Wild heart

di alaskha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Blondes ***
Capitolo 2: *** Ensenada ***
Capitolo 3: *** Mexicali ***
Capitolo 4: *** Little star ***
Capitolo 5: *** Once again ***
Capitolo 6: *** Tecate ***



Capitolo 1
*** Blondes ***





 


1. 

Blondes


 

“Dannazione a te ed al tuo maledetto pick – up, Luke!”
Imprecai per la milionesima volta, ma ero sicura che quella non sarebbe stata l’ultima.
“Andiamo a Tijuana, ci divertiremo! – imitai la voce di Luke, mentre lui ed Ashton erano impegnati a sistemare quella dannatissima ruota – certo, come no”
“Così non ci aiuti di certo”  
Alzai gli occhi al cielo, scocciata, in risposta a quelle parole di Ash. Ma ero stata stupida io, a farmi convincere da quei due cretini. Louis ci aveva avvisati, che quel viaggio improvvisato così su due piedi si sarebbe poi rivelato una stupidaggine, ma che ne potevamo sapere noi? Non lo ascoltavamo mai, Lou.
“Cece, non ci dai una mano standotene lì ad imprecare contro di noi” mi disse Luke, affaticato, sdraiato sotto il suo pick – up.
Era così ossessionato da quell’ammasso di ferro.
Luke Hemmings ed Ashton Irwin erano i miei migliori amici storici di sempre, entrambi biondi, con un caratteraccio impossibile e sempre una buona scusa per darsi ad una vivace serata in compagnia di innumerevoli shot di tequila sale e limone.
“Non abbiamo bisogno di una mano, ma di un miracolo” sostenni, avvicinandomi alla strada e muovendomi freneticamente, agitando le braccia per aria, dondolando un po’ sui miei stivali da cowboy e tentando di attirare l’attenzione di quell’enorme furgone che sfrecciava lungo la strada.
“Ma che diavolo fai?” intervenne Ash, portandomi le braccia lungo i fianchi, stringendole poi con le sue.
“Lasciami Ash, cerco di trovarci un passaggio – lo informai, scrutando la strada – ormai il pick – up di Luke è andato”
“Non ti permetto di parlare così della mia ragazza” urlò Luke contrariato, da sotto “la sua ragazza”.
Roteai gli occhi al cielo, e mentre Ash si accendeva una sigaretta, intravidi una specie di pullmino, così cominciai a dimenarmi nuovamente per attirare la sua attenzione.
“Sta’ ferma, pazza -  mi consigliò Ash – ti hanno notata, non vedi che stanno accostando?”
“Già, adesso non ci resta che sperare che non siano ubriaconi messicani  – disse Luke, uscendo dal fondo del suo pick – up, sporco di olio – stuprerebbero Cece ed userebbero me ed Ash per i loro smerci illegali di cocaina”
Io ed Ashton lo guardammo straniti, mentre lui si stringeva nelle spalle.
“Guarda meno serie televisive con tua sorella, Hemmings”
Scossi la testa, senza badare a quei due un secondo di più, portando la mia attenzione su quel pullmino, sperando comunque che non si trattasse dei famosi ubriaconi messicani di Luke.
Così, quando scese un ragazzo riccio, con una bandana tra i capelli ed una maglietta colorata, tirai un sospiro di sollievo, almeno non era un vecchio barbuto con la pancia, lo sguardo da maniaco e le macchie di vodka sulla maglietta.
“Ehi, vi serve aiuto?”
Presi parola, perché ero la più sana del gruppo.
“Sì, in effetti sì”
Le labbra del riccio si aprirono in un mezzo sorriso, così io indicai il pick – up ormai defunto ed i due biondi dietro di me.
“Il nostro pick – up è morto e quei due non sono in grado di rianimarlo” dissi, facendolo ridere.
“Piacere, sono Bradley” si presentò, tendendomi la mano.
“Ehi, Cece, ti sembra il momento di flirtare?” urlò simpaticamente Luke.
Era sempre stato il più geloso.
“Cretino! – urlai, per poi rivolgermi nuovamente a Bradley – sono Cecilia, piacere” gli strinsi la mano, e mentre stava per dire qualcosa, sentimmo qualcuno chiamarlo.
“Ehi, Brad! Ma quanto diavolo ci vuole? Di questo passo non arriveremo neanche domattina!”
“Fatti una corona, datti una calmata e mandami James, Tris” gli consigliò, facendomi ridacchiare.
“Sembra simpatico” ironizzai.
Così lui sorrise.
“Ignora Tristan” mi consigliò.
“Idee per il nostro pick – up?”  gli chiesi.
“James se la cava come meccanico, credo che potrebbe darvi una mano” suggerì.
“Fantastico, e chi è James?” chiesi, confusa.
“Lui”
Guardai Bradley voltarsi, così feci lo stesso e vidi un aitante biondone in canottiera grigia dirigersi verso di noi. Deglutii pesantemente, quanti cavolo di muscoli aveva?
“Allora, che succede?” disse.
“Lei è Cecilia”
Gli occhi azzurri di James si posarono su di me, e ci guardammo per qualche istante, senza dire nulla, dopodiché lui annuì. Stavo iniziando a sentirmi stupida.
“E?” continuò James.
“E presentati, dannazione, quanto sei maleducato” lo apostrofò il suo amico.
“Sono James”
Tese la sua mano verso di me, ed io la guardai, scettica.
“Puoi stringerla” mi consigliò, sottovoce.
Così scossi la testa, porgendogliela e stringendogli la mano. Rimasi incantata nei suoi occhi, tanto da non accorgermi del sorriso divertito sulle sue labbra. Dopodiché, in un gesto inaspettato, si avvicinò a me, posando le sue labbra sul mio orecchio.
“Ho detto che potevi stringerla, non requisirla” sussurrò.
Così mi scostai velocemente da lui, scuotendo la testa, tremendamente a disagio.
“Bradley dice che te la cavi con i motori” dissi, guardando da un’altra parte.
“Ah – ah” ammiccò lui, nella mia direzione.
“Beh il pick – up dei suoi amici ha qualche problemino” concluse Bradley al posto mio.
James annuì, “È quello lì?” disse, indicando la ragazza di Luke.
Io annuii ed i due biondoni si fecero avanti. 
“La mia donna non ha nessunissimo problemino, d’accordo?”
“Ma chi? Candace?” disse James, indicandomi.
“Mi chiamo Cecilia!” urlai, indispettita.
Bradley alzò gli occhi al cielo ed Ash rise, presentandosi al nuovo biondone occhi azzurri.
“Sono Ashton, ed è quella, la sua donna” si presentò, indicando il pick – up malandato.
“Oh” commentò James.
Luke lo guardò male, ed io trattenni una risata.
“Puoi fare qualcosa per lei?”
“Certo – lo guardò scettico Mr. Occhi azzurri – se la smetterai di rivolgerti a lei al femminile, la cosa mi mette a disagio, e molto”
Luke roteò gli occhi al cielo ed Ash cercò di calmare l’amico, mentre io tentavo di mantenere la calma e non picchiare tutti quanti. L’unico sano di mente sembrava quel Bradley.
“Ehi Brad, che diavolo state facendo lì fuori? Joe si sta spazientendo, e molto!”
E così ricomparve quello spilungone biondo con dei leggings di jeans, da quando facevano i leggings da uomo? Rimasi basita, davanti a quelle gambe più belle delle mie, nonostante io fossi una donna.
“Tris, perché non mi ascolti mai quando ti dico di farti una corona e darti una calmata? Cazzo, James sta lavorando!”
“Lavorare? James? – e così una terza testa bionda spuntò dal pullman – e da quando il verbo “lavorare” rientra nel suo vocabolario?”
“Non sei divertente, Ball”
James riemerse dal fondo del pick – up di Hemmings, con le mani sporche di olio, così Ash gli porse lo straccio che teneva in mano.
“La bimba è da buttare – decretò, mettendo poi una mano sulla spalla di Luke – mi spiace, amico”
“Noi non siamo amici”
“Oh ti prego Luke, sii almeno riconoscente, lui ci ha provato – intervenni – tu hai solo fatto un gran casino, lì sotto”
James mi guardò, confuso.
“Grazie”
Disse poi.
Io, in risposta, roteai gli occhi al cielo.
“Allora?” riemerse quella voce del terzo biondo.
“Che facciamo?” chiese Ash, a me e Luke.
“Torniamo indietro – disse, arreso – chiamo Niall o Zayn”
Luke stava già per mettere mano al suo iPhone, ma successe qualcosa di inaspettato.
“Noi potremmo darvi un passaggio” disse Bradley.
“Ma che..?”intervenne James, basito.
Bradley non lo guardò neanche, ed Ashton prese in mano le redini.
“Dove state andando?”
“Di preciso, da nessuna parte” lo informò il riccio, mentre occhi azzurri si massaggiava teatralmente la fronte, scocciato.
“Perfetto, allora - si strinse nelle spalle Ash – tu che ne dici, Luke?”
“Non so, chi ci assicura che siano gente per bene? Insomma, quanti anni avranno.. 15, al massimo?” buttò lì Luke.
“Sono comunque più alto di te, assassino di furgoni” ribattè offeso James.
“È un pick – up” si difese Luke.
“Ti correggo, era un pick – up” gli tenne testa James, con un sorrisino beffardo.
“Smettetela” suggerii loro, mettendomi tra i due.
“Tu che ne dici, Cecilia?” mi mise in mezzo Bradley.
“Già, che ne pensi, Cece? - Ash mi si avvicinò – che abbiamo da perdere?”
Già, che avevamo da perdere?






#highopes
ciao a tutte :)
è la prima ff che provo a scrivere sui the vamps, siate clementi con me fjdhsf
la storia verterà su james, ma come avete visto ci sono anche tris, con e brad
per quanto riguarda le special guests, si tratta ovviamente di ash e luke dei 5sos.
in più compaiono anche i oned, visto? le tre band della mia vita ahahah
comunque nulla, spero che vi piaccia e vi incuriosisca, alla prossimo <3


 

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Capitolo 2
*** Ensenada ***


 
 
Ascoltate Wild Heart dei The Vamps quando trovate l’asterisco
 
 
2.

