Ginevra e il pozzo

di miriel67
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** E' arrivata Kagome! ***
Capitolo 3: *** Ma dove cavolo... ***
Capitolo 4: *** Non si passa! ***
Capitolo 5: *** Il Mostro e Pigiama Bianco! ***
Capitolo 6: *** Tennyo? ***
Capitolo 7: *** Il compleanno di Ginevra ***
Capitolo 8: *** Si addensano le nuvole... ***
Capitolo 9: *** ...e scoppia il temporale! ***
Capitolo 10: *** Pioggia ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


Ginevra e il Pozzo
Da buona Tolkeniana dovevo finire la "Trilogia" 
E così mi è venuta un' idea tra una fetta di polenta e una di speck
A prestissimo il primo capitolo...
Vi lascio solo un indizio...



Questa è la vera da pozzo di Palazzo Corner...
Ciao :)

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Capitolo 2
*** E' arrivata Kagome! ***


Kagome è arrivata 2

Il volo da Londra Gatwick è atterrato

Ginevra fremeva di impazienza! Finalmente avrebbe conosciuto la sua Pen Pal.
Erano ben tre anni che si scrivevano, prima in inglese e poi ognuna nella propria lingua. Ginevra in italiano e Kagome in giapponese.
Kagome, la sua Pen Pal di Tokio!
Ginevra non stava nella pelle, aveva in mano la sua fotografia e aspettava davanti alle porte scorrevoli degli arrivi internazionali.
Non le sembrava ancora vero. Quel programma di scambio fra studenti funzionava proprio bene.
La sua amica Daniela aveva ospitato per due settimane una ragazza australiana e le aveva fatto una testa così su quella Helen che non ne poteva più.
Era uno dei motivi che le aveva fatto scegliere quella scuola, liceo linguistico sperimentale...Dove si potevano studiare anche le lingue orientali e lei aveva scelto il giapponese,oltre al francese e l'inglese.
Tanto per non farsi mancare nulla. 
La nonna diceva che avevano un antenato giapponese,ma lei non ci credeva.
Era alta,bionda con i capelli mossi e lunghi.
E gli occhi azzurri. Era molto più probabile che avesse un antenato tedesco, piuttosto!

Le porte finalmente si aprirono...Una, due ,tre persone...ma dov'è Kagome Higurashi?
-Kagome-chan!-
-Ginevra-chan!-
Due ragazze volarono una verso l'altra.
Prima di abbracciarsi Ginevra fece un breve inchino all'amica. Piccolina e con dei grandi occhi scuri. E un bellissimo sorriso.
-Kagome,benvenuta a Venezia,benvenuta in Italia-
La madre di Ginevra non fece tanti complimenti e abbracciò e baciò con trasporto la nuova arrivata. 

C'era da prendere il motoscafo per andare a casa e una buona mezz'ora di laguna prima di arrivarci, e la linea Blu stava per partire. Giusto il tempo di prendere le valigie.
Kagome e Ginevra parlavano fitto fitto e ridevano. Un po' in inglese, un po' in italiano e un po' in giapponese.
-E'stato un viaggio lunghissimo, sai...Vedrai il prossimo anno quando verrai da me-
-Non vedo l'ora Ka-chan...Mi piacerebbe tantissimo visitare Tokio-
Ginevra, mentre il motoscafo procedeva rapido verso San Marco, indicava a Kagome l'isola di Murano e poi le Vignole, prima di curvare dolcemente verso Canal Grande.
Kagome spalancò gli occhi, il sole illuminava l'acqua e lo spettacolo che le si presentava davanti,la lasciò senza fiato.
Prese le mani di Ginevra illuminandosi tutta. Era magnifico.

La casa di Ginevra era in una calle poco distante da campo Sant'Angelo, con il campanile storto di Santo Stefano sullo sfondo e i ristorantini e i bar.
Una bella casa, con un piccolo cortile interno, pieno di gelsomini e gerani bianchi,rosa e rossi.
-E' mia mamma che si prende cura del cortile...-
Ginevra con una valigia in mano ed un borsone nell'altra, salì la scala esterna in pietra d'Istria, mentre sua madre apriva la porta.
Una casa con un grande salone, un vecchio camino in marmo, un magnifico lampadario pieno di gocce e fiori in vetro.

-Ti piace? E' un po' vecchia, la mia famiglia abita qui da quasi cento anni.-
Ginevra stava aiutando l'amica a disfare la valigia.
-Ti ho portato un po' di regali...-
Dal borsone,Kagome cominciò a tirare fuori peluches, manga introvabili e poi una scatolina.
-Questa me l'ha data il nonno, per te. E' un antico cimelio degli Higurashi, in questo modo entri a far parte della nostra famiglia...-
Ginevra aprì il misterioso pacchetto con mani curiose e trepidanti.
Un ciondolo. Sembrava una perla,anche se era un po' più grossa di una perla normale. Violacea, con dei bellissimi riflessi iridescenti.
Agganciata ad una catenella d'argento.
-Io non so se posso accettare, mi sembra una cosa preziosa...-
Ginevra teneva quel ciondolo fra le mani, non riusciva a capire che pietra fosse.
-Vediamo come ti sta...-
Kagome prese la Shikon no Tama e la infilò al collo dell'amica.
In quell'istante, gli occhi di Ginevra assunsero una sfumatura indaco che non avevano mai avuto.
Si guardò allo specchio. Era proprio un bel ciondolo.
La voce della mamma di Ginevra, le chiamò per la cena.
-Stasera fritto misto! Alla tua amica piace il pesce vero Ginevra?!-
-Si mamma,arriviamo-

Trascorsero i primi giorni girando per Venezia, senza una meta particolare.
Kagome doveva smaltire un po' il fuso orario e quindi avevano deciso che per i primi due giorni non avrebbero visitato musei e chiese, ma solo passeggiato, mangiato gelati e chiacchierato.
La mattina del terzo giorno, Ginevra si era accorta che sua madre aveva dimenticato le chiavi di casa e il cellulare sul tavolo della cucina.

-Ka-chan ti dispiace se prima di andare a Rialto passiamo da mia mamma, al lavoro,  a portarle chiavi e telefono? E'qui vicino...-
Palazzo Corner era proprio vicino, a due passi. E la madre di Ginevra era impiegata proprio là.
-Ma è un bellissimo palazzo,stupendo...-
Kagome cominciò a fotografare ogni cosa. Da quando era arrivata aveva la macchina digitale sempre in mano.

Tipicamente giapponese...     
                           

-Appoggiati là Ginevra che ti faccio una foto-
L'antica vera da pozzo di Palazzo Corner era ricoperta da un pesante coperchio di bronzo, fissato con bulloni e fasce avvitate.
Ginevra salì il gradino e si appoggiò.

Pronti un bel sorriso...cheese...

Il ciondolo appeso al collo di Ginevra cominciò a pulsare. Uno, due ,tre battiti, come se la pietra avesse un cuore all'interno.
Il click della macchina fotografica.

CLICK

Nello stesso momento, il coperchio del pozzo saltò per aria e Ginevra fu risucchiata dentro.

Non riuscì neanche a dire aiuto. Non se ne rese neanche conto
Kagome guardò il minuscolo monitor della fotocamera digitale. C'era il pozzo, ma Ginevra dov'era?

§

-Perché è buio? Dove sono?-
Ginevra aveva appena riaperto gli occhi.
Per un brevissimo istante le era sembrato di perdere i sensi, come se si fosse addormentata e risvegliata in un istante.
-Sono caduta nel pozzo?!-
Si fece questa domanda perché alzando gli occhi riusciva a vedere un pezzo di cielo azzurro perfettamente circolare.
-Kagome! Kagome!-
-Forse è andata a chiamare aiuto...-
Poi sentì qualcosa che le camminava sulla mano,un ragno?, un millepiedi?
Cacciò un urlo e cercò di arrampicarsi fuori da quel buco.
Odiava gli insetti. Ma l'idea che là sotto ci potesse essere un ragno le aveva dato la forza per arrampicarsi.
Era una discreta atleta tutto sommato.
E non era difficile, la parete del pozzo era piena di anfratti dove poter infilare mani e piedi.
Ginevra si issò sul bordo del pozzo.
-Legno? Perché è di legno?-
Ma la sua testa si pose ben altre domande,quando davanti a lei apparve un prato ed un boschetto di betulle.

