Look To The Time When I'll Live.

di MayniacGlamFreak
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Era il momento,sentiva i suoi battiti diminuire,i sensi divenire confusi,si stava abbandonando senza combattere.
Si rilassò appoggiata alla vasca,il suo viso dopo molto tempo era finalmente disteso,un beffardo sorriso si dipinse sul suo viso.






Aprì gli occhi,con fatica come se le sue palpebre fossero state incollate assieme.
Una luce la abbagliò fortissima,si sentì fluttuare,al contempo però in quel vuoto luminoso che la circondava c'era qualcosa che la teneva giù,come ancorata a terra da catene.
Intorno non vedeva nulla se non quella luce intensa,sembrava essere immersa in essa eppure sentiva di non farne parte..
"Cosa ci fai qui tu?"-sentì una voce severa dietro di lei,voce che risuonò nelle sue orecchie col suo inconfondibile suono.
Gli occhi di Connie,persi nel candore,si aprirono stupiti,la bocca schiuse le labbra tornate morbide per farne uscire un soffio.
"Cliff."-mormorò incredula voltandosi.
Proprio dietro era in piedi suo fratello,ma stavolta la guardava con sguardo severo,così severo che Connie non ricordava di averne mai visto uno simile su quel viso raggiante.
Si buttò in avanti per abbracciarlo ma tutto quello che strinse fu un pugno d'aria.
"Ma io allora sono.."-si guardò il corpo,privo di ferite e pulito dal sangue.
Era morta?
"No,non ancora.Puoi ancora decidere."-sibilò lui finendole la frase.
'Perché mai dovrei vivere..'-pensò.
"Ti chiedi perché?"-sbottò irritato-"Connie hai una vita davanti e solo 17 anni,sei bellissima,hai i nostri amici e i nostri genitori!Non ti basta?Ti devi fare una ragione di quello che mi è successo,credimi avrai qualcosa che sarà la tua ragione di vita presto."
Lei non sapeva rispondergli,non lo aveva mai visto così,era furioso e soprattutto sembrava sconfitto e ferito.
"Mi hai deluso,profondamente.Se potessi ti prenderei a calci in culo fino a rispedirti di sotto."-fece una pausa massaggiandosi le tempie e sospirando-"Non senti come qualcosa che ti trattiene,ora che sei qui?"
Lei annuì e basta,non osò rivolgere parola al fratello.
Lui era morto con la voglia di vivere addosso,per un fatale incidente che sicuramente non aveva né immaginato né desiderato,e lei cosa aveva fatto?
Aveva disprezzato tutto quello che aveva,tentando il suicidio per colpa dei suoi occhi cuciti con uno spesso filo di tristezza che le offuscava la vista di tutto ciò che veramente era e aveva con sé.
"Quello che senti,come una catena,è ciò che hai lasciato incompiuto e ancora da fare.Tu puoi mandare tutto avanti sorellina,puoi andare là fuori e combattere per la tua vita!Fallo per me."-il suo tono di voce era cambiato,da un rimprovero adirato,era quasi diventato una mite supplica,e le lacrime cominciavano a fargli pizzicare gli occhi mentre le parlava.
Connie rifletté:era stato tutto uno sbaglio,e chissà quanto male aveva fatto agli altri..le parole di Cliff erano state un potente schiaffo che l'aveva svegliata.
Si era come riaccesa una piccola scintilla dentro di lei,che sentiva sempre più quella strana forza spingerla contro il suolo ad ogni volta che ammetteva che tutto era stato sbagliato in quelle sue azioni.
"Mi rendo conto solo ora di quello che ho fatto.."-disse flebilmente.
"Sei tutto ciò che rimane a mamma e papà,non li fare soffrire più e non deludermi.Hai già rotto una promessa,ma io ho fiducia in te.Vai,torna là sotto.Guarda la vita diversamente,so che presto guarirai,dimostrati forte,ok?"-Cliff la prese per mano guardandola negli occhi con il suo solito sguardo amorevole che finalmente tornava al suo posto,e in quel momento Connie riuscì a sentire la vera presenza del fratello accanto a sé.
"Lo farò,te lo prometto.Sul serio adesso."-rispose fiera asciugandosi gli zigomi sempre con la mano chiusa in quella del fratello.
Il suo tocco era adesso leggero come il vento e sembrava innaturale,era la sua anima e forse lei era nel parad..no,doveva essere un sogno.
Come da piccoli quando si facevano promesse,si strinsero per i mignoli per giurare le parole dette,si abbracciarono.
"Adesso sono pronta,imparerò a vivere come facevi tu.Con la vera voglia di essere al mondo."
"Così ti voglio,Miss Fits.Questa è mia sorella."-le sorrise dandole un buffetto sulla guancia-"Io sono sempre con te,ricordi?Qui."-le sussurrò dolcemente indicandole il petto all'altezza del cuore.
Lei lo prese ancora fra le sue braccia,stavolta sentendolo veramente lì con lei,ma si sentiva trascinata via.
"Adesso devi andare,è ora.Sii forte Connie,ti voglio bene."
Improvvisamente svanì,nello stesso modo in cui era arrivata,e si sentì risucchiata dentro il suo corpo,nuovamente immobile e nel buio,ma ancora per poco.


Stavolta i suoi occhi si aprirono lentamente nella penombra,Connie riuscì a malapena a distinguere delle pareti celesti e bianche.
L'odore del disinfettante le arrivò subito al naso,sentì aghi nella sua pelle.Era attaccata ad una flebo,ed era fasciata con bende.
Poi si accorse di qualcuno che le stringeva una mano fra le sue,alzò debolmente lo sguardo per cercare quello del proprietario delle mani.
Gli occhi apprensivi dei coniugi Burton incontrarono quelli della figlia appena sveglia,che a sua volta li guardava con visibile preoccupazione.
"Ciao ma'..ciao pa'.."-ebbe solo il coraggio di dire,con la voce impastata e roca,scoppiando a piangere.
Sentì le braccia morbide di sua mamma circondarla tremanti.
"Ho avuto tanta paura."-sussurrò la donna baciandole la testa,stringendola per paura di lasciarla andare di nuovo.
Ray silenzioso le accarezzava una mano ma tradito dall'emozione,si gettò anche lui ad abbracciare la sua bambina.
"Quando ti ho visto..stavo per morire.In quel bagno di sangue..con le labbra viola.."-balbettò la donna-"Pensavo di avere perso pure te,pensavo avessi avuto uno dei tuoi incubi ma siamo rimasti a dormire..poi mi sono alzata per controllare e.."
"Mamma non volevo farti così male,ho sbagliato.Perdonatemi,ve ne prego.."-implorò affannata la ragazza fra i singhiozzi,ormai senza padrone in quella stanza dove il dolore di più persone si concentrava adesso.
"Connie,tesoro mio,lo sai che ti perdoniamo ma la domanda è:perché?"-chiese triste il padre.
"Papà,io mi sentivo veramente male,non ho pensato che anche voi provavate il mio stesso dolore."-confessò dispiaciuta.
"Ma perché non ce ne hai parlato?Potevamo aiutarti,affrontarlo insieme!"
"Il punto è che ho fatto un errore:pensavo che questa fosse l'unica soluzione,e mi sbagliavo.Non volevo più addormentarmi fra le lacrime,senza la buonanotte di mio fratello,per poi fare incubi su quella stramaledetta notte."
"Tesoro,manca a tutti.Ti prometto che passeremo tutto questo,ciò non vuol dire che dimenticheremo tutto e ci faremo una ragione della morte di Cliff o di Scott..andremo avanti però."-mormorò sua madre passandole una mano sul viso-"Ci possiamo provare?"
La ragazza annuì,sapeva che Cliff aveva preso quell'abilita di perdonare tutto proprio dai suoi genitori,e lei si sentiva pronta a chiudere con quel capitolo della sua vita sbagliato dall'inizio.
Era pronta a voltare pagina e ricominciare,come aveva capito dalle parole di suo fratello in quello strano incontro.
"Vi voglio bene."-disse stanca e ancora rintontita dai farmaci ai suoi genitori.

