia poi sospirò, «non penso a lei, ok? Non mi importa che se ne vada»
«Sembra che tu lo dica per farmi contenta» borbottai, allontanandomi dalla sua presa.
«No Jess, te lo dico perché è vero e ti conosco» si bagnò le labbra, «immagino quanti complessi ti stia facendo per questa storia e ti dico solo che non servono a niente, perché quella ragazza è uscita dalla mia vita parecchio tempo fa, lasciando spazio ad un’altra..»
Rimasi in silenzio, riportando gli occhi sui suoi.
«Ormai te l’ho ripetuto talmente tante volte, ma sembra che tu non voglia crederci..» continuò.
«Ci credo, Zayn, ci credo» mormorai a voce bassa, lasciandomi trasportare dalle sue parole.
Ed io, a quelle parole, ci credevo davvero.
Ero sicura che Ashley non significasse più niente per lui e che, anche se aveva avuto una storia con lei, adesso ero l’unica.
Mi alzai sulle punte per baciarlo dolcemente e, quando sentii le sue braccia avvolgermi, provai una sensazione indescrivibile. Non potei fare a meno di chiedermi se, dopo tutti quei mesi, fosse normale avere ancora le farfalle nello stomaco ogni volta che le sue labbra sfioravano le mie.
Poi la magia svanì e per poco non mi strozzai contro la sua bocca, indietreggiando.
«Il tuo alito sa di fumo» sbuffai, facendolo ridere.
«Mi scusi, principessa» alzò le braccia in aria, «da oggi in poi mi laverò sempre i denti prima di baciarla»
Sorrisi leggermente e mi lasciai sprofondare sul suo letto, sfinita.
Zayn mi raggiunse e, dopo che ci fossimo entrambi cambiati per la notte, mi trascinò con sé sotto le coperte.
Mi accoccolai tra le sue braccia come facevo sempre e chiusi gli occhi, pronta per addormentarmi.
«Ti è piaciuto conoscere mia nonna, vero?» lo sentii chiedermi a voce bassa, poco dopo.
Riaprii lo sguardo puntandolo sul suo e la sua tenera insicurezza mi sciolse il cuore, «non mi è piaciuto, di più.» 
«Sono felice che tu l’abbia conosciuta» rispose, socchiudendo gli occhi.
«E’ stata così gentile con me, la adoro» mormorai, «perché tuo padre non ha ripreso da lei?»
A quell’affermazione sentii Zayn ridacchiare, «me lo chiedo tutti i giorni»
«Comunque, credo che anche lui stia imparando ad accettarmi» provai ad autoconvincermene, «o almeno si è arreso al fatto che stiamo insieme»
«Devo ancora capire come sia possibile che un angioletto come te non piaccia a qualcuno» farfugliò con gli occhi ancora chiusi, premendo con un braccio per stringermi ancora di più a lui. 
Mi rannicchiai sotto il suo cuscino e posai una mano sopra il suo petto, sorridendo per le sue parole, «ti amo tanto..»
Ma, anziché ricevere una sua risposta, lo sentii russare all’improvviso.
E così, dopo avergli stampato un bacio sul collo, provai a dormire anch’io.
Al mio risveglio, respirai profondamente sentendo l’odore della pelle olivastra di Zayn invadere la stanza, poi alzai le palpebre trovando il suo viso a pochissimi centimetri dal mio.
Ero ancora stretta e avvinghiata a lui come una sanguisuga, e le nostre gambe intrecciate sotto le coperte.
Dalla tenda della finestra filtrava la fioca luce del sole e mi persi con attenzione ad ammirare – come facevo ogni volta – il ragazzo che dormiva ancora beatamente accanto a me: l’espressione serena e rilassata del viso, le labbra screpolate semiaperte che chiedevano silenziosamente di essere baciate. Quando provai a sgattaiolare via dal letto, Zayn aumentò incosciamente la presa delle braccia intorno ai miei fianchi facendomi sorridere.
Ci provai ancora una volta, più piano per non svegliarlo, e alla fine riuscii a liberarmi. Dopo aver infilato le ciabatte ai piedi uscii silenziosamente dalla sua stanza e varcai la porta della cucina, trovandoci – con mia sorpresa – suo cugino Ben.
«Ehilà, buongiorno Jess» esclamò allegramente, mentre beveva un sorso di aranciata.
«Buongiorno» aggrottai la fronte, «ma dove sono tutti? E che ore sono?»
«E’ quasi mezzogiorno, zia Trisha è andata a fare spesa, zio Yaser è a lavoro e le ragazze dormono ancora» spiegò lui, «invece io sono qui perché volevo salutarvi»
«Salutare chi?» chiesi ancora confusa e assonnata, massaggiandomi la nuca.
«Te e Zayn, ovviamente» ridacchiò avvicinandosi, «ripartite per Londra tra poche ore o sbaglio?»
«Oh, sì, giusto» risi dandomi un colpetto sulla fronte, «lo avevo quasi dimenticato»
«Dov’è finito il mio cuginetto?» mi chiese poi, guardandosi intorno.
«Dorme ancora» sbuffai, stropicciandomi l’occhio destro.
«Mi dai il permesso di andare a svegliarlo?» rise, «ti prego, voglio torturarlo un po’ prima che riparta»
«Non penso sia una buona idea» scossi la testa, «se Zayn ha un pessimo risveglio, poi resta imbronciato per tutto il giorno»
«Ok, mi arrendo» alzò le braccia in aria, «vai tu a vedere se è sveglio»
Annuii e, dopo aver sbadigliato con una mano davanti la bocca, mi incamminai nuovamente verso la stanza di Zayn.
Non potei far altro che sorridere quando notai che aveva addirittura cambiato posizione nel sonno; adesso era steso a pancia in su con una mano vicina al viso e l’altra sopra la pancia, mentre un piede spuntava fuori da sotto la coperta.
Era talmento buffo che mi venne quasi naturale afferrare il telefono per scattargli una foto. Mi avvicinai ancora un po’ e nel frattempo mi trattenevo dal ridere, finché qualcosa mi afferrò all’improvviso e caddi rumorosamente sopra di lui.
Lanciai un urlo poi mi accorsi che a farmi cadere era stato proprio Zayn, sotto di me, che stava ancora ridendo.
«Sei un deficiente» lo rimproverai, «mi hai fatto prendere un colpo!»
«Mh, buongiorno anche a te» ghignò per poi baciarmi la punta del naso.
Feci una smorfia, «buongiorno, dormito bene?»
«Prima che tu scappassi via dal mio abbraccio sì» puntualizzò, ammiccando un tenero sorrisetto.
«Da quanto sei sveglio?» brontolai, sedendomi accanto a lui con le gambe incrociate.
Zayn tirò su la schiena per poi poggiarla contro la parete del letto, «un po’» si sistemò il ciuffo disordinato poi portò lo sguardo su di me, «riesco a muovere la gamba molto meglio»
«Davvero?» esclamai entusiasta, osservandolo mentre sgambettava come un pesce fuor d’acqua.
Sorrise e annuì, tirandomi più vicina a lui affinché mi sedessi sopra la parte più sensibile del suo corpo.
«C’è tuo cugino in cucina» lo avvertii, mentre le sue labbra avevano iniziato a sfiorare la pelle del mio collo.
Lui farfugliò qualcosa di incomprensibile poi si staccò dal mio collo ormai rossastro, «ecco un altro motivo per cui non vedo l’ora di tornare a Londra, niente interruzioni in casa»
Sorrisi e mi alzai dalle sue gambe, prendendolo per mano e trascinandolo fuori dalla stanza.
Dopo che tornarono tutti e, dopo il pranzo, io e Zayn iniziammo a preparare e sistemare i bagagli per la partenza.
Le vacanze di Pasqua erano volate, bisognava tornare alla normalità ed io non vedevo l’ora di rivedere mia madre. 
«Tornate presto, per favore» piagnucolò Safaa che, come al solito, non voleva lasciarmi andare.
Le sorrisi e annuii, per poi abbracciarla forte. Zayn nel frattempo salutò Ben e le sue sorelle, poi tornò all’ingresso da me.
«Grazie di tutto, siamo stati benissimo» mormorai a Trisha, la quale si fece avanti e mi rubò un altro abbraccio.
Era bello che sua madre ed io fossimo diventate più legate e questo non poteva far altro che rassicurarmi. 
«Bradford ormai è una seconda casa per me» le dissi, alzando le spalle.
«Sei la benvenuta qui da noi, lo sai» mi rispose. Sbarrai gli occhi quando vidi Yaser raggiungerci e avanzare verso il figlio, salutandolo con una pacca sulla spalla stranamente affettuosa.
Quando poi posò lo sguardo su di me, lo guardai a bocca aperta.
«Credo proprio che io e te abbiamo cominciato col piede sbagliato» mi disse, «ma, anche se ci ho messo tanto, mi sono reso conto che sei una brava ragazza e non hai niente che non va. La religione e la relazione che hai con Zayn non mi riguarda, le scelte sono vostre, ti rispetto e ti chiedo scusa per averti giudicata troppo in fretta»
Quasi non potevo credere alle mie orecchie, così mi lasciai andare e gli sorrisi di cuore.
«Sono contenta di sentirglielo dire» mormorai, lanciando poi un’occhiata a Zayn che era sorpreso quanto me.
Trisha sembrava soddisfatta e infine spuntò fuori Waliyha che mi saltò letteralmente addosso. 
«Tornate presto a trovarci, mi raccomando» ci avvertì, «altrimenti verrò io da voi e diventerò il vostro peggior incubo»
Zayn ridacchiò poi abbracciò la sorella e salutò tutti ancora una volta con un cenno di mano.
«Faremo tardi» mi ricordò il mio ragazzo, «allora, andiamo?»
«Sì, andiamo» concordai.
Afferrai la mia valigia e, dopo aver lanciato a tutti loro un ultimo sorriso, uscii di casa seguendo Zayn fino al parcheggio. Caricammo i bagagli poi entrammo in macchina e partimmo, questa volta con la musica molto forte proveniente dalla radio, il morale risollevato e niente più preoccupazioni.




 

***



eeehilà, people!
ebbene sì,
Zayn e Jess ripartono,
lasciandosi tutti i problemi alle spalle.
sono curiosa di sentire i vostri pareri,

un bacio e a presto 
-marty.



 

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Capitolo 65
*** Good for you. ***


65°


«Eccola qui, la mia viaggiatrice!» esclamò mia madre alla porta di casa, quando scesi dall’auto di Zayn con le valigie in mano. Salutò il mio ragazzo con la mano e poi mi corse incontro, strappandomi un caloroso abbraccio.
«Sono stata via soltanto una settimana» protestai, lasciandomi stritolare ancora un po’.
«Una settimana è lunga, si è sentita la tua mancanza» ribatté lei in sua difesa.
«Ma adesso sono qui» risposi quando – finalmente – riuscii a divincolarmi, «mi sei mancata anche tu»
«Beh, allora, raccontami tutto» sorrise entusiasta, «com’è stato il soggiorno a Bradford?»
«Direi intenso» alzai le spalle, «sono successe così tante cose in pochi giorni»
Mi aiutò con i bagagli ed entrammo in casa, «cioè?» insistette, curiosa.
«Zayn è finito con una gamba rotta e le stampelle, la sua odiosa ex è finalmente fuori dalla sua vita, ho conosciuto sua nonna e infine credo di essere piaciuta a tutta la sua famiglia» spiegai, con occhi sognanti.
«Di certo non vi siete annoiati» osservò lei, sorridente, «com’è stato vivere con la famiglia del tuo ragazzo?»
«Strano, direi» sospirai lasciandomi sprofondare sul divano, sfinita, «mi hanno ben accolta e Trisha mi ha anche detto che una volta devi venire con me a Bradford perché non vede l’ora di conoscerti»
«Che gentile» commentò, «e invece suo padre che tipo è?» domandò poco dopo, probabilmente accorgendosi che mi irrigidivo ogni volta che lui venisse nominato.
«In fondo è un brav’uomo, che tende a nasconderlo» sorrisi, ripensando al momento in cui Yaser mi chiese finalmente scusa per tutto.
«E con Zayn è andato tutto bene?» continuò, mentre preparava la cena.
«Sì, direi di sì» annuii, «anche se discutiamo spesso, mi sembra di non essermi mai sentita più legata a lui come adesso, è come se fossimo una cosa sola»
«Sono contenta per te, tesoro» rispose, «sei felice?»
«Sì, mamma, sono felice» risposi, e questa volta ne ero veramente convinta.

