Il mistero di Traverse Town di Prince Lev Swann (/viewuser.php?uid=318960)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ricognizione a Traverse Town ***
Capitolo 2: *** Il Compositore ***
Capitolo 1 *** Ricognizione a Traverse Town ***
Quel giorno Roxas e Xion erano in
ricognizione in un nuovo
mondo. Era una città notturna, con tanti palazzi e case in
stile vittoriano. Si
trovavano nel Primo Distretto, costituito principalmente da una piazza,
i cui
colori dominanti erano il rosso e il marrone, con alcuni lampioni, un
ristorantino e due portoni che portavano in altre zone della
città. Da una
scalinata si raggiungevano i due negozietti del Primo Distretto: quello
di
oggetti e quello di accessori. Infine c’era
un’officina, accessibile anche dal
negozio di accessori, e una casetta, con vari tipi di orologi in legno.
In
effetti, non ci
sarebbe stato nulla di
strano, se la città non fosse stata completamente
disabitata. Controllarono,
per sicurezza, anche le poche case accessibili. I mobili erano
impolverati e
c’era odore di chiuso.
Xion sospirò: “Ma chi ci abita in questo mondo?
Perché ci hanno mandati qui, se
non c’è nessuno?”
Era accaduto spesso, rifletté Roxas, che nei mondi da loro
visitati la gente non
andasse spesso in giro, sempre per paura di essere attaccati dagli
Heartless,
ma in questo mondo non c’erano nemmeno quelli.
“C’è troppa calma, perché non
ci sono Heartless?” chiese, più a sé
stesso che
all’amica. Si trovavano nel Terzo Distretto.
“Sarà perché qui non
c’è nessuno, a parte noi, ovviamente”.
Comunque, fecero il loro dovere e seguirono le istruzioni, esaminando
la Città:
c’erano in tutto tre distretti, e una stradina sul retro di
un albergo del
Secondo Distretto, ovviamente vuoto. Una caverna nel sistema fognario
portava a
una casetta completamente vuota e buia, su una superficie circondata da
acqua,
all’interno di un grande spazio chiuso simile a un laghetto.
Un’uscita
conduceva al Terzo Distretto, raggiungibile anche dal Primo e dal
Secondo
Distretto. “Pare
che questo mondo sia il
luogo dove finiscono le persone il cui mondo è stato
distrutto” rivelò Xion
infine.
“Te l’ha detto Saix?”
“No, io… mi sembra di esserci già
stata, ecco!”
Rimasero in silenzio per un po’.
Com’era
possibile, se era la prima volta che visitavano quel mondo? E
probabilmente
l’ultima, aveva detto Saix…
“Be’, Saix ci ha detto di esaminare quanti
più posti possibili, e noi l’abbiamo
fatto. E qui non c’è nessuno.
Andiamocene”.
Xion esitò, poi parve illuminarsi. “Torniamo
un’ultima volta al Primo
Distretto… Voglio controllare una cosa”.
“Va bene, ma perch…”
“Di là” lo interruppe Xion, indicando il
portone più alto, sotto una grande
scritta: “Il Primo Distretto”.
Aprirono il portone, attraversarono un vicolo d’intermezzo e ne aprirono un altro.
Entrarono.
C’era un’aria strana. Un venticello prima assente e
la luce di un lampione che
si spegneva in intervalli di qualche attimo davano alla piazza vuota
un’atmosfera leggermente inquietante. Poi un rumore
fortissimo invase la quiete
e tutto tremò. Si aspettava un Heartless gigante, invece
davanti loro
c’era un individuo incappucciato. Più o
meno della sua statura, era vestito come i membri
dell’Organizzazione con
l’unica differenza che aveva delle fiamme viola sulle
estremità delle maniche e
alla base del soprabito nero. Era comparso al botto, uscendo da un
corridoio
oscuro. Alzò
il capo. Al posto degli
occhi, sotto il cappuccio c’erano solo due scintillati punti
rossi. “Eh!?”
esclamò Roxas avvicinandosi di pochi
centimetri.
“Chi sei tu? Che cosa vuoi?” urlò Xion.
Aloni di oscurità viaggiavano come
folate di vento attorno all’essere. Questo
sparì all’improvviso e ricomparve
dietro di loro. Evocò una sorta di spada nera, e la
puntò contro Roxas. Il
ragazzo evocò il keyblade. Iniziarono a combattere. Il
nemico era velocissimo,
poteva sparire e riapparire in un altro punto. Ma non attaccava
più di tanto
fisicamente. Si limitava a spedire raggi rosso fuoco contro Roxas. Poi, improvvisamente, gli
si materializzò
davanti. Solo in quel momento Roxas si accorse che Xion era scomparsa.
