Moonlight at midnight.

di spencer_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Tutti contro Reid. ***
Capitolo 3: *** Senza parole ***
Capitolo 4: *** Silenzio ***
Capitolo 5: *** Complicità. ***
Capitolo 6: *** Ti amo. ***
Capitolo 7: *** Segreti. ***
Capitolo 8: *** Tuffo nel passato. ***
Capitolo 9: *** Capirsi. ***
Capitolo 10: *** Esattamente come me. ***
Capitolo 11: *** Errore dopo errore. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***



Moonlight at midnight.
 
 
Prologo
 
Quantico, Virginia.
Ore: 20:13
 
«Andare a Los Angeles e non farsi neanche un ora di spiaggia è uno spreco» commentò sprofondando sulla sedia Morgan facendo ridere la collega Emily. «Come se non li avessi comunque guardati i lati B delle ragazze» lo schernii facilmente. L'ufficio ormai era silenzioso, tutti erano troppo occupati -e data l'ora- anche troppo stanchi per ascoltare le conversazioni altrui. «Tanto Reid non ne ha bisogno, vero?» ricalcò il carico e partì in quarta mentre l'amico era distratto dal suo fascicolo sul caso.
La mano di Spencer scorreva velocemente sul foglio. Voleva finire di scrivere il rapporto prima di andarsene a casa. Prima finiva, meglio era. «Reid?» chiese ancora Morgan. Il giovane alzò lo sguardo verso di lui, stringendo leggermente gli occhi. «Mh mh». «Che hai?».
«Vorrei andarmene a casa Morgan - disse continuando a scrivere - prima finisco e prima vado».
«Giuro che un giorno ti seguo e guardo cosa combini a casa!» esclamò alzandosi. «Derek, magari è soltanto stanco come tutti noi— Emily doveva ammetterlo, era stanchissima— o deve tornare a leggere la sua enciclopedia sulla vita» concluse facendo una battuta che non venne colta dal diretto interessato.
«Magari ha una ragazza» la buttò lì Rossi prima di entrare nell'ascensore. «Non mi cercate!» aggiunse prima che le porte si chiudessero davanti a lui.
«Oh andiamo - disse Spencer - voi non vorreste andare a riposare? E' statisticamente provato che la mancanza di sonno porti al suicidio e..»
«Hai la ragazza» concluse Emily guardandolo diritto negli occhi.
«Io non..» cercò di balbettare qualcosa.
«Hai la ragazza!» Morgan partì a ridere e si alzò per andargli incontro.
«Che cosa vi fa pensare che io abbia una ragazza?»
«Hai passato più tempo al telefono del solito, hai aspettato tre secondi in più prima di partire a dire una delle tue cose da cervellone e sei arrossito!» JJ rispose unendosi al gruppo sorridendo.
«Ricordati che siamo dei profiler, ragazzo!» disse Morgan battendo una mano sulla spalla di Reid.
Spencer dimenticava sempre che in quella squadra nulla poteva rimanere segreto tanto a lungo, eppure lui c'era riuscito, o quasi. «Ragazzi - disse ancora - vorrei finire e andarmene a casa.»
«Come si chiama?» iniziarono le domande interminabili.
«Da quanto state insieme?» chiese Emily sporgendosi dalla sua scrivania.
«Ragazzi..» l’importante era mantenere la calma.
«Se è un anno, Morgan, mi devi due pizze!» esclamò Aaron mentre passava velocemente di lì.
Spencer si passò una mano sul volto. Ci mancava solo che anche Hotchner si mettesse in testa quella storia.
«Oh, andiamo! Sono il tuo capo, a me devi dirlo!» commentò il maggiore fermandosi un secondo. Spencer abbassò la testa. «Prossima settimana. Giovedì. Pizzeria. Offre Reid perché ha la ragazza!» e con questo anche Aaron andò via.
«Come si chiama?» Morgan guardò Spencer sorridendo, incitandolo a parlare.
«E se non ci fosse una ragazza?» riprovò cercando di essere il più convincente possibile.
«Tutta questa fatica per nulla?» Emily sembrava triste.
Spencer chiuse il fascicolo e si alzò dalla sua scrivania. «Voi vi siete sforzati per indovinare - disse, sventolando il fascicolo davanti ai loro occhi - mentre io ho finito e me ne vado a casa».
«Ah Spencer! – esclamò Garcia appena lo vide— ha chiamato Athena perché non riusciva a contattarti, ha detto di dirti che è ancora rintanata nella biblioteca dell'università.»
Tutti guardarono Spencer.
Spencer si voltò verso Garcia, cercando di fulminarla con lo sguardo. Proprio mentre era convinto che il suo silenzio stampa potesse aiutarlo a fuggire il più velocemente possibile dalla BAU.
«Devo due pizze a Hotch» sentenziò Morgan.
Emily e JJ si batterono il cinque. «E una cena a me» scoppiò a ridere Emily.
«Da quanto state insieme?» chiese poi JJ.
«In realtà sono dieci mesi, undici giorni e - diede una veloce occhiata all'orologio da polso - due ore». Emily sorrise soddisfatta dalla risposta.
«Tipico di Reid» commentò JJ raccogliendo le sue cose.
«Ora vogliamo sapere tutti i dettagli! Anche quelli piccanti» disse Morgan dandogli una pacca sulla spalla.
«Ehm – rispose arrossendo completamente – forse un'altra volta». Prese la tracolla e camminò velocemente verso l'uscita.
«Vai principe azzurro» urlò Emily.
«Morgan, mi devi una cena: andiamo». Penelope prese Derek sotto braccio come era suo solito fare mentre Spencer pensava in quale guaio si fosse cacciato.
 
 
Mentre il ragazzo usciva dall'edificio il suo telefono prese a suonare. «Pronto?».
«Dovresti riconsiderare l'idea di cambiare telefono» la voce di Athena lo fece sorridere.
«Scusami - disse - siamo tornati da poco e avevo il telefono spento». Non vedeva l'ora di incontrarla. Era stata una settimana dura e il caso aveva tolto loro tutte le forze.
«Ho visto al telegiornale –commentò facendo battere le dita sul libro di filosofia— c'è qualcosa che non va?»
«No –rispose— è tutto perfettamente in ordine.. solo che mi è mancato non vederti per un po’». Ed era vero. Quando erano costretti a viaggiare in un'altra città, il fatto di non dormire nello stesso letto in cui il profumo della ragazza era sparso, gli dava quasi un senso di smarrimento.
La ragazza sorrise. Anche a lei era mancato, ma in un certo senso era contenta di non averlo avuto in giro mentre studiava per l'esame. Il suo sorriso e lo sguardo da ‘dai non è così complicato’ l'avrebbero soltanto distratta. «Mi sei mancato anche tu —mormorò— Morgan come sta?—ridacchiò– continua ancora a cercare di psicanalizzarti? Io ci ho rinunciato mesi fa»
Spencer sorrideva mentre scendeva la scalinata e prendeva la metropolitana che l'avrebbe portato il più vicino possibile alla biblioteca. Perché dirle che stava arrivando? «In realtà - disse - è stato un "tutti contro Reid"»
«Uuh, la cosa si sta facendo interessante!» lo prese in giro. «Neanche Rossi ti ha difeso?»
«Mi avrebbe fatto piacere - rispose sorridendo - ma ha messo in testa a tutta la squadre che magari avevo la ragazza e se l'è data a gambe»
«Soltanto tu puoi farti beccare così» rise mentre sfogliava il libro su Seneca. Un'altra pagina e lo avrebbe bruciato.
Spencer alzò gli occhi al cielo, osservando il nome della fermata apparire sullo schermo. Si alzò in piedi, prenotando. «Sono profiler anche loro, Athena»
«E tu hai un quoziente intellettivo di centottantasette –lo schernii ridacchiando –Potevi farcela» aggiunse con dolcezza.
Scese dal treno, raggiungendo velocemente la scalinata che lo avrebbe riportato in superficie. Senza nemmeno guardare le indicazioni, cominciò a camminare lungo la strada, verso la biblioteca.
«Anche le persone con un quoziente intellettivo di centottantasette devono riposare - rispose - non sono stato in grado di difendermi»
«Reid versione cucciolo indifeso. Scusa ma lo stoicismo di Seneca non mi permette di essere dolce e affettuosa» ridacchiò facendolo sorridere. Aveva dimenticato che lei si era divertita tutta la settimana leggendo i testi di Seneca che doveva portare all'esame. «Ah già - disse - dimenticavo»
«Quindi ora sanno di...noi?»
«Non solo - rispose - hanno anche scommesso delle cene. Tipico dei miei colleghi». Disse entrando nel grande edificio stile gotico.
«Hanno scommesso? –scoppiò a ridere—almeno non dei soldi! Credo che Morgan sarà quello che dovrà offrire cene a mezzo ufficio per i prossimi mille anni»
Spencer rise. «Scusami, ma sono in metropolitana e non prende bene, ci sentiamo dopo». Non le diede il tempo di finire di parlare. Riattaccò il telefono ed entrò definitivamente in biblioteca, aguzzando la vista per cercarla.
Athena appoggiò il telefono accanto a lei, senza pensare troppo al ragazzo. Lo faceva spesso e quindi per lei ormai non era cosa a cui dar peso. Doveva finire quel capitolo di Seneca o avrebbe detto addio alla sua bella media alta.
Il ragazzo continuava a camminare con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni, sapendo esattamente dove fosse. Non le piaceva stare troppo accanto ad altri gruppi di studenti. Diceva che continuavano a parlare e che studiava meglio se si trovava in un punto il più silenzioso possibile.
Lei era in fono alla sala, dove poteva anche tranquillamente organizzare una festa senza che nessuno se ne accorgesse. Aveva trovato quel posto con le sue amiche due anni addietro e da quel momento diventò il 'suo posto.’
Spencer la vide con lo sguardo chino sul libro. I capelli biondi erano legati in uno chignon sopra la testa. Si fermò un attimo a contemplare la sua bellezza, quasi fosse un dipinto. Non avrebbe voluto disturbarla, ma voleva ritrovare il suo angolo di mondo nel suoi occhi azzurro oceano. Quindi si avvicinò lentamente, sapendo che non avrebbe alzato lo sguardo per guardare chi fosse. Si sedette e prese un libro dalla tracolla.
La ragazza pensò che probabilmente la migliore amica -Beth- si era ricordata che anche lei aveva un esame e che doveva studiare, quindi si era degnata di venire in biblioteca. Ma quello non era il profumo di Beth.
«Sono sicuro - disse - che andrò a mangiare una pizza più tardi». Sorrise.
Si girò di scatto appena riconobbe la voce del fidanzato. «Ma tu non eri...?» era confusa e non riusciva a smettere di sorridere. Forse era uno scherzo che la sua mente, malata, le stava facendo. Forse non era reale.
«In metropolitana? Certo - rispose guardando l'orologio - sono sceso quasi mezz'ora fa»
«Bugiardo» lo accusò ridacchiando mentre si girava completamente verso di lui.
Spencer rise. «Ammettilo che ti è piaciuta come sorpresa»
«Se mi baci potrei anche risponderti» sorrise.
Spencer non ci pensò due volte. Portò una mano sul collo della ragazza e l'avvicinò piano. Le lasciò un tenero bacio sulle labbra; non c'era motivo di lasciarsi andare in un luogo pubblico. Strofinò il naso contro il suo prima di allontanarsi.
«Si, mi è piaciuta la sorpresa» ammise sorridendogli. «Ma ora portami via da questo inferno» alzò gli occhi al cielo con fare teatrale.
«Subito accontentata» rispose. Lasciò che riordinasse i suoi libri all'interno dello zaino e poi - prendendola per mano - uscirono dalla biblioteca, sotto lo sguardo attento della signora George che controllava i registri di entrata e uscita dei libri.
«Ora mi devi raccontare del ''Tutti contro Reid''» lo mise alle strette anche lei mentre imbroccavano una via che gli portava nel centro della città. Da lì sarebbero potuti andare nelle direzioni più opposte: a casa di lui, nell'appartamento di lei o in qualche pizzeria. Loro non ci davano tanto peso, l'importante era stare insieme.




"L'oracolo del computer, per servirvi":
Ciao a tutti! Siamo Francesca e Marta (: l'account era di una nostra amica che ha deciso di non scrivere più e ce l'ha lasciato. E' la nostra prima storia in questa sezione e siamo davvero molto emozionate. Abbiamo deciso di scrivere una long a due mani (prima volta per entrambe) e di scriverla su un personaggio che piace a tutte e due: Spencer Reid. Speriamo davvero che vi piaccia.
Vi lasciamo i nostri account di efp:
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e i nostri contatti di facebook:
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Feenomeniall Efp
Speriamo davvero, davvero, davvero, davvero tanto che vi piaccia.
"L'oracolo chiude".
Much love ♥

 

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Capitolo 2
*** Tutti contro Reid. ***





Capitolo 1
Tutti contro Reid


 

'Non è mai questione di tempo, ma di saper usare il tempo'

Stephen Littleword

 

«Quindi è iniziato tutto da David?» chiese Athena prendendo un altro pezzo di pizza ricoperta da patatine fritte – la sua preferita - , mentre Spencer annuiva. Era colpa sua se avevano iniziato il "tutti contro Reid". Se non fosse stato per quella frase, i suoi colleghi non lo avrebbero tormentato tanto.
Stavano cenando in sala come ogni loro fine settimana disponibile. Con il lavoro di lui e le lezioni di lei, si vedevano per lunghi o brevi periodi. Capitava quel periodo in cui Athena aveva Spencer in giro per casa per due settimane – con la sua faccia che la incitava a studiare i punti e le virgole dei vari testi universitari – e altri in cui lo vedeva una volta al mese. A loro andava bene. Erano giovani e nessun progetto a lungo termine, quindi coglievano l’attimo ogni volta. Però le piaceva averlo per casa. Sapere di non essere completamente da sola, le dava un senso di pace.
«E tu alla fine hai ceduto» concluse puntandogli metaforicamente il dito contro. Alla televisione stavano dando un servizio sul caso appena concluso del ragazzo, ma nessuno dei due ci stava facendo caso. Spencer era stanco. Il caso appena risolto non lo aveva fatto ragionare con molta lucidità mentre doveva difendersi dagli attacchi dei colleghi. Aveva quasi voglia di spegnerla quella televisione, eppure non lo faceva.
«Te l'ho detto Athena – disse— anche i supercervelloni devono riposare». Afferrò un'altro pezzo di pizza.
«Mhmh, Garcia ti ha detto dove trovarmi, vero?» inarcò un sopracciglio.
Spencer si voltò verso di lei. «Oh si –rispose— è stata anche colpa sua se è venuto fuori che io e te stiamo assieme. Diciamo che è arrivata nel momento sbagliato di una tipica conversazione tra colleghi. Ma ormai il gioco è fatto e non m'importa»
«Quella ragazza è un mito, strano che non l'abbia detto subito a Morgan» commentò. «Non che m'importi, tanto sarai tu che dovrai subirne le conseguenze!» rise mentre con la mano destra gli scompigliò i capelli.
«Grazie per il tuo supporto – rispose il ragazzo, risistemandosi i capelli— Ma ora che il gioco è fatto, potrei portarti a conoscere i componenti della squadra, così non tortureranno solo me»
«Hai un futuro come comico, davvero! Dovresti aggiungerlo ai tuoi tanti talenti»
«Il mio curriculum è chilometrico ormai»
«Puoi togliere 'modesto'» gli fece la linguaccia.
Spencer si ripulì le mani con il tovagliolo. «Perché dovrei? L'unica cosa che non ho potuto inserire è stato il quoziente intellettivo. Una volta me l’hanno mandato indietro dicendo che ero sprecato per un lavoro così banale, non ricordo a chi lo avessi portato»
«Stavo scherzando, stupido!» rise e si avvicinò a lui per lasciargli un bacio sulla guancia.
Spencer sorrise e voltò la testa, poco prima che le sue labbra toccassero la sua guancia. Athena sorrise sopra la sua bocca.
«Mi sei mancato da morire» ammise guardandolo negli occhi.
Spencer circondò il corpo di Athena con le lunghe braccia e la strinse a se, lasciandole un altro bacio sulla tempia. «Anche tu mi sei mancata»
«Com'è andata a.. Los Angeles? Imparato qualcosa di nuovo?» circondò con le braccia il collo di lui.
Spencer si lasciò accarezzare i capelli, sentendo i propri muscoli rilassarsi. In quel momento non sarebbe voluto essere in nessun’altro posto se non con lei. «Non molto più di quello che sapevo già, in realtà»
«Io ho scoperto che odio Seneca» fece una smorfia che fece ridere entrambi. «Sul serio, un altro capitolo e sarei morta.»
Spencer non riusciva a capire come potesse odiare Seneca, davvero. «Non vedi? Se lo spirito langue, si trascinano le membra e si cammina a fatica. Se è effeminato, la sua rilassatezza si vede già nell'incedere. Se è fiero e animoso, il passo è concitato. Se è pazzo o preda all'ira, passione simile alla pazzia, i movimenti del corpo sono alterati: non avanza, ma è come trascinato».
«Mi sono persa a ''non vedi?''» ammise ridacchiando. «Ripetilo più lentamente, per favore» sfoderò il suo sorriso più dolce.
Spencer rise spensieratamente. «Magari più tardi –disse— ora voglio solo riempirti di baci e rilassarmi un pò»
«Non sarò io a fermarti!» poggiò la fronte contro la sua e sussurrò «Non ho intenzione di studiare per i prossimi tre giorni.»
«Guarda caso –sussurrò— ho il weekend libero»
«Che strana coincidenza» mormorò prima di bacialo.
Prima che Reid potesse rispondere completamente al bacio, lasciandosi andare, il campanello cominciò a trillare. Alzò gli occhi al cielo. Mai una volta che potesse passare una serata tranquilla.
«Questa è casa mia ma non ho la più pallida idea di chi possa essere» mormorò staccandosi a malavoglia dal fidanzato. Si alzò dal tappeto e si avvicinò alla porta.
«Magari è Beth» disse Reid, alzandosi per seguirla.
«Beth? Di venerdì sera? E' già tanto se sa ancora scrivere il suo nome correttamente!» gli risponde aprendo la porta.
Sullo zerbino davanti alla porta di casa se ne stava un piccolo pacchetto con una lettera bianca riportante il nome di Athena. Uscì leggermente con la testa guardando prima a destra e poi a sinistra. Il corridoio era vuoto e non sembrava che dalle scale provenissero rumori.
«Ne sai qualcosa?» chiese rientrando in casa con il pacchetto in mano. «Altre sorprese?»
«Mi dispiace, Athena – disse Spencer— ma non sono stato io»
Inarcò un sopracciglio «E allora cos'è?» chiese tornando a sedere e poggiando il pacchetto per terra.
Spencer lo guardò pensieroso. Non sapeva esattamente che cosa potesse essere. Cominciò a pensare alle ipotesi più disparate. Certo aveva visto molti ordigni di piccole dimensioni, ma non era esattamente quello che si diceva una bomba quel pacchetto.
Athena lo aprì e ci trovò una scatolina ancora più piccola. L'aprì a sua volta e ci trovò un bigliettino.
«Latino?!» esclamò a metà tra lo stupore e la stranezza.
«Io ti osservo e ti venero, Athena Elsa Williams» tradusse Reid.
«Ora la uccido» disse a denti stretti prendendo il telefono.
Athena afferrò il cellulare e digitò velocemente il numero di Beth. Se quello era uno scherzo, beh non poteva non fargliela pagare. Ci mancava solo uno scherzo di poco gusto a rovinare la sua serata con Spencer; eppure Beth lo sapeva che lui sarebbe tornato.
«Beth o rispondi o sei morta» disse mentre tornava a sedersi arrabbiata. «Oh, andiamo.»
«Athena! – rispose l'amica— che succede?».
«Scherzo poco divertente, davvero. Poi in latino! Lo sai che lo odio» l'accusò.
«Scherzo? Latino? Ma di che cosa diavolo stai parlando?»
«Della scatolina fuori casa mia.»
«Scatolina? Senti non so di cosa tu stia parlando – rispose— ma non ho messo nessuna scatolina fuori da casa tua»
«Domani, quando sarai sobria, ne riparleremo» disse e chiuse la telefonata. «Reid, togliti quella espressione da 'ho appena fatto un incubo’»
Dopo nemmeno due minuti un messaggio fece vibrare il suo telefono. "Ti posso assicurare che sono la persona più sobria del mondo".
Lesse il messaggio ma lo ignorò. «Spencer? Sei su questo pianeta?» chiese sventolandogli una mano davanti al viso
Reid continuava a fissare il foglietto che Athena aveva appena trovato nella scatola. La sua mente cominciò ad elaborare teorie su teorie. Velocemente fece uno scanner. La scrittura non era assolutamente quella di Beth. Aveva avuto molte volte sottomano uno dei suoi quaderni mentre studiava con Athena.
«Non è la scrittura di Beth»
«Credo di conoscere la calligrafia della mia amica, anche se qui devo dire che ha dato il meglio di sé»
«Aspetta..» e così dicendo si alzò, correndo in camera della sua ragazza. Controllò i diversi quaderni, trovando quello che cercava. Tornò in salotto portando con se uno dei quadernetti degli appunti che Beth prestava ad Athena. Lo aprì a caso. I suoi occhi correvano dal bigliettino alle pagine bianche con gli appunti di filosofia come fulmini. «Guarda –disse— le vedi le ‘n’ e le ‘a’? Non è lei»
«Spencer, spegni il cervello. L'avrà fatto scrivere da una sua amica per non farsi riconoscere, okay?» gli accarezzò una guancia. «Non sempre le cose sono da vedere da un punto di vista 'criminale', profiler.»
«Se non voleva farsi riconoscere poteva benissimo scriverla a computer, non ti sembra?». Spencer lo sentiva; c'era qualcosa che non andava in tutta quella storia. Beth che si metteva a fare questi strani scherzi alla sua migliore amica. Non era mai successo da quando l'aveva conosciuta. E comunque la sua mente - geniale e razionale - non poteva non pensare da un punto di vista "criminale".
«A che stai pensando?» chiese rassegnandosi.
«Se te lo dicessi –cominciò Reid— mi diresti che non è così, che dovrei smetterla di pensare da profiler e che dovrei spegnere il cervello una volta tanto».
«Sono disposta a mordermi la lingua per i prossimi dieci minuti, ce la fai in quel lasso di tempo?»
«Nota attentamente la scrittura di Beth in bella e brutta calligrafia –disse— non c'è una lettera che corrisponda a quelle del biglietto. E poi eri stata chiara: tutte le altre compagne del corso sono antipatiche, e l'unica che poteva salvarsi si è trasferita in un'altra università»
«Appunto perché sono antipatiche potrebbero averlo fatto»
«In periodo di esami? Davvero sono così stupide? Non avevi detto che oltre a me e Beth nessuno sapeva dove abitavi?»
«Cosa vuoi dire con questo?» chiese guardandolo negli occhi.
«Voglio dire che, se è come la penso io, non sei più al sicuro»
«E dai chi, sentiamo? –si alzò velocemente in preda al nervosismo— dal mio professore di letteratura latina? Perché è l'unico che mi odia nel raggio di tre continenti» iniziò a camminare velocemente per la camera muovendo velocemente le mani.
«Athena –disse alzandosi— in quanti sanno il tuo nome completo? Sul campanello non c'è, poi mi hai detto che per la registrazione all'università non è servito e che non l’hai mai detto ad anima viva conosciuta dopo il liceo»
«Non lo conosce praticamente nessuno, soprattutto da quando è uscito il film Disney. Adorabile da bambina ma non da adulta» disse alzando gli occhi al cielo.
«Lo sai tu, Penelope, Beth e la mia famiglia. Ah, alcuni amici di vecchissima data»
«Penelope se volesse potrebbe sapere anche quante volte vai al bagno al giorno –disse Spencer, sperando di farla sorridere— escludendo noi, la tua famiglia e gli amici di vecchissima data, chi rimane?»
«Il mio gatto –cercò di sdrammatizzare— nessun altro, Spencer. Non lo uso mai, non c'è scritto da nessun'altra parte se non nella mia carta d'identità e nel passaporto».
Spencer cominciò a pensare velocemente. Si morse il labbro inferiore e poi l'interno guancia. Non sapeva come spiegarselo, nonostante la sua mente stesse lavorando come un treno.
«Sento gli ingranaggi del tuo cervello muoversi» commentò avvicinandosi a lui e mettendogli le mani sulle braccia.
«Non posso fermarli, lo sai» e mentre diceva quelle parole, gli sembrò di notare un'ombra fuori dalla finestra, sul marciapiede dall'altro lato della strada.

 







"L'oracolo del computer, per servirvi":
Indovinate chi è tornato? :3 Siamo molto contente di aver visto che il prologo è piaciuto. Siamo così felici di aver postato anche il primo capitolo e ci congratuliamo con te - coraggioso/a cavaliere - che sei arrivato/a a leggere fino a questo punto. Per gentile concessione di Lilac_ abbiamo anche un banner. La ragazza è Amber Heard (per chi non la ricordasse è l'attrice che ha una cotta per Spencer nella prima stagione - quando io e Francesca ce ne siamo accorte abbiamo riso per un'ora, sappiatelo). La storia è imbientata nella nona stagione (SPOILER ALERT) ma Emily non se ne va e Reid ha venticinque anni (lo so, stiamo facendo una confusione assurda ma è così). Ci piacerebbe sapere cosa ne pensate ♥
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Speriamo davvero, davvero, davvero, davvero tanto che vi piaccia.
"L'oracolo chiude".
Much love ♥

 
 

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Capitolo 3
*** Senza parole ***





Capitolo 2
Senza parole



 
 
In amore, il silenzio è simile ad una
pausa negli spartiti musicali: uno spazio vuoto che crea armonia.