A rompere quell'abbraccio profondo fu una piccola infermiera dai capelli castani a caschetto,sembrava quasi un fungo e si muoveva velocemente.
"Buongiorno signori Burton,vedo che qualcuno si è svegliato."-disse col suo buffo tono di voce e rise alla rossa,la targhetta sul camice mostrava il nome,Stephanie.
"Tenga,queste sono tutte le analisi di sua figlia,compresi quelli del sang.."
"Grazie mille."-la stoppò Jan prendendo la cartella.
"Adesso cara ti stacco la flebo,non ne hai più bisogno."-disse con la sua voce squillante sgranando i suoi occhi a palla.
"Che cos'è?"-chiese la giovane guardando la sacca quasi vuota.
"Oh,era sedativo.Oltre che farti delle sacche di sangue per reintegrare quello perso,abbiamo dovuto tranquillizzarti per paura delle ripercussioni una volta sveglia.."
"Fico,pensate pure che io sia pazza?"-sbuffò Connie che già non sopportava l!'infermiera,il tranquillante sarebbe servito a lei,che continuava a gesticolare e cambiare tono.
"No cara,sono le precauzioni,anche se quando sei arrivata qui eri tutt'altro che agitata,abbiamo giusto fatto in tempo a salvarti e non permettere danni al tuo.."-si zittì mordendosi un labbro-"Eccoci qua,fatto!Tu sei la mia paziente dunque..ci vediamo stasera per le medicazioni,sei la mia stanza 207..va bene,a stasera cara."-la guardò con fare da psicopatica schizofrenica,pensò di nuovo la rossa,mentre la donna a passettini veloci si dirigeva verso la porta.
Si avvicinò alla signora Burton bisbigliando qualcosa.
"Deve parlarle,dovete decidere se insomma..lei lo sa."-fu tutto quello che capì di sfuggita la ragazza,rimanendo incuriosita.
Rimase sola nella stanza,fino a quando sua madre rientrò.
La guardò con sguardo che non seppe ben decifrare,e si sedette di nuovo accanto a lei.
"Dove è andato papà?"
"È andato a prendersi qualcosa.Non dormiamo molto da quando sei qui,lui non si è addormentato un attimo,si sentiva pure in colpa di essersi rimesso a letto quando ti abbiamo sentito."
"Mamma,mi scuso ancora e non mi scuserò mai abbastanza per quello che vi ho fatto passare.."
"Lo sai che abbiamo avuto paura e abbiamo sofferto a vederti in quello stato,ma siamo qui per te.Adesso però..dobbiamo parlare."
"Se pensi che io sia malata,non lo sono.Forse depressa ma..Cliff..mi ha fatto capire che questa non è la mia fine,mi prenderebbe a schiaffi se fosse qui,l'ho sognato.."
"Dobbiamo parlare di una cosa altrettanto seria."-disse la donna guardandola-"Connie,quando hai fatto questo,devo chiedertelo..non hai pensato di fare male a qualcun altro..molto vicino diciamo..a te?"
"In quel momento no,ma ora lo so.È una vergogna per me,avevo pure promesso a James che non mi sarei lasciata andare.."
"No,non è quello che intendo.."-indugiò un attimo-"Non hai niente da dirmi,Connie?"-scrutò gli occhi nocciola della figlia,che la guardava perplessa.
"Mamma,ma cosa..?"
"Tesoro,io ti perdono tutto.Sono pronta a ricominciare,come tuo padre..sei nostra figlia,e niente potrà mai cambiarlo,ma ti prego..non dirmi bugie."-sentenziò con tono deciso.
La rossa,sempre più stupita,guardò interrogativamente l'altra.
Jan vide nello sguardo della figlia,che ormai conosceva come solo una madre può,tutta la sua innocenza.
Non stava mentendo,non lo sapeva veramente.
Prese un respiro e gettò un'occhiata alla ragazza,stringendole le mani e sperando che ciò che le avrebbe detto non l'avrebbe fatta collassare.




"Connie..tu..non sai..di essere incinta?"



Lucia's Corner:
Finalmente ci ritroviamo cari!
Eccovi qua il sequel e..si,qualcuno ha fatto danno ehehe!
Magari è un po'scontata la sorpresina ma vabè..Cliff ci aveva avvertiti del fatto che Connie avrebbe presto avuto una ragione di vita!
Fatemi sapere cosa ne pensate dato che il vostro parere è per me molto importante :)
La prima parte con Cliff,mi ha fatto notare la mia cara blackink79 che è un po' confusa dato che Connie prima non riesce a toccare il fratello e poi prima di congedarsi invece lo stringe,è poco chiaro ma provo a spiegarlo:avevo scritto così in contrasto poichè all'inizio Cliff ce l'ha con sua sorella e le fa capire che è uno spirito non potendo essere percepito,ma poi quando lei ammette i suoi errori lui si fa sentire per farle capire che è sempre con lei.
Si capisce poco lo stesso eh xD?Oh beh,perdonatemi!
Ci potrebbero essere imprecisioni circa l'ambiente ospedaliero e le cure magari,in caso ditemi.
L'infermiera non è altri che la mia prof di chimica che volevo sfottere un po' ahaha! (si Marika,l'ho messa la Caso lol).
Vi saluto adesso,se servono ulteriori chiarimenti chiedete pure e se volete criticare idem,sono una che prende le critiche per migliorare ;)

Lux•

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Erano cinque minuti che Connie stava a bocca aperta davanti a quei fogli che testimoniavano le parole di sua madre.
Le mani tremavano su quelle carte,ripercorse di nuovo quei tanti numeri e valori in nero con lo sguardo,poi cercò quello della madre.
Le parole le morirono in bocca,non riusciva a capacitarsi del fatto che quello stesse accadendo proprio a lei.
"Tesoro..tu hai avuto un ragazzo in tour vero?"
La ragazza ancora incredula vergognandosi mantenne il silenzio.
La sua mente era affogata in frenetici flashback così reali e vividi che sembrando di riviverli,le fecero venire la pelle d'oca.
Si susseguirono le stesse sensazioni di quei momenti intimi e speciali:sentiva le labbra di lui sulla sua pelle che la facevano rabbrividire,le sue dita intrecciate fra le ciocche rosse,il suo corpo intero sudato e premuto contro il suo tremante.
Quei baci nascosti,diventati poi sfacciati e passionali..
Quell'amore che in poco si era consumato lasciandole letteralmente segni sopra di lei,dentro di lei.
"È di Lars."-una lacrima ribelle le scese sulla guancia-"È successo tutto in fretta..non fraintendere io lo amavo,lui poi mi ha gettato via.Io ci ho pensato prima,mi sono fidata."
"Non dovevi farlo,non dovevi fidarti così di lui."
"Lo so,Cliff ha cercato di avvertirmi ma io.."-sospirò per il ricordo amaro.
"Tu sei troppo innamorata ed inesperta.Sospettavo fosse lui,non ho mai pensato fossi una stupida e sapevo della tua cotta per quel nanetto,ti è sempre piaciuto un sacco.Però adesso la cosa si fa veramente seria.Dobbiamo decidere se tu..se lo vuoi tenere o.."
"No!"-la fermò secca-"Non voglio ucciderlo!"
"Lo sai che dobbiamo dirlo anche al padre."
"No,non se ne parla."
Nella testa di Connie ritornarono mille fantasie,tutte diverse dall'immagine di una famiglia.
"Oh,la piccolina ci è rimasta male..cosa pensavi?Primo amore,felici e contenti?"-il sibilo della voce ebbra del ragazzo riecheggiava nelle sue orecchie.
"Io non ti ho mai amato Connie Burton,mai."-strinse gli occhi cercando di reprimere quelle parole.
Vedeva il sorriso sadico del batterista ridere di lei,sapeva che tante sostanze e la piccola fama crescente stavano prendendo il sopravvento sulle sue parole ed azioni,ma l'aveva comunque spremuta e cestinata,lasciandola nell'oblio.
Aprì di scatto gli occhi,sbarrati verso la madre.
"Lui non lo deve sapere."-disse alla donna.
Non era una supplica,il suo tono era diventati freddo e fermo.
Lars doveva uscire dalla sua vita,e non doveva venire a conoscenza della cosa.
"Ma Connie!Non penserai mica di poter crescere un figlio da sola?"-chiese allarmata.
"Mamma,ascoltami attentamente e come hai sempre fatto,rispetta le mie decisioni."
"Le rispetterò se non ti faranno del male,ancora una volta."
"Mamma,ti prego.Voglio fare un patto con te."
La donna sperando nel buonsenso della figlia annuì.
"Io terrò il bambino,rimarrò per il momento in casa con voi finché non potrò comprarmi una casa.Lavorerò quanto posso e finirò gli studi.Se in due anni fallisco,dirò a Lars del bambino."
"Un patto così l'avevo fatto con tuo fratello."
"Si lo so,e lui è riuscito ad avere successo nella metà del tempo.Ce la posso fare anche io."-guardò la madre in cerca di approvazione.Le tese la mano. 
"Così sia."-la strinse Jan.
"Non so davvero come farò,ma mi impegnerò al massimo,con voi."
"Sai a cosa stai andando incontro vero?Questa è una cosa seria ed impegnativa,lo è stato anche per me ed era diverso.Io avevo tuo padre e molti anni più.Connie,non si sbaglia mai abbastanza coi figli,è così facile commettere errori.Io non ho impedito a mia figlia di togliersi quasi la vita."
"Ma ce l'hai fatta a tenerla ancora con te,e farle capire ciò che é giusto.Mamma con me non hai fallito,l'ho fatto io è sono pronta a rimediare e scusarmi con te.Non lo farò mai a sufficienza.Io sarò una madre buona come te,o meglio proverò.Rimpiazzerò anche suo padre andando avanti da sola,posso farlo anche se Lars mi manca.Non avrebbe mai voluto una ragazza incinta.È un idiota,ed io lo sono almeno il triplo per pensarlo ancora ed avergli dato ogni singolo pezzo di me."
"Inutile pensarci ormai,lo sai quale è l'unica cosa a cui devi pensare ora."
"Già."-inclinò la testa sospirando-"Mamma.."
"Che c'è tesoro?"
"Uhm..papà lo sa?"
"Lo ha scoperto si."
"Ed è arrabbiato vero?"-chiese mordendosi un labbro in attesa.
"Diciamo che ancora deve abituarsi per diventare Nonno Ray,come d'altronde dobbiamo adattarci io e te,ma..tuo padre non lo è mai con te,sei sempre stata la sua principessa.Sei anche la mia."-sorrise.
"Ti voglio bene mamma."-mormorò affondandosi fra le sue braccia,inspirando il suo profumo che aveva un non so che di rassicurante.
"Siamo tutti preoccupati per te comunque."
"Anche io lo sono,non sarà una passeggiata ma voglio cambiare la mia vita,renderla degna di ciò che sono,ciò che lui era e..di ciò che sarà."-d'un tratto sentì per la prima volta l'estremo bisogno di proteggere ciò che aveva in grembo,ciò che era parte di lei.
Dolcemente passò una mano sul suo ventre piatto rabbrividendo,era una sensazione troppo strana e complessa per lei da elaborare.
Ma era felice.
Quel sentimento nuovo e così forte la spronava,avvertiva un legame con quella nuova..cosa.
Forse era quella che Cliff intendeva per ragione di vita.
Sentiva che almeno un pezzo del puzzle si era ricomposto,aveva la sua famiglia attorno,pronta a sostenerla.
Mancavano solo gli amici.
"Nel pomeriggio avevano detto Kirk e James che sarebbero passati."-interruppe i suoi pensieri come se lo avesse letti.
Lo stomaco le si chiuse subito,tornò a preoccuparsi.
Non era pronta a vedere le loro facce sconcertate,a dire il vero pensava che non le avrebbe mai più riviste.
Cosa avrebbero pensato?
Cristo santo James sarebbe probabilmente schizzato di testa,e Kirk come del resto lui,avrebbe avuto l'ennesimo dispiacere da aggiungere alla lista,oltre che sentirsi di nuovo in colpa per avere ceduto quella famosa cuccetta a Cliff.
"Mamma non so se me la sento di affrontarli."
"Prima o poi lo dovrai fare."
"Lo so ma..non sono pronta alle loro reazioni.E non posso nascondere ciò che mi sono fatta,non a loro.Lars per fortuna non verrà mai qui e Jason alla fine è nuovo per me.."
"Capiranno,non ti buttare giù.Tu spiega le tue ragioni,e dì che sei determinata a guarire e dispiaciuta di ciò che hai fatto.Se ti vogliono aiutare,staranno qui."
In fondo aveva ragione Jan,è quello che gli amici fanno.
Connie aveva comunque paura,non era stata di parola con il suo migliore amico,e sapeva che lui avrebbe reagito veramente male vedendo un'altra persona che gli voltava le spalle e stava per abbandonarlo.
James,avvertito dalla signora Burton,sapeva già che cosa aveva fatto la sua amica,decidendo di andare da solo a trovarla,però Kirk avendo origliato la conversazione e visto il cantante prima in completo choc poi in preda alla rabbia violenta,aveva preteso spiegazioni e successivamente di andare con lui.
James era sconvolto,in collera contro la morte,contro le bugie,e contro di lei:l'ennesima ad averlo tradito.




