the ring of misfortune

di Drakets
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il frocetto si mette in viaggio ***
Capitolo 2: *** il bel paese e il coniglio-mamma ***
Capitolo 3: *** Abbra, la terra di mercoledì ***
Capitolo 4: *** O' cane mozzeca semp' o stracciato! ***
Capitolo 5: *** Lollo, il panzone ***
Capitolo 6: *** Ma chi me lo ha fatto fare? ***
Capitolo 7: *** Un eroe può celarsi in chiunque ***



Capitolo 1
*** Il frocetto si mette in viaggio ***


the ring of misfortune
 
Capitolo 1: il frocetto si mette in viaggio
 
Questa è la mia storia, una storia semplice di quelle che non si trovano nelle antiche biblioteche perché… troppo semplice.
Il mio nome è Darius e tenetevelo bene a mente perché non lo ripeterò più… forse mi chiamerà qualcuno per nome e allora vi ricorderete ma non sperateci tanto.
Tutto è iniziato con una lettera da quel figo maestoso di mio fratello Kalem, quello che i paesani consideravano la punta di diamante del paese.
Quando aveva 6 anni stese un cane, quando aveva 10 anni stese un lupo, quando aveva 15 anni stese una tigre e quando ne aveva 21 stese un mannaro, ma ci ha rimesso una maledizione, idiota.
Dovette andare via dal villaggio per via della maledizione lasciando padre, madre e me senza un figo maestoso al quale rivolgersi per sentirsi inferiore.
Mio padre era orgoglioso di lui, mia madre se lo sarebbe sposato e io ero sempre stato alla sua ombra, vi dirò quando ci ha rimesso la maledizione ho quasi goduto.
Mia madre era triste perché lui non c’era ma io ci vedevo solo lati positivi: la sua stanza, tanto per cominciare per non parlare della sua spada, dei suoi vestiti e della sua mancanza.
Ma comunque in quella lettera c’era scritto:
 
ciao frocetto,
dì la verità hai sempre sognato di diventare un figo pazzesco come me vero? Te lo leggo negli occhi che sto immaginando tu abbia.
Ora hai la tua occasione, potrai visitare in lungo e in largo le terre di nadija: per prima cosa raggiungi mencel e rifornisciti di roba per il viaggio, poi giungi nella montagna della cittadella e superala per poi giungere nella contea di abbra dove ti farai dare un passaggio dalle arpie (stai attento, sono velenose e parecchio stronze) e arriverai ad assula, la città dei campagnoli, dove riscenderai la montagna fino alle terre dell’abisso e troverai lollo, attento è parecchio suscettibile, dovrai ucciderlo, poi giungerai nell’abisso infinito e troverai l’anello di lord Catlina, che si dice conferisca il potere dei 4 elementi, nessuno sarà più figo di te, DA QUEL MOMENTO, e se non vorrai intraprendere questo viaggio sappi che resterai sempre e solo…un frocetto.
Se ci riuscirai la smetterò di chiamarti frocetto ed avrai il mio rispetto.
 
Non potevo lasciarmi sfuggire l’occasione di farla vedere a quel gran… coglione di mio fratello così ho detto tutto ai miei genitori e loro hanno accettato poi con i soldi che mio fratello teneva ancora nella stanza nel suo barattolo mi comprai qualche servo al mercato degli schiavi, 3 giusto per cominciare.
Si chiamavano Mihnea, Balan e Irimia e sembravano parecchio stupidi ma che mi fregava dovevano solo servirmi.
Così iniziò il mio viaggio per le terre di nadija così mi munii: della spada di mio fratello, della sua armatura di cuoio e delle sue magie, fuoco e tuono.
Era tutto pronto così presi la mia carovana, guidata dal mio cavallo e partii, i miei servetti non sembravano convinti del lungo cammino che mi aspettava ma a loro non doveva interessare.
Il cammino fino a Mencel non era poi difficile ma si doveva stare comunque attenti agli spiriti notturni così quella notte ordinai ai servetti di vegliare sul mio sonno e sulla carovana.
Mi svegliai un momento e mi ritrovai una falce vicino al viso così urlai svegliando i servetti che subito attaccarono il fantasma, li rimproverai per essersi addormentati, potevo rimetterci un occhio, era  presto ma non avevo più sonno così partimmo.
Sentivo i servetti confabulare qualcosa di dietro così scostai la tenda e li spaventai, dissero che avevano fame ma risposi che era un loro problema.
Uno di loro poi disse:
-signorino, forse lei non sa come gestire dei servi, certo loro devono servirla e venerarla come delle casalinghe arrapate con gabriel garko, ma lei deve fare qualcosa per noi, Gabriel Garko fa le sitcom, lei ci deve nutrire invece-
Aveva ragione così gli diedi un tozzo di pane a testa finchè non arrivammo a mencel dove comprai qualche robina: delle bombe incendiarie, della carne, uno scudo, delle erbe medicinali, un evocazione, delle spade e dei scudi economici per i servetti, roba da niente.
I servetti dissero che non avevano mai visto qualcuno così ricco ed io modestamente dissi loro che non ne vedranno mai altri come me.
Mio fratello aveva quasi 100.000 gunie da parte nel suo barattolo, e che mi fregava se li avesse rivoluti… anche se ormai me ne erano rimasti solo 23.785.
Appena uscimmo da Mencel incontrammo una guardiola al confine che ci chiese di dove eravamo, dove andavamo e cosa portavamo, risposi che venivamo da Brea, andavamo alle terre dell’abisso e portavamo viveri e armi.
Mi fece pagare 1.000 gunie.
Poi mentre la carovana ripartiva Balan fece cadere la sua spada e mentre la raccoglieva venne fermato di nuovo dalla guardiola che gli fece le stesse domande di prima, lui rispose che eravamo quelli passati poco fa chiedendogli nuovamente 1.000 gunie.
Ce ne andammo ricordandoci di non passare per qui al ritorno, così ci ritrovammo davanti alla maestosa montagna della cittadella, chiamata così per via della cittadella che vi sta sopra.
Il viaggio non stava andando poi male tutto sommato ma il bello doveva ancora venire, almeno speravo di no, una tranquillità simile in un viaggio non è normale.


