Redemption

di skyewardlover
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La Missione ***
Capitolo 3: *** L'uomo che ha fatto tutte le scelte sbagliate ***
Capitolo 4: *** Di nuovo libero ***
Capitolo 5: *** Nowhere ***
Capitolo 6: *** La differenza tra lui e l'Hydra ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo
 
 

“Gli amori violenti hanno fine violenta
e muoiono nel loro trionfo,
come il fuoco e la polvere da sparo,
che si consumano al primo bacio.”

 


Il loro amore era nato così, violentemente.

L’agente Skye e l’agente Ward non avrebbero mai immaginato che innamorarsi l’uno dell’altra avrebbe potuto accadere così facilmente, con così tanta fretta.

Si erano amati, probabilmente, dalla prima volta in cui erano rimasti da soli, nella sala degli interrogatori del Bus.
La prima volta in cui si erano conosciuti.

Nessuno dei due era riuscito ad ammetterlo a se stesso, ma nei loro cuori erano consapevoli di non poter scappare di fronte all’evidenza.
Convivere insieme, sullo stesso aereo, era stato difficile. Entrambi erano troppo orgogliosi per manifestare i loro sentimenti, ma i continui giochi e le persistenti stuzzicate che si riservavano, avevano fatto crescere i dubbi e il desiderio.

E quando Skye aveva avuto il coraggio di fare la prima mossa, di dare a Ward quel bacio che entrambi  avevano sognato per tante notti, le cose erano accadute troppo in fretta.
A quel bacio ne erano seguiti molti altri, erano arrivati a parlare di possibilità future, di quel “noi” ipotizzato troppo precocemente, che il loro amore aveva cominciato a bruciarsi.

Ward li aveva traditi, era un’agente dell’Hydra.
 


“Perciò ama moderatamente: l'amore che dura fa così.”








Angolo Autrice: 
Salve a tutti!
So che, come inizio, può sembrare un pochino scarno, ma questo piccolo prologo era essenziale per fare capire da quale punto della storia, la mia fan fiction ha inizio. Inoltre, serviva per farvi capire quale sarà l’oggetto principale del racconto: l’amore tra Skye e Ward.
Non so ancora quanto lunga sarà questa fan fiction e non so nemmeno che finale potrà avere.
Sono una fan sfegatata di Ward e spero con tutta me stessa che nella prossima stagione possa tornare ad essere buono, ma resta comunque un assassino e l’omicidio non è una crimine che possa essere scontato con facilità.
Già domani potrete leggere il primo capitolo della storia.
Buona serata a tutti,
La vostra Skyewardlover
.

 

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Capitolo 2
*** La Missione ***


Capitolo 1
 
"La Missione"

 

“L’affetto per le persone care
è un lusso che ci si può concedere solo dopo aver eliminato tutti i nemici.
Fino al allora, chiunque tu ami,
sarà un ostacolo che ti priverà del coraggio e corromperà il tuo giudizio.”
 
 
 
L’agente Ward era rinchiuso, nel carcere di massima sicurezza dello SHIELD, da un anno, mentre il resto del team di Coulson era stato mandato in una base segreta per essere “rimesso in sesto”.
 
Dopo un anno esatto dalla morte di Garret, il famigerato Chiaroveggente, l’agente Skye venne convocata nell’ufficio di Coulson.
 
- Ho un’importante missione da affidarti, Skye. -
 
- Di che si tratta, signore? –
 
- Dovresti andare in questo posto, per rappresentarmi in una trattativa di... – l’agente Coulson si interrupe un secondo, come se non riuscisse a trovare la parola giusta. – Pace? – sembrò optare, alla fine.
 
Skye raccolse, dalla scrivania del suo superiore, la cartelletta contenente tutte le informazioni sulla missione che l’attendeva.
Ma la ragazza non riuscì ad andare oltre la prima riga.
Il suo cuore perse un battito, le sue mani mollarono la presa sulla cartelletta e, mentre guardava scioccata Coulson, un centinaio di fogli ricaddero sul pavimento.
 
-Coulson, la prego, mi dica che è solo un brutto scherzo! – esclamò, Skye.
 
-Non sono mai stato così serio. –
 
- Vuole davvero perdonarlo dopo tutto quello che ha fatto?- lo accusò la ragazza, incredula. –Dopo tutto quello che ci ha fatto?-
 
-Nei documenti della missione ci sono molte informazioni che spiegano il perché di ciò che l’agente Ward ha fatto, ma no. Non ho alcuna intenzione di perdonarlo- spiegò con tono pacato, ma autorevole, il vice direttore dello SHIELD. – Resta comunque il fatto che Ward è un nemico che si è arreso, un nemico che conosce tutti i segreti dell’Hydra e lo SHIELD intende sfruttarlo per eliminare qualsiasi traditore possa essere rimasto in vita. –
 
-Ma perché io? L’agente May è molto più qualificata, persino lei sarebbe...- provò a ribattere Skye, in preda ad una crisi di panico.
 
-So perfettamente che io e l’agente May saremmo in grado di gestire la cosa, il punto è: tu?- le domandò, passando dall’altra parte della scrivania, per guardare diritto negli occhi la ragazza.- Saresti in grado di gestire questa cosa? –
 
-Non posso, Coulson. Non posso essere lucida o imparziale con lui.-
 
-Devi riuscire a farlo, devi essere capace di mettere la missione prima dei tuoi sentimenti. –
 
-Come ha fatto Ward?- chiese, Skye. Gli occhi le diventarono lucidi pronunciando quel nome. Era passato un anno dall’ultima volta in cui il nome del suo ex A.S. le era sfuggito dalle labbra.
 
- Ward ha fatto di questo principio la sua vita, un buon agente sa che a volte è necessario spegnere quello che si prova per una buona causa, ma sa anche che questa opzione deve essere presa in considerazione solo come ultima possibilità. –
 
-Anche lui era convinto di lottare per una buona causa.- gli fece notare Skye, a mezza voce.
 
-E’ questo che dovrebbe distinguerti da lui.- la rimproverò con tono gentile, Coulson, mettendole una mano sulla spalla, per confortarla.
-Sii un buon agente, Skye. Impara a gestire i tuoi sentimenti, a soffocarli ogni tanto e impara a riconoscere il bene dal male. Devi dimostrare di...-
 
-Avere dedizione per un bene più grande, lo so. - annuì la ragazza ad occhi bassi, ripetendo le stesse parole che aveva usato Ward con lei.
-Non credo di esserne capace.- ammise, alzando di nuovo lo sguardo verso Coulson, cercando di trattenere le lacrime.
Lei non era uno specialista, non era stata addestrata a vivere in quel modo.
 
-Dovrai imparare, altrimenti non potrai essere un’agente dello SHIELD. -
 
-Ma, signore… -
 
-Niente ma, Skye. Sei stata promossa, in brevissimo tempo, ad agente di livello sei per un motivo, perché siamo rimasti in pochi e ancora meno sono le persone rimaste di cui mi fido. Devi dimostrare di poter essere un agente di livello sei, se vuoi rimanere in squadra. –
 
La ragazza rimase in silenzio per un lungo momento.
Sapeva che la missione che le stava affidando Coulson era molto al di sopra delle proprie capacità, ma non aveva altra scelta. Lo SHIELD era l’unica famiglia che avesse mai avuto, il team di Coulson, fatta eccezione per Ward, erano le uniche persone alle quali avrebbe affidato la propria vita, senza il minimo indugio.
Non poteva permettersi di perdere anche loro.
 
Deglutì, prima di annuire timidamente, accettando l’incarico.
 
Coulson sorride soddisfatto, battendo le mani.
-Preparati, parti domani mattina.-
 

 

“Ricorda quello che ti ho insegnato. Rispetta il discorso che ti sei preparata, non lasciargli il tempo di parlare se non è questo che vuoi.” le aveva detto May, prima che Skye salisse sull’aereo che l’avrebbe portata presso il carcere di massima sicurezza dello SHIELD.
“Devi recitare, come se fosse una poesia.”
 
Doveva restare calma. Aveva ripetuto il discorso che si era preparata, per tre volte da quando l’aereo era decollato, ma non riusciva a mettere un freno alle sue emozioni.
D’altronde, la presenza dell’agente Tripplet non migliorava le cose, il suo sguardo attento non la perdeva di vista un solo secondo. Sembrava alla ricerca del minimo segnale di cedimento, se si fosse accorto dei timori di Skye, sicuramente avrebbe interrotto la missione e sarebbero tornati da Coulson.
 
A quel punto, Skye sarebbe finita in guai seri.
 
“Tripp verrà con te a fare visita a Ward. Non temere, è solo una precauzione.”
Le aveva detto Coulson, nel vano tentativo di tranquillizzare la ragazza.
 
Odiava il suo superiore per averle fatto questo, per averla ficcata in una situazione simile. Come poteva pretendere tanto da Skye, dopo tutto quello che era successo tra lei e Grant?
Ma forse Coulson non aveva tutti i torti.
 
Troppe volte aveva permesso all’amore e ai suoi affetti di esserle di intralcio e, per questa sua debolezza, era stata tradita dalle persone alle quali più teneva. Non si sarebbe lasciata ingannare mai più.
 
Ma avere fiducia nelle persone significava davvero questo?  Debolezza?
 
Se c’era una cosa che in tanti anni aveva imparato, nell’essere sbattuta tra una famiglia e l’altra, era che nessuno resta per sempre, prima o poi, tutti se ne vanno.
 
 


La cella in cui era diretta si trovava dieci piani sotto terra.
Dopo cinque minuti passati in quei corridoi oscuri, illuminati solo dalla flebile luce di piccole lampadine, iniziò a sentirsi soffocare.
 
Come aveva potuto sopravvivere lui, per un anno intero, là sotto?
 
È quello che si merita.
Si ripeté, Skye.
 
-Sono qui per il traditore.- annunciò la ragazza, esibendo il proprio distintivo, quando si trovò davanti la prima guardia che sorvegliava una porta blindata.
 
L’uomo alzò gli occhi su di lei, per poi spostare lo sguardo su Tripp ed infine tornare su Skye.
-Se volevate interrogarlo, temo rimarrete delusi.- disse la guardia, sorridendo compiaciuto –L’ultima volta che l’agente May è venuta, gli ha rotto la mascella.-
A quel punto, la guardia scoppiò in una risata di gusto e poi fece strada ai due agenti, oltre la porta blindata.
-Agente Nicholson, al vostro servizio. -
 
I tre si infilarono all’interno di un labirinto fatto di corridoi tutti uguali tra loro.
Prima di svoltare l’ultimo angolo, Skye seppe con certezza di essere arrivata a destinazione.
Non poteva vedere con i suoi occhi, ma riuscì distintamente a riconoscere i rumori di pugni e calci che venivano inferti su di un corpo.
 
Il momento era arrivato.
La porta della cella era aperta e la guardia si voltò verso di lei, concedendole l’onore di entrare per prima.
Il sipario si era alzato ed ora toccava a Skye dire la prima battuta.
 
Inspirò a fondo, trasformando il suo viso in una maschera di sicurezza e spavalderia, poi entrò.


Angolo Autrice: Salve!
Come promesso ecco il primo capitolo, dal secondo in avanti prometto che saranno più avvincenti.
Comunque, spero che la storia vi ispiri e vi piaccia.
Fatemi sapere che ne pensate.
Alla prossima,
La vostra Skyewardlover.



*La citazione è di ORSON SCOTT CARD*

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Capitolo 3
*** L'uomo che ha fatto tutte le scelte sbagliate ***


Capitolo 2
 
"L'uomo che ha fatto tutte le scelte sbagliate"

 
 
“Dicono alcuni che finirà nel fuoco
il mondo, altri nel ghiaccio.
Del desiderio ho gustato quel poco
che mi fa scegliere il fuoco.
Ma se dovesse due volte finire, so pure che cos'è odiare,
e per la distruzione posso dire
che anche il ghiaccio è terribile
e può bastare.”


 
Ward era disteso a terra, il viso schiacciato sul pavimento.
Non opponeva resistenza, riceveva ogni colpo senza tentare nemmeno di proteggersi, accettava ogni pugno e calcio come se sapesse di meritarli.
 
Skye non lo aveva mai visto così.
 