 

 

Grazie a chi legge e a chi commenta!

Nota storica:
In realtà la vera da pozzo di palazzo Corner è stata spostata in campo SS Giovanni e Paolo, dove c'è l'ospedale cittadino...
Interessante coincidenza, vero?!

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Capitolo 3
*** Ma dove cavolo... ***


Ma dove Sembrava una bella giornata estiva, il sole era alto nel cielo azzurro, qualche nuvola bianca, e il rumore della brezza gentile che passava fra i rami degli alberi.
-Devo aver battuto la testa e sto sognando-
Ginevra uscì dal pozzo, guardandosi intorno con un misto di curiosità.
Si pulì le mani sporche di terra e si guardò. Jeans, maglietta e la borsa a tracolla.
C’è tutto…
-Il cellulare! Ma certo!-
Frugò veloce nella borsa e recuperò il cellulare di sua madre.
Neanche una tacchetta. Nessuna rete disponibile. Provò comunque a chiamare.
Ma solo quelle tre tonalità fastidiose che indicavano la mancanza di linea.
-Beh non c’è nessuno tanto vale…-
Si sedette a terra e si accese una sigaretta.

Fumava di nascosto come la metà dei suoi compagni di classe. Sua madre l’avrebbe sepolta viva se l’avesse beccata.
Aspirò una boccata profonda e tossì, chiudendo gli occhi.
-Adesso li riapro e rivedo la faccia di Kagome…-
Contò fino a dieci, fece un profondo respiro e riaprì gli occhi.
Niente di niente, il sole era ancora alto nel cielo, il prato era verde e davanti a lei c’era un boschetto di betulle.
Represse una parolaccia, spense la sigaretta, buttando il mozzicone nel pozzo.
Si incamminò verso il boschetto di betulle, infilandosi una cicca in bocca, cercando di tenere i nervi saldi.

Man mano che avanzava nel bosco, aveva sempre più nettamente l’impressione che il ciondolo che le aveva regalato Kagome brillasse.
E poi lo vide.
Un ragazzo appeso ad un albero. Aveva una freccia infilzata sulla spalla destra e uno strano vestito rosso.
I capelli erano lunghi, argentei, lisci. Sembrava addormentato. Ginevra si avvicinò, arrampicandosi sulle radici della pianta.
Era bello, anche se aveva delle strane orecchie. Da cane.
Ginevra appoggiò l’orecchio al suo torace. Sentì un battito. Lentissimo.
-Ma allora è vivo!-
E senza pensarci due volte, prese la freccia con tutte e due le mani e l’estrasse dalla spalla di quel ragazzo.
Si ritrovò due occhi color ambra fissi addosso. Per nulla amichevoli.

-E tu chi diavolo saresti? Sei un demone?-
Ginevra fece un salto indietro, ma il ragazzo fu più svelto di lei e le prese un braccio.
-Lasciami subito!-
E gli mollò un ceffone in pieno viso, stampandogli bene le cinque dita in faccia.
Il ragazzo sembrò stupito dalla reazione di Ginevra, che si voltò e fece per andarsene.
-Aspetta tu, come ti chiami, tu con i capelli color paglia...-
Ginevra si girò di scatto, furibonda.
-Senti te, bellino con il pigiama rosso, primo mi chiamo Ginevra, secondo i miei capelli sono biondi, e terzo prego! per averti tirato via la freccia!-

Ginevra lo guardò bene, era alta quanto lui e non gli faceva per niente paura.
Decise di ritornare verso il pozzo e mollare quell’ingrato.
Se aveva trovato lui, forse poteva trovare qualcuno che la potesse aiutare veramente, e non quel maleducato.
-Aspetta-
Con un solo balzo, il ragazzo le si parò davanti.
-Mi chiamo Inuyasha…-
-Senti, io non so come e perché mi trovo qui, voglio solo tornarmene a casa mia.-
Fu allora che Inuyasha si accorse che appeso al collo di Ginevra c’era un oggetto che lui conosceva bene, molto bene.

-Dammi subito la tua collana!Dove l’hai presa?-
-No!Non ci penso neanche! E’ mia!-
Ginevra si stava arrabbiando.
-Posso prendertela con la forza se voglio…-
-Provaci, sono alta come te e non sono una pappamolla…-
Troppo facile, sembrava al mezzo demone.
Inuyasha allungò una mano per prendere la Sfera.

-Fermo Inuyasha, sei sotto tiro-
Ginevra vide che un’anziana donna teneva il ragazzo sotto la freccia del suo arco. Fece per fare un passo verso di lei.
-Ferma tu, non ho ancora capito bene che demone sei, ragazza, ma non ti muovere-
Ginevra alzò le braccia, incrociò le gambe e si mise a sedere per terra.
-Mi arrendo, non ce la faccio più…-
Con mani tremanti e con una lacrima che voleva spuntare dagli occhi, si accese un’altra sigaretta cercando di darsi un contegno.
Inuyasha la imitò, e si sedette per terra,incrociando le gambe a sua volta.
Offeso e arrabbiato.



L’anziana signora guardò i due ragazzi e abbassò l’arco.
-Inuyasha sono Kaede, ti ricordi di me?-
-Kaede era la sorellina di Kikyou, tu sei una vecchia-

La vecchia Kaede sorrise, ma il sorriso le scomparve quando vide quello che c’era appeso al collo di Ginevra.
-Shikon no Tama! Cosa ci fa qui?!-
-Bella domanda, vecchia. Non ne era la custode tua sorella?!-
Il tono di Inuyasha era iroso.
- Kikyou è morta Inuyasha…dovresti saperlo… Tu l’hai ferita e lei prima di morire ti ha sigillato -

Ginevra intanto guardava quello strano ciondolo che aveva appeso al collo.
Continuava a brillare e la cosa non le piaceva per niente.

§

Una grotta, non distante.

Nell’umidità gocciolante, il bozzolo nero cominciò a pulsare, irradiando intorno della luce rossastra.
L’intreccio di fibre si lacerò e un braccio bianco ne fuoriuscì, gocciolante di bava.
Poi l’intero bozzolo si ruppe.
Una creatura bianca, avvolta dai fili, si contorse sul pavimento buio della grotta.
Aprì gli occhi.
Erano rossi come il fuoco.
Lentamente strisciò fuori dalla caverna che l’aveva ospitato per tutto quel tempo.
Inspirò con forza l’aria, mentre il sole induriva la sua pelle.
Un paio di babbuini curiosi osservavano la scena.
Uno dei più giovani e grossi si avvicinò alla creatura.
La creatura ebbe uno scatto e per il babbuino non ci fu più niente da fare.



Grazie a chi legge e a chi recensisce!
Oibò le vacanze mi fanno male…maledetti portatili…
Ciao!


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Capitolo 4
*** Non si passa! ***


Ginevra 4

Era un po' che stavano camminando, la vecchia signora che si chiamava Kaede, lei e il ragazzo col pigiama rosso.
Un villaggio, delle case. Un telefono. Il cuore di Ginevra riprese a sperare che si trattasse di un brutto sogno e che in qualche modo ne sarebbe uscita razionalmente.
Quando la prima contadina urlò, guardando lei e Inuyasha capì che l'incubo non era finito. Un misto di rassegnazione e di apatia la prese, mentre entrava nella casa della donna.
- Ginevra hai detto di chiamarti? Una tazza di tè?-
La ragazza annuì con il capo poi ebbe come un'illuminazione.
- Se è questa collana, questo ciondolo che volete, per me non è un problema... Ve lo ridò subito-
Ma non appena fece il gesto di sfilarsela, la Sfera emise una violentissima scarica, lasciandola quasi tramortita.
Inuyasha fece un balzo, Kaede soccorse la ragazza che era rimasta semi svenuta a terra.
- Stai bene?-
Ginevra riuscì a mettersi a sedere, prese tremando la tazza con il tè. Inuyasha la guardò, non assomigliava per niente a Kikyou. Questa fanciulla era alta, con quegli strani capelli e gli occhi chiari di un demone dell'acqua. Non c'era da fidarsi. Eppure aveva con sé la Sfera.