Ensenada



Da perdere non avevamo nulla, certo, ma quei quattro erano proprio degli svitati senza speranza. Avevano un mini frigo solo per le corone, una scorta infinita di Marlboro che appartenevano a Connor o Tristan (ancora non li distinguevo bene) e strumenti musicali buttati ovunque. Ashton era rimasto con gli occhi luccicanti davanti alle sigarette e Luke si stava guardando furtivamente intorno, mentre io stavo apprezzando il materasso ricoperto di lenzuola leggere e colorate: davvero molto comodo.
“Ti piace qui?”
Guardai James stendersi accanto a me, così mi scostai prontamente, appena la sua spalla toccò la mia.
“Ma che fai?” domandai, confusa.
“Che c’è? Questo è mio, sei tu l’abusiva” si difese lui.
Così scossi la testa, stendendomi nuovamente accanto a lui.
“Io non sono un’abusiva, il tuo amico Bradley ci ha offerto un passaggio”
“Chiamami Brad!” urlò.
Io sorrisi, mi facevano ridere tutti quegli idioti messi insieme.
“A proposito, dov’è che andate?” chiese James.
“A Tijuana”
“Bello”
“Già”
“Parli davvero così poco? Eppure sei una donna” scherzò James.
“Cos’è questa storia che non avete una meta precisa? Vagherete nel nulla per sempre?” ma io decisi di ignorarla.
“Perché no?”
Si voltò verso di me, con un mezzo sorriso sulle labbra.
“Non c’è nulla da sorridere, odio le persone senza un’idea precisa”
“Tu non mi conosci”
“No, è vero” gli concessi.
Passammo qualche istante in silenzio, sdraiati l’uno accanto all’altro, mentre Tristan ed Ash fumavano, Connor suonava il basso e Luke e Brad tracannavano da una bottiglia di Corona.
“Allora, ti piace?” mi chiese ancora James, determinato ad ottenere una risposta.
“Molto, in effetti ho sempre sognato di viaggiare su un mini van con cinque svitati e stendermi su un materasso buttato a terra per caso”
James sembrò offeso, mentre giocava distrattamente con il lembo della sua canottiera.
“Guarda che sono seria – tentai di rimediare – eccetto forse per la parte degli svitati”
Lui sorrise, mettendo in mostra una fila di denti bianchissimi.
“Cecilia, mi piace il tuo nome”
Lo guardai stranita.
“Davvero?”
Lui annuì, convinto.
“È uno di quei nomi su cui potrei facilmente scrivere una canzone”
“Tu scrivi canzoni?”
“Se James scrive canzoni? È il nostro.. com’è che si dice..?” s’intromise Tristan.
“Scrittore di testi?” improvvisò ovvio Brad.
“Lo sapevo” gli fece il verso Tristan.
Dopodiché la conversazione tornò di nostro dominio, solo io e James.
“Quindi siete una band?”
“Ci proviamo” fece il modesto.
“E come vi chiamate?”
“The Vamps” rispose, guardandomi ed aspettando una mia reazione.
“Carino – dissi – giusto per non essere presuntuosi, mi piace”
James scoppiò a ridere, e Luke ci guardò in modo strano.
“Che ne dite di fermarci qualche minuto?” improvvisò Hemmings, tenendo quegli occhi fulminei su di me.
“Buona idea” gli fece eco Connor, posando il basso per terra.
Così Joe, che avevo imparato fosse il loro autista, frenò bruscamente ed aspettò che tutti noi scendessimo da quell’adorabile mini van. Mi stiracchiai e guardai James superarmi, accendendosi una sigaretta.
“Fumi?” gli chiesi.
“Ah – ah – assentì – e tu?”
Scossi la testa, in risposta negativa.
“Meglio così”
Lo guardai stranita, dopodiché Luke mi mise un braccio intorno alle spalle, trascinandomi all’ombra di una palma lì in mezzo al nulla del deserto di San Diego.
“Luke lasciami e reprimi questo tuo animo da Travis Maddox, per favore” gli dissi, liberandomi della sua presa ferrea sulle mie spalle.
“Travis chi? – mi domandò, confuso – Cece, non fare la pazza in questo momento, devo parlarti”
“Chiamami Pidge” gli feci l’occhiolino, ma lui che non era un fan sfegatato di “Uno splendido disastro” come me, non capì, ovviamente.
Ma c’era qualcosa che Luke Hemmings capiva, effettivamente?
Così lui scosse la testa, lasciando perdere.
“Quel McVey, non mi piace per niente” cominciò.
“Si chiama James” lo corressi.
“Fa’ lo stesso, mi sta comunque sui coglioni, indipendentemente da come lo chiami”
Roteai gli occhi al cielo, spazientita.
“E perché mai?”
“Luke, Cece.. ripartiamo tra qualche minuto!” ci avvisò Tristan, tornando sul mini van, al riparo dal sole cocente.
Luke si limitò a lanciargli un’occhiata, tornando poi a guardare me.
“Allora?” lo spronai a parlare.
Ma quando aprì bocca, il mio iPhone prese a squillare, e quando vidi quel nome lampeggiare sul display, risposi subito.
“Ehi, Zayn” lo salutai.
“Ehi piccola, come vanno le cose? Vedo che non siete ancora morti, almeno questo ve lo concedo” scherzò.
“Non mi fai ridere neanche un po’, sai?”
 “È Zayn?” domandò Luke.
“No, è Harry, ma ho deciso di chiamarlo Zayn improvvisando un gioco di ruolo, ti sta bene se tu fai James? Così la smetti di odiarlo senza un valido motivo” sputai tutto d’un fiato.
“Ehi, Cece, calma – mi suggerì Zayn, dall’altro capo del telefono, a Los Angeles – chi è James? E perché hai aggredito Luke in quel modo? Insomma, lo fai sempre, ma questa volta mi sei sembrata più agguerrita”
Sbuffai, guardando male Luke e tirando un calcio ad un sassolino, che finì su una delle quattro ruote del mini van.
“Ehi! Cece! Questo costa un sacco di soldi, fa’ attenzione!” mi gridò dietro Connor.
“Datti una calmata, Connor” urlai di rimando.
“Passami Zayn” disse Luke.
E così feci, incrociando le braccia al petto, ascoltando la loro conversazione.
“James e Connor sono due sfigati che ci stanno dando un passaggio” disse,probabilmente rispondendo alla domanda di Zayn, riguardo l’identità di Connor e James, appunto.
“Vuoi sapere che è successo al mio pick – up? Lo vuoi sapere sul serio?” continuò.
Così afferrai l’iPhone, prima che Luke si addentrasse in un’invettiva contro di noi lunga due ore e mezza. O forse di più.
“Quant’è noioso Hemmings, eh Zayn?” gli dissi.
Sentii la risata adorabile di Malik, e sorrisi di rimando.
“Non farlo impazzire, piccola, mi raccomando”
“Semmai è il contrario, Zayn”
“Lo so che vi adorate – sostenne – adesso devo andare, Liam sta bruciando qualcosa in cucina, promettimi che ti comporterai bene con Luke”
“Ma certo – gli concessi alla fine – Hemmings è come un cane, no? Abbaia ma non morde”
Zayn rise, ed io feci lo stesso, mentre Luke mi guardava stranito.
“Giusto piccola, ci sentiamo domani”
“A domani”
Chiusi la chiamata e mi fermai per un secondo a pensare al rapporto magico che avevano Zayn e Liam: vivevano insieme da quattro mesi e stavano insieme da un anno, ma non si erano ancora stancati li uni degli altri. Loro erano il mio prototipo di coppia, volevo che io ed il mio compagno, in un futuro molto ma davvero molto prossimo, fossimo esattamente così. Nulla di più e nulla di meno, degli Zayn e Liam versione etero.
“Cece? A che diavolo stai pensando con quella faccia da scema?”
Raccolsi tutto il mio autocontrollo per non tirargli un pugno e mi morsi la lingua, per evitare che qualche cattiveria sul suo conto uscisse dalla mia bocca.
“Che sei noioso, noioso e ancora noioso”
Così lui mi strinse le spalle in un abbraccio dolce, camminando verso il mini van.
“Nah, lo so che ti piaccio, lo sento dentro” sostenne, con un ghigno sulle labbra, adornate dal suo piercing che lui definiva il suo “portafortuna”.
 
 
 
 
 
“Ci fermiamo qui?” chiese Tris.
Mi ero appisolata su Ashton, in mezzo ad un mare di cuscini colorati, sospettavo fosse opera di Brad, il meno etero sessuale di tutti quanti, insieme a Tristan,ovviamente.
“Ma dove siamo?” chiesi, massaggiandomi gli occhi ed appoggiando la guancia sul petto di Ash.
“Siamo tornati alla civiltà, bimba” m’informò James.
“Civiltà? Ma che diavolo?”
“Guarda – disse, scostando la tenda – siamo al confine con il Messico, quasi a Tijuana”
“Wow” dissi.
“Ci sgranchiamo le gambe?” disse Connor, sorridendo.
Così Ashton annuì ed insieme ci alzammo. Quando mettemmo piede fuori dal mini van, mi sembrò di essere uscita da uno di quei film americani, in cui i diciannove mila amici si mettono in viaggio per il mondo.
“Ma dove siamo?” domandai.
“In Bassa California – mi disse James, affiancandomi – o Baja California, come preferisci”
“È spagnolo?”
“Sì, señorita”
Scoppiai a ridere, così James mi guardò stranito, senza però trattenere un sorriso.
“Che hai da ridere? Ho fatto spagnolo per ben tre anni di medie!”
“E poi che è successo?”
Gli chiesi, mentre c’incamminavamo verso un ristorante.
“Poi sono andato al liceo, e lì la musica è cambiata”
“In che senso?” mi feci curiosa.
“Nel senso che..”
“Che ne dite di questo?” disse Luke indicando un ristorante a caso.
“Dico che è perfetto” rispose Connor.
Entrammo nel ristornate ed un uomo sulla quarantina palesemente ispanico venne ad accoglierci.
“Bienvenidos!” urlò.
“Bienvenidos anche a vosotros! - improvvisò Ash, facendo ridere tutti quanti – che avete da ridere?”
“Dare il benvenuto a qualcuno che vive e lavora qui, non ti sembra da stupidi?” gli chiarii.
Ed Ashton mi fece il verso, perché era maturo, lui.
“Siete inglesi? Americani?”
“Americani, ed anche lei lo è” disse Tris.
“Non ci pensare nemmeno, ragazzo, io sono messicano di nascita” difese il suo onore, l’ispanico.
“Che è in America” tentò nuovamente Tristan.
Ma prima che l’ispanico potesse replicare, Luke li interruppe.
“La vostra lezione di geografia sta diventando davvero interessante, ma io avrei fame”
“Ed anche io, dov’è il cibo?” gli fece eco Brad, facendomi sorridere.
Bradley mi faceva sempre sorridere.
“Siete nel posto giusto, muchachos, questo è il ristorante migliore di Ensenada!” esultò.
“E cos’è Ensenada?” chiesi, perplessa, facendo ridere Connor.
“È la città in cui ci troviamo” mi mise al corrente Mr. Occhi Azzurri.
“Eres messicano anche tu..?” chiese l’ispanico, senza sapere il suo nome.
“James – lo mise al corrente, scuotendo poi la testa – no, no, non sono messicano”
Ma sembrava perso nei suoi pensieri, cos’ è che lo legava a quella terra? Volevo assolutamente scoprirlo. Feci per avvicinarmi a lui, ma Tristan mi mise un braccio intorno alle spalle, frapponendosi tra me e lui.
Bien James, bien, io sono Josè e prometto di farvi divertire!  - esultò – avete scelto la serata giusta, stasera si balla e ci si diverte! Spero vi piaccia la Tequila!”.
 
 
 
 
 
*E furono le ultime parole famose, perché dopo la cena a base di empanadas, nachos e sangria, era arrivato il turno della tequila sale e limone, ed i bicchierini vuoti non si contavano più sul bancone. Eravamo solo sette,  ma probabilmente avevamo bevuto sette shottini a testa, quella sera.
“Siete pronti ragazzi? – urlò Luke, alzandosi in piedi sulla panca su cui era seduto in mezzo  a Tris e Con – al nostro viaggio insieme!”
Brindammo con i bicchierini, sul tavolo ormai pienamente bagnato dei residui di tequila per tutti i brindisi che avevamo già fatto.
“Arriba! Abajo! Al centro! Pa dentro!” ed avevamo perso anche Brad.
Buttammo giù tutto d’un sorso l’ennesimo shottino e ridemmo come dei cretini, forse esagerai un po’, dato che finii addosso a James.
“Scusami!” urlai, ridendo.
“No, tranquilla Cece” mi disse lui, sorridendo dolcemente.
Così sorrisi anche io, e ci guardammo per qualche istante.
“Allora muchachos, ve ne porto un altro giro?” disse Josè.
“Claro!” urlò Ash.
Ma che cazzo avevano da urlare, tutti quanti? Compresa me?
“Potreste diventare i miei clienti migliori, amigos!”
E sparì.
“Da muchachos ad amigos – dissi succhiando la mia fetta di limone – si fa in fretta qui nella Bassa California”
“Certo che si fa in fretta, piccola” disse Tristan, avvicinandosi un po’ a me, con il suo fiato alcolico.
“Stammi lontano Tristan, stasera non ti bacerei neanche dopo aver disinfettato personalmente la tua bocca, con tutto quello che hai ingerito” dissi, mettendogli una mano davanti al viso.
James scoppiò a ridere, ed io mi voltai verso di lui. Ma Josè torno con il nostro giro di shottini, ed Ash fece gli onori di casa.
“Ok amigos, pronti a bailar?”
“Bailar?” ripetè Connor, perplesso.
E mentre Con faceva quella domanda, sentimmo le note di una canzone latina invadere tutto il locale e delle urla ispaniche esplodere. Luke ed Ash si fecero prendere dall’anima festaiola del momento e balzarono sul tavolo. Ben presto coinvolsero anche Brad e Connor, mentre Tristan e James venivano acchiappati da due ragazze abbronzate.
“Ehi, Cece, vieni qui!” urlò Luke, facendomi salire sul tavolo con loro.
Ridemmo e ballammo tantissimo, trangugiando shottini di tequila e diventando l’anima della festa.
“Se qui si fa così ogni sera, io mi trasferisco!” disse Ash.
“Ed io ti seguo!” fece Brad.
Risi ancora, e poi vidi James chiacchierare con Tristan ed aguzzai le orecchie.
“Ma dove te ne vai, McVey? Una panterona spagnola ti ha messo gli occhi, ed anche le mani, addosso e tu scappi? Vieni qui e non rompere i coglioni!”
Tristan Evans era un coglione.
“Sta’zitto, coglione”
Come non detto, James McVey aveva capito tutto. Lo vidi camminare verso l’uscita, così saltai giù dal tavolo ed ignorai i richiami di Luke e Connor, andando verso di lui.
“Ma dove vai?” gli chiesi, ridendo, ubriaca persa.
Lui si lasciò sfuggire un sorriso, ed io lo guardai: la sua canottiera grigia era sporca di tequila, i suoi occhi erano iniettati di rosso e le mani in tasca.
“Da nessuna parte”
“Balliamo?”
Lui annuì ed iniziamo a ballare, facendo i cretini, ridendo ed ordinando tequila su tequila.
“Ci sei?” mi chiese, al sesto shottino.
“Ci sono!”
“A Cecilia e James – alzò il bicchierino, facendolo scontrare contro il mio – due impavidi bevitori di tequila!”
Scoppiai a ridere e buttai giù anche quello, aggrappandomi poi alla sua canottiera e trovandomi con le sue labbra a pochi centimetri di distanza dalle mie. Gli stampai un bacio sulla bocca salata, aspra come il limone e travolgente come la tequila che avevamo bevuto insieme. Dopodiché lui sussurrò delle parole sulle mie labbra che ancora oggi fatico a ricordare, ne sentii solo due:
“Cuore selvaggio”.







#highopes
ciaaaao a tutte ragazze :-)
come state? io benissimo fjdhsf
oggi sono diventata maggiorenneeeeeeee
è il mio compleanno e faccio diciott'anni, yay per me!
ok, parliamo del capitolo adesso..
che ne pensate? vi è piaciuto?
non so, fatemi sapere, vi amo da morire e grazie per le sei recensioni <3

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Capitolo 3
*** Mexicali ***





3.