"Puah,cibo dell'ospedale..preferirei mangiarmi una ciabatta!"-storse il naso davanti alla sbobba che aveva nel piatto.
"Mangia,poi ti troveremo qualcosa di meglio da mettere sotto i denti ok?"-la incitò Ray.
"Ce ne andiamo a mangiare al messicano in città io e te pa',come facevamo il venerdì quando Cliff era a casa."
L'ometto annuì accennando un sorriso.
"Ti ricordi quando ti facemmo quello scherzo col peperoncino?"-rise la figlia e di seguito il padre.
"Caspita stavo per strozzare,brutti farabutti!Vi è sempre piaciuto scherzare."
"Sai papà,ora mi sento di nuovo una Burton.Sto ridendo,sono determinata.È un po' come se non fosse successo nulla.Vorrei tanto fosse così.."
"Sei una Burton con la b maiuscola,sangue del mio sangue."-le scompigliò giocosamente i capelli e stettero a parlare scherzando.
"Accidenti se fa schifo questa roba,hai ragione!"-si lamentò Ray dopo aver assaggiato ciò che Connie si stava rifiutando di mangiare.
"Te l'ho detto,non è purè!È una povera patata ruminata da una vacca e annacquata,bleah."-disse disgustata e divertita quando d'un tratto un rumore alla porta li distolse.
Connie rimase ferma fissando l'entrata della camera.
La figura longilinea di James era appoggiata allo stipite e seguita dal chitarrista moro.
Gli occhi del biondo la fissavano glaciali e truci.
L'amico rimase in disparte.
"Papà..per favore potresti lasciarci..?"-balbettò guardando il padre,che comprese la situazione uscendo.
James si fece avanti un po',fissò le bende risalendo al viso della rossa.
"Che cos'hai fatto?"-chiese freddo,lui aveva già la risposta.
"James io.."
"Che cazzo ti è saltato in mente?Si può sapere?"-tuonò verso di lei sovrastando le sue parole.
"Lasciami spiegare Jim!"
"Tu me lo avevi promesso!"-ringhiò piombandole addosso e buttando via il vassoio sulla sua coperta con un grosso tonfo.
La ragazza era inchiodata,col fiato sospeso,tremante di paura.
"Ti siamo stati vicini,tu sei una egoista!Avrei potuto non vederti più,ti rendi conto?Lo sai quanto dolore avresti dato a tutti?Lo sai quanto ne avresti dato a me!Avevi detto niente stupidaggini,cosa ti sembra questa?"-le sue iridi sbarrate ed iniettate di sangue la scrutavano nel più profondo,il suo viso era rosso di rabbia e contorto.
James sembrava una bestia.
"Lo avevi promesso cazzo!"-sbatté violentemente il punto sul comodino d'ospedale pieno di furia,con le vene che ogni secondo gli si ingrossavano sempre di più nel collo.
Lei rimase muta,pietrificata.
Kirk era alla porta fermo,non avrebbe potuto fare nulla per fermare la rabbia del frontman,ed era in trepidazione.
Il biondo fece silenzio,si avvicinò a lei ansimante per le urla cacciate.
"Io e te abbiamo chiuso."-ringhiò a due centimetri dal viso di lei,abbandonando la stanza senza guardarsi indietro,senza ascoltare la flebile supplica di Connie.
"Hammett"-non lo aveva mai chiamato così-"Torna a casa come ti pare,prendo io la macchina se tu rimani da..questa."-rispose in tono così distaccato e freddo che al ricciolo vennero i brividi.
James si allontanò senza preoccuparsi di nulla,andandosene con fare prepotente e minaccioso per i corridoi,ma la realtà era tutt'altra.
E ad ogni passo sarebbe voluto tornare da lei,ma avrebbe perso tutto:non era debole e non si sarebbe più fatto mentire.
Era tempo di pensare a sé stesso,chiudere con le menzogne che tanto odiava.
Quello che non sapeva era che stava dicendo la più grossa allontanandosi da lei,fingendo di non soffrire,ma nemmeno le lacrime riuscirono a farglielo capire.

Kirk si era finalmente mosso,entrando lentamente nella stanza,sgusciando fino al lettino dove Connie era rannicchiata.
Le braccia le coprivano il viso,il senso di aver deluso una delle persone più importanti della sua vita la stava inseguendo di nuovo.
Lui si avvicinò con cautela accarezzandole piano la schiena incurvata.
"Ehi."-sussurrò sedendosi al suo fianco-"Vorrei sentirti dire che tutto va bene..ma so che non è così."-tirò un sospiro.
"Ho sbagliato tutto,in soli diciassette anni."
"Ssh,non dirlo nemmeno per scherzo.Connie,sai come è James,è sensibile più di quanto pensiamo e non vorrebbe mai perderti,ma ce l'ha con tutti e sta cambiando.."
"Ho tradito la sua fiducia,oltre che la tua.Se ne è andato pure lui adesso."
"Tu non mi hai tradito,io rimango con te.Lui tornerà,dagli il tempo di capirlo.Fai passare un po',ci sono io se mi vuoi."-la stringeva toccandole la testa con fare protettivo.
Sfiorò con le dita il bendaggio sui suoi polsi.
"Non riesco a capire come tu sia arrivata a farti così male,è triste saperlo."
"Ha ragione James,sono un'egoista,non l'ho fatto solo a me."
"No che non lo sei,la depressione è così.Lui lo capirà,come l'ho capito io."
"Dimmi che Lars e Jason non lo sanno ti prego."
"Tua mamma aveva chiamato solo noi due.Sono così felice di rivederti piccoletta."-abbracciò la ragazza fremente.
Le era mancata davvero quella pazza della sua amica,e non l'avrebbe lasciata per nulla al mondo.
E poi c'era quel senso di colpa..era anche grazie a lui stesso se era in quello stato. 
Si domandava se mai avrebbe avuto il coraggio di chiederle scusa,ma adesso non era il momento.
"Kirk..devo dirti una cosa.Ho bisogno che tu la tenga solo per te,e che tu mi stia vicino."
Gli occhi neri di lui la guardarono di sbieco aspettando che parlasse.
"Io..aspetto un bambino.Ed è di Lars."-disse tutto d'un fiato abbassando la testa.
Lui stava imbambolato come uno spaventa passeri dai lunghi ricci neri,di nuovo incapace di proferire parola.
"Si lo so,sono un guaio su due piedi."-mormorò mordendosi un labbro-"Non lo deve sapere nessuno,nemmeno James.Ammesso che io abbia di nuovo il coraggio di guardarlo negli occhi.."





