Runaway

di MyRauhl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Kidnapped ***
Capitolo 2: *** Scared ***
Capitolo 3: *** You Have No Choice ***
Capitolo 4: *** Take Me Back ***
Capitolo 5: *** Shooting ***
Capitolo 6: *** Claire ***
Capitolo 7: *** Promises ***
Capitolo 8: *** Hide ***
Capitolo 9: *** The story of my life ***
Capitolo 10: *** Save me ***
Capitolo 11: *** I will find you ***
Capitolo 12: *** Stop it, please! ***



Capitolo 1
*** Kidnapped ***


KIDNAPPED

 

MAYA POV

Secondo le mie amiche snob, essere la figlia di uno degli uomini più importanti della città era una gran figata. Secondo me, questa cosa non faceva altro che crearmi problemi. Come potevano pensare che essere la figlia del capo della polizia di Londra fosse una cosa figa? Avere uno stilista famoso o un politico come padre era una cosa da considerarsi figa, ma questo no. 
"Ma se un ragazzo ti fa qualche torto puoi sempre rivolgerti al tuo papi e fargliela pagare!" disse entusiasta Angelica, la mia stupidissima compagna di classe, mentre sorseggiava un drink molto carico d'alcool. Possibile che avesse la mentalità così infantile? 
"Sì certo, hai ragione Angi - dissi dandogliela vinta - hai per caso visto Erin?" la mora annuì e mi indicò la mia migliore amica, impegnata a flirtare con quel gran bel ragazzo del barista. Quella sera ci trovavamo tutte al Koko, uno dei locali più conosciuti di Londra, situato nella zona di Camden Town, per festeggiare il compleanno di Sarah Stewart, compagna di classe fissata con la moda e con la musica anni '80. Era riuscita a convincere me ed Erin a venire dicendo che ci saremmo divertite un mondo, ma purtroppo non era così. Io personalmente mi stavo annoiando e l'idea che avrei dovuto aspettare ancora due ore per poi andare a casa mi faceva venir voglia di piangere. Non ero mai stata un'amante della musica techno, mi faceva venire il mal di testa e sembrava che quella discoteca fosse famosa proprio per ciò che odiavo: musica assordante, eventi imbarazzanti - come ad esempio feste a tema in cui tutti dovevano vestirsi in un determinato modo - e drink altamente alcolici.
Cancellai tutti quei pensieri dalla testa e mi diressi da Erin sedendomi di fianco a lei. 
"Serata flop per Maya, non è vero?" disse facendo uno dei suoi sorrisini divertiti.
"Esatto. Se entro mezz'ora non trovo qualcuno con cui divertirmi chiamo un taxi e me ne vado a casa."
"La solita guastafeste! Fai come me, no? Flirta un po' con qualcuno di carino!" e detto questo fece un occhiolino al barista che, ovviamente, stava ascoltando tutta la conversazione con estrema attenzione. Alzai gli occhi al cielo e decisi di lasciarla lì con quell'adone mago dei cocktail, andando a fare un giro. 
Parlai un po' con Mark, un mio compagno di classe altamente noioso e animalista convinto. Iniziò uno dei suoi discorsi su quanto fosse ingiusto mangiare la carne di poveri animali uccisi, quando lo interruppi dicendo che dovevo proprio scappare perché mio padre mi stava aspettando fuori. 
Scrissi un messaggio ad Erin dicendole che avrei chiamato un taxi ed uscii di corsa da quel locale in cui mi stava risultando anche difficile respirare. L'aria di Londra mi arrivò addosso facendomi sentire nuovamente viva e decisi di tornare a casa a piedi tanto per godermi quella bell'arietta fresca, tanto casa mia era a pochi isolati da lì, non avrei sprecato soldi per un taxi. 
Fuori dal locale c'erano diversi ragazzi ubriachi o intenti a fumare qualcosa di molto diverso dalle sigarette, così per non cacciarmi nei guai decisi di ignorarli e di proseguire per la mia strada. Purtroppo però, uno di quelli, mi notò e mi fermò insieme ai suoi amici bloccandomi la strada. 
"Ma guarda un po' chi abbiamo qui..." disse sbiascicando le parole e squadrandomi da capo a piedi soffermandosi soprattutto sulle mie gambe scoperte. Di solito in quelle situazioni me ne stavo zitta e andavo avanti ignorando tutto e tutti, ma quella sera non riuscii proprio a trattenermi.
"Ma guardati te, non ti reggi neanche in piedi tanto hai bevuto!" sbottai facendo uscire la parte peggiore del mio carattere. Non ero mai stata diplomatica e spesso e volentieri dicevo tutti ciò che mi passava per la testa, ignorando le conseguenze delle mie azioni. Quella volta però avrei dovuto stare zitta, infatti un suo amico mi ammonì:
"Hey dolcezza, abbassiamo i toni."
"Non chiamarmi dolcezza, coglione!" mi morsi il labbro dopo l'ultima parola, cosciente che avrei potuto tranquillamente evitare di insultarlo. Il coglione reagì subito, prendendomi per il braccio e strattonandomi facendomi male. 
"Lasciami!" urlai in preda al panico, ma lui non sembrava intenzionato a lasciare la presa. Provai a dimenarmi ma lui stringeva sempre di più sul mio braccio. 
"Lasciala andare." affermò autoritario un ragazzo alle sue spalle, seguito da altri due della sua età. Non riuscivo a vederli bene, perchè la strada in cui ci trovavamo era buia, ma riuscivo a scorgere lo sguardo carico di odio del ragazzo che aveva parlato. 
Il mio aggressore si voltò e appena vide chi aveva parlato mollò la presa indietreggiando. Il gruppetto di ragazzi che prima mi avevano bloccato se ne andò lasciando me e gli altri tre ragazzi a bordo della strada. 
Senza neanche pensarci troppo andai verso il mio salvatore per ringraziarlo per ciò che aveva appena fatto. 
"Grazie mille, non so cosa avrei fatto senza di voi. Io..." non riuscii a finire la frase, che quello che prima mi aveva difeso mi tappò la bocca e il naso con un fazzoletto e nel giro di pochi secondi persi i sensi.








 
Buonasera!
E' la seconda volta che mi cimento in una storia originale, la prima volta non ho avuto molta fortuna perchè mi mancavano le idee maaaaa spero che questa vada meglio!
Questo capitolo è solo l'inizio, ma andrò avanti presto ;) il secondo capitolo è già pronto per essere pubblicato!
Che ne dite di lasciarmi una recensione piccola piccola per dirmi cosa ne pensate? Mi rendereste la ragazza più felice del mondo!

Aliss_

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Capitolo 2
*** Scared ***


SCARED



MAYA POV

Mi svegliai di soprassalto sentendo un forte dolore alla testa e aprire gli occhi mi risultava difficile dato che erano coperti da una benda. Provai a muovermi ma le braccia erano legate dietro alla mia schiena con una corda ruvida che mi graffiava i polsi e così anche le gambe. 
Dall'altra stanza sentii provenire delle voci e riconobbi quella del ragazzo che mi aveva salvato e subito il battito del cuore accellerò. Realizzai tutto quello che era successo e subito pensai a mio padre e a mia madre che erano preoccupatissimi per me. Nella migliore delle ipotesi mio padre aveva allarmato tutte le pattuglie della città non avendo visto la sua adorata figlioletta tornare a casa e mia madre prababilmente stava bevendo una tisana alle erbe aromatiche che, come diceva lei, la rilassava quando era agitata. Il mio pensiero poi andò alla mia sorellina di appena otto anni, Brooklyn, che di sicuro non sapeva cosa mi era successo. I miei genitori tendevano sempre a lasciarla all'oscuro di tutto ciò che accadeva di brutto attorno a lei per non farla preoccupare inutilmente, ma in quel caso pensai che non mi avrebbe più rivista. 
Era ovvio che io fossi la vittima favorita dei delinquenti di tutto il Regno Unito, ero comunque la figlia del capo della polizia della capitale, ma fino ad ora non mi era mai successo nulla. Mai una minaccia, mai qualcuno che mi seguisse o che mi tormentasse. E la consapevolezza che ero stata rapita da chissà chi mi fece tremare le gambe: se avessi rivisto la luce del sole mi sarei dovuta ritenere fortunata. 
Ad un tratto la porta della stanza in cui mi trovavo si aprì scricchiolando in modo sinistro e io mi irrigidii di colpo. Il fatto di non poter vedere cosa mi stesse succedendo attorno mi faceva paura e in tutta questa situazione mi stavano anche salendo le lacrime. Ma no, non avrei pianto davanti ai miei rapitori, non avrei mai dato loro questa soddisfazione. 
"Ehm... Sei sveglia?" mi chiese la persona che era appena entrata. Si trattava sicuramente di un ragazzo, lo si capiva dalla voce ancora squillante ed innocente. Sembrava scosso tanto quanto me, la sua voce aveva tremato facendomi quella domanda e io mi sentii più al sicuro: non era aggressivo e questo mi piaceva molto. 
Di tutta risposta annuii e quando lo sentii avvicinarsi mi ritrassi, portando le gambe verso il resto del mio corpo, accucciandomi a terra. Okay forse la sua voce mi aveva tradito, in fondo mi aveva rapito quindi poteva pur sempre farmi del male. 
"Uff... Non ti voglio far del male." sussurrò come se avesse risposto ai miei pensieri. Abbassò sempre di più la voce per dirmi:
"Io non ti farò del male... Forse gli altri sì, ma farò in modo che non lo facciano." Sentii subito una forte fitta al cuore, ma mi calmai subito restando ancora nella mia posizione di difesa. Almeno, pensai, avevo qualcuno che mi avrebbe difesa.  
"Allora? È sveglia?" chiese bruscamente un altro ragazzo entrando nella stanza. Quello più innocuo disse di sì, mentre il nuovo arrivato venne verso di me e mi tolse con forza la fascia che mi copriva gli occhi. 
"Ma sei scemo? Così ci vedrà in faccia e ci riconoscerà, Phil!"  affermò scocciato l'amico. Come avevo ipotizzato, era un ragazzo poco più che maggiorenne. Aveva gli occhi color nocciola e i capelli ricci scuri gli ricadevano disordinati sulla fronte. Sulla guancia destra aveva una cicatrice scura, che gli dava un'aria sbarazzina ed intrigante, ma subito mi tolsi quei pensieri dalla testa. Caspita, era il mio rapitore!
L'altro ragazzo, quello che mi aveva tolto la fascia, era più robusto dell'altro e vantava due grandi braccia muscolose che mi facevano molto paura: lui forse voleva farmi del male al contrario del riccio. 
"Rilassati Andrew, tanto lei non uscirà da qui." disse sghignazzando il più robusto dei due e mi fece subito venire i brividi. Aprii la bocca per protestare ma mi morsi subito il labbro, evitando di cacciarmi nei guai come avevo fatto la sera precedente. Guardai Andrew con uno sguardo supplichevole, ma lui mi ignorò, fingendo di non avermi mai detto nulla.
"Noah vuole vederti." disse poi Phil alla sottoscritta. Fece un cenno ad Andrew e quest'ultimo tirò fuori dalla tasca un coltellino svizzero per tagliare le corde che mi tenevano legate braccia e piedi. Quando fui finalmente libera mi alzai in piedi sentendo tutte le ossa bloccate, ma non ebbi neanche il tempo per stiracchiarmi che Phil mi prese per il braccio trascinandomi dietro di lui. 
"Mi... Mi farete del male?" chiesi con un filo di voce, sperando di sembrare il più sicura possibile. 
"Dipende da come ti comporti." affermò lui deciso. 
Una volta usciti dalla stanza mi fece cenno di seguirlo lungo un corridoio con le pareti tappezzate di foto e quadri. Guardai fuori da ogni finestra a cui passavo vicino, in modo che, se mai fossi riuscita a scappare e a tornare a casa, sarei riuscita a descrivere il posto a mio padre. Però purtroppo la casa in cui ci trovavamo sembrava trovarsi nel bel mezzo del nulla, tutt'attorno si vedevano solo campi e boschi. 
Arrivammo davanti ad una porta di legno scuro, semplicemente accostata. Phil si fermò e mi fece un cenno in quella direzione.  
"Entra." lo guardai indecisa e lui sbuffo esasperato. 
"Devi solo entrare, Noah ti vuole parlare!" disse lui più arrabbiato di prima. Mi feci coraggio e appoggia la mano sulla maniglia della porta e la aprii senza neanche bussare.
 




 


Secondooooooo yay!
Okay sto calma ahahhaha
Ho già pronto il terzo, prima o poi lo pubblicherò.
cià
Aliss.

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Capitolo 3
*** You Have No Choice ***


YOU HAVE NO CHOICE



MAYA POV

Entrai in quella stanza titubante e piena d'ansia. Mi guardai attorno e notai con mio stupore che quella stanza sembrava la cameretta di un bambino: le pareti erano dipinte di un tenue azzurro pastello, a sinistra vi era un letto con le coperte colorate e infine, sulla destra, c'era una semplice scrivania, dietro la quale era seduto Noah. 
"Accomodati pure, Maya." affermò senza troppo entusiasmo. Non lo vedevo perchè era seduto su una sedia girevole girato verso la finestra, quindi mi dava le spalle, ma pensare al fatto che fossi in una stanza tutta sola con il mio rapitore mi fece sudare freddo. Avevo le mani umide e il cuore correva a mille, ma non volevo dare l'idea di essere terrorizzata a morte: volevo mantenere almeno un minimo di dignità. 
"Ti starai chiedendo perché sei qui..." 
"In realtà mi sto chiedendo perchè non ti giri verso di me. Non te l'hanno insegnata l'educazione?" sbottai scocciata. Mi facevano innervosire le persone che guardavano altrove mentre parlavano con la sottoscritta. Detto ciò la sedia si girò e finalmente lo vidi in faccia. Aveva sì e no vent'anni e quell'accenno di barba sul mento lo dimostrava. I capelli rossi gli donavano un'aria sbarazzina e così anche le poche lentiggini che si intravedevano sul suo naso all'insù. Indossava un semplice paio di blues jeans e una maglietta verde che richiamava il colore dei suoi occhi. 
"Okay, perché sono qui?" 
"Perché ti vogliamo nel nostro clan." disse con nonchalance, come se avesse detto cosa voleva a colazione. Sgranai gli occhi stupefatta e incredula. 
"Che cosa?! Volete che diventi una criminale come voi?" 
"Sì." il suo menefreghismo mi stava facendo innervosire, ma evitai di rispondere ancora male. 
"Mi dispiace, ma per me è no." mi girai verso il letto ed andai a sedermici sopra. Wow, era comodo!
Di tutta risoosta lui tirò fuori una pistola dalla cintura e me la puntò addosso con aria minacciosa. Sapevo che lo stava facendo solo per spaventarmi, ma non riuscii a trattenere un gridolino terrorizzato e mi rannicchiai contro il cuscino mettendomi le mani sul viso. 
"Non farlo, ti prego." dissi trattenendo un singhiozzo strozzato. Lui abbassò l'arma e si avvicinò a me, facendomi venire ancora il panico. Appoggiò una mano sulla mia spalla e con l'altra mi tirò su il mento in modo da far incontrare il mio sguardo terrorizzato con il suo. 
"Non so se hai capito dolcezza, ma tu non puoi decidere. Sei obbligata a fare ciò che voglio, altrimenti non farai una bella fine." deglutii rumorosamente e annuii. 
"Perché proprio io?" 
"Perché sei la figlioletta di Peter Parker."


