The mentalist

di virgi_nihal
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO
Era seccante sapere cosa pensava la gente senza poter dire niente.
Era molto seccante.
Soprattutto se quella gente era il ragazzo della classe accanto che ti considerava meno di un insetto.
Anzi, meno della gomma da masticare appiccicata sotto il banco.
O se quella gente era la tua migliore amica che durante l’ora di matematica pensava a quanto fosse sexy il professore di storia.
E li consideravo tutti pazzi, dal primo all’ultimo.
Le persone avevano pensieri frenetici, caotici, e alla veneranda età di sedici anni sapevo molte più cose di quante me ne fossero concesse.
Certo, il dono aveva anche lati positivi, come il sapere in anticipo le domande dei compiti in classe, o l’essere a conoscenza di molti segreti.
Fin troppi a dire la verità.
Soprattutto visto che non ero affatto interessata alle vicende amorose dei professori o a chi si fosse rinchiuso nello sgabuzzino del secondo piano il lunedì sera.
Ma la cosa più importante di tutte era che nessuno poteva mentirmi, la mente fregava tutti, anche i più scaltri.
Nemmeno io in fondo ero capace di controllare i miei pensieri.
Avevo anche l’unico e grande terrore di incontrare un’altra persona come me.
Pensavo che sarei impazzita a guardare dentro la testa di una persona che guardava dentro altre teste.
I pensieri sarebbero diventati troppi e io, di pensieri, ne avevo già abbastanza.
Ma come diceva Murphy, se qualcosa può andare storto, lo farà.
E fidatevi, nella mia vita c’erano tante cose che potevano andare male.

****
Ed ecco messo per iscritto una piccola idea che mi frullava in testa da un po'.
Il prologo è molto breve, ma non disperate che i capitoli saranno più lunghi XD
Bene.. Fatemi sapere che ne pensate, giusto per sapere se vale la pena di contunuare.
Un grazie a tutti
Nihal

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Il giorno in cui il disastro accadde era un lunedì, un lungo e noioso lunedì.
Era il giorno più tremendo di tutta la settimana.
Latino e matematica a fila potevano distruggere anche la concentrazione più ferrea e io, da brava studentessa, avevo perso la mia appena il professore era entrato in classe.
Era decisamente più interessante ascoltare altro.
E altro comprendeva i pensieri di Elisa su un certo Tommaso, cosa che mi disgustò altamente, e l’ascolto di una canzone che non conoscevo per mente di Serena.
Fui richiamata un paio di volte dall’insegnante con l’accusa di essere “con la testa fra le nuvole “, ma nel complesso la giornata trascorse tranquillamente.
Fin troppo.
Fu solo durante l’intervallo che accadde qualcosa di strano; perché quando fissai l’ennesimo ragazzo sconosciuto, ma decisamente carino, non sentii assolutamente niente.
La sua testa era vuota, sgombra, pulita.
E guardarci dentro era come ritrovarsi in una lunga distesa bianca.
Tentai di entrare più a fondo, di scavare dentro, ai lati, sotto , ovunque.
E lui si voltò verso di me e mi guardò.
Solo per un attimo, ovvio, ma mi mise i brividi.
Ebbi un attimo di smarrimento e mi girai verso Irene scuotendola per un braccio, e quando lei mi degnò della sua attenzione le indicai il ragazzo.
«Sai chi è?» chiesi cauta.
Naturalmente sapevo che se avesse sospettato che mi interessava non sarebbe riuscita a mantenere il segreto.
Tipico di Irene.
«Perché, ti interessa?» chiese mentre la sua mente si riempiva di pensieri frenetici.
Mi girai di nuovo verso lo sconosciuto dopo averla guardata male.
«Lo conosci o no?»
«No» rispose dopo averlo scrutato per un po’ «ma non sembra il tuo tipo».
Tentai di non irritarmi troppo quando pensò che poteva essere il suo. Di tipo.
«Ma per piacere..» borbottai mentre quello scompariva dietro un angolo del corridoio.
Forse mi ero sbagliata.
Probabilmente ero solo distratta e lui non mi aveva neanche visto.
Ma avevo la sensazione bruciante che mi avesse sentito entrare nella sua testa.
Strano e… raro, pensai mentre tornavo in classe dopo il suono della campanella.
Straordinario.
Beh… quello straordinario mi avrebbe portato solo guai.
 
I guai , appunto, si presentarono esattamente il giorno successivo quando durante la prima ora mi ero rifugiata in bagno per cercare un po’ di pace.
Avevo un’emicrania tremenda dovuta al fatto che durante storia nessuno prestava attenzione alla materia.
Bensì al professore.
Tutte le sfaccettature del suo viso “perfetto” , a detta di Irene assolutamente sexy, mi ritornavano alla mente.
Trattenni un conato.
Non che non fosse bello, no.
Anzi, quando ancora riuscivo a controllare il mio potere avevo passato giornate intere ad immaginare una nostra ipotetica storia d’amore (naturalmente nascosta e assolutamente proibita).
Assaporai il silenzio che mi circondava e finii a sedere sul pavimento del bagno con un sospiro sollevato.
«Ti senti male?» una voce sconosciuta mi fece sobbalzare.
Aprii gli occhi e mi tirai su di scatto sorpresa di non aver sentito i pensieri di nessuno avvicinarsi.
Guardai in faccia il mio “assalitore”
«Merda» l’esclamazione mi uscì spontanea.
Davanti a me c’era il ragazzo del giorno precedente e finalmente avevo l’opportunità di guardarlo perbene.
Con un sospiro mi resi conto che non mi ero affatto sbagliata: era proprio carino: alto, capelli neri e occhi chiari.
Che classe poteva frequentare? Quarta, quinta..?
«Quarta» mi disse sorridendo appena.
«Oh merda» dissi per la seconda volta.
«Com..» la mia frase finì a metà con l’entrata di un’altra ragazza in bagno e solo allora mi ricordai dove ero.
«Cosa ci fai nel bagno delle ragazze?» dissi sconvolta.
La bionda appena entrata sorrise maleficamente mentre pensava alla mia imboscata in bagno con un ragazzo e a come avrebbe potuto raccontarlo alle sue amiche.
Il ragazzo non sembrò farci caso.
«Ti cercavo» mi disse non appena la ragazza se ne fu andata.
L’ imprecazione mi sfuggì una terza volta.

