Segreti di corte: la verità sul conto della regina Hermione

di Julia of Elaja
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Elaja, una realtà inaspettata ***
Capitolo 2: *** Storia di Elaja ***
Capitolo 3: *** Vegeta, il principe dei Saiyan ***



Capitolo 1
*** Elaja, una realtà inaspettata ***


Capitolo 1: Elaja, una realtà inaspettata

 




 
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La neve scendeva vorticosamente per posarsi su ogni cosa, quella notte, ad Elaja.
Hermione Granger, assorta nel contemplare i fiocchi che cadendo imbiancavano ogni dove là fuori, silenziosamente respirava per non far svegliare suo figlio, che in una culla lì affianco a lei dormiva tranquillo, immerso nel suo mondo dei sogni.
Kerion, così aveva deciso di chiamarlo, era nato da poco; Hermione e suo marito, Nix, re dell'isola di Elaja assieme ai suoi tre cugini, erano entusiasti del loro primogenito e dalla mattina alla sera lo ricoprivano di attenzioni, di baci, di carezze. Ogni attimo della loro giornata era dedicato a quel piccolo essere che aveva portato così tanta gioia in quel castello.
Era il primo dei nascituri dei quattro re; Kerion era stato accolto con la benevolenza della corte e del popolo intero, e dalla mattina alla sera era sempre circondato da gente che smaniava anche solo per guardarlo un attimo.
Ma essere madre era un compito davvero difficile; essendo anche regina a tempo pieno, per Hermione era davvero sfiancante conciliare gli affari di stato e le pressioni del figlio.
Avrebbe mai recuperato, prima o poi, del tempo da poter dedicare a se stessa e a suo marito?
Ma i giorni passavano, i mesi anche, e i giorni felici si trasformavano in intere giornate piene di mille problemi, da quelli più semplici come allattare Kerion al parlare di eventuali focolai di guerre sparsi per il regno.
Eppure un tempo tutto ciò non sarebbe stato nemmeno nei suoi sogni più utopici; mai Hermione si sarebbe immaginata regina di un regno in un mondo parallelo, mai avrebbe potuto pensare che, arrivata ad Elaja dopo essere stata risucchiata da un ambiguo vortice, ne sarebbe diventata regina un giorno.
Eppure qualcuno le aveva detto, tempo prima, che aveva un portamento regale; “Mio padre sarebbe stato fiero di te” le aveva sussurrato quel qualcuno un giorno, con un ghigno di scherno sul volto.
Era stato tempo prima che i quattro re giungessero ad Elaja; erano i tempi del tiranno Abu, giorni bui in cui lei, Ron e Harry si ritrovarono a vivere davvero la nuova realtà, a fronteggiare i nemici e capire come davvero funzionassero le cose in quel regno.
Ma i ricordi di Hermione tornarono ad ancora prima; ai tempi ancora più difficili in cui loro tre si nascondevano per strada, cercando rifugio in una stalla e tentando di incontrare alcuni ribelli a cui unirsi.
Fino a quando non avevano poi incontrato Silente. Vivo. In persona.
E assieme all'anziano preside, lui.
Vegeta, principe dei Saiyan; così si era presentato l'arcigno sconosciuto, stringendole la mano con fare alquanto perplesso e dubbioso, il che era anche lecito visto che i tre amici non indossavano altro che vecchi abiti lerci che avevano trovato in quella stalla in cui si erano nascosti per giorni. I loro abiti con cui erano giunti dalla “vecchia realtà” erano troppo diversi da quelli che si indossavano in giro; e se uno dei tre ogni tanto doveva uscir fuori per racimolare qualcosa da mangiare, avrebbero dovuto vestirsi in maniera diversa dalla loro solita. Le pezze furono una manna scesa dal cielo, ma Vegeta ne era alquanto disgustato.
“Il mio aspetto non le è gradito, signore?” gli aveva chiesto quindi Hermione in risposta a quello sguardo disprezzante “Vedo che mi guarda in maniera non troppo convinta”.
“Ehi tu, ragazzina, non rivolgerti a me con quel tono!” aveva sbottato lui in risposta “Solo perché Albus ti conosce, questo non ti autorizza a...”.
“Vegeta” Silente gli aveva abbassato un braccio, che prontamente era stato puntato a un palmo dal naso di Hermione “Loro sono preziosi alleati per noi. La signorina Granger, poi, possiede un acume impareggiabile, quindi temo dovrai fare a meno dei tuoi attacchi e considerarla un'amica”.
“Questa ragazzina non sarà mai mia amica, è solo una saccente!” Vegeta si era rivolto sgarbatamente a Silente “E l'unica qui con l'acume è mia moglie!”.
