Frammenti di una vita di Adelhait (/viewuser.php?uid=21571)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nascita ***
Capitolo 2: *** Crescita ***
Capitolo 3: *** Declino ***
Capitolo 4: *** Rimorsi ***
Capitolo 1 *** Nascita ***
Frammenti di una vita
Nascita
***
I ricordi sono come cicatrici.
Essi rimangono indelebili nel nostro
cuore…
…nella nostra anima…
Frammenti di un lontano passato
Che non tornerà mai più.
***
Un leggero vento primaverile scompiglia la candida
capigliatura di una persona, ch’è comodamente seduta su di una
roccia.
Un giovane guerriero dal viso fiero e regale, su
cui spiccano due occhi color dell’oro.
Un colore davvero bizzarro, ma non per la sua
razza.
Perché egli non è umano, ma bensì un Inu
Youkai, uno spirito errante, un essere immortale.
Sta lì seduto, mentre il vento accarezza la sua
veste, ad osservare il lento scorrere del tempo.
Intanto la sua mente ritorna a ritroso nel
tempo.
Quante cose ha visto?
Quante cose ha vissuto?
Quante battaglie ha combattuto?
Tante, tante e tante…così molteplici che la mente
umana non può nemmeno immaginare…
Socchiude gli occhi, mentre le immagini e le
parole riaffiorano dalle nebbie del tempo.
eee
Ormai mi trascino in questo
mondo da molto tempo.
Osservo il lento decadere
dell’antica civiltà in cui ero abituato a vivere…una civiltà che non mi
appartiene più.
Io, un essere soprannaturale
è costretto ad osservare la grettezza e la bruttura umana.
Io che ho visto la luce molti
secoli fa, in cui ancora l’uomo temeva la figura dello
Youkai.
Ricordo le parole della mia
nutrice, quando ero fanciullo.
Rammento il suo fervore,
quando mi raccontava il giorno della mia nascita.
La nascita dell’essere
perfetto, nato dall’unione di due
Taiyoukai.
Due demoni d’alto
rango.
Io sono l’erede di una stirpe
di guerrieri.
Ricordo, come fosse oggi,
quelle parole.
Mi disse che venni al mondo
in una notte d’inverno, quando la neve cadeva coprendo tutto e tutto.
La notte era calma e placida,
solo il buio e il freddo ne erano padroni, quando il vagito di un neonato ruppe
quel silenzio spettrale.
La neve di colpo cessò di
cadere intimorita da quella voce squillante, le nubi si diradarono mostrando il
simbolo della mia casata…
La
Luna …
Mi disse che mio Padre mi
prese in braccio e mi portò fuori degli appartamenti di Madre, mi condusse al
centro del maestoso giardino e alzandomi alla Nostra Protettrice
disse.
"Questo è il mio degno erede.
Colui che prenderà le redini del mio maestoso regno…il suo nome è
Sesshoumaru".
Mi strinse al petto e
continuò a dire, con voce piena d’orgoglio.
"Il suo nome è sinonimo di
forza e violenza…perché lui dovrà sopportare sulle sue spalle la grandezza di
queste vaste terre, perché un giorno gli apparterranno. Benvenuto in questo
mondo Figlio Mio".
Continuò a raccontarmi di
com’era orgoglioso di aver avuto come primo genito un figlio maschio, forte e
sano.
Padre voi eravate davvero
orgoglioso di me?
Una domanda che mai avrà una
degna risposta.
Io crebbi con la convinzione
che voi foste orgoglioso di me…del vostro puro demone.
Vi ho sempre ammirato, come,
quando da piccolo mi rintanavo nel vostro studio, mentre tenevate una delle
vostre tante riunioni di guerra.
Io nascosto dietro un byobu
ascoltavo il vostro modo di parlare e di come i vostri subordinati pendevano
dalle vostre labbra.
Voi eravate e continuate ad
essere un valoroso Generale ai miei occhi.
