Al di là del bene e del male

di _ChaMa_
(/viewuser.php?uid=140240)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** All'Ombra Del Dolore ***
Capitolo 3: *** Questione Di Tempo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


AL DI LÀ DEL BENE E DEL MALE
 
 
La prima – l'unica – cosa che Bonnie vide quando aprì gli occhi fu bianco. Attorno a lei non c'era nient'altro. L'ultima cosa che si ricordava era un'intensa luce che avvolgeva lei e Damon, poi il nulla.
Non aveva idea né di dove si trovasse, né di come c'era arrivata. Sapeva solo che attorno a lei non c'era niente. Solo silenzio.
<< Damon? >> chiamò.
Ma nessuno rispose.
Avanzò qualche passò, sentendo sotto le suole un bianco pavimento invisibile che sosteneva i suoi passi.
<< Damon? >> riprovò << Che c'è qualcuno? >>
<< Non urlare >> la rimproverò una voce familiare. Bonnie si voltò immediatamente, ma quando vide la sua immagine riflessa di fronte a lei cominciò ad avere paura.
<< Chi sei? >> le chiese
<< Sono te >> rispose l'altra << Mi pare ovvio >>
<< Non è possibile... >>
L'altra Bonnie le sorrise; era terribilmente strano vedere il suo stesso sorriso sorriderle.
<< Non ti preoccupare, non sono qui per farti del male >>
<< Dove siamo? >>
La ragazza si guardò intorno << Nel nulla >>
Bonnie aggrottò le sopracciglia, chiedendosi se avrebbe dovuto passare lì tutta la sua eternità. Sua nonna le aveva detto che aveva provveduto affinché trovasse pace, e quel luogo in effetti era tranquillo e trasmetteva un senso di calma. Ma, ad essere sinceri, se l'era immaginato ben diverso.
<< Quando l'altro lato è stato distrutto, avresti dovuto trovare la pace ma hai portato con te un ospite e nel posto in cui saresti dovuta andare, c'è spazio solo per uno >>
Bonnie boccheggiò, senza sapere con esattezza cosa dire. O cosa pensare.
<< Vieni, andiamo! >> le disse la ragazza uguale a lei
<< Dove? >>
<< A decidere il tuo destino >>
Bonnie seguì incuriosita i passi che la sua copia faceva, ma nella sua testa c'era un solo e unico pensiero: Dove sei Damon?

***


Damon aprì gli occhi controvoglia.
Non era passato molto tempo da quando aveva sentito l'ultimo di una serie di fastidiosi e rumorosi tuoni.
Si alzò, togliendosi la polvere dalla giacca di pelle e cercando Bonnie con lo sguardo.
<< Ma dove diavolo sono finito? >>
Attorno a lui, in un cielo grigio piombo tuoni e fulmini si rincorrevano tra loro, mentre le sue belle scarpe italiane si riempivano di sabbia. Faceva caldo e l'aria era rarefatta e pesante.
<< Finalmente di sei svegliato. Cominciavo a pensare che il divertimento sarebbe finito ancora prima di iniziare >>
Damon si voltò di colpo, non riuscendo a credere alla voce che lo aveva distolto dai suoi pensieri.
<< Elena? >>
Elena sorrise e avanzò verso di lui. Ma guardandola meglio, Damon si rese conto che per quanto assomigliasse ad Elena, quella non era lei.
<< Katherine! >>
Katherine sogghignò vittoriosa e si portò le mani sui fianchi << Anche io sono contenta di vederti... >>
Damon sbuffò e si voltò dall'altra parte. Solo allora si rese conto di essere al di sopra del deserto che si estendeva per chilometri e chilometri sotto di lui.
<< Che razza di posto è questo? >> le chiesi
Katherine gli si affiancò e alzò le spalle << Non ne ho idea >>
<< Credevo di essermi sbarazzato di te una volta per tutte... >>
<< Lo credevo anche io >> gli rispose sorridendo
Non era invecchiata, era sempre la solita Katherine. Esattamente come l'ultima volta che aveva tormentato i suoi sogni in punto di morte, con una ciocca di capelli bianchi e la pelle pallida.
Bonnie!, si ricordò improvvisamente
<< Dov'è Bonnie? >> le chiese
Katherine alzò le spalle << Bonnie? Perché dovrei sapere dov'è Bonnie? >>
<< Siamo morti >> le rispose secco
Katherine non riuscì a trattenere una risata.
<< Lo trovi divertente? >>
<< Solo un pochino >> ammise << In ogni caso lei non c'è >>
<< Che vuol dire, che non c'è? >>
<< Vuol dire che quando ti ho trovato eri da solo >>
Damon strinse i pugni e si umettò le labbra << Devo trovarla >>
<< Perché? >> gli chiese Katherine, osservandolo incamminarsi per scendere dalla roccia su cui erano
<< Perché si >>
L'ex vampira restò a guardarlo per qualche secondo, poi decise che tutto sarebbe stato meglio che restare lì da sola. Così lo seguì.

