Andare Avanti

di Kalie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ti portano via ***
Capitolo 2: *** A Che Pensi? ***



Capitolo 1
*** Ti portano via ***


Ti portano via, Fred

Il primo capitolo è dedicato a George! Di come si sia avvicinato ad una persona speciale e di come si siano sorretti l’uno con l’altra dopo un periodo difficile!

È un po’ che mi frulla in testa questa fan fiction, e finalmente riesco a realizzarla! Spero che vi piaccia…

 

 

Ti Portano Via

 

 

Ti portano via, Fred. Ti sento lontano. Non ti sento più. Ti portano via, cazzo!

La guerra è finita, Harry ormai ce l’ha fatta a distruggere quel mostro, tutti sono in festa. Ma io riesco solo a guardarti mentre cercano di staccare la mia mano dal tuo braccio, non voglio lasciarti. Sento che se mi stacco, perderò un’intera parte di me.

 

Ti portano via! Ti portano via, cazzo!

 

Ti fisso direttamente degli occhi chiusi, sulle labbra con un lieve sorriso stampato. È la giusta espressione per te, no? Cosa si prova a guardare te stesso steso, senza vita? In molti se lo chiedono.

 

Io mi sento vuoto

 

Ho perso tutto in un solo istante: il compagno di mille scherzi, il mio socio, mio fratello… il mio migliore amico.

Dove sei? Con te non avevo bisogno d’altro. sei qui ma ti vedo vuoto come me.

 

“Insieme fino alla fine amico!”

“Insieme anche dopo la fine”

E ora ti portano via…

 

Un dolce profumo di miele mi avvolge, di fianco a me c’è lei: la tua ragazza, cazzo! Piange, e solo ora mi accorgo che anch’io sto facendo la stessa cosa.

Ma neanche lei è qui, ci hai portati via con te? Le nostre anime sono li? Lontane come te?

 

“Torna indietro! Mi stai solo facendo uno dei tuoi soliti scherzi, stronzo!” urlo in silenzio.

 

Sento anche il suo urlo silenzioso, ma nessuno ci sente. Pensavo di aver perso abbastanza, sai? Ma a quanto pare la perdita di un orecchio non ti lacera abbastanza l’anima.

 

Ti portano via,

mentre la mano di Angelina, bagnata dalle lacrime,

 si posa delicata sulla mia.

Ti portano via, e sento che solo lei può capirmi.

 

*-.__.-*-.__.-*-.__.-*-.__.-*-.__.-*-.__.-*-.__.-*-.__.-*-.__.-*-.__.-*

 

 

È passato un anno e mezzo, io e Angelina passiamo sempre più tempo insieme. La mamma pensa che mi faccia bene, e io sono d’accordo. Soprattutto perché so che anche lei sta meglio in mia compagnia. Ma non preoccuparti, Fred. Lei è la tua donna, non la toccherei mai!

 

A proposito di lei, la vedo arrivare. Si siede come in volo sulla sedia di fronte a me, salutandomi con un leggero bacio.

 

“Ciao George, come va?” mi sorride inondandomi con il profumo della sua pelle scura.

 

“Bene Angie… ho dormito come non facevo da tanto tempo” le sorrido “ un po’ lo devo a te, sai?  Mi sento sereno ogni volta che ci vediamo”

 

“Oh! Sì, anche per me è lo stesso…” un sorriso a mezzo labbro, nasconde qualcosa lì dietro, ma non riesco ad indovinarlo.

Cos’hai dolce Angie? Cosa mi nasconti? Forse tu, Fred, l’avresti capita con un semplice sguardo. O forse no, e l’avresti torturata pur di fartelo dire.

 

Cosa vi porto signori?” arriva la cameriera, con un sorriso di circostanza.

 

“Per me una Burrobirra, la ringrazio” mi giro leggermente per sorriderle e lei nota il mio orecchio. Anzi, il mio non-orecchio. Per un attimo distoglie lo sguardo, subito prima di cominciare a fissarlo.