Tornare alla normalità fu, da un lato stressante, ma dall’altro piacevole.
La scuola era certamente la parte peggiore in tutto questo, ma la consapevolezza che sarebbe finita presto mi aiutava. Un giorno, durante la ricreazione, uscii a fare due passi da sola – visto che Zayn era troppo pigro per alzare la testa dal banco – ed incontrai qualcuno che non vedevo da fin troppo tempo.
«Niall!» lo chiamai, sorridente.
Il biondino si voltò verso di me e ricambiò il sorriso, per poi avvicinarsi.
«Jess, da quanto» esclamò, alzando le spalle.
«Eh già» annuii, «pensavo ti fossi dimenticato di me»
«Non potrei mai dimenticarmi di te» ribatté, facendomi un occhiolino.
Ridacchiai, «beh, adesso che ti senti con la sorella del mio ragazzo non hai spazio per una vecchia amica»
«Non dirlo neanche per scherzo» brontolò lui, «io sono sempre qui e lo sai»
«Tu, piuttosto, sei sparita» protestò, «come hai passato le vacanze a Bradford?»
«Bene, direi molto bene» dissi entusiasta, «immagino che Waliyha ti abbia già raccontato tutto»
«Soltanto di Zayn e della gamba rotta» rispose Niall, «come sta ora?»
«Meglio, in questo momento è in classe a sonnecchiare» risi.
Lui si unì alla mia risata, «tipico»
«Posso chiederti una cosa, Niall?» domandai all’improvviso.
«Spara» ribatté lui, sfregandosi le mani.
«Ti piace davvero Waliyha?»
«Jess..» mormorò, abbassando lo sguardo.
«Puoi parlarne con me, non andrò a raccontarle tutto, promesso» dissi, tappandomi la bocca con la mano.
«Sì, lei mi piace, ma è difficile con la distanza e tutto il resto» sbuffò.
«Se c’è una cosa che ho imparato stando con Zayn è che, se c’è interesse e forza di volontà, perfino tutti i chilometri del mondo diventano inutili» 

Nel pomeriggio accompagnai Zayn in ospedale per farsi controllare la gamba e, con nostra sorpresa, scoprimmo che le condizioni erano ufficialmente migliorate.
Non aveva più bisogno di quelle maledette stampelle e il sorriso sul suo viso fu tutto ciò che volevo vedere. 
«Finalmente non dovrò più sentirmi un invalido» rise, prendendomi per mano, dopo che la visita medica fu terminata.
«Non avrai più bisogno della tua infermierina personale» lo presi in giro, incamminandomi verso le vie affollate di Londra.
«Io ho sempre bisogno della mia infermiera sexy» sbuffò, facendomi un occhiolino.
Ridacchiai e lo presi sotto braccio continuando a passeggiare al suo fianco, finché non si fermò davanti alla vetrina di un negozio.
«Posso farti un regalo?» mi chiese, improvvisamente.
Studiai per diversi secondi il suo sorrisetto ed i suoi occhi vispi, per niente convinta da quella sua proposta.
«E questa da dove esce?» aggrottai la fronte, ridendo.
«Posso fartelo sì o no?» sbuffò, allargando ancora di più quel sorriso.
Ero ancora piuttosto perplessa per la sua concezione di ‘regalo’, ma evidentemente lui scambiò il mio silenzio per un via libera; mi poggiò infatti una mano dietro la schiena, guidandomi dentro il negozio che probabilmente aveva già adocchiato in precedenza.
«Non ci pensare nemmeno» gli puntai un dito contro il petto con aria minacciosa, «non farò shopping con te in un negozio di biancheria intima»
«Perché no?» brontolò offeso, mentre la commessa del negozio ci scrutava confusa.
«Perché è il modo migliore di far capire ai presenti che il tuo ragazzo ti sta aiutando a scegliere cosa comprare perché è lui che te lo dovrà vedere indossare!» replicai, facendolo ridere.
«Sempre la solita paranoica» mi prese in giro, portando un braccio attorno alla mia spalla e mi spinse a guardarmi intorno.
Protestai giusto per i primi metri, ma quando capii che lui era più forte di me e che se avessi continuato avremmo soltanto attirato l’attenzione, decisi di rinunciare.
«Dov’è l’effetto sorpresa, se scegliamo tutto insieme?» lo provocai, guardando i vari modelli.
«Voglio comprarti qualcosa che ti piace» rispose, con tono innocente.
«O che piace a te» lo corressi, notando che stava sbirciando su qualche fila di reggiseni in pizzo.
Lui rise e mi tirò più vicina a lui, «questo ti piace?» chiese, indicando un top alquanto appariscente.
«Te lo immagini addosso a me?» borbottai, «non è il mio genere»
«Peccato, perché ti starebbe benissimo» si bagnò le labbra, facendo una smorfia offesa.
«Io direi di andare verso il reparto maschile» sorrisi beffarda, prendendolo per mano, ma lui mi fermò.
«Non te la caverai così in fretta» scosse la testa, rubandomi un bacio veloce, «questa volta l’attenzione sarà tutta su di te»
«Lo sai che detesto essere al centro dell’attenzione» alzai gli occhi al cielo.
«Voglio soltanto viziare un po’ la mia ragazza, che c’è di male?» abbassò lo sguardo.
Alzai il braccio per fargli una carezza, «sei dolcissimo»
Lui posò le mani sui miei fianchi e poggiò la testa sulla mia spalla, stampandomi un bacio sul collo.
«Dai, accontentami» spostò una ciocca di capelli dietro il mio orecchio, «puoi scegliere quello che vuoi, ma prendi qualcosa»
Rimasi a guardarlo per diversi secondi, ma non ci volle molto prima che mi arrendessi al suo sguardo tenero e incredibilmente convincente.
«Va bene, darò un’occhiata» sospirai, sforzandomi di non sorridere quando lui lo fece ancora di più, «però tu aspetti fuori»
A quel punto il suo sorriso sparì all’istante, sostituito da una smorfia contrariata.
«Non è giusto, così non c’è divertimento» protestò, mettendo il broncio come un bambino.
«O così o niente» alzai un sopracciglio, «comando io, Malik.»
Sbuffò e alla fine alzò le braccia per arrendersi alla mia volontà, «e va bene, ma solo perché tra pochi giorni sarà il tuo compleanno.»
«Giusto, lo avevo quasi dimenticato» mi coprii il viso con le mani, sospirando.
«Lo dici come se ti dispiacesse» notò lui.
«Per me è un giorno come un altro» spiegai, alzando le spalle con naturalezza.
«Un giorno come un altro, dici?» ripeté con occhi sbarrati, «ti sbagli, è il giorno in cui è nata la persona più importante della mia vita»
A quella risposta mi sciolsi, abbracciandolo forte, dimenticandomi che eravamo ancora nel negozio.
«Non riuscirai a farmi comprare intimo sexy neanche con una frase dolce» gli sussurrai all’orecchio, per poi sentirlo ridere.




 

***



salve gente!
eccomi di nuovo qui,
che ve ne pare del capitolo?
gli Zass sono tornati alla vecchia vita,
e si godono un po' di meritata tranquillità.
volevo informarvi che non mancano molti capitoli prima della fine della ff,
e solo a pensarci mi deprimo parecchio. çç
cooomunque,
sono davvero curiosa di sentire i vostri pareri!

un bacio e a presto 
-marty.



 

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Capitolo 66
*** Stand by me. ***


66°


«Meno due giorni al tuo compleanno» mi ricordò Zayn la mattina seguente all’uscita da scuola, ridendomi in faccia.
«Adesso ti metti anche a fare il conto alla rovescia?» alzai gli occhi al cielo.
«Certo che sì» annuì soddisfatto, «è un giorno importante, che tu lo voglia o no»
«Vuoi vendicarti perché non ho comprato niente al negozio di intimo, ammettilo» sbuffai.
Lui rise, «è quel che meriti, ci tenevo più di quel che immagini»
«Oh sì, lo immagino eccome» annuii divertita, prendendolo per mano e incamminandoci verso casa sua a piedi, finché mi fermai all’improvviso in mezzo alla strada. Aggrottai la fronte, sbattei le palpebre più volte e alla fine mi voltai verso Zayn al mio fianco, «devo andare dall’oculista o quella laggiù è davvero tua sorella?» 
Lui guardò nella mia stessa direzione e spalancò la bocca quando vide Waliyha correrci incontro.
«Direi che è davvero lei» mormorò sorpreso quanto me, finché Waliyha non ci raggiunse.
«Sorpresa!» esclamò lei stritolandomi in un forte abbraccio, per poi passare a Zayn.
«Cosa ci fai qui?» chiesi, sorridente.
«Non potevo perdermi il tuo compleanno per niente al mondo» mi disse, per poi fare un occhiolino al fratello. Mi voltai subito verso di lui, fulminandolo con lo sguardo, «sei stato tu a chiamarla!»
Zayn sbiancò di colpo ma non riuscì a trattenere una risata, «non è vero..»
«Sei un pessimo attore» sbuffai, facendo ridere entrambi.
«Voleva soltanto che ti convincessi a fare una festa, visto che a lui non dai ascolto» mi spiegò Waliyha, indicando Zayn che si massaggiava la nuca per nascondere il senso di colpa.
«E non darò ascolto neanche a te» insistetti, «apprezzo lo sforzo, ma comunque non credo che questo sia l’unico motivo per cui tu sia venuta a Londra»
Waliyha mostrò un sorrisetto innocente ed io la squadrai con un’espressione colpevole in volto.
«Un paio di giorni di assenza a scuola mi faranno bene, volevo vedere il mio fratellino e la sua splendida ragazza a cui voglio tanto bene» cercò di intenerirmi, sfoderando un sorriso più grande.
«Chi pensi di prendere in giro?» ridacchiai, «lo so che sei tornata anche per Niall»
A quella risposta lei arrossì e si morse il labbro, «è uno dei tanti motivi, non cambiare discorso»
«Dovrebbe uscire a momenti da scuola, vallo a cercare» le dissi, spingendola lievemente verso il cortile dall’altra parte della strada.
«Non posso» si irrigidì, «non ce la faccio, non so cosa dirgli»
«Quando mai tu non sai cosa dire?» brontolò Zayn, infilando una mano in tasca mentre dall’altra estraeva un pacchetto di sigarette.
«Giusto, tu sai bene cosa dire in questi casi» lo presi in giro, ricordandomi di come era assillante nei primi giorni della nostra conoscenza.
Zayn ricambiò la risata, portandosi una sigaretta tra le labbra e tirando fuori l’accendino.
«Waliyha?» una voce alle nostre spalle ci fece voltare tutti e tre: era proprio Niall.
Lei sgranò gli occhi, osservando il viso sconvolto del biondino, ed io e Zayn ci facemmo da parte. 
I due restarono a parlare per ben dieci minuti, poi lei tornò da noi dopo che lui se ne fosse andato.
«Allora, che ti ha detto?» chiesi impaziente, cercando di decifrare l’espressione sul viso della mia amica.
«Mi ha invitato ad un appuntamento a cena, questa sera» rispose, disinvolta.
«Oh, è fantastico» commentai entusiasta, «divertitevi!»
«Verrete anche voi due» aggiunse lei, guardando prima me poi suo fratello.
Zayn quasi si strozzò con il fumo e iniziò a tossire, ed io la guardai perplessa.
«In che senso verremo anche noi?» ripetei.
«Non mi sentivo tranquilla, non so perché con Niall io diventi così timida, ma ho bisogno che ci siate anche voi» alzò le spalle come se fosse la cosa più naturale del mondo, «così ho organizzato un’uscita a quattro, non vi dispiace vero?»
«Tu sei completamente pazza» sbottò Zayn, gettando la sigaretta a terra. 
«Non penso sia una buona idea» scossi la testa, portandomi una mano tra i capelli.
«Perché no?» fece una smorfia, «in fondo adesso siete tutti amici, non ci sono più discussioni o questioni in sospeso tra voi»
Zayn provò a controbattere ma io lo interruppi, «va bene, ci saremo»
«Davvero?» esclamò lei con occhi sognanti, «grazie, grazie, grazie!»

