Lei e solo Lei!

di fracchan92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1° CAPITOLO ***
Capitolo 2: *** 2° CAPITOLO ***
Capitolo 3: *** 3° CAPITOLO ***
Capitolo 4: *** 4° CAPITOLO ***
Capitolo 5: *** 5° CAPITOLO ***
Capitolo 6: *** 6° CAPITOLO ***
Capitolo 7: *** 7° CAPITOLO ***
Capitolo 8: *** 8° CAPITOLO ***
Capitolo 9: *** 9° CAPITOLO ***



Capitolo 1
*** 1° CAPITOLO ***


Kankurou e Momo

1° CAPITOLO

Nella terra del vento, in pieno deserto, protetto dalle dune, vi è il villaggio della Sabbia, Suna, la capitale di quella terra.
In quel villaggio, nel palazzo del Kazekage, risiede Sabaku no Kankurou, fratello minore di Temari e maggiore di Gaara (oramai diventato Kage).
Kankurou si trova nell'ufficio di suo fratello portandogli il resoconto dell'ultima missione fatta, Gaara terminò di controllare il rapporto.
-Per cui ...- incominciò Gaara -... non abbiamo testimoni.-
-Esattamente.- rispose Kankurou.
-E' un peccato, ci sarebbe stato utile.-
-Lo so.-
Gaara ricontrollò il foglio poi ci mise la firma.
-Nonostante questo hai fatto un buon lavoro.-
-Grazie.-
-... Oggi e domani sono i tuoi giorni liberi, riposati e fatti riparare Karasu ...-
-Grazie.-
-... e fatti vedere la gamba sinistra.-
Kankurou si sorprese -Ma … come …?-
Gaara indicando il naso -Il sangue … né sento l'odore e poi anche se la tua tuta è nera, la parte ferita è leggermente più scura.-
Kankurou sospirò – Non ti smentisci mai fratellino !- disse sollevando l'angolo destro della bocca in un ghigno, Gaara non rispose se non con un cenno di testa senza sorridere. “Tipico di lui.” pensò Kankurou “Ancora non le ha imparate le espressioni facciali.”
-Puoi andare ...-
-Grazie.- inchinandosi e avanzando verso la porta.
-... in infermeria.-
-... si.- Kankurou era riuscito anche a camminare normalmente senza gemere dal dolore, ma suo fratello era riuscito a notarla lo stesso quella dannata ferita … ma dopo tutto Gaara era Gaara e usci dall'ufficio andando in infermeria.
Stette lì due ore buone, non perché la ferita era grave, ma perché le due infermiere che dovevano curarlo iniziarono a litigare; il motivo di questa animata discussione era un ragazzo che a entrambe piaceva e sia l' una che l' altra non volevano cedere.
“Banale.” pensò il nostro sciagurato Kankurou, pensando che tutte le donne del mondo fossero tutte uguali cioè delle oche.
Quando quelle due cominciarono a lanciarsi oggetti come bende, siringhe e bacinelle per l' acqua intervenne un'altra infermiera che gli assegno compiti differenti, mentre lei si occupò di lui.
-Mi perdoni per quelle due, Sabaku, sono nuove, non hanno ancora imparato il rispetto.-
-Si figuri ...-
-Signora Kyoo.-
-Grazie signora Kyoo.-
Gli sorrise materna e gli disse (dopo averlo visitato) che la ferita era poco profonda ma lo raccomandò di non fare movimenti bruschi altrimenti l'avrebbe riaperta, gli diede una pomata per facilitare la rigenerazione, la ringraziò e usci dall'infermeria.
Andò in camera sua, poso le marionette, si tolse il cappuccio, fece una doccia, attento a non bagnare la ferita, togliendosi il trucco. Uscii dalla doccia, asciugandosi e posandosi in testa l'ascigamano, si mise solo un paio di pantaloni e si stese sul letto, gli dolevano tutti i muscoli del corpo.
-Meno male, un po' di riposo mi serviva!- guardò dove c' erano le sue marionette.
-Ti devo riparare Karasu, ma oggi no, non ce la faccio a muovermi.- e guardò la marionetta rotta … che aspettasse una risposta ?...
Sospirò, non va bene parlare con le marionette, non và bene, ma con chi mai, lui, avrebbe potuto parlare?, con suo fratello? Con sua sorella? Escludiamoli !... Baki-sensei? Ma nemmeno morto !... il fratello della vecchia Chiyo?... lasciamo perdere … anche se con suo fratello e sorella ora c' era più sintonia …
Se pensava a qualche anno prima si ricordava un Gaara ben differente da come è adesso …
-Ma come hai fatto ?-
Se lo chiedeva in continuazione, da quando Gaara è cambiato, si chiedeva come un mocchioso giallo abbia potuto cambiare la psiche di suo fratello, alle volte provava invidia per quel tornado con i baffi, era riuscito dove lui aveva fallito; ma dopo tutto è grato a Naruto Uzumaki, è grazie a lui se ora loro tre si potevano considerare una famiglia, sorrise e con questo pensiero in mente si addormentò.


Quando si svegliò era già sera, si mise un Kimono e andò nella sala da pranzo e vide solo sua sorella.
-Non mi dire ...- cominciò Kankurou e sua sorella scosse le spalle -Purtroppo …- commento Temari -Si è rintanato in ufficio.- concluse Kankurou sedendosi davanti a Temari e gli venne servito un piatto tipico di Suna.
-E' Kazekage tuo fratello, non so se te ne sei accorto, ma ha degli impegni da rispettare !-
-Lo so, lo so e solo che non gli fa bene starsene sempre lì dentro a firmare carte !- cominciando a mangiare -E poi … facendo così … prima o poi … diventerà … gobbo veramente!- parlando con la bocca piena, Temari si resse la fronte -Ma tu le buone maniere ancora no le hai imparate?-
-Perché che ho fatto?-
-Mangi come un porco e parli sputando cibo a destra e a sinistra !- sbottò Temari
-E che te frega ?-
-Mi frega ! Ti sto davanti !-
Kankurou sbuffò.
-Di questo passo non troverai nemmeno una ragazza!-
-Ecco dove volevi andare a parare! Te l'ho già detto mille volte, nel corso di queste tre settimane, io-la-donna-non-la-cerco! E' chiaro?-
-... bé ci sarebbero anche … i ragazzi ...-
Kankurou si strozzò, con il boccone che aveva in bocca, Temari gli diede delle forti pacche sulla schiena.
-Te lo dicevo che mangi come un porco !-
-Tu ... stai … cercando ... di ... uccidermi … vero? ...-disse tossendo.
-Non ci trovo nulla di male se … sei ...-
-Non continuare !Riformulo la frase: Io non cerco nessuno !Sopratutto se rompe le scatole è chiaro?-
-Va bene, va bene. Però non devi pensare che tutte ce l'abbiano con te !-
-Se sono tutte oche !-
Sua sorella incrocio le braccia.
-... tutte … tranne te ovviamente !- ^^''
-Ah … ecco !-
“Scampato pericolo” pensò Kankurou, finirono di mangiare in silenzio.
-Domani parto per una missione di livello S.-
Kankurou alzò la testa guardando lo sguardo serio della sorella.
-Non so quanto tempo impiegherò, ma più di qualche settimana ...- si alzò seguita da Kankurou
-Ti chiedo di non farlo preoccupare !-
-Non lo hai detto a Shikamaru ...- concluse Kankurou, lei scosse la testa in segno d' assenzo.
-Va bene, ci proverò !-
-Grazie Kankurou !- sorrise sua sorella, imboccando il corridoio che porta alla stanza di lei.
-Ehi- la richiamò Kankurou sospirando - Stai attenta sorellona !E cerca di tornare presto !- Temari gli sorrise ancora, si abbracciarono.
-Grazie fratellino!E non ti preoccupare sono una roccia io !-
-Lo so,lo so !-
E ognuno andò nella propria stanza.

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Capitolo 2
*** 2° CAPITOLO ***


2° CAPITOLO
Kankurou usci dal palazzo (un po' giù di morale per la partenza di Temari) incamminandosi fra le vie di Suna (ma dopo tutto sua sorella era un abilissima jonin) alle volte guardando le vetrine, (se la sarebbe cavata bene) alle volte guardando i passanti.
Kankurou si stava dirigendo, immerso nei suoi pensieri, al negozio dove lui abitualmente faceva rifornimento di veleni e ricambiava i pezzi delle marionette.
Era un negozio abbastanza grande e conosciuto, e l' uomo con cui trattava era il signor Kasi, sua moglie (la signora Kasi) si occupava di prendere le ordinazioni sui pezzi che gli servivano.
Kankurou inoltre sapeva che i signori Kasi avevano una figlia e un nipote, ma lui non li aveva mai visti, per cui restavano un icona con un enorme punto interrogativo.




CAMBIO DI SCENA
Nel negozio interessato “BOTTEGA KASI” così chiamato, un signore sulla quarantina con un pizzetto e capelli sbarazzini marroni con occhi neri si apprestava a mettere in ordine la sua bottega e a contare i soldi del cliente appena uscito.
-Cara oggi si festeggia !-
Una donna sulla trentina, capelli viola mossi, occhi azzurri usci dal retro bottega portandosi dietro alcuni pezzi di marionetta.
-Evento storico !-
-Abbiamo raggiunto una quota superiore a quella che di solito raggiungiamo in un mese !-
La moglie gli sorrise: -Allora … dove si va a cena ?-
-In un posto dove si spende poco !-
-Spilorcio !-
A quel punto suonò il telefono e la moglie si arresto a rispondere, andando nel retro bottega; quando ritornò si rivolse al marito:
-Caro … ho una brutta notizia da darti.-
-Che è successo stavolta ? Non è arrivato il carico ? Sono in ritardo ?- chiese allarmato il signor Kasi.
-No, no il carico è arrivato ...-
-... ma …?-
-C'è solo nostro nipote lì, gli altri che abbiamo chiamato non sono arrivati ...-
-Un carico da 300 tonnellate non le può portare nostro nipote ?-
-Tesoro!...-
-Ho capito, ho capito <> volevi dirmi questo ?-
-Caro lo so che con il nostro cliente abituale vorresti trattare tu, ma dobbiamo aiutarlo !-
-Forse vuoi dire IO lo aiuto e TU stai a guardare .-
-Teesoooroooooo! ALZA IL CULO E ANDIAMO AD AIUTARE NOSTRO NIPOTE! FORZA! MUOVITI !-
-Vabenevabenevabenevabenevabene ! L' avverti tu Momo ?-
-Si la chiamo subito.- andò nel retro bottega e urlò alle scale che portavano al piano di sopra: -MOMO!-
Una ragazza graziosa, con capelli (a caschetto) e occhi del colore della madre, scese di corsa le scale.
-Si, madre ?-
-Io e tuo padre andiamo a prendere il carico, i ragazzi che avevamo mandato non sono arrivati, a parte tuo cugino, per cui oggi dovrai badare tu al negozio !-
-M-ma madre, oggi dovrebbe venire ...-
-Lo so tesoro, è solo questa volta te lo prometto, sii gentile e garbata, non essere tesa, ok ?-
La ragazza cominciò a tartassassi la maglietta che aveva addosso e non era un buon segno, la madre sospirò poi le venne un idea: -Nel frattempo potresti preparare alcuni veleni ?- la ragazza annui, sorridente.
-Bene !- e prese un foglio e una penna e ci scrisse sopra alcuni veleni, sua figlia era un mostro (nel senso buono) quando si trattava di veleni.
E' l' unica, in famiglia, che conosce tutti i veleni esistenti e li sappia rifare a memoria, sua figlia aveva una mente straordinaria, gli bastava leggere una sola volta, gli ingredienti di un veleno e lei, anche a distanza di giorni, riusciva a farlo senza dover rileggere il foglio.
Quando si tratta di veleni sua figlia è insuperabile ed è l' unica cosa che Momo sa fare in tutta tranquillità, per il resto è sempre agitata e non si sente all'altezza di niente.
-Tieni cara !- consegnandogli il foglio “Così starà tranquilla per un po'.” penso la sign. Kasi.
-Grazie madre !- disse sorridente Momo, la madre sospirò:
-Qualche volta potresti chiamarmi mamma, non mi offendo mica ...- Momo chinò la testa.
-Va be, non fa niente!- disse la madre dandole un buffetto sulla guancia. -Bene ti affido il negozio. Fai la brava !-
-Va bene madre.-
Sia la madre che la figlia uscirono dalla porta di servizio, la figlia si fermò sulla soglia e guardò i suoi genitori preparare il carro.
-Momo, mi raccomando con i prezzi e se ti chiamano gli addetti ai trasporti, rimandali indietro oramai non servono a niente e digli che si scordino di essere pagati chiaro ?- gli disse il padre.
-Si, padre !-
-Spero che tua madre ti abbia già fatto le raccomandazioni su di lui .-
-Si padre !-
-Bene, allora a presto Momo, saremo di ritorno il prima possibile !-
-Fai la brava !- urlò la madre già sul carro.
-Si padre !Si madre !-
Così Momo salutandoli, li guardò andar via, tirò un sospiro e si apprestò a preparare i veleni che la madre le aveva chiesto.