“Non nego che Bulma sia dotata di un impressionante intelligenza, ma non sottovalutare Hermione Granger! D'altronde, è la strega più brillante tra quelle della sua età!”.
E lui l'aveva guardata nuovamente corrucciato, sbuffando persino: “Magia. Quante sciocchezze! Combattere con dei pezzi di legno! Il combattimento è un'arte, non può essere sminuito in questa maniera!”.
“Mi permetto di dissentire, signor Vegeta” aveva risposto Hermione, schiarendosi la voce “Ma l'arte del combattimento, come lei la chiama, è altrettanto affascinante anche se praticata con questi “miseri pezzi di legno”, che tuttavia sono dotati di grande potenza e potrebbero uccidere persino una persona, se solo si volesse, in meno di un istante. E si chiamano bacchette, comunque”.
“E come vorresti uccidere il nemico? Cavandogli un occhio?”.
Silente era scoppiato a ridere: “Ah, credo proprio che questo sarà l'inizio di una frizzante collaborazione, fra voi due”.
Certo, perché Vegeta era stato incaricato da Silente in persona di prendersi cura di Hermione, ospitarla per quei primi tempi a casa sua, spiegarle di Elaja, di Abu, della resistenza e dei ribelli...
“Stammi a sentire, mocciosa” aveva esordito più tardi Vegeta, sul cammino verso casa, seguito a passo svelto da Hermione; “Non sono una mocciosa, signore” aveva sbottato lei in risposta “Ho quasi diciotto anni ed esigo che lei...”.
“Se proprio devi rivolgerti a me senza darmi del tu, allora chiamami principe Vegeta” l'aveva interrotta senza tanti complimenti “E comunque stavo parlando, non sai che è maleducazione interrompere?”.
Hermione aveva alzato gli occhi al cielo, trattenendo un verso gutturale di esasperazione; “Ora ascolta; in casa mia siamo in quattro: io, mia moglie, mio figlio Trunks e mia figlia Bra. Tu dormirai in camera sua, ma non aspettarti un comodo letto a baldacchino! Dormirai sul fieno”.
“Per me va bene anche a terra, l'importante è che riesca a stare al caldo” rispose lei “Dopo aver dormito con questi stracci in una stalla per giorni e giorni, non vedo l'ora di stare al caldo in casa”.
“Quello non ci manca” Vegeta aveva piegato le labbra in un ghigno compiaciuto “In casa abbiamo sempre il caminetto acceso”.
Viveva in una casupola quasi nel centro della cittadina di Mors; il perché di quel nome, Hermione, lo aveva intuito subito.
La morte.
La desolazione ovunque si camminasse: povertà agli angoli delle strade, negli occhi di intere famiglie che abbandonavano i loro casolari perché crollati a causa del solito tornado di passaggio. Perché sì, Mors aveva quel nome per ricordare che non era un luogo per la gente che voleva vivere. Ma, d'altronde, altrove sarebbe stato troppo costoso; era preferibile stare lì, più lontani dalla capitale e dalle grinfie dell'Impero, anche se i Consiglieri Reali passavano diverse volte al giorno anche in quella città pericolosa e desolata.
Era il Consigliere Ade che passava spesso, stava spiegando Vegeta ad Hermione: una persona meschina, il Dio degli Inferi, gente di cui non fidarsi.
“Io ci ho avuto a che fare per diverso tempo” stava raccontando, mentre la casa si faceva sempre più vicina e un gelo innaturale faceva battere i denti a Hermione “E ti assicuro che è un gran tornacontista. Oltre che una persona furba. Non lo si inganna facilmente, quello lì”.
“Il Dio degli Inferi?” Hermione strabuzzò gli occhi, interdetta.
“Sì. Proprio lui”.
“Ma è una divinità ellenistica, io non pensavo che...”.
“Senti, bella” Vegeta si era fermato bruscamente, la mano appoggiata alla porta d'ingresso di casa sua e lo sguardo fisso su Hermione “Dimentica tutto quello che pensavi di sapere. Chiaro? Qui ad Elaja la vita sarà completamente diversa. Questa è un'altra realtà, e ti conviene resettare la tua mente prima di iniziare a vivere qui”.
Hermione sospirò, osservando il suo fiato caldo vaporizzarsi nell'aria gelida; “D'accordo. Chi mi spiegherà tutto su Elaja?”.
“A questo ci penseremo noi. Io e la mia famiglia saremo i tuoi tutori. Benvenuta in casa nostra”.
E varcando la soglia di casa Brief, Hermione capì che avrebbe dovuto dire addio alla ragazza che era stata fino ad allora; colei che aveva aiutato Harry Potter a sconfiggere l'Oscuro Signore, Lord Voldemort; la strega che aveva la media di voti più alta di tutta la Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts; la ragazza che aveva mille sogni in testa sul suo futuro lavorativo nel Ministero della Magia; doveva abbandonare l'idea di vivere una normale vita con il suo futuro marito, nonché attuale fidanzato, Ron Weasley.
