The crew di elenri (/viewuser.php?uid=185607)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** capitolo primo ***
Capitolo 3: *** capitolo secondo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Terzo ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quarto ***
Capitolo 6: *** Capitolo Quinto ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sesto ***
Capitolo 8: *** Capitolo Settimo ***
Capitolo 9: *** Capitolo ottavo ***
Capitolo 10: *** Capitolo Nono ***
Capitolo 11: *** Capitolo Decimo ***
Capitolo 12: *** Capitolo Undicesimo ***
Capitolo 13: *** Capitolo Dodicesimo ***
Capitolo 14: *** Capitolo Tredicesimo ***
Capitolo 15: *** Capitolo Quattordicesimo ***
Capitolo 16: *** Capitolo Quindicesimo ***
Capitolo 17: *** Capitolo Sedicesimo ***
Capitolo 18: *** Capitolo diciassettesimo ***
Capitolo 19: *** Capitolo Diciottesimo ***
Capitolo 20: *** Capitolo Diciannovesimo ***
Capitolo 21: *** Capitolo Ventesimo ***
Capitolo 22: *** Capitolo Ventunesimo ***
Capitolo 23: *** Capitolo Ventiduesimo ***
Capitolo 24: *** Capitolo ventitreesimo ***
Capitolo 25: *** Capitolo Ventiquattresimo ***
Capitolo 26: *** capitolo venticinquesimo ***
Capitolo 27: *** Capitolo Ventiseiesimo ***
Capitolo 28: *** Capitolo Ventisettesimo ***
Capitolo 29: *** Capitolo ventottesimo ***
Capitolo 30: *** Capitolo Ventinovesimo ***
Capitolo 31: *** extra: visita guidata ai miei banner AGGIORNAMENTO ***
Capitolo 32: *** Capitolo Trentesimo ***
Capitolo 33: *** Capitolo Trentunesimo ***
Capitolo 34: *** Capitolo Trentaduesimo ***
Capitolo 35: *** Capitolo trentatreesimo ***
Capitolo 36: *** Capitolo trentaquattresimo ***
Capitolo 1 *** prologo ***
Ciao a tutte,
questo mio
esperimento è frutto della carica che mi hanno dato le
vostre storie.
Mi sto riferendo a
tutte quelle autrici che mi hanno allietato, ispirato, commosso e
divertito, in questo anno di lettura su Efp.
A chi si approcciasse dopo il 16 aprile 2013 vorrei far sapere che ho
in corso una leggera revisione dei primi capitoli, (sia per quanto
riguarda il testo che lo stile editoriale), per adeguarli a
quelli più recenti. Quindi ringrazio da subito la cara
Mikkiko78 che mi ha aiutato ad acquisire padronanza con l'editor,
IsaMarie, Gaccia, Medeia per i preziosi suggerimenti.
Giova71, Perrypotter,
Moon1977, Nihal93, DarkViolet92, Simo72, Piccolaluce, per essere state
costanti nel dialogo con me.
Spero
proprio che il risultato non vi faccia venir voglia di cambiate sito...
Aspetto i vostri
commenti,
Teresa
Prologo
(Base
NASA,Cape Canaveral Florida, duecentottanta
giorni alla partenza)
«
Comandante? Comandante Swan?... »
Sto
camminando a passo spedito per il lungo corridoio illuminato da
lampade al neon, concentrata sui problemi che mi assillano la mente.
Quindi
mi accorgo, a malapena, del ticchettare di rapidi passi che mi
rincorrono.
«Comandante
Swan?»
Mi
fermo, finalmente e mi giro, aspettando con espressione scocciata il
Tenente
Weber della Divisione Logistica, che involontariamente rallenta
intimidita,
sotto il peso del mio sguardo.
Non
sono ancora abituata ad
essere
il capo qui, così la consapevolezza della
responsabilità che ne consegue, mi
opprime.
So
che il tempo è quasi al termine, il countdown per la
partenza è iniziato
ed io non ho ancora scelto il mio equipaggio.
Accidenti,
come se avessi solo quel pensiero in testa!
«Comandante
Swan, mi scusi, il Generale Rogers le ricorda che aspetta
la lista del suo equipaggio sulla sua scrivania per domani alle
cinque».
Ecco
appunto!
Sbuffo
e sto per andarmene senza rispondere. Chissà dove, invece,
trovo quel briciolo di
educazione per
accantonare un attimo il malumore.
Volto
appena il capo e le rispondo: «Dica al Generale che
è già cosa
fatta… », peccato
solo che non sia vero.
Giro
i
tacchi e mi allontano senza salutarla.
«
Comandante,
scusi ancora… il Maggiore Brandon la sta aspettando in
laboratorio ». La
vocetta acuta della Weber mi insegue con irritante insistenza lungo il
corridoio. Alzo, pigramente, una mano come per dirle che ho sentito e
mi dirigo
verso la destinazione che mi ha suggerito.
«Ciao
Alice. Cosa
c’è stavolta
di così urgente… sei indecisa sulla
tonalità delle tute spaziali?» Ironizzo
entrando.
Alice
mi guarda seria. « Veramente ti volevo parlare di un nuovo
sistema
per non far esplodere il combustibile durante il decollo»
risponde alzando leggermente il mento offesa.
« Ma in effetti
ci sarebbe ancora qualche dettaglio in sospeso riguardo al
vestiario…scegli tu
di cosa preferisci parlare
»
Chiudo la porta ridendo e mi
dirigo verso di lei, mentre cerco di svuotare
la mente con la seria intenzione di prestarle ascolto.
«
Ecco, guarda». Mi dice indicando lo schermo del suo pc.
« L’ho
progettato insieme all’equipe tecnica di Austin: E’
una versione riveduta e corretta
di quella istallata sulla sonda Curiosity. Si tratta di un generatore
di
energia termoelettrica a radioisotopi e ti assicuro che ci
farà risparmiare anche
sui costi.»
Mi
metto diligentemente ad analizzare i suoi algoritmi…
«Come
va?» Chiede dopo non so
quanto tempo, facendomi trasalire. «So che hai altre cose di
cui occuparti, in
questo momento, quindi non c’è bisogno che rimani
ancora qui. Mike e Tyler sono perfettamente
in grado d’aiutarmi» Mi dice con tono comprensivo.
«Bella?
Sei tra noi? Guarda che il tuo telefono è in preda ad una
crisi epilettica.»
Mi
sveglio dalla trance in cui ero
caduta e guardo nella direzione che mi sta indicando con un dito. Lo
vedo
appoggiato in un lato della scrivania che si contorce, ronzando, in una
danza
frenetica.
Cavolo. Due
chiamate non risposte ed un messaggio della tenace Weber mi ricordano
che ho
appuntamento con Parker dei Sistemi Elettronici.
Alice
mi appoggia una mano sulla spalla con
un gesto solidale. «Vedrai che ce la faremo», mi
sussurra dolcemente. Prendo un
bel respiro, la guardo e mi sento già meglio.
Alice
è così, ha sempre intuito il mio
umore fin dai tempi della scuola superiore. Già a
quell’epoca eravamo sempre
insieme, inseparabili. Dove era lei stavo anch’io e
viceversa. Molti pensavano
che fossimo una coppia e noi , ridendo, li lasciavamo nel loro errore per toglierci
dai piedi i
perditempo e poterci dedicare unicamente agli studi.
Mi
alzo rimuginando sulle sue parole «Sì,
ce la faremo… assolutamente».
Ma
sarà veramente così?
Come
un tarlo questa domanda mi riporta
alla vigilia dei test finali per il passaggio al grado di Comandante di
dodici
mesi prima…
«
…Non so se ce la farò….è
troppo per me
» piagnucolavo.
Ero
seduta sulla poltrona di pelle verde
posta di fronte alla scrivania del mio Maggiore Istruttore. Con le
braccia
incrociate sull’addome, la schiena flessa in avanti stavo
rannicchiata, come in
preda ad un intenso dolore allo stomaco.
«Ce
la farai, ce la DEVI fare!» Sentivo
il suo sguardo su di me e immaginavo le sue sopracciglia che si
congiungevano
tra loro creando quella
fitta rete di rughe
che erano solite increspargli
la fronte. «Non
puoi permettere che un assurdo attacco di panico
precluda la tua carriera…Hai sudato tanto per arrivare dove
sei.»
«
…Ma Signore… » gli avevo balbettato
con voce rotta.
«
Niente ma, Swan».
Aveva
sbattuto con
forza le mani sulla scrivania e facendo leva sulle braccia, si era
alzato e
proteso verso di me, gli occhi scuri ancorati ai miei.
«Ora
vai, completi quel cazzo di test al
simulatore…e te ne esci vincente. E’ UN ORDINE! E
da domani, sarò io a doverti chiamare
SIGNORA »
C’ero
riuscita, promossa a pieni voti.
Io
contro le mie paure: uno scontro tra
titani…
Questo è
quanto.
Spero di avervi incuriosito a proseguire la lettura.
Volevo informarvi che le immagini chiaramente montate, sono mie
elaborazioni di photoshop, come anche i banner posti ad inizio
capitolo. Una gran fatica, vi assicuro!
Un abbraccio.
|
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Capitolo 2 *** capitolo primo ***
Eccomi, per il
primo capitolo. Spero che non vi addormentiate troppo,
perchè io sono così: un'esteta e mi piacciono le
descrizioni. Vi prometto un po' più di movimento nei
prossimi.
Un grosso ringraziamento per le note d'affetto che mi avete
lasciato...sono commossa.
Ho cercato di porre rimedio ai problemini che mi erano stati
presentati...spero ora vada meglio.
Un bacio a tutte,
Teresa
Capitolo
primo
Esco
dall’edificio che è metà pomeriggio,
la luce forte del sole primaverile della Florida mi schiaffeggia il
viso. In
giornate già afose come quella di oggi vorrei essere ancora
nella mia cara
Buffalo, così verde e fresca.
Controllo
di aver preso la mia ventiquattrore e
togliendo le chiavi della macchina dalla tasca sinistra della giacca,
che tengo
piegata sul braccio, mi avvio verso il parcheggio del complesso 14 in cui mi trovo. Cerco con lo sguardo la
bella Jeep
Wrangler Freedom blu notte che la Base mi
ha messo a disposizione. La
vedo, parcheggiata di fronte a me ad alcune decine di metri sulla
destra. L’ammiro,
è l’auto giusta per un militare, ma… di
classe.
