Salvami

di pink sweet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1-parte prima ***
Capitolo 2: *** 2- parte seconda ***



Capitolo 1
*** 1-parte prima ***


SALVAMI
 
Angolino dell'autrice:
Prima che leggiate questa fic, devo dirvi delle cose
1) per chi non avesse visto l'ultima puntata dell'anime, le prime due righe della parte in corsivo contengono spoiler, perciò inizate a leggere dalla terza che si capisce ugualmente ;)
2) come già scritto nell'introduzione questa ff doveva essere di un solo capitolo, ma per comodità ho deciso di dividerla in due parti, ed è per questo che pubblicherò subito il secondo capitolo in modo che "l'atmosfera" creata non vada persa.
detto questo vi auguro una buona lettura :D
Pink sweet

 
Rin, nonostante fosse passato quasi un anno, stentava a crederci, non avrebbe mai pensato che quel giorno sarebbe giunto, non per lui.
Era stato tutto così veloce, così spontaneo, così emozionante.
Rin Matsuoka non capiva come si sentiva quel giorno, di certo provava qualcosa di grande, forse troppo grande persino per lui.
Sapeva che la sua vita era cambiata irrimediabilmente, eppure tutto quello che riusciva a fare era ricordare.
Perché Rin, e questo lo sapeva bene, non avrebbe mai dimenticato.
 
Era il secondo anno che il Matsuoka frequentava la Samezuka, una scuola prestigiosa, con un club di nuoto ben fornito.
Ormai si era lasciato alle spalle tutta la storia con Haru, era riuscito a gareggiare di nuovo con lui e con i suoi amici perciò ora era felice e trascorreva una normale vita da diciottenne qual’era.
Però Rin sentiva che mancava qualcosa, uno scopo, qualcosa che lo spronasse a dare sempre il meglio di se, e non si riferiva soltanto al nuoto.
Poi quel qualcosa arrivò, poi incontrò lei.
Lei l’aveva fin da subito incuriosito, nascondeva qualcosa che le altre non avevano, era decisamente speciale, ma questo Rin ancora non lo sapeva.
Ogni sabato la vedeva in piscina, dalle 14.30 alle 16.00, a fare nuoto libero. Vedeva una figura snella, ma robusta, nuotare come se fosse una sirena, senza mai riposarsi. Nuotava specialmente a stile libero e a farfalla  ed era veloce, molto, ma c’era qualcosa di impreciso nel suo stile, qualcosa che andava corretto, e lui si arrabbiava vedendola perché avrebbe potuto fare molto di più se quel qualcosa fosse stato corretto.
E fu allora che decise che lui l’avrebbe salvata.
 
Rin sorrideva a quel ricordo, sapeva che il loro primo incontro non era stato dei migliori, ma sapeva anche che lui non si sarebbe arreso tanto facilmente, perché Rin Matsuoka è una grande testa calda.
 
Era ormai estate e il sole brillava allegro nel cielo.
Fu in quel giorno che Rin decise di aiutarla.
Si avvicinò con passo deciso al bordo della piscina, che conosceva meglio delle sue stesse tasche, esclamando un –Yo-  alla ragazza ottenendo però la totale indifferenza da parte sua.
Irritato per essere stato ignorato si sedette sul bordo della vasca dicendo, con voce un po’ più alta
-Ehi sto parlando con te-
Questa volta ottenne l’effetto desiderato, infatti, la ragazza si girò verso di lui con aria spazientita
-Dimmi-
-Non è così che devi nuotare-
Per qualche secondo ci fu il più totale silenzio, in cui la ragazza continuò a tenere quell’espressione di totale indifferenza che la faceva apparire annoiata.
Poi il silenzio venne interrotto proprio dalla ragazza
-Prima non ti presenti e poi vieni qui a dirmi in modo, non del tutto garbato, che nuoto da schifo, dimenticandoti che non ci conosciamo neanche.-
-Tsk, Rin Matsuoka piacere, e sappi che non ho detto che nuoti male, ma che fai qualche errore tecnico-
-E perché proprio tu dovresti aiutare una sconosciuta?-
Quella domanda spiazzò Rin, sapeva perfettamente perché voleva aiutarla, vedeva del grande potenziale in lei e sarebbe stato davvero un peccato sprecarlo così, se quella ragazza avrebbe voluto, sarebbe potuta arrivare alle nazionali.
Ovviamente però Rin era troppo orgoglioso per dirle questo.
-Perché mi va-
-Ah, invece a me non va, arrivederci Rin Matsuoka-
E lo lasciò così, come un fesso, al bordo della piscina.
 