“E va bene” si disse “Se sono sopravvissuta a Voldemort, riuscirò a farlo anche qui”.

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Capitolo 2
*** Storia di Elaja ***


Capitolo 2: Storia di Elaja


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“Ricapitolando: Elaja è una gigantesca isola, divisa in più regioni. Noi ci troviamo in quella di Mors, omonima del suo capoluogo, che è il luogo in cui mi trovo adesso. Giusto?”.
Bulma le sorrise incoraggiante; “Esatto”.
Sospirando, Hermione riprese, sotto lo sguardo imbronciato di Vegeta che le metteva addosso parecchia ansia: “Nella capitale dell'isola c'è il palazzo dell'imperatore, Abu, che è un oscuro e potente mago, attorniato dai suoi Consiglieri, gente pericolosa e di malaffare. Il Consigliere che si occupa di Mors è Ade, Dio degli Inferi, vile e impostore. E...”
“E tu sei?” la interruppe Vegeta facendola sobbalzare.
“Vostra nipote, figlia di una sorella di Bulma di nome Lyra” recitò prontamente “Vengo dalla regione di Maris”.
“Io direi che ormai sei pronta, mia cara” Bulma si alzò in piedi e le sorrise “Sta' tranquilla, tu e i tuoi amici sarete al sicuro!”.
“Io direi che puoi anche darti una lavata e indossare un abito invece che quelle pezze olezzanti” Vegeta le rivolse un'occhiata sprezzante; Hermione finse di non averlo notato.
“Il mio fidanzato, Ron, è finito in casa di un tale Tiorin...”.
“Tiorin è un brav'uomo” Vegeta si alzò dalla sedia, stiracchiandosi “Anche l'altro tuo amico si trova in ottime mani; Brom ha deciso di ospitarlo per questi primi tempi”.
“Dove andremo poi?”; Hermione aveva il respiro leggermente affannato.
“Lo decideremo più avanti, ragazzina”.
“Vegeta, Hermione ha un suo nome!” intervenne Bulma “Finiscila di appellarla in quella maniera!”.
Lui si voltò corrucciato verso la moglie: “Vuoi forse negare che sia una ragazzina, donna?”.
Un vassoio volò per la stanza, diretto alla testa di Vegeta che lo schivò spostando appena il capo; Hermione trattenne una risata.
“Chiamami ancora donna e ti lascerò dormire fuori stanotte!” Bulma lo fronteggiava con gli occhi fiammeggianti, le mani sui fianchi.
Vegeta rise, iniziando a camminare diretto alla sua camera da letto: “Io vado a riposare” disse “Ci si vede più tardi”; chiusa la porta dietro di sé, il silenzio calò improvviso nella cucina.
“Aspettami qui, Hermione; vado a prenderti della biancheria pulita e un abito, così potrai darti una rinfrescata!” Bulma sorridendo uscì dalla cucina diretta in uno stanzino, mentre Hermione riconoscente ringraziava e sorrideva.
Bulma si presentò con uno splendido abito color pervinca, biancheria profumata di pulito e un paio di scarpe di tela: “Non è molto, ma è tutto ciò che posso darti, cara” la donna le porse gli indumenti, e Hermione ringraziò sentitamente.
Ad Elaja le docce non esistevano; c'era un grande catino di legno, abbastanza largo da contenere una persona adulta, colmo di acqua calda e profumata. Hermione vi si immerse e iniziò a strofinare il corpo e i capelli con del sapone in polvere che Bulma stessa creava con gli estratti di fiori e erbe.
Quando finalmente Hermione uscì dal bagno, era completamente rinata; sistemata e improfumata, tornò in cucina da Bulma.
“Come ti senti adesso?” esclamò la donna cordiale.
“Decisamente meglio” Hermione le sorrise in risposta, prendendo posto su una sedia; “Mi stavo chiedendo... dove sono i vostri figli? Vegeta mi ha detto che ne avete due”.
“Oh, sì. Trunks e Bra sono ancora alla sede centrale della resistenza, ad Elaja. Non sappiamo quando torneranno. Oh, mia figlia è tua coetanea, sai?” Bulma le sorrise, sedendosi di fronte a lei “Trunks invece è un po' più grande. La sua fidanzata, però, ha solo un anno in più rispetto a te e Bra”.
“Come si chiama questa ragazza?”.
“Cornelia” Bulma sorrise “Non ho ancora avuto modo di conoscerla di persona, lei abita nella capitale. Devo ammettere che all'inizio non l'ho presa proprio a genio, ma con il tempo ho imparato a conoscerla. Oh, è una strega sai?”.