Sarà
il colore, o la stella serigrafata
sul cofano, che allude alla mia missione, ma la sento mia e sorrido.
Salgo,
accendo il motore ed esco dal parcheggio lentamente. Imbocco la NASA
Causeway
East che attraversa, come una lunga lingua d’asfalto, il
Banana River, bacino
di acque salmastre in cui non è raro scorgere
le inquietanti sagome scure degli alligatori. Imbocco la
HW 95 in direzione
sud, ancora indecisa se dirigermi verso casa o se andarmene ad Orlando
a trascorrere
la serata, stuzzicata dal fatto che sarebbero solo sessantacinque
miglia.
Alla
fine, vinta dal peso
della scadenza imminente, supero lo svincolo con la 528 che mi avrebbe
portato
in città e con un sospiro proseguo verso il quartiere
residenziale dove mi sono
stati assegnati alcuni alloggi.
Imbocco
il viale di palme che traccia la
zona in cui sorgono, allineate su una leggera collina, due file di
anonime villette
in legno. Basse e larghe, sono dipinte in tenui colori pastello,
sbiadite ulteriormente
dall’azione erosiva della salsedine portata dal vento che
soffia persistente
dal vicino oceano Atlantico.
Spengo
la jeep all’inizio del vialetto
carrabile e scendo.
Guardo
verso est, il cielo è di una splendida
tonalità turchese, cosparso di nuvole sfilacciate color
salmone. E’ il
tramonto: l’ora che, nella sua malinconia, preferisco .
Mi
volto e mi incammino dalla parte
opposta verso l’ingresso di casa.
In
questo versante è tutto più quieto:
il prato a chiazze rade, la casa, i cespugli di yucca, sono ingrigiti
dall’imminente crepuscolo, ma ancora vividi nel riflesso del
sole morente.
Estraggo
dal mazzo la chiave per aprire
la porta a vetri intagliata. M volto, di nuovo,
stupita dall’esplosione di rossi e arancioni
che, nel cielo, si sono
fagocitati crudelmente ogni traccia d’azzurro.
Lascio
a malincuore questo spettacolo
della natura ed entro.
Accendo
la luce , appendo la giacca ad
un gancio dell’ingresso, metto le chiavi nel portaoggetti a forma di conchiglia, in
trasparente alabastro,
che si trova sulla console sotto il grande specchio dalla cornice
dorata.
Cerco
nella tasca destra della giacca il
cellulare e spedisco un veloce sms ad Alice.
Torni
per cena?
La
sua risposta arriva quasi prima che
abbia spedito il messaggio. Ciò conferma la mia ipotesi che Alice abbia il dito più veloce del west…per
fortuna che non gira armata.
Spiacente
, ho tanto lavoro
da finire, poi
c’è qui uno con cui
devo ripassare FISICA… ;)
Mi
ha spedito una faccina con
l’occholino?...Ho capito benissimo di che cosa devono
discutere…
Sto
ancora ridendo mentre premo INVIA.
Intendi
lo studio dei CORPI celesti?
Bip,
bip.
Non
so se sia celeste, ma
un gran CORPO ce
l’ha!! :)
:)
DUE
faccine super sorridenti? Chi sarà il fortunato da esplorare? Mi concentro sui volti dei
tecnici della Base. Peter,
Tod, Mike?...Mmh, no, per me sarebbero da una faccina…
Torno
a
scorrere mentalmente l’elenco dei ragazzi dello staff della
Florida e gioco la
mia puntata.
Samuel,
Albert?
Invio.
Questi sono alti biondi, muscolosi e abbronzatissimi… quel
che per me è il top
del figo da spiaggia.
Bip,
bip.
Jake!
:) :)
Alzo
le
sopracciglia in un’espressione stupita e premo INVIA.
Black?
Sì,
è
fuori dai miei standard ma è da due faccine, lo ammetto.
Abbastanza
alto, capelli nerissimi tagliati corti
con un ciuffo che gli cade sbarazzino sulla fronte. Occhi altrettanto
scuri,
bel colorito ma naturale, ispanico credo, o nativo. Sorrisone da
bambino.
Approvo!
Divertiti e fagli vedere le stelle a quel topo di laboratorio!
Invio.
Bip,
bip.
Ci
puoi giurare <3 …e tu fai i compiti!
Mi
imbroncio al ricordo della lista da preparare e invio.
Sì
mi ci metto subito. Tra un paio d’ore vado
all’aeroporto a prendere Rose e un
tipo in gamba che conosce lei.
Bip,
bip.
Wow,
arriva la bionda!!! Domani sera organizziamo
un’uscita tra donne!!!
Mi
scappa da ridere, ancora non è uscita per questa serata che
già sta organizzando
la prossima.
E’
un
vero uragano, quella ragazza e mi stupisce sempre il fatto che riesca
ad essere
così pragmatica e scientifica sul lavoro come esuberante e
spudorata nella vita
sociale.
Mi
dirigo in cucina mentre infilo il cellulare in tasca.
Apro
il
frigorifero ed estraggo la terrina con l’insalata di riso
avanzata la sera
prima. Per una cena in solitaria va più che bene e posso
mangiarmela come piace
a me, arricchita di maionese, fredda a cucchiaiate, direttamente dal
contenitore.
Mi tolgo le scarpe e le
ripongo sulla
rastrelliera dello sgabuzzino . Con solo i calzini ai piedi mi dirigo
nello
studio con la terrina della
cena nella
sinistra e una bottiglia di Corona con fetta di lime,
nell’altra.
Appoggio
tutto sul piano della scrivania e apro il mio Notebook.
Accendo,
cerco la Directory riguardante la missione e clicco sul file Lista
candidati.
All’interno vi sono tre cartelle.
Nella prima vi ho riposto i
curriculum che mi
sono stati proposti da vagliare.
Nella
seconda, vi sono i nomi di quelli che erano già stati scelti
in una
pre-selezione. Si tratta dello staff scientifico che affianca da
qualche mese
Alice in laboratorio. Di questi alcuni hanno anche le competenze per
poter far
parte dell’equipaggio.
Apro
la terza
cartella che ho denominato Mosche Bianche, perché
è il modo in cui chiamo quei
personaggi che hanno i mille requisiti richiesti da questa missione.
Mi tornano alla memoria gli annunci che sono apparsi
un anno fa sui
maggiori giornali del mondo, oltre che sulla stampa specializzata, che recitavano ironicamente
più o meno così:
AAA NASA : NUOVI
ASTRONAUTI CERCASI, (ma che sappiano parlare il russo).
USA:
la
Nasa
e' alla
ricerca di nuovi astronauti, i candidati dovranno dimostrare di conoscere la
lingua russa.
Al momento, infatti,
l'unico
modo per andare
nello spazio e' tramite il veicolo spaziale russo Soyuz.
I
candidati, provenienti se possibile dalle forze armate, dovranno essere
laureati preferibilmente in matematica, biologia, fisica o ingegneria,
meglio
se con mille ore di esperienza di pilotaggio di aerei alle spalle. I
futuri
astronauti dovranno avere una vista perfetta e un'altezza compresa tra
1,50 e
1,89 metri.
A
quei
tempi era ancora top-secret il fatto che fosse in elaborazione un nuovo
progetto
aerospaziale che avrebbe fatto riattivare la base di lancio di Cape
Canaveral
in Florida. Quindi tra le tante caratteristiche che i candidati
avrebbero
dovuto avere c’era la conoscenza della lingua degli Zar.
Per
ora
ho inserito, sotto suggerimento di Alice, Mike Newton e Tyler Crowley,
rispettivamente matematico e biologo. Poi ci sono Rosalie Hale e il
tipo in
arrivo Eric Yorkie, che si occuperanno delle Public Relations. Il
tenente Angela
Weber, con funzione
di coordinatrice
d’ufficio e di mia assistente personale.
Nella
sezione dedicata agli esperti piloti, invece, compare per ora solo il
nome di Jasper
Hale fratello di Rose.
Chissà
se domani dovrò aggiungere il nome di Jacob
Black alle MB…penso con una punta
di sarcasmo.
Guardo
l’orologio sullo schermo e mi accorgo che è quasi
ora d’andarmi a preparare per
uscire. Ma prima di interrompere il lavoro, metto in evidenza alcuni
nomi che hanno
destato il mio interesse.
Jessica
Stanley,
ingegnere informatico, ottima conoscenza
lingue europee.
Emmett
McCarty,
ingegnere costruttore. Entrambi con brevetto
di pilota, ora operativi sul progetto del gemello del rover atomico
Curiosity, dell’Università
di Austin in Texas.
Edward
Cullen,
dottore in medicina aerospaziale, specializzato in biotecnologie. Al
momento in forza presso l’ Università della
California di San Francisco.
Accidenti,
penso, gran bel tipo e con un sacco
di ore di volo…anche più delle
mie.
Salvo
con cura il lavoro, chiudo il Notebook e mi dirigo verso il bagno della
mia
stanza da letto per farmi una doccia prima d’andare
all’aeroporto. Apro l’acqua
e posiziono l’erogatore sul getto bollente. Mi svesto e
mentre la stanza si
riempie di piacevole vapore, guardo la mia immagine riflessa nello
specchio
grondante di goccioline. La figura che si riflette è una
ragazza carina, più
vicina ai trenta che ai vent’anni, chiara di carnagione ma
leggermente dorata
dal bel sole della Florida. Capelli castano scuri trattenuti in una
composta
coda alta. Occhi nocciola, determinati, con due leggere occhiaie scure
che li
circondano. Lineamenti regolari, bocca piccola, ma non sottile.
Forza
gioia, sta arrivando Rose, se avevi
qualche piccola speranza di fare
conquiste, ora te lo puoi scordare…
la
mia immagine riflessa alza le sopracciglia, scuote la testa rassegnata
mentre
si spazzola diligentemente i denti.
Mi
asciugo i capelli lasciandoli vaporosi. Mi dirigo in camera e rimango
incerta
davanti alle porte aperte dell’armadio. Sono nervosa, so
già che il confronto
sarà avvilente.
Voglio
molto bene a Rose, ma con lei non c’è storia.
E’ talmente bella, bionda,
statuaria, elegante…che sembra finta.
Invece
è
simpatica, semplice e anche timida. Tanto, che sfrutta la sua
leggerissima
miopia per nascondersi dietro un paio di grandi occhialoni con strass che comunque le stanno
d’incanto.