 

“Per me… latte e miele, grazie!” guarda il menù, questa ragazza mette il miele dappertutto, dovrà a questo il suo profumo? Ora alza lo sguardo, nota lo sguardo della cameriera e si acciglia.

 

“Ah mi scusi!” la chiamo quando noto che finalmente fa per allontanarsi “ può portarmi anche un orecchio? Così la smette di fissarmi…” sono meno sottile nelle mie battute da quando non ci sei, ma Angelina ridacchia soddisfatta.

 

Tra una chiacchiera e l’altra arriva un nuovo cameriere con gli ordini e cominciamo a bere. La guardo: è leggermente nervosa. Riguarderà ciò di cui mi voleva parlare quando mi ha chiamato?

 

“Tutto ok, Angie?” la guardo curioso “ sembra quasi che tu stia nascondendo un crimine!”

 

“No no no no no…” e ‘no’ mi dico mentalmente “ va tutto bene… è solo che… cioè… devo dirti una cosa George” ora la mia preoccupazione sale, giocherella con la tazza mentre con l’altra mano si torce una treccia dei capelli.

 

“Dimmi pure! Ah! Guarda che se hai preso qualcosa dal negozio, devi pagarmi!” ridacchio in attesa, anche se sono teso.

 

“Sei sempre il solito!” sorride anche lei ma lo sguardo è nervoso “Sai, un mesetto fa, al lavoro… ho conosciuto una persona.” Si ferma, cercando il mio sguardo.

 

“Sì? Pensavo fossi un’asociale… evidentemente mi sbagliavo” mi rilasso sulla sedia, meno teso di prima.

 

“Dai sono seria!” mi guarda severa, nonostante lo sguardo brillante che fa ogni volta che le faccio una battuta “beh, lui…”

 

“È un lui?” chiedo inarcando un sopracciglio, improvvisamente ed inspiegabilmente seccato.

 

“Beh!” questi suoi ‘beh’ mi stanno innervosendo, non è certo una tipa da ‘beh’. Abbassa lo ora sguardo imbarazzata “sì! E quello che volevo dirti è che… siamo usciti un paio di volte. Sai, è simpatico! Usciremo nuovam…”

 

“Come scusa?” la blocco all’improvviso. Cosa mi trascina in questa scomoda conversazione? Cosa mi irrita? Cos’ho?

 

“Usciamo insieme. Volevo fossi il primo a sapere che ora sto meglio, che ho superato…” mi guardi ora negli occhi, speranzosa. Ma forse non in attesa dell’approvazione. Cerchi di scrutarmi dentro.

 

Perché?”

 

Cosa?”

 

“Perché l’hai fatto?” mi guarda sorpresa, ma ha una strana luce negli occhi, mai vista prima: avrà a che fare con la speranza che le ho letto poco prima? Ma non mi fermo “non pensi a Fred? Ti sei dimenticata di lui?” come può farti questo? Io… io… io cosa?

 

Ma George! Lui è sempre importantissimo per me, non lo dimenticherò mai! Ma è passato più di un anno e io sono così giovane” ti guardo ad occhi spalancati, abbassi lo sguardo “ e così sola”

 

“Io… io non riesco a crederci! E io? Non ci sono con te?” mi passo nervosamente una mano tra i capelli, mentre nei suoi occhi passa un velo, in attesa di qualcosa “non ti rendi conto che lo stai tradendo? Io… non voglio che tu ci esca!” il velo negli occhi è passato: sei delusa ora.

 

“Tu? Tu?! E cosa c’entri? Perché non vuoi?” da diversi minuti sono in molti a fissarci dai tavoli vicini, ma nessuno di noi due ci fa caso.

 

Perché sei la ragazza di Fred! Altrimenti io…” mi fermo: altrimenti io cosa? Abbasso lo sguardo e lei deglutisce.

 

“Tu… cosa?” mi chiede, nuovamente il velo di prima, di attesa.

 

“Io… niente. Ma non ti permetto di stare con qualcun altro!” sono serio, furioso. Irrazionale e possessivo verso di lei che merita solo la felicità.

