College!

di Artemis00
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** First day... and surprise! ***
Capitolo 2: *** Sid Vicious e Ville Valo contribuiscono! ***
Capitolo 3: *** Malintesi! ***
Capitolo 4: *** La cosa più importante ***
Capitolo 5: *** Persone da imitare ***
Capitolo 6: *** Punti deboli ***
Capitolo 7: *** confusion ***
Capitolo 8: *** Explanation ***
Capitolo 9: *** Testers ***
Capitolo 10: *** Svolte ***
Capitolo 11: *** Testa di... ***
Capitolo 12: *** E tu, come ti chiami? ***
Capitolo 13: *** Confidenze ***
Capitolo 14: *** Rotola, Rotola! ***
Capitolo 15: *** Tutto ruota attorno al Preside ***
Capitolo 16: *** Cosa fare? ***
Capitolo 17: *** The End ***



Capitolo 1
*** First day... and surprise! ***


College

College!

 

Titolo: College!

Titolo capitolo: First day… and surprise!

Autore: Artemis.

Pairing: Sasunaru Leegaara.

Rating: Nc13.

Personaggi: un po’ tutti.

Particolarità: Yaoi, AU, OOC (ma non i personaggi principali)

Genere: Romantico, parodia.

 

 

First day and surprise

 

Dal diario di Sakura:

“ Domani è il mio primo giorno di scuola. Sono triste perché l’estate è finita e non rivedrò più Sasuke… ma perché si è scelto un istituto maschile? Proprio non lo capisco…”

 

Lee si svegliò presto quella mattina… insomma… lui si sveglia sempre all’alba! Sbadigliò e aprì le finestre, facendo entrare i raggi di sole e soprattutto il vento gelido. Si sporse e cominciò a gridare un inno alla gioia. Almeno finché il vicino di casa, quello grasso e brutto, non gli scagliò una pantofola sul naso. Certa gente non capisce il significato della giovinezza! Sbuffò e corse a fare colazione: uno yogurt bianco con molto zucchero.

“ Oggi si va al college! Niente più svegliate all’alba! Ora alle quattro del mattino per studiare!” non si era mai sentito più eccitato.

Era così su di giri che andò a salutare la dolce vecchina che abitava all’angolo.

- Salve signora! Sta bene? Vuole che le vada a comprare il pan…-

La dolce vecchina per tutta risposta lo prese per i capelli e, armata di pinzette, prese a strappargli… le unghie? Di più! I bulbi oculari? Molto di più! Le sue amate sopracciglia!

Dopo aver dunque vinto la terza guerra mondiale lo sbatté fuori di casa.

- Ma guarda questa!- diceva fra se’ Rock Lee, osservandosi schifato quel che ne restava (una sfoltita perfetta! A regola d’arte! Complimenti signora!) allo specchio- Vai a fare del bene! Sono impresentabile! Bleah! E guarda che taglio orrendo mi ha fatto ieri il barbiere… addio Paul McCartney! Non somiglierò mai più a te! ç_ç – difatti gli aveva tagliato la frangia e scalato la criniera in un taglio ehm… normale. Cercò di domare i ciuffi ribelli, ma si arrese e uscì, andando al luogo d’incontro con Naruto, il suo più caro amico.

Stavano nella stessa classe sin dalla scuola materna: si erano conosciuti un giorno di pioggia.

Naruto stava da solo a guardare gli altri bambini che giocavano al riparo nelle classi, e dopo aver tentato inutilmente di unirsi, si allontanò sconfortato e scese nel cortile, dove ben presto il diluvio lo rese fradicio.

- Ma guarda quell’Uzumaki! Sciocco! Si prenderà un raffreddore!- aveva commentato la maestra, osservandolo dalla finestra. Lee si era offerto di andare da lui a portargli l’ombrello. La signorina Hubert non poteva dire di no al più diligente fra i bambini affidatigli! Infatti acconsentì.

Dunque il biondino, che teneva le braccia attorno alle ginocchia dove nascondeva il viso, si sorprese di non sentire più le gocce di pioggia frustargli la schiena. Aveva forse smesso di piovere? Alzò lo sguardo e incontrò gli occhi di quel ragazzino dalle grosse sopracciglia, l’unico che non lo prendeva mai in giro per la sua goffaggine. Teneva sopra di lui un ombrello azzurro.

- Torniamo dentro, che se no prendi freddo!- consigliò pacatamente.

Per tutta risposta scoppiò in lacrime.

- Che hai?-

Quella fu la prima volta che Naruto si confidava con qualcuno, e Lee sentì, seppur nella sua incoscienza infantile, di aver trovato un amico sincero.

 

- Fratellino…- uhm… di chi era questa dolcissima voce?- fratellino tesoro… SVEGLIA!- un secchio pieno di acqua gli si svuotò in faccia.

- ITACHIIIIII!!!!- Urlò Sasuke, rivolto al fratello che si rotolava dalle risate (OOC!!!).

- Questo è per augurarti un buon anno scolastico, secchione!-

- Umpf… basta con questa storia!-

- Anche quest’anno darai il meglio di te, vero? Studierai a manetta, e stavolta non ci sarò io a salvarti la faccia, diventerai il soggetto dell’istituto! Ahahahah!-

- Grazie dell’augurio.-

I due fratelli fecero colazione in un silenzio scocciato. I due non potevano essere più diversi nel carattere, seppur tanto simili in piano fisico.

Sasuke era un tipo composto, introverso, un po’ musone e oltretutto non faceva altro che studiare dalla mattina alla sera.

Itachi era un tipo vivace e impulsivo, spesso marinava la scuola ma, non si sapeva come, i suoi voti non andavano mai al di sotto del sette e mezzo. Aveva un mare di amici che invitava a casa, mettendo la musica metal a tutto volume. A volte, durante questi festini, prendeva in ostaggio il fratellino per legarlo ad una sedia, insieme ai suoi compagni. Oppure lo infastidivano mentre tentava di studiare.

- Fratellino, vai al COLLEGE!- informò il più grande.

- No, sul serio?!- fece sarcastico l’altro.

- è ora che tu metta la testa a posto. Hai scelto un istituto maschile, dove vanno solo i figli di papà. Nessun posto è il migliore per portare scompiglio. Sveglia i ragazzini che avrai come compagni. Fai sentire loro il profumo della libertà! Manifestazioni, scioperi, assenze di massa, occupazioni, molotov…-

- Al college si va anche per lavorare…-

Itachi sventolò la mano per aria come per cancellare la risposta sgradevole.

- Parlo sul serio stavolta… voglio che ti faccia degli amici. Credi che mi diverta a legarti alla sedia?-

- Sì-

- Beh…- arrossì – effettivamente è una cosa molto spassosa. Però lo facciamo per farti uscire dal guscio.-

- Senti, come io non vengo a dirti di studiare, tu non venire a rompermi su argomenti che non m’interessano.- scattò Sasuke. – ora vado a prepararmi. Ci vediamo.-

Il maggiore rimase con la tazza di latte a mezz’aria e l’espressione delusa.

- Ok…-

Il moro salì in camera sua e prese a provarsi vestiti. Ma l’arringa di Itachi era ancora viva dentro di lui, così al posto dei soliti pantaloni grigi da ginnastica indossò dei jeans neri, poi una camicia scozzese (stile Clark Kant) di suo fratello, aperta su una maglietta viola. Non stava male.

Appena il maggiore lo vide apparire sulle scale lo abbracciò di slancio simulando commozione:

- Oooh!!! ç_ç fratellino finalmente cresci e non ti vesti da grezzone! Sono così emozionato! Oh Kami! Sia ringraziato il cielo…-

- Piantala.- ordinò aspramente l’altro.

- Oui monsieur.-

 

Il sole era già alto… che ore dovevano essere? Presto, di sicuro. Ma che importava?

Un ragazzo dai capelli rossi si stropicciò gli occhi. L’insonnia non passava. Da una parte era un vantaggio, perché poteva sbrigare gli impegni quotidiani durante la notte, così aveva tempo libero durante il giorno. Ma… che noia a volte!

- Gaara, è ora!- l’informò sua sorella maggiore Temari.

Ora per che cosa? Era già pronto. Tanto le uniformi non le avevano ancora distribuite e lui era nel dubbio se usarle oppure farne falò. Così, tanto per fare.

Si alzò e prese in spalla lo zaino nero, mezzo vuoto.

Non era mai entrato nella sua nuova scuola, ma il fratello Kankuro, che la frequentava già da tre anni, gli aveva raccontato tutto.

Dunque avrebbe avuto altri tre compagni di stanza, secondo la riforma corrente. Che fastidio… nemmeno un attimo di privacy.

Per avere una stanza singola avrebbe dovuto protestare col preside, magari appellandosi al padre, che era il vicesindaco del paese. Questo mai!

Non poteva sopportare il tono sottomesso che usavano gli insegnanti con lui, i voti gratuiti e l’averla sempre vinta solo perché era il rampollo di una delle famiglie più ricche della città.

- Appena potrò, me ne andrò.- si ripromise – già la scelta di un collegio mi da’ la mia indipendenza e lontananza da questa stupida situazione.

Era praticamente la pecora nera della famiglia. Si comportava nel modo contrario al quale gli dicevano per il gusto di non essere come loro. Non voleva essere considerato un figlio di papà, tutto qui. Non che gli interessasse il parere altrui, ma nessuno doveva permettersi di pensare a lui come uno che ha tutto, e dunque è viziato e felice.

Perché non poteva essere normale?

Salì nella macchina di kankuro.

- Possibile che tu non abbia un amico che ti dia un passaggio?- brontolò lui, ingranando la quarta.

No. Di amici non ne aveva. Da molto tempo ormai.

L’unico che gli aveva dimostrato un po’ d’affetto era Yashamaru… il suo Yashamaru. Il suo “servetto” personale di quando era bambino, ma che non aveva mai considerato al di sotto di se’.

Ma se n’era andato da tempo ormai, lasciandolo solo.

Non poteva perdonarlo, non doveva…

Non voleva soffrire ancora, dunque aveva rinunciato ad ogni forma di compagnia.

- Siamo arrivati!- fece Kankuro.

 

- Cavolo Lee! Come sei cambiato!- Fece Naruto con ammirazione.

- Uno schifo, eh?- sospirò l’altro.

- Mi sa che stavolta Sakura la conquisti, invece.- disse il biondino, pensando al suo antico amore per la ragazza dai capelli rosa, da tempo sfumato.

- Non credo proprio… lei è innamorata persa di quell’Uchiha, ricordi?-

- Come del resto tutte le ragazze di Konoha… non ha più possibilità di nessuna, e alla fine cederà, almeno credo.-

- Sì. Sogna!-

- Bene! Eccoci qui! Ma… cade a pezzi!-

- Il Collegio Buonarrotti è stato fondato nel 1845 ad opera di un importante benefattore straricco che volle mantenere l’anonimato, è chiaro che sia un po’ vecchiotto.- Disse Lee, indicando l’edificio di forma rettangolare, ingrigito dal tempo e per buona parte ricoperto dall’edera rampicante che trovava le radici nell’ampio parco.

- Si dice che i capitelli siano opera di Michelangelo Buonarrotti in persona…- sospirò il moro.

- Ma come sai queste cose?-

- Secondo te sceglievo un istituto senza conoscerlo?-

- …...- Naruto non rispose. Poi sgranò gli occhi e disse:

- No, guarda che macchinone!-

Attirò l’attenzione verso la macchina che si era fermata poco distante: una Rolls Royce Bahama blu marine. Da essa scese, senza degnare di uno sguardo anima viva, un ragazzo esile dai capelli rossi e gli occhi verde acqua.

- Mh… è il figlio del vicesindaco!- mormorò qualcuno alle loro spalle.

- Già… come se la tira!- sibilò un altro.

A Naruto e Lee non sembrava che se la tirasse. Aveva un’aria tranquilla, un po’ chiusa, ma senza sufficienza. Commenti al vetriolo, come al solito. Ci avevano già fatto callo, nulla di cui preoccuparsi.

Erano immersi nei loro pensieri che non si accorsero di averlo di fronte.

- Mi fate passare o avete in programma di fissarmi per il resto della vostra inutile esistenza?-

Uzumaki s’infiammò immediatamente, e stava per dirgliene quattro, ma venne fermato da Lee che lo prese per il braccio.

- Passa pure…-

“ Classica resa strategica di fronte ai figli dei potenti… anche loro sono dei vigliacchi che temono mio padre e lo adulano… disgusto.” Pensò Gaara, allontanandosi.

- Perché mi hai fermato?- chiese Naruto irritato.

Rock Lee alzò gli occhi al cielo.

- Non aveva poi torto a rivolgersi così a noi… avrà passato la vita fra persone che lo fissano a bocca spalancata e avrà pensato che lo fissassimo con invidia o supponenza…-

- Forse hai ragione, però ha esagerato.-

- Su questo sono d’accordo con te.- 

 

Gaara entrò direttamente dentro l’edificio, senza aspettare il suono della campana. Voleva farsi un’idea di come stavano le cose.

La prima stanza che incontrò fu l’aula magna, un ambiente abbastanza spazioso e accogliente, con il pavimento in legno e le sedie foderate di vellutino rosso. Poi le classi, tutte strapiene di oggetti, e le aule specifiche: l’aula di disegno era piuttosto fornita, quella di scienze e chimica disponeva di grandi quantità di coleotteri imbalsamati ma pochi microscopi. L’aula di informatica aveva parecchi computer un po’ vecchiotti ma ben tenuti. Scoprì, con sua grande sorpresa, all’ultimo piano una piccola stanza sbilenca, dalle ampie vetrate e una serie di telescopi disseminati qui e là. Non ricordava che si studiasse anche astronomia.

Udì soffocato il suono che segnalava l’ora di entrare, e scese le scale, verso il piano terra. Tre piani, ma se la prese comoda. Non aveva fretta… che importava anche se arrivava in ritardo magari a metà di un noiosissimo discorso da parte del preside? Ma a quanto pare a qualcuno importava, perché, appena voltato l’angolo, fu travolto da uno che correva come un matto: finirono entrambi a terra.

- Maledizione!- imprecò il rosso, poi alzò lo sguardo verso il ragazzo che giaceva a pochi centimetri da se’, che si massaggiava i gomiti.

Era alto, magro, dai capelli neri e gli occhi allungati anch’essi del medesimo colore. Aveva la pelle addirittura più bianca della sua, un pallore quasi cartaceo.

- Scusa, ma non trovavo l’aula magna e sono in ritardassimo!- fece il moro.

- Guarda un po’ dove vai…- rimproverò aspramente l’altro.

- Ti ho già chiesto scusa, che devo fare, ora? Gettarmi ai tuoi piedi implorando pietà?-

“ Perché no?! Ormai lo fanno tutti…” pensò Gaara, invece rispose:

- Mi faresti solo perdere tempo prezioso… -

- Dunque le tue parole sono fuori luogo, in quanto mancano di motivazione adeguata…- Com’è che ora usava parole tanto ricercate? Ma che gli ha preso? – Chi sei?- domandò infine.

- Sabaku no Gaara…- si presentò il rosso, aspettandosi un sussulto rispettoso e sorpreso che mai arrivò.

- Uchiha Sasuke.- disse Sasuke.

Gaara serrò gli occhi. Ecco perché non si era comportato come gli altri: lui era praticamente al suo pari. Veniva da una delle famiglie più facoltose della città.

- Ora, se non ti disturba troppo, sapresti indicarmi la strada per la stanza di ritrovo?-

- Umpf… tanto devo andarci anch’io, perciò seguimi. Non devi avere molto acume se sei arrivato perfino al secondo piano senza trovarla.-

L’espressione dell’Uchiha tradì un filo di sorpresa, che il compagno non colse.

Era la prima volta che parlava con qualcuno che non gli chiedeva di esprimersi come un comune mortale. Lui utilizzava un linguaggio così formale per mettersi al di sopra di chi tenta di umiliarlo, cercando di farlo sentire inferiore. E spesso funzionava. Ma il ragazzo che aveva davanti a se’ non solo non gli ha detto “parla come mangi”, ma addirittura utilizzava il suo lessico. Un bel cambiamento!

 

Lee stava svegliando un Naruto profondamente assopito quando udì la porta aprirsi. Si voltò e riconobbe il tizio antipatico e il soggetto amato da ogni ragazza… Sasuke… forse, non ricordava benissimo.

L’Uchiha si scusò col preside che era stato interrotto a metà del suo discorso, e si sedette con il Sabaku, che non dava segni di disappunto, quattro file più indietro.

Il professor Sarutobi Hokage continuò la sua litania perenne. Verso la fine del discorso, si schiarì rumorosamente la voce, per essere certo di avere l’attenzione di tutti.