La ragazza rimase in piedi e in silenzio, per qualche secondo, a guardare mentre tre guardie pestavano quello che fino all’anno prima era stato il suo A.S.. L’uomo che l’aveva rapita dal suo furgone e che, con un sacco sulla testa, l’aveva trascinata sul Bus di Coulson.
 
Gli agenti Tripp e Nicholson erano rimasti dietro di lei, attendendo la sua prima mossa.
 
Skye, si schiarì la voce e, con il tono più convincente che riuscì a trovare disse:
-Credo che per oggi sia sufficiente, signori. -
 
I tre uomini si interruppero subito e guardarono Nicholson, cercando un segno di conferma, che arrivò senza indugi.
 
-Tiratelo su. - ordinò Skye, sconcertata da quanto la sua voce suonasse autorevole. Risultava quasi convincente anche a se stessa!
 
Le guardie obbedirono e Ward venne messo in piedi.
Due guardie lo tenevano fermo per le braccia, nonostante fosse in manette, mentre la terza lo obbligava a tenere la testa alta e a guardare Skye diritto negli occhi.
 
Ward aveva del sangue che gli usciva dalla bocca, il viso pieno di lividi e gli occhi stanchi, di una persona che non chiude occhio da mesi.
Era talmente esausto da non riuscire nemmeno a sfoderare un’espressione di sorpresa, ma Skye sapeva benissimo che Grant era schioccato. Il suo vecchio A.S. doveva aver pensato che non avrebbe mai più rivisto la sua protetta e, anche Skye, in cuor suo, aveva sperato di non doverlo vedere mai più.
 
-Liberatelo. – ordinò, Skye, con fermezza.
 
-Come? - esclamarono i tre uomini.
 
-Mi avete sentito bene. -
 
-Agente Skye, - si intromise Nicholson, preoccupato. -ma è un traditore, noi non possiamo... -
 
-Disobbedire agli ordini di Coulson? Perché è questo che state facendo. - Replicò Skye, senza il minimo indugio.
-Lui mi ha ordinato di venire qui e di condurre l’interrogatorio con il traditore come ritenevo adeguato. -
 
-Stavo solo dicendo... -
 
-Toglietegli le manette. - comandò la ragazza, alzando la voce e chiudendo gli occhi per l’irritazione che la guardia le stava provocando. –Ora! -
 
I tre uomini che tenevano immobilizzato Ward non se lo fecero ripetere due volte, con gesti fluidi e veloci, sfilarono le manette al traditore, per poi mettersi in fila sull’attenti.
 
-Agente Nicholson, dispiace a lei e ai suoi uomini lasciare me e Tripp da soli, con il prigioniero? - chiese Skye serafica, guardando con dolcezza forzata l’uomo.
 
-No, agente. Ma ne è davvero sicura? - domandò incespicando, Nicholson, temendo una nuova strigliata da parte della ragazza.
 
-Più che certa. - affermò Skye,  sorridendo, per poi posare di nuovo lo sguardo su Ward.
-Non mi faresti mai del male, non è vero? - gli domandò, usando apposta le stesse parole che lui aveva usato con lei, un anno prima, quando la ragazza aveva scoperto che faceva parte dell’Hydra.
 
Ward sostenne lo sguardo della ragazza, ma dopo pochi secondi fu costretto ad abbassare gli occhi, da buon codardo qual’era.
 
Tutte le guardie lasciarono la stanza e si richiusero la porta alle spalle.
 
Diamo inizio allo spettacolo.
Si disse, Skye.
Non uscire dalla parte, hai ripetuto il discorso un centinaio di volte, puoi farcela!
 
-Ti prego, Ward, siediti. - disse la ragazza, fingendo compassione, indicando la sedia e il tavolo posti nel centro della stanza. –Ti trovo molto sciupato, dall’ultima volta. Sei dimagrito per caso? -
 
Tripp cercò di soffocare una leggera risata e Skye scambiò con lui uno sguardo complice.
 
Ward cercò di sorridere a sua volta, ma il dolore alla mascella gli provocò una smorfia.
Arrancò fino alla sedia e si sedette.
 
-Così adesso è lui il tuo A.S.? - chiese Grant, sbiascicando le parole per colpa della mascella rotta.
 
-In realtà, Tripp è qui solo per darmi una mano. Adesso sono un’agente di livello sei, non lo sapevi? Non ho più bisogno di un supervisore. - disse Skye, compiaciuta. -E comunque, quello che mi era stato assegnato non si è dimostrato all’altezza del compito. -
 
Ward scosse la testa, sorridendo tristemente. Poi la guardò negli occhi, sembrava volere scovare qualche suo segreto. Era lo stesso sguardo che le aveva riservato tante volte, quando ancora stavano imparando a conoscersi.
 
-Perché sei venuta qui, Skye? -
 
La ragazza scoppiò a ridere.
-Oh, non credere che ci sia venuta per mia spontanea volontà.- precisò, facendo cenno a Tripp di mettere, sul tavolo davanti a Ward, un fascicolo pieno di documenti. –E’ stato Coulson ad ordinarmi di venire, vuole farti un’offerta. -
 
-Perché? -
 
-Perché conosci molte cose, Ward. Ci hai traditi tutti, ma potresti essere la nostra arma più preziosa. - spiegò Skye, avvicinandosi al tavolo e aprendo il fascicolo.
-Fossi in te ci penserei bene su, perché una volta uscita da questo edificio non tornerò mai più. L’offerta è questa:
Coulson è disposto a farti uscire da questo posto; ti riammetterà sul Bus, non come membro del team, ma come ostaggio. Vivrai nella stanza di isolamento, ci uscirai solo se lo vorrà Coulson e sarai obbligato a portare sempre un bracciale che ci indicherà, costantemente, la tua posizione, cosa stai facendo e con chi stai parlando.
Potrai avere contatti solo con i membri del team autorizzati ed esclusivamente in merito agli argomenti che ti verranno indicati.
La violazione di una sola di queste condizioni, causerà il tuo ritorno in questa prigione e, in base alla gravità dell’inflazione, una tua possibile esecuzione. -
 
Ward non rispose, guardava Skye in assoluto silenzio, dal suo viso non trapelava alcuna emozione. Era un’arte che, negli anni, aveva affinato alla perfezione.
Dentro di sé, però, pensava a quanto la sua protetta fosse cambiata.
Non era più quella ragazzina imprevedibile e impertinente che aveva catturato in mezzo ad una strada e non era più nemmeno così tanto indifesa, come lo era stata quando Quinn le aveva sparato due colpi di pistola nella pancia.
La donna che si trovava davanti era bella come se la ricordava, ma dentro era cambiata.
Skye era diventata un vero agente dello SHIELD, parlava come loro, si atteggiava come loro.
 
-Ward, ci siamo capiti? - lo incalzò Skye, alzando la voce.
 
Grant annuì.
–In cambio cosa volete? -
 
-Informazioni. - rispose, Skye, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.  
–Tutto quello che sai sull’Hydra , sui suoi membri, sui suoi piani e sulle sue basi. Inoltre, collaborerai con noi nel ritrovare tutti i ricercati.-
 
-Non sei in grado di farlo tu, da sola? -
 
-Posso cercare informazioni sui ricercati, controllare i loro ultimi spostamenti, ma ho bisogno di una pista. Devo sapere come ragionano queste persone, per intuire le loro mosse e posso farlo solo se tu mi dici come. -
 
Ward rimase in silenzio, gli occhi fissi sul plico di documenti, ma le pupille erano immobili, non stava leggendo nemmeno una riga di quello che c’era scritto.
 
-Tripp, esci un secondo, per favore.- gli ordinò, Skye, indicando la porta con un leggero movimento della testa.
 
Tripp sembrò indugiare un secondo, ma poi obbedì e, prima di uscire, sussurrò: –Buona fortuna.-
 
-Credi davvero che, arrivati a questo punto, potrei farle del male?- lo pizzicò Ward, irritato.
 
-Infatti parlavo con te, idiota.- l’apostrofò Tripp, chiudendosi la porta alle spalle.
 
Skye e Ward si ritrovarono da soli, per la prima volta dopo così tanto tempo.
L’ultima volta che erano rimasti chiusi in una stanza per gli interrogatori, Ward aveva appena ucciso l’uomo che avevano scambiato per il Chiaroveggente e lo aveva fatto per Skye.
 
“Non mi pento di quello che ho fatto, se questo significa che tu sei al sicuro.” le aveva detto, ma ovviamente era una bugia.
Tutto quello che Skye sapeva sull’uomo, che ora si trovava davanti, era una bugia.
Si era innamorata di un traditore, di un traditore di cui non sapeva niente.
La cosa peggiore era che, forse, anche quel traditore, a suo modo, l’amava o l’aveva amata davvero.
 
-Ward, questa è l’offerta migliore che Coulosn ti possa fare, io stessa non ti avrei mai dato una simile possibilità. - tentò di farlo ragionare, sedendosi dall’altra parte del tavolo.
 
Skye rimase un po’ schioccata dalla sua stessa reazione.
Era parte del piano fare credere a Ward che il team lo rivolesse indietro, che Skye volesse il suo ritorno.
Il problema era che, mentre parlava, nella ragazza si insinuò un dubbio pericoloso.
Perché insisteva tanto per riaverlo sul Bus? Certo, le informazioni che aveva Ward erano preziose per gli scopi del team, ma non era una spiegazione sufficiente per la sua insistenza.
L’insistenza di Skye non era solo recitazione, forse, una piccola parte di lei, rivoleva davvero Grant nella squadra.
 
Skye, lui è un traditore, un assassino.
Ricorda: prima la missione, poi i sentimenti.
Non puoi amarlo, non puoi dimenticare cos’ha fatto.
 
Skye chiuse gli occhi per un secondo, scacciando ogni pensiero dalla testa.
Doveva andare avanti, attenersi al piano.
 
-Puoi decidere di cercare di rimediare a tutti i tuoi sbagli o di rimanere chiuso qui dentro, aspettando il giorno della tua esecuzione. - gli fece notare la ragazza.
 
-Ho ucciso un sacco di persone innocenti, Skye. Non potrò mai rimediare. -
 
-Lo so, ma puoi cercare di fare una cosa giusta. -
 
Ward si nascose il viso tra le mani.
Perché no se ne andava?
Perché si ostinava a volerlo salvare dopo tutto quello che era successo?
Aveva combinato un casino. Aveva seguito ciecamente, nel suo piano folle, l’uomo che per lui era stato come un padre, solo perché lo amava. Solo perché gli doveva tutto.
Un anno passato in quel posto dimenticato da Dio, era stato sufficiente perché Ward capisse che, in realtà, a Garrett non doveva proprio niente.
Lo aveva salvato dal riformatorio per cosa? Per trasformarlo in un serial killer, in una macchina incapace di provare sentimenti e lealtà. Lo aveva trasformato in un mostro.
 
-Ricordi, cosa mi hai detto, un anno fa, a Providence? - gli chiese Skye, rompendo il silenzio.
 
Ward la guardò sbigottito, incapace di credere che Skye potesse tirare fuori quell’argomento.
 
-Mi hai detto di non essere una brava persona e io ti ho riposto che non era vero. Credevo alle parole che ti ho detto e ci credo ancora. - Skye si fermò un attimo, per cercare di controllare le sue emozioni e non farsi sopraffare dai ricordi di quella sera, così lontana.
–Non penso che tu sia una cattiva persona, credo che tu sia un uomo che ha fatto tutte le scelte sbagliate. -
 
Si guardarono negli occhi per un lungo momento, incapaci di dire altro.
Ward non aveva più parole. Skye aveva sempre avuto questo effetto su di lui. Lei riusciva, ogni volta, a prenderlo in contropiede, a sorprenderlo.
Non aveva mai incontrato una persona come lei.
 