Rosita Matera


 
«Domanda: quanto può dormire un cervellone in vacanza? A) non dorme B) dorme tutto il tempo C) si alza, bacia la fidanzata e si prepara a subire una predica» disse Athena poggiando il mento su petto del fidanzato mentre aspettava che si svegliasse.
Reid aprì prima un occhio e poi l'altro cercando di abituarsi il più velocemente possibile alla luce. Quando riuscì a capire dove fosse, s'immerse completamente negli occhi di lei e sorrise. «La risposta è: D) vorrebbe dormire, ma si sveglia lo stesso per baciare la sua fidanzata.» Athena sorrise e si tirò su per raggiungere il viso di Spencer.
«Non mi hai fatto chiudere occhio» mormorò prima di lasciargli un bacio a stampo sulle labbra.
«Che ho fatto stavolta?» chiese non capendo. Anche se aveva un QI sopra la media, anche a lui la mattina disorientava.
«Grazie alle tue belle teorie di ieri sera io non ho chiuso occhio, e quando lo facevo, erano incubi. Ah, per la cronaca, sembri in un bimbo quando dormi» disse e si addolcì nell'ultima parte.
«Scusami - disse - io non volevo, non era mia intenzione»
«Lo so, credo che siano i lati negativi di stare con un profiler» rise girandosi per lasciarsi andare sul letto. Non pensò a cosa poteva lasciare intendere quella frase, non si era ancora abituata ad avere un ragazzo a fianco che pesava tutte le parole che diceva. Era sempre stata una persona impulsiva, doveva imparare a tenere a freno la lingua.
In un attimo Spencer elaborò tutte le parole che Athena aveva appena detto. L'afferrò svelta da un braccio riportandola accanto a se, abbracciandola. «Scusami».
La ragazza si strinse a lui e sorrise. «Non troppo negativi --balbettava qualche scusa-- ma lo fai perché ci tieni a me, quindi diventano positivi» concluse alzando lo sguardo facendolo sorridere. «Ed è per questo che verrai a stare da me.»
«Farò finta di non aver sentito» mormorò come una bambina. Le era capitato di rimanere a dormire da lui o a passarci intere giornate, ma di trasferirsi non se ne parlava. Non le aveva chiesto di trasferirsi perché l’amava e voleva vivere con lei, le aveva chiesto di farlo perché voleva controllarla.
«Athena - disse guardandola negli occhi - va bene»
«Perché dovrei venire da te? Da un momento all'altro potrebbero chiamarti e io rimarrei comunque sola» disse mettendosi a sedere sul letto. Quando voleva qualcosa, l’otteneva, e quando non riusciva metteva il muso.
«Non saresti sola - continuò - la signora Moore è molto simpatica quando vuole» provò a convincerla.
«Oh, ti prego.»
«E poi c'è il suo gatto - disse ancora - non potrebbe andarti meglio di così.»
«Almeno dimmi che non ne farai parola con nessuno, non ho voglia di passare le prossime mille ore della mia vita in una stanza da interrogatorio» incrociò la mano con quella del fidanzato.
«Cosa? Del tuo secondo nome?». Non era bravo a sdrammatizzare le situazioni, ma almeno ci provava.
«Ci hai provato» ridacchiò prima di baciarlo. «Acqua in bocca, capito?»
«Non ne farò parola con nessuno, sono un profiler non uno spione»
Athena si alzò dal letto e si avvicinò all'armadio. «Quanto devo stare da te? Mi terrai chiusa li dentro finché magicamente non si risolverà tutto?» chiese prendendolo in giro.
«Almeno per un paio di giorni - disse Spencer alzandosi - solo per capire quello che sta succedendo, va bene?»
«Va bene --si alzò sulle punte per baciarlo-- vado a fare il caffè»
Reid rispose al bacio e la lasciò andare in cucina. Si risedette sul letto e prese il cellulare. Sapeva che Garcia non avrebbe lasciato il suo ufficio chiuso il sabato mattina. «Dimmi dolcezza». «Garcia potresti fare un controllo su questi nomi?» e cominciò ad elencare gli amici di vecchia data di Athena.
«Cosa vorresti sapere?» chiese mettendosi al computer.
«Dove sono e cosa fanno.»
«Alex Wood studia in un università dell'Ohio da due anni, i suoi si sono trasferiti lì tre anni fa. Luke Bills è al primo anno di medicina alla Brown. Austin Sanders è in Inghilterra.. Lavora in un pub nel centro di Londra. Tesoro, cosa devo cercarti esattamente? Qualcosa non va?»
«Finiamo la lista prima - disse - prometto che ti spiegherò tutto» iniziò a far tamburellare le mani sul ginocchio.
«Celine Wike è in un.. convento? Ops, Celine sbagliata. Si trova in California, università statale. Brad Hellwood è in Alaska in vacanza in questo periodo.. E non bada a spese. Jenny Trillas è a New York, NIADA. Infine Elisabeth Hitch frequenta la stessa università di Athena e abita accanto al college» rispose sorridendo soddisfatta del suo lavoro. Amava rendersi utile e in quel momento doveva ammettere che si stava annoiando a morte.
«Ora sputa il rospo genietto» continuò mentre si lasciava andare sulla poltrona.
«Ieri sera è stato messo davanti alla porta di casa un scatola con un biglietto strano - disse Reid - il messaggio era ancora più strano» e partì con una descrizione dettagliata della serata precedente. Arrivando all'ombra che aveva visto fuori dalla finestra.
«Sicuro che non sia come ha detto lei? Uno semplice scherzo? E' comune a quell'età» mormorò iniziando a cercare ovunque, aveva intenzione di trovare anche il più piccolo dei dettagli.
«Beth è anche peggio di lei in latino - disse in un sussurro - davvero»
«Detto da te non so quanto possa valere» disse su due piedi. «Hai parlato con Morgan? O con Rossi? O con chiunque altro?» chiese alzandosi iniziando a camminare.
«Sei la prima» ammise sospirando.
«Sicuro che tu non abbia mai detto nulla a nessuno su voi due?»
«Il resto della squadra l'ha scoperto solo ieri sera - disse - davvero Gracia, l'ho detto solo a te»
«Tesoro, altro non posso fare, mi dispiace -- disse riaprendo ancora una volta la cartella su Athena -- chiama uno degli altri, un altro profiler può essere più d'aiuto che me»
«Potrei chiedere ad Hotch oppure a Rossi»
«Buona fortuna ragazzo, se ti serve aiuto sai dove trovarmi!»
«Grazie Garcia»
Riposò il telefono sul comodino, mettendo la suoneria.
«Ti sei riaddormentato nel mentre?» chiese Athena tornando in camera.
«No - rispose sorridendo - stavo semplicemente pensando a quando portarti in ufficio e presentarti agli altri»
«Accetta un consiglio: la parola inizia per M e finisce con AI -- lo raggiunse mettendosi di fronte a lui-- io sono brava a dare i consigli» annuì sorridendo. Era l’ultima cosa che voleva fare, soprattutto in quel momento.
«Ah ah sei veramente molto simpatica».
«Lo so, me lo dicono tutti!» gli fece la linguaccia e uscì dalla stanza. «Muoviti che il caffè si fredda!»
Spencer si alzò dal letto seguendola in cucina. Prese la sua tazza tra le mani e si lasciò invadere dal calore del caffè. Non ne beveva mai molto, eppure Athena ne metteva sempre troppo all'interno della tazza.
La ragazza guardava il suo programma di studi mentente sorseggiava il caffè. «Mi sono sempre chiesta perché hai aspettato a dare i primi esami di filosofia» commentò senza girarsi per guardarlo. Reid appoggiò la tazza sul ripiano della cucina. Con il lavoro che lo teneva lontano da casa per parecchio tempo, non poteva permettersi questo lusso. «Non è un lusso che posso permettermi»
«È difficile riuscire a trovare il tempo di dare subito l'esame» aggiunse velocemente.
Si girò a guardarlo. «Solo per questo? Hai dato gli esami con noi e tu conoscevi già il libro a memoria sin dal primo giorno» inarcò un sopracciglio, pensando che in fondo non era così male come profiler, facendolo sorridere. «Il fatto di conoscere a memoria un libro non c'entra - disse avvicinandosi - ricordi che seguivo le lezioni da non frequentante?»
«Si, lo ricordo» ammise. «Ma ancora non capisco perché non hai dato l'esame prima di me»
«Hai dimenticato dove mi trovavo quel giorno?».
«Non sei stato tre mesi in giro per l'America» lo schernii avvicinandosi a lui, ormai si trovavano l'uno accanto all'altra. «Eppure quel giorno lì mi trovavo dall'altra parte degli Stati Uniti. Ma stai tranquilla, molti degli esami li ho già dati»
«Molti? Hai finito ormai, te ne mancano due! A me ne mancano ancora.. meglio non contarli.»
Fece una smorfia per poi ridacchiare.
«Mi piacerebbe poterli fare al posto tu, ma non avrebbe senso». Appoggiò una mano sulla sua guancia, accarezzandola.
«Sei specializzato praticamente in tutto quello che l’uomo ha scoperto: matematica, chimica, ingegneria, psicologia, sociologia. Credo che il senso non lo avrebbe prendere un’altra specializzazione» lo prese in giro dolcemente, mentre gli scompigliava i capelli.
«Il mio bisogno di conoscenza non ha alcun limite e l'unico modo che ho è quello di prendere una laurea. Mi fa stare bene, ecco»
«Giuro che non ti capirò mai --gli sorrise-- ma è bello così e poi mi sei utile!» scherzò poggiando la testa sulla sua clavicola.
Spencer le accarezzò i capelli sorridendo. «Ohw, ti ringrazio»
«A proposito di lavoro: non è che Grecia ha ficcanasato nel mio passato?» chiede inarcando un sopracciglio mentre lo guardava facendogli spalancare impercettibilmente gli occhi. «Se conoscessi Garcia la metà di quanto la conosco io, potresti sapere che l'ha già fatto»
Il discorso venne interrotto dal campanello. «Questa è Beth che vorrà scusarsi» esclamò Athena avvicinandosi alla porta che una volta aperta ci trovò una scatola abbastanza grande.
«Athena! - la chiamò dalla cucina - non credi che Beth vorrebbe entrare in casa, invece di stare sulla soglia?»
«Rimani lì, Spencer --mormorò guardando la scatola-- adesso arrivo»
Reid era riuscito a percepire un'inclinazione nel tono della sua voce. «Athena?»
«Sto bene» disse fredda mentre si chinava sulla scatola. L'aprì e ci trovo delle foto di lei in giro per la città.
Il fatto che lei non fosse ancora tornata in cucina, lo stava preoccupando. Che avesse ricevuto ancora qualcosa di strano? Uscì dalla stanza, raggiungendola in salotto.
«Hai vinto, non era Beth ieri» disse neutra passandogli la scatola con le fotografie.
Reid si sedette accanto a lei sfogliando le fotografie. Lei che entrava in biblioteca, che prendeva il solito caffè al solito bar sull'angolo. Qualcuno si era interessato a lei in modo troppo ossessivo. Era più che deciso a portarla a casa sua per un po’ di giorni.
«Vado a scusarmi con Beth» disse dopo un attimo di silenzio, avviandosi verso il bagno, l’unico luogo in cui era certa che Spencer non avrebbe origliato.
Spencer avrebbe voluto dire qualcosa per rassicurarla, ma l'ultima cosa che voleva era metterle ancora più agitazione. Lasciò cadere le fotografie nella scatola. Il silenzio all'interno del salotto venne interrotto dalla suoneria del suo cellulare. Corse in camera a rispondere.
«Penelope mi ha detto tutto, che succede ragazzo?» chiede Morgan al telefono.
«Credo che Athena abbia uno stalker»
«Che cosa? Athena la tua ragazza? Ma sei sicuro?»
«Penelope ti ha parlato del biglietto?»
«Si, ma anche a me sembra una ragazzata. Lo facevano anche a me i compagni di college!»
«Ti mandavano anche scatole piene di tue fotografie?»
«Oh..»
«Già - disse - ho deciso che verrà da me»
«Lo sai anche tu che potrebbe arrivare da un momento all'altro un altro caso. Lei cosa ne pensa?»
«La pensa esattamente come te, ma non posso lasciarla qui da sola»
«I suoi di dove sono?»
«È del Texas - rispose - probabilmente potrebbe anche pensare di proteggersi da sola»
«Deve essere intelligente per riuscire a starti al passo»
«Non mi serve un altro quoziente intellettivo di centottantasette»
«E una grande pazienza» lo prese in giro ridendo.
«Cosa faccio?»
«Sei sicuro che non ci sia altra scelta?»
«Non posso costringerla a salire su un aereo per il Texas» mormorò Spencer sospirando.
«Portala là con una scusa»
«Sai meglio di me che sono un pessimo bugiardo se mi faccio prendere dalla situazione, e qui si parla della mia ragazza»
«L'ami?»
Reid si sedette sul letto. Non si erano mai detti un ti amo; molte parole dolci, certo, ma mai un ti amo vero e proprio. La sua mente diceva che era troppo presto per dirlo, eppure per una volta voleva mettere da parte tutto e ascoltare il suo cuore. «Si.»
«Allora portala via.»
«Ci proverò» disse e - dopo averlo salutato - raggiunse la porta del bagno, dove Athena si era chiusa per parlare con Beth.
«Athena?». Sentiva i singhiozzi tra un respiro e l'altro, stava piangendo.
«Devo andare Beth, ti voglio bene » chiuse la chiamata. «Arrivo, sto prendendo le mie cose» disse guardandosi allo specchi mentre si asciugava le lacrime.
Reid si appoggiò con una spalla contro il muro e aspettò che la porta del bagno si aprisse. Il bisogno di stringerla tra le sue braccia cresceva esponenzialmente, voleva confortarla come meglio poteva.
Athena non voleva lasciare il bagno, non ci riusciva. Non riusciva a pensare razionalmente e non sapeva cosa volesse.
Il ragazzo era arrivato a sedersi a gambe incrociate pur di aspettarla. Sarebbe rimasto in religioso silenzio, avrebbe riflettuto sul da farsi. L'unica cosa che voleva era il benessere di Athena.
«So che sei li fuori» mormorò lei abbastanza forte da essere sentita. Era seduta sul mobile del bagno con la testa tra le mani.
«E ci rimarrò finché non uscirai di lì» rispose Spencer.
«Entra» sussurrò.
Reid si alzò alla svelta ed entrò. Si avvicinò piano alla ragazza seduta sul mobile e l'avvolse tra le sue braccia, sentendo il calore del suo respiro entrargli nel petto. Le baciò I capelli accarezzandola. «Mi dispiace.»
Athena appoggiò la testa sulla sua spalla, facendo toccare il naso con il collo di lui. «Non è colpa tua» mormorò.
Spencer non poteva spiegarsi di chi fosse la colpa. Poteva essere del suo lavoro, oppure qualcuno era solamente ossessionato da lei. E lui sapeva esattamente come finivano situazioni del genere. Lo stalker avrebbe fatto di tutto pur di arrivare all'oggetto del suo desiderio.
«I tuo neuroni fanno rumore, sai? Non è colpa tua, smettila di pensare»
«Scusami» disse. Abbassò lo sguardo verso di lei, facendo congiungere le loro labbra. Un bacio caldo, salato, bisognoso.
«Smettila di chiedermi scusa --sorrise lasciandogli un bacio sul naso-- usa piuttosto i tuoi neuroni per pensare a cosa portarmi dietro» la mise sul ridere, perché l'ultima cosa che voleva era vedere Spencer triste.
«Non andiamo in un altro stato, Athena - disse - anche se la tentazione di mandarti in Texas è molto forte.»
«Perché vorresti mandarmi in Texas?!» esclamò con il cuore che iniziava a battere sempre più forte.
«Non voglio lasciarti sola - rispose - se capitasse un caso, io non potrei rimanere con te»
«E quindi cosa vuoi fare?»
«Trovarti una sistemazione più sicura»
«Mandami alla CIA a questo punto! --disse esasperata-- non voglio tornare dai miei e neanche essere trattata come una bambola» sospiro ma poi corresse il tiro. «Per te è facile, sei abituato a queste cose, io no.»
«Athena - rispose - per quanto io possa essere abituato a questo, la situazione è molto diversa». Come faceva a non capire che si trattava della sua vita? In ballo non c'era semplicemente qualcuno di ossessionato, ma un killer che stava solo aspettando il momento più adatto.
«Ti amo» Le parole le uscirono prima che il cervello avesse il tempo di rielaborarle. Il danno ormai era fatto.
Per la prima volta nella sua vita il dottor Spencer Reid era rimasto senza parole.





“L’oracolo del computer, per servirvi.” 
Ciao a tutte!
Abbiamo notato che ci viene più comodo pubblicare la domenica, speriamo vi vada bene :)
In questo capitolo amiamo soprattutto il finale djufdj siamo morte di feelings scrivendo AHAHAHHA
Speriamo vi sia piaciuto e che continuerete a leggere la storia!
Ce ne saranno delle belle e Athena ne combinerà di tutti i colori, dovrete solo avere un po’ di pazienza.
Speriamo non avervi annoiato!
Vi lasciamo i nostri account di efp:
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e i nostri contatti di facebook:
Harriett Efp
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Alla prossima, 
“L’oracolo chiude”

 

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Capitolo 4
*** Silenzio ***




 
Capitolo 3
Silenzio

 
 

Da ogni cosa ci si può mettere al sicuro,
ma per la morte abitiamo tutti una città senza mura.

Epicuro

 


Reid era seduto sul suo letto, nella sua camera pensando alle parole di Athena. Non gli aveva dato una risposta concreta, l'aveva abbracciata e basta.
Continuava a pensare a cosa avrebbe dovuto fare, ma fu interrotto da un messaggio di Athena.
"Sono appena scesa dall'aereo, ti scrivo quando arrivo a casa, sempre che io sopravviva agli abbracci di mia madre."
Era riuscito a convincerla a lasciare la Virginia; non sapeva come, ma era riuscito a metterla sul primo aereo per il Texas.
Sapeva che nessuno dei due lo voleva, ma non riusciva a trovare altra soluzione.
Il telefono iniziò a suonare, mostrando il nome di Morgan. «Come andiamo, ragazzo?».
«L'ho convinta ad andare in Texas» disse.
«Convinta o mandata?» chiese.
«Diciamo entrambe» rispose Spencer massaggiandosi la fronte.
«E tu come stai?» chiese ancora Morgan sentendo una leggera inclinazione nella sua voce.
«Io.. bene»
«Ho un amico in polizia che si occupa di stalker, vuoi che gli chieda un favore?»
«Mi farebbe molto piacere» rispose Spencer.
«Le hai chiesto se è qualche ex fidanzato?».
«Già controllato, alibi di ferro»
«Scava più a fondo, forse ci sono dettagli che non ti ha detto. Ora devo andare, aiutati con Penelope, ma soprattutto parla con Athena» chiuse la chiamata.
Reid appoggiò il telefono sul comodino. Prese un respiro profondo e si alzò, andando a fare una doccia per cercare di lavare via la preoccupazione.
Uscì in tempo per prendere la chiamata al telefono di casa. «Pronto?». Rimase ad ascoltare. Sembrava quasi che non ci fosse nessuno dall'altro lato della cornetta. Solo un respiro pesante gli fece capire che qualcuno c'era.
Mise giù e guardò l'orario. Erano passate quasi due ore e non aveva nessuna notizia di Athena. Stava diventando paranoico? Era arrabbiata con lui? La chiamata senza risposta stava solo peggiorando le cose.
«Pronto?» rispose dopo un'infinità di squilli. Reid si apri in un sorriso.
«Scusa, mamma ha invitato a casa mezza cittadina -- si scusò prima ancora che lui potesse aprire bocca-- a quanto pare il ritorno dal college equivale a una festa nazionale» rise cercando di non pensare alla vera ragione per cui era tornata a casa. Con il tempo era riuscita a capire che spesso era meglio fare buon viso a cattivo gioco per il bene dei suoi famigliari.
Reid sorrise di nuovo. «Mi fa piacere –disse-- almeno sei al sicuro».
«Okay...» sospirò guardando fuori dalla finestra. Il giardino era in fiore e il sole splendeva, lasciando che il suo calore emanasse un senso di famigliarità e di benessere. Infondo ritornare in Texas dopo tanto tempo non era una cattiva idea. Un po’ di relax e di tranquillità nello studio non avrebbe fatto male a nessuno.
«Mi dispiace, davvero» disse Spencer grattandosi il retro del collo.
«Ti dispiace perché devo scappare da mio fratello o dalla ragazza dell'altro mio fratello? Perché, sinceramente, non so chi dei due sia peggio.»
Spencer non poteva non sorridere.
«Se fosse per me –disse-- saresti qui»
«Ormai sono qui --sospirò-- e mi toccano i preparativi del matrimonio di mio fratello. Giuro che se tocca a me il discorso sei morto!» disse alzando gli occhi al cielo. Odiava parlare in pubblico  -o meglio- odiava essere al centro dell’attenzione. Amava suo fratello, ma era davvero troppo per lei.
Un'espressione preoccupata passò sul viso di Spencer. «Poi chi te lo spiega il latino?»
«Allora ti uccido dopo aver dato l'esame»
«E non ti mancherei nemmeno un po’?» chiese Spencer mettendo un piccolo broncio.
«Mh.. -- iniziò la frase ma il fratello la raggiunse-- No, Beth sono in Texas, non posso passarti gli appunti su Seneca!» improvvisò mentre il fratello, Mike le passava accanto.
Reid guardò fuori dalla finestra prima di corrugare la fronte. Eppure gli aveva detto di aver riferito ai suoi genitori di avere un fidanzato. «C'è qualcosa che dovrei sapere, Athena?»
«Emh, Mike è appena passato, scusa. Non ho voglia di passare la serata tormentata dalle sue domande. E' più testardo di me, scusa...» si morse il labbro, ricordandosi che prima o poi sarebbe saltata fuori l'argomento 'fidanzato' con il fratello. Lo aveva riferito ai genitori perché doveva spiegare le sue assenze, ma visto che i fratelli avevano le loro vite, aveva evitato il discorso. Erano fin troppo protettivi a volte e non sapeva come l’avrebbero presa.
«Quindi hai chiesto il silenzio stampa ai tuoi stessi genitori?»
«Mike è al college e Justin sta per spostarsi per andare via, non è così difficile in fondo» ammise facendo spallucce.
«Okay –disse Spencer-- io..». Il telefono di casa prese a squillare un'altra volta. Spencer andò a rispondere, e proprio come prima solo un respiro pesante dall'altra parte della cornetta. «Scusa è suonato il telefono»
«Oh, tranquillo. Posso farti una domanda?» chiese Athena sfogliando uno dei libri che aveva portato con se per gli esami.
«Certo –disse-- tutto quello che vuoi» disse Spencer sedendosi sul divano. Lasciò che il suo sguardo vagasse fuori dalla finestra.
«Perché non sei venuto qui con me?» chiese sedendosi sulla panchina del giardino.
«Athena, ne abbiamo già parlato, non posso lasciare la squadra..».
«Avevi il fine settimana libero».
«Lo so.. e mi dispiace, davvero. Ma voglio scoprire cosa sta succedendo e riportarti qui il prima possibile».
«Okay...».
La sua voce era ridotta quasi ad un sussurro e non serviva un profiler per capire che era triste. Era stata una settimana dura per entrambi e le aveva promesso un weekend da soli. Vorrebbe dirle di amarla, prima che la conversazione finisca, così da riportarle il sorriso sulle labbra.
«Athena?».
«Sono sempre qui» ironizzò.
«Volevo dirti che..» cominciò.
«Che? Spara, tanto peggio di così non potrebbe andare.. Mi vuoi mandare al Polo Nord?» chiese ridacchiando. Sua madre le stava facendo segno di tagliar corto per andare a tavola con tutti gli altri ma non aveva voglia di chiudere la chiamata.
«Ecco io volevo dirti..».
«Devo andare, mi dispiace --disse-- dimmelo domani, tanto non scappo». Ormai aveva i secondi contati, tra poco suo fratello l'avrebbe raggiunta per prenderla di peso e portarla a tavola.
«Ehm io.. va bene, a domani».
«Ah, Spencer? Non devi per forza dirmelo, già lo so» sorrise capendo le intenzioni del ragazzo. In fondo lo amava per quello, perché anche se era tre passi avanti a lei in tutto, lei lo era in amore.
Reid sorrise teneramente, lasciando il telefono sul comodino. Nonostante avesse voluto dirglielo, nonostante si considerasse sempre avanti a tutti, l'amore era la cosa più difficile che la sua mente potesse comprendere ed era felice che - per una volta - avesse trovato qualcuno che ne sapeva più di lui.