CAMBIO DI SCENA
Kankurou camminava per le vie di Suna con Karasu sulle spalle, la ferita già andava meglio ora camminava senza sentire dolore, però ancora doveva rimarginava, alzò gli occhi al cielo, nemmeno una nuvola, voleva dire giornata torrida e afosa, per fortuna aveva la solita tuta e cappuccio che gli permetteva di non prendere un colpo di sole e il trucco per scacciare via gli insetti.
Svoltò l'angolo e continuo per quella via finché non vide un insegna “BOTTEGA KASI” ghignò, era arrivato, apri la porta (facendo suonare il campanello) e la richiuse dietro di sé, si guardò intorno, non c'era nessuno “Possibile che abbiano lasciato aperta la bottega, così, senza qualcuno dentro a controllare se arriva un cliente ?” quando stava per andarsene senti dei rumori provenire dal retro bottega.
-C'è qualcuno ?-
Nessuna risposta giunse alle orecchie del jonin solo rumori indistinti, Kankurou si avvicinò lentamente alla soglia e vide una ragazza di spalle intenta a trafficare con ingredienti e ampolle, Kankurou si affretto a parlare:
-Mi scusi, pensavo fosse aperto così sono entrato.-
La ragazza non rispose, Kankurou alzò un sopracciglio.
-Ehm! Parlo con lei !-
tossì cercando di attirare la sua attenzione, ma nulla, la ragazza era troppo concentrata
-Ehm !-
tossì ancora ma quella ragazza era tutta intenta nel suo lavoro che non aveva notato la presenza del ragazzo, Kankurou si appoggio con la spalla contro l' uscio della porta aspettando che finisse, per poter ricevere attenzione da lei, intanto la osservava mettere una goccia in una sostanza, di color magenta, dentro un contenuto, i gesti erano sicuri e precisi, la ragazza portava una maglia lilla quattro taglie in più che le arrivava a metà coscia, portava dei pantacollant, alla testa portava un fazzoletto bianco e una mascherina che copriva metà viso.
“Che ragazza strana ...”

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Capitolo 3
*** 3° CAPITOLO ***


3° CAPITOLO

“Che ragazza strana ...” pensò Kankurou guardando la ragazza minuta e con quella maglia la faceva sembrare ancora più piccola, la guardava aspettando che finisse. La ragazza poso l' ampolla sul tavolo e si asciugò la fronte con il dorso della mano, Kankurou approfittò dell' occasione per attirare la sua attenzione.
-Ehm !- tossi Kankurou.
-AHH !!!- urlando, la ragazza, andò a sbattere contro un mobiletto facendo cadere alcuni ingredienti, guardò il casino che aveva combinato senza voltarsi per guardare chi l' aveva spaventata, Kankurou guardandola con la testa bassa si affrettò a scusarsi.
-Mi dispiace, non volevo spaventarla.-
-S-si figuri, n-non i-importa!... L-lei è il c-cliente a-abituale? S-sabaku?- la voce le usci agitata.
-Proprio io. Devo cambiare dei pezzi alla mia marionetta!-
-A-arrivo s-subito! P-pulisco q-qui e a-arrivo! N-nel f-frattempo p-può s-sistemarsi di là!-
-Va bene.-
Kankurou si mise comodo su una poltrona del negozio, mentre sentiva un rumore di scopa nel retro bottega.
“Credo di averla spaventata sul serio! … ma ... chi è quella ragazza ?” pensò Kankurou.
-Mi scusi, mi sente ?-
-S-si !- rispose agitata la ragazza, Kankurou chiuse gli occhi.
-Lei chi è? E il signor Kasi dov'è?-
-M-mio p-padre è a-andato ad a-aiutare m-mio c-cugino a-assieme a m-mia m-madre, p-per c-cui o-oggi s-sto i-io al n-negozio!-
kankurou apri gli occhi: -Lei è figlia del signor Kasi ?- chiese.
In quel momento dal retro bottega usci la ragazza togliendosi la mascherina e il fazzoletto dalla faccia.
-S-si sono sua f-figlia !-
Kankurou spalancò gli occhi: vide due pietre azzurre incastonate un un delizioso viso perfettamente ovale, capelli viola che le incorniciavano il viso e delle labbra sottili arcuate in un delicato sorriso cortese … quella ninfa non poteva essere figlia di quel' uomo!
-S-si s-sente b-bene s-signore ?- la voce della ragazza lo riscosse.
-Ehm.si.sto.bene.- improvvisamente imbarazzato.
-C-che p-pezzi le s-servono ?-
-Eh ?-
-P-per la m-marionetta .- specificò la ragazza
-Ehm.si.ecco.- prese Karasu e mentre si alzava sbatte la testa contro una marionetta.
-Ahio !-
-V-va t-tutto b-bene ?-
-Sisisi, non l'avevo vista! Eheheh !!!!- “Ma che ti metti a ridere? Cretino!” pensò Kankurou massaggiandosi la cute.
-V-vuole c-che le p-prenda un po' di g-ghiaccio ?-
-Nonono, si figuri, sto bene!- si mise una mano dietro il cappuccio, sorridendo (n.d.me alla yo-Naruto).
-C-comunque v-vorrei c-cambiare q-questi p-pezzi di K-karasu.- “Ma che fai, balbetti anche tu ora? Ritorna serio!” penso Kankurou, ora la ragazza era ritornata seria e osservava con attenzione i pezzi da cambiare:
-Q-quat-tro p-pez-zi s-sche-eg-giati, t-tre p-pez-zi c-comp-ple-ta-men-te r-rot-ti e u-na g-giun-tura da s-sos-sti-tui-re- sussurò -… c-cre-do c-che n-ne a-ab-biam-o a-anc-ora q-qualc-che p-pez-zo di l-à.- disse, prendendo i pezzi della marionetta andò nel retro, Kankurou si sedette di nuovo sulla poltrona.
“Le gambe ... non mi reggono … più … ma che mi succede ?” si chiese, sentendosi lo stomaco sotto-sopra “Può darsi … che sia stata la colazione …?”
-Si, ne a-abbiamo a-ancora, v-vuole che le c-cambi a-anche la g-giuntura ?- urlò la ragazza, Kankurou si affrettò a rispondere.
-SI !- urlò “Staicalmostaicalmostaicalmo” (n.d.me: la mente non va mai daccordo con la bocca) prese dei bei repironi “Ok … ora sto bene.”
-E-eccomi s-signore.- disse la ragazza, Kankurou la guardò sorridergli timida … cascò dalla poltrona.
-S-signore !- disse allarmata, Kankurou si alzò in piedi di scatto -Stobenissimohosolomessounpiedeinfallo.- disse imbarazzato, la ragazza si stupì -Ehm … c-come s-scusi ?- Kankurou aveva parlato talmente veloce che la ragazza non aveva capito nulla.
-... cioè … sto … bene … non mi sono fatto niente- rispose con calma Kankurou avvicinandosi al banco.
-Ah … s-sicuro?- chiese ancora una volta la ragazza, non volendo si sporse un poco, Kankurou allargo gli occhi e contemplò il viso della ragazza, notò che le sue ciglia erano molto lunghe, le gote erano leggermente rosse, le labbra dischiuse, sottili e lucide e dei ciuffi dei suoi capelli viola sporgevano un poco sopra gli occhi.
“E' ... davvero ...”
-S-signore ?- la voce della ragazza interruppe quel pensiero.
-Ehm … quanto le devo?- chiese Kankurou, resosi conto di averla contemplata troppo a lungo distolse lo sguardo e poso lo sguardo sui pezzi di ricambio, mentre lei, dopo un attimo di stupore, si affrettò a fare il calcolo.
-I-in t-tutto s-sono 46,5 yen.- vedendo Sabaku mettere in fretta e furia la robba dentro la sacca si preoccupò: -E' s-sicuro di star b-bene ?-
-Si.- rispose senza alzare lo sguardo -Tenga.- e si avviò alla porta.
-S-signore ...- lo richiamò la ragazza -... il r-resto?-
-Può tenerlo!- e detto questo usci dalla porta.
La ragazza guardò Sabaku uscire velocemente dalla porta, troppo velocemente, come se avesse un branco di sciacalli alle calcagna...
“Ma che ho fatto?” si chiese Momo.


CAMBIO DI SCENA
Kankurou correva, non voleva pensare, correva, correva come un matto e in effetti lo era, anche solo per aver pensato una cosa del genere, cavolo, lui era Sabaku no Kankurou, il marionettista, forse non il più ammirato ma temuto; si fermò, il cuore gli martellava nel petto, ansimava “Ok, devo stare calmo, oramai sono quasi arrivato ...” alzò lo sguardo e vide il palazzo dove risiedeva “... devodistrmidevodistrarmi!” ricominciò a correre, era terrorizzato, lui, che non si faceva nemeno spaventare da Gaara (n.d.me Si certo... e io sono Dio), si terrorizzava per quella ragazza, di cui non sapeva nemmeno il nome …
“BASTA! NON CI DEVO PENSARE!” doveva fare qualcosa, doveva concentrarsi su qualcos'altro, ma il viso di quella ninfa gli ritornava in mente, quegli occhi grandi e luminosi come il cielo erano impressi nella sua mente.
Mentre pensava corse fino al palazzo, salì le scale a due a due, la sua mente correva più veloce delle gambe “Le mani piccole e delicate … BASTA!”, ma più veloce andava il cuore “...Quelle labbra sottili ...”, accelerò e per poco non tramortì due ninja di passaggio “...quei capelli corti e molto probabilmente setosi …”, svoltò il corridoio, si fermò di nuovo a riprendere fiato, non aveva mai corso così veloce in vita sua, respirava pesantemente “ … quelle lunghe ciglia, FINISCILA!” strinse i pugni fino a sbiancarsi le nocche, riprese a correre, doveva trovarsi qualcosa da fare, qualcosa che non gli permettesse di pensare a “lei”, arrivo alla porta dell'ufficio di Gaara, apri bruscamente e rumorosamente dimenticandosi dell'etichetta urlò:
-MANDAMI IN MISSIONE !-
Gaara alzò lentamente la testa,osservò suo fratello fradicio di sudore,ansimante per la sfrenata corsa; poi ritornò a controllare il rapporto, mettendoci la firma, posò la penna e intrecciò le dita sotto la testa.
-... come ?...-

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Capitolo 4
*** 4° CAPITOLO ***


4° CAPITOLO




-... come?...-
-HAI CAPITO BENISSIMO GAARA! MANDAMI IN MISSIONE!- urlò Kankurou, il fratello minore con una calma estenuante disse: -... potresti non urlare?... e poi potrei sapere il motivo per il quale, nel tuo giorno libero, mi chiedi di andare in missione?- questo era sicuramente il discorso più lungo che Gaara abbia mai fatto, ma Kankurou si affrettò a parlare:
-Bé ecco ...- Kankurou non poteva di certo dire la verità, gli avrebbe riso in faccia … bé … forse no... -... mi annoio e mi sono stufato di essere un nulla facente!-
Gaara sollevò un sopracciglio per esprimere il suo stupore: -... e da quando … tu … ti annoi nel tuo giorno libero?- alludendo al fatto che nel giorno libero, Kankurou dipinge le sue marionette.
-Ho voglia di lavorare!-
Gaara guardò attentamente suo fratello, poi guardò le missioni che restavano da fare.
-Ci sono solo missioni riguardanti livello D ...-
-Non importa !- interrompendolo -Qualsiasi missione va bene!-
Gaara alzò la testa dalla lista e guardò suo fratello.
-Ho impressione che tu voglia andartene al più presto via dal villaggio, ma mi incuriosisce il perché.-
Kankurou non rispose, pregò invece che non insistesse.
-Va bene.- disse infine Gaara -Porta la squadra tua con te per questa missione.- consegnandoli la pergamena, Kankurou tornato serio si concentro sulla missione.
-Sarà uno scherzetto! Grazie Gaara!-
Gaara mosse la testa in segno d' assenzo: -Fai chiamare la tua squadra, partire questo pomeriggio!-



CAMBIO DI SCENA
Nella bottega, Momo, si apprestava a mettere a posto i soldi e la marionetta dove poco prima ci aveva sbattuto Sabaku, ripensando al modo in cui si era comportato quel ragazzo.
“E' strano...” pensò pulendo il tavolo “...nessuno si era mai comportato in quella maniera con me...” si sedette sulla sedia dietro al banco con le mani poggiate sulle ginocchia “...di solito sono io che balbetto...” guardò la porta da dove era uscito “... è ...diverso da come me lo aspettavo...” nella mente di Momo si stagliò la figura del ragazzo “...mio padre lo descrive come un ragazzo serio e molto duro, quasi un uomo adulto per la sua compostezza...” ripensò alla caduta, al balbettio e la botta che aveva preso il povero ragazzo “...se non mi avesse confermato il suo cognome avrei potuto credere di aver sbagliato persona...” si alzò, aveva ancora due veleni da preparare e si apprestò a tornare nel retro bottega.



CAMBIO DI SCENA
Kankurou si tolse la fasciatura dalla gamba “Dannazione! La ferita si è riaperta!” buttò quella vecchia e ne prese una nuova “Devo fare attenzione. Non è nulla di che, ma se non si rimargina può diventare pericolosa!” pensò.
Kankurou era passato da camera sua a rimontare la propria marionetta e a prendere le altre, quando s'accorse che lasciva delle gocce di sangue sul pavimento, non c'aveva pensato due volte e si era fiondato in bagno a cambiarsi.
“Porterò un kit d'emergenza con me, per sicurezza.”
Pulì velocemente il sangue sul pavimento e si affrettò ad andare alle porte di Suna, ma il suo sguardo venne catturato da due foto poste sul mobiletto accanto al suo letto: una era più recente rispetto all' altra, era quella con lui, Gaara e Temari, sorrise, l'altra era quella di sua madre.
Il sorriso gli morì sulle labbra.
C'era stato un periodo in cui avrebbe voluto buttarla via, ma non ne aveva mai avuto il coraggio di farlo, avrebbe dovuto odiarla per la maledizione che aveva scagliato su suo fratello, ma non ci era mai riuscito, dopotutto era pur sempre sua madre.
“Non ti posso odiare … ma non so se avrò la forza di perdonare.” pensando a questo usci dalla porta, andando alle porte di Suna, dove il suo team lo aspettava.