Quella sera ero a casa mia con Zayn e, mentre cercavo qualcosa da mettere, lui si buttò a peso morto sul letto della mia camera, sbuffando sonoramente.
«C’è qualcosa che non va?» gli chiesi dopo averlo sentito brontolare una seconda volta.
«Volevo passare una serata tranquilla con te, invece dobbiamo prepararci e poi uscire di nuovo» borbottò lui, con lo sguardo rivolto verso il soffitto.
Sospirai e mi stesi di pancia sul letto, accanto a lui, e mi puntellai con gli avambracci sul materasso in modo da tenere il busto alzato. 
«Tua sorella ci tiene molto, non volevo deluderla» mormorai, guardando con attenzione il profilo del suo viso.
«Hai fatto bene, non devo per forza fare il guastafeste ogni volta» ribatté, esausto.
«Se non hai voglia di uscire, vado ad avvisarli che abbiamo cambiato idea. Non credo sia un problema se manchiamo noi due, Waliyha capirà» mi arresi, osservando il suo sguardo stanco.
«No, ormai andiamo dai..» insistette, coprendosi la bocca dopo uno sbadiglio.
«Sicuro?» ed alzai la testa, per cercare i suoi occhi.
«Sicuro» rispose lui, annuendo.
«Allora vado a farmi una doccia veloce» lo informai per poi mi tirarmi su e scendere dal letto. Zayn, invece, si mise a sedere solo quando sentì la cerniera dei miei jeans aprirsi. Mi osservò con attenzione – bagnandosi le labbra – mentre finivo di svestirmi ed appoggiavo gli indumenti sul comodino.
«Hai finito di guardarmi come se dovessi saltarmi addosso da un momento all’altro?» gli domandai una volta rimasta in intimo.
«Fai la doccia in mutande e reggiseno?» fece lui in tutta risposta, con un sorriso malizioso disegnato sul volto.
«Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda, amore» dissi, voltandomi verso di lui. Poi, portandomi i lunghi capelli castani sulla spalla destra, aggiunsi: «e comunque finisco di spogliarmi in bagno.» 
Zayn continuò a squadrarmi da capo a piedi, continuando a tenere lo stesso ghigno di prima. 
«Dai, vai a fare la doccia che dopo voglio farne una anche io» ed indicò la porta del bagno con il mento, «anche se potremmo farla insieme, che dici?» 
«Certo, la doccia, come no» fu il mio unico commento, «magari la prossima volta, quando avrai qualcosa con cui cambiarti» e detto questo sgattaiolai in bagno. Mi struccai velocemente, finii di svestirmi e poi mi infilai nella doccia.
Aprii l’acqua e per un po’ lottai con il regolatore prima di iniziare a sciaquarmi, partendo dai capelli. Stavo finendo di sciacquare via la schiuma dai capelli quando, nel silenzio della stanza, interrotto solo dall’acqua che cadeva sul piatto della doccia, sentii la porta aprirsi.
«Zayn, non ho ancora finito!» sbuffai, con gli occhi ancora socchiusi. 
I passi di lui continuarono a farsi più vicini e, poco dopo, me lo ritrovai appena fuori dalla doccia, con le mani lungo i fianchi. Addosso aveva solo un paio di boxer neri e mi guardava con malizia ed un piccolo sorrisetto ad incurvargli gli angoli della bocca. Tolse anche l’ultimo indumento rimastogli addosso, lasciandolo cadere sul pavimento, ed entrò nella doccia con me.
«Che cosa stai facendo?» gli chiesi, dopo aver fatto una smorfia. Feci un piccolo passo indietro per fargli posto in quello spazio decisamente ristretto per due persone.
«Risparmio tempo» rispose lui tranquillamente, iniziando a bagnarsi gli avambracci sotto il getto della doccia, «ed anche l’acqua: meglio risparmiare quando si può, giusto?»
Si bagnò anche la testa, poi prese il flacone delle shampoo, se ne versò un po’ su un palmo e si portò le mani tra i capelli, iniziando a massaggiare. Io osservai rapita il formarsi della schiuma tra la chioma nera di lui, fino a quando Zayn non mi prese le mani e se le portò tra i capelli, invitandomi chiaramente a lavarglieli.
Feci un passo in avanti, per avvicinarmi a lui, e continuai il lavoro che aveva iniziato, stando ben attenta a non far scivolare la schiuma verso i suoi occhi.
Dopo averlo guidato sotto l’acqua per sciacquargli i capelli dallo shampoo, lui mi passò una mano intorno ai fianchi e mi avvicinò a sé, appoggiandole la fronte contro la mia. Qualche goccia solitaria, scivolata dai capelli, gli rigava la pelle del viso.
Ci guardammo per un lungo ed interminabile istante prima di far incontrare le nostre bocche. Le nostre labbra si toccarono in un bacio voluto e cercato da entrambi.
Le nostre mani si sfioravano e le dita si intrecciavano. Presto, però, mi ritrovai con la schiena contro il muro, con Zayn completamente addosso. L’erezione di lui premuta contro il mio bacino non faceva altro che incendiare ancora di più ogni cellula del mio corpo. Dopo qualche secondo mi sollevò da terra, aiutandosi con le mani sotto i miei glutei, e fui costretta a cingergli il collo con entrambe le braccia ed i fianchi con le gambe magre. Entrò dentro di me con un movimento secco di bacino ed io gemetti un po’ troppo forte per la sorpresa, reclinando la testa all’indietro.
«Non urlare, piccola» mi riprese, coprendomi la bocca con una mano, «oltre il muro non c’è l’appartamento della tua vicina? Quella vecchia signora? Non vorrai mica spaventarla?»
Io assottigliai un attimo gli occhi, guardandolo truce, e poi dissi: «per fortuna che mia madre non è in casa»
«Già, proprio una fortuna» soffiò sul mio collo, che aveva ripreso a baciare dopo avermi detto di non urlare, muovendosi lentamente in me. 
«Di più, Zayn, di più..» ansimai ad un tratto, cominciando finalmente a godermi quella splendida sensazione.
L’acqua calda ci scivolava addosso ed io mi sentivo in paradiso.
Lui ubbidì e cominciò a spingere più velocemente, regalando ad entrambi quel piacere disperato di cui avevamo bisogno per sentirci uniti dopo tanto tempo.
L’acqua cadeva sul fondo della doccia ed i respiri aumentavano attimo dopo attimo, diventando sempre più affannati e corti; le mie unghie facevano attrito sulla pelle della schiena di Zayn ogni volta che lui affondava in me, lasciando piccoli segni rossi, a testimonianza del loro passaggio. Bastarono quattro, forse cinque, spinte affinché entrambi arrivassimo al culmine e Zayn mi tappò la bocca con la propria, per evitare che qualunque tipo di verso, a volume troppo elevato, lasciasse le mie labbra.
Mi fece appoggiare nuovamente i piedi a terra e mi strinse forte contro il suo corpo, nell’attesa che i respiri si regolarizzassero ed i battiti dei nostri cuori tornassero sulla giusta frequenza. Quando riprendemmo l’aria necessaria, uscimmo dalla doccia e ci avvolgemmo entrambi in uno dei grandi asciugamani che erano in bagno.
«Andiamo a prepararci?» propose Zayn, mentre mi guardava tamponarsi i capelli con un altro asciugamano.
«Certo» risposi, «altrimenti finisce che facciamo tardi»
«Faremo tardi comunque, ci rimane solo mezz’ora»
Spalancai gli occhi, incredula. Dovevo vestirmi, pettinarmi, truccarmi e, lenta com’ero, non ce l’avrei mai fatta in soli trenta minuti. Cominciai a camminare frenetica per la stanza, alla ricerca di tutto quello che mi serviva per prepararmi.
«Jess, calmati, se fai così è solo peggio»
«E' solo colpa tua» lo ammonii puntandogli un dito contro, «se tu mi avessi lasciato fare la doccia in pace, ora non avrei di questi problemi»
«Prima non sembrava che ti dispiacesse così tanto la mia presenza nella doccia» si giustificò lui, mostrando un sorrisetto divertito e imitando i miei gemiti di piacere. In risposta, gli tirai addosso i suoi jeans che avevo appena recuperato dal pavimento.
«Vestiti, idiota» lo esortai poi, tirando fuori dal cassetto l’intimo di ricambio.
Iniziai a vestirmi mentre Zayn se ne stava ancora seduto, a fissarmi con un’espressione imbambolata in viso.
«Dio, quanto sei bella» commentò, avvicinandosi. I suoi occhi salivano e scendevano continuamente lungo tutte le mie curve. Ed anche i miei fecero lo stesso, soffermandosi sulla sua pelle olivastra ancora umida, i muscoli delle braccia tesi e i numerosi tatuaggi sul suo corpo. Quando mi resi conto che i jeans che si era appena messo addosso non erano ancora stati allacciati, mi avvicinai a lui e glieli abbottonai, mentre facevo sfiorare appena le nostre labbra. Poi gli accarezzai la pelle appena sopra l’elastico dei boxer bianchi di ricambio, sentendolo fremere sotto le mie dita.
«Così non mi sei molto d’aiuto, però» mormorò con voce roca, e lasciai che le sue mani calde viaggiassero lungo le mie gambe nude.
«Nemmeno tu lo sei» sussurrai, arrossendo leggermente. Decisi di controllare i nostri ormoni in subbuglio, quindi filai via da lui e mi vestii in santa pace, allontanandolo ogni volta che tentava di riavvicinarsi.
Riuscimmo ad arrivare in pizzeria con soli dieci minuti di ritardo; fortunatamente Zayn si era dato una regolata e mi aveva lasciato preparare in tranquillità, restandosene buono in disparte. Entrammo nel locale, mano nella mano, e ci fermammo quando riuscimmo a vedere Waliyha e Niall già seduti in un tavolo.
Lei ci notò e ci fece un cenno con la mano, invitandoci a sedere con loro.
«Ripetimi ancora perché lo stiamo facendo» brontolò Zayn al mio fianco, sotto voce, mentre raggiungevamo gli altri.
«Shh, comportati bene, è importante per tua sorella» mi raccomandai, stringendo più forte la sua mano.
Lui fece un’altra smorfia, che venne sostituita da un lieve sorriso quando ci sedemmo accanto a loro.
«Ce l’avete fatta, finalmente» esclamò Waliyha, fulminandomi con lo sguardo.
«Scusate il ritardo» dissi subito, togliendomi la giacca mentre Zayn faceva lo stesso.
«Perché ci avete messo tanto?» continuò lei, a rimproverarci.
«Io un’idea ce l’avrei» intervenne il biondino, facendo ridere tutti quanti.
Arrossii e Zayn mi fece un occhiolino, «eravamo piuttosto impegnati» 
Tutti scoppiarono ulteriormente a ridere ed io lo maledii mentalmente.
«D’accordo, adesso basta parlare di noi» sospirò il mio ragazzo dopo qualche istante, «voi due, sbrigatevi a mettervi insieme perché alle dieci e mezza c’è la partita e..»
Lo interruppi dandogli un calcio al ginocchio sotto il tavolo, e a quel punto lui si zittì, serrando la mascella con occhi sbarrati.
«Stai bene, fratellino?» lo prese in giro Waliyha.
«Tutto bene, tutto bene» ripeté lui, lanciandomi uno sguardo di sfida.
«La prossima volta colpirò quello che hai tra le gambe, se non fai il bravo» lo avvertii all’orecchio, a voce bassa per non farmi sentire dagli altri due.
«Uomo avvisato mezzo salvato» recitò lui, facendomi ridere.
«Ehi Jess, ora che ci penso, si avvicina il tuo compleanno» esclamò ad un tratto Niall, battendo le mani.
«Già, fantastico» finsi entusiasmo, alzando le spalle.
«Oh santo cielo, io devo ancora comprarti il regalo» Waliyha si diede un colpetto sulla fronte.
Io risi, così come Niall, poi iniziai a parlare con Zayn lasciando agli altri due un po’ di spazio e tempo per conoscersi meglio. In fondo, eravamo lì per questo. Il resto della serata fu simpatico, per la prima volta ci divertimmo tutti insieme come veri amici, inclusi Zayn e Niall che avevano completamente cancellato i loro precedenti. 