-Hai la possibilità di fare, per la prima volta, la scelta giusta. Coulson ti ha rinchiuso qui per un motivo: per capire chi sei senza Garrett.- continuò Skye, senza mai smettere di guardarlo.
- Ora è arrivato il momento di dimostrare che hai finalmente capito chi sei. -
 
Ward provò a dire qualcosa, ma Skye non gliene diede il tempo.
Si alzò velocemente e si diresse verso la porta.
-Hai dieci minuti per decidere se accettare l’offerta, poi io prenderò quell’aereo, con o senza di te, e non tornerò mai più. -
Ma, prima di richiudersela alle spalle, aggiunse:
-Dimostra di avere dedizione per un bene più grande.-





Angolo autrice: Buon pomeriggio a tutti!
Sotto minacce di Lilian Potter in Malfoy ho deciso di pubblicare il secondo capitolo, spero piacerà a tutti :P
Fatemi sapere che ne pensate!
Un bacio,
La vostra Skyewardlover.


*La citazione è di Robert Lee Frost*
 

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Capitolo 4
*** Di nuovo libero ***


Capitolo 3
 
 
"Di nuovo libero"



“C’è stato un periodo della mia vita
in cui ho creduto che nulla fosse più forte dell’amore.
Certo, è forte,
ma la sua forza è minuscola e impallidisce
di fronte al fuoco dell’odio.”
 
 

 
-Allora, com’è andata?- chiese Tripp preoccupato, non appena Skye si richiuse la porta alle spalle.
 
-Credo che mi stia per venire un infarto.- rispose la ragazza con la voce smorzata, pallida come un cadavere.
 
No, si sbagliava.
Uno spasmo di nausea la piegò in due e Skye fece appena in tempo a raccogliere, da terra, il cestino della spazzatura per vomitarci dentro.
 
-La prima volta è sempre così, sopravvivrai.- disse ridendo, Tripp, dandole dei vigorosi colpi sulla schiena.
 
Skye lo maledisse mentalmente.
 
- Credi di averlo convinto?-
 
-Credo di sì. - rispose goffamente lei, tra un conato e l’altro.
 
Skye era stata forte, May sarebbe stata fiera di lei.
Non avrebbe mai immaginato di poter risultare così convincente. Aveva sempre saputo di poter contare su una discreta capacità di recitazione, ma, quello che aveva fatto con Ward, era da premio Nobel.
Era riuscita a mettere da parte le sue emozioni, in quella cella. Skye era stata capace di gestire quei sentimenti di odio e effetto che, purtroppo, nutriva ancora nei confronti del suo ex A.S.
Aveva rispettato gli ordini di Coulson.
Non era stato facile, però.
Non appena aveva voltato le spalle a Grant, i suoi sentimenti si erano liberati delle manette e l’avevano investita con tutta la loro forza.
 
-Cosa vi siete detti?- domandò di nuovo Tripp, quando la nausea sembrava essersi placata.
 
-Nulla di che, sapevo quali erano i tasti giusti che l’avrebbero fatto crollare. - si affrettò a dire Skye, prima di chinarsi di nuovo sul cestino e vomitare anche l’anima.
 -Gli ho dato dieci minuti. -
 
-Coulson ne sarà felice. – disse Tripplet, sorridendo.
 
-Quel brutto figlio di puttana! –.
 
 
Dieci minuti più tardi, Skye uscì dal bagno, in cui l’aveva accompagnata l’agente Nicholson, per poter tornare nella cella con un aspetto decente.
La nausea si era finalmente placata, sul suo viso era ritornato un po’ di colorito e la ragazza si era data un paio di pizzicotti sulle guance per farle arrossire, in modo da mascherare ogni singola traccia del suo momento di debolezza.
 
-È  tutto sistemato?- chiese Skye, avvicinandosi a Tripp.
 
-Nicholson non è stato molto felice di sapere che gli avremmo portato via il suo giocattolo preferito, ha voluto a tutti i costi parlare con Coulson, il quale ha saputo essere molto persuasivo. – spiegò lui, cercando di non farsi sentire dalle guardie.
 
-Perfetto. -  concluse, Skye. –Sbrighiamoci a finire questa cosa, voglio andarmene via, il prima possibile. –
 
Skye sorrise gentilmente all’agente Nicholson, che aspettava davanti all’ingresso della cella.
 
-Saranno noiose le nostre giornate senza di lui, d’ora in poi. – fece l’uomo, arricciando tristemente le labbra.
 
-Non sappiamo cosa abbia deciso. – gli fece notare, Skye.
 
-Non credo abbia avuto l’imbarazzo della scelta. – scoppiò a ridere lui, aprendole la porta.
 
Indossiamo questa maschera per l’ultima volta.
Pensò, sospirando, Skye.
 
-Bene. Il tempo per le riflessioni è finito.- annunciò spavalda, tornando ad essere l’agente sicuro di prima. -Cosa hai deciso, Ward?-
 
Grant richiuse il fascicolo che aveva tra le mani e lo allungò a Skye, senza però guardarla negli occhi.
Skye aprì il faldone all’ultima pagina, dove Ward avrebbe dovuto firmare per accettare l’offerta di Coulson.
 
-Sarai dei nostri, allora. – concluse, con un finto tono di entusiasmo.
-Agente Nicholson, dica ai suoi uomini di preparare il prigioniero per il trasferimento. Voglio il mio aereo in decollo tra meno di venti minuti. –
 
 
 
 -Sei stata grande! – urlò Tripp, applaudendo alla ragazza, sfoggiando un sorriso a trentadue denti.
 
-Sono corsa fuori dalla cella vomitando, Tripp.- lo smontò subito Skye, con le braccia incrociate al petto. -Grande non mi sembra il termine più appropriato. –
 
Il ponte dell’aereo era aperto alle loro spalle, i piloti erano già ai posti di comando e gli specialisti dello SHIELD, che li avevano accompagnati nel viaggio di andata, li aspettavano seduti ai loro posti.
Mancava solo una persona.
 
-Sei una principiante, vedrai che imparerai. – le assicurò Tripp, il suo entusiasmo non era stato nemmeno leggermente scalfito dall’osservazione di Skye.
-Ma sei stata davvero fantastica, nemmeno io sarei riuscito a gestire meglio la cosa. –
 
-Ho semplicemente fatto leva sui suoi rimorsi. Ad essere sincera, non ero sicura che avrebbe funzionato, non sapevo se ne avesse davvero qualcuno. – ammise la ragazza, in tono piatto.
 
Quando aveva scoperto il tradimento di Ward, lui le aveva detto che aveva mentito a tutti su tutto, ma su una cosa era stato sincero. Era stato sincero con lei, i sentimenti che provava per Skye erano veri.
La ragazza non aveva mai voluto crederci fino in fondo, aveva cercato in ogni modo di convincersi che, quelle parole, Grant le avesse dette solo per ottenere quello che voleva da lei.
Ma Ward aveva avuto più di un’occasione per ucciderla e non l’aveva mai fatto.
Skye sapeva, in cuor suo, che era meglio credere che il suo vecchio A.S. non avesse mai provato nulla per lei. Rendeva più facile odiarlo.
Perché lei doveva odiarlo, dopo tutto quello che aveva fatto.
 
-Ci stai ancora male, non è vero?- le chiese Tripp, strappando Skye dal vortice dei suoi pensieri.
 
-Ci stiamo tutti male, Tripp. Abbiamo vissuto insieme per quasi un anno, credevamo di poterci fidare. – si giustificò lei, sapendo benissimo dove l’uomo voleva andare a parare.
 
-Ma tu ci stai male più di tutti. –
 
-Era il mio A.S., ci siamo detti cose molto personali. Credevo di conoscerlo, invece...-
 
-Ne hai parlato con Coulson?-
 
-Lui sa tutto o meglio, ha intuito tutto. Per questo ha deciso di mandarmi qui. Ha bisogno di Ward, ma prima voleva assicurarsi che io fossi in grado di collaborare con lui, voleva essere sicuro che sarei riuscita a gestire il suo ritorno. – spiegò Skye, tenendo lo sguardo fisso sulla punta delle scarpe, sperando che Tripp avrebbe lasciato perdere il discorso.
 
-Credi che riuscirai a farcela?-
 
-Non lo so. – ammise, in fine.
Come poteva tornare a vivere, sotto lo stesso tetto, insieme all’uomo di cui si era quasi innamorata? Quello stesso uomo che aveva tradito tutte le persone a cui teneva e che, per poco, non aveva ucciso sia Fitz che Simmons.
- Ma non ho altra scelta. Lo SHIELD è la mia famiglia e non ho alcuna intenzione di lasciare la squadra. Troverò un modo. –
 
Skye aveva passato tutta la sua vita sballottata tra una famiglia e l’altra, alla fine, era sempre stata rispedita in orfanotrofio, perché non era mai abbastanza.
“Non è quella giusta.”.
Erano le parole che utilizzavano le persone che l’avevano presa in affidamento, per qualche tempo.
Skye non era mai stata la persona giusta, fino a quando non aveva incontrato il team di Coulson e per la prima volta si era sentita dire: “Sei la persona che siamo cercando.”
Per la prima volta nella sua vita, Skye era “quella giusta”.
 
-Eravate intimi?- domandò Tripp, all’improvviso, sfruttando la distrazione della ragazza.
 
Skye alzò lo sguardo e fulminò il suo collega.
 
Tripp sorrise imbarazzato, alzando le mani in segno di resa.
-Andiamo a chi vuoi che lo dica? Melinda non mi darebbe retta, Coulson già lo sa, Fitz mi odia...-
 
-Simmons?- gli fece notare Skye, infastidita.
 
-Sono sicuro che ha già capito tutto. –
 
Già.
Non ne aveva mai parlato con nessuno della squadra. Non aveva mai detto cosa era successo tra lei e Ward, non aveva raccontato dei baci e delle confessioni che si erano scambiati.
Skye sapeva che, però, il team aveva visto il filmato in cui si tenevano mano nella mano, quando Ward l’aveva portata via da Providence.
Nessuno del team aveva mai voluto toccare l’argomento con lei, ma era probabile che tutti sapessero o ipotizzassero quello che era accaduto tra lei e Ward.
 
-No, non lo eravamo. Ma credo che, con il tempo, avremmo potuto diventarlo. – ammise Skye a mezza voce, voltando lo sguardo dall’altra parte.
 
Non era mai stata fortunata in amore, questo lo sapeva.
Ma, non si sarebbe mai immaginata, che avrebbe finito per innamorarsi del suo peggior nemico, la persona che odiava di più al mondo.
 

“Provavi qualcosa per lei?” aveva chiesto Skye, quando Ward le aveva detto che May se ne era andata da Providence e aveva abbandonato lo SHIELD.
“No, con lei le cose funzionavano perché riuscivo a gestire i miei sentimenti.”
“Non si possono controllare le emozioni.”
“Di solito, io ci riesco.” Aveva detto Ward, gli occhi seri ma le labbra distese in uno di quei sorrisi che le facevano girare la testa. “È diverso tra di noi.”
 
 
-E’ pronto, agente Skye.- la voce di Nicholson arrivò dal lato destro dell’aereo.
Dietro di lui, le tre guardie camminavano, accerchiando Ward.
Gli avevano permesso di portarsi dietro uno zaino, probabilmente con dentro le poche cose che gli erano rimaste. Si era cambiato i vestiti che, però, gli andavano troppo grandi e il viso era stato ripulito dal sangue.
Era in manette e la bocca chiusa con il nastro isolante.
 
Skye scoppiò in una fragorosa risata.
-Perché ha quella roba sulla bocca?- domandò divertita, avvicinandosi all’agente. -Avete per caso paura che dirotti l’aereo a suon di insulti?-
 
-No, agente.- rispose mortificato, Nicholson. -Abbiamo solo pensato che non avreste gradito sentirlo parlare e se dovesse avere contatti con personale non autorizzato...-
 
-Mi faccia il piacere!- gli voltò le spalle, Skye, avvicinandosi a Ward. -Non è assolutamente necessario.-
La ragazza si piazzò davanti a Grant e, con uno strappo secco e violento, gli staccò il nastro isolante dalla faccia.
 
Ward si fece scappare un grugnito, scosse la testa come per cercare di allontanare il dolore, raddoppiato a causa della mascella rotta.
 
-Non vedevi l’ora di farlo, non è vero?- chiese a Skye, in tono sarcastico.
 
-Un pochino sì, in effetti.- ammise la ragazza, sorridendo di gusto.
 
Ringrazia di avere solo la mascella rotta.
Se fossi brava nel combattimento come lo è May, ti avrei già staccato la testa da un pezzo!
Aggiunse, nella sua mente.
 