mi raccomando recensite miei cari lettori, le vostre recensioni sono manna per i miei occhi affamati!
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** il bel paese e il coniglio-mamma ***


Capitolo 2: il bel paese e il coniglio-mamma
 
Risalimmo la montagna fino al casello della cittadella dove un uomo con una tunica ci accolse chiedendo se eravamo dei terun, chiesi cosa fossero, e lui disse che venivano da assula ed erano acerrimi nemici dei polenti.
I polenti erano la razza della cittadella ed erano tutti molto servili e ospitevoli anche se guardavano sempre storto i servetti; così il signore che ci accolse nella cittadella disse di chiamarsi ferno e ci portò a casa sua.
Disse che chiunque non fosse un terun era bene accetto a casa sua dandomi poi il benvenuto a Mila, il vero nome della città.
Conobbi poi sua moglie e le sue figlie che mi salutarono con uno sguardo ammiccatore.
Improvvisamente poi la moglie di ferno notò le scarpe sporche di mihnea ordinandogli di toglierle, e così fece poi ferno mi invitò a prendere una babbà, tipica bevanda della cittadella creata con i tipici frutti dell’albero d’oro.
La accettai graditamente poi le sue figlie mi invitarono a seguirle nella loro casetta in giardino, dissero di chiamarsi mina e tina poi una di loro chiese da dove venissi e risposi da brea, non faceva altro che guardarmi l’altra.
Erano tutte e due sui 16 anni più o meno anche se erano molto prosperose per quell’età, così mentre parlavamo senza sosta una di loro allungò la mano su di una mia gamba così pensai subito a mio fratello che mi diceva:
 
-e dai darius!! Se non te le schiacci dopo certi segnali non hai speranze per il futuro!!
 
Non ce la feci più così le buttai sul letto e niente da quel momento ebbe più senso.
così i servetti, sentendo del baccano entrarono nella casa, trovandomi a cantare:
 
O mia bela Madunina
che te brilet de luntan,
tuta dora e piscinina
ti te dominet Mila!
 
Mihnea era sconvolto mentre balan e irimia ridevano, io dissi loro che era tutta natura e che certi segnali non si potevano declinare, poi mina disse di rivestirsi prima che loro padre fosse arrivato, altrimenti sarebbero stati guai.
Quella sera ferno mi portò nel gran consiglio dei polenti dove conobbi il sindaco della città, chiese dove stessi andando e perché fossi arrivato a Mila, risposi che stavo andando alle terre dell’abisso, ma non dissi il perché; tutti rimasero sconcertati, dicendo che un posto simile non era adatto per un bambino, risposi un po’ incazzato che non ero un bambino, 15 anni per dio!
Il sindaco poi spiegò che nelle terre dell’abisso viveva un mostro terribile detto artiglio d’argento dai nativi della zona, dissi che non mi importava, lo avrei evitato in qualche modo.
Uno del consiglio poi rispose che era impossibile evitarlo, i suoi occhi di fuoco scrutavano ogni cosa a chilometri di distanza, il suo fiuto infallibile sentiva una puzzetta dall’altro capo del mondo ed il suo udito maestoso percepiva una mosca volare in una cascata.
Risposi che tutti questi aneddoti mi avevano fatto venire fame andandomene via, poi sentii uno dire che era l’ultima volta che mi avrebbero visto, non mi importava così tornai a casa di ferno.
C’era un gran silenzio mentre mangiavamo così Ferno sbattendo sul tavolo disse che non dovevo andare poi anche mina e tina lo dissero.
Spiegai che non mi interessava, avevo una missione e fosse calato il sole io l’avrei portata a termina, era un fatto d’onore.
Ferno non disse più nulla poi, mentre mina e tina erano tristi, mi chiedevo perché gli importasse tanto, in fondo erano affari miei, no?
La mattina seguente mi svegliai presto dicendo a Ferno che dovevo andare, era molto triste per questo ma che doveva farci… poi mina e tina mi diedero una crostata che avevano preparato con le loro mani, baciandogli le mani dissi che sarei tornato per loro.
Mihnea cercò nuovamente di convincermi a tornare ma non vedevo santi, dovevo portare a termine la mia missione; poi mentre riscendevamo la montagna arrivammo ad una segheria accanto ad un fiume dove tanti piccoli esseruncoli lavoravano la legna, poi uno di loro con fare indispettito urtò irimia, ordinandogli di spostarsi, poi lo bloccai dicendogli di essere più garbato con gli altri, poi mi prese con quel braccino che si ritrovava a mi lanciò nel fiume.
Mi rialzai di scatto andandogli contro ma mi diede un cazzotto sulla caviglia buttandomi a terra, mentre irimia, balan e mihnea cercavano di acchiapparlo ma non ci riuscivano finchè non comparse il loro capo che disse al piccoletto di fermarsi, era un po’ più grande degli altri ma sempre piccolo.
Mi venne vicino e si scusò per il comportamento del suo subordinato chiedendomi cosa stessimo facendo lì, dissi che stavo scendendo la montagna per arrivare alla contea di Abbra, il piccoletto disse che se lo avessimo aiutato con una cosuccia ci avrebbero dato il paspartout per entrare ad abbra, pensai che kalem non me lo avesse detto, quel bastardo.
Dissero poi di essere gli homuncus, una razza di nani lavoratori dalla forza sovrumana che periodicamente esportano la legna in tutta nadija.
Dissi che li avrei aiutati ed il piccoletto, dicendo di chiamarsi galabriel, spiegò che gli serviva aiuto per entrare in una grotta in cui viveva un mostro, pensai che il mostro per quei piccoletti fosse qualche lupo o qualche volpe.
Mi portarono davanti ad una grotta immensa così chiesi che mostro fosse, spiegarono che era orribile e molto feroce così mi dissero di entrare e posizionarsi sul cerchio luminoso per qualche minuto.
Così arrivammo al cerchio che illuminava poco e niente e dall’oscurità della grotta un mostro orribile fece un gemito per poi rivelarsi essere un coniglietto.
Io mi misi a ridere finche quel coniglietto non si trasformò in un coniglio demone attaccandoci, così cominciammo a lottare e mentre se la prendeva con i servetti io gli andai dietro e gli tagliai il batuffolo riportandolo alla forma normale.
Lo portai poi da galabriel che mi ringraziò poi entrarono nella grotta dove trovarono dei cuccioli, galabriel spiegò che il coniglio rubava la legna dal deposito degli homuncus ma non avrebbero mai pensato che fosse per i cuccioli così galabriel parlò on il coniglio chiedendo di restituire la legna e che gli homuncus l’avrebbero donata periodicamente purchè il coniglio non creasse più problemi.
Così galabriel mi diede il passpartout e giunsi fino alle porte di abbra.