Hermione strabuzzò gli occhi: “Davvero? Una strega come me?!”.
Bulma scosse il capo: “No, non proprio come te” la corresse “Vedi, tu usi la bacchetta. Lei invece ha dei poteri suoi”.
“Come è possibile? Io credevo che...”.
“Hermione, ricorda che qui ad Elaja non valgono le leggi del tuo mondo”.
La ragazza annuì; “Ogni tanto me ne scordo. Penso ancora di essere nella mia realtà”.
“Ti ci vorrà un po' ad abituartici” Bulma sospirò “Quando noi arrivammo qui, io ebbi una vera e propria crisi esistenziale”. La donna si alzò e si diresse al camino, per attizzare i carboni e aggiungere altra legna. “Vedi, Hermione” riprese poi, mentre gettava un ceppo “Non è facile per una donna con una famiglia sua vedere che non è più padrona di una casa immensa, che non ha più le ricchezze che prima aveva, che non ha più i suoi genitori con sé...” fece una pausa inframezzata da un sospiro; “Io e Vegeta abbiamo cercato in tutti i modi di tornare nella nostra realtà. Io stessa ho cercato di costruire un macchinario che invertisse la dimensione spazio-tempo e ci riportasse indietro nel tempo, così da poter evitare il vortice che ci ha risucchiati. Ma... non ci sono riuscita”.
“Vortice?” esclamò Hermione “Allora anche voi siete stati risucchiati da un vortice?”.
Bulma annuì con aria mesta.
“Comparso dal nulla, vero?”.
“Nel salotto, con precisione. Vegeta si gettò dentro per recuperarmi, ma venne risucchiato anche lui. E i nostri figli con noi”.
“Noi eravamo a casa del mio fidanzato” cominciò Hermione, cercando di ricordare ogni particolare di quello strano evento “Eravamo in camera sua, io lui e Harry. Parlavamo di ciò che avremmo fatto quell'estate. Stavamo aspettando Ginny, la sorella di Ron, che era ancora in camera sua e intanto scherzavamo allegramente tra noi” fece una pausa e sospirò profondamente; “Poi io ho avvertito un leggero vento dietro la nuca. Mi sono voltata e ho visto quel vortice, alto circa un metro, risplendere di una luce azzurrina che quasi mi accecava. Mi voltai verso Ron e Harry, quasi ad accertarmi che non lo vedessi solo io, ma dalle loro espressioni mi resi conto di non stare avendo una allucinazione. Era davvero lì, quel vortice. E quando allungai una mano per vedere cosa sarebbe accaduto, avverti un calore scorrermi lungo tutto il corpo. Una sensazione incredibile, quasi... bella”.
Bulma intento annuiva; “Sembrano le mie stesse parole. Continua, cara”.
“Harry mi stava appunto dicendo di non toccarlo, ma non ero più me stessa in quel momento. Provai l'impulso di gettarmici dentro, e così feci. Non so davvero cosa mi fosse accaduto”.
Ancora una volta Bulma annuì.
“Sentii le braccia di Ron tenermi stretta la vita mentre metà del mio corpo era già dentro a quel vortice che, incredibilmente, non aveva fine al suo interno. La mia testa penzolava nel vuoto! Poi però la presa di Ron si allentò e mi ritrovai in caduta libera in quel bianco abbacinante. Chiusi gli occhi e urlai, rendendomi finalmente conto di ciò che mi stava accadendo. La paura prese possesso dei miei pensieri ma prima ancora che riuscissi a razionalizzare il tutto... mi ritrovai stesa a terra nel fango”.
“Nelle campagne di Mors, immagino”.
Hermione assentì: “Esattamente, si vedeva la città poco distante. Una volta realizzato che non mi trovavo più nella camera di Ron, mi guardai attorno. E proprio dietro di me, a pochi metri di distanza, c'erano lui e Harry. Corsi ad abbracciarli, nonostante stesse piovendo fittamente e fossi già completamente inzuppata”.
“Così siete scappati verso la città, giusto?”.
“Esatto” Hermione rivolse un timido sorriso a Bulma “Ma come fate a sapere queste cose?”.
“Perché lo stalliere, presso i cui locali alloggiavate abusivamente fino a qualche giorno fa, vi ha sempre visti e sentiti. Ha fatto finta di non avervi notati, per non spaventarvi. Inoltre è stato lui a lasciarvi le pezze con cui vi siete vestiti, purtroppo non ha altro a casa sua... Noi della resistenza sapevamo già tutto. Ne abbiamo parlato con Silente e con lui abbiamo deciso di farvi venire allo scoperto”.