-È sicura di avere abbastanza personale per sorvegliarlo? – domandò, insistente, l’agente Nicholson. –Questo qui è un esperto, uno dei migliori specialisti che lo SHIELD abbia mai avuto, ha ucciso la Hand! –
 
-Abbiamo una squadra composta dagli specialisti più promettenti dello SHIELD, inoltre è disarmato e, dal modo in cui cammina, oserei dire che il nostro prigioniero deve avere un paio di costole rotte.-
 
-Cinque, ad essere precisi. – specificò Ward, il viso contratto in una smorfia di dolore, al solo pensiero.
 
-Visto? Dubito che avremo problemi, ma mi assicurerò personalmente che Coulson la contatti non appena atterriamo alla base. – disse Skye gentilmente, ma lasciando intendere che non avrebbe tollerato ulteriori insistenze.
 
-Agli ordini, agente Skye. – si arrese, infine, l’uomo. -Buon viaggio. –
 
-È stato un piacere, agente Nicholson. – lo salutò cordialmente, Skye, stringendogli la mano.  
 
Ward venne accerchiato dalla squadra di specialisti, mentre Tripp e Skye salivano a bordo dell’aereo.
 
Mezz’ora dopo il decollo, Skye aveva già contattato Coulson, informandolo che erano in viaggio e che la missione era andata a buon fine.
Chiusa la comunicazione, la ragazza guardò verso Ward. Era legato al sedile e seduto tra due specialisti che non lo perdevano d’occhio un secondo.
Tripp diede una spallata a Skye e le fece cenno, con la testa, di andare a parlare con Grant.
La ragazza sospirò affranta, ma poi si fece coraggio e andò verso il suo ex A.S.
 
Skye congedò con un’occhiata i due agenti, che si slegarono e si allontanarono di qualche metro.
 
-Simmons ti darà un’occhiata, quando arriveremo alla base. Abbiamo bisogno che tu sia in grado di parlare a lungo, il prima possibile. – lo avvisò, alludendo alla mascella rotta che creava parecchie difficoltà a Grant nel comunicare.
 
-Loro sanno che sto arrivando?- domandò Ward.
 
-Coulson li ha appena informati, credo saranno ansiosi di sapere quale patetica scusa ti inventerai per giustificare quello che hai fatto. –
 
-Non mi inventerò niente, non ho giustificazioni. – ribatté piano lui, lo sguardo basso.
 
Skye si morse la lingua, come per reprimere la piccola parte di sé che voleva ancora credere all’innocenza di Ward.
Pensa a tutto il male che ti ha fatto, alle persone che ha tradito e ucciso.
Concentrati su questo. Non dimenticarlo mai, è un assassino.
 
-Dopo che Simmons ti avrà visitato, Coulson ti farà delle domande su Garrett. Vuole sapere tutto, a partire dal primo giorno in cui vi siete incontrati, al riformatorio. –
 
Grant alzò lo sguardo di scatto, guardandola con occhi scioccati.
-Tu sai...?- balbettò. Sembrava molto a disagio.
 
-Era nei documenti che mi ha dato Coulson per la missione. – si affrettò a specificare Skye.
Non voleva pensasse che avesse cercato informazioni su di lui per sua spontanea volontà.
 
-Anche gli altri sanno tutto?-
 
-I documenti contenenti tutte le informazioni su di te sono circolati per parecchio tempo, subito dopo il tuo arresto. Tutti li hanno letti, io li ho guardati solo ieri. – spiegò la ragazza.
Stavolta, abbassando lei gli occhi.
 
-Perché? – chiese Ward, cercando di incrociare il suo sguardo.
 
-Sapevo che non mi sarebbero stati d’aiuto. –
 
Un silenzio imbarazzante scese tra loro.
Skye aveva letto controvoglia i documenti su Grant. Non voleva sapere della sua infanzia, della sua famiglia, di come l’aveva trattato Garrett.
Era vero, Ward aveva passato l’inferno, non aveva mai conosciuto cosa volesse dire essere amati. Ma, d’altrone, nemmeno lei l’aveva mai saputo.
Nemmeno Skye aveva avuto un’infanzia facile e si era sempre sentita sola, inadeguata. Non aveva mai avuto dei genitori che le volessero bene.
Eppure lei non era diventata un’assassina.
 
-Come sta la squadra?- domandò Ward, interrompendo il silenzio.  -E Fitz? –
 
Quella domanda accese qualcosa in Skye.
La ragazza lo guardò e si convinse che, probabilmente, i suoi occhi fossero diventati rossi, perché avrebbe tanto voluto poterlo fulminare con lo sguardo.
 
-Ti vorrebbero tutti morto.- rispose, con un’acidità di cui non si credeva capace. -Fitz se l’è cavata per miracolo. – lo smontò subito, Skye.
 
Come si permetteva di chiederle come stavano?
Aveva quasi ucciso entrambi e Fitz era vivo per un soffio!
Skye ricordava con chiarezza raccapricciante i primi mesi di convalescenza. Mesi in cui Fitz si era risvegliato dal coma, solo per un paio d’ore, non riconoscendo nessuno, nemmeno Simmons.
Ricordava anche le parole del dottore dello SHIELD, quando aveva dato l’ultimatum.
 
“Se entro ventiquattro ore non si risveglia, i danni cerebrali saranno troppo estesi e non ci sarà più niente che io possa fare.”
 
Poi, grazie al cielo, Fitz si era svegliato e non era più ricaduto in coma.
Recuperare la memoria era stato un percorso difficile e doloroso.
 
“Dovete dargli tempo, la memoria tornerà.” Li rassicuravano i medici.
 
Era stato difficile e doloroso anche per loro, soprattutto per Jemma.
Skye non l’aveva mai vista in quello stato. Passava tutte le ore del giorno e della notte con Fitz, quando era sveglio lo aiutava a ricordare chi fosse e chi erano loro.
 
“Ho paura di averlo perso per sempre, Skye.” Le aveva rivelato una notte.
E Skye non aveva saputo cosa risponderle. Come si fa a credere che le cose possano andare meglio, quando la persona che ti conosce, meglio di chiunque altro al mondo, subisce un incidente che gli cancella la memoria? Che si dimentica di te?
 
Poi, per fortuna, pian piano Fitz era riuscito a ricordare tutto e, da un paio di mesi, era tornato al solito ritmo di lavoro.
 
-Hai mentito, quando mi hai detto che sono solo un uomo che ha fatto tutte le scelte sbagliate, non è vero? – chiese Ward, guardando Skye con occhi tristi.
 
Sì, Skye gli aveva mentito.
Faceva tutto parte del discorso che si era preparata, della sua recita.
O, almeno, così credeva. Perché c’era una parte nascosta dentro di se, che credeva veramente a quelle cose, ma Skye aveva tutte le intenzioni di reprimerla, di soffocarla, fino a farla scomparire.
 
-Ho imparato dal migliore. – gli rispose, con un sorriso maligno sul viso.
 
Non importava quello che pensava di Ward, non importava quanto i sentimenti che provava per lui fossero contrastanti. Era un assassino e un traditore, avrebbe potuto tentare di fare qualsiasi cosa per redimersi, ma niente avrebbe riportato in vita tutte le persone che aveva ucciso, in nome dell’amore cieco per l’uomo che l’aveva cresciuto.
 
- Potrai esserti pentito, portai avere capito di avere commesso tantissimi errori e potrai anche aiutarci a salvare quello che rimane dello SHIELD, ma ti posso garantire una cosa Ward.- gli disse, sottovoce, avvicinandosi pericolosamente al suo viso.
-Non ti perdonerò mai per quello che hai fatto. -




Angolo Autrice:
Eccomi qui con un nuovo capitolo!
Allora, Ward ha accettato la proposta di Coulson e farà ritorno sul Bus, insieme a tutta la squadra. Ma molte cose cambiano in un anno, cosa lo aspetterà, una volta arrivato a destinazione? Le risposte le avrete nel prossimo capitolo!
Chiedo scusa se questo capitolo può sembrare un pochino confuso, rispetto ai sentimenti che Skye prova per Ward, ma volevo far capire quanto lei sia sconvolta. Insomma, si è quasi innamorata di Ward e solo dopo ha scoperto che in realtà lui era un traditore. Credo sia normale non sapere cosa si prova in una situazione così :)
Anche i sentimenti di Skye, però, con il tempo si chiariranno ;)
Fatemi sapere cosa ne pensate, il prossimo capitolo avrà un bel colpo di scena!
Alla prossima!
La vostra
Skyewardlover  <3


**la citazione è di Carlos Ruiz Zafon***

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Capitolo 5
*** Nowhere ***


Capitolo 4
 
 
"Nowhere"



“Il coraggio di allontanarsi funziona
solo se avete la forza di non tornare indietro.”
 
 
 
Dopo tre ore di volo, l’aereo dello SHIELD toccò terra, entrando nella base segreta dove, il resto della squadra di Coulson, attendeva Skye.
La ragazza ormai viveva in quel posto da un anno, ma la posizione di quella base le era ancora sconosciuta, come a tutto il team, del resto.
Dopo che l’Hydra si era infiltrata nell’organizzazione, Fury aveva dato le dimissioni, dando carta bianca a Coulson su come rifondare lo SHIELD, ma su una cosa sola era stato intransigente: tutte le basi dello SHIELD dovevano rimanere segrete. Solo Coulson, il nuovo direttore dello SHIELD, e pochi agenti fidati di Fury conoscevano le esatte coordinate del luogo ma, alle altre persone, l’informazione rimaneva sconosciuta. Ecco perché, da un anno a quella parte, la nuova casa del team di Coulson e di altri agenti, rimasti fedeli all’organizzazione, era stata ribattezzata: “Nowhere”.
 
Perché, diciamocelo, “Parcogiochi”, il nome che le aveva affibbiato Billy Koenig, non le si addiceva per niente.
 
-Ordini di Coulson.- disse Skye a Ward, mentre gli sventolava davanti al viso una benda per gli occhi.
 
Skye gli coprì il viso, assicurandosi che non potesse vedere assolutamente nulla.
Non c’era rischio che Ward capisse dove fossero, perché l’aereo in cui avevano viaggiato era privo di finestrini e, in più, i piloti avevano impiegato più tempo del necessario per tornare.
Coulson, però, aveva voluto assicurarsi che Ward potesse vedere il meno possibile di Nowhere, in modo da non poterla riconoscere, se mai fosse riuscito a scappare.
 
Due specialisti liberarono Grant dalle cinture di sicurezza e lo misero in piedi, tenendolo per le braccia, mentre il resto della squadra li scortava fuori dall’aereo.
 
-Cerca Coulson e digli che siamo arrivati.- ordinò Skye a Tripp, quando raggiunsero l’uscita dell’hangar.
–Io inizio a portare il nostro nuovo ospite nella sua stanza.- aggiunse lei, sarcastica.
 
-D’accordo!- rispose Tripp, ridendo sotto i baffi per la battuta di Skye.
 
-Non capisco, avevi detto che saremmo andati sul Bus.- fece notare Ward, mentre camminava a tentoni, trascinato, in malo modo, dagli specialisti che seguivano a ruota Skye.
 
-Ci andremo, non subito. I dettagli non ti riguardano.- lo rimproverò Skye, senza voltarsi e aumentando il passo, solo per farlo sentire ancora più a disagio nel camminare senza poter vedere niente.
 
Lo SHIELD era ufficialmente caduto, non esisteva più ufficialmente, ma questo non voleva dire che fosse sparito. In segreto, molti agenti erano rimasti fedeli a Fury e a Coulson e non avevano mai smesso di servirli.
Le risorse erano diminuite e anche gli uomini, ma nell’ombra lo SHIELD stava risorgendo dalle ceneri.
 
-Agente Skye, vedo che hai portato a termine la tua missione.-
 
Ward fu sorpreso di sentire la voce, stranamente famigliare, di una donna che non aveva sentito arrivare.
 
Gli specialisti si bloccarono e Ward inciampò nei suoi stessi piedi, preso alla sprovvista.
 
-È andato tutto secondo i piani.- confermò Skye, in tono calmo.
-Come mai qui?- la sentì domandare.
 