«Stai bene?» mi chiese Zayn, circa due ore dopo, mentre mi riaccompagnava a casa a piedi.
«Sì, sto bene, perché?» replicai, camminando al suo fianco, nel buio della notte. Waliyha e Niall, nel frattempo, erano usciti per conto loro.
«Non lo so, sei un po’ strana ultimamente» sospirò lui, infilando le mani in tasca.
«Perché?» chiesi titubante, «è stata una bella serata, mi sono divertita»
«Non mi riferisco solo a questa sera, ma è da un po’ che ti vedo così» insistette.
«Sto bene, Zayn, davvero» sbuffai, abbassando lo sguardo a terra prima di girare l’angolo del mio viale.
«Puoi parlare di ogni cosa con me, lo sai» mi disse, fermandosi davanti la porta di casa.
«Waliyha resterà a dormire da te, questa notte?» gli chiesi, cambiando discorso.
Lui fece una smorfia, «sì, ma non evitarmi in questo modo»
«Non ti sto evitando» brontolai, portandomi una mano tra i capelli.
«Se ti ha dato fastidio qualcosa che ho fatto, o se pensi ancora ad Ashley, oppure a mio padre..» mormorò, cercando di capire cosa mi turbasse tanto.
«Non è niente di tutto questo» scossi la testa, alzando il braccio per fargli una carezza. Feci scorrere lentamente la mano sulla sua guancia ruvida a causa della barba, e gli sorrisi.
«E’ per il tuo compleanno, vero?» chiese, capendo tutto dal mio sguardo.
«Non amo particolarmente questo giorno perché mi ricorda mio padre, ecco tutto» confessai, socchiudendo gli occhi.
«Avresti potuto dirmelo subito» fece una pausa, «avrei evitato di parlarne così tanto»
«Non importa, non è colpa tua» lo tranquillizzai, «fin da piccola, ad ogni compleanno, mio papà mi portava a fare delle gite e passavamo tutta la giornata insieme, ma quando se n’è andato mi sono sentita come se una parte di me si fosse svuotata»
«Piccola mia, mi dispiace tanto» fu la sua risposta, prima che mi tirasse a sé per stringermi tra le sue braccia.
Sospirai contro il suo petto e mi lasciai cullare in silenzio da quell’abbraccio fortificante.
«Ormai non fa più male come un tempo, sto cercando di superarlo» dissi alla fine, allontanandomi leggermente per guardarlo negli occhi.
«Se me lo permetterai, farò tutto il possibile per colmare quel vuoto e impedire che tu ti senta sola» alzò le spalle, timidamente.
«Lo hai già fatto» risposi, sporgendomi in avanti per sistemargli il colletto della camicia e poi lasciargli un dolce bacio sulle labbra.


 



***



eehi.
lo so, sono in gran ritardo.
perdonatemi, davvero, sono stra impegnata.
comunque ora sono qui,
quindi che ve ne pare del capitolo?
si avvicina il compleanno della nostra Jess!
sono davvero curiosa di sentire i vostri pareri
x
un bacio e a presto 
-marty.




 

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Capitolo 67
*** Thank you for being you. ***


67°


Quella domenica mattina ebbi un risveglio particolarmente diverso dal solito.
Sentii degli strani rumori ma non ci feci caso, in quanto assonnata e ancora in stato di confusione. Mi voltai più volte nel letto, sprofondando con la testa nel cuscino e gli occhi ancora chiusi. Un formicolio, qualcosa di umido, sfiorò la mia guancia al punto da farmi rabbrividire. Somigliava vagamente ad un bacio.
«Tanti auguri a te, tanti auguri a te..» sussurrò una voce maschile accanto a me. Pensai che si trattasse solo di uno stupido sogno, così mi voltai dall’altra parte senza neanche faticare tanto.
«Ehi, festeggiata, apri gli occhi» continuò lui, portando una mano tra i miei capelli. 
«Papà?» balbettai nel sonno, «sei tu?»
Dopo queste parole, sentii un silenzio tombale.
In quel momento mi resi conto di non essere in un sogno, ma nella realtà.
Aprii gli occhi di colpo e accennai un lieve sorriso quando vidi Zayn seduto sul mio letto, affiancato da mia madre che ci guardava dalla porta. 
«Che ci fai qui?» farfugliai con la voce ancora roca per il sonno, sollevando leggermente la testa dal cuscino.
«Visto che non abbiamo avuto occasione di dormire insieme, non volevo comunque perdermi le prime ore della mia ragazza diciottenne» esclamò lui, facendomi ridere.
«Mi hai svegliato come feci io con te, il giorno del tuo compleanno» replicai, vagando nei ricordi.
«Esattamente» annuì con la testa, «perciò tanti auguri di nuovo, principessa»
A quell’affermazione mia madre si lasciò scappare una lacrima, ed io la fulminai con lo sguardo.
«Scusa, niente lacrime, avevo promesso» si giustificò lei, avvicinandosi, «tanti auguri tesoro»
«Grazie mamma» risposi, uscendo lentamente dal letto per poi abbracciarla.
Zayn ci guardava sorridente e, dopo essermi staccata da lei, mi rannicchiai tra le braccia di lui.
«Grazie davvero» mormorai, stampandogli un bacio sul collo. 
«Beh, siete fortunati, è domenica e non dovete andare a scuola» continuò mia madre, «godetevi la giornata»
«Lo faremo» Zayn le fece un occhiolino poi riportò lo sguardo su di me, «avanti, vestiti»
Aggrottai la fronte e lo guardai sospettosa, «cos’hai in mente?»
Lui alzò le braccia e ammiccò un sorrisetto innocente, «ti avevo promesso che avremmo passato la giornata insieme, giusto? Ebbene, Zayn Malik mantiene sempre le promesse.»
Scoppiai a ridere e, dopo che mia madre ci ebbe lasciati soli, sprofondai nuovamente sul letto.
«Dammi qualche secondo, sono stanca» protestai, sdraiandomi a pancia in giù con il viso contro il cuscino.
Sentii il letto cigolare quando mi accorsi che Zayn si era sdraiato accanto a me.
«Cosa vuoi f..» provai a dire, ma a quel punto lui mi stava già facendo il solletico. 
«Zayn!» gridai, incapace di trattenermi. Lui sorrise compiaciuto e continuò a darsi da fare, conoscendo bene i miei punti deboli.
Iniziai a ridere più forte e, quando non ne potevo davvero più, cercai di scalciarlo con le gambe. I risultati però non furono buoni, lui era evidentemente più forte di me e riuscì ad evitare ogni mia forma di ribellione.
«Allora, che dici? Ti vai a preparare sì o no?» mi provocò lui, continuando a torturarmi.
«Va bene, va bene, ci vado» mi arresi, non trovando altre soluzioni.
Sospirai col fiato affannato quando Zayn si alzò dal letto e iniziò a curiosare nel mio armadio, alla ricerca di qualcosa da farmi indossare.
«Da quando sei diventato anche il mio stilista personale?» chiesi, sentendolo ridere.
«Mh, questo mi piace parecchio» si passò la lingua tra le labbra mostrandomi un vestitino nero in pizzo di cui non ricordavo neppure l’esistenza.
«Direi che non è adatto» sbuffai, «e, tra l’altro, non so neanche dove stiamo andando»
«Tu fidati di me» insistette, «vieni a darmi una mano, non ci capisco niente di moda»
Sorrisi e balzai in piedi dal letto, decisa a ripagare il suo buffo impegno.
Dopo circa mezzora ero pronta, indossavo un semplice vestitino a fiori che Zayn aveva adorato a prima vista, e così ci dirigemmo verso casa sua. Lui aveva insistito per portarmi lì, dicendo che aveva ancora diverse sorprese in serbo per me. Come non detto, appena aprì la porta dell’appartamento, vidi Waliyha corrermi incontro. 
«Diciotto anni, oh Dio!» esclamò, stritolandomi in un abbraccio, «auguri tesoro»
«Grazie» risposi, soffocata dalla sua presa. Ridacchiò quando finalmente mi lasciò libera, poi tirò fuori da dietro la schiena un pacchetto regalo.
«E questo?» chiesi, sorpresa, «avevo detto niente regali»
«E’ una sciocchezza, non farci caso» alzò le spalle.
Iniziai a scartare il primo regalo della giornata, mentre Zayn ci guardava curioso, e sorrisi nel trovare un’adorabile t-shirt con lo stemma di Bradford.
«Così sei una di noi, a tutti gli effetti» aggiunse lei, facendomi ridere.
«La adoro, grazie» dissi, prima di darle un altro abbraccio veloce.
«Ho anche un’altra sorpresa per te» Waliyha sorrise beffarda e poi tirò fuori il cellulare dalla tasca, componendo dei numeri. La guardai sorpresa mentre cliccava il tasto del vivavoce e, dopo pochi secondi, sentii strillare in coro: «auguri Jess!» 
Spalancai la bocca e sorrisi nel riconoscere la vocina stridula di Safaa, quella dolce di Trisha, e perfino quella profonda e autoritaria di Yaser.
Presi il telefono in mano e li ringraziai uno ad uno, chiacchierando un po’ e dicendo loro che mi mancavano tutti. Ed era vero.
«Vai di fretta?» chiese Zayn a Waliyha circa mezzora dopo, mentre la ragazza si preparava velocemente.
«Devo uscire con Niall» spiegò lei per poi portare lo sguardo su di me, «avrei annullato, se avessi potuto stare con te Jess, ma Zayn mi ha detto che oggi sei solo di sua proprietà»
Io risi e lanciai un’occhiata colpevole a lui, che in sua difesa alzò le braccia in aria.
«Teoricamente, lei è sempre solo di mia proprietà» specificò lui, tirandomi più vicina.
Arrossii e lo abbracciai per l’ennesima volta, sentendo gli schiamazzi di Waliyha che ci prendeva in giro per l’eccessiva sdolcinatezza. 
Dopo che Waliyha se ne fu andata, Zayn mi ordinò di restare ferma sul divano, mentre lui corse in camera sua. Chiuse la porta dietro di sé e, dopo qualche minuto, lo vidi uscire di nuovo con dei pacchi in mano.
Io alzai gli occhi al cielo e mi coprii il viso con le mani.
«Non dirmi che sono per me» lo supplicai.
«Certo che sono per te» borbottò lui, invitandomi a fargli spazio sul divano.
Si sedette e mi passò la prima busta, trattenendo una risata.
«Perché ridi? Cosa c’è qui dentro?» lo guardai minacciosa, afferrando timidamente la busta.
«Vedrai» annuì soddisfatto, senza staccarmi gli occhi di dosso.
Dopo un po’ di esitazione, iniziai a scartare il secondo regalo della giornata, e scoppiai in una rumorosa risata quando tirai fuori l’intimo sexy che avevamo visto in un negozio qualche giorno prima.
«Non ci posso credere» ridacchiai, osservando con attenzione il reggiseno e gli slip praticamente trasparenti, ricoperti di piume.
«Non pensi anche tu che siano fantastici?» replicò, osservando con soddisfazione il suo acquisto.
«Zayn, ti avevo detto che non avrei comprato niente in quel negozio» lo rimproverai, continuando però a ridere.
«Infatti l’ho comprato io per te» rispose compiaciuto, «avanti, ti starà di incanto»
«Scordatelo» protestai.
«Eddai, ho faticato tanto per tornare in quel negozio senza farmi scoprire da te e per comprare queste cose sotto gli sguardi sconvolti della commessa. Dovresti apprezzarlo!» fece una smorfia adorabile.
«Forse potrei farci un pensierino, solo perché hai faticato tanto» lo avvertii, notando il suo entusiasmo.
Continuammo a ridere per un po’ e alla fine gettai la testa all’indietro.
«Eh no, i regali non sono finiti qui» mi sussurrò lui all’orecchio, facendomi drizzare i capelli.
«Non dirmi che hai comprato anche il frustino e le manette, altrimenti inizierò a considerarti un maniaco sessuale» commentai.
Zayn rise e poi scosse la testa per tranquillizzarmi, «manette, eh? Mi hai fatto venire una splendida idea, magari la prossima volta..»
«Stupido» lo interruppi, prendendo tra le mani il secondo pacchetto che mi aveva dato.
Sbarrai gli occhi quando vidi un ciondolo d’argento con la sua iniziale ‘Z’. 
«Oh dio, Zayn» balbettai, sorpresa.
«Ti piace?» chiese, avvicinandosi per guardare la collana con me.
«E’ meravigliosa» dissi con un filo di voce, «ti sarà costata una fortuna, non dovevi spendere tanto»
«Volevo farti un bel regalo» insistette lui, «però adesso devi portarla sempre»
«Certo» annuii subito, tirandomi su i capelli in modo tale che lui riuscisse ad agganciarmi il ciondolo intorno al collo. Quando ebbe finito abbassai lo sguardo, vidi quella ‘Z’ sul mio petto e non potei fare a meno di sorridere.
«Che ne pensi dell’idea? La mia iniziale?» chiese, timidamente.
Sorrisi per la sua insicurezza e mi avvicinai al suo viso per stampargli un bacio, «la adoro, grazie»
«Così tutti sapranno a chi appartieni» spiegò, accarezzandomi la guancia destra.
«Ehi, signorino, lo stesso vale per te» protestai, facendo il broncio.
«Ovviamente» annuì divertito, «dovrei farmi un tatuaggio con la ‘J’?»
«Per quanto la proposta sia allettante dico no, devi smetterla con questi tatuaggi» lo sgridai, «e anche con le sigarette Zayn, ti fanno male.»
«Per te, posso provarci» sospirò, incrociando le dita.
«Sei così dolce, quasi quasi iniziò ad amare il mio compleanno» ridacchiai.
«Fai bene, non immagini ancora cosa ti aspetta» rispose, balzando in piedi. Allungò un braccio verso di me per farmi alzare e ubbidii in fretta, sistemandomi i capelli.
«E adesso cosa hai in mente?» chiesi, notando la sua preparazione.
«Dobbiamo fare un sacco di cose oggi» disse, «tutte cose che ti piacciono»
«Ti dispiace se passiamo velocemente al cimitero prima?» balbettai abbassando lo sguardo a terra, «prometto che ce ne andremo subito, ma ho bisogno di andare lì anche soltanto per un secondo»
«Certo piccola, certo» portò una mano sulla mia spalla, «quando mi hai detto che trascorrevi ogni compleanno con tuo padre, mi sono sentito quasi in colpa per il fatto che adesso ci fossi io al suo posto»
Sbarrai gli occhi e riportai subito l’attenzione sul suo viso triste, «non devi dirlo neanche per scherzo Zayn, se non fossi arrivato tu nella mia vita, non so cosa ne sarebbe adesso di me»
«Sono sicuro che avresti comunque trovato qualcuno che ti amasse per come sei» disse, serio.
«Beh, allora sono contenta che quel qualcuno sia tu» risposi, mentre le sue labbra si curvavano in un radioso sorriso.