Athena non riusciva a riprendere sonno. Erano le otto del mattino e la sua vecchia camera da letto le sembrava troppo piccola. Prese il telefono dal comodino e iniziò a tartassare di messaggi le amiche. In Virginia erano le sette del mattino ed era sicura che Spencer fosse già a lavoro, come era suo solito fare quando voleva tenersi occupato. Infatti era arrivato al lavoro con quasi un'ora di anticipo e a tenergli compagnia c'era qualche inserviente che passava con il carrello cigolante. Si era messo a rileggere il rapporto prima di consegnarlo ad Hotch. Non smetteva un attimo di pensare ad Athena. Il fatto che non si trovasse più in Virginia lo rendeva ancora più nervoso. Solitamente riusciva a mettere da parte i sentimenti, ma dopo quello che era successo durante quel fine settimana, non smetteva un attimo di pensare a lei.
«Qui non credo che valga il detto 'prima si va, prima si torna'» disse JJ avvicinandosi a Reid.
«JJ --disse sorpreso di vedere la collega bionda già in ufficio-- come mai così presto?»
«Scartoffie --rispose mostrandogli uno scatolone-- e ad essere sincera volevo parlarti. Speravo di incontrarti prima degli altri..» ammise poggiando lo scatole su una cattedra sorridendogli.
Spencer si rimise seduto composto sulla sedia girevole. Non aveva mai visto JJ così ansiosa di parlargli il prima possibile. «Dimmi pure».
«Volevo chiederti scusa per l'altra volta. Ecco, forse ti abbiamo messo troppo alle strette riguardo ad Athena» disse JJ sedendosi sul bordo della sua scrivania.
Spencer annuì. «Tranquilla, prima o poi lo avreste scoperto comunque».
«Come vi siete conosciuti?» chiese curiosa. Lo vedeva strano ma forse era solo ancora a disagio per l'argomento, in fondo era abbastanza nuovo a quelle cose e data la sua esperienza era normale che non ne volesse parlare.
«Oh beh.. --disse Reid arrossendo e sorridendo-- è una storia abbastanza lunga»
«E' un geniaccio anche lei?» la mise sul ridere.
Spencer si unì alle sue risate. «Non esattamente –disse-- ma è una persona che riesce a tenermi testa»
«Hai decisamente alzato la mia curiosità su di lei» sorrise. «C'è qualcosa che non va Reid? Ti vedo strano..»
Non voleva addossarle un'altra preoccupazione. Aveva già molto da fare con Henry e i turni di Will, prima o poi sarebbe venuta a scoprirlo lo stesso, se non fosse stato lui a dirglielo, l'avrebbe fatto Penelope e se non lei, Morgan.
«Lo sono» e cominciò a raccontarle dello strano biglietto e la scatola piena di fotografie di Athena mentre svolge normalissime attività quotidiane.
«Ora è con la sua famiglia?» chiese. «Sicuro che sia la scelta migliore?»
«Lo spero» rispose. Non lo sapeva nemmeno lui. Da una parte si sentiva più sollevato; lei era con la sua famiglia al sicuro. Ma la sua parte razionale, cominciò ad elaborare strane teorie. Lo stalker avrebbe potuto prendere comodamente lo stesso aereo e seguirla in Texas. Il cuore di Spencer cominciò a battere sempre più forte.
Nel bel mezzo del suo ragionamento il telefono suonò. «Spencer e' il tuo» mormorò JJ.
«Dannazione Reid, mi ha trovata. Qui, a casa dei miei.» la voce di Athena risuonò nella mente di lui.
«Cosa?!» esclamò il ragazzo.
«Spence, che succede?» chiese JJ.
«Stamattina mia madre mi ha portato un bigliettino in camera che aveva trovato nella posta. "Hai capito il tuo posto: lontana da lui e vicina a me"» Athena camminava velocemente per la camera in presa al l'ansia
«Athena - disse Reid - calmati, ti prego. Puoi fare una fotografia del biglietto?»
«Te l'ho inviata tre anni fa. Controlla.»
Reid alzò gli occhi al cielo. Nonostante fosse perseguitata da qualcuno, aveva sempre da ironizzare. Controllò velocemente, notando la stessa calligrafia che c'era sull'altro biglietto. "Hai capito il tuo posto: lontana da lui e vicina a me". Analizzò attentamente le parole che vi erano scritte. Il sesso era sicuramente maschile. Qualcosa gli diceva che non avrebbe mollato finché non avesse avuto tra le mani Athena. Allontanarla era stata la mossa peggiore che avesse potuto decidere di fare. In realtà, vorrebbe che l'oggetto dei suo desiderio sia il più vicino possibile. Spencer si portò una mano sopra gli occhi per massaggiarli: aveva mandato Athena nella tana del lupo.
«Hai qualcosa in mente?» chiese JJ.
«Quest’uomo la conosce da molto tempo --rispose-- tanto da seguirla avanti e indietro, Virginia-Texas come niente».
«Ci sono troppe persone che conosco da molto tempo - chiese Athena confusa - perché dovrei essere perseguitata?».
«JJ, lo stalker ha mandato quelle cose a casa mia con l’unico scopo di far andare Athena in un luogo sicuro, la sua casa» chiese Reid, voltandosi verso l'amica.
«Reid mi vuoi dire che cosa sta succedendo?» esclamò Athena dall'altra parte del telefono.
«Sicuro? E' così strano» mormorò JJ.
«Con chi stai parlando Spence? Cosa devo fare? »chiede ancora Athena.
«Oh sono con JJ –rispose-- l'80% degli stalker di sesso maschile vogliono stare il più vicino possibile, il resto potrebbe passare a qualcosa che somiglia all'oggetto del desiderio. Lui ha deciso che ti vuole definitivamente».
«E se invece la volesse lontano da qualcosa?» chiese JJ dubbiosa. Ci pensò un po' e poi disse convinta «Ha litigato con qualcuno qui? Ex fidanzato, amico stretto? Qualcuno in particolare?».
«JJ, non mi sembra il caso» disse Spencer coprendo il microfono dell’apparecchio con una mano.
«Perché? Le hai parlato?» continuò.
Athena era ancora al telefono in attesa di una risposta. «Spence, io torno in Virginia, non metto in pericolo la mia famiglia» concluse la fidanzata
«Cosa? Aspetta. Tu non sei in pericolo» esclamò Spencer. Più era vicina al suo stalker, meno era in pericolo. Lo sviluppo di questo fantomatico rapporto si sarebbe avuto quando lui avrebbe trovato abbastanza coraggio da avvicinarsi a lei di persona.
«Allora spiegami cosa accipigna sta succedendo!» esclamò esasperata.
«Si Spence, dillo» lo incitò JJ avendo capito quello che gli stava passando per la testa.
«Lui è lì con te --iniziò Reid-- ma non ti farà mai del male, a meno che tu non gliene dia l’occasione».
Nell'esatto momento in cui lo disse arrivò una busta indirizzata a Reid.
«Lei non è leale come ragazza» lesse a voce alta il biglietto accompagnato da una foto di Athena sulle spalle di un ragazzo biondo con gli occhi chiari.
«Spence? Che succede? Ci sei?» chiese Athena notando che il ragazzo non rispondeva.
«Lui.. –disse-- lui vuole qualcosa da me».
«Spencer, cosa ti è arrivato?» JJ rimaneva in silenzio, non sapeva come comportarsi.
«Athena --disse a voce più alta-- tuo fratello è biondo e ha gli occhi azzurri?»
«Perché? Che è successo?»
Reid guardò verso JJ. «Lui vuole fare qualcosa a me, Athena»
«Ti è arrivato qualcosa? Cosa vuole di mio fratello?» chiese Athena. JJ era già corsa da Aaron nel suo studio.
«Penso voglia fare in modo che io ti lasci. Alla tua foto è allegato un biglietto: lei non è leale come ragazza»
«Justin e' uguale a me, biondo e occhi azzurri» sussurrò.
«Deve essere stato lì quando sei arrivata –disse--  o è tornato a questo proposito oppure è arrivato con te».
«Spencer, ha scattato quella foto dal mio giardino sul retro. L'unica entrata e' dalle scuderie e bisogna avere le chiavi. Io e i miei fratelli giochiamo lì è non ci sono altri accessi se non la casa…» il suo cuore batteva sempre più velocemente. Lo stalker era entrato in casa sua. Era nel panico.
«Athena ti prego –disse-- lo so che è difficile, ma cerca di calmarti». La situazione stava degenerando. Gli scivolava dalle mani come sapone. Si prese la testa tra le mani.
«Spencer, non è difficile, è impossibile --sospirò-- guarda la foto e descrivimi il posto» disse calmandosi leggermente.
Reid cercò la sua estrema calma. «Ci siete tu e tuo fratello. Siete sorridenti. Sei a cavalcioni sulla sua schiena e sembra abbiate appena smesso di correre. È una grande distesa, non un vero e proprio giardino. Si vedono le recinzioni di legno e l'erba secca»
«E' il lato nord della mia terra. Ci giochiamo sin da piccoli e facciamo gli stupidi. Nessuno lo sa, neanche i nostri genitori… Ci abbiamo giocato ieri pomeriggio, ho la camicia rossa a quadri? ». In quel momento non era mai stata così preoccupata per il fidanzato. L'unica cosa che poteva fare era stargli lontana.
«E-esatto»
Quell’uomo era stata lì fino al giorno prima pur di scattare quella foto. Era tornato in Virginia?
«Spencer, parla con i tuoi colleghi»
«Reid!» lo richiamò Hotchner da davanti la sala riunioni. Spencer si volto facendo un gesto con la testa. «Mi hanno chiamato - disse - Athena..»
«Si?»
«Io.. - cominciò - noi lo troveremo».
«Okay» ridacchiò capendo le sue vere intenzioni.
«Ti aggiorno al più presto»
«Ti amo» mormorò sapendo che non avrebbe ricevuto risposta.
«Ciao» e così dicendo mise fine alla chiamata. «Ti amo» disse in un sussurro prima di alzarsi e raggiungere i suoi colleghi.






“L’oracolo del computer, per servirvi.” 
Saaalve c.c
Chiediamo umilmente perdono per aver aggiornato così tardi, ma visti gli impegni scolastici e non, c'è stato poco tempo per controllare e revisionare il capitolo e quindi abbiamo preferito aspettare. Per chi se lo stesse chiedendo, il secondo nome di Athena è Elsa (è capitato un una recensione che ce lo chiedessero). Scrivere questa storia è una valle infinita di feels. Speriamo che vi piaccia come al solito.
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Alla prossima, 
much love ♥

“L’oracolo chiude”

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Capitolo 5
*** Complicità. ***


 



Capitolo 4
Complicità


I fratelli siano uniti perché quella è la prima legge.
Che abbiano unione vera in qualsiasi momento che sia,
perché se litigano tra loro gli divorano gli stranei.
 

José Hernández


«Lui come si chiama?» chiese sorridendo il fratello di Athena. L'aveva beccata al telefono con Spencer. Alzò gli occhi al cielo e si morse il labbro; non era ancora il momento di parlare di lui con i suoi fratelli.
«Era Beth e fatti i tuoi, Justin» rispose fredda buttandosi sul letto. Solitamente i suoi fratelli non si impicciavano nella sua vita privata, quindi sperava che quella breve frase fosse bastata.
«E da quando dici a Beth che la ami? Non sapevo avessi certi orientamenti sorellina» commentò Justin ridacchiando sedendosi accanto a lei.
«Si chiama Spencer» si arrese sbuffando. Era testardo come lei, sapeva che non avrebbe mollato facilmente la presa.
«Mike mi deve venti dollari -- disse ridendo -- avete litigato e sei scappata qui?»
Roteò gli occhi «No, non abbiamo litigato! Lui ha molto lavoro e io mi annoiavo a casa da sola, pure Beth è con i parenti» rispose alzando le spalle.
«Ha un lavoro? – chiese sorpreso -- Che fa? Il fattorino? Il cameriere? »
Athena scoppiò a ridere pensando alla sua reazione. «Agente dell'FBI, e' un profiler»
Justin rimase con la bocca spalancata. La sue espressione pendeva tra lo shock e la sorpresa. «Quanti anni ha?»
«Ha la tua età, venticinque anni» e il meglio stava per arrivare. «E’ specializzato praticamente in tutto quello che l’uomo ha scoperto: matematica, chimica, ingegneria, psicologia, sociologia» aggiunse per far sentire ancora più inutile il fratello. In fondo gli voleva bene.
Justin rimase impietrito davanti a quello che la sorella gli aveva appena detto.
«È uno di quei bambini prodigio?» chiese dopo essersi ripreso dalla botta iniziale.
«Eh già, 187 come QI non è da tutti» rise ancora.
«Mi stai facendo sentire una nullità, sorellina» ridacchiò Justin.
«Era questo il mio obiettivo» fece spallucce e gli scompigliò i capelli.
«Mi vuoi sempre più bene, eh?» chiese lui facendo il labbruccio.
«Anche lui ha i suoi difetti, tranquillo --disse appoggiando la testa sulla sua spalla-- c'est la vie» mormorò sospirando.
«C'è qualcosa che non va?» le chiese. Quando era arrivata non sembrava così tanto felice di essere tornata in Texas; e –di per certo- non si beveva la storia che Spencer avesse così tanto lavoro da non potersi dedicare a lei per qualche ora. Conosceva bene sua sorella, non riusciva a mentirgli per tanto tempo, il silenzio stampa e i segreti funzionavano soltanto con i genitori.
«Dopo quanto tempo hai detto a Kate che l'amavi?» buttò lì Athena, incuriosita.
«Oh ehm.. -- Justin si grattò il collo imbarazzato -- finché non mi sono sentito sicuro. Più o meno un anno. Perché?»
«Cerco di capire voi maschi» disse ridacchiando. «Ho scoperto che anche se sono cresciuta con due maschi, non vi comprenderò manco morta» aggiunse abbozzando un sorriso.
«Lui non te l'ha ancora detto, vero?» chiese lui.
«No, ma non è un dramma» rispose facendo spallucce.
«Ma vorresti che te lo dicesse» affermò Justin accarezzandole i capelli.
«Sinceramente? Mi basterebbe capirlo --ridacchiò-- cioè, a volte mi sembra di affrettare le cose, altre di rallentarle. Non ci capisco nulla con lui.»
«Forse è la prima volta che trova una persona come te» mormorò lui sorridendo.
«Confusionaria, testarda e lunatica?».
«E dolce, divertente e simpatica dove li hai messi?» chiese lui corrugando le sopracciglia, per poi scoppiare a ridere.
Sorrise guardando il fratello. «Sei il miglior fratello di sempre --mormorò abbracciandolo-- ma non dirlo a Mike» rise. «A proposito di Mike, che avevate scommesso?» chiese inarcando un sopracciglio.
«Io ho scommesso che avevi il ragazzo, lui diceva che non avevi passato un esame e te ne sei andata dalla Virginia» rispose alzando le spalle.
«Siete sempre stati dolcissimi --disse ironica-- ma non indovinerete da quanto stiamo insieme» rise alzandosi in piedi.
«Se per lui sei la prima -- disse -- ricorderà anche giorni e ore»
«Ad essere sincera non so se sono la prima e comunque lo ricorderebbe anche se fossi la milionesima, la sua memoria è di ferro puro.»
«Ha quella cosa -- disse -- la memoria dietetica?» chiese lui gesticolando.
«Memoria eidetica, non dietetica, può leggere ventimila parole al minuto e si è diplomato a dodici anni» rispose come se non fosse nulla.
Justin rimase nuovamente senza parole. «Deve esserci qualcosa in te» disse lui socchiudendo gli occhi.
«Cosa?» chiese non capendo.
«Non prenderla come un insulto, ma devi avere qualcosa che il supercervellone non ha» rispose ovvio.
«Una vita normale?» chiese ironica ridendo.
«L'amore, sciocca» commentò facendole un gesto con la mano.
«Sarà… diciamo che è una cosa tipica delle ragazze» ripose alzando le spalle. Sapeva che era sicuramente molto più avanti di lui in quel campo.
«Dai ragazza, sei sicuramente tre passi avanti a lui in questo» ridacchiò Justin scompigliandole i capelli.
«Solo tre?!» scoppiò a ridere.
«Okay, forse un po’ di più» rispose ridendo con lei.
«In compenso quando lui parla di roba scientifica o filosofica o semplicemente studia, sembra venire da un altro pianeta. E' cinquemila passi avanti a me.» Justin non riuscì a non ridere.
Athena si avviò verso la porta di camera sua. «Comunque, tanto per la cronaca, mamma e papà sanno che sto insieme a lui da dieci mesi»
«Ho vinto altri venti dollari - disse - Mike ha scommesso meno di sei mesi».
Scoppiò a ridere. «Lui con me aveva scommesso che tu e Kate non duravate neanche due mesi!»
«Ricordami di ringrazialo per averci fatti conoscere» disse indicandola giocosamente per poi sorridere.
«Ti ricordo che sono IO quella che si è subita tutte le litigate tra voi due. Dovete amarmi per non avervi ucciso.»
Justin sorrise e seguì la sorella fuori dalla camera da letto.
 
 
Spencer era appena uscito da una di quelle riunioni in cui di solito era Penelope a parlare. Si passò una mano sul volto prima di prendere posto alla sua scrivania. Non era abituato a vedere fotografie di persone che gli stavano a cuore sullo schermo, non dopo quello che era successo l’ultima volta. Chiuse gli occhi cercando di riordinare i pensieri, quando il cellulare cominciò a squillare.
«Pronto?» rispose con voce stanca.
«'Non sarai ne la prima ne l'ultima', Spence devi dirmi qualcosa?» esordì Athena calma, senza neanche salutarlo, saltando completamente i convenevoli. Era in giardino con la madre, Kate e amici di famiglia, non poteva dare di matto proprio in quel momento.
Ci mancava anche un altro messaggio e la sua giornata era completa. «Athena -- disse -- sono uscito ora dall'ufficio di Hotch».
Sinceramente non aveva proprio la voglia di continuare a parlare di quella cosa. Voleva sentire la sua voce, certo, ma non piena di paura.
«Lascio il Texas, ti manderò un messaggio quando arriverò» disse calma cercando di nascondere la paura.
Reid rimase impietrito. «Non rimani per il matrimonio?».
«Il matrimonio è più avanti, farò qualche viaggio in più. Voglio andare in un posto dove nessuno possa trovarmi e poter stare sola.»
«In Bangladesh?». No Spencer, non riesci a sdrammatizzare, si disse ritornando ad ascoltare quello che lei stava dicendo.
«Troppe ore di viaggio» rise. «Ma il senso è quello!»
«Mi dispiace per questa situazione, Athena».
«Ti prego, non chiedere a Penelope di cercarmi. Ciao» mise giù prima che il ragazzo potesse risponderle.
Ci mancava solo che la sua ragazza sparisse nel nulla. Si alzò veloce dalla sedia e cominciò a correre per l'ufficio, raggiungendo la sala computer di Penelope.
«Non posso» disse Penelope sentendo arrivare Reid.
«Garcia, te ne prego».
«Mi ha chiamato e mi ha fatto promettere che non ti avrei messo nei guai --gli rispose guardandolo-- Hotch che ha detto?»
«Che lavoreremo a questo caso».
«Cosa vuoi fare? Una volta saputo il luogo cosa farai?»
«Niente - rispose - tu dimmi solo dove si trova e se sta bene».
«Lei sta bene e ha il volo tra cinque ore. Se vuoi hai tempo per raggiungerla in Texas; c'è un volo tra un ora» dice facendogli l'occhiolino.
«Se andassi da lei, la metterei ancora più in pericolo» mormorò Spencer lasciando andare un sospirò.
«Puoi andare la in segreto, siamo dell' FBI in fondo» rispose Penelope facendo spallucce.
«Garcia -- disse esausto -- mi piacerebbe fare questa pazzia per lei».
«Il tuo volo parte tra 57 minuti e Morgan ti ha già fatto le valigie, sono di fianco a te. Buon viaggio! Ah, ricordati che se Athena prende il bouquet poi ti tocca sposarla!» disse ridendo digitando velocemente dei testi al pc.
Spencer rimase impietrito, sorrise impercettibilmente e scappò fuori dalla sala computer di Penelope.
 
La famiglia Williams era riunita in casa anche se facevano cose diverse. C’era chi preparava prelibatezze in cucina, chi si era rintanato in biblioteca a studiare e chi –come Athena- non sapeva che cosa fare, se non desiderare di sparire dalla faccia della terra per un tempo indefinito. Erano tutti tranquilli, presi dal loro passatempo che non accorgevano di nulla, di quello che le stava accadendo. Suonarono alla porta e andò ad aprire.
Reid non sapeva cosa dire. Era la seconda volta -in poco tempo- che il dottor Spencer Reid rimaneva senza parole. Forse un "ciao" sarebbe bastato a salvargli la faccia da un pugno ben assestato.
«Nuovo metodo dell'FBI per controllare le vittime di stalker?» chiese ironica Athena dopo aver riconosciuto il fidanzato.
«Nuovo metodo di Spencer Reid per dire: mi dispiace, mi sei mancata così tanto» rispose lui accennando un sorriso.

 




“L’oracolo del computer, per servirvi.” 
Ciao ragazzuoli ♥
Siamo arrivati al quarto capitolo. Speriamo che quello che stiamo scrivendo vi piaccia, perché ci stiamo impegnando davvero molto. Nonostante i terribili errori nello scorso capitolo, ci auguriamo che non ce ne siano anche in questo (in caso contrario fateci notare dove). Athena non riesce a stare in Texas un giorno di più. Si confida con il fratello e poi prendere una decisione: prendere un aereo e andare il più lontano possibile. Riuscirà Spencer a farla rimanere in Texas? Lo scoprirete nella porsisma puntata, rimanete sintonizzati.
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Alla prossima, 
much love ♥
“L’oracolo chiude”

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Capitolo 6
*** Ti amo. ***


 



Capitolo 5
Ti amo


 
Ama, ama follemente, ama più che puoi e
se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente.

William Shakespeare



«Interessante metodo --disse Athena sorridendo-- che ne dici di baciarmi?»
Spencer sorride dolcemente chinandosi su di lei, lasciando che le loro labbra di sfiorassero prima di sentire qualcuno schiarirsi la voce dietro di loro, rovinando quel momento.
«Sei il fidanzato genio di mia sorella?» chiese Justin aprendo la porta di scatto facendoli voltare.
«Io ehm - cominciò imbarazzato Reid - io.. si».
«Justin cuccia –disse Athena ridendo-- Spencer, lui è mio fratello Justin ma ignoralo, e' agitato per il matrimonio.». Entrambi ridacchiarono mentre il povero ragazzo alzava gli occhi al cielo e veniva scansato di lato dalla madre.
«Athena, per l'amor del cielo, fallo entrare!» la sgridò la madre invitando Spencer all’interno della casa.
Reid sorrise, salutando con la mano il fratello e tutto il resto dei familiari di Athena.
«Spencer, loro sono Kate, Mike, Justin -che hai già conosciuto- mia madre Susanne e mio padre James» li presentò mentre la madre rideva sotto i baffi.
«Aspetta, sei fidanzata?!» esclamò Mike.
«Figliolo penso che tu sia l'unico qui dentro a non saperlo» gli rispose il padre ridacchiando facendogli mettere il muso.
Reid cercò di trattenersi dal ridere. Era la prima volta che conosceva di persona i genitori di Athena. Ringraziò il suo lato da profiler che lo aiutava a mascherare l'imbarazzo. «Piacere di conoscervi.» mormorò.
«Bene, lo porto di là, voi fate i bravi!» disse Athena trascinando Spencer dall'altra parte della casa.
«Piccola, eh?» la prese in giro. Gli aveva detto che non era una casa tanto grande, quando invece era molto ampia in tutto e per tutto, senza parlare del giardino.
«Qui le case sono così» si giustificò lei alzando le spalle.
«Molte case nelle campagne statunitensi sono grandi, ma la tua è immensa» continuò lui, seguendola in camera sua.
«Solo perché sei di Las Vegas» commentò aprendo la porta ed entrando.
«Si, ci sono molte cose enormi a Las Vegas, ma non come questa» rispose lui ovvio.
«Mio padre tende ad accontentare ogni richiesta di mia madre» commentò sedendosi sul letto. «C'è stato un altro 'tutti contro Reid'? Perché tu non saresti mai venuto di tua spontanea volontà » disse dopo un attimo di silenzio.
«Okay, lo ammetto - disse sedendosi sul suo letto - ho chiesto a Garcia di controllare dove saresti andata».
«Lo immaginavo, ecco perché le ho detto che non volevo essere trovata. Dimmi se non ti conosco» si girò verso di lui con l'espressione da te-l'avevo-detto-ti-conosco-meglio-delle-mie-tasche.
«E sai anche chi è stato a prenotarti l'ultimo volo della giornata, invece degli altri tre che potevi comodamente prendere?» chiese lui alzando le sopracciglia per poi sorriderle. Se non fosse stato per Garcia, Athena sarebbe già in qualche località sperduta del globo.
«Penelope» rispose ridacchiando. «Quella donna deve essere sia una benedizione che una maledizione» aggiunse ironica.
«Lei e i suoi computer» rise Reid.
«Quanto resterai?» chiese lei guardandolo negli occhi. Ormai era un'abitudine porgli quella domanda. Ogni volta che si vedevano lei sapeva che avevano le ore contate e quasi come per confermare la sua teoria gli chiedeva quanto poteva rimanere.
«Tornerò a Quantico non appena il tuo aereo sarà decollato» rispose Reid. Odia dover porre un limite al tempo messo a disposizione per vedersi. «Quindi - disse, avvicinando il volto al suo - direi che è inutile perdere tempo».
«O potrei annullare il volo-- sussurrò avvicinando ancora di più il viso all'altro, tanto da sfiorare il naso-- mi basta una semplice telefonata.»
«Mi piacerebbe, davvero - rispose Spencer, soffiando sulle sue labbra - ma se serve per nasconderti, va bene così»
 