CAMBIO DI SCENA
I cognugi Kasi ritornarono alla bottega, assieme a loro nipote Yoosai, nel tardo pomeriggio. Il signor Kasi balzo dal carro (nd.me che agilità -_-”) e entro di corsa dalla porta di servizio.
-Momo!- urlò appena entrato -Come è andata? Tutto bene?- Momo guardò suo padre, si vedeva lontano un miglio che era preoccupato.
-Tesoro, non aggredire nostra figlia!- urlò la signora Kasi entrando nella bottega con calma.
-Yoosai dov'è?- chiese Momo.
-Tuo cugino è a scaricare la merce dal carro, comunque ...- la signora Kasi assunse una faccia seria -...è andata bene?-
Momo impiegò un poco a rispondere:-P-penso di si, ho c-cambiato tre p-pezzi di l-legno e una g-giuntura.- disse infine.
-E … come si è comportato con te?- chiese la madre.
-Ti ha pagato?- chiese il padre.
-...n-non ha p-preso n-nemmeno il r-resto...-
Il padre e la madre si guardarono stupiti, Momo continuò -...e poi q-quando ha s-sbattuto c-contro la m-marionetta n-non ha v-voluto n-nemmeno un po' di g-ghiaccio...-

“SABAKU NO KANKUROU CHE SBATTE CONTRO UNA MARIONETTA ?!?” pensò la signora Kasi.

-...e b-balbettava q-quando mi ha c-chiesto i p-pezzi di r-ricambio...-

“SABAKU NO KANKUROU CHE BALBETTA ?!?” pensò il signor Kasi

-Aspetta un momento...- disse il padre -...portava un cappuccio?- credendo che sua figlia si fosse sbagliata.
Momo ripensò al ragazzo:-Si-
-...ed era truccato?-
-Si-
-Il cappuccio era nero e avevano la forma di orecchie da gatto?-
-...si-
La madre dichiarò:-Era lui.-
Il padre guardò la figlia:-Carissima Momo...- inizio il padre mettendo un braccio sulle spalle di sua figlia -...hai detto che ti ha lasciato la mancia.-
-V-veramente n-non ha v-voluto il r-resto...-
-Va bé è la stessa cosa, il punto è quanto ti ha lasciato?-
-Mi ha d-dato un b-biglietto da 1000 yen.-
ci fu un attimo di silenzio, dove gli occhi del signor Kasi da stupiti si fecero a poco a poco gioiosi con il luccichino negli occhi (alla stile maestro Gai) e le lacrime agli occhi, con un sorrisetto ebete sulla faccia (nd.me: manco avesse Dio).
La moglie guardò suo marito con una goccia che gli scendeva dalla fronte, poi si concentrò su Momo.
-Cara … non ha detto niente sul tuo comportamento?- Momo abbassò la testa e rispose sinceramente:-No-
La madre sorrise per la sorpresa e contentezza:-Davvero? Che bello! E' la prima volta vero?-
Momo allora sorrise alla madre.
“In effetti è la prima volta per me!” pensò Momo.
Il padre, ripresosi, ora aveva uno sguardo al quanto maligno e cospiratore:-Momo!- la richiamo il padre, sia lei che la madre voltarono la testa verso di lui -Ho deciso!- decretò il padre e Momo si preoccupò -Tu da ora in avanti, tratterai con Sabaku no Kankurou!-











Mi scuso per il brevissimo capitolo ma ho dovuto recuperare inglese all'ultimo momento … il prossimo sarà incentrato sul mio personaggio Momo! Ringrazio di cuore quelli che seguono questa fic e the my best friend amaerise!

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Capitolo 5
*** 5° CAPITOLO ***


5° CAPITOLO



Freddo, sudore e affanno.
Momo si era svegliata a notte fonda tremando come una foglia, aveva avuto un incubo, ma non se lo ricordava. Sudava e tremava, si strinse la coperta addosso e scese dal letto; appena toccò il pavimento sentì una scarica di gelo arrivarle dai piedi fino alla cute e si diresse verso il suo bagno.
Suo padre lo aveva costruito per lei, per il suo ottavo compleanno, dicendo che oramai era grande abbastanza per gestirsi da sola, lei aveva abbassato il capo e balbettato un grazie.
Apri il rubinetto e si lavò la faccia, si asciugò e si guardò allo specchio: aveva i capelli in completo disordine, perfettamente normale dato che si era girata e rigirata tutta la notte, usci dal bagno, andò davanti alla finestra di camera sua.
Non era uno di quei panorami spettacolari che si vedevano nei film, di solito con il tramonto dove i raggi più rossi scompaiono dietro le colline (dune in questo caso) rendendo il paesaggio ancora più intenso e misterioso, il suo non era così, però riusciva ad affascinarla lo stesso.
La finestra dava su una strada deserta, di notte era perfettamente normale che fosse così, e la strada era molto larga, per il fatto che tutti i giorni si svolgeva il mercato, e con solo la luna ad illuminarla.
In quella strada aleggiava un'aria di mistero e fascino che solo la notte può rendere magica.
Sospirò, di giorno invece c'era una tale folla da farla impallidire tutte le volte che ci andava per fare la spesa (ovvero tutti i giorni), non che non le piacesse la gente , ma troppa tutta insieme... c'era il rischio di esserne travolti (piccola e minuta come era lei poi figuriamoci).
Scosse la testa e guardò l'ora sul suo comodino, le 4 passate, sbuffò, si era alzata un'ora prima...
Non voleva dare la colpa a suo padre, ma la decisione che aveva preso il giorno prima l'aveva … come dire … sorpresa ? … no l'aveva sconvolta! Lei che non aveva mai dialogato con nessuno, se non con i suoi genitori e suo cugino figuriamoci trattare con Sabaku no Kankurou.
Se fosse andato male anche solo un incontro suo padre si sarebbe disperato … -U-uffi!- balbettò Momo.
Era il suo balbettare il vero problema ce l' aveva fin da quando ne aveva memoria. All'inizio i suoi non ci diedero peso, tutti i bambini balbettano all'inizio, però per lei era diverso …
I dottori non sanno ancora oggi se è un fatto psicologico oppure un difetto fisico, nonostante terapie e visite mediche non sono riuscite a capirlo e alla fine ci hanno rinunciato, ogni tanto la chiamano per un incontro, ma i risultati sono sempre gli stessi.
Fin da quando era piccola ha sempre avuto difficoltà a parlare ed esprimersi, aveva tentato, ci aveva provato, tutti i giorni, tutti gli esercizi, le giornate passate davanti allo specchio … nulla … neanche un lieve miglioramento.
Poi all'età di 7 anni aveva cominciato ad interessarsi del lavoro che faceva sua madre; ovvero quello di preparare veleni per poi metterli sulle lame delle marionette, questo prima di cominciare a prendere le ordinazioni e fissare il prezzo per i pezzi di marionetta.
Diciamo pure che era affascinata dai colori che si mischiavano insieme, però più tardi si interessò da dove provenivano gli ingredienti per prepararli e scopri che erano piante, minerali e anche animali (come serpenti, scorpioni, ragni, mantidi, ecc).
Un giorno, il caso volle che la madre non fosse in negozio, che il cliente di turno avesse bisogno di qualche fiala di veleno e suo padre non sapesse da dove cominciare, allora Momo disse timidamente al padre che ci avrebbe pensato lei a prepararlo, perchè aveva visto la madre prepararlo una volta e lei era convinta di saperlo rifare, ma che lui avrebbe dovuto prendere gli ingredienti e quando cominciò a elencare gli ingredienti smise di balbettare; appena ebbe finito, sia il padre che la figlia erano rimasti esterrefatti.
Sospirò ancora, aveva provato più volte a parlare normalmente anche in altre situazioni, ma non ci riusciva, mentre se era concentrata sulla preparazione dei veleni la balbuzia spariva come per magia.
Guardò di nuovo l'ora e si decise ad iniziare la sua giornata.

Nella cucina la signora Kasi era intenta a cucinare la colazione per i componenti della sua famiglia ovvero suo marito intento a criticare, davanti al giornale, l'aumento del prezzo dei cocomeri, suo nipote Yoosai, intento a trangugiare l'undicesima frittella che lei aveva preparato e sua figlia che, tranquilla, beveva lentamente il suo latte; finì di preparare le venti frittelle e si sedette anche lei con una tazza di tè in mano.
-E' un indecenza! Alzare del 3% il prezzo dei cocomeri! Ma dove mai andremo a finire? Dico io!- sbottò il signor Kasi.
-Tesoro, è perfettamente normale dato che l'importiamo dal villaggio della foglia che è nostra alleata!-
-Appunto! E' un villaggio alleato dovrebbero abbassare e non aggiungere!-
-Il solito spilorcio … e poi quando mai abbiamo comprato cocomeri?-
Non dando peso alla domanda della moglie continuò:-Di questo passo alzeranno anche la farina e il sale!-
la moglie sospirò:- Ti preoccupi troppo!- sorseggiò un po' di tè.
-E tu affatto!- replicò il marito.
Momo sorrise a guardare quella scena; i suoi genitori non litigavano mai sul serio, diciamo che era un reciproco prendersi per il culo; ma i loro modi di litigare la divertivano sempre. I suoi genitori erano unici e questo non era un segreto! Quando i suoi zii (da parte di padre), ovvero i genitori di Yoosai, morirono, i genitori di Momo presero suo cugino nella loro famiglia, per non lasciarlo da solo, dimostrando così un cuore immenso. Momo era molto fortunata ad avere una famiglia così, una famiglia che trasmette gioia e calore affettivo! Peccato però che ora c'era quel “piccolo” “incidente” di nome Sabaku.
-Tutto a posto Momo?- chiese Yoosai alla cugina.
-Uh?... S-si!- rispose riscossa dalla sua voce.
-sei sicura? Ti vedo un po' stanca...-
Momo scosse la testa -No, s-sto b-bene! D-davvero!- sorrise al cugino.
Yoosai, suo cugino da parte di padre, aveva i capelli ribelli e marroni, gli occhi color del grano, una cicatrice sul naso per via del suo lavoro, alto quasi due metri, possenti muscoli e delle spalle che lo facevano sembrare un armadio a due ante. Nonostante il suo aspetto da bruto e il suo sguardo penetrante da far chetare chiunque, nei confronti di Momo era tenero e affetuoso, un bonaccione, si preoccupa davvero molto nei suoi riguardi, come se ogni minima cosa possa ferirla, ma lei lo tranquillizzava con un sorriso … ma questa volta il sorriso non funzionò.
-Mmm … ti và se andiamo insieme a fare la spesa, Momo?- propose Yoosai, Momo dentro di se pensava:”Mannaggia!” ma fece solo un cenno affermativo con la testa, Yoosai felice ripulì il piatto della sedicesima? Diciassettesima? aveva perso il conto, frittella, mentre lei con un sorso finì il suo latte.

Non è che a Momo dispiacesse la compagnia del cugino e solo che … ehm … loro due insieme, a passeggio in mezzo alle bancarelle, davano non poco nell' occhio. Lei piccola e minuta, lui colosso e … ehm … colosso. Insomma erano … ridicoli … e poi la gente che si girava a guardarli per stupirsi inizialmente e poi ridere sotto i baffi, tutto questo era davvero imbarazzante per Momo, suo cugino invece non era di questo parere, non dava mai peso a queste cose, ma per la verità non si accorgeva neanche …
Momo sospirò non le piaceva avere i riflettori addosso.
Dopo esser passati da una bancarella e comprato del pane nero il cugino si soffermò su una bancarella poco distante da quella del pescivendolo e sorrise.
-Ehi Momo !- la risvegliò suo cugino, guardandolo lo vide indicare una bancarella di … gioielli …
“Ancora?” si domandò Momo con un sorriso forzato verso il cugino. Yoosai era sempre solito, quando andavano al mercato insieme, regalarle qualcosa per renderla felice ma lei come al solito liquidava sempre quei piccoli gesti con un “non mi piacciono” balbettato, lui ovviamente non ci credeva ma non insisteva per non pressarla.
Non è che non gli piacessero anzi gli piacevano molto, però addosso a ragazze e lei non era una bella, non che fosse brutta ma non era bella e questo è un dato di fatto. Alle altre ragazze gli si addicevano meglio quegli sfarsi a lei no.
Dopo aver preso sia frutta che verdura tornarono alla bottega prima di entrare Momo si nascose dietro suo cugino. Il Perché, spiegarlo è semplice … ad aspettarli una volta entrati c'era il padre di Momo che la attendeva con le braccia incrociate (il perché, provate ad indovinare. Nd me).
-Quanto avete speso?- chiese il padre di Momo (vi piace vincere facile, eh? Nd me).
Suo padre era sempre fissato con i soldi (nd.me: Non lo avevano capito … -_-”) tutti i giorni la perseguitava con: “Quanto hai speso?”, “Quanto ti è costato?” o “Ti ha fatto lo sconto?”.
Suo padre non era avaro sia chiaro, è che pensava di finire sull'astrico da un momento all'altro.
-Tranquillo zio, tutto in regola, non è aumentato niente da ieri, se non i cocomeri, che non abbiamo comprato.- si affrettò ad aggiungere.
-Non ricordarmi quell'aumento, già tremo nel fatto che aumenteranno qualcos'altro oltre ai cocomeri.
Momo sorrise, meno male che c'era suo cugino se avesse dovuto parlare lei, suo padre non le avrebbe permesso di mettere due parole in fila.
-Momo!!- urlò la madre da dentro la cucina. -Portami le borse e aiutami con il pranzo!-
-S-si!- rispose Momo, trascinando dietro quelle pesanti borse in cucina.