NOAH POV

Avevo lasciato quella ragazzina insolente a dormire nel mio letto, perché a detta sua non aveva trascorso una buona nottata. Era stata rapita, ovvio che non aveva trascorso una bella nottata! 
Dato che la mia camera era occupata, andai fuori a fumare e con me venne Andrew. Andrew era un tipo a posto, forse un po' troppo buono con le nostre vittime. Jason l'aveva fatto entrare nel gruppo perché al poligono di tiro lo aveva visto sparare molto bene, ma non aveva mai capito che Andrew, di sparare a persone innocenti, non ne aveva voglia. Però il mio amico restava comunque con noi pur non volendo mietere vittime innocenti. "I miei genitori non mi vogliono più vedere, sono solo e James paga bene. Perche dovrei andarmene?" il suo ragionamento in effetti non faceva una piega, così stando sempre insieme io e lui finimmo per diventare migliori amici. 
"Secondo te proverà a fuggire?" disse Andrew gettando a terra il mozzicone della sigaretta ormai finita. 
"Sì, infatti dovremo tenerla d'occhio. Ora è in camera a dormire, ma tra non molto si sveglierà e dovremo spiegarle tutto ciò che deve fare." 
"Noah, sai che io ti voglio bene e tutto, ma avresti dovuto consultare Jason prima di rapirla. Se lui non è d'accordo sei nei guai fino al collo." mi feci scappare un risolino divertito e accesi un'altra sigaretta. 
"Ormai mi conosci Andy, io, nei guai, ci sguazzo senza problemi."









 


IO. AMO. NOAH. Cioè è troppo jgkfk anche se non ha fatto prorprio nulla di jgkfk u.u
beeeh io so bene cosa fargli fare e il quarto capitolo c'è già! 
Vorrei però qualche piccola recensione in più... per sapere cosa vi piace e cosa non di questi primi tre capitoli.
Accetto tutti i tipi di critiche e di suggerimenti :D
Buon Weekend, ciaaaao
Aliss.

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Capitolo 4
*** Take Me Back ***


TAKE ME BACK
 


MAYA POV

Mi svegliai di soprassalto dopo aver fatto un incubo terribile. Avevo il fiatone, quasi avessi corso per kilometri e kilometri e la fronte era imperlata di sudore. Mi calmai e mi guardai attorno per fare mente locale e purtroppo mi resi conto che quell'incubo che avevo fatto era semplicemente la realtà. 
Quel letto con le lenzuola colorate non era il mio letto matrimoniale con le coperte bianche e blu e la stanza era fin troppo piccola per essere la mia camera da letto. A pochi metri da me c'era la scrivania a cui era seduto Noah il giorno precedente e, presa da una curiosità incontrollabile, mi sedetti al suo posto ed iniziai a curiosare nei cassetti. Se i miei rapitori mi avessero visto probabilmente mi avrebbero ucciso, ma non me ne importava: tanto, peggio di così, non poteva andare per i miei gusti.
Nel primo cassetto trovai un mucchio di fogli e di documenti, ma li ignorai passando al secondo, dove c'era una cornice contenente una foto. Erano raffigurati sorridenti tre persone. Una era indubbiamente Noah, aveva qualche anno in meno, ma lo sguardo freddo era sempre lo stesso. Alla sua destra vi era una ragazza poco più grande di lui, con i capelli corvini e gli occhi di un blu intenso. Non si assomigliavano, quindi esclusi subito l'opzione che quella potesse essere sua sorella. Infine, alla sinistra di Noah, un signore sui trent'anni appoggiava una mano sulla spalla del ragazzo, sfoggiando un sorrisetto sadico ed enigmatico. Quando intravidi una pistola spuntare dalla cintura di quell'uomo mi vennero i brividi. Già a quell'età Noah era coinvolto in questo clan?
"A quanto pare la bella addormentata si è svegliata!" disse entrando nella stanza un Andrew sorridente. Per fortuna era solo lui, se fosse stato Noah probabilmente non l'avrei passata liscia. Il suo sguardo saettò immediatamente alle mie mani e scosse la testa divertito.
"Ti conviene non ficcare il naso nei suoi affari se non vuoi rischiare grosso." 
"Chi è lui?" dissi senza ascoltare il suo consiglio. Gli indicai l'uomo nella foto e, prima di chiudere la porta, si guardò le spalle per vedere se Noah fosse nei paraggi o meno. 
"Lui è Jason. Lavoriamo per lui." disse tutto d'un fiato. Lo guardai perplessa e iniziai a fargli altre domande. 
"Vi ha detto lui di rapirmi?"
"No."
"Sa che sono stata rapita?"
"No." 
"Lavorerò anche io per lui?"
"Questo non lo so. Però davvero Maya, ora basta domande. Se gli altri scoprono che ti sto dicendo queste cose, finiamo nei guai tutti e due!"
"Va bene." annuii poco convinta e, dopo che Andrew mi fece cenno di seguirlo, uscii dalla stanza insieme a lui.


NOAH POV

"Oggi andiamo al poligono di tiro, dolcezza. E ti avviso: se provi a scappare non ci penseremo due volte ad uccidere i tuoi genitori o persino la tua adorata sorellina." affermai deciso lanciandole un'occhiata. Sapevo benissimo che dopo questo ricatto lei se ne sarebbe stata ferma al suo posto, infatti la vidi irrigidirsi e rabbrividire. 
Forse ero stato troppo duro e troppo minaccioso, ma se lei fuggiva il mio piano andava in fumo. Lei era l'unica che poteva aiutarmi nel mio intento e non me la sarei fatta scappare per nulla al mondo. 
"Solo una cosa cocco. - disse lei con tono strafottente - io mi chiamo Maya, non dolcezza." Mi puntò addosso i suoi occhi color caramello e tentò di farmi impaurire con uno sguardo, ma riuscì soltanto a sembrare un piccolo cucciolo indifeso. 
Mi feci scappare una risata e così anche Andrew, il quale si era offerto di accompagnarci al poligono per insegnare alla ragazza a sparare decentemente. In realtà Andy l'aveva fatto perché, secondo lui, Maya era una gran bella ragazza e, se si fosse comportato da gentleman, magari sarebbe persino riuscito a portarsela a letto. In fondo non aveva tutti i torti, Maya aveva un fisico asciutto, le curve erano al posto giusto e quei capelli rossi assomigliavano un po' ai miei, solo che i suoi erano decisamente più lunghi e quel giorno li aveva raccolti in una treccia laterale. Ma in ogni caso l'avrei lasciata ad Andy, era troppo viziata per i miei gusti ed ogni volta che apriva bocca per dire qualcosa risultava altamente irritante. 
Entrammo nell'edificio e Douglas, un amico di Jason, ci diede le chiavi per entrare nella zona privata del nostro capo, dove di solito ci portava per insegnarci a sparare. Prima di entrare diedi 100 sterline a Doug, il quale mi guardò interrogativo. 
"Jason non deve sapere che siamo qui." gli dissi a denti stretti e lui annuì, intascandosi velocemente i soldi. 
Il poligono di tiro riservato a James era all'aperto e dava sul mare, così che sparando non avremmo colpito nessuno, se non qualche pesce. Appena Maya vide davanti a lei quell'enorme distesa d'acqua andò in panico. 
"A Londra non c'è il mare." disse con voce tremante. 
"Perspicace." ridacchiai e lei mi guardò confusa. 
"Dove sono?!" alzò la voce arrabbiata e venne verso di me, guardandomi con sguardo assassino. "Dimmi dove caspita mi hai portata!"
"Stai calma dolcezza. Siamo ad un'ora e mezza da Londra, ti abbiamo portato qui in modo che non potessi fuggire. E poi questo è l'unico posto dove possiamo insegnanti a sparare senza che qualcuno rischi la vita." affermati ovvio. Lei annuì poco convinta e si sedette a terra, mettendosi le mani sugli occhi. Sembrava che tutta la sicurezza che aveva dimostrata pochi minuti prima fosse svanita, lasciando spazio alle lacrime che in quel momento le solcavano le guance. 
"Portatemi a casa." disse con la voce rotta dal pianto e mi venne voglia di sbuffare. Perché diamine l'unica ragazza che poteva servirmi era una lagna? 
"Prima finiamo, prima potrai tornare a casa." disse Andrew tentando di calmarla. Lei alzò gli occhi verso di me e vederla in quelle condizioni per colpa mia mi fece sentire un po' in colpa per qualche secondo, ma mi ripresi subito e scacciai quei pensieri compassionevoli. 
"Coraggio Maya, scommetto ti divertirai a sparare." dissi provando ad infonderle almeno un minimo di entusiasmo. 
"Oh sì, farò in modo di imparare bene così poi potrò spararti in fronte." disse acida, ma non mi spaventò. Anzi, mi fece persino ridere. 








 

Sono a casa con la tonsillite, quindi per ammazzare il tempo ho pensato di postare il nuovo capitolo.
Presto entreremo nel vivo della storia, quindi questa noia di fondo sparirà tra non molto ;)
Buona lettura!
Aliss_

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Capitolo 5
*** Shooting ***


SHOOTING


NOAH POV

Da come Maya maneggiava la pistola, non sembrava che fosse la prima volta che provava a sparare. Aveva una presa salda e la sua mira era molto precisa, il che mi stupì molto. Mentre uscivamo per dirigerci verso l’auto mi confessò che da piccola amava guardare suo padre maneggiare le pistole giocattolo quando giocavano insieme a “Guardia e ladri”, così sapeva già più o meno come fare. Il fatto che lei fosse così brava già alla prima “lezione” – se così si poteva chiamare -  di sparo era un punto a mio favore: avrebbe potuto compiere il mio lavoretto prima di quanto immaginassi. In fondo non sembrava nemmeno troppo spaventata all’idea di maneggiare un’arma pericolosa, sembrava quasi a suo agio con una rivoltella in mano. Forse perché aspirava a diventare pure lei una poliziotta per seguire le orme del padre, ma purtroppo per lei non avrebbe usato quella sua capacità in fin di bene.
Quella sera tornammo nella casa di campagna dove avevamo portato Maya dopo averla rapita. Avevamo scelto quel posto perché era una delle poche abitazioni di cui Jason non sapeva nulla. Ci andavo spesso con i miei genitori quando ero piccolo, mamma diceva sempre che era cresciuta in quel luogo insieme ai nonni e a suo fratello Ronald, lontana dal trambusto della metropoli. Poi però si traferì a Londra per studiare, dove conobbe mio padre e due anni dopo nacqui io.
“Posso entrare?” chiese Maya titubante, dondolandosi sulle punte dei piedi all’entrata della mia stanza. Le feci cenno di entrare e lei si chiuse la porta alle spalle.
Che lei mi odiasse era evidente, lo si capiva dagli sguardi sprezzanti e carichi d’odio che mi lanciava ogni qual volta era costretta a rivolgermi la parola. Non potevo darle torto, anche io odiavo Jason quando mi aveva portato via dalla mia famiglia, ma mi ero adeguato. E così avrebbe dovuto fare anche lei.
“Devi dirmi qualcosa?” chiesi disinteressato, tentando di non far trasparire la mia curiosità. Mi aspettavo di vedere chiunque nella mia stanza, Andrew ad esempio, ma non lei.
“In realtà no, ma mi sento sola.” Ammise e, per la prima volta, mi sembrò imbarazzata. Aveva le guance leggermente arrossate e pensai che le fosse costato molto ammettere che in un certo senso stava cercando la compagnia del suo rapitore. Mi feci fuggire un sorriso e, quando lo notò, mi sorrise di rimando.
“Mi odi?” le chiesi curioso. Potevo chiederle di tutto, potevo darle ordini o anche mandarla via, ma in quel momento volevo soltanto sapere se mi odiava oppure no. Perché? Non lo sapevo, ma la curiosità mi spinse a farle quella domanda.
 