- Io
non ho ucciso Kikyou, non l'ho ferita... -
Kaede sciacquò le tazze...
-Lei me l'ha detto Inuyasha, sono passati cinquant'anni. Lei è morta subito e aveva i segni dei tuoi artigli addosso.-
- E' lei che non è venuta all'appuntamento, per poi scagliarmi la maledetta freccia, una volta arrivata -
Ginevra aveva solo un gran mal di testa.
- Non vorrei intromettermi in questi discorsi tanto profondi... ma perché non riesco a togliermi questa maledetta collana... -
-Sta zitta stupida, se non lo sai te dovremmo saperlo noi! Non sappiamo neanche cosa sei. Dalla puzza direi Umana... -
Quel ragazzo, quel ragazzo... Ginevra esplose.
- Senti, sottospecie di maschio vestito di rosso, se lo sapessi me la sarei già tolta non ti pare, genio?!-
Uscì furibonda dalla capanna. Basta! Basta! Basta! Dove era il pozzo da cui era uscita?

-Genio? Cosa intendeva?-
Inuyasha fece spallucce, riservando la sua attenzione a quello che bolliva in pentola. Aveva fame. Se era vero che aveva dormito per cinquanta lunghi anni era quasi giustificabile.

§

La creatura nascosta sotto la pelliccia di babbuino, si pulì la bocca. Sì, le forze poco per volta stavano tornando. Il richiamo della Sfera aveva una tale forza che non riusciva a dormire.
Ascoltava i sussurri e le grida del bosco, beandosi di quel risveglio di malvagità e nutrendo il proprio corpo con ogni piccola creatura, demoniaca e non, che aveva la sfortuna di incrociare la sua strada.
Gioiva nel percepire che non vi era alcuna aura, nulla che gli facesse ricordare la miko che l'aveva curato. Kikyou...
Così si chiamava. Il suo cuore ebbe un sussulto nel ricordarne i lineamenti finissimi e i lunghi capelli neri.
Lui l'aveva uccisa, lui l'aveva ingannata. Piacere e dolore si mescolarono insieme, mentre si abbandonava per un istante al ricordo. Poi il piacere prevalse e un ghigno deformò la sua bocca. Sì, alla fine era stato un piacere.

§


Ginevra guardava l'imboccatura del pozzo. Solo un buco nero. Raccolse tutto il coraggio residuo che le era rimasto. Si sedette sul bordo con le gambe penzoloni. Contò mentalmente fino a tre e si lasciò cadere, desiderando con tutta se stessa di ritrovarsi a Venezia, nel cortile di palazzo Corner, a casa.
Per un istante riuscì a vedere l'altra parte, ma percepì la volontà della Sfera di non farla passare.
-Non è ancora giunto il momento, Gwenhwyfar...*- Si ritrovò con il sedere sul fondo del pozzo, in mezzo a foglie secche e sterpaglia umida.
Cercò di essere razionale, di non cedere. Era capitata in un'altra epoca, in una specie di medioevo. Sembrava il Sengoku, ma aveva cominciato lo studio della storia giapponese da meno di un anno.
- Stupida vieni fuori di là, la vecchia ha preparato da mangiare...-
- Stupida sarà tua sorella...-
Una mano artigliata sporse dal bordo del pozzo. Ginevra l'afferrò e Inuyasha la fece uscire.
- Io non ho sorelle, ho un...-
- Grazie, ho fame e ho voglia di fare una doccia -
I loro occhi si incrociarono alla stessa altezza, Ginevra notò che i suoi avevano davvero un bel colore, così particolare.
- I tuoi capelli sono strani...-
Inuyasha prese un ricciolo biondo e lo fece scorrere fra le dita.
- Pensa ai tuoi e alle tue orecchie...-
Si incamminarono verso Musashi, mentre il sole stava tramontando.


Grazie a chi legge e a chi recensisce!
Ciao!

*Gwenhwyfar : in celtico o normanno colei che risplende tra gli Elfi.





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Capitolo 5
*** Il Mostro e Pigiama Bianco! ***


Ginevra 5

- Una tazza di tè è sufficiente, grazie signora -

Il pesce di mattina appena alzati con il riso proprio no, non ce la poteva fare, anche se era di Venezia.
Guardava Inuyasha che mangiava la sua colazione a quattro palmenti... Beato lui...
- Ascolti signora, vorrei farmi la doccia o il bagno dove posso... come... -
Ginevra aveva dormito come un sasso quella notte, si era buttata vestita così come stava su di un materassino, futon, l'aveva chiamato la signora.
Inuyasha aveva dormito nel portichetto, appena fuori dalla porta.

- Ginevra ci sono delle sorgenti calde vicino al bosco, fatti accompagnare dall’hanyou, io devo fare il giro dei malati stamattina-
La vecchia Kaede mise dei vestiti e un asciugamano in braccio a Ginevra e si allontanò. Inuyasha borbottò qualcosa tipo "Seguimi" portandola vicino a dei laghetti nascosti fra i bambù.

- Non guardare tu, capito? Anzi va a farti un giro che è meglio, so nuotare... -
L'acqua era tiepida, in alcuni punti persino calda.
-Mmm se avessi il bagnoschiuma e lo shampoo, sarebbe perfetta-
La Sfera al collo le dava fastidio, mentre nuotava, ma non provò a sfilarla. Le era bastata la lezione del giorno prima.
Uscì dall'acqua gocciolante e si avvolse nella salvietta, sedendosi sulla riva del laghetto a far asciugare i capelli.
Inuyasha con un balzo le si sedette accanto. Ginevra saltò in piedi stringendo forte l'asciugamano con le mani.
-Ma che cavolo... ma la mamma non ti ha insegnato l'educazione! Non si guardano le... le... oh merda!- ed arrossì, mandandolo mentalmente a quel paese.
- Mia madre è morta, molti anni fa-
Un lampo negli occhi dorati, triste.
- Oh scusa non lo sapevo, scusa mi hai spaventata... scusa-
Ginevra si sentì imbarazzata e anche un pochino stupida ad aver reagito così. Ma non lo poteva sapere. Inuyasha le dava le spalle, velocemente si infilò gli abiti puliti che la vecchia le aveva dato. Erano dei pantaloni larghi rossi e una casacca bianca. Trovò anche un nastro e lo usò come fascia per tenere indietro la massa di ricci che aveva.

-Ti puoi girare-
-Oh, non le assomigli per niente, anche se i vestiti sono i suoi... -
- Di chi parli?-
- Kikyou... - il tono non era per niente iroso questa volta, anzi, era sfumato di malinconia.
- Era la tua...ehm ragazza...ehm fidanzata... -
Inuyasha non rispose, continuando a guardare il laghetto. Poi la Sfera pulsò, così forte che quasi Ginevra ne fu piegata.
Dall'acqua emerse un mostro alto almeno tre metri.
- Un oni! Mettiti al riparo presto!-
Ginevra era a bocca aperta.