-Oh, desideravo vedere con i miei occhi il traditore, uno dei migliori specialisti che lo SHIELD abbia mai avuto,- rispose la donna misteriosa, con un cenno di ironia.
- Dopo di me, ovviamente.-
 
Non può essere.
Pensò Ward, allarmato.
 
-Certamente.- obbedì, Skye.
La ragazza si avvicinò a lui e, con poca delicatezza, gli scoprì il viso.
-Beh, non credo di dover fare le presentazioni.- disse sorridendo, divertita.
 
La donna che aveva parlato era ad un paio di metri da Ward e Skye.
Indossava l’uniforme degli specialisti dello SHIELD, era alta e slanciata. I capelli rossi e ricci le ricadevano sulle spalle, come una cascata impetuosa.
 
-Romanoff?-
Fu l’unica cosa che Grant riuscì a dire.
 
-Grant Ward.- lo salutò Natasha Romanoff, con un misto di divertimento e odio nella voce.
-L’orgoglio dell’accademia delle operazioni o mi sbaglio?-
 
-Era.- la corresse Skye, guardano Ward con occhi privi di emozione. -Era l’orgoglio dell’accademia.-
 
Quello sguardo, gli fece più male di tutte le ferite che si era procurato nella vita e se ne era procurate tante.
 
-Ah, già. C’è stato quel piccolo problemino con l’Hydra giusto?- fece finta di ricordarsi la Romanoff. - In effetti, hai un pochino l’aria del nazista fuori di testa.-
 
-Sì, gliel’ho detto anche io, una volta.- confermò Skye, mettendosi al fianco di Natasha.
 
-Io non sono un nazista.- provò a dire Ward, anche se sapeva benissimo che le due agenti non gli avrebbero mai creduto.
 
-E io non sono cugina dello zar di Russia.- Romanoff scoppiò a ridere di gusto, per poi tornare subito seria.
-Beh, poco male. Almeno, adesso, Skye avrà qualcuno con cui allenarsi.-
 
-Allenarsi?-
Chiese Ward, preso alla sprovvista.
 
-In meno di un anno sono stata promossa ad agente di livello sei, ma non avevo ancora la preparazione fisica per esserlo effettivamente.- spiegò Skye, in tono distaccato.
 -Perciò, Coulson ha affidato il mio addestramento a due agenti d’eccezione: Natasha Romanoff e Melinda May.-
 
Natasha annuì, dando una vigorosa pacca sulla spalla a Skye.
-Non è ancora pronta, ma ha fatto dei miglioramenti straordinari. Ci aspettiamo molto da lei.-
 
-La Vedova Nera e La Cavalleria ti stanno addestrando?- chiese Ward, compiaciuto, guardando la sua ex allieva.
 -Si aspettano il meglio da te, Skye.-
 
-È quello che voglio essere.- rispose pronta, Skye, drizzando le spalle per assumere una posizione fiera.
-Sono cambiate molte cose, in questo anno, Ward.-
 
-Sì, l’ho notato.- confermò l’uomo, in tono triste.
 
Per un secondo, scese il silenzio e Skye e Ward si dimenticarono di tutti gli agenti che li circondavano. C’erano solo loro due, in quel silenzio pieno di tutte le cose che non si erano detti in un anno di lontananza. C’era la rabbia e la delusione di Skye, il rimpianto e il dolore di Ward. C’erano tutte le cose che avrebbero potuto fare, che avrebbero potuto diventare insieme, se solo Ward non li avesse traditi tutti. Se solo fosse stato capace di distinguere il bene dal male e capire chi fossero le persone che gli volevano veramente bene.
 
-Domani mattina potresti essere dei nostri, Ward, per l’allenamento del mattino. Finalmente, Skye potrà scontrarsi con un avversario vero e vedremo se sei ancora lo specialista migliore dello SHIELD, dopo di me.- propose la Romanoff, rompendo il silenzio.
-Qualcosa in contrario, Skye?-
 
-Sta scherzando?- ribatté, senza indugio, Skye.
La ragazza tornò ad avvicinarsi a Ward e si fermò solo quando le punte delle loro scarpe si toccarono. Infine, aggiunse in un sussurro:
-È da un anno che aspetto questo momento. –
 
-Molto bene.- concluse l’agente Romanoff, congedandosi.
 
Skye si spostò ad fianco di Ward e, con presa salda, l’afferrò per i polsi ammanettati, lasciando intendere agli specialisti che l’avrebbe scortato personalmente.
Percorsero ancora un paio di corridoi, per poi arrivare davanti ad una porta.
 
-Potete andare ragazzi, da qui in poi, ci penso io.- disse Skye e gli specialisti obbedirono senza battere ciglio.
 
-È qui che mi rinchiudete?- chiese Ward, quando rimasero soli. Notando che la porta era priva di maniglia e serratura.
 
-Ritengo che Coulson sia stato anche troppo generoso.- lo avvisò Skye, tagliente.
Fosse dipeso dalla ragazza, avrebbe buttato Ward in una di quelle segrete sotterrane che si vedevano nei film, privato della luce e del cibo.
 
-Me lo dicono in molti.-
Ward e Skye si girarono di scatto, sorpresi di sentire la voce del direttore dello SHIELD, comparso dal nulla.
 
-Bentornata, Skye.- la salutò Coulson, amichevolmente.
 
-Grazie, signore.-
 
-Ward, immagino capirai se non dico lo stesso di te.- Aggiunse Coulson.
 
-Sì, signore.-
 
Coulson si avvicinò alla porta, vi posò il palmo della mano e questa si aprì.
 
Ward lo guardò sbigottito e Coulson, divertito gli spiegò:
-L’hanno progettata Fitz e Simmons. Priva di maniglie da entrambi i lati, si apre solo in presenza di un agente ed ogni ora la richiesta di accesso viene cambiata automaticamente, una volta chiede la passward, una volta le impronte digitali, l’iride....Una grande invenzione non trovi?-
 
-Impressionante.- confermò Ward, decisamente poco impaziente di vedere la sua nuova cella.
 
Coulson entrò e Skye spinse Ward dentro la stanza.
Era priva di finestre e sbocchi d’uscita, dentro la cella c’era una branda attaccata alla parete e un tavolo con un paio di sedie al centro. Grant notò che la porta, una volta richiusa, era sparita.
 
-Cambia posizione ogni volta che viene aperta o chiusa.- disse Skye, intuendo cosa stava pensando Ward.
La ragazza lo fece sedere sulla sedia, gli tolse le manette e gli infilò al braccio il bracciale elettronico di cui gli aveva parlato. Il suo nuovo collare GPS.
 
-Allora, credo che Skye ti abbia già detto cosa ci aspettiamo da te. – iniziò Coulson, mentre Skye faceva il giro del tavolo e si affiancava al suo capo.
 
-Volete informazioni e collaborazione.- rispose prontamente Ward, massaggiandosi i polsi graffiati, a causa delle manette.
 
-Esattamente.- confermò Coulson, con il suo solito tono sicuro e divertito.
Phil Coulson era dotato della grande dote di parlare, anche agli assassini, con lo stessa voce che si usa per raccontare le barzellette.
- Simmons ti darà un’occhiata più tardi, ma prima ci sono delle questioni più importanti da trattare.-
 
Ward annuì.
Era stravolto dal lungo viaggio e dagli avvenimenti della giornata, ma non poteva assolutamente lamentarsi. Era quasi libero e poteva tornare sul campo, poteva cercare di rimediare anche soltanto a una piccola parte dei danni che aveva causato.
Non sarebbe comunque riuscito ad addormentarsi. Da un anno a quella parte, il sonno gli procurava più angoscia che sollievo. I demoni che aveva nell’anima erano difficili da debellare e lo spaventavano, soprattutto la notte, quando il suo subconscio prendeva il sopravvento e lui non era in grado di controllarlo.
 
-Tu e Garrett lavoravate per Alexander Pierce? Chi è a capo dell’Hydra, adesso?-
Chiese Coulson, abbandonando il suo solito tono solare, per assumerne uno molto più autorevole.
 
La seconda dote di cui godeva Phil Coulson, era quella di fare davvero paura, quando diventava serio.
 
-I soldati di cui disponevamo , ci erano stati inviati da Pierce, ma Garrett non ha mai lavorato per l’Hydra. L’aveva sfruttata come alleata, solo perché era l’unica organizzazione capace di dargli quello che voleva.- rispose Ward, cercando di tenere lo sguardo fisso su quello di Coulson, perché avvertiva su di sé gli occhi di Skye, che lo osservavano con disprezzo.
-E no, non so se fosse Pierce il capo dell’Hydra o se, invece, lavorasse per conto di qualcuno più in alto.-
 
-Possibile che Garrett non te l’abbia mai detto?-
 
- Io e lui non facevamo effettivamente parte dell’Hydra.- ripeté Ward, per la centesima volta.
- A Garrett non importava nulla dell’Hydra o degli scopi che perseguiva, l’unica cosa che gli interessava era se stesso.-
Aveva ripetuto un’infinità di volte quelle parole, ma erano sempre girate a vuoto, perché nessuno aveva mai voluto approfondire il discorso. Di solito, quando rispondeva così, riceveva un bel pugno nello stomaco, che gli faceva mancare il fiato per dieci secondi.
 
Stavolta, invece di un colpo ben assestato, Ward sentì la voce pungente di Skye.
 
-Sul serio? Dopo un anno, credi di poterci prendere ancora in giro!- sbottò la ragazza, ad alta voce, piantando le mani sul tavolo e fulminando Ward.
 
Grant pensò che, forse, cinquanta calci nello stomaco avrebbero fatto meno male.
 
Dove erano finiti gli occhi pieni di gioia e dolcezza di Skye?
Tutta la sua spensieratezza e le battute spiritose, che non risparmiava a nessuno, nemmeno a May… Chi se le era portare via?
 
Tu, Ward.
Rispose una voce flebile, ma crudele, proveniente dalle profondità della sua coscienza.
Sei stato tu a portargliele via.
 
-Skye.- la riprese Coulson, mettendole una mano sulla spalla.
Skye lo guardò contrariata, ma lui le fece capire di calmarsi e rimanere in silenzio.
Poi Coulson tornò a guardare Grant e, con tono tranquillo, chiese:
 –Cosa vuol dire che non ne facevate parte “effettivamente”?-
 
-Dopo essere stato ferito a Sarajevo, Garrett sopravvisse grazie all’Hydra, che lo trasformò nel primo Deatlock.
Dopo il tradimento da parte dello SHIELD, Garrett si alleò con l’Hydra, l’unica organizzazione abbastanza potente e abbastanza corruttibile, in grado di sfidare Fury. L’unica cosa che voleva era vendetta. I suoi piani però, subirono un cambiamento forzato. Con il tempo, l’impianto che gli permetteva di rimanere in vita, iniziò a non funzionare più. Gli scienziati dell’Hydra gli dissero che, prima o poi, gli organi avrebbero ceduto e lui sarebbe morto.- spiegò Grant, stupito dal fatto che, per la prima volta, qualcuno gli desse la possibilità di raccontare come fossero andate le cose.
 
-E il suo obiettivo principale divenne quello di salvarsi la pelle. Queste cose già le sappiamo, dimmi qualcosa che non so.- lo esortò Coulson
 
-Garrett venne a prendermi in riformatorio, perché voleva formare un soldato secondo i propri standard. I membri dell’Hydra erano fedeli solo all’Hydra. A  Garrett non importava nulla, non gli interessava perseguire gli scopi dell’organizzazione. Voleva un infiltrato nello SHIELD che rispondesse a lui soltanto.-
 
-Tu.- concluse Coulson e Ward annuì, abbassando gli occhi.
 
-Garret era malato, sarebbe morto in pochi anni. L’obiettivo iniziale della missione, il motivo per cui vi ho preso parte, era che dovevamo trovare una cura.- continuò Grant, senza alzare lo sguardo.
-Quando Garret scoprì che erano riusciti a riportarla in vita, Coulson, mi ordinò di entrare a fare parte del suo team e di scoprire cosa l’avesse salvata.
Credevo che si sarebbe limitato a cercare una cura per la sua malattia, ma mi sbagliavo. L’Hydra gli permetteva di impadronirsi di tutto lo SHIELD, perché accontentarsi di poco?
Perché limitarsi a cercare una cura, quando poteva anche avere la sua vendetta?-
 
-Ma l’hai seguito comunque.- gli fece notare Coulson, stuzzicandolo.
 