MAYA POV

“Mi odi?” chiese lui con leggerezza. Era seduto sul letto in cui avevo dormito la notte precedente e mi scrutava con lo sguardo carico di curiosità. Sussultai a quella domanda. Io lo odiavo? Ovvio che lo odiavo, mi aveva portato via dalla mia famiglia e dai miei amici! Mi aveva minacciata, mi aveva rapita, mi aveva allontanata dalla mia amata Londra. Ma, per qualche strano motivo, non riuscivo ad odiarlo del tutto. Il fatto che io fossi andata a cercare lui e non Andrew lo dimostrava: stavo cercando la sua compagnia, ma non avevo il coraggio di ammetterlo.
“Dovrei.” Dissi semplicemente, tentando di evitare la domanda.
“Sì esatto, dovresti. Ma mi odi o no?” insistette e, per un attimo, mi persi in quel suo sguardo color smeraldo.
“No.”
“Okay.” Disse e si mise a giocare con il cellulare, quasi come se io non fossi lì.
“Perché fai il criminale? Insomma, cosa ti ha spinto a diventare…così?” scostò lo sguardo dal suo IPhone e puntò i suoi occhi verdi nei miei. Non capivo se fosse arrabbiato o perplesso, il suo sguardo era piuttosto enigmatico e non lasciava trasparire emozioni in quel momento. Sospirò e appoggiò il cellulare sul cuscino, per poi alzarsi in piedi ed iniziare a girovagare per la stanza, pensando alle parole giuste da dire.
Mentre cercava un modo per spiegarmi tutto o per mandarmi al diavolo in maniera gentile, non riuscii a non pensare a quanto fosse bello. Sapevo che non dovevo pensare al mio rapitore in quel modo, ma non potevo negare che fosse davvero un gran bel ragazzo. Quei capelli rosso scuro gli davano un’aria sbarazzina che non gli si addiceva, mentre quel suo sguardo era proprio da duro. Le braccia muscolose mi facevano pensare a come sarebbe stato trovarsi tra di loro, ma a quel pensiero scossi la testa e mi ripresi da quei pensieri. Che sciocca che ero! Non potevo non odiarlo solo perché aveva un bel faccino dannazione!
“Perché vuoi saperlo?” tentò di portare il discorso su di me, ma non glielo lasciai fare.
“Perché sì, sono curiosa di sapere cosa ti ha portato sulla cattiva strada.” Dissi convinta. Lui annuì e aprì la bocca per rispondere, ma non fece in tempo a farlo che Andrew spalancò la porta senza bussare e ci fissò allarmato. Dalla sua espressione sembrava davvero spaventato e turbato e il suo sguardo guizzò subito verso Noah.
“Blake e Shane sono qui con i loro scagnozzi.” Guardai subito Noah, il quale si irrigidì di colpo e serrò la mascella. A quanto pare quei due non portavano nulla di buono.
“Di’ a Phil di chiudere tutto e tu vai sul retro ad accendere l’auto.” Disse velocemente e Andrew eseguì subito gli ordini, schizzando fuori dalla stanza.
Dal fuori iniziarono ad arrivare degli spari e alcuni proiettili colpirono la finestra, mandandola in frantumi. Urlai per la paura e Noah mi spinse a terra, ordinandomi di stare giù. Mi coprii le orecchie con le mani, mentre lui tirò fuori da uno dei cassetti della scrivania una pistola ed iniziò a sparare all’esterno.
Dal piano di sotto sentii Phil urlare parole non molto belle e gli spari iniziarono ad arrivare anche dal piano di sotto. Ero in preda al panico, non sapevo cosa fare né tantomeno come difendermi dato che Noah era impegnato a sparare agli uomini che si trovavano all’esterno. Sentii passi veloci provenire dalle scale e dal corridoio che portava in quella stanza, così mi nascosi dietro la scrivania e in uno di quei cassetti trovai un’altra arma.
“Prendila!” urlò Noah tentando di sovrastare il rumore degli spari e io la impugnai più insicura che mai. Irruppero nella stanza due uomini che appena videro il mio rapitore gli urlarono di voltarsi e di gettare la pistola. Noah si spostò in modo da avere il muro alle spalle, così da non doversi difendere dagli spari provenienti dall’esterno, e lentamente poggiò la pistola sul tavolo. I due uomini non mi avevano ancora visto e questo sembrava un punto a mio vantaggio. Uno dei due si allontanò e lo sentii scendere le scale, mentre l’altro rimase lì, senza abbassare la pistola puntata su Noah.
“Noah Harries. Quanto tempo amico, è un’eternità che non ci si vede.”
“Amico? – sputò con disprezzo Noah – hai un concetto di amico molto divertente, Shane. Comunque vivevo anche senza vederti.” Sibilò a denti stretti. Teneva le mani verso l’alto in segno di resa, ma sapevo bene che Noah, di arrendersi, non ne aveva proprio intenzione. Spostandosi verso la scrivania, mi tirò un calcetto e sembrava che lo avesse fatto quasi apposta e fu così che realizzai cosa stava accadendo. Capii che io, Maya Parker, avevo un compito ben preciso in quel momento: salvare Noah.
“Sai Harries, tra poco non vivrai proprio più.” Disse sprezzante quello che doveva chiamarsi Shane e si posizionò meglio, in modo che potesse sparare dritto nel petto a Noah. Ma io fui più veloce di lui, scattai in piedi e premetti il grilletto senza prendere nemmeno la mira. La pallottola finì dritta nella sua gamba e, con un urlo straziante, si accasciò a terra, ma aveva ancora le mani strette nella pistola. Così senza nemmeno pensare a ciò che stavo facendo mi avvicinai e sparai un colpo dritto al petto, in modo che non potesse più causare danni. Appena realizzai cosa avevo fatto, però, scoppiai in un pianto isterico e Noah mi prese l’arma che tenevo stretta tra le mani, per poi prendermi la testa tra le mani.
“Nasconditi nell’armadio, non fare rumore.” Disse in un sussurro e io eseguii il suo ordine passivamente, rintanandomi in quell’armadio.
 

NOAH POV

Dopo che Maya si era rintanata nel suo nascondiglio, Blake entrò nella stanza, ma non fece in tempo a commentare la presenza del corpo senza vita dell’amico, che si ritrovò una pallottola in fronte. Al piano di sotto Andrew e Phil avevano fatto un buon lavoro, eliminando tutti gli scagnozzi di quei due, risparmiandone uno. Così scesi al piano di sotto e andai in cucina, dove avevano legato il ragazzo ad una delle quattro sedie presenti nella stanza.
Lo conoscevo bene, si chiamava Dominik Flame, per gli amici Dom. eravamo entrati nel clan di Jason insieme ed avevamo imparato l’arte del crimine insieme ad Andrew, ma purtroppo le nostre strade si separarono, formando due gruppi distinti. Conoscevo anche Shane e Blake, ma ucciderli era stato semplice dal momento che tra di noi c’erano stati disaccordi fin dai primi anni.
“Dom.” dissi senza emozione. Lui mi fece un cenno con la testa in segno di saluto, ma leggevo le suppliche nel suo sguardo. Voleva che lo risparmiassi, ma non sapevo se potevo farlo.
“Cosa siete venuti qui a fare? Quello che facciamo è affar nostro, non dovete intromettervi altrimenti fate una brutta fine e questa ne è la dimostrazione.”
“Ci ha mandati Jason a cercarti.” Disse deciso e subito mi salì la rabbia.
“Come sa che siamo qui?” chiese accigliato Phil che fino ad ora non aveva ancora aperto bocca.
“Jason sa tutto, ormai dovreste saperlo. E tu stai facendo un grosso errore, Harries, a fare di testa tua. Non puoi rapire la figlia di Parker senza il consenso del capo e tu lo sai. Il tuo atteggiamento agli occhi di Jason è sembrato superbo e perciò ci ha mandati qui con l’obbiettivo di uccidere te e lei.” Disse senza nascondere un ghigno soddisfatto. Mi girai dandogli le spalle, in modo da assimilare ciò che aveva detto senza perdere la pazienza, ma fece l’errore di aggiungere un’altra frase. “Jason ha aggiunto che qualsiasi cosa tu faccia, Claire non ne uscirà viva.” Così mi voltai e gli sparai, in modo da farlo tacere per sempre.






 





Heyyy :D come state? IO BBBBENE! Sono piuttosto iperattiva oggi quindi se vi sembro pazza esaltata e schizzata è per quello :D
All'inizio avevo pensato di scrivere questo capitolo diversamente, ma mi sono fatta prendere dall'idea del film d'azione e quindi....tadannn (?) 
Non vi preoccupate, Maya non è andata a Narnia, nel prossimo capitolo uscirà dall'armadio, AHAHHAHAH OKAY.
beeeeene, che ne dite di dirmi come vi è sembrato questo capitolo? :D magari lasciandomi qualche recensione *-*
Vi amo un sacco quando vedo che commentate i miei capitoli, davvero mi sento sempre al settimo cielo!
Buona serata :D
Aliss-

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Capitolo 6
*** Claire ***


CLAIRE


MAYA POV

Era ormai da mezz'ora che ero chiusa dentro quel vecchio armadio, ma la voglia di uscirci era praticamente inesistente. Cominciava pure a mancarmi aria, ma non mi importava: sarei rimasta lì finché Noah non fosse venuto a prendermi. 
Non riuscivo ancora a credere di aver compiuto davvero un omicidio e, più ci pensavo, più mi sentivo meschina, cattiva, crudele e soprattutto criminale. Mio padre aveva dedicato la vita ad arrestare e a punire persone con la fedina penale sporca, che avevano ucciso o ferito altre persone. E io ora ero una di quelle. Mi venne un groppo alla gola ed iniziai a piangere per l'ennesima volta da quando mi trovavo in quell'enorme pasticcio. Se mio padre o mia madre fossero venuti a conoscenza di ciò che avevo appena fatto, probabilmente avrebbero smesso di cercarmi e mi avrebbero rinnegata come figlia. 
Ero sempre stata la figlia modello con loro. Non tornavo mai troppo tardi dalle serate in discoteca, avvisavo se ero in ritardo ed aiutavo in casa mia mamma. La mia pagella era invidiata da diversi studenti del mio liceo e avevo amici rispettabili che godevano di buona reputazione. Ma come poteva essere successo questo? Erano passati pochissimi giorni da quando la mia vita era cambiata per colpa di un ragazzino montato ed ora non ero più me stessa. Mi avevano fatta diventare una di loro e purtroppo tornare indietro era impossibile. 
Mi portai le ginocchia al petto e appoggiai la schiena alla parete dell'armadio che si trovava dietro di me. Avevo paura di quello che avrei trovato fuori dal mio rifugio una volta che fosse arrivato Noah o Andrew, ma dovevo affrontare la realtà purtroppo. In quel momento desiderati con tutto il cuore che uno di loro due fosse qui con me, per dirmi che andava tutto bene e che tutto si sarebbe sistemato per il meglio. Ma loro non erano qui, Noah aveva ucciso un altro uomo dopo avermi fatto entrare qui dentro e subito dopo si era precipitato al piano di sotto, raggiungendo Phil e Andrew probabilmente. 
Un rumore di passi attirò la mia attenzione e subito mi misi una mano davanti alla bocca, per evitare che quel qualcuno che si trovava fuori potesse sentire anche solo il mio respiro affannato e spaventato. Sentii che vagava per la stanza e che trascinava via il corpo senza vita dell'uomo che avevo ucciso, ma non ero ancora tranquilla. 
Quando poi si avvicinò al mio armadio e aprì le ante, mi misi ad urlare e scoppiai a piangere, sperando almeno di fargli un po' pena. Ma quando notai, con mio stupore, che non si trattava di nessuno di pericoloso, ma di Noah, non ci pensai più di due volte e mi buttai tra le sue braccia, ancora con gli occhi grondanti di lacrime. 
Gli avvolsi le braccia attorno al collo e appoggiai il viso sul suo petto, inondandogli la maglietta con le mie lacrime e lui, con mio stupore, mi cinse la vita con le braccia e mi avvicinò a lui, quasi a volermi rassicurare. 
"È tutto a posto ora, Maya." disse tranquillo a bassa voce. 
"Ora dobbiamo andare giù dagli altri però, dobbiamo andar via di qui." aggiunse con un tono più distaccato e, detto ciò, si allontanò da me e mi fece cenno di seguirlo mentre percorreva il lungo corridoio che portava alle scale.


ANDREW POV

"Il piano è questo - esordì un Noah piuttosto agitato e scombussolato per gli eventi precedenti - ora usciamo di qui e andiamo via subito da Brighton." 
"Brighton?" lo interruppe Maya con la bocca spalancata. 
"Sì dolcezza, siamo a Brighton." rispose lui, freddo e scorbutico. Mi dava fastidio vedere che la trattava così male per una semplice domanda, ma in fondo Noah aveva le sue buone ragioni per essere così scontroso con tutti. 
"Dicevo, andiamo via da Brighton e andiamo verso ovest. Faremo una tappa a Southampton per fare rifornimento di armi e di cibo, poi andremo diretti fino al Gloucestershire, senza neanche una sosta."
"Cosa c'è nel Gloucestershire?" domandò Phil con poco interesse.
"Un piccolo paesino che nessuno conosce, Cirencester. Lì potremo rimanere al sicuro. Alloggeremo nella vecchia casa di mia nonna, da quanto ne so non è ancora stata demolita." 
Maya e io annuimmo insieme e quando si accorse che eravamo completamente sincronizzati si fece sfuggire un sorriso divertito che io ricambiai con entusiasmo. 
Maya era una bella ragazza e aveva anche un carattere forte da quello che avevo potuto constatare. Mi interessava parecchio e facevo in modo che Noah non la facesse star male, ma ero consapevole che tutta quella situazione in generale la faceva soffrire parecchio. Spesso il suo sguardo si perdeva nel vuoto e potevo scommettere che in quei momenti pensava ai suoi genitori, a sua sorella e a Londra, ma purtroppo non l'avrebbe rivista ancora per un po'.
Quel piano poteva sembrare stupido, addirittura folle, ma serviva a salvare Claire ed era per questo che io e Phil avevamo accettato di voltare indirettamente le spalle a Jason per allearci con Noah. Lui aveva a cuore davvero tanto questa faccenda e noi da buoni amici non potevamo far altro che aiutarlo. In più io conoscevo pure Claire e avrei fatto di tutto per poterla portare in salvo, anche se purtroppo le nostre possibilità di successo erano davvero scarse. 
"Tra mezz'ora partiamo, quindi vi conviene prepararvi per la partenza." affermò Noah e subito mi diressi nella mia stanza, per eseguire per l'ennesima volta i suoi ordini. 