 

Si alza, mi guarda furente “Tu niente… niente! Appunto, tu non sei niente” fa male, lo sento “Sono io che non ti permetto di impedirmelo. Non senza una buona ragione!”

 

“Che ragione vuoi?” la guardo accigliato, non mi sono mai sentito così simile a mio fratello Ron quando parla con Hermione come in questo momento. E non capisco il perché di questo pensiero improvviso.

 

“Guardati dentro e svegliati! Voglio sapere il tuo ‘altrimenti’!” lascia i soldi sul tavolo senza che io me ne accorga “quando capirai perché ti da fastidio, fatti vedere!” gira i tacchi e se ne va, con l’aria di chi sa tutto. Con l’aria di chi ha capito qualcosa che io non so.

 

“Ma che dice?” di nuovo la mano tra i capelli, mentre la fisso dalla vicina vetrata “Non ha capito niente…” sussurro.

 

Ti portano via, Angie.

E io sto fermo con la ferita sul petto…

Ti portano via, cazzo!

 

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Sono in camera da una settimana. Solo. Arrabbiato. Affamato. E puzzo.

Chiunque puzzerebbe dopo una settimana senza doccia, no?

Mi manca da impazzire, Fred! Era l’unica che mi faceva stare bene dopo che te ne sei andato. Era l’unica cosa che avevo, non mi importava di soffrire vedendo una tua foto, perché poco dopo potevo chiamarla.

Lei. La tua donna.

Ti ho promesso mille volte di non toccarla, di trattarla come se fosse stata mia sorella. Te lo promettevo ogni volta che mi andava.

No, c’era un motivo per cui te lo promettevo. Ogni volta che…?

Spalanco gli occhi arrossendo e cercando di cancellare i brutti pensieri. Ok, forse è ora di farsi una doccia.

Mi muovo verso il bagno e apro l’acqua. Mi spoglio ed entro. L’acqua scivola su di me, mi sento ripulire e mi chiedo come abbia fatto tutto questo tempo senza farmi una doccia.

Chiudo gli occhi e la vedo nel buio.

 

George, la vuoi smettere?” sbatto la testa al muro, nel tentativo di perdere la memoria.

Perché non faccio che pensarti? Perché non posso fare a meno di te, Angelina? Soffro…

Sono un possessivo. Sono un egoista. Sono uno stronzo. Sono geloso. Sono un ipocrita.

Dicevo che dovevi essere solo di Fred, ma ora come ora ti voglio solo per me. E quel velo? Ti prego, dimmi che era di speranza. Che volevi che fossi geloso.

 

“DIMMELO!” mi ritrovo ad urlare.

 

George? Tutto bene?” è la voce di Ginny, preoccupata per l’urlo.

 

“Sì! Scusa non volevo spaventarti” la sento allontanarsi, ignara. Ma forse lei lo sa da più di me.

 

George, non pensi che sia ora di svegliarti?”

“Che vuoi dire, Gin?” l’ho guardata interrogativo

Se ti manca Angelina, diglielo”

 

Esco dalla doccia con queste parole nella mente. Solo il giorno prima abbiamo avuto questa conversazione eppure è la prima volta che penso seriamente alle parole di mia sorella.

E ora mi sento così sicuro…

E ora so che non voglio che la portino via… Non lontano da me…

Mi vesto di fretta e ti raggiungo in volo, con le ali che mi hai donato piuma per piuma tu, Angie.

Mi manchi!

Ti voglio!

Ti…

 

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Sono nel salotto di casa sua, in attesa che tua madre riesca a convincerti a scendere.

Quando la vedo il mio cuore manca un battito. Non riesco a crederci, non posso credere di averlo capito solo ora, la vedo più bella che mai.

 

“Mamma, io esco un attimo. Torno presto” mi trascina fuori mentre io saluto cordialmente la madre. Ed ora siamo in un piccolo parco, così piccolo che ci sono solo un’altalena e uno scivolo, entrambi coperti di neve.

