What a super man! - I

di SylviaGreen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo indice. ***
Capitolo 2: *** Jonathan, è solo un bambino piccolo! ***



Capitolo 1
*** Capitolo indice. ***


 
Capitolo indice.
 

A tutti quelli che non mi conoscono, che mi conoscono, che mi leggono, che mi odiano e che mi amano, salve!
Ho appena scoperto i film dei supereroi e me ne sono letteralmente innamorata, quindi … ecco una piccola ideuzza che mi frullava in testa, che ora sto per rendere realtà.

Consiste in questo: una raccolta di drabbles, flashfics e one-shot sul padre di tutti i film dei supereroi, che parla dell’eroe per eccellenza: Superman!
Questa raccolta in particolare si concentra su Superman: the Movie, ma ho intenzione di proseguire anche per tutti gli altri film; al momento, però, mi concentro sul primo e, in particolare, sui momenti del film che preferisco e che mi fanno sognare di più: quelli in cui lui utilizza i suoi poteri sbalorditivi per salvare qualcuno o per mettersi in mostra.

La frase del titolo è ovviamente presa dal film, nella scena in cui Lois Lane, dopo aver passato la notte con Superman, alla fine dice tra sé «Che uomo super!» («What a super man!») e poi le viene in mente il suo nome adatto. Ho preferito mantenerla in inglese perché così, ovviamente, rende meglio il gioco di parole.
 
Dunque dunque, la strutturazione di questa raccolta ce l’ho già bene in mente.
Conterrà quindici storie:
  • 13 drabbles, flashfics e brevi one-shot sui diversi momenti in cui Superman utilizza i suoi poteri sbalorditivi, dal punto di vista di chi lo guarda.
  • 2 drabbles e flashfics dal punto di vista di Superman: entrambe contengono momenti in cui Superman fallisce in qualcosa, seguite dal momento in cui riesce a riparare al suo errore, e riguardano Lois Lane.
 
Questa raccolta sarà inoltre estremamente legata al film Superman: the Movie, di cui mi sono innamorata:
  • Le quindici storie seguono l’ordine cronologico degli avvenimenti nel film a cui si riferiscono.
  • Ogni storia avrà come titolo una citazione in italiano dal film, che verrà anche citata nella storia.
  • Gli avvenimenti narrati sono esattamente quelli del film, con qualche Missing Moments di contestualizzazione inventato da me.
  • Sono rispettate tutte le coppie canon.
 
Il rating in generale è verde, dato che non mi sembra ci siano né scene di violenza né di sesso, e ogni storia avrà degli avvertimenti a sé, elencati qui sotto e poi denominati subito prima della storia.
 
Le storie saranno aggiunte al capitolo indice man mano che le scriverò: anche se so già che cosa scrivere, non le ho ancora effettivamente scritte e quindi non vorrei rivelare la sorpresa. Non mi aspetto molti lettori, dato che la sezione dei film di Superman non c’è e quindi ho dovuto pubblicare questa fanfiction nella sezione altro, raramente visitata … in ogni caso, se qualcuno leggesse e avesse voglia di scrivere una recensione, mi renderebbe molto felice!
 
E niente, ho finito con l’introduzione.
Grazie mille a chi mi leggerà e ci vediamo nei prossimi capitoli!
 
 
#01. Jonathan … è solo un bambino piccolo!
I coniugi Kent hanno appena visto mandare in rotoli un importante affare, e stanno guidando sconsolati l’automobile per tornare a Smallville quando succede l’incredibile: un piccolo meteorite infuocato si schianta nella campagna vicino a loro, mancandoli di pochissimo …
Avvertimenti specifici: coppia Het Jonathan Kent/Martha Kent, one-shot di mille e cinquecento parole circa, missing moments.

 

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Capitolo 2
*** Jonathan, è solo un bambino piccolo! ***


 
Jonathan, è solo un bambino piccolo!
 


#01: Jonathan prese lo straccio che Martha gli passava e fissò sconsolato la ruota forata: non credeva possibile che tante sventure potessero capitale a due sole persone in un unico giorno.

I coniugi Kent hanno appena visto mandare in rotoli un importante affare, e stanno guidando sconsolati l’automobile per tornare a Smallville quando succede l’incredibile: un piccolo meteorite infuocato si schianta nella campagna vicino a loro, mancandoli di pochissimo …

Avvertimenti particolari: Coppia Het Jonathan Kent/Martha Kent, one-shot di mille e cinquecento parole circa, missing moments.