“Allora non è stata una casualità che Silente fosse passato in quella stalla, qualche giorno fa!” esclamò Hermione, le mani premute sulla bocca.
“Assolutamente no” ridacchiò Bulma “Era tutto convenuto. Lui vi aveva visti e riconosciuti. Così è venuto apposta lì per farvi uscire allo scoperto”.
“Incredibile” boccheggiò la ragazza “Io pensavo... credevo...”.
“L'importante è che ora siate al caldo, in casa, protetti da noi della resistenza. Se Ade vi avesse trovati, sarebbero stati seri guai per voi”.
“E perché?” chiese Hermione “Non siamo cittadini di Elaja, cosa avrebbe potuto farci?”.
“Portarvi al castello di Abu, ad esempio” Bulma si fece seria “Dove sareste divenuti schiavi dell'imperatore”.
Un'ombra passò sul volto della bella donna, per un istante; la sua voce si fece più bassa mentre mormorava ad Hermione “Vegeta sa bene quel che accade in quel palazzo. Ma non chiedergli di raccontartelo, ne porta ancora i segni”.
“Lui è stato a palazzo di Abu?” sussurrò Hermione.
Bulma annuì; “Oh, sì. Ma quel poco che ci ha raccontato lo ha così shockato che ormai non ne fa più parola. E tuttora non sappiamo se sia stato vittima di qualche violenza”.
Hermione rivolse il suo sguardo verso la camera da letto dove Vegeta riposava; era forse per quel motivo che era così irascibile e scontroso? Chissà cosa gli era accaduto...
“Ci ha raccontato solo di Voldemort, e...”.
“VOLDEMORT?” Hermione balzò in piedi e quasi rovesciò la sedia a terra “Voldemort? Lo conoscete anche voi?”.
Bulma inarcò un sopracciglio: “Certo che lo conosciamo. Fa parte dei Vendicatori”.
“I Vendicatori?” boccheggiò Hermione “Un momento... Voldemort è ancora vivo?”.
“Ma certo che è vivo!” esclamò Bulma sorpresa “Vivo e vegeto, direi, visto che gira assieme a Cell, Freezer e...”.
Hermione crollò nuovamente sulla sedia: “Noi... l'avevamo ucciso... era finito... e adesso invece scopro che è ancora vivo...”.
“Lo avevate ucciso voi tre? Davvero?” Bulma le si avvicinò sorpresa.
Hermione annuì mestamente; “Ma a cosa serve, visto che è ancora vivo? Allora non l'avevamo davvero ucciso...”.
“Oh, sì che l'avevate ucciso” intervenne Bulma “Ma c'è un problema, e anche bello grosso. Abu ha il potere di richiamare i morti alla vita”.
“COSA!?”.
“Shh, non vorrai che si svegli Vegeta! Altrimenti si salvi chi può!” la zittì Bulma.
“Ma come è possibile? Io... io...”.
“Magia Nera. Della più terribile. Si vocifera che Abu abbia a che fare con il Demone Maggiore”.
“E chi è questo Demone?” chiese Hermione, ancora sotto shock.
Bulma fece un ghigno un po' spaventato “L'entità maligna più potente di questa terra. A dire il vero, non si fa sentire né vedere da centinaia di anni, stando a quanto è raccontato negli scritti. Ma se davvero Abu è in contatto con lui, allora non abbiamo molte speranze di vincita contro quel tiranno”.
“Cosa mi sapete dire, invece, dei Vendicatori?”.
“Oh, cara, diamoci del tu” Bulma le rivolse un occhiolino complice “Vuoi sapere dei Vendicatori? Bene, sono quattro esseri spietati e potenti che proteggono il Castello e l'imperatore e, in caso di guerra, si schierano in prima fila a proteggere l'esercito reale”.
“E uno di questi quattro è Voldemort”.
“Esatto. Poi ci sono Cell, Freezer e Durza. Cell è un androide di potenza sovraumana, Freezer è un alieno maledettamente potente e spietato. Durza è un demone, molto pericoloso. E poi c'è...”.
“Lord Voldemort, che conosco bene” concluse Hermione per lei “Quindi oltre ai Consiglieri, ci sono i Vendicatori. Qualche altra figura attornia l'imperatore?”.
“Le sue concubine, naturalmente. Principesse di altre realtà che sono state rese sue schiave. Poi c'è tutto il personale di corte, ovvero i suoi schiavi”.
“Possibile che Abu sia così potente che la resistenza di tutta l'isola non si riesca ad opporre a lui?”.
Bulma ridacchiò; “Pensi che non ci siano già stati tentativi di rivolta, Hermione? Sono tutti finiti in un lago di sangue... no, ormai la gente non ci spera più. L'unica cosa che ci dà la forza di andare avanti, ora come ora, è la profezia”.