Rin stavolta ghignava, in effetti lei era davvero un demone, ma lui era un idiota, e non aveva capito di cosa era realmente capace la ragazza.
Per qualche tempo la lasciò stare, frustato dall’essere stato respinto così in malo modo, ma come già detto, Rin era davvero una testa dura, perciò ci riprovò  qualche mese dopo.
 
Anche se inizialmente si era sentito offeso e arrabbiato aveva voluto comunque riprovarci ed era per questo che quel sabato autunnale  si trovava nella terza corsia della piscina della Samezuka, a fare nuoto libero.
E come ogni sabato lei apparve in tutta la sua bassezza, anche se tanto bassa non era infatti superava il metro e sessantacinque.
Per un attimo la sua faccia assunse un’espressione sorpresa alla vista di Rin,a quanto pare non si era dimenticata di lui.
Nonostante questo entrò composta nella piscina, preparandosi a fare lo stile libero quando il suo braccio venne trattenuto.
-Ehi-
-Cosa vuoi ancora-
-Voglio aiutarti-
-Ma…-
-E non dirmi che non ci conosciamo nemmeno, è vero, ma potremmo conoscerci-
-Non mi interessa-
-Dovrebbe invece-
-Perché?-
-Perché si-
-Non la ritengo una valida risposta, se c’è qualcosa che non ti piace nel mio stile non è un mio problema e ora, se permetti- disse indicando il braccio – dovrei nuotare.
Rin la lasciò andare, stupito da come non si fosse scomposta o spaventata.
E successe come l’ultima volta, rimase  li a guardarla da lontano, nuotando in silenzio quasi come se l’acqua, attraverso le sue forti bracciate, potesse capirlo e consolarlo.
 
Ciò che Rin non sapeva allora, è che lui non fu l’unico a rimanere sorpreso, anche lei guardando il suo stile, ammirando la sua potenza, lodando il suo ritmo rimase sorpresa, e anche se non l’avrebbe mai ammesso  quel Rin Matsuoka nuotava davvero bene.
 
Quel giorno l’aria era particolarmente frizzante, forse perché ormai erano a dicembre.
Quel giorno successe qualcosa che Rin non si sarebbe mai aspettato, vide una figura slanciata avvicinarsi e guardarlo con occhi fieri, occhi che sembravano quelli di una tigre pronta a colpire la sua preda, eppure le parole che uscirono dalla sua bocca, non furono aggressive, al contrario.
-Puoi aiutarmi?-
Una domanda semplice, che veniva fatta spesso, qualcosa di banale, ma non per lui, non per loro e anche se Rin avrebbe potuto ignorarla, congedarsi con qualche scusa o addirittura arrabbiarsi, rispose con una semplice sillaba.
-Si-
 
E così iniziarono a vedersi , in quella stessa piscina, per fare un addestramento speciale.
Rin più ci pensava e più stentava a crederci, tra di loro c’era qualcosa di sorprendente. Fin da subito riuscivano a capirsi velocemente. Non c’era bisogno di parole, a loro bastava uno sguardo.
Ed era straordinario come un’occhiata riuscisse a leggere il cuore e l’anima dell’altro, e viceversa.
Anche quando Rin incominciò ad essere il suo personale istruttore, non facevano grosse chiacchierate, lui spiegava, lei seguiva con attenzione ed annuiva, e subito metteva in pratica ciò che le era stato insegnato.
 
All’inizio il loro rapporto era basato solo sulla relazione allievo-maestro, ma col passare dei giorni cominciavano ad aprirsi un po’ di più, incominciarono a parlare dei propri interessi, passioni, famiglia.
Rin aveva scoperto un sacco di cose su quella ragazza, che ora aveva un nome: Shiemi Aritsawa.
Aveva capito che sotto quella maschera di indifferenza si nascondeva una ragazza dolce e solare, piena di fantasia.
Aveva anche scoperto, come gli aveva suggerito il suo istinto, che Shiemi era una nuotatrice provetta e, anche se con molta fatica, l’aveva convinta ad unirsi alla squadra femminile di nuoto della Samezuka, dove il suo talento non sarebbe stato sprecato.
Anche se una parte di lui non l’avrebbe mai ammesso, l’aveva fatto anche per poter trascorrere più tempo insieme a lei, spesso infatti le due squadre, maschile e femminile, facevano allenamenti combinati, ed era capitato più volte che Rin l’accompagnasse fino alla fermata del tram.
 