 

Jonathan prese lo straccio che Martha gli passava e fissò sconsolato la ruota forata: non credeva possibile che tante sventure potessero capitare a due sole persone in un unico giorno. E pensare che era tutto iniziato così bene!
Quella mattina erano usciti da casa alle prime luci dell’alba, felici e pieni di speranza nonostante si fossero svegliati con le loro galline: erano quasi certi di poter soddisfare alla perfezione le aspettative di un uomo che li aveva contattati il giorno precedente cercando qualcuno che potesse vendergli del buon latte, che lui poi avrebbe rivenduto a Kansas City; e prospettavano per loro un discreto guadagno. Il viaggio fino alla residenza del rivenditore era durato sei lunghissime ore di afa in macchina, che loro avevano stoicamente affrontato, e, quando erano arrivati stremati a destinazione, davano ormai per scontato di concludere un buon affare in una mezz’oretta, per poi poter tornare di corsa a casa per non rischiare un colpo di calore.
Purtroppo per loro, il latte su cui avevano fatto tanto affidamento si era inacidito durante il viaggio, e quindi avevano dovuto, un’ora dopo, rimettersi in macchina a mani vuote, sudati come non mai e rincorsi dagli strepiti del rivenditore che avevano involontariamente rischiato di imbrogliare.
Era da ormai tre ore circa che viaggiavano, ancora più stanchi e accaldati dell’andata, quando era successo l’impossibile: a neanche venti metri dalla loro automobile, era caduto un piccolo meteorite infuocato che per poco non li aveva bruciati vivi e, atterrando, aveva scavato una voragine di terra bruciata nella campagna proprio di fianco alla strada dove stavano viaggiando.
Jonathan, dalla sorpresa e dalla paura, aveva frenato bruscamente, rimettendoci la ruota, ma aveva avuto poco tempo per accorgersene e per imprecare: era troppo impegnato ad osservare stupefatto ciò che restava di quell’enorme palla infuocata che, se fosse caduta anche solo qualche metro indietro, li avrebbe carbonizzati tutti e due, pick-up compreso. Eppure, le meraviglie non erano ancora finite: dalla traccia di terra lasciata dal meteorite in atterraggio provenivano strani versi, come un mugolare sottile ma felice, emessi da una piccola cosa rosa che si dimenava là in mezzo, chiaramente viva.
Si era cautamente avvicinato al luogo dell’impatto con Martha, felice che intorno a loro non ci fosse nessun altro a curiosare, e …
… e poi, apparentemente dal nulla, era saltato fuori dalle macerie un bambino.
Era completamente nudo e doveva avere circa tre anni. Era di corporatura abbastanza corpulenta per la sua età, ma la cosa più incredibile di tutte era che il ragazzino era certamente vicino al meteorite durante la caduta, ma nell’impatto era rimasto completamente illeso: non un ciuffo dei suoi capelli neri si era spettinato e i suoi intensi occhi azzurri scrutavano il mondo intorno a loro come per assimilarlo tutto il più possibile. Quando aveva notato Martha, la sua piccola bocca rosa si era aperta in un enorme sorriso, rivelando piccoli denti bianchissimi, e aveva teso le braccia come per abbracciarla da lontano.
Inutile dire che sua moglie si era praticamente innamorata di lui non appena l’aveva visto.
Ora, mentre lui sudava per cambiare la ruota bucata, lei sembrava non accorgersene: aveva occhi solo per il ragazzino, e alternava amorevoli moine a grandi progetti su come sarebbe potuta essere la loro casa una volta che lui fosse venuto da loro a vivere.
Jonathan si rigirava lo straccio tra le mani e taceva, riflettendo.
In tempi migliori, avrebbe acconsentito immediatamente a tenerlo con loro, festeggiando insieme a sua moglie, ma purtroppo, con l’affare del latte andato a rotoli, non potevano assolutamente permettersi di mantenere una terza persona, per di più gracile, bisognosa di molte cure e incapace di aiutarli. Sapeva che Martha aveva sempre desiderato un figlio suo, ma lui non era mai stato in grado di procurarglielo e anche in quel momento, per permetterle di vivere in modo ancora decoroso, non poteva proprio accontentarla.
Tuttavia era veramente strano: nonostante fosse piuttosto restio a credere nel fato, sembrava che il ragazzino fosse veramente destinato a stare con loro. Jonathan sapeva veramente poco sui meteoriti, ma di una cosa era certo: se quello fosse caduto nel posto sbagliato, li avrebbe uccisi. E invece no: si era schiantato pochi metri oltre, mancandoli veramente di pochissimo. Se non era un segno del destino quello …
D’altra parte, però, non si potevano dimenticare anche le ingenti spese mediche per la parcella del dottor Frye, che di certo non era un cardiologo a buon mercato, e l’ultima cosa che Jonathan avrebbe voluto era vedere sua moglie morire di fame per colpa di una decisione avventata.
«La prima cosa da fare quando torniamo a casa», decise infine dopo un lungo sospiro, stringendo lo straccio tra le dita, «è scoprire a quale famiglia appartiene il bambino».