Si guardarono a lungo; “Immagino vorrai sapere di cosa parla, giusto?” aggiunse quindi Bulma.
Hermione annuì: “Voglio sapere ogni cosa”.
“La profezia della ninfa Dedale” cominciò la donna, passandosi una mano nei capelli turchini “Be' è la nostra ultima speranza. Questo perché afferma che un giorno non molto lontano giungeranno quattro cugini da un altro mondo, due maschi e due femmine, che riusciranno a conquistare il Regno di Elaja e sconfiggere definitivamente Abu. E noi li stiamo aspettando”.
“Quando è stata creata questa profezia?”.
“Due secoli fa” Bulma assunse un'espressione contrita “E si spera che si avveri il prima possibile. Dedale non precisò quando tutto questo sarebbe accaduto. Noi della resistenza intanto ci teniamo pronti a combattere e ad accogliere i futuri quattro re, qualora si dovessero presentare”.
Hermione sospirò sommessamente: la situazione era incredibilmente complicata, lì ad Elaja.
E lei, come mai prima d'allora, aveva veramente paura di non farcela
in quel mondo cupo e buio.

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Capitolo 3
*** Vegeta, il principe dei Saiyan ***


Capitolo 3: Vegeta, il principe dei Saiyan

 

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I giorni che seguirono videro i tre amici impegnati attivamente con la resistenza; tutti volevano sapere di Voldemort, dei suoi punti deboli, dei suoi Horcrux. Harry, in particolare, fu il bersaglio preferito dei rappresentanti, essendo stato la vera causa della fine dell'Oscuro Signore.
Era l'ottavo giorno di permanenza ad Elaja e Hermione, accucciata vicino al camino, ascoltava Harry spiegare come Voldemort avesse creato i suoi Horcrux e perché questi lo avessero reso immortale. Era stanca, oltre che preoccupata; aveva paura di quel malvagio imperatore e temeva sempre che il Consigliere Ade passasse a casa di Vegeta e la trovasse lì; la scusa della “figlia della cugina di Bulma” avrebbe retto? O l'avrebbero portata a castello, per farla diventare una concubina di Abu o imprigionarla?
Represse un brivido di freddo e si fece ancor più vicina alle fiamme, le gambe incrociate a terra e una lunga veste di Bulma a coprirla; fissando il fuoco che danzava, ripensò al caminetto nella Sala Comune ad Hogwarts, o a quello in casa di Ron, dove si riunivano tutti assieme per parlare, ridere e scherzare tra loro.  Le mancava tutto, la sua normalità, casa sua, casa di Ron, Ginny che punzecchiava Ron cantando in continuazione al suo passaggio Celestina Warbeck...
“Va tutto bene, ragazzina?”.
Alzò lo sguardo per ritrovarsi Vegeta che la scrutava pensieroso dall'alto; “Sì” rispose lei sottovoce, mentre gli altri ancora discutevano con Harry “Ho solo freddo”.
Vegeta si accucciò e le si fece vicino; “Ci sono altri modi per riscaldarsi” le sussurrò con tono suadente “Che non stare fermi affianco al fuoco”.
Hermione lo guardò preoccupata; scosse violentemente il capo e per poco non gli urlò la sua indignazione. Ma lui rise, battendosi una mano sul ginocchio; “Ma cosa vai a pensare, sei proprio una bamboccia! E tu dovresti essere la strega più intelligente?!”.
Ancora confusa, Hermione si alzò in piedi per fronteggiarlo; in fondo, non era poi tanto più alto di lei...
“E allora, cosa intendeva, signore?” sbottò, cercando però di non alzare il tono di voce per non interrompere gli altri.
“Intendevo dire che potresti anche andare a bere qualcosa di caldo nell'altra stanza” lui la guardò scuotendo il capo, come se fosse un caso disperato “C'è Bulma che sta preparando della cioccolata calda e a voi ragazzini piace molto. Coraggio, va' a prenderne un po'. Sei bianca come un cencio, ti farà bene”.
Ancora indecisa se dar retta a Vegeta o meno, Hermione rimase sul posto, i pugni serrati, mentre lui si allontanava per avvicinarsi agli altri membri della riunione; forse davvero lei aveva frainteso tutto? E se sì, come aveva potuto pensare che Vegeta insinuasse determinate cose, lui, uomo sposato e padre di famiglia?! E, soprattutto, le proponesse a lei, che reputava solo una “sciocca ragazzina”.
Hermione doveva assolutamente aver preso un abbaglio; eppure il tono con cui l'aveva detto... e la maniera in cui l'aveva fissata...