 

***



salve gente!
come state?
è il compleanno di Jess, yaaay.
che ve ne pare del capitolo?
sono davvero curiosa di sentire i vostri pareri 
x
un bacio e a presto 
-marty.




 

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Capitolo 68
*** Together. ***


68°

 
Quella fu, senza ombra di dubbio, una delle giornate migliori della mia vita.
Zayn si offrì a mia completa disposizione e promise di non opporre resistenza a qualsiasi cosa avrei voluto fare. Infatti mi viziò completamente; dopo avermi dato i regali, mi portò al cimitero – cosa che io gli avevo chiesto – e poi al centro commerciale, al parco, e in tanti altri luoghi che amavo.
«Sono sfinita» sospirai a fine serata, mentre lui infilava le chiavi nella serratura di casa sua.
Zayn aprì la porta e mi fece entrare dentro, dopodiché mi guardò con occhi sbarrati.
«Tu sfinita?» brontolò, «ed io cosa dovrei dire? Mi hai fatto visitare circa un centinaio di negozi di abbigliamento»
Risi e mi avvicinai a lui, buttando le braccia attorno al suo collo.
«Sei stato tu a dire che oggi avresti fatto qualsiasi cosa per me, non ti ricordi più?»
«Sì, me lo ricordo bene»
 annuì sorridente, «e sono stato benissimo, a dire la verità»
«Anch’io, non scorderò mai quello che hai fatto per me, grazie» risposi tornando seria, e abbassando lo sguardo sul ciondolo con la ‘Z’ che ancora indossavo attorno al collo.
Lui si bagnò le labbra e poi si sporse in avanti per baciarmi la fronte.
«Non devi ringraziarmi di niente» sussurrò, senza staccare gli occhi dai miei.
Non trovai altre parole da aggiungere per rendere quel momento più perfetto di quanto già non fosse, così portai una mano sul suo viso e lo baciai con dolcezza.
«Che ne dici, facciamo cena?» chiese più tardi, dopo che io mi fossi ben accomodata sul suo divano.
«Cena? Non dopo la pizzetta che mi hai costretto a mangiare al centro commerciale» sbuffai.
«E tu quella la chiami una cena?» brontolò aprendo il frigorifero, «c’è bisogno di ben altro per riuscire a sfamarmi.»
Scoppiai a ridere e scossi la testa, sistemandomi più comodamente sul divanetto mentre lui iniziava a mangiare qualsiasi schifezza commestibile riusciva a trovare.
Ne approfittai quindi per tirare fuori il telefono dalla tasca e rispondere a tutti i messaggi di auguri che avevo ricevuto.
«Ehi, la giornata non è ancora finita» protestò Zayn quando provai ad alzarmi. Mi raggiunse e, dopo avermi ben avvolta tra le sue braccia, ci accoccolammo entrambi su un cuscino.
«Guardiamo un film, ti va?» propose, stampandomi un bacio veloce sulla tempia. Annuii, socchiudendo gli occhi, e afferrando una coperta nonostante fosse quasi estate.
Zayn accese la tv e poi tornò a sedersi accanto a me, portando un braccio attorno alla mia spalla.
Mi fece poggiare la testa sul suo petto e, mentre con una mano mi accarezzava i capelli, con l’altra continuava a cambiare canale alla ricerca di qualcosa di interessante.

Più tardi, mi sentii sollevare da qualcuno. Un braccio tatuato – che non faticai a riconoscere – si andò a posizionare sulla mia schiena, mentre l’altro era appena sotto il mio sedere. Delle labbra mi sfiorarono la fronte, poi mi sentii sollevare dal divano e portare in un’altra stanza. Quando il mio corpo toccò il materasso mi decisi ad aprire gli occhi: Zayn era chino su di me e mi sistemava sotto le coperte del suo letto.
«Scusami, non volevo svegliarti» sussurrò, spostandomi una ciocca di capelli dal viso. Mi sforzai di sorridere e lo seguii con lo sguardo mentre si sdraiava accanto a me, attirandomi a lui con un braccio. 
«Mi dispiace, mi sono addormentata durante il film?» balbettai, cercando di tenere gli occhi aperti.
Lui accennò una risatina, «sì, dopo circa dieci minuti dall’inizio»
«Scusa, dovevo essere davvero stanca» sospirai poi spalancai la bocca di colpo, «un momento, che ore sono? Devo tornare a casa»
«Calma, piccola» ridacchiò, sistemandosi meglio accanto a me, «è mezzanotte, ci ho già pensato io ad avvisare tua madre che saresti rimasta a dormire qui»
«Dio, sei perfetto» sorrisi, «lei non ha fatto storie, vero?»
«Certo che no» trattenne uno sbadiglio, «che dici, dormiamo un po’? sono distrutto»
«Buonanotte, e grazie per la meravigliosa giornata che mi hai regalato» mormorai dopo aver chiuso gli occhi.
«Buonanotte, piccola mia» 