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Capitolo 3
*** Abbra, la terra di mercoledì ***


Capitolo 3: Abbra, la terra di mercoledì
 
Così giunti ad Abbra notai che irimia era molto felice, chiesi perché e facendomi una faccia da ebete rispose che era il posto dove era nato.
Non sapevo dire se fosi felice della cosa o se non me ne fregasse un cavolo ma andava bene così, irimia poi mi invitò a visitare la locanda dei cacciatori, e va bene.
La locanda era piena di gente che andava e veniva, così una ragazza riconobbe Irimia, lo sapevo che mi aveva mandato in questa locanda per qualcosa che gli interessava; la ragazza era sua moglie, era sua la locanda e prima che irimia fosse rapito e trasformato in servo, la gestivano insieme.
La ragazza, che si chiamava serah, mi ringraziò per avergli riportato suo fratello poi ci regalò una stanza nella locanda; quella sera andammo tutti al promontorio di abbra, dove irimia e serah erano soliti giocare da bambini.
Improvvisamente un uomo mascherato saltò fuori dal nulla e rubò la borsetta di serah, irimia tentò di afferrarlo ma senza successo, poi chiese se la confraternita dei chaparat fosse ancora in vita.
Chiesi cosa fosse e lui rispose che erano un gruppi di ladri che avevano la mania di rubare i ratti domestici (cosa strana) e per questo venivano definiti chaparat.
Tutti poi iniziarono a guardarmi come se stessero epr chiedermi qualcosa ed io intuii che volevano che fermassi la confraternita, ero diventato una specie di eroe insomma.
Così serah mi indicò la via per entrare nel covo della confraternita, era una botola scavata in un… porcile; mi afceva troppo schifo per entrarci così irimia e gli altri spalarono la merda fino alla botola così entrai dentro.
Così un uomo con un’armatura che gli copriva il volto mi accolse dandomi il benvenuto nella confraternita ma io cercai di controbattere che non volevo entrare nel gruppo ma mi portò da un uomo barbuto.
Quell’uomo si chiamaca chess, era il capo e lui gestiva tutti i furti, nulla avveniva senza il suo consenso, mi diedero poi un’armatura da ladro e mi diedero una pergamena, ma poi lanciai un urlo dicendo che non ero venuto per entrare nella confraternita ma per… parlare.
Mi chiesi poi come quegli idioti pensassero che avrei fermato la confraternita, chess mi sentì ma non mi punì per essere una spia, disse che era giusto che i cittadini cercassero di difendersi da loro.
Io chiesi eprchè non cercassero un altro posto da invadere… o un'altra occupazione, ma loro risposero che così si guadagnavano da vivere, in fondo mangiavano anche loro, qualche volta.
Cercai di convincerli in qualche modo ma sembravano irremovibili così dissi che avrei fatto qualsiasi cosa se avessero quantomeno smesso di rubare, chess poi rispose che gli serviva una mano per fermare twyn, il vecchio capo della confraternita che infestava i piani inferiori del covo, disse che era diventato uno zombie dopo aver venduto l’anima al diavolo per l’immortalità.
Dissi che era pazzo, come avrei mai potuto fermarlo, ma disse che mi avrebbero donato la pietra del ritorno, una speciale pietra in grado di distruggere i patti demoniaci e così uccidere twyn.
Chiamai subito quegli idioti dei servetti ad aiutarmi così scendemmo nei piani inferiori, infestati da scheletri viventi finchè non arrivammo da twyn che brandiva una spada infuocata, cominciammo a lottare (maledendo il giorno in cui sono partito in viaggio) poi utilizzai la pietra per distruggerlo, non fu poi così difficile finchè il soffito non cominciò a crollare.
Iniziammo a correre senza sosta poi ritornammo nella confraternita, chess si congratulò con me, così gli dissi che dovevano cambiare lavoro, ci pensarono un po’ su poi uno di loro disse che sarebbero diventati le guardie di abbra.
L’idea era carina, così tornarono in città restituendo tutti i tesori che avevano rubato, tra cui la borsetta di serah, poi andarono a scusarsi con il sindaco ma lui li condannò a morte per i loro crimine nonostante la contrarietà dei cittadini.
Chess mi guardò, così io rimproverai irimia per la sua decisione stupida di intromettersi negli affari di quei tizi, così provai a convincere il sindaco che non mi ascoltò considerandomi uno straniero.
Così escogitai un piano per tirarli fuori di prigione, ma non mi veniva in mente niente così proposi di attaccare direttamente la prigione, mihnea disse che era una follia ma non avevamo altra scelta.
Così giungemmo nella prigione di abbra dove la moglie di irimia attirò l’attenzione dei soldati che la seguirono nella foresta, sentimmo poi due botte.
Irimia disse che sua moglie era una vera dura, non ne avevo dubbi; così entrammo dove dei soldati ci accerchiarono, usai la magia sonno che mi aveva dato serah, così andammo nell’ala pazzi shizzofrenici e li trovammo.
Li liberammo ma poi le grate della prigione iniziarono a chiudersi ma chess usò la sua magia per rallentare il tempo e permetterci di fuggire mentre i soldati, lentamente ci correvano dietro.
Così uscimmo da Abbra e giungemmo alla torre delle Arpie, dove chess mi ringraziò per l’aiuto, andandosene via insieme al suo gruppo nella foresta per, a detta sua, trovare un altro villaggio da sodomizzare… non avevano imparato nulla da tutto questo.
Realizzai poi di essere ricercato dalla polizia di Abbra, ma non è che mi scandalizzai più di tanto se in un viaggio non ti fai nemico qualcuno non è un viaggio.
così irimia salutò serah chiedendomi se dopo il viaggio lo avrei liberato per tronare a casa, disse che sua moglie aveva bisogno di lui, non mi interessava tanto finito il viaggioa vrei avuto tutti i servi che volevo, così mi ringraziò abbracciandomi.
Così iniziammo a salire la torre sentendo i sibillii delle arpie provenienti dai piani superiori, la cosa mi inquietava in un certo senso; così arrivammo al 4 piano dove trovammo un vecchio con solo le mutande che guardava dalla finestra.
Chiesi se stesse bene ma rispose in una lingua incomprensibile:
 