Mexicali



Le mie labbra non avevano mai toccato così tanto alcool, prima di quella dannata notte messicana. La Bassa California si stava rivelando un grandissimo inferno tentatore, per tutti noi: troppi bicchierini vuoti da riempire ed un’eccessiva quantità di bottiglie di tequila.
Mi alzai con difficoltà dal petto di Ashton, massaggiandomi la nuca e rabbrividendo toccando i miei capelli. Lasciai perdere, guardandomi intorno: Connor dormiva su una brandina, con un imbarazzante sombrero di paglia preso in prestito da Josè, e Brad gli stava affianco, la sua espressione la diceva lunga su quanto fosse comodo.
Barcollai un po’, nel tentativo di mettermi in piedi, e mentre giuravo solennemente sul signore onnipotente e sul mio rossetto rosso che la mia gola non avrebbe mai più ingerito neanche un goccio innocente di tequila, mi sporsi fuori dal minivan.
Respirai l’aria calda di Ensenada, il sole era già alto nel cielo e dovevano essere le quattro del pomeriggio, ma la città dormiva ancora, segno di una notte passata da svegli, a ballare, bere, ridere e divertirsi. Inciampando nella gamba di Tristan, sdraiato per terra con un braccio a cingere le spalle della morettona abbronzata della sera precedente, mi domandai dove fossero Luke e James.
James.
Appena la mia mente formulò quel nome, il cuore si ribellò, provocando una miriade di brividi lungo tutto il mio corpo, e lì realizzai che il mio buon senso era andato definitivamente a puttane. Scossi la testa, chiudendo forte gli occhi e cercando di reprimere quel senso di nausea che il ricordo degli shottini buttati giù la scorsa notte mi provocava. Della sera precedente ricordavo solo quello: la tequila. Non ricordavo più nulla, assolutamente niente, se non due parole sussurrate dalle sue labbra: cuore selvaggio.
“Ah, ti sei svegliata”
La voce di Luke mi colse di sorpresa, così mi voltai verso di lui, che ne stava appoggiato al muro di quel locale che ci aveva ospitati nelle ore precedenti. Lo guardai gettare la sigaretta a terra, spegnendola con le vans nere, provocando lo scalpiccio del terriccio ed esalando l’ultima boccata di fumo. Luke era bello, ma bello da morire, uno di quei ragazzi che vedi per strada, ti giri e pensi che probabilmente è solo frutto della tua immaginazione, che uno così non può essere reale, non sulla Terra, almeno. Pensi che uno così sia legale solo in paradiso.
“Tu hai dormito?”
La mia voce sembrava provenire dall’oltretomba, e l’odore della mia bocca era ancora quello della tequila che avevo trangugiato avidamente assieme ai nostri svalvolati compagni di viaggio.
Luke scosse la testa, ma sembrava arrabbiato.
“No, e nemmeno lui”
Aggrottai le sopracciglia, confusa, senza capire di cosa stesse parlando.
“Ma lui chi? Adesso vedi le persone, Luke? Hai bevuto tanto anche tu ieri, eh?” lo presi in giro.
“Non scherzare, oggi non ne ho voglia” mi riprese lui, con gli occhi azzurri severi.
“Ah, ho capito – dissi, dopo qualche attimo di silenzio – è una di quelle giornate di merda in cui non pensi positivo”
Luke mi riservò un’occhiataccia, per poi trafficare nella tasca dei suoi pantaloncini sportivi neri, alla ricerca del suo pacchetto di Marlboro rosse.
“Guarda bene – disse, senza guardarmi, accendendosi la sigaretta tra le labbra – non lo vedi, ancora nel locale, seduto su quella panca, con lo sguardo fisso sul suo iPhone da bravo sfigato quale è?”
“C’è Harry ad Ensenada ed io l’ho saputo solo adesso?”
Lui mi guardò male, ancora. Così io sbuffai e mi sporsi, per vedere di chi si trattasse e mettere fine a quel teatrino.
“Che hai fatto a James?” chiesi, inquisitoria.
“Io? – chiese lui, retoricamente – nulla”
Ridussi  gli occhi a due fessure, studiandolo, e quando notai che evitava il mio sguardo, agii con le maniere forti. Gli sfilai la sigaretta dalle labbra, perché sapevo che lo faceva infuriare.
“Adesso tu mi dici che diavolo gli hai fatto”
“Ancora nulla, ridammi la sigaretta che non è giornata, te l’ho già detto”
La sua serietà mi mise quasi paura.
“Si può sapere che è successo? Ho ucciso qualcuno? Ce l’hai così tanto con me ancora per il Pick – up? Scusami, okay? Scusami! Dirò a Liam di comprartene uno nuovo, ora puoi scusarmi e farla finita? Mi stai particolarmente sui coglioni quando sei incazzato con me”
Luke non abbozzò neanche un sorriso, nulla, il niente più assoluto.
“Il Pick – up non centra” disse, prendendo una boccata di fumo.
“E allora cosa?”
Luke sospirò, per poi cedere, finalmente.
“Non mi va che tu te ne vada in giro a baciare ragazzi così a caso, okay? La mia donna non se ne va in giro a fare la troia nei locali” sputò quelle parole con il fumo, tra le sue labbra rosse.
Ragionai su ciò che aveva detto, dopodiché mandai a farsi fottere nuovamente il buon senso e strinsi i denti.
“Luke, prima che ti tiri un calcio, rimangiati tutto quello che mi hai detto – dissi, fingendo calma – adesso” sussurrai poi tra i denti.
“No”
“No?”
“No, hai capito bene” insisté.
“D’accordo, non mi lasci altra scelta”
“Vuoi picchiarmi?” mi chiese, sorridendo beffardamente.
“Non mi provocare”
“Avanti, picchiami”
Così mi strinsi nelle spalle.
“L’hai voluto tu”
Feci per sferrare quel calcio che gli avevo promesso, ma sul più bello, sentii due mani prendermi per i fianchi ed allontanarmi. Dopodiché vidi un paio di occhi azzurri frapporsi tra me e Luke.
“Spostati James, chiunque mi dia della troia merita un mio calcio”
“Non credo”
“Ne vuoi uno anche tu?”
“Chiunque ti dia della troia non merita nulla, se il buon senso non m’inganna”
Disse, senza guardarmi, calmo e pacato.
“Oh andiamo, la vogliamo smettere? – intervenne Luke, stanco – io non le ho dato della troia, per favore, amo Cecilia da matti, non mi permetterei mai”
“Non eri dello stesso parere due minuti fa”
“Hai finito? Lo sai che non intendevo quello”
“E che cosa volevi intendere con “Non voglio che tu baci ragazzi a caso?” – lo citai – non mi pare che io abbia baciato nessuno, ieri sera”
Così Luke guardò James, fulmineo, per poi improvvisare una risatina.
“Hai visto? Non se lo ricorda neanche, chissà che gran bacio devi avergli dato”
Scossi la testa, ponendo una mano davanti ai due.
“Un momento, noi ci siamo baciati?” domandai stranita a James, facendo tacere Luke.
James mi guardò con quei suoi occhi azzurri, un po’ deluso, per poi scrollare le spalle e lasciar perdere.
“Non importa, io me ne torno dentro – dichiarò – vado a svegliare quei coglioni, e tu – disse indicando Luke – stammi lontano, mi sembri un tantino instabile mentalmente”
“La cosa è reciproca - sussurrò Luke tra i denti, nei suoi confronti, mentre guardavamo la sua schiena allontanarsi verso il minivan – vuoi fare colazione?” disse poi a me, tranquillo.
“Non pensare di cavartela così, Hemmings”
Lui sbuffò, mettendo mano alle sue Marlboro.
“E smettila di fumare”
“E tu smettila di darmi contro, lo sai che lo faccio per te – disse – quello lì non ti meriterebbe neanche tra mille anni o di più, hai capito?”
“Sì ma, tu non darmi mai più della troia, okay?” mi addolcii.
“Promesso” mi scoccò un sorriso e mi cinse le spalle con un braccio, conducendomi all’interno del locale.
“Quindi sono la tua donna?” chiesi, sorridendo e prendendolo in giro.
“Smettila di fare domande così cretine, Cece”.
 
 
 
 
Il cornetto alla nutella giaceva nel mio stomaco, Luke stava fumando la ventesima sigaretta del giorno urtando i nervi a Connor e mentre Brad se ne stava svaccato sui cuscini colorati facendo finta di saper suonare la chitarra e parlare spagnolo, sfrecciavamo verso la prossima meta, di cui ancora ignoravo il nome.
“Ash, hai da fare? -  fece Tris – ti va una Corona e qualche tiro?”
“Drogati” sussurrai tra i denti, senza essere udita.
“Sì, ho davvero tanto da fare in un minivan con una che non regge l’alcool stravaccata sulle mie povere gambe ormai prive di sensibilità”
Stava parlando di me, per caso?
“Qualcuno qui si è preso una sbronza da paura, eh?” mi prese in giro il biondone.
“Sì, ma non urlare Tristan, okay? – gli chiesi, poco gentilmente e sdraiandomi di fianco a Brad, appoggiando delicatamente la nuca sul suo fianco sinistro – mi peggiori il mal di testa”
Tristan roteò gli occhi al cielo, mentre Ash, ridendo, lo raggiungeva. Io intanto cercavo lo sguardo di James, che se ne stava solo, emarginato, con gli occhi fissi sul suo iPhone. Non sapevo se volevo parlare con lui, cioè, ci eravamo davvero baciati? Ed io davvero non ricordavo quelle labbra sulle mie?
“Cece, che succede?”
Brad aveva smesso di suonare, la chitarra giaceva affianco a noi ed il suo cappello da cowboy era leggermente calato sui suoi ricci scuri.
“Hai finalmente capito che quella non la sai neanche accordare?”
“Carina – ironizzò – davvero”
“Lo so” mi pavoneggiai, sorridendogli.
“Seriamente adesso, che cosa c’è? Qualcosa che non va?”
“Perché pensi che ci sia qualcosa che non va?” lo guardai, di sbieco, dal basso del suo fianco.
Brad guardò prima James, poi me, poi ancora James e poi di nuovo me.
“Beh?” gli domandai, spazientita.
“Beh, tu sei qui, mezza andata ed in silenzio – cominciò – lui è lì, che fissa l’iPhone da quando siamo partiti e non spiccica parola neanche con Connor”
“È molto grave?”
Brad mi guardò, eloquente, per poi annuire. Così io sbuffai.
“Okay, d’accordo – mi alzai, mettendomi a sedere a gambe incrociate davanti a lui, che rimase sdraiato – ieri sera a quanto pare ci siamo baciati, ed io non ricordo nulla”
Brad strabuzzò gli occhi, facendomi sentire in colpa e tremendamente cretina.
“Hai baciato McVey? Ma quanto cazzo hai bevuto ieri sera?” mi domandò, sinceramente sorpreso.
“Tanto, te lo assicuro, o adesso me lo ricorderei, almeno”
“E lui si è arrabbiato tanto?”
“No, almeno non credo, non mi parla, non parla con nessuno, non dice nulla, finge che non gli importi di niente e nessuno”
“Lui è così – mi mise al corrente – James fa sempre così, finge che non sia successo nulla, se tra un’ora o di meno verrà a parlarti come se niente fosse, non stupirti”
“È così tanto testa di cazzo?”
“No, è solo davvero poco orgoglioso e preferisce passare sopra le cose”
Annuii, assimilando le informazioni su quell’emblematico ragazzo.
“Imparerai a conoscerlo” disse poi, riprendendo la chitarra.
Lo guardai per un po’, dopodiché mi sdraiai nuovamente su di lui e chiusi gli occhi.
“Sai suonarla una ninna nanna in spagnolo?”.
 
 
 
 
 
Quella frenata brusca, Joe me l’avrebbe pagata.
“Bei capelli, Cece” mi sussurrò Tristan all’orecchio.
“Va’ al diavolo, Tris”
Lui rise, e sul mio volto spuntò un sorriso, ma non per Tristan, sicuramente fu per il sole ancora caldo che stava per salutarci, di quella cittadina spagnola senza nome.
“Mexicali  - disse poi Con – eccoci, l’uragano è arrivato anche da te”
“L’uragano?” chiese stranito Tristan, ovviamente il più stupido del gruppo.
“L’uragano Cecilia, no?”
La voce di James mi sorprese, era da stamattina che nessuno la sentiva. Così ci girammo verso di lui, insieme, ma lui guardò solo me, mostrandomi un sorriso. Strano, strano ragazzo.
“Ah, bentornato tra gli esseri parlanti, McVey” lo prese in giro Brad.
Io scossi la testa, un po’ frastornata da quel repentino cambio di umori e personalità.
“Dove sono Ash e Luke?” chiesi.
“Stanno scendendo” mi rispose James, accendendosi una sigaretta, affianco a me.
“Ti dispiace? Odio il fumo passivo, se volessi fumarmi una delle tue Marlboro te lo chiederei, non credi?”
“Hai un minuto?”
Ma mi ascoltava quel ragazzo?
“Ho tutta la vita, no?”
Rimanemmo a guardarci per qualche secondo, in silenzio, fino a che le scale del minivan non scricchiolarono, ed un paio di occhi azzurri che non erano quelli di James, si palesarono davanti ai miei.
“Che fate qui? Non avete fame? Io sto morendo” disse Ash, allegro.
“Sì, arriviamo tra un minuto, giusto James?”
Lui annuì, e Luke gli lanciò un’occhiata ammonitoria.
“Ti cronometro, McVey”
Io ridacchiai, ed i due amigos ci lasciarono soli, entrando nel ristorante che aveva adescato Bradley.
“Ma chi è quello, tuo padre?” mi chiese James, spegnendo la sigaretta sotto la sua Nike.
“Una specie” ironizzai io.
E poi tornò il silenzio.
“Mi dispiace”
E lui scagliò la prima bomba.
“E per che cosa?” chiesi, stranita.
“Per essermela presa così tanto”
“Ah, allora te la sei presa”
Lui annuì, e scagliò la seconda bomba.
La terza, per il mio cuore, arrivò quando si leccò le labbra.
“Scusa”
“Non devi scusarti, è un mio problema – mi difese da se stesso – non so neanche io cosa mi sia preso, non significo niente per te, come tu per me”
“Ah”
E quella fu la quarta, quella letale.
“No, non hai capito – increspò le labbra – intendevo dire che tra noi non c’è nulla, ma non perché non ti trovi bella o cose così, semplicemente perché tu non sai niente di me né io di te”
Lo guardai per un po’, mordendomi il labbro per non sorridere e ripensando alle parole di Brad di poco prima.
“Perché non ci sei passato sopra, questa volta, con me? Perché non hai fatto finta di niente e non mi hai parlato di quanto oggi il tempo sia bello o di quanto ti piaccia indossare queste canottiere a maniche larghe? Insomma, cose che non centrassero nulla con quello che era successo”
“Hai parlato con Brad?”
Annuii, e lui rise.
“Per quanto lui abbia ragione, questa volta sentivo di dover fare diversamente – confessò – e ancora non so perché, ma appena lo scoprirò, giuro che sarai la prima a saperlo”
“Oh, gentile da parte tua”
“Allora, che ne dici? – iniziò – puoi venire con me o rischio di perdere un braccio causa Luke?”
“Luke non è un tipo manesco, lui è.. – ma mi interruppi, ragionando – dove vuoi portarmi? Ci perderemo nella Bassa California, nessuno dei due è un aitante messicano mangia empanadas”
Avrei voluto dire bevitore di tequila, ma le ferite della notte precedente erano ancora aperte.
“Voglio raccontarti una storia”
“Una storia? Tipo una favola della buonanotte?”
Lui scosse la testa, sereno.
“Non credo sia adatta, ma se ti piacerà, potrò anche raccontartela tutte le volte che vorrai, prima di dormire”.
 