Mi guardi e io ricambio, serio e duro. Ho deciso di fare questo gioco. Chissà se la verità verrà fuori questa sera.

 

“Allora? Cosa volevi dirmi?” è dura, sicuramente ancora arrabbiata per l’altro pomeriggio.

 

“Avevi ragione” sposta lo sguardo su di me, sorpresa. Speranzosa? Dimmi di sì.

 

Ri-riguardo cosa?” balbetta appena.

 

“Hai diritto a stare con qualcun altro, non posso essere egoista per mio fratello. Lui vorrebbe che tu fossi felice. Sa che tu non lo dimenticherai mai… e anche io lo so” questa frase la pronuncio con un po’ di amarezza.

 

“L’hai capito finalmente” ora è nuovamente arrabbiata. Perché? Sospiro, non mi escono le parole.

 

Urlo nuovamente in silenzio…

Ma tu non sembri sentire le mie grida questa volta.

 

“Tutto qui? Puoi anche andartene ora… ciao!” si volta, fredda. Ma io sono veloce, la fermo e le parole urlate escono come niente, come se fossero le più naturali del mondo.

 

“E se fossi io a farti felice?” la abbraccio, con l’intenzione di non lasciarla. Lei non ricambia. Non si muove. Non respira. mi scanso un poco per guardarla in volto, mi guarda sorpresa, come se avessi appena detto la cosa più assurda del mondo. E forse la è.

 

“Come?” bisbiglia.

 

“Ti amo…” altre parole per dire la stessa cosa. Non se l’aspettava, o forse si. Fatto sta che ora non possiamo fare a meno l’una dell’altro. O forse è da quando non ci sei che è così… Mi abbraccia e non c’è bisogno di dire altro. Mi ama. La amo. La bacio.

 

Perdonami Fred. Te la porto via… la farò felice per te. Non sarò mai come te per lei. Ma la amo allo stesso modo.

 

“Ti porto via, Angie…”

 

 

 

Fine!!!

 

Ecco qui il primo capitolo, spero veramente che vi piaccia. Sinceramente sono rimasta delusa dal fatto che la Rowling li abbia fatti mettere insieme, ma comunque penso che siano molto teneri insieme. Si sorreggono l’uno con l’altra dopo la morte di Fred! ç_ç FRED CI MANCHI!!! XD

 

Leggete e commentate numerosi! Un bacione,

*-._Kalie_.-*

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Capitolo 2
*** A Che Pensi? ***


Cosa porta all’odio

 

 

- A CHE PENSI? -

 

 

 

Cosa porta all’odio? Cosa porta all’amicizia? Cosa porta all’amore? Forse la crescita interiore, e io non riesco ancora a capacitarmi di quanto io sia cambiato nei miei ultimi sette anni di vita.

Sono diventato più forte, più alto, più coraggioso. Cosa mi ha cambiato così tanto? Inizialmente è stato l’odio… l’odio verso un uomo che ha distrutto tante vite. L’odio verso una donna che ha distrutto la mia infanzia.

 

Come si sentirà mia madre? Quali sono i sentimenti di una donna che ha sacrificato la sua salute mentale pur di salvare il figlio? La sua famiglia?

Non ho mai pensato a come ringraziare mia madre per quello che ha fatto per me. Ho sempre avuto l’impressione di non poter fare abbastanza. Come uno stupido continuo a tenere quelle carte di dolci in un grande album, le conservo come se fossero i miei tesori. Sono la sofferenza. Sono il dolore. Sono la mamma. Sono l’amore. Sono la felicità. Sono gli unici momenti di affetto materno che io abbia mai ricevuto. Non sono mai riuscito a gettarne neanche uno.

 

“Neville?” mi volto e trovo il sorriso di Hannah, con un mazzo di fiori tra le mani “cosa fai qui? Sei venuto a trovare qualcuno?”

 

Emh… sì.” Mi gratto la testa imbarazzato, ma le sorrido comunque. “anche tu qui per questo? Qualche parente malato?”