Guidava come un pazzo per le strade di San Francisco sul suo pick-up,fregandosene di cartelli e limiti.
Senza meta percorreva l'asfalto guardando il percorso con gli occhi annebbiati.
Stringeva con forza il volante,premeva rabbioso l'acceleratore,sbandava accecato dalle lacrime.
Dopo l'ennesimo passante a cui aveva falciato la strada e che lo aveva maledetto,svoltò verso una strada isolata.
Lì accosto la macchina spegnendola. 
Lasciò andare la testa sulle sue mani,continuando a singhiozzare,come dalla parte opposta della città stava facendo Connie sulla spalla di Kirk.
Si pentì della rabbia che aveva scatenato su di lei,così fragile,ma alla fine anche lui non era molto diverso. 
Lui si nascondeva dietro i suoi sentimenti,era stanco di soffrire per gli altri.
Sfoggiava di nuovo la sua maschera impassibile di sicurezza e indifferenza.
Velocemente fece il meglio che poteva per asciugarsi gli occhi.
Prese da sotto il seggiolino una fedele bottiglia lasciata lì,sorseggiandone il liquido ambrato.
Forse non fisicamente ma anche lui era pieno di ferite,inflitte da tutti quelli che si erano dimostrati bugiardi nei suoi confronti,incapaci di mantenere un patto,una semplice parola.
Fin dall'infanzia aveva sofferto per questo,cominciando da suo padre.
Tutti lo avevano tradito,perfino sua madre,e Dio che se l'era portata via,assieme al suo amico.
A James non importava quello che la domenica sentiva,che gli angeli erano felici in paradiso,che sua madre sarebbe stata bene e che il suo corpo morto era solo una corazza.
James l'avrebbe voluta lì con sé,sotto il palco a vederlo incoronare il suo sogno.
E su quel palco avrebbe voluto Cliff,non quello strano ragazzino di campagna venuto fin lì dal Michigan.
La vita era una gran merda,ecco la verità.
Le lezioni di suo padre sulla vita felice accanto a Dio erano una delle ennesime menzogne.
Adesso avrebbe vissuto sul serio,secondo le sue regole,pensò mentre l'ultima goccia di whiskey scendeva per la sua gola.









Lucia's corner:
Eccomi gente :3
Siamo al capitolo due di questo sequel e come sempre spero nei vostri commenti,cattivi o buoni che siano!
Ho voluto mettere due momentini fra Connie e i suoi per menzionarli un po' e farli apparire un po' come nella realtà persone che hanno sempre supportato i sogni e le scelte dei loro figli.
Il patto citato da Jan da cui prende spunto Connie è quello che Cliff fece coi suoi genitori:disse loro che sarebbe diventato un musicista professionista in 4 anni mi pare,i suoi gli avrebbero dovuto dare vitto e alloggio e lui avrebbe fatto del suo meglio,rinunciando alla musica in caso di fallimento.Fatto sta che mantenne la parola nella metà del tempo!Ce la farà la sorellina invece ehehe?
Ho messo un po' di riflessione di James che da quel che lessi si sentì veramente in conflitto con dio e la vita dopo le varie perdite,nessun offesa alla religione è intesa tanto per chiarirsi,non si sa mai.
Bene lascio a voi dare un giudizio,io me ne vado cari,ci vediamo!
Gruß und Kuss!

Lux•

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Kirk entrò in casa quasi di soppiatto,il cielo si era oscurato volgendosi a sera.
Era rimasto l'intero pomeriggio da Connie,si erano messi a sedere piangendo,ma poi le risate avevano avuto la meglio.
Fece di tutto per farla ridere,per distrarsi lui stesso da quel casino.
Non si capacitava di come riuscisse ancora a mentirle spudoratamente,ma non era di certo quello il momento per lei di saperlo.
Un'altra preoccupazione non era quello di cui aveva bisogno lei adesso,soprattutto ora che era incinta.
Caspita,Kirk era rimasto scioccato a quella notizia,per non dire che si era sentito ancora più colpevole.
Quel segreto che si portava dietro lo stava facendo impazzire,ogni giorno di più.
Avrebbe dovuto smettere,e soprattutto dire tutto a Connie,ma non voleva ferirla ulteriormente,così era finito a fare il vigliacco.
Se solo non avesse bevuto così tanto,se solo..
La verità era che la colpa non era dell'alcool,ma dell'amore che alla fine aveva vinto sul suo buonsenso,sulla sua fedeltà di amico e sui suoi pregiudizi.
Sospirò pesantemente buttando il giubbotto sulla vecchia poltrona della Metallimansion.
Si sfilò le scarpe e si abbandonò sul divano.
La quiete del momento che Kirk stava cercando di apprezzare fu rotta dopo poco dallo scricchiolio delle scale.
La testa di Jason sbucò dal corridoio guardandosi intorno.
"Sei solo?"
"Sono tornato adesso,non so dove sia James.Lars è in casa?"
"È uscito mezz'oretta fa,è andato un po' a correre ha detto.Tu e James invece dove eravate?"
"In giro."-si limitò a rispondergli ricevendo un'occhiata incuriosita.
"Cos'è tutta questa segretezza?Lo so di essere il novellino ma non ci vuole un genio per capire che tu e James state nascondendo qualcosa di grosso,che rende triste te e rabbioso lui."
"Si è vero Jay,ma non sono affari tuoi,mi dispiace."-rispose fermo,quando in realtà stava sudando freddo per paura che Jason scoprisse cos'era accaduto all'ospedale.
"Ok,comunque non lo facevo per farmi gli affari vostri,volevo saperlo per aiutarvi,lo so che non siamo amici da molto ma..dovremo sopportarci per un bel po' no?"-sghignazzò il bassista-"Mi aiuterebbe anche a sentirmi un po' meno fuori posto,a te posso dirlo:io non voglio essere visto come un tappabuchi,il patetico rimpiazzo di Cliff peraltro non alla sua altezza.Io sono Jason,e ho dei sentimenti.Forse qui gli unici che l'hanno capito siete tu e Connie."-accennò un sorriso al pensiero della sua iniziale ostilità e del modo in cui poi si era aperta a lui-"A dire il vero lei lo ha capito solo quando sono andato a cena dai Burton,ma beh capisco di essere capitato in una situazione abbastanza delicata qui."
"Già,mi scuso Jason..siamo tutti scombussolati."
"Lo so,vorrei solo che James e Lars smettessero di chiamarmi 'finocchio' o di farmi tutti quegli scherzi decisamente pesanti."-furono distratti dal rumore del campanello-"Ehi hanno suonato,vado io?"
Kirk annuì,l'altro si diresse verso la porta.
"Siete voi!Lars,Jam..ehi!"-Jason venne spintonato in malo modo dal cantante,che visibilmente ubriaco si era liberato dalla presa del danese che lo stava sorreggendo.
Lars corse in cucina,tornando con del ghiaccio sullo zigomo.Il biondo si era seduto sul divano dalla parte opposta del moro,guardandolo come ne fosse schifato.
"Qualcuno mi potrebbe spiegare perché lui è sbronzo e tu hai un occhio nero?"-chiese il bassista ai due.
"Lo vorrei sapere pure io,l'ho trovato nel pick-up e siccome non voleva essere portato a casa io mi sono beccato un bel destro!"-gesticolò irritato Lars-"Kirk,saresti così gentile da spiegarci come mai siete partiti insieme e poi ritrovo lui a bere dentro la macchina da solo?Si può sapere dove cazzo eravate?"
Kirk poteva sentire le gocce di sudore scendergli sulla fronte,eppure stava rabbrividendo.
Il segreto di Connie era in pericolo,doveva trovare una scusa!
Subito!
"Diglielo,Hammett.Raccontagli cos'ha fatto la tua amichetta."-lo sfidò James.
"Sono affari miei e della mia ragazza,mi ha fatto le corna d'accordo?"-balbettò convincendo più sé stesso che gli altri.Scusa patetica.
"Tutto qui?E perché James è così irritabile e sbronzo?"-chiese Jason.
"Beh abbiamo litigato si,gli ho risposto male sul momento e mi tiene il muso."-disse nervoso.
Lars che era rimasto in disparte con un'espressione smorta ed assente dopo la spiegazione del chitarrista,scomparì in fretta dietro la cucina lasciando il bassista perplesso.La smorfia sghemba sul viso di Kirk si incurvò intristendo i suoi lineamenti.
Il moro sospirò,con quella stupida scusa aveva combinato un altro guaio.
Troppi segreti fra quelle mura,per fortuna James si era almeno risparmiato di dire la verità.
Era stata una giornata oltremodo emotiva,il ragazzo decise quindi di andarsene prima di cena un po' in camera sua,che divideva correntemente con Jason.
Salì le scale e chiuse la porta.Si buttò steso sul letto,con la testa affondata nel cuscino.
Aveva voglia,anzi,necessitava di un po' di tranquillità e aveva bisogno di perdersi un po',almeno nella stanza c'era silenzio,in quel momento.
Dal comodino prese il suo accendino e rubò dell'erba dalla scorta segreta di Cliff.
Si distese di nuovo cominciando a fumarla,aveva gli occhi rossi,ma non era il fumo.
Ripensò all'amico,a quando di nascosto si rinchiudevano in camera a sballarsi e vedere film horror all'insaputa di James.
Rise amaramente,adesso sul suo letto non c'era Cliff che con espressione attenta e con fare meticoloso piegava con cura cartine,né c'era la sua migliore amica o l'amico con cui aveva appena litigato,tantomeno ancora quella persona per lui così importante..che stava ferendo insieme a Connie.
Non ci poteva fare nulla,quell'essere era la sua droga,e come la droga il loro amore era nocivo,proibito,malsano.
Lo rendeva dipendente ad ogni bacio di più.
Avrebbe dovuto disintossicarsene prima che fosse stato troppo tardi,ma non era più in tempo.