Athena cedette e lo baciò. «Non sei poi così bravo come profiler» lo prese in giro dopo essersi staccata leggermente da lui.
«Non voglio fare il profiler quando sono con te - rispose - vorrei solamente cercare di comportarmi come farebbe un normale ragazzo di venticinque anni con la sua ragazza»
«Davvero non hai capito nulla?» chiese cercando di non ridere.
«Ah, mi sta scoppiando la testa, Athena» ammise lui. Era stata una giornata veramente pesante per lui, con tanto di viaggio da uno stato all'altro e non aveva voglia di fare strani giochi mentali. Spencer si lasciò cadere indietro nel letto e Athena si sporse su di lui.
«Caro genio delle mie tasche, io e Penelope ti abbiamo ingannato. Io non devo partire per nessun viaggio. Sapevo che era l'unico motivo per farti muovere e venire da me e l'ho usato. L'allieva ha superato il maestro» gli diede un bacio sulla fronte.
Reid rise e avvolse le braccia attorno al suo corpo, stringendola ancora più vicina. I capelli lunghi di lei, ricadevano come una tenda che limitava il loro spazio, ma che rendeva tutto ancora più intimo. Si guardarono negli occhi per diversi istanti prima che Spencer sollevasse il viso per darle un bacio.
«Pensavo ci arrivassi prima --ridacchiò-- ma alla fine è andato tutto bene» disse prima di tornare a baciarlo.
«Scusa se mi sono scervellato con i miei colleghi tutto il giorno per tenerti al sicuro – disse sorridendo - scusa, se non ho avuto tempo di pensare ai tuoi strani piani subdoli»
«Scusami, ho esagerato..» mormorò alzandosi e sedendosi di fianco a lui. «E' che tutta questa storia mi ha dato alla testa e tu ti sei dovuto dividere tra fidanzato e profiler in base ai miei capricci.. Mi dispiace» mormorò poggiando la testa sulle ginocchia. Era esausta anche lei e il suo carattere non aiutava la situazione.
Ah, maledizione, pensò Reid. Non voleva affatto farla sentire in colpa. Che poi se si trovavano in quella situazione, era solo colpa sua. Si avvicinò piano e avvolse con un braccio le sue spalle. «Athena - disse - non volevo, è stata una giornata dura e..».
«E' vero, ti faccio troppa pressione e mi dispiace --disse per poi rifugiarsi tra le braccia del ragazzo-- ma non poterlo dire a nessuno mi sta uccidendo e non voglio rovinare il matrimonio» si strinse mentre parlava a vanvera di cose che al suo cervello non arrivavano neanche.
Reid l'accolse dolcemente. Le lasciava qualche bacio sulla fronte mentre accarezzava i suoi lunghi capelli biondi. «Ora sono qui»
«Credo di averti cacciato in un bel pasticcio» ridacchiò cercando di sdrammatizzare.
«I miei colleghi capiranno» mormorò lui lasciandole un bacio sulla fronte.
«Istruzioni per la sopravvivenza in questa famiglia: non sfidare mai i miei fratelli se non sei assolutamente certo di vincere --rise-- e con mio padre basta dire due cose intelligenti o parlare di football e sei a cavallo. Ah, ultima cosa che non ti ho mai chiesto: sei mai andato a cavallo?»
«Potrei allungare il mio curriculum. Così se fallirò come profiler, potrei andare a lavorare in una stalla» commentò lui facendole l’occhiolino.
Athena scoppiò a ridere. «Basta che non sceglierai un'altra ragazza come me che ti farà uscire di testa»
«Nessuno potrà mai farmi uscire di testa come te» rispose Reid, in tutta sincerità.
«Opss» mormorò Athena ridacchiando.
«Ora possiamo tornare a quello che abbiamo interrotto?» chiese lui sorridendo.
«Non sarò io a dirti di no» mormorò prima di tornare a baciarlo.
Spencer rise sulle sue labbra, approfondendo sempre di più il bacio.
Athena non aveva mai sentito Spencer pronunciare le fatiche parole “ti amo” ma sapeva che lui l'amava. Lei gli faceva perdere la pazienza e lui la raggiungeva in Texas, lei era testarda e lui l'assecondava. Stavano cercando il loro equilibrio.
Per quanto avesse desiderato sentire quelle parole a lei andava bene così. Come aveva detto suo fratello: magari lui non era ancora pronto a pronunciarle. Ma Athena sentiva il suo cuore battere sempre più forte quando lo baciava, quando appoggiava la testa al suo petto.
«Credo di aver bisogno d'ossigeno» sussurrò sorridendo Athena staccandosi da Spencer. «Quanti ragazzi hai portato qui dentro?» chiese Reid con disinvoltura.
«Oh ehm.. prima di Noah, solo uno, dopo di lui solamente te» rispose Athena pensandoci un attimo. Non se lo aspettava, non ne avevano mai parlato, credeva che non lo mettesse a suo agio saperlo o cose del genere. Spencer annuì.
«E tu quante ragazze hai avuto?» chiese curiosa. Lui non si aspettava una domanda simile. «Una.. e mezzo» rispose esitando. Non era il momento di tirare in ballo certi argomenti che avrebbero ferito sia l’uno che l’altra.
«Il 'mezzo' è l'attrice Lila e qualcosa?» chiese ridacchiando. Quella storia era finita sui giornali di mezzo mondo, ma non aveva voglia di parlare di Lila e non sapeva nemmeno perché avesse tirato fuori il discorso. Si morse l'interno guancia.
«Okay, cambiamo argomento --rise-- comunque sono ex, è il passato, non bisogna vergognarsene»
«Esatto» mormorò lui, riprendendo a baciarla.
Athena sorrise tra se e se. Sapeva che Spencer era contento di quel viaggio ma che non l'avrebbe mai ammesso.
D'un tratto il telefono cominciò a squillare, nonostante Spencer pensasse di averlo spento. «Scusami, devo rispondere» disse alzandosi.
«Dolcezza --la voce di Penelope era piena di tristezza-- è appena arrivato un nuovo caso. JJ ha detto di non chiamarti ma.. ecco.. volevo che lo sapessi lo stesso» disse lentamente.
«Quanto è grave?»
«Potresti seguire le indagini da lì, hai il pc e tutto, il tuo cervello è sempre in funzione tanto..»
«No - rispose di getto - sai che non lavoro senza cartaceo, odio la tecnologia»
«Allora dovrai lasciare Athena» sussurrò l'amica.
Sospirò pesantemente voltandosi verso la sua ragazza e chiuse di occhi. «Prendo il primo volo» mormorò portandosi una mano sul volto. In quel momento odiava davvero il suo lavoro.
«Reid, appena ti vedo ti uccido» disse Penelope mentre digitava al pc.
«Mi dispiace» disse, facendo in modo che lo sentissero entrambe.
«Okay, prima ti ho parlato come collega, ora ti parlerò come amica. Spencer, non lasciare quella casa per nulla al mondo. Se continui così la perderai, lo sai vero? Non bastano i messaggi che mi fai inviare la sera in modo tale che il fuso orario non rovini le cose. Che Zeus mi fulmini, ma non diventare come Hotch. Lei continuerà a far finta di niente ma poi ti presenterà il conto. Volo 4693, partenza tra due ore, sei diretto in Ohio» e con questo mise giù la telefonata. Athena aveva già capito tutto, non c'era bisogno di dire nulla.
Reid rimise il telefono in tasca, portando la sua completa attenzione sulla sua ragazza. Più la guardava, più sapeva che lei aveva capito. Non voleva scusarsi con lei, non avrebbe fatto altri che incrementare la sua rabbia. «L'aeroporto dista da casa tua – disse controllando l’orologio - dieci minuti. Credi di potermi concedere quest'ora e i rimanenti trenta minuti?»
«Devo aiutare mia madre con i preparativi» disse fredda mentre si alzava dal letto per raggiungere la porta.
«Athena, non voglio litigare, ti prego» mormorò lui. Ma lei non poteva capire quello che c’era nella sua testa; ancora non era pronto a lasciarsi completamente andare a lei e sicuramente Athena non era ancora pronta a conoscere tutti i segreti del suo passato. Segreti che gravavano sulle sue spalle come il mondo sulle spalle di Atlante.
«Neanche io, ecco perché andrò a discutere con mia madre del perché i centro tavola bianchi sono meglio di quelli rosa» disse stringendo i pugni. Sapeva che stava per esplodere.
Era in assoluto la loro prima vera litigata - sempre se fosse andata avanti - e Reid non sapeva davvero come comportarsi. Non si avvicinò a lei; sentiva l'energia negativa sprigionarsi dal suo corpo. Deglutì e si passò la lingua tra le labbra.
«C'è una biblioteca in fondo al corridoio, nel terzo scafale a destra ci sono i tuoi libri preferiti. Io vado nel giardino nord, ti prego di non seguimi» disse ma la sua voce si incrinò nell'ultima parte.
Non appena Athena uscì dalla stanza, Spencer portò entrambe le mani sul volto risedendosi sul letto. Era sempre più convinto che avere una fidanzata non fosse il massimo per una persona che doveva viaggiare da una parte all'altra del Paese per il proprio lavoro. Eppure per quei mesi erano riusciti a conciliare lavoro, studio e momenti per loro. Alzò gli occhi al cielo ed uscì dalla stanza. Doveva occupare un'ora e venticinque minuti, almeno aveva qualcosa da fare.
«Justin, puoi ridare i venti dollari a Mike» disse Athena passando per la sala alludendo alla scommessa fatta su di lei.
«Athena..» cominciò Justin, prima che lei passasse oltre e raggiungesse il giardino nord. Subito guardò Mike e poi - capendo quello che era successo - andò a cercare Spencer. L'aveva appena conosciuto per di più. Non sapeva minimamente come comportarsi, ma se aveva provato a spezzare il cuore di sua sorella poteva definirsi morto.
«Che è successo?» chiese Justin sulla soglia della biblioteca. Era in imbarazzo ma cercava di non darlo a vedere.
«Alla mia squadra è stato affidato un nuovo caso e dovrei partire per l'Ohio»
Ci mancava solo il fratello, si disse. La giornata non poteva concludersi meglio di così.
«I dettagli non mi interessano --disse ridacchiando-- ma vorrei aiutarti. Conosco quel disastro di ragazza da vent'anni e posso giurarti di conoscerla meglio di me» esordì sedendosi di fianco a lui. «Ti ha detto di lasciarla sola?» chiese poi.
«Si, è andata ad aiutare vostra madre – disse gesticolando - e mi ha detto che i miei libri preferiti sono sul terzo scaffale della libreria».
«E' andata sull'altalena e se vuoi un consiglio devi raggiungerla. Probabilmente litigherete ma credo sia peggio non farlo» disse guardandosi le mani. «E' testarda ma quando tiene a qualcosa.. diventa molto protettiva.»
«Dovrò comunque partire più tardi - rispose - il litigio è, credo, il minore dei mali al momento»
«E qual è il peggiore?»
Per un attimo pensò di parlargli dello stalker, ma che senso aveva aggiungere preoccupazione? «Credo che sia il fatto che tra meno di tre ore vedrò qualche corpo martoriato» rispose Spencer stringendo le labbra.
Justin sorrise. «Sei strano Spencer. Riesci a vedere il peggio di questo mondo ma non riesci ad andare da mia sorella e dirle cosa provi veramente --si girò verso di lui-- va da lei, fai finta di ascoltarla e lasciala sfogare. Domani mattina sarà tutto di nuovo a posto, fidati, conosco quel pasticcio» fece spallucce e si alzò dal divanetto.
Per una volta doveva ascoltare il consiglio di qualcuno che la conosceva molto bene.
«Lo farò - disse - Justin posso chiederti di accompagnarmi all'aeroporto?».
«Prima corri da lei» gli fece l'occhiolino e uscì dalla stanza.
Reid sorrise e uscì dalla biblioteca. Attraversò la casa fino a raggiungere il giardino. Athena era seduta sull'altalena e guardava verso il basso. Si avvicinò, sedendosi in quella accanto.
«Perché?» chiese Athena. Aveva tante di quelle domande in testa che l'unica che riuscì a formulare era quella.
«Perché è quello che volevo fare della mia vita – disse Spencer sedendosi accanto a lei - ne avevamo parlato prima di decidere di stare assieme».
«Quando ero piccola ero la cocca di tutti. Lo sono anche adesso, ma è diverso. Avevo promesso a mio padre che non me ne sarei mai andata via dal Texas. Ho fatto tante promesse nella mia vita che non sono riuscita a mantenere. Ogni volta che torno a casa me le ricordo, una ad una. In quarta elementare promisi a mia madre che avrei imparato a giocare a scacchi; ora la mia conoscenza è arrivata al numero delle pedine. Alle medie promisi a mio fratello Mike che non gli avrei mai mentito -- sospirò dondolandosi lentamente-- non so più ancora per quanto riuscirò a sopportare tutto questo»
Spencer chiuse gli occhi e respirò. «Quindi vuoi che finisca qui?» chiese lui.
«Secondo te è così facile buttare all'aria tutto così? Dannazione Spencer, reagisci! Ti sto parlando e l'unica cosa che sai fare è dire 'quindi vuoi che finisca qui?’» urlò lei sull’orlo di una crisi isterica. Si stava veramente arrabbiando. Odiava quando qualcuno l'assecondava e non le rispondeva a tono.
«Che cosa devo dirti? - cominciò ad alterarsi - Dovrei rinunciare al mio lavoro? All'unica cosa che so fare?». Si alzò allontanandosi.
«Non ti sto dicendo di lasciare il lavoro! Ti sto chiedendo perché per te è così facile chiuderla qui» esclamò lei. Non era la classica ragazza che correva dietro ai ragazzi, ma quella volta voleva vederlo in faccia mentre le forniva la risposta che tanto temeva.
«Credi che i supercervelloni non abbiano sentimenti? - chiese voltandosi - pensi che sia facile? Davvero? Sei la mia prima ragazza!».
«Non sto dicendo che i supercervelloni non hanno sentimenti. Sto dicendo che tu li mascheri troppo bene» commentò Athena.
«Non è nemmeno colpa mia» disse aprendo le braccia.
«Io non voglio lasciarti...» sussurrò poggiando la testa sul petto di lui.
«Nemmeno io..» mormorò lui sistemando il mento sopra la sua testa.
«Cosa provi per me?» chiese Athena. Erano ad un bivio, non potevano più scappare.
«Io - cominciò - devo andare, arriverò in ritardo»
«Vai, tanto domani mi sarà già passata» disse facendo spallucce.
Non disse nulla e appoggiò le labbra sulle sue, sperando che non si scostasse.
Athena rimase ferma non sapendo cosa fare, poi cedette. Rispose al bacio lasciando che Spencer la stringesse e sé.
«Grazie per non esserti allontanata» disse appoggiando la fronte alla sua.
«Quando troverai quell'SI mandalo a fanculo anche da parte mia» disse prima di allontanarsi per tornare in casa.
«Athena?» la richiamò.
«Si?» si girò verso di lui.
«Ti amo» disse sorridendo.
Athena sorrise spontaneamente. Era indecisa se tornare per la sua strada o andare da lui. Una frazione di secondo dopo si era già avviata verso il ragazzo.
«Spencer, sei la più grande contraddizione vivente. Prima mi allontani, poi mi avvicini. Mi lasci credere che è finita e poi mi dici che mi ami --si avvicinò ancora di più a lui-- come devo fare con te?» gli chiese sorridendo. «Sei il peggior fidanzato di questo mondo, sappilo» aggiunse prima di baciarlo.
«Forse è per questo che mi ami» disse tra un bacio e l’altro.




“L’oracolo del computer, per servirvi.” 
Ciao ragazzuoli ♥
Siamo tornateeeeee. Per prima cosa: BUONA PASQUA a tutti quanti voi che leggete la nostra storia. Siamo arrivati al capitolo cinque. Finalmente Spencer si è deciso a confessare quello che prova (nonostante lo esprimesse silenziosamente) per Athena. Se vi sembra che la ci sia calma piatta, preparatevi al peggio. Vi vogliamo bene, sappiatelo. Ringraziamo specialmente Holenuvolenegliocchi che ha letto la storia tutta d'un fiato, per poi minacciarci. Grazie cara ♥ Cosa succederà ora? Lo scoprirete nella prossima puntata, rimanete sintonizzati.
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Alla prossima, 
much love ♥
“L’oracolo chiude”

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Capitolo 7
*** Segreti. ***





Capitolo 6
Segreti

 

 

Il modo più sicuro per far sapere a tutti una cosa è di bisbigliarla
nell'orecchio di un amico scongiurandolo di non parlarne con nessuno.

Vittorio Buttafava




«Io non ne sarei così sicuro» rise mentre gli scompigliava i capelli. «Vai o perderai l'aereo. Mi troverai sempre qui, a convincere mia madre a mettere i centro tavola bianchi.».
Spencer sorrise. Si sentiva molto più leggero. La giornata aveva preso una svolta diversa e ne era felice.
«Ricordati che hai un matrimonio, quindi cerca di fare in fretta» disse prima che il fratello uscisse per accompagnare Spencer in aeroporto.
 
Spencer scese dell'aereo. L'aria viziata d'omicidio lo colpì in pieno viso. Sarebbe stata una settimana interessante. Prese il primo taxi disponibile e lasciò l’indirizzo all’autista, per raggiungere il più velocemente possibile la sua squadra. Si guardò attorno; la figura di Morgan si distingueva tra tutte le altre.
«Ragazzo? Ma tu non eri in vacanza in Texas?» chiese Morgan dopo aver riconosciuto la figura dell'amico. Era sul luogo del delitto con Aaron mentre Rossi ed Emily erano dal medico legale e JJ cercava di chiamare i parenti delle vittime.
«Esatto ero - disse - ma ora sono qui, e mi sento una persona del tutto sollevata»
«Hai bevuto?» chiese Hotch dopo essersi tolto i guanti. «Come fai a sentirti sollevato dopo quattro ore di vacanza?» chiese Derek meravigliato.
«Sono state le quattro ore più intense della mia vita - disse - ma vi racconterò più tardi».
«Dici che l'hanno fatto?» chiese sottovoce Morgan ad Hotch beccandosi un colpetto dal capo.
«Ragazzi smettetela - disse Reid - non è successo nulla del genere».
«Sarà, come premio ti abbiamo riservato quindici anni di diari della prima vittima, sono in ufficio, JJ li sta mettendo in ordine cronologico» disse Aaron entrando in macchina.
«Datemi un'ora e vi farò sapere quello che la nostra vittima aveva nella mente» rispose Spencer per poi salire su uno dei suv neri, diretto in centrale.
 
«Qual'è la cosa di cui ti sei liberato, Reid? Non ce l'hai più detta!» disse JJ dandogli una tazza di caffè per poi sedersi di fianco a lui. «'Mi sono liberato' testuali parole» lo prese in giro Morgan.
Reid sorseggiò la bevanda calda per poi riappoggiarla. Non aveva proprio voglia di parlare con loro di tutte le cose che succedevano nella sua vita privata ma, dopotutto, erano la sua famiglia. «Sicuri di volerlo sapere?» chiese poi per esserne veramente sicuro.
«Giuro che se è qualche scoperta scientifica ti caccio già dall'aereo!» esclamò Morgan da qualche sedile più avanti.
«Oh no – rispose Spencer ridacchiando - nono»
«Allora cosa?» chiese curiosa JJ.
«Beh - disse imbarazzato - ho scoperto di avere al mio fianco una persona a cui non importa niente del mio lavoro».
«Sposala» fu la prima reazione di JJ prima di ridere.
«Aspetta, in che senso che non le interessa? Ad Athena non fa né caldo né freddo?» chiese Emily mentre Morgan decideva se ridere o dire una delle sue solite pessime battute.
«Già - rispose ridendo - lasciatemi perdere adesso, vi prego».
Morgan scoppiò in una fragorosa risata. «Amico, il gioco è appena iniziato!»
«Ohw quanto mi volete bene? - chiese in modo ironico - le ho detto di amarla».
«Ragazzo, in che guaio ti sei cacciato? Da qui al matrimonio il passo è breve!» lo rimproverò Rossi mentre JJ e Emily parlottavano tra loro.
«Veramente simpatici» disse Spencer affondando il volto tra le pagine del libro che si era portato in viaggio.
«Starai in Texas da lei questa settimana?» chiese Aaron togliendo le parole di bocca a JJ.
«Probabilmente, ma non ne sono sicuro» rispose alzando le spalle.
«Perché? Non c'è il matrimonio del fratello?» chiese JJ
«Si, ma non so se sono invitato» mormorò per poi tornare a dedicare la sua attenzione al libro.
Tutti scoppiarono a ridere. «Sempre il solito piccolo Reid» commentò Emily.
Spencer si appoggiò con la testa all'oblò dell'aereo e guardò l'orizzonte, sorridendo leggermente.
 
Athena stava cercando di ripassare Seneca nella sua stanza ma a quanto pare i quesiti non volevano entrarle in testa. Mancavano pochi giorni al matrimonio di Justin. Non sapeva se fosse più agitata lei - per il fatto che Spencer le avesse detto di amarla - o suo fratello che avrebbe fatto il passo più importante della sua vita. Spencer sarebbe stato al matrimonio e quindi di conseguenza avrebbe dovuto presentarlo alla famiglia, ancora peggio, come fidanzato. Forse era stata una pessima idea chiamarlo. Gli mancava da morire ma allo stesso tempo aveva paura ad averlo lì in quei giorni. Voleva morire e sprofondò il viso nel libro.
«Athena - la chiamò sua madre - forse dovresti provarti nuovamente il vestito»
«Non credo di essere ingrassata a distanza di un giorno!» rispose sbuffando.
«Dai tesoro, fai contenta la tua mamma» disse Susanne ridacchiando.
«Cosa vuoi? Devo studiare!» continuò a lamentarsi uscendo dalla camera.
«Dai amore mettiti in salotto, arrivo subito».
Athena uscì dalla stanza per andare in salotto portandosi il libro dietro. Leggeva e camminava allo stesso tempo, tanto conosceva quella casa talmente bene che l'avrebbe potuta fare al contrario a occhi chiusi.
«Non ti hanno mai detto che bisogna guardare dove si cammina?» chiese una voce dietro di lei.
Athena si girò di scatto. «Non ti hanno mai detto che non si disturba una studentessa in periodo d'esami?» chiese sorridendo.
«Se vuoi me ne vado» disse cominciando ad avviarsi verso la porta.
«Torna indietro e baciami, stupido» disse ridendo.
Rise di gusto e - avvolgendole la vita con un braccio - l'attirò a se. «Mi sei mancata».
«Anche tu» sussurrò alzandosi in punta di piedi. «Questa volta non ti permetterò di andar via tanto facilmente» appoggiò la fronte contro la sua.
«Arriverai ad odiarmi» disse, lasciandole un tenero bacio sulle labbra.
«Ti credo sulla parola» sussurrò legando le braccia dietro il suo collo. «Quando sei arrivato?»
«Ehm - guardò l'orologio - dieci minuti fa».
«Sei stanco? Com'è andato il viaggio?»
«Abbastanza - rispose - ma volevo essere qui al più presto».
«Vieni, andiamo in camera mia» disse avviandosi per la camera. Una volta entrata si buttò a peso morto sul letto dove c'era una raccolta di libri, quaderni e appunti. Li avrebbe sistemati prima o poi, ma in quel momento voleva solo bearsi del fatto che il suo ragazzo fosse accanto a lei.
«Ci credo che poi non riesci a studiare, con tutto questo disordine» disse. Si sedette accanto a lei.
«Zitto. Sono stati i sei giorni più terribili di tutta la mia vita» disse dopo essersi buttata un cuscino in faccia.
«Me ne vuoi parlare?». Da bravo profiler quale che era, sapeva esattamente che quando una persona era così sotto pressione tutto quello che voleva era avere qualcuno con cui parlare e sfogarsi.
«Mia madre e i preparativi. E lo studio. E' già tanto che mi hanno lasciato il tempo per respirare» disse riordinando i libri sulla scrivania.
«Ohw - disse - e non vorresti un po’ di coccole?».
«Prometti che non te ne andrai?» chiese fermandosi al centro della stanza.
«Non posso prometterti che non me ne andrò – disse aprendo le braccia - per ora sono qui, con te».
Athena si fiondò tra le braccia di Spencer. «Lo sai che Penelope ti vuole uccidere, vero?» chiese ridacchiando.
«Lo so, e sono convinto che sarai tu a mandarmi nella tana del lupo».
«Prima o poi dovrai tornare a Quantico in ufficio! --rise per poi staccarsi da lui-- vieni, voglio portarti in un posto.»
«Lo so - rispose - dove?»
«Se te lo dicessi poi ti dovrei uccidere!» rispose trascinandolo fuori di casa.
Reid rise di gusto seguendo Athena tra i corridoio della casa. Lo teneva stretto per mano, per paura di lasciarlo andare un’altra volta. Uscirono nel giardino sul retro e lo attraversarono fino a raggiungere le scuderie.
«Ti presento la mia infanzia» disse ridacchiando Athena mentre entrava dentro.
«E voi chi siete?» chiese Spencer avvicinandosi piano.
«Loro sono: Black, Baylor, Taylor, Laky, Gurghy, Strike, Juliett e fuori ci sono Melly e Laila» continuò presentando i cavalli che erano dentro i box. Spencer sorrise divertito mentre spostava continuamente lo sguardo velocemente. Aiutato da Athena cominciò ad accarezzare I cavalli.
«Hai mai cavalcato?» chiese entrando nel box di Baylor.
«Non credo - cominciò - sarebbe una buona idea». Spencer non era mai andato matto per le attività sportive, nonostante corresse dietro ai delinquenti. E soprattutto non andava matto per gli animali. La squadra chiamava questo fenomeno “Effetto Reid”. Tutti i quadrupedi lo respingevano inspiegabilmente e più stava alla larga, meglio era.
«Oh, andiamo! Con il lavoro che fai hai paura di cavalcare?» lo prese in giro prendendo la sella per sellare Baylor.
«Potrei salire con te» propose lui stringendo le labbra.
«Non hai comunque risposto alla mia domanda» puntualizzò prendendo le briglie del cavallo per portarlo fuori.
«Beh vedi non ti ho mai parlato dell’effetto Reid – disse lui cominciando a spiegare velocemente quello che s’intendeva – Forse avrei meno paura se facciamo così".
Athena salì sopra il cavallo e si girò verso Spencer. «Dai, sali» gli sorrise tendendogli una mano.
Goffamente Reid salì grazie al suo aiuto. Avvolse le braccia attorno alla sua vita e Athena colpi il fianco di Baylor.
«Lui è una specie di nipotino per me --rise-- sua madre, Alice, è stata la mia cavalla. Ho imparato a cavalcare con lei» incominciò mentre si allontanavano sempre di più.
Reid si limitò ad ascoltarla. Gli mancava ascoltare la sia voce. Per tutta la durata del caso, aveva pensato che fosse meglio non distrarsi e lasciare che lei si preparasse per il matrimonio.
«I miei fratelli mi hanno cresciuta come un maschiaccio. So cavalcare, usare un arma e riesco a battere Mike nella lotta, ma solo perché sono più agile di lui --rise pensando alle scommesse vinte grazie al fratello-- e riesco a tener testa a Justin nella corsa» continuò pensando alla reazione del ragazzo riguardo all'affermazione che sapeva sparare.
«È stato tuo padre ad insegnarti?» chiese. Nella sua voce non c'era alcuna sfumatura di sorpresa.
«Mi portava in giardino e mi diceva che più lattine facevo cadere più cioccolato potevo mangiare» rispose Athena ridacchiando.
Raid rise. «Mi sembra una cosa logica» commentò poi.
«Diciamo che ero la sua ultima speranza --rise-- e la tua infanzia?» chiese soffermandosi sull'ultima parte. Non sapeva se chiederglielo o no ma era da troppo tempo che voleva saperlo.
«Mi dividevo tra mia madre, la scuola e le migliaia di libri che avevo da leggere» rispose lui alzando le spalle. Non aveva avuto un’infanzia come quella che qualsiasi altro bambino merita di avere.
«Che avevi da leggere o che volevi leggere?» si girò per vederlo in viso cercando di non ridere.
«Per la maggior parte delle volte era mia madre a darmi libri da leggere – rispose Spencer guardandosi attorno per ammirare la campagna che li circondava - e quando finivo mi interrogava».
«E a te piaceva?» chiese lei curiosa.
«Molto, infatti sono molto legato a mia madre» rispose lui sorridendo.
Athena sorrise. «Io non posso dire lo stesso di mia madre, sono molto più legata a mio padre. Mia madre aveva un idea per me... che non si adatta» sussurrò.
«E cioè?» chiese incuriosito.
«Voleva che rimanessi qui, che diventassi maestra e... cose così. Che non me ne andassi, che non viaggiassi. Voleva e vuole che io sia la classica ragazza Texana» Athena alzò gli occhi al cielo.
«Un buon futuro» mormorò lui osservando attentamente il linguaggio del suo corpo, cambiato drasticamente dopo aver cominciato a parlare della madre.
«Già, per gli estranei è così --commentò-- perché hai scelto di fare filosofia?»
«Mi mancava quella laurea» disse per sdrammatizzare la situazione e magari strapparle un sorriso.
«Vorrei poter dire anch'io una cosa del genere. Anzi, a dirla tutta io odio filosofia...» ammise sospirando.
«Potevi sempre scegliere un'altro corso di laurea» commentò lui passandosi la lingua tra le labbra.
Athena sorrise amaramente. «Hai mai studiato il caso Wells? L'uccisione di tredici ragazzine in Texas?»
«È stato uno dei primi casi che abbiamo studiato all'accademia - rispose, corrugando la fronte - stuprate, strangolate e poi sotterrate».
«Alle elementari avevo una amica del cuore. Facevano tutto insieme dal mangiare al parlare --ridacchiò-- di chiamava Sandy Lucher» iniziò a raccontare.
Reid ricordava quel nome. Era l'ottava vittima. Avevano sperato di trovarla viva, dato che il corpo non era stato trovato nel giorno prestabilito. Il killer aveva cambiato il suo modus operandi.
«Ero con lei quando l'hanno rapita --disse con un sussurro-- voleva fare filosofia all'università» concluse.
Non gli aveva mai detto niente. Era stata testimone di un rapimento, quello della sua migliore amica, eppure con lui non ne aveva mai fatto parola.
Rimase ad ascoltare il respiro mozzato dai singhiozzi, prima di avvolgerla tra le braccia.
«Rapiva ragazze bionde con gli occhi chiari. Quante probabilità c'erano che rapisse me al posto di Sandy?» chiese stringendo le briglie nelle mani.
«Avevi un cinquanta per cento di probabilità. Potevi essere presa tu, come no» disse, sapendo di non essere la persona più adatta per rassicurare qualcuno.
«Lo sai anche te che mi avrebbe potuto prendere la volta dopo» mormorò Athena asciugandosi gli angoli degli occhi.
«Non l'ha potuto fare. Tutti i bambini erano stati tenuti a casa il giorno in cui ha rapito la sua ultima vittima». Ricordava ancora il nome. Susan Taylor, stessa fisionomia, stesso modus operandi. Era scappata dalle mani dei genitori che fissavano una vetrina. Era grazie alle telecamere della via se erano riusciti a trovarlo, arrivare al suo rifugio in tempo ed arrestarlo, riportando Susan a casa.
«Ho preso il suo sogno e l'ho reso mio» tagliò corto. Non sapeva perché lo aveva fatto ma pensava fosse il minimo.
«Ti stai incolpando per la sua morte?» chiese Spencer mordendosi il labbro inferiore.
«Non fare il profiler con me» lo accusò Athena.
«Non sto facendo il profiler con te - rispose - sto cercando di farti stare meglio».
«Rossi ti ha preceduto» mormorò abbassando la testa.
Reid alzò la testa dalla sua spalla. Come un flash, un ricordo si fece largo nella sua mente.
 