Metto
frustrata un paio di shorts color sabbia, una blusa bianca senza
maniche che
completo con una camicia in jeans azzurro lasciata aperta. Azzardo un
bel paio
di sandali in vernice color turchese con zeppa alta almeno otto
centimetri.
Prima
di
uscire passo dalla scrivania, estraggo dal cassetto la mia pistola,
inserisco
il caricatore e la metto nella borsa a tracolla che ne frattempo ho
preso dalla
poltroncina dell’ingresso.
Saprei
difendermi anche senza, ma non è detto che
nell’eventuale momento di pericolo
abbia la fortuna di essere in parità numerica. Sto uscendo
sola nella notte e
preferisco essere prudente.
Raccolgo
le chiavi, spengo le luci ed esco.
Mentre
guido, con il finestrino mezzo aperto per godermi la brezza tiepida
della sera,
canticchio seguendo il brano musicale che esce dalla radio. Il mio pensiero corre ai volti
delle persone che
ormai ho deciso d’inserire nella lista
delle MB.
Dunque:
McCarty, Stanley, Cullen. Mi appunto di farli chiamare da Angela
domattina
presto.
Nel
frattempo sono arrivata nel parcheggio di fronte
all’aeroporto di Orlando.
C’era poco traffico, ho fatto presto.
Mi
dirigo verso il terminal dei voli interni e controllo il tabellone
degli orari.
L’aereo da
Boston è appena atterrato. Mi
siedo su una poltroncina ad aspettare.
Ad
un
certo punto la vedo. Spunta, con la sua elegante falcata, dalla zona
ritiro
bagagli trascinandosi dietro un’enorme trolley rigido color
argento, con
appoggiata sopra, un’altrettanto grossa sacca da viaggio
nera.
Al
braccio, oltre alla borsa, ha un beautycase argento come il trolley. Al
suo
fianco cammina un ragazzo moro alto come lei, col ciuffo
sugl’occhi, vestito
sportivo che trascina un bagaglio molto meno voluminoso. Lo riconosco
per
averlo visto nella foto inserita nel suo fascicolo, è
sicuramente Eric Yorkie.
Quando
la
mia amica mi vede, mi regala un sorriso smagliante che manda in pappa
il
cervello di buona parte dei maschi presenti
nei cinquanta metri
che ci separano.
Alza la mano libera e la
agita in un allegro
saluto. << Bella? Bella? >>
Mi
alzo
e le vado incontro ridendo. «Rose, ciao…avete
fatto buon viaggio?»
La
bacio
sulle guance mentre lei,abbandonati i bagagli, mi abbraccia.
«Discreto,
ma lunghissimo » si lamenta. «Ti presento Eric, il
migliore addetto stampa
sulla piazza di Boston. » Mi volto verso il ragazzo che nel
frattempo mi porge
la mano.
«
Piacere,
Isabella Swan » gli dico mentre ricambio la stretta.
«
Il
piacere è mio Comandante » risponde con un sorriso
gentile.
«
Allora,
cosa ne dite, se prima di arrivare a casa ci fermassimo a bere
qualcosa?»Azzardo.
«Ottima
idea, cara » mi risponde Rose, ma vorrei liberarmi presto di
questo carico da
mulo…
«Dai
qualcosa anche a me, ti aiuto. » Mi affretto a prenderle il
borsone nero
stracolmo.
«
Uuff,
Rose, quanto pesa, ti sei portata tutto l’armadio?»
«No,
solo la parte estiva…» si finge per un attimo
offesa, poi mi strizza complice
un occhio.
Siete arrivate fino a qui, brave! Nessun commento, se non che
l'avventura continua.
See you later alligator...
|
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Capitolo 3 *** capitolo secondo ***
Eccomi
qui, ringrazio ancora tutte voi che mi seguite così
interessate...sono stupita, ma compiaciuta, perchè non
immaginavo che sareste state così tante. Continuate a dirmi
le vostre opinioni e abbiate ancora un pò di pazienza: il
bell'Edward si farà desiderare ancora un pò...
ciao,
Teresa.
Capitolo
secondo:
Carichiamo
i bagagli nel retro della Jeep.
<< Wow, Bella
hai un’auto che è uno
schianto! >>
Mi
dice
Rose allungandomi una gomitatina nel fianco.
<<
Già,
mi trattano bene qui. Ho tutto quello che chiedo servito su un piatto
d’argento...Andiamo o siete troppo stanchi? >>
<<
No,
figurati, è una serata così tiepida, non mi va di
chiudermi subito tra quattro
mura…cosa ne dici Eric? >> Ci voltiamo verso
Yorkie che si è leggermente
scostato e parlotta al telefono. Senza interrompere la conversazione,
annuisce e
ci fa segno di ok con la mano libera.
<<
Bene,
partiamo, allora >> dico loro aprendo lo sportello della
guida. Attendo
che Rose si accomodi al mio fianco e che Eric, chiuda quello posteriore
mentre
interrompe la conversazione.
<<
Tutto
bene Ric? >> gli chiede Rose. <<
Sì, perfetto, la mia fidanzata Hanna
vi augura una buona serata. >>
Accendo
l’auto ed esco dal parcheggio imboccando l’Orange
Avenue. Svolto a sinistra in
Americana Boulevard e la percorro per alcune miglia nella quiete serale
di
questo giovedì di marzo.
I miei ospiti si guardano
intorno, rapiti
dall’inusuale percorso cittadino, che alterna palme
torreggianti nel buio, ad ampi
prati dal manto erboso perfettamente curato. All’interno dei
prati svettano
alti zampilli
d’acqua illuminati da
giochi di luce. Questi, ricadendo, creano mille riflessi
d’argento sulle larghe
macchie scure svelando
la presenza di
inaspettati laghetti. Poi ripiombiamo nel buio più assoluto
interrotto qua e là
dalle insegne luminose degli alberghi.
Osservo
le
loro espressioni soddisfatta perché a suo tempo, questo
paesaggio, aveva
incantato anche me.
<<
E,
Alec, hai già un’idea di quando
riuscirà a raggiungerti? >> Le chiedo. Una
pausa un po’ più lunga del normale mi anticipa che
qualcosa tra lei e
l’avvocato non funziona.
<<
Credo
proprio che non verrà. Abbiamo colto l’occasione
di questa mia trasferta al sud
per prenderci…come dire…una pausa di riflessione.
>>
Storco il naso e le dico che
mi dispiace.
<<
Oh,
per carità Bella, non fingere di essere triste. Alec non ti
è mai piaciuto… e a
questo punto mi costa, ma devo darti ragione. Ammetto che, in fondo,
non avevamo
molte cose in comune .>>
“DIO
SIA
LODATO” penso.
Allora non ero io quella paranoica che
lo credeva solo interessato a farsi notare nei posti che contano con
Barbie-Rose
al braccio.
<<
Non
ci provo nemmeno, anzi spero che non ti dispiaccia troppo se il primo
brindisi
che farò sarà al tuo rinsavimento!
>>
Nel
frattempo arriviamo davanti al Blue Martini Orlando, locale che io ed
Alice
bazzichiamo spesso.
Scendiamo e ci dirigiamo verso
l’ampia
facciata bianca a timpano sorretto da colonne in finto stile classico,
incorniciata dall’esplosione della flora esotica qui
rappresentata da un
tripudio di palme di ogni misura e di giganteschi cespugli di Hibiscus
dai
grandi fiori color corallo.
L’interno
è spazioso, ma l’atmosfera è intima. Il
locale è illuminato dalla luce blu che
corre sul soffitto del bancone circolare posto al centro della sala.
E’ pressoché
vuoto, ci saranno al massimo una ventina di persone,
perlopiù a gruppetti di
tre o quattro del medesimo sesso. Controllo accuratamente tra le poche
coppie
presenti, ma con disappunto non scorgo la chioma castana di Alice.
Guardo
l’ora sul cronografo da polso. “Sono
le dieci e mezzo, non è tardi, avrebbe
potuto esserci”.
<<
Aspettavi
qualcuno? >> mi chiede sottovoce Rose mentre ci
accomodiamo sui divanetti
rivestiti di pelle marrone di un tavolo laterale.
<<
No,
mi ero illusa di trovarci Alice, vi avrei fatto incontrare a sorpresa.
>>
<<
Ma
non mi hai detto che è uscita con un collega?
>>
<<
Sì,e
vedessi che tipo…un armadio tre ante di noce
massiccio.>>
Rose si alza per lasciare passare Eric
che si
dirige verso il bagno. Torna a sedersi, si protende verso di me e mi
guarda
scandalizzata. << Beh, tu avevi intenzione di
immischiarti nella loro
uscita a due? Magari ora sono oltre la parte verbale e si stanno, per
così
dire, conoscendo meglio… >> Agita
verso di me indice e medio delle due mani per evidenziare
il sottinteso.
<<
Oh,
non credo…non in senso biblico per lo meno. L’hai
detto tu stessa che è uscita
con un collega. E quello, non è neppure uno qualunque, ma
uno dei pochi che possono
aspirare a far parte del nostro gruppo. >> Le rispondo
mentre il tarlo del
dubbio m’assale.
<<
E poi, per quanto pazza e spregiudicata possa essere quella ragazza, sa
benissimo che sul Dr. Black dovrà, domattina, presentarmi
una relazione. >>
Ridiamo, insieme, di gusto.
Dopo
esserci sparati un giro di Long drinks blandamente alcolici a base di
frutta, ci dirigiamo verso
casa.
<<
Invece tu, Bella, hai trovato qualcuno che ti abbia fatto dimenticare
l’affascinante
pilota
dell’ Esercito di Sua Maestà?
>>
Non
le
vedo il viso, nel buio dell’abitacolo, ma sento
un’ombra di malinconia nella
sua voce.
Alle
sue
parole mi torna in mente il sogno della notte appena trascorsa:
…sono
leggera e colorata come una
farfalla…Mi libro delicata in un meraviglioso
luogo ricco di piante e di fiori…guardo le mie mani affascinata
dall’aspetto fragile e curato delle lunghe dita. Le unghie
sono perfettamente
laccate di rosa pastello. Ai
polsi ho tanti sottili braccialettini d’argento che
tintinnano musicali…D’un
tratto il paesaggio cambia. Sotto di me c’è solo
un caldo deserto percorso da
dune di sabbia. Lo sto sorvolando quando noto una camionetta in panne
col
cofano aperto. C’è
un soldato chinato dentro
ad esso . Riconosco la figura, è James.