D'un tratto la porta si aprì sbattendo forte.Barcollando entrò James,lo guardava ancora con astio e disprezzo.
"Bella la tua scusa."-lo prese in giro.
"Che vuoi?"
"Se ti rivedo con lei io.."
"Tu cosa?Che potere hai per vietarmi di vederla?Io voglio rimanerle accanto!Possibile che tu non capisca perché l'ha fatto?Ha capito di aver sbagliato James,ma tu così non la stai aiutando!Sei importante quanto me per lei!"-rispose sulla difensiva.
"Fa' come ti pare ma io non voglio più bugiardi attorno.Aveva promesso di non farsi male,invece cosa stavamo per trovare eh?Un bel cadavere con un cartellino all'alluce con su scritto 'Connie Burton',ecco cosa!".
Dietro il muro di quella camera,Jason rabbrividì,perse il filo del discorso rimanendo a quelle parole,smise di origliare tremando violentemente.
Strisciò dalla parete fino a sedersi sul pavimento,rannicchiato fra le gambe.Era veramente successo questo a Connie?
Si riprese solo quando la porta sbatté di nuovo,James era uscito.
Voleva risposte il giovane,ma pensò che sarebbe stato meglio lasciare Kirk un po' solo,così tornò in cucina preparandosi alla cena.Gli avrebbe parlato subito dopo.
A tavola stranamente nessuno fu di appetito,l'umore della giornata aveva influito su tutti:Kirk aveva messo in bocca si e no due foglie di insalata,James continuava a bere ininterrottamente sul divano,Lars era quasi sdraiato sul piatto e Jason aveva solo mangiato una fetta di pizza rimasta nel forno da epoche ignote.
All'ultimo menzionato,in qualità di 'pivellino',toccò come al solito pulire.Si affrettò a lavare i piatti fischiettando e cantando Under The Sun.

Well I don't want no preacher telling me about the god in the sky
No I don't want no one to tell me where I'm gonna go when I die.
I want to live my life,I don't want people telling me what to do.
I just believe in myself,'cause no one else is true.

Canticchiava il bassista riponendo via l'ultimo piatto.
"Newkid,dacci un taglio."-sentì un tonfo dietro di sé.
Il cantante ancora furioso aveva sbattuto lo sportello del frigo prendendosi una birra.
'Ci si deve mettere pure Ozzy a prendermi per il culo?'-pensò stappando la bottiglia.
Quelle parole sembravano fatte a pennello per lui,si era stancato della gente e di dio che imponevano leggi e doveri.
Non voleva nessuno a comandarlo o dirgli cosa fare,ma in realtà qualcuno,o meglio qualcosa,che lo stava sottomettendo c'era,l'alcool.
Il bassista tornato silenzioso,
approfittò per sgusciare in camera,dove entrando trovò Kirk rannicchiato in posizione fetale sul letto,sembrava molto giù.
Accorgendosi della presenza del compagno,il più grande si ricompose.
"Smettila di fingere,fai bene ad essere triste."-si avvicinò a lui-"Kirk,so tutto."
Subito il cambiamento in quelle iridi scure e nelle mani che si stringevano nervosamente fu notato dal bassista.
"Tutto cosa?"-deglutì rumorosamente il chitarrista.
"Dove è lei?"
"L..lei c..chi?"-si finse sbalordito.
"Ho bisogno di saperlo!Dov'è Connie?"-scosse con forza il ricciolo,intimidito dal cambiamento in Jason.
"Io..non posso dirtelo."-disse a voce bassa.
"Kirk,ero venuto su prima per assicurarmi che James non combinasse nulla e ho sentito tutto.So cosa le é successo!Ho bisogno di sapere come sta,di vederla!Te ne prego!"-la sua voce si lasciò ad una supplica abbandonando il tono dominante che poco prima aveva acquisito.
"Lei mi ha chiesto di non dirlo a te e Lars."
"Lui non ne saprà nulla da me ma io ormai ne sono a conoscenza!In che ospedale è?Ti prego,Kirk."-guardò negli occhi l'amico,il quale vide sul serio preoccupazione ed angoscia nel viso di Jason.
"Al Castro Valley Hospital.."-si arrese così messo alle strette.
"Grazie Kirk!Grazie!"-lo abbracciò lasciandolo di stucco e saltò verso l'armadio.
Tirò fuori alla rinfusa un felpone infilandoselo in fretta e furia.
"Non vorrai mica andarci ora,vero?".
Jason lo guardò alzando le spalle con indifferenza.
"Tu sei pazzo."
"Può darsi,sono pazzo del poco che so di lei."-rispose rovistando fra i suoi cd,cercando il diavolo sa cosa.
Ah eccolo!
Afferrò dal mucchio un album che aveva comprato proprio dopo la serata trascorsa dai Burton.
Era l'appena uscito 'Somewhere In Time' degli Iron Maiden,che come aveva scoperto era l'unico loro cd a mancare alla collezione di Connie.
Jason capitando in un negozio di dischi pensò di comprarlo per lei,avrebbe così avuto una scusa per ripresentarsi a casa sua.
Il ragazzo ignaro del passato di Connie,così in realtà vicino ed ancora una ferita aperta,pensò di avere qualche possibilità con quella lunatica ragazzina dalle mille sorprese che lo aveva come dire..stregato,ecco.
Era incredibile quanto le si fosse legato in poco più di una sera intera passata a chiacchierare,dopo aver rotto il ghiaccio e dopo che Connie ebbe abbandonato le ostilità.
"Lo sai vero che le visite non sono permesse a quest'ora?"
"Non ti preoccupare,troverò il modo."-poggiò una mano sul braccio dell'altro dandogli una pacca-"Coprimi con Lars e James ok?".
Il moro annuì rassegnato,era chiaro come l'acqua che qualcun altro si era preso una bella sbandata per la sua amica,come era chiaro che sarebbe stato respinto di buon grado.
'Speriamo bene..'-penso massaggiandosi le tempie pensierosamente mentre il rosso sfrecciava fuori di casa.
Ci volle un po' per arrivare all'ospedale,avendo fatto solo un pezzo col bus.
La macchina del ragazzo era ancora in Arizona,così si era diretto con l'ausilio di mezzi pubblici e dei suoi piedi per metà strada fra i viali di San Francisco.
Nessuno dei ragazzi gli avrebbe prestato la sua macchina,e la sua destinazione doveva rimanere più segreta possibile per non destare sospetto.
Arrivò in piena notte davanti all'edificio e si diresse subito dentro.Nonostante l'ora,c'era un viavai di infermiere e dottori,chi correva per le corsie e chi in pausa.
"Mi scusi,la camera della signorina Burton?"-chiese accostandosi al banco dell'accettazione.
"Oh,guardiamo subito."-disse la donna dietro la scrivania,cominciando a rovistare fra cartelle e fogli sparsi.
"Ecco qua,stanza 207,piano superiore."
Jason scattò subito verso le scale facendo due scalini alla volta,quasi travolgendo un dottore dallo sguardo torvo.
All'ingresso del reparto dove Connie si trovava venne bloccato da un'infermiera.
"Giovanotto,dove pensi di andare?" -lo riprese con la sua voce stridula e le mani sui fianchi per rafforzare la sua figura.
"Dovrei andare alla 207.."
"Ti sembra l'orario delle visite questo?" 
Lì accanto alle macchinette del caffè nella sala adiacente,Jason per sua fortuna riconobbe in un volto la sua salvezza.
Temeva già di poter essere rispedito a casa a calci da quella donnetta isterica,coi capelli a fungo,che gli si era parata davanti.
"Jason che ci fai qui?A quest'ora poi!"-domandò sorpresa Jan Burton avvicinandosi a lui e alla psicopatica.
"Volevo vederla..Kirk mi ha detto cos'è successo,o meglio,ho sentito per sbaglio che ne parlava con James.Come sta?"
"La situazione sta migliorando,diciamo..ero andata a prendermi un caffè per la nottata."
A quelle parole si innescò un'idea nella mente del bassista.
"Potrei darti il cambio io per stanotte."-chiese con fare un po' timido.L'infermiera scorbutica era ancora lì fissa.
Jan ci pensò su:se quel ragazzo si era diretto lì nel cuore della notte,era giusto ormai che vedesse sua figlia.
E poi pensò anche che,francamente,qualche ora di tanto agognato riposo almeno fino a mattina e nel suo letto non avrebbe guastato a nessuno,come le stava dicendo lui per convincerla.
"Si può fare signorina Stephanie?"-si rivolse cortesemente alla donna-fungo che ora scalpitava.
"I giovani d'oggi!Piombare a quest'ora in un ospedale!Ma si può sapere per cosa?Per fare le vostre porcherie eh?"-alzò le mani al cielo spazientita.
Jason nel frattempo aveva cambiato almeno quaranta tonalità di rosso.
"Fate come vi pare,io fra mezz'ora stacco.Ah questi giovani e il loro stupido amore.."-bofonchiava spazientita andandosene. 
Jason silenzioso seguì la signora Burton.
"Simpatica eh?Le altre infermiere dicono che si comporti così perché il marito la lasciò all'altare quando aveva circa vent'anni!E poi è diventata questa zitella in esaurimento nervoso.Pensa tu che ieri fece scappare il mio Ray..ci siamo,è questa qua."
Aprì una porta entrando in una stanzetta dai toni blu/verde acqua e pareti bianche. 
Jan prese dall'armadietto le sue cose e fece posare al giovane il giubbotto.
"Si è addormentata un'oretta fa,di solito le medicine la fanno dormire sodo.Cerca di non farla sbroccare o di farle prendere un colpo quando si sveglia,tornerò in mattina presto."
"Tranquilla,farò finta di non sapere perché è qui.Le farò solo compagnia se vorrà."
"Sei davvero un caro ragazzo."-'Se solo ti avesse incontrato prima..al posto di Lars..'-"Ci vediamo presto."-Jan uscì in punta di piedi chiudendo piano la porta.