Mi svegliai riposata, sentendo un respiro tranquillo e regolare battermi sul viso.
Aprii lentamente gli occhi, trovandomi uno Zayn addormentato a pochi centimetri dal viso. Sospirai leggermente e mi alzai dal letto senza fare rumore ma senza successo, visto che lui si svegliò pochi minuti dopo. 
«Buongiorno» biascicò, osservandomi nel buffo tentativo di non svegliarlo ormai andato a monte.
«Buongiorno, bimbo» gli sorrisi affettuosamente, prima di tornare sul letto e stampargli un bacio sulle labbra.
«Mh, qualcuno è di buon umore, eh?» rise.
«E’ impossibile svegliarsi accanto a te e non essere di buon umore» replicai, tornando in piedi.
Ero ancora vestita come la sera precedente e iniziavo ad essere davvero scomoda, così mi svestii e infilai una delle magliette di Zayn come vestito. 
«Decisamente meglio» risposi soddisfatta, osservandomi allo specchio.
«Concordo» aggiunse lui, indicando con lo sguardo le mie gambe scoperte.
Alzai gli occhi al cielo, «alzati stupido, ti preparo la colazione.»
Arrivai in cucina e iniziai a sfoggiare le mie doti da cuoca. Misi l’uovo e il bacon nel piatto, posai le fette tostate in un altro e poi presi l’aranciata dal frigo.
Portai tutto sul tavolo dove uno Zayn assonnato e con i capelli in disordine mi stava aspettando impaziente.
«Wow» fu la sua unica risposta, guardando quello che gli avevo messo di fronte.
Prese la forchetta e cominciò a mangiare, borbottando qualche complimento a bocca piena.
Io risi, bevendo un sorso di aranciata. Zayn però non era sazio e così iniziò ad abbuffarsi di cioccolata, mentre io lo guardavo divertita. 
«Sbrigati, ti ricordo che tra un’ora abbiamo scuola» brontolai, iniziando a lavare i piatti.
Lo sentii lamentarsi mentre masticava, impedendomi quindi di capire una sola parola di quello che aveva detto. Mi voltai verso di lui e lo trovai ad occhi chiusi, le braccia dietro la nuca e le labbra sporche di cioccolata.
Sorrisi e mi avvicinai di nuovo, «Zayn, sei sporco»
Lui aggrottò la fronte, «dove?» chiese, probabilmente fingendo di non essersene accorto.
«Lì» indicai le labbra.
«Dove?» ripeté, trattenendo una risata.
«Sulla bocca» sbuffai.
«Così va bene?» domandò, pulendosi il mento.
«Zayn, ho detto la bocca!» feci una smorfia, tirandogli un tovagliolo.
«Che maldestro, perché non vieni a darmi una mano?» sfoderò un sorrisetto innocente.
Ricambiai la risata e mi avvicinai a lui, prendendo il suo viso tra le mani e baciandolo cautamente. Lui mise in gioco la lingua e riuscì ad approfondire quel bacio che aveva un piacevole sapore di cioccolato.
Sorrisi e leccai in fretta il suo labbro superiore per pulirlo definitivamente.
«Ecco fatto» risposi soddisfatta, allontanandomi dal suo viso.
«Mh, dovrei sporcarmi più spesso» scherzò, bagnandosi le labbra un’ultima volta. Scoppiai a ridere per l’ennesima volta e poi ripresi a baciarlo, sempre con più disinvoltura.
«Oh santo cielo, ve l’ha mai detto nessuno che siete disgustosi?» protestò una vocina stridula alle nostre spalle che mi fece sobbalzare. Mi staccai in fretta da Zayn e sbarrai gli occhi nel vedere Waliyha uscire dal bagno con un’asciugamano addosso.
«Scherzo, in fondo siete proprio carini» continuò lei, avanzando verso di noi.
«E tu da dove salti fuori?» gli chiese suo fratello, grattandosi la nuca per la confusione.
«Ho dormito qui scemo, te lo avevo detto che sarei ripartita per Bradford oggi» rispose lei con tranquillità, facendomi un occhiolino.
«Non ti abbiamo sentita rientrare, ieri sera» confessai, sorridendole.
«Non mi sorprende, Niall mi ha riaccompagnata qui all’una di notte e voi due eravate già nel mondo nei sogni»ridacchiò lei, «così ho dormito sul divano e poco fa sono andata a farmi una doccia, ma voi due continuate pure a limonare senza problemi, non mi scandalizzo.»
Detto questo,Zayn fece un broncio innocente e si alzò da tavola, mentre Waliyha corse a salutarmi con un breve abbraccio prima di tornare in bagno a vestirsi. 
«Allora, riprendiamo da dove ci hanno interrotti?» propose lui, avvicinandosi silenziosamente.
«Zayn, dobbiamo prepararci per andare a scuo..» balbettai, ma fui interrotta dal sapore dolce delle sue labbra sulle mie.




 

 
***



Ebbene, eccomi qua, ce l'ho fatta!
Devo darvi un triste annuncio a cui ancora non riesco a credere; il prossimo capitolo sarà ufficialmente l'ultimo della ff (già piango ahah) e mi piacerebbe sapere come vorreste che la storia finisse, sono curiosa di sapere le vostre idee e se magari qualcuno riesce ad indovinare! **
 
un bacio e a presto 

-marty.
 

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Capitolo 69
*** We are infinity. ***


69°



 
Un anno dopo la mia vita era completamente diversa. 
 
Era incredibile come, col tempo, tutto fosse cambiato da un giorno all’altro.
Avevo appena terminato la scuola e completato il traumatico esame di maturità.
Ero finalmente libera, ma allo stesso tempo spaventata. Provavo paura e timore perché non conoscevo quello che il futuro aveva in serbo per me.
Mi ero iscritta ad un college a Londra, sotto il consiglio di mia madre, e avevo iniziato a studiare lì dopo l’estate dell’ultimo anno scolastico. 
Se c’era una cosa che non era cambiata, nel corso degli ultimi mesi, quella era Zayn.
Nonostante fossimo insieme da quasi due anni, lo amavo ancora come il primo giorno. Lui aveva continuato a studiare canto e, nel frattempo, lavorava come aiutante nella scuola di musica per mettere da parte qualche soldo.
Riuscire a trovare un po’ di tempo da passare insieme, ultimamente, era diventata un’impresa impossibile.
I nostri orari non coincidevano ed io rischiavo di impazzire per questa cosa. 
Nell’ultimo mese ci eravamo visti soltanto nei weekend e, per me che ero abituata a stare con lui quasi ogni giorno, era una vera e proprio tortura.
«Oggi ho lezione fino alle quattro e mezza, dopo potrei passare da te» proposi al telefono con Zayn, mentre passeggiavo per i corridoi affollati del college. 
La folla di studenti mi travolgeva ed io, in mezzo a loro, mi sentivo completamente sola.
«Non posso piccola, ho il turno alla scuola tutto il pomeriggio» mi rispose lui, facendomi sospirare per la delusione.
Mi morsi il labbro, sconsolata, poi mi guardai intorno.
«Ma, Zayn..» provai a dire, senza continuare la frase. 
«Mi dispiace da morire» lo sentii sussurrare, «perdonami»
«Non importa» mormorai, prima di agganciare la chiamata.
Le cose continuarono così per un po’ di tempo, ed io cercavo di trovare il lato positivo approfittando di ogni momento libero dalle lezioni per stare con mia madre e impedire che sentisse troppo la mia mancanza. 
Da quando mi ero iscritta al college passavo molto meno tempo in casa e, di conseguenza, con lei. 
«Jess» mi chiamò una mattina, mentre mi osservava preparare la borsa per le lezioni.
«Sì?» mi voltai, piuttosto sorpresa dal suo tono di voce e il suo sguardo strano. Sorrideva e continuava a squadrarmi dalla testa ai piedi, poi si portò le mani davanti la bocca.
«Che c’è? Ho qualcosa che non va?» chiesi, portando lo sguardo su ciò che indossavo alla ricerca di un possibile difetto.
«No, no, non è questo» scosse la testa avvicinandosi, «mi chiedevo soltanto se ti ricordassi che giorno è oggi..»
Quando la sentii pronunciare quella frase il mio cuore perse un battito e chiusi gli occhi per un secondo.
«Certo che mi ricordo» annuii, mordendomi il labbro, «non potrei mai dimenticare questo giorno»
Una parte di me sperava che mia madre non avesse affrontato il discorso ma, d’altronde, non potevo pretendere che questa giornata passasse inosservata e non era giusto che entrambe fingessimo che fosse un giorno qualunque, come tutti gli altri.
«Oggi sono cinque anni da quando papà non c’è più» mormorai con un filo di voce. 
Lei non rispose, si limitò ad avvicinarsi e poi abbracciarmi forte. Io ricambiai la stretta, cercando di farmi forza e non piangere. 
Ci riuscii, con mia sorpresa.
Nell’ultimo anno ero cresciuta e maturata parecchio – o almeno così credevo – e sapevo che mio padre sarebbe rimasto con me, nel cuore, proteggendomi dall’alto.
«Mi dispiace, non volevo farti rattristare» si giustificò lei, quando ci fummo staccate dall’abbraccio.
«Non l’hai fatto, mamma, sto bene» le sorrisi, recuperando la borsa.
«Meglio così» annuì, «perché non inviti Zayn a cena qui da noi, questa sera? Ti farà bene distrarti un po’»
«Lo farei, se avessi la certezza che verrebbe» sbuffai, spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
«Perché non dovrebbe venire?» chiese sospettosa, «avete litigato?»
«No, ma deve lavorare fino a tardi e, conoscendolo, sarà stanco» sospirai, scoraggiata.
«Fagli una sorpresa e vedrai che non sarà più stanco, fidati di me» mi fece un occhiolino.
La guardai in silenzio, per qualche secondo, poi scoppiai a ridere.
Dopotutto la sua non era male come idea, era da tempo che io e Zayn non trascorrevamo una serata da soli in tranquillità.
Intorno alle otto e mezza di sera arrivai nell’appartamento di Zayn.
Infilai le chiavi e sorrisi soddisfatta quando mi accorsi che lui non era ancora tornato, come pensavo.
Accesi qualche candela per rendere l’atmosfera più romantica poi corsi a specchiarmi. 
Per l’occasione avevo indossato un vestito blu – il suo colore preferito – che metteva ben in risalto il ciondolo che mi aveva regalato lui al mio scorso compleanno. 
Mi sedetti sul divano, aspettando con impazienza che lui arrivasse, ma il tempo passava e di Zayn ancora nessuna traccia. 
Solo mezzora dopo sentii finalmente la porta cigolare e infine aprirsi.
Vidi Zayn entrare con aria pensierosa e distratta, una mano in tasca e lo sguardo abbassato a terra. 
Soltanto quando mi decisi a far rumore con le scarpe col tacco che indossavo, lui sbarrò di colpo gli occhi e si accorse della mia presenza.
«Ma cosa..» balbettò, guardandosi intorno con la bocca spalancata.
Mi osservò a lungo, squadrandomi letteralmente dalla testa ai piedi, per poi chiudere la porta e avvicinarsi.
«Sorpresa!» sorrisi, buttando le braccia intorno al suo collo. 
Gli stampai un bacio veloce sulle labbra poi gli indicai tutte le candele, «bentornato da lavoro, tesoro» recitai, facendolo ridere.
«Se questo è quello che mi aspetta per i prossimi anni insieme, ti sposo anche adesso» sussurrò, stampandomi un altro bacio. 
Sorrisi, sentendo il cuore battermi più forte dopo quell’affermazione, e lo abbracciai di nuovo.
«Mi sei mancato da impazzire» dissi, con il viso spalmato contro il suo petto.
Lui mi avvolse tra le sue braccia e mi baciò la fronte, «anche tu, è un periodo un po’ difficile..»
«Quando passerà?» sospirai.
«Presto avrò più tempo libero, te lo prometto» replicò, staccandosi leggermente da me.
Sbadigliò poi si massaggiò la nuca, socchiudendo gli occhi per qualche secondo.
«Sei stanco, vero?» gli chiesi, accarezzandogli il viso.
Lui annuì, sforzandosi di sorridere ancora, «abbastanza»
«Mi dispiace, rimandiamo la serata ad un’altra volta» dissi subito, spegnendo una delle candele con un soffio.
Zayn mi bloccò per un braccio, prima che potessi continuare, poi tirò fuori dalla tasca un accendino e illuminò di nuovo quella candela che avevo spento.
Posò di nuovo lo sguardo su di me, «scordatelo, voglio stare tutta la notte con te.»
«Ma devi svegliarti presto, domani..» rabbrividii quando sentii le sue labbra umide sul mio collo.
Mi lasciò qualche bacio qua e la, poi si allontanò per guardarmi negli occhi.
«Non importa» scosse la testa in fretta, «fatti ammirare, forza»
Mi prese per mano e si soffermò sul vestito che indossavo.
«Hai scelto un colore casuale, insomma» ridacchiò, prendendomi in giro.
«Il blu? Certo, è il primo che mi è capitato» mentii, alzando le spalle e trattenendo una risatina.
«Non l’hai scelto perché è il mio colore preferito, assolutamente» continuò a sfottermi.
«Davvero, è il tuo colore preferito? E chi se lo immaginava» a quel punto non riuscii a trattenermi e scoppiai a ridere, poi lui si unì a sua volta.
«Beh, ti sta d’incanto» abbassò la testa per lasciarmi un bacio appena sopra la scollatura del seno, causandomi un ulteriore brivido. Si bagnò le labbra poi fece scivolare le mani sui miei fianchi, prima di portarle appena sotto il vestito.
«Zayn..» balbettai, richiamandolo all’ordine. 
Ma la mia voce spezzata mi tradì, simbolo che non volevo smettesse.
Lui si accorse della mia espressione rilassata al suo tocco, e sorrise beffardamente.
Mi alzò ancora di più il vestito e accarezzò con le dita i miei slip neri.
«Zayn» ansimai, «avevo in mente di prepararti una cenetta, o qualcosa del genere..»
«Non ne ho voglia adesso» rispose senza interrompere la sua tortura, «forse non è una fame di cibo, la mia.»
Dopo quella frase risi di nuovo, risata che venne sostituita da un grido di sorpresa quando Zayn ebbe la splendida idea di prendermi improvvisamente in braccio e camminare verso la sua camera.
«Che vuoi fare?» sorrisi, ancora sospesa tra le sue braccia.
«L’amore con te» rispose dolcemente, una volta raggiunta la sua stanza, per poi farmi toccare terra con i piedi. 
Zayn chiuse a chiave la porta alle nostre spalle, e in men che non si dica già si stava sfilando la maglia oltre la testa e i jeans lungo le gambe, fermandosi a metà dell'opera solo quando gli chiesi di aprirmi la cerniera del vestito. 
«Per quanto io adori questo vestito blu, non mi dispiace affatto togliertelo» ridacchiò, stampandomi un bacio sulla schiena ormai nuda. 
Sorrisi, voltandomi per portare nuovamente le labbra sulle sue. 
La sua lingua si intrufolò velocemente nella mia bocca, giocando con la mia e approfondendo quel bacio tanto desiderato. 
Passarono non più di due minuti prima che anche i suoi boxer finissero sul pavimento e che infilasse velocemente il preservativo; mi fece subito distendere sul suo grande letto matrimoniale non appena fu pronto, stendendosi su di me e baciandomi voracemente le labbra.
«Però, come sei frettoloso stasera» commentai, aggrappandomi con le mani alle sue ampie spalle.
«Questo è quello che succede quando non facciamo l’amore per un mese» commentò, facendo comparire un sorriso sghembo sul suo viso che ricambiai subito.
«Sei bellissimo» sussurrai tra un bacio e l’altro, percorrendo con le dita i suoi addominali.
«Tu, piccola, tu lo sei» un altro bacio poi terminò di spogliare anche me.
Si soffermò a guardare il mio corpo, come faceva ogni volta, ed io non potei fare a meno di arrossire.
Nonostante non mi vergognassi di niente con lui, detestavo il momento in cui si prendeva qualche secondo per osservarmi bene.
Zayn lo sapeva, ma si giustificava affermando di non poterne fare a meno. Soffiò contro le mie labbra, prima di baciarle un’altra volta, per poi soffermarsi sul mio collo.
«Fa’ l’amore con me, adesso» lo supplicai, incapace di sopportare quell’attesa straziante. 
Non se lo fece ripetere due volte e afferrò con la mano la sua erezione, scuotendola velocemente per qualche secondo prima di farsi spazio dentro di me.
Era chiara l'impazienza di entrambi mentre lui cominciava a spingere già con un ritmo piuttosto veloce, tenendo un avambraccio piegato accanto al mio viso per sorreggersi ed evitare di pesarmi. 
«Ah, quanto mi piace sentirti» ansimò lui, prima di battere in un punto in particolare che mi fece andare fuori di testa. Infilai le unghie nelle sue spalle e le lasciai scivolare lungo la sua schiena a quei movimenti così profondi che, ad ogni spinta, mi toglievano il respiro: gemetti con le labbra accanto al suo orecchio, sentendo il suo respiro accelerare ancora.
«Oh dio, Zayn» esclamai tenendo gli occhi chiusi, «ancora, di più, di più!»
Lui cercò di aumentare il ritmo – se fosse possibile – poi mi diede un'ultima spinta ancora più profonda che mi fece tremare le gambe prima di uscire da me.
Mi fece stendere a pancia in giù sul letto, strinse una mia coscia con una mano e la piegò il più possibile in avanti tenendola ferma in quella posizione, lasciando l'altra gamba ben distesa mentre si sistemava alle mie spalle e tornava a riempirmi da quella nuova angolazione.
«Così va meglio?» mormorò al mio orecchio, con un'aria quasi divertita.
Riprese a muovere velocemente il bacino contro il mio, arretrando sempre meno prima di tornare nuovamente dentro; io chiusi nuovamente gli occhi, mordendomi il labbro inferiore mentre gemevo senza sosta per il piacere che mi stava provocando.
«Ma.. ma tu non eri stanco?» balbettai, ricordandomi delle sue parole.
La sua bocca sorridente raggiunse il mio collo per succhiare la pelle con decisione, mentre una sua mano percorse avidamente tutto il mio corpo prima di stringere i seni scoperti tra le dita.
«Ero stanco, poi ti ho vista e tutte le cellule del mio corpo si sono inspiegabilmente risvegliate» spiegò, stampandomi un altro bacio.
Sentirlo parlare con quel tono di voce così basso e rauco, unito alla sensazione di sentirlo ancora dentro di me, mi fece raggiungere il limite. 
«Brava, piccolina» gemette, continuando a spingere per provocare ad entrambi quel piacere disperato di cui avevamo bisogno per sentirci uniti dopo tanto tempo rispetto l’ultima volta. 
Dopo che venne anche lui, rilasciando il suo liquido caldo in me, ci intrufolammo esausti sotto le coperte, l’uno abbracciato all’altra. 
Aspettammo che il nostro respiro tornasse regolare, prima di rivolgerci la parola.
«Allora, ti sei ripreso?» gli chiesi, accoccolata al suo petto, per poi lasciare un bacio proprio sopra il tatuaggio sul suo pettorale destro. 
«Io sto benissimo piccola, sei tu quella che urlava come un'indemionata» ridacchiò, prendendomi in giro. Gli lanciai un’occhiataccia minacciosa prima di dargli un leggero schiaffetto sul braccio.
Lui ignorò il gesto e iniziò a ridere, accarezzandomi i capelli con le dita.
«A parte gli scherzi, ne avevo bisogno» sussurrò, «avevo proprio bisogno di te.»
«Anch’io, mi sei mancato e stare tutto questo tempo lontano da te mi uccide» ammisi.
«Non sarà per sempre, te lo assicuro» ripeté, «presto sarò tutto tuo»
«E questo che significa?» alzai un sopracciglio.
«Domani è sabato, giusto?» cambiò discorso, «il che significa che io non devo lavorare, e tu non devi andare al college. Ti andrebbe di fare un salto dai miei, a Bradford? So che preferiresti passare del tempo da soli e, credimi, lo vorrei anch’io ma mia madre mi sta assillando con questa storia che le manco e non vede l’ora di rivederci..»
«Sarei contentissima di tornare a Bradford» lo interruppi subito, rassicurandolo con un sorriso.
«Davvero?» chiese, stupito.
«Certo» annuii, «mi manca troppo Safaa, e Waliyha, e Trisha, e Doniya, e Ben, e.. sì, anche Yaser!»
Zayn scoppiò in una fragorosa risata e mi strinse ancora di più a sé.