-Un o ché?-
- Dammi la Shikon, ragazza! Ti risparmierò la vita! - il mostro parlò con una voce così cavernosa da far accapponare la testa.
- Se riuscissi a toglierla te la darei volentieri! - Ginevra non si era mossa di un millimetro...
- Spostati stupida! - Ti taglierà la testa per averla!-
Inuyasha scattò, veloce come il vento.
-SANKON TESSOU!- Sotto gli occhi increduli di Ginevra, quel ragazzo si proiettò a mani nude contro quel coso verde e lo abbatté con un unico colpo di artigli.
- Ecco fatto, maledetti oni sentono il potere della Shikon... -
Ginevra ci mise qualche minuto a riprendersi...
Poi continuando a guardare il cadavere di quel coso, tossì un paio di volte prima di spiccicare delle parole.
- Senti... senti Inuyasha, mi vuoi dare qualche spiegazione per favore... Che cosa era quel coso, cos'è questa Shikon... -
- Quel coso era un oni, un demone, ed è il potere della Shikon ad averlo svegliato... vedi quella sfera che hai al collo... -
Le spiegò che era un oggetto magico di grande valore, in grado di aumentare il potere demoniaco e anche di tramutare demoni in uomini e viceversa.
-Ogni demone la vuole, diventerebbe invincibile... con una forza che nessuno potrebbe contrastare... -
Ginevra aveva ascoltato con attenzione e in silenzio. Il primo pensiero fu per Kagome che le aveva regalato quell'aggeggio, e non furono proprio pensieri amichevoli, ma poi prevalse lo spirito pratico e cominciò a fare domande.
- E' per questo motivo che la vuoi... - Ma Inuyasha non rispose.
-Torniamo al villaggio, Ginevra -
Ginevra abbozzò un mezzo sorriso, l'aveva chiamata per nome, era un piccolo passo avanti.

§

Nascosto fra le canne di bambù, la creatura aveva osservato tutta la scena, godendosi ogni singolo tremito di paura della ragazza e lo spasmo della morte dell'oni.
-Non sono ancora forte abbastanza da ucciderla e prendermi la Sfera, il mezzo demone la protegge... -
Sogghignò pensando all'inganno di cinquant' anni prima e di come l'hanoyu avesse sofferto nel vedersi colpito dalla fanciulla che pensava lo amasse. Aveva bevuto ogni singola stilla di dolore negli occhi del mezzo demone, prima che si addormentasse. Silenziosamente come era arrivato, scivolò fra le ombre degli alti fusti di bambù. Solo quella ragazza. E quella sfumatura di colore nei suoi occhi... Non percepiva nulla, nessuna aura, eppure al suo collo la Shikon splendeva di una tale luce da risultargli persino fastidiosa. Aveva percepito la pulsazione di energia negativa, al risveglio del desiderio di possesso da parte dell'oni, ma aveva anche sentito con altrettanta forza un qualcosa che non conosceva, che proveniva da quella strana ragazza. Qualcosa che si rifletteva attraverso la sfera... Un potere, forte e antico.
- Ho tutto il tempo che voglio, non ho fretta - Tornò verso la grotta, il suo rifugio. L'aveva attrezzata bene, prima di chiudersi nel bozzolo... Libri, alambicchi e ancora libri. Libri sul sapere, sulla magia e su ogni cosa gli potesse essere utile ai suoi piani. Si sfilò la pelliccia di babbuino. Ancora poco e avrebbe dato forma al suo corpo, secondo l'immagine che aveva in mente.

- Ginevra... - Prese un grosso tomo che stava nascosto fra la polvere e le ragnatele, ci soffiò sopra e cominciò a sfogliarlo.

§

Musashi sembrava proprio un pacifico villaggio di agricoltori, Inuyasha non aveva più detto nulla e Ginevra era immersa nei suoi pensieri. La capanna di Kaede era vuota, Ginevra si procurò un secchio e cominciò a lavare i jeans e la maglietta. Inuyasha guardava una piccola edicola in pietra appena fuori la capanna, con dei fiori appoggiati a terra e dei bastoncini di incenso che stavano bruciando.
- Non l'ho uccisa io... qualcuno l'ha fatto, ma non io... -
Prese uno dei fiori fra le mani e lo sistemò con cura. Ginevra stese i panni e non disse nulla. No, Pigiama Rosso non sembrava un assassino, sembrava invece uno che ne aveva viste di tutti i colori e che aveva sofferto molto.
- Io ecco, volevo scusarmi, con te. Non sapevo che tua madre fosse... -
Inuyasha la guardò, Capelli di Paglia non sembrava un demone, sembrava invece una che era capitata lì per caso o per volere della Sfera... ma comunque non per sua volontà.
- Sono passati molti anni... - Poi senza che Ginevra dicesse nulla, raccontò di Izayoi, sua madre e di cosa fosse un mezzo demone. Raccontò che non aveva mai conosciuto suo padre e che sì, suo padre era un demone, un grande demone, un daiyoukai. Il più forte fra i demoni, il grande generale Inu No Taisho.
- Quindi mi stai dicendo che per metà sei come il coso del laghetto... e che sei da solo, non hai nessuno... -
- Sì, in un certo senso... -
- Beh io non ne capisco niente di demoni, è da stamattina che credo che esistano... - Ginevra sospirò e guardò verso l'alto. Che casino...
Una nuvola nel cielo...
Ma perché si sta abbassando? E così velocemente?

- Inuyasha... - Il tono di quella voce era così gelido e distaccato da far pensare ad una secchiata di acqua gelata sulla schiena.
- Non sei morto, vedo... - Alto, snello e con un portamento fiero. La somiglianza con Inuyasha era notevole. Indubbiamente bello, anche troppo.
Ginevra guardò il nuovo arrivato e si mise a ridere, cercando inutilmente di mettersi la mano davanti alla bocca...
Quel tipo se la tirava troppo, e Ginevra aveva le lacrime agli occhi.
-Uuuh Inuyasha non sei morto, vedo uuhhh - Riuscì ad imitare così bene la voce del nuovo arrivato che Inuyasha fece un mezzo sorriso.
- E' il mio fratellastro Sesshomaru, lui... -
Sesshomaru non rispose, stava osservando Ginevra e riusciva a vedere perfettamente che la ragazza era avvolta da una forza che non proveniva da quel tempo e da quello spazio.
- Chi sei donna?-
- Donna, non esageriamo, chi sei tu invece grande capo Pigiama Bianco?-
- Ningen, come osi?-
- Inuyasha dì a tuo fratello di parlare come mangia... -
Sesshomaru non rispose, stava valutando che cosa potesse essere mai quella fanciulla. Sì, era umana, ma la forza che si rifletteva dentro la Sfera, non lasciava dubbi. C'era qualcosa in lei, qualcosa che gli sfuggiva.

- Preparati a morire, Inuyasha... -
- Ehi Pigiama Bianco, ma stamattina hai bevuto o sei così di tuo... -
Ginevra non capiva, ma quel ragazzo vestito di bianco aveva tutta l'intenzione di attaccare Inuyasha.
- Spostati Ginevra, non voglio che tu sia coinvolta... -
- Ma siete scemi?O cosa?- Inuyasha scostò velocemente la fanciulla, appena in tempo, prima di ricevere di striscio un colpo di artigli da parte di Sesshomaru.
- Ma che cavolo! Ma l'asilo l'avete fatto si o no?-
Ginevra non si capacitava. Quei due stavano per ammazzarsi...

Inuyasha era a terra, ferito.
- Pronto a morire?- Il tono sempre gelido.
- Tu di qui non passi, hai capito?- Ginevra si era messa fra Sesshomaru e Inuyasha. Era arrabbiata, anzi era furiosa. Con tutti e due!
Due idioti con il pigiama!
Sesshomaru si mosse veloce come il vento e la vide! Uno scudo, una barriera che aveva rinchiuso Inuyasha. Veniva dalla ragazza ed era amplificata dalla Sfera.
- Toccami e oltre la luna sulla fronte, ti stampo anche le stelle!-
Sesshomaru si fermò.
- Stupida Ningen... -
E come era arrivato, sparì.

Grazie a chi legge e a chi recensisce!!!

E a chi ha messo la storia nei preferiti!