CAMBIO DI SCENA

Delle figure nere tornavano un po' malconce ma con un sorriso soddisfatto sulle labbra … tranne uno.
-Capitano Kankurou, c'è qualcosa che non va?- chiese un ragazzo con delle lentiggini sul viso avvicinandosi a Kankurou.
-No … va tutto bene ...- disse con tono che diceva il contrario.
-Non si disperi capitano abbiamo completato la missione con successo!-
-... lo so ...-
-Certo, non era previsto quel ninja mercenario (per cui la nostra missione è diventata di livello B) però ce la siamo cavata alla grande, non abbiamo subito ferite, solo un danno alla vostra marionetta kankurou-sensei.-
-... non me lo ricordare ...-
-Però potete sostituire i pezzi rotti nella bottega dove fate spesso rifornimento, giusto?-
-... si ...-
-E potete sostituire i pezzi rotti nella bottega dove fate spesso rifornimento, giusto ?-
-... -_-” si ...-
-Allora non siate così giù di morale capitano!- disse sorridendo il ragazzo con le lentiggini.
-... grazie Chirico, mi serviva i tuo supporto -_-” ...-
-Felice di esserle stato d'aiuto!- e tutto contento raggiunse l'altro compagno che li aveva preceduti.
Kankurou però restò nervoso tutto il tempo, maledicendo quel ninja mercenario che gli aveva distrutto Sansho. Ora sarebbe dovuto andare in bottega e magari rivedere ragazza … bellissima.
“BASTA!”
Inutile più cercava di scacciarla dalla sua mente più lei tornava nei suoi pensieri. Anche durante lo scontro con il mercenario, il viso di quella ragazza gli tornava in testa, distraendolo. Da quando l'aveva incontrata si sentiva strano, quasi incapace di agire e di pensare.
Guardò le porte di Suna.
“Forse dovrei cercare un altra bottega … ma che cavolo! Solo quella bottega a i pezzi migliori! E non posso certo permettermi roba di seconda mano … che casino!”
-Capitano!- lo richiamò Chirico.
Kankurou si riscosse -Si-
-E' rimasto indietro! Si sbrighi!- e si beccò una botta in testa da una ragazza con i capelli neri.
-Non essere impertinente!- disse la ragazza in un tono provocatorio. Chirico rise. -Hai ragione Nuriko, scusatemi capitano.-
Kankurou li guardò per un nano secondo, scosse la testa e attraversò le porte di Suna insieme agli altri.









scusate l'imperdonabile ritardo ma avevo completamente perso l'ispirazione … per fortuna una mia amica matta per loro due mi aiutato a recuperare la voglia spero che questo capitolo vi piaccia. ^^

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Capitolo 6
*** 6° CAPITOLO ***


6° CAPITOLO



“Non ci voglio andare! Non ci voglio andare! NON CI VOGLIO ANDARE!” pensò Kankurou seduto sul letto a gambe incrociate fissando la sua marionetta rotta.
“Certo che però qualcuno ce l'ha con me! Prima Karasu e ara Sansho, mi si rompono una dietro l'altra.” Si butto all'indietro chiudendo gli occhi, sospirò.
Aveva accettato una missione nel suo giorno libero, ed era riuscito a rompere un'altra marionetta … era uscito di matto.
Si mise le mani dietro la testa.
Certo, si era calmato un pochino … ma … il viso di quella ragazza oramai aveva preso possesso della sua mente, anche la flebile voce rimbombava nella sua testa.
Si girò su un fianco con sempre le mani dietro la testa, aprì gli occhi.
Ora che ci pensava … quella ragazza balbettava, però non in modo normale quando qualcuno è imbarazzato.
Si mise seduto con le gambe fuori dal letto.
“Che sia balbuziente?” pensò prendendosi il mento con le dita. “Può essere … ma che m'importa miseria! Solo Perché non sembrava una di quelle oche che starnazza appena il figo di turno passa … almeno così sembra …”
Ripensò hai modi di comportarsi di quella ragazza, no, decisamente non era un'oca.
Il suo sguardo cadde su un libro: “la storia dei marionettisti” lo prese tra le mani e guardò un bollettino di prestito. Si alzò, si mise una maglietta a caso e con il libro sotto il braccio uscì dalla sua stanza.
“Tanto dovevo riportare questo libro … se do una sbirciata a qualche altro genere non è un reato …” pensando così si diresse fuori dal palazzo diretto alla bibloteca.


CAMBIO DI SCENA
Momo si preparò per andare a letto ma prima, gli esercizi. Si mise davanti allo specchio e cominciò: -S-salv-ve, m-mi c-ch-chia-mo Mo-mo, m-mio p-pad-dre è u-un b-bot-te-gaio, m-mia m-ma-dre è c-cas-sa-ling-ga, m-mio c-cu-g-gi-no a-aiuta in c-ca-sa e nel l-lav-voro di m-mio p-pad-dre.- sospirò neanche stavolta un miglioramento, uno specialista gli aveva detto che se ripeteva queste esatte parole tutti i giorni sarebbe migliorata nel giro di tre settimane …
“Sono passati 4 anni da allora ...” pensò Momo.
Fare quegli esercizi però l'aiutava a non peggiorare.
“Però peggio di così …” scosse la testa e sospirò.
Andò in bagno si lavò e si mise il pigiama: una camicia da notte bianca, lunga fino a sotto i ginocchi, a mezze maniche con ricamato sopra, all'altezza del petto, un fiore di pesco.
L'aveva cucita sopra sua madre per via del suo nome, Momo infatti significava pesca.
Il Perché, di questo nome, è veramente imbarazzante.
Sentì una musica provenire da fuori, Momo andò alla finestra e guardò attraverso il vetro.
C'era un uomo con in mano una sottospecie di banjo e una donna che cantava e la gente attorno a loro ascoltava.
Erano cantastorie che qualche volta sotto casa sua si mettevano a raccontare storie, Momo se la ricordava tutte quelle che avevano cantato sotto casa, ogni volta una storia diversa.
Questa raccontava di un orso che voleva essere un' aquila.
“L'inizio non sembrava molto promettente …” pensò Momo, ma continuò ad ascoltare.

L'orso veniva preso in giro da tutti gli animali comprese le aquile: “Come può un animale, stato creato per la terra, correr su per le nuvole?” disse una di queste una volta. L'orso però non si arrendeva e continuava a cercar il modo di volare, ma tutta la mole che aveva addosso non glie lo permetteva.
Gli anni passavano, le stagioni cambiavano ma l'orso non volò mai. Invece si accoppiò ed ebbe due cuccioli. Un giorno, uno di questi, allontanatosi dalla madre, uscì fuori dalla tana e fu braccato da un cacciatore.
L'orso accortosi della mancanza del piccolo segui le sue traccie. Quando vide, da sopra una roccia, il cacciatore che puntava una balestra al suo cucciolo, volendolo salvare, saltò dalla roccia puntando al cacciatore.
Il cacciatore distraendosi dal cucciolo puntò la balestra contro l'orso adulto e scoccò, colpendolo. L'orso però cadde lo stesso addosso al cacciatore uccidendolo sul colpo.
L'orso, colpito al cuore, mormorò le sue ultime parole:”La salvezza del mio cucciolo mi ha ripagato di una vita credendo di aver ali sulla schiena”.
Lo spirito dell'aria commosso da quelle parole, prese lo spirito dell'orso con se concedendoli l'onore di galoppare i cieli con lui.


I passanti che erano rimasti ad ascoltare applaudirono, Momo sorrise.
“E' una storia semplice ma cantata con una certe intonazione la rende bellissima.” pensò Momo.
Alcuni passanti lasciarono loro delle offerte e quando la folla si fu dileguata, l'uomo e la donna, contenti del gruzzolo ricavato, si dettero un bacio.
Momo arrossì e si allontanò dalla finestra.
Aveva visto molte coppie baciarsi fra di loro ma Momo rimaneva sempre imbarazzata da quei gesti così dolci. Si era sempre chiesta come fosse baciare ed essere baciati dalla persona che si ama.
Una volta si era anche innamorata ma quel “difetto di pronuncia”, volgarmente detto dai medici, non gli permise di combinare alcunché.
Si portò una mano all'altezza del cuore, si fece triste.
Portava ancora il peso di quel rimpianto. “Ma se anche gli avessi detto i miei sentimenti mi avrebbe rifiutata …” sospirò e si decise ad andare a letto “... una come me non ha nulla da offrire.” si mise sotto le lenzuola e scivolò in un mondo senza sogni.


CAMBIO DI SCENA “Come serata fa veramente schifò!” pensò Kankurou.
“Prima mi si piazza davanti la capo infermiera Kyoo pretendendo di controllare la ferita, che si era un poco infettata, facendomi perdere tempo, come se non bastasse Baki-sensei, essendo di corsa (puta caso), mi ha affibbiato una paccata di fogli da controllare e anche lì altro tempo sprecato. E quando ho provato a contraddirlo dicendo che dovevo andare in biblioteca, mi ha guardato stralunato per poi dirmi: “Inventati un altra scusa” … che uomo malfidato. Ho controllato quei fogli alla velocità della luce per far in tempo prima della chiusura della biblioteca consegnandoli a Gaara che quando mi ha chiesto dove andavo così di corsa e io gli ho risposto che andavo in biblioteca anche lui mi ha risposto qualcosa tipo: “Ma fammi il piacere...” oppure “Che battuta...” PERCHE'? PENSI DI FARE MEGLIO? Finalmente sono riuscito ad arrivare in biblioteca, peccato solo che per bibliotecaria c'era una vecchia rimbambita che per trovare i libri che cercavo ci ha impiegato un'ora! E dato che era l'ora di chiusura ho dovuto prenderli in prestito! Ma che c***o! Qualcuno davvero ce l'ha con me!” la mente di Kankurou oramai stava sclerando
Aprendo la porta di camera sua posò i libri sulla sua scrivania e guardò l'ora, 23:56.
-... MA NON SI Può FARE UN ORA DEL GENERE PER QUESTE M*******E!- urlò Kankurou. Si prese la faccia fra le mani.
“Ho bisogno di una dormita …” con un occhio guardò i libri “… ma ormai il sonno è andato a farsi benedire, tanto vale cominciare.”
Prese la sedia e si mise a leggere libri che mai nella sua vita aveva pensato anche solo di sfiorarli.
“Che cosa è cambiato in me?”
Già … che cosa? … non sapeva ancora spiegarselo, ma qualcosa era cambiato. E non è solo il fatto di aver lavorato nel suo giorno libero, di aver rotto una marionetta in una missione di livello B, di aver controllato delle pratiche alla velocità della luce, andare in biblioteca di corsa per prendere dei libri … che mai avrebbe pensato di leggere. Non, non era solo questo, benché non sia cosa da tralasciare, ma Perché si sentiva cosi ''su di giri'' quando pensava a quella ragazza di cui non sapeva il nome?
E' perché desiderava scappare da questa ragazza ma allo stesso tempo s'interessava per quel suo difetto?
Distolse lo sguardo da quello che stava leggendo e guardò fuori dalla finestra la luna che quasi giungeva al termine.
“A quest'ora sarà già a letto da un pezzo …” pensò Kankurou “… mentre io sono sveglio a pensare a lei …” scosse la testa “Ma che cavolo penso? E' questa la ripercussione per mancanza di sonno?”
Ad un certo punto ricordò un episodio successo in precedenza, gli occhi si spalancarono mano a mano che il ricordo si faceva più vivo.

*INIZIO FLASH BACH*
Kankurou sbadigliando sonoramente lungo il corridoio per andare i camera sua a letto, notò la porta di camera della sorella aperta e lei seduta sul bordò della finestra con in mano una collana, che si rigirava fra le mani sorridendo.
-Ohi, Temari! Ancora sveglia?- la chiamò Kankurou lei arrossì di colpo agitandosi.
-E-ehi, ti sembra il modo di … di … disturbare?- disse lei arrossendo vigorosamente.
Kankurou si stupì.
-Come mai hai le gote rosse?-
-Non ho nessuna gota rossa io!- disse con una faccia che mostrava il contrario, cercando di nascondere la collana.
Kankurou la vide e intuì.
-Te l'ha regalata quel Nara la collana?- chiese retoricamente sorridendo in maniera sadica.
Temari divenne rossa completamente.
-C-come?!?-
-Si capisce dalla faccia che è stato lui a dartela.-disse ghignando.
Temari arrabbiata e rossa voltò la testa in direzione del paesaggio.
-Scusa una domanda Temari, perché non ti metti insieme a lui? Si vede lontano un miglio che ti piace.- disse Kankurou.
-Perché è complicato Kankurou! A lui non piaccio io.-disse tristemente.
-Te l'ha detto lui?-
-No.-
-E allora … comunque sia se a lui non piaci pace, non puoi mica morire dietro a lui per sempre, no?-
Questa volta Temari sorrise.
-No, Kankurou non è così semplice …- disse lei e Kankurou si fece attento -… una volta che ti invaghisci di una persona è difficile dimenticarla, anche se non vuoi accettare il fatto di esserti innamorato, ti scopri a pensare a quella persona anche se è notte fonda e quando sei con lui/lei pensi di voler trascorrere molto più del solito con quella persona e quando non c'è stai male e vorresti aver accanto a te la persona che ami, per cui faresti di tutto pur di vederlo/a felice.- concluse Temari con un sorriso.
-… va bè, non ci ho capito granché, ma mi pare che tu sia convinta di questo.-concluse Kankurou.
-Si.- disse Temari.
-Comunque se ti ha regalato una collana qualcosa vorrà dire, no?- disse Kankurou convinto di aver fatto centro infatti vide Temari sollevare la sua collana con un pendolo a forma di ventaglio.
-Si, forse hai ragione …- disse con un sorriso innamorato.
*FINE FLASH BACK*


Kankurou lasciò cadere il libro che stava leggendo sulla scrivania.
”... anche se non vuoi accettare il fatto di esserti innamorato, ti scopri a pensare a quella persona anche se è notte fonda ...”
-Io …- si portò una mano all'altezza del cuore che aveva cominciato a battere all'impazzata -… innamorato?!?- si scoprì a sussurrare.








ecco un'altro capitolo anche in breve tempo, ora il nostro caro idiota a capito (alleluja) di essere innamorato di Momo, che cosa succederà poi? … non lo so neppure io … O.O … scherzo, sperò vi piaccia!!! ^^

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Capitolo 7
*** 7° CAPITOLO ***


7° CAPITOLO



-Io … innamorato?!?- si scoprì a sussurrare.
Il suo primo desiderio fu quello di rinchiudersi nella stanza e non uscirne più per il resto della sua vita poi si convinse, mentalmente, che non era possibile.
“Ragioniamo, non è possibile che mi sia innamorato così su due piedi, giusto? Quindi deve essere qualcos'altro.”
Però più pensava a possibili ipotesi più le scartava arrivando alla conclusione di partenza.
“Forse ho un'ultima possibilità.”