Rammento di come vi
accorgevate della mia presenza e di come mi prendevate in braccio.
"Vedete, mio figlio vuole
subito divenire un buon generale, anche se ancora troppo fanciullo per
comprendere la difficile arte della guerra".
Guerra…
Già in quel periodo, molti
demoni di altri territori attentavano al nostro maestoso regno, ma voi ogni
volte con maestria li scacciavate via.
Adoravo ascoltare le
fantastiche battaglie che voi mi raccontavate prima di
addormentarmi.
"Padre, quando potrò venire
anch’io in battaglia?".
Ogni giorno vi ponevo la
stessa domanda, ma voi, mettendomi una mano sul capo rispondevate.
"Non aver fretta figlio mio,
non aver fretta. Arriverà il giorno in cui entrerai nel campo di battaglia e
mostrerai al mondo la tua bravura…non aver fretta".
Aveva ragione, ma io volevo
divenire adulto subito per seguirvi in battaglia.
Per questo ogni giorno mi
recavo al dojo con il mio Sensei ad allenarmi nell’arte della spada.
Divenivo giorno dopo giorno
un vero artista nella raffinata danza di morte.
Eleganza degna di un
assassino.
Il mio Sensei era orgoglioso
di me e ogni volta mi diceva.
"Mio nobile allievo in voi
scorre la linfa vitale di un degno guerriero, presto sarete affianco del vostro
Onorevole Padre…statene certo".
Io ero orgoglioso come non
mai.
Un giorno corsi da mio padre
a chiedergli di portarmi con lui in una delle sue innumerevoli
battaglie.
Quel giorno un po’ titubante
accettò, ma so che temeva nella mia irruenza giovanile che mi poteva portare a
commettere degli errori.
Quella fu la prima volta che
uscii dalle mura del nostro Palazzo.
Era iniziata da poca la
primavera e noi ci dirigevamo a Sud, ero impaziente di lottare.
Infatti, ogni fibra del mio
corpo fremeva, quando sentii sulla mia spalla la vostra forte e possente
mano.
Mi voltai e incrociai il
vostro sguardo, sorrisi, perché in esso lessi orgoglio.
Sì, quel giorno eravate
orgoglioso di me.
Del vostro primo
genito.
Finalmente dopo giorni
estenuati arrivammo nel luogo dove presto vi sarebbe stata la
battaglia.
Io restai nelle retro vie,
rimasi deluso di questa postazione, ma voi mi diceste.
"Non posso permettermi ti
perderti…resta qui. Vedrai che presto arriverà il tuo turno".
Voi non volevate perdere il
vostro erede, giusto Padre?
Mi sentii deluso e frustrato,
quando vidi in lontananza un demone di basso rango.
Sorrisi e corsi da lui ero
pronto a combattere.
Lottai come meglio potessi,
ma lo uccisi.
Sorrisi e provai piacere nel
sentire quel liquido caldo, scarlatto, colare dalle mie mani diafane.
Avvicinai il dito indice
nella mano destra alla bocca e assaporai il sangue del mio nemico, non provai
disgusto, anzi mi piacque.
Mi ritrovai a ridere, quando
sentii la voce di mio padre.
"Sesshoumaru".
Mi voltai e lo vidi
sorridere.
"Padre avete visto? L’ho
ucciso io. Ho ucciso un nostro nemico".
Lui si avvicinò a me, con la
manica del suo kimono mi pulì il lato della bocca, dove vi era una piccola
macchia di quel sangue.
"Bravo Figlio
mio".
Mi lodava, sentii il sangue
scorrere veloce nelle mie vene.
"Torniamo a
Palazzo".
Annuendo lo
seguii.
Quello fu uno dei momenti più
belli che trascorsi in Vostra compagnia…
eee
Sorride sarcastico, mentre
riapre i suoi occhi dorati ed osserva il lento scendere del disco
solare.