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Capitolo 6
*** Tennyo? ***


Ginevraex Naraku! Quel nome gli piaceva.
Ne aveva trovati parecchi nei libri che aveva consultato per sostituire il suo vecchio nome umano.
Si, Naraku era perfetto.
Come era perfetto finalmente il suo aspetto, la pelle liscia, senza cicatrici e ferite.
Gli occhi erano luminosi, sfumati di un rosso rubino inquietante e affascinante.
E lunghi, lunghissimi capelli neri che ricadevano in morbide onde sulle spalle.
Lo specchio rifletteva l’immagine di un uomo, giovane e bello.
Solo l’espressione celava un qualcosa di sfuggente.
Metteva i brividi, e non era per il colore degli occhi.
Naraku sorrise.
Aveva letto molto in quel mese e fatto molto.
Quel fisico gli era costato fatica, aveva dovuto sterminare un intero villaggio e impossessarsi di quel bel corpo atletico.
E aveva letto molto di gioielli fatati e di Ginevra, o per lo meno di quello che pensava potesse essere quella strana ragazza che veniva da chissà dove.
Aveva letto molto sulle creature fatate della tradizione europea.
-Faerie, fate, folletti, elfi…-
Si, Ginevra aveva a che fare con qualcosa del genere…Non capiva la connessione con la Sfera, ma ci sarebbe arrivato e perché una creatura del genere fosse capitata proprio là…


Era passato forse un mese, almeno così Ginevra credeva.
Aveva cominciato a contare i giorni per essere sicura di non essere in una specie di incubo o sogno che dir si voglia.
Viveva al villaggio e si era cucita con l’aiuto di Kaede degli abiti neri.
-Visto che qui va di moda il pigiama, almeno che sia nero-.
Gli abitanti di Musashi si erano abituati a quella strana e alta ragazza bionda che nuotava spesso nel lago del villaggio e alle sue passeggiate con il mezzodemone.
Inuyasha aveva mostrato a Ginevra il motivo del contendere con il suo fratellastro, una vecchia spada tutta scassata di nome Tessaiga.
Quando però Inuyasha la sfoderava, cambiava completamente diventando una sciabola che faceva paura.
L’unica cosa che suo padre gli aveva lasciato.
Inuyasha non le faceva molte domande, era piuttosto Ginevra che gli raccontava del suo mondo.
Aveva provato più volte a riattraversare il pozzo, ma non c’era stato verso.
La Sfera la respingeva dall’altra parte e lei aveva rinunciato, almeno per il momento.
Erano stati attaccati ancora da ogni sorta di creatura demoniaca, e spesso Ginevra si era ritrovata da sola, ma le creature erano state respinte da una specie di barriera che la proteggeva.
Inuyasha se ne era accorto, perché un demone nel colpirla era semplicemente rimasto tramortito prima di riuscire a toccarla.

-Come hai fatto-
-Se lo sapessi ti risponderei!-
Inuyasha per un istante aveva visto la barriera che proteggeva Ginevra e aveva percepito il potere della Sfera fluire in lei.

Era stato però quel montato di suo fratello a risolvere il mistero.
Ginevra passeggiava nei pressi del lago e Pigiama Bianco si era materializzato alle sue spalle, silenzioso ad occhi ed orecchie.
Si era parato davanti con quello sguardo insopportabile da so tutto io che a Ginevra stava sui nervi.

-Levati!-
Sesshomaru l’aveva guardata per bene e poi con quella voce da baritono aveva pronunciato.
-Tu non sei di questo mondo-
-lo sapevo che eri un genio…deve essere una cosa di famiglia…troppo testosterone.-.
Sesshomaru inarcò un sopracciglio.
-Lasciate perdere Vostra Grazia principesca, era una battuta.-.
-il Nero Ti dona…-
Sesshomaru non sapeva come comportarsi davanti a quella ningen sfrontata, ma percepiva la barriera anzi la vedeva perfettamente, la luce della sfera che l’avvolgeva e il riflesso negli occhi della ragazza.
Indaco purissimo, creatura fatata.
Aveva studiato lui, nella residenza dei Principi dell’Ovest. Prima che suo padre morisse …Prima di tante cose.
-Senti broccolo vestito di bianco, non pensare che mi smolli per un complimento. Visto che la moda imperante qui è il pigiama, me lo sono fatta nero, così non stono in mezzo a te e a tuo fratello…-.
-Credo tu sia una specie di Tennyo…*-
-Una che cosa? Spiegati meglio Sesshomaru…-
Gli occhi azzurri della ragazza virarono improvvisamente verso il violetto e la Sfera sprigionò una tale onda che quasi lo scaraventò a terra, lui il più potente fra gli Youkai delle terre dell’Ovest.
Ginevra era rimasta senza parole.
Non l’aveva neanche toccato!
-Scusami, non so come ho fatto, non l’ho neanche pensato.-.
Sesshomaru si rialzò.
-Non sei stata tu, è stata la Sfera, ora sa che io so chi sei-.
E come era arrivato, rivolse uno sguardo ambrato alla ragazza e se ne andò.


-Tennyo, così mi ha chiamato-
Ginevra stava raccontando a Kaede l’accaduto.
L’anziana donna si sedette versando il tè.
-E’ un bel guaio mia cara, non sai cosa è una Tennyo?-.
-Tennyo?Ma figuriamoci mica vola!E Sesshomaru cosa vuole saperne quello lì…-
Inuyasha si scottò la lingua bevendo il tè a quella affermazione.
-Perché dovrei anche saper volare adesso?-.
Ginevra continuava a non capire.
-Nella nostra tradizione saresti una creatura fatata, una specie di divinità, non saprei come spiegarti mia cara…-.
Kaede percepì il potere della Sfera, mentre parlava.
-Siamo veramente nei guai allora!- Pensò l'anziana donna, prima di versare il suo tè.




Grazie a chi legge e a chi recensisce…
Ciao!


*Tennin, femminile Tennyo sono degli spiriti nella tradizione buddista giapponese, simili alle nostre fate e ai nostri elfi di tradizione occidentale.

http://en.wikipedia.org/wiki/Tennin
http://www.nipponico.com/kaguya/articolo13.php

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Capitolo 7
*** Il compleanno di Ginevra ***


Ginevra 6 - Belle –
Naraku osservava compiaciuto le enormi vespe velenose, grosse quasi quanto il braccio di un bambino.
La regina lo aveva punto, anzi si era lasciato pungere, assorbendo con il veleno anche il potere sull’alveare. Aveva goduto nel sentire il liquido caldo entrare lento nel circolo, bruciargli le vene come un liquore troppo forte. La regina era caduta a terra priva di vita e lui aveva riso.
Povere piccole saimyoshu, erano in suo completo potere adesso. Si stavano rivelando utili, velenose ed osservatrici.
Aveva osservato a lungo l’umana e l’hanoyou.
Una tennyo era. La voleva, così come voleva la sfera. Desiderava passare gli artigli fra quei lunghi capelli, prima di affondarli nella sua carne, che doveva essere dolce, come quella della miko morta che non era riuscito mai a toccare.
L’avrebbe uccisa lentamente, per godere il più possibile del contatto con il suo corpo.
Le vespe gli avevano riportato immagini di Inuyasha e Ginevra che chiacchieravano, di lei che faceva il bagno e litigava con Sesshomaru, quando le appariva alle spalle.
Kaede le stava insegnando a dominare quel potere che la Shikon amplificava. Studiava il modo per sorprenderla e impossessarsi del suo corpo e della sfera.
Sarebbe stato un piacere, enorme, inglobarla.