Fece
appena a tempo a girare la testa per cercarla che dall’essere
con gli occhi
rossi partì una violentissima raffica di vento; questa
spedì Roxas contro la
nuda parete accanto al ristorante… sarebbe andato a
sbattere…
Ma
non fu così. Si ritrovò a terra, in un luogo
sconosciuto, steso a terra. Aveva oltrepassato un portone che prima, ne
era
sicuro, non c’era. Si alzò rapidamente e fu
colpito dalla consapevolezza
l’essere era sparito, e insieme a quello Xion. Doveva
cercarla, subito. Se non
l’avesse trovata avrebbe chiamato Axel e
l’avrebbero cercata insieme. Ma non
ebbe il tempo di fare un passo che perse l’equilibro, gli si
chiusero gli occhi
e svenne.
Si risveglio su un letto di in una stanza dell’alberghetto.
Accanto a lui era
seduta… “Xion!” disse e alzò
la schiena di scatto. “Non
sei scomparsa! Che sollievo… avevo paura
che…”
“Ssh! Non
agitarti e stai tranquillo”
disse la ragazza rifacendolo stendere. In piedi, appoggiato al tavolo
della
stanza, c’era un ragazzo trasandato, magro, con una camicia
bianca senza
maniche e dei pantaloni scuri, con una ribelle chioma bionda.
“Ciao”, disse con fare amichevole. “Il
mio nome è Joshua”.
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Capitolo 2 *** Il Compositore ***
Ci volle un po’ per far
riprendere Roxas dal piccolo shock
di quella giornata. Joshua, il ragazzo biondo, e Xion gli avevano
raccontato
cosa era successo dopo che Roxas era svenuto. Un amico di Joshua, Neku,
ragazzo
riservato ma nel profondo amichevole,
aveva
preso con sé Xion mentre Roxas e il tizio misterioso
combattevano, e l’aveva
portata al sicuro. Era arrivato proprio dal luogo in cui Roxas era
finito prima
di cadere a terra, che a quanto pareva portava in arie della
Città più nascoste
rispetto a quelle che avevano visitato: Fountain Plaza, il Quarto e il
Quinto
Distretto.
Spiegarono che Neku aveva sentito il botto dall’altra parte
della parete e
aveva svelato, toccando uno dei mattoni, la porta che conduceva al
Terzo
Distretto dove si trovavano i due ragazzi e il tipo incappucciato.
“Nessuno prima di noi aveva mai scoperto il resto della
città… Quando il nostro
mondo è scomparso noi ci siamo ritrovati qui, e qui siamo
rimasti, mentre tutte
le persone provenienti dagli altri mondi si sono ritrovati
nell’altra parte
della città, quella che conoscono tutti” disse
loro Joshua quando raggiunsero
finalmente Fountain Plaza. Era una zona molto grande, ricca di graffiti
sulle
pareti, con una monumentale fontana dorata a
un’estremità. Una viuzza portava
in un altro spazio sul quale si affacciava l’ufficio postale,
di un rosso
acceso, e scoprirono presto che l’interno si trovava quasi
completamente
sottoterra. Proprio l’ufficio postale si ricollegava di nuovo
al Primo
Distretto, tramite la particolare cassetta della posta che si poteva
spostare
per aprire un passaggio. Dietro la fontana c’era un grande
portone che portava
al quarto distretto, ricco di piccoli edifici dai tetti color blu scuro
e ricco
di luci decorative, dai mille colori. Era su più livelli e
per questo tra le
case c’erano due lunghe scalinate. Attaccato alla struttura
affacciata sullo
spazio più esteso del distretto c’era un enorme
pallone a forma di stella, sul
quale c’era scritto a grandi lettere scarlatte: Fourth Dicstrict.
“Di qua si raggiunge il Quinto
Distretto”, disse Joshua entusiasta,
indicando un altro grande portone. Entrando, si ritrovarono in un altro
posto
molto appariscente: evidentemente più piccolo del
precedente, lo stile era lo
stesso, ma come nel Quarto il colore dominante era il blu qui regnava
il
fucsia, e al centro del complesso edilizio c’era un giardino
chiuso e coperto
da un tetto trasparente, dalla forma rettangolare.
“E… di un po’, Joshua, come mai voi
siete qui se tutti i mondi sono ritornati
alla normalità e se questo non è il vostro mondo
di origine?” chiese Roxas.
“A questo non posso rispondere con sicurezza”,
rispose Joshua. “Vedete,
noi per molto tempo
abbiamo vissuto qui
senza neanche avvicinarci al Primo, al Secondo e al Terzo Distretto,
perché non
ne conoscevamo l’esistenza. Quando Neku ha scoperto il
passaggio per il Primo
Distretto, molto tempo fa, ormai, fece appena in tempo a vedere quelle
persone
che poco dopo furono proprio trasportate
via… E riportate ai
loro mondi,
suppongo. Lui è corso ad avvertirci, perché ha
pensato che saremmo potuti
andarcene anche noi, ma solo da quella
parte, come gli altri. Comunque, quando siamo arrivati erano
spariti tutti.
