Il soldato a caccia di kamy (/viewuser.php?uid=60751)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 Un'altra possibilità ***
Capitolo 2: *** Cap.2 Obsession ***
Capitolo 3: *** Cap.3 Interrogatorio ***
Capitolo 4: *** Cap.4 Hail Hydra ***
Capitolo 5: *** Cap.5 Bucky cucina ***
Capitolo 6: *** Cap.6 Pranzo insieme ***
Capitolo 7: *** Cap.7 La follia dopo la morte ***
Capitolo 8: *** Cap. 8 Incubi anche da sveglio ***
Capitolo 9: *** Cap. 9 Il 'senso dell'umorismo' di Natasha ***
Capitolo 10: *** Cap.10 La moglie di Fury ***
Capitolo 11: *** Cap.11 Danza con me ***
Capitolo 12: *** Cap.12 Weapons ***
Capitolo 13: *** Cap.13 Dialogo notturno ***
Capitolo 14: *** Cap.14 Solitudine angosciante ***
Capitolo 15: *** Cap.15 Quaderni di ricordi ***
Capitolo 16: *** Cap.16 Complesso Stark ***
Capitolo 17: *** Cap.17 I hate bad boy ***
Capitolo 18: *** Cap.18 We need a talk ***
Capitolo 19: *** Cap.19 La verità su Howard ***
Capitolo 20: *** Cap.20 Dobbiamo dirlo a Stark ***
Capitolo 21: *** Cap.21 Tony scopre la verità ***
Capitolo 22: *** Cap.22 I sensi di colpa di Bucky ***
Capitolo 23: *** Cap.23 Chiamami James ***
Capitolo 24: *** Cap.24 Dichiararsi ***
Capitolo 25: *** Cap.25 Un caldo amore ***
Capitolo 1 *** Cap.1 Un'altra possibilità ***
Ringrazio anche solo chi legge.
E' il seguito di La vedova a caccia.
Partecipa alla fanfiction challenge II:
1)NatashaxBucky
prompt: proiettile.
Cap.1 Un'altra
possibilità
Natasha tirò un
calcio alto al sacco da boxe che teneva
appeso accanto al suo letto. Questo oscillò sfiorando
l’angolo dell’armadio. La
rossa piegò di lato il capo ed i boccoli rossi le
oscillarono
ai lati del viso.
Girò su se stessa e tirò un calcio
all’indietro, facendo cigolare la catena a
cui era collegato. Socchiuse gli occhi udendo un fischio. Mise le
mani sulle
pistole ai fianchi tenute da una cintura. Sentì la finestra
aprirsi, si voltò
di scattò, estrasse le pistole e sparò. Winter
soldier balzò ed evitò i due
colpì, rialzandosi in piedi. Saltò sul letto
tenendo sotto tiro con una pistola
l’assassina e stringendo l’elsa di un pugnale con
l’altra mano.
“Sei venuto per
morire?” domandò la Romanoff. Socchiuse gli
occhi e le iridi verdi le brillarono. Soldier rimise il pugnale sulla schiena e saltò
giù dal letto continuandola a
tenerla sotto tiro. Si chinò e con la mano libera
tastò vicino al comodino,
trovò l’interruttore della lampada e la accese.
“Non mi hai
ucciso per non fare un torto a Steve per
settimane intere. Non farlo adesso” rispose. I lunghi capelli
castano
scuro-rossiccio gli oscillarono ai lati del viso. Natasha
impallidì e strinse
le labbra rosa chiaro.
“Mi avevi
riconosciuta?” sibilò. Winter socchiuse gli occhi.
“Inizio a
ricordarmi le cose, ma se c’è una cosa che non
avrei mai scordato sono le tue labbra” rispose con voce roca.
Natasha caricò
le pistole.
“Ti devo
ringraziare per il proiettile con cui mi hai
perforato la pancia, donandoti un bel proiettile in testa”
ringhiò. Soldier deglutì a
vuoto un paio di volte.
“Vedevo solo la
missione, ma da quando quel tipo sul ponte mi ha
chiamato Bucky, si è mosso qualcosa in me. E quel qualcosa
chiama il tuo nome”
rispose. Natasha gettò indietro la testa e
scoppiò a ridere. I denti candidi le
brillavano alla luce della lampada.
“Ti risparmio il
proiettile solo perché quel qualcosa è
molto più umiliante di morire per te”
ribatté.
< Clint mi ha
risparmiato una volta, è giusto che anche
io dia un’opportunità a quest’idiota
> pensò.
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Capitolo 2 *** Cap.2 Obsession ***
Ringrazio anche solo chi legge.
E' il seguito di La vedova a caccia.
Partecipa alla fanfiction challenge II:
1)NatashaxBucky
prompt: Ossessione.
Cap.2 Obsession
Natasha abbassò
le pistole e le rimise alla cintola.
“Abbassa
l’arma, dimostrami che sei in buona fede” disse. Si
alzò dell’altezza di un’unghia la
cerniera, la pelle nera della tuta aderente
che indossava le stringeva i seni. Winter mise via la pistola e
deglutì a vuoto
un paio di volte guardando Natasha avanzare verso di lei. Sorrise e le
iridi
gli brillarono. La vedova camminò fino a lui ancheggiando.
Sorrise dolcemente,
gli mise la mano sul petto e il battito cardiaco di Bucky
accelerò. Gli tolse
le maschere sul viso e si leccò le labbra.
“Dimmi, sei
davvero così interessato a me?”
domandò. Soldier
le afferrò la mano, se la portò alla bocca e
sfiorò le dita candide con le
labbra.
“Sei la mia
ossessione, dea di ceramica” bisbigliò. Le iridi
di Natasha brillarono e accentuò il sorriso.
“Ossessione? Sei
davvero puerile” mugolò. Winter socchiuse
gli occhi e si piegò, avvicinando il viso a quello di lei.
Le lasciò andare la
mano e mise le mani sui fianchi di lei.
“Il tuo profumo,
il tuo sorriso. Ti vedo brillare per Steve.
Posso essere meglio di quel Capitano” mormorò.
Natasha sorrise.
“Mi darai tutte
le informazioni sull’Hydra?” domandò.
Bucky
annuì.
“Non posso stare
senza di te. Se chiudo gli occhi ti vedo
correre, saltare, sorridere e persino respirare” ammise.
Natasha mise le mani su
quelle di lui e le strinse contro i
propri fianchi.
“Fatti dire una
cosa da questa ossessione” sussurrò.
Scattò
in avanti e lo colpì con una testata, facendolo svenire.
Soffiò e fece scattare
il mento verso l’alto.
“Bambolina di
ceramica dillo a qualcun altro, demente”
ringhiò. Lasciò andare le mani di lui e gli
tirò un calcio.
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Capitolo 3 *** Cap.3 Interrogatorio ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Partecipa alla fanfiction challenge II:
NatashaxBucky
prompt: ricordo.
Cap.3 Interrogatorio
Bucky mugolò,
socchiuse gli occhi e guardò in basso. Delle
corde di metallo gli cingevano il corpo. Avvertì la spalla
formicolare. Alzò lo
sguardò e vide Natasha far cadere ai suoi piedi il braccio
di metallo. Ci fu un
tonfo e Bucky si divincolò. I lacci gli graffiarono la
pelle, dalle ferite
pulsantisgorgò del sangue e i suoi vestiti si strapparono.
“Sappiamo
entrambi che posso liberarmi in pochi secondi
esattamente come te e qualsiasi altra spia addestrata in questo
mondo” disse
atono. Abbandonandosi alla spalliera della sedia.
“Hai detto che
potevi darmi le informazioni sull’Hydra.
Comincia a cantare” ordinò Natasha. Prese
un’altra sedia, la mise al contrario
e vi si mise a cavalcioni. Winter si sporse in avanti e socchiuse gli
occhi.
“Ti ho
già detto che lo farò per te, ma ho i miei dubbi
che
mi convinceresti in altro modo” sussurrò con voce
rauca. La sua fronte sfiorò
quella di lei.
“So essere molto
persuasiva” sussurrò Natasha. Caricò la
pistola, appoggiandogliela sulla tempia. Bucky sentì il
metallo gelido a
contatto con la pelle.
“Non ho paura di
morire, la fedeltà fino alla morte è una
delle prime cose che mi hanno messo in testa. Sono stato torturato per
anni e
con le scosse elettriche ho confidenza addirittura dai tempi in cui ci
si è
divertito Teschio Rosso” rispose. Rimise i piedi della
propria sedia sul
pavimento. Le iridi verdi di Natasha brillarono.
“Te lo
ricordi?” chiese. Soldier annuì un paio di volte.
“Come ti ho
detto sto riappropriandomi dei miei ricordi. E
più so, meno vorrei. La mia vita ha sempre fatto
schifo” rispose. Natasha si
voltò e vide il moncherino del braccio.
“La vita non
è facile per nessuno. Servi l’Hydra solo per il
lavaggio del cervello?” chiese. Soldier schioccò
la lingua sul palato. Scattò
di fianco, con una spallata la disarmò e
raddrizzò la sedia, risistemandosi
dritto.
“Faccio parte di
quella branca. La testa a cui obbedivo era Russa ed era uno dei pochi
che utilizza ancora parola d'ordine. Oggi giorno le altre testa hanno
metodi diversi. E tutte hanno abbandonato parvenze naziste. Addirittura
la mia testa si comporta come uno dei servizi segreti sovietici"
spiegò Bucky.
Natasha si
voltò di scatto. Puntandogli in mezzo alla
fronte l’altra pistola.
“Cosa vuoi
dire?” chiese. Scese dalla propria sedia
continuando a puntarlo, ma allontanando la canna della pistola dalla
sua testa.
Si acquattò a terra mantenendo il capo alzato e prese
l’altra pistola.
“L’Hydra
che conoscevate è un ricordo” rispose Winter.