Da dietro una duna sbuca una jeep con tre uomini armati
che si dirige
spedita verso di lui.
Urlo
disperata il suo nome più
volte, ma non mi sente…A quel punto mi butto. Spicco il
salto da un elicottero
su cui non ricordo di essere salita e atterro con una professionale
capriola
laterale.
Mi
alzo in piedi in un attimo, mi
posiziono tra James e gli aggressori che nel frattempo stanno puntando
le loro
armi. Lo proteggo col
mio corpo mentre
imbraccio la mitraglietta e faccio fuoco. La jeep e il suo equipaggio
saltano
in aria in un inferno di fiamme.
Mi
volto e mi passo una mano sulla
fronte per detergermi il sudore dovuto al calore dell’
esplosione. Mi
guardo intorno e lo
cerco. James mi sta fissando con
un’espressione triste e…delusa? Scuote la
testa , sembra…rassegnato. Si gira col suo passo elegante e
si allontana…
Calde
lacrime mi riempiono gli
occhi annebbiandomi la vista. Lo chiamo, ancora, lo supplico di
fermarsi. Di
nuovo non mi sente.
Mi
sveglio di soprassalto inspirando
con violenza.
<<
No. >>
le rispondo. << Nessuno che voglia gareggiare in
virilità con il mio
Breil… >>
L’ultima
volta che ho sentito James è stato un anno fa circa. Mi ha
inaspettatamente
chiamata per complimentarsi per la mia promozione a Comandante. Le
parole sono
state carine, ma il tono formale, era velatamente acido.
Era
stata una gran bella relazione la nostra, durata circa tre anni. Ci
eravamo
conosciuti a Washington DC. durante un Master di volo tra piloti dei nostri
due Paesi.
Un amore a prima vista. Mi era venuto incontro e baciandomi
cortesemente il
dorso della mano, mi aveva chiesto compassato se avessi già
un compagno
d’esercitazione. Con lui mi ero sentita euforica e piena di
sogni. Era riuscito
a rendere unico ogni momento in cui stavamo insieme contagiandomi con il suo umorismo
tipicamente anglosassone.
Continuiamo
il viaggio in silenzio.
Arriviamo
davanti alla villetta buia. Scarico i bagagli
e faccio loro strada all’interno. Accompagno
Eric nella sua stanza, e
Rose nella mia e di Alice, che avevo fatto attrezzare con due letti
queen size.
Stanotte dormiremo insieme, domani ci organizzeremo meglio.
Siamo
quasi pronte per dormire, quando sentiamo rientrare Alice.
Ci
mettiamo sedute sul letto aspettandola. Un attimo dopo la vedo
fiondarsi dentro
e buttarsi al collo di una stupefatta e felice Rose.
<<
Ally, ti prego non
respirooo… >>
<<
Oh
Rose, non è importante, ora che sei qui con noi, puoi morire
felice >> le
risponde baciandola ripetutamente sulla guancia.
Rose
l’allontana e la guarda sorniona.
<<
Allora
Ingegnere, come è andata la serata? >>
Alice
sospira facendo un’elegante piroetta su se stessa.
<<
Interessante,
non c’è che dire. >> Mettetevi
comode, tra un minuto vi racconto.>>
Sparisce nel bagno e sentiamo scorrere l’acqua della doccia.
Io e Rose ci
infiliamo nel letto vicino alla finestra, ed abbassiamo il regolatore
della
abatjour , lasciando solo una lucetta fioca.
Esce
poco dopo odorante di aromi orientali.
<<
Beh,
ragazze, vi anticipo che siamo stati entrambi molto morigerati e
estremamente professionali. >>
Ci
guardiamo per un attimo tra di noi, prima di scoppiare in una fragorosa
risata.
<<
Shhhh, che svegliate Eric…>> Ci intima Rose
agitando dall’alto in basso
la sua mano regale.
<<
Ma veramente, credetemi, abbiamo parlato solo di te >>
continua bisbigliando
e sbattendo le ciglia a mio favore.
<<
Tranne
quando ehm, ha avvicinato le sue labbra di velluto, si è
fatto strada con
decisione nella mia bocca e con quella
lingua calda e umida, mi ha dato una esemplare
dimostrazione di …speleologia
del cavo orale…ahhh. >>
<<
A
cui ho immediatamente risposto con un attento e scrupoloso esame
tattile della sua
struttura muscolo-scheletrica dorsale e articolare…mmhh
>> Alza gli occhi al cielo e sospira sognante.
Fulminea si riprende e mi fissa attenta.
<<
Comunque,
Bella, è veramente interessato a far parte del gruppo ed io
avvallo la sua
candidatura! >>
“Professionale,
decisa, ma a questo punto cerebralmente compromessa!”
<<
Ok >>
le dico. << Domani dirò ad Angela di
convocarlo nel mio ufficio. >>
<<
Bene >>
riprende cinguettando lei << allora domani sera al
diavolo il club delle
zitelle…usciamo tutti insieme, dobbiamo fraternizzare.
>>
“
Giusto,
FRATERNIZZARE.”
Sarà
uno degli obiettivi dei prossimi mesi. Dovremo arrivare preparati
tecnicamente al
viaggio, ma anche affiatati e abituati agli spazi ristretti.
Il
mattino dopo mi sveglia il rumore ovattato dell’acqua della
doccia. Mi alzo e
mi dirigo assonnata in cucina.
<<
Buongiorno
Capo, vuoi del caffè? >> mi chiede pimpante
Alice.
Mi
siedo sulla panca affianco ad un perplesso Eric.
<<
Avete
già fatto le presentazioni? >> Chiedo loro.
<<
Sì,
certo. Ragazzo simpatico ma fidanzato. Ventisei anni, ha studiato
Scienze della
comunicazione a Yale. Ha lavorato due anni nella redazione di cronaca
politica
Al Boston Tribune. Ha conosciuto Rose ad un convegno elettorale del
Partito
Democratico… >>
Con
la bocca ancora piena della brioche con crema danese che sto
masticando, mi
rivolgo a Eric che divertito scuote la testa.
<<
Tutto
giusto, si è dimenticata qualcosa? >> Gli
chiedo.
<<
No,
a parte il fatto che mia madre si chiama Grace, ed ho avuto il morbillo
a sedic’anni,
credo non abbia tralasciato nulla. >>
Alice
sedendosi mi spara una linguaccia.
Dopo
esserci tutti preparati, ci dirigiamo a bordo della mia auto verso la
Base. Al
cancello principale i due giovani soldati di guardia, in tuta mimetica
e armati
di mitra, ci fanno passare salutandomi con reverenza. L’auto
di Alice è ancora nel parcheggio dove
l’aveva lasciata il pomeriggio prima.
Cosa ve
ne pare del "pomiciamento tecnico?" Ehhh sti scienziati, vi saluto di
nuovo e vi chiedo scusa se ogni capitolo ha un aspetto editoriale
diverso, sono ancora maldestra con l'editor.
P,S: se tutto prosegue bene penso di postare ogni domenica.
Bacibacibaci
|
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Capitolo 4 *** Capitolo Terzo ***
standard
Ciao, eccomi di
nuovo qui. Ringrazio chi ha avuto la pazienza di aspettarmi tutta la
settimana, e chi mi ha anche compiaciuta lasciandomi un pensiero.
Ancora non ci siamo tutti a Cape Canaveral... sti personaggi sono
davvero impegnati.
Pian pianino
arriveranno...oppure li andremo a prendere noi...per i capelli!
Vi bacio e vi
consiglio di fare scorta di Scopolamina...presto si
comincerà a volare. Baci a tutte
Teresa
standard
Capitolo
Terzo
Entriamo
nello stabile e ci separiamo da Alice che si dirige verso la zona dei
laboratori. Con Rose e Eric al seguito proseguo verso
l’ufficio della Weber. La
trovo seduta alla sua scrivania, impeccabile, nella sua tenuta
d’ordinanza
delle Basi NASA con il suo badge plastificato che le penzola dal collo.
Oggi è
venerdì e posso dimenticare la
norma che
mi vuole nell’uniforme blu con la camicia bianca da ufficiale
dell’Aeronautica.
Quindi sopra il mio
paio di jeans
preferito, ho messo la polo azzurro cielo che portano tutti.
<<
Buongiorno Angela >> la saluto. << Ecco
l’elenco delle persone da
contattare. Chiedi loro conferma della data di arrivo, e sollecita la
risposta
immediata. >> Le appoggio un post-it verdino sulla
scrivania, sul quale
ho segnato i tre nomi di ieri sera e quello di Black.
<<
Ah, Angela, visto che Black è già qui tra noi,
puoi chiedergli, per favore, di
passare in ufficio da me prima di mezzogiorno? >>
<<
Certo, Comandante. >>
In quel
momento mi ricordo delle buone maniere e presento
l’insostituibile tenente
Weber a Rose ed Eric.
Terminati
i convenevoli mi propongo, in modo spiccio, per un veloce giro
turistico della
Base. Iniziamo dalle sale comandi e dal laboratorio scientifico che
sono nello
stesso stabile in cui ci troviamo, per poi passare alle officine
meccaniche e
agli hangar di assemblaggio, che sono nei complessi più a
sud. La Base di Cape
Canaveral è composto di più di trenta edifici,
senza contare il Centro
Visitatori, il Museo a cielo aperto dell’Astronautica, le
rampe di lancio
verticale, le piste di atterraggio dello Space-Shuttle ed un faro.
Prometto
loro un tour completo al più presto.
<<
Questo fine settimana vi vorrei mostrare, però, le bellezze
naturali di Cape
Canaveral, sapete che all’estremo nord dell’isola
c’è una splendida riserva
naturale? >>
<<
Sarebbe una splendida occasione per fare foto da condividere su
Twitter.
>> Ci dice entusiasta Eric. << Dobbiamo
cominciare a pubblicizzare
il nostro lavoro anche sul web. >>
La sua proposta ci trova assolutamente
d’accordo. Rientriamo e li
accompagno nell’ufficio di fianco al mio.
E’
una grande stanza, arredata con due moderne scrivane bianche, armadi
alle
pareti, ed un tavolo da riunioni per almeno otto persone.
Un
maestoso ficus Benjamin troneggia lussureggiante vicino alla grande
finestra.