«Credo che non abbia nessuno», ribatté pronta sua moglie. «Non da queste parti, almeno». Lo guardò con gli occhi che brillavano, sorridendo come una Pasqua mentre stringeva la manina del bimbo tra le sue.
Jonathan fece un altro sospiro. «Martha, stai pensando a quello che credo tu stia pensando?».
Lei incominciò a dondolare sul posto, come una bimba appena scoperta mentre combinava un misfatto. «Potremmo dire che … che è il figlio di una mia cugina nel nord Dakota e … e che ora è rimasto orfano», mormorò supplichevole.
Lui sorrise, scuotendo dolcemente la testa. «Oh, Martha!». Quando sua moglie faceva così, sembrava veramente tornata giovane.
«Jonathan, è solo un bambino piccolo!». Ora lo stava decisamente pregando.
«Martha, tu hai visto come l’abbiamo trovato, vero?». Indicò con un dito la zona dove il meteorite era appena caduto, ma sua moglie stava fissando un altro punto della campagna del Kansas, con gli occhi persi. Era chiaramente troppo distratta per starlo a sentire. «Martha Clark Kent», ripeté, paziente, «stai ascoltando quello che ti dico?».
E in quel momento accadde.
In pochi secondi, ciò che manteneva il pick-up sopraelevato in precario equilibrio, in modo che lui potesse cambiare la ruota, cedette al peso e cadde a terra con un rumore metallico e sinistro. Quando se ne rese conto, una tonnellata di automobile gli stava lentamente cadendo addosso, e i suoi movimenti per evitarla erano terribilmente lenti
«Jonathan!», gridò Martha, come risvegliatasi, e corse subito ad aiutarlo a uscire da quel punto pericoloso.
Con gli sforzi congiunti di lui e lei e con i suoi riflessi ancora pronti, nonostante la sua età, l’uomo riuscì alla fine a scivolare via dal pick-up che inesorabilmente si inclinava verso di lui, mancandolo di pochi centimetri.
Fortunatamente sua moglie non si era distratta troppo, pensò mentre cercava di far tornare normale il battito del suo cuore, che aveva dato un’improvvisa accelerata: senza il suo aiuto, molto probabilmente lui sarebbe rimasto schiacciato dal peso dell’automobile, che ora invece era abbastanza lontano nella caduta e non lo avrebbe nemmeno sfiorato …
Ma stava davvero cadendo, poi?
Ancora prima che lui se ne rendesse conto, il pick-up interruppe la sua caduta e, più rapidamente, proseguì nel senso opposto.
Si stava, in pratica, alzando da terra, e questo poteva significare una sola cosa: qualcuno la stava sollevando.
E se erano le mani di Martha che lo stavano tenendo ancora per le spalle …
Jonathan non riusciva a credere ai suoi occhi.
Quella stessa tonnellata di macchina ora era sollevata in diagonale, assolutamente inoffensiva, e  …
… e il bambino la stava reggendo con la sola forza delle sue piccole braccia, senza accusare né fatica né dolore.
La sosteneva tranquillamente, in trionfo, e sorrideva ai due adulti davanti a lui, felice di averli salvati.
Quelli, a malapena riuscendo a respirare regolarmente, ebbero solo la forza di tornare a guardare il misterioso meteorite.
Nella mente di Jonathan incominciarono a comparire terribili immagini: grandi uomini con cappelli a cilindro che strepitavano per la migliore cifra da offrire loro per avere il bambino … il suo corpicino stremato e sfruttato per il guadagno di enormi fabbriche puzzolenti … i suoi occhi azzurri che piangevano, pensando a quei due adulti a cui aveva salvato la vita che non avevano ricambiato il favore …
E improvvisamente, nella sua testa si formarono tre certezze.
Primo: quello non era un meteorite.
Secondo: quello non era un bambino.
Terzo: lui non sarebbe stato un uomo se non lo avesse tenuto con sé.
Tornò a guardarlo, e il ragazzino gli ricambiò l’occhiata, sorridendo e trattenendo ancora il pick-up tra le braccia.
Jonathan sbatté lo straccio a terra, con la bocca spalancata come un pesce lesso.
Non gli importava quanto sarebbe costato: aveva preso la sua decisione definitiva, e ora niente al mondo avrebbe potuto fargli cambiare idea.






*Angolino autrice*
Beh, salve! Che ve ne pare della prima storia di questa raccolta?
Tutta quella parte sul commercio del latte me la sono inventata io, ma ho visto che sul retro del pick-up, nella scena originale del film, si vedono delle bottiglie di latte, quindi ho pensato che potesse avere un senso :) In più, Jonathan dice chiaramente, dopo che la ruota si buca, «ci mancava solo questa», quindi ho pensato che dovesse essere capitato qualcosa di brutto, prima.
Ah, vi avviso: io non ho letto i fumetti di Superman, perciò non so se mi sono inventata qualche stronzata in riferimento a quelli; in ogni caso, questa raccolta si rifà al film e in quel contesto dovrebbe essere tutto rispettato. Altrimenti, ovviamente, segnalate!

Baci baci e ci vediamo alla prossima storia!
 

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