Ward sapeva benissimo cosa stava facendo Phil Coulson.
Voleva la verità, non sul perché o come Garrett avesse fatto tutte quelle cose orribili, voleva la verità su Grant.
 
-Speravo che si sarebbe fermato, che la ragione avrebbe prevalso. Il siero che gli aveva iniettato Raina, gli aveva fatto perdere anche quel poco di senno che gli era rimasto. Quando ho capito che ci eravamo spinti troppo oltre, era tardi.-
 
Dire tutta la verità, per la prima volta, non lo fece sentire meglio.
Sentirsi pronunciare quelle parole, gli aveva solo fatto capire quanto era stato stupido a non accorgersi che, tutto quello che aveva fatto Garrett, era sbagliato.
Come aveva fatto a non capirlo? Era così palese, ora che ci pensava.
 
 -Per questo ho accettato la sua offerta, Coulson. Voglio cercare di rimediare almeno ad una parte di tutto il male che ho fatto e dimostrarvi che non sono il nazista che credete.- concluse Ward, sperando che, Coulson, potesse in qualche modo capire il senso del suo discorso.
Non aveva bisogno di perdono, sapeva di non meritarlo, sperava solo che qualcuno potesse capirlo.
 
Coulson non disse nulla e questo fece sperare Ward, ma l’uomo si dovette ricredere, invece, su Skye. Non poteva biasimarla, dopotutto.
La ragazza era rimasta buona e in silenzio, ma vedere che Coulson non reagiva, l’aveva fatta scattare.
 
Skye era riuscita a vedere, benissimo, un bagliore negli occhi del suo superiore. Lo stesso bagliore che Coulson le aveva riservato, quando era entrata nel team. Quando le aveva dato fiducia, perché era sicuro di poter trasformare un hacker indisciplinato, in un grande agente dello SHIELD.
 
Coulson si era fatto ammaliare dalle parole di Ward e Skye sapeva che, nella testa del direttore dello SHIELD, stava frullando l’idea di dare una nuova possibilità a Ward.
 
-Tu sei un maledetto nazista, Ward! – disse adirata, Skye. Sperando che la sua scenata potesse far tornare Coulson sui suoi passi. -Hai lavorato con l’Hydra per tutto questo tempo!-
 
-No, non combattevo in nome dell’Hydra o di tutte le sue idee!- si difese Ward, prontamente, ma cercando, comunque, di mantenere un tono calmo.
-Io lavoravo per Garrett, per l’uomo che consideravo come un padre. Tutti gli errori che ho commesso, li ho fatti perché cercavo di salvare una persona alla quale tenevo, alla quale credevo di dovere tutto. So che tra le due cose non c’è molta differenza per voi, ma per me esiste eccome.-
 
-Tu sei...- provò a ribattere Skye, più infuriata che mai, ma la voce severa di Coulson la interruppe.
 
-Va bene, basta così.- sentenziò, alzando la mano in uno scatto deciso, l’uomo, per farli smettere.
Skye e Ward rimasero in silenzio, guardando sbigottiti il direttore dello SHIELD.
 -Più tardi, manderò Simmons a darti un’occhiata. Il resto può aspettare domani.-
 
Coulson passò alle spalle di Grant, si avvicinò alla parete e vi posò la mano. La porta d’uscita apparve magicamente e si aprì.
 
-Vieni come me, Skye.- la chiamò Coulson. Non era un invito, era un ordine.
 
Skye guardò il suo superiore preoccupata, poi tornò a guardare Grant che non aveva mai smesso di fissarla con tristezza.
La ragazza era frastornata, Coulson le aveva chiesto di reprimere tutti i sentimenti che provava per Ward e lei l’aveva fatto. Ma, allora, perché qualcosa le diceva che, il direttore dello SHIELD, stava pensando di dare una seconda possibilità all’uomo che li aveva traditi?
Bastava davvero che Grant dicesse di essere pentito, per riguadagnarsi la fiducia di Coulson?
Forse, il problema stava nel fatto che, il team aveva detto addio al vecchio Ward, ma nessuno aveva pensato che, prima o poi, tutti l’avrebbero rivoluto indietro.



Angolo Autrice:
Ciao a tutti!
Non ho avuto occasione di revisionare il capitolo, quindi se ci sono errori di qualsiasi genere, perdonatemi.
Allora, avete visto, non sono riuscita a tenere la Romanoff lontana dalla mia storia *-*
Forse perchè spero che nella seconda stagione, possa fare anche solo una piccola comparsa!
Spero che questo capitolo, anche se un pochino di passaggio, vi sia piaciuto!
Fatemi sapere cosa ne pensate.
PICCOLO AVVISO: non so quando pubblicherò il prossimo capitolo, perchè venerdì ho il test di ammissione all'università, quindi sarò presissima con gli ultimi ripassi e sabato parto per il mare e starò via due settimane. La buona notizia è che mi porterò il pc e ci sarà la conessione wifii, quindi potrò collegarmi ma non garantisco di pubblicare spesso. Scusate, ma ho davvero bisogno di una vacanza!

un bacio e a presto,
la vostra
Skyewardlover.

 

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Capitolo 6
*** La differenza tra lui e l'Hydra ***


Capitolo 5

“La differenza tra lui e l’Hydra”
 
 

 
“Liberati del passato nel modo più semplice:
smettendo di credere che
ciò che sia successo altre volte
sia destinato a ripetersi.”

 
 
Coulson non aveva proferito parola, da quando era uscito dalla cella di Ward, insieme a Skye.
O meglio, da quando aveva quasi trascinato fuori la ragazza, con la forza.
 
Skye l’aveva seguito, restando buona e in silenzio, lungo i corridori della base.
Avevano incrociato numerosi agenti sul loro cammino e tutti, nel vedere il direttore, si erano fermati per rivolgergli il solito saluto militare. Ma l’uomo non aveva badato a loro, gli aveva concesso solo un lieve cenno di assenso con la testa e niente di più.
Skye sperava solo di non averlo fatto arrabbiare troppo. Aveva perso il controllo prima, con Ward, ma non si era aspettata di ritrovarsi in una situazione simile.
Da qualche tempo a quella parte, la ragazza cominciava a nutrire dei sospetti nei confronti di Coulson.
Non sembrava più lo stesso. Non faceva più le battutine di una volta, era cambiato nei modi di fare e di pensare. All’inizio, aveva attribuito la cosa al tradimento di Ward e alla scoperta del risorgere dell’Hydra, ora però non ne era più così certa.
Coulson e Skye salirono su un ascensore e la ragazza capì subito dove fossero diretti.
Quando le porte si riaprirono, i due agenti entrarono nella “sala di controllo”.
Non era la vera e propria sala di controllo della base, ma il team la chiamava così. Al loro arrivo a Nowhere, Coulson aveva richiesto una stanza in cui tutti i membri del suo team potessero lavorare insieme, senza essere intralciati da altri agenti.
Erano a Nowhere da un anno, ma nessuno di loro era riuscito a stringere legami con le altre persone che vivevano lì. Nemmeno Skye, la più estroversa del gruppo, aveva voluto saperne di stringere nuovi rapporti.
Quando Skye e Coulson uscirono dall’ascensore, quattro persone si voltarono e gli sguardi di May, Fitz, Simmons e Tripp si posarono immediatamente su di loro.
Skye, sbirciò da dietro la spalla di Melinda, e capì cosa i suo colleghi avessero guardato, fino al loro arrivo. Uno schermo piatto proiettava l’immagine di Grant Ward, che camminava in cerchio, all’interno della sua cella.
 
-Avete sentito tutti?- chiese Couslon, alludendo alla chiacchierata che lui e Skye si erano fatti con Ward, poco prima.
 
-Sì, signore.- risposero prontamente i quattro agenti, allontanandosi dallo schermo.
 
May e Tripp rimasero in piedi, mentre Jemma si apprestò a spostare Fitz, seduto sulla sedia a rotelle, all’angolo del tavolo.
Fitz sospirò irritato, capiva le preoccupazioni dell’amica, ma odiava essere trattato come un bambino.
 
Negli ultimi tempi, Fitz aveva fatto enormi progressi, ma la mancanza di ossigeno aveva reso debole sia la mente che il corpo. Faticava a rimanere in piedi troppo a lungo e, nonostante fosse in grado di riparare qualsiasi macchinario, nel giro di pochi minuti, il cervello aveva cancellato anni e anni di studi. Sapeva fare le cose, ma non sapeva spiegare né come né perché funzionassero.
 
-Bene. Vorrei spiegarvi come procederanno le cose in futuro. – annunciò Couslon, spostandosi dall’altro capo del tavolo.
-Skye, vorrei assegnarti il compito di vigilare su Ward. Sei la persona che ha avuto più impatto su di lui, se c’è qualcuno a cui dirà tutta la verità, quella sei tu.-
 
Già. Chissà perché, la cosa non sorprese minimamente la ragazza.
 
-Cosa dovrei fare, signore?- chiese Skye, sapendo di non potersi opporre agli ordini del direttore dello SHIELD.
 
-Interrogarlo o fingere di avere una conversazione onesta e aperta con lui. A te la scelta.-
 
-Vuole che finga di essere disposta a perdonarlo, se mi dice tutto quello che sa?-
Domandò ancora Skye, senza preoccuparsi di nascondere lo scetticismo che continuava a pervaderla, da quando Coulson le aveva chiesto di portare Grant Ward alla base.
 
-Esattamente.- confermò il direttore dello SHIELD, ignorando di proposito il tono della ragazza.
-Chissà, magari ci riusciremo tutti davvero, un giorno.-
 
Quelle parole, su Skye, ebbero l’effetto di dieci pugnalate allo stomaco. La ragazza boccheggiò un paio di volte, poi cercò di ricomporsi e, con un filo di voce, obbiettò:
-Sta scherzando, vero? È un traditore e un assassino, pensa davvero di perdonarlo?-
 
May fulminò Skye con lo sguardo.
Skye le aveva accennato, una volta, al fatto che iniziasse ad avere dei dubbi su Coulson e sulla sua lucidità nel prendere decisioni tattiche, ma Melinda May l’aveva zittita. Come suo nuovo e non ufficiale agente supervisore, aveva il dovere di insegnare a Skye a non mettere mai in dubbio le capacità di Couslon.
 
Coulson, però, non si fece problemi, ignorò come sempre le frecciatine di Skye e proseguì imperterrito, proteggendo le sue idee.
-Posso provare a dargli una possibilità, forse dovresti farlo anche tu.-
 
-Dopo tutte le persone che ha ucciso e tutto il male che ha fatto?- scoppiò Skye, le emozioni completamente fuori controllo.
Era stata una giornata davvero terribile, per lei.
Era riuscita, dopo un anno di inteso lavoro, a chiudere l’argomento Ward in un cassetto, del quale aveva buttato via la chiave e sperava di non doverci pensare mai più. E, in un solo maledettissimo giorno, Coulson l’aveva obbligata a riaprire, con la forza, quel cassetto, ma Skye non era minimamente preparata a gestire tutto quello che le stava accadendo.
Voleva solo svegliarsi e accorgersi che era stato un bruttissimo incubo.
 
-Non è un soldato dell’Hydra, Skye. Non gli avrei mai dato una possibilità se fosse stato uno di loro, ma ora le cose cambiano.- le fece notare il direttore dello SHIELD che, per la prima volta da mesi, cominciava a perdere la pazienza.
 
-Vorrebbe riammetterlo nel team?- chiese Skye, in tono di sfida, ma allo stesso tempo disgustata.
 
Perché, diavolo, sono l’unica ad oppormi? Perché stanno tutti in silenzio?
Si chiese Skye, sorpresa che Fitz, Simmons e Tripp non proferissero parola.
Sapeva di non poter contare su May, lei avrebbe sempre spalleggiato Coulson.
 
-Non tornerà mai ad essere un agente, sarà sempre sorvegliato ma, se dimostrerà di poter ancora essere degno di fiducia, potrei pensare di reintrodurlo, in qualche modo, nella squadra.-
Ammise, infine, Coulson, guardandola negli occhi.
 