- Le liste delle classi e dei dormitori sono nella porta della sala professori, ora andate e vedete di sistemare le vostre cose, perché le lezioni inizieranno domani e dovrete essere già organizzati perfettamente.-

L’intera folla sciamò fuori dall’aula, dirigendosi verso la sala.

Nel mare di teste, Naruto urlò per farsi sentire da Lee.

- Noi siamo in classe separati, purtroppo. Io con l’Uchiha, tu con Sabaku… auguri.-

- Non sarà poi così male, vedrai che conoscendolo meglio…-

- Mah, sarà… ora vediamo i dormitori…-

Sgranò gli occhi.

- Sabaku, a quanto pare siamo nello stesso dormitorio con tale Uzumaki e Rock…- fece l’Uchiha.

- …- il ragazzo fece finta di nulla, poi si fece indicare la strada dal bidello più anziano e salì lo scalone di parquet, sempre con Sasuke dietro. Non che fossero entrambi di compagnia, ma al confronto di Gaara, quest’ultimo pareva molto loquace.

Aprì la porta e trovò quei due sfigati che aveva apostrofato malamente poche ore prima. Il biondo disfava le valigie, con il broncio. Il moro tentava di appiattirsi i capelli allo specchione, dicendo:

- No… non torneranno mai più come prima, oh Kami… è una cosa orribile, mi sembra di tradire Lennon, McCartney, Harrison e Starr… mi sento un verme. Tutta colpa tua Naruto, e di quel barbiere senza un briciolo di stile che mi hai indicato… sia maledetto ç_ç!!!!-

 

Naruto guardò i nuovi arrivati con scarso interesse.

Se è vero che gli anni più belli sono quelli che cominciano peggio, allora quell’anno sarebbe stato stratosferico! Dunque cercò di dare più attenzione al muro, che avrebbe certo ingentilito con dei poster di gruppi metal, poi al letto che pareva duro come una roccia, ma a saggiarlo sembrava comodo… dopotutto a lui sembrava comodo anche il banco di scuola! Le coperte erano anonime e impersonali, meno male che si era portato dei copriletto arancioni per dare un tocco di colore. A terra avrebbe messo un tappeto peloso… ma per fare tutto questo doveva avere il consenso non solo di Lee, ma anche del Sabaku e dell’Uchiha! Sembravano avere un’aria tanto arcigna che magari avrebbero anche rifiutato. Nulla di strano.

Sasuke si frugava nella giacca perplesso… ne tirò fuori alcuni petardi.

“ E questi da dove spuntan… ITACHI!!!!” Il fratello glieli aveva messi in tasca nell’atto di abbracciarlo. Ma che se faceva? Che aveva in mente quello squilibrato?

Rimase con gli occhi fissi a quei piccoli cilindri innocui all’apparenza, ma letali se nelle mani sbagliate. Quelle di Itachi erano mani sbagliate. Ma le sue?

Teoricamente no. Ecco, ora le avrebbe buttate nel cestino della carta, così se ne sarebbe liberato. Invece, inconsciamente, se li rimise in tasca, facendo finta di nulla. Itachi lo stava plagiando, l’aveva capito. Chissà come mai, non lo infastidiva più di tanto.

Lee prese la radio che si era portato da casa e ci mise un disco, premette il tasto Play.

- Let it be… let it beee…. Let it be, let it be…- fece questa.

Immediatamente Naruto si gettò sul letto tenendosi la testa con le mani, gridando:

- Spegni! Spegni! Spegni!- e rotolandosi ovunque, turandosi le orecchie e strizzando gli occhi azzurrissimi.

Lee sbuffò e mise le cuffie, il baccano cessò di colpo come di colpo era iniziato.

- è impossibile chi i Beatles ti diano così fastidio, Naru!-

- Non li sopporto Lee, te lo dico e basta!- si lamentò.

- A voi piacciono i Beatles?- chiese allora Rock Lee rivolto ai due nuovi.

Poi notò che Gaara stava già appendendo poster dei Sex Pistols e HIM, mentre Sasuke aveva in mano un cd di Al Bano.

Naruto si fece ancora più isterico, e abbandonata ogni diffidenza, si gettò sul moro.

- Non ci posso credere, ma ascolti questa musica commerciale??????? Nooooo!!!! NO! È assurdo impossibile inenarrabile, supergrezzo! Peggio dei Beatles, molto molto molto peggio! NOOOO!!!! Devo chiedere al preside il trasferimento, non posso stare con un psicopatico in stanza io, tu sei pazzo, amico ciliegia, pazzo e pericoloso!-

Silenzio.

- Hai finito? =_=- fece pacatamente l’Uchiha.

- Sì.-

- Bene. Perché, conosci musica migliore?-

- A voja!- disse l’Uzumaki dandosi arie da intenditore. Prese il suo lettore Mp3 e mise su gli Ska-p. Gli passò una cuffietta.

- Prova questo.- propose.

Si stesero sul letto.

Sulle prime Sasuke rimase indifferente, poi mosse un po’ la testa al ritmo. Finito Planeta Eskoria dovette ammettere di apprezzare questa musica diversa.

 

Lee fece per andare verso il letto dove Gaara maneggiava il cellulare per attaccare bottone, ma il rosso ammonì:

- Nonprovareneancheadavvicinartituelatuamusicaburda.-

- ç_ç sigh.-            

 

 

        

 

 

 

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Capitolo 2
*** Sid Vicious e Ville Valo contribuiscono! ***


Si udì lo squillo di un telefono cellulare

 

Sid Vicious e Ville Valo contribuiscono!

 

Dal diario di Temari:

“Oggi il mio fratellino Gaara è andato al college! Spero che trovi amici, visto che da quando Yashamaru ha lasciato il servizio non riesce a legare con nessuno. Lo rivedrò questa estate, anche perché sono piena di impegni, inoltre Kankuro non mi aiuta mai coi disegni di tecnica, stupida io e il mio liceo artistico! Shikamaru, dove sei? Tratta bene il mio piccolino! (se mi sentisse a chiamarlo così Gaara mi farebbe fuori, ma vivo rischiando ormai)”

 

Si udì lo squillo di un telefono cellulare.

Sasuke lo prese, premette qualche tasto e se lo portò all’orecchio. Ma avrebbe potuto anche mettere il vivavoce, perché tanto la voce all’altro capo era così alta che tutti poterono sentire ciò che diceva.

- FRATELLINOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!! ^_^!-

- Itachi…-

- Allora! Come va? Ti diverti? Hai trovato i petardi che ti ho messo in tasca? Li hai fatti scoppiare nei gabinetti dei prof?-

- Io sono qui da appena dieci minuti, non so se rendo…-

- Bof… io al tuo posto avrei già la polizia alle calcagna.-

- …-

- Allora domani ti porto il pacco.-

- ??? Pacco???

- Sì! Quello coi miei vestiti che non mi stanno più! ^_^! Te ne ho parlato oggi accompagnandoti in quel buco di scuola…-

- Ita, io non ti ascolto mai in quel frangente… lo sai.-

- Per questo ti ho chiamato! Brucia i tuoi vestiti grezzi e guarda la vita con filosofia! Anzi, sai che ti dico? Il pacco te lo do ora! Apri la finestra!-

Sasuke voltò lo sguardo verso il vetro. C’era il fratello che sorrideva a trentadue denti, con ancora il cellulare all’orecchio.

- O.O’’’- fecero tutti.

Il ragazzo corse ad aprire e fece entrare il maggiore.

- Qua siamo al terzo piano…-

- Non mi faccio intimidire da queste stupidaggini!-

Itachi si guardò intorno e fece gesti di approvazione verso i poster di Gaara, la musica che proveniva dall’Mp3 di Naruto e un’aria disgustata verso il diario dei Beatles di Lee, che ormai faceva karakiri per la disperazione.

Volle conoscere tutti. Mentre Gaara gli faceva un cenno con la testa e Rock un sorriso lacrimoso, Naruto gli strinse con enfasi la mano, osservandolo con tanto d’occhi.

- Bella la tua maglietta dei Pink Floyd! – si complimentò il più grande.

- Ce l’ho da parecchio…- si schernì il biondino.

- Si comincia da piccoli a ribellarsi.-

Si sorrisero.

Poi il diciassettenne sbatté lo scatolone sul letto.

- Qui c’è tutto, più qualche fuoco d’artificio, dischi dei System Of A Down e una collana con l’Heartgram degli HIM. Ci si vede.-

Si congedò, aprì la finestra e prima di calarsi giù per il cornicione, disse all’orecchio del fratello minore:

- Niente male il biondino… niente male davvero…-

 

Arrossì lievemente e si voltò verso i suoi tre compagni di stanza, che frugavano fra gli oggetti recapitatigli.

Il Sabaku fissava estatico la collana con l’Heartgram.

- Puoi tenerla… tanto non conosco gli HIM.- concesse il moro.

- Non ancora…- fece il biondo sorridendo.

- E questo?- Lee tirò fuori una canottiera di pelle nera smangiata ai bordi.

- O mio dio… non crederà mica che io la usi vero?- gemette l’Uchiha sfiduciato.

- Provala.- fece Naruto convinto.

- Manco morto.-

- Mh… sai essere così ordinario Sasuke…- commentò sottovoce il biondino.

Non sapeva perché, ma tale commento gli fece male.

Gaara accettò il medaglione, anche perché era introvabile, e prestò ora attenzione alla maglietta in mano a Lee.

- E se la provassi tu?- domandò.

- Io? Scherzi? Perché?-

- Così, per vedere come ti sta.-

- Ma non saprei con cosa, ecco… che pantaloni userei per esempio?-

- Tieni – gli porse dei jeans neri pieni di tagli e catene.

- Ma sono tutti consunti!-

- Oh mio Dio,- fece Naruto mettendosi una mano sugli occhi,- Gaara, ti prego, spiegaglielo tu, mi viene una sincope con questo qui…-

Il rosso lo guardò con curiosità. Gli stava già dando confidenza?

- I tagli sono fatti apposta.- spiegò comunque con calma.

- Quindi paghi cento euro per sembrare un barbone? –

- Prima di tutto non rubare le battute a dottor House, poi questi pantaloni sono costati anche poco perché i tagli li ho fatti io.- ribatté con severità. Lee sospirò e annuì, andò in bagno coi vestiti.

- Sarà difficile far diventare normali questi due…- commentò il biondo al Sabaku, con complicità.   

Fu ignorato.

Calò il silenzio. Pochi minuti dopo Rock Lee uscì dal bagno, rosso d’imbarazzo.

Gaara scosse la testa. Non gli stavano granché ben quegl’indumenti. Non aveva né il fisico né l’espressione giusta. Al massimo poteva puntare sullo sportivo, ecco.

Naruto quasi non riconosceva il suo amico di sempre, mentre Sasuke guardava nel vuoto, perché sapeva che se solo avesse accettato di vestirsi lui in quel modo avrebbe fatto miglior figura. Ma… le vecchie abitudini erano dure a morire, e lui ci teneva troppo alla sua fama di ragazzo diligente e studioso, guadagnata con tanta fatica. Insomma, non che non fosse tentato di diventare un po’ più popolare, ma perché lasciare la sicurezza dei libri per avventurarsi in un’avventura ignota che magari avrebbe finito per deluderlo?

- Meglio aver amato e perso che non aver mai amato.- commentò il biondo.

- Prego?- domandò stupito l’Uchiha.

- Boh, mi è venuta così… ^_^’-

Fece un’espressione sospettosa, mentre Naruto lo ricambiava con un’occhiata limpida.

Il moro alzò le spalle e riprese a frugare fra gli oggetti.

- No, Uzumaki. L’amore è il funerale dei cuori.- lo corresse Gaara.

- Sarà anche vero ma preferisco amare piuttosto che vivere senza sentimenti.-

- Io penso che quando udirai il colore della musica e la musica dei colori sentirai anche il profumo dell’amore.- intervenne Lee, facendo cariare i denti.

- Ma che cavolo di discorsi!- urlò Sasuke da dentro lo scatolone.

- Ha ragione – convenne Naruto.

Gaara annuì e cominciò a leggere gli opuscoli informativi sulle lezioni.

Non pensava che si sarebbe trovato così d’accordo coi suoi compagni di squadra, s’immaginava tre sfigati che lo fissavano a bocca aperta, mentre invece sembravano ignorare la sua condizione sociale.

Invece… boh… forse alla lunga li avrebbe sopportati.

 

Lee lasciò perdere la storia dei Beatles, se non voleva diventare lo zimbello dell’istituto. Si cambiò definitivamente, decretando che non avrebbe mai e poi mai provato a indossare indumenti così strani.

Naruto sembrava aver già fatto amicizia con tutti, sebbene il Sabaku facesse ancora il sostenuto.

La musica lega tutti, a quanto pare.

Infatti anche se Sasuke ascoltava musica peggiore della sua era disponibile a sentirne altra. Forse, se anche lui avesse accettato di ascoltare novità moderne, lo avrebbero accolto meglio.

Dunque provò di nuovo col rosso, che, non si sa perché, lo ispirava di più nonostante il suo carattere ancora più scostante dell’Uchiha.

 

Gaara stava constatando in che condizioni era il computer della stanza. Insomma, si accendeva.

Decise che per una volta avrebbe usufruito dei soldi che aveva a disposizione per comprare almeno due computer in grazia di Dio, perché uno scassato non era sufficiente, e la biblioteca sarà sempre strapiena di gente. (La ricchezza dei Sabaku è roba che nemmeno v’immaginate!).

Notò che sfigato number one si stava interessando a quel che faceva.

- Che vuoi?- chiese.

- Ecco…- s’impappinò il moro – visto che a nessuno piacciono i Beatles volevo provare una musica nuova… - (Avviso a tutti i lettori: io ADORO i Beatles! Ma per rendere realistica la fanfiction nei limiti della mia fantasia ho preferito mettere le reazioni che dei ragazzi che ascoltano musica rock, punk e metal di fronte agli anni ‘60-’70!).

Sabaku gli lanciò un’occhiataccia. – credevo che tu fossi ben radicato nei tuoi gusti e che non seguissi la massa…-

Lee la prese male… insomma, si faceva gli affari suoi e lo trattavano da grezzo, provava a migliorare ed era ancora peggio. Ma che volevano da lui? Inspirò profondamente e fece ricorso a tutta la sua capacità persuasiva e oratoria, non brillante ma accettabile.

- Io non seguo la massa, semplicemente seguo i Beatles, e mi piacciono anche, ma questo perché non ho mai provato sul serio qualcosa di più moderno. Non smetterò mai di amare gli anni ’60, ma comunque potrei, come dire, alternarlo con altri tipi. Tutto qui. Se non mi piaceranno gli altri gruppi musicali non mi vergognerò certo di Harrison e gli altri, intesi?-

Il rosso fece una faccia più disponibile e mise un cd nel computer con il quale armeggiava. Collegò le casse, poi aprì i file scaturiti dal disco e li fece partire con Media Player. Sullo schermo partì un video: un viso di ragazzo, dalla pelle bianchissima e gli occhi azzurri molto accesi al confronto dei suoi capelli e dell’abbigliamento rigorosamente nero, suono leggero di pianoforte, ed ecco appunto apparire lo strumento. Il ragazzo esce al balcone da una porta finestra, sempre accompagnato dalla musica. Appena arriva alla ringhiera parte la chitarra elettrica a squarciare la calma, un po’ acuta ma sempre a tono dolce, primi piani del ragazzo, ora a petto nudo che mostra i tatuaggi sul braccio sinistro, ora seduto sugli scalini di un portone, vestito di tutto punto. Ritorna la scena a petto nudo e in quella comincia a cantare, con una voce profonda:

 

I hear you breathe so far from me

 

 E qui la figura di una ragazza dai lunghi capelli neri che cammina nel giardino innevato.

 

I feel your touch so close and real

 

E si nota la band che suona nel salone dall’aspetto antico, mentre il tipo, o vestito o a petto nudo, canta ancora, e la ragazza dai capelli di corvo cammina, guardandosi intorno tristemente, a volte le sfugge una lacrima.

 

And I know
My church is not of silver and gold,
It's glory lies beyond judgement of souls
The commandments are of consolation oh

You know our sacred dream won't fail
The sanctuary tender and so frail
The sacrament of love
The sacrament of warmth is true
The sacrament is you

 

Il video e la canzone continuano più o meno su questo tenore, sino alla fine dove la musica diventa più intense e il pianoforte viene intersecato dalla chitarra.

Tornato nero lo schermo, Lee incontrò lo sguardo di un Gaara piuttosto soddisfatto.