«Per oggi abbiamo finito ragazzi» disse l'agente speciale David Rossi agli allievi. Spencer era sempre l'ultimo ad andarsene. Stava per avvicinarsi all'insegnante quando il cellulare di quest'ultimo prese a squillare. «Parla David Rossi - disse - oh Athena» e se ne andò, lasciando Spencer da solo e con un sacco di domande.
 
«I miei mi hanno mandata dallo psicologo per tre anni, poi mi sono trasferita in Virginia. Dicevano che con casi come quelli i 'superstiti' dovevano seguire un corso di dieci anni. Sarei impazzita se fossi rimasta.»
«E ti hanno assegnata a Rossi» mormorò lui respirando profondamente.
«Ha cercato di capirlo per mesi, poi ci rinunciò. Credo di essere stata l'unica ad avergli mai tenuto testa.»
«Mi ricordo di te - disse in un sussurro - ti ha portata ad una lezione».
«Che cosa?» domandò Athena fermando definitivamente Baylor per poi voltarsi verso di lui. Per quanto si sforzasse di ricordare, non rimembrava il momento e il luogo in cui le loro vite si erano incrociate per la prima volta.
«Ha parlato di testimoni, sopravvissuti e famiglie - rispose - tu eri una testimone».
«Non mi ricordo di te --sussurrò-- tutti mi hanno studiata, ecco perché non voglio conoscerli i tuoi colleghi» ammise.
Era ovvio che non si ricordasse di lui. Nessuno si ricorda di uno sconosciuto visto molto tempo prima. «Loro sono gli unici che non ti faranno il profilo. È un patto che abbiamo fatto tra colleghi. Di loro ti puoi fidare.»
«Sarà comunque la loro prima impressione. Sono quella che ha subito quello che ha subito» rispose iniziando a sentire il mal di testa.
Reid la strinse al suo petto. «Finché ci sarò io, finché ci sarà Penelope, finché ci saranno i miei colleghi non ti accadrà più nulla». Athena fece ripartire il cavallo con un colpetto sul fianco e cavalcarono senza proferir parola.
«Siamo arrivati» gli comunicò. Erano arrivati nel esatto punto in cui gli antichi giuravano di toccare il cielo. Era il punto più alto della montagna e sotto di loro in lontananza si poteva vedere il fiume e quasi l'intero paese, la divisione dei terreni e le mandrie. L'avevano scoperto lei e il fratello quando una volta si erano persi a cavallo. Era il loro rifugio segreto. Spencer scese e poi allungò una mano per aiutarla.
«Spero tu non soffra di vertigini» rise mentre andava a legare il cavallo attorno ad uno steccato che aveva fatto col fratello.
«Le vertigini non sono nel mio curriculum» rispose voltandosi verso di lei.
«Grazie a dio, tutta questa fatica sarebbe andata persa» rise raggiungendolo. «Qui sopra neanche la CIA potrebbe raggiungerci»
«Ohm - rispose Reid - isolarmi era quello che mi serviva». Non c'era sarcasmo od ironia nella sua voce. Aveva davvero voglia di prendere le distanze per un paio di giorni.
«Ci venivo sempre da piccola. Il sentiero non è segnato sulle mappe quindi non mi hanno mai trovata» rispose Athena sorridendo.
Reid appoggiò entrambe le mani sulla sua vita e l'avvicinò a se. «Quindi nessuno può trovarci».
«Neanche volendo» disse avvicinando il suo viso a quello di lui. Gli sorrise prima di lasciarli un bacio sulle labbra. Approfondirono prima che lei si scostasse e prese una coperta dalla bisaccia appesa alla sella. La stese e Spencer si sedette sorridendo. Aprì la sua cartelletta prendendo il libro che aveva fin dall’inizio e quello di filosofia.
«Qui potrai studiare tranquilla» mormorò passandole il libro per poi mettersi a leggere il suo. Athena lo guardò sconvolta. Sorrise e poi si mise a studiare.
 
 
«E' pronto il pranzo» urlò Mike dal corridoio. I due erano appena tornati dalla cavalcata ed erano stesi sul letto. Athena aveva gli occhi chiusi e stava per addormentarsi. In quel periodo non riusciva a dormire per i troppi pensieri e impegni.
«Athena?». La voce di Spencer era leggera; non avrebbe voluto farla alzare. Vedeva nei suoi occhi la stanchezza per lo stress dello studio, del matrimonio e tanto altro.
«Nella mia mente sono già in cucina» disse ridacchiando ma tenendo lo stesso gli occhi chiusi.
«Nella tua mente hai anche la pancia piena? Perché la mia non lo è affatto» disse lui ridacchiando..
«Rovini sempre tutto» disse aprendo gli occhi ed alzandosi dal letto. «Ah, se mia madre ti chiede dei centrotavola di' che sei un maschio e non puoi giudicare» disse puntandogli contro il dito.
Spencer rise e uscì dal letto per infilarsi dei vestiti puliti. «Dai, andiamo» disse lui prendendola per mano.
Nella sala da pranzo c'erano Kate e Justin che litigavano sul perché uno dovesse scrivere le promesse e non copiarle da un sito «E' la tua unica occasione per dirmi quanto mi ami!» diceva lei.
«Posso farlo tutti i giorni dell'anno! Lo sai che sono una frana con le cose da donna!» controbatteva lui.
Athena si girò verso Reid. «Le famiglie normali litigano su dove bisogna sedersi, noi su chi deve scrivere cosa» rise tornando a guardare la scena. «Piccioncini, calma. Darò io una mano a Justin con la promessa» disse sedendosi al suo posto. «Ma deve farlo lui!» protestò. “Ci rinuncio” pensò lei.
Era la prima volta che Spencer Reid si trovava davanti ad una situazione simile. «Posso aiutarvi» disse.
Athena mimò con le labbra di lasciar perdere ma lui non l'ascoltò. La madre entrò in salotto con il cibo da mettere in tavola. «Oh, voi due! Smettetela! State per sposarvi!» disse la madre iniziando a fare i piatti.
«Ti amo col respiro, i sorrisi, le lacrime dell'intera mia vita! E, se Dio vuole, ancor meglio t'amerò dopo la morte - disse Spencer, citando uno degli autori che aveva letto tempo prima - è di Elizabeth Browning».
Athena cercò di non ridere.«Se non lo fermate andrà avanti fino a sera» disse volgendosi a guardarli. Kate rimase un attimo in silenzio. «Tu conosci a memoria le citazioni della Browning?» chiese meravigliata.
«Ho una memoria eidetica e fin da quando ero piccolo mia madre mi ha fatto leggere molto» rispose. Si dimenticava spesso che a volte poteva lasciare sbalordite le persone.
«Ora capisco perché Athena ti ha tenuto nascosto così a lungo --esclamò-- ma come mai hai scelto una che non si ricorda neanche cos'ha fatto tre secondi prima?» commentò Mike battendo una mano sulla spalla della sorella.
Kate sorrise «Sorprendente».
Athena fulminò il fratello. «Se vuoi che ti uccida, basta dirlo!» e gli diede in dietro la pacca sulla spalla.
«Quanto amore» commentò Justin fingendosi commosso.
Spencer si trattenne dal ridere; se lo sguardo avesse potuto uccidere, Mike sarebbe polverizzato. «Grazie» di limitò a rispondere a Kate, sorridendole.
«Davvero, uno con tre lauree e due dottorati perché dovrebbe scegliere mia sorella?» ricalcò il carico mentre la sorella fermò la mano a mezz'aria. «Ti ricordo che so dove sono i fucili e che corro più veloce di te.» C'era aria di guerra in casa.
«Non farci caso, loro due sono nati per litigare» disse la madre a Spencer.
Reid annuì. «Mi era stato riferito».
«E' stato difficile lasciare Las Vegas e dover continuamente viaggiare per lavoro?» chiese la madre, Susanne, curiosa. La figlia le aveva detto lo stretto necessario e lei moriva dalla voglia di conoscerlo. Il padre di lei cercava di mettere a tacere i due figli che si stavano guardando in cagnesco.
«Non più di tanto - disse Spencer corrugando leggermente la fronte - mi piace il mio lavoro e i miei colleghi sono delle persone davvero speciali. Torno a Las Vegas per andare a trovare i miei genitori ogni tanto»
«Quando Athena ha lasciato il Texas mi sono sentita come se mi fossi persa, lo ammetto. Era strano non vederla in giro per casa ed ero rimasta l'unica donna in casa contro tre uomini, ti lascio immaginare!» Susanne non sapeva fino a che punto era arrivata la loro relazione ma sembravano davvero innamorati.
Gli sarebbe piaciuto parlare di sua madre, davvero. L'unica cosa che lo tratteneva dal farlo non è il fatto che la donna fosse schizofrenica, ma che non potesse far altro che suscitare pena. E - conoscendo sua madre - quella era l'ultima cosa che voleva. «Anche mia madre si sentiva così, ma c'ha fatto l'abitudine»  disse lui sorridendo leggermente.
«Athena non ci ha ancora preso la mano, vero?» chiese dopo un poco guardando la figlia. Era intenta a pizzicare le guance del fratello solo per disturbarlo. Aveva due rapporti completamente diversi con i due fratelli ma ad entrambi voleva un bene dell'anima.
«Non credo ci farà mai l'abitudine - rispose - il mio lavoro è imprevedibile. In qualsiasi momento potrei dover partire». Ed era vero. Ricorda benissimo come fosse il rapporto tra Hotch e sua moglie, Haley.
«E' una ragazza testarda, ti darà molto filo da torcere» l'avvertì ridacchiando. «Ma se per te non è un problema allora siamo a posto. Lei si arrabbia subito ma poi le passa, è una ragazza lunatica» aggiunse.
«Già» rispose. Nonostante Athena fosse stata piuttosto chiara sul fatto che non voleva che qualcuno le facesse il profilo, Spencer si era lasciato andare, facendo prevalere il suo lato da profiler.
«Cavallo. Io e te. Ora.» disse Mike dopo l'ennesima frecciatina della sorella. Erano soliti a risolvere le cose in modo pratico. «No, non siete più bambini! Risolvete la cosa qui e alla svelta» cercò di dire ma i due figli erano già usciti di casa.
«Che vuol dire?» chiese subito Reid, andando verso Susanne che si era già portata sulla porta di casa.
«Vuol dire che si sfideranno a cavallo, lo fanno spesso. Uno dei due decide la specialità e chi vince prende la ragione su tutto. Faranno una corsa a cavallo e il primo che arriverà potrà stuzzicare l'altro senza ripercussioni» gli spiegò brevemente.
Spencer era leggermente agitato. «E lo fanno spesso?» chiese.
 «Quasi ogni giorno» rispose mentre guardava i due figli sellare i cavalli.
«Oh..» disse. Si portò accanto alla madre di Athena che andava verso le scuderie. I due stavano già salendo a cavallo quando arrivarono davanti le porte. Né Spencer né Susanne dissero una parola; i due ragazzi partirono alla velocità della luce.
Athena aveva un netto vantaggio contro Mike ma sapeva benissimo che in curva lui l'avrebbe superata. “Mamma mi ucciderà” pensò poco prima di tirare dritto invece che curvare, cosa che avrebbe dovuto fare se non voleva schiantarsi contro gli alberi. Spencer perse trent'anni di vita. Athena tirò le briglie verso destra un attimo prima che fosse troppo tardi, così da sorpassare di nuovo il fratello che aveva rallentato per la curva. Susanne stava già per andare in contro alla figlia per ucciderla.
Se non fosse stato per il fatto che gli aveva detto di cavalcare da quando era nata, Spencer Reid era più che sicuro che sarebbe andata a sbattere contro gli alberi. Tirò un sospiro di sollievo e poi guardò verso Susanne. Se pensava che solo lo sguardo di Athena potesse uccidere, beh.. si sbagliava di grosso.
Athena fece il giro e tornò per prima. Aveva vinto. «Mai mettersi contro di me» disse Athena contro il fratello mentre scendeva dal cavallo.
«Tutta fortuna» rispose lui per poi abbracciarla. Susanne partì in quarta mentre Justin prendeva i due cavalli per rimetterli nel box. Era meglio stare lontani dalla lite che stava per scoppiare.
«Athena Elsa Williams, rifai quella cosa un'altra volta e sei morta!» esclamò la madre raggiungendola a gran passi. «
Athena, dea della strategia militare e delle arti della guerra, dell'intelligenza e dell'astuzia. Sei tu che mi hai chiamato così, non posso farci nulla» rispose facendo spallucce.
Per un attimo Spencer rivide se stesso. Sorrise leggermente, aspettando che Susanne finisse la ramanzina contro i figli.
Athena subì la solita sgridata ma ormai c'era abituata. Raggiunse Spencer sulla soglia di casa. «Perché quel sorriso compiaciuto?» chiese dandogli un leggero colpo sulla pancia.
Reid si scostò leggermente, evitando il contatto tra la mano di Athena e il suo ventre. «Perché per un attimo, sembravi me» mormorò sorridendo.
Athena scoppiò a ridere. «Dici per il fatto della dea Athena? Oh, uso sempre quella scusa» disse facendo spallucce.
Spencer avvolse il suo corpo tra le braccia e le baciò i capelli. «Mi hai fatto perdere trent'anni di vita, volevo solo lo sapessi». Si scostò da lei e rientrò in casa.
Athena sorrise e lo rincorse. «Come se io non ne perdessi ogni volta che non mi chiami e lo fa Garcia! Credo che mi siano rimaste poche settimane» disse ridendo.
«E io non ho trent'anni, quindi mi hai praticamente ucciso»
«E perché non ne avresti?» chiese piazzandosi davanti a lui.
«L'hai organizzato tu il mio compleanno o sbaglio?». Non poteva scordarsi la festa a sorpresa che aveva trovato appena messo piede in casa.
«Non era un compleanno vero e proprio! Sono solo venuta a casa tua prima del previsto... e senza di te» rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
«E la torta che mi sono trovato dentro al frigorifero? A meno che io non sia sonnambulo, non l'ho messa».
«Oh, andiamo! Non si può festeggiare senza torta!» ridacchiò lei.
«Allora lo ammetti!» esclamò.
«Sei un profiler o no? --chiese ridendo-- pensavi davvero fosse stata Garcia?»
Reid cominciò a ridere. «Quindi sai con esattezza che ancora non ho trent'anni».
«Quella curva non valeva trent'anni --disse pensandoci sopra-- anzi, era normale» concluse facendo spallucce per poi buttarsi sul divano.
«Per te, forse» disse lui prendendo un respiro profondo..
«Era bella, vero?» chiese inarcando un sopracciglio. Le era venuta maledettamente bene.
Spencer si accorse dello sguardo assassino di Susanne.
«Per ogni persona che studia fisica una curva come quella non poteva che essere perfetta – rispose Spencer - per noi era tremendamente pericolosa»
«Quindi per te era perfetta» concluse Athena alzandosi per lasciarli un bacio a stampo sulle labbra.
«Ma qui non stiamo studiando fisica!» le ricordò la madre tornando in cucina.
«Ha ragione, Athena» sussurrò Spencer, prima di prendere posto attorno al tavolo per il pranzo.
«Ad essere sincera io non ho fame, il primo mi è bastato --mormorò mentre anche i suoi fratelli tornavano a posto-- vado... a studiare» concluse per poi tornarsene in camera.
«Fa sempre così, non ti preoccupare» disse Kate come se nulla fosse.
Spencer era nella camera di Athena. Aveva appena infilato l'abito che avrebbe indossato il giorno del matrimonio. Sentii la porta aprirsi e si volto, lasciando apparire un'Athena arrossita e sorridente.
«Sei davvero.. wow» mormorò Spencer sbalordito. «E' troppo strano vederti vestito elegante» continuò sedendosi sul letto. Spencer stava per ribattere quando il telefono di lui iniziò a squillare. Athena rispose, dato che era di fianco a lei mentre Spencer andò in bagno a cambiarsi.
«Penelope?» disse Athena dopo aver riconosciuto il numero sullo schermo.
«Athena?» domandò Garcia balbettando. Non si aspettava che rispondesse lei.
«Spencer si sta cambiando --disse-- c'è un nuovo caso, vero?» chiese sapendo già la risposta.
«Athena, chi è?» chiese Spencer dall'altra stanza.
«Esatto - rispose Garcia - mi dispiace così tanto, Athena».
«Tranquilla, sembrava così strano non aver ricevuto ancora nessuna chiamata» disse ridacchiando. «Puoi dirmi qualcosa o devo lanciarli il telefono?»
«Mi dispiace, tesoro, ma non lanciare il telefono di Spencer - rispose Penelope - non troveremo mai un modello simile e lui vuole solo quello»
Athena scoppiò a ridere. «Tu parli del telefono ma prova a vivere con lui più di un giorno e poi mi farai sapere! Lui e le sue fisse» commentò avvicinandosi alla porta del bagno per bussare.
«Oh ragazza mia, lo conosco fin troppo bene» disse prima che la voce di Spencer la raggiungesse.







“L’oracolo del computer, per servirvi.” 
Ciao ragazzuoli ♥
Eccoci! Per la felicità di molti abbiamo aggiornato anche questa settiana e speriamo che il capitolo che avete appena finito di leggere vi sia piaciuto.
Ci stiamo addentrando nella storia. Ci è piaciuto molto scrivere anche dei vari casi, anche se non andiamo molto nello specifico dato che non ne abbiamo
propriamente le competenze. Cosa succederà ora? Lo scoprirete nella prossima puntata, rimanete sintonizzati. 
Vi lasciamo i nostri account di efp:
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Alla prossima, 
much love ♥

“L’oracolo chiude”

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Capitolo 8
*** Tuffo nel passato. ***





Capitolo 7
Tuffo nel passato


 
L'avvenire ci tormenta, il passato ci trattiene, il presente ci sfugge.
Gustave Flaubert


 


«Dimmi Garcia».
«Rapimento di ragazze in Texas, esattamente tre chilometri da casa di Athena.» disse velocemente la bionda guardando lo schermo del computer mentre le informazioni apparivano una dietro l’altra.
«Quante?» chiese strabuzzando gli occhi.
«Per ora hanno dichiarato la scomparsa di quattro ragazze, Spencer, sono amiche di Athena, ho controllato. Andavano in classe insieme alle superiori.» rispose Penelope aggrottando la fronte.
«Garcia non devi farne parola con lei - sussurrò - lo verrà a sapere comunque, ma per ora non dirle nulla». La storia della sua infanzia tormentata era ancora nella sua mente. L'incubo si stava per ripetere. Si passò una mano sul viso, voltandosi leggermente per guardare cosa stesse facendo.
«Secondo te perché le ho fatto passare a te il telefono? Zucchina. Comunque, la squadra arriverà tra due ore e probabilmente la vorranno interrogare come tutte le sue amiche. Falla parlare prima che sappia tutto. Hotch ha detto che quando parlava del suo passato spesso le venivano attacchi d'ansia, quindi falla parlare senza che lei scopri qualcosa. Verrò anch'io, fammi preparare un po' di tacos» disse lei mordendosi il labbro.
Per quanto la situazione non fosse per niente divertente, Spencer si lasciò scappare un sorriso. «Cercherò di farlo. A più tardi» e riattaccò.
Chiudendo gli occhi e prendendo un respiro profondo, tornò in camera. Athena era sdraiata sul suo letto e leggeva distrattamente un libro preso dal comodino. Probabilmente era Seneca, ma in quel momento gli importava molto poco di filosofia.
«Spencer, tutto bene?» gli chiese.
«C'è un classico caso da manuale qui in Texas a qualche chilometro da qui --disse abbozzando un sorriso-- perché vi lasciano comprare fucili come se niente fosse?» chiese sdraiandosi di fianco a lei.
«Oh, beh, qui molti cacciano e.. boh, non lo so» rise.
«Lo so che non ne vuoi parlare, del mio lavoro intendo - disse cercando di essere il più delicato possibile - quindi parliamo d'altro; sei ancora in contatto con le tue amiche del liceo?»
«Amiche del liceo? Beh, è un paesino relativamente piccolo, quindi sarebbe impossibile non rimanere in contatto con loro --rispose girandosi per guardarlo-- Susy e Mal sono tornate a casa per non so cosa e le ho viste... Settimana scorsa mentre Charlie non la vedo da un po'» disse. «Perché?»
«Non mi hai mai parlato delle tue amiche, qui in Texas intendo - disse - ero solamente curioso».
«Oh, beh, le conoscerai presto! Verranno una decina al matrimonio, anche se Lizzy è una ex di mio fratello... il che è imbarazzante. Ma è di Mike, quindi nessun conflitto con la sposa» aggiunse ridendo.
La sua risata lo tranquillizzava. «Eravate tutte nella stessa classe?»
«Io, Lizzy, Caitlin, Charlie, Mel e Susy si, le altre ci siamo conosciute per vie traverse» disse facendo i conti con le mani, proprio come i bambini.
«Ed eravate molto amiche a quei tempi?». La sua espressione curiosa non era difficile da orchestrare.
«Lo siamo tutt'ora, stiamo difficilmente un giorno senza sentirci, anche se in queste due ultime settimane non le ho sentite molto per via dello studio e del matrimonio. Siamo simili e spesso ci scambiano a me e Lizzy data la somiglianza anche esteriore! Da piccole ci piaceva dire in giro che eravamo gemelle» parò ridendo ricordando quand'era piccola e tutte le cavolate fatte con le amiche.
La mente di Reid cominciò a lavorare frettolosamente. Cominciò ad immaginare Lizzy. Se erano simili poteva anche trattarsi di uno scambio di persona. «Oh.. - disse sorridendo - e le altre?» domandò lui inclinando leggermente la testa di lato.
«Dici esteriormente?» chiese Athena senza capire.
«In generale» rispose Spencer facendo un cesto svelto con la mano.
«Caitlin è il mio opposto, è rossa e con occhi neri. E' molto espansiva e divertente. Mel è uguale a me come carattere e anch'essa bionda. Charlie è un po' l'unione di tutte noi. E' bionda con occhi castani e timida ma appena prende confidenza si scatena. La chiamiamo così perché è come se avessero preso una caratteristica di noi a testa e l'avessero messa dentro di lei» raccontò per poi alzarsi dal letto. «Queste siamo noi» disse prendendo una foto dal comodino per fargliela vedere. In quella foto si erano vestite tutte uguali apposta, come per gioco. Era dell'estate prima. Spencer deglutì incarnando un sopracciglio.
«Qualcun'altro ha questa foto?» chiese prendendola tra le mani. La somiglianza tra loro non era molto evidente. I tratti fisici erano differenti certo, ma in quella foto si erano vestite tutte nel medesimo modo. E questo cominciò a fargli pensare che il vero obiettivo possa essere uno solo.
«Tutto il mondo, in pratica. Credo che Lizzy o Mel l'abbiano come immagine personale su Facebook» rispose facendo spallucce. «Perché?»
«Perché non so nulla della tua vita in Texas, Athena - disse, ritenendosi un minimo soddisfatto del fatto che non l'abbia scoperto - e sono contento che tu me ne abbia parlato».
«Caitlin sa sparare, suo padre è un militare. E' brava anche nel corpo a corpo, è stata le ad insegnarmi dei trucchi per sopravvivere con mio fratello» tornò a raccontare mentre poggiava la testa sul petto di Reid.
Spencer aveva ancora due ore prima che la squadra arrivasse al completo in Texas. Cominciò ad accarezzarle i capelli, sperando che si addormentasse. «Diventa un racconto sempre più interessante - disse - sapete sparare tutte?»
«Emh, solo in quattro. Mel e Lizzy hanno imparato più tardi ma anche loro se la cavano bene. Caitlin ha insegnato a Charlie il corpo a corpo. Spesso i ragazzi la tormentavano e le ha chiesto aiuto. Le altre sono atletiche ma scansa fatiche!» disse ridacchiando.
«Tormentavano anche te?» chiese lui lasciandole un bacio sulla tempia.
«Con i miei fratelli? Neanche morti, anzi, ero quella che li usava per far smettere di tormentare le mie amiche. La nostra cerchia di amici comprende dei ragazzi che sanno il fatto loro, ci hanno sempre protette.» rispose Athena voltando leggermente la testa per guardarlo.
«Mi sembra giusto» commentò Spencer, prima di lasciarle un bacio tra i capelli.
«Tra quanto devi andare?» chiese dopo un po'.
«Ho ancora un pò di tempo - rispose - che ne dici se ti riempio di baci prima che me ne vada?» domandò per sviare totalmente il discorso.
«Decisamente si» disse per poi avvicinarsi ancora di più a lui.
«Allora è meglio darsi una mossa» disse, tuffandosi sulle sue labbra.
Athena, appena Spencer le diede tregua, si addormentò con la testa sul suo petto. Suonarono alla porta e qualcuno andò ad aprire.
La porta della camera da letto di Athena si aprì lentamente. La testa di Susanne sbucò annunciando l'arrivo di un altro agente. Spencer molto lentamente, spostò il corpo di Athena sul materasso. Prima di uscire, le lasciò un bacio sulla fronte.
«Morgan» disse Spencer a mo di saluto.
«Senza casa» commentò Derek ridacchiando. «Vieni, sono tutti fuori» disse poco prima di ringraziare la madre di Athena.
Spencer salutò la donna ed uscì. Sorrise non appena vide il resto della squadra. Per quanto fosse difficile ammetterlo, loro erano la sua famiglia e in quei giorni gli erano mancati.
«Hey Spence!» disse JJ non appena fu salito in macchina.
«Com'è andata?» chiese Hotch riguardo alle informazioni.
«Ciao JJ - disse - si somigliano molto, hanno una foto di gruppo in cui sono vestite tutte uguali. Sanno autodifendersi praticamente tutte»
«Hanno rapito solo le bionde?» chiese JJ dopo aver visto la foto.
«Lei lo sa?» chiese Morgan. Garcia era nell'altra macchina con Emily e Rossi e stava morendo dalla voglia di rivedere Athena. Era l'unica della squadra ad averla vista.
«Ho evitato di dirle la verità per ora - disse - è sotto stress per il matrimonio del fratello, gli esami e tutto il resto».
«Lo sai che JJ dovrà interrogarla, vero?» chiese Morgan dopo un attimo di silenzio.
«Beth di dov'è?» chiese Hotch.
«Beth l'ha conosciuta all'università – rispose Spencer corrugando la fronte - ma è della California»
«Non hanno ancora trovato i corpi e sono state rapite a distanza di tre giorni, quindi probabilmente sono ancora vive. Stiamo chiamando i parenti e le altre ragazze per interrogarle» comunicò Hotch una volta arrivato in ufficio. «Reid, mi dispiace ma dovrai leggere i diary di Caitlin. Io interrogherò i parenti, Rossi le amiche, Emily e Morgan andate sul posto dell'ultimo rapimento. JJ torna a casa di Athena cerca di capire perché ha preso solo le bionde, lei è l'ultima del gruppo ad essere bionda e a non essere stata rapita» disse Hotch prima di mettersi al lavoro.
«Secondo voi - disse Reid - non l'ha rapita perché c'ero io?»
«Se conosce le ragazze, sa che suo padre e i fratelli sanno sparare e difendersi. In più c'eri tu, quindi era un impresa ad alto rischio. Le altre ragazze le hanno rapite quando erano da sole o comunque più vulnerabili» rispose Hotch aprendo una scatola contenente il materiale.
Reid comunque non riusciva a togliersi dalla testa il fatto che potrebbe essere lei la prossima vittima. Non poteva lasciare il quartier generale istituito alla centrale della polizia locale. Avrebbe dovuto tracciare un profilo geografico della zona, limitare i confini e leggere il diari di Chaitlin. Cose che per lui erano il quotidiano, eppure non sapeva nemmeno da dove cominciare.
«Reid?» lo richiamò Aaron.
«Si?» domandò alzando la testa verso di lui.
«Sangue freddo, JJ sta andando da lei, è al sicuro. Stai tranquillo» e detto questo uscì dalla stanza.
 