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Capitolo 4 *** Cap.4 Hail Hydra ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Partecipa alla fanfiction challenge II:
NatashaxBucky
Prompt: Abbraccio
Cap.4 Hail Hydra
Natasha rimise la seconda
pistola nella fondina. Si sedette
a cavalcioni sull’uomo seduto sulla sedia continuando a
puntargli la pistola
alla tempia.
“Liberano le
donne avviate alla schiavitù e alla
prostituzione, trasformandole in spie provette. Convincono padri di
famiglia o
agenti S.H.I.E.L.D. a passare dalla loro parte con dei programmi di
protezione
veramente funzionanti. Rendono corrotto il governo, in modo da sembrare
la
giusta alternativa. Aiutano deboli, anziani, bambini e derelitti.
Spesse volte
hanno salvato dei barboni, rendendoli uomini d’affari scaltri
al loro servizio.
Adesso giocano tra il bene e il male come se fossero Dio”
spiegò Bucky. Natasha passò la mano sopra il
braccio di
metallo.
“Eppure
torturano, deviano e impiantano cose simili”
sibilò.
“Nonostante la
deformazione dei ricordi sia dolorosa e
destabilizzante, nonostante io abbia perso la mia umanità,
ti ricordo che è grazie a loro che sono
ancora qui. Ridanno la
vita ai morti, sembrano capaci di donare
l’immortalità, trascendendo i limiti
umani. Capisci che è facile passare dalla loro
parte?” domandò. Natasha
digrignò i denti e corrugò la fronte.
“Simili follie
sono sempre esistite. E che siano nazisti o
no, quello che mi interessa, è eliminarli. Non mi piacciono
quelli che si
fingono dei sulle spalle di schiere di cadaveri”
ruggì. Winter socchiuse gli
occhi e le sorrise.
“Come vedi sono
ubbidiente. Non mi merito un bell’abbraccio
come ricompensa?” domandò con voce roca.
“Comincia a dire
i nomi, invece di fare propaganda. Forse
così lo avrai il tuo… abbraccio”
soffiò la Vedova Nera.
“Sarà
una cosa lunga. Dei componenti c’erano persino al
matrimonio dei Fantastici Quattro” ribatté Soldier.
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Capitolo 5 *** Cap.5 Bucky cucina ***
Ringrazio anche3 solo chi legge.
Partecipa alla fanfiction challenge II:
NatashaxBucky
Prompt: Sospetto
Cap.5 Bucky cucina
“Sono tre giorni
di fila che fai nomi” disse Natasha. Chiuse
il quaderno con dentro la matita e lo appoggiò sul letto.
Winter alzò lo
sguardo e sorrise vedendo che la donna teneva le due pistole nella
fondina.
“E ancora non ho
finito. Perciò sarebbe meglio mangiare,
adesso” disse Soldier. Si girò e guardò
la sedia vuota su cui erano appoggiate
corde e manette.
- Meno male che ieri ha
finalmente capito che può lasciarmi
andare in giro. Non mi funzionava più la circolazione e non
mi sentivo le
gambe - rifletté. Natasha si alzò in piedi,
raggiunse la porta della cucina e la
aprì. La indicò con la testa e Bucky
annuì. Le camminò davanti entrando nella
stanza. La donna entrò dietro di lui, osservandolo.
“Persino i
Presidenti ne facevano parte?” chiese.
Bucky aprì la lavastoviglie, ne tirò fuori una
pentola e annuì.
“Sì,
anche i più insospettabili” rispose.
Aprì l’acqua del
rubinetto e mise la pentola sotto il getto.
“Sai, sembri uno
di quelli che danno troppa attenzione alla
logica del complotto” ribatté Natasha.
Indietreggiò, raggiunse il frigorifero e
prese una bottiglia di salsa. Continuò a guardarlo chiudendo
l’anta del
frigorifero. Soldier ridacchiò e scosse il capo.
“Credevo fossi
una abituata a vedere tutto sotto la luce del
sospetto” ribatté. Natasha appoggiò la
bottiglia sul ripiano accanto al
lavandino, osservandolo con gli occhi socchiusi accendere il gas.
“Sì,
effettivamente sono abituata” ringhiò.
“Ci sono molti
più traditori di quanto pensi nello Shield,
nell’FBI e nella CIA. Sono anche tra i poliziotti, come hai
visto” rispose
Soldier. Mise il coperchio alla pentola e incrociò le
braccia.
“Mi sorprende di
più che tu sappia cucinare così bene”
sibilò Natasha.
“Uno dei pochi
ricordi che ho riguadagnato è Steven che loda
i miei spaghetti salsa e polpette” spiegò James.
“Sai Barnes, si
vede proprio che sei di Brooklyn” borbottò
Natasha.
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Capitolo 6 *** Cap.6 Pranzo insieme ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.6 Pranzo insieme
Bucky assottigliò gli occhi e guardò
Natasha bere dal collo della bottiglia la vodka, alcuni rivoli del
liquido trasparente le colava oltre le labbra carnose e rosse
scendendole lungo la guancia. Deglutì vedendo le gocce
scenderle lungo il collo affusolato illuminate dalla luce solare che
filtrava dalle finestre. Abbassò lo sguardo strofinando i
piedi per terra e ticchettò con le dita metalliche sulla
gamba, arrossandola sotto i pantaloni. Con l'altra mano
infilzò una delle polpette, se la portò alle
labbra e la addentò sporcandosi di sugo.
"Non pensi di bere un po' troppo? Non sono neanche le due del
pomeriggio e hai già bevuto più di cinque
bottiglie" sussurrò. Natasha scoppiò a ridere e
piegò di lato il capo, facendo oscillare i capelli rossi.
"Eppure anche tu ormai sei un po' russo. Lo sai che la vodka
è come acqua per gente come noi" sussurrò.
Girò dei fili di pasta con la forchetta e socchiuse gli
occhi.
"Stiamo fondendo culture diverse. Penso sia questo il vero modo per
sconfiggere l'Hydra" sussurrò Bucky. Natasha si
portò la fochetta alle labbra, mise il contenuto in bocca e
si passò la lingua sui denti color perla sporchi di sugo.
"L'unico modo è sparargli in testa. E tu, Winter, lo sai"
sussurrò. Bucky si grattò la guancia.
"Mi ricordi Steve. Degli alti concetti della guerra ha capito solo
corri, nasconditi, spara e approssimativamente sopravvivi. Ecco
perché andate d'accordo" mormorò. Natasha
appoggiò la forchetta nel piatto.
"Il tuo problema, Soldier, è che quando si tratta di guerra
o amore parli troppo e spari male" sibilò.
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Capitolo 7 *** Cap.7 La follia dopo la morte ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.7 La follia dopo la morte
“Per oggi basta
nomi, continueremo domani” disse dura
Natasha.
“Dovresti far
venire Steve. Almeno dandovi il cambio
riusciresti a dormire” rispose Bucky. Finì di
sciacquare l’ultimo piatto, si
piegò e lo mise nella lavastoviglie. La chiuse e si
voltò, vedendo la rossa
fissarlo. Era seduta sul letto e teneva una mano sul calcio della
pistola nella
fondina.
“Non so se ti
aiuterebbe” sibilò. Winter sbadigliò,
si voltò
e avanzò. Si sedette sul pavimento e alzò le
spalle.
“Lo dico per te,
io di dormire, dormo” spiegò. Si sdraiò
sul
pavimento, sbadigliò nuovamente e chiuse gli occhi. Il
respiro gli divenne
regolare e si addormentò.
James
avanzò ondeggiando.
I lunghi capelli castano-rossicci gli sferzavano la pelle
pallida e
teneva gli occhi sgranati. Avanzò nel corridoio nero,
sentendo il battito
cardiaco rimbombargli nelle orecchie. Sentì le risate dei
medici, vedeva una
luce bianca uscire dalle fessure delle porte chiuse ai due lati.
Udì le proprie
urla a causa delle scosse elettriche provenire dagli usci chiusi. Una
lacrima
gli cadde dal viso, finì sul pavimento creando dei cerchi
concentrici sulla
superfice scura.
“Bucky!”
sentì
gridare. Si voltò, un giovane biondo dal viso coperto da una
maschera bianca
era davanti a lui. Allungò una mano nella sua direzione,
gridò vedendola
diventare di metallo e deformarsi, le dita diventarono ondulate e il
palmo si
trasformò in un filamento allungato.
Soldier ringhiò
nel sonno e strinse il pugno di metallo. Il
sudore gli colava lungo il viso e ansimava, scosso da brividi.
Natasha si
portò il cellulare all’orecchio sentendolo
squillare a vuoto.
“Pronto?”
rispose Steve dall’altra parte.
“Ho il tuo
migliore amico a casa mia” bisbigliò la Vedova.
“Cosa? Stai
bene? Ti ha attaccata? Lui come sta?!” gridò
Steve. Natasha sentì una serie di tonfi e il Capitano
ansimare.
“Sembra essere
dalla nostra parte. Rilassati. Solo che mi
servi qui” sibilò.
Bucky si voltò
a faccia in su, strinse gli occhi e gemette.
James
si mise a
correre, sentiva ululati di dolore ed esplosioni. Accelerò,
ansimando e riuscì
ad afferrare il braccio del biondo che correva davanti a lui. Questo si
voltò,
Bucky gli tolse la maschera che indossava e gridò vedendo
che al posto del
volto c’era un buco nero. Precipitò
all’indietro, lasciò andare la maschera e
cadde girando ripetutamente su se stesso.
Si
ritrovò in piedi,
madido di sudore con gli occhi sgranati. Guardò a destra e a
sinistra, c’era
una superfice di neve e l’ambiente era illuminato da una luce
biancastra.
“C’è
nessuno?”
domandò. Si girò e urlò vedendo la
maschera di Iron man nella neve.
Indietreggiò e boccheggiò, tremando.
“Esperimenti
sugli
umani”. Sentì la voce di Howard alle sue spalle.