<<
Ecco, ho pensato di sistemarvi qui. Per ogni necessità
chiedete a me o ad
Angela. >>
Mentre
torno nel mio ufficio sento squillare il telefono. E’ Angela.
<<
Comandante, il Capitano Black chiede di essere ricevuto
.>>
<<
Fallo passare. >> Le dico.
Dopo
pochi secondi la massiccia figura scura di Jacob Black compare sulla
posta.
<<
E’ permesso? >> chiede educatamente.
<< Buongiorno Comandante Swan.
>> Saluta formale, aspettando la mia risposta.
<<
Avanti, prego >> gli accenno di sedersi di fronte alla
mia scrivania
indicando la sedia con la mano. Gli sorrido, mentre lui si siede rigido.
<<
Chiamami solo Isabella. Alice parla molto bene di te. >>
Un
sorrisetto nervoso gli compare sulle labbra. Le osservo, cercando di
non farmi
notare, incuriosita dalle rivelazioni di Alice.
<<
Mi ha anche informata che sei stato scelto tra i relatori
dell’annuale
conferenza dell’American Geophisical Union che si
terrà tra quindici giorni a
San Francisco. >> Mentre lo dico sono visibilmente
ammirata. La nostra è
una missione pagata solo marginalmente dal Governo e per la quasi
totalità da
sovvenzioni private, quindi una delle priorità è
accattivarci il maggior numero
di sponsor. So già che avere nel nostro staff un personaggio
conosciuto da una
platea così illustre, manderà in visibilio Rose
perché ci renderà più
“appetibili”
agli investitori.
<<
Sì, è vero, parlerò degli studi che ho
effettuato di recente in Texas riguardanti
il buco nero più grande mai
scoperto, nella Galassia NGC1277 della costellazione di Perseo
>>
<<
Ottimo. Lo ascolteremo con attenzione e faremo il tifo per te.
Probabilmente
non lo sai, ma era già in programma di presenziare in gruppo
all’evento. Ci
sarà tutta la Società scientifica mondiale.
>>
Mi
interrompo un attimo e cambio discorso.
<<
Torniamo a noi, ti ho fatto chiamare per comunicarti
che sei ufficialmente dei nostri. >>
Si
rilassa felice. << Ne sono veramente molto onorato. Wow,
questo è un
sogno che si avvera. >> Mi regala un sorriso abbagliante,
che gli si
estende agli occhi che luccicano, nel volto ambrato, su cui spicca una
sfumatura
rosata dovuta all’emozione.
<<
Dovresti recarti da Angela per le formalità burocratiche e
per prendere la
cartellina con le istruzioni e il programma di lavoro della settimana
prossima.
>>
Mi
alzo e gli allungo la mano destra. << Benvenuto a bordo
Jacob, e tanto
per prendere confidenza, stasera se non hai altri impegni, sei invitato
ad uscire
col tuo nuovo gruppo. >>
<<
Accetto volentieri, grazie mille. >> Mi stringe con
vigore la mano e si
congeda.
Mi
torno a sedere mentre lo guardo uscire dall’ufficio. Ha
spalle larghe e ben
tornite, da cui spunta il collo taurino che sfuma nella attaccatura dei
capelli
corvini, lisci dal
taglio perfetto. Gli
avambracci muscolosi escono dalle maniche arrotolate fino al gomito
della camicia
bianca di cotone, inserita nei pantaloni leggeri color corda che gli
calzano
perfetti sui fianchi regalandomi la visione di un sedere da sportivo.
Con il
camice che indossa sempre, non avevo ancora notato tutto quel
bendiddio.
“Mmh,
un po’ invidio la spensieratezza con cui si butta
Alice.”
E’
veramente molto tempo che non frequento nessuno, e mi basta una visione
come
questa per farmi accelerare la respirazione e rendermi tutta un fremito.
Raggiungo
il mobile bar e mi servo un bel bicchiere di acqua ghiacciata.
Torno
alla scrivania e apro la cartelletta di cartoncino azzurro che ho di
fronte a
me. Sul frontespizio ci sono stampati i
simboli del Governo degli Stati Uniti e della Agenzia Aerospaziale
NASA. All’interno
il primo foglio ha stampato in grandi lettere:
Nome
della Missione----ODYSSEY---
Comandante
in capo Mag.
Isabella Marie Swan
Responsabile
tecnico
Mag.
Mary Alice Brandon
Patrocinante
Gen.
Bartholomew J.Rogers
Equipaggio:
Ten. Jacob W. Black
Astrofisico
Tyler
E. Crowley
Biologo
Cap.
Jasper T. Hale Collaudatore
aeronautico
Michael
M. Newton
Matematico
Sto
aspettando la chiamata di Angela per completare il documento con
l’elenco
definitivo dell’equipaggio.
Alzo
gli occhi attratta dalla bustina gialla che lampeggia
nell’angolo inferiore
dello schermo del pc. Mi è arrivata una mail.
Apro
la casella di posta elettronica ed individuo subito il mittente.
E’ di Jasper.
La apro e leggo il messaggio.
__________________________________________________________________________________
Da: Cap. Jasper Hale
A
: Mag. Isabella Swan
Oggetto:
Ciao
Ehi
Boss, tutto ok? Sono in arrivo con il “bimbo”. Ho
il piano di volo WG 242 e
atterrerò domani alle 13.00 circa ora della Florida.
Devo
portarti qualcosa oltre a questo mucchio di rottami?
Salutami
la mia cara sorellina, (che comunque non ho nessuna fretta di rivedere).
J
x
P.S:
Ho notizie fresche fresche del Baronetto… ah ah ah
Jaz,
sempre il solito. Arriva domani, bene. Il “bimbo”
è un Cargo C130
Super Ercules da 80 tonnellate
contenente parti meccaniche per la nostra navicella.
Mentre
il “Baronetto” è chiaramente James.
Mi
sarebbe spuntato un sorriso affettuoso…se non avesse
aggiunto quel post
scriptum.
Ecco,
in due giorni vedo vanificato il lavoro interiore che sto facendo da un
anno.
“Accidenti
a Rose e a Jasper, Accidenti a me, che non riesco ad andare
oltre.”
Con
una scrollata di spalle allontano questa amara considerazione e mi
appresto a rispondere
alla mail:
__________________________________________________________________________________
Da: Mag.
Isabella Swan
A: Cap.
Jasper Hale
Oggetto:
Re
Ciao
Ciao
anche a te, Aquila. Sono felice di saperti in arrivo con “i
miei rottami”.
Trattali
bene, che costano un occhio! Per quanto riguarda Rose, mi spiace ma
è arrivata
prima lei, quindi devi fartene una ragione.
No,
grazie, non mi serve nient’altro. A meno ché tu
non riesca a procurarti una
delle splendide torte di mele di tua madre mentre passi…ma
non credo che tu
riesca a far atterrare il “bimbo” nel giardino
della casa dei tuoi, (anche se
non metto nessun limite alle tue doti di pilota, ih ih ih).
Ci
vediamo domani, fai buon viaggio.
B
xx
P.
S: Il “Baronetto” è Conte…e
tu lo sai.
Jasper
e James si erano conosciuti
durante il nostro perfezionamento di volo su jet sulla Portaerei
Lincoln.
Erano entrati
subito in simpatia anche
se si punzecchiavano di continuo. Jasper, pilota della Marina Militare
degli
Stati Uniti, dava del “Sir Elton John” a James,
pilota della Royal Air Force
britannica che rispondeva, visibilmente offeso, chiamandolo
“rozzo Yankee”.
***
Sto
sbrigando la corrispondenza che
mi trovo impilata, in ordine, sulla scrivania, quando Angela fa
capolino
bussando alla porta.
<<
Comandante, ho le
informazioni da lei richieste. >> Mi porge un foglio con
alcune
annotazioni scritte a mano.
Leggo
che McCarty e la Stanley sono
disponibili da subito, mentre Cullen non sarà libero fino a
martedì prossimo.
Ok.
E’ il momento di studiare una
strategia.
Apro
il programma di Excel ed
inserisco nelle varie colonne di una tabella i dati in mio possesso.
Per prima
cosa l’impegno improrogabile.
Sabato
27 marzo – San Francisco- Conferenza.
Ad
oggi ho parte dell’equipaggio
qui in Florida, e il primo carico di materiale da costruzione in arrivo
domani
con Jasper.
Altri
due elementi sono ad Austin
in Texas, mentre il resto degli impianti sono rispettivamente nelle
officine
della base Nasa di Houston ed in quelle della Base
dell’aeronautica di Los
Angeles.. L’ultimo elemento dell’equipaggio
è a San Francisco e sarà libero a
breve.
Impugno
il telefono e chiamo
Angela. << Angela, per favore, chiamami al telefono il
Capitano Cullen,
ed informa via mail il Capitano McCarty ed il Tenente Stanley che ci
troviamo
tutti alla Base di Houston mercoledì
prossimo.>> << Subito,
Comandante. >> Risponde uscendo.
standard
Quindi
il piano è presto detto:
riunisco tutti i membri dell’equipaggio e il materiale
meccanico a Houston.
Sfrutto officine, manodopera e attrezzature della Base del Texas, poi
sposto il
gruppo di nuovo, verso il nord della California per la conferenza.
Sempre
che la telefonata col
Capitano Cullen dia il risultato che spero.
Sento
il trillo dell’interfono.
<< Comandante, il Capitano Cullen è sulla
linea due. >>
<< Grazie Angela. >>
Alzo
la cornetta e spingo il
pulsante attivando la comunicazione.
<<
Pronto, Capitano Cullen?
Sono il Maggiore Swan. >>
<<
Comandante, è un onore
sentirla. La ringrazio per avermi accettato nell’equipaggio
della missione
Odyssey. Spero di essere all’altezza delle aspettative.
>> La voce che
sento attraverso la cornetta è bassa e calda e mi spazza un
po’.
<<
Me lo auguro
vivamente. >> Mentre mi concentro nella
conversazione cerco nel pc la cartella relativa al dossier del
Capitano. Uno
sguardo serio e profondo mi fissa dalla foto allegata. Una corta
zazzera
bionda, forse rossiccia, gli incornicia la fronte leggermente
corrucciata.
<< Capitano Cullen, l’ho chiamata per chiederle
un favore. >>
<<
Mi dica, la prego. >>
Mi risponde con solerzia.
<<
Ho letto sul suo dossier
che ha pilotato aerei da trasporto durante una missione in
Iraq…>>
<<
Sì, Signora. E’ giusto. E
mi è capitato anche in un’altra occasione durante
una missione in
Afghanistan. >>
Sento
una nota d’orgoglio
trasparire dalle sue parole.