 
 
 
 
 
 





#highopes
sono consapevole di quanto questo capitolo sia insulso e di quanto io sia in ritardo.
1 - anche se è insulso, si capisce qualcosina in più di james, no?
2 - in quanto al ritardo, sono imperdonabile, scusate
la scuola mi sta massacrando, per fortuna sta finendo e speriamo di uscirne da vincitori.
prometto che con l'estate sarò più costante, per il resto vi voglio bene, state sempre con me <3
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Little star ***






 
4.

Little star



“Ma dove diavolo stiamo andando? – domandai spazientita, mentre seguivo James nel deserto messicano – ti sto odiando più del solito”
“La cosa è reciproca – replicò lui, mentre camminava davanti a me – ti stai lamentando più di quanto non lo faccia già in viaggio”
“Scusami se sto trascorrendo le mie giornate con cinque cretini senza senso dell’orientamento” ribattei, acida.
“Siamo sei, adesso è passato un po’ di tempo, dovresti smetterla di dimenticarti di Tristan”
“E chi ti dice che io mi sia dimenticata di Tris, e non di te?”
Si fermò, facendomi scontrare con il suo petto scolpito: era un palestra dipendente quel dannatissimo ragazzo.
“Ti piacerebbe che io ci credessi, vero?”
Le sue labbra erano troppo vicine al mio viso, per permettermi di mentire.
“Tanto”
“Fortunatamente non sono quel completo coglione che credi che io sia”
I suoi giri di congiuntivi ed il suo profumo mi stavano confondendo, e non poco.
“Non credo che tu sia un coglione”
“Lo so”
Ed improvvisamente mi si allontanò, riprendendo a camminare.
Rimasi a fissare le punte dei miei stivali, domandandomi dove fossi finita negli ultimi cinque minuti e perché cavolo il mio cervello mi avesse teso un tranello del genere.
“Non farlo mai più!” urlai, indispettita, camminando velocemente verso di lui e tirandolo per una delle sue ventottomila canottiere, così da farlo girare.
“Fare che cosa?”
Fece per avvicinarsi di nuovo, ma lo bloccai, tendendo una mano davanti a lui.
“Non avvicinarti, sai benissimo di cosa sto parlando, Mr. Congiuntivi e profumo di tutto ciò che c’è di buono e benedetto da Dio al mondo”
“Eh?” domandò lui, confuso.
Così io scossi la testa.
“Ignora l’ultima parte”
“Sarà meglio”
Rimanemmo a fissarci per almeno due minuti buoni, dopodiché mi accorsi che stavo nuovamente vagando in quel mondo parallelo dove James mi rendeva cosciente quanto una drogata cronica.
“Muoviti, che è tardi – improvvisai, spingendolo – Luke potrebbe venire a cercarci, e bada bene che sta progettando la tua morte da qualche giorno a questa parte e questo mi sembra il luogo adatto dove commettere un omicidio”
“Sei tu quella lenta – mi incolpò – vieni qui, ci metteremo di meno”
Mi afferrò la mano, intrecciando le sue dita alle mie e prendendo a camminare. Stavo bene di fianco a lui: sentivo il suo braccio sfiorare il mio, il suo profumo misto all’odore delle sigarette mi solleticava l’olfatto e le prime stelle stavano iniziando ad apparire chiare nel cielo.
“Siamo arrivati?”
“Cristo santo, Cece – imprecò – sì, siamo arrivati, contenta?”
“Scusa, non volevo farti arrabbiare” dissi, alzando le mani in segno di resa.
“Entra qui dentro e tappati la bocca per cinque minuti, ce la fai?”
“Stronzo” berciai, entrando nel locale che mi aveva indicato.
Lui mi mise la mano libera sulla spalla, avvicinando poi le sue labbra al mio orecchio.
“Ora puoi lasciarmela la mano”
Strabuzzai gli occhi, mollando la presa dalla sua mano ed arrossendo visibilmente.
“Brutto stupido idiota..”
Mi allontanai da lui insultandolo e guardando meglio il locale in cui mi aveva trascinata: “Encantada de verte”, recitava l’insegna. Era un posto tipico, su due piani, con musica latina, gente che cantava, beveva, ballava  e rideva. Eravamo d'altronde nella Bassa  California, no? Mi ci stavo abituando, ed anche affezionando, a quei luoghi. Lasciavo un pezzo di cuore in ogni località in cui ci fermavamo.
“James! Da quanto tempo!”
Smisi di fare la sentimentalona, quando sentii una voce stranamente americana senza ombra di accenti messicani urlare il nome di James.
“Ehi, Talitha – salutò lui la ragazza sui venticinque anni che aveva appena scavalcato il bancone del piano bar – è bello vederti, sei stupenda”
Ah bene, le faceva anche la corte adesso.
Avrei dovuto sbracciarmi e ricordargli la mia presenza nel locale?
Si abbracciarono, ed io mi sentii terribilmente di troppo: quella Talitha era davvero stupenda, con lunghe trecce nere ai capelli, occhi scuri perfettamente contornati da una linea leggera di matita e due gambe da fare invidia ad Harry Styles.
“Ti presento la persona più irritante e fastidiosa che io abbia mai incontrato nella mia vita” disse poi James.
“Conosco già Tristan” scherzò lei, facendomi ridere.
Chiunque insulti Tristan Evans è degno della mia simpatia.
James ridacchiò, per poi voltarsi verso di me. Gli occhi di Talitha mi squadrarono, ed io salutai incerta con la mano.
“Talitha, lei è Cecilia – fece gli onori James – Cece, questa è Talitha, la mia sorellastra”
Sorellastra?
“Però – convenne Talitha, avvicinandosi a me – gran bella ragazza, complimenti James e tanti cari auguri a te Cecilia, James ha proprio un bel caratteraccio e non ti concederà neanche una minima parte dei suoi pop – corn, quando andrete al cinema”
Volevo morire, che imbarazzo, mi aveva scambiata per la sua ragazza?
“Chiamami Cece ma..” feci per dirglielo, ma venni interrotta da lui.
“Cece non è la mia ragazza, io ed i ragazzi stiamo dando un passaggio a lei ed i suoi amici fino a Tijuana”
“Oh, scusate allora – disse Talitha, sorridendo – vuoi mangiare qualcosa, Cece? Il deserto mette fame, sedetevi pure dove volete e preparatevi a mangiare le migliori empanadas della vostra vita”
E così ci lasciò, sparendo in cucina.
“Vieni, seguimi”
Mi riafferrò la mano, ed insieme salimmo le scale, fino ad arrivare su di una grande terrazza, con piena vista sulle stelle e quello che doveva essere l’oceano.
“Wow, non avevamo ancora visto il mare!” strillai come una bambina, mentre mi accomodavo di fianco a James.
Lui si fermò a guardarmi, sorridendo.
“Bella vista, vero?” esordì.
Ed io annuii, sorridendo serenamente.
“Dove siamo, James? Dove mi hai portata?”
Lui si guardò intorno, stralunato.
“Era un ristorante l’ultima volta”
Così lo guardai male, combattendo contro l’istinto di tirargli un tovagliolo addosso.
“Non siamo più a Santa Isabel, vero?”
Lui scosse la testa.
“No”
“Siamo almeno ancora a Mexicali?”
“Certo – annuì – siamo ad Encantada”
“E che cos’è Encantada?” dissi, con la bocca piena di nachos ricoperti di salsa piccante.
“Un’isola”
“Wow, ed è bella?”
“Giudica tu - disse, allargando le braccia – mare, stelle, profumo di sale e notte giovane, cosa vuoi di più?”
Lo guardai incantata, smettendo di ruminare, così lui fece lo stesso, sorridendo.
“Ti propongo una cosa”
“Sono troppo giovane per sposarmi, scusa, non prenderla sul personale”
“Non fare la bambina ed ascoltami”
Sbuffai, davanti alla sua serietà.
“Che ne dici di lasciare le ostilità a Santa Isabel e goderci Encantada?”
Lo studiai per qualche secondo, mi allettava quella sua proposta, James preso singolarmente non era niente male: mi piaceva parlare con lui e passare del tempo insieme.
Mano nella mano.
Okay, mano nella mano magari no.
“Ci sto”
“Ci stai?”
“Quante altre volte te lo devo dire?”
“Okay, andata allora”
Mi porse la mano, ed io lo guardai scettica.
“Non ti innamorerai di me, vero?”
“Mi preoccuperei del problema inverso, in realtà”
Gli strinsi la mano, sorridendo beffardamente.
“Non c’è pericolo, sta’ tranquillo”
“Detesto interrompere un momento romantico – comparve Talitha, con due piatti stracolmi tra le mani – ma dovete proprio assaggiare queste, Fernando si è superato stavolta!”
“Talitha, noi non..”
“Sì, sì, lo so James – disse lei, con una mano sul fianco stretto e sensuale – voi non state insieme”
Fece finta di allungarsi il naso, per poi voltarci le spalle.
“Va’ al diavolo, sorellina! – gli urlò James, bonariamente – e salutami Fernando!”
“Chi è Fefnando?” dissi, con la bocca piena.
“Fernando è il marito di Talitha, Fefnando non lo conosco, spiacente”
Lo guardai male ed inghiottii il primo pezzo di empanada.
“Dio, quanto sono buone!” urlai, deliziata.
“Ti piacciono?” mi domandò James, compiaciuto.
“Da morire, prendine una e prova anche tu la pace dei sensi, voglio condividere questo momento con te”
James afferrò una delle dieci mila empanadas del piatto, intingendola poi nella salsa piccante dei nachos.
“Un segreto?”
“Assaggia”
E così feci, provando un orgasmo da cibo.
“Ti adoro”
Mi guardò eloquentemente.
“Siamo già passati al “Ti adoro”? Avevi promesso che non ti saresti innamorata di me” scherzò.
“Smettila di sperarci”
“E tu smettila di ingozzarti, sembra che non mangi da mesi”
“Solo perché sono una ragazza non significa che io debba nutrirmi solamente di aria ed acqua minerale senza grassi”
“L’acqua minerale è senza grassi, Cece – mi corresse lui – e già lo so, che non sei una qualunque, una come le altre”
“Come le altre?”
Lui annuì.
“Tu bevi più di me, dici sempre la cosa sbagliata, pratichi della pungente ironia a livello agonistico ed hai gli occhi più grandi che abbia mai visto”
Rimanemmo a guardarci in silenzio per qualche secondo, mentre qualcuno suonava una canzone in spagnolo, alla chitarra, intonandone le parole.
Dopodiché presi un sorso della mia coca cola con ghiaccio e limone.
“Tocca a me?”
“No, non voglio sapere quello che pensi di me”
“E perché? Potrei sorprenderti”
“Avanti, allora”
Mi sistemai sulla sedia e mi sporsi verso di lui, scostandomi una ciocca di capelli scuri dal viso.
“Pensavo che non avrei mai conosciuto un ragazzo più emblematico, idiota, lievemente bastardo, raramente dolce, con due labbra da far invidia agli angeli del paradiso ed il cielo negli occhi, di Luke – mi fermai, sollevando l’angolo sinistro delle labbra – ma poi Brad è sceso dal minivan ed ha detto a Con di chiamarti”
“Per il pick – up?”
“Per il pick – up” assentii.
“Bella collana” mi disse poi.
I nostri visi erano vicini, vicini alla candela accesa nel mezzo del tavolo, ed ardevano, ancora non so se per la fiamma davvero poco distane dalle nostre bocche, o se per qualcos’altro.
Mi guardai il ciondolo con la “C” di Cecilia che pendeva al mio collo, e lo strinsi tra l’indice ed il pollice.
“Ce l’ho da quando sono bambina”
Seguì qualche secondo, di silenzio.
“Solo una domanda”
“Sarebbe?”
“Come sono le labbra degli angeli del paradiso?”
Mi strinsi nelle spalle, accavallando le gambe.
“Meno belle delle tue, sicuramente”.
 