 
***

<< Tu saresti...tipo la mia coscienza o cose simili? >> le chiese Bonnie
La sua copia perfetta scosse la testa e le sorrise gentilmente << Io sono solo un'illusione >>
Bonnie si fermò, stanca di camminare senza aver ricevuto nessuna spiegazione << Non credo di capire >> le disse << Se non sei reale, io chi sto seguendo? Dove sto andando? >>
<< Siamo quasi arrivati >> le disse <<È qui, dietro l'angolo >>
<< Ma quale angolo? >> chiese esasperata << Qui è tutto uguale. Non c'è niente >>
La sua copia scosse la testa divertita e continuò a camminare, fino a quando dopo pochi passi sparì.
<< Hey, aspetta >> le urlò Bonnie, muovendosi per seguirla. Di nuovo, fu davanti a lei.
<< Te l'ho detto che era dietro l'angolo! >>
Bonnie si guardò indietro, dove c'era solo bianco.
<< Che cosa sono? >> le chiese, indicando le colonne che le circondavano.
<< Portali! >> ammise << È arrivato il momento che tu compia una scelta Bonnie >>
<< Una scelta? >> ripeté distrattamente. C'erano quattro colonne: una davanti a lei, una dietro, una alla sua destra e una alla sua sinistra
<< Dove portano? >> chiese ancora
La sua copia l'affiancò e le indicò il portale davanti a lei. Attorno alle colonne c'erano rampicanti verdi e rose blu
<< Quello è solo per i mortali >>
<< Il Paradiso? >>
L'altra alzò le spalle << Chiamalo come vuoi...non ha importanza >> la prese per le spalle e la fece voltare fino a quando non si trovò perfettamente in mezzo a due portali. Dalla sua desta, proveniva una luce carica di calore; alla sua sinistra un vortice per nulla rassicurante.
<< È arrivato il momento, Bonnie >> le disse, facendosi seria e scura in volto << Puoi scegliere: o trovare la pace e andare in quel luogo, in cui tua nonna ti ha garantito un posto o andare a cercare il tuo amico e affrontare con lui il vostro destino >>
Bonnie alternò lo sguardo da quella luce rassicurante a quel vortice, che le incuteva paura
<< Ma ricordati... >> le disse ancora << Una volta fatta la tua scelta, non potrai più tornare indietro >>