Vide se stesso ridere, vestito
da militare, abbracciato a Steve. I caschetti da soldati di entrambi
oscillavano sulle loro teste seguendo i tremiti dovuti alle loro risate.
“Test
74, mi
raccomando, voglio il braccio montato entro sera”.
Risuonò la voce dello
scienziato dell’Hydra.
Lo
Steve davanti a lui
si trasformò in polvere e l’altro se stesso smise
di ridere. Si voltò, i
vestiti da militari scomparvero e rimase vestito con una tunica bianca.
Metà
del viso si liquefece, mostrando le ossa e l’iride rimasta
intatta brillò di
rosso.
Barnes sgranò
gli occhi ansimando e si voltò, tremando
strisciò sul pavimento. Sbatté un paio di volte
le palpebre, vide Natasha
chiudere la porta alle spalle di Steven ed espirò.
“Ben arrivato,
Capitano” biascicò.
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Capitolo 8 *** Cap. 8 Incubi anche da sveglio ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap. 8 Incubi anche da sveglio
“Quindi mi hai
fatto venire per fare la spesa e passare in
farmacia?” domandò Steve. Si mise la mano sul
fianco e assottigliò gli occhi.
“Non lo sai che
ti ha scambiato per una delle Piccole donne?”
chiese Bucky. Ghignò incrociando le braccia e si sedette sul
letto. Steve arcuò
un sopracciglio.
“Di che cosa
stai parlando?” domandò. Natasha aprì
la porta
e gli indicò l’uscita.
“Di uno stupido
romanzo in cui delle ragazzine perfettine
sopravvivono allegramente al periodo da cui voi due venite”
ribatté secca.
Steve si passò una mano nel ciuffo di capelli biondo cenere
e uscì.
“Benissimo,
sarai diventato Winter, ma non smetti ancora di
prendermi in giro” brontolò. Natasha gli chiuse la
porta alle spalle e si
voltò.
“Se sei sveglio,
puoi iniziare a ridirmi i vari nomi degli
esponenti Hydra, invece di fare il letterato”
ringhiò. Bucky ticchettò con il
piede sul pavimento, sciolse le braccia e appoggiò le mani
sul letto.
“Puoi farmi
almeno un the? Sotto falsa identità mi hai
dimostrato che lo sai fare … anche le tue cioccolate erano
buone” sussurrò. La
Romanoff si voltò, entrò in cucina ed accese il
gas.
“Guai a te se
fai scherzi!” gridò. Soldier abbassò lo
sguardo e si osservò la mano di metallo, corrugando la
fronte.
“Non
pensavo che un
appassionato di arte e letteratura potesse fare il soldato”
disse Bucky.
Ridacchiò, scompigliò i capelli biondi di Steve e
gli fece l’occhiolino. Steven
si strinse lo scudo al petto e sbuffò.
“Certo,
ti ha fatto
bene. Sei passato da soldo di cacio a una stazza accettabile, anche se
io
preferisco guardarti le chiappone ripiene di siero”.
Continuò a punzecchiarlo
James. Steve avvampò e chinò il capo.
“Bucky!”
brontolò.
Winter sorrise,
socchiudendo gli occhi.
Una
serie di aghi si
conficcarono nella sua pelle, facendogliela bruciare ed i muscoli si
lacerarono.
Gli occhi gli si sgranarono, si mise a urlare fino a rendere rauca la
gola.
Sentì ridere intorno a sé.
Burnes tirò un
pugno al sacco d’allenamento appeso vicino al
letto. Conficcò la mano all’interno, lo
aprì a metà e della sabbia schizzò
tutt’intorno.
La pelle si lacerò, il sangue gli colò lungo il
braccio e macchiò le coperte e
alcune chiazze di sabbia. Natasha uscì dall’altra
stanza correndo, tenendo
entrambe le pistole davanti a sé. Sgranò gli
occhi vedendo il soldato
stringersi con il braccio di ferro quello ferito. Rimise le pistole
nella
fontina e digrignò i denti.
“Sei pazzo,
autolesionista o tutti e due?!” gridò. Soldier
sbatté un paio di volte gli occhi, deglutì a
vuoto e si voltò.
“Io …
soffro di allucinazioni …” farfugliò.
Natasha sospirò
e scosse il capo.
“Meno male che
ho mandato Steve a comprare i medicinali”
brontolò.
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Capitolo 9 *** Cap. 9 Il 'senso dell'umorismo' di Natasha ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap. 9 Il 'senso dell'umorismo' di Natasha
Natasha si sedette accanto
a lui, afferrandogli il braccio
ferito. Se lo mise sulle gambe e iniziò ad avvolgere la mano
in una benda
umida, nascondendo sotto il tessuto candido le nocche graffiate. Le
bende si
arrossarono, diventando rosso scuro. Winter deglutì a vuoto
un paio di volte,
sentendo bruciare e pulsare le ferite.
“Non dovresti
curarmi” sussurrò.
“Non mi va di
sentire la puzza della cancrena. Ed inoltre
non sopporterei la reazione sproporzionata e disperata di
Steve” sibilò l’assassina.
Bucky abbassò il capo ed espirò dalle narici.
“Io ti ho
sfregiato il tuo fianco meraviglioso, mi merito di
rimanere senza un braccio … e non per sostituirlo con uno di
metallo” mormorò.
Natasha strinse con forza le bende strappandogli un gemito di dolore.
“Smettila di
dire assurdità. Io punisco con la morte, non
con queste vendette trasversali da pazza sadica”
ringhiò. Bucky le accarezzò un
boccolo vermiglio con le dita di metallo e deglutì.
“Ti aiuto a
pulire o vuoi ricominciare con i nomi?” domandò
con voce roca.
“Prima di tutto
bevi il tuo the, mentre io pulisco. Dopo
ricominciamo con i nomi” rispose la Romanoff. Socchiuse gli
occhi e ghignò,
mostrando i denti candidi.
“Ed inoltre so
come umiliarti per vendicarmi per i miei
poveri bikini” sussurrò. Soldier
rabbrividì, Natasha mise la mano in tasca e ne
tirò fuori un elastico. Si sporse, gli prese i capelli
lunghi e glieli legò con
una coda sopra la testa.
“Degno della tua
idiozia” sussurrò. Ridacchiò, vedendo
il
soldato arrossire.
“Ammettilo. Tu
ti vendichi più per Steve, che per te stessa”
brontolò Bucky. Natasha negò con il capo e si
diresse verso la cucina.
“Sbagliato. Ho
solo imparato il senso dell’umorismo deviato
dell’agente Barton” ribatté. Winter si
strinse il braccio fasciato e dolorante.
“Qualcosa mi
dice che conoscere questo Barton, non mi
piacerebbe” borbottò.
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Capitolo 10 *** Cap.10 La moglie di Fury ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Partecipa alla fanfiction challenge II:
Personaggi:
Steve, Fury
Prompt:
e chi diamine è tua moglie? Maria?
Lanciata
da: La Morte Fidanzata.
Cap.10
La moglie di Fury
“Ti
rendi
conto che hai speso un sacco di soldi in medicinali? Non puoi sottrarre
fondi
allo Shield” si lamentò Fury. Si portò
la tazza di caffè alle labbra e lo
sorseggiò.
“Signore,
lo
Shield si è sciolto” rispose Steve. Si
passò la mano tra i corti capelli biondi
e sentì il generale digrignare i denti.
“E
dopo mesi
di missioni spionistiche lei ha il coraggio di dire una cosa del
genere? E’
stato ricostruito” ringhiò. Si abbassò
il cappuccio da rapper che gli copriva
il viso ed espirò dalle narici, che gli fremettero.
“Bah,
d’altronde
mi dovrei aspettare di tutto da uno che svaligia una farmacia quando si
rigenera con un super-siero” borbottò. Steve
incrociò le braccia sul petto
muscoloso e socchiuse gli occhi.
“Signore,
mettendola su questo piano, lei non è più il
direttore. Ed inoltre mi sembra di
averle portato una lista così completa di nomi Hydra da
andare oltre le più
rosee previsioni” ribatté secco. Fury
appoggiò la tazza di caffè sulla
scrivania, la afferrò per il manico e la fece girare
guardando salire un filo
di fumo chiaro con l’occhio sano.
“Sembra
mia moglie” si lamentò. Steve inarcò un
sopracciglio.
“Signore,
mi
permetta, glielo volevo già chiedere. Chi diavolo
è sua moglie? La Hill?”
domandò. Fury ghignò mostrando i denti bianchi.
“Per
citare
Stark, anche i miei segreti hanno i segreti. E’ un illuso se
crede che glielo
dirò” rispose.
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Capitolo 11 *** Cap.11 Danza con me ***
cap.17 drug
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.11 Danza con me
"Steve tornerà prima della fine del mondo? Ci sta mettendo
una vita" si lamentò Bucky. Si sfiorò i capelli
legati sopra il capo e sospirò, sedendosi sopra il letto.
Natasha si afferrò a una sbarra di ferro, alzando e
abbassando la gamba sinistra.
"Non puoi controllare ogni secondo l'orologio, tornerà"
ribatté la rossa. Iniziò ad alzare e abbassare
l'altra gamba. Si piegò all'indietro, toccò il
pavimento con le mani e fece una capriola all'indietro. Si rimise in
piedi e si voltò verso Bucky. Winter la osservò e
alzò un sopracciglio.
"Ho visto molte donne allenarsi, ma questo metodo mi sfugge"
mormorò. Natasha si raddrizzò, allargò
le braccia, si mise sulle punte e girò su se stessa.
Allungò una gamba, se la premette contro il petto
abbracciandola.
"Hai visto anche noi vedove nere?" chiese. Lasciò andare la
gamba, rimise il piede per terra e allungò le gambe facendo
una spaccata. Bucky ridacchiò e si massaggiò il
collo.