-Ragazzi, ditemi che anche voi non la pensate così!- esclamò Skye, guardando uno ad uno i suoi colleghi.
Tripp, Simmons e Fitz non la stavano guardando, solo May aveva gli occhi fissi sui suoi, ma Skye non vi lesse alcuna traccia di supporto.
-Ragazzi!- urlò, per la seconda volta.
 
-Io...io non sono felice del suo ritorno.- provò a dire Simmons, la voce flebile. E Skye ringraziò il cielo, grata perché l’amica non l’avesse abbandonata.
-Ma potrebbe esserci utile, ora che lo SHIELD è così debole. Le cose non torneranno mai come prima, ma se è davvero pentito, forse dovremmo concedergli il beneficio del dubbio.-
 
Come non detto.
Skye si sentì crollare il mondo sotto i piedi. Il suo sguardo doveva essere colmo di risentimento, perché Jemma si affrettò subito ad aggiungere:
-L’hai sentito anche tu, ha fatto quello che ha fatto perché voleva salvare Garrett.-
 
-Ma ti senti, Simmons?- rispose, Skye, ancora più adirata.
-Ward ha cercato di ucciderti e con Fitz c’era quasi riuscito. Vi ha scaraventati nell’oceano, guardandovi in faccia!-
 
-Non parlare come se ci fossi stata, Skye! So benissimo cosa ha fatto, Ward. Non lo perdonerò mai, ma sto pensando a cosa sia meglio per lo SHIELD. Non abbiamo risorse, né uomini per affrontare l’Hydra e se, le informazioni che ha Ward, sono la nostra unica possibilità, non rifiuterò un’alleanza con lui.- la rimproverò Simmons, mettendosi subito sulla difensiva, come faceva tutte le volte che i ricord,i di quella terribile esperienza, tornavano a galla.
Non era mai riuscita a parlarne con nessuno, non voleva ricordare i momenti passati con Fitz nella capsula, di come se l’era trascinato fino in superficie, sapendo che solo un miracolo avrebbe salvato il suo migliore amico.
-Coulson ha ragione. Ward non è un agente dell’Hydra,  ha commesso degli errori per l’affetto che provava nei confronti di Garrett. Voleva salvare una persona alla quale voleva bene, anche se poi si è dimostrata il male in persona. Questo lo posso capire.-
E mentre parlava, guardò Fitz, con gli occhi di una che, sembrava davvero capire il perché delle azioni di Ward.
 
-Ha ucciso non so quante persone e tu cerchi di giustificarlo?- la incolpò Skye, incapace di credere che, in quella battaglia, fosse davvero sola.
 
-Non cerco di giustificarlo.- tuonò Jemma, offesa.
-Sto soltando dicendo che, per salvare una persona cara, probabilmente, sarei disposta a fare qualunque cosa. Probabilmente, per salvare la vita a Fitz, avrei fatto cose anche peggiori di Ward.- e con un gesto impercettibile agli altri, Simmons allungò una mano sotto il tavolo, per stringere quella di Fitz.
-Come le farei per chiunque presente in questa stanza.-
 
Skye provò a ribattere, ma si accorse di non sapere cosa dire.
Lei e Jemma non avevano mai litigato, erano sempre andate d’accordo, anche se non avevano nulla in comune. Da quando si conoscevano, quelle differenze tra loro non erano mai state un problema. Quel giorno, però, le stavano dividendo più che mai.
 
-Smettetela, ora.- disse Coulson, riuscendo a sembrare calmo anche mentre alzava la voce.
-Ward verrà con noi, parteciperà alle nostre missioni e non accetterò altre discussioni a riguardo. Se a qualcuno la cosa non sta bene è pregato di dirlo subito, così potrò reindirizzarlo a qualche altro compito, qui alla base. Allora, chi si fa avanti?-
 
Coulson guardò Melinda e la risposta non si fece attendere.
-Qualsiasi cosa decida, andrà bene per me.- disse, prontamente, May.
 
-Come Simmons, non sono entusiasta del ritorno di Ward, ma mi fido di lei, Coulson. So che ha un piano.- ammise Tripp, quando fu il suo turno.
 
E nemmeno Fitz protestò, quando gli occhi del direttore dello SHIELD, si posarono su di lui. L’ingegnere annuì debolmente, senza proferire parola.
 
A quel punto, Coulson guardò Skye con aria di sfida.
Per la prima volta, da quando era entrata nello SHIELD, Skye si sentì più sola che mai. Nessuno l’aveva spalleggiata, mentre lei credeva che tutti stessero soffrendo il tradimento di Ward, quanto lei.
Si sbagliava, invece. Erano tutti pronti a dargli una seconda possibilità.
Tutti, tranne lei.
La famiglia perdona sempre e concede sempre nuove occasioni, ma quel sempre comprendeva anche l’omicidio e il tradimento? Forse il suo team non aveva ricevuto così tante delusioni, ma Skye ne aveva ricevute una dietro l’altra, dalle persone a cui teneva ed era stanca di concedere seconde occasioni.
La verità era che, temeva di fidarsi ancora di Ward, perché aveva paura che lui la tradisse di nuovo. Non sarebbe stata in grado di superare la cosa.
 
-Bene.- sentenziò Coulson, senza aspettare la conferma di Skye, per poi iniziare ad impartire gli ordini.
-Dunque, Simmons dovresti dare un’occhiata a Ward, ha la mascella rotta. Devi curarlo in modo che sia in grado di parlare, senza problemi e il prima possibile. Tripp, và con lei. Dubito che Ward tenterà di scappare, ma è meglio non rischiare.
May và a preparare il Bus, da domani lo voglio pronto a decollare in qualsiasi momento.
Fitz, voglio l’inventario di tutta l’attrezzatura che può essere caricata sull’aereo e Skye...-
Il direttore dello SHIEDL ci pensò un attimo, probabilmente, non riuscì a trovare un compito utile da assegnare a Skye, ma sapeva di non poterla lasciare senza far niente, a rimuginare su cosa stesse accadendo.
-Pensa a come far parlare Ward. Ti concedo un giorno per riuscire a estrargli informazioni, poi voglio delle coordinate che mi portino diritto da tutti i bastardi che sono rimasti dell’Hydra.-
 
Nel giro di un secondo, la sala di controllo si svuotò e vi rimasero solo Skye e Fitz, circondati da uno scomodo e imbarazzane silenzio.
Skye si lasciò cadere sulla sedia più vicina allo schermo, che proiettava le immagini di Ward, rinchiuso nella sua cella. L’uomo ora non camminava più avanti e indietro per la stanza. Si era seduto sulla branda, la schiena appoggiata al muro e il viso tra le mani.
 
-Ma cosa diavolo prende a Coulson?- domandò Skye ad alta voce, forse più a se stessa che a Fitz.
 
-Sta cercando di risolvere tutto.- provò ad ipotizzare il ragazzo, mentre, con la sedia a rotelle, si spostava per tutta la stanza, alla ricerca di carta e penna per fare una lista delle cose che servivano per trasferirsi di nuovo sul Bus.
-Lo SHIELD è a pezzi e non sa come venire fuori da questa situazione.-
 
-E crede davvero che, fidarsi di Ward, sia la soluzione? Non ci ha già fatto abbastanza male?-
Ribatté Skye, aprendo il cassetto alle sue spalle, per poi passare a Fitz un block-notes e una matita.
 
Fitz sospirò, un po’ a disagio per non essersi ricordato dove li avesse messi, l’ultima volta.
Si avvicinò, facendo muovere le ruote della sedia a rotelle, fermandosi al fianco di Skye.
 
-I casi disperati sono i preferiti di Coulson.- affermò Fitz.
 
-Fitz...- provò a dire la ragazza, ma la voce le si spezzò in gola.
-Sei d’accordo con lui?-
 
Fitz non riuscì a rispondere subito, si prese un po’ di tempo, prima di parlare.
-Io non lo so, Skye. Ward ha cercato di uccidermi eppure non riesco ad odiarlo, provo solo una gran pena per lui. - ammise, infine, senza trovare il coraggio di guardarla negli occhi.
 
Skye aveva il problema opposto.
Non riusciva a provare nemmeno un briciolo di pena per Ward.
Aveva fatto tutte quelle cose orribili, in piena coscienza, nessuno l’aveva obbligato o minacciato. Aveva scelto di ferire tutti loro.
 
-Non combatti una battaglia solo perché lo fa la persona che ami. Questo non fa di te una persona giusta.-
 
-E, secondo te, Ward sa cosa sia giusto e cosa sbagliato?- le chiese Fitz, gli occhi fissi sull’immagine di Grant, nello schermo davanti a loro.
 
-Fitz...- provò a ribattere Skye, ma lui non la lasciò parlare.
 
-Ward mi ha quasi ucciso, l’ha fatto guardandomi negli occhi, e sai cosa mi ha detto? Ha detto che l’affetto verso le persone è una debolezza. Garrett l’ha cresciuto con questo insegnamento.-
Fece una pausa, perché parlare troppo a lungo lo affaticava molto e Skye si impose di non interromperlo, per non farlo sentire ancora peggio.
-Non odio Ward, odio Garrett.-
 
-Anche io ho avuto un’infanzia difficile, ma non sono diventata un’assassina. So riconoscere il bene dal male.- gli fece notare Skye.
E, forse, era questa la cosa che la disturbava di più. Lei e Ward avevano storie diverse ma, allo stesso tempo, così dannatamente simili.
Nessuno dei due aveva potuto contare sulla famiglia, avevano sofferto molto e perso tanto. Eppure, erano due persone completamente differenti.
 
-Allora, prova a pensare a come sarebbero andate le cose se, al suo posto, ci fossi stata tu.- provò a spiegarle Fitz, cercando di farle capire perché, i membri del team, la pensassero diversamente da lei.
-Sei cresciuta in un orfanotrofio, Skye, è vero. Ma hai sempre avuto qualcuno ad insegnarti cosa fosse giusto e cosa no. Ward aveva dei mostri come genitori, un fratello violento ed è stato cresciuto da un uomo che gli ha insegnato ad essere un assassino.-
Per la prima volta, da quando avevano iniziato a parlare, Fitz alzò lo sguardo dallo schermo e guardò Skye negli occhi.
-Se Garrett, al posto di andare a prendere Ward, fosse arrivato nel tuo orfanotrofio per portarti via. Che tipo di persona pensi che saresti, oggi?-
 
Quella domanda risuonò nella testa di Skye come una cantilena. Se la ripeté decine di volte, mentre, insieme a Fitz, tornava ad osservare le immagini di Grant Ward, prigioniero nella sua cella.
 
Sarei esattamente uguale a lui.
Fu la risposta.
 
 
 
Un’ora dopo, Skye uscì dalla “sala di controllo”, per dirigersi nella sua stanza.
Aveva passato tutto il tempo a dare una mano a Fitz, con l’inventario, aiutandolo nel ricordare i nomi di tutti i vari tipi di attrezzature, che gli sarebbero serviti, una volta tornati a vivere sul Bus.
La cosa si era risolta più facilmente di come se l’era immaginata.
La memoria di Fitz stava facendo progressi spettacolari e i dottori dicevano che presto, sarebbe tornato quello di un tempo. Il fisico, invece, era tutta un’altra storia. Essendo privo di muscolatura e abbastanza gracile di natura, avrebbe potuto non riprendersi mai del tutto. Forse, sarebbe finito per avere sempre bisogno di una sedia a rotelle, perché le gambe non erano in grado di reggerlo per un’intera giornata.
 
“Quella capsula era stata progettata per galleggiare, Ward lo sapeva. Non riesco ancora a spiegarmi per quale motivo sia affondata.”
Continuava a ripeterle Fitz, ogni volta che Skye cercava di incolpare Ward.
Galleggiante o meno, Fitz e Simmons non avrebbero dovuto trovarsi là dentro. Poteva esserci stato un errore nella progettazione della capsula di espulsione, ma niente di tutto quello che aveva passato Fitz sarebbe accaduto, se Ward non l’avesse gettato nel bel mezzo dell’oceano.
Forse, Skye aveva un motivo in meno per odiare Grant, dopo quello che le aveva detto Fitz, ma faticava ancora a pensare lucidamente, sgombrando la sua menta e il suo cuore da tutto il risentimento.
 