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** All'Ombra Del Dolore ***


ALL'OMBRA DEL DOLORE


Erano settimane che gli incubi non lo facevano dormire.
Settimane che cercava di sgattaiolare nel cimitero di Mystic Falls cercando di correre da lei.
<< Jeremy! Jeremy! >>
La voce di Matt era sempre più vicina e Jeremy sapeva che prima o poi avrebbe dovuto alzarsi da quel letto.
<< Vattene, Matt! >>
Il giovane Gilbert sbuffò, continuando a fissare il soffitto della sua stanza a casa Lockwood.
Da quando i viaggiatori avevano fatto quello stupido incantesimo di confinamento, lui e Matt erano gli unici che potevano permettersi di stare a Mystic Falls. Tutti gli altri avevano dovuto arrangiarsi.
La porta della camera si aprì e gli occhi accusatori di Matt, lo travolsero.
<< Alzati da quel letto! >> gli ordinò << Subito! >>
Jeremy si voltò controvoglia verso l'amico << Lasciami in pace, Matt >>
Ma Matt non si arrese. Se inizialmente aveva creduto che i viaggiatori non avesse avuto poi una così brutta idea ad eliminare tutte le creature sovrannaturali dalla città, era stato costretto a ricredersi subito.
A grandi falcate, si diresse verso il letto di Jeremy e gli strappò il cuscino da sotto la testa per sbatterlo sul pavimento.
Jeremy abbozzò un sorriso << Si sarà fatto male... >>
Matt sospirò. Ormai le aveva provate tutte per farlo uscire da quello stato di depressione in cui era caduto.
<< Ti prego, Jeremy >> lo supplicò << Dammi una mano. Non posso occuparmi da solo di tutto: non posso occuparmi di te, dello sceriffo. Di Tyler e di tutto il resto da solo >>
Jeremy provò una fitta di colpevolezza allo stomaco. Fece forza sulla braccia e si puntellò sui gomiti << Cosa vuoi che faccia? >>
Matt accennò da un timido sorriso << Perché non viene a darmi una mano a togliere tutti i detriti rimasti al Grill >>
Jeremy annuì in silenzio e appena prima che Matt uscisse lo chiamò
<< Mi dispiace di essermi comportato come un'egoista >>
Matt alzò le spalle << Hai dieci minuti, altrimenti te la fai a piedi >>
Richiuse la porta dietro di sé e scese le scale, in cerca del suo cellulare. Doveva chiamare Caroline e informarla sulle condizioni dello sceriffo.
Che cosa triste, pensò. Non può nemmeno vedere sua madre.
Gli mancava Caroline. Se l'avesse avuta accanto, le cose sarebbero sicuramente state più facili e non avrebbe dovuto nascondere tutto il dolore che provava.

 

***


Erano infiniti minuti che Caroline faceva avanti e indietro per la sua stanza al Whittmore. Aveva soggiogato il dirigente, affinché garantisse a lei e Stefan il permesso di stare lì.
Aveva la testa che le scoppiava e non sapeva più cosa pensare. Stefan sarebbe già dovuto rientrare e Matt avrebbe già dovuto chiamare.
Quando finalmente decise di fermarsi, si sedette sul suo letto e fece un bel respiro profondo.
Riaprendo gli occhi, però, le lacrime riempirono i suoi occhi. Non lo aveva detto a nessuno, nemmeno a Stefan che condivideva con lei quella camera, ma ogni volta che il suo sguardo si posava sul letto di Bonnie e su quella parte di stanza che aveva ancora il suo profumo sentiva il cuore pronto per scoppiargli. Anche Damon la mancava, più di quanto non avrebbe mai ammesso.
Da quando erano morti, le cose erano cambiate. Alaric aveva preso un appartamento nei dintorni del Whittmore ed Elena era andata a vivere con lui, Matt e Jeremy erano tornati a Mystic Falls e Tyler...Tyler era di nuovo un licantropo e ad ogni luna piena gli si rompevano tutte le ossa del corpo in un dolore insopportabile.
Appena percepì il rumore della porta che si stava aprendo si asciugò le lacrime e scattò verso Stefan.
<< Dove sei stato? Stai bene? Hai ucciso qualcuno? >>
Stefan sorrise mesto e sciolse il suo abbraccio.
<< Sto bene, Caroline. E no, non ho ucciso nessuno oggi >> disse
<< Ho fatto un giro, avevo bisogno di prendere un po' d'aria >>
Caroline annuì, poco convinta. Era decisa a marcarlo stretto: anche se era successo solo una volta, era terrorizzata che Stefan potesse lasciarsi andare al suo lato oscuro. Da sola non avrebbe potuto fermarlo e senza Damon, senza la sua ancora, nessuno avrebbe potuto salvarlo.