<<
Ottimo, le vorrei chiedere
di spostarsi a Los Angeles e occuparsi in vece mia del carico di
materiale
pronto per noi e portalo a Houston, Texas. >>
<<
Sarà un piacere per me,
Comandante. >>
Chissà
perché, ma gli credo.
E’ come
se sentissi di aver promesso un
gioco nuovo ad un bambino. “Speriamo
bene”,
ci sono un miliardo e mezzo di dollari di investimento governativo
nelle
apparecchiature che dovrà trasportare.
<<
Bene, le faccio mandare
via mail tutte le istruzioni relative al volo e i relativi permessi con
delega.
La aspetto mercoledì prossimo a Huston. >>
<<
Ci sarò, Signora. Grazie
ancora per la fiducia che mi sta dimostrando. Sento già che
questa missione mi
procurerà grandi soddisfazioni. >>
<<
Arrivederci
Cullen. >>
<<
A presto,
Comandante. >>
<<
Hai finito di flirtare al
telefono? >> Rose è appoggiata allo stipite
della porta con le braccia
conserte e mi guarda divertita.
<<
Flirtare? Io? >> Le
chiedo sbalordita..
<<
Ah, non so, a me non hai
mai parlato con quel tono melense al telefono… bleah, mi sta
venendo il
diabete…posso sapere con chi stavi parlando? >> << Guarda
qui. >> Le dico, ruotando
verso di lei lo schermo del pc. Rose si avvicina ponendosi dal mio lato
della
scrivania. << Cristo Santo… quei due
begl’occhi stanno
arrivando a bordo di un aereo, e si
poseranno su di noi umili mortali? >>
<<
Sembra proprio di sì,
cara. >> << E, cosa sai di lui, della sua
vita privata
intendo. >> Mi chiede interessata.
<<
So che è stato sposato, ma
che non lo è più. Nient’altro.
>>
<<
Umm, interessante ma non
urgente… se non ti dispiace è ora di pranzo e
avrei fame. >>
<<
Certo, chiama Eric, io
faccio uno squillo ad Alice ed andiamo in mensa. >>
|
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Capitolo 5 *** Capitolo Quarto ***
Eccomi per il nuovo capitolo, ci ho messo un po'
di più perchè ho un piede in gesso e tutto
è diventato più lento... tranne il pensiero.
Ringrazio, come sempre, le tante amiche che si sono dimostrate
così entusiaste del mio lavoro. Non mi sembra ancora vero. E
tutte quelle che mi stanno seguendo in silenzio. Un bacio anche a voi.
Ho capito che vi manca l'ingresso di Edward, e visto che ancora non
è vicino il suo arrivo, ho dato una sbirciatina nella sua
vita. Spero lo apprezzerete. E' anche venuto il momento di sapere cosa
era successo a Bella e James , perchè il bell'Inglese,
sembra proprio che non voglia fare solo la comparsa in questa
storia.... accidenti ma questi personaggi si sentono già
delle star!
Ci vediamo sotto per le ultime note.
Teresa
Capitolo
quarto
Il
pranzo trascorre veloce e
sereno. Le mie amiche non smettono un attimo di raccontare al povero
Eric
aneddoti relativi alla nostra vita a Boston ai tempi
in cui eravamo compagne di stanza al college.
Il ragazzo rischia
di strozzarsi un paio
di volte con un boccone di traverso, mentre loro gli descrivono quanto
fossi, a
quei tempi, timida ed imbranata.
<< Alice,
Rose, per favore,
basta! >> Intimo loro. << Eric deve credere
in me per poter fare una
buona propaganda, così mi state facendo perdere
credito >>.
<< Oh,
no, gli stiamo solo
dicendo che una volta anche tu eri un essere umano, prima di
trasformarti nella
versione volante di Lara Croft >>. Risponde Alice.
Rimango basita. E’
questo che vede la gente?
Non è difficile da credere. D’altronde ho fatto
una carriera fantastica.
Velocissima. Unica.
E a cosa ho dovuto
rinunciare? A nulla direi
oggi.
A
James, avrei detto un paio di
anni fa. A quella sua proposta, che non sono stata in grado di
accettare,
proprio per quella che ero pian piano diventata e che sono tuttora.
Un
ingegnere, un soldato, un
pilota, una “macchina del comando”, neutra ed
asessuata. Inserita in un
ambiente maschilista che mi accetta proprio per le eccezionali
potenzialità e
le mire professionali.
Sembra
passato un secolo, ma non
sono trascorsi nemmeno due anni da quando, una sera davanti ad un
meraviglioso
chiaro di luna, James, mi aveva ripetuto quanto fossi bella e quanto mi
amasse.
Poi, con un gesto d’altri tempi si era inginocchiato, mi
aveva stretto una mano
tra le sue e con l’altra aveva estratto un astuccino di
velluto blu dalla tasca
dei pantaloni. L’aveva aperta con un abile movimento delle
dita e senza
staccare lo sguardo dal mio e mi aveva mostrato il solitario
più grosso e
perfetto che una ragazza avrebbe mai potuto desiderare.
<<
Isabella, so che non ne
abbiamo ancora parlato, ma a casa la salute di mio padre sta
peggiorando. Devo
tornare e cominciare ad abituarmi a prendere, prima di quanto pensassi,
il suo
posto alla tenuta>>. Si era interrotto un attimo per
respirare, ma aveva
proseguito forte del mio silenzio. << Tesoro, vuoi
sposarmi? >>
La
Terra, in quel momento, aveva
smesso di ruotare. Ed io non avevo reagito. L’unica cosa
certa era che non
volevo appendere le mie ali al chiodo e diventare la Signora
del Maniero in una sperduta contea del Galles, circondata
da greggi di pecore e dame col cappello. Non gli avevo risposto subito.
Ma il
messaggio al suo ego era arrivato forte e chiaro, quando agli esami
finali io
ero passata a pieni voti e lui no. Aveva glissato dicendo che per lui
era
inutile impegnarsi in qualcosa che non aveva intenzione di continuare,
ma da
quel momento le nostre strade avevano preso due direzioni diverse.
Mi
era dispiaciuto, perché lo
amavo. O per lo meno amavo il James che frequentavo, quello con cui
volavo, ala
contro ala, nei cieli del mondo. L’altro non lo conoscevo.
Quello con i piedi
piantati per terra, con le sue attività produttive e non
riuscivo a sopportare l’idea
di sapermi fossilizzata in una vita borghese occupata delle questioni
di casa e
magari di un allevamento di cani.
****
Riordino
il vassoio del pranzo e mi
alzo.
<< Su
pettegole, andiamo, che abbiamo
ancora del lavoro da finire. Poi potrete continuare a sparlare di
me>>.
Ci
avviamo ai rispettivi uffici.
Mi
metto a sedere alla
mia scrivania e con enorme sollievo
completo la lista dell’equipaggio.
Sono
ben meno delle cinque, quando
con un sorriso compiaciuto, sigillo la busta di carta gialla per il
Generale
Rogers e invio per mail la copia dello stesso documento alla Segreteria
del
Dipartimento Nazionale.
Mi
appoggio soddisfatta alla
schienale della poltrona, con le mani intrecciate dietro la testa e uno
stupido
sorriso sulle labbra.
“
Cosa organizzo di bello per la serata?”
Ho
tanta gente nuova, devo escogitare
qualcosa di pratico e piacevole allo stesso tempo.
Sento
la tentazione di
telefonare a mia madre per chiederle
aiuto. Lei ha sempre saputo gestire gli inviti a sorpresa dei colleghi
di mio padre,
o le mie festicciole con gli amici.
Per
prima cosa aperitivo e cena.
Siamo un gruppo di adulti che devono riuscire a fare conversazione,
quindi,
niente ristorante.
Presa
questa decisione il resto è
una passeggiata. Mi fermerò lungo la strada del ritorno
insieme alle ragazze ed
acquisteremo tutto il necessario per un bel barbecue. Il pomeriggio
è mite come
solo i pomeriggi assolati della Florida possono essere. Nel cielo
nemmeno una
nuvola.
Agli
uomini lascerò il compito
della cottura della carne, così anche i rispettivi ruoli
saranno rispettati e
tutto sembrerà più naturale.
Per
il dopocena, farò decidere il
gruppo. Alzo, però, il telefono e mi metto in contatto con
l’ufficiale addetto
ai trasporti.
«Sergente
White, sono il Comandante
Swan. Mi serve un bus navetta da nove posti con autista. A casa mia.
Sì, dalle
21, certo per tutta la serata, grazie». Ora siamo a posto.
E’
venerdì sera, siamo tra amici,
il divertimento sembra assicurato.
Voglio
evitare che uno stupido
bicchiere di troppo possa creare problemi stradali.
Uscendo
mi affaccio all’ufficio
della Weber.
«
Angela, ti ricordo che sei
invitata anche tu stasera. Hai bisogno di un passaggio?»
«No, grazie Comandante,
mi passa a prendere Tyler»
«Bene,
ma per favore potresti
chiamarmi Isabella?» «Ci
proverò,… Isabella» «A dopo,
Angela» «A dopo,
Comandante». Esco ridendo, non ce la può proprio
fare.
Prendiamo
le auto, Rose sale con
me, Eric con Alice.
Ci
fermiamo al Florida’s Ocean
Mall, e dividendoci recuperiamo bevande, carne, pane, verdure,
carbonella…cioccolato fondente.
«…Eh
quello, per cos’è?» Mi chiede
Eric.
«
E’ per una sorpresa che voglio
fare alle due spiritosone. La torta al cioccolato che mi faceva mia
nonna quando
ero piccola. Sai era italiana e da lei ho imparato alcune semplici
ricette.
Cose che non credo che la cibernetica Lara Croft sappia
fare». « Mmh, mi stai
già facendo venire l’acquolina, se vuoi ti posso
aprire un Blog di cucina…lo
chiamiamo Cucina supersonica…
o Palati Galattici…»
«… sì, magari Assaggiatori
coraggiosi… per piacere
Eric, non ti ci mettere anche tu».
Finiamo
gli acquisti ridendo e ci
dirigiamo con le nostre buste piene verso la villetta che abitiamo.
Scarichiamo
e ci suddividiamo i compiti
prima dell’arrivo degli altri.
