I'm fallin' with you.

di Warrior DL
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'invito inaspettato. ***
Capitolo 2: *** “STA ATTENTA E GUARDA DOVE METTI I PIEDI!” ***
Capitolo 3: *** La promessa mancata ***



Capitolo 1
*** L'invito inaspettato. ***


CAPITOLO 1.

 L’INVITO INASPETTATO

Era un giovedì come tanti, solo che non mi aspettavo quello che sarebbe successo. Come tutti i giorni, mia mamma mi svegliò, e di mala voglia mi svegliai stropicciandomi gli occhi e guardando il soffitto per rendermi conto che un'altra giornata di merda stava per cominciare; mi alzai e andai in bagno, dovetti aspettare mia sorella che uscisse e quindi rimasi fuori dalla porta; in quel momento mi appoggiai allo stipite del bagno guardando un punto non preciso e immaginai come fosse stata la mia vista se oggi non ero io... Mi immaginavo in una sala registrazione con tanti cantanti famosi che mi facevano i complimenti per le mie prestazioni canore, con una famiglia felice e tanti amici sinceri... ma quel sogno fu interrotto dalla voce, anzi dalle urla di mia madre: "Che fai li? Sbrigati altrimenti facciamo tardi!" Io sobbalzai e senza dire niente entrai in bagno già libero da un pó. Mi lavai la faccia con acqua fredda per svegliare il viso assonnato, mi misi un velo di trucco e poi uscii da quel bagno in cui c'erano immensità di ricordi che in quell'istante non volli ricordare. Tornai in camera per vestirmi. Mi tolsi il pigiama profumatissimo di felce azzurra mischiata al borotalco e lo lanciai contro il letto per poi aprire l'armadio e scegliere dei vestiti... dopo una mezz'oretta fui pronta e cosi m l’ultima ad uscire di casa chiusi la porta di casa dirigendomi verso la macchina. Appena entrai in auto tirai fuori le cuffie il mio cellulare e cominciai ad ascoltare la musica che mi andava... non avevo un genere preciso preferito, ascoltavo qualsiasi cosa, ma quella mattina mi capitò u a canzone di Demi Lovato. Non avevo mai ascoltato le sue canzoni, e così ne misi una a caso.. uscì "Don't forget", "non dimenticare";  già solo queste due parole mi facevano pensare al mio ex ragazzo; si.. a non dimenticarlo.. perchè per me è stato molto importante e con lui riuscivo a confidarmi davvero.. senza aver paura dei giudizi.. ma poi tutto questo è finito... ero immersa nei miei pensieri quando.. " Bechy? Dai scendi siamo arrivati!" Mi disse, " ah si certo mamma.. va bene, allora ciao.." gli risposi un pò scocciata.. " Buona scuola, ci vediamo dopo a casa" mi disse prima di andare via e io pensai: " si certo.. come se potesse essere un giorno migliore degli altri..." mi avviai verso il portone della scuola ed entrai in classe; visto che mancavano ancora 20 minuti al . suono della campanella incrociai le braccia sopra il banco e appoggiai la testa sopra di esse per poi addormentarmi. Non passò molto tempo che mi sentii picchiettare una spalla. Sapevo chi era e così non mi gira nemmeno.

"Che vuoi? Non vedi che sto dormendo?" Dissi scocciata;

" Dai pigrona! Guarda cosa ho qua!" Mi disse tutta elettrizzata... sembrava che non stesse più nella pelle. Alzai lo sguardo con gli occhi socchiusi per la troppa luce:

 “Che cosa sono?” chiesi confusa

  “inviti alla festa di compleanno di Jenny!” Il suo tono di voce era calmo fino ad aumentare sempre più elettrizzata.

Sgranai gli occhi scioccata, incredula di quello che avevo appena sentito. Gli strappai gli inviti di mano e lessi attentamente:

“ Sei invitato alla mia festa di compleanno di sabato. Ti aspetto!”  Ero a dir poco scioccata. Quella iena di Jenny aveva invitato me e Ricky alla sua festa dei 18 anni!