 

***


Essere un vampiro era meglio di quanto se lo ricordasse. Certo, doveva ancora abituarsi all'idea che per sopravvivere sarebbe stato costretto a bere sangue; ma la cosa peggiore era che in quel momento non poteva mostrarsi debole con nessuno.
Alaric posò la tazza accanto al lavandino e sputò il caffè: ricordava diverso il suo sapore, forse perché prima non aveva quel retrogusto di sangue AB.
La prima cosa che aveva fatto, dopo aver preso in prestito quell'appartamento pignorato era stato fare rifornimento di Bourbon. E quello era il momento adatto per mandarne giù un bel bicchiere. Se Damon fosse stato con lui, gli avrebbe insegnato ad essere un bravo vampiro. Ma, invece, doveva cavarsela da solo. Su Elena non poteva contare, Caroline doveva occuparsi di Stefan e Stefan...gli avrebbe sicuramente insegnato a martoriare povere creature pelose.
Damon! Il suo ricordo gli faceva male, ma più di ogni altra cosa lo distruggeva la consapevolezza che se Bonnie non avesse perso tempo con lui, a quest'ora il suo migliore amico poteva essere vivo.
<< Buongiorno! >>
Elena entrò in cucina, già pronta per uscire.
<< Dove stai andando? >> le chiese, ben sapendo la risposta
<< A cercare Liv e suo fratello >> rispose secca << Non possono essere andati lontani >>
Alaric sospirò: non aveva ancora smesso di cercarli e probabilmente non si sarebbe mai fermata. Voleva trovarli, avere vendetta e niente l'avrebbe fermata.
All'inizio era restata ferma immobile sul divano di quell'appartamento a piangere e disperarsi. Era stata sul punto di spegnere le emozioni e smettere di sentire tutto quel dolore, ma Alaric le aveva ricordato che ne Damon ne Bonnie lo avrebbero voluto.
“Ma loro non sono qui” aveva urlato Elena “Sono morti”
“Non puoi sapere dove sono. Magari sono proprio qui, accanto a noi e ci proteggono” gli aveva risposto ma senza crederci davvero.

 