Allora, probabilmente, non aveva capito ancora i suoi sentimenti per lei, e forse sarebbe stato meglio non capirli mai. Così forse non si sarebbe trovato in quella situazione.
E Rin lo sapeva che era egoista, e si odiava per quello, perché avrebbe voluto essere più simile alla sua Shiemi, di cui aveva scoperto una qualità del tutto inaspettata: la generosità.
Perché lei se vedeva qualcuno in difficoltà non esitava ad aiutarlo, perché lei era una di quelle persone che rischiava  di slogarsi una caviglia per prendere un gattino impaurito su un albero.
Perché lei, anche se non sorrideva spesso, lo faceva con l’anima, anche se Rin mai e poi mai si sarebbe dimenticato il suo primo e vero sorriso.
 
Finalmente ce l’aveva fatta, era stata una dura lotta, ma alla fine ce l’aveva fatta.
Rin era riuscito a chiederle un appuntamento.
Aveva preparato tutto nei più piccoli dettagli:  erano andati ad un festival, avevano visto un sacco di bancarelle e sembravano entrambi molto divertiti.
Verso sera andarono sulla spiaggia a guardare i fuochi d’artificio.
Rin avvicinò una mano tremante verso la spalla della ragazza  e quando la raggiunse si sarebbe aspettato di tutto, perfino  uno schiaffo.
Lei, infatti, girò lentamente la testa verso la sua, ma quello che vide lo spiazzò non poco. Un sorriso enorme contornava la sua faccia, il rossore che aveva sulle guancie le donavano un’aria tenera, e i fuochi artificiali illuminavano i suoi grandi occhi marroni.
Rin non la trovò mai così bella.
 

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Capitolo 2
*** 2- parte seconda ***


Ora un sorriso malinconico aleggiava sulle labbra del giovane uomo.
Col tempo il loro rapporto si era fatto ancora più intimo tanto che una sera in piscina, perché nonostante Shiemi seguisse il corso Rin l’aiutava con gli allenamenti , successe qualcosa di davvero sorprendente.
                    
-Non va bene, non va bene, le bracciate devono essere più lunghe così fai meno fatica e vai più veloce-
Shiemi allungò la bracciata come le aveva detto il suo istruttore, completando la vasca
-Sono…anf…sfinita-
-Non pensare che abbiamo finito-
Rin si era dimostrato più duro di quel che pensasse, ma questo lo faceva perché le voleva bene.
Lei però invece di riprendere si avvicinò a lui, guardandolo con occhi maledettamente  seri.
-Rin…-

-Devo dirti una cosa-
I loro cuori battevano a mille, con una velocità quasi identica, quasi fossero sincronizzati.
-Ti amo-
 
Quella volta fu una delle poche volte in cui Rin non sapeva proprio cosa provare: felicità, gioia, emozione, paura.
Sapeva solo che un sentimento era certo anche nel suo cuore, e che ormai era inutile nasconderlo, sapeva solo che si amavano e che firmò quel contratto con un bacio.
Il loro primo bacio, l’inizio di un nuovo mondo, l’inizio di un nuovo amore.
 
Da quando si erano fidanzati erano successe un sacco di cose, ma Rin era convinto che la sua vita si fosse addolcita.
Aveva avuto modo di scoprire anche altre cose della sua ragazza.
Ad esempio come era testarda specialmente nei litigi, voleva sempre vincere, il problema che anche lui voleva la medesima cosa, ma la sua fidanzata era furba, sapeva come prenderlo e puntualmente nei litigi ne usciva sempre lei vincitrice.
Rin però aveva scoperto anche cose positive, come il fatto che fosse una cuoca più che discreta.
La cosa, però, di cui era ammaliato erano i suoi occhi. Visti da lontano sembravano dei comunissimi occhi marroni, ma osservandoli bene, ad una distanza ravvicinata aveva scoperto delle cose interessanti, come ad esempio il fatto che in quei suoi occhi sembravano incastonate delle pietre d’oro puro, le quali si scioglievano in filamenti più piccoli, che danzavano intorno alla pupilla.
Gli occhi di Shiemi erano semplicemente meravigliosi.
 