TOK-TOK “Chi è quell'uomo o donna, già morto, che ha osato svegliarmi nel cuore della notte?” si chiese, mentalmente pronta a strangolare l'individuo, la capo infermiera Kyoo.
TOK-TOK-TOK
“Ah … ha anche fretta la signorina o il signorino.”
-Arrivo!- disse questo aprì la porta, trovandosi dinnanzi il ragazzo che aveva curato qualche ora prima.
-... Sabaku?...- chiese pregando fosse un incubo.
-Proprio io.- rispose il ragazzo.
“Come non pensato.” -Lo sapete che ora sono?-chiese con una calma che non era da lei.
-Le 2 e 45.-disse con calma.
-... bene … ero preoccupata dal fatto che si fosse presentato 5 ore prima del mio turno da capo infermiera senza sapere che ore sono … quindi spero per la sua persona che lei abbia qualcosa di grave per venirmi a disturbare a quest'ora della notte, altrimenti penso che il mio autocontrollo si annullerà fra qualche istante.- disse con una calma che faceva accapponare la pelle.
-Mi visiti, la prego!- disse non badando (o non riconoscendo) al guaio in cui si era cacciato.
L'infermiera si convinse che stava facendo un incubo dal quale era perfettamente sveglia.
-Non l'avevo visitata qualche ora prima ?-
-Si … ma questa volta è sicuramente qualcos'altro.- disse cercando di convincere più se stesso che lei. L'infermiera sospirò.
-Quali sarebbero i sintomi ?-
-… non so.-
La signora Kyoo sbatté le palpebre due volte, come a non volerci credere.
-… come sarebbe non so ?- chiese cercando di mantenere ancora un briciolo di autocontrollo.
-... non lo so.- ripeté lui.
Alla nostra cara infermiera venne il tic all'occhio destro.
-... i sintomi … non li conosce? … tipo: dolori addominali, non le dice nulla? Febbre, spossatezza, nausea?-
-So cosa sono i sintomi, è solo che non riesco a riconoscerli, comunque penso di aver qualcosa.-
-... pensa … di avere … qualcosa …- ripeté l'infermiera -... e questo qualcosa non sa dire cos'è … Perché non riconosce i sintomi?- chiese forse sperando di aver capito male.
-Si è così.-
Speranza vana.
Ci fu qualche istante di silenzio, in cui Kankurou stava immobile davanti all'infermiera consapevole di ciò che fra pochi secondi sarebbe accaduto.
-... MA CHI CAVOLO CREDE DI ESSERE PER VENIRMI A SVEGLIARE ALLE 3 DI NOTTE, PER DEI SINTOMI CHE NEMMENO LEI CONOSCE? NEMMENO SE SEI FIGLIO DEL SIGNORE FEUDALE LA VISITEREI! SOPRATTUTTO A QUEST'ORA! SE NE VADA IMMEDIATAMENTE DA QUI ALTRIMENTI SARO' IO A PROCURARLE QUALCHE SINTOMO CHE SAPRA' RICONOSCERE PERFETTAMENTE!- sclerò infine la capo infermiera e ora si appoggiava all'uscio della porta ansimando, con davanti Kankurou al quanto basito, nonostante se lo aspettasse.
-Anf... sei … anf … ancora qui? … anf...- domandò Kyoo, stremata per l'eccessivo sfogo.
-La prego!-disse deciso a restare -Devo avere qualcosa che non va altrimenti...- non riusci a continuare.
-Altrimenti, cosa?- chiese lei esausta.
Kankurou prima di rispondere si concesse un minuto per pensare alla situazione in cui si trovava, ma era veramente disperato per cui si lasciò andare e ammise.
-... non so che fare …- disse in un sussurro chinando il capo a coprirgli gli occhi.
Kyoo, mettendo da parte un attimo la collera, guardò quel ragazzo rigido di fronte a lei, ci mancava poco che cominciasse a tremare. Quante volte aveva visto una scena del genere nella sua vita.
La donna alzò gli occhi al cielo “Questi giovani d'oggi …” pensando questo sospirò, lo sapeva che non aveva alcun dolore fisico ma si mise da una parte e fece cenno al ragazzo di entrare. Lui sorrise di gratitudine e varcò la soglia.


-Fisicamente, sei sano come un pesce, a parte la ferita che si deve rimarginare, quindi domani avvertirò il Kazeikage che per almeno tre giorni deve astenersi da eventuali missioni, chiaro?- minacciò la signora rimettendo gli attrezzi a posto.
“Alla fine l'ho visitato lo stesso. Mi dovrebbero far santa per la pazienza.” pensò guardando di sottecchi il ragazzo, seduto sul tavolo (improvvisato lettino) con il dorso scoperto e il capo chino.
-Comunque la ferita non è così grave da non riuscire a dormire …- disse avvicinandosi al ragazzo -... non sono una psicologa, ma forse posso aiutarti, tanto il sonno l'ho perso anch'io.- disse guardandolo in faccia notò con piacere di averlo fatto sorridere.
-Mi dispiace di averle recato disturbo …- stava per aggiungere qualcosa ma si bloccò ancora. Kyoo vedendolo in difficoltà decise di sdrammatizzare.
-Figurati …- disse facendo la faccia più angelica che aveva -... ma che non si ripeta mai più!-minacciò poi, kankurou sorrise.
Dopo di che calò il silenzio in cui Kankurou ritornò serio e la signora Kyoo cercava di trovare l'approccio migliore, dopo averlo trovato si decise a parlare anche se l'aria era carica di tensione (solo dalla parte di Kankurou).
-Non sono una parente a cui si può confidare un segreto però so dare ottimi consigli, non per vantarmi.- disse ma vedendo che lui taceva continuò -Inoltrre con me puoi usare il segreto professionale.- ma il ragazzo ancora taceva allora andò dritta al sodo.
-Allora, cominciamo dalla ragazza in questine.- cominciò lei e, come lei si aspettava, Kankurou si girò di scatto.
-Ma come …- chiese sbigottito.
-Esperienza.- cominciò l'infermiera -Sono una donna di mezz'età Sabaku, dopo anni e anni riesco a riconoscere anche i sintomi come il tuo.- disse assumendo un aria da saccente cosa che non aiutò il ragazzo che chinò di nuovo la testa.
-Non è possibile che mi sia innamorato.- disse cercando di convincersene.
-La conosci da poco?- chiese lei e lui annui.
La donna si sedette sul lettino e accavallò le gambe -Allora non sei innamorato…- disse lei e lui si girò non capendo -...ti sei preso una cotta o un colpo di fulmine, come preferisci.-
-E non è la stessa cosa ?- sbuffò Kankurou credendo di aver trovato una soluzione.
-No.- disse Kyoo e Kankurou si fece attento sperando che continuasse -L'innamoramento viene dopo il colpo di fulmine o cotta, l'innamoramento avviene dopo aver conosciuto sia i pregi che i difetti della persona che piace. Posso quindi affermare che tu sei in una fase di cotta molto avanzata.- disse kyoo.
-Da cosa lo deduci ?- chiese lui. -Dalla tua faccia color porpora da quando abbiamo cominciato a parlare dei tuoi sentimenti verso quella ragazza.- disse sorridendo Kyoo e lui diventò ancor più porpora.
-Però se mi racconti tutto da l'inizio posso fare un analisi della tua situazione e consigliarti cosa fare.- disse lei e Kankurou la guardò per un attimo, la donna era in attesa che lui parlasse.
“Io la mia parte l'ho fatta ora deve essere lui a parlare.” pensò Kyoo.
Sembrava tanto una scena fra madre e figlio.
Kankurou sospirò e cominciò a raccontare.


CAMBIO SCENA
Il sole splendeva alto nel cielo, con una solitaria nuvola di passaggio, vicino alla bottega, davanti alla porta d'ingresso precisamente, il padre di Momo era fuori a spazzare borbottando qualcosa su foglietti e robaccia lasciata davanti all'entrata della bottega, quando, da lontano scorse la figura di Kankurou e prima che quest'ultimo si accorgesse di lui si fiondò nella bottega strepitando:
-Presto, presto, chiama Momo! Sta arrivando il nostro cliente abituale !!-
La moglie intenta a pulire il balcone alzò lo sguardo sul marito.
-... ah … dicevi, sul serio, riguardo a Momo?-chiese.
-Io sono sempre serio quando parlo!- disse il marito con enfasi e la moglie lo guardò con un espressione che diceva: “che pena che fai.”
-Sbrighiamoci che è sulla strada!- strepitò di nuovo il marito.
-Ma come?- la moglie sbatté le palpebre -Non ha chiamato? Di solito avverte quando viene.-
-Questa volta non ha avvertito, forza! Sbrigati a chiamare Momo!-
-Ma oggi ci siamo noi.- disse nel tentativo di salvare la figlia.
-Ci nasconderemo dentro lo sgabuzzino!-disse il marito.
La moglie lo guardò schifata -... sei un porco!-
-Ma che capisci tu? Chiama Momo!- chiaramente offeso ma anche preoccupato.
-Uff … e va bene … però non ti facevo così arrapato.- disse la moglie prendendo la via per le scale.
-Per l'amor … chiamala e datti una mossa fra un istante sarà qui!- pregando che la pressione non gli salisse.
-D'accordo! Ho capito! Ora la chiamo!- si fermò a metà scale trovandosi dinnanzi la figlia che la guardava.
-Hai sentito le urla di tuo padre, vero?-disse retoricamente e vedendo che la figlia stava torturando la magliata pensò “Ne dovrò comprare un altra...” Momo annui alla domanda della madre.
-Te la senti?- chiese la madre preoccupata e Mom annui ancora.
La madre sospirò e fu trascinata giù per un braccio da suo marito.
-Mi raccomando a te Momo.- detto questo il padre si chiuse nello sgabuzino trascinandosi dietro una contraria moglie.
Momo un po' pallida prese dei profondi respiri cercando di non andare in iperventilazione e mentre si apprestava a mettersi a sedere dietro al balcone entrò Kankurou.


In quell'istante piombo un silenzio fatto di tenzione, Momo cercava con tutte le forze con tutte le forze di non stringere la maglia più forte del necessario e si costrinse ad aprire bocca, la prima volta non uscì nulla la seconda era un sussurro alla terza riusci a balbettare: -B-be-ben-ven-nu-to, c-co-sa l-le s-ser-rve?- Kankurou in quel lasso di tempo era rimasto a guardare la ragazza che l'aveva incantato qualche giorno prima. Forse era per questo fatto che le sembrava più bella dell'ultima volta “Forse anche colpa della notte in bianco” gli sembrava che il corpo fosse più minuto di come si ricordava ma una cosa che notò quando lei parlò fu la sua balbuzia e poi la vide stringere, quasi convulsamente la maglia con le mani, per il silenzio di lui alla sua domanda.
”Occorre comprendere le difficoltà della persona balbuziente e tranquillizzare, anche con piccoli gesti, l'ansia del balbuziente. Aumentando l'interazione con esso, ponendosi al di là del sintomo e operandosi per migliorare continuamente la nostra qualità di comunicazione.”
kankurou si avvicinò con cautela al banco sorridendo alla ragazza. Lei si stupì, nessuno le aveva mai sorriso, a parte la sua famiglia è ovvio, le altre persone l'avevano sempre tratta con freddezza e quando cercava di parlare, leggeva nei loro occhi compassione e distaccamento, dopo inventavano una scusa e si allontanavano neanche avesse la lebbra.
-Vorrei cambiare un pezzo di Sansho.-disse Kankurou una volta vicino al banco e lei si riprese:-D-da-te i n-no-mi a-alle v-vos-stre m-ma-rio-on-net-tte?-chiese curiosa, ma vedendo la faccia stupita di lui, si pentì immediatamente.
-M-mi p-per-don-ni, n-non s-so-no a-af-fari m-miei.-disse chinando il capo.
In quel lasso di tempo Kankurou si rese conto, guardandola, che i suoi occhi erano molto più chiari di come si ricordava e i capelli erano di un viola più chiaro, poco dopo si rese conto che lei gli aveva porto una domanda e siccome non era riuscito a rispondere lei aveva frainteso.
“Molto più fragile di quanto pensassi.” pensando si tolse il cappuccio e lo posò sul banco, si mise una mano dietro la testa scompigliandosi i capelli, già arruffati.
-No, è che mi hai colto alla sprovvista, tutto qui.- disse sorridendole imbarazzato per essersi lasciato scappare il nome della sua marionetta, lei però rialzò il viso con un espressione di scuse.
-Giuro!- continuò Kankurou e vedendo l'espressione di lei decise di dirle il resto per alleggerire la tensione -Comunque, si. Chiamo per nome le mie marionette; una si chiama Sansho, che è questa- e gli mostrò i vari pezzi -i pezzi che avevo portato l'altra volta erano quelli di Karasu e l'altra, quella che ancora non ho rotto, si chiama Kuroari.- disse lui cercando di farla ridere con quella frase, riuscendoci.
Momo aveva ascoltato con attenzione e aveva riso, cosa per lei del tutto nuova con un estraneo. Kankurou sorrise nel vederla ride così timidamente, restò un po' a contemplarla poi con un sorriso imbarazzato concluse:-Sono tre i tutto.-
Lei invece lo ringraziò mentalmente per averla farla fatta ridere e di averle parlato in modo dolce.
-H-han-no u-un b-bel n-no-me.-disse lei sorridendogli di cuore e di gratitudine, lui restò ancora un po' a contemplare il suo sorriso ma poi come un flash si ricordò di una cosa molto importante.
A proposito di nome!- disse sorprendendo la ragazza -L'altra volta non avete detto il vostro.-
La ragazza sbatté le palpebre due volte -V-vo-le-te s-sap-pere i-il m-mio n-no-me?-chiese per avere conferma.
-Ehm, si, per favore.- disse più gentilmente possibile per non sembrare uno psicopatico, lei, non di questo parere, gli sorrise e tese una mano.
-I-il m-mio n-no-me è Momo p-pia-ce-re.-