 
 
 
 
 
 
 
Passeggiare sulla sabbia fresca di Encantada è una delle cinque cose che consiglio di fare a chiunque, prima di morire.
“Si può sapere che razza di amici hai, tu? – disse James, interrompendo il suono dell’infrangersi delle onde del mare sul bagnasciuga – non possono essere tutti come quei due svitati fuori di testa”
“Luke ed Ash sono il male minore – ammisi - dovresti conoscere Harry e Niall, loro sì che ci vanno giù pesante”
“E chi sono?”
“Fanno parte del resto della truppa, con Louis, Zayn e Liam – lo misi al corrente – Louis è il più tranquillo, è calmo e pacato, ci fa sempre ragionare ed ha fatto mettere la testa a posto a Niall, questo glielo riconoscerò per sempre”
“Com’è che li hai conosciuti?”
“Questa è una domanda difficile” dissi, fermandomi.
Così lui fece lo stesso.
“Non ti ho chiesto una formula di fisica quantistica, ti ho solo chiesto come hai conosciuto i tuoi migliori amici”
“D’accordo” concessi, sedendomi a riva .
Fissai l’orizzonte, dove il mare sembrava finisse, ma lui continuava, all’infinito. Ero rapita da quell’immagine, ma sussultai quando sentii il fiato caldo di James e la sua mano sulla mia spalla.
“Ehi – disse, sedendosi affianco a me – puoi fidarti di me”
Lo guardai, per poi sorridere, riconoscente.
“Grazie”
“Se te la senti, ovviamente”
Annuii, convinta.
“Non è una storia che racconto al primo che passa – cominciai – ma si tratta di te”
Lui sorrise, inumidendosi il labbro inferiore.
“Quando ero piccola, e vedevo tutte quelle bambine con gli occhi come quelli della propria mamma, mi sentivo fuori posto – iniziai, giocando con i granelli di sabbia – perché io avevo gli occhi neri, grandi, appariscenti, e la mia mamma li aveva azzurri, di quell’azzurro chiaro che mette quasi soggezione”
“È la genetica Cece, non funziona sempre così”
“Lo so, ma non è questo – dissi – anche Liam ha gli occhi scuri, non come i miei, ma come papà, almeno”
Lui si voltò verso di me, aggrottando le sopracciglia, confuso.
“Che significa?”
“Significa che sono stata adottata, James – conclusi – non conosco i miei genitori, non li ho mai visti e probabilmente mai li vedrò ma, forse è meglio così, d'altronde sono loro che non mi hanno voluta”
“Non deve essere per forza così  - disse lui – magari non avevano la possibilità di mantenerti, magari erano una coppia di ragazzini innamorati ma non sufficientemente pronti a regalarti quel futuro che un qualsiasi genitore spererebbe per il proprio figlio”
Sorrisi, piena di gratitudine.
“No, è più semplice di così – dissi ancora, con un sorriso amaro sul viso – mamma e papà non me lo volevano dire, ma io gliel’ho estorto, ho così dannato loro l’anima che alla fine me l’hanno dovuto dire per forza”
“E cos’era?”
“Quello che pensavo, loro non mi volevano, ero solo un errore e volevano disfarsi di me, al più presto – ricordai con amarezza – ma per fortuna loro mi hanno accolta, mamma, papà, Liam, ed ho trovato migliori amici come Zayn, ed il resto dei ragazzi”
“Mi dispiace Cece”
“È per questo che faccio sempre la dura – sentii le lacrime pungermi gli occhi – perchè a volte mi sento solo un errore, come lo ero per i miei genitori biologici”
James si voltò verso di me.
“Guardarmi e smettila di piangere”
Mi asciugò le lacrime con le dita e mi scostò delle ciocche di capelli dal viso, guardandomi severamente.
“Non sei tu – mi disse, sinceramente – sono loro ad aver commesso un errore, privandosi di tutto questo”
“Tutto questo cosa?”
“Te, Cece, privandosi di te – mi ripetè, dolcemente – ma quale pazzo si farebbe scappare l’uragano Cecilia?”
Scoppiai a ridere, insieme a lui, e non trattenni la voglia di gettargli le braccia al collo. Mi strinse forte a sé, ed io mi sentii nel posto giusto, per la prima volta nella mia vita.
“Scusami se ti ho annoiato”
“Non l’hai fatto, ma smettila di piangere come una ragazzina, non riesco a guardarti così”
Sorrisi, guardando dritto davanti a me.
“Sei un’idiota” gli dissi, ridendo.
Lui si sdraiò sulla sabbia fresca di Encantada.
“Vieni qui”
Mi sdraiai accanto a lui, posando leggermene la testa sulla sua spalla e lasciando che il suo braccio mi cingesse la vita, ancorandomi al suo corpo.
“Belle le stelle, vero?” gli domandai.
Lui annuì, voltandosi verso di me. Occhi negli occhi, spalla contro spalla, respiri caldi a contatto e le nostre labbra a pochi centimetri di distanza.
Sentivo il calore di quella bocca sulla mia, ma sul più bello, James voltò il viso e tornò a guardare le stelle.
Così mi trovai lì, come una cretina, a fissare il suo petto che si alzava ed abbassava regolarmente, con gli occhi semichiusi e la faccia di un’ebete in ecstasy.
Scossi la testa, tornando ad appoggiarmi alla sua spalla.
“Non te lo saresti ricordato domani mattina, comunque”
Strinsi i denti e scossi la testa.
“Dannazione James, ti ho già chiesto scusa, ero sbronza, magari potevi evitare di farmi bere una bottiglia di tequila da sola”
“Ero sbronzo anche io”
Sbuffai, sembrava parecchio scocciato per quella storia. Beh, probabilmente, lo sarei stata anche io, insomma: se fosse stato lui a dimenticarsene, io ne sarei morta.
“Okay, d’accordo, scusa, va bene?”
“Non me ne faccio niente delle tue scuse”
“E quindi? Cosa dovrei fare? Condannarmi ad una settimana di digiuno? Sarebbe una punizione adeguata secondo te?”
“Due settimane”
Alzai la testa, per riuscire a guardarlo negli occhi, ed insieme scoppiammo a ridere.
“D’accordo, sei perdonata, non m’importa”
“Menomale”
Passammo qualche secondo in silenzio: abbracciati, sulla sabbia, con l’acqua salata del mare che di tanto in tanto solleticava i nostri piedi nudi e le stelle a vegliare su di noi.
“James..”
“Sì?”
“Perché la tua sorellastra vive ad Encantada?”
Lui sospirò, avevo toccato un argomento difficile.
“Talitha ed io ci siamo nati qui, Cece”
“Ah sì? Sei messicano?”
“Californiano - mi corresse – siamo nati a Santa Isabel ed abbiamo vissuto ad Encantada per tredici anni, dopodiché, la musica è cambiata”
Ricordai le sue stesse parole, di quando eravamo ancora ad Ensenada.
“È questa la storia che volevi raccontarmi?”
Lo sentii annuire, dopodiché continuò.
“A tredici anni ero bilingue, parlavo molto bene sia l’inglese che lo spagnolo – disse, fiero delle sue origini, con un bel sorriso sulle labbra – mamma è della Bassa California, di Tijuana, e papà è inglese, di Londra”
“Si sono conosciuti qui?”
“No – scosse la testa, giocando con la mia collana – a San Diego, come noi”
“Oh” valutai io, intelligentemente, sentendo una scarica di brividi percorrermi la pelle.
“Andava tutto bene, io, mio fratello, che all’ora era ancora piccolino, e Talitha, la prima figlia di mia madre che aveva avuto con un altro uomo, vivevamo a Santa Isabel, fino a che mio padre non ha tradito mia madre”
“Cosa? - domandai, confusa – aspetta un attimo, con chi ha avuto Talitha tua madre?”
“Con uno stronzo, Talitha me l’ha raccontata tante volte questa storia – disse, con amarezza, stringendomi un po’ di più a sé – ha messo incinta mamma quando lei aveva a malapena sedici anni e poi, quando l’ha saputo, è scappato, come un codardo”
“Perché non te l’ha raccontata tua madre, questa storia?”
“Non le piace parlarne”
“Perché tuo padre l’ha tradita?”
“Diceva che tanto era una puttana, che aveva avuto un figlio da un altro quando era solo una bambina e che quindi non aveva fatto nulla di male”
“Che stronzo – e poi ragionai che stavo parlando di suo padre – cioè, no, scusa, non intendevo..”
“No, è uno stronzo, niente scuse”
Annuii, mentre lui teneva lo sguardo fisso davanti a sé e la mascella serrata, dalla rabbia.
“Ehi..”
“Mia madre non se lo merita, è una donna buona, forte, la migliore che io conosca – mi fece sorridere – ti somiglia, sai? Avete gli stessi occhi grandi, come quelli di Talitha”
“Anche tu hai gli occhi grandi” gli feci notare.
“Già, dimentichi un solo piccolo dettaglio – si voltò verso di me, sorridente – i miei sono azzurri”
“E che sarà mai? - scherzai, per farlo ridere, ma poi tornai seria – mi dispiace James, davvero”
“Tranquilla, sarei dovuto restare con lei, appena ho potuto, sono partito per l’Inghilterra, a diciassette anni, con la mia chitarra e mio fratello”
“Quanti anni ha tuo fratello?”
“Nash ha tredici anni, all’ora ne aveva dieci”
“Hai fatto quello che era giusto per te: partire con tuo fratello e seguire i tuoi sogni, non hai fatto nulla di sbagliato”
“Non vedo l’ora di vederla, ancora”
“Dove vive lei?”
“Ora a Tijuana”
“La vedrai presto allora, me ne andrò io e troverai lei”
“Che ci andate a fare a Tijuana?”
“Vogliamo fermarci lì per qualche mese, in realtà”
“E perché?”
“Deve esserci per forza un perché? Voi viaggiate a briglia sciolta”
“Noi stiamo cercando l’ispirazione”
“E l’avete trovata?”
“Diciamo che sono a buon punto”
“Tu che fai nella band?”
“Il chitarrista”
“Oh – valutai – i chitarristi di solito non hanno una storia d’amore con la voce del gruppo? Scommetto che è Brad, il cantante”
“Sì, è lui – disse – è per questo che indossa tutte quelle magliette colorate, deve tenere alto il nostro onore di band indie”
Scoppiai a ridere, mentre lui mi guardava, quasi sognante.
“Perché mi guardi?”
“L’ispirazione, ricordi?”
“In una pazza che ride?”
“No, in una stella che tengo tra le braccia, dieci volte più bella di quelle che guardiamo da qui”
“Come mi hai chiamata?” chiesi, incredula, guardandolo negli occhi.
“Sei la mia stella”
Gli sorrisi, e lui fece lo stesso: lì non eravamo a Santa Isabel, ma ad Encantada, e le ostilità tra di noi sembravano non esistere. Eravamo in un mondo parallelo, in cui io ero la sua stella e lui il mio salvatore, tra le cui braccia riuscivo a sentirmi a casa.
“Perché non restate con noi a Tijuana, sai quanta ispirazione ci troveresti lì nelle bottiglie di tequila e nei rodeo?”
Lui rise, ed io tornai a sdraiarmi sulla sua spalla.
“Cece, ricordati che qui tu hai me e solo me, ma una volta tornati a Santa Isabel e, cosa più importante, a Londra, tu lì hai Luke”
“Che centra Luke?”
“State insieme, non è vero?”
“Che domanda del cazzo”
Feci per alzarmi, ma lui mi bloccò per il polso.
“Dove vai?”
“Ovunque, dove non si parli di Luke Hemmings”
“Perché non vuoi parlarne?”
“Non adesso, non con te, è troppo complicato”
“Prima o poi me ne dovrai parlare”
“Prima o poi non è adesso”
“Vuoi andartene e rovinare la serata?”
Sbuffai, e lui si sedette, affianco a me.
“No – scossi la testa – ma non farlo tu”
“Non io, stavamo parlando di Luke, mi pare”
“Luke non rovina niente”
“Non l’ho detto io”
Lo guardai male, stava cercando di confondermi un’altra volta.
“James, smettila, non mi rigirerai come una povera cretina solo perché hai due occhi che quando li guardi ti manca l’aria”
“Carina questa, potrei rubartela”
“E scrivere una canzone su te stesso? Sapevo che fossi un presuntuoso cronico, ma così mi sembra eccessivo anche per te”
Il suo sguardo eloquente mi fece ridacchiare.
“Voglio il copyright, comunque” conclusi.
“Parlami di tuo fratello” se ne uscì lui.
“Liam? – chiesi, retoricamente, così lui annuì, stendendo le gambe verso di me – oh beh, lui è fantastico ed io lo adoro, vive da un anno con il suo ragazzo, Zayn, uno dei ragazzi migliori che io abbia mai conosciuto”
“Non sapevo che tuo fratello fosse gay”
Annuii, domandandomi se fosse un omofobo.
“L’amore è amore – disse poi, leggendo il mio sguardo – non ho nessun tipo di problema con gli omosessuali, se è questo che ti stai chiedendo”
“No, io..”
“Hai così una bassa opinione di me, Cecilia?”
“No, James” dissi, ferma.
Il silenzio regnò per qualche secondo, dopodiché lui sospirò.
“Scusa”
“No, scusa tu, è vero, l’ho pensato – ammisi – ma per un nano secondo, un quarto di nano secondo, un ottavo di nano secondo..” continuai, mettendomi in ginocchio.
“D’accordo, d’accordo, sei perdonata – rise, lui – perché dobbiamo sempre litigare?”
“Non è divertente?”
Lui annuì, sorridendo dolcemente.
“Non riesco a prenderti sul serio, comunque”
“Ed io non riesco a reprimere la voglia di prenderti a schiaffi”
“Ma che ti ho fatto?”
“Un minuto prima sei dolce e mi dici che sono la tua stella, un minuto dopo fai lo stronzo e mi dici che non riesci a prendermi sul serio  - spiegai – ma sei bipolare, per caso?”
Lui scoppiò a ridere, ed io lo guardai stranita.
“Sì, lo sei” mi risposi da sola.
Dopodiché lui si alzò, pulendosi i jeans dalla sabbia e tendendomi la mano.
“Che fai? Perché ce ne andiamo?”
“Resterei qui altri due giorni senza mai spostarmi neanche di un centimetro – mi disse – ma sono le tre del mattino, e scommetto che a Santa Isabel Brad starà cercando di chiamare la polizia, impossibilitato dal fatto che i telefoni non prendano, e Luke ci starà aspettando con un macete”
“Cretino” berciai, mentre gli stringevo la mano e mi alzavo da terra.
Feci per incamminarmi, ma sentii le dita di James allacciarsi al mio polso, attirandomi a sé.
“E comunque, Cece – mi sussurrò sulle labbra – non lo dico tanto per dire, tu sei davvero la mia piccola stella”.