“Ricky.. conoscendola, sicuramente è una trappola per farmi fare brutta figura..” alzai lo sguardo verso di lei e vidi il suo viso rattristarsi. Suonò la campanella e senza farsi finire la frase Ricky disse: “Vabbè dai.. se non vuoi andare non ci andiamo.. ci divertiamo in altro modo” facendomi  l’occhiolino si mise a sedere nel banco dietro a me riprendendosi gli inviti. Gli alunni entrarono in classe come si entra nei bus la mattina per andare a scuola, tutti ammassati, dandosi spintoni per accaparrarsi i posti migliori dell’aula.

Iniziò la lezione.

Non riuscivo a stare attenta alle parole del prof il che era molto strano visto che ro una delle ragazze che non si distraeva mai..

“Questo argomento sarà sulla verifica della prossima settimana!”

A queste parole il mio cuore mancò di un battito.  Sgranando gli occhi sul foglio sotto il mio viso spaventato, mi girai verso Ricky lentamente e senza dire niente, come sa fare solo una vera amica, mi capì al volo e mi sussurrò: “Tranquilla! Poi lo ripassiamo insieme.”  Con quel sorriso così bello mi tranquillizzai e tirando un sospiro di sollievo mi girai verso il mio foglio ormai senza più nemmeno uno spazietto dove fare uno scarabocchio…

Passarono tre ore dall’inizio delle elezioni e finalmente suonò la ricreazione, tutti uscirono ma io rimasi in classe, non avevo voglia di alzarmi,anche perche lo facevo ogni ora per cambiare aula… Non appena uscirono tutti mi accasciai sul banco con le braccia conserte facendo riposare la mente che fino a quel momento aveva pensato a una soluzione per evitare al festa.  Fu tutto inutile.

Quello stesso dito che quella stessa mattina mi aveva chiamato per avvertirmi della festa, picchiettò nuovamente la mia spalla, alzai lo sguardo e vidi Ricky che mi stava guardando.

“Allora sabato andiamo al cinema?” mi chiese

“NO!” risposi decisa “ andremo alla festa. So che per te è importante e quindi ci andremo e ci divertiremo da matte!” finii la frase con un sorrisetto e Ricky vedendomi si sorprese e rise insieme a  me dicendo: “Con molto piacere capo!”

In realtà non mi andava prorpio  di andarci, ma per lei questo ed altro.

“che fai? Non vieni fuori a sgranchirti le gambe?” la ragazza si era già avviata verso la porta fermandosi sull’uscio di essa..

“Ti ringrazio, ma preferisco riposarmi un po’ prima che ricomincino le lezioni” dissi riappoggiando la testa fra le mie braccia.

“Va bene.. allora buon riposo” si vedeva che era dispiaciuta anche se non lo dava a vedere. Se ne andò confondendosi tra la gente..

Ricky aveva ragione, mi si erano addormentate le gambe, dovevo sgranchirle e così decisi di alzarmi e andare in bagno..                                                                                                                                                                  Il corridoio era il caos. Troppa gente per i miei gusti.. io sono un tipo solitario o di poca ma buona compagnia..  passai davanti molte classi, ma quella che preferivo di più era quella di musica; non mi ero mai fermata a sentire quello che suonavano così decisi di farlo e rallentai il passo. La melodia era chiara! “here comes the sun” era la canzone che stavano provando. Amavo quel gruppo, equivalevano al gruppo “Glee” che da poco aveva debuttato in TV. Superai la classe con mala voglia.. ed entrai in bagno.. Non si poteva descrivere quello che c’era lì dentro: due ragazze erano in un angolino appartate che si stavno divertendo a modo loro, chi entrava e chi usciva, Jenny e le sue “amiche” occupavano perennemente gli specchi per aggiustarsi il trucco, io mi chiedo, ma come faceva tutto quel trucco a rimanere su quella faccia da schiaffi tutto quel tempo? Mah.. Mi guardai un secondo in giro e vidi l’unico bagno libero e mi avviai per entrare.

Mancavano pochi minuti alla fine della ricreazione quando sentii un leggero tintinnio di chiavi che chiudevano una porta, ma non ci diedi molto peso..