La notte si avvicina, ottima
compagna per ricordare momenti piacevoli e spiacevoli della sua longeva
vita.
Continua.
__________________
Piccola agenda:
Taiyoukai: demone di livello superiore.
Youkai:
demone o spettro.
Dojo: palestra.
Sensei:
maestro.
Byobu:
piccolo paravento.
Rieccomi a scrivere una nuova
storia, non so se risulterà piacevole, ma era da tempo che mi ronzava in
testa.
In questa testa bacata
XD.
Comunque ringrazio chi leggerà e chi
recensirà, un mega bacio. |
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Crescita ***
Crescita
Il sole era ormai calato e le prime stelle
brillavano nel cielo, lui era ancora seduto lì a ricordare.
A ricordare il suo lungo passato.
eee
Eravamo tornati nella nostra dimora, io fui
accolto fra gli onori, infatti, ero riuscito ad uccidere il mio primo
nemico.
Ero orgoglioso, mi sentivo benissimo, ma la cosa
che mi rendeva felice era il fatto che voi vi sentivate fiero di me.
Del vostro puro e degno erede.
Da quel giorno molte volte venni con voi in
battaglia, oppure a caccia, anche se mi lasciavate sempre nelle retrovie, ma
questo a me non importava bastava vedervi combattere.
Ho sempre ammirato la vostra destrezza nello
utilizzare la spada.
Già, voi eravate impossesso di tre meravigliose
Zanne, ma io all’epoca
ne vidi solo due all’opera.
Tessaiga e
Songa.
Due meravigliose spade che mi lasciarono senza
fiato e incompleta ammirazione, quando le vidi all’opera.
Potenza, forza e supremazia…questo
rappresentavano.
La Tessaiga era in grado con un sol colpo di
annientare cento nemici, un vero portento…ma quella che mi lasciò senza parole
fu Songa in grado di portare l’inferno sulla terra.
Infatti, ogni giorno mi ripetevo, quasi allo
svenimento.
"Presto saranno mie".
Ma un dubbio cresceva in me, quell’altra spada
quali erano le sue potenzialità?
Un dubbio che mi rodeva dentro come un tarlo,
perciò decisi di chiederlo, ma voi mettendomi una mano sul capo mi
rispondeste.
"Tenseiga è una spada che non arreca
offesa".
Che non arreca offesa?
Cosa significava?
Lo guardai dritto negli occhi e
sbottai.
"Padre piantatela di prendermi in giro. Non esiste
una spada che non provoca la morte".
Lo vidi ridere di gusto, ma poi cambiò di colpo
espressione…era serio, quando mi disse.
"Figlio mio, non mi burlo di te, sappi che la
peculiarità della Tenseiga è di ridare la vita a cento nemici".
"Cosa?".
Per la prima volta rimasi a bocca
aperta.
"No, non posso crederci".
"Invece sì".
Ricordo che si allontanò sorridendo, io scossi il
capo dicendo fra me e me.
"Non comprenderò mai mio Padre".
Vero, non capii mai perché fece forgiare la
Tenseiga, ma poi lo scoprii molto più avanti.
Gli anni trascorsero veloci ed io divenivo giorno,
dopo giorno sempre più forte tanto che il mio Sensei mi disse.
"Principe non ho più nulla da insegnarvi, ora la
vostra maestra sarà l’esperienza che acquisirete durante il vostro viaggio di
formazione".
Aveva ragione, ormai sapevo ogni cosa sulla
raffinata arte della guerra ed era arrivato il tempo di intraprendere il mio
viaggio di formazione.
Ricordo che mio padre fece forgiare per me una
meravigliosa armatura, anche se in verità non mi sarebbe servita a molto, per
proteggermi da eventuali nemici più forti.
Nemici più forti?
Io ero il più forte e presto lo avrebbero
capito.
Infatti, uscii dal palazzo elettrizzato a
cominciare a mostrare al mondo un nuovo essere potente, anche se alcune volte
ritornavo a palazzo perché voi dimoravate ancora là.