Eric
si dirige subito sul retro
della casa dove, vicino alla piscina, è posizionata la
griglia su ruote. Alice
e Rose corrono a prepararsi, per poi occuparsi dell’insalata
e dei cocktail, io
ne approfitto per fare la mia torta super rapida.
Apro
il quadernino ricettario che
tengo sullo scaffale delle spezie e lo apro alla pagina della Torta
Tenerina.
Per
prima cosa accendo il forno e
lo posiziono sui 180°C., in modo che abbia il tempo di
scaldarsi. Poi cambio
l’impostazione della mia bilancia elettronica da once a
grammi, come si usa in
Italia.
Nel
microonde metto a sciogliere
125 grammi di burro con 200 grammi di cioccolato fondente a pezzi.
Prendo dallo
scolapiatti una terrina e, con il frullino elettrico, mescolo quattro
tuorli
d’uovo con 150 grammi di zucchero bianco, poi aggiungo due
cucchiai di farina
ed infine il mix burro e cioccolato. Monto gli albumi a neve e aggiungo
delicatamente anche quelli mescolando da sotto a sopra.
Inforno
in una teglia di alluminio
rivestito di carta forno. Trenta minuti dopo ho il profumo del
cioccolato che
invade la cucina. Sforno la torta, la metto a raffreddare per poi
cospargerla,
alla fine, di zucchero a velo. Esco e mi chiudo accuratamente la porta
alle
spalle per non smascherarmi troppo presto. Corro a prepararmi
anch’io.
Eccole
in tutta la loro bellezza.
Alice piccola e deliziosa e Rose alta e statuaria. Uniche e
complementari,
magnifiche e dannate. Perché è proprio
così per loro, come per me: se ne avessi
voglia potrei spiegare, in una equazione algebrica, il grado di
inaccessibilità
amorosa che l’avanzamento di carriera causa.
Arrivano
anche gli altri: Angela,
carina nel suo vestitino corto fucsia, con Mike impettito nella sua
camicia
nera con cravatta sottile. Jacob fa il suo ingresso reggendo una
bottiglia di
vino bianco della California. Per ultimo arriva Tyler, che si scusa per
il
ritardo. Sento partire un allegro sottofondo musicale e mi compiaccio
per la
scelta che promettente una serata frizzante.
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=4aQDOUbErNg
(aprire in un’altra scheda)
Mentre
porto in tavola le ciotole
delle verdure vedo Eric al mobile bar, moderno Tom Cruise, preparare
rocamboleschi cocktail a tempo di musica.
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=kYtGl1dX5qI
(aprire in un’altra scheda)
Come
previsto la cena risulta
deliziosa, i miei invitati, dopo qualche attimo d’imbarazzo
si prodigano in
chiacchiere e
sorrisi.
Al
termine, la discussione è su
dove trascorrere il dopocena.
Le
due fazioni del dibattito sono,
da una parte capeggiata da Rose e Angela che vorrebbero andare al
classico Blue
Martini ad Orlando e dall’altra da Alice e Jacob che invece
propongono il Red
Cat Disco, locale in cui si balla direttamente sulla spiaggia.
La
decisione sembra difficile da
prendere e tutti si voltano verso di me.
Sono seduta a capotavola e li guardo pensierosa. I vari
contendenti mi
fanno occhi dolci e smorfiette per conquistarmi. Alzo il dito
Indice
e con voce autoritaria
sentenzio: « Avrei voluto che foste riusciti a mettervi
d’accordo tra di voi…
ma se proprio devo scegliere io, dico “
Stasera si va a ballare!”.»
Un
urlo di gioia si alza dal gruppo
più scatenato della combriccola.
*****************************************************************************************************
(Edward,
San Francisco.)
«
Evvaiiii… » urlo avvicinando le
braccia flesse, con i pugni chiusi, verso
di me in un tipico gesto di vittoria.
Dire
che sono felice non rende
l’idea. Mi sento che amo già quella donna.
La
conosco di fama. E’ comparsa
varie volte sulle riviste dell’Aeronautica e il quadro che mi
sono fatto è
quello di una con palle e contro palle. Sempre ben strette in morsa.
Quando ho
ricevuto la telefonata della sua segretaria, il Tenente non so che
cosa, mi
sono dovuto sedere. Le gambe avevano per un attimo ceduto. Il deserto
arido che
mi sentivo in gola
era pari a quello che
mi sarebbe venuto se avessi avuto in linea l’ex Ministro
degli Esteri, Ilary
Clinton. Sentire quanto conoscesse di me e lo apprezzasse, mi aveva
fatto anche
eccitare fisicamente.
Voglio
quel posto. Voglio provare
l’esperienza di far parte di un progetto così
prestigioso. Che poi ci sia a
capo un’Ape Regina… rende il mio desiderio ancora
più forte.
“Donne
al potere, mmh”.
Esco
a grandi falcate dal mio
ufficio ed incontro il mio collega ed amico Seth.
«
Ehi, Ed, sembri uno a cui hanno
appena fatto un lavoretto di bocca» mi dice bloccandomi la
strada.
«
Meglio, molto meglio» gli
rispondo con convinzione. Mi guarda allibito. «Meglio? Ti sei
fatto Tanya coscialunga
nello stanzino della fotocopiatrice?»
«Ahhhh, spiritoso. No. Sono stato preso per la missione della
NASA. E mi ha
chiamato lei, l’Ape Regina in persona» gli rispondo
voltandomi a guardarlo
mentre lo sorpasso.
«Cazzo,
Cullen. Hai sempre culo
tu!» Mi rincorre mentre esco. «Beh allora stasera
andiamo a festeggiare?»,
chiede. «Sicuro amico. Passo a prenderti
alle 10 e andiamo al See Lion giù al Pier 17.
«Wow,
serata tette e culi… vuoi
prepararti ben bene per il tuo nuovo lavoro, vedo»
«Non dire stronzate, Seth,
da quello che ho saputo non ha scheletri nell’armadio. Nessun
pettegolezzo»
«
Ok, allora è frigida» «Ah ah,
può
darsi, ma chemme frega,
l’importante
è che partirò per lo spazio, capisci?»
«
Ricordati di mandarmi una
cartolina» mi stuzzica.
«
Con le bellezze verdi a
tre tette di Marte, magari» Mi sganascio
dal ridere al pensiero.
“Avventura,
arrivo!”
penso mentre assecondo il moto ondulatorio delle strade del centro di
San
Francisco. Mi ci è voluto un po’ per abituarmi a
quel movimento stile montagne
russe, ma da quando mi sono munito di un’auto con le giuste
sospensioni, il
senso di nausea mi è passato, lasciandomi invece il piacere
della guida.
Ora
sto per trasferirmi al sud:Texas,
poi Florida.
Devo
raccogliere, prima della mia
partenza, gli appunti del mio lavoro sulle reazioni
dell’organismo in assenza
di gravità. Chissà se è per quello che
sono stato scelto. Anche per il fatto di
essere un pilota esperto, questo l’ho capito. Quando il
Comandante Swan mi ha
chiesto se pilotavo aerei da carico, avrei risposto di sì
anche se non fosse
stato vero. A costo di passare notte
e
giorno sul simulatore di volo.
Arrivo
a casa, una bella villetta a
due piani rossa in stile antico.
Non
ho fame, comincio invece ad
organizzarmi per la partenza.
Muso,
il Labrador di tre anni che
vive con me, mi guarda con i suoi occhi languidi. «Eh no,
bello. Stavolta non
posso portarti».
«Non
credo che faremmo una bella
figura se nello spazio ci fossi anche tu. Sembrerebbe una vecchia
missione
russa».
Chiederò
a Leah, la mia ex moglie.
Siamo ancora in discreti rapporti, anche se il suo nuovo marito non
vede di
buon occhio un ex con
il fascino della
divisa.
“Ma
che se la tenga tutta!”
Non
eravamo fatti per stare
insieme, ma me ne ero accorto troppo tardi. Per fortuna non abbiamo
avuto
figli. Ed era anche quello, oltre al fatto che non sopportava i miei continui
spostamenti per lavoro, che
mi recriminava. Ora ha due bei marmocchietti biondi che, sono sicuro,
impazziranno per il mio Muso. « Ehhh, vecchio mio, non
lasciarti strapazzare
troppo dai due mostriciattoli» gli dico accarezzandogli la
testolona. «Appena
mi sarà possibile, ti torno a prendere».
Cosa ne dite? Sono riuscita a rendere il dialogo
tra Edward e Seth abbastanza maschio? O è risultato una
schifezza?
In ogni caso, mi permetto di suggerirvi di provare
la torta, è una ricetta tipica delle mie parti. Buon
appetito.
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Capitolo 6 *** Capitolo Quinto ***
Buona domenica, sta nevicando da voi? Qui da me
sì, e tutta sta tormenta,(che comunque io non ho ancora
toccato perchè sono ingessata), mi ha fatto venire l'idea
per una nuova storia moolto invernale. Ora, però ci
dedichiamo al nostro gruppo di professionisti, che invece, si gode il
sole della Florida. Ringrazio tutte le gentilissime lettrici che mi
fanno la cortesia di leggere la mia storia e, quelle adorabili, che mi
lasciano un commento.
Vi aspetto alla fine del capitolo.
Teresa
Capitolo
quinto
E’
poco più dell’alba di questo sabato di marzo. La
spiaggia su cui sto correndo è
uno spettacolo per gli occhi. Sono sola, ma non mi pesa. Anzi, direi
che dopo
la settimana che ho avuto, frenetica e stressante, un po’ di
tranquillità non
guasta. Ripenso alla serata appena trascorsa e mi sento orgogliosa di
me
stessa. Ho ottenuto un primo piccolo successo. Il mio embrione di
equipaggio si
è conosciuto, amalgamato con garbo e divertito pure. Le
immagini della serata
mi tornano piacevolmente.
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=QE22ffxFU3g
(aprire in un’altra scheda)
Eravamo
scesi allegri dal pulmino
che mi aveva messo a disposizione la Base. John, il nostro autista, ci
aveva salutati
rigido, sull’attenti.
«
Buona serata, Signori». « Grazie,
John. A più tardi».
Il
locale si era pian piano riempito.
Mi ero mescolata tra la folla e, per qualche tempo, mi ero sentita una
normale
ragazza della mia età.
Avevo
ballato, bevuto e
chiacchierato, (per quanto il volume della musica lo permettesse), con
le mie
amiche. Avevo azzardato persino un
imbarazzantissimo lento con Mike Newton.