Mi sistemai per bene, afferrai la maniglia della porta per uscire ma era chiusa a chiave, cercai di fare forza ma non si apriva.. Quel rumore di chiavi, ecco cosa era stato! Mi sedetti sulla tazza del gabinetto aspettando che qualche buona anima mi aprisse la porta.. Guardai lentamente le quattro pareti che mi circondavano, erano piene di scritte, numeri  di telefono, parolacce, bestemmie.. quando il mio sguardo raggiunse la base della porta e notai che c’era uno spazio di circa 30 centimetri o più, da lì mi venne un idea. Presi vari pezzi i carta eigenica disponendoli come fosse un letto, per terra, mi sdraiai sopra di essa e scivolai con agilità sotto la fessura. Un piccolo problema  sorse quasi alla fine della missione.  Le tette. Erano troppo grandi per passare; ma dovevo uscire, così le ‘ammaccai’ con le mani e finalmente riuscii ad uscire da lì. Mi alzai velocemente assicurandomi che nessuno avesse visto la mia azione, mi lavai le mani ed uscii i corsa per entrare in tempo in classe. Era appena suonata la campanella quindi affrettai il passo.

“Signorina Becky! Come mai così tardi?” mi chiese il prof appena entrai in classe

“Scusi prof! Non avevo sentito la campanella” dissi non guardando minimamente la sua espressione perché ero concentrata su una persona. Ricky. Era seduta al suo posto, con le braccia conserte che mi guardava con gli occhi tristi. Stavo per sedermi quando senti una carezza sul fianco; era lei, voleva dirmi qualcosa, ma io ero troppo arrabbiata per darle ascolto. Tutti sapevano che ero rimasta rinchiusa e nessuno era venuto a “salvarmi” nemmeno la mia migliore amica; le risatine di sottofondo dei miei compagni davano fastidio, ma comunque non gli davo molto peso, ci ero abituata.

“Scusa se non sono venuta a liberarti,ero sull’uscio della porta per andare da te e mi hanno bloccata spingendomi addosso alla sedia facendomi sedere e dicendo che se ti liberavo ti avrebbero fatto di peggio e io non volevo. Scusami, davvero. Ti voglio bene”.

Queste erano state le parole che avevo sentito bisbigliare da Richy. Stava parlando con me. Io mi girai di scatto e dissi:

“Come faccio io a sapere che mi stavi venendo a liberare? Chi mi dice che ti hanno bloccata? Chi mi assicura che tu non stia facendo il doppio gioco?”. I miei occhi erano rossi dalla rabbia. Mi girai verso la lavagna e non gli rivolsi più parola fino alla fine ella scuola.

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** “STA ATTENTA E GUARDA DOVE METTI I PIEDI!” ***


CAPITOLO 2

“STA ATTENTA E GUARDA DOVE METTI I PIEDI!”

Uscii da suola senza calcolare Ricky. Non volevo nè vederla nè tantomeno sentire la sua voce. Mi incamminai verso casa, mi misi le cuffiette a tutto volume e nascosi la mia espressione con il cappuccio della felpa. La mattina avevo ascoltato un testo della cantante Demi Lovato  e mi era piaciuta davvero tanto, così decisi di ascoltare un’altra sua canzone.

“THIS IS WHAT HAPPENS WHEN TWO WORLDS COLLIDE”

“Questo è quello che succede quando due  mondi si scontrano” questa canzone era stupenda. La sua voce era stupenda. Mi faceva sentir bene, quasi come se fino ad ora non fosse successo niente, come fino ad ora fosse andato tutto liscio…
Avevo lo sguardo basso e non riuscivo a vedere nessuna delle facce dei passanti.

“Hey! Sta attenta a dove metti i piedi! Imbranata!” una ragazza con tacco 15 vestita molto bene con i capelli color rosso scuro e qualche boccolo qua e là mi e portava un paio di occhiali stile mosca che nascondevano il suo viso e mi  era venuta addosso macchiandomi la mia felpa preferita con il caffè.

“Oddio! Scusami davvero, io.. io.. perdonami davvero, è solo che stavo parlando al telefono e mi ero girata un secondo e non ti ho vista..” era davvero dispiaciuta..

“Senti.. lascia stare eh? Tanto il danno lo hai già fatto!” dissi scocciata.

“ Aggressiva la ragazza eh?” alzò un ciglio e con un fazzoletto cercò di pulirmi la felpa. Io la stavo guardando con un’espressione perplessa, come se non avessi capito il senso di quella frase, non ero aggressiva, ma solo un po’ scocciata

“Facciamo una cosa, io ti pago la tintoria perché è giusto così!” disse con tono deciso.