"Sì, ne ho viste così tante da aver dimenticato i
loro nomi" ribatté. Si avvicinò a Natasha, si
piegò in avanti, sfiorandole le spalle nude con una mano.
Natasha si voltò di scattò e socchiuse gli occhi.
"Il tuo arto è ancora ferito, non mi costringere a fargli
una leva, te lo manderei in frantumi" lo minacciò. Winter
alzò le braccia e indietreggiò.
"Voglio solo sapere cosa sono quei movimenti ipnotici"
mormorò. Natasha si alzò in piedi, gli
camminò intorno e gli ticchettò sulla fronte.
"Vuoi danzare con me?" domandò.
"Ci riesco" ribatté Bucky. Alzò una gamba,
saltellò, la alzò un altro po', sentì
la gamba scricchiolare e si sbilanciò. Natasha lo
afferrò per le spalle, raddrizzandolo.
"Sono una ballerina professionista, non mi sfidare" mormorò
al suo orecchio. Bucky sorrise e socchiuse gli occhi.
"Perché hai smesso?" domandò. Natasha lo
lasciò andare, mentre lui abbassava la gamba.
"Caviglie fragili" rispose.
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Capitolo 12 *** Cap.12 Weapons ***
cap.17 drug
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.12 Weapons
Noi siamo armi nate per essere
usate
"Beh almeno hai una caviglia fragile ancora attaccata".
Aprì e chiuse la mano di metallo. Natasha gli
prese il braccio metallico e glielo accarezzò.
"Pensi davvero che danzare fosse un modo per essere libera di fare
ciò che volevo?" domandò. Gli mise le
mani sulle spalle, e gli mise le gambe intorno alla vita avvicinandogli
il viso.
"Era una copertura? Allora perché mi hai chiesto di farlo?
Volevi dimostrarmi che non ero capace?" chiese il soldato. Le
accarezzò una gamba e lei lo lasciò andare,
cadendo in piedi.
"Mi sto divertendo a vedere quanto di me riesci a capire"
ribatté. Winter tentò di accarezzarle il viso e
Natasha schivò la sua mano, raggiungendo nuovamente la
sbarra di ferro.
"Ammettilo, vuoi solo farmi smettere di lamentare del fatto che Steve
non è ancora tornato" mormorò Bucky.
"E se anche fosse? Volevi ucciderlo e potresti volere continuare a
usarlo" ribatté Natasha. Winter si passò la mano
sulla spalla metallica, sentendo le ferite dolergli e coprì
la stella rossa.
"E' sempre stato la mia missione, anche se in modo diverso. Un tempo
ero il suo scudo, non l'arma che doveva ucciderlo" mormorò
con voce roca.
"Entrambi non siamo più quello che eravamo. Alla nostra
nuova vita siamo nati come armi per essere usati" ribatté
Natasha. Bucky la raggiunse e le prese la mano con la propria metallica.
"Siamo rinati una volta, possiamo farlo ancora, ma insieme"
ribatté secco.
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Capitolo 13 *** Cap.13 Dialogo notturno ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.13 Dialogo notturno
Dalla finestra aperta venivano i
rumori dei clackson e una
luce bluastra di un neon pubblicitario illuminava la stanza.
“Steve”
sussurrò Bucky. Rogers si voltò, allungando le
gambe
sul davanzale su cui era seduto.
“Natasha non è
ancora tornata?” domandò Winter. La luce
bluastra faceva scintillare il suo braccio metallico.
“No. Sta controllando gli
ultimi nomi che le hai dato.
Pareva sinceramente divertita oggi” disse. James prese una
sedia, la mise
vicino alla finestra e si sedette al contrario, appoggiando i gomiti
sullo
schienale.
“Perché ti ha
visto. Forse non la conquisto perché ama te”
brontolò Winter. Steve ridacchiò e le sue iridi
azzurre divennero liquide.
“Non la conquisti
perché in te è rimasto troppo di ciò
che
eri. Non le piacciono i fighetti con la situazione sotto controllo e
donne come
se piovesse” disse. Soldier abbassò lo sguardo.
“E non le piaccio io. In
fondo l’ho ferita” sibilò. Steve si
girò, guardando il palazzo di fronte.
“Lei dice sempre di vivere
nel passato e di avere nel cuore
una tormenta. Ripete a tutti che l’amore è per i
bambini, ma in realtà tutto
questo fa parte della montatura da vedova nera”
sussurrò. Bucky strinse le dita
metalliche.
“Anche tu hai messo una
maschera, mio caro Capitan America.
Preferivo quando eri un sincero ragazzino malaticcio che dormiva
abbracciato
con me perché infreddolito” si lamentò.
“A Natasha piacciono le
persone dolci, un po’ timide e
imbranate, che sono state intrappolate dalla guerra. Mostragli quello
che sei
veramente. La persona dolce e un po’ impacciata che conoscevo
solo io. E vedrai
che cadrà ai tuoi piedi” ribatté Steve.
Chiuse gli occhi e inspirò, sentendo
l’umidità
pungergli le narici.
"Quindi se me ne esco dicendole che
sembra un angelo dai capelli di fuoco come mi va?" domandò
Winter. Steve ridacchiò e scosse il capo.
"Male, esattamente come se le dici che ha un bel corpo".
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Capitolo 14 *** Cap.14 Solitudine angosciante ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.14 Solitudine angosciante
Bucky guardò la porta chiusa dell'appartamento e strinse le
labbra fino a farle sbiancare.
"Quanto ci mettono a tornare? Quando escono di casa sembra sempre che
partano per la luna, visto quanto ci mettono" si lamentò.
“Come
è
andata?”. Sentì la propria voce
domandare. La mano
gli tremò e rovesciò fuori dal bordo del
bicchiere qualche goccia d’acqua.
“Bene,
è sepolta
vicino a papà” ricordò la
voce di Steve
rispondergli. Si
portò il bicchiere alle
labbra e ne sorseggiò il contenuto, sentendolo scendere
lungo la gola. Lo
svuotò e lo appoggiò sul tavolo.
“Dormiamo
insieme per terra
sui cuscini del divano da quando
eravamo piccoli” udì la propria voce
rimbombargli
nelle orecchie. Si portò le
mani alle tempie e le massaggiò, mugolando.
“Tu
mi conosci. Non
è vero?!”. Le urla di Steve
rimbombarono
nella sua testa e boccheggiò. Tirò una manata al
bicchiere e questo cadde per
terra, frantumandosi.
“Bucky,
mi conosci da
quando sei nato”. La voce di Steve
nella sua testa si addolcì e sentì gli occhi
pizzicare. Cercò di regolare il
respiro e mugolò.
“Non
combatterò
con te. Tu sei il mio migliore amico”.
Proseguì la voce di Rogers nella sua mente. Si
alzò in piedi, rovesciando la
sedia per terra.
“Tu!
Sei! La! Mia!
Missione!” si udì gridare.
Indietreggiò,
sbattendo con le gambe contro la sedia strisciandola sul pavimento e si
allontanò dal tavolo.
“Allora
concludila,
perché io sarò con te fino alla fine”.
Avvertì la voce debole di Steve.
“E’ un ricordo,
è solo un ricordo!” strepitò. Raggiunse
la
parete e vi si appoggiò contro con il fianco, strofinando la
spalla di metallo
sul muro. La porta si aprì e una luce elettrica
illuminò la stanza.
“James, stai
male?” domandò la rossa, chiudendosi la porta
alle spalle. Vide Winter crollare in avanti, lo raggiunse e lo
abbracciò.
“Maledizione, non ti si
può lasciare solo, bambinone” disse
con tono gentile.
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Capitolo 15 *** Cap.15 Quaderni di ricordi ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.15 Quaderni di ricordi
Natasha sbadigliò, aveva
le occhiaie sotto gli occhi.
“Oggi dico a Steve che non
sono in condizione di andare in
missione. Sono dovuta stare sveglia dietro a un bambinone”
disse la Romanoff, uscendo dalla cucina con in mano una
tazza di caffè. La punta delle orecchie di Bucky divenne
vermiglia. Natasha lo
guardò seduto per terra, stava appuntando delle frasi in un
taccuino.
“Cosa stai
facendo?” domandò. Winter continuò a
vergare file
di parole.
“Ho paura di perdere
nuovamente i ricordi. Perciò me li sto
segnando tutti in dei quadernini” spiegò. Natasha
strinse le labbra e corrugò
le sopracciglia vermiglie.
“Stai prendendo appunti
sulla tua vita?” chiese. Bucky annuì
e si deterse la fronte sudata con il palmo della mano.
“Sì. E ho
intenzione di tenerli tutti con me. Mi sono
comprato uno zainetto” spiegò, indicando per
terra. Natasha si massaggiò il
collo.
“Hai approfittato della mia
oretta di sonno per sgattaiolare
fuori?” s’informò. Bucky si
mordicchiò il labbro.
“Non hai ancora capito che
non voglio né scappare da te, né
farmi ritrovare dall’Hydra” sussurrò.
Natasha osservò il cappellino da baseball
che indossava sui capelli disordinati.
“E il braccio di metallo la
gente non fa domande?” chiese.
Bucky negò con il capo.
“L’ho nascosta
con il giacchetto che Steve ha dimenticato
qui. Oh, ho fatto anche la spesa. Ora che la mia mano normale
è sana, ho
intenzione di cucinare” spiegò. Natasha
assottigliò gli occhi.
“Quindi hai comprato tu
quelle tre prugne, pensavo fossero
di Steve” disse. James sorrise.
“Sì, ma
tranquilla, sono solo tre” rispose. Natasha sgranò
gli occhi.
“Hai comprato solo tre
prugne?” chiese. Bucky cancellò una
parola e ne scrisse un’altra.
“Non me ne servivano altre
per la ricetta” rispose. Natasha
si sedette per terra accanto a lui, continuando a sorseggiare il
proprio caffè.
“Hai mai sentito parlare di
cassette di frutta?” chiese.