NOAH POV

Subito dopo aver finito di parlare coi ragazzi, mi diressi al piano superiore per recuperare i pochi vestiti che mi ero portato dietro. Avevo già provveduto a spostare il cadavere di Shane dal pavimento, però l'odore del suo sangue impregnava ancora l'aria all'interno di quella stanza. 
Tirai fuori da sotto il letto la valigia e iniziai a svuotare l'armadio e i cassetti che si trovavano all'interno della stanza, finché non tirai fuori la foto che ritraeva me, Jason e Claire. Mi feci sfuggire un sospiro affranto e mi lasciai cadere di peso sul letto, senza staccare gli occhi dal viso sorridente di quella magnifica ragazza. La foto era stata scattata 5 anni prima e la vista dei suoi occhi color mare mi fece stringere lo stomaco in una morsa. Claire mi mancava e avrei fatto di tutto per tirarla fuori da quel postaccio in cui si trovava.
"Posso entrare?" una Maya esitante fece capolino nella mia stanza e subito nascosi la foto dietro la valigia, in modo che non potesse vederla. Sembrava, però, che l'avesse notata, e lo si capiva dal fatto che stesse fissando intensamente il punto in cui la stavo nascondendo. Ma non fece domande, il che mi fece tirare un sospiro di sollievo. 
Annuii dandole il permesso di entrare e camminò verso l'armadio in cui si era nascosta. Sulla parte esterna dell'anta c'erano degli schizzi di sangue e Maya ci passo la mano sopra, per poi toglierla velocemente quasi come se le avesse fatto male. 
"Maya Parker ha ucciso una persona, oggi." disse più a se stessa che a me, il che mi fece pensare che fosse impazzita, ma non dissi nulla. Sapevo che era piuttosto traumatizzata per ciò che era successo, quindi non le dissi nulla. 
"Sto diventando un mostro, capisci? Sto diventando come voi!" disse voltandosi verso di me. Le sue guance erano tinte di un rosso scarlatto e notai che stava lottando contro la voglia di scoppiare in lacrime davanti a me. Ma non l'avrebbe fatto, perché voleva dimostrare di essere forte e dovevo ammettere che ci stava riuscendo.
"Cosa succederà ora? Inizierò ad uccidere una persona dietro l'altra? Inizierà a piacermi?! Ho paura Noah! Ho paura di quello che sto diventando..." una lacrima le sfuggì, ma portò prontamente una mano sul viso in modo da cancellarne le prove. Sospirai e le feci cenno di sedersi vicino a me. 
"Innanzi tutto, io non sono un mostro." affermai duro, ma lei non sembrò voler smentire ciò che aveva detto in precedenza. 
"In secondo luogo, quello che è successo oggi è stato un caso. Più che altro il tuo è stato un atto di coraggio e te ne sarò per sempre grato, perché mi hai salvato la vita. Quando arriveremo a Cirencester faremo ancora altre lezioni per insegnarti come maneggiare un'arma e soprattutto quando devi usarla. Ti sto insegnando principalmente per legittima difesa, non per uccidere." feci in modo di parlare il più piano possibile, così che potesse seguire il mio discorso senza perdersi nemmeno una parola. Annuì con lo sguardo perso nel vuoto e si scostò un ciuffo rosso ribelle che le era caduto sugli occhi. 
"Non riportarmi a casa." disse. Rimasi a bocca aperta e inizialmente pensai di aver capito male. Non voleva più tornare a casa?
"Scusa?" chiesi in modo che potesse ripetere. 
"Non riportarmi a casa. Tienimi con te. Mio padre non vorrà mai più vedere sua figlia dopo che ha ucciso un uomo." disse e la sua voce si spezzò sull'ultima parola. Alzò lo sguardo verso di me e i miei occhi si persero nei suoi occhi color nocciola. Una lacrima le solcava la guancia sinistra, ma stavolta non la nascose, perché ne seguì subito un'altra. Iniziò a piangere sommessamente e si portò le mani davanti al viso, e all'improvviso quel gesto mi portò alla mente un ricordo. 

Ero in camera mia, indossavo un paio di pantaloncini da basket e la maglietta del Manchester City. Davanti a me c'era Claire, la quale continuava ad andare avanti e indietro per la stanza, facendomi innervosire sempre più ad ogni passo. 
"Siediti e stai ferma, dannazione!" le ordinai e così fece. Aveva i capelli neri raccolti in una crocchia spettinata e i suoi occhi, un tempo brillanti e pieni di gioia, erano di un blu cupo. 
"Sono nei guai Noah, questa volta andrà male." mi disse tentando di non piangere. Le passai un braccio attorno alle spalle e l'attirai verso di me, lasciandole un leggero bacio sulla fronte.
"No Claire, andrà bene. Tu devi solo dire la verità e ti lasceranno andare." dissi provando a convincere più me stesso che lei. Sapevo che l'avevano incastrata e che era difficile uscire da una situazione come quella, ma lei era abile e ce l'avrebbe fatta a persuaderli e a far capire ai giudici che la sua versione era quella giusta. 
Lei annuì poco convinta e subito iniziò a piangere, coprendosi gli occhi con le mani, quasi come se si vergognasse delle sue stesse lacrime. 
"Promettimi che qualsiasi cosa succeda, tu ci sarai." disse tra un singhiozzo e l'altro. 
"Ci sarò sempre."
SEMPRE

D'istinto mi sporsi verso Maya e l'abbriacciai, come avevo già fatto precedentemente quando era uscita dall'armadio. Era fragile e impaurita, proprio come Claire l'ultima volta che siamo visti, e forse era proprio per quello che in quel momento mi sentivo in dovere di starle accanto. Avevo cacciato nei guai pure Maya, solo per servirmi di lei, ed in quel momento mi feci davvero schifo.



 

Bonjour a tutto il mound (?) non so il francese, ma faccio finta di saperlo ahahah
Questo capitolo è stato difficile da scrivere, più che altro perché non riuscivo a fare Maya davvero disperata! 
Spero non sia venuto così male e spero vi piaccia ;) 
Mi lasciate qualche recensione? Pleaseee ❤
Grazie mille per aver letto!
Aliss_
Vi lascio con due foto di Noah, o almeno... così è come lo immagino io. Lui è Charlie, del canale YouTube Charlieissocoollike. Fatevi un giro. E soprattutto ditemi se vi piace Noah ;)

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Capitolo 7
*** Promises ***


PROMISES


MAYA POV

Phil stava guidando da ormai un'ora ed io ero appoggiata alla portiera, fingendo di dormire. Davanti a me era seduto un Andrew entusiasta che non la smetteva di cambiare stazione radio, mentre di fianco a me c'era Noah. Ogni tanto muovendosi mi toccava, ma subito dopo si scostava come se avesse preso la scossa, e non so se questo mi dispiaceva o meno. 
In realtà avevo davvero sonno, forse per lo stress o forse perché non avevo dormito bene la notte precedente, fatto sta che da un momento all'altro mi sarei potuta addormentare. Preferivo tenere gli occhi chiusi facendo credere agli altri di star dormendo, così evitavo qualsiasi domanda scomoda. 
"Hey Noah, sta dormendo?" chiese Andrew, premuroso come sempre. Più lo conoscevo più mi chiedevo cosa caspita ci faceva lì con loro. Non era un criminale, era di animo buono. Presi nota mentalmente che, quando mi sarei trovata di nuovo da sola con lui, gliel'avrei chiesto. 
"Sì, dorme da un po'" disse secco Noah. Aveva sempre quel tono spocchioso ed irritante che mi faceva venir voglia di prendere a schiaffi quel suo bel faccino.
"Dobbiamo parlare allora." disse Phil che fino ad ora non aveva aperto bocca. 
"Jason ci sta alle calcagna, di Claire non abbiamo più notizie e in più ci stiamo tirando addosso la polizia dato che abbiamo rapito la figlia. So qual è il tuo piano e so che ci serve proprio lei, ma dopo che avremo concluso questa missione cosa faremo? La lasceremo andare? Spiffererà tutto!" era agitato, a quanto pare non voleva finire nei guai ed era una cosa piuttosto prevedibile. Ma quello che aveva detto Phil non mi fece salire l'ansia, ma mi fece accendere una lampadina in testa. Phil aveva detto che si stavano tirando addosso la polizia, ma fino ad ora non sembrava affatto così. Non eravamo ancora stati fermati nemmeno da una pattuglia e nel primo tratto di strada in cui ero sveglia ne avevo viste almeno tre. Volevo far mille domande, ma restai zitta aspettando la risposta di Noah. 
"Suo padre non la sta cercando. O almeno così sembra." senza nemmeno volerlo, rispose ai miei interrogativi e subito sentii un peso enorme cadermi sullo stomaco. Mio padre non mi stava cercando. Perché?!
"Ma che, non è possibile!" sentenziò Andrew cambiando per l'ennesima volta la stazione radio. Si fermò su una in cui stavano trasmettendo il notiziario e sentendo la voce di mio padre mi si formò un groppo in gola. Ora fa un appello e chiede di riportarmi a casa sana e salva pensai, ma purtroppo non era così. 
"Signor Parker, com'è la situazione qui nel Regno Unito? È vero che Jason Green è sparito?" chiese l'intervistatrice con voce stridula. 
"Di Jason Green non si sa più nulla da mesi ormai, pare che non sarà più un problema per noi. Le rapine sono diminuite e anche i rapimenti sembrano essere cessati. La mia famiglia è al sicuro e così anche quelle dei miei colleghi, perciò posso dire che sta filando tutto liscio come l'olio e che non c'è niente di cui preoccuparsi."


NOAH POV

Le parole di Peter Parker mi lasciarono di stucco, ma mai quanto la reazione di Maya. Eravamo tutti convinti che stesse dormendo, ma a quanto pare stava origliando tutto dall'inizio. Infatti, alla fine dell'intervento radiofonico del padre, si mise bene seduta sul sedile e mi fissò negli occhi, con uno sguardo mai visto prima. Era un misto di rabbia, tristezza e delusione, ma potevo capirla. In fondo nessuno avrebbe reagito bene se il proprio padre avesse detto una cosa del genere in diretta nazionale. 
"Lui non mi sta cercando! A lui non interessa un cazzo di me!" iniziò a urlare tremando. 
"Ha passato diciassette anni a proteggermi quando non ce n'era bisogno e ora che sono nei guai con degli stronzi come voi non mi cerca!!"
Era agitata e spaesata, non sapeva cosa fare né cosa dire e d'impulso si strappò via il braccialetto che, probabilmente, le aveva regalato proprio suo padre. Abbassò il finestrino e lo buttò fuori, per poi portarsi le gambe al petto ed iniziare a piangere. 
Non potevo negare che le sue parole mi avevano dato fastidio, non mi piaceva che lei pensasse che ero uno stronzo, anche se purtroppo non aveva tutti i torti. L'avevamo rapita e di lì a poco l'avremmo costretta a fare cose contro la sua volontà, non ero il prototipo del bravo ragazzo in quella situazione ma le sue accuse, in ogni caso, mi diedero fastidio. 
"Tranquilla Maya, l'avrà detto per non creare scompiglio o..."
"Chiudi quella fogna che hai al posto della bocca Andrew e smettila di dire stronzate." disse lei fulminandolo con lo sguardo. Non potei ignorare il fatto che con quell'atteggiamento da cattiva ragazza era proprio sexy ed intrigante, ma cacciati velocemente quel pensiero dalla mia testa.
Andrew non si aspettava una risposta del genere, così non proferì più parola e si mise a guardare fuori dal finestrino ignorandoci, mentre Maya si asciugava le lacrime e evitava di incrociare il mio sguardo.

"Eccoci arrivati." affermò Phil parcheggiando l'auto a bordo della strada. Eravamo in una via pressoché deserta di Southampton e lì avremmo incontrato Ryan ed Ethan Reed, due fratelli trafficanti d'armi. Non potevamo affidarci ai nostri colleghi perché Jason ci avrebbe beccato, così prima di partire avevamo contattato i fratelli Reed dicendo loro di garantire il massimo della riservatezza. 
Ethan e Ryan erano gemelli e facevano parte di un clan di Edimburgo. Anni prima si erano staccati dalla loro banda e si erano trasferiti sulla costa meridionale per starsene un po' in pace e condurre un'organizzazione tutta loro. Potevano procurare di tutto: armi, droga, documenti falsi e quant'altro. Jason non li aveva mai visti di buon occhio e non aveva mai provato a fare accordi con loro e ciò andò a nostro vantaggio. Potevamo procurarci le armi indisturbati, senza che lui potesse beccarci. 
"Noah, tu resta in macchina. Io e Phil andiamo a parlare con i Reed." 
"E perché non posso venire?" chiesi scocciato. 
"Perché Maya potrebbe scappare e in ogni caso io e Phil conosciamo le armi meglio di te." gli diedi ragione e restai al mio posto, mentre i miei amici andarono a contrattare con quei due ragazzi identici. 
Al mio fianco, Maya faceva finta che non ci fossi e guardava dall'altra parte. Era arrabbiata, la sua smorfia contrariata non abbandonava il suo viso e teneva ancora le mani chiuse a pugno. 
"Tanto non scappo, non ho nessun posto dove andare." sussurrò mantenendo sempre lo sguardo verso il finestrino. Non potevo darle torto, da quello che aveva detto suo padre era esattamente come diceva lei, ma quella storia non mi convinceva per niente. Non era possibile che il famoso Peter Parker, poliziotto fedele alla corona inglese e ottimo padre di famiglia, eclissasse così la scomparsa improvvisa della figlia maggiore. Non aveva motivo di farlo e, se fosse stato davvero un padre esemplare come lo era sempre stato, avrebbe girato il mondo intero pur di trovarla. 
"Sai Noah, in questo momento mi sembra quasi difficile odiarvi." e detto ciò finalmente si voltò verso di me. I suoi occhi color nocciola erano leggermente lucidi e i suoi capelli piuttosto arruffati, ma era bella anche così. 
"Come mai dici questo?" 
"Beh...io ora ho solo voi. Non ho nessun altro." sentendo quelle parole, avvertii una sensazione di déjà vu.