Con questi pensieri che le attanagliavano il cervello, Skye finì per abbassare le difese, andando a sbattere contro qualcosa che non aveva visto arrivare. O meglio, qualcuno.
 
-Agente Romanoff!- esclamò, la ragazza, tornando bruscamente alla realtà.
 
-Cercavi di scappare?- scherzò Natasha Romanoff, divertita dalla sbadataggine della sua allieva.
Doveva essere particolarmente di buon umore o terribilmente preoccupata per qualcosa che non riguardava la sua protetta, altrimenti, Skye si sarebbe beccata una strigliata coi fiocchi.
 
-Io, no...avevo solo bisogno di stare sola.- rispose Skye, ancora sorpresa.
 
-Quello che ti hanno detto i membri della squadra, ti ha turbata?- le chiese la rossa, con le labbra distese in un sorriso furbo.
 
Skye la guardò disorientata.
Come diavolo fa a sapere?
Ah, giusto. Lei era Natasha Romanoff.
 
-Non avrebbe dovuto?- domandò Skye, anche se, dopo tutte le opinioni che aveva ascoltato, dall’inizio della giornata, cominciava a stufarsi.
 
-Risulta sempre difficile perdonare qualcuno, soprattutto se, quel qualcuno, è una persona che amiamo.- rispose sibillina, la Romanoff, riprendendo il solito tono di voce distaccato.
 
-Io non lo amo.- chiarì di getto, Skye.
 
E Natasha non sembrò nemmeno averla sentita.
-Ho fatto molti sbagli, anche io, prima di diventare un’agente dello SHIELD. Sbagli peggiori di quelli di Grant Ward.-
 
-E con questo? Dovrei perdonarlo solo perché dice di essersi pentito?-
Okay, non era proprio tutta colpa di Ward, se aveva fatto tutte quelle cose orribili. Ma come potevano tutti accettare di concedergli una seconda occasione, senza battere ciglio? Per quale dannatissimo motivo solo Skye era così sconvolta?
-Se anche fosse vero, non cambiano le cose. Lui resta sempre un assassino.-
 
-E quale membro dello SHIELD non lo è?- la rimproverò la Romanoff, con l’intento di far aprire gli occhi a quella ragazza, così dannatamente cocciuta.
-Pensi che Coulson, May o Tripplet non abbiano mai ucciso nessuno? Siamo tutti degli assassini, qui dentro. Abbiamo tutti ucciso qualcuno, che sia stato buono o cattivo non fa differenza. Una vita presa resta tale.-
 
Skye rimase attonita, incapace di dire o fare qualunque cosa.
Non l’aveva mai vista sotto quel punto di vista, era troppo occupata a pensare al suo dolore, al suo sentirsi tradita, per analizzare le cose razionalmente.
 
Natasha Romanoff aveva ragione.
Skye era circondata da assassini.
Coulson, May e anche Tripp avevano ucciso delle persone, lei li aveva visti. Ma non aveva mai preso in considerazione la cosa, perché le uccisioni erano sempre avvenute in momenti di estremo pericolo e i morti erano sempre stati i nemici.
Eppure, volendo seguire il ragionamento di Skye, secondo il quale un assassino resta tale e non può cambiare, non era giusto distinguere tra chi uccide i buoni e chi i malvagi.
 
 -Credo che tu non abbia ancora capito una cosa, Agente Skye: uccidere fa parte del lavoro di una spia e, mi dispiace fartelo notare, ma anche tu lo sei. Questo lavoro implica avere la freddezza di convivere con il fatto di avere ucciso delle persone e di essere disposti a fare dei propri nemici degli amici, quando è necessario.-
 
Natasha Romanoff aveva ragione.
Skye era circondata da assassini e non se ne era mai accorta.
 
-Ward è un traditore, senza dubbio. Ma, come agente dello SHIELD, dovresti vedere la differenza che c’è tra lui e un soldato dell’Hydra. Il secondo è un nostro nemico. Se Ward rinnega i principi dell’Hydra, se l’unica cosa, ovvero Garrett, che lo teneva legato a quell’organizzazione non esiste più. Allora, dovresti capire perché c’è ancora possibilità per uno come lui.-
 
Detto questo, La Vedova Nera si congedò, lasciando Skye sola con i propri pensieri.
La ragazza rimase immobile per qualche minuto, lo sguardo fisso nel vuoto di quel corridoio deserto.
Skye era circondata da assassini e lei stessa, si stava preparando per diventare come loro.
Le provocava un dolore immenso, dover ammettere che Ward, aveva proprio ragione.
Non aveva mai dimenticato uno degli insegnamenti che le aveva impartito, durante le loro prime lezioni.
 
“C’è differenza tra tenere in mano una pistola e premere il grilletto.”
Le aveva detto, quando la stava preparando per entrare, sotto copertura, nella tenuta di Quinn, a Malta.
 
Presto o tardi, sarebbe arrivato il giorno in cui, Skye, avrebbe dovuto scegliere se premere quel grilletto. Scegliere se diventare un’assassina.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
UFFICIO DEL DIRETTORE COULSON – NOWHERE – ore 01:12 a.m.

 
 
L’ufficio era completamente al buio, solo la flebile luce della lampada, posta sulla scrivania, proiettava piccole ombre sui volti dei presenti.
 
-È sicuro di quello che fa, Coulson?- chiese l’agente May, in piedi davanti al suo superiore.
 
-Non sono più sicuro di niente, da un anno a questa parte. Ma, Fury si fida del mio istinto, forse dovrei iniziare a fare altrettanto.- rispose Coulson, seduto dietro la scrivania.
 
-E, il suo istinto, le dice di fidarsi di Ward?- insistette La Cavalleria, le braccia incrociate e un’espressione che non faceva trapelare alcuna emozione, come sempre.
 
-Il Ward che abbiamo conosciuto, non esiste. Il mio istinto mi dice di concedergli l’occasione di mostrarmi che è davvero.-
 
-Dubito che lui stesso lo sappia.- intervenne Natasha Romanoff, appoggiata al muro in penombra.
 
Coulson annuì, pensieroso.
-E c’è un’unica persona della quale si fida, alla quale rivelerebbe ogni cosa, ora che Garrett è morto...-
 
-Skye.- completò Melinda May, senza indugi.
 
-Il problema, però, resta la ragazza. Lei non si fida di lui, prova ancora qualcosa per Ward, ma questo non cambia niente.- fece notare Natasha, dubbiosa.
Non conosceva bene i trascorsi di Skye e Ward, ma non ci voleva certo un Chiaroveggente per capire che, i loro rapporti, erano andati ben oltre il semplice legame che unisce i colleghi.
 
- Tutto il team la pensa così, hanno bisogno di tempo per elaborare la cosa.- le garantì Coulson, spingendosi più indietro con la sedia, in modo da nascondere completamente il viso, nel buio.
 
-Tutti ne abbiamo bisogno.- sottolineò May, in modo che Coulson non si estraniasse dal dolore che, tutti, sapevano di stare provando.
 
-Credete che, Skye sarà in grado di affrontarlo?- domandò Coulson, cercando di cambiare discorso. -Ho saputo che domani si allenerà con lui.-
 
-Se la caverà. È l’unico modo che ha per combattere le sue paure. – gli assicurò la Romanoff, nella sua voce non c’era la minima traccia di preoccupazione.
 
Il direttore dello SHIELD, invece, era tutto meno che tranquillo.
Aveva imparato a conoscere bene Skye e sapeva che, quando il personale si intrecciava con il lavoro, non era in grado di essere razionale. Secondo il rapporto di Tripplet, c’era riuscita, quando era andata a recuperare Ward, nella prigione di massima sicurezza dello SHIEDL. Ma, quel pomeriggio, non era stata capace di controllarsi.
Non poteva aspettarsi molto di più da Skye. L’arte di separare la professione dalle faccende personali si apprendeva con gli anni e non tutti gli agenti, alla fine, se ne dimostravano capaci. Ogni tanto, persino Coulson, si accorgeva di non essere costantemente lucido ed imparziale.
Iniziava a chiedersi se non stessero forzando troppo la mano.
Skye faceva parte dello SHIELD da due anni e, nel giro di pochi mesi, era passata dal livello uno al livello sei, un’impresa tutt’altro che facile.
Per non parlare di tutti gli interrogativi sul suo passato, che non avevano ancora trovato risposte.
 
-Beh, siete voi le esperte nell’addestramento, qui. Vi lascio carta bianca.-
Concluse, infine, il direttore dello SHIELD, che, a quanto pareva, aveva gatte più grosse da pelare.
 
-Non ha parlato, a Skye, del piano che ha in mente, vero?- chiese May.
 
Coulson scosse la testa.
-Per il momento è meglio che non sappia nulla e anche Ward deve rimanerne all’oscuro. Perché il piano funzioni, Skye deve tornare a fidarsi di lui. È la nostra ultima possibilità.-
 
-È solo una ragazza...- disse la donna, lasciando trapelare la sua preoccupazione.
 
-Da quando sei diventata così sentimentale, Melinda?- rise la Romanoff, con una punta di malizia, avvicinandosi ai due agenti.
 
-Da quando abbiamo deciso di mettere, nella mani di una ragazzina inesperta, l’intero futuro dello SHIELD!- sbottò La Cavalleria, mettendo a tacere La Vedova Nera.
 
-Skye è speciale, credo in lei.- disse Coulson, cercando di calmare le sue agenti migliori.
 
-E in Ward?- lo punzecchiò May, tornando sullo stesso discorso, con il quale avevano iniziato l’incontro.
 
-Staremo a vedere...-
 
-Dunque ha intenzione di aiutare Ward? Lo rivuole indietro?- domandò Melinda, per l’ennesima volta.
 
E, stavolta, Coulson non poté salvarsi con le solite frasi da sibillo, che dicono tutto e niente.
Era diventato il direttore dello SHIELD, ma i trucchi di Melinda May continuavano a funzionare alla perfezione.
Quindi non gli restò altra scelta, se non dire la verità.
 
-Non so quali sorprese ci riservi il vero Grant Ward, ma sì, cercheremo di salvarlo. Dopotutto, è questo il compito dello SHIEDL.-
 
E Phil Coulson sperò che, anche quella volta, il suo istinto avesse ragione. Perché, in caso di fallimento, non avrebbe saputo spiegare a Fury, per quale insano motivo, avesse deciso di mettere, il futuro dello SHIELD, nelle mani di uno specialista traditore e di un hacker dalla testa dura.




Angolo Autrice: Ciao a tutti!
Immagino alcuni di voi abbiano avuto parecchi istinti omicidi nei miei confronti, perciò comincio con chiedere umilmente perdono per lunghissima attesa.
Ho delle giustificazioni valide per questo mio ritardo.
1. Questo capitolo è stato davvero difficilissimo da scrivere per me. Dover pensare alle reazioni di tutti i mebri del team al ritorno di Ward, farle sembrare realistiche e iniziare a cercare dei punti per impostare la redenzione di Ward è stato un lavoro tutt'altro che facile!
1.1. Inoltre, mi è venuta un'idea che ha rivoluzionato tutta questa storia, perciò ho dovuto ripensarla da capo e aggiustare le cose che non potevano andare bene con il progetto originale (il che spiega il colpo di scena finale di questo capitolo)!
2.Sono stata via da casa per tre settimane e spesso rinunciavo a scrivere per passare più tempo al mare, perdonatemi!
3.Sono stata molto presa dell'esame di ammissione all'università che finalmente ho passato!!!
4. La pagina ufficiale italiana di Agents Of Shield mi ha reclutata nel gruppo di admin per occuparmi delle ship Skyeward e FitzSimmons e anche loro mi hanno tenuta molto occupata! :D
Quindi, ora che le vacanze sono finite e non sono più preoccupata per l'università, sono di nuovo tutta vostra!
Prometto di tornare aggiornare come al solito e,se riesco, anche più velocemente.
Spero vi sia piaciuto questo capitolo, nel prossimo arriverà finalmente lo scontro tra Skye e Ward e chissà come ne usciranno i nostri amati...

Un bacio,
la vostra Skyewardlover.

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