Winter ridacchiò.
“Hai mai sentito parlare
del risparmio?” domandò. Natasha
strinse un pugno.
“Sai, inizio a credere che
quando stai male, sei più
simpatico” borbottò. Bucky si voltò
verso di lei.
“Sto solo seguendo il
consiglio di un amico, essere me
stesso per una volta” ammise.
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Capitolo 16 *** Cap.16 Complesso Stark ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.16 Complesso Stark
“Steve viene sempre di
meno” notò Bucky. Natasha si passò le
mani tra i capelli vermigli.
“Sì, ma questo
non a causa dello Shield ricostruito” ribatté.
Era intenta a fare una serie di flessioni. Bucky osservò il
corpo di lei
flettersi e deglutì, arrossendo.
“E’ dovuto andare
al complesso di quell’egocentrico di
Stark. Non gli bastava solo la torre, ora ha fatto proprio una piccola
cittadina” si lamentò Natasha. Bucky
impallidì, si girò di scatto e le diede le
spalle. Natasha si alzò e lo raggiunse.
“Ed io dovrò
andare anche nelle missioni più importanti.
Però non ti voglio lasciare solo” gli disse.
“Vuoi legarmi a una sedia
finché non torni? Oppure puoi
congelarmi e scongelarmi come faceva l’Hydra”
propose Soldier. Natasha inarcò
un sopracciglio.
“Che battute
pessime” brontolò. Bucky incassò il
capo tra le
spalle e sospirò.
“Non è uno
scherzo, soprattutto l’ultima” sussurrò.
Natasha
gli diede un pizzicotto e o sentì gemere.
“Non dire certe
assurdità!” lo rimproverò. Winter si
morse
il labbro.
“Se mai mi
trasferirò al complesso tu verrai con me. A costo
di trascinartici” sibilò la Romanoff. Soldier si
massaggiò il collo.
“Stark è
affascinante?” domandò. Natasha
incrociò le braccia
sotto il petto.
“Come nessun altro, peccato
sia ugualmente infantile e
petulante” si lamentò. Bucky ticchettò
con la punta dei piedi.
“Assomiglia a suo
padre?” domandò. Natasha scrollò le
spalle.
“Non so se il padre di
Stark assomigli a Tony, nessuno ne
parla mai” spiegò. Winter corrugò la
fronte.
“Ti seguirò
ovunque” promise. Natasha gli ticchettò sulla
fronte.
“Stark non si
mangerà Steve, quei due sono come cane e
gatto, ma tornerà sano e salvo. Non c’è
bisogno di mettere su uno dei tuoi
teatrini da uomo vissuto” lo rassicurò.
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Capitolo 17 *** Cap.17 I hate bad boy ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.17 I hate bad boy
Natasha addentò una mela e
piegò di lato il capo.
“Posso leggere uno dei tuoi
quaderni?” chiese. Bucky
ticchettò con la mano sul pavimento.
“Qualcuno con le vicende di
Steve, scommetto” ribatté.
Natasha si grattò il sopracciglio e si sedette per terra, ai
piedi del letto,
accanto a lui.
“Sei propri convinto sia un
seduttore” sussurrò. Bucky
scrollò le spalle.
“Solo da quando ha il
siero. Prima anche due o tre ragazze
si interessavano a me e lui era come invisibile. Da dopo il siero, ero
io che
venivo ignorato come non esistessi” spiegò.
Natasha mosse l’indice e il medio
sul braccio di metallo, ticchettandosi e risalì fino alla
spalla.
“Quel tipo di ragazze ora
preferirebbero te. Tipico ragazzo
cattivo, con gli occhi cerchiati di nero, il passato drammatico e che
pensano
di poter cambiare” spiegò. Sbadigliò.
“No, non mi piacciono i
combattenti o bad boy” brontolò.
Alzò il capo.
“Di quelli ne ho sempre
visti tanti. Se proprio devi temere
la minaccia di qualcuno, abbi paura di Banner”
ribatté. Bucky avvertì una fitta
al cuore.
“E cos’ha di
tanto speciale?” domandò con voce tremante.
Natasha sorrise.
“Mi fa ridere”
ammise. Bucky gonfiò il petto e alzò il capo.
“Allora su quello sono
imbattibile. Non dimenticarti quanto
ti fa divertire il mio codino” si vantò. Natasha
roteò gli occhi.
“E ci sono delle scenette
divertenti nei tuoi taccuini?”
chiese. Winter ghignò.
“Tutte quelle che
vuoi” rispose.
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Capitolo 18 *** Cap.18 We need a talk ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.18 We need a talk
Natasha si appoggiò contro
la porta, osservando Steve
sedersi sul davanzale della finestra.
“Steve, è un bel
po’ che non vedi Bucky e avete parlato
pochissimo. Lui nel frattempo ha finito ben due quaderni di
ricordi” spiegò la
Romanoff. Bucky si appoggiò alla parete accanto alla
finestra.
“Davvero? Così
tanti?” chiese Steve.
“Vado a fare la spesa.
Quindi voi due rimanete soli e
parlate. Steve, buona fortuna” disse Natasha. Bucky
aprì la bocca per parlare,
ma la vide correre fuori e chiudersi la porta alle spalle.
“Mi ha proprio preso sotto
la sua ala protettrice. Penso mi
consideri un fratello minore” disse Steve. Bucky si
massaggiò il collo.
“Ho sentito che hai chiesto
aiuto a Stark per sconfiggere
alcuni infiltrati Hydra che ti ho segnalato”
sussurrò. Steve alzò lo sguardo ed
osservò l’insegna fuori dalla finestra, illuminata
dalla luce del sole.
“Ci voleva un hacker
più qualificato di Natasha per
sconfiggere i piani di Alexander Pierce. Così ho potuto
aiutare Stark con un’altra
associazione criminale, non c’è solo
l’Hydra” spiegò. Winter strinse le
labbra
fino a farle sbiancare.
“Ed ora ti sei trasferito
da lui?” chiese con voce rauca.
“Molti Avengers si stanno
trasferendo al complesso Stark.
Sai, ci sta ospitando ora che è arrivato Thor. Sai, il dio
nordico, vuole
recuperare lo scettro di suo fratello” spiegò
Steve. Bucky avanzò di un paio di
passi, staccandosi dalla parete.
“Sembri tenere molto a
Stark, Capitano” disse. Steve saltò
giù dal davanzale dei ricordi.
“Perché continui
spesso a chiamarmi Capitano? Non hai
recuperato ormai tantissimi ricordi?” chiese. Bucky si
girò e gli si mise di
fronte.
“Mi ricordo, adesso. Mi
ricordo che tua madre si chiama
Sarah. Mi ricordo che mettevi i giornali nelle scarpe, per poter
mettere quelle
vecchie di tuo padre. Mi ricordo che da bambino facevi lo strillone per
guadagnare qualche soldo” rispose. Steve allargò
le braccia.
“E la nostra amicizia? Ti
ricordi che c’è da quando siamo
piccoli?” domandò.
Bucky annuì.
“Mi ricordo quando ti ho
portato al luna-park. Hai vomitato
sulle montagne russe. Ed io ho cercato di rimorchiare una
rossa” rispose. Si
passò la mano umana sopra il braccio di metallo.
“Me la ricordo”
sussurrò Steve e gli sorrise.
“A quest’ora
sarà centenaria” borbottò Bucky. Steve
gli
diede una pacca sulla spalla.
“Anche noi,
amico” disse. Bucky si morse l’interno della
guancia e gli prese la mano nella sua.
“Steve, ho fatto cose
terribili, che ora non riesco a
perdonarmi. Ho dovuto uccidere chi non volevo, obbedendo a degli
ordini. E se
qualsiasi persona dell’Hydra venisse ora e mi dicesse di
nuovo quelle frasi, io
sarei pronto a rifarlo” mormorò con voce roca.
Steve gli strinse la mano.
“Buck, cosa mi
nascondi?” domandò Steve, addolcendo il tono.
Bucky osservò le dita rosate di Rogers.
“Alcune persone che non ti
aspetti sono entrate nell’Hydra.
Hai parlato con Peggy ultimamente?” domandò. Le
guance di Steve divennero di un
rosa più acceso.
“La mia
‘ragazzona’? Sì, sono andato a trovarla.
Sai, si è
fatta una bellissima vita e… abbiamo finto di ballare un
paio di volte, ma lei
non si può alzare dal letto” rispose.
“Ormai sarà
anziana” bisbigliò Bucky. Steve gli
lasciò
andare la mano ed annuì.
“Soffre di
Alzheimer” sussurrò.
“Steve… dobbiamo
parlare di lei” disse duro Barnes.
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Capitolo 19 *** Cap.19 La verità su Howard ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.19 La verità su Howard
Bucky indietreggiò di un
passo.
“Erano gli anni della
guerra fredda, l’America aveva bisogno
di tutti gli scienziati possibili per vincerla. Howard era diventato molto
disilluso.
Era stato accusato di tradimento contro la patria anche se non era
vero. Tutti
i suoi sogni andavano in frantumi, lo sai che avevate sognato di aprire
quello
studio cinematografico, ma è fallito. Peggy, a sua volta, si
è trovata in un
mondo ostico, maschilista. L’uomo che amava era molto malato,
suo marito era
zoppo, ma aveva riportato anche altre problematiche dalla
guerra”. Premesse.
Steve fece un passo in avanti e sporse il capo.
“Cosa cerchi di
dirmi?” domandò. Bucky guardò alla sua
sinistra e si concentrò sul letto.
“Howard ti considerava la
cosa migliore che avesse mai
fatto. Senza di te, è diventato sempre più
freddo. Ha fondato lo SHIELD con
degli ideali, ma poi ha deciso di farci entrare Arnim Zola.
E’ stato essenziale
per farci arrivare sulla luna e per evitare che l’Unione
Sovietica facesse
scoppiare una guerra” rivelò.