Perché ancora avevo bisogno di voi, di parlare con
voi, di mostrarvi ciò che ero in grado di fare.
Però qualcosa era cambiato negli ultimi tempi, voi
eravate sempre più lontano e scostante, cosa vi stava accadendo?
Questo dubbio cominciò a rimbombarmi nella testa
giorno, dopo giorno.
Ricordo ancora, quando ritornai al palazzo convito
che voi foste lì ad aspettarmi come sempre ogni volta che tornavo, ma non voi
c’eravate…io pensai.
"Sarà a caccia?".
Ma non era così.
Quel giorno avevo voglia di rilassarmi, perciò mi
diressi nel nostro meraviglioso giardino, mi poggiai con la schiena su il tronco
di un salice piangente, ricordo che chiusi gli occhi e rimasi ad ascoltare il
calmo rumore del piccolo torrente che scorreva a pochi passi da me.
Non seppi mai per quanto rimasi, quando d’un
tratto il profumo di fiori ed essenze mi destarono.
Riaprii gli occhi, voltati il capo e vidi alcune
yashe.
"Oiran".
Sospirai infastidito, mi stavo per allontanare,
quando le sentii dire tra i risolini.
"Avete saputo? Il nostro Signore si è invaghito di
una ningen".
"Oh, che cosa orrenda".
"Giusto".
Restai fermo lì, con gli occhi
sgranati.
"Mio padre si è innamorato di una ningen? No, non
posso credere a questa menzogna".
Intanto quelle femmine continuavano a ridere, ma
quando mi videro uscire da dietro l’albero sbiancarono di colpo.
Ricordo che si prostrarono ai miei piedi, sento
ancora il fruscio della loro seta che tocca la tenera erba.
L’avrei volute uccidere, ma frenai la mia
collera.
Passai accanto a loro senza degnarle di uno
sguardo.
"Luride femmine".
Sibilai, ero davvero furioso.
Infatti, mi recai verso il dojo per scaricare
quella rabbia.
Intanto mi ripetevo di non dar retta a quella
maledetta menzogna, ma purtroppo essa cominciò ad avvelenare la mia
mente.
Intanto notai che anche mia Madre era diversa in
quel periodo.
Era triste e delusa, ma era abile a mascherare
tutto.
Anche se i suoi occhi rossi, per le troppe lacrime
versate, mi facevano comprendere che quella menzogna fosse la verità.
Ma io testardo non volli crederci.
"Menzogne, luride bugie…anche se…".
Scossi violentemente il capo affinché quelle
parole sparissero dalla mia testa, ma esse rimasero fino a quel maledetto
giorno…
eee
Alza il viso ad una pallida Luna, rammentando quei
momenti che segnarono la sua longeva vita.
Continua…
___________________
Piccola agenda:
Oiran: dama di
corte.
Rieccomi con il secondo capitolo, non so se vi è
risultato gradevole.
Comunque ringrazio:
Ary22 : grazie per aver recensito e per i
complimenti, un bacione grande.
Intery: beh, spero di riuscire a descrivere la sua
vita in questa fanfic, lo spero tanto. Un bacio a presto.
Yoi: come vedi ho aggiornato, so che adori il bel
Papone Inu no Taisho ^^, beh, lo adoro anch’io. Un grosso bacio e a
presto.
KaDe: grazie mi fai arrossire per i complimenti,
spero che questo capitolo ti piaccia. Un bacio e a
presto.
Kaimy_11: ho grazie sorelluccia per aver recensito,
anch’io adoro l’infanzia di Sesshomaru, spero che riesco a descriverla bene. Un
bacio e a presto.
Miriel67: hai perfettamente ragione non ci sono
nozioni sulla sua infanzia, un vero peccato. Però esiste l’immaginazione no?
Speriamo che riesca a descrivere la sua vita, grazie per aver recensito, un
bacio.