La prima persona che vidi quando, la sera dopo arrivammo a Bradford, fu proprio Yaser. 
Era fuori per buttare la spazzatura e, quando ci vide arrivare e parcheggiare l’auto fuori casa, sorrise. 
Non avevamo avvisato nessuno della nostra visita.
«E voi due che ci fate qui?» esclamò l’uomo, positivamente sorpreso. 
Ci venne incontro e abbracciò prima il figlio poi me. 
Zayn alzò le spalle, «la mamma non avrebbe smesso di chiamarmi se non fossi tornato almeno questo weekend»
Suo padre rise ed io non potei fare a meno di unirmi a lui. 
Yaser era cambiato molto rispetto ai primi mesi della nostra conoscenza; era ancora l’uomo riservato di un tempo, ma aveva trasformato la sua freddezza in gentilezza ed aveva perfino iniziato ad instaurare un rapporto con Zayn.
«Forza, venite dentro, abbiamo appena finito di cenare» ci informò lui. 
Lo seguimmo, dopo aver preso le nostre borse, e scoppiammo a ridere quando notammo le espressioni sconvolte dei presenti. Safaa, che cresceva a vista d’occhio, corse ad abbracciarmi prima ancora di salutare il fratello.
Certe cose non cambiano mai.
Io sorrisi e ricambiai l’abbraccio della piccola, salutando con le mani gli altri familiari.
Trisha era felicissima, lo si capiva dall’enorme sorriso che aveva sfoggiato e dal fatto che si era precipitata all’ingresso. 
«Perché non ci avete detto niente?» chiese lei, dopo aver salutato entrambi.
«Adoro le soprese, lo sai» ribatté Zayn, facendole un occhiolino. 
«Mi sei mancato così tanto, tra il lavoro e tutto il resto non siete più venuti a trovarci da un pezzo» si lamentò la donna, nascondendo gli occhi visibilmente lucidi.
«Dai, mamma» brontolò Zayn, portando una mano sul viso della madre.
«Sei sempre il mio piccolo, è normale sentire la mancanza» mormorò lei, sorridente.
«Mamma, andiamo» sbuffò lui, facendomi ridere. Trisha ricambiò la risata poi spostò lo sguardo su di me, «non sei gelosa, vero Jess?»
«Certo che no» ridacchiai, «sono consapevole che, per i ragazzi, la mamma è sempre la mamma.»
Zayn rise e, dopo avermi stampato un bacio sulla fronte, fece lo stesso con sua madre.
«Ma dov’è Waliyha?» chiese poi, facendomi notare che, in effetti, sua sorella non era lì.
«E’ uscita con Niall» intervenne Safaa.
Un’altra novità era proprio quella: nell’ultimo anno Waliyha e Niall erano diventati una coppia a tutti gli effetti. Attraversarono numerose difficoltà, soprattutto a causa della distanza, ma alla fine riuscirono a restare insieme.
Lui andava spesso a trovarla a Bradford, e lei faceva lo stesso.
«Ah, quei due sono inseparabili» sospirò Trisha con occhi sognanti.
«Mi ricordano qualcuno» commentò Safaa, lanciando un’occhiataccia a me e Zayn. Io e lui ci guardammo, poi scoppiammo a ridere contemporaneamente.