“Stai di nuovo difendendo
l’Hydra?” ringhiò Steve. Bucky
negò con il capo.
“Ti sto dicendo che come si
è diffusa in tutta l’Unione
Sovietica, si è diffusa anche in America. Nello SHIELD era
particolarmente
diffusa e Howard lo ha scoperto” ribatté.
“L’Hydra ha
ucciso lui e sua moglie?” domandò Rogers e la
voce gli tremò.
“Sì, Steve, ma
non è questo quello che cerco di dirti.
Howard e Peggy hanno dovuto fare dei compromessi, sono entrati nella
nuova
Hydra. Hanno potuto fare del bene, così”
esalò Winter.
“Menti” gemette
Steve, conficcando le unghie nella pelle dei
palmi.
“Però Peggy non
è mai andata oltre il limite e alla fine si
è ritirata da tutto, per fare la casalinga e così
era fuori da giochi. E Howard
non ha voluto consegnargli l’arma definitiva con cui fare dei
supersoldati” li
giustificò Bucky.
Steve cadde in ginocchio.
“Ti prego Bucky, dimmi che
è uno scherzo. E’ possibile che l’Hydra
ti abbia modificato i ricordi?” domandò. La porta
si aprì con il rumore di
chiavistelli che scattavano, Natasha vide Steve a terra e lo raggiunse.
“Cosa è
successo?” domandò. Steve la allontanò
e si rimise
in piedi.
“Steve, Howard è
morto proprio per aver tradito l’Hydra”
disse Bucky con voce tremante.
“Il padre di Stark? Non era
morto in un incidente d’auto con
la moglie?” disse Natasha. Appoggiò una mano sul
davanzale della finestra.
“Bucky…”
esalò
Steve.
Winter raggiunse la porta e la aprì.
“Ho ucciso i genitori di
Stark” esalò Bucky, uscendo dalla
porta. Natasha gli corse dietro e lo seguì lungo
l’androne delle scale.
“Dove vai?”
domandò.
“Tranquilla, mi faccio solo
un giro qui intorno. Non mi
allontano, non voglio finire in mano all’Hydra”
rispose Soldier, correndo giù
per le scale. Natasha tornò indietro e ritorno nella stanza
chiudendosi la
porta alle spalle.
“Si può sapere
cosa è successo?” domandò. Vide Steve
tremare, passandosi le mani sulle braccia. Lo raggiunse.
“Siediti,
sei
sconvolto” lo pregò.
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Capitolo 20 *** Cap.20 Dobbiamo dirlo a Stark ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.20 Dobbiamo dirlo a Stark
Natasha guardò Steve
seduto sul letto accanto a lei. Tentò
di appoggiargli la mano sul braccio, ma Rogers lo tirò
indietro.
“Steve, dobbiamo dirlo a
Tony” gli disse.
Steve si alzò dal letto e
tirò un pugno al sacco di
allenamento vicino ad esso.
“Così
ammazzerà Bucky” ringhiò. Natasha si
alzò in piedi a
sua volta.
“Tony non è quel
tipo di persona, ma odia i bugiardi. Noi…”
gli ricordò. Steve si nascose il viso tra le mani ed
ingoiò un singhiozzo.
“Steve…”
sussurrò Natasha. Steve abbassò le braccia.
“Vado a cercare
Buck” disse, con un tono duro. Natasha tirò
fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni.
“Sappi che io
dirò a Stark di venire qui” disse. Steve si
allontanò dal letto, dirigendosi verso la porta.
“Se attacca Bucky, io lo
difendo” disse secco.
“Ed io impedisco a Tony di
ammazzare entrambi” rispose Natasha.
Guardò Steve aprire la porta e sospirò.
“Guarda che casino
immane” brontolò. Steve si richiuse la
porta alle spalle e Natasha aprì la rubrica dei numeri.
“Tony capirà.
Bucky era obbligato ad essere Winter, in
realtà è una persona gentile, insicura, avrebbe
dovuto fare il cuoco… un po’
come Clint” si disse. Raggiunse il numero di Stark.
“Mi ricorda Clint, ma non
voglio che anche lui finisca
sposato con un’altra” sussurrò con voce
roca. Cliccò il pulsante della
chiamata, si portò il cellulare alle orecchie e
sentì squillare.
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Capitolo 21 *** Cap.21 Tony scopre la verità ***
Ringrazio
anche solo chi leggi.
Cap.21
Tony scopre la verità
Natasha
appoggiò la mano sulla porta, i capelli vermigli le
ondeggiavano
intorno al viso, sospirò pesantemente e bussò.
<
Non capisco perché sta costruendo un complesso
così grande > pensò.
"Stark,
sei in casa?" chiamò.
Una
luce azzurra la scansionò e la porta di aprì.
"Benvenuta,
agente Romanoff" l'accolse Friday.
Tony
fece capolino dalle scale, le scese velocemente e inarcò un
sopracciglio.
"Oh,
Ice Queen in persona. Ti serve un upgrade o volevi solo
vedermi?".
Natasha
entrò in casa e si mise una ciocca dietro l'orecchio,
sorrise
piegando le labbra rosse e piene.
"Stark,
mi servi tu" ribatté.
Tony
inarcò un sopracciglio, saltò gli ultimi gradini
della scala e allargò
le braccia.
"A
tua disposizione, se non hai intenzione di congelarmi il
cuore".
Natasha
volse lo sguardo, serro un pugno, ma continuò a sorridere.
"Non
sono sicura di non essere qui per quello". Allungò una
gamba, strofinando il tacco della scarpa per terra. "Tony, hai sentito
parlare di Barnes? Era il migliore amico di Steve durante la guerra ed
è stato
per anni un'arma nelle mani dell'Hydra". Indicò una
motocicletta
parcheggiata più in là, dietro di lei, con il
pollice.
"Te
ne parlo mentre andiamo, se vuoi".
Tony
scrollò le spalle, infilò le mani nelle tasche
dei jeans
raggiungendola.
"Sai
come si chiama? Karma. Il fatto che il BFF di Captain America
diventi l'arma dell'HYDRA si chiama Karma!".
Natasha
gli porse un casco da motociclista, accomodandosi in sella.
Tony
afferrò il casco, lo infilò e si sedette dietro
di lei, con un
sogghigno.
"Spero
tu non voglia farmi strane sorprese, Romanoff. Quei tempi sono
finiti".
Natasha
infilò a sua volta un casco e accese la motocicletta.
"Il
migliore amico di Steve, assomiglia molto al mio. Ama cucinare
come Clint, ma penso sia un italiano di seconda o terza generazione,
guardando
le ricette che preferisce.
Non
so se le sue parole possono essere prese per valide, l'Hydra gli aveva
fatto il lavaggio del cervello fino al midollo. Ancora pensa che
vogliano
aiutare anziani e disagiati". Diede gas e s'immise nel traffico.
<
Scherzi? Non so. Da quando frequento quei due idioti di Cap e Bucky,
mi sento una persona diversa. Persino l'ombra della stanza rossa si sta
allontanando da me > pensò.
Tony
gli poggiò la testa sulla spalla, tenendosi ai fianchi di
lei.
"E
m'interessa perché?".
Natasha
evitò una macchina dalla carrozzeria grigia cromata e si
abbassò,
aumentando la velocità.
Nonostante
sia un bambinone, di quelli che crede ancora nell'amore e nelle
fate, penso sia davvero convinto di quello che diceva.
Stark,
non voglio tenerti segreti e so quanto odi le bugie.
Ha
iniziato a dire cose 'strane' su tuo padre" rispose.
Tony
si sporse verso di lei, sogghignò mettendo una mano sul
volante della
moto, vicino ai freni.
"Romanoff.
Ho capito che mi nascondevi qualcosa dal 'Ti ricordi'.
Quindi adesso facciamo che accosti e mi dici tutto, oppure
fermerò questa moto
io, e non ti piacerà".
Fece
scorrere lo sguardo sul traffico che li circondava, sentiva il battito
cardiaco accelerato.
<
So cosa vuole dirmi. Lo so da quando ha cominciato a parlare di Bucky.
Eppure non riesco ad evitare reazioni istintive violente. Tutto
sommato, sono
ancora umano > pensò.
Natasha
girò l'angolo e parcheggiò in un vicolo,
fermò la motocicletta e
voltò la testa, coperta ancora dal casco.
"Non
ti sto nascondendo niente, Stark. Semplicemente non ho ben capito
nemmeno io e cerco di non dire cose che si possano fraintendere"
ribatté.
<
Steve, invece, non avrebbe voluto dirgli proprio niente. Speriamo sia
riuscito a trovare Barnes, non voglio giri da solo con quel peso sulla
coscienza >.
Tony
scese dalla moto, sfilò il casco e la guardò
dall'alto socchiudendo
gli occhi castani.
"Ti
ha detto di aver fatto qualcosa a mio padre per ordine dell'HYDRA,
mentre era sotto controllo, ma visto che delira e che normalmente
è un dolce
cucciolo senza macchia e senza peccato non vuoi crederci, né
vuoi che io lo
aggredisca" disse.
Natasha
si sedette lateralmente sul sellino e accavallò le gambe.
"Io
penso che li abbia davvero uccisi. Anche io sono stata un'arma e
non avrei avuto scrupoli senza bisogno nemmeno di controlli mentali.
Inoltre,
il soldato d'inverno, mi ha quasi uccisa anni fa e so com'è
quando è in mode
killer.
No,
Stark, quello su cui non sono sicura sono le illazioni che ha fatto su
tuo padre. Non ho la più pallida idea di che uomo fosse e
del rapporto che vi
legava" rispose.
<
Ha capito in pieno il pensiero di Steve, invece. Se non ci fossi io in
mezza, la situazione sarebbe degenerata > pensò.
Tony
sbuffò passandosi la mano tra i capelli castani.
"Aspetta,
Winter Soldier uccide i miei genitori e quello sotto
indagine è mio padre?" sbottò.