- Allora, che te ne è parso?-

- Era piuttosto… ecco… ehm… non pensavo che ti piacesse la musica sentimentale…- Rock si fece di fiamma. Il Sabaku doveva essere un metallaro, ecco, ma perché questo ritmo così bello eppure dolce? Fuori luogo, ecco, era l’espressione giusta.

Gaara rinunciò ad infuriarsi. Pazienza. Bisognava avere pazienza.

- Beh, se la metti così prova questo.-

Mise su un altro file. Si apriva con la scena di un teatro strapieno di gente, e un tipo elegante andò al microfono, prendendo a storpiare il pezzo di una canzone.

 

And now, the end is near
And so I face the final curtain
You cunt, I'm not a queer
I'll state my case, of which I'm certain
I've lived a life that's full
And each and every highway
And yet, much more than this
I did it my way

 

 

La musica si accese, toni più rockeggianti, il tipo si mise in posa molto meno composta, scoprì in gesto impertinente i denti e riprese la canzone con voce più dura.

 

Regrets I've had a few
But then again, too few to mention
But dig, what I have to do
I'll see it through with no devotion
Of that, take care and just
Be careful along the highway
And more, much more than this
I did it my way

There were times,
I'm sure you knew
When there was nothing
Fucking else to do
But through it all,
When there was doubt
I shot it up or kicked it out
I fought the just as before
And did it my way

Knocked out in bed last night
I've had my fill, my share of looting
And now, the tears subside
I find it all so amusing
To think, I killed a cat
And may I say, oh no, not their way
But no, no, not me
I did it my way

For what is a brat,
What has he got
When he finds out that he cannot
Say the things he truly thinks
But only the words,
Not what he feels
The record shows,
I've got no clothes
And did it my way

 

Il pubblico applaudiva, gradendo questa musica diversa, e lanciava fiori. Il cantante ricambiò a revolverate, sparando ovunque, fino a volgersi verso la telecamera, ma aveva finito i colpi, così se la lanciò dietro, si voltò, fece una smorfia e atteggiò la mano con l’indice e il medio aperti, come il segno della vittoria al contrario. Andò via.

- Grande Sid!- commentò Sabaku facendo un sorriso diagonale. – Allora, avanzo fossile di essere unicellulare del cretaceo? È più degno di me questo?-

Lee era senza parole, si limitò ad annuire. Gli era piaciuto moltissimo!

Si voltarono verso gli altri due, di cui si erano dimenticati del tutto l’esistenza.

Naruto era sdraiato sul letto con il lettore mp3, profondamente addormentato nonostante la musica che trapelava da una cuffietta all’orecchio, che aveva gemella in quello di Sasuke, anche lui assopito con la testa sul petto del biondo, che senza accorgersene nel sonno, o forse per un movimento scomposto, gli aveva passato un braccio attorno alle spalle.

Erano così carini insieme che non ebbero il coraggio di svegliarli.

- Certo che addormentarsi così…!- disse Gaara.

- Non mi stupisce. Conoscendo Naruto sarà rimasto tutta la notte in internet a scaricare album dei Pink Floyd. Piuttosto tu, hai dei tappi per le orecchie per quando si sveglieranno? Credo che urleranno così forte da far crollare l’istituto.-

Il rosso lo guardò sorpreso.- Niente tappi. Ci arrangeremo anche noi col lettore.-

- Ma non ho intenzione di dormire addosso a te!- protestò Lee.

- Non preoccuparti. Io soffro d’insonnia.-

 

 

 

 

 

 

 

   

 

P.S. Mi voglio sinceramente scusare con chi troverà in questa storia particolari molto strani, tipo la scuola che inizia a novembre... è necessario per l'economia del racconto! Comunque pensavo di mettere la scusante di una chiusura in vista del dilungamento delle ristrotturazioni estive... speriamo che tenga!

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Capitolo 3
*** Malintesi! ***


Malintesi

Malintesi

 

 

Dal diario di Itachi

“Finalmente mio fratello Sasuke ha messo la testa a posto! Un suo amico lo sta convertendo alla musica seria e non ha buttato i petardi, anche se nemmeno gli ha usati… ogni cosa a suo tempo! Ho notato fra i suoi compagni di stanza un certo Naruto, biondino e dagli occhi azzurri. Davvero bello! Anche lui sembrava pensare la stessa cosa di me, ma forse era solo la deferenza che si usa con i ragazzi più grandi! Indagherò al riguardo.”

 

Naruto aprì gli occhi, e si accorse di essere solo in stanza. Sopra la sua faccia aveva trovato un biglietto.

“Ciao Naru scusami tanto ma io e Gaara siamo andati a comprare cd di musica: finché non avremo internet per poter scaricare ci tocca spendere miliardi. Ma tanto paga Gaara! Torneremo verso sera. Non dirlo a nessuno siamo usciti dalla finestra anche se non so perché… ci si vede! Lee.”

Ecco spiegato tutto. Si doveva essere addormentato ascoltando musica, che poi era finita a quanto pare. Doveva essere indolenzito, perché sentiva del peso sul petto. Allora si tolse dall’orecchio la cuffietta del lettore mp3 e fece per cercare la seconda, seguendo a tentoni il filo conduttore.

Solo allora si accorse di Sasuke, accoccolato vicino a lui con la testa posata sul suo torace e le braccia che gli circondavano i fianchi, tenendolo stretto. In un altro momento avrebbe urlato, ma qualcosa nel viso dell’Uchiha lo frenò. Da quando aveva messo piede nella stanza non gli aveva mai visto un’espressione così serena. Osservò sconcertato quelle sopracciglia sottili ma marcate ora distese, quegli occhi chiusi lievemente, quella bocca seria ma con un accenno di sorriso, il sorriso più dolce che avesse mai visto, nemmeno in Lee quando gli aveva parlato per la prima volta ai tempi dell’asilo.

Il moro si mosse nel sonno, e l’Uzumaki tremò nel timore che prendesse conoscenza proprio adesso e che magari lo incolpasse di tutto. Così cercò di staccarsi per dargli una posizione meno equivocabile.

Sasuke aggrottò le sopracciglia come per protestare alla sua decisione, e si strinse ancora di più affondando il viso sul suo stomaco, dove al biondo parve di sentire l’ombra di un bacio. Panico! Che doveva fare adesso? Ma che stava sognando? Oddio!

Purtroppo l’Uchiha si era già svegliato. Ma non andò come previsto. Lo guardò e rise piano.

- Facevo finta di dormire, volevo vedere come reagivi!-

Naruto non si sarebbe potuto sentire più imbarazzato e confuso. E anche furibondo.

- Ma ti diverti a prendere in giro la gente?-

- A volte… sì.-

- A che ti è servita questa messinscena?-

- A tutto.-

Il biondo lo fissò ancora una volta, interdetto.

Il ragazzo dagli occhi color antracite allora sorrise nuovamente con ancor maggiore delicatezza, gli carezzò la guancia segnata da tre piccole cicatrici parallele e spinse il volto verso il suo.

Naruto sentì qualcosa di umido coprirgli le labbra. Sasuke gli aveva dato un lievissimo bacio. Arrossì furiosamente ma non oppose resistenza mentre il compagno lo faceva stendere sul letto per sederglisi sopra a cavalcioni, continuando a baciarlo con sempre maggior passione. Gli sfilò la maglietta blu e la buttò a terra, proseguendo con le labbra sul suo collo e sul petto, fino allo stomaco dove la sensazione del bacio datogli nel sonno bruciava come il fuoco.

 

-------------------------------------------------------

 

Naruto aprì gli occhi, e il letto era quello, era quello anche il compagno che aveva sopra, ma perché erano ancora vestiti? Perché lui dormiva apparentemente incosciente di ciò che era… successo… era davvero successo?

Sogno.

Meglio così forse.

Sogno.

Ma perché proprio quel sogno?

Perché Sasuke!

Chiunque, ma proprio lui, che conosceva da così poco tempo. Ma dopotutto, che vuoi che sia. I sogni non sono desideri, non siamo mica a Cenerentola. Rassicurato, carezzò quasi senza accorgersene il volto dell’amico.

Fece appena a tempo a ritirare la mano che lui si svegliò e, comprendendo che aveva fatto nel sonno, diventasse di mille colori.

Perché, proprio come nel sogno del biondo, lo aveva davvero abbracciato.

Ma dormiva sul serio stavolta.

- Do… dovevi svegliarmi…- balbettò.

- Dormivi così profondamente… e poi sono desto da poco…-

- Ecco, ehm, scusa… io… io… -

 

Sasuke non sapeva che dire.

Era sconvolto.

Probabilmente lo sarebbe stato di meno se non avesse fatto un sogno durante la dormita. Un sogno che non avrebbe dovuto fare.

Arrossì moltissimo e si tirò giù dal letto, senza guardare negli occhi il compagno di stanza.

Non voleva vedergli l’espressione ironica e divertita. Ma forse se si fosse voltato a vederlo non sarebbe iniziato tutto.

Chissà?

 Stava di fatto che il viso di Naruto esprimeva solo confusione e sorpresa per la reazione esagerata a suo parere dell’Uchiha.

 Infatti calò il silenzio, che cercò in tutti i modi di riempire con discussioni, ma che caddero nel vuoto.

Sasuke non gli aveva dato colpa di nulla.

Allora, come mai si ostinava a non parlare?

Dopotutto non era successo niente.

Ma come poteva capire un ragazzo tanto sicuro di se’ che l’animo del moro era completamente sconvolto?

Come poteva capire chi aveva sempre espresso ciò che pensava con chiunque cosa sentiva un ragazzo che aveva sempre rifiutato rapporti sociali, e che appena si era aperto con qualcuno gli capitava di fare una figura simile?

Non capiva infatti, e lo esortò alla calma.

- Dai, Sasuke, dopotutto non è successo niente, dormivi, non potevi sapere…-

- Lascia stare…-lo interruppe l’altro- Mi dispiace per il disturbo che ti ho creato, ecco, forse è meglio se a questo punto…- non finì la frase, prese il giubbotto e uscì precipitosamente dalla stanza.

 

Gaara e Lee non avevano comprato praticamente nulla: il negozio era chiuso. Così erano passati nel negozio di alimentari all’angolo e comprarono schifezze.

- Guarda Lee!- richiamò Gaara.

- Ma le patatine al formaggio alla lunga fanno male…- cercò debolmente di protestare il ragazzo, pervaso dalla vivacità del rosso, lato di lui che non avrebbe mai pensato di conoscere.

- Mica ce le dobbiamo sparare nella vena!- rispose quello ispirato, e buttò nel carrello.

- … questo?-

- Sei fuori? Fette biscottate iposodiche?-

- Le altre ingrassano!-

- Sei peggio di una ragazzina complessata! Da quel che vedo del tuo fisico non puoi ingrassare.-

- Che ne sai?-

- Hai un’ossatura sottile, tendi a mettere in altezza ciò che mangi, inoltre consumi molto visto che non fai altro che correre e saltare urlando “Evviva la forza della giovinezza!”-

- Mi da’ la carica!-

- Tu fra un po’ crolli!- ribatté Sabaku.- devi mangiare di più.-

- Dubito che potrei vivere di popcorn…-

Uscirono dal negozio strapieni di roba.

- Sicuro che i tuoi non ti diranno nulla per i soldi che spendi?- domandò dubbioso Lee.

- Chi, i signori “mi escono dalle tasche”? Dubito altamente visto che sono peggio di me. Forza, ora ringraziami.-

- Per cosa?-

- Devi dire: Grazie signor Sabaku per aver comprato tutto questo ben di Dio!-

- Hai fatto tutto da solo!- balbettò il moro.

- E dai… dillo. Lo so che vuoi dirlo. Dillo!- ordinò Gaara sorridendo. Quel ragazzo gli piaceva.

- No, no e no! No!-

 

Erano arrivati in una strada deserta.

Da dentro le case le previsioni meteorologiche previdero un inverno molto anticipato, infatti la temperatura esterna era di meno sette gradi. Sembrava un po’ strano per essere in novembre.

Ad un certo punto prese a nevicare.

I due ragazzi si strinsero addosso i giacconi, rabbrividendo impercettibilmente. Lee fu ben contento di tirare su il cappuccio e coprire i capelli (che erano tipo alla Rei Otohata di Super Gals, oppure alla Eric di Rossana, solo non biondi).

Arrivarono nel cortile della scuola, già completamente bianco. Lee scivolò su una lastra di ghiaccio e cadde a terra.

Gaara scoppiò a ridere (Gaara? Ridere???) e gli dette la mano per tirarsi su.

- hai visto? Non mangi nulla, le gambe cedono e succedono queste coseeeeeeehhh!!!- l’amico per dispetto l’aveva tirato giù con lui.

Rotolarono nella neve, coperti dal buio, cercando di far stare sotto l’altro.

Il rosso probabilmente era davvero di più solida costituzione, perché vinse lui e riuscì a portarlo sotto di se’.

Aprì gli occhi che si erano stretti per resistere al riverbero bianco e vide che era bello.

Era bello Rock Lee, sconfitto, col fiatone, che lo guardava innocentemente negli occhi. Lui non aveva conosciuto che il puro del mondo.

Lui era diverso.

Poteva sentire il suo respiro che condensandosi a contatto con l’aria pungente si trasformava in nebbiolina visibile.

Ma non sentiva il bisogno di rientrare per questo, non più.

Le guance arrossate dal freddo, i capelli nerissimi sparsi nella neve, la cerniera del cappotto azzurro tirata fino al mento.

Ingenuo, infantile.

Forse per questo sexy. Sì, sexy, era proprio quello che pensava di lui in quel momento.

Ma forse avrebbe fatto meglio ad alzarsi. Esitò un momento.

Sotto di lui, Lee si stava muovendo.

Ma che faceva?

Perché quella mano alzata?

Si aspettava un pugno, ma invece il ragazzo gliela posò dolcemente in viso, vicino alle labbra. La tirò via.

- Avevi… avevi un pezzo di popcorn.- mormorò arrossendo. Gaara sapeva di non averlo mai avuto. Fece finta di credergli e si scostò da lui per rimettersi in piedi.

Vicino all’atrio, fu la volta di Sabaku per scivolare, inavvertitamente cadde addosso a Rock e nello slancio posò le labbra sulle sue.

Forse poteva evitarlo. Forse non aveva resistito alla tentazione. O al contrario poteva essere pura fatalità. Quello che fu subito chiaro era che entrambi stentarono a staccarsi.

- S…scusa.- soffiò Gaara.

- Nulla, non ti preoccupare.- rispose Lee, intimorito da quello che aveva sentito. Giunse alla conclusione che probabilmente avrebbe provato la stessa sensazione con chiunque.

Ovviamente Sabaku non era il tipo da farsi prendere dalla vergogna, infatti tempo due minuti ed erano come prima. Scalarono l’albero che dava nella loro stanza.

Vi trovarono un Naruto che si gettò a pesce su quello che avevano comprato. C’era comunque un’ombra sul suo viso. Il moro, che lo conosceva da più di dieci anni, gli si sedette vicino e gli chiese che era successo. Il biondo gli spiegò la storia.

Alla fine i due appena rientrati si guardarono con complicità: nulla a che vedere con quello che era successo a loro, eppure non ne facevano una tragedia!

 

Sasuke stava in biblioteca, con un libro del quale non ricordava il nome. Ne aveva letto già cinquanta pagine ma non ne aveva capito neanche una.

Come aveva potuto?

Perchè ogni volta che stava per integrarsi succedeva qualcosa di stupido che lo faceva sembrare imbecille? Da chi aveva preso il carattere impacciato?

Basta così, si disse, da oggi in poi penserò solo allo studio.

Promesse da marinaio… commentò una voce sincera dentro di lui.      

 

       

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** La cosa più importante ***


L’hai fatta grossa

 

L’hai fatta grossa!

 

Dal diario di Shikamaru.

“ Temari me l’aveva detto. Mia madre me l’aveva detto, mia zia, mia nonna, mia bisnonna, fino ad Adamo ed Eva. Me l’avevano detto! Ma solo ora mi accorgo della strana atmosfera di omosessualità che regna in questo college! Certo, è un istituto maschile, ma non potevano tenersi la ragazza da casa? Perché arrangiarsi alla Sodoma e Gomorra? Ma dico io… ne ho viste di tutti i colori! Neji che per non arrendersi all’evidenza si è fatto un’insegnante, Shino e Kiba stanno insieme, Chioji ci sta anche provando con me! Poi addirittura Rock Lee e Sabaku no Gaara! Non l’avrei mai detto, ma li ho visti due mesi fa che si rotolavano nella neve strusciandosi un bel po’. Non so più cosa pensare… AIUTATEMI, SONO SOLO UN POVERO ETERO IN QUESTA VALLE DI PERDIZIONE!!!!”