«Signora Williams - disse JJ non appena la porta di casa si spalancò - sono Jennifer Jereau, sono un agente dell'FBI, lavoro con Spencer»
«Avevo capito che le cose non andassero bene --disse facendola entrare-- che è successo?» chiese facendola accomodare in salotto.
«Spencer non può parlare di queste cose, mi dispiace - disse - delle ragazze sono state rapite a pochi giorni di distanza. Abbiamo scoperto che sono tutte amiche di Athena e che le somigliano molto».
Susanne rimase un secondo in silenzio. C'era già passata. «Centra per caso la storia di Sandy?» chiese prendendosi la testa tra le mani.
«Non lo sappiamo ancora signora - disse JJ - la nostra analista sta facendo il possibile per scavare a fondo»
La madre sospirò. «Cosa volete sapere precisamente?» chiese nello stesso istante in cui Justin entrò in salotto.
«Mamma, che succede?» chiese prima che i suoi occhi si posassero su JJ. «Oh..» mormorò lui fermandosi.
«Justin, lei è Jennifer Jereau, una collega di Spencer» disse Susanne guardando il figlio.
«Piacere» disse avvicinandosi a lei per stringerle la mano. «Hanno rapito Caitlin, tutta la città ne sta parlando» continuò.
«Justin, per favore, vai da tua sorella» disse la madre.
«Lo sai che dopo Sandy...» incominciò ma la madre lo fermò.
«Vai da Athena e rimanici finchè non te lo dico io.» disse decisa.
JJ guardò il ragazzo annuire e allontanarsi. «Mi dispiace - disse - ma dovrei parlare con Athena».
«Vieni, sta dormendo» disse Justin accompagnando JJ nella camera della sorella. Stava ancora dormendo e Justin la svegliò.
«Mostriciattolo, devi svegliarti» sussurrò.
Athena aprì gli occhi fece una smorfia. «Dolce come sempre.»
Dopo che la ragazza la mise a fuoco, JJ si avvicinò. «Ciao Athena - disse porgendole la mano - sono Jennifer, lavoro con Spencer»
«Mi ha parlato di te» mormorò ma era ancora mezza addormentata. «Che succede?» chiese mettendosi a sedere.
«Ci è arrivata una segnalazione da parte della polizia locale per la scomparsa di alcune ragazze - disse, guardando l'espressione di Athena cambiare radicalmente - a giorni di distanza e abbiamo scoperto che sono tutte tue amiche»
«Aspetta, cosa? --disse sorpresa, poi continuò-- io lo uccido. Giuro che uccido quel ragazzo» disse più a se stessa che a JJ.
«Ha solo eseguito gli ordini, Athena - disse subito JJ - non poteva parlartene»
«Mi ha fatto parlare per un ora delle mie amiche definendosi 'curioso' --disse prendendosi la testa tra le mani-- chi hanno rapito?»
«Il nostro capo gli ha chiesto di farlo - rispose - le ragazze si chiamano: Lizzy, Caitlin, Charlie, Mel».
Athena sospirò. «Ho già detto tutto a Spencer --mormorò alzando la testa-- cosa voi sapere?» chiese facendo segno si sedersi di fianco a lei. Athena stava impazzendo.
«Tutto quello che ti viene in mente.. ragazzi, amici, conoscenti.. tutto» rispose JJ guardandola per poi piegare la testa di lato. «Chi fa cosa? Chi può avercela con chi?» aggiunse poi.
«Nessuno le odiava se è questo che vi interessa. Lizzy ha un ragazzo ma non so altro perché non la sento da due settimane. Si sono conosciuti all'università e si stanno ancora frequentando come 'amici' --disse facendo le virgolette con le dita-- L'unica che può avere dei nemici è Catlin. Suo padre è un generale nell'esercito e ha mandato a casa molti ragazzi con disonore. Altro non mi viene in mente. E' una piccola cittadina, non avviene mai niente di ecclatante e io ormai vivo in Virginia»
«Crediamo che molto probabilmente abbia seguito una logica nel rapirvi - disse JJ - Spence ci ha mostrato la foto in cui siete vestite tutte nello stesso modo. Tu sei l'ultima a destra»
«Susy è tra Caitlin e Charlie ma non è stata rapita» disse Athan prendendo la foto tra le mani.
«E' per lei che ci hanno chiamati qui. Appena hanno saputo che era sparita un'altra ragazza hanno telefonato.» disse JJ dispiaciuta.  «Probabilmente il prossimo obiettivo saresti stata tu, ma con Spencer qui eri al sicuro. Mi hanno anche detto che tuo padre e i tuoi fratelli sanno sparare; probabile che non si sentisse pronto per te» aggiunse poi addolcendosi.
«E' impossibile! --esclamò Athena-- mi ha inviato un messaggio poco prima che mi addormentassi!» disse mostrandole il messaggio.
''A devo dirti un sacco di cose! Vediamoci il prima possibile, magari facciamo un giro a cavallo. xx''
«C'è qualcosa di diverso dai messaggi precedenti? Ti ha sempre scritto così?» chiese Jennifer guardando attentamente lo schermo del telefono.
«Non mi ha mai chiamata 'A', di solito era Caitlin a chiamarmi così» rispose dopo averci pensato un attimo.
«Fino a quando il nostro aereo non è atterrato il telefono risultava disperso e il segnale del gps non è rintracciabile»
«Avete provato con il secondo telefono?» chiese come se nulla fosse.
«Ha un secondo telefono? A chi è intestato?» chiese, prendendo il cellulare dalla tasca.
Digitò velocemente il numero di Garcia. «Che succede, bionda?» chiese l’analista rispondendo repentinamente.
«E' intestato alla sorella ma lo usa lei perché spesso i suoi le ritirano il telefono --spiegò-- il numero è 3450983459»
«Garcia - disse JJ - cerca questo numero di telefono e guarda se è attivo al momento. Se lo è prova a chiamare»
«E' attivo, si trova.... Aspetta, dove abita Athena?» chiese Garcia digitano velocemente dei tasti al pc.
«A tre chilometri di distanza dal centro del paese. Che succede, Garcia?» chiese JJ alzandosi dal letto.
«Il telefono risulta attivo all'entrata del giardino sud di casa sua» disse Garcia attirando l'attenzione di Reid.
Spencer voltò velocemente la testa verso Hotch che aveva già preso tra le mani le chiavi del suv nero che era stato loro fornito.
«Che cosa?» chiese incredula JJ. Prese la pistola dalla fondina e la puntò contro al porta della camera.
JJ aveva messo giù allora Garcia chiamò Hotch. «Si stava spostando dentro al giardino e poi si è spento» disse velocemente in preda all'ansia.
«Jennifer?» chiese Athena non capendo il suo gesto.
«Athena, il telefono era attivo fuori da casa tua poco fa» spiegò velocemente JJ puntando gli occhi su di lei per tenerla alle sue spalle.
«Da che parte?!» esclamò Athena dopo una frazione di secondo. Il cuore le batteva in gola, la sua famiglia era in giardino.
«Nel giardino sud» rispose Jennifer.
«Mike, mio fratello, si sta allenando lì» disse sbiancando in viso. Il resto della squadra era arrivata a casa ed erano entrati dal giardino est, dove c'era la casa. Avevano bisogno di una piantina per decidere come muoversi.
«Mi serve una pianta della casa, Garcia» disse Spencer. Fece per andare verso la camera di Athena, ma Hotch lo trattenne da un braccio. «Non è sicuro Reid»
«Nessuno conosce meglio questa casa di lei» rispose ma Morgan lo aveva già preceduto.
«Quante entrate ci sono?» chiese JJ.
«Per accedere ai giardini dall'interno devi entrare da quello sud, per accedere alla casa da quello est. Quello nord è chiuso e ci si arriva solo dalla cucina.» rispose Athena con il cuore in gola.
«JJ sono Morgan» disse, aprendo piano la porta della camera di Athena.
«E' un vincolo cieco questa casa» disse JJ.
«Non se sei del Texas --disse Athena subito dietro di lei-- qui la gente tende a saltare gli steccati quindi si può accedere a qualsiasi casa senza problemi. Deve essere agile per passarne uno di due metri ma non è impossibile»
«Morgan - disse Reid - dov'è Athena?».
«Qui dentro, basta che ti sporgi» rispose Athena al posto di Morgan.
Reid entrò all'interno della stanza. Senza pensarci due volte andò verso di lei e l'avvolse tra le braccia. «Scusa se ti ho mentito, ma non potevo parlartene - disse - devi aiutarci»
«Questione d'abitudine» disse lei prima di essere interrotta dai suoi cani che iniziarono ad abbaiare.






“L’oracolo del computer, per servirvi.” 
Ciao ragazzuoli ♥
Scusateci tanto se ci abbiamo messo anni ma tra università, scuola e vita privata non riuscivamo a fare prima! Da prossima settimana torneremo ad essere puntuali come orologi svizzeri.
Questo capitolo è moooooooooooolto importante, soprattutto per la storia di coppia tra Athena e Spencer! Seriamo vi sia piaciuto e mandateci le vostre opinioni su cosa potrebbe succedere. 
Cosa succederà ora? Lo scoprirete nella prossima puntata, rimanete sintonizzati.
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Alla prossima, 
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Capitolo 9
*** Capirsi. ***


 


Capitolo 8
Capirsi


 

Studia il passato se vuoi prevedere il futuro.
Confucio



«Mike!» urlò, staccandosi dall'abbraccio di Spencer. Non perse un attimo e - con il cuore in gola - corse verso il giardino sud.
Mike era tranquillamente in piedi con il fucile puntato contro a dei barattoli. «Mike!» chiamò di nuovo facendolo girare. «Che succede sorellina?» ormai poteva dire addio alla sua sanità mentale. «Ah, ho trovato questa busta prima è per te» disse porgendogliela. Lei l'aprì e trovò una foto di lei e Sandy da piccole. ''Prima e dopo''
Tutti i membri della squadra arrivarono un attimo dopo di lei, trovando tutto perfettamente in ordine. Il giubbotto antiproiettili lo stava facendo sudare come mai prima; per un attimo Spencer su sul punto di toglierlo.
«Che cos'è?» chiese JJ.
«Una foto di me e Sandy all'età di quattro anni. Ora mi credi quando ti dico che era difficile distinguerci?» disse Athena dopo essere stata raggiunta da Spencer alle spalle.
«Athena..» cominciò. Non poteva dare troppe dimostrazioni d'affetto in quel momento. Dopo tutto era in servizio e l'SI poteva ancora essere nelle vicinanze.
Athena porse la foto a JJ che dopo averla guardata chiese «Chi sei delle due?» Hotch si era unito. «Quella con gli orecchini, ci riconoscevano così» rispose mentre il fratello l'abbracciava da dietro. «Successe successivamente anche con Lizzy --spiegò il fratello-- spesso le confondono ancora oggi la confondono con Sandy.»
Athena si sentì mancare il respiro. Reid avvolse un braccio attorno alle spalle della ragazza, sussurrandole parole lievi in modo che il battito del suo cuore ritornasse costante.
«Ora che si fa?» sussurrò Athena continuando a rigirarsi tra le mani il biglietto.
«Reid analizza busta e biglietto - disse Hotch - estrapola tutto quello che riesci. JJ e Morgan controllate la zona qui intorno. Vedete se riuscite a capire come sia arrivato. Prentiss vi raggiungerà non appena avrà finito di parlare con il resto della famiglia. Athena se vuoi tornare dentro, l'agente speciale David Rossi vorrebbe parlare con te.»
Athena sorrise scuotendo leggermente la testa. «Sarà ancora testardo?» chiese più a se stessa che alla squadra. Andò in salotto dove ci trovò seduto Rossi e si sedette a fianco a lui.
«Athena» disse a mo di saluto.
«Non sei poi così cambiato» disse lei sorridendogli.
«Sono solo un pò più vecchio e saggio» rispose.
«E testardo?» chiese ridacchiando.
«Una persona non può cambiare così tanto, Athena - disse - ti va di parlare un pò con me?»
«Non ho fatto altro per tre anni, quindi credo che possa andare --rispose-- cosa vuoi sapere?» chiese girandosi verso di lui.
«E' da un pò di tempo che non ci sentiamo - disse - ricordi l'ultima volta? Non finivi più di parlare di Spencer»
«Vuoi farmi la paternale? --chiese ridendo-- dai che sono quasi riuscita a convincere Reid che io e te non ci siamo mai parlati se non per cose 'ufficiali'»
«Ho notato - rispose David - e sei stata davvero molto braca, non ha mai sospettato di nulla»
«Grazie --disse-- sono cresciuta con due maschi, so come comportami con loro»
«Hai tenuto le cose nascoste anche a loro, me l'ha detto tua madre»
Athena sorrise. «Se sai già le risposte perché mi porgi delle domande?»
«Perché mi mancava parlare con te - disse David - sei come una figlia»
Athena arrossì. «Lui vuole me, vero?» chiese dopo un po'.
«Molto probabilmente sei il suo obiettivo principale»
«Lo sono sempre stata?» chiese ancora.
«Ancora non lo sappiamo - disse - dobbiamo scoprire qualcosa in più. Ha preso le amiche più care che hai»
«Ha preso tutto» sussurrò lei prima di sprofondare nel divano.
«Mi dispiace» disse David
«Perché non prende direttamente me? Perché rapire le mie amiche?»
«Per renderti più debole - disse - pensa che potresti avere un crollo emotivo»
«Allora già c'è riuscito» disse lei mentre passava accanto a lei Spencer diretto in camera sua. Lo seguì con gli occhi finché gli fu possibile.
«E' preoccupato - disse David - credo sia scattato anche prima di Hotch»
«Dici quando Garcia ha chiamato?» chiese tornando a guardare il vecchio amico.
«Appena Garcia ci ha riferito che il telefono era attivo al cancello sud»
*giardino
«Ha detto che si ricorda di me di quando mi portasti ad una tua conferenza» disse lei sorridendogli.
«Ha una memoria eidetica - disse Rossi - era il primo della mia classe. Ricordava tutto quello che dicevo; a volte pensavo che volesse insegnare al posto mio»
Athena scoppiò a ridere. «Quando ripasso lui vi viene sempre dietro fino a sorpassarmi, è una cosa snervante!» disse ricordando tutte le volte che lo guardava in cagnesco per quel motivo.
«E' Reid» disse Rossi sorridendo.
«Già» mormorò guardandosi le mani.
«E' molto più goffo di prima - disse - è tutto nuovo per lui».
«Cosa?» Athena si era distratta un attimo e aveva perso il filo del discorso.
«Ho detto che è più goffo - ripeté - è un super cervellone alla sua prima esperienza in amore»
Rise. «Non è poi così male, anche se è molto lunatico» lo prese in giro sorridendo.
«Lo siamo tutti» disse, riferendosi al loro lavoro.
«Già, a volte mi chiedo perché abbia scelto me» disse dopo un attimo di silenzio.
«Non siamo noi a scegliere chi amare - disse David - e se lui ha visto qualcosa in te, allora è giusto così»
«Sono un problema vivente. Tutti intorno a me scompaiono o muoiono. Attiro solo disastri» ammise prendendosi la testa tra le mani.
David le appoggiò una mano sulla schiena, strofinandola leggermente. «Non è così, Athena»
«A volte sembra di si» disse. La loro conversazione venne interrotta da Spencer. «Chi è Noah, Athena?» chiese tenendo tra le mani il suo diario. «E' il mio ex --rispose-- ma che ci fai con il mio diario?!» disse dopo averlo riconosciuto.
«Io.. m-mi dispiace, sto facendo il mio lavoro» balbettò.
Athena si morse la lingua. «Cosa vuoi sapere?»
«Faceva parte di qualche gruppo?»
«E' il mio ex, era il migliore amico di Sandy e ci siamo mollati qualche mese prima la mia partenza per Quantico. Perché lo vuoi sapere? Ti avevo detto che era il mio ex.»
«Sono domande di routine» disse David
«Ottenuto quello che volevi?» chiese tornando a guardare Specer.
Reid annuì e tornò a leggere il suo diario. «Mi dispiace» disse, tornando in camera di Athena.
«Sei stato tu a dirmi di scrivere un diario!» esclamò Athena verso Rossi. «Se leggerà quello successivo scoprirà tutto su di 'noi' su quello che pensavo e penso su di lui» continuò diventando sempre più rossa.
«Prima o poi glielo avresti detto comunque, no?»
«Ma non gli avrei mai detto quello che c'è scritto su quel diario! Forse solo la mia conoscenza con te gli avrei detto»
«Lo verrà a scoprire comunque - disse - deve leggerli per capire il tuo passato dal tuo punto di vista»
«Credo mi odierà a fine lettura» concluse alzandosi in piedi.
«Dove stai andando?»
«In camera da mio fratello, posso?»
«Certo - disse - grazie della chiacchierata»
Athena sorrise e andò in camera del fratello Justin. «Posso?» chiese aprendo leggermente la porta.
«Certo, entra» disse. Le fece segno di sedersi accanto a lui sul letto. Entrambi a gambe incrociate, l'uno di fronte all'altra.
«Mike è con papà, mamma sta parlando con i poliziotti e Spencer sta leggendo i miei diari segreti. Posso avere un abbraccio?» chiese torturandosi le mani.
«Tutto quello che vuoi, sorellina» disse. Avvolse il corpo della ragazza tra le sue braccia, lasciandole un bacio tra i capelli. Erano sempre stati così legati.
«Mi dispiace per il tuo matrimonio» sussurrò trattenendo le lacrime.
«Per quello non è un problema - rispose Justin - la tua sicurezza è più importante. L'ha detto anche Kate»
«Spencer sta leggendo il mio diario, vorrei morire» disse stringendosi al fratello.
«Scommetto che c'è scritto tutto, altrimenti non saresti così agitata»
«Qualsiasi virgola ho pensato è scritta li dentro»
«Ahia, ragazza sei nei guai - disse Justin - ti conviene quasi andare da lui»
«Dannazione, Justin! Non aiuti» mormorò coprendosi il viso con le mani.
Justin sorrise; voleva tirarle su il morale. «Scusami - disse - non ho resistito. Volevo solo tirarti su il morale»
«Ti ricordi Sandy?» chiese dopo un attimo.
«Qualsias»
«Sicura di volerne parlare?»
«Ho scritto a Sandy dalla sua morte. Ogni giorno le scrivevo una lettera e sono tutte dentro quel diario. Le ho scritto di spencer, di quando mi fa arrabbiare e di quando vorrei ammazzarlo. Lei era quella con cui mi confidavo quando ero arrabbiata e... e ora lui sta leggendo tutte quelle cose» disse accucciandosi su Justin.
«Piccola - disse Justin continuando ad accarezzarle la testa - non c'è nulla di cui vergognarsi. Avevi bisogno della tua valvola di sicurezza; di un modo per evadere. Sono sicuro di lui capirà.»
«Dici che dovrei parlargli? Tipo stasera prima che se ne vada. O dovrei lasciar perdere? La sua memoria è la cosa che più mi abbatte.»
«Dovrai parlargli solo se te la senti»
«Posso dormire con te stasera?»
«Certo» disse, cominciando a sistemarsi sotto le coperte.
Il giorno dopo quando Athena si svegliò non trovò Justin a fianco a lei ma appoggiato al letto c'era Spencer che la guardava. «Spence?» mormorò cercando di metterlo a fuoco meglio.
«Come stai?» le chiese, accarezzandole delicatamente la guancia.
«Sei arrabbiato con me?» chiese mettendosi seduta. Indossava una vecchia magli di Justin come era solita fare. Cercava di capire qualcosa dall'espressione di Reid ma non era brava come lui nel profiling, soprattutto di prima mattina.
«Perché dovrei essere arrabbiato con te?» chiese sorpreso.
«Hai letto il mio diario» mormorò alzando le spalle.
«In realtà li ho letti tutti - disse - potevi anche dirmi che tu e Rossi eravate così legati.»
Athena sorrise. «Era quella parte della mia vita che avrei voluto dimenticare. Lui è un uomo fantastico ma è arrivato per il motivo sbagliato --rispose-- hai letto le lettere indirizzate a Sandy?» chiese iniziano a torturarsi le mani.
«Lettere?»
«Le lettere che sono in mezzo al mio diario, quelle indirizzate a Sandy. Dovresti odiarmi per quelle» rispose.
«Non c'erano delle lettere in mezzo al diario.»
«Sono centinaia di lettere e sono in mezzo al diario. ne sono sicura. Sono sparse per tutti i miei diari»
«Athena - disse - non le ho trovate»
scordatelo.»
«Potresti nascondere delle prove»
«Non le sto nascondendo, non sono utili quelle informazioni» disse avvicinandosi a lui.
«Dovrei leggerle per averne la certezza»
«Le scrivo quando sono arrabbiata» ammise lasciandosi andare all'indietro.
«A Sandy?»
«Con lei parlavo quando ero arrabbiata, era la mia valvola di sfogo. Da quand'è morta scrivo lettere indirizzate a lei quando sono arrabbiata. Sono davvero cattive e... e nessuno deve leggerle.»
«Parli anche di me?»
«...Si» ammise abbassando la testa.
«Tante cose brutte, immagino» disse.
«Non se le paragoni a quelle scritte sul diario» abozzò un sorriso.
«Le hai detto che sono pazzo?»
«Un cervellone lunatico» lo corresse
«Pensavo peggio, davvero» rispose.
«Hai letto tutti i miei diari?»
«Sì, e non capisco perché tu abbia aspettato così tanto per farti avanti»
Athena scoppiò a ridere. «Rossi mi aveva consigliato così! E neanche tu eri poi così avanti!»
«Io ho dei deficit in questo settore - disse - te l'ho già detto»
«Non sei poi messo così male» disse avvicinandosi a lui. «Perché sei qui?» chiese dopo un attimo di silenzio.
«Justin è andato da Kate e io sono venuto qui, per stare con te perché sei la mia ragazza»
«E la squadra?» chiese.
«Alcuni sono tornati in albergo, Morgan ed Emily sono nelle stanze degli ospiti»
«Quanto ancora vuoi aspettare per baciarmi?» chiese avvicinando il suo viso a quello di lui.
Spencer rise. Non c'era bisogno di dire altro; appoggiò le labbra sulle sue e approfondì il bacio sempre di più.
«Andiamo in camera mia» mormorò lei staccandosi da lui.
Reid si alzò dal letto, seguendola. Sembrava una di quelle cose che i suoi compagni erano soliti fare al college. Le loro ragazze entravano in stanza, si baciavano e poi si accorgevano della sua presenza.
«Spence, se non le hai tu, dove sono quelle lettere?» chiese dopo aver richiuso la porta. Quella storia la stava tormentando perché era sicura di non averle perse.
«Potresti averle messe altrove»
«E' impossibile, sono sempre state lì, sono incollare con un pezzo di nastro, non possono essersi perse» mormorò sedendosi sul letto.
«Non lo so»
«Fa nulla, meglio così» disse mentre Spencer si sedeva a fianco a lei. «Mi dispiace di averti aggredito ieri»
«Tranquilla - disse - non sarai né la prima né l'ultima persona che lo farà»
Athena lo guardo' e sospiro'. Non sapeva come interpretare quella situazione.
«Okay» mormorò dopo un po'
«Okay» disse Reid sedendosi sul letto della ragazza.
«Pensi che siano ancora vive?» chiese rannicchiandosi e portandosi le ginocchia al petto.
«I corpi non sono ancora stati trovati, quindi noi le consideriamo ancora vive»
«Lo dici ha profiler o da fidanzato?»
«Da entrambi»
«Cosa farete ora?» sapeva che potevano fare poco finché lSI non si fosse mosso.
«Dobbiamo scavare nel passato delle vittime, trovare collegamenti, parlare con le famiglie»
«Susy continua a mandarmi dei messaggi» sussurro' dopo un poco.
«Morgan! - urlò uscendo dalla stanza - Emily!»
«Giuro che se non hai la soluzione ti uccido» disse Morgan uscendo assonnato dalla camera.
«Susy - disse - una delle ragazze rapite continua a mandare messaggi ad Athena»
«L'SI lo usa per arrivare a lei, Hotch ha detto di lasciare che gli invii, prima o poi dirà qualcosa di troppo» rispose poggiandosi sul muro.
«Possiamo chiedere a Garcia di rintracciare il numero»
«Già fatto, il segnale rimbalza per tutto il Texas e poi il telefono viene spento» rispose Derek e subito dopo venne affiancato da Emily. «Sappiamo che sei preoccupato, ed è per questo che io e Morgan siano rimasti qui. Torna da lei e falla parlare, e' l'unica cosa che possiamo fare al momento» rispose Emily poggiandogli una mano sulla spalla.
Spencer prese un respiro profondo. «Okay».
«Divertiti, cervellone!» disse Morgan prima di tornare in camera.
Reid gli fece un cenno con la testa e si voltò per tornare in camera da Athena.
«Ora potresti semplicemente essere il mio fidanzato?» chiese Athena che ne frattempo era tornata sotto le coperte.
Slacciò la cravatta e tolse I lembi della camicia dai pantaloni. Si sdraiò accanto a lei sorridebdole.
«Lo prendo come un si» disse ridacchiando girandosi verso di lei.
Reid L'avvolse tra le braccia, lasciandole un bacio sulla fronte. «Sono distrutto»
«Inmagino» disse iniziando ad accarezzargli i capelli, cosa che lo aveva sempre calmato fino a farlo addormentare.
Lo squillo del telefono era incessante. Spencer si rigirò nel letto per rispondere.
«Perché mi risulta che il telefono di Athena e' in virginia quando sono sicura che lei è qui in Texas?» chiese Garcia dubbiosa
«Che cosa?» chiese Spencer assonnato.
«Hotch mi ha detto di tenere sotto controllo il suo telefono e mi risulta che lei è in Virginia» rispose lei spiegando la cosa più lentamente.
«Athena - disse svegliandola - Athena svegliati»
«Mh?» Athena era ancora nel mondo dei sogni e non aveva voglia di lasciarlo.
«Perché il tuo telefono è in Virginia?».