Eccomi tornata, come sempre in ritardo, con un nuovo capitolo. Spero di non aver ucciso il personaggio Kankurou … ç_ç … spero di più che vi sia piaciuto! Se c'è qualcosa da correggere fatemelo sapere! Grazie a tutti quelli che seguono questa storia!^^

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Capitolo 8
*** 8° CAPITOLO ***


8° CAPITOLO



-Momo...- ripeté Kankurou, guardandola, incantato da quegli specchi d'acqua che aveva per occhi.
Mai, nel corso della sua vita aveva trovato quel nome così dolce, mai come ora. E poi su di lei sembrava anche più adatto.
“Davvero minuta e fragile.” si scoprì a pensare di nuovo.
-K-kan-kuo-rou-s-ama?- lo risvegliò dal suo torpore Momo che aveva ancora la mano tesa verso di lui.
-Sama? No, no, io per te sono solo Kankurou.-disse lui di getto, con ovviamente una reazione di stupore da parte di Momo, stringendogli la mano.
Quando gli strinse la mano sentì una scarica di brivido salirgli lungo la spina dorsale. La mano di lei era così … morbida, sottile e sopratutto piccola. Nella mano di lui era così piccola e gracile che gli faceva pensare che se avesse stretto un po' più forte le avrebbe potuto far male.
Lei invece la prima cosa che pensò stringendogli la mano fu:”Come è calda.” poi notò che aveva le unghie dipinte di nero, davvero inusuale, non seppe però giudicare, se era la sua, di mano, ad essere troppo piccola, oppure, la mano di lui ad essere grande.
Restarono un po' così poi fu lui a a lasciarla accortosi di un rumore sospetto nel retro-bottega.
-C-co-sa c'-é?- chiese Momo impaurita per l'improvvisa espressione corrucciata del ragazzo.
-A parte te in questa casa c'è qualcuno?-chiese kankurou. Momo ci pensò un po', i suoi genitori si erano nascosti per non farsi vedere da lui, forse avevano fatto rumore e ora Kankurou si era insospettito.
-E-ec-c-co...- non riusci a finire che comparve dalla porta che dava sul retro-bottega Yoosai che per entrare dalla porta dovette passare di lato.
-Ciao, Momo.- disse sorridendo il cugino.
-Yo-o-sai.- sorpresa di vederlo così presto di ritorno.
-Eh?- Kankuro guardò lei e poi … quel muro che era sbucato di lato dalla porta. Come prima reazione ci poteva stare, dato le dimensioni del nuovo arrivato; ma non poteva prevedere quella fitta al cuore quando lui sorrise alla ragazza, si sentì il cuore morso dalla rabbia.
“Chi è questo tizio?” pensò Kankurou evitando di far trasparire questo sentimento.
-Yoosaiiii!!!!- esclamò il padre di Momo fiondandosi nella stanza, trascinandosi dietro la moglie, con un sorriso di falzissimo stupore.
-Zio?- chiese Yoosai.
“Zio?” pensò kankurou.
-Vieni con me! Dobbiamo ancora sistemare la merce nel … nel … nella baracca!- disse lo zio con il sudore sulla fronte. -Ma quale baracca scusa?- alla domanda del nipote lo zio gli diede una gomitata al fianco con il risultato di farsi male da solo.
La moglie prese parola -Scusaci Momo ma noi abbiamo da fare ancora per un po', potresti sempre prenderti cura tu del cliente?- chiese gentile lei ricevendo un segno affermativo da parte della figlia. Poi si voltò verso kankurou il quale scattò sugli attenti, ma la madre sorrise.
-Sapete mia figlia è bravissima con i veleni.- disse candidamente, provocando un rossore sulle guance di Momo e un moto di perplessità nel ragazzo. Prese sotto braccio il marito e tiro per la maglietta suo nipote, che ancora la guardava perplesso, e insieme uscirono.
Il silenzio ripiombò nella stanza. Kankurou si passo una mano fra i capelli perplesso, quello di prima era quel “cugino” a quanto pare... si era “preoccupato”per nulla. Aspetta per quale motivo si era preoccupato?
-L-le v-va-do a p-pre-ende-ere i-il p-pez-zo di r-ric-camb-bio- una voce cristallina lo richiamò alla realtà.
-Eh? Si. Grazie.- disse lui accompagnandola con lo sguardo mentre lei andava nell'altra stanza. Appoggiò una mano sul bancone e ripensò ai consigli che le aveva dato Kyoo.

FLASH BACK
Kankuro, appena finito di raccontare, fece un sospiro. Nonostante tutto ora si sentiva molto più leggero, mentre Kyoo si era presa il mento fra l'indice e il pollice.
-Bene- decretò infine lei, voltandosi per guardare il suo paziente alle prese con la sua prima cotta, a quanto aveva capito -Come prima cosa ti suggerisco di conoscerla e per conoscerla intendo parlarci.- e lo guardò diventare un po' più rosso -E con parlarci intendo andare a trovarla e quindi vederla. Mi pare di aver capito che oggi non sei andato a riparare la tua marionetta perché avevi un insano terrore di vederla.-
-Ehi! Non ero terrorizzato!- ringhiò di disappunto lui.
Kyoo lo guardò per un nano secondo formulando tale pensiero “Si ed io ho cinque anni.” si alzò dal “lettino provvisorio” e sempre guardandolo gli disse.
-Devo confessarti che non mi aspettavo che ti interessassi solo dell'aspetto esteriore.- lo stuzzicò apposta e infatti come si aspettò Kankurou ebbe la seguente reazione.
Si oscurò il viso e la guardò con severità, ma lei lo sostenne, conducendolo a parlare.
-Non m'interessa solo l'aspetto esteriore! Se mi conoscesse almeno un po' capirebbe!-disse guardandola sempre con severità e una punta di rabbia, Kyoo avendo previsto tutto continuò.
-Ah no? Provami il contrario.- lo sfidò lei e lui la guardò in cagnesco aprendo la bocca per parlare, Kyoo lo anticipò -Come si chiama?- era una semplice domanda, la più banale ma alla quale Kankurou sgranò gli occhi e non rispose, abbasso il capo come per cercare di nascondere la sua ignoranza; Kyoo continuò.
-Qual'è il suo colore preferito?- neanche a questa rispose.
-Cosa le piace fare? Cosa odia fare?- Kyoo fece svariate domande tipo queste alle quali, Kankurou non riusciva a rispondere.
Quando Kyoo si ritené soddisfatta smise con le domande e lo guardò, era con il volto nascosto dai capelli e le spalle appesantite dalla consapevolezza della propria ignoranza, si addolcì un poco si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla.
-Lo so che non lo sai. Volevo solo renderti consapevole che di questa ragazza non sai ancora nulla.- al suono di quella verità lui si afflosciò ancora di più, Kyoo rafforzò invece la sua stretta -Ma non per questo ti sei preso una cotta solo perché è bella, giusto?- lui alzò un pochino la testa ma gli occhi erano sempre coperti dai capelli -So che non sei un tipo del genere. Che cosa ti ha colpito di lei al primo sguardo?- chiese Kyoo sapendo che questa volta una risposta l'avrebbe avuta, infatti vide Kankurou sollevare finalmente la testa e piantare i suoi occhi neri il nulla davanti a se.
-… i suoi modi … la sua timidezza…- disse in un sussurro il ragazzo e Kyoo vedendo che voleva continuare lo lasciò fare -… il suo sguardo attento mentre faceva i veleni, almeno così mi sembrava, il suo fare impacciato… il suo … sorriso.- finì i un sussurro, mentre Kyoo si ritenè soddisfatta, tolse la mano dalla spalla e si appoggio al “lettino”.
-Bé questo è un inizio.- decretò -Se ti hanno colpito talmente tanto questi particolari vuol dire che sei sulla buona strada per conoscerla davvero.- Kankurou si girò a guardarla.
-Ma se non conosco neanche il suo nome.- obbiettò lui e Kyoo gli sorrise.
-Ed è per questo che tu domani glielo chiederai!- esclamò soddisfatta lei mentre lui ricominciò a diventare rosso.
-Cheeee? C-cosa…perché?-
“E mi domanda anche perché?” scosse la testa, bollando, nella sua mente, Kankurou come un caso disperato.
-Perché se vuoi essere chiamato ancora uomo ti conviene farlo. E come già detto non sai niente di lei, quindi approfitta del mio consiglio e parlaci!- rispose un poco scocciata dalla situazione anche perché il sonno stava minacciando di chiuderle le palpebre, ma vedendo che lui continuava decise di interromperlo e di arrivare al sodo.
-Approfitta anche del fatto che parlare con le potrebbe schiarirti le idee su i sentimenti che provi per lei.- lui la guardò smettendo di fare il paonazzo e attese che continuasse -Parlarci e anche un modo per capire se ti puoi veramente innamorare di lei oppure di bollarla come cotta momentanea. Ascolta i consigli che ti ho dato. L'unica cosa ti raccomando è di essere sempre gentile, a quanto ho capito è balbuziente la tua “lei”, ma non devi guardarla con compassione peggioreresti le cose, Ah! Un ultima cosa ...- e lo guardò come fa una mamma con il suo bambino e lui riconoscendo quello sguardo si sentì a disagio ma si fece attento alle parole di lei -... si te stesso. Non devi mai fingere, con la persona che ti piace, di essere diverso da ciò che sie in realtà. Ok?- chiese lei.
Kankurou rimase per un attimo affascinato da quella donna forte e dolce insieme, che tanto le faceva ricordare sua madre, si riscosse ma nel suo cuore aveva capito cosa volesse dirgli Kyoo, la guardò negli occhi e lei rispose di cuore.
-Ho capito! Seguirò i suoi consigli.-
Kyoo soddisfatta ancora una volta gli sorrise poi staccandosi dal lettino disse.
-Non è il caso ora di cercare di dormire nelle poche ore che ci rimangono?- chiese retoricamente la capo infermiera, così dicendo fece ridere Kankurou che le diede perfettamente ragione; Kyoo lo accompagno fino alla porta, lui fece per andarsene ma si voltò.
-Posso dirle un ultima cosa?- chiese vedendo Kyoo roteare gli occhi verso il soffitto poi per tornare su di lui.
-Che sia l'ultima però.- sussurrò non nascondendo di essere stanca morta, lui le sorrise.
-La ringrazio!- Kyoo si stupì -La ringrazio davvero e infinitamente.- disse facendo l'inchino, Kyoo si sorprese e di brutto ma poi sorrise matena.
-Dovere! Ma mai più alle 2.30 di notte sono stata chiara?!?- lo minacciò e si salutarono con un sorriso.
FINE FLASH BACK

“Il nome adesso lo so, ma come faccio a conoscerla meglio? Non posso chiederle di punto in bianco cosa le piace fare... sembrerei uno psicopatico... ” pensò Kankurou, cercando un sistema o un colpo di genio che lo aiutasse.
Sentiva vari rumori, che lei faceva, da dietro la porta. Chiuse gli occhi per ascoltare meglio. Sentiva il rumore dei pezzi di legno che urtavano fra loro, le giunture fare il loro solito rumore, a molti insopportabile tranne per lui, senti il passo veloce di lei che si spostava da una parte all'altra con fare sicuro, tutto il contrario quando parlava con lui, appariva timida e impacciata.
Kankuro si ricordò delle parole della madre di lei “-Sapete mia figlia è bravissima con i veleni.-” strabuzzò gli occhi poi inconsciamente sorrise e aspettò pazientemente che Momo tornasse da lui, ora sapeva cosa fare.