 

 

Itachi si alzò dal letto. Era ora di agire.

 

Erano passati quasi due mesi da quando erano arrivati al college: Naruto e Sasuke non si parlavano quasi più, Sasuke per vergogna, Naruto perché si era messo in testa che il moro non gli parlasse perchè non lo considerava all’altezza, visto che i suoi voti erano molto superiori a quelli del ragazzo dagli occhi azzurrissimi.

Al contrario, Lee e Gaara erano sempre più amici, facevano i compiti insieme, scappavano quasi ogni notte dall’istituto per andarsene in qualche locale, nonostante le proteste ogni volta rinnovate di Lee, ormai preso del tutto dal nuovo amico.

Non che non lo invitassero, ma Naruto declinava quasi sempre l’offerta. Un po’ per andare in internet senza essere scocciato (Sasuke tornava tardissimo dalla biblioteca), un po’ perché voleva essere presente nel caso il compagno di stanza cambiasse idea e lo venisse a cercare. Questo ovviamente non lo ammetteva nemmeno a se’ stesso, chiaro.

Ora erano le undici, avevano cenato alla mensa, Gaara e Lee erano fuori e Sasuke a studiare in libreria. Insomma, era praticamente solo, e non aveva voglia nemmeno di entrare nel sito dei Pink Floyd. Tanto c’erano scritte sempre le stesse cose. Sbadigliò e si stirò. Spense il computer.

Sentì distintamente un ticchettio al vetro della finestra. Si voltò poco interessato. Magari aveva ripreso a piovere…

Invece il fratello di Sasuke sogghignava nella sua direzione facendogli cenno di aprire.

Chiedendosi perché facesse visita così tardi, aprì e il ragazzo saltò dentro con un balzo agile da felino.

Era la prima volta che veniva di notte. Di solito passava verso le cinque, per essere sicuro di disturbare il fratellino durante lo studio. In quelle occasioni si era spesso intrattenuto con l’Uzumaki, facendogli domande e aggrappandosi ad argomenti per arrivare ad altri. L’interlocutore era giunto alla conclusione che il fratello del suo compagno di stanza era una persona un po’ stravagante, ma simpatica. Oltremodo affascinante.

Anche quando avrebbe dovuto dedicarsi ai libri non aveva il coraggio di zittirlo, per quanto era attratto da quel ragazzo più grande e determinato, dal sorriso misterioso.

Inoltre aveva i suoi stessi interessi.

E comunque era meno emotivo di Sasuke…

 

- Ah, sei solo?- chiese il diciassettenne.

- Sì… gli altri sono via, e tuo fratello è rimasto giù a studiare. Se vuoi te lo chiamo.- si offrì Naruto.

- No, è meglio così…- e in un attimo gli catturò le labbra.

Lo spinse al muro. Il biondo, per quanto scioccato, dovette ammettere che non gli dispiaceva quel contatto, e non si fece pregare.

Tenendolo stretto col suo corpo alla parete Itachi cominciò a baciarlo impetuoso, leccandogli le labbra e mordicchiandole con passione. Adorava quelle labbra, grosse, infantili, morbidissime. Non doveva neanche inchinarsi troppo per farle sue. Naruto era piuttosto alto per la sua età. Quest’ultimo si aggrappò alle sue spalle con vigore, ricambiando. Caddero entrambi sul letto. Itachi prese a passare la lingua sulla gola del biondino, che respirava in fretta e rumorosamente. Le mani gli entrarono sotto la maglietta e si strinsero attorno alla sua vita sottile, rimasta scoperta grazie ai pantaloni a vita bassa. Le bocche si unirono nuovamente, e ancora, e ancora. Una mano dell’Uchiha scorse silenziosamente lungo la schiena di Naruto, che aprì la bocca in un solo sospiro che venne soffocato da un nuovo bacio dell’altro.

 

Itachi sorrise fra se’.

Non si era sbagliato.

Quel ragazzo era una vera bomba, una sorta di afrodisiaco potentissimo a quelli sensibili come lui all’apparente ingenuità dell’amante.

Quasi un gioco dover insegnargli tutto, visto che apprendono senza fatica, per istinto, l’arte della seduzione, e a volte la mettono in pratica senza accorgersene.

Si sbottonò la camicia mettendo in mostra l’Heartagram che teneva fra il collo e la spalla, dove andarono subito a poggiarsi le labbra gonfie del più giovane.

Quando il gioco si fa duro…

L’Uchiha allora andò alla cerniera dei pantaloni del biondino, che però gli fermò la mano.

- Itachi… non credo sia il caso…- mormorò, distogliendo gli occhi languidi da quelli nerissimi dell’amante.

- Forse hai ragione… mi sono fatto prendere…- gli sussurrò lui all’orecchio, mordicchiandoglielo, cercando di tenere a mente che quello che stringeva a se’ era un ragazzo più giovane di lui. Ma era complicato, visto che i suoi movimenti candidamente sensuali lo negavano.

 

La porta si aprì lentamente, ma la visione non fu meno traumatica per entrambe le parti. Sasuke stava sulla soglia della stanza, con un punto interrogativo enorme sulla testa, e l’aria sorpresa e poi… ferita. Si voltò e corse via.

 

Il diciassettenne capì al volo la situazione e si rimise la camicia. Sospettava che il fratellino puntasse il suo biondino, lo aveva capito da come era arrossito quando aveva fatto un apprezzamento.

Ora ne aveva avuto la conferma.

E anche la conferma del fatto che era ricambiato.

Ovviamente non c’era rimasto male, anche perché per lui era solo un mordi e fuggi, e per intuito capiva che per Naruto era lo stesso, ne era prova il fatto che si era tranquillamente fatto baciare senza fare domande, come se nulla fosse importante se non la soddisfazione personale.

Salutò cerimoniosamente e, dopo aver dato un ultimo bacio a quel ragazzo che l’aveva fatto divertire come non mai, si calò giù dalla finestra.

 

- GAARA! Dai, ti prego, torniamo a scuola!- supplicava Lee all’amico.

- Perché scusa?-

- Perché sono già le undici meno un quarto! Ci sveglieremo tardi!-

- Domani è Natale- informò l’altro.

Erano in una sala giochi a spendere miliardi alle macchinette, ma quasi altrettanti ne tornavano, visto che il rosso aveva una fortuna sfacciata. La gente era quasi tutta riunita per assistere alle prodezze del figlio del vicesindaco… ma per una volta il Sabaku non se la prese.

- E va bene, Lee.- acconsentì.

Era la prima volta che cedeva tanto facilmente. Dov’era l’inghippo?

Gaara gli prese il mento in una mano costringendolo a guardarlo negli occhi.

- Hai dieci secondi per trovare un’alternativa alla scuola.-

Il moro ci pensò su. – Hanno appena aperto un piccolo bar a pochi isolati da qui.-

- Vada per il bar.-

 

Era piccolo ma carino, coi muri salmonati e il pavimento bianco, tavolini di legno rotondi che la facevano sembrare una sala da tè vecchio stile.

Molto luminoso, oltretutto.

Si sedettero nell’angolo più nascosto della stanza. Ordinarono alla giovane cameriera due tazze di cioccolata calda con panna.

 

La ragazza che serviva ai tavoli si chiamava Claire, sarebbe interessante stenderne una biografia, ma immagino sia irrilevante. Dirò solo che era andata di malavoglia pensando che avrebbe ricevuto il trattamento riservato alle ragazze graziose come lei da parte degli adolescenti o vecchiacci viziosi: occhiatine, commenti al vetriolo, magari mano morta.

Invece l’indifferenza dimostratale la portò a guardarli meglio. Erano maschi, senza dubbio. Normali, non certo dello stile timido, da come erano vestiti si poteva dire che fossero tipi rilassati e sicuri di se’.

Una particolarità.

Si fissavano negli occhi.

I cenni che si facevano a vicenda durante la discussione le ricordavano quelli che le faceva il suo ragazzo quando la portava a cena fuori.

Fra quei due c’era qualcosa… di sicuro.

Anzi, non ancora.

Ma una spintarella magari…

 

- Allora com’è andata la verifica di biologia?- chiese Lee.

- Bene, lo sai che è il mio forte.-

- Io ho sbagliato e ho assegnato i mitili ai cefalopodi…-

- Sei un asino… è chiaro che sono bivalvi, il mitilo è fatto con due valve e la cerniera alla base.-

- E come si muove?-

- Con l’organo di locomozione, chiamato piede… per dire la fantasia.-

- Ma i mitili sono le cozze!-

- No, sul serio???!!!-

- Non l’avevo mai capito…-

Arrivò la cameriera e porse loro una grande coppa.

- Le tazze erano tutte a lavare, così, visto che siete gli ultimi clienti della serata allora abbiamo aggiunto una porzione in più. Ci scusiamo per il disguido. Offre la casa.- e fuggì via.

Rimasero a rigirare la panna nel recipiente di vetro.

Gaara fu il primo ad assaggiare, poi Lee.

Ben presto, cucchiaiata dopo cucchiaiata finì, e dopo aver lottato per gli ultimi rimasugli si alzarono per andarsene.

Non sapevano perché ma si sentivano più uniti, e anche su di giri.

 

Claire rimetteva a posto, nella mensola delle spezie, la cannella.

- Perché l’hai fatto tesoro?- domandò la vecchietta che dirigeva il bar.

- Vedrai, nonna.- rispose la ragazza pensando al potere afrodisiaco della spezia.

 

Non riuscirono a fare un passo di più.

Appena fuori dal locale c’era il parco, coperto di neve.

Si sedettero in una panchina, o per meglio dire Gaara si sedette e fece sdraiare Lee con la testa nel suo grembo.

Si guardarono senza riuscire a parlare. Il rosso cominciò a lisciare la guancia dell’amico.

Gli carezzò un po’ i capelli e si chinò per baciarlo dolcemente sulle labbra. Lee chiuse gli occhi attirandolo a se’ con un braccio.

Si tirò su e si mise a cavalcioni delle sue ginocchia. 

Gaara lo fissò negli occhi in silenzio, poi ricominciò a baciarlo con calma, senza usare subito la lingua. Si fermarono e ripresero a guardarsi, senza allontanare i visi, carezzandosi a vicenda le spalle e le braccia in modo febbrile.

Si baciarono nuovamente e stavolta in modo più profondo, stringendosi forte e agognando l’uno il profumo dell’altro, cercandolo fra i capelli e alla base del collo.

Sentirono i rintocchi di un campanile, da lontano.

Uno… due… tre… fino a dodici.

- Buon Natale… Gaara…- sussurrò fiocamente Lee all’orecchio del compagno, che tremò di sorpresa.

Il più bel Natale della sua vita.

 

Sasuke era in un bagno (dei maschi, oblivius). Sarebbe dovuto andare a letto presto, perché l’indomani mattina ci sarebbe stata la festa.

Ma data l’aria festaiola della sua espressione, equivalente a zero, si capiva benissimo che sarebbe rimasto in camera a dormire… in camera? Con LUI?

Noooo.

Non li avrebbe disturbati, certo che no.

Dopotutto lo era sempre stato.

Un elemento di disturbo, intendo.

Che festeggino loro come meglio credono.

Uzumaki e quel bastardo di suo fratello.

Li detestava tutti e due in ugual modo.

Tanto vale dormire in bagno.

Si rannicchiò e abbassò la testa contro le sue ginocchia, respingendo le lacrime che premevano per uscire.

Traditrici anche loro!

Traditori tutti!

Vaneggiava, è palese.

Ma era così.

Perché Itachi si doveva prendere tutto?

Gli amici.

La… figaggine, ecco.

Era il primogenito, i genitori stravedevano per lui, mentre del minore quasi non si curavano.

Questo era il motivo dello studio ossessivo.

Aveva un sentore irrazionale che se fosse riuscito ad ottenere più del fratello l’avrebbero amato di più.

Ovviamente fu un buco nell’acqua.

Avrebbe preferito non vedere quella scena.

Magari passare per stupido, ma non vederla.

Aveva deciso di smettere di comportarsi da bambino e di riconciliarsi con Naruto ma…

Non aveva pensato che forse Naruto non aveva intenzione di riconciliarsi con lui.

Sentì battere alla porta.

- SASUKE! Dai, esci di lì, te ne prego!

- LASCIAMI IN PACE!

- Ti posso spiegare tutto!

- Hai vinto il riconoscimento per la battuta meno originale del tuo repertorio, te ne rendo merito. Ora mi faccia la cortesia di smettere di percuotere l’uscio e di privarmi della tua presenza!

-…

-…

- SASUKE TORNERO’ QUANDO AVRAI RIPRESO A PARLARE COME UN NORMALE ESSERE VIVENTE, MI HAI SENTITO???

I passi si allontanarono veloci.

 

Aveva di nuovo dato prova di quanto lo disprezzasse.

Lo faceva apposta a usare termini complicati, che non capiva del tutto.

Lo faceva apposta per metterlo in difficoltà e dargli dell’ignorante.

All’improvviso il biondo ingoiò tutto l’imbarazzo che gli dava non capire ciò che diceva e proclamò alla porta chiusa:

- Sarò un ignorante per quanto riguarda i vocaboli e i libri, ma in materia di affetti e amore tu sei incredibilmente più indietro di me! Hai capito? In questo sei incredibilmente asino! Nella cosa più importante del mondo! Ciò è più grave di non sapere quando si svolse la battaglia di Megiddo! Addio!

Dopo un minuto tornò e urlò:

- E COMUNQUE MEGIDDO FU NEL 1480 a.C. !

Se n’era andato per davvero.

 

L’una di notte.

Lee e Gaara s’apprestavano a tornare a casa, fermandosi ogni tre passi per scambiarsi baci nell’ombra dei portici.

Naruto, brontolando “Bel Natale!” si metteva il pigiama e s’infilava sotto il piumone.

Lui, Uchiha Sasuke, fratello di Uchiha Itachi noto per il suo grande carisma che faceva capitolare maschi e femmine, si sciolse in singhiozzi dietro la porta del bagno più remoto della scuola.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Persone da imitare ***


Persone da imitare

Persone da imitare

 

Dal diario di Neji

“La mia relazione con la prof di matematica sta andando piuttosto bene! Ho avuto il buonsenso di non arrendermi a tutte le persone ‘ dell’altra sponda ’ che regnano nel mio college. Certo, certo. Non è sempre una passeggiata accontentarsi di una quarantenne dati i ragazzi di bell’aspetto che circolano, e dato il comportamento oscuro di molte coppie che si sono formate negli ultimi giorni. Gaara e Lee, per esempio, sono sulla bocca di tutti. Come potrebbero non esserlo se non fanno altro che pomiciare negli spogliatoi durante le ore di ginnastica? Sono pazzi? Lee arrossisce sempre, ma è succube di Gaara che lo prende nei momenti più impensati! Naruto si dice che abbia una storia con Itachi Uchiha. L’unico indifferente a questo clima è Sasuke, il fratello di Itachi. Non fa altro che studiare, anche se a volte lo si trova con gli occhi rossi. Mah, sarà la stanchezza.”

 

Gaara, che aveva marinato le lezioni, stava all’atrio della palestra aspettando che Lee entrasse per bere dell’acqua dallo zaino, come era solito a fare.

Non si dava pena che qualche professore lo vedesse… nessuno avrebbe osato bocciarlo o biasimarlo in qualche modo. Ultimamente usufruiva spesso del potere della sua famiglia, tanto non ci poteva fare nulla. Lo condivideva solo un po’ col suo amico… ragazzo. Gli ripeteva sempre di non impegnarsi eccessivamente una volta tanto, anche perché nel caso sarebbe stato lui a regolare i conti per un brutto voto. Pareva sleale, certo, probabilmente lo era! Ma comunque i privilegi c’erano e non serviva ignorarli. Nel caso poteva impegnarsi molto coi professori degni di stima che giudicavano in base alla diligenza. Non erano molti, ma c’erano.

Eccolo che arrivava!

Si tergeva la fronte dal sudore e si era inchinato per armeggiare con la cerniera della sacca da ginnastica.

Il rosso aspettò che avesse finito di bere, poi, non visto, lo prese per un braccio e lo trascinò nel bagno adiacente allo spogliatoio.

- Gaara, che cosa…?

Il resto della frase venne soffocato da un violento bacio dell’altro.

- Zitto…

Lo spinse al muro e riprese a mordicchiargli le labbra, stringendolo forte fra le braccia. Il moro tentava inutilmente di liberarsi… o magari faceva finta di tentare. Riuscì comunque a fermarlo.

- Ci scopriranno!- sospirò infiammato.

Il suo ragazzo scrollò le spalle e lo fissò negli occhi neri che si erano fatti languidi.

- Non importa.