Mikamey: grazie per la bella recensione, ma come
vedi non è finita ^^. Spero che continuerai a seguirla, un bacio e ancora
grazie.
Ringrazio anche chi solo legge.
P.S: questo capitolo lo dedico a Yoi una mia grandissima amica ^^ |
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Declino ***
Declino
Era intento ad osservare la sua eterna compagna,
La Luna, mentre una leggera brezza accarezzava il suo viso smuovendo la sua
frangia argentea.
eee
Rammento ogni attimo, ogni respiro di quei momenti
che segnarono il Vostro allontanamento da me.
All’epoca mi sentii tradito dal Vostro
comportamento, un Nobile Guerriero
mischiato con un essere impuro, una Ningen.
I giorni, le settimane e i mesi volarono e di Voi
neanche l’ombra, intanto un nuovo nemico era alle porte del Nostro
Regno… Riokotsusei…
Un infido essere che astutamente divorava le
nostre terre, ma Voi eravate impegnato con Lei.
Pensieri degni di un giovane ferito nel suo
orgoglio.
Pensieri di un figlio tradito.
Sì, mi sentivo tradito dal Vostro
comportamento.
Ricordo quel giorno, quando voi tornaste al
palazzo, un giorno d’autunno.
Dove la natura si assopisce in attesa di rinascere
a primavera.
Ero lì di fronte lo shoji del Vostro Studio,
allungai la mano e lentamente lo feci scorrere.
Cosa avrei detto?
Cosa avrei fatto?
Non lo sapevo, ma di una cosa ne ero certo volevo
rivedervi.
Volevo dissipare quella menzogna, anche se… era la
dura e cruda realtà.
Entrai lentamente, sentivo il rumore dei miei
piedi sotto il tatami, mentre vi osservavo intento a leggere una delle tante
pergamene riposte sul ripiano di fronte a Voi.
Mi avvicinai di più, quando un odore a me
sgradevole…disgustoso, mi fece formulare questa frase.
"Allora è la verità! Voi avete disonorato la
Nostra Famiglia!".
Mi voltai ed uscì dalla stanza senza attendere
alcuna risposta, ma ricordo perfettamente la Vostra espressione
incredula.
Ero furioso come non mai, uscì di corsa dal
palazzo dirigendomi nel folto della foresta, dove placai un po’ della mia ira su
alcuni demoni di bassa lega.
Adoravo sentire il sangue scorre sui miei
artigli.
Adoravo sentire lo scricchiolio delle ossa che si
rompevano.
Amavo la Morte che io donavo.
Rimasi per molti giorni a vagare tra quella
vegetazione, quando avvertii di nuovo quell’odore
nauseante… gelsomino…
Il profumo di quella Femmina Umana.
Affrettai il passo, volevo eliminare quel
problema…
Arrivai a destinazione…
"Un Hokora".
Pensai, mentre mi fermavo al limitare del bosco
che divideva la struttura da esso.
Ricordo che lei era ferma lì ad attendere la
Vostra venuta, ma non era sola, con lei c’era un’altra ningen, una
serva.
Era in piedi di fronte la struttura, ricordo i
suoi lunghi capelli neri come l’oblio che risaltavano con il candore del suo
viso, leggermente truccato.
Era di nobile famiglia, infatti, sentii la serva
chiamarla.
"Principessa Izayoi…non dovreste prendere freddo
nelle vostre condizioni".
Lei mosse il capo in segno di no, facendo
ondeggiare la sua lunga capigliatura nera…intanto poneva le mani, ben protette
dalle lunghe maniche dell’haori, sul proprio ventre, come a proteggere qualcosa
di prezioso.
Io il momento non capii quel gesto, ma poi in
futuro mi fu tutto più chiaro.
Mi mossi, volevo eliminare quel fastidioso essere,
quando avvertii un odore a me familiare.
"Padre".
Sussurrai, mentre mi fermai.