#highopers
ciao belle de casa :)
come state? la scuola è finita yeeeeeep
speriamo bene dai, che magari ci arrivo in quinta l'anno prossimo!
anyway, ecco il quarto capitolo..
eravate ansiose di sapere cosa fosse quella storia di James, ed eccovi accontentate.
cosa vi aspettate? interagiamo un pò dai, chedetemi qualcosa nelle recensioni! ahahaah
se volete seguirmi su twitter sono @venerhe, ricambio volentieri :)
vi amo ciao

scusate ma questa ve la devo dire: al posto di highopes ho scritto "HIGHOPERS"
hahahahaha siete voi le mie highopers <3
okay ciao.

 

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Capitolo 5
*** Once again ***





 
5.

Once again 
 
 
La strada ci era sembrata più corta, mentre camminavamo mano nella mano verso Santa Isabel. James non sembrava preoccupato, i suoi occhi erano sereni ed io mi stavo lasciando trasportare dal suo buonumore.
Fino a che non arrivammo a destinazione, ovviamente.
“Ah, eccoli”
Riconobbi la voce di Brad, già in piedi, fuori da quello che doveva essere un locale, e parcheggiato davanti ad esso, c’era il nostro minivan.
Dopodiché vidi Connor correre fuori dal locale, allarmato.
“Con, è successo qualcosa?” gli chiese subito James, improvvisamente preoccupato, vedendo il suo migliore amico in quello stato.
“No, ma succederà presto se non te ne vai da qui” gli disse Connor, a denti stretti, vicino al viso.
“Non capisco - ribattè James – perché dovrei andarmene?”
Connor non fece in tempo a rispondere né io a dire nulla, che dal locale provennero delle strane urla.
“Lasciami Tris! So badare a me stesso!”  urlava Luke, e finalmente lo vidi.
Uscì dal locale freneticamente, con gli occhi arrabbiati e le mani di Tristan ed Ashton a tenergli le braccia, con forza.
“Luke, diavolo, torna in te!” gli urlò di rimando Ash.
“Mollami anche tu Ash, o giuro che te ne faccio pentire”
Non si era mai incattivito così tanto con il suo migliore amico, Luke. Ashton, arreso, mollò la presa dal suo braccio, guardando poi gli occhi di Tristan, dall’altro lato.
“Tris, lascialo perdere, ha ragione lui, non ha bisogno di noi, che faccia quello che gli pare” disse.
Ma poi, quando anche Tristan lo lasciò, Ash si sporse più vicino a Luke, per non farsi sentire dagli altri.
“Quando capirai che quello che stai per fare ti rovinerà, non venire a piangere da me, intesi?”
Luke lo guardò negli occhi, per poi scuotere la testa.
“Fidati di me, Ash”
Si guardarono ancora per qualche secondo, dopodiché Ashton annuì, e lì iniziarono i guai. Vidi Luke camminare velocemente verso di noi, così lasciai d’istinto la mano di James. I suoi occhi azzurri si alzarono nei miei, senza capire, ma io non gli seppi dare una spiegazione.
“Cece, va’ via da qui” disse Luke, rivolto a me, ma guardando gli occhi di James.
“Luke..”
Spostò lo sguardo fulmineo finalmente nei miei, di occhi.
“Cecilia, ascoltami una buona volta e vattene – mi ordinò nuovamente – va’ da Ash ed andate nel minivan, non voglio che tu assista, questa è una questione tra me e McVey”
Tornò a guardare lui, così James sorrise, beffardamente.
“Che cosa pensi di fare, Hemmings?”
“Io? Io cosa penso di fare? – ripetè, retorico – a questa domanda dovresti darmi tu una risposta, James” calcò sul suo nome, come se fosse un insulto.
“Luke..” ritentai, io.
“Cece, ti prego, vattene”
“Sì Cece, ascolta il tuo paparino e va’ via da qui – si mise in mezzo James – tanto questo qui non fa altro che darti ordini e prendere decisioni al posto tuo”
“Non sai di cosa parli” replicò Luke.
“So benissimo di cosa parlo, invece – sostenne convinto James, mentre io assistevo preoccupata allo scontro – dì un po’, Luke, è stata tua la decisione di mandare Cecilia con me su un’isola qui vicino, per tutta la notte?”
Vidi una luce farsi violenta negli occhi di Luke, in reazione alle parole di James, che mi avevano anche vagamente offesa.
“Brutto bastardo, ti faccio rimangiare quello che hai detto..”
Luke partì a passo di carica per tirare un pugno in faccia a James, così agii di conseguenza, gettandogli le braccia al collo e stampandogli un bacio sulle labbra, mentre le sue mani mi cingevano i fianchi.
“Luke, ti prego – supplicai, fronte a fronte con la sua – non farlo, sono qui con te, adesso”
Così lui annuì e lasciò la presa sui miei fianchi, intrecciando le sue dita alle mie, guardando per un’ultima volta James.
“Non avvicinarti mai più a lei” lo minacciò.
James scosse la testa, arreso, guardando verso il basso, ed io mi sentii terribilmente in colpa, così corsi verso di lui.
“Cece -  mi attirò a sé Luke -  dove vai?”
“Vado a dirgli che tra noi non c’è mai stato nulla – finsi, sorridendogli – torno subito, tu va’ dentro”
Non volevo mentire a Luke, ma dovevo una spiegazione a James, e lui non mi avrebbe mai lasciata andare, se gli avessi detto una cosa del genere.
“Che vuoi, Cece?” fece James.
“Mi dispiace che tu abbia dovuto guardare, ma dovevo farlo”
“Ah sì? Dovevi? Questa mi è nuova”
“Dovevo James, sì – ribadii – se non lo avessi fatto, adesso lo sai dove sarei?”
“Probabilmente insieme a me, senza inganni”
Rimasi in silenzio per qualche secondo, colpita dalla sua risposta.
“No  - dissi poi, raccogliendo le forze – sarei a litigare con Luke per averti spaccato la faccia, e poi sarei venuta da te, a sistemartela”
Lui scosse la testa, ridendo amaramente.
“Scommetto che domani te lo ricorderai, quel bacio”
Fui io a scuotere la testa, quella volta.
“Non hai capito niente, James”
“Invece sì Cece, ho capito anche troppo bene come funzionano le cose tra voi due, tra te e Luke”
“Non finchè non sarò io a raccontarti questa storia”
“Avanti allora – disse, allargando le braccia ed alzando un po’ la voce – raccontamela questa meravigliosa storia d’amore, non vedo l’ora di sentirla, potrei anche scriverci una canzone, che dici?”
“James! Dannazione! Smettila! - urlai, disperata – vuoi capirlo che è difficile anche per me?”
Si avvicinò a me, cingendomi i fianchi e stringendomi in un abbraccio. Socchiusi gli occhi e respirai il profumo del momento, fino a che non posò le sue labbra sul mio orecchio.
“Non urlare, o lui correrà fuori e tenterà di spaccarmi la faccia, un’altra volta – sussurrò – e tu dovrai andartene, un’altra volta”
Non dissi niente, mi limitai a guardarlo negli occhi. Adagiò la sua mano sul mio viso, per permettere al suo pollice di accarezzarmi il labbro inferiore. Sorrisi impercettibilmente, fino a che quella magia non finì.
“James, torna dentro”
James sbuffò, e si allontanò da me, allargando le braccia davanti a Brad.
“Che vuoi Brad, eh? – sbottò – devo assistere anche alle tue, di scenate di gelosia? Sono stanco, okay?”
“Anche io, non voglio che tu e Luke litighiate ancora – sostenne convinto Brad – e, soprattutto, non voglio che mettiate ancora Cece in mezzo”
James ridacchiò, amaramente.
“Cosa dovrei fare? Lasciare che Hemmings mi tratti come l’ultimo dei coglioni?”
“No – replicò Brad – devi fare il bene di Cecilia, razza di egoista”
“Brad, lui ci pensa a me” dissi io, ed entrambi si girarono stupiti verso di me.
James sorrise, sorpreso.
“Lo so, piccola – mi disse Brad, accarezzandomi il viso, con un sorriso dolce sulle labbra – ma non voglio che tu soffra, quei due saranno la tua rovina”.
 
 
 
 
 
 
“Avanti Luke, per favore”
Quel pomeriggio, seduti all’ombra di una dannatissima palma, con Luke perennemente con una Marlboro stretta tra le labbra e lo sguardo vacuo, non avevo fatto altro che supplicare. Volevo a tutti i costi che lui e James chiarissero, mi stavo affezionando a tutti quei cretini e quel viaggio insieme stava iniziando a piacermi, volevo godermelo fino all’ultimo insignificante momento.
“Cece, ti ho già detto di no, piantala di pregarmi, sei ridicola”
“Vaffanculo Luke – berciai, arpionandomi al suo braccio – te lo sto chiedendo per favore”
“Ed io te lo sto dicendo con calma, no” ribadì, prendendo una boccata di fumo.
Così giocai l’ultima patetica carta: avvicinai le mie labbra al suo viso, sbattendo fortemente le ciglia, lasciando che gli solleticassero le guance.
“Fallo per me” sussurrai.
“Così non vale”
Feci oscillare il mio sguardo tra le sue labbra fini ed i suoi occhi cielo.
“Vale eccome, Hemmings”
Premetti le mie labbra sulle sue, e lui tramutò quel contatto in un vero e proprio bacio: quanto mi piaceva baciarlo, dannazione.
Pensai cosa si provasse a baciare le labbra rosse di James, e mi maledissi per non ricordarlo.
“Sei scorretta” disse poi.
“Lo sai”
Lui annuì, poco convinto.
“Starai zitta e la smetterai di rompermi così assiduamente se andrò a parlargli?”
Mi alzai di scatto, facendo sì che lo facesse anche lui.
“Guarda – gli indicai – lui è lì, affianco al minivan, mandi via Tris, gli offri una sigaretta e parlate come due persone civili, che ne dici?”
“Che? – sbottò lui, incredulo – tu sei pazza se credi che offrirò una sigaretta a quello lì, parla di te come se fossi una prostituta del Moulin Rouge”
Lo guardai stranita per qualche secondo.
“Luke, ma che diavolo dici?”
“Dai, hai capito”
Sbuffai.
“Che ti costa? Ne hai altre diciotto lì dentro!”
“Cecilia Galaxy, sei una rompi palle”
“E tu un cretino – dissi, sorridente – lo farai per me, vero?”
Mi guardò per qualche istante, dopodiché, non riuscì più a trattenere un sorriso.
“Vieni qui”
Mi baciò, e poi mosse qualche passo verso di lui.
“E se invece..” disse, tornando da me.
“Va’ da lui e smettila di fare il coglione, Luke” misi in chiaro.
Finalmente si decise, ignorai il suo sbuffo e corsi al riparo, dove Brad stava parlando al telefono con non so chi. Chiusi la sua chiamata con l’anonimo e mi arpionai alle sue spalle.
“Cece, ma sei fuori di testa? Stavo parlando con mia madre!” sbottò Brad.
“Zitto Brad, c’è qualcosa di più importante a cui assistere, adesso”
“Tipo?”
“Tipo Luke e James che chiariscono”
“Che? - urlettò lui, sorpreso -  impossibile”
Mi guardò, ed io annuii, solenne.
“Guarda tu stesso”
Vidi Luke picchiettare sulla spalla di James, il quale si girò verso di lui.
“Che si dicono?” mi domandò Brad.
“Se stai zitto, magari riesco a sentirli”
Brad sbuffò, ed io tesi l’orecchio, aggrappandomi a lui.
“McVey..” cominciò Luke.
“Hemmings” fece James.
Luke sfilò il suo pacchetto di sigarette dai jeans neri, aprendolo davanti a James. Lui accettò, comunque sorpreso da quel gesto.
“Non montarti la testa – disse poi Luke, accendendosi la Marlboro – è stata un’idea di Cece”
“Immaginavo” disse James ridacchiando, sputando un po’ di fumo.
“Lei vuole che noi andiamo d’accordo”
“Davvero?”
Luke annuì.
“Cece, mi strozzi così, fai più piano!” urlò Brad.
“Shhhh!” berciai.
“Pensi di potercela fare?” gli domandò sempre Luke.
James indugiò per qualche istante, dopodiché annuì.
“Per lei, questo ed altro”
Mi sciolsi, e sorrisi dolcemente, al che, Brad se ne accorse.
“Togliti quell’espressione da ebete, piccola” disse, divertito.
“Tregua?” fece Luke, porgendogli la mano.
“Sogno o son desto?” disse Brad.
“Hai finito di fare la telecronaca?” ribattei io.
“Tregua” rispose James, stringendogli la mano.
Tirai un sospiro di sollievo, uscendo dal riparo, insieme a Brad.
“Vittoria, eh?” scherzò lui.
“Altroché, Brad”.
 