Scosse
il capo, si sedette in terra e incrociò le gambe.
"Collaborava
allo SHIELD con Fury, cercava di ricreare il super
soldato, lavorava ad un nuovo elemento che poi io ho creato e stava
molto
attento a trascurarmi e umiliarmi in ogni modo. Era un patriota, un
americano
con tutti i crismi, e un uomo pronto a tutto per i suoi scopi. Ma
potrei dire
lo stesso per tutti gli azionisti del pianeta, quindi questo non
giustifica il
tuo adorato peluche".
Natasha
si sfilò il casco e se lo appoggiò sulle gambe,
premendoci contro i
gomiti e i seni.
"Ha
detto che faceva parte dell'Hydra ed è stato ucciso per
questo.
Penso che tua madre si sta stata una... vittima involontaria. Te lo sto
dicendo
adesso Stark, per vedere se sei in grado di non ucciderlo" rispose con
tono atono.
Tony
batté le palpebre un paio di volte, scoppiò a
ridere isterico
piegandosi in avanti, scosse il capo e si mise in piedi.
"Mio
padre. Nell'HYDRA. Ora sì che le ho sentite tutte" disse.
Scosse
il capo, si passò la mano tra i capelli scompigliati.
"E
mia madre 'una vittima involontaria'. Giusto. Cosa vuoi che
importi, in fondo era solo l'unica persona a cui importava di me da
bambino".
Grugnì,
lanciò il casco a Natasha e agitò le mani in aria.
"Visto
che era controllato non posso certo uccidere lui, ma se pensi
che ti aiuterò allora puoi anche ripartire".
Natasha
afferrò l'altro casco e lo appese.
"Volevo
solo sapessi la verità". Si leccò le labbra
sentendo il
sapore del rossetto. "Se non vuoi venire, ti capirò. Era una
mia idea che
tu lo sapessi". Abbassò lo sguardo e si osservò
la punta aguzza delle
scarpe.
"Non
so com'è avere una madre o dei genitori, ma pensavo tu
dovessi
sapere la verità".
Tony
la guardò, grugnì e sospirò
raggiungendo la giovane.
"Cosa
diamine te ne fai di me e lui nella stessa stanza, io che
sbraito per i miei genitori e lui che delira sull'HYDRA?" chiese.
Natasha
si girò e si rimise a cavallo della motocicletta.
"Pensavo
volessi sentire da lui cosa voleva dire, ma se ti basta così
e sei convinto sia solo un delirio quella parte, va bene".
Tony
scrollò le spalle, poggiò la mano sul manubrio
della moto e la guardò.
"Una
persona controllata, o addestrata tutta la vita a fare una cosa,
non è responsabile delle sue azioni. Non voglio prendermela
con un innocente.
Se mio padre era nell'HYDRA, se scoprirò che è
vero, affronterò le conseguenze.
Ma non voglio che Burns debba soffrire anche per questo".
|
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Capitolo 22 *** Cap.22 I sensi di colpa di Bucky ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
★Autore:
Kamy
★Fandom:
Capitan America, the first Avenger.
★
Iniziativa: Questa storia partecipa allo “Sci-Fi
Fest” a cura di Torre di Carta e Fanwriter.it!
★
Numero Parole: 504.
★
Prompt Parole: 6. Campo elettromagnetico.
Cap.22
I sensi di colpa di Bucky
“Bucky,
esci da lì, ti prego” disse Steve.
Appoggiò
una mano sul campo elettromagnetico azzurrino, sentì una
leggera scarica
elettrica fargli dolere la mano e la ritirò.
Sospirò pesantemente e socchiuse
gli occhi, le sue iridi azzurre erano liquide.
“No”
rispose Bucky. Si stava smontando il braccio di
metallo, lo sguardo basso.
“Se
Natasha torna adesso, come la prenderà?” chiese
Rogers.
“Non
m’interessa. Anzi, dovrebbe ringraziare, da qui
non posso scappare nuovamente” rispose Bucky.
Adagiò il braccio sulle proprie
gambe e si nascose il viso con la mano.
“Bucky,
eri controllato, avevi perso te stesso… Howard
era anche mio amico e lo so quanto ci tenevi” disse Steve.
Bucky
lo guardò in viso.
“E’
stato lui a cambiare direzione alla tua vita. Fino
a quel giorno ero stato io il tuo scudo, ma Howard ti ha dato la forza
di
combattere. Era un uomo meraviglioso, come non ce ne saranno
altri” gemette.
Steve
indietreggiò.
“Non
ha creato lui il siero” disse con voce rauca.
“Sappiamo
entrambi che è grazie a lui che è andato
tutto a buon fine” ribatté Bucky.
Steve
strinse le labbra fino a farle sbiancare.
“Tony
è anche meglio di suo padre…”
ribatté.
<
Allora perché non gli avevo dato fiducia? Lui non
ucciderebbe qualcuno di controllato. Perché semplicemente
non gli dico la
verità? > si chiese.
“Allora
Natasha tornerà sana e salva dal suo incontro
con lui. Anche se io ho i miei dubbi possa essere meglio di
Howard” ribatté
Bucky. Si sdraiò sul letto e guardò il soffitto.
“Non
puoi continuare a vivere nel passato. Hai le tue
colpe, hai ucciso degli innocenti, hai tentato di uccidere Nat e me
diverse
volte. E’ tutto vero, ma ora devi andare avanti.
E
per tua informazione, io non sono un fragile giunco
che va protetto. Anche senza siero avevo tutta l’intenzione
di cavarmela da
solo” ribatté Rogers.
“Quel
campo elettromagnetico m’impedirà di fare del
male a qualcuno anche se dicono le parole d’ordine per
controllarmi. Ho tutta l’intenzione
di tenerlo alzato il più a lungo possibile.
Inoltre
sono convinto che Stark possa disattivarlo e
prendersi lo stesso la vendetta per i suoi genitori se
vorrà” ribatté Bucky.
“Cocciuto!
Testone e infantile!” gli urlò contro
Steve, il viso arrossato.
“Sono
il tuo migliore amico, in fondo, testa dura”
ribatté Bucky.
Steve
raggiunse lo scudo e lo prese tra le mani.
<
Ho un’idea. A scrivere lettere non sono mai stato
bravo, ma potrei far sapere la verità a Tony con un
messaggio didascalico. Lo
incollò allo scudo e lascio tutto davanti la sua casa. In
fondo questo non
merito di averlo. Ha ragione Bucky, era di Howard e non può
tenerlo qualcuno
che sta aiutando il suo assassino.
Spero
che Stark possa perdonarmi > pensò.
“Quando
Natasha tornerà vedrai che ti obbligherà a
uscire da lì dietro che tu voglia oppure no”
borbottò Steve. Si mise lo scudo
sulle spalle e si diresse verso la porta.
“La
vedremo!” gli gridò Bucky, mentre lo vedeva uscire
dalla porta. Sbuffò e chiuse gli occhi.
|
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Capitolo 23 *** Cap.23 Chiamami James ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
★Autore:
Kamy
★Fandom:
Capitan America, the first Avenger.
★
Iniziativa: Questa storia partecipa allo “Sci-Fi
Fest” a cura di Torre di Carta e Fanwriter.it!
★
Numero Parole: 405.
★
Prompt Parole: 19. Prigionia.
Cap.23
Chiamami James
“Soldier,
è mezz’ora che cerco di convincerti a
uscire. Dai, sembri un bambino…
E
mi sento anche sola e stupida a parlare qui, oltre
una barriera” disse Natasha.
<
Se continua così finirà per non mangiare e non
dormire. Il suo aiuto per fermare l’Hydra è
necessario. Non mi serve a niente
in quelle condizioni.
Inoltre,
sembra stia soffrendo davvero molto. Fino all’anno
scorso avrei pagato per vederlo stare così male, per
vendicarmi, ma adesso non
voglio. Oh, diamine, forse è anche più dolce e
indifeso di quell’idiota di
Barton > rifletté.
Bucky
la guardò, era seduto sul letto.
“Senti
la mia mancanza, davvero?” chiese con voce
tremante.
“Certo”
disse Romanoff con voce conciliante.
“C-chiamami…
James. Ti prego” mormorò Winter.
“Ti
ci chiamerò, ma tu prima devi togliere questo
campo elettromagnetico” promise Natasha.
“Non
lo dirai a Steve?” chiese Bucky. Si morse l’interno
della guancia.
“Certo
che no. Gli racconterò che l’ho bypassato ed
eliminato io” rispose la russa. Negò con il capo,
facendo ondeggiare i boccoli
vermigli.
“A-allora
va bene” capitolò Barnes.
“Grazie”
sussurrò
Natasha.
“Io
non voglio fare del male a nessuno. Questa
prigionia autoimposta mi era sembrata l’unica
soluzione” gemette Winter. Si passò
l’unica mano sul viso e sospirò.
“Tranquillo.
So come tenere a bada ‘i mostri’ per
impedirgli di fare del male. Non hai bisogno di essere
rinchiuso” lo
tranquillizzò Natasha.
“Per
Hulk?” mugolò Bucky, alzandosi in piedi.
“Perché
io sono la prima. Lo hai dimenticato?” gli chiese
la Vedova Nera.
Bucky
disattivò il campo elettromagnetico e cadde in
ginocchio, con un singhiozzo.
Natasha
lo raggiunse e lo abbracciò, stringendolo a sé.
“Va
tutto bene, ci penso io a te” sussurrò,
cullandolo. Gli posò un bacio sulla fronte.
“James”.
Winter
rabbrividì e alzò il capo, gli occhi liquidi.
“Grazie,
Natasha” esalò piano.
Natasha
piegò le labbra piene e rosse in un sorriso.
“Ti
va bene se adesso rimontiamo anche il braccio
metallico?” chiese.
Soldier
annuì lentamente.