Sentì un fremito pervaderla mentre ripensava all'intensità di quello sguardo; due occhi neri come una notte senza luna e senza stelle, che l'avevano trapassata senza alcun pudore, entrando nei suoi pensieri con incredibile facilità.
Camminando quasi come un automa, senza neanche rendersene conto, Hermione si ritrovò in una piccola stanzina sul retro che fungeva da cucina; vi trovò, come Vegeta le aveva detto poco prima, Bulma intenta a mescolare qualcosa in una grossa pentola messa sul fuoco.
“Hermione” la donna le sorrise e lei si vergognò profondamente per i pensieri fatti poco prima sul marito di quella tanto brava donna “Hai un'espressione che non mi convince; qualcosa non va?”.
“Ho freddo” si limitò a rispondere lei.
“A questo poniamo subito rimedio!” Bulma allegramente afferrò un recipiente fondo e vi versò dentro un mestolo del contenuto della pentola, che in effetti si rivelò essere cioccolato caldo.
“Bevi cara, ti farà sentire meglio!” la donna le mise uno scialle di lana sulle spalle, e le strofinò vigorosamente le braccia “Starai meglio tra un attimo”.
E, in effetti, Hermione pochi istanti dopo, mentre sentiva il cioccolato scenderle giù per la gola, avvertì un forte calore divamparle dal centro del petto, una sensazione che probabilmente nessuna magia avrebbe potuto regalarle.
“Grazie” sorrise a Bulma che le carezzò il capo mentre tornava a mescolare l'altra cioccolata nel pentolone.
“Figurati, cara” le sussurrò Bulma sospirando; aveva ora l'aria turbata, il volto oscurato da un'espressione poco tranquilla.
“Bulma, va tutto bene?” chiese allora Hermione, sorseggiando ancora la cioccolata.
Ma la donna scosse il capo; “Non so” mormorò, facendo spallucce, mentre dirigendosi verso l'uscio della porta fissava il gruppo di uomini che discuteva “Ma ho la vaga impressione che stia per succedere qualcosa”.
“Di brutto o di bello?”.
“Non ne ho idea. Forse di bello, o forse no. O forse non accadrà proprio nulla. Eppure sento dentro di me che qualcosa sta cambiando”.
Hermione posò sul tavolo la tazza; forse Bulma aveva intuito i suoi pensieri su Vegeta? Deglutì a vuoto per un paio di volte, sentendo un nodo all'altezza dello stomaco; ma no, era impossibile! A meno che non conoscesse la Legilmanzia, cosa alquanto improbabile...
“Solo il tempo ci saprà dire cosa accadrà; intanto, sarà meglio restare uniti” concluse poi la donna, uscendo dalla stanza e lasciando sola Hermione, che fissava con sguardo vacuo il fuoco che scoppiettava nel camino.
Quella realtà continuava solo a spaventarla; aveva bisogno di parlare con Ron e dirgli di tutte le sue preoccupazioni, quello era il solo modo per liberare il suo cuore da quel peso...
“Che c'è? Ti sei incantata?”.
Una brusca voce maschile la fece sobbalzare; Vegeta era lì affianco a lei, e la guadava quasi come se volesse compatirla.
“Stavo riflettendo” rispose freddamente Hermione guardandolo in cagnesco.
“E su cosa?” Vegeta le rivolse un ghigno e lei dovette, in tutta coscienza, ammettere che era maledettamente affascinante “Pensavi a mamma e papà?”.
“No, pensavo ad Abu” la ragazza allontanò la tazza ancora mezza piena di cioccolata e si alzò in piedi, a fronteggiare Vegeta; “E comunque non sono una ragazzina; io mi reputo una donna, visto che ho anche collaborato alla sconfitta di Lord Voldemort”.
“Oh, ma complimenti” Vegeta batté le mani in una pallida imitazione di un applauso sarcastico “Peccato che qui sia vivo. Quindi visto che ti reputi tanto donna e tanto intelligente, vedi di farti venire qualche idea geniale per capire come farlo fuori definitivamente”.
Si fissarono per qualche istante, gli sguardi imbronciati e carichi di astio; “Tu non sai cosa significhi combattere contro un vero nemico” Vegeta le stava parlando con un ringhio basso, quasi come un animale intenzionato ad attaccare la sua preda “Non sei tu che hai sconfitto Voldemort, ma Harry. Tu non puoi sapere cosa si provi davvero quando si guarda la morte negli occhi, che sono quelli del tuo nemico. E poi tu non hai mai avuto a che fare con Freezer”.
“Che razza di nome” fece un ghigno lei “Un personaggio con un nome del genere non può essere tanto pericoloso come dici”.
“Ah tu credi?”.
Il suo viso era così vicino a quello di lei che Hermione poteva sentire il fresco alito di lui sul suo volto; “Tu giochi con il fuoco, signorina Granger. Sta' attenta, perché non sei in grado di domarlo”.