 

“Già… mia zia è qui da quasi un mese” arrossisce. È carina quando lo fa. “Senti… dopo la visita, potremmo fare un giro nel giardino. Sai non amo stare troppo tempo qui dentro”

 

“Molto volentieri!” le rispondo allegramente, forse con troppa enfasi. Ma a lei sembra non dispiacere affatto “allora possiamo vederci tra un’oretta qui, che ne pensi?”

 

“D’accordo! A dopo allora” mi sorride nuovamente mentre raggiunge la saletta dove si trova la zia.

 

Anche io mi muovo, verso quella stanza che ormai conosco fin troppo bene. Dove ci sono le persone più generose che io conosca, le più coraggiose. Le più forti.

Mia nonna è seduta di fianco al figlio, guardandolo con tenerezza. L’ho sempre vista come una donna fredda, eppure guardala li. Commossa. Debole.

Cosa si prova quando si perde un figlio? Non fisicamente, ma si perde la sua presenza.

 

“Alice cara… non un altro dei tuoi regali spero…” mi volto verso mia madre, che mi allunga la mano da sdraiata. Come rinunciare? Io non potrei mai. Mi avvicino a lei con un sorriso tenero.

 

“Grazie mamma…” non so che altro dirle, non so se mi sente. Non so se mi capisce. Eppure succede.

 

Per la prima volta per quanto io mi possa ricordare, lei alza la mano verso di me e mi carezza il volto, passandola dalla guancia al naso, ai capelli, alla bocca. Fino a tornare nuovamente alle mie guance, allungando anche l’altra mano sulla guancia opposta.

 

Piango.

Sì, piango. Come non farlo? Mamma mi sei mancata. Non ti ho mai sentita tanto vicina come ora. Allungo anche io la mano e ti carezzo i capelli, il profumo di una madre.

Credo che sia una di quelle cose che non si dimenticano mai. Nonostante non lo senta da tanto tempo, lo riconosco. Lo ritrovo nei momenti d’infanzia. Ricordo di averlo sentito altre volte.

Quando sono solo… lo sento. Quando sono triste… lo sento. Quando mi sento forte ma ho paura… lo sento.

 

“Mamma!” ti abbraccio di slancio, mi sento così fragile in questo momento. Sento il sospiro della nonna, ma mi lascia stare. Sa che ho bisogno di questo ora. Ora sono forte mamma, lo sai? Ho combattuto per questa stupida guerra. Ho combattuto per te. Ed ora è finita. Mi allontano da te e mi guardi con una strana aria. Che espressione sarà? Sorriso? Confusione? Mi allunghi una carta.

 

“Oh, che dolce che sei, Alice! Un dolce intero questa volta?” la nonna sbuca dietro le mie spalle. Osservo anche io la tua mano e vedo che è una carta integra di Gomme Bolle Bollenti. Ti sorrido mentre lei mi fa allontanare, metto la carta in tasca e noto che è ora di raggiungere Hannah.

 

“Ciao Mamma…” ti saluto prima di andare a fare un saluto anche a Papà “hai visto? Sono cresciuto eh? Saresti fiero di me…” Solo un sussurro. Solo questo. Era tanto che volevo parlargli. Che volevo ringraziarlo.

 

Grazie

 

 

 

*-_ _.-**-_ _.-**-_ _.-**-_ _.-**-_ _.-**-_ _.-**-_ _.-**-_ _.-**-_ _.-*

 

 

 

 

Hey Hannah! Scusa, mi aspetti da molto?” la raggiungo a passo veloce.

 

“Ah no, tranquillo Neville! Andiamo a fare un giro al giardino?” mi sorride con aria tranquilla mentre, senza attendere risposta si muove verso l’uscita.

 

“Allora, com’è andata la visita a tua zia?” le chiedo, tanto per instaurare una piccola conversazione. Certo che è strano… tutta l’ansia che provavo prima dopo aver lasciato mia madre, è svanita in un sorriso. Il suo sorriso.