-Chi me vo' male adda fà 'e piere fridde e a folla attuorno 'o lietto! Ah ah ah
Non capivo nulla di tutto quello che diceva poi mi vide e chiese quasi comprensibilmente cosa stessi facendo qui, dissi che volevo raggiungere le arpie per arrivare alla città dei campagnoli, disse che le arpie non davano passaggi senza qualcosa in cambio, altro particolare importante che quell’idiota di kalem non mi aveva detto.
Chiesi poi cosa volessero le arpie, ed il vecchio rispose che volevano la testa di un uomo per fare il viaggio poi iniziò a ballare sulle travi del balcone, gli dissi di scendere ma… cadde, che vuoi farci.
Pensai che tanto la testa non gli serviva più così dissi ad irimia di tagliarla, lui era contrario ma glielo ordinai, così risalimmo di corsa la strada arrivando alle arpie, che sembravano delle vecchie ammuffite con le ali, mi chiesero la testa, così gliela diedi, e cavolo che cosa disgustosa quando la mangiarono.
Così ci presero per gli artigli facendoci volare per tutta la notte, vista la loro lentezza ma infine arrivammo nella città dei campagnoli sani e salvi mentre il sole sorgeva.


mi raccomando raga, recensite! in fondo che vi costa, mi pare brutto scrivere senza sapere se piace o meno, vi prego!


 

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Capitolo 4
*** O' cane mozzeca semp' o stracciato! ***


Capitolo 4: O' cane mozzeca semp' o stracciato!
 
Giunti nella città dei campagnoli sentimmo delle donne cantare e degli uomini gridare al bestiame, così ci facemmo strada in mezzo ai campi per arrivare ad Assula, la terra dei terun.
Subito delle ragazze poco vestite e molto sporche mi si avventarono contro gridando: un uomo! Un uomo! Manco avessero visto Dio […]
Ma poi un uomo dalla stazza imponente me le tolse da dosso, puzzavo come un maiale, dandomi il benvenuto ad assula, emntre le ragazzine parlavano nella loro lingua.
Così mi portò nella casa comune di assula da cui si poteva sentire le donne cantare mentre lavoravano i campi e tiravano fuori l’acqua dai pozzi:
 