***


Gli aveva fatto bene uscire.
L'aria dell'estate era calda, ma il tutto il lavoro che c'era da fare lo manteneva distratto.
<< Entro a vedere se c'è bisogno >> gli disse Matt
Jeremy annuì distrattamente mentre prendeva due sacchi pieni di polvere e detriti e li spostava sul camion.
Si asciugò la fronte con il dorso della mano, pronto per ricominciare quando una mano sottile si sporse verso di lui, tenendo una bottiglia.
<< Un po' d'acqua? >>
<< Grazie >> rispose Jeremy, allungando il braccio. Quando però si accorse chi era la persona che gli stava offrendo un aiuto, il suo buon umore appena ritrovato sparì nel nulla.
<< Che diavolo ci fai qui? >>
Liv sospirò e abbassò lo sguardo colpevole, ritraendo la mano che gli tendeva.
<< Elena ti sta cercando >> disse secco << Vattene! >>
<< Dopo quello che è successo sei preoccupato per me >> sorrise la ragazza, ma Jeremy assunse lo sguardo più freddo e glaciale di cui era capace << Non è per te che mi preoccupo. Non voglio perdere anche mia sorella >>
Fece per andarsene, ma Liv lo fermò << Aspetta >>
<< Che vuoi? >>
<< Ho bisogno di aiuto >>
Jeremy non riuscì a non trattenere una risata << E ti aspetti davvero che io ti dia una mano? >>
Liv restò a guardare il giovane Gilbert allontanarsi, cercando le parole giuste da potergli dire. Ma nulla sembrava adatto, quindi disse semplicemente quello che pensava << Non è stata colpa mia >>
Jeremy non si fermò, cercando di ignorare le sue parole.
<< Non potevo fare nulla per salvarla, e lei lo sapeva >> urlò ancora Liv, seguendolo ma quando si accorse che si era fermato lo imitò.
Ed eccolo lì: l'istinto del cacciatore che torna a farsi vivo, quella rabbia sopita e quell'odio nascosto. La deviazione creata per i suoi pensieri era scomparsa in uno schiocco di dita e adesso nella sua mente c'era un solo pensiero: uccidere un vampiro.
<< Jeremy, stai bene? >> gli chiese avvicinandosi
Jeremy non si mosse, continuando a lottare contro il cacciatore che c'era in lui.
<< Jer... >> Liv fece l'errore di toccargli il braccio, distraendolo dai suoi pensieri e il cacciatore ebbe la meglio. Si voltò di scatto e afferrò la ragazza per la gola, sollevandola di pochi centimetri.
Liv scalciava e cercava in tutti i modi di liberarsi dalle grandi e forti mani di Jeremy.
<< Ti prego >> bofonchiava << Lasciami >>
Ma Jeremy non lasciava la presa, con gli occhi stretti a fessure e le labbra contorte in un'espressione di rabbia.
Magari Liv non era più una strega, entro i confini di Mystic Falls, ma le lezione di karate prese in quinta elementare potevano sempre essere utili. Gli diede un calcio sul ginocchio e, appena fu a terra afferrò un pezzo di legno e senza pensarci due volte lo colpì. 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Questione Di Tempo ***


QUESTIONE DI TEMPO
 

Il lavoro al Grill era stato più gratificante di quanto non avesse mai immaginato e vederlo ridotto in cenere fece provare a Matt un senso di tristezza che mai aveva pensato di poter provare. Di aspettative ne aveva parecchio: avrebbe voluto andare al college, continuare a giocare a football ma poi le cose si era complicate e aveva dovuto rimboccarsi le maniche e diventare uomo prima del tempo.
<< Matt?! >>
La voce di una ragazza, lo distrasse dai suoi pensieri e stringendo il sacchetto pieni di cocci di vetro si voltò.
Non poteva credere ai suoi occhi. La vista di quegli occhi azzurri e dei lunghi capelli neri di April Young furono il primo raggio di sole, dopo tanta oscurità.
<< April? >> domandò sorpreso << Ma che ci fai qui? >>
April sorrise, avvicinandosi a lui.
<< Credevo fossi tornata ad Atlanta...>>
<< Infatti >> rispose la ragazza << Ma quando ho saputo dell'esplosione ho pensato di venire a dare una mano >>
<< È bello vederti >> disse Matt, senza pensarci. Era stanco di dover stare sempre attento a cosa dire e come comportarti.
<< Anche per me >> rispose April. Non glielo aveva mai confessato, ma gli era stata grata per averle fatto da cavaliere al concorso di Miss Mystic Falls. Matt Dovonav era stato il suo portafortuna.
<< Allora...che mi sono persa? >> chiese, chinandosi a raccogliere altri pezzi di vetro
Matt alzò le spalle << Sai com'è fatta questa città...non si può mai stare tranquilli >>
April si rialzò e infilò quello che aveva raccolto nel sacchetto di plastica che teneva nell'altra mano << Non è sempre stato così...quando ero piccola Mystic Falls era la cittadina più noiosa in cui poter vivere >>
Il sorriso di April era davvero come una ventata d'ara fresca. Gli sorrise di rimando, pensando a quanto era stata fortunata ad andarsene e vivere la sua vita tranquilla.
<< Rebekah, è qui anche lei? >> chiese
Matt restò sorpreso da quella domanda, ma dopo qualche secondo scosse la testa << Si è trasferita con i suoi fratelli qualche mese fa >>
<< Peccato >> rispose << Mi avrebbe fatto piacere rivederla >>
All'improvviso Matt si ricordò dello strano legame che si era creato tra le due. April con la sua semplicità e luminosità e Rebekah con la sua smania di diventare umana.
<< Ora che mi ricordo... >> disse April, come e avesse avuto un flash istantaneo << Avrei dovuto darti le foto dl ballo, ma mi è completamente uscito di mente! >>
<< Le foto del ballo? >> chiese Matt senza capire
<< Tu e Bonnie, re e regina del ballo... ricordi? >>
L'espressione sul volto di Matt cambiò radicalmente. Dove prima c'era un sorriso confuso ora c'era una maschera di tristezza.
April se ne accorse e gli chiese se avesse detto qualcosa di sbagliato.
<< No, certo che no! >> rispose Matt, cercando di sembrare il più naturale possibile << È solo che Bonnie... >>
È morta.
<< Non credo che... >> le parole di Matt si persero nell'aria calda e polverosa di quel che restava del Grill. Il cellulare nella sua tasca cominciò a squillare e Matt lo interpretò come un aiuto dal cielo. Guardò il display: Jeremy.
<< Non ti preoccupare... verrò a prendere io >>
<< D'accordo... >> disse April, un momento che prima che Matt si potesse allontanare.
Aprì il messaggio e capii che c'erano nuovi guai in vista.