Il ragazzo si trovò immerso nella quiete della stanza,dove solo il respiro di Connie si sentiva quasi impercettibilmente.
Lei era stesa sul lettino,si avvicinò e si sedette sulla poltroncina vicina,dal cui lato era rivolto il viso di lei:aveva un'espressione tranquilla,indifesa,fece sorridere Jason puerilmente.
Osservò gli occhi chiusi fra le ciglia lunghe,le labbra socchiuse.
Posò il regalo che aveva con sé sul comodino accanto e tornò subito con lo sguardo verso di lei e la sua criniera rossa sparsa in morbide onde sul cuscino.
Si sentì pateticamente romantico,perdutamente perso.
Avrebbe giurato di non poterle staccare gli occhi di dosso.
Non si trattenne dall'accarezzarle una mano,che sbucava bianca dalle lenzuola.
Lei si mosse di poco e lui ebbe un sussulto credendo di averla svegliata.
Sussultò di nuovo quando la sua mano venne catturata da quella più piccola di lei.Le labbra di Connie a quel contatto si erano incurvate in un sorriso appena accennato,Jason si sentì leggero,finché il suo occhio non cadde sulla stessa cosa che colpì quello di Kirk,le bende attorno ai quei polsi.
Fu automatico per lui stringerle la mano più forte,timoroso al pensiero della morte,che aleggiava ancora sulla famiglia Burton e sui Metallica.
Quella ragazza era un enigma,sembrava così vitale eppure..nascondeva un sacco di segreti.
E Jason sottovalutava quanti fossero,se avesse saputo che proprio uno di questi era ben nascosto nella pancia di Connie che sotto le coperte si abbassava e si alzava ritmicamente,probabilmente avrebbe subito mollato l'osso con lei.
Magari avrebbe dovuto perdere interesse anche dopo aver saputo cosa le era successo,dopo tutto,non tutti vorrebbero una ragazza così problematica no?
Ed invece era lì,fermo su una scomoda seggiolina,nel buio pesto della notte,in un ospedale che sapeva di disinfettante e sangue,solo per starle vicino.
Non si capacitava nemmeno lui di quella strana sensazione,di quell'infatuazione così forte per quella quasi-estranea tecnicamente,ma se vogliamo essere sinceri,a Jason non importava il motivo.
Tutto quel guazzabuglio di emozioni che sentiva sconvolgergli lo stomaco non gli dispiaceva affatto.Connie invece se si fosse trovata a commentare i pensieri di Jason,non si sarebbe certamente trovata d'accordo con lui.
Sembrava un po' la storia della volpe e l'uva,lei si stava convincendo di non volere quel dannato danese,che anche in quel momento la stava tormentando in sogno,solo perché l'aveva ferita e cacciata via.
L'amore per lei era una gran cagata insomma,anche se non molto prima la pensava differentemente.
E ci sarebbe voluto per fargli capire il contrario!
Rimase sveglio accanto a lei,contemplandola fin quando un raggio di sole insolente si intrufolò fra le tapparelle ed andò a finirle sugli occhi.
Connie arricciò il naso contrariata e si mosse pigramente nel letto,sbadigliando.
I suoi occhi si aprirono lentamente,rimanendo socchiusi.
"Giorno ma'."-mormorò con voce ancora assonnata,facendo un altro sbadiglio.
Jason rise lievemente dell'equivoco,attirando l'attenzione di Connie.Si girò sorpresa nella sua direzione.
"Cosa ci fai qui?"-chiese allibita.
"Eehm..ho saputo che ti sei sentita male e sono passato di qui,tua madre era stanca così le ho dato il cambio..stai meglio adesso?"
"S..si,nulla di che..problemi nervosi dovuti alla cosa di mio fratello..insomma sai no.Solo un malore."-finse un sorriso sperando che se la fosse bevuta.
Lui si finse ingenuo anche se conosceva la verità.
Un silenzio imbarazzante calò nella stanza.
Il bassista si guardava impaziente le mani,Connie fissava un punto imprecisato della parete.
Si sentivano solo le dita del ragazzo che ora tamburellavano su un bracciolo della poltroncina,ed in sottofondo i passi delle infermiere che effettuavano i primi controlli mattutini. 
La rossa,sbalordita di trovarlo lì,si finse del tutto indifferente.Stringeva nervosamente un lembo di lenzuolo,aggiustandosi il suo bozzolo di coperte tiepide e per nulla intenzionata ad una conversazione.
Non sapeva decidere se la visita di Jason le facesse piacere oppure no.
Conosceva ormai le intenzioni di lui e quella sera a casa sua stava per baciarla,la cosa non le andava a genio e si sa che non era colpa di lui,che era pure un bel ragazzo e simpatico da quello che aveva imparato la stessa sera.
Però dall'altra parte tutte quelle attenzioni la facevano sentire speciale.
Il ragazzo si rianimò e mise fine alla quiete.
"So che magari la mia presenza non è gradita ma l'ho fatto perché volevo accertarmi che tu stessi meglio.In più tua madr.."
"Si può sapere chi ti ha detto che ero qui?"-chiese senza nemmeno guardarlo,con voce stizzita.
"Kirk..ma non è come pensi.Sono stato io a chiederglielo dopo che ho sentito che ne parlava di nascosto con James."
Connie abbassò lo sguardo ed il tono di voce,adesso sembrava malinconico.
"E James..come sta?"
"Ieri sera era conciato molto male,sembrava distrutto,non so perché..ho pensato avesse litigato con te oltre che con Kirk.Erano tutti strani ieri.Pure Lars."
Jason a quel nome vide ancora un netto cambiamento nel viso della ragazza.
"Non ti preoccupare,non sa nulla.Stai tranquilla Connie."-la rassicurò,prendendole nuovamente una mano.
Lei la liberò in modo brusco e di nuovo fu tangibile il disagio del ragazzo.
Le sue attenzioni sincere venivano adesso rifiutate in malo modo da Connie,ormai confusa.
Non la incolpò per quei modi nemmeno in quel momento,e provò a catturare la sua benevolenza un'altra volta.
Si schiarì la voce.
"Ti ho portato un regalo."-le disse timidamente porgendole il vinile.
"Ho pensato che tu non fossi una tipa da fiori..questo invece l'avevo comprato nella speranza di rivederti.Mi dispiace di non averlo incartato."
Si mordicchiò il pollice in ansia,mentre l'espressione di lei subiva un altro cambiamento,addolcendosi.
"Ti sei ricordato?"-alzò la testa per cercare lo sguardo del ragazzo.Lui annuì felice.
"Non so che dirti se non grazie."-gli accennò un sorriso radioso sebbene sommesso,che si rifletté sul viso di Jason.
Ammirò a testa china i testi di uno dei suoi gruppi preferiti,imbarazzata nei confronti di lui,per come l'aveva ingiustamente trattato.
Purtroppo pensò anche che quello era il suo carattere,diventato ancora più diffidente e schivo contro un povero ragazzo che non aveva colpe.
Lars non aveva mai avuto simili accortezze e pensieri per lei e probabilmente se non fosse stato perché girava sempre con le loro magliette,non avrebbe nemmeno saputo quali erano i gruppi preferiti di Connie.
"Jason io mi sento in imbarazzo..cioè perché sei venuto qui per me,pure con un regalo?C'è qualcos'altro vero?"-guardò fissa negli occhi di chi gli stava davanti.
"In effetti..non saprei bene come definirlo."-assentì impacciato.
"Già,è un po' presto per saltare alle conclusioni..infondo ci conosciamo da poco."
"C'è qualcosa in te però che mi attira a scoprire di più."
"Credimi,non troveresti niente di bello."-lo canzonò lei.
"Non ci credo.Ed è per questo che io insomma.."-si toccò la gola,come se si sentisse soffocare.
Deglutì rumorosamente.
"Si io vorrei uscire con te ecco."-si liberò del peso sputando fuori queste parole.
Connie strabuzzò gli occhi,ed assunse una faccia come dire 'lo sapevo'.
Il ragazzo la stava guardando speranzoso,in preda all'agitazione.
"Jason io.."
Con solo quell'indugio,la luce abbandonò i suoi occhi.
Sembrava un cane bastonato adesso.
"Ok capito..hai già un ragazzo,non è vero?"
"S..si..Volevo dire..no.Ma questo.."
"Non si può piacere a tutti."-sorrise avvilito.
"Tu sei davvero un bel ragazzo Jason!Sei pure un musicista..hai bei occhi e bel fisico..e sei molto dolce.Lo sei stato molto con me."-gli prese una mano.
"Mi scoccia ammetterlo ma non è stato per niente male tenerti per mano tutta la notte."-fece un risolino strizzandogli un braccio.
"Ma allora perché non vuoi uscire con me,se mi reputi tanto buono e bello?"-chiese dispiaciuto.
Ora non sapeva veramente che carta giocare,che cosa gli avrebbe potuto dire?
"Vedi Jason..tu hai tutto questo ma i miei gusti sono un po' differenti..non so spiegarti bene..io..ehm.."
"Tu?"-chiese curioso.
"Ti potrebbe sembrare strano..ma io..ecco io preferisco le ragazze."-disse di filata l'ennesima bugia a quel povero ragazzo,che adesso stava a bocca aperta,sbigottito da quella dichiarazione.
"Ah."
"Mi dispiace davvero.."-si morse un labbro guardando la faccia sconsolata del bassista.Rimase zitto per un po'.
"Fa niente.Possiamo comunque essere amici no?"
"Beh se a te va bene."
Si sorrisero alla fine,e non si capiva chi dei due era rimasto peggio,se Jason che aveva ricevuto un due di picche colossale o Connie che se ne era venuta fuori con quella balla demenziale.
Troncò il discorso l'arrivo della psicopatica-infermiera,che appena arrivata fulminò Il giovane.
"Carissimo,ti leveresti gentilmente dai piedi o vuoi assistere anche ora la tua fidanzatina?"-domandò sarcastica.
"Non siamo fidanzati!"-risposero in coro i due,ridendo.
"Io esco,tra poco dovrebbe pure arrivare Jan.Ci vediamo Connie."-disse il ragazzo mentre la donna tirava fuori l'occorrente per le medicazioni.
"Va bene,grazie di tutto e a presto Jay."-lo congedò lei mimandogli un bacio.
Dopo un po',finito il cambio delle bende,uscì l'infermiera Stephanie.
Si diresse per il corridoio spingendo il carrello dei medicinali e trovò su una seggiola quel ragazzo,che se ne stava con una faccia avvilita a guardare il caffè che aveva fra le mani.
Gli si avvicinò.
"Oh caro,che ha fatto quella ragazza per farti intristire?"-disse con tono apprensivo,facendo confermare a Jason il cambiamento di personalità della donna.
"Nulla in particolare a dire il vero..è solo che.."
"Ti ha dato buca eh?"
"Già,un bidone bello grosso."-sospirò.
Stephanie lo prese per un braccio,accarezzandogli una spalla.
"Sai,si sbaglia di grosso quella.Come si fa dico io a rifiutare..così tanto ben di dio.."-tentò di parlare con voce suadente al suo orecchio,spostando la mano per tutto il suo braccio.
Jason la squadrò,era cozza e nana.
Inorridito da quella mano morta cercò di venirsene con un modo per battersela a gambe levate.
"Ma come vola il tempo!Devo farmi trovare a casa dei ragazzi per le prove!Arrivederla eh!"-si finse dispiaciuto salutandola con un cenno della mano mentre schizzava verso le scale.
Sotto gli occhi sorpresi della gente fece di corsa tutte le scale ed uscì dall'ospedale di fretta.
Adesso capiva perché Ray Burton era scappato!
Fuori dal parcheggio gettò un'ultima occhiata verso le finestre,cercando quella di Connie,e pensò a quanto stesse invidiando in quel momento qualsiasi ragazza.
La rossa dall'altra parte del vetro era ancora intenta a studiare le parole di Steve Harris,quando si sorprese di trovare un titolo sottolineato.
Era la quarta traccia,si chiamava Heaven Can Wait.
Il paradiso può attendere.
E in quel momento capì che Jason non era così stupido come sembrava.