Momo si concentrò completamente nel prendere pezzi nuovi e riparare gli altri, come si premurò di oliare un poco le giunture, era totalmente concentrata anche se il suo cuore non era d'accordo. Finito, andò la lavarsi le mani per pulirsi del lubrificante sospirò.
Non le era mai capitato di trovarsi a parlare con un ragazzo, non parlava con nessuno a parte i suoi famigliari, figuriamoci poi con il fratello del loro Kazekage. Era un pochino turbata da questo fatto ma un sorrisino si fece largo sul suo viso, chiuse gli occhi.
“Mi ha sorriso, e mi ha fatto sentire a mio agio…è strano, perché come lo descrivono gli altri è ben diverso da come lo vedo io. Come mai?” si chiese e ci pensò talmente a lungo che non si accorse che l'acqua rappresa nel lavandino stava traboccando e quando se ne accorse era già troppo tardi.
Lanciò un gridolino di sorpresa e chiuse di colpo l'acqua.
-Che è successo?- chiese kankurou che si era precipitato al grido di lei, con una faccia alquanto proccupata, Momo si voltò affrettandosi a scusarsi. -Ah…n-non p-pre-oc-cu-pa-r-ti è s-so-l-o…c-che…h-ho...- e mentre Momo cercava di spiegare, Kankurou osservò prima lei, poi il lavandino traboccante d'acqua e infine il pavimento bagnato. Tirò un sospirò di sollievo.
-…i-in-som-m-a h-ho c-co-m-bin-a-to u-un g-gu-a-io.- concluse Momo sturando il lavandino permettendo allo scarico di fare il suo lavoro.
-Meno male…-
Momo si voltò a guardarlo confusa “Cosa meno male?” si chiese, mentre cominciava a vedere un sorriso nascere sul viso di lui.
-Pensavo ti fossi fatta male…- confessò lui, anche se non sapeva esattamente quanto le sue parole, in quel momento, avessero peso. Momo d'altro canto lo guardava con gli occhi sgranati e le gote che assumevano mano a mano un colore roseto.
Dopo un po' Kankurou si rese conto di quanto fosse stato idiota a parlarle così liberamente, mettendola a disagio.
“Devo esserle sembrato scemo” pensò e cercando di rimediare si offrì di aiutarla.
-Ehm, allora ti do una mano a pulire.- disse avvicinandosi e lei ripresasi un poco tentò di dirgli che non importava ma lui era irremovibile, sembrava ci tenesse particolarmente.
-Dai, in due si fa prima, no?- e con questo lei smise di insistere, si girò e prese da una armadietto due stracci e uno lo passò a Kankurou, il quale ancora una volta gli sorrise e le sue guance si colorarono di nuovo di rosa, per nasconderlo si chino a pulire e lui la seguì.
Mentre pulivano in religioso silenzio Kankurou la guardava di sottecchi, aveva un poco le guance arrossate, per l'imbarazzo, anche se lui non se ne capacitava del motivo e volendo alleggerire la tensione optò per fare subito ciò che la madre di lei gli aveva silenziosamente suggerito.
La guardò di sottecchi ancora e poi chiuse gli occhi.
-E così, ti occupi di veleni, eh?- la buttò lì Kankurou.
Lei alzò lo sguardo e lo fisso sorpresa, lui riaprì gli occhi e sorrise.
-L'ha detto tua madre, ricordi?- grattandosi la testa e lei ricordò.
-G-già…è v-ver-o…p-pen-s-i s-si-a s-s-tra-no, v-ver-o?- chiese abbassando lo sguardo, come una bambina dopo aver confessato una marachella.
-No, affatto! Perché dovrebbe essere strano?- chiese lui sinceramente stupito e contrariato.
-B-bé…s-son-o u-un-a r-ra-ga-zz-a…- provò a dire.
-Non è strano che una ragazza si occupi di veleni, prendi per esempio Chiyo anche lei quando aveva pressapoco la tua età armeggiava con destrezza i veleni. Per cui non proccuparti non è affatto strano.- disse lui.
-P-per-ò i-io n-non s-son-o u-un n-nin-j-a …- disse lei.
-Neanche questo è strano! In molte botteghe alcune ragazze come te lo fanno, non ti nascondere!- le sorrise, mentre lei stupita da l'ultima frase aprì di più gli occhi, poi però lo guardò con ancora qualche dubbio, lui sembrò capirlo e fece un sorriso più ampio per incoraggiarla.
-Dico davvero!-
Lei si sorprese, ma poi gli sorrise di gratitudine, anche se il suo cuore ancora non ci credeva appieno, si sentì felice. Nessuno gli aveva rivolto parole d'incoraggiamento, in modo così naturale. Era quello che più l'aveva colpita. Era talmente naturale che sembrava vero e sincero, non gli sembrava in obbligo, sembrava che lo pensasse sul serio, che ci tenesse.
-T-ti r-ri-ng-raz-i-o.- gli sorrise e lui guardandola sorridergli, si sciolse, era davvero bello il suo sorriso, avrebbe fatto qualsiasi cosa per vederla sempre così.
Si sorprese a pensare che non c'era niente in quella ragazza che non gli piacesse… anche il suo essere così timida e riservata.
Ritornato dal suo viaggio mentale, nascose il suo imbarazzo per quella “illuminazione”.
-Ehm…allora che veleni stavi preparando due giorni fa quando sono venuto?- chiese lui di getto, senza pensarci, ma ora desiderava davvero conoscere la risposta.
-E-ec-co…s-st-av-o p-pr-ep-ar-and-o d-dei p-par-al-izz-an-t-i p-per i n-ne-rv-i a d-dur-at-a l-lim-it-e.- ci aveva pensato un poco per ricordarsi.
-E per quanto tempo?- che si stupì molto di come fosse già avanzata in questa materia.
-C-ci-rc-a s-se-i o-ore, p-prim-a c-che s-si c-com-inc-i a s-sent-ir-e u-un l-li-ev-e f-for-m-ic-ol-io a-all-a p-pa-rt-e c-col-pi-t-a.-
Kankurou fischiò.
-Così tanto?-
-S-si, p-per-ò s-son-o s-sicu-ra c-che d-dur-ere-bb-e d-di p-più s-se f-foss-e d-dilu-it-o c-con i-il s-succ-o d-dell-e b-bac-che s-selv-at-ich-e e q-que-ll-o d-di l-lim-on-e.-
-Bacche selvatiche? Limone? Non sarebbe meglio un po' di ammoniaca?-
Momo sembrò soppesare sulla domanda di lui, ma poi lo guardò seria.
-S-sec-ond-o m-me no, p-pe-rch-é v-ved-i …- continuò Momo, mentre Kankurou si beveva ogni singola parola uscisse da quella bocca rosata.
E così Kankurou riuscì ad avere la sua prima e vera conversazione con la ragazza che le aveva fatto perdere la testa. E la cosa più strana è che non gli dispiaceva affatto, era felice. Lui, Sabaku no Kankurou, era felice assieme a una ragazza, lui che viveva solamente per le sue marionette, ora era felice insieme a Momo.
Se glielo detto qualcuno gli avrebbe riso in faccia, per poi massacrarlo di botte. Ma quel pensiero si dileguò in fretta vedendo gli occhi di lei cominciare a brillare mentre continuava a parlare, chiaro segno che lei era veramente appassionata ai veleni.
Kankurou non poté fare a meno di sorridere teneramente guardandola così felicemente presa a parlargli.
“Ha davvero un bisogno incredibile di parlare...” pensò lui “...anche se balbettando lei ha davvero bisogno che qualcuno l'ascolti...chi sa se parla così anche con altri o forse con me è un eccezione?” si chiese mentalmente.
Ma osservandola attentamente poteva intuire che da molto tempo non parlava così liberamente. Era tentato di interromperla e chiederglielo direttamente, ma vedendo il suo volto, si disse di tacere.
Lo avrebbe chiesto un altra volta. Si, perché ora sapeva che sarebbe venuto a trovarla molto spesso, sapeva che prima o poi le avrebbe chiesto di uscire, sapeva anche che piano piano nel suo cuore, un sentimento nascosto, stava nascendo. Kankurou non poteva ancora dare un nome a quel sentimento, ma lo sentiva innondarlo di un calore che non aveva mai provato prima e la cosa lo rendeva felice.















Sono tornata con un nuovo capitolo^^ dopo un anno...-_-” ma sono tornata.
Qui abbiamo visto come il nostro Kanki si sia dato finalmente una mossa. E che abbia accettato, almeno in parte, i suoi sentimenti verso la ragazza. Direi halleluja ma siamo appena all'inizio. Che dire di Momo anche lei piano piano inizierà a vedere il nostro Kanki come un possibile fidanzato. Non tutto nel prossimo capitolo, forse fra due … comunque cercherò di fare almeno un capitolo verso la fine di agosto, poi si vedrà...
Che altro? Ah si! Se avete suggerimenti da dare sono ben accetti (anche correzioni nell'eventualità che mi sia sfuggito qualcosa).
Un ultima cosa, ho modificato un poco il capitolo tre (riguardo alla balbuzia di Momo) come avevo scritto nel quarto o nel quinto capitolo (non mi ricordo), Momo è sempre stata balbuziente e non ne è ancora guarita. Migliorerà? Chi sa... ma per il momento spero vi siate goduti questo capitolo. Alla prossima^^

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Capitolo 9
*** 9° CAPITOLO ***


9° CAPITOLO



Vagare sulle nuvole. è un termine che Momo non aveva mai inteso per davvero, fino a ieri pomeriggio, quando quello che aveva coniato come incidente di nome Sabaku era venuto nel suo negozio facendola sentire per la prima volta … leggera. Si leggera come se si fosse finalmente tolta un peso, non sapeva di preciso che cos'era, ma si sentiva più leggera.
Si alzò dal letto e si stiracchiò, abbassò lo sguardo su i suoi piedi e sorrise divertita. Non sapeva il motivo ma da quando Kankurou era andato via dal negozio fino alla sera non aveva smesso di sorridere. Era convinta che avesse sorriso anche nella notte.
Si guardò allo specchio e sorrise di nuovo.


FLASH-BACK
Momo portando i pezzi riparati e sostituiti al balcone parlava con Kankurou che la seguiva a ruota veramente interessato.
-E q-qu-in-di c-cre-do s-si-a p-po-ssi-b-bi-l-le s-o-lo a-g-giu-ng-e-n-do d-el-l' al-o-ha o-t-te-n-ere d-el v-el-en-o in v-a-p-o-re.- concluse Momo.
Kankurou fischiò ancora -Sei veramente brava!- a quella affermazione Momo arrossì -Sei ha un livello più tosto alto per la tua età.-
-G-gr-a-zi-e.- avrebbe voluto ringraziarlo senza balbettare ma il massimo che poteva fare era quello, poi lo guardò mentre si arruffò i capelli lievemente imbarazzato.
-Ehm...quanti anni avresti?- chiese Kankurou e Momo capì l'imbarazzo di prima.
-N-ne h-ho q-qui-n-di-c-i.-
-Quindici? Non ti offendere ma ti facevo più piccola...-
-N-no. N-ne-s-su-n-a o-o-f-fe-sa.- rispose Momo. Era del tutto normale che le dessero meno degli anni che aveva, minuta e timida qual'era, la scambiavano per una bambina dai 7 ai 11 anni.
Momo intanto stava impacchettando i pezzi della marionetta lentamente. Non capiva perchè sembrava muoversi a rallentatore come se volessero prolungare il momento. Dato che Kankurou non parlava più, Momo capì che era ora di andare a casa e che la conversazione era finita lì.
Sorrise “Però sono contenta.” pensò tra sé “Era da tanto che non parlavo così.”
-Ripensandoci...- Momo si voltò verso di lui, aspettando -... gli ingredienti che mi hai elencato per alcuni tipi di veleno sono ingredienti da...cucina...sembra molto strano che basti uno di quelli per rendere più efficace un veleno.- concluse Kankurou.
-H-ha-i r-a-gi-o-n-e, se-m-b-ra d-if-fi-c-il-e cr-e-d-er-ci m-ma h-ho f-a-t-to u-un s-a-c-co di e-sp-e-ri-me-n-ti c-con e s-sen-za g-li i-ng-re-di-en-ti d-da “c-c-u-c-in-a” e f-fun-z-io-n-a-no m-e-gl-i-o c-co-n.- ci fu un attimo di silenzio -B-ba-s-ti p-pe-n-s-a-re al l-li-m-o-ne e a-l-le t-to-s-si-n-e c-che c-co-n-ti-e-ne, s-sa-r-e-b-be un p-pe-c-ca-t-o n-no-n u-sa-r-le a-an-c-che p-per v-el-e-ni in o-ol-t-re c-o-st-a-no p-o-co.- lei sorrise pensando che era anche per suo padre che prendeva quegli ingredienti, Kankurou restò sorpreso e Momo capì di aver fatto qualcosa di sconveniente e il sorriso scomparì subito.
-I-io...s-scu-sa n-non v-vo-le-v-o...- si maledisse per la sua fissa dei veleni e cominciò a turturarsi la maglietta “Probabilmente lo spaventato.” abbassò la testa cercando di reprimere le voci del passato e le lacrime che cercavano di uscire.
-Di che ?-
Momo si risvegliò dal suo status guardandolo sbigottita, la faccia perplessa di Kankurou era molto buffa dal punto di vista di Momo ma passò oltre capendo che la faccia di lui era veramente perplessa dalle sue scuse.
-P-pe-r-ché u-una r-ra-g-az-za c-che h-ha p-per p-pas-si-o-ne i v-ve-l-eni e n-ne p-pa-r-la c-con a-alle-g-ri-a è d-da c-co-n-si-d-e-ra-r-si u-una...-
-Sociopatica?- interruppe Kankurou -Ti capisco...-
Momo lo guardò con sorpresa a quelle parole, come? Poteva capirla? Si chiese non con disprezzo ma con semplice curiosità.
-...dicevano la stessa cosa di me...-
Momo restò a guardarlo inerme.
-E' vero, ci sono stati un sacco di marionettisti prima di me, ma da piccolo venivo sempre schernito perchè preferivo “giocare con le bambole” come dicevano loro, più tosto che divertimi insieme agli altri bambini...- concluse con un mesto sorriso.
Momo non sapeva cosa dire o fare, non le era mai capitato prima che qualcuno le parlasse in questo modo di un argomento così delicato. Le sue mani smisero di torturare la maglietta e ricaddero lungo i fianchi come se non avessero più forza. Possibile che Kankurou le abbia voluto raccontare questo per farla stare meglio? Il suo cuore sembrava impazzito e le impediva di ragionare. Si spaventò quando Kankurou la guardò negli occhi, non sapendo che reazione doveva tenere, ma lui spostò immediatamente lo sguardò cercando di cambiare espressione, scompigliandosi i capelli, disse:
-Non ci stare a remuginare però, ok? E normale che ci siano delle persone che dicono cattiverie, ma ci saranno altre persone che considereranno la tua passione come una qualità unica.- si tolse la mano dai capelli e sorrise sincero guardandola intensamente, cosa che fece mancare un battito a Momo che rimaneva impalata davanti a lui.
- Io non penso minimamente che tu sia sociopatica, anzi questa tua abilità mi affascina.-
Momo faticò a ricacciare indietro le lacrime, non di tristezza ma di felicità, nessuno mai le aveva detto parole di conforto, nessuno mai si era preso la briga di darle un po' di umanità, nessuno mai le aveva dato un po' di speranza in cui credere. Per lei era difficile credere che qualcuno volesse aiutarla per davvero. Vide Kankurou cercare di alleviare l'imbarazzo che si era creato dal silenzio.
-E scommetto che sei messa meglio di me! Insomma credo che neanche la tua famiglia ti consideri sociopatica, mentre mia sorella non fa che ripetermi che sono anormale e...- Kankurou non potè più continuare perchè la flebile voce di Momo lo interruppe.
-I-io...t-ti r-ri-n-gr-a-zio...- Momo si rese conto che effettivamente quel ragazzo voleva davvero aiutarla quindi con gli occhi lucidi gli sorrise -...t-ti r-ri-n-gr-a-zio d-di c-cu-o-re K-ka-n-ku-ro-u s-san!- cercò in tutti i modi di ringraziarlo senza balbettare eccessivamente ma purtroppo non ci riuscì. Sperò solo di essere riuscita a comunicargli almeno un poco la felicità che alberga in lei. E pensò di esserci riuscita quando Kankurou gli sorrise a sua volta e più ampiamente di prima.
-Non devi ringraziarmi. Non ho fatto nulla.-
FINE FLASH-BACK