Rin osservò meglio la creatura che teneva in braccio, sorridendo amaramente, cercando di non svegliarla.
Vedendola ricordò il secondo giorno più bello della sua vita.
 
Erano passati ormai un po’ di anni  e il loro rapporto era stabile, entrambi avevano conosciuto le proprie famiglie e tutto andava bene.
Rin più spesso ripensava alla dichiarazione di lei, pensando che era stata molto più coraggiosa e intuitiva di lui, e nonostante fosse felice per loro, sempre di più pensava che anche lui avrebbe dovuto fare qualcosa, qualcosa d’importante.
Perché lui l’amava più di ogni altra cosa, per questo prese quella decisione.
Fu classica e romantica, come piaceva a lei.
Lui , inginocchiato  davanti a lei, le porgeva una scatola di velluto rosso, pronunciando quella domanda.
-Shiemi Aritsawa mi vuoi sposare?-
E quella fu una delle poche volte che la vide piangere di gioia, perché Shiemi odiava piangere, ma se quello era il motivo avrebbe pianto per tutta la vita.
 
Il matrimonio era stato organizzato davvero in grande, c’era un mucchio di gente, famigliari, amici. Makoto continuava a piangere, Nagisa scattava foto e non faceva altro che parlare, Rei si congratulava con la coppia e mangiava felice con la sua ragazza,Haru sorrideva, Gou (che era una delle damigelle) era emozionatissima e lui…beh lui era semplicemente l’uomo più felice della terra.
Quando l’aveva vista venire verso l’altare l cuore gli si era fermato in gola, era stupenda con il vestito non tropo pomposo, ma con un lungo strascico, con l’acconciatura elaborata, il trucco leggero, gli occhi luminosi e il suo sorriso.
 
Rin ricorda bene come tutti si divertirono alla festa, lui  compreso.
Guarda ancora la piccola creatura, e una goccia amara comincia a scendere lungo il suo viso, seguito da altre lacrime.
Cerca di non pensare a quello, piuttosto ricorda il giorno più bello della sua vita.
 
Quel giorno era particolarmente di cattivo umore, aveva passato il pomeriggio a nuotare con gli altri, ma sentiva di non aver dato il massimo  e questa cosa lo faceva innervosire, leggermente.
Quando tornò a casa però non sembrava l’unico nervoso, anche Shiemi aveva qualcosa di diverso tant’è che iniziò una strana conversazione.
-Emh Rin…allora…com’è andata oggi?-
-Tsk-
-ihihi devo dedurre che non è andate perfettamente?-
-Se proprio vuoi dedurre-
-Comunque devo dirti una cosa importante!-
-Non puoi farlo domani?-
-NO-
A quell’urlo Rin si rizzò dal divano guardandola stupito, urlava poche volte perciò doveva essere successo proprio qualcosa, così andò verso di lei, le prese le mani e guardandola negli occhi gli chiese
-E’ successo qualcosa?-
Lei che di solito lo guardava dritto nelle pupille questa volta abbassò lo sguardo
-Emh Rin…ti piacciono i bambini?-
Inizialmente non capì il senso di quella domanda.
-Perché sai tra nove mesi ne avrai uno-
In quel momento non capì più niente, era emozionato si, ma più che altro sorpreso.
Questa su sorpresa ben presto però si trasformò in qualcosa di più grande, in gioia e non ci pensò due volte a prenderla in braccio e urlare di felicità, intanto che lacrime di contentezza  scendevano dagli occhi di entrambi.
 
Successe in primavera, quando gli alberi di ciliegio erano in fiore.
Quel giorno Rin si sentiva impotente sentendo le urla della moglie mentre le stringeva la mano.
Il parto per fortuna non ebbe intoppi e nacque una bambina bellissima a cui diedero nome Sakura, come i fiori di ciliegio dell’albero della piscina Samezuka, perché  Rin lo sapeva, doveva davvero tanto a quella piscina.
 
Rin continuò ad accarezzare la sua piccola creaturina, la sua Sakura, guardandola negli occhi che tanto le ricordavano la madre, di un bel marrone intenso con schegge d’oro che man mano diventavano filamenti rossi che danzavano intorno alla pupilla, a quanto pare oltre che per i capelli aveva lasciato un piccolo marchio anche negli occhi.
Però più gli guardava e più sentiva il bisogno di piangere perché ricordava quel maledetto giorno, quel giorno che distrusse le loro vite.
 