 
***

Caroline Forbes non si era mai considerata adatta a fare l'insegnate. Anche se doveva ammettere che era piuttosto divertente. Sopratutto quanto il tuo unico allievo era stato il tuo professore di Storia al liceo.
<< Perché non posso semplicemente bere dalla sacche di sangue? >> insistette Alaric
<< E dove le prendiamo? Non ce ne sono rimaste molte...>>
<< Facciamo razzia in un ospedale >> ironizzò il professore di storia, ma lo sguardo cupo e severo di Caroline lo paralizzò << Scherzavo! >>
<< Prima di tutto, concentrati! >>
Alaric chiuse gli occhi e si mise in ascolto del bosco. C'era un silenzio inquietante.
<< Io non sento niente >>
<< Non ti sforzi nemmeno! >>
Alaric sbuffò e si concentrò per riuscire ad individuare il suo pranzo.
<< Esattamente cosa dovrei ascoltare? >>
Caroline sbuffò e alzò le mani, disperata << Non importa >> disse infine
<< Non ti arrabbiare, Caroline. Sono stato un vampiro per quanto? Due giorni e poi sono morto... >>
<< Non ce l'ho con te, sono solo preoccupata >>
<< Per Stefan >>
Caroline annuii silenziosamente.
<< Come sta? >>
<< Come sta Elena? >> chiese lei di rimando
Alaric accennò ad un mezzo sorriso << Uno schifo >>
<< Sai qual'è la cosa peggiore? >> chiese Caroline; Alaric sapeva che glielo avrebbe detto in ogni caso, quindi si sedette sul tronco di un albero abbattuto e l'ascoltò << Che non c'è niente di buono. Non riesco a trovare una sola cosa che funzioni da quando... >> si bloccò di colpo, puntando lo sguardo sul prato verde << Vorrei solo sapere come tornare alla normalità >>
<< Normalità? >> rise Alaric << Credo di aver eliminato quella parola dal mio vocabolario >>
<< Non ti manca? >>
<< Cosa? >>
<< Essere normale >> rispose triste Caroline << A volte, rimpiango la Caroline bambina, quella viziata e sorridente che dava importanza alle cose più banali >>
<< Andrà meglio >> rispose Alaric << Prima o poi, andrà meglio >>
Di colpo si alzò e spostò leggermente la testa verso un albero
<< che c'è? Che hai sentito? >> chiese allarmata Caroline
Alaric sorrise << La mia cena >>