Tentò di riprendere ciò che era stato interrotto, ma venne bloccato un'altra volta.

Fissò senza interessarsene le piastrelle celeste pallido che coprivano il muro sino a metà, mentre Lee gli rifilava una paternale sul fatto che i desideri della carne non sono virtuosi ma disdicevoli, che dovevano essere più discreti eccetera.

Lo guardò nuovamente e sorrise malizioso. Rock Lee si sentì ribollire come non mai.

Gaara si avvicinò di nuovo e gli posò una mano aperta fra il viso e il lato del collo, in modo da carezzare col pollice la guancia sinistra e sfiorare con i polpastrelli delle altre dita i capelli. Portò l’altra mano sotto il mento del moro, portando la bocca all’altezza della sua. Poi gli sussurrò, ipnotizzandolo con gli occhi color acquamarina:

- Ma a te piace tanto, vero…?

Gli posò delicatamente le labbra sulle sue, in un bacio casto e delicatissimo, quasi impalpabile. Si tirò indietro ostentando lo stesso risolino strafottente.

- Ma se proprio non vuoi posso anche andarmene.- concluse sornione. Si mise le mani in tasca e lo osservò dibattersi fra buonsenso e desiderio.

Dopo cinque secondi Lee gli si precipitò addosso abbracciandolo di slancio e baciandolo con maggior trasporto. Gaara lo sbatté nuovamente contro il muro e stavolta lui si lasciò trascinare dalla foga, tanto che, quando sentì una mano del rosso percorrergli la schiena per tutta la sua lunghezza, si lasciò sfuggire un gemito acuto e, per non essere da meno, alzò una gamba per strusciarla e attorcigliarla alle sue.

 

Sasuke era nel dormitorio con Naruto, ma anche se fosse stato solo il risultato non sarebbe stato diverso se non dentro di lui.

La situazione non era cambiata, tranne per il fatto che ora era il moro a sentirsi umiliato, e che ogni volta che sentiva nominare il fratello rompeva qualcosa. Dalla mina di una matita a una pila di piatti.

Stava studiando.

Tanto per cambiare.

Naruto leggeva un fumetto, senza degnarlo di uno sguardo. Erano passati tre giorni da quando era successa quella scena, tre giorni di imprecazioni interiori e di silenzio scocciato.

Sembrava praticamente che la stanza fosse vuota.

Alzarono gli occhi verso la porta che si apriva.

Entrò Gaara con Lee, stringendosi per i fianchi e ridacchiando (solo Lee rideva… ecco…). Evidentemente non li avevano notati, perché il rosso lo spinse verso la parete oltre l’uscio e continuò a baciarlo, mentre l’altro si stringeva a lui convulsamente.

- O.O’’’’’- fecero l’Uchiha e Uzumaki.

- Ooops… scusateci, pensavamo fosse vuoto!- arrossì Lee, mentre Gaara rivolgeva il suo sguardo altrove guardandosi bene dall’arrossire.

- Non siete normali voi due!- dichiarò Naruto, sotto tacito appoggio di Sasuke.

- Quando sarete innamorati capirete.- sospirò Rock, mentre il rosso lo fulminava a occhiatacce perché non approvava le sdolcinatezze.

- Praticamente se dovessimo fare come voi entreremmo in classe tutti col proprio ragazzo e faremmo orge collettive.- obbiettò il biondo.

Gaara prese parola per la prima volta.

- Perché no… noi siamo persone da imitare.

Prese Lee per il polso e lo trascinò fuori dalla stanza, mentre l’altro lo mangiava con gli occhi, troppo attratto da lui per accorgersi di sembrare un automa.

I due rimasti evitarono accuratamente di guardarsi.

 

Rock Lee gli spiava di nascosto dallo spiraglio che offrivano i cardini.

- Dovremmo aiutarli.- propose.

Il rosso ostentò un comportamento menefreghista mettendosi le mani in tasca.

- Perché? Non sono affari nostri…

Udì un battito di mani esasperato di chi invoca gli dèi.

- Ma secondo me basterebbe un niente per farli dichiarare!

Gli dette le spalle, ribattendo bruscamente:

- Sono problemi da Posta del Cuore.

- E dai, ti prego…!

- Lasciami fuori da questa storia.

Lee, diciamolo chiaramente, era ormai succube del suo ragazzo, anche se lui non aveva fatto quasi nulla affinché lo diventasse. Si lasciava trascinare nei pub, nelle discoteche, nei locali. Lo seguiva docilmente. Non opponeva alcuna resistenza. Quando si metteva in testa una cosa, però, era del tutto irremovibile. Non potendolo contrastare sul piano fisico o psicologico… cosa rimaneva?

La seduzione.

Dunque si voltò verso di lui.

Gli si avvicinò di soppiatto e gli gettò le braccia al collo, senza l’enfasi di prima, ma molto lentamente. Fece sfiorare le loro labbra.

Gaara si ritrasse di poco, e con una vocina piccola piccola domandò:

- Lee… che stai facendo???

Ogni volta che agiva così annullava le sue difese, facendolo sentire, per la prima volta, una preda e non un predatore. Arrossì fino alla radice dei capelli mentre il moro lo baciava con scarso trasporto.

- Beh, Gaara… non lo farai per loro… ma lo farai per me, vero?- gli bisbigliò piano. Fece scendere le mani ai suoi fianchi stretti; gli carezzò il collo con la bocca e prese a dargli piccoli baci sulla gola, sempre in modo controllato. Avvertì segni di cedimento da parte di Gaara. Prima le spalle che, da rigide quali erano, si rilassavano, poi come aveva inclinato la testa da una parte per facilitare l’accesso ai baci.

Lee tornò a fissarlo negli occhi.

Quegli acquamarina del ragazzo erano invece rivolti alle sue labbra, ed erano lucidi per l’eccitazione. Dabbasso, il suo corpo aveva cominciato ad assecondare i gesti di quello del moro.

Quest’ultimo gli chiese, per l’ultima volta, sempre in un soffio:

- Allora?

Gaara udì se’ stesso dire:

- Vedremo…- in tono infatuato.

Se ne vergognò non poco. Così per ristabilire i posti fu lui a baciarlo e avvertì:

- Ma non credere di avere i miei servizi gratis…

Lee si tirò indietro stupito e confuso.

- Che intendi dire?

Il Sabaku gli rivolse uno sguardo peccaminoso.

- Capirai. Forse.

 

- Sasuke, che ne dici di venire con me e Lee al negozio di musica oggi?- domandò Gaara al moro che stava chino sui libri.

- Mah… non saprei… devo studiare…

- Finirai per ammalarti di questo passo. Hai già rinunciato a conoscere musica nuova?- volle sapere il rosso. L’Uchiha si irrigidì. Aveva toccato un nervo scoperto. La prima volta che aveva tentato anche solo di ascoltare i gruppi che piacevano tanto ai suoi coetanei era stato con Naruto. Poi si erano addormentati e… sappiamo bene come finì la storia!

- Senti, ci devo pensare.

Il Sabaku uscì dalla biblioteca mormorando:

- Tuo fratello ci sarebbe venuto sicuramente. Si vede che non hai nemmeno un decimo del suo carisma.

 

- Naruto, che ne dici di venire con me e Gaara al negozio di musica oggi?- domandò Lee al biondo che stava accordando la sua chitarra.

- Ok.

 

Quella sera Lee e Gaara “casualmente” dimenticarono l’appuntamento e li fecero trovare da soli al negozio.

 

Quella notte, dunque, erano per strada più presto del solito.

- Dove andiamo?- domandò Lee innocentemente.

Il rosso gli sorrise diabolico.

- A casa mia.

- Ma… ma…

Venne ignorato.

Durante il lungo tragitto, il moro faceva domande, proteste, insomma, manifestò la sua curiosità per l’inaspettata svolta delle loro uscite. Le risposte erano borbottii svogliati.

Finalmente fu in vista il grande edificio bianco a due piani.

Lee si diresse verso il portone, ma Gaara gli fece segno di fare silenzio e si introdusse in casa, non prima di aver disinserito l’antifurto col telecomandino. Dunque aprì la porta di servizio e lo fece entrare. Il ragazzo strabuzzò gli occhi: era enorme! Quella doveva essere la cucina, data la presenza di un frigorifero di ultima generazione, ma non ci somigliava molto. I quadri alle pareti immacolate, le sedie foderate di velluto bianco, le enormi vetrate che portavano alla veranda. Il tavolo di marmo era perfettamente sgombro, tutto era in perfetto ordine. Il rosso gli prese il braccio col suo solito fare possessivo e lo condusse alle scalinate di granito, un po’ in penombra, sebbene i lampioni, per strada, lasciassero trapelare moltissima luce dalle finestre prive di tende.

Non ebbe il tempo di notare altro, cercando di stare dietro al suo fidanzato. Egli si fermò di fronte a una porta nera piena di cartelli intimidatori: Pericolo, non entrare, non disturbare.

Sarebbe monotono descrivere l’espressione del moro. Posso solo dire che sobbalzò quando l’altro fece scattare la serratura.

- Beh… che si fa?- domandò.

Gaara sorrise e lo fece sedere sul letto. Lo baciò con furore, tanto da spingerlo a sdraiarsi sotto di lui.

Gli si sedette a cavalcioni sopra e gli leccò le labbra, spingendolo ad aprirle. Lee si aggrappò alle sue spalle mugolando, piacevolmente soffocato da quelle labbra morbidissime che assaggiavano ogni parte del suo viso.

Sabaku, non soddisfatto, gli sfilò la maglietta, che cadde nel pavimento rivestito di moquette bianca morbidissima. Si fece togliere anche la sua camicia, sotto la quale il ragazzo potè notare il corpo magro, forse un po’ femmineo per quanto fosse sottile seppur forte, diafano come il resto della sua pelle.

Ignorando le occhiate scosse del moro, annidò dei baci fra la spalla sinistra e il collo, facendo scorrere la sua mano lungo lo stomaco di lui.

Lee ansimò pesantemente.

Il rosso lo strinse a se’ tanto da fargli mancare il fiato. Gli strofinò il petto col viso e risalì, mordicchiandogli il lobo dell’orecchio, dove mormorò:

- Te lo dicevo che i miei favori hanno un prezzo…

Il moro s’impietrì a quella dichiarazione. Dunque era questo quello che intendeva… ma non voleva mica… no, non era possibile…

Lui scese nuovamente giù e passò la lingua sul suo ventre, in modo da fargli venire i brividi.

- Ti voglio, Lee.

Sì, a quanto pare voleva.

Rock Lee arrossì di brutto e lo fermò con decisione.

- Gaara… forse è meglio di no. Io… ecco… credo di non essere ancora pronto.

Sabaku lo guardò senza dolcezza, ma nemmeno rancore. Solo pura sicurezza di se’ stesso.

- Va bene. Vorrà dire che ti aspetterò.

- Aspetterai??- ripeté l’altro con una punta di panico nella voce.

- Perché, dubiti che prima o poi io non riesca ad averti?

Si rivestirono e tornarono in strada, senza fare il minimo rumore. Si poteva pensare che il motivo fosse il non voler svegliare i fratelli di Gaara; ma anche in strada non dissero una parola.

Il Sabaku era sempre stato un po’ introverso. Aveva momenti di vivacità e momenti nei quali si chiudeva in se’ stesso. Tutto normale, dunque.

Però Rock Lee si sentiva in colpa, e anche un po’ imbarazzato.

Chi era lui, per Gaara?

 

 

 

 

 

 

 

  

 

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Capitolo 6
*** Punti deboli ***


Dal diario di Choji

Punti deboli

 

Dal diario di Choji.

Le patatine che mi ha mandato mia madre sono ottime. Ah la mamma, i suoi pensierini delicati! Oggi mi sono offerto all’interrogazione per salvare il mio Shikamaru. Ho preso quattro ma ora lui mi guarderà con occhi diversi! ^_^! Oggi gli ho offerto una merendina ma ha detto che è allergico… mmm… ora la segno così non lo dimentico! Neji e la prof stanno ancora assieme, ma Shino e Kiba hanno litigato, forse perché Akamaru, il cane dell’ Inuzuka, ha mangiato gli insetti per la prova di scienze dell’Aburame! Mi dispiace per loro! Quando io e Shika staremo assieme non litigheremo mai.

Caro diario, sono tanto triste! Ho sentito il mio Nara che parlava al telefono con una certa Temari, e sembravano anche intimi! Uffa! Ma riuscirò a conquistarlo! Puoi starne certo! SIII!!! Viva i robusti!

 

“Ma dove si sarà cacciato Gaara?” Pensò l’Uchiha minore guardando la facciata del negozio, che non voleva varcare se non in compagnia, anche perché non si sarebbe trovato a suo agio fra tutti quei tipi alternativi.

Un ragazzo alto e pieno di tatuaggi uscì dalla porta scorrevole automatica tenendo in mano un pacchettino quadrato, di certo un cd di qualche gruppo “giusto”, roba fuori dalla sua portata.

Dall’altra parte della strada vide correre a perdifiato verso di lui un ragazzo biondo dagli occhi azzurrissimi. Riconobbe Naruto, e dovette anche ammettere che con i jeans a cavallo basso e camicia nera senza maniche stava da Dio.

- SCUSASCUSASCUSASCUSA!- gridò lui stringendo gli occhi – sono in ritardassimo… ah… sei tu.- mormorò appena lo riconobbe.

- Lo sapevo di essere io, grazie.

Voltarono la faccia, furibondi con gli altri due che non accennavano di arrivare, chissà cosa stavano facendo… e poi nessuno di loro sapeva che sarebbe venuto anche l’altro, altrimenti non avrebbero mai accettato.

Dopo circa mezz’ora fu chiaro che Lee e Gaara avevano tirato un bidone. S’interrogarono mentalmente sul da farsi, senza osare l’uno interpellare l’altro.

“Potrei andare a finire la ricerca di chimica” pensava ovviamente il moro, mordicchiandosi l’unghia del pollice, senza mangiarla. “Però non ne ho voglia. Ormai sono fuori, tanto vale che ci rimanga.”

“Che noia. Possibile che Sasuke non abbia ancora capito che non aspetto altro che lui mi chieda un parere su dove andare? Lo perdonerei immediatamente, non pretenderei nemmeno le scuse, guarda un po’.”

Rimasero in silenzio. Poi Sasuke si mosse verso la porta scorrevole.

- Tsk…-

Si introdusse nel negozio. Il biondo si affrettò a seguirlo.

Il primo si bloccò sulla soglia, resistendo alla tentazione di spalancare la bocca dallo stupore.

Era un ambiente poco spazioso, pieno fino al soffitto di scaffali di cd. Le mura di pietra erano foderate di poster ritraenti cantanti e gruppi famosi. Le luci erano soffuse ma si concentravano principalmente sulle mensole, lasciando quasi al buio tutto il resto.

Porta cd girevoli cigolavano sotto le mani dei clienti, tutto coronato da un pavimento di marmo nero.

- Mai visto un negozio emo-goth?- chiese Naruto, che al contrario suo era perfettamente a suo agio e si dirigeva con passo sicuro verso un commesso.

Sasuke non rispose e cominciò a frugare in un cesto pieno di album dalle copertine coloratissime. Ne lesse una, riconoscendo alcune delle composizioni più moderne.

- Questo dev’essere qualcosa di avanzato, di sicuro…- si disse.

- Guarda che lì non troverai mai nulla!- l’apostrofò Uzumaki.

L’addetto alle vendite li squadrò con disprezzo: era vestito con una giacca di pelle e jeans stracciati pieni di borchie. Sapeva che venivano dalla scuola privata poco lontano e certo non potevano intendersene molto di musica.

Sasuke d’altra parte fissava affascinato il tatuaggio che copriva il cranio rasato, raffigurante un tribale.

- Allora, ragazzini, che cercate? Hip Hop, pop…?

- Cerchiamo più che altro metal e punk per il mio amico, io sono qui per materiale sui Nirvana e un album dei Pixies, Doolittle.- rispose sicuro il biondino.

L’Uchiha notò il commesso farsi improvvisamente più rispettoso.

- Seguitemi.

Li guidò nell’angolo più buio del negozio e li condusse dentro un magazzino più spazioso ma sempre strapieno di roba: poster arrotolati, chitarre, magliette, percussioni e ovviamente compact disc.

- Il metal è da quella parte, vicino alla tenda nera, dove potrai ascoltare se è quello che cerchi.- informò rivolto a Sasuke.

- I Pixies… vediamo… ecco, l’ultimo rimasto, sei fortunato. Cosa cerchi sui Nirvana?

- Magliette…

Il dipendente indicò una catasta di indumenti neri in un cesto.

- Cerca la tua misura, amico. Io ho da fare.

 

Si allontanò.