- Credo che oggi sia il mio compleanno…-
Ginevra aveva perso la cognizione del tempo. I mesi erano trascorsi e lei era ancora li. I capelli sempre più lunghi e si era persino abituata a mangiare pesce di mattina, con le rape lesse.
- Una fetta di crostata, un krapfen con la crema pasticciera…-.
- Krapfen cos’è?-

Inuyasha era seduto vicino a lei. Ginevra dai lunghi capelli d’oro. La guardò, mentre sospirava e si stringeva le ginocchia al petto.
- E’ un dolce Inu, una specie di cosa soffice ripiena di crema dolce, con lo zucchero sopra. Si mangia appena appena tiepida.-
- Sembra buona…-
Erano stati mesi difficili, aveva imparato a dominare parzialmente quella specie di energia che aveva e era riuscita persino a volare per un breve tratto.
Inuyasha ricordava la scena.
Kaede aveva esultato dalla felicità e Sesshomaru aveva emesso il solito “tsk” prima di andarsene.
Ginevra aveva mandato suo fratello a quel paese, Inuyasha invece l’aveva raggiunta in quattro balzi e le aveva preso le mani. Ginevra aveva sorriso e l’aveva abbracciato. Lui aveva sentito qualcosa muoversi nel cuore. Qualcosa che non osava confessare neanche a se stesso.
Ginevra aveva riprovato ad attraversare il pozzo, purtroppo ogni volta si ritrovava sul fondo, fra le foglie e la terra umida. Inuyasha l’aveva aiutata ad uscire tante volte e spesso aveva visto lacrime di rabbia e frustrazione fare capolino nell’azzurro dei suoi occhi. Ma era un pezzo che non ci provava più e che non piangeva di nascosto.
- Quanti anni compi?-
 Il mezzodemone gettò il sasso dentro il laghetto.
- Diciassette -
Ginevra si alzò in piedi, gli hakama neri che Kaede aveva ricamato con delle foglie verdi, la casacca stretta in vita da un obi color smeraldo e la Shikon No Tama al collo che mandava bagliori. La vespa si alzò in volo, silenziosa. Il padrone la stava richiamando.

-Desiderio, bene. La fanciulla desidera…-
Naraku indossò la lunga sopravveste di seta viola.
-Cominciamo la commedia, allora-
Si alzò in volo lasciando per la prima volta la sua comoda e silenziosa caverna. Aveva un piano in mente. Complesso ed articolato. Gli serviva una casa, anzi no, un castello e un titolo. Non era difficile in quei tempi, le vespe avevano portato delle informazioni interessanti su di un signorotto locale.
-Perfetto-

Kaede chiamò Ginevra ed Inuyasha, era preoccupata.
-Il vecchio Daimyo è morto stanotte…Una morte improvvisa, il cuore ha ceduto e non era troppo anziano. Non aveva figli e un nuovo Daimyo si insedierà fra due settimane.-.
Inuyasha aggrottò la fronte
-E noi cosa c’entriamo?!-
- Ogni villaggio dovrà rendergli omaggio e portare doni, e Musashi è sicuramente uno dei più ricchi…Dovrò andare anche io…-
Ginevra ebbe un moto spontaneo
-Io ed Inu potremmo accompagnarti, da quando sono qui non mi sono mai mossa e magari qualcuno sa come farmi tornare a casa-.
Inuyasha ebbe un come un moto di stizza a quelle parole.
- Tanto da pozzo non ci passi proprio! Non l’hai capito? Devi rimanere qui ormai!-
Kaede non riusciva a credere alle proprie orecchie e ai propri occhi.
-Ma sei completamente scemo tu? Io voglio tornare a casa! A casa!!! Questa non è casa mia, deficiente!-.
Ginevra guardò Inuyasha furibonda, prima di girare i tacchi e andarsene via.
-Ma cosa ho detto?- Aveva abbassato le orecchie, ma dalla sua bocca era uscito semplicemente quello che pensava.
Kaede lo guardò con un misto di commiserazione ed ironia.
-    Era ora che qualcuno ti facesse questo effetto hanoyou, se più affezionato a quella ragazza di quanto tu voglia pensare-.
Inuyasha si girò sbuffando, ma era vero.

Ginevra era seduta vicino al pozzo mangia ossa, la schiena appoggiata al legno. Gli occhi socchiusi.
- Guarda che non è giornata Pigiama Bianco e ti ho sentito arrivare-.
Sesshomaru inarcò un sopracciglio.
-Stai migliorando ningen-
-Tu e tuo fratello invece siete senza speranze-
Ginevra si alzò in piedi e Sesshomaru constatò che i suoi capelli assomigliavano veramente a dei raggi di sole.
- Per te-
Un fodero di tessuto di seta nera.
-Una spada? E che me ne faccio? Ci affetto il salame?-
Sua Grazia Sesshomaru, principe delle terre dell’Ovest, inspirò profondamente e le mise la spada in mano.
Veloce come il vento se ne andò.

Ginevra rientrò alla capanna di Kaede, tutto già apparecchiato per la cena e l’anziana donna china sulla pentola dove stava cucinando una specie di stufato.
-    Sesshomaru-sama mi ha dato questa-
Fece vedere la spada e Kaede intuì che vi fosse qualcosa in quel arma che presto o tardi sarebbe venuto fuori.
Un profumo delizioso annunciò l’arrivo di Inuyasha. Aveva un vassoio in mano coperto da un tovagliolo.
- *Daifuku-mochi! Ma non è stagione!-
Esclamò Kaede con un sorriso.
-Non so se assomigliano ai tuoi Krapfen…Buon compleanno!-.
 Il mezzodemone si sedette su di un cuscino aspettando la cena e forse con un mezzo sorriso sul viso.



*Daifuku-Mochi :dolcetti giapponesi di riso ripieni di marmellata o crema dolce

Ciao e grazie a chi legge!
:)

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Capitolo 8
*** Si addensano le nuvole... ***


Ginevra z Ginevra si guardò intorno, tantissima gente era accorsa per l’insediamento del nuovo daymio. Si diceva che fosse giovane e bello e senza una sposa.
Il palazzo era stato addobbato, festoni e bandiere di seta viola garrivano insolenti al vento leggero e tiepido della primavera. Un viola cupo e profondo. Il colore del casato del nuovo feudatario. Inuyasha era nervoso e teso come una corda di violino, percepiva pericolo nell’aria, ma non era in grado di definirlo. I due ragazzi  camminavano fianco a fianco, due passi dietro alla vecchia Kaede, che portava sul cavallo i doni della popolazione di Musashi.
-    Qualcosa non mi piace qui, torniamo indietro- esclamò tutto ad un tratto Inuyasha.
-    Ma sei scemo? Ci siamo fatti due giorni di viaggio per arrivare fino a qui, tornaci tu a Musashi, io ho voglia di dormire e di fare un bagno caldo!-.
Ginevra lo fulminò con lo sguardo e Inuyasha non poté fare a meno di pensare che avesse davvero occhi pericolosamente belli, quando era arrabbiata.
Dopo una lunga fila entrarono a palazzo, fu allora che ebbe un brivido, come se qualcuno la stesse scrutando e osservando di nascosto.

Naraku stava finendo di vestirsi, Il kimono in seta viola, l’obi ricamato in vita, i lunghi capelli raccolti in una coda stretta da un nastro prezioso.
Percepì subito la sua presenza, l’energia della Tennyo quasi gli mozzava il fiato e sentiva pulsare la sfera vicinissima. Si affacciò alla finestra e la vide, alta e vestita di scuro, con quegli improbabili capelli. La desiderò, come aveva già desiderato la miko, desiderio e morte, mescolati insieme e inscindibili.
-    -Signore tutto è pronto-
Il servo entrò nella stanza in penombra tenendo il capo chino.
-    Sono pronto.-
Naraku sorrise mentre indossava la pesante armatura.