 
 
 
 
 
“Sono così fiera di voi!”
Con un balzo, gettai le braccia al collo ad entrambi, buttandoli sui cuscini colorati di James. Trovarmi a due centimetri sia dagli occhi azzurri di James che da quelli di Luke, mi provocò un non so che cosa di molto negativo alla bocca dello stomaco. Così mi alzai, prima di combinare qualche casino.
“Calma gli spiriti, bambina – mi disse Luke, alzandosi sui gomiti – non siamo diventati migliori amici, anzi, neanche amici, conviviamo pacificamente e lo facciamo per te”
Annuii, mi bastava.
“E non è poco” disse poi James.
Gli sorrisi, riconoscente.
“Me lo merito un bacio?” mi chiese Luke.
E con quegli occhi, come potevo dire di no?
James scostò lo sguardo, mentre Luke tornava da Con, Tris, Ash e Brad, posizionati davanti al piccolo televisore del minivan.
“Sfigati – dissi io, attirando di poco la loro attenzione – c’è il maxi schermo nel locale”
Si girarono tutti quanti verso di me, colpiti dalle mie parole.
“Dimmi che non stai scherzando e ti amerò per tutta la vita” disse Ash, alzandosi da un cuscino malandato.
“Non scherzo”
Mi scoccò un bacio sulla fronte, scendendo dal minivan.
Dopodiché fu il turno di Tris, che mi scompigliò i capelli scuri al vento.
Con mi pizzicò la guancia, Brad me la baciò e Luke mi accarezzò le labbra con le dita, dolcemente.
“Dovrà mettersi in fila, comunque”
Rimanemmo solo io, James e quelle parole.
“Cosa?” chiesi, stralunata.
“Ash – spiegò – dovrà mettersi in fila per amarti per tutta la vita”
Lo guardai negli occhi, di fronte  a lui, senza il coraggio di dire nulla, le parole mi si erano fermate in gola. Fino a che le urla disperate di Tristan non arrivano alle nostre orecchie.
“Campioni del mondo!”
Ed un italiano, furibondo, gli rispose.
“Siamo solo 1 a 1, capellone”
Dopodiché arrivarono le risate degli altri e dei tintinnii di boccali, segno di un brindisi in onore dell’insulto a Tris.
“Non vai a vedere la partita? C’è Italia – Inghilterra, sono i mondiali”
“Non mi va” disse lui.
“Già, neanche a me”
“Devi spiegarmi cosa c’è tra te e Luke” insisté.
“Non stasera, no”
“Lo dici tutte le sere”
“Ho qualcosa di meglio in mente”.
 
 
 
 
“Lo sai che non possiamo vivere eternamente ad Encantada, vero?” mi chiese lui retorico, stringendomi la mano ed attirandomi a sé.
“Perché no? – dissi, con un gesto circolare delle braccia – è così bello qui”
“Lo so, stella”
“Mi piace quando mi chiami così”
“Non puoi farlo, Cece” mi riprese lui.
“Cosa?” chiesi, stranita, accarezzandogli la guancia.
“Trattarmi così quando siamo lontano da lui, io impazzisco, lo sai?”
Roteai gli occhi al cielo, sedendomi sulla sabbia fresca delle otto e mezza di sera.
“Non parliamo sempre di Luke, okay? – lo invitai a sedersi affianco a me – hai portato la chitarra, no?”
“Non la vedi?” chiese, retorico, indicandola dietro le sue spalle.
“Cretino” berciai io.
Lui si sedette, guardandomi stranito.
“Perché mi hai chiesto di portarla?”
“Suonami qualcosa”
“Cosa vuoi che ti suoni?”
“Non hai nulla di nuovo nel repertorio?”
Mi guardò, non molto convinto.
“E dai, se mi piacerà, ti darò in regalo questa – dissi, indicandomi la collana con la C di Cecilia – lo giuro”
“È troppo importante per te, Cece – disse – non posso accettare”
“Chi ti dice che la tua canzone mi piacerà?”
“Sei stronza”
“No, sono realista – tagliai corto – dai McVey suona”
“L’ho chiamata Wild Heart”
Sussultai, erano le uniche due parole che ricordavo della nostra notte.
E lui se ne accorse.
“Sì, Cece” disse poi.
Ed iniziò ad intonare una melodia, mentre io stendevo le gambe e mi tenevo sui palmi delle mani,  guardandolo incantata.
I suoi occhi erano fissi sulla sua chitarra, le dita solleticavano le corde leggere ed un vento piacevole accarezzava i miei capelli.
Era un momento perfetto.
Ma lo fu di più quando i suoi occhi guardarono i miei, e le sue labbra mi sorrisero.
“Non ho ancora le parole”
Io, in tutta risposta, slacciai la collana dal mio collo e la legai intorno al suo.
“È stupenda”
“È  merito tuo”
“Mio?”
“L’ispirazione, no?”
Annuii, lusingata.
“Tu non canti?” gli chiesi, inclinando la testa e scrutandolo.
“Qualcosa, non troppo”
“ Non fare il vago con me, James, lo sai che non ti sopporto”
“Se è per questo neanche io, noiosa, viziata ed egoista”
“Presuntuoso, altezzoso e chitarrista da togliere il fiato”
“Non è un insulto”
“Non ne trovavo altri”
Lui sorrise, mostrando una fila di denti bianchi. Ma era perfetto per caso? Dannazione.
“Senti Mr. Occhi Azzurri – intervenni – non montarti la testa, okay?”
“Vuoi stare zitta? Rovini tutti i momenti più belli, un po’ come Luke”
“E tu vuoi smetterla di parlare di Luke? Sei innamorato di lui, per caso?”
“No – dissentì – non di lui”
Come faceva a dirmi quelle cose e restare così calmo?
O meglio, come faceva a dire quelle cose e pretendere che io restassi calma?
Gli gettai le braccia al collo, sdraiandomi su di lui ed inserendomi tra le sue gambe.
“Non dire mai più una cosa del genere”
“Ma che hai capito? – disse, ridendo – io sono innamorato della musica, nessuna donna sarà mai alla sua altezza, per me”
Mi ritrassi immediatamente, imbarazzata, a disagio e, soprattutto, tanto, ma tanto arrabbiata. Così mi alzai e me ne andai, incrociando le braccia al petto come solo una bambina capricciosa sa fare.
“Cece, vieni qua”
Disse lui, alzandosi e seguendomi, tirandomi poi per il polso.
“Lasciami e, cosa più importante, non toccarmi mai più” dissi, seriamente offesa.
“Non ti crede nessuno, stella”
“ E non chiamarmi più così – dissi – rivoglio anche la mia collana, dammela”
“Per riprendertela devi girarti e guardarmi”
Ragionai, e cazzo, aveva ragione lui.
“No” sostenni, comunque.
“Non fare la bambina, Cece”
Sbuffai, senza seguire il suo consiglio e mi girai verso di lui. Non l’avessi mai fatto, mi attirò a sé e mi ritrovai quelle labbra più vicino di quanto avessi mai voluto.
“Sei un bipolare testa di cazzo”
“Hai visto che l’hai trovato un altro insulto?”
“Vaffanculo”
“Mi ci mandi troppo spesso”
“Tu fai lo stronzo troppo spesso”
Stavamo sussurrando, e tutta quella vicinanza mi stava dando alla testa. Le sue labbra parlavano sulle mie, ed il suo respiro caldo, il suo profumo misto all’odore di quelle dannatissime Marlboro, mi fecero socchiudere gli occhi dal desiderio di sentire quella bocca premuta sulla mia.
“Non sperarci, non ti bacerò”
“Allora smettila di scrivere canzoni per me”
“E perché? Sei la mia stella, non posso evitarlo”
Mi lasciai scappare un sorriso, e lui mi strinse forte tra le sue braccia.
“Dormiamo qui, stanotte”
“Qui dove?” mi chiese, stralunato come suo solito.
“Qui, ad Encantada, sulla nostra isola, sulla spiaggia”
“Che dirà Luke domani mattina?”
“Non m’importa”.








 
#highopers
ciao bimbeeee <3
allora, come prima cosa vi dico che non voglio che pensiate che Cece sia una puttana.
nel prossimo capitolo vi spiegherò un pò di cose e finalmente la nostra cara protagonista si deciderà a parlare a James di lei e Luke, forse.
muhhahahaha ho il potere.
okay basta.
delirio time.
che dire? vi amo, grazie mille dell'attenzione che date alla mia storia <3
so di non essere proprio un asso nella scrittura, ma mi piace e ci provo.
e voi siete le migliori <3
se volete seguirmi su twitter sono @venerhe, ricambio sicuramente.
alla prossima bimbe <3

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Capitolo 6
*** Tecate ***





 
6.

Tecate
 

“Ragazzi..”
Stavo sognando, era l’unica spiegazione razionale. Così continuai a dormire tranquillamente, senza minimamente preoccuparmi di aprire gli occhi, sulla spalla morbida di James.
“Ehi, ragazzi..”
Ma che diavolo di sogno insistente! Questo tizio che ci richiama assomiglia parecchio a Bradley, comunque.
“Brad, sparisci dal mio sogno, non voglio vederti” sbiascicai.
Sentii il clone di Simpson sbuffare, anche il suo corrispondente nei sogni era irritabile e molto poco paziente?
“Cece, apri quei cazzo di occhi e sveglia James, dobbiamo darci una mossa ed andarcene da qui”
Un secondo..
Non era un sogno?
Aprii gli occhi e trovai gli stivaletti neri di Brad sulla sabbia di Encantada, dove io e James eravamo rimasti per tutta la notte.
“Brad, ma che succede?” gli chiesi, sfregandomi gli occhi ed alzando lievemente la testa dalla spalla di James.
“Succede che sono le otto del mattino e se non ci diamo una mossa, succederà il finimondo – fece una pausa – un’altra volta”
“Ma che succede?”
E poi dall’oltretomba arrivò la voce di James.
“Cece..”
“C’è Brad, è incazzato, non so perché, ma lo è ed a suggerirmelo sono i suoi occhi fuori falle orbite, è meglio che ti alzi, non voglio morire giovane”
Entrambi mi guardarono perplessi.
“Da quando parli tu, di prima mattina?” m’interrogò Brad.
“Da quando te ne vai in giro per le isole tu, di prima mattina?” domandai, di rimando.
“Ringrazia il cielo che sia qui, Cece”
“Si può sapere che diavolo è successo, Brad? – domandò, ma poi ci pensò su – anzi no, se riguarda ancora Luke, non ne voglio sapere nulla”
Lo vidi mettersi in piedi, mentre io guardavo dal basso verso l’alto Brad, sperando che la sua risposta fosse negativa e non si trattasse nuovamente di Luke.
“Allora passeremo il viaggio di ritorno in silenzio” decretò.
Sbuffai, tornando a stendermi con la schiena sulla sabbia, arresa e rassegnata a quella situazione.
“Avanti Cece, non abbiamo bisogno di ammutinati” fece James.
Ma prima che potessi muovere qualsiasi commento di natura sgradevole, sentii le sue mani sulle mie cosce lasciate scoperte dai pantaloncini.
“Ma che diavolo..?”
“Ottimo James, così non avremo una lumaca gigante al seguito” commentò simpaticamente Brad, mentre James mi prendeva sulle sue spalle.
“Tieniti” mi sussurrò.
“Come?”
James si voltò di poco, con le labbra vicine alle mie.
“Stringimi”
Gli sorrisi, e lui fece lo stesso.
“Andiamo? – domandò Brad – si torna a Santa Isabel”.
 