 
***


<< Jeremy! Che succede? >>
Matt raggiunse il retro del Grill e cercò con lo sguardo Jeremy, accasciato contro la parete semi distrutta del locale
<< Che è successo? >>
Jeremy sospirò e lanciò uno sguardo poco lontano. Nascosta nell'ombra, Matt riconobbe la figura bionda di Liv Parker.
<< Che ci fai tu qui? >>
Liv alzò le braccia in segno di resa << Non sono venuta per litigare >>
Matt le lanciò uno sguardo di ghiaccio e si avvicinò a Jeremy. Lo aiutò ad alzarsi e fece per andarsene.
<< Aspettate! >> protestò Liv << Devo parlarvi... >>
<< Quello che hai da dirci non ci interessa >> esclamò rabbioso Matt << Sparisci! >>
<< Sicuro che non ti interessi? >> chiese Liv, assumendo il tono di chi nasconde un segreto che non vede l'ora di svelare << Perché sono sicura che a Jeremy farebbe comodo il mio aiuto >>
Matt si fermò e guardò Jeremy << di che sta parlando? >>
<< È tornato >> ammise << L'istinto del cacciatore >>
<< Sapevamo che sarebbe successo >> replicò Matt << L'incantesimo dei viaggiatori ha annullato la magia delle streghe e... >>
Jeremy scosse la testa e Matt si fermò << Ho perso la mia ancora >> disse << Quello che mi impediva di uccidere vampiri, non era l'incantesimo. Era Bonnie >>
Matt si portò una mano sulle labbra e desiderò sprofondare nel terreno. Si voltò fulmineo verso Liv << Puoi aiutarlo? >>
Liv alzò le spalle << E io cosa ci guadagno? >>
Matt alternò lo sguardo da Jeremy a Liv, indeciso su cosa fare. Non era mai stato lui quello che prendeva le decisioni. Lui eseguiva soltanto.
<< Che cosa vuoi? >>
<< Il vostro aiuto >> disse semplicemente
<< Per cosa? >> chiese Jeremy
Liv sorrise vittoriosa << Voglio uccidere le mia congrega >>

 
***


<< Te l'ho detto un milione di volte >> ripeté Katherine esasperata
<< Non puoi superare quel confine >>
Damon guardò disgustato la linea bianca disegnata sulla pietra davanti ai suoi piedi e indurì la mascella.
<< Allora come faccio ad andarmene? >>
<< Credi che se lo sapessi non me ne sarei già andata? >>
Damon sbuffò e si guardò intorno, per l'ennesima volta. Doveva provare: in fondo che cosa aveva da perdere? Morto, era già morto. E per davvero questa volta.
Si allontanò dalla linea e superò Katherine, che tirò un sospiro convinta che se ne sarebbero andati, ma prima che potesse fare o dire qualcosa vide Damon scattare verso quella infinita linea bianca e saltare. Per un secondo scomparve dalla sua vista, come se fosse stato risucchiato ma il secondo dopo riapparve. Venne sputato indietro con forza e violenza.
Damon cadde all'indietro e andò a sbattere contro una parete di roccia.
<< Dannazione! >>
<< Che è successo? >> chiese Katherine, correndo verso di lui
Damon batté un pugno sulla parete e si preparò a saltare di nuovo.
<< Damon?! >> urlò Katherine, afferrandolo per un braccio
<< Che vuoi? >>
<< Stai sanguinando... >> rispose, allungando una mano verso il collo del maggiore dei Salvatore. Damon nemmeno aveva fatto caso al liquido caldo che gli scorreva lungo il collo.
<< Cosa c'è oltre quella linea? >> chiese con voce soffice
Damon deglutì << Tutti i miei ricordi >>

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2657140