"I miei genitori mi hanno abbandonata e non ho più amici, a parte te ed Andrew. Non ho nessun'altra persona al mio fianco, solo voi due." Claire ed io eravamo distesi sull'erba dell'Hyde Park e ormai era notte fonda. Pur essendo piena estate, l'aria era piuttosto fredda ed io stavo abbracciando Claire per tenerla al caldo. 
"E ci avrai al tuo fianco per sempre Claire, te lo prometto." affermai convinto delle mie parole. Lei però scosse la testa e fece un sorriso amaro. 
"Oh, Noah. Sai come stanno le cose. Un giorno ci separeranno."
"No! Io ed Andy faremo in modo che non accada, a qualsiasi costo! Te lo prometto." la strinsi più forte a me e quelle parole iniziarono a rimbombarmi in testa. Gliel'avevo promesso, ma non sapevo che sarebbe stato così difficile mantere quella promessa.

"Maya?" 
"Sì?"
"Hai presente che mi hai chiesto perché sono diventato un criminale?" lei annuì e io proseguii. 
"Beh, voglio che tu sappia che non sono diventato un criminale per arricchirmi o cazzate varie, l'ho fatto perché volevo aiutare Jason e, ai tempi, mi sembrava una cosa giusta da fare. Ora sono cresciuto e so che ho sempre fatto azioni sbagliate, ma purtroppo non si può tornare indietro. Quando entri in un giro simile, difficilmente si esce."
"Perché me lo stai dicendo?"
"Perché voglio prometterti una cosa. Ti abbiamo costretta a diventare come noi e a lavorare per noi, ma ti prometto che appena questa storia sarà finita, tu uscirai da questo brutto giro." glielo promisi, perché almeno una promessa in tutta la mia vita volevo provare a mantenerla. 



 

Scuuusate se ci ho messo un po', ma sono stata via durante le vacanze e ho avuto pure da studiare... Quindi non avevo molto tempo per scrivere.
Inoltre questo capitolo l'ho rifatto diverse volte perchè non mi convinceva mai! Proprio per questo, vi chiedo di lasciarmi una recensione oppure di scrivermi in privato per sapere cosa ne pensate :)
grazie mille per quelle gentili donzelle che mi recensiscono ogni capitolo,
grazie ai lettori che hanno messo la storia tra le preferite, le ricordate e le seguite e grazie a tutti quelli che seguono Runaway. Mi rendete felice ❤ 
Alla prossima
Aliss_

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Capitolo 8
*** Hide ***


Hide


NOAH POV

Eravamo a Cirencester ormai da tre giorni e l’addestramento di Maya andava avanti senza problemi. Non aveva discusso quando l’avevamo portata in campagna a sparare e non aveva opposto resistenza nemmeno quando le avevamo imposto di imparare le basi dell’autodifesa. Sembrava determinata più che mai a portare a termine questa missione, probabilmente perché non vedeva l’ora di sbarazzarsi di noi e di cancellarci dalla sua vita, ma rimanevo sospettoso.
Sia io che Andrew avevamo notato che il suo comportamento dopo l’annuncio del padre era cambiato radicalmente. Non ci rispondeva male, non faceva battutine sprezzanti e soprattutto seguiva i nostri ordini. Sembrava diventata un’ottima ribelle e questo, dovevo ammetterlo, mi piaceva davvero molto. Maya era di base una brava ragazza, ma io, Andy e Phil la stavamo facendo diventare cattiva e quell’aria da dura su di lei non guastava affatto.
L’unica mia preoccupazione era che poteva voltarci le spalle all’ultimo momento per aiutare il padre, ma Phil mi aveva convinto che non l’avrebbe mai fatto.
“Lei ora odia il padre e questa è una ragione in più per stare dalla nostra parte.” Aveva detto il mio amico e non potei negare che aveva pienamente ragione.
Quel pomeriggio mi ero offerto di portare Maya in centro a prendere un po’ di vestiti per lei e del cibo per tutti noi. Cirencester era perfetta, perché potevo uscire allo scoperto senza che nessuno mi procurasse problemi. Avevo scelto quel paesino per due ragioni: prima di tutto perché Jason non ne era a conoscenza e in secondo luogo perché qui gli abitanti non mi avrebbero mai riconosciuto. Di solito le nostre foto e i nostri identikit li facevano girare per le grandi città e soprattutto nei luoghi in cui di solito facevamo le nostre rapine e quant’altro, ma in questo paesino del Gloucestershire nessuno aveva la minima idea che tra di loro si stava aggirando tranquillamente un componente della banda più pericolosa di tutto il Regno Unito.
 “Io entro in quel negozio, ci pensi tu a fare la spesa da poundland?” mi chiese la ragazza facendomi un cenno verso il negozio in cui voleva entrare. Annuii e le feci un cenno di saluto, per poi entrare nel supermercato più economico d’Inghilterra a fare la spesa. Dovevo prendere diverse cose, ma non potevo assolutamente dimenticarmi gli Oreo per Andy, altrimenti mi avrebbe esasperato fino a sera. Andava matto per quei biscotti, erano come un ossessione per lui e molto spesso diventava assillante per averli.
Dopo aver pagato la spesa alla cassa uscii fuori in strada e vidi Maya correre verso di me. Aveva in mano due sacchetti colmi di vestiti e scarpe, ma in viso aveva dipinta un’espressione terrorizzata.
“Noah, dobbiamo scappare. Ora.” Non mi lasciò nemmeno il tempo di riflettere che mi prese per un braccio ed iniziò a correre verso il parco.
Non seppi perché si stava comportando in quel modo finchè non mi voltai e vidi un uomo alto almeno due metri che ci stava seguendo.
“Merda!” dissi capendo finalmente la situazione. Presi i sacchetti di Maya in modo che riuscisse a correre più veloce e imboccammo la strada che portava al parco. L’uomo che ci stava seguendo era lo stesso che aveva aiutato Jason ad incastrare Claire e a quanto pare voleva mettere nei guai pure me questa volta.
Appena entrati nel parco, andammo nella zona più boscosa in modo che potessimo nasconderci meglio e magari seminarlo. Mi voltai di nuovo indietro per vedere se ci fosse ancora alle calcagna, ma per fortuna era più lento di noi ed avevamo un vantaggio di almeno cinquanta metri.
“Maya, vedi quel ponte?” le chiesi con il fiatone. Correre con in mano la busta della spesa e gli acquisti di Maya era piuttosto faticoso.
“Quello a sinistra?” mi chiese.
“Sì, quello! Appena arriviamo lì vicino dobbiamo saltare giù dal ponte e nasconderci sotto. Va bene? Non ti preoccupare, è basso!”
Lei annuì un po’ indecisa, ma quando arrivammo in prossimità del ponte fu la prima a saltare. La seguii subito e per fortuna lo scagnozzo di Jason non ci vide, così passò sopra il ponte e continuò a correre pensando che noi fossimo più avanti.
Mi appoggiai al muro ancora con il fiato corto e mi sedetti per terra, di fianco a Maya. Anche lei era abbastanza stanca dopo quella corsa, ma continuava a sfoggiare un sorrisetto divertito come se fosse stata una cosa divertente.
“Certo che Jason assume degli uomini poco furbi.” Disse lei facendosi sfuggire una risata divertita. La guardai interrogativo e la spronai a continuare.
“Ero in quel negozio di vestiti e stavo provando una camicetta nel camerino. Quello lì è entrato nel camerino di fianco e ha fatto una telefonata, dicendo che aveva visto Noah Harries aggirarsi per Cirencester e che avrebbe chiamato immediatamente Jason. Insomma, se la sua è una missione segreta mi sa che deve cambiare lavoro perché non ci sa proprio fare!” continuava a ridere e in realtà io non trovavo quella situazione così divertente, ma risi anche io perché a dirla tutta la sua risata era contagiosa. E poi era più bello vederla sorridere che vederla piangere.
 
MAYA POV
Restammo in quel nascondiglio per un’oretta scarsa prima di tornare a casa. A detta di Noah, quell’uomo, un certo Ben Anderson, era uno di quelli che aveva mandato nei guai la famosa Claire. Mi piaceva sentire parlare di lei, perché era un argomento che mi incuriosiva davvero tanto, ma ogni volta che provavo ad approfondire e a fare domande, Noah si zittiva e cambiava discorso. Si vedeva che ci teneva a quella ragazza, ma non capivo perché non volesse parlarne.
Quando arrivammo a casa raccontammo tutto a Phil e ad Andrew e quest’ultimo mi abbracciò pensando che io mi fossi spaventata a morte per ciò che era accaduto. Andrew si comportava spesso in quel modo, mi abbracciava e faceva sempre in modo di avere qualche contatto con me. A me tutto questo non dispiaceva, ma a volte era davvero troppo presente e assillante. Mi stava simpatico Andy, ma non mi piaceva e ricevere tutte quelle attenzioni da un criminale era… strano. In più ogni volta che Andrew si avvicinava a me, Noah lo fulminava con lo sguardo e mi sentivo a disagio in quella situazione. Ero oggetto di contesa tra quei due? No, impossibile. E anche se fosse stato non avrebbero potuto farci nulla, perché io me ne stavo bene da sola e non volevo avere nulla a che fare con quel branco di criminali.
“Io vado di sopra a sistemare i vestiti. Se avete bisogno sapete dove trovarmi.” Tutti e tre mi salutarono e io mi diressi al piano superiore. La mia stanza era abbastanza spaziosa, una grande finestra occupava tutta la parete alla quale si appoggiava il letto e dall’altro lato vi era un grande armadio in cui avrei messo tutti i miei acquisti. Prima di sistemare tutto però mi sdraiai a pancia in giù sul letto e affondai il viso nel cuscino.
Nell’ultimo periodo ne avevo passate di tutti i colori e non avevo ancora trovato del tempo per fermarmi a pensare. Dopo l’annuncio radiofonico di mio padre avevo fatto di tutto per non pensare a lui e mi distraevo con tutto ciò che mi capitava di fare, per questo collaboravo con Noah e gli altri. Di solito mi sarei opposta o addirittura mi sarei messa a piangere pur di non dover sparare colpi a caso per prendere un fantoccio di stoffa, ma in quei giorni avevo imparato a gestire le mie emozioni e i miei sentimenti.
Odiavo mio padre, di questo ne ero certa, ma non sapevo cosa volevo fare. Noah mi aveva dato la possibilità di scegliere se restare con loro o se tornarmene a casa da una famiglia che non si sprecava nemmeno di cercarmi o di mandare una squadra di soccorso per salvarmi la vita, ma ero molto combattuta. Tornare a casa era impensabile, per loro potevo anche essere morta che non gli importava, ma l’idea di rimanere con loro mi terrorizzava. Non avevo alcun legame con loro e diventare una criminale non era la mia massima aspirazione, anche se iniziavo a provare una forte simpatia per quei tre ragazzi.
Mi rigirai nel letto e sbuffai, perché quei pensieri mi stavano facendo impazzire, quando qualcuno bussò alla porta.
“Avanti.”
La porta si aprì e spuntò la chioma rossa di Noah. Aveva l’aria un po’ stanca, ma comunque il suo sorriso splendeva come sempre. Da quando avevo iniziato a comportarmi bene con loro, Noah aveva sempre un sorriso soddisfatto dipinto in volto, il che mi faceva molto piacere perché era dannatamente bello quando sfoggiava quel sorriso.
“Andrew e Phil sono andati nei campi a fumarsi qualche canna, quindi sono rimasto da solo e mi chiedevo se ti andava di fare qualcosa.” Mi disse leggermente imbarazzato. Avevo imparato a vedere Noah sotto una luce diversa. Mentre prima era il pazzo che mi aveva rapita e che mi aveva puntato addosso una pistola per obbligarmi a collaborare con la sua banda, ora per me era quel ragazzo cresciuto troppo in fretta, coinvolto in casini a cui nemmeno lui voleva prendere parte e strettamente altruista. Perché sì, il fatto che mi volesse far scegliere cosa fare e il fatto che stesse facendo tutto questo per salvare una ragazza lo rendeva davvero altruista.
“Va bene, tanto io non ho nulla da fare. Hai in mente qualcosa?”
“Andiamo sul tetto.” Affermò.
“Sul tetto?” cosa ci poteva essere di così interessante sul tetto?!
“Sì, ho voglia di raccontarti un po’ di cose.” Disse e, stimolando così la mia curiosità, mi convinse a seguirlo.