- 'O BALLO DO CAVALLO

E' FACILE E' NU SBALLO

TU ZUMPE NCOPPE E SPALLE

E TE MIETTE A CAVALLO
 
Era una lingua incomprensibile per me che venivo da Brea ma d’altro canto che dovevo fare… così l’uomo dicendo di chiamarsi aitano III […] chiese se ero un polento, risposi di no chiedendo a mia volta perché i polenti e i terun ce l’avessero tanto tra di loro.
Bertuovo spiegò che in tempi antichi ci fu la grande guerra dell’itaglia, per il dominio delle terre itagliesi, che sarebbero poi le terre di brea, abbra ecc. i terun lottavano con i picconi e le zappe mentre i polenti lottavano attraverso la magia e gli incantesimi vocali, tuttavia nessuno ne uscì vincitore così le due fazioni si stabilirono su due montagne diverse e lontane.
Certo era una bella storia ma non è che mi interessasse più di tanto così iniziai a visitare assula per vedere le sue campane meraviglie; per prima cosa visitai il campanile dei frati, dove periodicamente i cittadini si riunivano per la festa  del fondatore del paese, che loro chiamavano patrono, Aitano.
Aitano III disse che sentivano molto questa festa in paese e mi chiese se volessi partecipare, non ci vedevo nulla di strano in fondo non è che avessi fretta.
Quella sera avrebbero fatto i preparativi per il giorno dopo, così aitano III chiese dove fossi diretto, risposi che stavo andando nelle terre dell’abisso e tutti tacquero in un lampo.
Aitano III disse che quello era un posto orribile e pieno di insidie, nulla che non sapessi già poi mi parlarono nuovamente dell’artiglio d’argento dicendo che non era un comune lupo ma un mannaro dalla forma e forza spaventose, la cosa mi inquietò così chiesi chi mai potesse diventare un mannaro così forte, ma loro non seppero rispondermi, tutta la situazione mi puzzava troppo o forse era qualcuno la dentro che puzzava, boh.
Quella sera andai nel campanile per riflettere un po’ su tutto quello che sapevo sul mio viaggio e tutto sembrava ecco un po’ troppo strano.
Mi addormentai nel campanile ma venni svegliato di soprassalto dai cittadini che stavano allestendo il campanile per la festa, così andai via ricongiungendomi con i servetti.
Improvvisamente poi un drago bianco sorvolò la città sputando fuoco così sentii aitano III gridare: all’attaccoooooo!!!
Così i cittadini, anche i bambini diavolo, tirarono fuori magie e freccie per attaccare il drago ma pochi di quegli attacchi andavano a segno poi il drago lanciò degli spilli di cui uno mi ferì, caddi a terra svenuto.
Con le mie ultime forse vidi aitano III che mi veniva in contro.
Mi svegliai dopo qualche ora a letto, la ferita non mi aveva fatto male e se n’era gia andata… non mi spiegavo perché fossi svenuto poi vidi i servetti che mi guardavano con la faccia affranta, chiesi cosa stava succedendo molto indispettito dalla situazione.
Aitano III disse che ero caduto vittima della maledizione del drago, chiesi cosa fosse molto impaurito, mi spiegò poi che il drago si chiamava taganth ed era il drago rosso della leggenda, si narrava che chiunque fosse punto dalle sue spine, ferito dai suoi artigli o ustionato dalle sue fiamme divenisse un figlio del drago, capace di trasformarsi in lui.
La cosa era meravigliosa e orribile allo stesso tempo, ma chiesi altre spiegazioni su taganth, aitano III spiegò che taganth era acerrimo nemico di Shaila, il lupo nero della leggenda che in passato lottarono dando origine alle terre di nadija.
aitano III spiegò che ogni mille anni lupo e drago designavano il loro figlio donandogli il suo potere, disse anche che nessuno al mondo sapeva dove si trovassero taganth e shaila.
Tutta questa storia mi aveva scosso nell’anima, ero molto preoccupato per ciò che sarebbe accaduto se mi fossi trasformato; la festa fu rimandata a causa dei danni provocati da taganth.
Non sapevo cosa mi sarebbe successo e non sapevo che cosa avrebbero detto i miei amici, i miei genitori e kalem se lo avessero saputo… che ero un figlio di drago.
Aitano III poi venne da me dicendo che ora ero un figlio di drago, su di me gravava il destino del mondo, chiesi perchè e lui rispose citando un antica leggenda:
 
-Nell’era della pace,
luce combatterà oscurità!
Figlio combatterà figlio!
E il mondo
Le amare sorti ne vedrà.
 
Disse che era il canto del proemio, che narrava lo scontro imminente tra taganth e Shaila e tra i loro figli, i figli della leggenda.
Chiesi ad Aitano se sapesse chi era l’altro figlio ma lui disse che non si era ancora rivelato al mondo, e che pertanto tutto era tranquillo fino alla mia scelta da parte di taganth.
Aitano III disse poi che non era un male essere un figlio di drago, ma una benedizione, al contrario di quanto molti pensano, poi se ne andò.
La mattina seguente mi svegliai rinvigorito pronto per ripartire nel mio viaggio insieme ai miei amici, cavolo era la prima volta che consideravo i servetti i miei amici, e non li chiamavo più con quel nomignolo.
Tutto era cambiato senz’altro, avevo più responsabilità sul groppone, chissà cosa sarebbe successo da quel momento in poi…

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Capitolo 5
*** Lollo, il panzone ***


Capitolo 5: lollo, il panzone
 
Così salutammo aitano III e tutte le ragazze del villaggio e mentre camminavamo in silenzio promisi ai ragazzi che li avrei liberati dopo il viaggio, erano tutti molto felici della mia decisione poi dissi loro di non trattarmi più come un padrone ma come un amico, perché quello eravamo, amici.
La discesa era costeggiata da un panorama meraviglioso che terminava nelle nuvole nere delle terre dell’abisso, erano così basse che le si poteva quasi toccare.
Così eravamo davanti ai grandi cancelli delle terre dell’abisso, ma non sapevamo come aprirle, tuttavia su una pietra c’era un iscrizione in una strana lingua:
 
- the son of the legend, which will be the cry of the dragon or the howl of the wolf will open the door to the land of the abyss and face his destiny.
 