Infatti, Voi arrivaste in quel preciso istante…nel
momento in cui Io ero pronto ad ucciderla.
Restai nascosto dietro un albero ad osservarvi,
mentre Voi andavate da lei, che aveva aperto le braccia accogliervi in un
abbraccio.
Ricordo perfettamente che storsi le labbra in
segno di disgusto.
Un essere perfetto, puro e potente tra le braccia
di un parassita.
Sì, i ningen sono Parassiti indegni di vivere su queste vaste terre.
Pensavo a questo, mentre avvertivo nell’aria odore
di sale.
Piangeva, mentre diceva tra i
singhiozzi.
"Mio Signore, finalmente siete arrivato. Ma presto
vi vedrò partire, questa volta ho timore di non rivedervi mai
più".
Intanto Voi le accarezzavate il capo, come faceste
con me, quando ero ancora piccolo.
"Izayoi, non piangete".
"No, non posso arrestare queste mie lacrime…che
scendo di tristezza, ma anche di felicità…perché molto presto un essere vedrà la
Luce".
Un essere vedrà la Luce?
Ricordo che mi porsi di più ad ascoltare
quell’assurda discussione.
"Un essere vedrà la Luce? Questo vuol dire che Voi
siete…".
La vidi che si staccò da Mio Padre per mettere una
mano sulla bocca per trattenere una risatina, per poi dire,
fievolmente.
"Sì, Mio Signore".
Era incinta!
Provai orrore, disgusto…ricordo perfettamente che
serrai la mascella, mentre stringevo le mani facendo affondare i miei artigli
nelle carni.
Sangue.
Il mio sangue colò sul bianco del mio hakama, per
poi cadere sul terreno.
In quel preciso istante fui scoperto da Voi che
voltaste il viso verso la mia direzione.
"So, che sei qui! Esci fuori".
Lentamente uscii, camminai a testa alta facendo
capire a quella Femmina che Io ero un essere superiore.
Infatti, la vidi che si nascondeva dietro le
Vostre spalle.
"Voi ci avete disonorato Padre. Avete generato con
lei un essere impuro, imperfetto… Un Hanyou…".
Dissi, mentre dirigevo verso di Voi…verso di
Lei.
"Ma non temete Padre, sarò io ad eliminare il
problema…così nessuno saprà di questo vostro errore".
Ricordo perfettamente che alzai la mano destra,
facendo scrocchiare i miei artigli, affamati di sangue.
Rammento bene il Vostro volto.
Furente.
Deluso.
"Sesshoumaru, tu non le torcerai neanche un
capello, finché sarò Vivo Io".
"Padre, allora mi costringete ad
uccidervi".
Dissi beffardo, mentre mi lanciavo contro di Voi,
ma d’un tratto mi ritrovai a terra con il labbro rotto, la guancia sinistra
gonfia e dolorante.
Alzai lo sguardo e vidi la Vostra mano destra
ancora alzata, sgranai gli occhi…quell’azione significava…
Padre voi mi avevate schiaffeggiato, una cosa mai
fatta in tutti quegli anni ed ora…
Mi alzai furente, mi pulii il sangue che colava
dalla ferita e sibilai.
"Padre, non vi perdonerò mai…ucciderò quella
yotaka
e quell’essere indegno che
porta in grembo".
Mi allontanai furente, non volevo restare un
minuto di più in quel luogo.
Veloce sparii nel bosco dovrei avrei sfogato la
mia frustrazione…intanto questo era solo l’inizio del Vostro
Declino…
eee
Il vento cessò d’un tratto, come cessò la vita di
una persona a lui cara.
Lui è ancora lì ad osservare l’astro celeste,
mentre continua ricordare momenti tristi della sua longeva vita…
Continua…
______________________________
Scusate il ritardo, ma ho avuto un po’ da fare
^^’.
Comunque ringrazio di cuore chi recensisce e chi
legge… |
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Rimorsi ***
Rimorsi
Ricorda.