“L’oracolo del computer, per servirvi.” 
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Scusateci tanto se ci abbiamo messo anni ma tra università, scuola e vita privata non riuscivamo a fare prima! Da prossima settimana cercheremo di essere puntuali come orologi svizzeri (speriamo che mi torni il wifi a casa, ragazzuoli, perché Har non sa aggiornare questa storia cwc)
Questo capitolo è moolto importante e soprattutto misterioso! Seriamo vi sia piaciuto e mandateci le vostre opinioni su cosa potrebbe succedere. 
Cosa succederà ora? Lo scoprirete nella prossima puntata, rimanete sintonizzati. 
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Capitolo 10
*** Esattamente come me. ***





Capitolo 9.
Esattamente come me.


 
La vita e' l'infanzia della nostra immortalità
Goethe



«Che? --disse distratta poi capì-- il mio telefono in Virginia? Ma se l'ho usato fino a poco fa!» disse lei stropicciandosi gli occhi.
«Dice di averlo usato fino a poco fa» rispose Spencer non riuscendo a capire cosa stesse davvero succedendo.
«Oh, tesoro, non è quello che mi dice il computer!» disse Garcia ma in quel esatto momento Athena mostrò il telefono a Spencer.
«Non so, vuoi che le faccia fare qualcosa?» chiese il ragazzo guardando Athena dritta negli occhi.
«No, l'SI deve aver hackerato il telefono in modo tale da farlo sembrare quello di Athena, a dopo tesorino» disse Garcia ma poi si ricordò una cosa. «Devo accedere al pc di Athena, sto per arrivare! Ricordati i miei tacos» aggiunse prima di chiudere la telefonata.
Athena alzò gli occhi al cielo e tornò a buttarsi sul letto a peso morto. «Uccidimi.»
«Stiamo facendo il possibile perché non accada» rispose Spencer stringendo le labbra in una linea dura.
«Mentre le mie amiche si» mormorò incrociando le braccia.
«Non sono morte».
«Sono morte. Sta soltanto cercando di farmi abbassare la guardia perché così potrà prendere anche me» disse lei sapendo che in fondo era la verità.
«Finché non ci sarà un corpo, nessuno è considerato morto» disse Spencer chiudendo gli occhi per poi prendere un respiro profondo.
«Spencer…».
Si voltò verso di lei.«Che c'è?».
«Lo sai» mormorò.
«No, Athena - disse - non lo so»
«Dormi, dai» sussurrò sorridendogli e tornando ad accarezzargli il viso.
«Okay»
«Ti amo» sussurrò prima di lasciarli un leggero bacio a stampo.
Spencer sorrise. «Ti amo anch'io».
Athena aspettò che Spencer si addormentasse e poi uscì dalla stanza. Voleva andare a fare un giro ma vide Penelope in salotto alle prese con il suo pc. «Ancora intenta a capire la mia password?» chiese ridacchiando.
«Usare come password Spencer Reid non è proprio il massimo della sicurezza» rispose l’analista ridacchiando.
«Da li accedi soltanto ai miei compiti --scoppiò a ridere-- l'ho messa solo per far sentire i miei fratelli intelligenti» disse per poi mettersi davanti a lei. «Questa e' la vera password» disse digitando velocemente dei tasti per poi lasciarle il pc.
«Cosa sarebbe?».
«Ho una password per ogni cosa importante nel mio pc. Sapevo che prima o poi lui sarebbe tornato» disse facendo spallucce.
«Tu pensi che sia lui?» chiese Penelope. Aveva letto il suo fascicolo appena la squadra accettò il caso.
«Chi altro saprebbe tante cose di me e le mie amiche?» chiese per poi fermarla per digitare un altra password.
«Posso continuare io con le password, tesoro - disse Garcia cominciando a digitare - tu racconta»
«Ho ventitré password tra telefono e pc e in cassaforte altre notizie. Lui non può sapere più del superficiale» disse sedendosi di fianco a lei.
«Posso installarti nuovi programmi di sicurezza e protezione» replicò Garcia sorridendole speranzosa. Aveva ideato nuovi firewall e non vedeva l’ora di sperimentarli anche su altri computer oltre il suo.
«Me lo hai già fatto il mese scorso --rise-- e poi le cose più importanti le ho in testa e da li nessuno può prendermele» Disse andando in cucina per prendere da mangiare.
«Pezzo di cioccolato, secondo te come sta Reid?» chiese Garcia voltandosi verso Morgan.
«Se non spegne quel cervello sarà di matto» rispose buttandosi su una sedia a caso. «Dammi buone notizie, tesoro» continuò Derek avvicinandosi ancora di più a Penelope.
«Gran poche ragazzo - disse - sono appena entrata nel computer di Athena».
«Solo adesso? Dov'è finito il tuo genio, luce dei miei occhi?» chiese lui ridacchiando.
«Ho interagito con Athena, mi sembrava giusto farla parlare».
«Ci stiamo provando tutti» rispose sorridendo. «JJ, Rossi, Spencer.. sembra che riesca a prevedere qualsiasi nostra domanda» commentò tamburellando le dita sul tavolo.
«È la ragazza di Reid e ha parlato per anni con Rossi, non mi stupisce» ammise Penelope alzando le spalle. «Pensi che..» continuò interrompendo il flusso di pensieri che si era impadronito del suo cervello in quel momento.
«Cosa dovrei pensare?» chiese Morgan guardandola attentamente.
«Che vada a finire come con Lila?».
«Con Lila non era neanche iniziata --disse ridacchiando ma poi ci pensò meglio-- cosa intendi Penelope?».
«Insomma era perseguitata da una pazza maniaca che per poco non ha ammazzato Spencer» disse.
«Oh dolcezza --disse abbracciandola-- sono cose diverse. Vedrai che andrà tutto bene» mormorò prima di lasciarle un bacio sulla testa.
«Promettimi che lo proteggerai, Derek» mormorò Garcia avvolgendogli la vita con le braccia per stringersi di più a lui. Morgan annuì piano con gli occhi chiusi.
«Vado a parlare con Athena» annunciò Penelope andando in cucina.
«Garcia, Spencer mi ha detto che vuoi i tacos, vanno bene per cena?» chiese Athena tenendo la testa fissa sui fornelli.
«Sarebbe fantastico mettere qualcosa sotto i denti, oltre le mie penne» ammise Penelope battendo leggermente le mani.
Athena si girò. «Oh, vuoi anche tu da mangiare?» chiese dopo aver riconosciuto Derek.
«Non sarebbe male mangiare qualcosa» rispose Derek sorridendo.
«Cosa preferisci? In questa casa c'è di tutto» commentò ridacchiando.
«Va bene quello che vuoi, potrei mangiare anche le gambe del tavolo se non c'è altro» ammise Derek ridacchiando prima di prendere posto accanto a Penelope che intanto aspettava ansiosa.
Athena tornò a fare dei panini mentre Morgan continuava ad osservarla. «Spencer parla sempre di te» mormorò lei dopo un po’.
«Davvero? - disse Morgan - tutte cose belle, spero»
«Oh si, ma non lo ammetterà mai. Tiene molto ai tuoi pensieri e giudizi» rispose sorridendo.
«E' vero, non lo ammetterà mai» disse Morgan sorridendo.
Athena finì il panino e glielo passò. «Che rimanga tra noi, ma a volte ha ammesso che in certe situazioni sei più intelligente di lui» disse.
«Ma davvero? - chiese prendendo un pezzo del meraviglioso sandwich - questa me la segno da qualche parte».
«Io non ti ho detto nulla!» esclamò prima di andare da Garcia e porgerle il cibo.
«Grazie, pasticcino» disse Garcia.
«Di nulla, trovato qualcosa del mio passato oscuro?» chiese cercando di sdrammatizzare.
«Perché hai sempre detto che tornerà a prenderti?» chiese Morgan di colpo.
Athena impallidì visibilmente è abbassò la testa. «Dopo la morte di Sandy mi arrivarono un sacco di biglietti. Tra condoglianze e auguri per il futuro uno diceva 'tornerò'» rispose mordendosi il labbro. «Una settimana dopo Rossi lo incastrò e lo mise in carcere, ma una sedicenne certe cose non le dimentica.»
«No di certo» disse Garcia. Appoggiò il piatto alla scrivania e ricominciò a digitare informazioni sul computer di Athena. Schermata dopo schermata il mistero s'infittiva sempre di più, finché la fotografia e il nome di un uomo non la fecero fermare.
«Che succede?» chiese guardandola.
«Roger Finnis - disse Garcia - è stato arrestato da Rossi per rapimento, stupro e uccisione di tredici ragazzine qui in Texas. Era prevista per lui la pena di morte, ma il giorno prima dell'esecuzione è riuscito ad evadere e non si hanno tracce di lui»
«E poi mi chiedono perché odio la mia vita» disse Athena sottovoce prima di lasciare la sala.
«Athena..» cominciò Derek, prima che Garcia lo afferrò da un braccio per trattenerlo.
Athena uscì di casa e vide JJ andarle incontro. «Ciao» disse salutandola. Jennifer le sorrise e salutò a sua volta. «Dentro trovi e Morgan e Garcia» disse indicando la porta.
«Dove stai andando?»
«Scuderie» disse indicandole in lontananza.
«Vuoi che ti accompagni?» chiese subito Jennifer. Non poteva lasciarla andare in giro come se niente fosse; né Hotch né Spence glielo avrebbero perdonato.
Athena capì subito. «Concetto afferrato --disse-- se non hai nulla di meglio da fare, sennò posso anche tornare in casa»
«Potresti presentarmi il tuo cavallo» rispose JJ sorridendo.
«Certo --disse sorridendole-- anche se a dir la verità ne ho due. La mia prima cavalla ha avuto un puledro e io lo tratto come se fosse un nipote» disse ridacchiando. «Hai mai avuto qualche esperienza con i cavalli?»
«Veramente poche in realtà – rispose JJ ridacchiando - solo quando prendo Henry sulle ginocchia».
Athena rise leggermente. «I miei mi hanno messa sopra ad un pony appena ho imparato a stare in equilibrio» commentò.
«La passione di una vita, allora» commentò JJ sorridendo.
«Mio padre voleva cavallerizza mentre mia madre ginnasta. Alla fine ho fatto entrambe, con un bel contorno di lezioni di corpo a corpo e di come usare un arma -- continuò-- i miei fratelli sono molto competitivi» disse mentre entrava nella scuderia.
«Mi hanno assegnato il corpo a corpo alla BAU, il mio insegnate è Morgan - disse sorridendo - il migliore che abbia mai avuto».
«Tutto può essere meglio di mio fratello Justin dopo una litigata con la sua ragazza!» disse scoppiando a ridere.
JJ la seguì. Per un attimo riuscì a capire perché Spence avesse scelto proprio lei tra tante. Era intelligente, simpatica, affettuosa. Era come una barretta al cioccolato. Dura fuori, tenera dentro.
«Questo è Baylor, il mio cavallo --disse avvicinandosi al puledro marroncino-- è dolce e innocuo, quindi non dovrebbe darti problemi»
«Lo spero» mormorò JJ ridacchiando.
«Non devi fargli vedere che lo temi, loro sono molto più bravi di noi a fiutare il pericolo. Tendi leggermente la mano verso il muso. Se l'annusa gli piaci, se non si avvicina vuol dire che ha la luna storta» le spiegò mostrandole come si faceva.
JJ fece come Athena gli aveva detto. Tese il braccio verso il muso del cavallo e aspettò. Baylor si avvicinò piano a lei, cominciando ad annusarle la mano. Subito dopo cominciò a strofinarsi contro di essa. JJ accarezzò piano la striscia bianca in messo agli occhi e sorrise. «Quindi ti vado a genio, eh?»
Athena ridacchiò, conosceva bene il suo cavallo. «Come sta Hanry?» chiese dopo un po'.
«Bene, l'ho lasciato a casa con Will - disse - dovrebbero fare santo quell'uomo. Sopportare me e il mio lavoro lo rende sempre più incredibile»
Athena sorrise. «Conosco la sensazione, anche se è un po' diverso».
«Solo un pochino - disse - ma vedrai, non è poi così male. Ti fa capire quanto tieni veramente alla persona che ami».
«Già --commentò-- un po' come quando Spencer inizia a parlare e non si ferma neanche a pagarlo» ironizzò pensando a tutte le volte che gli avrebbe tappato la bocca con lo shock.
«E' tipico di Spence» disse JJ ovvia mentre ridacchiava.
«Ho notato» ammise Athena guardandosi attorno.
«A te sono sempre piaciuti i tipi come lui?».
«Diciamo che non mi sono mai piaciuti i ragazzi tutto fumo e niente arrosto –rispose Athena facendo spallucce-- diciamo anche che non hai avuto un 'esatto modello da seguire'»
«Quindi ti è piaciuto per la sua parlantina e l'aria da nerd?».
«La parlantina è arrivata dopo» ammise ridacchiando. «A dire il vero non so esattamente quale sia stata la cosa che mi ha colpito subito di lui, forse l'insieme nel complesso»
«Ho sempre pensato fosse l'aria da nerd - disse JJ - vestiti eleganti e converse nere».
«Per non dimenticare dei suoi occhiali!» aggiunse Athena ridendo.
«E la tracolla in cuoio» concluse Jennifer portando una mano sulla pancia.
«Guai se esce senza!» scoppiò a ridere.
«Già» rispose JJ ridendo.
«Rossi mi ha detto che mi ha messo un sacco per riuscire a possedere una pistola» disse Athena per avere la conferma di quello che aveva sentito dire dal suo vecchio amico.
«Oh si, veramente. Ha frequentato il poligono per due mesi, tra un caso e l'altro. Alla fine è riuscito ad averla anche lui. Hai visto in che modo strano la tiene?».
Athena scoppiò a ridere. «Dici che si arrabbia se gli dico che ho imparato a sparare a 12 anni? --domandò ironica-- non ho mai capito perché la tiene così».
«In realtà nemmeno noi e soprattutto perché usi un revolver e non una quarantadue come il resto della squadra».
Ma forse JJ lo ricordava. Quel caso che li aveva portati a chiudere un ospedale a causa di un marine con un crollo psicologico. Dentro con lui c'erano Hotch e Spencer. Se non fosse stato per la seconda pistola di Hotch, probabilmente non sarebbero ancora vivi.
«I revolver sono più facili da usare e hanno meno colpi. Mi ha detto che non gli è mai piaciuto sparare» disse Athena risvegliandola dai suoi pensieri.
«Lo fa solo in caso di estrema necessità» confermò JJ annuendo decisa.
«Dovevi vedere la sua faccia quando mio padre gli ha chiesto se voleva andare a caccia --disse tornando a ridere-- credo che sia stato il momento più scioccante della sua vita.»
«Reid ama gli animali, è contro la caccia. Sembra un paradosso, paragonato al lavoro che svolgiamo».
«Perché sei entrata nell'FBI?» chiese curiosa.
«All'inizio non ero una profiler - rispose - ero un'agente della BAU esperta in comunicazioni e burocrazia. Mi hanno offerto il lavoro subito dopo essermi diplomata al college e sono salita di grado. Dopo il mio ritorno dal Pentagono».
«Io impazzirei dopo il secondo caso» ammise Athena.
«Ci dividiamo i compiti, è più semplice e aiuta a non impazzire» disse JJ alzando le spalle.
«Sarà, ma credo che ci voglia una bella dose di sangue freddo...»
«Soprattutto quando si ha a che fare con i bambini» ammise Jennifer guardando dritta davanti a se.
«Già, non deve essere facile».
«La cosa più difficile è parlare con le famiglie» continuò ripensando a tutte le persone che erano passate davanti ai suoi occhi con i volti straziati dal dolore.
«So cosa si prova essere dall'altra parte» commentò.
«Lo so anch'io» disse JJ mentre abbassava lo sguardo.
«Oh, ehm --Athena voleva sotterrarsi-- mi dispiace» balbettò continuando a maledirsi mentalmente.
«Non è colpa tua, è successo tanto tempo fa».
«Anche tu hai studiato il 'mio' caso, vero?» chiese dopo un po'.
«Tutti lo abbiamo fatto. Hotch e Rossi hanno lavorato direttamente al caso. Emily l'ha studiato successivamente insieme a me e Morgan. Reid era ancora all'accademia».
«Era questo il motivo per cui non volevo che mi conosceste. Sapevo già che Spencer mi aveva studiata e che me lo nascondeva ma… mi hanno trattata coi guanti per anni e non lo sopporto più» ammise accarezzando Bill, il cavallo a fianco a Baylor.
«Se non sei una criminale non vedo perché la squadra dovrebbe farti il profilo. E' vero, sei stata testimone in un caso e allora? Il profiling è mettere insieme tutti i pezzi come un puzzle. Spence non lo fa apposta; lui è così.» disse JJ convinta più che mai delle se parole.
«Per voi è così, ma agli occhi degli altri sono quella a cui hanno ucciso la migliore amica. O quella che ha avuto fortuna. Sai quante volte me lo hanno ripetuto? 'Dovresti essere grata, sei bionda e con gli occhi azzurri e non ti hanno preso!' Era un incubo e lo è ancora. A volte pensavo pure di tingermi i capelli ma non l'ho mai fatto.» ammise Athena abbassando di poco lo sguardo.
«Lo so e mi dispiace tanto per questo» JJ non riusciva a credere come la gente del luogo potesse aver detto una cosa del genere ad una ragazzina della sua età. Avrebbero dovuto confortarla, non dirle che aveva solamente avuto fortuna.
«Dannazione! --esclamò portandosi la mano alla testa-- Susy! Susy e' bionda naturale! Da quando hanno rapito Sandy si tinge i capelli di castano! Oddio, come ho fatto a scordarlo?» esclamò prendendosi per stupida.
«Come? Questo SI conosce la vostra infanzia?» chiese JJ.
«Susy ha eliminato tutte le sue foto possibili di quando era bionda, solo noi ragazze le possediamo.»
«Ne sei sicura?» JJ prese a camminare a passo svelto verso la casa, mentre Athena la inseguiva continuando a parlare.
«Sicurissima, le ha bruciate» disse seguendola, tanto da dover iniziare a correre.
«E' sicuramente qualcuno della comunità».
«Vado a svegliare Reid» disse Athena correndo in camera sua.
«Spencer» sussurrò la ragazza chinando la testa sul fidanzato.
«Mhmh» poi sbiascicò qualche altra parola incomprensibile.
«Dormiglione, serve il tuo cervello in sala» mormorò baciandogli la fronte.
Stropicciò gli occhi e sbatté le palpebre un paio di volte prima di mettere a fuoco la camera. Si alzò dal letto, baciò sulla fronte Athena e raggiunse i suoi colleghi in sala.
«Susy e' bionda naturale» disse JJ appena vide Spencer entrare in sala.
«L'uomo che cerchiamo le conosce dall'infanzia» disse Reid. «Probabilmente qualcuno che era in contatto con loro, che conosceva le famiglie» continuò strofinando le dita contro il mento.
«Cosa dovrei cercare?» chiede Garcia mentre JJ tornò da Athena.
«Mi faccio dare gli album di famiglia» disse prima di lasciare la stanza. Morgan guardò Garcia non sapendo cosa dirle, era un vincolo cieco.
«E' un uomo, forse tra i trenta e i quarant'anni se non di più. Cerca tra maestri elementari, middle school. Palestre, qualsiasi cosa» disse Derek facendosi venire in mente le prime cose che riusciva a collegare.
«Troppo vago, più specifico Morgan. Spencer, idee?» chiese Garcia scrivendo velocemente a computer.
«Athena faceva atletica quando era più piccola, lei e le sue amiche. Prova a vedere se qualche persona è in comune con tutte loro sotto questo profilo» disse Reid.
«No, nessuna. E' una piccola cittadina, hanno avuto stessi professori, maestri, bidelli, coach. Il dramma delle piccole città.» disse Garcia scartando un idea dopo l'altra.
«Forse è qualcuno che non è del paese, magari abita in quello accanto» disse Morgan aprendo le braccia.
«Spencer, che altro ti ha detto dell'infanzia?» chiese continuando a confrontare le informazioni.
«Niente che tu non sappia già, Garcia» rispose il ragazzo. Stava letteralmente impazzendo. Quella storia non aveva né capo né coda ed era stanco di guardare la sua ragazza vivere nel terrore.
«E se fosse un coetaneo?» chiese di colpo Morgan facendo girare di scatto Spencer.
«Probabile. Qualcuno che tutte hanno rifiutato magari» aggiunse Garcia continuando a digitare.
«Torna da lei e fai la cosa che nessun maschio vorrebbe mai fare: chiedi ad Athena ogni minimo dettaglio dei suoi ex e di quelli delle sue amiche» disse Morgan mentre Penelope stava già cercando dei precedenti tra gli adolescenti della città.
«Oppure potrei semplicemente chiederle se ha mai rifiutato un ragazzo e anche le sue amiche l'hanno fatto» disse e prima che Morgan potesse aggiungere altro, si allontanò tornando da Athena.
 