-Così quello è il nuovo Daymio, oh Kami come è bello-.
Due ragazze del villaggio osservavano il giovane Signore che graziosamente riceveva i doni dei villaggi del suo nuovo feudo. Inuyasha si era rifiutato di rifare la coda e si era appollaiato su di un albero vicino per osservare meglio la scena. Ginevra continuava a sentirsi sempre più tesa e nervosa. La Sfera che teneva accuratamente nascosta sotto le vesti, aveva cominciato a pulsare. Era quasi una sensazione dolorosa. Fra un po’ sarebbe toccato a lei e a Kaede omaggiare il signore del castello e poi finalmente avrebbe potuto riposare.
Il banditore annunciò il nome del villaggio di Musashi. Kaede si fece avanti, mentre i servi toglievano le ceste dal cavallo.
L’anziana donna si inchinò, seguita da Ginevra. La sfera pesava maledettamente.
Il cielo si fece scurissimo, nero. Come se all’improvviso qualcuno avesse gettato dell’inchiostro. Ginevra alzò rapida il viso verso il daymio e lo guardò dritto negli occhi. Sembravano rubini incandescenti, mentre rompendo il protocollo si alzava e scendeva le scale verso lei e Kaede.
-    Venerabile Kaede, la miko più anziana del mio feudo e la più saggia mi dicono-.
-    Mio Signore-
L’anziana donna era turbata, ma non lo diede a vedere.
-    E questa giovane, agghindata come un guerriero e con insoliti occhi e capelli, vedo-.
-    Signore, lei è Ginevra del Pozzo, viene da molto lontano-.
Naraku desiderò follemente allungare gli artigli e immergerli in quel corpo, ma sapeva che non era ancora il momento. Godette un instante dello smarrimento della fanciulla, che continuava a tenere lo sguardo su di lui. Gli occhi di Ginevra erano violacei e cupi.
-    Insolita e graziosa - Si trattenne dal toccarla, se l’avesse fatto il potere della sfera si sarebbe manifestato respingendolo, rivelando infine la sua vera natura.
Ginevra taceva, ma non riusciva a distaccare lo sguardo da quelli del giovane daymio. Ne subiva il fascino e al contempo ne era spaventata.
-    Sarete mie ospiti nevvero mie care signore-.

Inuyasha seguiva la scena dall’alto del suo ramo, insofferente a tutti quegli inchini e salamelecchi. Poi avvertì chiara e netta l’onda di energia che usciva dal corpo del daymio. Era un’aura potente e negativa e sentì che Ginevra era in pericolo. In quattro balzi fu da lei.
- Non la toccare- ringhiò sottovoce.
Ginevra si voltò stupita, Inuyasha le era piombato alle spalle e le aveva preso la mano. Percepì la sua tensione, ma si sentì sollevata nell’averlo vicino.
Naraku fece un mezzo sorriso, mentre con un gesto fermava le guardie che stavano accorrendo.
- Un mezzo demone, interessante-
- È il mio figlioccio adottivo - si affrettò a dire Kaede, mentre fulminava Inuyasha.
Ci pensò il banditore a risolvere il problema della crescente tensione, chiamando il nome del villaggio successivo. Naraku le congedò con un gesto del capo e Kaede seguita dai due ragazzi, rispettosamente si inchinò camminando all’indietro.
Inuyasha sbottò subito
-    Torniamocene immediatamente a casa!-
-    Senti, io sono stanca morta e poi non ho chiesto ancora e nessuno se mi possono aiutare a tornare a casa –
Ginevra guardò l’hanoyou di traverso, mentre un servitore faceva strada verso quelli che dovevano essere i loro alloggi per la notte.
Kaede taceva. Aveva percepito qualcosa, qualcosa di ben dissimulato. Ma l’aura che proveniva dal giovane Signore era spaventosamente enorme e negativa. Aveva paura. Una paura che ricordava di aver già provato nel passato quando…
-    Ecco i vostri alloggi, il signore mi ha pregato di riferirvi che sarà lieto questa sera di intrattenere le due signore a cena.-.
-    E io?-
Inuyasha si rabbuiò.
-    Non ti ha invitato bellino-
Ginevra sorrise nel vedere la faccia del mezzo demone ma era dispiaciuta che l’invito non fosse stato esteso anche a lui.
Non sapeva perché ma avercelo vicino le dava sicurezza.


Sesshomaru aveva osservato, aveva visto e aveva capito.
- Ha la spada con sé e Inuyasha - pensò, ma decise comunque di non allontanarsi troppo dal castello del Signore.



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Capitolo 9
*** ...e scoppia il temporale! ***


gg La sala del palazzo era illuminata da piccoli bracieri posati a terra e da lampioncini in carta di riso delicatamente dipinti.
La luce era calda e soffusa e la stanza accogliente, se non fosse stato per quella tensione latente che Ginevra percepiva.
Kaede aveva insistito perché indossasse un sontuoso kimono in una morbida tonalità verde pastello.
I ricami rappresentavano ciliegi fioriti e l’alto obi rosa richiamava il colore dei boccioli.
Ginevra era stata irremovibile solo sui capelli.
-    Kaede ti prego, niente pettinini e altre cianfrusaglie in testa!-
Alla fine si era un po’ arresa, si era fatta una specie di chignon e ci aveva infilato una peonia.
Naraku la osservò bene con finta indifferenza, mentre si intratteneva con gli altri ospiti.
Ginevra sentiva i suoi occhi addosso, come qualcosa di appiccicoso di cui non riusciva a liberarsi. Eppure il fascino di quel ragazzo era innegabile. Lo osservava, mentre parlava, cortese e gentile.
Ma il tono della voce aveva qualcosa che metteva i brividi.
I servitori fecero accomodare Kaede e Ginevra. La cena fu ottima, ma lei non riusciva a rilassarsi e continuava ad osservare il giovane Daymio, senza dare nell’occhio.
La vecchia Kaede aveva nascosto nelle ampie tasche degli hakama moltissimi fuda. Ginevra non le aveva chiesto perché. Aveva paura della risposta.
§

Naraku percepiva il nervosismo della ragazza e ne era deliziato: non sentiva però paura o altro. Solo una sensazione di vigile attesa e l’enorme potere della Sfera, amplificato dal potere della tennyo.

§

Sesshomaru alzò gli occhi al cielo. Sospeso a mezz’aria osservava le grosse nuvole nere che stavano offuscando il cielo.
Inuyasha uscì sotto il portico. Le nubi scurissime correvano controvento. Sentì anche l’odore di suo fratello. Tessaiga era al suo fianco. Basta, non avrebbe aspettato un minuto di più.
§
-    Che ci fai qui?-
In quattro salti aveva raggiunto il Principe dell’Ovest che imperturbabile osservava il temporale artificiale che si ingrossava sempre di più.
-    La Tennyo è in pericolo-
-    Lo so, quello lì è tutto fuorché un umano, Sesshomaru-
-    Ha con se la spada che le ho dato?-
Inuyasha guardò Sesshomaru, quella spada era completamente diversa dalla sua e da quelle che pendevano dal fianco di suo fratello.
La lama era più corta e più larga di quella di una normale katana e l’impugnatura completamente diversa. Assomigliava a quelle lame occidentali che Inuyasha aveva visto illustrate nei libri o pendere dalle pareti di alcune ricche case, doni di amici potenti e stranieri.
-    Da dove arriva quella lama? Non fa parte della collezione di spade di nostro padre.-.
Sesshomaru non rispose: quella era una spada antica e veniva da una terra lontana, lontanissima.
Un viaggio, fatto tanti anni prima. Ricordava il lago e la fanciulla vestita di bianco, con quella spada in mano. Era emersa dalle acque, impugnandola. Lo aveva guardato silenziosa e gli aveva offerto l’elsa della spada pronunciando solo una parola “Gwenhwyfar”, Ginevra.
Sesshomaru guardò Inuyasha. Il suo fratellastro era pronto a scattare al minimo segnale.
-    La Tennyo deve cavarsela da sola.- sentenziò.
Inuyasha lo guardò come se fosse impazzito.
-    Ma è solo una ragazza!-
Inuyasha trasalì vedendo quello che sembrava una specie di sorriso sul volto di Sesshomaru.