No.
Quell’esperienza non l’avevo
ripetuta. Tutto d’un tratto erano usciti di nuovo fuori i
rispettivi ruoli e
avevo capito che dovevo mantenere un briciolo di distacco. Per
distrarmi mi ero
ritirata al bancone bar, ad osservare da lontano. Angela e Tyler
sembravano
trovarsi bene insieme, come pure Jacob ed Alice, che non disdegnava
però, di
strusciarsi anche con Mike, davanti all’espressione divertita
e sarcastica del
ragazzo. Rose faceva la diva della serata, ancheggiando sinuosa sulla
pista
attorniata da un nugolo di sconosciuti maschi sbavanti.
Verso
le 23.30 le avevo raggiunte e
aiutata dai gesti, avevo fatto capire loro che tornavo a casa e che
avrei
rimandato, poi, indietro John.
***
Continuo
ad andatura costante ascoltando negli auricolari la mia musica
preferita. Una
compilation dei R.E.M, mi scandisce il passo e mi rilassa
l’animo. Mi sento
allegra, mi guardo intorno, mi assicuro che non ci sia anima viva. Mi
metto a
cantare a squarciagola le parole della canzone che ho nelle orecchie:
« I
AM…I AM SUPERMAN, AND I KNOW WHAT’S
HAPPENING…I AM…I AM SUPERMAN AND I CAN DO
ANYTHING…» l’ironico
riferimento
autobiografico è
spassoso.
Ritorno
indietro e trovo i miei coinquilini, ciondolanti come zombie, aggirarsi
per casa.
«Buongiorno, Alice» le dico pimpante.
«Esci con me per una corsetta?» «Ma sei
fuori? Ho troppo mal di testa.» Mi risponde con una smorfia.
«Ah ah ah, sei
fortunata che sono di ritorno, altrimenti non te la saresti
schivata». Mi fa
una linguaccia mentre la sorpasso per andarmi a fare una doccia.
Sono
quasi le nove e ho intenzione di trascorrere la mattina a poltrire a
bordo
piscina leggendo un libro…chissà quanta altra
buona compagnia troverò.
Sono
lì, sdraiata come una lucertola, al sole. nel mio raggio
visivo scorgo le
lunghe gambe di Rose, e quelle più corte ed abbronzate di
Alice arrostire
lucide di olio protettivo. Uno “splash”
nell’acqua della piscina mi informa che
anche Eric è rimasto in zona.
Controllo
l’ora sul cellulare che ho riposto nel vassoio del lettino di
plastica bianco.
E’ quasi mezzogiorno. E’ ora di prepararsi per
andare ad accogliere Jasper.
«Ehi, belle addormentate. Venite con me a prendere
Jaz?» Propongo loro. «
Mmh...c’è da vestirsi?» Chiede assonnata
Alice. «Eh, sì. Anche in pompa magna.
L’aereo atterra dentro l’area Militare della Base,
non credo che il prendisole
sia adatto»
«Allora
no, grazie. Vai pure tu. Rimango e vi preparo qualcosa da
mangiare». «E tu
Rose, che fai?» «Aiuto Alice.»
«Ricevuto,
girls. State attente alle scottature»
Saluto
con la mano Eric, che nel frattempo si sta facendo alcune vasche a
dorso.
Mi
dirigo verso l’Aeroporto Militare, che si trova a sud della
Base.
Dopo
poche decine di minuti la torre di controllo mi avverte
dell’imminente arrivo
dell’Ercules. Mi sposto nella sala d’attesa. Veder
atterrare uno di questi
bestioni è sempre emozionante, perché sembrano
sfidare ogni legge della fisica.
Con una manovra perfetta, il Cargo si adagia elegante sulla pista e,
rollando
sui piccoli pneumatici, si dirige verso la zona scarico merci. Jasper
esce dopo
pochi minuti dal portellone centrale e, dopo aver consegnato i
documenti di
volo all’Attendente di Terra, si dirige verso la struttura
dove mi trovo. Mi
avvicino e lo aspetto sulla terrazza scoperta. «Capitano
Hale, ben venuto a
Cape Canaveral» gli dico con il sorriso sulle labbra.
« Comandante Swan, sei
sempre più bella» mi risponde abbracciandomi. Lo
ricambio con affetto. Jasper,
ha tre anni più di Rose e quindi anche di me e Alice, ma
mantiene una vivacità
da ventenne. Per non parlare del fatto che nella divisa bianca della
marina è
splendido.
«Allora,
ti sono mancato?» Mi chiede.«Certo, ma soprattutto
mi è mancato volare. Ormai
sono bloccata a terra da veramente troppo tempo...».
«Ohi ohi... Bella, ti stai
lamentando di essere diventata un pezzo
grosso? Mi viene in mente qualcuno che ti avrebbe risolto
volentieri il
problema. » Mi guarda malizioso, ma io non raccolgo la
provocazione e cambio
discorso: « Tutto bene a Washington? Si parla di noi al
Pentagono?» «Mmh, sì. Ho
visto il generale Rogers molto impegnato ad illustrare le meraviglie
del vostro
progetto a tutti quei burocrati in divisa pronti a crocifiggerlo al
primo
sentore di spreco di denaro pubblico». Ringrazio mentalmente
la ventata di
energia data dal secondo Governo Obama.
«
Allora, proprio non sei curiosa…». Capisco dal
tono che ha ripreso il discorso
precedente.
«No».
Gli rispondo perentoria. Continuo a guardare le operazioni di scarico
in
silenzio. Si appoggia anche lui alla
balaustra della terrazza e mi guarda scettico.
«Ok,
sputa il rospo. Hai incontrato James?» Gli dico.
«No,
ma in compenso ho la certezza che stia pensando molto a te».
«Come
fai a dirlo se non l’hai visto?» Ora sono io a
sentirmi scettica.
«Hai
presente quell’inglese amico suo, Garrett?»
Annuisco con la testa. Lo avevo
conosciuto in California ai tempi della nostra relazione.
«Si
è presentato un pomeriggio al Circolo degli Ufficiali ed ha
platealmente
attaccato discorso. Sapeva che facevo parte del tuo
equipaggio».
«
Ok, vuoi arrivare al dunque, per favore?» Gli dico
spazientita.
«Il
sunto della chiacchierata è che mi ha chiesto di te, di cosa
facevi, se
frequentavi qualcuno. Mi ha detto che James frequenta una modella
inglese, una
certa Victoria, ma che non è niente di serio…e
bla bla, bla, … ti manda a dire
che se capiti dalle parti di Londra ti vedrebbe volentieri».
Sospiro,
e mi astengo da qualsiasi commento.
«Ok.
Andiamo, la stiva del C130 è quasi vuota. Devo firmare un
po’ di documenti, poi
ti accompagno a casa.
Arriviamo
alla villetta e accompagno Jasper nella camera che, per ora,
dividerà con Eric.
Ho
a disposizione altre due costruzioni confinanti sul retro con
l’edificio
principale. Ho dato disposizione che durante la nostra assenza siano
rese
accessibili dalla zona piscina e ristrutturate secondo mie precise
indicazioni.
Tutta la struttura sarà così più
funzionale alla presenza di tante persone e si
articolerà in un’ampia zona giorno e uffici, due zone notte separate e una
zona fitness.
Trascorriamo
il pomeriggio in chiacchiere e programmi per l’immediato
futuro. Per l’indomani
decidiamo di trascorrere la giornata
all’aperto per vedere le meraviglie naturali che circondano
la zona. Prima di
cena, però li accompagno al faro dal quale si gode,
tutt’intorno, un panorama
unico. E’ una tipica costruzione in stile nord europeo, alta
e cilindrica. Larghe
bande orizzontali nere lo scandiscono fino alla sommità
più stretta su cui
poggia la lanterna trasparente circondata da una balconata di metallo.
Da
quest’altezza si
scorgono a perdita
d’occhio, da nord a sud, la
raggiera delle
quaranta postazioni di lancio dei missili spaziali. Ad ovest gli
edifici del Kennedy
Space Center ed ad est il blu profondo dell’oceano Atlantico.
Decidiamo
di festeggiare la presenza di Jasper godendoci lo splendido tramonto a
Cocoa
Beach, dove prendiamo l’aperitivo sul molo del Mai Tiki Bar,
continuando poi,
con una cena sulla terrazza sul mare del Sunset Waterfront Grill.
La
mattina dopo ci alziamo di buon ora e
con abiti sportivi, partiamo verso nord per il Wildlife Refuge
dell’isola
Marriott. Ci addentriamo con le jeep per le piccole e tortuose stradine
bianche.
Il paesaggio intorno è ricco di laghetti ed estuari. La
vegetazione è varia e
passa da piccoli cespugli fioriti di cardi e flora selvatica, a masse
di mangrovie
e alti cipressi. Ci dirigiamo verso il canale Haulover dove si trova il
Peace
of Mind Kajak tours nel quale noleggeremo dei
kajak. Arriviamo sul molo del canale
fluviale e ci dividiamo a coppie.
Nella
prima imbarcazione salgono Alice e Jasper, nella seconda Tyler e Mike,
poi Rose
ed Eric muniti di macchine fotografiche e videocamere
nell’ultima io e Jacob. I
kajak scendono pigri tra le anse del canale e il solo rumore che si
sente è
quello delle pagaie che entrano nell’acqua e il ronzio degli
insetti. Ci guardiamo
intorno nella speranza di scorgere la fauna selvatica della zona, tra
cui aironi
di tutti i colori, gabbiani, tartarughe, alligatori.
La zona è famosa per la presenza del
Lamantino, un tricheco, chiamato anche “vacca di
mare” che qui in Florida può
raggiungere i quattro metri di lunghezza e i mille chilogrammi di peso.
A un
certo punto, quando l’imbarcazione davanti a noi è
scomparsa alla vista dietro
un’ansa ricoperta di ciuffi di canne, la poppa del nostro
kajak viene urtata da
qualcosa che la capovolge.
Mentre perdo
l’equilibrio percepisco la linea scura e dentata della coda
di un alligatore
che si immerge. « Jake, attento. Alligatori!»
Esclamo prima di sommergermi.
Riemergo con la testa mentre vedo Jacob alle prese con la bestia.
E’ tutto un
ribollire di acqua. Jacob si è aggrappato al suo dorso e con
le mani gli tiene
il muso.
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