 
 


 
Dadadadadadaaaaaaaaaaam! Okay non avrei dovuto interrompere il capitolo QUI, ma ho dovuto farlo altrimenti diventava trrrrroooooooppppoooo lungo.
Sono abbastanza schizzata anche oggi, la maturità si sta avvicinando (è per questo che non posto da un pochino) e l’ansia è davvero tanta.
In più sto facendo DI TUTTO per trovare dei biglietti per il concerto dei 1D a Milano, il 28 Giugno.
Quiiiindi se qualcuno di voi sa dove posso trovare un biglietto per andare a vedere quei cinque pirla a San Siro, me lo faccia sapere in posta! Ve ne sarei molto grata!
Parliamo di questo capitolo ora! Non è successo niente di particolarmente eclatante (a parte la comparsa di Ben u.u non dimenticatevi di lui perché tornerà più avanti!) ma vedrete che il prossimo capitolo sarà una BOMBA!
Perciò vi chiedo di dirmi cosa ne pensate di questo capitolo! E vorrei sapere anche cosa pensate che succederà ;) magari avete la mia stessa idea!
Ora però devo andare a tradurre una versione di greco :(
Vi ringrazio ancora per seguire questa storia, mi rendete davvero felice!
Aliss_

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Capitolo 9
*** The story of my life ***


THE STORY OF MY LIFE

 
No, I can't dance less it's slow or sad
To a song that's far less obvious
You using me, do it slowly
Make it last until I have to go

The Honorary Title - Stay Away



MAYA POV

Sul tetto Noah aveva sistemato due sedie, in modo che potessimo chiacchierare stando comodamente seduti ad osservare le stelle. Era un bella serata: il cielo era limpido, non c’era alcuna traccia di nuvole e la luna piena brillava più che mai.
“Accomodati pure.” Mi disse facendo un cenno verso una delle due sedie e feci come mi aveva detto.
Iniziò a camminare avanti e indietro leggermente nervoso, a quanto pare non sapeva da dove iniziare il discorso ma non volevo mettergli fretta; in fondo avevamo tutto il tempo che volevamo.
“Hai presente che mi avevi chiesto per quale motivo ero diventato un criminale?” annuii “Beh, ho intenzione di rispondere alla tua domanda ora.” Mi fece un sorriso piuttosto forzato, il che mi fece capire che non era molto entusiasta a riguardo, ma provai ad ignorarlo. Continuava a schioccarsi le dite e a mordersi il labbro e dovevo ammettere che quel suo ultimo gesto era davvero sexy.
“Tutto iniziò quando avevo appena dieci anni. Mio papà era un poliziotto, proprio come il tuo, e lavorava nella periferia di Londra. Penso che tu sappia com’è quella zona, è piuttosto malfamata ora e lo era anche a quei tempi. Un bel giorno mio padre non tornò a casa, all’inizio mi fecero credere che era stato ucciso in una sparatoria, ma qualche settimana dopo scoprii che in realtà aveva abbandonato me e mia madre per andare a vivere in America con non so chi. Da quel giorno non lo vidi più e mia madre cadde in depressione. Mia madre si risposò due anni dopo, insieme a un certo Jason Reed.”
Appena sentii quel nome sussultai e subito capii qual era il collegamento tra Noah e quell’uomo.  Lui notò la mia reazione, ma non interruppe il suo discorso e proseguì.
“Ovviamente mia madre non scelse Jason per il suo buon cuore o il suo carisma. Eravamo messi piuttosto male, non avevamo soldi e mia mamma aveva bisogno di sentirsi quantomeno desiderata e Jason la abbindolò davvero bene con promesse e regali da migliaia di sterline. Avevo dodici anni quando Jason mi convinse a partecipare ad una delle sue missioni.”
Sospirò cercando di trovare il coraggio di proseguire. Appoggiai la mia mano sulla sua spalla, dandogli coraggio, e lui mi fece un sorriso finto.
“Mi disse che non avrei corso pericolo, che era un lavoretto semplice e cose simili. Però non andò tutto liscio. Lo avevo accompagnato a riscuotere un’ingente somma di denaro che gli spettava, ma il povero malcapitato non aveva una sterlina. Così quando Jason tirò fuori la pistola temetti che volesse ucciderlo lì, davanti ai miei occhi. Mi tappai le orecchie e serrai gli occhi, non avevo il coraggio di guardare quell’uomo perdere la vita per dei soldi. Ma Jason non premette il grilletto. Pensaci tu, Noah mi disse è semplice. Pensavo che stesse scherzando, infatti indietreggiai e feci cenno di no con la testa, ma lui insistette ricattandomi. Se non lo fai abbandonerò te e tua madre come ha già fatto tuo padre. Non vuoi che questo accada, vero? E no, io non lo volevo! Così presi la mira, sussurrai a fior di labbra una scusa nei confronti di quell’uomo che mi guardava supplicando di non farlo e premetti il grilletto.”
Avevo i brividi a fior di pelle e il cuore mi batteva all’impazzata. Ero così concentrata ad ascoltare il racconto che mi sembrava di essere presente mentre quel piccolo Noah dodicenne mieteva la sua prima vittima. Alzai lo sguardo e incrociai gli occhi del ragazzo. Erano pieni di tristezza e di rimpianto e mi fecero venire una stretta al cuore. Provai a dirgli qualche parola di conforto, ma mi fece cenno di stare in silenzio perché, a quanto pare, non aveva finito di raccontarmi la storia.
“Non ne feci parola con mia madre e il giorno seguente andai da Jason a dirgli che non volevo più avere a che fare con lui e con i suoi lavoretti sadici. All’inizio sembrò non fare una piega, ma poi mi disse che ormai ero dentro nel giro e che se mi fossi tirato indietro mi avrebbe fatto fare la stessa fine di quell’uomo. Purtroppo in quelle condizioni non potei fare altro che accettare. Ero un ragazzino di dodici anni cresciuto senza la presenza di un padre e perennemente terrorizzato dall’idea di rimanere solo. In più non volevo morire così giovane, perciò iniziai ad accompagnare Jason alle sue missioni e pian piano mi feci qualche amico, come Phil e Andrew. Con loro quei lavoracci risultavano più leggeri, ma ad ogni persona che moriva per colpa mia i miei sensi di colpa aumentavano come non mai. Mia madre inoltre era sempre meno presente e ora come ora non so nemmeno dove sia, siamo come sconosciuti ormai.”
“E Claire? Cosa centra lei con tutta questa storia?”
“Claire entrò a far parte del clan quando avevo quindici anni. Era una ragazza testarda e piena di sé, ma con un’ottima mira. Era scappata di casa perché aveva dei problemi in famiglia e Jason la accolse a braccia aperte. A lui faceva piacere arruolare ragazzi giovani come noi, gli facevamo comodo perché non avevamo il coraggio di opporci a lui. Ma con Claire era diverso. Lei era una testa calda, sempre pronta a discutere e a creare casini nel nostro gruppo e io il più delle volte mi schieravo dalla sua parte perché una come lei era meglio averla al proprio fianco che contro. Un giorno però esagerò, cacciò nei casini Jason, tuo padre quasi riuscì ad arrestarlo, ma lui fu più furbo e lo seminò. Claire però non la passò liscia. Inizialmente provai a nasconderla e a proteggerla, io e lei eravamo diventati come fratelli e ci volevamo davvero bene, però poi Jason la incastrò e la fece arrestare. Ed è qui che subentri tu.”
“Io?”
“Sì. Tu sei la figlia di Peter Parker, il capo della polizia. Il nostro piano all’inizio era di farti entrare in centrale a rubare le chiavi per poi liberare Claire.”
“E tutto l’addestramento che mi state facendo fare a cosa mi servirebbe? In fondo si tratta solo di prendere le chiavi.”
“Gli scagnozzi di Jason ci stanno mettendo i bastoni tra le ruote da quando ti abbiamo rapita. Vogliono evitare in qualsiasi modo che tu possa liberarla e sono disposti anche ad ucciderti pur di non darmela vinta.”
Sussultai e iniziai a tremare, forse per il freddo o forse per la paura. L’idea di poter essere uccisa da degli sconosciuti per nulla mi faceva venire i brividi ed andai in panico. Noah lo notò, si alzò in piedi e mi prese per abbracciarmi forte.
“Stai tranquilla Maya, io sarò sempre con te e dovranno passare prima sul mio cadavere.” Questa frase mi arrivò dritta nel cuore e scommettevo che ero diventata rossa come un pomodoro.
“Perché saresti disposto a rischiare la vita per me?”
Con quella domanda lo misi in difficoltà e si allontanò da me, in modo da potermi guardare negli occhi. Erano di un verde intenso e il suo sorriso non era più forzato, bensì imbarazzato. Abbassò lo sguardo e si morse il labbro.
“Perché sei diventata importante per me. All’inizio mi stavi piuttosto antipatica, lo ammetto, e in più mi servivi e basta per aiutarmi, ma ora è diverso. Ti ho conosciuto e mi sono affezionato. E se mai dovesse succederti qualcosa per colpa mia non me lo perdonerei mai.”
Alzò lo sguardo e mi puntò addosso quei suoi bellissimi occhi verdi. Non riuscivo a non guardarli, sembravano ipnotici e alla luce della luna risultavano ancora più splendenti del solito. Ci stavamo avvicinando lentamente senza rendercene nemmeno conto e l’atmosfera tra noi era piuttosto tesa ed imbarazzata. Appoggiò una mano sulla mia guancia e mi sorrise, un sorriso sincero e carico di affetto.
“Ti prometto che ti proteggerò, Maya. Al costo della mia stessa vita.” E detto questo eliminò la distanza tra di noi, appoggiando le sue labbra sulle mie.
 
 
 
 
Wàààààà ommiodddiiiio si sono baciati *-*
Amo questo capitolo, con tutta me stessa! Ho pensato molto alla storia della vita di Noah e mi è venuta l’illuminazione oggi mentre il mio prof di latino stava interrogando su Apuleio.
Non c’è nessun collegamento tra Noah e Apuleio ma vabè ahahahh l’importante è che io sia riuscita a trovare qualcosa da scrivere in questo capitolo.
Ho deciso che ogni tanto, se mi viene voglia, metterò all’inizio del capitolo un pezzo di una canzone qualsiasi, giusto per indurvi ad ascoltare un po’ della musica che ascolto io ;) tranquille, io ascolto di tutto.
Parlando del capitolo, questo bacio al chiaro di luna è davvero il top. Un giorno anche io verrò baciata da un criminale sexy sul tetto del nostro rifugio. Sisisi.
In questi giorni sto rischiando una crisi di panico, perché MANCANO SOLO VENTIQUATTRO GIORNI ALL’INIZIO DELLA MATURITA’!  io non ce la posso fare, davvero! Penso che morirò d’ansia già il primo giorno ahahahha
Dai la smetto di stressarvi con i miei scleri e i miei discorsi che non hanno un collegamento logico tra loro.
Vi chiedo come sempre di lasciarmi una recensione per sapere cosa ne pensate della storia J
Proverò ad aggiornare il più presto possibile, ma non vi assicuro nulla. Settimana prossima ho il test per l’università e poi l’ultima settimana di scuola la devo dedicare alla tesina e ai 5 SECONDS OF SUMMER (tornano a Milano òoafafjjfdskfl *-------*)
Ora evaporo (?)
Adiosss
Aliss_

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Capitolo 10
*** Save me ***


SAVE ME

I thought I kept you safe and sound
I thought I made you strong
But something made me realize
That I was wrong


MAYA POV

Noah mi cinse la vita e mi attirò più vicino a sé, senza interrompere il bacio. Le sue labbra sembravano essere fatte per combaciare con le mie e quando passò la lingua sulle mie labbra per approfondire il bacio non esitai a lasciarlo fare. Avvolsi le braccia attorno al suo collo guidata da una voglia irrefrenabile di sentirlo sempre più vicino a me. I nostri cuori battevano all’unisono, andavano ad un ritmo costante e sincronizzati fino all’ultimo millesimo di secondo. Era quasi come se quel bacio ci stesse unendo più che mai e nel mio cuore potevo sentire esplodere dei fuochi d’artificio.
Si scostò un attimo per prendere fiato e puntò i suoi occhi verdi dentro ai miei, mentre con la mano destra mi accarezzava la guancia. Non sapevo cosa fare né tantomeno cosa dire. In fondo lui era il mio rapitore, mi aveva rovinato la vita in un certo senso, però in quel momento desideravo più che mai che le sue labbra si attaccassero di nuovo le mie, mandandomi in paradiso come qualche minuto prima.
Feci per avvicinarmi di nuovo a lui, quando un colpo di tosse attirò la nostra attenzione. A pochi metri da noi, Andrew ci stava fissando un po’ imbarazzato e un po’ furioso. Aveva le guance leggermente tinte di rosso e non smetteva di fulminare con lo sguardo Noah, il quale non sembrava aver intenzione di scostarsi da me.
“Non vorrei interrompere il vostro momento… intimo, ma c’è una cosa che Maya dovrebbe vedere.”
“È davvero così importante, Andy?” Noah era evidentemente scocciato dall’interruzione dell’amico, così gli posai una mano sul petto e lo guardai negli occhi, per fargli capire che, purtroppo, era arrivato il momento di tornare al piano di sotto. Da una parte ero dispiaciuta, però se Andrew ci aveva interrotto non era per semplice gelosia, ma perché evidentemente c’era qualcosa di davvero importante.
Andrew iniziò a scendere dalle scale e io lo seguii, ma prima che potessi appoggiare il piede sullo scalino, Noah mi prese per mano e mi rivolse uno dei sorrisi più sinceri che avessi mai ricevuto. Scendemmo insieme le scale, mano nella mano, e, anche se era un mezzo criminale, con Noah mi sentivo completamente al sicuro. Prima di entrare in salotto, dove Andrew ci stava aspettando, appoggiai velocemente le mie labbra su quelle di Noah, in modo da fargli capire che per me era stato speciale e che non avrei dimenticato quella notte così facilmente.