Balan disse che era inglese, la lingua del nord, provò a tradurla riuscendo a capire solo urlo del drago e ululato del lupo.
Pensai che la porta potesse essere aperta solo da un figlio della leggenda così caricai un urlo e strillai a squarciagola, ma senza risultato, non avevo più idee.
Improvvisamente poi un tizio con una tunica apparve, era un fantasma, dicendo di essere il guardiano del cancello, chiese chi fossimo e io con molta arroganza dissi di essere il figlio di drago, disse che dovevo versare del sangue sull’altare vicino a lui per decretare se fossi un figlio della leggenda.
L’altare era pieno di una misteriosa acqua ed il guardiano spiegò che era l’ambra primordiale, dove il sangue di un comune mortale sarebbe scomparso mentre il sangue di un figlio della leggenda sarebbe rimasto a galla.
Così mi punsi il dito e gettai una goccia nell’ambra che non scomparve, il guardiano rimase esterrefatto chiedendosi cosa avesse trovato in me Taganth per avermi scelto come figlio di drago.
Il guardiano disse che per entrare dovevo usare l’urlo del drago, ma risposi che non ci riuscivo, lui spiegò che dovevo sentire nel mio cuore la forza del drago, farla crescere per poi lasciarla uscire, così mi concentrai ed infine lanciai l’urlo, aprendo la porta.
Così entrammo ma prima gli chiesi se il figlio di lupo fosse già arrivato e il guardiano rispose di si, disse che mi stava aspettando nell’abisso infinito.
Così oltre alla mia missione ora stavo anche salvando il mondo, pensa un pò... la storia si fa sempre più interessante eh?
Ci ritrovammo poi davanti ad un ponte traballante su un fiume di lava, irimia e gli altri non volevano salire, ma dovevano farlo se volevano aiutarmi nella lotta così lo attraversammo con un pò di difficoltà, venendo attaccati da dei golem di lava.
I golem distrussero con la lava il ponte, sembrava che lo avessero fatto apposta, chiunque sarebbe entrato nelle terre dell’abisso doveva affrontare il suo destino.
I golem erano troppi e troppo forti così scappammo da loro arrivando ad una viuzza che costeggiava una montagna di lava solidificata.
Da sotto delle lame di fuoco cercavano di colpirci così iniziammo a correre cercando di non lasciarci colpire, finchè non arrivammo al santuario del legame della leggenda, un enorme area di lava solidificata, dove un colosso di lava e carne spuntò dalla terra con un martello imponente, supposi che fosse Lollo:
 
-Io sono Lollo, il proclamatore! Io ho il dovere di mettere alla prova le tue capacità, figlio di Drago! Combattimi e mostrami il tuo valore!
 
Cominciò a caricarmi così lo schivai elegantemente provando a colpirlo con la mia spada, me era impossibile avvicinarcisi.
Così mihnea e gli altri provarono ad accerchiarlo e mentre uno lo distraeva l’altro lo attaccava tuttavia li spazzò come foglie al vento gettandoli molto vicino alla lava, stordendoli.
Ero rimasto solo io che continuavo ad attaccarlo inutilmente mentre mi procurava molti danni, poi disse perchè non usavo i poteri del figlio di drago così mi concentrai cercando di far uscire il drago e poi con mia grande sorpresa le mie ferite si rimuginarono e mi sentii molto più veloce e forte, ed ero in grado di lanciare urli molto potenti, così gli andai in contro prendendolo a pugni.
Poi cominciai a colpirlo con la spada ma lui me la fece volare nella lava, distruggendola e dicendo che il figlio di drago non doveva macchiarsi del materiale delle armi mortali.
Così in preda alla rabbia per la distruzione della spada di mio fratello lanciai un urlò maestoso, svegliando mihnea e gli altri.
Così a lollo caddero il martello dalle mani e cominciò a sgretolarsi, invitandomi a continuare per giungere nell’abisso infinito dove mi attendeva il figlio di lupo per l’ultima battaglia.
Gli andai contro chiedendogli ulteriori spiegazioni sulla storia di taganth e shaila e lui rispose che in origine era Catlina, il creatore che possedeva un lupo e un drago che controllava attraverso l’anello della genesi, con il quale creò la terra attraverso i 4 elementi.
Ma un giorno catlina morì e tra shaila e taganth non si sapeva chi dovesse avere l’anello della genesi, così lottarono per deciderlo, creando nadija.
Ma un giorno disse taganth e shaila sarebbero potuti morire e rimostrarsi attraverso i figli della leggenda per un ultimo epico scontro e solo uno dei due, una volta sconfitto l’altro nell’abisso infinito, avrebbe potuto prendere l’anello della genesi e ricreare il mondo daccapo.
Tutto sembrava avere senso con ciò che avevo sentito durante tutto il viaggio così lasciai lollo per arrivare davanti al muro oscuro, dove purtroppo la mia strada e quella di mihnea, balan e irimia si sarebbero divise.

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Capitolo 6
*** Ma chi me lo ha fatto fare? ***


Capitolo 5: ma chi me lo ha fatto fare?
 
Irimia chiese il perchè e risposi che l’oscurità dell’abisso infinito era così potente che avrebbe distrutto e divorato qualsiasi mortale vi fosse entrato e che solo un figlio della leggenda poteva entrarvi e sopravvivere, così li invitai a tornare ad assula e prepararsi ad una battaglia semmai non ce l’avessi fatta.
Così se ne andarono augurandomi buona fortuna, poi entrai nell’abisso, caddi non so dove ma non mi feci male poi sentii una voce familiare.
 
-finalmente sei arrivato, ce ne hai messo di tempo!
 