Ricorda ogni minimo particolare.
Ogni minima sfumatura di un lontano
passato.
Continua ad osservare quel astro celeste che lento
si adagia all’orizzonte.
eee
Ero furioso nei Vostri confronti.
Nel Vostro comportamento.
Perché?
Perché sceglieste una Ningen come amante?
Perché accettaste di avere un figlio da
Lei?
Un Ibrido…Un essere
incompleto?
Queste domande mi hanno sempre assillato ogni
giorno della mia lunga vita.
Camminavo nell’oscurità del bosco per sbollire
quella rabbia che veloce aveva avvelenato il mio sangue, il
Mio
Spirito.
Gli esseri che incrociavano il mio cammino venivano eliminati
senza pietà.
Pietà ?
Padre voi avete avuto pietà per i miei
sentimenti?
Suppongo di no, visto che tradiste me, vostro
degno e puro erede, e la vostra consorte, macchiando il Vostro onore con il
Sangue Infetto di quell’immonda razza.
Rammento quel terribile giorno, come se fosse
oggi.
L’autunno era cessato ed aveva dato il posto
all’Inverno…freddo e
temibile come Me.
Voi vi eravate recato a Nord del nostro regno a
sconfiggere quello Youkai…Riokotsusei…
Avrei potuto seguirvi come il mio solito, ma
quella volta il mio orgoglio ferito mi impose di rimanere nelle mie
stanze.
Ricordo con precisione che risposi ad un servo,
che venne ad avvertirmi della Vostra partenza, che sarei rimasto a
Palazzo.
"No. Questa volta non verrò…resterò
qui".
Ero davvero furioso nei Vostri confronti, ma una
voce insistente nel mio animo mi urlava di venire…di cercarvi, ma scossi il capo
violentemente affinché quegli assurdi pensieri svanissero.
Erano segni premonitori?
Sì, lo erano.
Mi diressi lentamente verso lo shoji che apriva
sul piccolo giardino, leggermente ricoperto dalla prima nevicata.
Lo feci scivolare lentamente, mentre pensavo alla
Vostra immane Sciocchezza.
D’un tratto un vento freddo mi sfiorò il viso,
chiusi gli occhi e respirai a pieno quell’aria gelida come il mio spirito
ferito.
Mi poggiai sul legno e mi feci scivolare al suolo,
intanto dal cielo bianco scendeva calma e placida la neve.
La osservavo rapito, mentre pensavo.
"Padre cosa state facendo? Avrete sconfitto
quell’essere, anche senza il mio aiuto?".
Socchiusi gli occhi e mi trovai a ridere…a ridere
di commiserazione.
"Sì, l’avrete sconfitto…dopotutto Voi siete un
Demone Forte e Temuto".
Poggiai il capo e mi assopii, non seppi per quanto
tempo dormii, ma mi destai con il suono dei corni delle nostre truppe che
rientravano dalla battaglia.
Mi alzai e mi diressi calmo verso l’ingresso, come
facevo, quando ero fanciullo e vi correvo incontro…ora non l’avrei fatto sarei
rimasto lì, in piedi sulla scalinata ad osservarvi.
Indifferenza.
Ecco ciò avreste trovato in me, una fredda
indifferenza.
Arrivai sul limitare della grande scalinata, dove
vi era anche mia Madre in compagnia delle sue ancelle.
La salutai chinando il capo, ma notai nel suo
sguardo ambrato, così simile al mio, un velo di tristezza, ma anche di
preoccupazione…perché?
Voltai il capo verso le nostre truppe e notai con
disappunto che Voi non c’eravate.
Scesi la scalinata in direzione del Vostro fidato
attendente-amico Kisoku ,
arrivai da lui e gli domandai senza mezzi termini dove Voi
eravate.
"Dov’è mio Padre?".
Assottigliai lo sguardo, mentre capivo dove poteva
trovarsi.