 

Mh… come al solito. Si lamenta sempre! Ma sai come sono i parenti…” ridiamo insieme, mi da sempre una piacevole sensazione stare insieme a lei. “Tu invece, Neville? Chi sei venuto a trovare?” domanda improvvisa. Che risponderle?

 

“Mia madre… e mio padre” l’ho detto o l’ho solo pensato? Ma la sua faccia sorpresa risolve tutti i miei dubbi.

 

“Oh… sono… malati?”

 

In un attimo tutto cambia. Mi siedo sulla panchina li vicino seguito subito dopo da lei. Le racconto tutto, i miei dubbi, le mie paure. La vergogna che provavo nell’avere genitori malati di mente. Di come siano diventati. Di come io abbia raccolto le carte di mia madre.

Di come non riesca a mangiare la gomma di poco prima. Di come ora io sia cambiato rispetto al passato, di quanto la voglia di vendetta mi abbia fatto crescere e maturare. Di quanto la sua amicizia mi abbia aiutato durante il periodo dell’ E.S. ...

Sento la sua mano sulla mia spalla e sobbalzo, non me l’aspettavo.

 

“A che pensi?”

 

“Che… ti ammiro tanto Neville” posa la testa sulla mia spalla. Un altro minuto di silenzio poi lei apre la bocca e prende fiato. Dice la frase più bella che mi abbiano mai detto. La frase che sarà la più importante della mia vita “e che… vorrei rimanere al tuo fianco. Per tanto tempo… per sempre se possibile”

 

In un secondo l’abbraccio. Senza rendermene neanche conto, ma era tanto che aspettavo quelle parole. L’unica cosa di cui ho veramente bisogno ora è lei. Sento che può capirmi, che sarà lei a completarmi.

 

“Beh… se possibile… vorrei anche io che tu rimanessi al mio fianco… per sempre” le sorrido allontanandomi un poco da lei, tenendola comunque tra le mie braccia. Sorride di ricambio, felice, prima di gettarsi nuovamente tra le mie braccia.

 

“Che bello Neville! È tanto che ti aspetto…”

 

“Io è tanto che ti cerco…” prendo dalla tasca la Gomma Bolle Bollenti e l’osservo. “ti va metà gomma? Ho solo questa…” annuisce mentre io la scarto. “Mordi tu…”

 

Questa volta sembra tutto andare a rallentatore. Lei che la morde e che mi tende con la mano l’altra metà, che prendo dopo un istante. Certo che devo proprio essere impazzito, quasi non mi riconosco. Le carezzo la mano tesa verso il mio volto e la sposto di qualche centimetro, giusto lo spazio che serve per liberare il campo d’azione. Campo d’azione per cosa? Non faccio in tempo a chiedermelo che mi avvicino a lei, dandole un piccolo bacio. Semplice. Dolce. Alla fragola.

Dopo qualche istante mi allontano e vedo che lei è arrossita. Ricominciamo tranquilli la nostra passeggiata, mano nella mano, con Hannah abbracciata a me mi sento più forte che mai. Forse è stata quella gomma a portarmi all’amore. A portarmi a tutto questo.

Si volta verso di me e sorride radiosa. Mi rivolge solo tre parole…

 

 

“A che pensi?”

Che sono felice…”

 

 

*-._.-**-._.-**-._.-**-._.-**-._.-**-._.-**-._.-**-._.-**-._.-*

 

Ecco il nuovo capitolo!!!

Come potete capire è di Neville, adoro questo personaggio! Anche se sinceramente avrei preferito che fosse lui ad uccidere Bellatrix, visto quello che ha fatto ai genitori.

non potete capire quanta tenerezza mi abbia fatto leggere il pezzo delle cartacce che gli da la madre nel 5 libro! ç_ç

 

Volevo ringraziare mAd wOrLd, danachan94 (la mia kohai-chan! Grazie ^^ tvttb), Jelly e rosy823 per i bellissimi commenti, e grazie a tutti voi che leggete ^^

 

A presto, un bacioooo!

 

*-._Kalie_.-*

 

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