Era la voce di kalem!
Poi comparse dall’oscurità... io ero sconvolto nel vedere che mio fratello era il figlio di lupo e mio nemico, dovevo combatterlo! Forse un tempo mi avrebbe fatto piacere ma ora non più, ero cambiato.
Chiesi il perchè di tutto questo, e lui rispose che da tempo eravamo stati scelti come figli della leggenda e che mi aveva fatto compiere questo viaggio in modo che taganth mi colpisse con la maledizione.
Molto arrabbiato dissi perchè non me lo avesse detto, avremmo sicuramente trovato una soluzione a tutto ciò e lui rispondendomi con tono uguale rispose che anche per lui fu uno schock, ma purtroppo questa era una lotta che dovevamo affrontare per decidere le sorti del mondo.
Era ingiusto, ma aveva ragione.
Dovevo affrontare mio fratello... in fondo cosa c’era di sbagliato non l’avevo sempre sognato? Ma ora mi sembrava così diverso e duro di come me l’ero sempre immaginato.
Così accettai e lui disse che era giunto il momento per decidere se fossi veramente alla sua altezza ma prima gli chiesi come fosse diventato il figlio di lupo.
Rispose che durante un viaggio nelle terre solitarie, mentre rientrava a casa un enorme lupo comparve dal nulla e lo attaccò, staccandogli un braccio.
Infatti gli mancava un braccio e ciò era servito per renderlo un figlio di lupo, un braccio per il potere di Shaila, tutto quadrava.
Così iniziammo a lottare usando tutte i poteri che ci erano stati conferiti, ero molto forte e ciò sembrava rendere felice kalem finchè shaila non comparse dall’oscurità unendosi a kalem che si trasformò in un lupo, affermando che solo  avendo una grande forza d’animo  e forza di volontà taganth si sarebbe fuso a me donandomi i suoi poteri,affermando poi di essere l’artiglio d’argento che nadija tanto temeva, mi sconfisse.
Io non riuscivo a trasformarmi in drago, ero forte ma forse non abbastanza, e per tanto taganth non mi donava il suo potere, così riacquistando la sua forma disse che lo avevo deluso mentre mi lanciava un ululato finchè una luce non si parò tra me e lui, era irimia.
Mi aveva salvato.
Kalem era esterrefatto ma io ero inorridito, avevo detto ad irimia di non entrare nell’oscurità ma lui non importava, appena sentì che ero in pericolo sopraggiunse per salvarmi.
L’oscurità poco a poco lo consumava finchè non si accasciò a terra, kalem chiese come potesse essere che fosse ancora vivo dopo tutto il tempo passato nell’oscurità e lui rispose che era il forte legame che c’era tra me e lui a mantenerlo in vita.
Poi morì tra le mie braccia, non riuscivo a crederci... il mio amico stava morendo per me, era una cosa che non avrei mai voluto.
Ero vivo si, ma non riuscivo ad alzarmi, così non potei fare altro che assistere impotente a Kalem che prendeva l’anello della genesi.
Così disse che il suo mondo iniziava da quel momento e che nessuno ora avrebbe potuto fermarlo da quel momento, poi sparì in un vortice oscuro.
Era tutto finito, il mio viaggio, i miei sogni, la mia vita e pensai:
 
- " perchè? perchè? non me ne potevo restare a casa a farmi le mie seghe e a guardare i tramonti dalla finestra invece di venire qua a rischiare la vita... poi per che cosa? per fargliela pagare a quel figo maestoso di mio fratello!? basta me ne torno a casa, e stavolta è per sempre."
 
Avevo fallito in tutto, non ero riuscito a portare a termine la missione che mi era stata affidata e non ero nemmeno riuscito a salvare un amico, poi ripensai alla promessa che avevo fatto a irimia e piansi.
Poi una luce comparse sopra di me, era taganth che affermava che ora sapevo cos’era veramente il dolore e che solo dopo aver compreso tale sentimento si poteva diventare un tuttuno con lui.
Ripresi le forze e sentii di poter finalmente trasformarmi in un drago così uscii dalle terre dell’abisso incontrando Lollo e il guardiano che affermarono che la lotta durata da 1000 anni ormai si era conclusa e che il figlio di lupo aveva vinto, l’oscurità aveva vinto.
Dissi che non era detta l’ultima parola, che io ero ancora vivo, loro si dimostrarono felici che io fossi ancora vivo e spiegai che non avevo il potere di trasformarmi in taganth, ma ora lo possedevo, così mi inviarono a dotah, la capitale di nadija da cui kalem stava creando il suo mondo, ma dissi che prima mi serviva un aiuto.
Così tornai dai terun, dalla confraternita chaparat, dai polenti e dissi loro che dovevano aiutarmi nella lotta contro il male, tutti dissero di si.
Tutti erano pronti poi rincontrai balan e Mihnea che mi abbracciarono e si scusarono per non essere riusciti a fermare irimia, ma dissi loro che il suo ricordo ci avrebbe dato forza in battaglia.
Tutto era pronto per la vera battaglia finale ed io ero pronto per davvero stavolta!

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Capitolo 7
*** Un eroe può celarsi in chiunque ***


Capitolo 6: un eroe può celarsi in chiunque!
 