Uzumaki trovò subito quel che cercava e raggiunse l’Uchiha completamente incasinato fra cuffie e cuffiette, che lottava contro lo stereo.

Sbuffò e gli collegò i cavi.

Sasuke mormorò un “Grazie…” svogliato e cominciò ad esaminare i cd dalle copertine che più l’avevano attratto.

Poco dopo il biondo lo raggiunse di nuovo, gli tolse le cuffie e gli mostrò una copertina con su scritto “N.Y.C ghost and flowers”.

- Mi dovrebbe interessare?

- Questo lo regaleremo a Lee!- propose lui con un sorriso furbesco.

- Perché?

- Questo gruppo si chiama Sonic Youth!

Il moro trattenne una risata: molto appropriato!

- Ti piace la maglietta che devo prendere?- proseguì mostrando un capo d’abbigliamento nero con su una faccia e vari tribali – è Kurt Cobain! Il cantante dei Nirvan…

- Lo so chi è, grazie!- sbottò Sasuke irritato, anche se non era vero.

- Sul serio…?- domandò Naruto interdetto e stupito.

Calò un silenzio glaciale. Lasciarono perdere e andarono a pagare.

 

Uscirono nell’aria pungente.

Il moro sbuffò di nuovo e prese una strada a caso, diretto verso un bar.

Il biondo gli venne dietro affrettando il passo.

L’Uchiha cominciò quasi a correre.

- Aspettami!- gli gridò dietro l’altro tentando di raggiungerlo.

Il ragazzo invece si fermò di botto e si girò verso di lui.

- Problemi?

- Cos…- disse Uzumaki senza capire.

- Te l’ho chiesto forse io di seguirmi Usuratonkachi?

- Ma… ma…

- Mi stai pedinando? Non voglio la tua compagnia, se forse ti sei illuso del contrario. Beh, che hai da guardare? Ti si è seccata la lingua ora?

Naruto ammutolì.

 

Era come se qualcosa si fosse rotto. Ebbe l’impressione di tornare molto indietro nel tempo, quando Lee non gli aveva ancora offerto la sua amicizia e un po’ di compagnia. Ricordò improvvisamente la sua infanzia solitaria, povero orfanello, disprezzato dalla società in quanto nato subito prima di una catastrofe che venne attribuita a lui.

Vittima innocente di una civiltà superstiziosa.

Troppe volte aveva sentito quelle parole.

[non voglio la tua compagnia]

I ragazzini che giocavano sotto casa sua, a due passi ma così lontani per lui.

 [beh, che hai da guardare?]

Scosse forte la testa. Gli sembrava ancora di sentirle, quelle voci acute e sottili ma pesanti sulle sue spalle di bambino. Quei gesti seccati, quei sussurri maligni.

[ti si è seccata la lingua ora?]

Si voltò prima che le lacrime bollenti solcassero le sue guance ritrattando i percorsi già segnati fin da quando era abbastanza grande per accorgersi della diffidenza con la quale veniva trattato.

[problemi?]

No.

Nessun problema.

 

- Non mi si è seccata la lingua.

- Allora perché non parli?

- Credi che sia così facile parlare con una persona noiosa come te? Ecco perché non hai amici!

Mirava chiaramente al suo punto debole.

- Ha parlato quello che ha una valanga di amicizie…

- Che ne sai tu di me? Non sai niente! Perciò evita di parlare di cose che non conosci, va bene?

- Io ne so più di quanto…

- ZITTO!

Naruto si era voltato e Sasuke fece a tempo a scorgere le righe luccicanti sulle sue guance, prima che Uzumaki cominciasse a correre lontano come una furia. Uchiha rimase fermo e immobile, guardando attonito lui che si allontanava. Poi si lanciò all’inseguimento.

 

Naruto credeva di essere al sicuro ormai.

Aveva leggermente rallentato l’andatura. Il vento che gli sbatteva in faccia aveva asciugato le sue lacrime. Sentì una morsa al polso sinistro, dietro di lui. Riconobbe in quella stretta Sasuke. La neve doveva aver attutito i suoi passi. Il moro lo sbatté con forza contro un alto recinto di legno, immobilizzandolo per le spalle.

- Che vuoi adesso? Me ne sono andato! Contento? Ti ho privato della mia inutile e dannosa presenza.

Si divincolò, ma la presa del minore degli Uchiha era ferrea quasi quanto quella di Itachi.

- Lasciami andare!

Sasuke non sapeva il perché del suo gesto, ma era a conoscenza del fatto che se l’avesse lasciato andare non l’avrebbe più rivisto così da vicino.

La vista del biondo che si dibatteva infuriato fra le sue braccia lo infiammava, lo faceva sentire potente. Notò che aveva smesso di agitarsi, e che lo fissava con fredda curiosità, una rabbia gelida che contribuiva però ad abbellirne l’aspetto: gli occhi, anche se non piangeva più, erano lucidi e vivi, dell’azzurro più intenso che avesse mai visto. Le guance arrossate scurivano ulteriormente la sua carnagione, i capelli color grano bagnati di neve dovevano essere di sicuro morbidissimi.

 

Uzumaki fissava dunque la persona che aveva davanti, studiandone le mosse. Ma gli occhi color antracite non gli dicevano nulla, perciò sobbalzò quando sentì le sue mani diafane risalirgli le spalle e arrivargli al viso, spingendolo contro di sé. Spalancò le palpebre quando sentì le labbra dell’Uchiha sulle sue, causandogli un tremore incontrollato di tutto il corpo.

 

Sasuke lo baciava con trasporto, gustando il suo sapore e saggiando le labbra con la lingua, lieto di sentire quel corpo sottile tremare in balia dei suoi gesti. Infilò le mani sotto la sua maglietta. Ma Naruto non glielo permise.

 

Si accorse che non aveva mai partecipato al bacio.

Il biondo si staccò da lui, parecchio rosso.

Sasuke si voltò e andò via.  

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Capitolo 7
*** confusion ***


Confusion

Confusion

 

Dal diario di Kiba

“Shino mi ha lasciatooooooo!!! ç_ç cosa faccio adesso? Chi mi farà i compiti di biologia? E fisica? Mi manca tanto il mio pacioccone introverso, con quegli occhiali da sole (di che colore avrà mai gli occhi???), l’impermeabile e i capelli peggio dei miei. Come farò senza di lui??? Solo perché Akamaru ha mangiato la sua colonia di ragni, che teneva e accudiva nell’angolo superiore della stanza (per dargli da mangiare saliva sopra tre sedie)! Doveva evitare di lasciare la scala là vicino: è chiaro che il mio cagnolino, essendo molto curioso, ha messo là il musino e si è sbafato “Mario, Giulivo, Odoacre, Cesare, Diodoro e Piero” come li chiamava lui… sì, il mio ragazzo era ben strano… Shikamaru mi guarda sempre male, pensa che io istighi Choji a fargli gli agguati quando esce dalla doccia… ma non è vero! Cioè non esattamente…”

 

Erano passati due giorni, e Naruto non rivolgeva più la parola a Sasuke.

Quest’ultimo, d’altro canto, prima di fare qualsiasi cosa in sua presenza meditava su quello che avrebbe fatto il fratello al posto suo: se lui aveva conquistato il biondo, forse c’era qualcosa di particolare nel suo modo di essere.

Risultato: dimezzamento delle ore passate in biblioteca, discussioni con Gaara sulla musica, scherzi a Rock Lee.

Insomma, un cambiamento stupefacente, al quale però Naruto non pareva dar peso. E ciò mandava in bestia l’Uchiha, più che mai deciso a farlo infatuare di se’.

Questa idea che una volta avrebbe considerato balzana gli nacque in testa dopo essersi accorto che Uzumaki, la sera famosa in cui erano andati a dischi, non rispondeva ai suoi baci. Si era sentito offeso in prima persona, perché da Itachi si era lasciato trascinare. Dunque era partito il piano “conquista kitsune”, sotto tacito appoggio di Lee e Gaara.

Quella mattina si rigirava nel letto aspettando l’orario per alzarsi, meditando però su che altro poteva fare per far arrendere Naruto.

Pensava di aver provato di tutto.

Spalancò gli occhi:

NON tutto…

 

- Dai Gaara… anf… basta…

Lee si lasciò andare contro la parete, sbuffando sfiatato.

Gaara sospirò e lo guardò con disapprovazione. Ora, privato della persona che fino ad un momento prima aveva davanti, poggiò lo fronte contro il muro freddo, poi la guancia. Si mise ritto e di scatto dette una piccola spallata al divisorio per reagire, voltandosi in modo da appoggiarsi di schiena, sempre con la bocca semi aperta a causa di quella sorta di apnea.

Una piccola goccia di sudore gli colò dalla fronte.

- Perché?

Il moro si riavviò la frangetta che gli si era incollata sopra gli occhi, quali chiuse prima di parlare.

- Non so se te ne rendi conto… tu mi cerchi, mi rapisci dalla lezione, mi baci, mi convinci a ricambiare… ma poi… che altro?

Il rosso gli lanciò un’occhiata.

- Non capisco.

- Cerca di seguirmi: sempre la stessa storia, non facciamo altro che baciarci in continuazione… non vuoi qualcosa di più dalla nostra relazione?

Si sentiva come la classica ragazzina che cerca sempre conferme, richiamando il proprio ragazzo ad un comportamento serio. Si sentiva ridicolo. Però pensava davvero ciò che aveva detto.

Gaara sorrise, lievemente inquietante.

Lo prese per le spalle e fece aderire il proprio corpo a quello del compagno, sfiorandogli le labbra.

Rispose, in un sol sussurro:

- Io sarei ben felice di dartela, quella cosa in più… ma sei stato tu a rifiutarla…

Lee lo allontanò tanto bastava per permettergli di fissarlo negli occhi senza che lui lo tentasse.

- Non quello che pensi tu!

- Allora cosa?

Sbuffò forte.

- Gaara, non parliamo praticamente mai! Non c’è alcun dialogo. Non guardarmi così, lo so che il mio è un discorso stupido e scontato, ma se guardi bene è vero!

Il Sabaku ricambiò lo sguardo lievemente turbato.

- è vero, però…

Non finì la frase.

Come fargli capire cosa provava per lui, ogni volta che gli era vicino?

Passione.

Travolgente attrazione.

Puro fuoco a causa di quel corpo sottile che lo richiamava, quelle labbra che non si stancava mai di baciare con furia.

 La Lussuria.

Non poteva fare a meno di sbatterlo al muro e saggiarlo con le mani o la bocca.

Impossibile descrivere la sua sensazione quando lo sentiva gemere sotto il suo tocco.

Sensazione di Potere, eccitante, infinito potere.

- Lee… non lo so… è difficile da spiegare.

- Inizieremo proprio da lì, ma non ora, torno a lezione. Davvero, Gaara, non ho ben capito cosa provi per me!

Quando ebbe voltato l’angolo, il rosso mormorò:

- Nemmeno io.

 

Naruto arrivò in ritardo alla lezione.

Come al solito.

Aveva passato una notte piuttosto agitata, fra mille pensieri, domande, interrogativi ai quali non sapeva rispondere.

Interrogativi che riguardavano in primo luogo Sasuke.

Sasuke e il suo comportamento ambiguo.

Quando lui si fermava a fissarlo, con quegl’occhi color antracite, senza battere le palpebre, costringendolo a non distogliere lo sguardo.

Quando faceva di tutto per rimanere solo con lui, o avere occasione di sfiorarlo.

Quando gli rivolgeva poche parole pregne di significato, ogni qualvolta gli chiedeva cosa gli avesse preso.

Tutti quegli atteggiamenti gli ricordavano inspiegabilmente Itachi.

Arrivò in classe e si sistemò nell’unico posto libero.

Il banco più nascosto dell’aula.

L’ultimo.

Quell’unico posto era di fianco a Sasuke Uchiha.

Sospirò affranto e si sedette.

Non aveva mai negato a se’ stesso di avere evitato il moro per tutto il tempo, dopo che l’aveva baciato.

E ora era costretto a stare per ben cinque ore a meno di dieci centimetri da lui!

Decisamente non era giornata…

 

Sasuke sorrise fra se’.

Decisamente meglio di come si era aspettato…

 

Naruto si sedette ignorandolo completamente, tentando di guardare altrove o di dare ascolto all’insegnante.

Ma la lezione di storia quel giorno era ancora più noiosa del solito.

Di punto in bianco la prof fece una domanda a Sasuke.

- In quale anno nacque la Repubblica Romana?

L’Uchiha rispose correttamente al quesito impostogli, e mentre parlava l’Uzumaki sentì che se lo voleva osservare quello poteva essere un momento opportuno, visto che lui aveva gli occhi fissi dinanzi a se’.

Si concesse un’occhiata.

Bello. Decisamente bello.

Camicia nera senza maniche, polsini dello stesso colore, jeans con le cuciture in rilievo…

Sì, aveva finalmente imparato come ci si vestiva e spesso infatti lo trovava a frugare fra gli oggetti passatigli dal fratello, come del resto faceva anche Gaara.

Purtroppo non si accorse che Sasuke aveva smesso di parlare, che la prof era tornata alla spiegazione e adesso lui lo fissava decisamente compiaciuto.

- Ti piace ciò che vedi?

Naruto ebbe un moto di stizza: come poteva essere diventato così sfacciato dall’oggi al domani???

- Tsk…

- è che mi fissavi come un ebete, e così…

- Mi ero incantato. Pensavo ad altro.

- Come vuoi…

Passarono venti minuti e suonò la seconda ora, quella di inglese.

L’intervallo era ancora lontano.

Il professor Iruka entrò e spense tutte le luci, per poi accendere il proiettore e mostrare un filmato sulla politica inglese.

Mortalmente noioso.

E quel che era peggio, mentre le prime file erano irradiate dalla luce dello schermo, l’ultima, precisamente il banco suo e di Uchiha, era perfettamente al buio.

Il biondo non si sentiva tranquillo.

Ma per circa cinque minuti non successe nulla, così si concesse di sistemarsi meglio sul banco, e cioè: braccia conserte e testa china su di esse, tentando di recuperare sonno.

 

Sasuke notò che in quella posizione la maglietta del compagno di banco si era notevolmente alzata rivelando l’ultima porzione di schiena.

Si leccò le labbra alla vista di quella pelle liscia e dorata.

La sua mano si mosse.

 

Naruto sobbalzò, sentendo un dito di Sasuke insinuarsi nella cavità centrale della sua schiena, delicatamente. Indugiò un attimo, incerto sul da farsi, poi decise di lasciar fare. Magari non l’aveva nemmeno fatto a posta.

Ma…

Prese a risalire fino a incontrare le scapole, che accarezzò lascivamente. Scorse coi polpastrelli la colonna vertebrale in rilievo per la posizione.

Uzumaki fu preso da un tremito incontrollabile.

- S-smettila…

 Sasuke sorrise ma non lo ascoltò, anzi scese la mano, facendolo inarcare, incontrò l’elastico dei boxer che i jeans larghi lasciavano intravedere;

lo tirò con un dito mentre col resto della mano saggiava anche quella zona. Lo mollò di scatto, seguì l’orlo dei pantaloni fino a incontrare il bottone scuro sul davanti.

Naruto alzò lo sguardo verso Sasuke, i cui occhi neri illanguiditi lasciavano chiaramente capire le sue intenzioni.

L’indice premette il disco freddo, mentre il pollice muoveva la stoffa jeans, tentando di infilarsi dentro l’asola e tirare fuori il bottone. Il biondo lanciò un’ultima occhiata di avvertimento al moro. Quest’ultimo increspò le labbra in un sorrisino divertito.

Il filmato finì.

Le luci si riaccesero.

Sasuke ritirò la mano deluso.

Naruto uscì dall’aula rosso come un peperone.

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Explanation ***


Explanation

Explanation

 

Dal diario di Shino

“Con Kiba ho chiuso.

Adesso basta.

Non può fare continui attentati alle mie colonie di insetti (anche se i ragni non lo sono) solo perché non sa tenere a bada quel cagnaccio di Akamaru! Sono stufo! Oggi ho celebrato i funerali dei miei adorati ragnetti, i miei opilioni, poveri aracnidi innocenti ç___ç. Poi Kiba continua a guardarmi come un cane bastonato, ma io non cedo! Non mi manca neppure, tanto lo so che mi sfruttava solo per avere i compiti di biologia! Traditore! Adesso basta, ho le mie coccinelle da nutrire. Chissà perché, sono gli unici animaletti di cui Choji non ha paura!!”

 

Lee si sedette sul letto e aspettò il suo ragazzo, cercando mentalmente le parole da usare per esprimere ciò che sentiva.

Sentì dei passi dietro la porta, che si aprì e lui comparve.