Era un giorno come un altro, Rin era uscito con la piccola Sakura a fare compere, mentre Shiemi sarebbe dovuta andare in ospedale per un prelievo del sangue, giusto per controllare che tutto andasse bene.
Quel giorno, però, Shiemi non andò in ospedale per un semplice prelievo sanguigno.
Rin, il quale aveva incontrato Makoto, era stato chiamato d’urgenza dall’ospedale della città perché sua moglie era stata vittima di un incidente.
E fu allora che il suo  mondo  crollò, incominciò a correre come mai aveva fatto in vita sua tenendo stretta tra le braccia Sakura, ignorando le lamentele di Makoto.
Quando arrivò all’ospedale non volle nemmeno ascoltare cosa i medici avevano da dirgli, diede la figlia all’amico e si diresse nella camera in cui era ricoverata l’amata. Quello che vide fu raccapricciante e fece spezzare ancora di più il suo cuore.
Shiemi era ricoperta di sangue e aveva un sacco di tubi che erano collegati a strani marchingegni.
Si avvicinò cautamente alla moglie inginocchiandosi e prendendole le mani
-Yo-
Il suo primo saluto,quello che avvenne in piscina, poteva diventare l’ultimo.
A questo pensiero Rin non riuscì a trattenersi e incominciò a piangere
-Rin…sei…uno…stupido-

-A-ascoltami attentamente-
-N-non dovresti sforzarti!-
-Shh, ascolta: tu d-devi andare…avanti-
Shiemi faceva una terribile fatica a parlare, ma nonostante ciò continuò a farlo.
-D-devi t-trovare una donna che ti voglia b-bene…e che voglia b-bene a Sakura-
-NON DIRE COSI’-
Ormai lui era disperato, sarebbe voluto morire, Shiemi allora gli accarezzò teneramente una guancia
-Va b-bene così…però qualche volta parla d-di me a Sakura-

-Per favore trasmettigli l-la nostra p-oassione…insegnale a nuotare!-
-No, lo faremo insieme, INSIEME!-
Ora anche Shiemi piangeva
-Rin…grazie…prima di incontrarti la mia vita era buia, g-grazie per avermi donato u-una parte d-di te e una b-bellissima bimba, dille che l-la mamma l’amerà sempre! Rin grazie per avermi salvata.
Se ne andò così, con questa frase e con il sorriso sulle labbra.
 
I mesi successivi furono difficilissimi per Rin. Spesso  desiderava andare dov’era sua moglie, ma poi capiva che doveva essere forte per lei  e per la sua piccola gioia, non poteva abbandonarla, doveva essere forte per Sakura. Rin sapeva che il ricordo di Shiemi sarebbe rimasto vivo nel suo cuore per sempre e mai e poi mai avrebbe permesso ad un’altra donna di prendere il suo posto. Ora però doveva occuparsi della sua piccola che tra qualche giorno avrebbe compiuto un anno. E ora Rin si trovava sotto l’albero di ciliegio della Samezuka. Entrambi erano simboli molto importanti per lui, il primo rappresentava sua figlia, il secondo l’incontro con Shiemi.
-Sai Sakura, quando compirai un anno papà ti porta in piscina così possiamo nuotare tutti insieme!-
La piccola fece un bel sorrisino per poi tornare a dormire, in quel momento una folata di vento gli attraversò e due fiori di ciliegio si staccarono dall’albero, uno andò a finire sulla sua bambina e uno su di lui e in quel momento Rin capì che Shiemi gli stava accarezzando.
Lui chiuse gli occhi e sussurrò
-Grazie per avermi dato la possibilità di salvarti.-
FINE
 
Angolino dell'autrice (la vendetta):
Allora cosa dire di questa fic?
L'altro giorno, tornando da nuoto xD, mi è venuta l'ispirazione e non ho fatto a meno di scriverla. Spero che vi sia piaciuta almeno un po' e che non l'abbiate trovata noisa.
Se poi volete farmi sapere il vostro parere sarò ben felice di ricevere una vostra recensione :)
Sappiate cari lettori che non vi libererete di me tanto facilmente xD
Ci sentiamo (spero) alla  prossima fic.
Grazie a tutti coloro che leggeranno e recensiranno (ci tengo tanto ù.ù)
Bacioni
pink sweet

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