Tutto era pronto così marciammo verso dotah, mentre polenti e terun appianavano le loro divergenze, ed io ne ero felice, da una disgrazia simile finalmente qualcosa di buono.
Sli spiriti notturni erano spariti, la situazione era precipitata sul serio, poi arrivammo a dotah e kalem ci intravide a chilometri grazie alla vista di Shaila.
Si congratulò con me e disse che ero molto fortunato perchè se non fosse stato per il sacrificio del mio amico non sarei mai sopravvissuto.
Risposi che la vera battaglia finale era ormai giunta e che stavolta molte cose erano diverse, lui si dimostrò felice così scagliò i suoi lupi oscuri verso i miei compagni poi Aitano III disse che dovevo combattere con kalem mentre loro lottavano così mi scagliai contro di lui iniziando una feroce lotta con mio fratello.
Lui era davvero forte ma anche io avevo i miei assi nella manica, al cosa sembrava renderlo felice oltre ogni modo e poi rideva continuamente mentre lottava, così iniziammo a fare sul serio, ferendoci gravemente l’un l’altro finche non usò la sua magia per creare una tempesta di lance, cercai di impedirlo perchè avrebbe colpito anche i miei compagni dicendo che era una cosa tra me e lui, ma non gli importava così scagliò la magia.
Io riuscii a pararmi mentre gli altri erano in difficoltà, non potevo permettere che facesse questo così uscii allo scoperto, beccandomi tutte le freccie e colpendolo in pieno viso.
La tempesta cessò ma sentii un urlo, così andai in mezzo a loro e vidi tina, con una lancia nel ventre, un’altra perdita...
Era ancora in vita e guardandomi negli occhi disse che dovevo vincere ad ogni costo, dovevo farlo per lei, per tutti, per il futuro del mondo, poi morì.
Non potevo crederci così sentii un incredibile energia  in me e finalmente mi trasformai in drago, capii che la chiave per trasformarsi era la sofferenza, la stessa che provavano shaila e taganth mentre combattevano milleni fa.
Kalem disse che finalmente avevo capito tutto e che la lotta iniziava ora, così si trasformò in lupo e mi venne contro attaccandomi con i suoi artigli.
La lotta fu feroce e senza esclusione di colpi tuttavia kalem sembrava comunque più forte, disse che io non l’avrei mai superato, ma la cosa non fece altro che aumentare la mia ira.
Cominciai a colpirlo a suon di urli del drago finche non cadde a terra ed iniziai a colpirlo senza sosta sul viso spappolandoglielo.
Poi mi allontanai capendo di aver vinto, Kalem continuava a provare ad alzarsi ma senza risultato finchè non urlò che io non conoscevo la era sofferenza come la conosceva lui, chiesi cosa fosse successo che lo avesse reso così.
Disse che per colpa della sua nomina a figlio della leggenda aveva perso la donna della sua vita, questa nomina da parte del fato gli aveva tolto quanto c’è di più prezioso.
Compresi il suo dolore poi mi avvicinai a lui per prenderlo in braccio, lui si calmò e sorrise dicendo che finalmente lo avevo superato, finalmente avevo dimostrato quanto valevo, e mi chiamò per nome.
Contrariamente a quanto avreste potuto pensare all’inizio della mia storia io in fondo non avrei voluto altro che sentirmi chiamare per nome da mio fratello, perchè non lo avevo mai odiato, lo avevo ammirato, anche se non lo avrei mai ammesso.
E così morì.
Tra le mia braccia.
Avevo perso un grande punto di riferimento... e pensare che lo avevo odiato così tanto mentre lo ammiravo e mi aveva fatto il più grande dei doni che un fratello potrebbe fare, la crescita.
Così sottrassi l’anello dal suo dito, e lo indossai, ora avevo il potere di ricreare il mondo e di riplasmarlo, ma non volevo farlo così distrussi l’anello che nel corso degli anni si era quasi distrutto ma non aveva perso il potere, che da quel momento scorse in me.
Ora possedevo io il potere dell’anello, e non ci sarebbero più state guerre tra luce e oscurità per possederlo, perchè ora ero io l’anello e dopo la mia morte nessuno lo avrebbe cercato più.
 Così tornai dagli altri, erano tutti molto tristi per Tina, soprattutto Mina; avevo deciso di non utilizzare il potere dell’anello per creare un nuovo mondo ma decisi di utilizzarlo per riportare tutto come era prima della venuta di Kalem, tutto era tornato a posto...
Un anno dopo
 
Tutto era tornato come prima del mio viaggio ma purtroppo dovetti dire ai miei genitori tutto quello che era successo, furono molto tristi ma almeno erano felici di avere me.
Balan tornò ad thaita dalla sua famiglia e raccontò il viaggio ai suoi figli che erano felicissimi di rivederlo dopo tanto tempo.
Mihnea invece tornò dalla sua famiglia a dotah, e finalmente potette ricongiungersi con la sua ragazza che ho sentito a breve si sposeranno.
Serah ha accettato la morte di Irimia, ma ora è felice perchè sta aspettando un bambino, sicuramente è successo quando eravamo ad abbra.
I polenti e i terun appianarono le loro divergenze e tornarono ognuno nella sua montagna pronti a ricominciare una nuova vita in pace.
Lollo e il guardiano ritornarono nell’abisso che gli apparteneva a riposare dopo millenni di attesa dello scontro finale.
E in quanto a me...
chi l'avrebbe mai detto che sarei diventato un eroe?
Io e mina siamo fidanzati ora, ma la cosa era scontata no!? Tutto si è aggiustato e proprio mentre sto scrivendo questa storia mi ha fatto venire in mente una cosa, questo anello della genesi ha portato un sacco di tragedie, avrebbero dovuto rinominarlo, l’anello delle disgrazie! Ah ah ah ah ah ah

 
Un eroe può celarsi in chiunque
 
fine
 
eccoci alla fine! allora che ne pensate? vie è piaciuta? fatemelo sapere con una recensione, ci ho messo davvero l'anima nel scrivere questa fiction! ciao ciao ^_^

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