“No guarda.. lascia stare, davvero.. “ gli risposi

“Non insistere e vieni a prendere un caffè con me, io il mio l’ho buttato addosso ad una persona e ne ho bisogno di un altro” scoppiammo a ride.

“Ok. No dai sul serio, non voglio disturbarti” stavo ancora sorridendo.

“sono io che ti ho disturbata e ora voglio farmi ripagare!” era decisa

“va bene, ma non più di dieci minuti” dissi e lei fece sì con la testa

Per tutto il tragitto nessuna delle due spiccicava parola. Ero in imbarazzo così incominciai un discorso generale..

“Io non so nemmeno come ti chiami..” la guardai e capì che era in difficoltà.

“Em.. hehe.. io mi chiamo Demetria.. Te?”

“Demetria? Carino come nome! Io mi chiamo Becky” non so perchè ma anche se non conoscevo per niente quella ragazza, già mi stava simpatica!

“Ti piace il mio nome?!?!?” mi chiese scioccata

“Em.. si. Beh è un bel nome! Perchè non dovrebbe piacermi?” era evidente che non gli piaceva essere chiamata con il suo nome.

“Io lo odio il mio nome, ma  per fortuna ne ho altri due se non tre!” stava sorridendo. Aveva il sorriso più bello del mondo!

“ Waw! E ti lamenti? Io ne ho uno solo e devo farmelo bastare per tutta la vita! Eee sentiamo questi nomi..” ero curiosa di sapere

“tu non hai il diritto di lamentarti! Il tuo nome è bello! Comunque, il mio nome completo è Demetria Devonne Lovato, ma puoi chiamarmi Demi” Anche se non le piaceva molto il suo nome, ne andava fiera di chiamarsi così, aveva una faccia soddisfatta del nome che portava.

“ Però… carino!” la guardavo e sorridevo.

Finalmente arrivammo allo Starbucks. Era enorme, aveva tre piani di edificio e c’era un sacco di gente che non si poteva entrare.

“Odio tutta questa fila” disse sbuffando e andò verso il retro del bar dicendo: “Vieni con me, sbrigati!”  io la segui senza fare un fiato perché si vedeva che era una ragazza che sapeva il fatto suo.

Affrettai il passo per riuscire a starle dietro, appena girai l’angolo non la vidi più e mi guardai intorno..

 

“Qui su, muoviti!” bisbigliò la ragazza, stava salendo le scale d’emergenza. Le salii anche io.

 

“Ma dove stiamo andando?” le chiesi confusa.

 

“Fra poco lo vedi! Abbi pazienza!”  mi rispose con un sorrisetto scherzoso

 

“va bene!” dissi salendo le scale a chiocciola.

 

Demi bussò la porta con strategia come se quei colpetti fossero un codice, ero al quanto confusa. La porta si aprì e finalmente vidi cosa c’era. Era il terzo piano dello Starbucks. Era immenso ed era completamente diverso da come era il piano terra. Non era per niente affollato, anzi, c’erano addirittura alcuni tavoli liberi.

 

“demi?” la chiamai

 

“si, dimmi!”

 

“perché noi siamo potute entrare e fuori c’è la fila per poter bere anche un po’ d’acqua quando qui ci sono addirittura 4-5 tavoli liberi?” chiesi ancora più confusa.

 

“ mettiti a sedere ora ti spiego” mi rispose sedendosi. Venne il cameriere per dirci ove dovevamo sederci incamminandosi al nostro tavolo, mentre lo seguivamo, tutti mi guardavano straniti e sorpresi della mia presenza e io li guardavo reciprocamente allo stesso modo.

 

“Ecco il vostro tavolo, fra poco torno per le ordinazioni” disse il cameriere dandoci i menù, devo dire che era davvero carino quel ragazzo, era alto con i capelli color carota le lentiggini e gli occhi azzurri mare tendenti al verde.  Si, era davvero carino!

 

“va bene Clark” disse Demi. Io la guardai scioccata.