§

Ginevra si stava annoiando. Cominciava a sentire la stanchezza del viaggio e di quella interminabile e noiosissima cena. Sottovoce chiese a Kaede se non potevano andarsene a dormire, ma l’anziana donna le rispose che sarebbe stata una scortesia ed un affronto per il signore del palazzo. La ragazza sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
-    Vi annoiate, mia cara?-
Naraku si era alzato, e veniva verso di lei. A Ginevra sembrava che non toccasse il pavimento con i piedi. Veniva verso di lei sorridendo. Le vennero i brividi lungo la schiena. La sfera pulsò con enorme forza.
-    Spostati bambina!-
Fu tutto molto veloce, Kaede la scostò con violenza, gettando addosso al Daymio i fuda estratti dai pantaloni. Non fece in tempo a pronunciare le formule di rito che artigli lunghi come lame la colpirono in pieno petto.
-    Oh la sacerdotessa più saggia del mio feudo è forse un po’ troppo anziana e per nulla veloce.-.
Ginevra inorridì nel vedere la candida casacca di Kaede fiorire del suo sangue. La rabbia le diede alla testa. Si accorse allora che gli ospiti a tavola erano solo fantocci e che ognuno di loro non era altro che un demone.
Si inginocchiò vicino alla donna.
-    Ginevra…- sussurrò Kaede chiudendo gli occhi.
Gli occhi della ragazza diventarono viola e Ginevra sentì fluire in sé una forza inaudita. Guardò negli occhi il daymio, mentre si slacciava l’obi. Il kimono le scivolò via, lasciandola con una semplice casacca e gli hakama. La sfera pulsava e Ginevra mise la mano sull’elsa della spada che aveva nascosto sotto l’abito.
-    Chi sei, maledetto chi sei? –
La voce le tremava dalla rabbia, mentre sentiva che i suoi piedi si stavano staccando da terra.
-    Dammi quel grazioso gioiello che hai al collo e te lo dirò, Ginevra del Pozzo.-.
Naraku allungò con la sola forza del pensiero dei tentacoli dal suo corpo. Ma non appena cercavano di toccare Ginevra, la barriera che proteggeva la ragazza ergeva uno scudo di energia a difesa.
Ginevra allora impugnò la lama con due mani e si scagliò rabbiosa contro Naraku, gridando una parola a lei sconosciuta e che le era sgorgata spontanea dalle labbra
-    Caledfwylch!-*
 La lama brillò fra le mani della ragazza, mentre si abbatteva sul falso daymio. Ma Naraku era già scomparso, consapevole della propria debolezza. E che avrebbe ancora dovuto riflettere un po' su come impossessarsi della Shikon No Tama, e su come infrangere la barriera della fanciulla.
Ginevra si accorse poco dopo di aver colpito un fantoccio, mentre i demoni fuggivano richiamati dal loro padrone.
La ragazza si voltò, Kaede giaceva ancora riversa a terra, con gli occhi socchiusi.
-    Kaede, Kaede…-
L’anziana donna aprì gli occhi e sussurrò a mezzavoce “Onigumo”, prima di perdere nuovamente i sensi.

* è l'antico nome celtico di Excalibur






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Capitolo 10
*** Pioggia ***


Ginnuovo Kaede si riprendeva a fatica.
Erano fuggiti da palazzo la notte stessa. Inuyasha si era caricato l’anziana sacerdotessa sulle spalle mentre Ginevra cercava di stargli dietro. Era furibonda. Con tutto, con tutti e soprattutto con se stessa. Si erano fermati in un boschetto di bambù, cercando di medicare nel miglior modo possibile la miko, per poi proseguire verso Musashi. La sfera pesava in maniera insopportabile. In uno scatto di rabbia aveva provato a togliersela. Era quasi soffocata nel tentativo. Inuyasha era intervenuto bloccandole le mani, la Shikon al contatto del mezzo demone l’aveva scaraventato lontano una decina di metri. Poi Ginevra si era messa a piangere.
-Adesso basta Capelli di Paglia, non è colpa tua. Sarei dovuto intervenire prima. -
-Questi poteri del cavolo non servono a niente, tu e l’altro stordito volante non c’entrate, c’entra questa cosa che ho al collo!-
Ginevra tirò su con il naso e guardò Inuyasha dritto negli occhi. Gentilmente depose un bacio sulla sua guancia.
-Sei un vero cretino, ma sei un amico.-
Inuyasha arrossì. Ricordò un altro bacio. Tanto tempo prima.
-Andiamo. - disse sottovoce.
Da quando erano tornati a Musashi, Inuyasha e Ginevra non avevano più visto Sesshomaru. Ginevra cercava di allenarsi anche da sola, per quanto le era possibile: la rabbia si era sfumata in desiderio di capire e di conoscere.
-Onigumo-
Quel nome le rimbalzava in testa come una pallina fastidiosa. Kaede le aveva spiegato la storia avvenuta più di cinquant’anni prima. Il bandito maledetto, la grotta dove lei e Kikyo l’avevano curato. L’ossessione per la sorella, mal celata fra le bende intrise di sudore e sangue.
Kaede le aveva sussurrato che aveva riconosciuto il Male nel giovane Daymio e quel male l’aveva già sentito in quell’uomo. Ricordava un episodio in particolare. Kikyo medicava sempre il bandito Onigumo il mattino presto o al tramonto, quando aveva terminato tutte le sue faccende quotidiane. La sacerdotessa arrivava, svolgeva le bende, le cambiava e puliva quel corpo martoriato, che non era quello di un bimbo, ma di un uomo che aveva ucciso e goduto nel farlo. Onigumo era immobilizzato dalle numerose piaghe. Solo gli occhi terribili, pieni di sconcio desiderio, seguivano le mosse aggraziate della miko. Kaede ricordò che con un terribile sforzo, Onigumo era riuscito a sfiorare il corpo della sorella, con un dito e che lei si era ritratta, inorridita da quel tocco. Nel contatto Kikyo aveva percepito tutto il male commesso da quell’individuo, i villaggi bruciati, le razzie e i furti e le orribili violenze su donne e bambini. Nel suo cuore puro, c’era posto solo per la pietà e per quello che lei credeva fosse il suo dovere.
Ginevra ascoltava il racconto, mentre l’anziana narrava dell’amore che era sorto fra Inuyasha e sua sorella, del desiderio dei due di stare insieme, di usare la sfera per rendere umano il mezzo demone.
-Ma come Kaede, come quell’Onigumo può essere diventato quel coso del palazzo?-
Kaede sospirò guardando la ragazza.
-Credo che abbia venduto se stesso alle creature demoniache, in cambio del potere e al tuo collo c’è appesa l’unica cosa in grado di trasformarlo in un demone completo. -

Naraku si era ritirato nella grotta, lasciando uno dei suoi fantocci a fare le veci a palazzo. Non si considerava sconfitto. Solo impreparato.
La fanciulla possedeva una spada. Bene. L’unico che poteva avergliela procurata era in Grande Demone Cane. Sarebbe stato interessante fare due paroline con lui. Era sicuro che alla fine il fiuto del Signore dell’Ovest l’avrebbe trovato.
Sesshomaru aveva risentito quell’odore insopportabile di fiori marciti e carne. L’odore di quel mezzo demone che aveva attaccato Ginevra. Mutò il suo corpo e si diresse a tutta velocità verso quel lezzo nauseabondo, seguito da quelle enormi vespe velenose, che gli ronzavano a rispettosa distanza.
Quando pose i piedi a terra, riprendendo la forma umana, si trovò davanti al Daymio del castello.
-Il mio nome è Naraku, tu non m’interessi. Voglio la ragazza e la Sfera.-
-Mi sembra che tu abbia già provato a prenderla e che tu non ci sia riuscito. - puntualizzò Sesshomaru.
- La fanciulla è una Tennyo, mezzo demone. E possiede una spada antica. -
Naraku sorrise.
-Immagino che la spada gliel’abbia data tu.-
Sesshomaru non rispose. Quel mezzo demone intuiva troppe cose.
-Non ho altro da dire, preparati a morire.-
-Quanta fretta, com’è che ti chiama lei, Pigiama Bianco? Non ho intenzione di morire adesso che sono appena ritornato. Mi hai dato delle informazioni interessanti, credo ci rivedremo presto. -
Sesshomaru sfoderò la spada ma Naraku era già sparito nel nulla.

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