"E’ andato da Lei?".
Lo vidi sospirare e dirmi.
"E’ in riva al mare".
"E’ in riva al mare? Per quale arcano motivo si
trova là? Ditemelo Kisoku-kun".
Lo vidi abbassare lo sguardo, ancora ricordo il
colore di quegli occhi azzurri come il cielo, ma tristi, mentre mi riferiva la
terribile notizia.
"E’ rimasto ferito…".
Veloce come un fulmine mi diressi verso la meta,
mentre sentivo la voce di Kisoku.
"…non è niente di grave…".
Mentiva, dentro di me sentivo che questa era
l’ultima volta che vi avrei rivisto.
Corsi nella notte scura, velata dalla neve che
cadeva…l’ultima nevicata.
Gli ultimi momenti che ci restavano, che io
scioccamente sprecai per colpa del mio Orgoglio.
Ancora mi incolpo per ciò che dissi e per ciò che
non feci.
Perché?
Già perché?
Volevo forse punirvi?
Forse sì, o forse no…solo domande, stupide
domande.
Stupidi errori che non potranno mai più essere
rimediati.
Finalmente arrivai, Voi eravate là, in piedi di
fronte ad un mare nero come la notte.
La neve cadeva e si intrecciava nei Vostri lunghi
capelli, uguali ai miei.
Il vento portava con sé l’odore salmastro del
mare, misto all’odore del sangue…del Vostro Sangue.
Ma avvertivo un altro odore… Morte…
Essa era qua ad osservarci ridendo malefica,
perché consapevole che presto avrebbe avuto un degno premio da portarsi negli
inferi.
Osservavo le gocce di sangue cadere sul manto
nevoso, una rosa scarlatta formatasi al Vostro fianco.
Rammento ch’ero furioso, perché sapevo che presto
sareste andato da quella Maledetta Femmina Umana e dal quel Bastardo che presto avrebbe visto la luce.
Vi fissavo pieno di ira, mentre il vento, freddo e
tagliente, scompigliava i miei capelli.
Padre questo sarebbe stato il nostro ultimo
momento insieme…il nostro ultimo dialogo.
L’ultimo istante…prima della
Grande
Fine…
eee
Rimpianto.
Ecco ciò che prova, mentre osserva la sua
Eterna Amica, spettatrice del triste declino di essere
Immortale.
Socchiude gli occhi, mentre ispira l’aria fresca
della notte…sua degna Consorte…
Continua…
______________________
Rieccomi ad aggiornare questa fanfiction, che
adoro come il personaggio XD.
Ringrazio:
Mikamey: sono felice che il passato capitolo ti sia
piaciuto ^^. Spero che anche questo ti piaccia, un grazie enorme corredato da un
bacio.
KaDe: oh grazie, me arrossisce fino alle punte
delle orecchie. Sono contenta che questa nuova fanfiction è di tuo gradimento
^^. Sai credevo che Sesshoumaru risultasse un po’ OOC, visto che adora il padre,
ma penso che dopotutto gli volesse bene…anche se un modo diverso rispetto ad un
umano ^^. Un bacio ed ancora grazie.
Miriel67: grazie Zietta Elfica ^^, ricevere un
complimento da te mi fa sobbalzare di gioia, tanto che i miei fratelli sono
tentati di chiamare il reparto di psichiatria XD (dementi). Un bacio ed ancora
grazie.
Roro: non ti preoccupare mi puoi chiamare come vuoi, basta che non
mi chiami bestiaccia come fa mio fratello minore (copia caratteriale sputata di
InuYasha è_é). Mi lusinga il fatto che tu abbia messo la fanfiction tra i
preferiti, saltello per casa XD. Un bacio enorme e ancora grazie.
Ringrazio anche chi solo legge, mi rendete tanto felice ^^…ci
vediamo con il prossimo capitolo dove leggerete la scena più emozionante del
Terzo Movie di InuYasha… |
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=242321
|