 

“Tu lo conosci? Cioè, voglio dire..” dissi imbarazzata, non volevo farle capire che mi sapeva carino

 

“si, certo! Beh, diciamo che dopo tanto tempo che vieni qui conosci tutti, e comunque tranquilla..” si sporse verso di me facendo leva sui gomiti e facendo cenno di avvicinarmi a lei “anche a me sa carino” scoppiò in una risata adorabile e io risi con lei..


“insomma, ti piacciono le mie canzoni?” mi chiese, io non capivo dove volesse arrivare, la guardai ancora una volta confusa.

 

“a meno che io non sia diventata matta, dal volume alto delle cuffie prima si sentiva il ritornello di “tow world collie” era quella no?” mi chiese alzando un ciglio

 

“em, si er….” Alzai lo sguardo verso di lei e senza finire la frase con gi occhi sgranati feci una faccia perplessa.

“OCCAZZO! Tu.. tu.. questo.. il tizio alla porta.. gli occhiali.. questa gente.. DEMI! Ma come ho fatto a non accorgermene? Scusa io.. io.. beh si in effetti ti avevo già vista ma no..” continuavo a balbettare senza un senso

 

“hahahahaha calmati becky! Sei buffa quando balbetti e sei diventata tutta rossa!” sorrideva divertita, e io arrossivo sempre di più.

 

“ mi sento così stupida! Cioè, chi non conosce demi lovato? Una ragazza così affascinante che ha interpretato molti personaggi di programmi per ragazzi? Beh a quanto pare solo io!” stavo gesticolando e non mi fermavo più.. demi mi guardava e ogni tanto soffocava una risata

 

“perché ridi? E dai su non ridere” ad un certo punto finiì di blaterare e ci guardammo negli occhi e dopo qualche secondo scoppiammo a ridere entrambe.

 

“signorina Demi, per lei il solito?” il cameriere venne talmente silenziosamente che quando iniziò a parlare mi spaventai

 

“si Clark, grazie.”

 

“e per la signorina qui presente? Cosa prende lei?”

 

“em? Non so… “ ero nell’imbarazzo della scelta.

 

“Clark, portagli quello che ho ordinato anche io, è il più buono che c’è, per me” mi guardò e sorrise.

 

“va bene signorina demi, glielo porto immediatamente” disse il cameriere andandosene.

 

Spero non ti dispiaccia se ho ordinato al posto tuo, ma volevo che assaggiassi il mio caffè preferito e che lo bevessi insieme a me” disse demi

“tranquilla, spero solo sia buono come dici” stavamo ridendo insieme e questo mi faceva stare bene.

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Capitolo 3
*** La promessa mancata ***


CAPITOLO 3

LA PROMESSA MANCATA

“signorine, ecco a voi i vostri caffè!”  con il suo sorriso smagliante, il cameriere ci porse i nostri caffè.

“grazie mille” disse Demi cominciando a sorseggiare la sua bevanda “che fai? Non lo bevi?” mi chiese

“è bollente! Non riesco a berlo! Come fai tu a non scottarti la lingua?” ero sbalordita da come riuscisse a berlo così in fretta nonostante l’alta temperatura

“ beh, semplice! Mentre bevo tiro aria all’interno della bocca così che si raffredda e mi permette di non  bruciarmi, provaci!” mi disse con aria saputella, io lo feci, ma non ci riuscii così mi bruciai.

“AIO! Mi sono bruciata! Adesso devo aspettare che si ghiaccia il caffè altrimenti sarà peggio! Perfetto!” avevo tutte le papille gustative rialzate e mi bruciavano, quasi da non poter nemmeno parlare. Lei rideva, rideva così tanto che non riusciva nemmeno a respirare e io mi unì a lei. Era di una simpatia unica, non so come faceva però  mi faceva sentir bene, mi aveva rallegrato la giornata. Eravamo rimaste lì per più di un’ora a raccontare quello che ci capitava sia bello che brutto ad un certo punto feci una domanda che non avrei dovuto fare:

  “tu sei fidanzata con Joe Jonas, giusto?” la sua espressione divenne da sorridente a triste, anche se lo nascondeva dietro un sorriso, io lo me ne ero accorta, capivo se una persona si nascondeva dietro i 32 denti, anche io lo facevo molto spesso.