Lucia's corner:
Ehilà bellezze!Siete ancora qui vero?
Scusatemi il gigantesco ritardo ma ho avuto un sacco di problemini,fra cui una mano impossibilitata a scrivere,in più la scuola uccide..ma beh Connie è di nuovo qua se vi può interessare!
In caso abbiate bisogno di chiarimenti ve ne darò,ad esempio l'ultima frase se non fosse chiara.
Semplicemente era una cosa per sottolineare che Jason è corrente del fatto che quello di Connie non era solo un 'malore' ma ben altro,così non ne parla con lei per non farglielo pesare ma sottolinea il ittiolo della canzone per darle un piccolo messaggio :)
Era solo una mia trovata strana,non vi preoccupate ahahah.
Bene quindi aspetto i vostri responsi e mi accingo a ringraziare le mie Marika,Chiara,Martina,Sara e Letizia (se mai passaste di qui lol) e chiunque legga insomma :3 Grazie per aver dedicato il vostro tempo alla mia storia e spero continuerete!
E ULTIMA MA NON MENO IMPORTANTE..un bacione alla mia 'zia Vale',tanto importante nella 'revisione' dei capitoli ed a darmi molte dritte!
Vi lascio augurandovi una buona pasqua cari.
Lux•

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Connie fu di nuovo a casa,dopo più di due strazianti settimane d'ospedale.
L'atmosfera dell'ospedale era ancora in lei,insieme all'odore di disinfettante che continuava a nausearla,finalmente però era stata dimessa.
Certo,avrebbe dovuto fare ancora mille controlli,specialmente per il bambino,e il colloquio con lo psicologo l'aveva all'inizio innervosita molto:ok,era cosciente di aver fatto una cazzata con la C maiuscola ma non era così pazza da poter pensare di sbarazzarsi di ciò che aveva in grembo.
No,questo non l'avrebbe mai fatto.
Era depressa,come aveva detto lo strizzacervelli,ma si sarebbe sottoposta a qualsiasi trattamento pur di guarire.
"Ben tornata a casa piccola."-l'abbracciò Ray una volta in casa,finalmente senza tutte quelle flebo a intralciarli.
Pensando a quanto le fosse mancato in quei giorni il contatto coi suoi genitori si chiese se mai lei sarebbe stata in grado di donare lo stesso amore.
Sciogliendosi dalla presa del padre si accorse di una palla di pelo nero che le si stava strusciando contro le gambe per reclamare la sua attenzione.
Si chinò verso un musetto appuntito che rumorosamente stava facendo le fusa e cominciò in ginocchio a grattare la schiena dell'animale,il quale si stava inarcando pigramente.
"Ozzy!"-chiamò il micio che le balzò sulle gambe.
Connie lo guardò meglio negli occhi lucenti,quasi gialli.
Lo avevano trovato in estate vicino al ranch lei e Cliff.
Un piccolo gattino spelacchiato che miagolava in un modo così strano da ricordare ai due ragazzi la voce di Osbourne,così era finito per prenderne il nome.
"Tesoro?"-la richiamò Jan.
"Mh?"
"Nulla,ti avevo chiamato due volte."
"Scusa mamma,stavo pensando."
"Pensi troppo,lo dice anche il dottore.Adesso che sei a casa voglio che tu ti svaghi un po' e soprattutto che tu ti riposi,non sei ancora pronta per tornare a scuola."
"Ho un po' di sonno in effetti,penso che andrò in camera.Chiamami per cena,dopo passa Kirk."
"Partono domani?"
"Già,Giappone."
La donna sospirò,Connie le passò subito una mano fra i capelli stringendosela al petto.
"Mi sembra così strano non dover impazzire per fare la valigia a tuo fratello per partire..e poi apparecchiare solo per tre..non sentire il suo basso per tutto il pomeriggio."
L'altra parte di Jan Burton ovvero la mamma con quell'enorme vuoto nel cuore,prevalse in quell'attimo sulla donna forte che per giorni era stata sorridente al fianco della figlia in convalescenza.
"Presto saremo di nuovo in quattro mamma.Ed avremo di nuovo di che sorridere."
"Perché non chiami Kirk qui per cena?Posso telefonargli io se hai paura che rispondano gli altri."-chiese soffiandosi il naso.
Annuì e posò un bacio sulla tempia della madre,salendo poi le scale verso il piano superiore.
Ritrovarsi nella camera del fratello,ormai sua,la rassicurò.
Notò ai piedi del letto un borsone di pelle marrone e senza esitazione lo identificò.
Vi era attaccata una targhetta.
'Clifford Lee Burton,personliga tillhörigheter.Polisstation i Ljungby,Sverige.'.
Era svedese ma riconobbe troppo bene la parola 'polis',polizia.
Dovevano essere gli effetti personali,finalmente arrivati dalla Svezia.
Prese in mano il cartellino rabbrividendo.
Le ricordava l'obitorio,il freddo di quel luogo le penetrò nelle ossa.Il ricordo di quel corpo bianco,sporco di sangue,stravolto e gelato,si fece spazio prepotentemente nella sua memoria.
Svedese,parlano solo quello,non capisco.Non c'è nulla da capire ormai,quello che basta sapere è che nessuno mi ridarà mai indietro lui.Non ce la faccio a staccargli gli occhi di dosso,mi hanno lasciata qui con lui.Gli stringo una mano,è gelido.Dio mio..dovranno fargli l'autopsia..no,non voglio pensarlo.Cliff,perché tu?Non potevo essere io?Che ne sarà di me?

Aprì la borsa e ne estrasse un fascicolo.C'erano i documenti di Cliff ed il suo passaporto,insieme al referto degli esami dell'autopsia.
Compressio thoracis cum contusio pulm.Il verdetto della nera mietitrice.
Posò sul letto il fascio di carte e continuò a rovistare.
Una catenina,la catenina che aveva comprato per Corinne.Povera ragazza..
Indugiò sul da farsi,decise che sarebbe stato giusto farla avere a lei,l'ultimo regalo del suo fidanzato.

"Stiamo cercando casa insieme.." 
"Ma è bellissimo!C'è anche una stanza in più per un bambino magari?" "Non ora di sicuro,ma..si.Un giorno magari." Ricordo il suo sorriso mentre me lo stava dicendo e,ironia della sorte,quel piccolo non nascerà mai. "Infondo io e Corinne siamo ancora ragazzi no?".Già,io sono quasi una bambina in confronto a voi,e guarda un po' a chi è toccato.