La cosa strana è che anche da noi ci sono sempre stati gli
Heartless, e infatti
erano loro che noi combattevamo, da quando siamo giunti qui, quindi non
capivo
perché noi non siamo
tornati al
nostro mondo di origine come tutti gli altri…”
“Ma adesso non ci sono Heartless”
scandì Xion. “Da nessuna parte”.
Joshua aprì bocca, ma fu Roxas a rispondere per primo:
“Gli Heartless non hanno
motivo di attaccare qui, mi hanno detto che prima la situazione era
davvero
peggiore, gli Heartless erano devastanti perché volevano
ottenere i cuori dei
mondi…”
“Precisamente” disse Joshua, entrando nel giardino
interno, seguita da Xion, Roxas
e Neku.
“Solo poco fa ho cominciato a temere seriamente che il fatto
che noi non siamo
tornati nel nostro mondo di origine non sia dipeso affatto dalla nostra
posizione nella Città di Mezzo, come pensava Neku”
continuò il ragazzo. “Come
vi ho detto prima, noi non siamo proprio – ecco – vivi. Siamo persone morte che hanno
un’altra possibilità, in parole
povere… Una possibilità per tornare indietro,
traguardo che solo uno può
conquistare. Naturalmente questo non vale più per me; io
sono il Compositore, tutti gli
altri sono
giocatori…
“Quindi immaginate: un
gruppo di persone già morte ma che
hanno un’altra possibilità, che vivono in un mondo
parallelo a quello reale… Se
il loro mondo viene distrutto dall’Oscurità, cosa
succede a queste persone? Non
possono diventare Heartless… L’oscurità
non ha lo stesso tipo di potere su di
loro. E quindi questi ragazzi, come tanti individui vivi
di altri mondi, finiscono qui”.
“Voi però non siete capitati nella stessa zona di
mondo… “, rifletté Xion.
“Siete finiti in Fountain Plaza, mentre tutti gli altri, presumo, si sono svegliati nel Primo
Distretto. Questo, forse,
perché voi non siete persone normali, e quindi qualche forza
superiore potrebbe
aver ritenuto opportuno separarvi dagli altri, che sono mortali. Era
così anche
nel vostro mondo d’origine, o sbaglio, vivevate
separati?”
“No, hai proprio ragione” rispose Joshua
sorridendo. “Sono felice di vedere che
state capendo…”
“Ma non è tutto”, intervenne finalmente
Neku. “L’incappucciato, quello con gli
occhi rossi, non è la prima volta che si fa
vedere”.
“Quello con cui ho combattuto prima? C’entra con
tutto questo?” chiese Roxas.
Neku annuì in risposta.
“Già…” cominciò
Joshua. “Quel tipo c’entra tutto. Non è
la prima volta che si
fa vedere, e ogni volta provoca una scossa di terremoto”.
“State parlando di quell’incappucciato?”
disse qualcuno alle loro spalle. A
parlare era stata una ragazza magra dai capelli rossi, come quelli di
Neku, in
parte coperti da un grande cappello marrone, con una corta gonna
gialla, alti
stivali, un top arancione e una camicetta dello stesso colore della
gonna.
Stringeva un pupazzo a forma di gatto nero.
“Oh, ciao Shiki”, salutò Joshua.
“Ragazzi, lei è Shiki, la partner di Neku, nel
gioco… Shiki, loro sono Roxas e Xion, dicono di essere in
ricognizione qui”.
“Voi siete con lui, con quel tizio spaventoso? Siete vestiti
allo stesso modo…”
chiese la ragazza.
“Oh no, ho anche combattuto contro quel tipo”
rispose Roxas subito. Ma Shiki
non sembrava convinta, e fece una faccia strana a Joshua, poi
guardò per un
attimo Neku, che era tranquillamente appoggiato al muro con la testa
fra le
mani.
“È davvero strano… Ogni volta che sento
quella scossa è come se mi venisse più
sonno di prima”, disse quest’ultimo.
“Anche tu!?” esclamò Shiki, portandosi
le mani alla bocca.
“Allora non sono l’unico” disse Joshua.
Roxas, però, era sicuro di non aver sentito niente, a parte
lo spavento e alla
sorpresa, quando si era verificato il fenomeno; guardò con
sguardo
interrogativo Xion e dalla sua espressione capì subito che
l’amica pensava la
stessa cosa.
“Davvero strano… è come se stessimo
gradualmente cadendo nel sonno”
disse Joshua, toccandosi il mento. Poi i suoi
occhi s’illuminarono. “Roxas, Xion, dovete
andarvene, subito!” esclamò preoccupato.
“Se non lo fate, rischiate di rimanere
bloccati…”
Roxas e Xion incrociarono i loro sguardi. Cosa aveva, d’un
tratto, spaventato
in quel modo Joshua? E perché l’Organizzazione li
aveva mandati lì? Prima che
potessero rispondere, Joshua parlò di nuovo:
“Credo che questo mondo stia cadendo nel sonno”.
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