“Invece hai fatto molto!” pensò Momo ma non glielo disse, troppo emozionata com'era non sarebbe riuscita a dirlo. Kankurou se ne era andato dicendole che gli sarebbe piaciuto vedere come creava i veleni e se mai consigliarsi a vicenda, lei gli rispose che prima doveva comprare gli ingredienti al mercato e poi sarebbe stata pronta. Rimasero d'accordo che si sarebbero visti l'indomani.
“E' la prima volta che non vedo l'ora di andare al mercato.” pensò sistemandosi i capelli e avviandosi verso l'armadio.
A Momo non importava essere alla moda, ma un poco all'aspetto ci teneva, voleva almeno apparire…decente…dire carina era troppo per lei…decente andava bene. Prese quindi un vestito semplice a maniche larghe e lunghe, con semplici ricami di fiori alla fine delle maniche, al decoltè (che non era volgare) e alla fine del vestito che era corto a metà coscia. Momo si guardò allo specchio e le guancie le si imporporarono, prese poi un paio di pantaloni semplici viola scuro, molto aderenti lunghi fino a sotto il ginicchio.
Si mise i pantaloni con sopra il vestito.
Teoricamente un vestito del genere si portava benissimo senza pantaloni, ma Momo si vergognava peggio di una ladra senza pantaloni.
Infine si mise un paio di sandali, chiusi, color pesca; anche qui con ricamidi fiori in rilievo. Quelle scarpe erano l'unico lusso che si concedeva.
Vestita e pettinata scese giù per la colazione.
-B-bu-o-n g-gi-o-rn-o!- disse Momo scendendo le scale ed entrando in cucina.
-Buon giorno tesoro!- esclamò la madre vedendo la figlia sorridere.
-Preparati Momo, ecco le buste per la spesa, così si risparmia anche su questi, eccoti i soldi e non provare a spendere più di 1000 yen, eccoti tuo cugino...- che strappò dalla frittella che stava mangiando -...e mi raccomando entro le 11 devi essere qui, capito!?- gridò suo padre, che dopo un breve attimo di silenzio disse – Bhé?!? Muoviti no?!-
La madre con tutta la calma di questo mondo prese il marito per le spalle e lo invitò a sedersi.
-Caro…sono solo le 8. e poi dalle almeno il tempo di fare colazione. Capisco che sei molto eccitato all'idea che il signor Sabaku si sia interessato ai veleni che prepara nostra figlia ma devi cercare di rimanere calmo. Mi cheido come arriverai a pranzo altrimenti.-
-Ma come fate voi a stare così calmi, dico io!- gridò esasperato il marito che però docilmente si sedette, permettendo a Momo di mettere sotto i denti un po' di latte e biscotti.
ripensando a Kankurou le aveva chiesto se poteva vedere come preparava i veleni e la loro efficacia. Ovviamente niente di mortale ne di doloroso, si basava principalmente sul tempo di efficacia.
Suo padre era andato in giubilio quando ha saputo che era disposto a pagare per vedere e se mai a servirsi dei suoi veleni se li reputava formidabili.
Momo era andata in paranoia all'inizio, ovviamente perchè tutto era novità per lei, Kankurou le disse che aveva tempo domani nel pomeriggio, lei gli disse che prima sarebbe andata al mercato per prendere il necessario e poi sarebbe stata pronta. Erano rimasti d'accordo che si sarebbero visti, in bottega verso le 15. alla fine Kankurou pagò il conto per la riparazione delle marionette, lasciando 1000 yen in più dicendo che con quelli, poteva pagarci gli ingredienti.
Lei sorrise provando a dire che non era necessario ma Kankurou era irremovibile, la salutò e usci dicendole che non vedeva l'ora che fosse domani, non aspettando una risposta uscì dalla bottega.
Momo sorrise ancora ripensandoci, posò la ciotola vuota del latte e guardò suo cugino.
-A-an-d-ia-mo?- chiese lei candidamente, al cugino cadde la frittella dalla bocca per la sorpresa.
-Si...ok...- disse poco convinto Yoosai, Momo si alzò e sciaquò la tazza, sotto lo sguardo della madre che forse cominciava a intuire qualcosa che neanche la figlia sospettava. Momo prese le buste e i 1000 yen e attese suo cugino davanti alla porta di casa con quel sorriso nuovo che non aveva cessato di comparire sul suo viso.


PIU' TARDI
Tornati dal mercato il signor Kasi si buttò letteralmente sulla figlia affrettandola a portare gli ingredienti nel retro bottega. La signora Kasi invece disse alla figlia di non preoccuparsi, che mancavano ancora ore al fatidico incontro permettendo alla figlia di rilassarsi.
“Anche se non è necessario alla fine...” si disse la signora Kasi mentre osservava la figlia sorridente “...è così entusiasta che non ha tempo per essere nervosa... è la prima volta dopo tanto tempo che non la vedevo così...” riflettè la signora Kasi sorridendo a sua volta. Era contenta che sua figlia aveva trovato un amico, perchè credeva davvero che sarebbero diventati degli ottimi amici (non si poteva ancora parlare di qualcosa di più ma andava bene così), la signora Kasi ci credeva davvero. Non che sua figlia non li abbia mai avuti degli amici…li aveva avuti fino a 5 anni. Quando la sua balbuzia fu evidente anche per i bambini della sua età cominciarono a prenderla in giro o a evitarla.
La signora Kasi, come madre aveva fallito.
Scosse la testa, perchè doveva pensare a queste cose proprio ora? Perchè doveva incupirsi così mentre sua figlia era così felice?
La signora Kasi aiutò la figlia a sistemare la spesa e gli ingredienti per i veleni. La madre vide la figlia che cominciava a mordersi il labbro inferiore e sorrise, posò una mano sulla spalla di lei, la quale si girò verso la madre.
-Non preoccuparti Momo.- la rassicurò la madre -Stavolta andrà bene.-
Momo a questa affermazione sorrise -V-ver-a-m-en-te m-mi s-st-a-vo c-chi-e-d-en-do s-se e-era i-il c-ca-so d-di f-far v-ve-d-e-re p-pri-m-a i-il c-co-n-fr-o-n-to t-tra v-vel-e-no n-no-r-m-a-le c-con q-qu-e-l-li c-con g-gli i-in-g-re-d-ie-n-ti...-
La madre rimase sbigottita dall'affermazione della figlia e scoppiò a ridere.
“Che sciocca che sono! Come ho già detto, talmente entusiasta com'è, non ha tempo di essere preoccupata!” pensò fra sé la signora Kasi.
-M-ma-d-re?- domandò Momo.
-Nulla tesoro!- smise di ridere ma continuò a sorridere -Bene se è tutto pronto mangiamo! Poi devo uscire a pagare le tasse.-
Momo sorrise e aiutò la madre a preparare il pranzo.


DOPO PRANZO
-Allora io vado.- affermò la signora Kasi.
Momo sorrise augurandole una buona fortuna, la madre ricambiò avviandosi verso l'uscita. Ovviamente la stava aspettando sull'uscio suo marito con le braccia incrociate e con un broncio da far invidia a un bambino di 5 anni. La signora Kasi porse una mano nella direzione del marito il quale fece finta di niente.
-Tesoro, vuoi che ti ripeta perchè è necessario pagare le tasse?- chiese retoricamente la moglie.
Il signor Kasi borbottò qualcosa a bassa voce allungando la busta contenente i soldi, la moglie l'afferrò ma dovette comunque tirare perchè, degno dei migliori spilorci, il signor Kasi non voleva cedere quei soldi che faticosamente aveva guadagnato.
Alla fine del tira e molla quotidiano, la signora Kasi vinse. -Grazie tesoro! Buona giornata e cerca di non pressare nostra figlia, ok?- disse la signora Kasi ricevendo sempre un borbottio che prese come assenso; ritenendosi soddisfatta la signora Kasi uscì di casa.
Lungo il tragitto la signora Kasi non potè non pensare che questo ragazzo era una mano santa per sua figlia.
“Finalmente parla con qualcun'altro oltre alla famiglia.” si disse fra sé ripensando a quanto sua figlia desiderasse un amico, un vero amico a cui affidarsi “Cerchiamo però di non viaggiare molto con la fantasia...si sono visti solo due volte.” anche se in cuor suo, la signora Kasi ci sperava davvero. Sua figlia non meritava di essere ne esclusa ne evitata, ma per il fatto della balbuzia, non riuscendo a esprimersi come avrebbe voluto, nessuno voleva averla come amica, ma si rese conto che comunque a sua figlia mancava qualcosa, che lei in quanto sua madre non poteva darle.
Sospirò e si decise a pensare in meglio dato che ora sembrava andare tutto per il meglio.
“Certo, che però non me lo sarei aspettato da quel Sabaku” pensò la signora Kasi. Lo aveva sempre visto come uno di poche parole... meglio dire che non era affabile nelle conversazioni. La signora Kasi non si spiegava perchè con sua figlia sembrava essere più affabile. Era interessato ai veleni e qui non ci si poteva sbagliare, ma non era solo questo. La signora Kasi scosse la testa, era troppo presto per fare affermazioni di questo tipo.
Nel frattempo era arrivata a destinazione, per pagare le tasse ci mise due ore ma dopo tutto era burocrazia, poi si avviò verso casa ma qualcosa catturò la sua attenzione, in un negozio.
Prese il suo taccuino, che portava sempre dietro per i suoi attacchi di creatività e cominciò a schizzare, prendendo le misure ad occhio e aggiungendo qualche tocco in più; poi entrò chiedendo informazioni e solo mezz'ora dopo uscì andando al mercato per prendere il necessario.
Era così entusiasta che non si rese conto che si era fatta sera, quindi prese le buste e torno a casa con un sorriso sulle labbra. Era così intenta a rivedere nella sua mente il progetto che si rese conto di essere a casa solo quando ci fu davanti ma non si aspettò di certo Yoosai seduto sui gradini ad aspettarla.
-Yoosai! Che ci fai qui davanti?- chiese scherzosamente ma quando Yoosai alzò il viso notò che qualcosa non andava.
Scavalcò il nipote ed entrò in casa e trovò in marito seduto su una sedia della cucina a stropicciarsi le mani.
“Tutto ciò non è un buon segno...” pensò. Si avvicinò al marito e gli chiese cosa fosse successo, il marito la guardò come se si fosse accorto solo ora della sua presenza.
-Oh! Ehm... è meglio se lo chiedi a Momo...- il signor Kasi si alzò -...vado da Yoosai... Momo è sempre al tavolo dei veleni...- e con questo si dileguò. La signora Kasi posò le buste e andò nel retro bottega e trovò Momo in piedi che fissava gli ingredienti e le ciotole con uno sguardo vacuo.
Alla madre mancò un battito, si avvicinò alla figlia e poggiò una mano sulla sua spalla.
-Momo...cosa è successo?- chiese preoccupata, Momo spostò lo sguardo sulla madre, alla quale mancò di nuovo un battito per la paura, sicuramente intuì cosa non andasse, già quando aveva visto Yoosai sulle scale, ma restò comunque di sasso quando sua figlia le disse:
-N-non è v-ve-n-u-to.-

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