A volte si sentiva un ingrato quando lo vedeva.

Lo trovava stupendo: i capelli rosso acceso, incredibilmente morbidi, la pelle lattea e perfetta, la bocca carnosa ma chiara, il corpo sottile, seducente, e quelle mani che se solo avesse voluto gli avrebbero fatto provare il paradiso.

Gaara si sedette sul letto, apparentemente tranquillo.

Lo guardò interrogativamente, aspettando una sua mossa.

Così il moro prese fiato e cominciò a parlare.

 

Naruto salì tutte le rampe di scale nell’ala ovest dell’istituto, per ritrovarsi nella terrazza. Si sbatté la porta alle spalle, poggiandovisi di schiena.

Si mise una mano aperta sulla bocca, con gli occhi spalancati, e crollò seduto sul pavimento di cemento.

I capelli biondi risplendevano fiocamente nella luce mattutina, donandogli una sorta di aureola che, unita agli occhi azzurrissimi ad ai lineamenti un pochino infantili, lo faceva quasi sembrare un angelo caduto.

Naruto si coprì le palpebre con rabbia.

Come aveva osato? Perché?

Perché prima lo trattava male, lo umiliava, lo ignorava, lo faceva sentire stupido… e poi lo baciava a tradimento, gli faceva provare quelle emozioni che nemmeno Itachi gli aveva dato?

Come si permetteva di spiazzarlo così, lui, che fino a prima era traumatizzato solo perché gli aveva dormito addosso?

Lui, che non aveva alcuna esperienza!

Ma adesso… anche Naruto sbagliava!

Dove era finito quel ragazzo così sicuro di sè?

Sasuke l’aveva cancellato con un bacio.

Significava dargli troppa, troppa importanza. Sarebbe tornato quello di prima.

- Naruto, che ci fai qui?

 

- Gaara, cosa pensi quando mi vedi?

Il rosso rimase interdetto a quella domanda fatidica. Cosa pensava, a parte la passione e la voglia di farlo suo? Teneva a lui?

Avevano mai passato momenti importanti insieme?

Cosa c’era oltre le uscite notturne e le avventure eccitanti in bagno?

- Io… non lo so.

Silenzio.

Lee riprese parola.

- Beh, per schiarirci meglio le idee, forse è meglio smettere di frequentarsi per un po’.

Gaara alzò la testa sorpreso e distrutto, sentendo un enorme peso nel petto che gli toglieva il respiro.

Rock Lee uscì dalla stanza per andare in bagno, dove confuse le lacrime nel getto della doccia.

Nello stesso istante, Gaara si sdraiava a pancia in giù nel letto rifatto, nascondendo il viso nel cuscino gonfio, per impedire a se stesso di fare qualcosa di poco virile come scoppiare in singhiozzi. Sebbene ne avesse una voglia matta.  

 

Sasuke uscì dalla classe col pretesto di sentirsi male. Appena fu nel corridoio, smise di tenersi lo stomaco con le mani e si guardò intorno alla ricerca del suo biondino.

In bagno non c’era, aveva trovato solo Kiba intento a rovistare negli angoli alla ricerca di qualche ragno.

Lo cercò in infermeria, ma c’era solo Choji con un mal di pancia autentico. Che fosse andato sul tetto?

“Non vorrà fare qualche gesto sconsiderato!” s’allarmò il ragazzo.

Cominciò a correre per salire tutte le rampe di scale per arrivare nella terrazza.

 

- I-Itachi!- balbettò Naruto, alzandosi in piedi di scatto.

- Comodo, tesoro…- l’apostrofò lui, sedendoglisi vicino a facendogli cenno di fare altrettanto.

Il maggiore degli Uchiha lo guardò negli occhi azzurrissimi e spaventati, ma non dalla sua presenza.

Era tornato solo per fornire ad alcuni ripetenti dei fuochi d’artificio, certo non si aspettava di trovare lì il suo biondino.

Okay, aveva promesso a se stesso di lasciarlo a Sasuke, ma non significava che non dovesse più salutarlo. Poi, chissà se il suo fratellino aveva colto al volo l’occasione… conoscendolo, no!

- Allora, che fa il mio fratellino?

Naruto lo fissò senza essere sorpreso dalla domanda. Sospirò e fece lo gnorri.

- Uhm, nulla di interessante…

Itachi lo prese per le spalle e lo costrinse a guardarlo negli occhi.

- Naruto, dimmi la verità, adesso, che c’è fra di voi?

Trovatosi con le spalle Uzumaki chiuse strettamente gli occhi e si accasciò sul suo petto per non doverlo osservare mentre gli raccontava tutta la verità, di come Sasuke era cambiato, che non era più lui, che si comportava da stupido e lui non lo sopportava. Apprezzava che non fosse più il secchione di un tempo, ma col suo atteggiamento “alla Itachi” non sapeva come prenderlo, perché era convinto che sotto sotto fosse ancora quello di un tempo, e non voleva ferirlo.

- Lui ti piace?- gli chiese Itachi.

- Io… non lo so. Forse si, ma non come si comporta adesso.

- Quel che gli ci vuole è una buona dose di gelosia, non credi?

- Non funzionerà…- mormorò Naruto, scettico, premendo il viso fra il collo e la spalla del maggiore degli uchiha.

- Invece sì, che funzionerà! Stasera c’è una festa no? E tu ci verrai con me!

Il biondino ricambiò lo sguardo, finalmente, e convenne che forse non era una cattiva idea.

 

 

Scusate il capitolo piuttosto corto e scritto un po’ di fretta, ma intendo riservare il meglio per il prossimo! Continuate a seguirmi! Grazie per tutti i commenti!

 

 

 

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Capitolo 9
*** Testers ***


La festa - Part one -

Testers

 

Dal diario di Kakashi

La mia aula era un po’ in subbuglio al mio entrare. Che esagerati, ero solo in ritardo di un’ora, tanto ne avevamo due! Prima di tutto Inuzuka stava singhiozzando per terra abbracciando le gambe di Aburame e supplicandolo di… va beh, non ricordo. Poi Akimichi importunava Nara chiedendogli qualcosa ogni due per tre. Non li capirò mai..! Rock Lee stava smunto e pallido sulla sedia, mentre Sabaku non dava cenno di togliermelo di torno per imboscarsi nei bagni come facevano sempre. Ho deciso che gli serviva un po’ di riposo, così ho detto di fare silenzio e mi sono messo a leggere Icha Icha paradise mentre loro seguitavano a incasinarsi la vita. ”

 

 

Gaara sospirò.

La tristezza fu soppiantata dalla collera, una Nemesi, una Ramnusia che invocava cibo.

Non era in collera perché Lee non gli si era concesso: per lui avrebbe aspettato anche mille anni.

Era infuriato perché Lee l’aveva invece lasciato, incurante di quel che provava, solo perché non parlavano quasi mai.

Certo, poteva anche aver ragione, ci mancherebbe altro.

Però… non era che lui si tirasse indietro quando lo baciava, non tentava di instaurare discorsi, a parte quello complicatissimo del giorno prima. Insomma, era ancora un ragazzo in piena tempesta ormonale, ma che voleva? Chi avrebbe mandato a quel paese le proprie esigenze per parlare “del tempo” magari?

“Ehy Lee, bella giornata vero?”

“Mh, le rondini volano basso, sta per scoppiare un temporale”

“ma no, l’aria è così limpida”

“sai mi piacerebbe sbatterti al muro e sfogare un po’ i miei istinti, ma questo clima è così interessante che non lo farò”

“già! Guarda! Le nuvole grigie! Forse avevi ragione, farà freddo!”

Che tristezza.

 

Naruto si vestì di tutto punto. Agli abiti sgargianti che preferiva, Itachi gli aveva consigliato abiti scuri. Infatti il più grande degli Uchiha era lì, ad aiutarlo, approfittando del fatto che i suoi compagni fossero fuori per i fatti loro. Tutti separati.

- ecco, prova questo maglione nero aderente… mh… si ti sta bene- gli disse, fissando con poco pudore la scollatura squadrata e aperta sulla pelle bruna. Naruto arrossì vistosamente mentre gli prendeva il mento per baciarlo castamente.

- I-itachi…

- Sì, lo so- lo redarguì lui – quando starai con Sasuke non potrò farlo, meglio sbrigarsi finché c’è tempo no?!

Uzumaki annuì, perdendosi in quel contatto umido. Perché agognare Sasuke, se aveva Itachi, una sua versione più matura e affascinante? Semplice: perché Itachi non era Sasuke. Punto.

Lui gli tese dei pantaloni neri e lo squadrò critico.

- Qui ci vuole qualcosa in più.

Si tolse dal collo la catena che teneva a mo’ di collana e gliela agganciò ai passanti della cintura, facendo il modo che il pendaglio a forma di A di Anarkia pendesse sopra il ginocchio sinistro.

Itachi rimirò la sua opera: era perfetto. Il nero gli stava da Dio, gli dava un’aria di angelo demoniaco che risvegliava la sua fantasia perversa, dandogli nuove idee per far crepare di gelosia il fratellino. Non che gli volesse male, certo, ma aveva proprio bisogno di una lezione, anche perché negli ultimi tempi, oltre ad aver importunato Naruto, aveva anche accettato le avances di Kiba, che però andava con Shino alla festa; avevano dunque buone probabilità di trovar Sasuke da solo o con uno sfigato di passaggio, dato che tutti i ragazzi “appetibili” avevano l’accompagnatore.

 

Sasuke si trovava nella sala comune, dove non scendeva quasi mai aborrendo il caos che regnava lì dentro. Era il regno di Kiba, fondamentalmente. Quest’ultimo lo stava aiutando a trovare la compagnia con cui varcare degnamente la soglia della palestra, dove tutti gli studenti si sarebbero riuniti quella sera.

- No, Kiba, no! Ma come puoi anche solo pensare che mi possa piacere Jirobou? Sei fuori?!

Il nuovo candidato prese mogiamente la porta.

- Certo che anche tu, Uchiha! Contento mai, eh?!

- Prima mi proponi Choji, poi Dosu, ora Jirobou… ma è una festa di Halloween fuori stagione o cosa?

- Erano i soli rimasti spaiati…

Sasuke fece retro-front per andarsene.

- Hey, dove vai??- lo richiamo Kiba confuso.

- In camera mia… alla festa non ci vado nemmeno, guarda, non ne ho voglia.

- Ma è un suicidio sociale!- strepitò Inuzuka.

- Non fa null-…!

Non finì la frase ma assistette con occhi sgranati all’entrata in scena di due persone che conosceva molto bene:

Un Naruto vestito di nero;

un Itachi a braccetto con il suo biondino!

Notò che Uzumaki aveva attorno ai fianchi una catena argentata con pendente appartenente al fratello maggiore. Ciò gli fece montare una rabbia pazzesca, specie quando lo ignorarono al massimo, facendogli un molle cenno di saluto, come se fosse un conoscente qualsiasi.

 

- Salve Kiba chan!- salutò Itachi con uno dei suoi sorrisi da ammaliatore.

- Buonasera Itachi san!- rispose l’interpellato, arrossendo come non mai. L’uchiha maggiore era una sorta di autorità in tutti i complessi scolastici del paese, che non erano pochi. La sua fama e la sua popolarità varcavano addirittura le soglie del complesso urbano. Come non poter ammirare i suoi sorrisi maliziosi, i suoi movimenti felini, la sua voce bassa e rassicurante, la sua pelle diafana coronata da soffici e lunghi capelli neri tenuti con una coda bassa?

Naruto osservò affascinato il suo comportamento posato e aprì lievemente le labbra dallo stupore quando Kinuta Dosu, lì presente, si alzò di scatto e gli dette la sedia con un inchino.

- Tenga, Itachi sama.

Itachi gli donò un ghigno di angelo maledetto e si sedette elegantemente, notando la sorpresa che si leggeva nel volto del biondino, i cui occhi sgranati apparivano ancora più azzurri e i lineamenti ancora più adorabili.

Lo invitò a sederglisi sulle ginocchia, dandogli poi un bacio sulla guancia quando Naruto accettò ed eseguì.

 

Il più giovane degli Uchiha assisteva alla scena con un senso di nauseata gelosia. Uzumaki, che fino a poco prima fremeva sotto ai suoi gesti e al suo tocco, facendolo sentire il dominante, ora sedeva sulle ginocchia di suo fratello e si faceva accarezzare e baciare, del tutto consenziente. Perché i suoi baci non li accettava? Perché era fuggito dalla classe il giorno prima, che quando l’aveva raggiunto sul tetto, nemmeno l’aveva guardato in faccia ed era sceso di corsa al pianterreno? Perché da lui non voleva essere toccato, ma da Itachi si, eccome?!

La rabbia che gli veniva era difficilmente nascondibile, correlata dal rossore e dalla mascella serrata strettamente. Voleva piangere, certo non di disperazione ma perlopiù di impotenza di fronte alla loro coppia formatasi.

- Beh, Itachi san, qual buon vento la porta nella nostra scuola?

- Sapessi, Kiba chan, quest’anno mi hanno tolto il permesso di partecipare alla festa della mia scuola, così avevo pensato di partecipare alla vostra.

- Ha già un accompagnatore, Itachi san? Non che per lei sia un obbligo, certo, sarebbe un onore anche il solo averla come ospite speciale.

Sasuke avrebbe maledetto Kiba; non gli interessava assolutamente sapere se il fratello sarebbe venuto solo o in compagnia di ogni qualsivoglia ragazzina adorante.

Kiba avrebbe maledetto Sasuke. Lui era il fratello minore, certo avrebbe dovuto saperlo, perché non gliel’aveva detto?? La festa avrebbe avuto luogo quella sera, doveva anche comprare qualche alcolico, che figura ci avrebbe fatto???

Nessuno di loro poteva prevedere quello che avrebbe detto Itachi. Forse Sasuke sì, però non ebbe il tempo di pensarci, e la sorpresa fu comunque lacerante.

- Ci andrò con questa graziosa creatura che tengo sulle ginocchia.- spiegò con un mezzo sorriso, mentre Uzumaki arrossiva per l’appellativo.

Se qualcuno avesse visto Sasuke, si sarebbe spaventato a morte: si era piegato come se avesse ricevuto un pugno in pieno stomaco, passando al giallognolo di colorito, spalancando gli occhi neri.

Ma nessuno lo vide.

Nessuno lo vedeva mai, se era nella stessa stanza con Itachi.

Tanto più che era durato un decimo di secondo, dopodichè si erse nuovamente nella sua considerevole statura, gli occhi a mezz’asta, opachi. Espressione compunta ma  indifferente.

Sasuke era tornato.

 

Quando i suoi carnefici spirituali se ne furono andati, Kiba si accorse che Sasuke era ancora là.

- Continuiamo?

- No.

Inuzuka invece lo prese per il polso e lo attirò a se’.

- So che miri a Naruto, ma tuo fratello è un concorrente complicato. Non puoi ambire a lui se prima non sai come funzionano i sentimenti. Ho notato che hai tentato di allenarti a questo scopo su di Uzumaki, ma non è un buon tester, visto che hai rischiato di perderlo per sempre.

- E allora?

- Qui c’è bisogno di qualcuno, qualcuno che ambisce a te da tempo, qualcuno che per averti vicino farebbe di tutto, qualcuno che non rimane abbagliato dal fascino di Itachi perché non capisce nemmeno i suoi discorsi. Tu contatterai quel qualcuno e lo inviterai alla festa con te.

Sasuke impallidì di orrore.

- N-no… non starai parlando mica…??

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Driiin driiin driiin

- Pronto, casa Haruno.

 

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Capitolo 10
*** Svolte ***


Dal Diario di Iruka:

Svolte

 

Dal Diario di Iruka:

Ho notato che negli ultimi tempi la classe è piuttosto irrequieta. Credo che sia l’effetto della vigilia della festa scolastica. Tutti si danno da fare come matti per fare sì che sia una serata molto speciale. È innegabile che praticamente tutti gli studenti siano omosessuali, ma me lo aspettavo anche, da un liceo maschile. Dopotutto, anche io sono venuto qui ad insegnare proprio per questo motivo! Credo che quindi stasera avrò tutta la scuola a disposizione per passare del tempo da solo con Kakashi. Immagino che, anche se ci dovessero scoprire, lo scandalo non sarebbe nemmeno tanto impressionante! Noto con costernazione che Uzumaki sta prendendo a frequentare Itachi Uchiha, un suo Sempai di un’altra scuola. Lo conosco di fama, i due sembrano buoni amici e pare che ciò dia fastidio al fratello minore di Itachi, Sasuke, il cui reddito negli ultimi tempi è misteriosamente calato. Spero che si tratti di una cosa passeggera: non amo abbassare i voti ai miei allievi!”