“Non
permetterò a nessuno, nemmeno a te, di
imprigionarti. Mai più” promise Natasha.
<
Ha ragione Stark, mi sta scattando l’istinto di
protezione > pensò. Lo aiutò a rialzarsi e
lo fece sedere sul letto, s’inginocchiò
accanto a lui e gli riattaccò la protesi meccanica,
riavvitandogli uno per uno
i bulloni.
Ogni
volta che con le sue mani affusolate e gelide
sfiorava la pelle umana di Barnes, questo rabbrividiva. Lo sguardo
basso e le
gote arrossate, le orecchie accaldate.
Nell’appartamento
risuonavano solo i loro respiri.
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Capitolo 24 *** Cap.24 Dichiararsi ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Scritta
sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=R68kkpdIbOM.
★Autore:
Kamy
★Fandom:
Capitan America.
★
Iniziativa: Questa storia partecipa al ‘Rainy time’
a cura di Fanwriter.it!
★
Numero Parole: 613.
★
Prompt: 36.
A
è
pensieroso e osserva le nuvole di pioggia farsi più vicine.
B gli prepara
qualcosa di caldo.
Cap.24
Dichiararsi
Bucky
osservava oltre la finestra, aprendo e chiudendo
il pugno metallico, i suoi occhi erano arrossati. Con fare pensieroso
guardava
le nuvole oscure che si stavano avvicinando, coprendo il cielo plumbeo,
addensate all’orizzonte.
Bucky
si deterse le labbra con la lingua, vedendo il
proprio riflesso nel vetro.
Il
sedile veniva reclinato all’indietro, mentre
l’intero corpo di Bucky era
attraversato da scosse elettriche. James sgranò gli occhi,
le urla selvagge
degli altri supersoldati gli risuonavano nell’orecchie,
mentre le sue erano
soffocate dal morso che gli avevano messo in bocca.
Bucky
si voltò di scatto, rabbrividendo, vedendo
Natasha raggiungerlo.
“Sei
lì fermo a guardare le nuvole di pioggia farsi
sempre più vicine da almeno una decina di
minuti…” gli disse la russa.
Bucky
impallidì vedendo i capelli di Natasha, erano di
un biondo platino.
“Cos’hai
fatto ai capelli?” domandò.
Natasha
si piegò in avanti e gli porse una tazza, le
ciocche le ondeggiarono ai lati del viso pallido.
“Ti
ho preparato qualcosa di caldo” disse.
Bucky
prese la tazza con la mano metallica, il fumo
che si alzava da essa gli accaldò il viso.
“Si
sta avvicinando anche un altro tipo di tempesta.
Hai quasi finito di dirmi tutti i nomi. Appena avremo finito, io e
Steve
inizieremo la caccia. Perciò mi sono preparata una nuova
copertura” disse
Natasha, accomodandosi sulla sedia accanto a lui.
Bucky
sorseggiò il the caldo, sentendo la lingua e le
labbra bruciarli.
“Sei
bellissima, anche se amo i tuoi boccoli rossi. Ti
fanno sembrare una fiamma danzante quando balli, e s’intonano
con la tua pelle
di ceramica” sussurrò.
Natasha
gli accarezzò il braccio di metallo.
“A
cosa pensavi?” lo interrogò.
<
I suoi complimenti ormai non mi danno più
fastidio, la sua voce impacciata mi fa tenerezza >
pensò.
“Se
davvero sta arrivando una tempesta, allora mi
preparerò a danzare nella tempesta accanto a voi”.
Cambiò discorso Bucky.
“E
se ti dicessi che non possiamo portarti con noi?
Non solo perché è troppo pericoloso, ma
perché…” esalò Natasha.
Bucky
nascose il viso dentro la tazza, sospirando
pesantemente.
“Potrei
essere dalla porta con solo qualche comando.
Steve tornerebbe a essere la mia missione e… stavolta
tenterei di uccidere
anche la donna di cui mi sono innamorato”
sussurrò. Sorseggiò il the
lentamente, sentendo il sapore del limone che si sposava con quello
della
bevanda.
Il
vento si era fatto più forte e faceva tremare la
finestra, il cielo si era fatto nerastro.
“Non
sei tipo da rimanere a casa. Come faccio a essere
sicuro che non ci seguirai?” domandò Natasha.
Bucky
abbassò la tazza, mentre fuori iniziava a
piovere, Bucky guardò la superficie del liquido e
sospirò.
“Non
metterò a rischio la vostra missione. Spero solo
di essere utile in altro modo” sussurrò roco.
Natasha
si massaggiò il collo e unì le ginocchia,
appoggiò l’altra mano sopra di esse.
“S-sai…
forse anche io sto iniziando a provare
qualcosa per te. Però, per l’uomo dietro Winter
Soldier, per quel giovane
soldato degli anni ’40 che faceva lo smargiasso, ma aveva
paura della guerra e
di accadimenti più grandi di lui.
È
quella parte di te che si è innamorata di me?”
chiese.
“Quella
è l’unica vera parte di me, quello che ha
inserito l’Hydra non sono veramente io” ammise
Bucky.
Natasha
gli sorrise, piegando le labbra piene e rosse,
le sue gote erano rosate. Tolse la tazza dalle mani di Bucky e gli
posò un
bacio sulle labbra.
“Forse
ho un modo più caldo per affrontare la pioggia”
bisbigliò.
Bucky
le sorrise.
“Sarei
felice di provarlo” sussurrò.
<
Ancora non riesce a sembrarmi vero. Mi sono
innamorato dal primo momento, in fondo sono caduto nella ragnatela di
una
meravigliosa Vedova Nera > pensò.
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Capitolo 25 *** Cap.25 Un caldo amore ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Scritta
sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=gMWCatukCOk.
★Autore:
Kamy
★Fandom:
Capitan America.
★
Iniziativa: Questa storia partecipa al ‘Rainy time’
a cura di Fanwriter.it!
★
Numero Parole: 525.
★
Prompt: 37.
Fuori
piove a dirotto. A e B non si muovono da sotto il piumone.
Cap.25
Un caldo amore
“James…”
sussurrò Natasha. Era stesa su Bucky, la mano
appoggiata sui pettorali di lui e la testa adagiata sulla sua spalla.
“…
possiamo rimanere qui finché piove?”
domandò con voce tremante.
La
pioggia scrociante scivolava lungo le loro finestre
e fuori c’erano una serie di fulmini.
Bucky
le posò un bacio sulla testa, sopra i morbidi
capelli biondo platino.
“Fuori
piove a dirotto. Direi che siamo autorizzati a
non muoverci da sotto il piumone” sussurrò.
I
loro corpi aderivano, indossavano entrambi soltanto
l’intimo, umido e spiegazzato.
“Nat…”
sussurrò Bucky.
Natasha
si leccò le labbra piene, i loro visi erano
accaldati, le loro iridi liquide e le pupille dilatate.
“Sì?”
chiese lei.
La
stanza era illuminata solo dalla luce dei lampi
fuori dalla finestra, mentre i loro vestiti erano abbandonati sul
pavimento.
“Resteremo
insieme, vero? Siamo fidanzati, adesso,
giusto?” chiese Barnes e la voce gli tremò.
Natasha
sentì il braccio metallico di lui cingerla e
rabbrividì, socchiuse gli occhi facendo fremere le lunghe
ciglia e annuì.
“Se
tu vuoi, stiamo insieme” sussurrò.
“Non
ho mai voluto nient’altro” ammise Bucky.
Strofinò
la testa sul cuscino. “Pensi che Steven si
arrabbierà?” s’informò.
Natasha
scoppiò a ridere.
“Assolutamente
no. Anzi, sai che tempo fa lui mi ha friendzonato?”
domandò.
“Frien-cosa?”
domandò Bucky, corrugando la fronte.
“Mi
ha detto che per lui sono solo un’amica” ammise
Natasha.
“Tipico
di Steve. È una cosa di lui che sinceramente
adoro. Ogni volta che mi piace una ragazza, di solito semplicemente
stupenda e
rossa di capelli, lui non riesce a trovarla neanche carina. Alle volte
mi
chiedo se quel ragazzo sia dotato di buon gusto” ammise Bucky.
Natasha
gli tirò un peletto castano dal petto
facendolo gemere di dolore.
“Hai
avute tante ‘rosse’?”
s’informò.
Bucky
le prese il viso tra le mani.
“Nessuna
come te. Tu sei la mia prima relazione seria…
inoltre, al momento credo di preferire le
‘bionde’”. Scherzò sulla parte
finale.
Natasha
lo baciò con foga, mozzandogli il fiato e
Bucky ricambiò al bacio, socchiuse le labbra con un gemito
soffocato e
intrecciò la sua lingua con quella di lei.
All’esterno
la pioggia battente si era fatta sempre
più forte, i vetri delle finestre erano rigati da scie di
pioggia.
Bucky
si staccò da Romanoff, riprendendo fiato.
“Ed
io devo essere geloso di Barton e del suo senso
dell’umorismo discutibile?” domandò.
“Umh, no. Al
momento credo di preferire gli uomini con un braccio di metallo e un
passato
burrascoso, agli arcieri” rispose Natasha. Gli
baciò il mento. “Ti amo” disse
in russo.
“Anche
io” rispose Bucky nella stessa lingua.
<
Poter parlare con lui nella mia lingua natale mi
dà un brivido in più > pensò
Natasha.
“Non
potrei stare con donna più affascinante e
mortale. Spero di non liberarmi mai dalla tua ragnatela, mia vedova
nera. Anche
se, per conquistarti, sarei pronto a darti la caccia fino alla fine dei
tempi”
le disse Barnes con voce calda.
“Ci
conto, amore mio” rispose Natasha, pensando: < Io,
Vedova Nera, abituata a far cadere agli altri nella sua trappola, sono
caduta
nella tua, mio soldato a caccia. Però, essere prigioniera
del tuo caldo amore,
mi rende il più felice possibile >.
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