Ripose la collana accanto ai fogli e frugò ancora più a fondo trovando gli anelli,due teschi.
Cliff li aveva comprati in quello strepitoso negozio a Londra,il Great Frog.Connie invece aveva comprato una collana con un lupo,il suo animale preferito.
Pulì un po' i due gioielli con un angolo della camicia che stava indossando e li infilò all'anulare e medio sinistri.
Tirò fuori anche qualche vestito dalla sacca,il gilet a quadri che aveva addosso il giorno prima che..
Lo annusò,cercando disperatamente il suo odore.
Erba,fumo,birra,sudore forse.
Poco importava,era lì e poteva respirarlo a pieni polmoni.
Sarebbe svanito presto.
Si asciugò con il dorso della mano gli occhi,ripensò alle parole del dottore.

"Ho bisogno della sua collaborazione,signorina Burton.La ritenga una semplice conversazione."
Certo,come se ti fregasse qualcosa di quello che penso.Che faccia falsa.
"Noto bene che non le faccio una buona impressione,ma non è questo l'importante adesso,io sono solo lo 'strizzacervelli'.Piuttosto,che sentimenti prova verso sé stessa?"
"Rabbia,delusione,pena,odio.All'inizio,adesso non più."
"Ne è sicura?Non è certo guarita Connie.Si,lei è malata.Soffre di depressione,dovuta al trauma della perdita di suo fratello,anche se non sono sicuro sia stata l'unica esperienza negativa che l'ha spinta a questo gesto.Non è vero?Non voleva forse sbarazzarsi di qualcosa?"
Mi alzo di scatto.Il pezzo di merda mi sta guardando dagli occhiali inclinati con l'aria di chi sa tutto.
Non sa un cazzo invece.
"So dove vorrebbe andare a parare,ma mi dispiace.Mio figlio è la salvezza,non la causa.Si dà il caso che io non sapessi di essere incinta quando è successo..tutto."
Cerco di calmarmi,mi rimane difficile però.
"Ciò mi spiegherebbe la sua ripresa veloce e la sua volontà a guarire,devo comunque metterla al corrente che ci saranno duri controlli su di lei.Oltretutto,lei è minorenne."
"Quando nascerà sarò già diciottenne."
"Dovrà tenere un colloquio con me una volta alla settimana e sottoporsi ad esami costanti per monitorare lo sviluppo del feto e assicurarci che non assuma sostanze."
"Lei forse non ha capito,io ho chiuso con tutto quello che è successo prima di quella cosa.Ho fumato qualche canna con mio fratello in passato,ho bevuto quando ero giù e fra amici.Adesso ho una responsabilità."
"Così la voglio sentir parlare.Vorrei che tenesse una specie di diario per me,dove voglio che annoti i suoi sentimenti nell'arco della giornata e i suoi pensieri e ricordi più frequenti.È per seguirla meglio,si fidi non siamo poi così cattivi come pensa noi specialisti.Buon ritorno a casa,Connie."
Mi fa cenno di alzarmi e mi stringe la mano,quasi non ci credo che sto tornando alla normalità.
"E mi scusi un secondo ancora-mi giro rimanendo con la mano sulla maniglia della porta-sappia che da quello che ha detto e dimostrato,ha già fatto un grande passo avanti.Si ricordi che io non sono suo nemico,sono qui per aiutarla a venirne fuori.Lei sta già facendo metà lavoro per l'impegno e il recupero che ha mostrato in queste due settimane."
Forse dovevo ricredermi sul dottor McMangan,non era poi la prima volta che mi sbagliavo sul conto di qualcuno.


Era ancora presto perché la cena fosse pronta,così decise di mettersi ad ascoltare almeno qualche traccia del disco che Jason le aveva regalato.
Prese l'Lp per metterlo nel lettore,si accorse che ancora dentro ne aveva lasciato un altro.
Lo tirò fuori,riponendolo nella sua custodia e si soffermò a leggere delle scritte.
Nella copertina 'Master Of Puppets' era scritto sull'immagine di un cimitero,in cima regnava il nome Metallica.
Nel retro i titoli delle canzoni,la foto di quattro ragazzi sorridenti.
In una scrittura decisa,accanto ad un teschietto stilizzato lesse:

       La prima copia del nostro strafighissimo album da paura va alla nostra Carotina!Metal Up Your Ass!!
               Jaymz


Poco più sotto con una calligrafia lievemente femminea ma sempre disordinata ai suoi occhi:

Un altro album con cui disturbare i vicini!Imparati quei riff,ti aspetto al prossimo duello!(Tanto sai che ti straccio!)
                                                                                                                           Hamster xx

Rise al ricordo dei duelli di chitarra che Kirk spesso le lanciava,stupide competizioni che Connie finiva sempre per perdere!
Più in basso riconobbe le parole di Lars,poche e stupide in danese.Lo aveva pregato a lungo di insegnarle qualche parola e tutto quello che sapeva era:

Rødgrød med fløde,du prøver at sige det!Jeg er den bedste trommerslager! 
                         Lars


In pratica la stava ancora sfidando a pronunciare uno stupido scioglilingua dalla pronuncia assurda che in realtà non era altro che il nome di un dolce,e poi il solito Lars aveva scritto di essere il miglior batterista,bah.
Gli occhi di lei seguirono le ultime parole su quel vinile,riconoscendo subito il pugno curato e mascolino da cui trapelava la dolcezza di un fratello maggiore.

Alla mia piccola,la mia più grande fan.Ti voglio bene sorellina.
                                                          Clifford


Adesso basta ricordi,lo aveva detto il dottore.
Per oggi può bastare.
Proprio in quel momento senti dal piano di sotto il suono del campanello ed abbandonò il disco sul letto per andare ad aprire.
Una volta alla porta fu sommersa dall'abbraccio dell'amico.
"Ehi piano Kirk!Mi hanno appena dimesso,se continui così mi soffochi! "-rise lei inspirando il profumo fresco di quella pelle ambrata che sfatava il mito del metallaro puzzolente.
"Vieni,penso sia in tavola."-disse guidandolo fino alla sala.
Quando i Burton e il ragazzo si sedettero attorno alla tavola,regnò per minuti un silenzio strano.Tutti avvertivano le differenze,non era la prima volta che Kirk si fermava per cenare,ma in quelle circostanze tutto era diverso e sembra inutile rimarcarlo per l'ennesima volta.
Eppure era così,la morte si supera,ma non si accetta mai fino in fondo.
"Come vanno le cose nella band adesso,Kirk?"-chiese Ray timidamente al ragazzo che stava infilzando un'innocente carota con la forchetta.
"Ci stiamo tirando su..domani partiamo e poi dopo il Giappone gireremo States e Canada,ci fermiamo solo per le vacanze di Natale."
"È il primo concerto con Jason?"-chiese Jan.
"Qualche giorno fa ne abbiamo fatto uno in verità."
"Si trova bene con voi?Con noi è stato così gentile."
"È ok-Non riempie il vuoto però..-Lars e James devono ancora capirlo..ne stanno combinando di tutti i colori per fargli dispetti e scherzi,il bello è che ci cade sempre!James l'ha preso veramente di mira,oltretutto è diventato per tutti difficile comunicare con lui.Si sta chiudendo sempre più."-sospirò profondamente e lanciò un'occhiata al suo fianco,vedendo la testa di Connie abbassarsi sommessa.
Subito le prese la mano accarezzandone il dorso col pollice.
"Si aggiusterà tutto."
La ragazza aveva spostato la sedia accingendo ad alzarsi,ma il ricciolo la tirò indietro.
"Ti lamenti del cibo dell'ospedale e poi non mangi?Guarda che devi mangiare per due,non ti lascio alzare finché non finisci."-la guardò con uno sguardo divertito e allo stesso tempo di rimprovero.
"Da quando ho due mamme?"
"Connie,Kirk ha ragione.Te l'hanno detto anche all'osped.."-l'uomo venne bloccato dalla figlia.
"Papà,lo so.È solo che con James ho mandato tutto a puttane.Ultimamente sembra essere la cosa che mi riesce meglio."-gettò gli occhi al cielo e sibilò un commento tagliente ed acido senza pensarci-"Non che a Lars riesca male.".
A quelle parole il chitarrista sentì come una stilettata di rimorsi fiorirgli dal petto,e non poté fare a meno che maledirsi dentro di sé per quel macigno che portava nascosto dentro.

 

Lucia's Corner:

Ehilà cari!Ce l'ho fatta a tornare finalmente *balletto della vittoria*!
Eccovi qua il capitolo,un po' più cortino e beh palloso dato che è solo di passaggio e in pratica è un rimuginare continuo ma serviva così.
Ero un po' bloccata per questo pezzo quindi non ho fatto un granché,mi farò perdonare magari in seguito (spero).
Voglio dare il via ad un piccolo contest fra voi,se mai vi interessi:
Apro ufficialmente le scommesse sul sesso del bambino e sul nome!(Può sembrare un'idea stupida ma vorrei tanto coinvolgervi xD)
Se avete idee in proposito lasciatemele in una recensione magari,perché avrei il nome da quando ho cominciato la storia,ma non ne sono più pienamente sicura e vorrei un aiutino!
Sparate pure quindi le vostre supposizioni e i vostri consigli!
Martina,Chiara,Marika (se ci sei)..indovinate da dove ho preso McMangan HAHAHAHAHAHAHA.
Vale,di nuovo grazie per i tuoi costanti e preziosissimi aiuti,e beh grazie anche alle tre sopra citate e a voi lettori ;)
Vi lascio per il momento,spero di tornare prima ma non prometto!
Masser af kys!
Lux•

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