“si si, ma come mai questa domanda?” mi chiese, era evidente che non voleva parlare di lui e io non volevo insistere

“nulla di che, era tanto per tirare fuori un argomento.. scusa se…” non mi finì dire la frase che..

“ oh, beh, non ti preoccupare, con lui va molto bene, solo che è molto difficile stare insieme perché siamo distanti e non sempre possiamo sentici, ma non preoccuparti, va alla grande” disse, aveva accelerato il tono di voce, come se volesse immediatamente chiudere l’argomento “jonas”.

“oh mio dio!” esclamai guardando l’orologio

“che succede? Che hai fatto?” demi si stava preoccupando

“è tardissimo! Dovevo andare a prendere mia sorella più di un’ora fa! Merda!” mi alzai di scatto presi il mio cappotto e lo zaino e me andai di corsa

“ aspetta!”  urlò demi

“ si hai ragione, i soldi per il caffè… tieni, grazie per avermi tenuto compagnia e scusa se ti ho disturbata, buona giornata!” dissi affannata, dovevo sbrigarmi!

“non li voglio i tuoi soldi! Ti accompagno io da tua sorella! Stai calma! Andrà tutto bene!” mi abbracciò e corremmo alla sua macchina privata. In quei due secondi di abbraccio potei sentire dei bruchi trasformarsi in farfalle all’interno del mio stomaco, cosa stava succedendo?

“in che scuola è tua sorella?” mi chiese un pò preoccupata

“nella scuola media principale di Dallas” gli risposi anche io molto preoccupata

“max! accellera!” Demi ordinò alla sua guardia del corpo e in un secondo mi senti schiacciata dalla forza di gravità verso il sedile posteriore quasi non riuscendo a respirare.

“Stai tranquilla, ora andiamo lì e sono sicura che non se ne è andata da nessuna parte” mi disse Demi prendendomi la mano e stringendola

“Non è per quello che sono preoccupata, il fatto è che le avevo promesso che sarei stata puntuale, il fatto che ho infranto una promessa mi da fastidio, poi questa promessa era rivolta a mia sorella che è una delle persone più importanti della mia vita, per me infrangere una promessa è come se avessi detto una bugia e le bugie possono fare male, io lo so, l’ho provato sulla mia pelle.” Dissi con le lacrime agli occhi stingendo di rimando la mano di Demi.

“Guarda che non è mica colpa tua se hai mancato a questa promessa! Sono stata io che ti ho macchiato la felpa e sono stata io ad invitarti a prendere un caffè e a farti perdere tempo, è solo colpa mia.” Mi disse anche lei molto preoccupata.

Nel frattempo che stavamo parlando arrivammo a scuola e con molto piacere vidi mia sorella nelle scale che stava ascoltando la musica con le cuffiette e lo zaino tra le gambe. Scesi dalla macchina frettolosamente e andai verso di lei.

“Aurora” urlai per farmi sentire

“Oh, gurda chi c’è! La persona che doveva accompagnarmi a casa più di un’ora fa! “ disse alzandosi e togliendosi le cuffie dalle orecchie.

“Scusami, mi è sfuggito il tempo di mano e non hai idea di quello che mi è successo!” le dissi abbracciandola forte per farle capire che mi dispiaceva davvero

“si, certo! E sentiamo, che cosa è successo di così tanto eclatante? Hai incontrato Demi lovato?” mi chiese sarcasticamente liberandosi dal mio abbraccio e andando verso il cancello di uscita

“in verità… si” le urlai per farmi sentire bene

“Guarda, non ci credo ma neanche se spunta da qualche parte” disse girandosi verso di me

“ee… se te la presento mi perdoni?” urlai con un sorrisetto beffardo

“Che cosa stai dicendo Becky? So che mi stai prendendo in giro, quindi smettila!” mi disse continuando a camminare, io intanto l’avevo raggiunta correndo

“Ti giuro che non è una bugia, sali con me in macchina e la conoscerai” le dissi indicando la macchina di Demi

“ti giuro che se è una presa in giro ti uccido!” mi minaccio scherzosamente

“va bene, ma se non lo è mi perdoni ok?” le chiesi

“ok” rispose semplicemente

“cerca di non agitarti quando aprirai la portiera della macchina eh” le dissi ridacchiando.

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