 
NOAH POV

Quando Maya mi diede un rapido bacio a stampo, il mio cuore iniziò a battere all’impazzata e mi venne l’irrefrenabile voglia di attirarla a me e di baciarla nuovamente come prima, ma non potevo permettermi una mossa simile. Di sicuro Andrew ce l’aveva con me per quello che aveva visto e non volevo peggiorare la situazione. Sapevo benissimo che lui aveva una cotta per Maya, ma non ero riuscito a fare a meno di baciarla, di prometterle di proteggerla e di tenerla tra le mie braccia.
Non mi ero mai legato così tanto ad una persona, era un’esperienza del tutto nuova e mi sentivo strano, diverso. Con Claire era tutta un’altra storia, le volevo bene come un fratello e volevo proteggerla perché per me lei era la sorella che non avevo mai avuto, ma Maya mi mandava in paradiso. Erano passati una decina di giorni da quando l’avevamo portata via da quella discoteca e col tempo avevo imparato ad apprezzarla. Non era la bambinetta viziata che sembrava essere, aveva un carattere forte e sapeva tenermi testa, il che mi faceva letteralmente impazzire. Però avevo paura di tutto questo, era tutto nuovo per me e avevo paura di rimanere scottato da questa situazione, come lo era rimasta mamma con mio padre.
Scacciai immediatamente quei pensieri dalla mente e varcai la soglia del salotto tenendo per mano Maya. Andrew mi scrutava con rabbia e se avesse potuto mi avrebbe fulminato con gli occhi, mentre l’espressione di Phil era indecifrabile. Lo guardai interrogativo e lui fece un cenno verso il televisore.
A quell’ora solitamente non mandavano in onda il telegiornale, ma quella era un’edizione speciale e quando il cameraman inquadrò un’abitazione del quartiere più ricco e lussuoso di Londra la ragazza al mio fianco sussultò. Maya prese immediatamente il telecomando ed alzò il volume al massimo in preda all’agitazione.
“Siamo in diretta da Londra, nel quartiere di Kensington, dove è appena giunta la notizia della scomparsa di Peter Parker. La moglie e la figlia minore sono ancora sotto shock e si è scoperto che anche la figlia maggiore del capo della polizia, Maya Parker, è scomparsa quasi due settimane fa. Gli inquirenti nei prossimi giorni interrogheranno la madre per sapere per quale motivo è stata nascosta questa notizia, ma per ora possiamo solo aggiornarvi sulle indagini. Non abbiamo nessun testimone purtroppo, ma i sospetti ricadono su Jason Reed e sul suo clan. Appena avremo aggiornamenti vi informeremo.”
Al mio fianco, Maya era immobile come una statua e dalle sue mani cadde a terra il telecomando. Andrew e Phil mi guardarono in cerca di un comando o di un’idea; era ovvio che dietro a quella storia ci fosse Jason, era così ovvio che persino i giornalisti ci erano arrivati, ma pur sapendo che lui era il colpevole non sapevo quale mossa avrei dovuto fare.
All’improvviso il cellulare di Phil iniziò a suonare e quando vide il nome sul display impallidì.
“È lui?” chiesi al mio amico. Sapeva a chi mi riferivo ed infatti annuì. Gli presi il telefono dalle mani e premetti il tasto verde, facendo partire la telefonata.
“Jason.”
“Harries? Quanto tempo che non ci sentiamo, non è vero?” il tono viscido e arrogante di Jason mi faceva venire voglia di riempirlo di insulti, di sputargli addosso tutto il disprezzo che provavo nei suoi confronti, ma mi trattenni dal dire cazzate. Aveva il padre di Maya e indirettamente aveva pure Claire. Non potevo permettere che succedesse qualcosa a loro.
“Cosa vuoi da me?”
“Due semplici cose. In primo luogo, devi smetterla di tentare di salvare la tua amichetta Claire.” Mentre parlavo al telefono con Jason, Maya si allontanò dicendo che sarebbe andata nella sua stanza. Era sotto shock e mi ripromisi mentalmente che l’avrei raggiunta dopo la telefonata.
“Vedremo cosa potrò fare. Che altro vuoi?”
“Maya Parker.” Appena pronunciò quelle parole mi si gelò il sangue, ma provai a mantenere la calma e a non incazzarmi con quell’uomo.
“E a cosa ti serve?”
“Mi hanno detto che è una brava tiratrice e ha fegato. Mi farebbe piacere che entrasse a far parte della nostra squadra. Ovviamente al tuo fianco, caro Noah. Quando la smetterai di fare il piccolo ribelle sarò pronto ad accoglierti a braccia aperte.”
“E se lei non volesse collaborare con te?”
“La prenderò con le forze.”
Detto ciò cadde la linea e il silenzio invase il salotto. Feci per raccontare tutto ciò che aveva detto Jason ad Andrew e Phil, ma all’improvviso saltò la corrente e rimanemmo nel buio più totale. Mi guardai intorno in cerca di una fonte di luce e trovai il mio cellulare, azionai la torcia ma appena feci luce la voce terrorizzata di Maya arrivò alle nostre orecchie.
“Noah! Noah aiuto!”
Iniziai a correre verso la stanza di Maya seguito a ruota da Andy e Phil. La porta della sua camera era bloccata, così sia io che Andrew iniziammo a tirare delle spallate e finalmente riuscimmo ad aprirla. La scena che mi apparve di fronte però mi fece rabbrividire. Il letto di Maya era disfatto e i cuscini erano sparsi per la stanza. La finestra era spalancata e appena mi scorsi riconobbi immediatamente l’auto di Ben che sfrecciava verso l’autostrada.
“Prendiamo la macchina!” urlai a Phil e mi precipitai in cortile deciso a raggiungerli per salvare Maya, ma a quanto pare lo scagnozzo di Jason era stato furbo e ci aveva bucato le gomme dell’auto. Pestai un pugno sul cofano e imprecai, per poi sedermi a terra mettendomi le mani sul volto.
“L’hanno portata via, cazzo! Hanno portato via pure lei!”
Andrew mi appoggiò una mano sulla spalla per consolarmi, ma lo scansai e mi diressi in casa, deciso a trovare un modo per uccidere quel figlio di puttana di Jason e per salvare la mia Maya.
 
 
 
 
 


 
CHE FIGATA CAZZOOOOOOO
Scusate se aggiorno così tardi, ma sono sotto maturità e con la scusa che devo studiare non ho tempo per pubblicare nulla.
Questa sera piove quindi non sono uscita. Solo che era una cosa piuttosto triste mettersi a studiare il sabato sera, quindi ho deciso di aggiornare.
OH MIO DIO MAYA E’ STATA RAPITA DI NUOVO.
Certo che però quella ragazza attira su di sé tutte le disgrazie possibili…ahahah
By the way, non so quando riuscirò ad aggiornare… spero il prossimo weekend o al massimo quello dopo.
Vi chiedo solo di non dimenticarvi della mia esistenza *-*
Cosa succederà secondo voi adesso??
Ditemelo con una recensione :D
Ora fuggo, ciao mondo!
Aliss_
 

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Capitolo 11
*** I will find you ***


I WILL FIND YOU
And it feels like I am just too close to love you 
There's nothing that I can really say 
I can't lie no more, I can't hide no more 
Got to be true to myself 
And it feels like I am just too close to love you 
So I'll be on my way 
-Too Close, Alex Clare-


NOAH POV

Continuavo a prendere a pugni ogni cosa che mi capitava davanti: il letto, il muro, i cuscini e persino Phil. Lui mi faceva fare, non reagiva perché sapeva che ero frustrato e assolutamente disperato. Inoltre in confronto a me lui era un colosso e non potevo fargli molto male. Ogni pugno che tiravo speravo che si abbattesse sul viso di quello stronzo che aveva prima fatto arrestare Claire e poi rapito Maya, Jason non l’avrebbe passata liscia, non quella volta.
“Noah, amico, devi darti una calmata.” Andrew aveva deciso di mettere da parte il rancore che provava nei miei confronti per aver baciato la ragazza che le piaceva e si era deciso a darmi una mano. In fondo io e lui eravamo amici da sempre, appena avremmo avuto l’occasione ne avremmo parlato civilmente e avremmo subito chiarito. Io non volevo lasciarla a lui, per me Maya era diventata importante, davvero tanto, e non avevo intenzione di lasciarmela sfuggire. Ironia della sorte: appena avevo capito che lei era indispensabile per me, l’avevano rapita.
“Col cazzo che mi calmo, Andy! Quello stronzo si è portato via Maya e io non so nemmeno dove cercarla!” mi sedetti sul letto e appoggiai la testa sulle mani. Ero davvero incazzato nero, ma la cosa più brutta è che per una volta in tutta la mia vita non avevo un piano. Non avevo la minima idea di come comportarmi e di cosa fare, ero impanicato perché ora aveva Maya e poteva farle tutto ciò che voleva e la cosa più brutta era che io mi trovavo a chissà quanti chilometri da lei a piangermi addosso. No, dovevo darmi una mossa e mettermi a cercarla.
In quel momento, Phil accese il televisore e partì un’altra edizione straordinaria al telegiornale. La cronista si trovava di fronte al carcere di Londra, dove era imprigionata Claire. Mi vennero i brividi e alzai immediatamente il volume, per non perdermi nemmeno una parola.
“Siamo qui in diretta dal carcere di Londra. La notte scorsa è evasa Claire Dyas, complice di Jason Green. Secondo i carcerieri, però, non è stata una semplice evasione, bensì un rapimento ad opera del boss della malavita inglese. Aspettiamo altri aggiornamenti.” Appena finì di parlare gettai a terra il telecomando in preda ad un attacco d’ira e senza nemmeno volerlo iniziai a piangere. Era tanto che non piangevo, da quando Claire era stata incarcerata, ma ero davvero preoccupato e incazzato allo stesso tempo. Piangere era l’unico modo per buttare fuori tutte le mie emozioni, anche se era una cosa molto da checca.
“Senti, so come ti senti e credimi quando ti dico che sono preoccupatissimo per Maya e Claire pure io, però non dobbiamo stare qui a girarci i pollici. Dobbiamo subito partire.” Andrew provò a tirarmi su il morale e mi appoggiò una mano sulla spalla.
“Ma come?! Ci hanno bucato le ruote dell’auto!”
“Oh Noah” Andrew si fece sfuggire una risatina e mi guardò come se fossi un bambino ingenuo “Hanno inventato le ruote di scorta, sai? E mentre tu eri impegnato a spaccare mezza casa io le ho montate.” Lo guardai cercando di capire se mi stesse prendendo in giro o meno, ma nei suoi occhi vidi pura e semplice sincerità. Lo abbracciai felicissimo e mi affrettai a prendere le chiavi dell’auto, deciso ad andare a cercarla.
“Andiamo, dobbiamo spaccare il culo a Jason.”
 

MAYA POV

Il viaggio di quella sera era stato un incubo. Ben era riuscito a prendermi e a trascinarmi sulla sua auto e al posto di farmi stare al posto del passeggero mi aveva messo nel bagagliaio, probabilmente con la paura che potessi scappare. Il viaggio era durato due ore e prima di farmi scendere dall’auto mi aveva coperto gli occhi con una benda, in modo che non potessi vedere dove mi trovavo.
“Noto che dimostri ogni giorno che passa la tua intelligenza. È buio, cazzo! Cosa vuoi che veda?!” da quando Noah mi aveva rapita avevo acquisito più sicurezza e non mi facevo più scrupoli nel dire tutto ciò che mi passava per la testa. Inoltre sapevo che Ben non mi avrebbe mai uccisa, perché quel lavoro spettava a Jason. Di tutta risposta, però, ricevetti un forte schiaffo sulla guancia sinistra, che mi fece girare il volto verso destra. Una gran botta, faceva male e mi stavano salendo le lacrime, ma non gli avrei mai lasciato la soddisfazione di vedermi soffrire.
“Taci, stronza. Altrimenti ti uccido.”
“Sese..” quest’ultima volta lo dissi a bassa voce e quel troglodita di Ben non mi sentì. Mi trascinò prendendomi dal braccio e mi fece percorrere almeno dieci minuti a piedi, finché non arrivammo su un vialetto lastricato. Era notte fonda e l’unico rumore che si sentiva era quello dei grilli e delle cicale, ma poco più avanti potevo udire il suono di una televisione accesa.
“Siamo a casa di Jason. Comportati bene altrimenti finisci male.” Poche parole, ma efficaci. Non feci in tempo a realizzare di dover incontrare Jason quando sentii la porta sbattere alle mie spalle. Perfetto, ero entrata nella tana del lupo e se avessi fatto un passo falso sarei morta.
“Jason, l’ho trovata.” Ben al mio fianco stava immobile ad aspettare una risposta e così anche io. Sentii una sedia scivolare sul pavimento e a quanto pare Jason si stava alzando in piedi avvicinandosi a noi. Quando fu di fronte a me mi tocco i capelli e il mio primo istinto fu quello di ritrarmi, ma lui mi afferrò il braccio tirandomi nuovamente verso di lui.
“Grazie Ben, ora puoi andare. A lei ci penso io.” Il suo tono di voce freddo e sadico mi fece venire i brividi. Quando la porta si chiuse, Jason non disse nulla e si limitò a spingermi sul divano. Non vedere quello che stava accadendo intorno a me mi faceva impazzire, ma avrei aspettato che mi togliesse la benda senza fare troppe storie. Non mi sarei messa contro di lui in quel momento, non ancora.
Al mio fianco sentii una persona muoversi e mugugnare, ma non poteva essere Jason, perché lui si trovava proprio di fronte a me. Girai la testa verso quella persona, ma Jason richiamò immediatamente la mia attenzione.
“Maya Parker, la nuova fidanzatina di Noah. Che cosa romantica, non è vero Claire?” a quelle parole trasalii e la persona di fianco a me si dimenò e provò ancora a parlare, ma a quanto pare aveva la bocca bendata.
“Dalle la possibilità di parlare.” Sbottai senza timore e ci fu un attimo di silenzio. Jason si sporse verso di me e mi tolse la benda agli occhi, per poi togliere anche quella do Claire.
Quando la vidi la mia autostima andò sottoterra. Il suo viso sembrava fatto di porcellana grazie alla pelle chiara. Era struccata, ma era bellissima anche così. I suoi occhi verdi erano luminosi e brillanti ed erano risaltati dal nero dei suoi capelli lunghi e mossi. Quando il suo sguardo si posò su di me, però, non sembrava affatto amichevole.
“Noah sta con questa qua? Certo che è caduto proprio in basso!” Spalancai gli occhi dallo stupore e mi chiesi se avevo sentito male o meno. Insomma, da come Noah me l’aveva descritta, sembrava una persona carina e dolce, ma in realtà si era dimostrata una grande stronza. Il suo carattere faceva a pugni col suo bell’aspetto e subito capii perché Noah aveva preferito averla come alleata che come amica.
Jason davanti a noi scoppiò a ridere e quella sua risata mi disgustò. Provavo un odio profondo verso quell’uomo e non vedevo l’ora di poterlo uccidere con le mie stesse mani.
“Calme ragazze, il divertimento è appena iniziato.” Lo scrutai tentando di capire cosa intendeva, ma il suo sguardo non lasciava trasparire alcuna emozione.
“D’ora in poi, finché il principe azzurro che state condividendo non si farà vivo, voi sarete obbligate a soddisfare ogni mio desiderio.” Al mio fianco, Claire restò impassibile, mentre a me vennero i brividi al solo pensiero di fare chissà cosa con lui.
“E se mi rifiutassi?” chiesi con aria di sfida.
“Abbiamo tuo padre, piccola. Se tu ti rifiutassi, tuo padre ne subirebbe le conseguenze.” Deglutii e annuii.
Non avrei retto a lungo quella situazione, dovevo trovare al più presto un modo per salvare mio padre, uccidere Jason e essere di nuovo libera. Ma purtroppo, senza Noah al mio fianco, mi sentivo più impotente che mai.
 