Hermione non riusciva a capire cosa intendesse dire lui con quell'espressione; giocare con il fuoco? Di cosa stava parlando?
“Devi sapere che Freezer è stato il più grande nemico che io abbia affrontato... o, forse, uno dei più grandi” cominciò, camminando verso il camino, le mani giunte dietro la schiena “Quando si presentò sul mio pianeta io ero solo un ragazzino, proprio come te. Ma dovetti diventare adulto molto in fretta... anzi, troppo in fretta. Vedevo mio padre, il Re dei Saiyan, succube di quel verme alieno; e io, in tutto questo, dovevo solo allenarmi e tacere. Non avevo più alcun rapporto con mio padre. Nulla. Mi era sempre vietato incontrarlo, o comunque lui era sempre impegnato con Freezer.
Era diventato lui il Re; ufficialmente, certo, mio padre era il sovrano dei Saiyan, ma in realtà era Freezer a tenere il controllo”.
Un respiro profondo, una pausa per fare chiarezza nei propri pensieri; e continuando a camminare avanti e indietro, Vegeta riprese a parlare, sotto lo sguardo assorto di Hermione: “E i giorni passavano, e andavo avanti così; finché non fui mandato in missione da Freezer stesso, a conquistare un pianeta. E intanto, a mia insaputa, la mia terra veniva fatta esplodere da quel maledetto tiranno. Morirono tutti, anche mio padre. Non sopravvisse nessuno, se non io, Napa, Radish e suo fratello, Kakaroth”.
“Goku?” chiese timidamente Hermione “Lo chiami spesso con quell'appellativo”.
“Esatto, proprio lui”.
“E cosa facesti? Una volta saputo che il tuo pianeta era stato distrutto, intendo”.
“Continuai a combattere e conquistare pianeti per Freezer. Cos'altro avrei dovuto fare? Pur volendo ribellarmi a quel farabutto, sarei stato solo. Mi avrebbero ucciso in un batter d'occhio e sarei morto invano. No, con il tempo avrei scoperto il punto debole di Freezer e l'avrei ucciso. E, difatti, così è stato. Solo che fu Kakaroth a ucciderlo, e non io. Ma non importa, ormai lui era morto e sepolto! Ero libero da quella maledizione. E grazie alle sfere del drago potetti tornare in vita, dato che quel maledetto mi aveva eliminato”.
“Eri morto?” Hermione sgranò gli occhi “Eri morto ma grazie a queste sfere sei tornato in vita?!”.
“Te l'ho detto ragazzina; devi dimenticare tutto ciò che credevi di sapere, tutte le tue vecchie certezze” Vegeta alzò il tono della voce “Si può tornare in vita, hai sentito bene. E io ne sono la prova vivente, così come anche Kakaroth”.
Hermione rimase in silenzio, sconcertata; se solo avesse avuto quelle sfere, allora, i genitori di Harry sarebbero tornati in vita! Così come Lupin, Tonks, Fred...
“Oh, non ci pensare nemmeno” Vegeta le si posizionò davanti, con le mani sui fianchi “Le sfere non si trovano in questa realtà, ma in quella dalla quale provengo. E ti assicuro che non sono assolutamente reperibili. Anzi, forse è meglio così. Immagina se Abu fosse riuscito ad averle per sé; a quest'ora staremmo combattendo una battaglia persa già in partenza, perché quelle sfere ti permettono di realizzare qualsiasi tuo desiderio. E di certo quel maledetto avrebbe desiderato l'immortalità, sono pronto a scommetterci la pelle”.
Hermione lo fissava in rispettoso silenzio; dunque era quella la storia del gelido Vegeta, il principe dei Saiyan. Di stirpe regale, con un regno ormai scomparso, un popolo estinto. Quale dolore si portava dentro, sin da bambino? E come aveva potuto vivere con quella sofferenza fino ad allora?
“Io” mormorò lei, confusa “Non so davvero cosa dire”.
“Impara allora ad essere meno saccente, e soprattutto renditi conto di essere ancora inesperta in fatto di guerra e di battaglie. Se tu vuoi, io potrei farti da mentore, e insegnarti qualcosa. Ma non venirmi a dire che sei una donna e che sai come si combatte. Perché tu della guerra non sai davvero nulla”.
E uscì dalla stanza, avvolto dalla sua solita aura di mistero; Hermione lo guardò andare via, con passo sicuro e fermo.
“Non ho mai conosciuto un uomo come lui” pensò, mordendosi un labbro; Vegeta le aveva trafitto il cuore con lo strazio della sua storia. E lei avrebbe voluto poter fare qualcosa per guarirlo da quella sofferenza.

 

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