 
 
 
20 Giugno.
Santa Isabel, 9 AM.
“Tris? Ma che diavolo fai?” dissi, una volta arrivati.
Tristan stava portando la borsa di Connor sul minivan, dato che ci eravamo stabiliti per un po’ a Santa Isabel: a tutti piaceva particolarmente Mexicali.
Lui si fermò, guardandomi un po’ basito, beh certo, non dovevo avere proprio le sembianze di Venere: ero totalmente senza trucco, con gli occhiali sulla fronte a tenere fermo il groviglio di capelli mossi e dovevo avere un’aria  molto stanca.
“Intendi già in piedi alle nove del mattino, o con la borsa di Con?”
“La seconda”
“Anche se la prima rimane un mistero” fece Brad, sfilandosi i Rayban neri.
Tris roteò gli occhi al cielo, continuando la sua camminata verso il minivan. Così lo seguii.
“Ce ne andiamo, Cece – disse – prendi la tua roba velocemente e salta su, andiamo a Tecate”
“Cosa? No!” sbottai.
Tris si fermò, guardandomi.
“Dobbiamo arrivare a Tijuana prima di luglio, se ci fermiamo due settimane in ogni comune della Bassa California che ci piace, non ce la faremo mai” mi spiegò.
“Ma Tris..” tentai.
“Non dirlo a me, piccola”
“E a chi? Chi ti ha detto che dobbiamo arrivare a Tijuana prima di luglio? Ash?”
Tristan scosse la testa, ed andando ad esclusione, poteva essere stato solo lui.
“Cece, tutto a posto?” mi domandò James.
Lo guardai per qualche istante, in silenzio.
“Non si legge la parola omicidio, sulla mia faccia?”
James si massaggiò la fronte, stanco.
“Che è successo ancora?”
“Luke”
“Ma non mi dire” ironizzò.
Lo guardai male, ma d'altronde che potevo dirgli? Aveva ragione.
“Devo parlargli”
Feci per seguire Tris nel minivan, ma il suo braccio mi fermò per il polso.
“Che c’è?” gli chiesi.
“Vuoi che lo faccia io? Intendo parlargli”
 Scossi la testa, era decisamente fuori luogo.
“Non è proprio il caso, tranquillo, gliene dico otto – dissi – quattro per me, e quattro per te”
Lui sorrise, divertito e compiaciuto.
“Vai stella, ti aspetto qui fuori con Brad”
Annuii ed entrai in quella che, ormai, era diventata casa mia.
Lo scenario davanti a me era il solito: Connor buttato a caso su un paio di cuscini colorati con l’iPhone a qualche centimetro dal suo naso, Ashton addormentato sulla brandina e Luke a fumare, appoggiato ad una delle pareti del minivan.
“Ciao Cece” mi salutò Con.
“Ehi Con – lo salutai velocemente – Luke, io e te dobbiamo parlare”
“Ehi piccola, dove hai dormito stanotte?” mi domandò.
Okay, non sapeva niente, dovevo dirglielo io?
Forse sì.
“Sono stata..”
“Io e Cece abbiamo dormito nel locale, ci siamo scolati qualche bicchierino di troppo e le gambe non reggevano neanche fino a questo catorcio” improvvisò Brad, con una risata.
“Bada a come parli, Simpson – lo ammonì Connor – questo catorcio mi è costato l’ira di Dio”
Brad sbuffò ed io lo guardai, interrogativa.
“Ti spiego dopo” mi sussurrò nell’orecchio, per poi raggiungere Tris.
Io invece mi avvinai a Luke, posizionandomi davanti a lui, con le mani sui fianchi.
“Cos’è che devi dirmi, Cece? Hai baciato anche Brad? Beh, te lo ricordi stavolta?”
“Piantala Luke, lo sai che bacio solo te”
Così sorrise, facendomi spazio affianco a lui.
“Scusa” mi disse.
“Non fa niente”
“Allora, di cosa devi parlarmi?” chiese, spegnendo la sigaretta nel posacenere.
“Perché hai detto a Tristan che dobbiamo essere a Tijuana prima che arrivi la fine di giugno?”
“Non è così?”
“Lo era”
“Che significa “Lo era”?”
“Significa che adesso le cose sono cambiate”
“Ah giusto, adesso c’è McVey, hai ragione – fece schioccare la lingua – non avevamo messo in conto un biondone occhi azzurri che ti avrebbe fatto perdere la testa, prima di partire”
“Luke..”
“Luke niente, Cece” disse, gelido.
Così io abbassai lo sguardo, e lui mi accarezzò il collo, in silenzio.
“Dov’è la tua collana?”
Mi toccai il collo istintivamente, sfiorandogli la mano.
“Io..”
“Dimmi che l’hai persa, Cece, ti prego”
Lo guardai negli occhi, reggendo a fatica il suo sguardo.
“No, non l’ho persa” ammisi poi.
“Ce l’ha lui, non è vero?”
Annuii, senza guardarlo.
“Guardami – mi prese il mento tra due delle sue dita – guardarmi, Cece”
“Che c’è, Luke? Che vuoi che ti dica? Sì, okay? Sì! L’ho data a lui!”
Attirammo l’attenzione di Connor, ed Ashton si svegliò.
“Ragazzi, ma che diavolo..? Cece, perché urli come una matta?”
“Lei e Luke stanno parlando” lo avvertì Tris, intento a sistemare i bagagli.
“Non c’è James in giro, vero?”
“No, McVey è fuori”
“Perfetto, posso tornare a dormire”
Restammo qualche secondo in silenzio, dopodiché io mi feci coraggio.
“Quanto sei arrabbiato su una scala da uno a dieci?” gli domandai.
Non ero capace di dirgliene quattro, figuriamoci otto, per entrambi.
“Vieni con me”
Mi prese per mano e mi trascinò fuori dal minivan, intravidi James, ma con lo sguardo gli comunicai di restare dov’era. Chissà che cosa provava nel vederci mano nella mano..
Probabilmente nulla.
O almeno, lo speravo.
Luke si appoggiò ad una delle quattro mura del locale, ed io gli stavo davanti.
“Cecilia – nome intero, ahia – non prendermi per un egoista, sai che quando si tratta di te riesco ad esserlo ben poco, devi lasciarlo perdere, James”
“Ma perché? Che ti ha fatto?”
“Davvero non capisci perché? – mi chiese, retorico – piccola, i baci che ci diamo per me non sono più quelli di una volta”
Rimasi sconvolta, anche se me lo aspettavo, sentirglielo dire era tutta un’altra storia.
“Neanche per me, credo”
“E allora perché te ne vai in giro con quello lì? Scusami, ma fatico a capirti, questa volta”
“Non lo so Luke, sto bene con lui”
“Stai meglio con lui?”
“Meglio? Rispetto a cosa?”
“Me, Cece, rispetto a quando stai con me, lui ti fa sentire meglio? Più desiderata, forse? Più bella? Più amata? Più donna? Non credo proprio”
“No, Luke, non mi fa sentire meglio – gli dissi – niente di tutto questo”
“Non puoi più andare avanti così”
“Non posso scegliere, sono due situazioni troppo diverse”
“Invece è proprio quello che devi fare – m’impose – devi scegliere, o me, o lui”
Mi spiazzò. Volevo morire, volevo scappare, volevo andarmene. James stava diventando importante per me, iniziavo a tenerci da morire. Mi piaceva come riuscissi a sentirmi a casa tra le sue braccia.
Ma Luke?
Luke era la mia casa, lo era sempre stato.
Lo guardai negli occhi, mi avvicinai alle sue labbra e sorrisi su di esse. Lui fece lo stesso, premendole poi sulle mie.
“Non c’è nulla da scegliere, Luke”.
 
 
 
 
 
 
Eravamo appena arrivati a Tecate, alle sei e mezza del pomeriggio, sembrava una bella cittadina, non molto differente ad Ensenada, in realtà.
“Tecate?” domandò Ash, perplesso, con una cartina trovata in centro.
“Sì Ash, Tecate – gli chiarì Connor – qual è il problema?”
Ashton si strinse nelle spalle, senza darci più peso.
“Cece? – fece Brad, avvicinandosi a me – tutto bene?”
Annuii, con le dita intrecciate a quelle di Luke.
“Stai con lui, quindi?” mi chiese il moro.
“No – scossi la testa – non sono la ragazza di Luke”
“E lui lo sa?”
“Molto bene”
Brad rimase per qualche secondo in silenzio, fino a che James non ci superò fianco a fianco a Tris. Non parlavo con lui da quella mattina, da quando eravamo tornati insieme da Encantada.
Quel posto mi mancava già.
“E James?”
“Che cosa?”
“James lo sa?”
Scossi la testa, guardando in basso, mentre i ragazzi si fermavano davanti a quello che doveva essere un ristorante.
“No, James non sa nulla”
“Lo immaginavo”
“Che dovrei fare, Brad? Non so che cosa dovrei dirgli, come devo comportarmi, non so assolutamente nulla”
“Prova a parlargliene”
“Non capirebbe”
“Prova a parlargli di te e Luke, almeno”
Ci pensai un po’ su, era da tanto che James voleva una spiegazione sul rapporto che avevo con Luke, e forse era arrivato il momento di fornirgliene una.
Annuii, sorridendo al mio nuovo amico.
“Grazie, Brad”
“Quando vuoi, piccola”
Lo abbracciai, lasciandomi stringere dalle sue braccia.
Bradley era un ragazzo meraviglioso, come tutti gli altri biondoni, ma in lui avevo trovato un confidente ed un amico sincero. Forse andavamo così d’accordo perché eravamo gli unici a non essere biondi, lì, in quella banda di disadattati.
“Ci fermiamo qui?” chiese Con.
“Prossimo locale di ubriaconi e gente poco per bene, stiamo arrivando” fece Tris.
“Ti ci stai ambientando, eh Evans?” lo canzonò Luke.
“Fai poco lo spiritoso, Hemmings” scherzò Tris, ridendo.
La realtà era che ci trovavamo bene, in Bassa California. È vero, lì bevevano molto ma erano delle persone che sapevano farti sentire a proprio agio con loro, anche se noi arrivavamo da Los Angeles, e loro dal Messico. Era piacevole, passare il proprio tempo con gente così semplice e senza secondi fini.
Vidi Ashton e Luke entrare per primi, seguiti da Connor, Tristan e Brad. Quando anche James si accodò a loro, gli afferrai la mano, lasciando che si avvicinasse a me.
“Cosa vuoi?”
“Che mi rispondessi gentilmente, magari”
“D’accordo, dolce e leggiadra Cece – mi prese in giro – cosa vuoi?” e tornò ad essere rude.
“Voglio parlarti”
“Addirittura” commentò, sarcasticamente.
Mi scostai una ciocca di capelli dal viso e sbuffai, esausta di quella situazione.
“Dannazione al momento in cui sei sceso da quel minivan e dannazione al momento in cui mi hai stretto la mano, James!” sbottai.
“No, Cecilia, dannazione a te e dannazione al tuo Hemmings, dannazione a Tijuana ed alla spiaggia di Encantada, dannazione a tutto quello che ti riguarda!”
Ci guardammo in silenzio, e giuro, che non ci fu mai più un momento così adatto per un bacio, tra me e lui. Ma lui non mi avrebbe baciata, non l’avrebbe mai fatto.
“Brad dice che non sei orgoglioso, neanche un po’ – dissi, ridendo amaramente – ma lo sei, sei la persona più orgogliosa che io abbia mai conosciuto”
“Brad ha ragione – mi contraddisse – io non sono orgoglioso, non lo sono con nessuno, tranne che con te”
“Questo trattamento speciale perché mi chiamo Cecilia Galaxy e tieni tanto a me, o per altro?”
“È esattamente per questo, Cece”
“Ma che diavolo dici, James?”
“Dico che con te non sono la persona che sono con chiunque altro, okay? Ho cercato di.. – s’interruppe - dannazione, ma che ti parlo a fare? Qualsiasi cosa ti dirò tu dopo correrai lo stesso da Hemmings, quindi a che scopo parlarti?”
 “Vorresti davvero che non ci parlassimo più? Mai più?”
Tremai, a quella possibilità.
Lui sembrò pensarci su, ma poi scosse la testa, ed un peso che giaceva sul mio cuore, si sollevò inaspettatamente.
“No, non voglio questo”
“E che cosa vuoi da me, James?”
“Voglio che mi dici cosa diavolo c’è tra te e Luke, io sto impazzendo, Cece”
Annuii, dovevo dirglielo.
“D’accordo”
“Sul serio?”
“Sì James, sul serio”
“Okay allora, parla”
“Io e Luke non stiamo insieme – iniziai – ci conosciamo da quando io avevo dodici anni e lui quattordici, era uno degli amici di Liam e Zayn, che a quel tempo avevano solo sedici anni – mi fermai, per guardarlo – io non ne avevo, di amici, James”
“Perché?”
“Perché nessuno voleva stare con me, io ero la ragazza “adottata”, quella senza genitori, quella che non era stata voluta, che era stata abbandonata – mi faceva male ricordare – poi è arrivato Luke, è stato il primo ad aprirsi tanto con me, non gl’importava di nessuno, soltanto di me”
“E poi?”
“Poi ho compiuto quattordici anni, e lui sedici – sorrisi – il giorno del mio compleanno mi ha regalato una grossa e bellissima margherita, le mie preferite, e da lì ho capito”
“Cos’hai capito?”
“Ho capito che era Luke, la mia casa – dissi – era Luke quello a cui ero destinata, era arrivato, finalmente, dopo anni di tragiche lotte e speranze, lui era arrivato da me”
“Ti è stato molto vicino?”
“Giorno e notte, ma non siamo mai stati insieme, e non potremmo mai farlo – spiegai – è come se lui fosse la mia persona ed io la sua, né io né lui permetteremo mai che qualcuno possa rubarci l’uno all’altro, capisci?”
“Mi stai dicendo che sono di troppo?”
“No, James – gli presi la mano – quando ho conosciuto te, quando ti sei avvicinato tanto a me, ho sentito le stesse cose che ho provato quel giorno del mio quattordicesimo compleanno, quando avevo visto Luke con la margherita tra le sue mani”
“E cosa significa?”
“Significa che quando mi abbracci mi sento nel posto giusto”
Mi guardò, stirando un sorriso.
“Ma?”
“Ma non posso lasciare Luke, per nessuno”
“E allora perché questa non ce l’ha lui?” disse, toccandosi la mia collana al collo.
“Perché non sono dentro con lui?”
Lui scosse la testa, guardando in basso.
“James..” feci io.
“Dimmi, stella”
“Perché non mi baci?”
“Non posso”
“Perché no?”
“Perché poi lo farà anche lui”.









 
#highopers
Non vedevo l'ora di pubblicare questo capitolo!
ciao bimbe <3
come state? come procede la vostra estate?
vi giuro che io mi sto divertendo tantissimo, merito delle mie amiche stupende.
comunque, finalmente Cece spiega a James cosa c'è tra lei e Luke, cosa ne pensate voi?
preferite la Jecilia o la Lecilia? ditemelo dai
e poi, altra domanda, quante di voi shippano tradley?
bene, vi lascio con questi due interrogativi.
vi amo un sacco, siete la mia gioia <3







 

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