 
 
 
ELLA’!
Ciao mondo! Non vi aspettavate questo capitolo in questo momento, vero? Eeebbene ho deciso di aggiornare in pieno periodo di maturità yayyy
Oggi durante la prima prova (il tema) ho passato un’ora a pensare a Noah e Maya e mi è venuta l’ispirazione.
Insomma, Maya è sfigata, ma Noah lo è di più. Ha perso prima Claire e poi Maya D:  però tra poco li rivedremo insieme ;)
Sapete, non so quanto sarà lunga questa storia. A volte penso di concluderla in due capitoli, altre volte invece trovo nuovi modi per allungarla! Però spero di non scrivere più di trenta capitoli, dai.
Domani ho la versione di greco e io sono qui a scrivere su efp. Perfetto. Ma sì, chissene, tanto non ho mai saputo tradurre. Di sicuro non imparerò ora!
Ne approfitto per dedicare questo capitolo alla mia migliore amica, che si sta disperando insieme a me per la versione. DAJEEE
Ora scappo. Che ne dite di lasciarmi una recensione? ;)
Byeee
Aliss_
 
 

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Capitolo 12
*** Stop it, please! ***


STOP IT, PLEASE!
 
It hurts to know you’re happy, yeah, it hurts that you’ve moved on
It’s hard to hear your name when I haven’t seen you in so long
Amnesia – 5 seconds of summer


MAYA POV

“Non so quale idea tu ti sia fatta di me, ma sappi che prima o poi dovremo collaborare.” Claire faceva finta di non avermi sentito, il che mi faceva venire i nervi. Eravamo chiuse nella nostra stanza da due ore, Jason ci aveva dato il permesso di andare a dormire ma purtroppo non ci era consentito di uscire da quella camera. Quindi ero costretta a stare lì dentro con Claire, la quale non faceva altro che ignorarmi e lanciarmi ogni tanto occhiate di sufficienza. Capivo che l’idea che tra me e Noah ci fosse qualcosa non la entusiasmava, ma, dannazione, c’erano cose più importanti a cui pensare. Ad esempio, a come uscire da quella villa.
“Certo che Noah non mi aveva detto che avevi un carattere di merda.” Sputai fuori quelle parole apposta per inzigarla e per provocarla e il mio piano ebbe successo. Lei subito alzò lo sguardo verso di me, guardandomi con odio, e si avvicinò a me con fare minaccioso.
“Senti piccoletta, ti conviene stare zitta, perché non sai con chi hai a che fare.” Le sue minacce non mi intimorivano più di tanto, ma mi conveniva non andarle ulteriormente contro se volevo che collaborasse con me.
“Okay Claire, magari non ti conosco, ma non c’è tempo per tenermi il muso solo perché c’è di mezzo Noah. Dobbiamo pensare prima a salvarci il culo, non credi?” di tutta risposta sbuffò e mi diede ragione, anche se non sembrava voler ammettere che avevo detto una cosa giusta.
“Va bene piccoletta.”
“Maya. Il mio nome è Maya Parker.”
“Okay Maya Parker, cos’hai intenzione di fare? Sfondare la finestra? Giù in giardino Jason non aspetta altro. Sarebbe una cosa troppo prevedibile.”
Non aveva tutti i torti in realtà, quindi mi misi a riflettere su quale fosse la cosa migliore da fare. La finestra era esclusa, proprio per quello che aveva detto Claire. Restava la porta, ma quella purtroppo era chiusa a chiave e non potevamo uscire. Mi guardai intorno e purtroppo non notai nulla che potesse aiutarci nella nostra fuga. Sospirai affranta e mi sedetti sul letto, con lo sguardo divertito di Claire addosso. Quest’ultima stava per aprir bocca e parlare, ma qualcuno bussò alla porta.
“Una di voi due, signorine, deve uscire per far compagnia a Jason.” La voce di Ben mi fece rabbrividire e purtroppo capii a cosa si riferiva Jason quando aveva detto che avremmo dovuto fare tutto quello che voleva lui. Deglutii rumorosamente e guardai Claire in preda al panico, in cerca di un suggerimento, ma lei mi riservò un’occhiata neutra. Possibile che non gliene fregasse proprio nulla di quello che accadeva intorno a lei?
“Ehm.. un momento.” Dissi tentando di pensare velocemente a qualcosa che potesse salvarmi da quella situazione.
“Cosa facciamo?” chiese lei con poco interesse. Probabilmente non era agitata come me perché era abituata al comportamento meschino e viscido di Jason, ma non riuscivo a capacitarmi del fatto che riuscisse a rimanere rilassata in un momento del genere. Iniziai a pensare ad un piano che potesse salvare entrambe, ma non avevo nessuna idea. All’improvviso, però, mi venne un colpo di genio.
“Claire, stammi a sentire.” Sussurrai in modo che dal fuori Ben non ci potesse sentire. “Io ora vado da Jason e provo a tenerlo occupato. Tu trova un modo per uscire, stendere Ben e chiamare Noah. Pensi di esserne in grado?” a quell’ora di notte doveva esserci solo Ben nei paraggi e di sicuro non era affidabile come guardia, quindi pensai che lei potesse riuscire a fare tutto quello. Infatti, di tutta risposta, lei annuì donandomi un grande sorriso che non mi aspettavo. Le sorrisi di rimando ed andai verso la porta.
“Non ti preoccupare, farò il più in fretta possibile.” Mi sussurrò e subito dopo uscii dalla stanza.
 
Jason mi stava aspettando nella sua camera da letto e potei immaginare cosa aveva intenzione di fare. Rimasi sulla soglia della porta a guardarlo con odio e a prendere tempo, in modo che la mia tortura arrivasse il più tardi possibile.
“Prego Maya, accomodati.” Disse lui appoggiando una mano sul posto di fianco a lui, intimandomi di raggiungerlo. Pregai mentalmente che Claire riuscisse a fare ciò che doveva fare e mi chiusi la porta alle spalle, avanzando verso di lui. Mi sedetti sul letto nel punto che mi aveva indicato e non mi staccò gli occhi di dosso.
“Certo che Harries sa scegliersi bene le ragazze, ha proprio buon gusto.” Sussurrò accarezzandomi delicatamente la guancia fino ad arrivare all’incavo del collo. Restavo immobile, evitando di scostarlo o di urlargli contro perché un comportamento simile mi avrebbe mandato nei guai. Iniziò a posarmi dei baci leggeri sulla guancia, scendendo piano fino al collo e poi fino alla spalla. Quando appoggiò una mano sulla spallina della mia canotta per tirarla giù, però, non resistetti e mi scostai rapidamente, terrorizzata da quello che poteva fare.
“No.” Dissi semplicemente allontanandomi da lui e dirigendomi verso la porta, ma lui fu più veloce di me e mi si piazzò davanti, impedendomi di varcare la soglia di quella stanza. Ero in trappola, completamente bloccata, e mi stavano salendo le lacrime. Avevo una paura folle e non sapevo cosa fare, farmi toccare da un uomo così disgustoso mi faceva schifo, ma purtroppo non avevo via di scampo. Lui aveva in ostaggio mio padre e il mio comportamento si sarebbe ripercosso in primo luogo su di lui e poi probabilmente a tutto il resto della mia famiglia.
“Dove credi di  fuggire, piccola Parker?” mi strinse la vita col braccio attirandomi a sé e mi immobilizzò.
“Non farmi del male.” Sussurrai piano, tentandogli almeno di fargli un po’ pena. Se prima in camera con Claire mi ero sentita coraggiosa, ora volevo soltanto risvegliarmi da quell’incubo. Di tutta risposta Jason mi rivolse un ghigno e mi spinse di forza sul letto, stendendosi poi sopra di me. Mi teneva le braccia bloccate con una mano e con l’altra tentava di togliermi la canotta, ero in trappola e l’unica cosa che riuscivo a fare era dimenarmi rendendogli il lavoro più difficile. Riuscii a liberare una gamba per tirargli un calcio nello stomaco, ma quel gesto mi fece arrivare uno schiaffo in pieno viso.
“Senti stronzetta, non devi azzardarti a tirarmi un calcio, okay? Il tuo compito è startene ferma e seguire i miei ordini. Se ci provi un’altra volta sei nei guai.” Detto ciò, si gettò sul mio collo ed iniziò a ricoprirlo di baci. Riuscì a sfilarmi la canotta e non riuscii a trattenere le lacrime. Jason non ci fece caso e continuò a spogliarmi ulteriormente e, ad ogni indumento che cadeva a terra, le mie lacrime aumentavano.
“Basta, ti prego!” urlai tra un singhiozzo e l’altro, ma lui mi blocco la bocca con una mano.
“Il gioco finisce quando lo dico io, Parker.” Mi privò dell’ultimo momento e pensai che, in quel momento, avrei soltanto voluto morire.
 

NOAH POV

Dopo un momento di panico iniziale, eravamo partiti per Londra, decisi ad andare alla villa di Jason. Era ovvio che lui fosse lì e con molte probabilità Ben aveva portato lì Maya. La macchina sfrecciava a grande velocità durante la notte e più ci avvicinavamo alla meta più speravo con tutto il cuore che Maya stesse bene. Se le fosse successo qualcosa non me lo sarei mai perdonato.
“Noah, il tuo cellulare sta suonando.” Disse Andrew tendendomi il telefono. Gli dissi di rispondere al mio posto, perché stavo guidando e lui fece come gli avevo detto, mettendo però in vivavoce in modo che potessimo sentire tutti la telefonata.
“Pronto?”
“Andrew? Sei tu?” quella voce mi fece perdere un battito al cuore e per un momento rischiai di fermarmi in mezzo all’autostrada per la sorpresa, ma per fortuna riuscii a controllarmi.
“Claire?! Ma che cazzo.. dove sei?!” Andrew e Phil sembravano stupiti tanto quanto me, riuscivo a sentire l’agitazione nelle loro voci.
“Sono da Jason, dovete correre. Maya è in pericolo.” A quelle parole impallidii e schiacciai l’acceleratore più forte, in modo di arrivare il prima possibile.
“Tra cinque minuti siamo lì, Claire. Cos’è successo?!”
“Jason se l’è portata in camera. Ho steso Ben, ma tra poco si riprenderà! Fate presto, vi prego!”
“Stai tranquilla, Claire. Ora arriviamo.” Disse Andrew per calmarla e poi riattaccò. Per i restanti cinque minuti, nessuno proferì parola. Nel mio cervello, però, stavo macchinando mille modi per uccidere quel figlio di puttana. Non doveva nemmeno provare a sfiorare Maya con un dito, l’avrei ucciso con le mie stesse mani. Tenevo le mani strette così tanto al volante che le nocche mi stavano diventando bianche, ma non ci diedi troppo peso perché dovevo evitare di uscire di senno in quel momento. La cosa importante era salvare Maya, al resto ci avrei pensato dopo.
Arrivammo subito alla villa di Jason. Lasciai la macchina fuori e lanciai le chiavi ad Andrew, il quale le prese prontamente al volo. Senza perdere tempo, scavalcai il cancello ed iniziai a correre verso la villa e lì fuori c’era Claire ad aspettarmi. Era cambiata dall’ultima volta che l’avevo vista, i suoi capelli erano più lunghi e probabilmente era diventata anche più alta, ma non avevo tempo per soffermarmi a guardarla. Le diedi un veloce bacio sulla guancia e corsi subito dentro alla villa, in cerca della stanza di Jason.
“Basta, ti prego!” le urla di Maya provenienti dal piano di sopra mi fecero rabbrividire e subito iniziai a correre su per le scale, sperando di arrivare in tempo. A terra, a  pochi metri dalla porta da cui provenivano le urla, c’era Ben che si stava riprendendo. Gli tirai un calcio nello stomaco, in modo che non potesse alzarsi subito, e mi avventai sulla porta della stanza. Appena la spalancai, mi trovai di fronte uno spettacolo orrendo: Maya era in lacrime e sopra di lei c’era Jason, intento a toccarla ovunque. Non ci pensai nemmeno due secondi e mi scagliai subito su di lui, togliendolo da Maya e lo scaraventai a terra. Iniziai a prenderlo a pugni e lui reagì immediatamente, tirandomi un pugno sullo zigomo destro. Non mi fermai, continuai a sommergerlo di pugni, ma purtroppo sapevo con chi avevo a che fare. Jason non era uno che se la faceva dare, era un bravo combattente ed era un osso duro. Mentre lo ricoprivo di calci e pugni, Maya si rivestì e corse fuori dalla stanza, urlando per cercare aiuto. Mi fermai un secondo a guardarla, giusto il tempo per prendere l’ennesimo pugno da Jason, che riuscì a bloccarmi.
“Harries, non pensavo fossi così stupido da aggredirmi.”
“È quello che ti meriti per aver toccato la mia ragazza!” urlai, assestandogli un pugno sul naso, dal quale iniziò subito a scendere molto sangue. La lotta continuò e intanto fuori dalla stanza, Phil ed Andrew erano impegnati a tenere a bada Ben che si era rialzato.
 Continuavamo a prenderci a pugni, quando uno sparo ci fece bloccare entrambi. Alzammo lo sguardo e guardammo fuori, dove Peter Parker teneva in mano una pistola puntata sul corpo di Ben, ormai a terra senza vita. Jason si alzò in piedi per tentare di fuggire dalla finestra, ma il capo della polizia gli sparò ad un piede, in modo che non potesse scappare. La pistola di Peter Parker, poi, si posò su di me, pronta a spararmi un colpo dritto al petto.
 
 

 
 
 
Okay…PANICO.
Insomma, Maya ora è salva, ma Noah no! Noah è nei guai, cazzus!
Jason è un brutto stronzo e si è meritato lo sparo al piede. Ora non può più correre per i campi fioriti e saltellare con un bimbo gaio e allegro (?)
Come ben avete capito dai miei commenti, NON HO ANCORA FINITO LA MATURITA’ E HO ANGOSCIA. L’orale è lunedì 30, però oggi non avevo voglia di studiare. Mi sono presa un attimo di paura per scrivere il capitolo!
Che poi, tra l’altro, dopo aver scritto questo capitolo ho realizzato che non manca molto alla fine della storia. PANICOOO
Però ora devo fuggire. Il libro di fisica mi sta guardando come per dirmi “non ignorarmi!” ahaha che cosa triste…
Addio, ci vediamo settimana prossima.
Cieeo
Aliss_

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