***
Volevo solo dire che, visto che nessuno mostra molto interesse per questa storia, posterò solo questo e forse il prossimo capitolo e continuerò solo se ci sarà una richiesta da parte vostra.
Grazie.
 
 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2

«Non ci riesco» sbottai mentre fissavo per la milionesima volta quel ragazzo negli occhi.
Lui sorrise incoraggiante con una pazienza che invidia.
«Concentrati» mi chiuse delicatamente gli occhi con due dita, mentre fremevo sotto quel contatto.
Sospirai e ci provai. A concentrarmi.
Eravamo nel parco sotto casa mia.
Fortunatamente non c’era nessuno in giro visto che in teoria saremmo dovuti essere a lezione.
In teoria.
Quando mi aveva portato nel parco avevo pensato che finalmente qualcuno si fosse interessato a me in quel senso.
Naturalmente avevo sperato fino in fondo, ma non era andata esattamente così; a quanto pare il gene dei capelli ricci-stile-cespuglio non aveva molto successo tra i ragazzi.
Il fatto poi che io non volessi altro che saltargli addosso non migliorava la situazione.
Scossi la testa pensando che sembravo una stupida ragazzina in piena fase ormonale.
E forse era davvero così, ma scartai l’ipotesi dicendo al mio cervello di smetterla con queste farneticazioni assurde.
Il ragazzo si schiarì la gola e solo allora mi ricordai che, anche se io per ora non potevo leggere nei suoi, lui poteva sentirli i miei, di pensieri.
Arrossii violentemente e cercai di ritrovare un minimo di contegno, ma il fatto che non sapessi assolutamente niente di lui non aiutava affatto.
Assolutamente N-I-E-N-T-E.
Tutto ciò che ero riuscita a strappargli era stato un banale «Sono come te»
Come se non ci fossi arrivata da sola.
Per il resto si era limitato a dirmi che dovevo scoprirlo da sola.
Certo! Facile per lui.
L’unico problema era che la sua mente non sembrava proprio esistere.
Era bianca.
Non avevo mai percepito una cosa del genere.
Generalmente quando una persona non pensava a niente, la mente era nera.
Non accadeva spesso, ma accadeva, ed era la mia “ancora di salvezza” in quell’oceano che erano i pensieri della gente.
Il nero in fondo era un colore rassicurante.
Ma il bianco, oh il bianco mi dava sui nervi in una maniera assurda.
«Non puoi dirmi come ti chiami e basta?» chiesi cercando di dare un tono di autorità alla mia voce.
Lui aveva scosso la testa convinto.
In realtà gliel’avevo già chiesto.
In modo gentile, arrabbiato, amichevole e quasi supplicandolo in ginocchio.
Ma non c’era stato niente da fare.
«Virginia puoi non divagare e concentrarti per due secondi?»
«Abbrevialo» dissi in automatico.
«Cosa?» chiese colto alla sprovvista.
«Il nome» lo guardai «abbrevia il nome»
«Virgo?»
Tentai di alzare un sopracciglio, cosa che fallì miseramente.
«Stai scherzando spero» dissi inorridita.
Non mi rispose nemmeno e allora lasciai perdere.
Avevo anche provato a fargli un milione di domande sulla gente “come noi”, ma aveva promesso di rispondermi solo se avessi indovinata il suo nome.                                                                                                      
E non sparando a caso, ma leggendoglielo nella testa.                                                                                              
L’avrei chiesto a Irene di scoprire come si chiamava. Ecco come avrei fatto.
E avrei trovato un’abbreviazione ancora peggiore.
Anche se mi sarei dovuta subire i suoi pensieri maliziosi per tutto l’anno.
«Perché stiamo facendo tutto questo?» sbuffai.
Sentii la sua indecisione, ma poi mi rispose.
Alleluia.
«Hai presente quella domanda che hai fatto per un anno all’estero?»
«Non ho mai fatto niente del gener..» risposi irritata.
«Si l’hai fatta» mi interruppe «Ecco, non sarà il college che immagini»
Sbiancai.
«College?» quasi mi strozzai con la mia stessa saliva.
«Esatto» rispose calmo «C’è una specie di college per gente come noi» tagliò corto.
«E quando avevi intenzione di dirmelo?» urlai isterica.
Stava per rispondere quando nella sua mente apparve una lettera.
Nomi con la M…
Cominciai a tirare a caso.
«Matteo?» chiesi.
Scosse la testa con un sorriso divertito.
«Mattia?»
«No»
«M..M…Marcoantonio!» sorrisi.
«Sii seria per una volta» disse alzando gli occhi al cielo.
«Marco?»
Batte le mani soddisfatto.
Sorrisi sadica.
«Che nome di merda»

****
Ciao a tutti!
Ho aggiornato così velocemente perchè sarò via per quindici giorni senza computer ( cosa che mi distruggerà psicologicamente).
Dunque.. innanzitutto volevo ringraziare Thubansophie e Survived_ per aver recensito lo scorso capitolo.
Spero che questo vi sia piaciuto.
Ringrazio anche chi legge in silenzio.
Aggiornerò appena torno.
Un bacio
Nihal 

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