Circa un’ora dopo Zayn finì sotto la doccia, ed io ne approfittai per sistemare le mie cose in camera sua.
Nel giro di qualche secondo, però, sentii la porta alle mie spalle aprirsi lentamente.
«Hai già finito?» chiesi, confusa, credendo fosse Zayn.
Mi voltai e vidi Trisha avvicinarsi, con un sorriso dolce stampato in faccia.
«Scusa, credevo fossi Zayn» le spiegai, spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
«Tranquilla tesoro» mi rassicurò, «come stai?»
«Un po’ stanca, a dire il vero» alzai le spalle, sedendomi sul letto, «e tu?»
«Ora che voi siete qui, bene» rispose.
«Anche per me è bello essere di nuovo qui» ammisi, «mia madre mi ha detto di salutarti e dice che la prossima volta verrà a Bradford anche lei»
«Ah, non vedo l’ora» esclamò Trisha, «deve ancora insegnarmi la ricetta di quella crostata fantastica che ha preparato all’ultimo compleanno di Zayn»
«Sì, è una vera maga ai fornelli» ridacchiai.
«Tu non sei da meno» ribatté, «Zayn mi ha raccontato che gli prepari spesso la colazione e anche la cena»
«Ogni tanto» ammisi.
«Non viziarlo troppo, quel pigrone potrebbe abituarcisi.» Scherzò lei, facendomi ridere.
«Credo sia troppo tardi, ormai» replicai.
«Le cose procedono bene tra voi, quindi?» chiese ad un tratto, facendosi seria.
Aggrottai la fronte, leggermente sorpresa da quella domanda, poi annuii.
«Fortunatamente sì» risposi infine, «non è il nostro periodo migliore, a causa dell’università e del lavoro di Zayn, ma ce la caviamo lo stesso.»
«Sono contenta che non permettiate a niente e nessuno di dividervi» commentò lei, «è quello che ho notato fin dal primo momento; la vostra voglia di stare insieme è così forte e incontrastabile che mi sorprende ogni volta»
Sorrisi, felice di sentirle dire queste parole, e arrossii leggermente.
La mia timidezza era una di quelle cose che non erano cambiate nel tempo.
«E’ bello che qualcuno abbia notato questo in noi» sussurrai.
«Io tiferò sempre per voi» rispose lei, «fino alla fine.»
Stavo per alzarmi ed abbracciarla, quando ad un tratto spuntò fuori Waliyha.
«Oh mio dio, e tu che ci fai qui?» quasi strillò quando mi vide lì.
«Sopresa!» ripetei, prima che mi saltasse letteralmente addosso.
«D’accordo, forse è meglio che vi lascio esultare in pace» intervenne Trisha, indietreggiando fino alla porta della stanza.
«Aspetta» le dissi per poi fare una breve pausa, «grazie, grazie davvero.»
Lei mi sorrise e poi uscì una volta per tutte.
«Allora, è troppo tempo che non ci vediamo, raccontami tutte le ultime novità» esclamò Waliyha, quando fummo rimaste sole, sedendosi sul letto accanto a me.

Restammo a Bradford per due giorni, tornammo a Londra il lunedì mattina.
E, quella mattina, Zayn si comportava in maniera strana e sospetta.
Durante il viaggio in macchina a malapena mi rivolse la parola e, invece di portarmi a casa, parcheggiò l’auto davanti la nostra vecchia scuola.
«Zayn, devo ricordarti che abbiamo finito la scuola?» ridacchiai, perplessa.
Lui mi guardò e, dopo essersi sfregato nervosamente le mani, sorrise.
«Lo so bene, ma vorrei che venissi con me» sussurrò, scendendo dall’auto.
Fece il giro per aprirmi lo sportello e mi tese la mano affinché scendessi anch’io.
Lo fissai per qualche secondo e aggrottai la fronte, «posso sapere che sta succedendo?»
«Vieni con me» ripeté, stringendo la mia mano, e incamminandosi dentro la scuola.
Erano mesi che non mettevo piede lì dentro e nel farlo riaffiorarono tanti ricordi nella mia mente. 
Camminare per quei corridoio faceva uno strano effetto.
«Come mai questa visita?» chiesi a Zayn dopo qualche minuto, «un po’ di nostalgia?»
«Una cosa del genere» 
sorrise sghembo, prima di bussare in una porta.
«Zayn, ma che fai? Questa è l’aula dei prof..» provai a dire, ma fui interrotta dalla visione della nostra vecchia professoressa di scienze. Lei ci guardò, per niente sorpresa, e fece un occhiolino a Zayn.
«Jessica, Zayn, che piacere rivedervi» esclamò la donna, «come state?»
«Bene, grazie» rispose lui esuberante, «è un piacere anche per noi rivederla.»
Io mi limitai a sorridere, totalmente incapace di comprendere ciò che stava succedendo.
«Potrebbe darmi le chiavi dell’ambulatorio di scienze, per favore?» gli chiese Zayn ad un tratto. Sbarrai gli occhi a quella proposta.
La professoressa tirò fuori le chiavi dalla tasca e le passò a Zayn, come se sapesse già che quel momento sarebbe arrivato. 
«Buona fortuna per tutto, ragazzi» continuò lei, prima di tornare dentro l’aula.
«D’accordo, adesso potrei sapere cosa sta succedendo?» insistetti, mentre Zayn mi scortava nell’ambulatorio di scienze fortunatamente vuoto.
Qualcosa mi diceva che non era un caso se fosse vuoto.
«Adesso te lo spiego cosa sta succedendo, con calma» ridacchiò lui misterioso, chiudendo accuratamente la porta. 
Si guardò intorno e sorrise, ed io feci lo stesso. 
Mi sedetti sulla cattedra, facendo dondolare le gambe che non toccavano terra.
Zayn, invece, camminava avanti e indietro per la stanza. Sembrava parecchio agitato. 
Iniziò a massaggiarsi la nuca, per poi passare a scompigliarsi i capelli – cosa che lui solitamente non faceva mai. Restai in silenzio, cercando di essere paziente, sebbene cominciassi a preoccuparmi anch’io.
«Zayn, tra un’ora ho lezione al college» lo richiamai alla realtà, sperando che parlasse. Detto questo si avvicinò senza dire nulla, prese il mio viso tra le mani e mi baciò senza preavviso. Sfiorò delicatamente le mie labbra con le sue, per poi allontanarsi e fissarmi intensamente negli occhi.
«E’ qui che ci siamo dati il nostro primo bacio, ricordi? O meglio, fuori da quest’aula» sussurrò.
«Già, e lo facevi sempre senza avvertirmi, come ora» risi.
Rise anche lui, «perché mi attraevi da morire.»
Sorrisi, affogando nei ricordi.
«Devo dirti una cosa, Jess» mormorò, irrigidendosi all’improvviso.
«Va bene, dimmi» sospirai, cominciando a tremare.
Si sfiorò la barbetta sotto il mento con le dita, poi chiuse gli occhi per un po’.
Quando li riaprì, si posizionò in piedi di fronte a me – ancora seduta sulla cattedra – e strinse le mie mani tra le sue. 
«Bene, eccoci qua. Non so da dove cominciare perché non sono bravo nei discorsi e, in tutta onestà, ti confesso che non mi sono preparato nulla da dirti. Sei sempre stata tu quella brava con i discorsi romantici e strappalacrime, ma stavolta è il mio turno. Volevo solo ripercorrere la nostra storia da dove è cominciato tutto, proprio qui, in questa merdosa aula di scienze che mi ha fatto incontrare quella che poi sarebbe diventata la persona più importante della mia vita.. tu.»
A quel punto stavo già piangendo.
«Esattamente qui, circa un anno e mezzo fa, la prof ebbe la splendida idea di assegnarci un progetto a coppie che io non presi molto sul serio, perché non sapevo ancora che quel progetto mi avrebbe cambiato la vita. Mi sono innamorato di te grazie a quel progetto, abbiamo passato pomeriggi interi a conoscerci e, mentre tu studiavi, io ti indispettivo con il mio carattere impossibile. All’epoca ero un ragazzo perso e smarrito, che si comportava da cretino con le ragazze e faceva il duro per sentirsi a posto con se stesso. La verità è che ero solo, avevo bisogno di qualcuno che tornasse a farmi battere il cuore e, quando conobbi la tua dolcezza, la tua timidezza e generosità, capii che quel qualcuno eri tu. Adesso ne sono più che sicuro, a distanza di quasi due anni, posso dire di essere maturato parecchio, che i miei sentimenti non sono cambiati e sono certo che non cambieranno mai. Sei tu la donna con cui voglio stare, sei l’unica che voglio tenere sempre con me e di cui non sopporterei la lontananza. Potrei morire se te ne andassi da me, dico davvero. Ho bisogno di te e il mio sogno più grande è renderti felice, per sempre. Vorrei crescere e invecchiare con te, mettere su una famiglia con te e magari avere tanti tanti tanti bambini. Chissà, magari se un giorno avremo un bimbo potremmo chiamarlo Walter come il tuo papà, che ne pensi? Non male come idea, ma c’è tempo per pensarci.»
Dopo quelle parole si inginocchiò e tirò fuori una scatolina dalla tasca e, quando la aprì, ne uscì fuori il bagliore di un anello di fidanzamento.
Persi qualche battito cardiaco soltanto nel vederlo.
«Lo so, non è un granché, ma che ti aspettavi? Non ho un gran gusto in fatto di moda, dovresti saperlo. Se poi aggiungi il fatto che l’ho scelto con quella capra di mio cugino Ben qualche giorno fa, quando ti avevo detto che non potevo vederti perché avevo il turno di sera alla scuola di musica, capirai il motivo di tutto quanto. A questo proposito, credo che lascerò il lavoro da aiutante, ho messo da parte soldi sufficienti per l’anello e per altre cose che ho in serbo per noi, adesso voglio godermi la vita che ho aspettato da tanto. 
E’ per questo motivo che ultimamente ero un po’ strano, è da tempo che sto pensando a questa cosa, e la mia famiglia è d’accordo. Ti sarai accorta, infatti, dello strano modo in cui ci guardavano quando siamo andati a trovarli: loro sapevano già tutto, e non vedono l’ora di sapere la tua risposta. Per non parlare di Safaa, quando gliel’ho detto per poco non saltava fuori dalla finestra per la gioia.»
 iniziò a ridere, con gli occhi lucidi.
«Sono insicuro su molte cose, Jess, ma su una cosa non ho dubbi: voglio te. Per sempre. Perciò, saresti disposta a diventare mia per l’eternità? E so che siamo ancora giovani, abbiamo tutta la vita davanti, nella mia cultura siamo abituati a fare questo passo piuttosto presto ma ti prometto che avremo tutto il tempo per organizzare ogni cosa. Quindi, suppongo che adesso devo proprio chiedertelo: vuoi sposarmi, piccola mia?»
Ero a bocca aperta. Non riuscivo a credere alle mie orecchie. 
Le lacrime, come mio solito, cadevano giù a fiumi e credetti quasi di svenire.
Zayn sorrise, bagnandosi le labbra, tornando a stringermi le mani.
«Tu mi farai morire prima o poi..» balbettai, ridendo e piangendo allo stesso tempo. Lui scoppiò a ridere, senza mai alzarsi da quella posizione, ancora agitato.
«Mi hai lasciato senza parole, io.. io non me l’aspettavo» cercai di smettere di piangere, «mi hai emozionato tantissimo. E so che non hai bisogno di sentirti dire ancora quanto io ti ami, perché lo sai già. Per questo mi limiterò a risponderti. Per me, sarebbe un onore diventare la signora Malik! Certo che voglio sposarti, amore mio» sorrisi di nuovo, commossa.
A quel punto, incapace di trattenermi, scesi frettolosamente dalla cattedra e Zayn balzò in piedi in mezzo secondo.
Mi strinse forte tra le sue braccia, riempendomi di baci. 
Non ero mai stata così felice in vita mia. E sapevo che il nostro futuro non sarebbe stato rosa e fiori, così come non lo è per nessuno, ma insieme a lui nulla mi spaventava. Così mi lasciai stringere dalle sue braccia, quelle braccia che non mi sarei stancata di avvolgere neanche tra un centinaio di anni.




 
 
 
 
 

 
***



 
 
The End.

 

Spero che vi sia piaciuto questo ultimo capitolo, io non posso ancora credere che questa storia sia finita!
Ci ho messo l'anima, essendo Zayn il mio 'preferito' è sempre stato piuttosto difficile per me scrivere di lui.
Avevo bisogno di condividere i sentimenti che provo per lui con qualcuno.
Beh, a parte questo, volevo ringraziarvi per aver seguito questa storia da oltre un anno e, visti i tempi molto lunghi, mi sembrava giusto arrivare ad una conclusione.  Spero che vi sia piaciuta, era forse scontato un lieto fine ma è proprio quello che i #Zass meritano dopo tutto ciò che hanno passato!
Non so cosa altro aggiungere, mi viene da piangere quindi la smetto! 
Un bacio a tutti e grazie davvero per ogni cosa, Zayn e Jess resteranno sempre nel mio cuore e, spero, anche nel vostro!
Vi voglio bene. 



-marty.




 

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