«JJ ha voluto l'album di famiglia, tu cosa vuoi?» chiese Athena dopo aver visto il ragazzo entrare in camera.
«C'è un ragazzo nel tuo passato che tu e le tue amiche avete rifiutato?»
«Che tutte abbiamo rifiutato? Non mi sembra» disse lei dopo averci pensato un attimo.
«Athena - disse - pensaci bene, ti prego. E' importante»
«Abbiamo tutte gusti diversi, quindi è impossibile. Nel bene o nel male uscivamo con i soliti ragazzi da sempre, nessun comportamento strano o cose del genere» rispose lei dopo averci riflettuto un attimo.
«Ne sei sicura?».
«Spencer, ho rifiutato solo tre ragazzi e nessuna delle mie amiche ha rifiutato questi tre, anzi, Caitlin c'è tutt'ora fidanzata» rispose posando le mani sulle sue braccia. «Non è un mio ex, mi dispiace».
«E se le tue amiche avessero tenuta nascosta questa cosa?».
«Non ci sono segreti tra noi, erano tre tipi a posto che sono venuti nel momento sbagliato.» mormorò Athena guardandolo attentamente. Sentiva le rotelle del suo cervello lavorare ad una velocità impressionante e si dispiaceva non poterlo aiutare.
Spercer annuì leggermente e tornò in sala a riferire. «Mi dispiace, non c'è nessuno».
«Giuro che lo prossima volta mi picchio da sola» disse uscendo dalla stanza per correre in sala. «Matt era il migliore amico di Caitlin e una notte si è ubriacato e ha tormentato me e le mie amiche, il giorno dopo Mike lo ha gonfiato di botte» esclamò entrando in sala per avvicinarsi agli altri.
«Tutte quante?» chiese Morgan.
«'C'erano solo le bionde'» rispose esattamente come quando chiesero a Matt chi avesse toccato.
«Il cognome?»
«Matt Bowes» rispose abbassando la testa. Garcia cominciò a digitare le informazioni. Schermate, pagine su pagine.
«Garcia?» domandò Morgan avvicinandosi.
«Odio i ragazzi senza carta di credito» disse Garcia impegnando si ancora di più.
«E’ scomparso, letteralmente --si intromise Athena alzando leggermente la voce-- i suoi genitori non hanno notizie di lui dalla notte successiva, lo avevano messo dentro solo per un giorno è rilasciato sotto cauzione» disse.
«Che cosa?» disse Morgan.
«Ha ragione la biondina, su tutto» disse Penelope.
«Quindi siamo in un vicolo cieco» disse ancora Derek
«Torno in camera mia» disse Athena ma andò fuori in giardino passando dal retro.
«Garcia scava più a fondo» disse Morgan.
«Forse sono semplicemente scappate» disse Athena per assurdo. Ormai non dava più nulla per scontato. Rossi stava guardando i cavalli correre e Athena gli sedette accanto.
«Le tue amiche non sono scappate. Non ne avrebbero avuto il motivo. Erano a casa per le vacanze dal college».
«Hai ancora una belle mira?» chiese Athena dopo aver guardato Rossi con aria di sfida.
«Sempre, tesoro mio - disse David, voltandosi verso di lei - al poligono di tiro dicono che sono ancora perfettamente abile»
«Posso sfidarti?» chiese alzandosi in piedi.
«Non sei mai stanca?» chiese sorridendo.
«Riuscirò a batterti prima o poi! Sono stanca dei pareggi» disse ridendo.
«Va bene». Nel frattempo Reid si era portato alla porta del giardino sud. Si appoggiò con una spalla allo stipite e guardò i due parlare.
Dopo aver attraversato il giardino presero le pistole e si misero in posizione. «Cinque tiri» e detto quello iniziarono a sparare.
«Ho vinto» disse David, meravigliandosi però dell'ottima mira della ragazza. «Sei diventata ancora più brava dall'ultima volta».
«Grazie --disse sorridendo-- ma in fondo non devo uccidere nessuno io!» e detto quello rise lasciando un ultimo colpo beccando esattamente il centro.
«Puoi sempre diventare un tiratore scelto».
«E sei sempre meglio di Reid» disse, accorgendosi di lui.
«Non ci vuole un genio» disse visto che non lo aveva notato.
«Oh ehm..».
«Ti hanno mai detto di non sorprendere qualcuno alle spalle che ha in mano una pistola?» disse girandosi verso il fidanzato.
«In realtà sono qui da quando la gara è iniziata».
«Non c'è un caso in atto?» chiese colpendogli leggermente il petto con la mano sinistra scherzosamente.
«Già» disse prendendo un respiro profondo. Senza guardarla un'altra volta, rientrò in casa, tornando in sala.
«Si è offeso?» chiese guardandolo allontanarsi. Non era sua intenzione, voleva solo scherzare.
«E' molto difficile trovare qualcuno che sappia fare qualcosa in cui lui è scarso. Quando succede non glielo facciamo notare, ha avuto problemi in passato».
«Non mi ha mai parlato del suo passato, tutto quello che so è grazie a te» mormorò mettendo la pistola nella sicura per poi poggiarla sul tavolo. Non le piaceva indossarla quand'era in casa e non c'erano gare in vista.
«Ha avuto problemi con un caso e il sospettato».
«E che è successo?» chiese girandosi verso di lui.
«Reid è stato rapito sul campo mentre era con JJ. Non so se posso raccontarti queste cose» rispose David scrollando le spalle.
«Capito» mormorò avviandosi verso casa. «Spencer?» chiese entrando in cucina ma non c'era, passò per la sala dove lo trovò sul divano e gli fece segno di seguirla nel giardino opposto.
«Che c'è?» chiese non appena arrivarono.
«Mi dispiace per prima» mormorò.
«Non importa».
«Mi dispiace davvero --disse prendendogli le mani-- non ci ho pensato»
Spencer si scostò. «Se non hai altro da dire, tornerei al caso».
«Spencer! Ora stai qui e mi ascolti --disse fredda fermandolo con un braccio-- non so nulla del tuo passato se non lo stretto necessario. So soltanto che hai avuto una brutta esperienza in campo. Capisco che non ne vuoi parlare e che non vuoi dirmelo ma non posso evitare di fare errori se non so dove sbaglio.»
«C-chi ti ha detto questo?» chiese spalancando gli occhi dal terrore. Spencer era sempre cauto a parlare di quello che gli fosse capitato. Se fosse stato per lui, la sua memoria avrebbe potuto cancellare quel brutto ricordo che durante la notte ancora lo perseguita. Il volto di Tobias di ripresenta e lo guarda mente infila l'ago nel suo braccio. La sofferenza di quelle ore non potrà mai cancellarla.







“L’oracolo del computer, per servirvi.” 
Ciao ragazzuoli ♥
Ho deciso che finché non mi torna il wifi a casa, aggiorneremo il sabato - Fee.
Seriamentre non so davvero che cosa dire su questo capitolo perché è tutto da scoprire e molto intenso.
Cosa succederà ora? Lo scoprirete nella prossima puntata, rimanete sintonizzati. 
Vi lasciamo i nostri account di efp:
Harriett__
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e i nostri contatti di facebook:
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Alla prossima, 
much love ♥
“L’oracolo chiude”

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Capitolo 11
*** Errore dopo errore. ***





Capitolo 10.
Errore dopo errore.


 
Tutte le passioni ci fanno commettere errori,
ma l'amore ci induce a fare i più ridicoli.

Francois de La Rochefoucauld



«E' stato detto ai telegiornali che c'è stato un incidente sul campo ma non hanno specificato cosa» rispose.
«Non credo di essere ancora pronto per parlare di questa cosa» mormorò Spencer spostando lo sguardo altrove. La sua testa si stava riempiendo di ricordi e tutto faceva così male che quasi gli sembrava di riviverlo un’altra volta.
«Non lo voglio sapere, solo non essere arrabbiato con me» disse avvicinandosi di più a lui.
«Va bene» sussurrò il ragazzo mordendosi il labbro inferiore.
«Ci rinuncio» disse allontanandosi di colpo. Si girò e tornò nell'altro giardino. Spencer ci sedette sul primo gradino e lasciò andare un lungo respiro; non si era nemmeno accorto di trattenerlo.
«Dannata me il giorno che ho seguito il tuo consiglio» esclamò Athena mentre raggiungeva Rossi esattamente dove lo aveva lasciato. Si sedette sul tavolo e iniziò ad osservare i cavalli.
«Avevo solo detto che avresti potuto parlare con lui visto che non gli toglievi gli occhi di dosso.» si giustificò lui alzando le mani verso il cielo.
«Tecnicamente è iniziato lui a parlare con me» lo corresse.
«Non c'erano posti a sedere o sbaglio? Cosa aveva detto? "posso sedermi?", tecnicamente non sembra una grande conversazione» disse David alzando un sopracciglio. Per quanto potesse conoscere quella ragazza, ancora non capiva perché si ostinasse ad essere così testarda. Cominciò a compatire un po’ quel povero ragazzo.
«E' stato il professore a farci parlare, lavoro a coppie, nemmeno fossimo alle elementari.» sospirò Athena alzando gli occhi al cielo.
«Se fosse stato per lui, ti avrebbe chiesto solo il posto a sedere» disse Rossi, prendendo un bicchiere di acqua.
«Conosceva il libro a memoria! Ce lo aveva appena assegnato!» disse ancora incredula per quella scena.
«Ancora ti stupisce quell'episodio?» domandò David alzando le sopracciglia.
«E' una di quelle cose che racconterò ai miei nipoti» disse ridendo.
«Buon per loro, allora».
«Credo si traumatizzeranno» commentò la ragazza arricciando le labbra.
«Anche secondo me, comunque ricordo una cosa. Non eri stata tu a dirmi che volevi ringraziare di persona il professore per averti messa in coppia con lui?» domandò lui alzando un sopracciglio per poi guardarla nuovamente.
«Questo non è assolutamente vero!» esclamò lei aprendo la bocca in una “o” perfetta.
«E non dire che era solo perché sapeva il libro a memoria!» disse Rossi puntandole il dito contro.
«Non osare contraddirmi. Testuali parole: andrei dal professore a stringergli la mano, davvero.» borbottò lei prima di chiudere gli occhi e scuotere la testa. «Stupida» si disse.
«Non darti della stupida. E' naturale che ci piaccia qualcuno» disse l’uomo con fare paterno.
«Della persona più complicata di questo mondo e a cui procuro solo guai» commentò Athena alzando le spalle per poi lasciare un respiro profondo.
«Non è colpa tua. Devi solo finire di comprenderlo.»
«Come se non vi avessi messo io in questa situazione» mormorò appoggiando il mento sulle braccia dopo aver abbracciato le gambe.
«Ci ha chiamati la polizia locale, Athena, non è colpa tua» disse David.
«Lui ti ha mai parlato di me?» domandò la ragazza curiosa, voltando la testa di poco.
«Sapeva che io e te eravamo in contatto. Mi ha chiesto solo di non dire nulla al resto della squadra» rispose lui alzando le spalle.
«Perché non mi ha mai detto che mi conosceva da prima? Che mi ha studiata?» chiese poi dopo un lungo silenzio che sembrava interminabile.
«Praticamente tutti i casi vengono studiati in accademia» rispose il supervisore capo guardando dritto davanti a se.
«Si, ma perché ha fatto finta che non mi conoscesse?» domandò ancora più curiosa di quando non lo fosse pochi minuti prima.
«Non ha fatto finta di non conoscerti, solitamente non entrano in stretto contatto con le vittime» disse lui bevendo un altro sorso della sua acqua.
Athena rimase in silenzio. «Posso andare a fare un giro a cavalli?»
«Se per gli altri non è un problema» rispose lui voltando la testa nuovamente verso di lei.
«Lo prendo per un si» disse per poi andare a sellare Baylor.
 
Spencer aveva sbollito la rabbia. Stava per rientrare quando vide gli altri uscire.
«Hai visto Athena?» chiese JJ infilandosi il giubbotto antiproiettile.
«Io no.. che .. dov'è? »
«E' sparita da quasi due ore» rispose Morgan.
«Garcia non riesce a rintracciarlo sul telefono» aggiunse Emily.
«Maledizione» sbottò Spencer riacquistando tutta la rabbia che aveva appena fatto uscire dal suo corpo. Perché a lui? Alzò gli occhi al cielo.
«Ha detto che usciva a cavallo e non è più tornata» disse Rossi. Non pensava ci mettesse così tanto e che non avvertisse date le circostanze
Spencer, senza nemmeno mettere il giubbotto antiproiettile, uscì di casa.
 
Athena era tornata in sella al cavallo ma non aveva voglia di tornare a casa. Voleva rimanere lì, lontano da tutti, dove l'unico problema era il tempo. Mentre Reid continuava a correre. Sperava solamente che fosse nel suo rifugio.
«Dai Baylor, torniamo a casa, però gli zuccherini domani» disse facendo nitrire il cavallo prima di farlo partire al galoppo.
«Athena! Athena!»
Spencer la chiamava così forte che le corde vocali facevano vibrare tutto il suo corpo.
Athena scorse una figura in lontananza e ci mise qualche secondo a riconoscere il fidanzato. «Cosa c'è?» urlo' quando fu sicura che l'avrebbe vista e sentita.
«Sei per caso andata fuori di testa?! - chiese riprendendo fiato - che ti salta in mente?!»
«L'ho detto a Rossi che uscivo a cavallo! E a mia madre che ci avrei messo un po'!» disse avvicinandosi di più ma rimanendo lo stesso a cavallo.
«Un po’!? Quasi tre ore per te è un po’? ! Tutta la squadra si è mobilitata» domando sarcastico per poi scuotere la testa. Non era possibile che nonostante fosse in pericolo, non riuscisse a pensare ad altro che a fare i suoi comodi.
«Sono uscita due ore fa! Per me è normale!» rispose alzando le spalle.
«Garcia ti ha chiamata un'infinità di volte. JJ, Morgan ed Emily sono in giro a cercarti» disse Reid esasperato.
«Te l'avevo detto che non prende il telefono» disse tirandolo fuori.
«Non sapevo nemmeno te ne fossi andata» ammise lui. Nessuno era andato ad avvertirlo che lei se ne fosse andata in giro da sola; nemmeno lei si era scomodata più di tanto per farglielo sapere.
«Bene» disse fredda.
«Mi stai dando la colpa?» domandò lui aprendo le braccia. Non era possibile che una persona del suo calibro si fosse infilata in una situazione del genere. Che cosa aveva nel cervello?
«No, non ti sto incolpando.»
«Dal tono della tua voce e il linguaggio del tuo corpo dici il contrario» sbottò senza nemmeno pensarci, nonostante a lei desse fastidio quel comportamento e lo pregava ogni volta di evitarlo.
«Non fare il profiler con me!» esclamò arrabbiandosi ancora di più.
«Non lo faccio apposta!» urlò a sua volta alzando gli occhi al cielo.
«Non ti sto incolpando --si morse la lingua-- e il mio linguaggio del corpo ti sta dicendo che devi chiamare e avvertire che sto bene!»
«Chiamerai tu e dirai come stanno le cose» disse Spencer guardando altrove.
«Lanciami il tuo, il mio continua a non funzionare» disse scendendo da cavallo ed avvicinandosi ancora di più.
Spencer le passò il telefono, rimanendo al suo posto.
Athena compose il numero di Garcia velocemente. «Garcia, sono Athena e sto bene. Se lì c'è mia madre dille che l'ammazzerò appena tornerò» e con questo mise giù per chiamare JJ. Le disse che stava bene e che il suo cellulare non prendeva nel posto in cui era andata. «Contento?» domandò sarcastica.
Spencer non rispose e si voltò per tornare indietro. Come poteva pensare di sparire in una situazione del genere?
Athena salì di nuovo sul cavallo e tornò per la sua strada e allungò il tragitto per ripicca. Era testarda ed era convinta di non aver fatto del male a nessuno intenzionalmente. Ora ne sarebbe stata capace.
Reid calciò un sassolino dopo l'altro. Non l'aveva vista passare, probabilmente aveva preso un altro percorso. La sua testardaggine era così forte che non aveva voglia di parlare con nessuno e voleva rimanere da solo, perché quella era la sua vera natura.
 
Quando Athena tornò a casa mandò un messaggio al fratello e sistemò Baylor nelle scuderie. Ci rimase molto tempo perché doveva spazzolarlo e dargli da mangiare.
«Athena! Dov'è Reid?» chiese Morgan.
«Sono l'ultima persona a cui dovresti chiedere» disse Athena spazzolando il cavallo.

Athena spazzolando il cavallo.
e mutande.a i jeanslisi  a letto una ragazza in ogni momento e quando gli pareva.
«JJ! Non è qui!» esclamò Derek tornando sui suoi passi.
«Biblioteca, terzo scaffale a destra» disse dopo averci pensato un attimo.
«Abbiamo controllato ogni angolo della casa Athena. A meno che non sia entrato proprio ora, non lo abbiamo trovato» ammise il ragazzo aprendo le braccia.
«Avrà allungato il perso anche lui --disse cercando di essere neutra-- vedrai che tornerà tra poco».
«Garcia! Ha risposto al telefono?»
«Facciamo che lo vado a cercare io» concluse Athena perdendo le staffe. Prese il primo cavallo che trovò sellato e uscì dalla scuderia.
Spencer camminava ancora. Il cellulare continuava a squillare nella tasca dei pantaloni e non aveva voglia di rispondere. Se Athena poteva staccare dal momento, perché non poteva farlo anche lui?
Athena percorse la strada al contrario, anche se stava iniziando a calare il sole. Dopo una buona mezz'ora lo trovò mentre camminava a passo lento con la testa china. Si avvicinò a lui. «Monta su, ti stanno cercando da un ora» disse dopo un po'.
«Non ti preoccupare, arriverò a casa» borbottò continuando a camminare a testa bassa.
«Morgan e' preoccupato, insisto.»
Spencer prese il telefono. «Morgan, sto battendo il perimetro della proprietà. Si lo so, dovevo avvertire, mi dispiace. Ci vediamo dopo» chiuse la chiamata e ricominciò a camminare, rivolgendo un sorriso ironico alla ragazza a cavallo.
«Sai una cosa? Vai al diavolo» è detto quello tornò velocemente a casa.
Certo, mi sembra ovvio, pensò subito. Lei può fare quello che vuole, mentre lui deve rimanere a casa ad aspettare che lei venga rapita, magari anche torturata e chissà che altro. Chiuse gli occhi lasciando che gli ultimi raggi di sole lo colpissero e lasciò andare un respiro.
Athena tornò in casa e vide che tutti si girarono per guardarla. «Io non sono Sandy, mettetevelo in testa!» urlò prima di sparire in camera sua. Erano anni che voleva dirlo e no, non ce la faceva più.
Non appena Spencer entrò in casa, fece segno ai colleghi che non voleva parlarne e andò in biblioteca. Passò davanti alla stanza di Athena. I singhiozzi gli fecero capire che era meglio non entrare, nonostante la parte irrazionale del suo essere lo spingesse a fare l'opposto. Entrare e stringerla tra le braccia, dicendole che tutto sarebbe andato per il meglio. Guardò la maniglia un paio di volte, passò la lingua tra le labbra e proseguì verso la biblioteca.
Athena rimase in camera fino all'ora di cena e non uscì neanche dopo il richiamo del fratello.
«Spence, vieni a mangiare?» chiese JJ entrando in biblioteca. Reid scosse la testa e aspettò che la sua amica uscisse prima di ritornare a leggere.
Athena non sapeva cosa fare ma di sicuro non sarebbe andata a cercare Spencer.
«Cinque, sei..» Reid aveva messo in una pila ordinata tutti i libri che era riuscito a leggere. Non che avesse fatto fatica, ma gli piaceva vedere i suoi sforzi. Guardò lo scaffale, accorgendosi degli ultimi cinque libri che rimanevano. Sorrise; una serata con i fiocchi, pensò.
Athena prese in mano in telefono ed incominciò a messaggiare con Beth anche se non parlavano praticamente di nulla.
Afferrò la borsa da dove l'aveva appoggiata e prese "La magica matematica della fisica quantistica". Sorrise, ricordando la volta in cui aveva chiesto a Morgan se voleva leggerlo. "Credo che aspetterò il film" aveva risposto, sorseggiando un caffè.
Athena non ce la faceva più. Sapeva che lui era in biblioteca ed era tentata di andare da lui
Chiuse il libro di fisica quantistica e prese gli ultimi appunti sul suo block. Alla fine non era così terribile come diceva Morgan.
Athena si alzo' dal letto e poi andò alla porta per tornare indietro. Lo fece altre tre volte prima di battere il piede contro il pavimento.
Spencer voltò la testa verso la porta della biblioteca, giurando di aver sentito un tonfo. Leggere tredici libri in così poco tempo non era il massimo alla fine.
Athena corse di nuovo sul letto buttandosi su di esso. Prese un cuscino e lo buttò contro la porta.
«Athena, tutto bene?» chiese JJ entrando nella stanza con la quarantadue davanti al corpo.
«Scusa, mi ero dimenticata che è meglio evitare di lanciare cuscini contro la porta --disse alzandosi-- ero solita a fare questo quando sono arrabbiata».
«Ho sentito il rumore sordo di qualcosa che sbatteva e sono corsa. Come mai così arrabbiata?» domandò la ragazza riportando la pistola nella fondina.
«Scusami, davvero. E' per Spence» disse sedendosi sul letto.
«L'ho visto un po’ giù in effetti. Non è nemmeno venuto a tavola» ammise JJ prendendo un respiro profondo. Odiava vederlo così giù e sapeva di poter fare poco o niente per lui.
«Starà leggendo un libro più grosso di lui» commentò Athena trattenendo un sorriso.
«Sono andata a spiare. La sua pila di libri ne comprendeva dodici l'ultima volta» disse JJ.
«L'ho sminuito questo pomeriggio. Stavo sparando con Rossi e si è… offeso» ammise la ragazza mordendosi il labbro per poi guardare altrove.
«Oh..» mormorò Jennifer.
«Era dietro di me, non lo avevo visto» si giustificò Athena prendendo un respiro profondo.
«Ora ho capito perché sta leggendo più del solito».
«Cosa dovrei fare?» Domandò esasperata alzando le braccia al cielo.
«In questo momento siamo davvero troppo presi dal caso, e non so proprio come poterti aiutare. Magari vai a parlare con lui» propose JJ.
«Se sentite dei rumori non vi preoccupate» disse poco prima di uscire dalla stanza.
 
Spencer era concentrato su un altro libro, era più che sicuro che sarebbe piaciuto a Gideon. Molto probabilmente gli avrebbe già chiesto di fare una partita a scacchi, battendolo miserevolmente per la milionesima volta.
«Possiamo parlare?» chiese Athena sulla soglia della porta della biblioteca.
Spencer stropicciò gli occhi, abituato alla luce soffusa della stanza. Forse non era ancora pronto per parlare con lei e la parte razionale del suo cervello non voleva. Ma quella irrazionale, lo incitava ad affrontarla a testa alta se era necessario. «Certo» disse, mettendo il segno al libro che stava leggendo.
«Sei ancora arrabbiato con me per la storia della pistola?» chiese sedendosi di fronte a lui.
«Non solo – ammise lui corrugando le sopracciglia - te ne sei andata per tutto il tempo che volevi, mentre le tue amiche sono state rapite e la stessa cosa poteva succedere anche a te. Dove avevi la testa?»
«Ero al sicuro lì nessuno conosce l'esistenza di quel posto, o meglio, nessuno conosce il sentiero» rispose lei alzando le spalle.
«E se ti avesse seguita? Sai cosa poteva succedere al tuo cavallo se avesse visto uno sconosciuto?»
«Baylor segue i miei comandi, scappa se gli dico di scappare, rimane se gli dico di rimanere». Quel suo comportamento non gli era mai piaciuto. Era una cosa che a Spencer dava fastidio e per un attimo pensò che lo stesse facendo di proposito a fargli perdere le staffe.
«E muore se un pazzo psicopatico decide di sparare» disse lui alzando gli occhi al cielo.
«Me ne sarei accorta se un pazzo di fosse avvicinato»
«Come hanno fatto le tue amiche» La sua testardaggine da donna vissuta non lo aiutava di certo a sostenere una conversazione ragionevole. Voleva affermare di avere ragione su tutto quello che diceva. Si stava solo arricciando all'interno di una corazza, mascherando quello che stava accadendo intorno a lei.
«Loro non erano armate» mormorò Athena abbassando la testa.
«Athena - disse, cercando di calmarsi - sei minorenne e non hai il porto d'armi. Se spari ad una persona e questa muore, verrai incriminata. Non importa se tu sai sparare o meno o se è per legittima difesa. Ti chiederanno perché porti con te la pistola».
«I miei fratelli l'hanno, di solito sono loro a portarle. E chi ti avrebbe detto che l'avrei uccisa?»
«I tuoi fratelli lo hanno il porto d’armi! E poi lo avresti fatto, eccome. Ti conosco, non avresti esitato. Ti saresti accanita su di lui per quello che ha fatto alle tue amiche e quello che avrebbe fatto a te» disse lui. Il linguaggio del corpo di quella ragazza parlava forte e chiaro, nonostante dalla sua bocca uscissero altre parole.
«Non avrei mai saputo dove le tiene. Magari un bel colpo sulla clavicola, non uccide ma patisci le pene dell'inferno.»
«Ecco, ti sei risposta da sola» disse, alzandosi dalla sedia.
«Ho capito --disse alzandosi di scatto-- non uscirò da camera mia finché non lo avrete trovato, contento?»
«Certo e magari ti fermerai a pensare - disse lui - vado a prendere un po’ d'aria». E detto questo uscì dalla biblioteca, lasciandola sola. Non reggeva più la situazione. Le dicevi di non fare una cosa, la faceva lo stesso. Non era per metterla in punizione, era solo per la sua sicurezza. Uscì nel giardino sul retro e andò a sedersi su di una panchina in legno. Buttò la testa all'indietro osservando le stelle.
«E comunque, per la cronaca, anche la nostra relazione non è legale!» esclamò sicura che l'aveva sentita prima di tornarsene in camera.
Spencer voltò la testa verso la casa e la scosse leggermente. Su quel punto le dava ragione. Lei era ancora minorenne dopotutto.
Athena tornò in camera e ci rimase fino alle undici del giorno dopo. Sapeva che doveva studiare ma non ne aveva la facoltà mentale. Rimanendo a letto iniziò a guardare serie tv a caso dal computer.
 
Il campanello di casa Williams cominciò a trillare. Susanne sorrise al postino che reggeva un pacco che sembrava alquanto pesante. Altre armi per mio marito, pensò. Lasciò una firma e tornò in casa. Appoggiò il pacco al tavolino del salotto. Non appena si voltò per tornare in cucina, notò un alone rosso sulla mano con cui aveva retto il pacco da sotto.
«Che succede, signora Williams?» chiese preoccupato Morgan vedendola guardarsi la mano spaventata.
«Io.. il pacco..» la sua capacità di parola la stava abbandonando. La vista del sangue sulle sue mani le fece pensare alle teorie più terrificanti.
«Faccia un respiro profondo. Si è fatta male?» chiede avvicinandosi a lei. Aaron stava entrando dalla porta mentre parlava con JJ.
«No, ho solo preso quel pacco dal postino» rispose la donna con gli occhi ancora sbarrati dalla paura.
Morgan spalancò gli occhi e si avviò in sala. «Lei rimanga in cucina» disse avvicinandosi al pacco. «Hotch, dov'è Athena?» chiese guardandolo.
«In camera sua. Garcia le ha appena portato una tazza di caffè» rispose il supervisore capo controllando il fascicolo appena stampato.
«Non fatela uscire per nulla al mondo, esce del sangue da qui dentro» disse Morgan prendendo un coltello per aprirlo.
«Va bene» disse JJ andando nella sua stanza. Morgan si avvicinò al pacco e lo aprì lentamente.
«Vestiti?» chiese Aaron avvicinandosi a sua volta. «Mandiamoli a Quantico, il sangue potrebbe essere di una delle ragazze rapite» aggiunse.
«Subito» disse Morgan, digitando il numero del laboratorio di Quantico. «Pensi che le abbia uccise?» chiese Derek, dopo aver messo giù la chiamata.
«Io credo di no. Ci sta avvertendo che è molto più vicino di quello che sembra.» rispose Hotch corrugando la fronte.
«Chi sta avvertendo cosa? --chiese Spencer entrando in sala-- e perché tieni la camicia di Athena tra le mani?» si avvicinò.
«Questa è di Athena?» domandò Morgan alzando un sopracciglio.
«Si, è una delle sue preferite… aspettate, perché è insanguinata?» chiese dopo averla presa tra le mani.
«Reid..» Non li ascoltò e corse in camera della ragazza. 





“L’oracolo del computer, per servirvi.” 
Ciao ragazzuoli ♥
Ci scusiamo per il ritardo e speriamo che ora - con l'inizio dell'estate - si sistemino i tempi di pubblicazione.
Siamo molto conente di vedere che la nostr storia vi piace e anche tanto e non vediamo l'ora di sapere cosa ne pensate, sempre.
Siamo emozionate perché una di voi ha avvisato l'amministrazione di mettere la storia tra le scelte del sito. Grazie, davvero ♥
Ho deciso che finché non mi torna il wifi a casa, aggiorneremo il sabato - Fee.
Cosa succederà ora? Lo scoprirete nella prossima puntata, rimanete sintonizzati. 
Vi lasciamo i nostri account di efp:
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Alla prossima, 
much love ♥
“L’oracolo chiude”


 

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