 

- Naruto, sei pronto?

- Sì, Itachi! Sto arrivando!

Ormai mancava solo un’ora alla festa, e Itachi voleva che Naruto scendesse prima per farsi notare da tutti i partecipanti e per avere il tempo di adeguarsi ai ritmi, in modo che quando sarebbe sceso anche Sasuke, con un po’ di fortuna li avrebbe visti in intimi atteggiamenti.

Finalmente il biondino uscì dalla sua stanza con un sorriso imbarazzato.

Itachi lo squadrò e lo fece girare su se’ stesso per guardarlo meglio.

Era proprio un ragazzo stupendo.

Portava una sua canotta nera e aderente, con un giubbotto di pelle, e jeans neri piuttosto stretti.

Tutto di proprietà dell’Uchiha maggiore.

Lo baciò con reverenza, arrendendosi alla sua bellezza seppur virilità, diversa dell’ avvenenza efebica di Sasuke.

Sì, Naruto era proprio fatto per dominare.

Ma non con lui.

Lo prese per mano e si diressero nella palestra.

Era addobbata a festa, con le luci quasi del tutto spente se non qualche lampada rossa qui e là (non luci stroboscopiche stile ballo liceale americano). Kiba, il cui padre deteneva un negozio di mobili, aveva affittato delle bellissime poltrone trasparenti ad acqua, nonché alcune tende qui e là che davano l’aria di un gigantesco accampamento.

L’Inuzuka aveva un inaspettato gusto estetico.

Lo stereo mandava note degli HIM, per intercessione di Itachi, che erano perfette in quanto erano a volte romantiche a volte rockeggianti, senza cadere nel melenso o nell’inascoltabile.

Vi erano casse acustiche solo dove ci si sarebbe dedicati all’eventuale ballo, non negli angoli bui con le poltrone, che servivano alle coppiette.

Il soffitto era dipinto di pittura (lavabile) blu notte con spruzzi di colore bianco fosforescente; sembrava di stare all’aperto.

Il buffet era ben fornito, con anche alcuni alcolici abilmente mascherati di aranciate e cole.

Gaara era già lì, seduto sulla poltrona vicino allo stereo, bevendo a tutto andare una birra mascherata da chinotto.

Naruto fece per avvicinarsi ma la sua aria da funerale e il modo con cui aveva stretto la lattina ormai vuota, riducendola a poco più di un coton fioc, gli fece passare la voglia di interagire con lui.

Itachi invece, impavido, senza macchia e senza paura, si era già lanciato.

- Salve, Gaara-kun.

Occhiata truce.

- Konbanwa Itachi san- cantilenò.

- Come mai qui tutto solo?

Se gli occhi avessero potuto uccidere, Itachi sarebbe schiattato fra due fronti: l’odio di Gaara che voleva essere lasciato al suo dolore e l’odio di Sasuke che era appena entrato e guardava male il braccio attorno ai fianchi della kitsune.

- Non eri fidanzato con Rock Lee?

“Se non ti togli di mezzo ti ficco questa lattina tu sai dove” sembrava dire il rosso.

Itachi si voltò e vide il fratellino con una ragazza dai capelli rosa che conosceva di vista, quest’ultima appena uscita dal bagno.

- Scusa Sasukino ero andata a farmi bella!- cinguettò contenta, muovendo i capelli come Paris Hilton o come una deficiente completa.

- Non ci sei riuscita.- scappò detto a Naruto. [citazione di Davide P, lui ne detiene tutti i diritti]

Sakura piantò gli occhi verdi su Uzumaki, ben decisa a trapanargli le trombe d’Eustachio, quando notò come era vestito e in un attimo gli si incollò, ben sapendo che una volta esercitava fascino sul biondino.

- Buonasera Naruto kun- strillò eccitata, immaginando un’avventura a tre con Uzumaki e Sasuke.

Calò un raggelante silenzio mentre la ragazza dai capelli rosa si era azzardata ad abbracciarlo con taaanto calore.

Ad Itachi venne un’idea.

Fingendosi furente staccò di scatto le braccia di Sakura dal suo accompagnatore e lo avvicinò a se’, come se fosse proprietà privata.

- Giù le mani da Naruto kun!

Sasuke intanto friggeva di rabbia, per cui trascinò Sakura al buffet.

 

La festa era cominciata, e passarono alcune ore.

In quei minuti erano accadute tante cose.

Gaara aveva vuotato la seconda lattina di birraranciata, rammaricandosi della sua immunità all’alcol.

Naruto era seduto sulle ginocchia di Itachi e si stavano baciando già da un po’.

Sasuke stritolava le patatine e smadonnava quando queste cadevano nella coca whisky.

Sakura lanciava strilli in continuazione guardando adorante il moro, che era bello anche quando bestemmiava.

Kiba aveva regalato a Shino una colonia di vedove nere, e Shino lo ricambiò con un commosso bacio.

Chouji mangiava patatine affogandosi nel cibo quando vide Shikamaru ballare un lento con Temari.

Iruka aveva accolto nella sua stanza Kakashi, il quale teneva in mano uno champagne e due bicchieri.

Rock Lee era già sbronzo duro e ballava con uno sconvoltissimo Neji, finché quest’ultimo non svenne e se lo portò nell’angolino a curarlo.

Gaara vide tutto e, come Sasuke, conobbe la gelosia.

Si sentiva un groppo in gola, la musica quasi non la percepiva, qualsiasi cibo pareva insipido al suo stomaco chiuso.

Le mani gli sudavano dalla voglia di rifilare a tutti e due una dose di botte.

Si portò il dorso della mano sinistra alla bocca e prese a mordersi a sangue.

Sasuke era praticamente morto, mentre tentava di mostrare interesse per Sakura, ma era tutto patetico.

Finalmente Neji si era rianimato, cosicché Lee, sempre imbevuto d’alcool come una spugna, si diresse vicino allo stereo e quindi, vicino a Gaara.

Passò di lì Jirobu che li salutò con un rutto, mentre Itachi e Naruto seguivano interessati e Sasuke se ne fregava moltissimo, intercettando la mano maledetta e smaltata di viola “da frocio” sulla coscia divina del “suo” Naruto.

- Sciao Gaaaaaraaaaaa kuuuuunnnnnnn- biascicò il moro.

Ricevette uno sguardo raggelante, ma non se ne preoccupò, un po’ come Sakura, anche se almeno lui aveva la scusante di essere ubriaco.

- Osi anche rivolgermi la parola?

Per tutta risposta Lee si sedette sulla sue ginocchia stringendogli le spalle.

- Oh Gaara, shei bello quando shorridi, perché non shorridi adessho?

Il rosso, imbarazzato, si dimenò nella poltrona ad acqua che ribollì.

- Bishogna shempre shorridere… anche she io mi shono innamorato di te perché shei shempre coshì sherio, il tuo broncio è coshì sexy che ripara ogni mancato shorriso

Gaara, a quella dichiarazione, indirizzò altrove il suo sguardo, scarlatto in viso.

- Portami a letto, Gaara, ho shonno

Come un automa il rosso ubbidì e lo prese in braccio, uscendo dalla sala.

- Happy ending - commentò Itachi.

 

-Oufff- Gaara buttò di peso Lee nel materasso, facendo per andarsene, ma due braccia lo lanciarono violentemente nel letto sotto il corpo del suo ex.

Gli ci volle un po’ per riprendersi dal suo sguardo provocante.

- Te ne volevi andare, Gaara? Non mi vuoi più?- cominciò, sedendosi a cavalcioni del suo corpo – una volta mi desideravi moltissimo, te lo sei dimenticato?

Sabaku mormorò incoerentemente qualcosa che assomigliava a un “ma che c’entra”, sentendosi piacevolmente in trappola.

Lee scese e cominciò a leccargli le labbra, strusciandosi su di lui.

- Adesso anche desidero il tuo corpo, che aspetti?- domandò, infilandogli maliziosamente la lingua nell’orecchio. Gaara gemette.

- Ti piace, vero?- Lee si tolse la maglietta. – Prendimi, ora!

L’altro invece si liberò con uno strattone e si tirò su.

- Non va’, Lee… tu sei ubriaco.

Gli occhi eccitati di Lee per un attimo si appannarono, poi tornarono vividi.

Prese il ragazzo per i fianchi e lo fece tornare sopra il letto, bloccandogli i polsi.

- Beh, Gaara, se tu non mi vuoi prendere, non puoi pretendere che io non mi prenda quello che voglio da solo!

 

- Sakura, forse è meglio andare.

- Tu dici, Sasuke kun?

- Sì.

Arrivarono all’atrio.

- Sasuke kun?

- Mh?

- E il bacio della buonanotte?

Il moro si avvicinò alla rosa pensando, che ho da perdere?

Kiba vide qualcosa che sarebbe stato meglio riferire, perché Sasuke stava per mandare tutto a puttane.

 

      

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Testa di... ***


Testa di

Testa di...

 

Dal diario di Sakura:

“Sasuke mi ha baciata! Mi ha baciata! Lo sapevo che sarebbe successo, ma visto come mi trattava prima la mia certezza aveva vacillato. Invece… alla fine, all’atrio, mi ha finalmente dichiarato il suo amore. Insomma, non ha detto nulla, ma quel gesto mi è bastato a capire ogni cosa! Domani gli chiederò di uscire. Certo che… Naruto dico, si è fatto carino… ci farei giusto un pensierino, nel caso mi capitasse l’occasione! Oh, ma che penso? Io amo Sasuke! Però… caro diario, dovrò pure soddisfare tutti i miei pretendenti! Ciao ciao!”

 

Che aveva fatto?

Lee si portò le mani al viso, sconvolto.

Sapeva di non reggere l’alcool, di avere comportamenti assurdi da ubriaco, ma non pensava di spingersi tanto in fondo.

Come gli diceva suo padre, il “vino veritas”: forse aveva quel desiderio nel profondo, nel subconscio, forse voleva davvero fare l’amore con Gaara.

Ma alla fine, cosa era successo?

L’aveva praticamente violentato, l’aveva ferito nel profondo, aveva ucciso quel sentimento che ancora provava verso di lui.

Rock Lee aveva perso.

Gaara aveva perso.

 

L’acqua, il vapore, il bagnoschiuma.

Il getto continuo, bollente, così bollente da far quasi staccare la pelle.

Tuttavia non lavava lo sporco che sentiva dentro, assolutamente no. E i suoi pensieri lo portavano a sentirsi ancora più macchiato.

Perché Gaara sentiva di amare ancora il suo… ex? Ragazzo.

Sentiva di provare affetto verso di lui, avrebbe voluto aprire la porta, invitarlo da lui nella doccia, sorridergli.

Come una volta.

-Buon natale, Gaara.-

Si sedette sul piatto della doccia, lasciandosi coprire del tutto dall’acqua che scendeva come una cascata, arrossandogli la pelle, annebbiando l’intero bagno, appannando i vetri e gli specchi, inumidendo ogni oggetto presente.

Lo stomaco contratto, un dolore al fondoschiena, non tanto forte da non riuscire a sedersi ma abbastanza intenso per fargli tornare in mente, come flash, tutti i momenti passati assieme.

La musica che li aveva uniti.

-sei più docile adesso… ti meriti un premio, sai?-

Il primo bacio, dato per sbaglio, perché lui era scivolato nel ghiaccio, il suo viso, la neve.

-Non era quello che volevi?-

La sala giochi, il locale, il parco e la panchina.

-Sei sicuro di voler star sotto?-

Gaara pianse.

 

Naruto spalancò gli occhi azzurri, chiedendosi dove mai fosse.

Non riconosceva il letto, la stanza, le lenzuola, l’odore.

Riconosceva però il suo compagno di materasso.

Si rilassò, per un attimo si era dimenticato dove avesse passato la notte.

- Itachiii… - mugolò facendo la faccina triste.

- Uhm…- mugugnò l’Uchiha, rigirandosi fra le coperte.

- Itachiii- miagolò nuovamente il biondo, spingendo la testolina sotto il suo mento, come un gatto – pecché nu ti svegli??

Itachi non rispose a quella voce falsamente infantile.

- Sei cattivo.- borbottò allora.

Itachi finalmente aprì gli occhi, falsamente imbronciato.

- Dormiresti alla grossa anche tu se avessi accettato di fare l’amore con me…

Naruto sorrise e lo baciò appena sulle labbra.

- No, Itachi… lo sai che non posso…

- certo che no, ti manterrai casto e puro fino al talamo nuziale con Sasuke- Itachi fece una smorfia infastidita.

- No no- rispose Naruto come ad ammonirlo.- Io vado come e con chi voglio, sì .

- E tu non mi vuoi?- fece Itachi facendo gli occhioni.

- Sì che ti voglio, ma forse non è ancora il momento.

Itachi grugnì un poco: - e poi il cattivo sarei io.

Naruto sorrise a quella manifestazione di immaturità velata e si adagiò fra le sue braccia, coprendo entrambi col lenzuolo.

- Ti voglio bene, Itachi.

- … ma non mi ami, vero?

Naruto non rispose.

- Non fa nulla, Naruto, forse non sarei nemmeno in grado di darti la felicità che ti spetta- fece lui melodrammatico.

- Nun dile cusììì- piagnucolò il biondo.

- Invece sì.- iniziò Itachi - Non sei venuto a letto con me.

- perché, adesso dove sono, a casa di Sid Vicious?

- Non essere sarcastico, sai che intendo. Ma l’importante è che una certa persona lo creda.

Naruto rispose interrogativamente.

- E chi?

Itachi alzò gli occhi al cielo.

- Sasuke, Naruto, Sasuke…

 

Sasuke si svegliò in camera di Kiba.

L’amico ce l’aveva portato a forza quando era svenuto.

----

- Sasuke, testa di…

- No, Kiba, non è vero.

- E invece sì, che è vero! Che senso aveva farlo se non c’era Naruto a guardare?

- A proposito, dov’è Naruto?

- Il biondino del tuo c…cuore?

- No, la pasta di pesce col disegno a spirale… il mio compagno di stanza!

- Dividi la stanza con un pesce?

- No, quello è Itachi che ha avuto come compagno di camera Kisame… oh, uffa!

- Boh, non so dove sia Naruto… guarda, c’è Sasori, chiedilo a lui.

- Sasori, hai visto Naruto?

- Sì, Sasuke chan, se l’è portato a casa Itachi.

SBAM

---

No, non poteva essere vero.

Sentiva un cerchio alla testa, si guardò allo specchio: occhiaie spettrali. Kiba entrò nella stanza, fortunatamente Choji e Shino durante la notte dormivano e non si erano accorti di nulla, nemmeno quando si erano poi svegliati per fare colazione al bar. Shikamaru era da Temari.

Anche loro ubriachi persi.

Kiba scosse la testa di fronte alla figura del moro che si guardava allo specchio.

- Guarda il ritratto del mio fallimento. Sei una testa di…

- Autocensurati, idiota.

- Nervosetto, eh?

Sasuke si voltò furibondo.

- Se n’è andato con Naruto, ti rendi conto? Quel bastardo, ignobile, deficiente…

- Deficiente non è, almeno lui è riuscito a ottenere il biondino, tu invece, no.

Kiba era volutamente cinico: con Sasuke valeva la terapia d’urto.

Infatti Sasuke lo fulminò con lo sguardo e, arraffati i suoi pochi averi (una cravatta e un cellulare, più le chiavi della sua stanza) corse fuori dalla stanza, con l’intenzione di costatare se Uzumaki fosse eventualmente tornato.

Non erano tornati, c’era solo Rock Lee affacciato alla finestra e Gaara in bagno.

Non salutò, corse via, fuori dai confini dell’istituto, si fece a piedi tutto il tragitto verso casa sua.

Entrò.

Aveva il fiatone, e la milza gli faceva un male cane.

Non si fermò.

Spalancò invece la porta della stanza del fratello maggiore.

Era in disordine.

Vestiti a terra, tutto.

Al centro, ben illuminato dalla finestra con le tende scostate, il letto matrimoniale.

Itachi.

Naruto.

Dormivano.

Abbracciati.

Nemmeno si erano accorti della sua presenza.

Richiuse lentamente la porta, resistendo all’impulso di sbatterla, si precipitò fuori, all’aria aperta.

Sasuke aveva perso.

Itachi aveva vinto.

 

 

Chiedo scusa per il mio imperdonabile ritardo, davvero, sono stata crudele e un po’ menefreghista, ma cercate di capire, scarseggiava la vena letteraria, altre ff a cui stare dietro, compiti e interrogazioni a manetta (chi frequenta il liceo classico forse può capirmi) e proprio non ho avuto tempo!

Questo capitolo lo dedico a “-.-“ , utente anonimo che ha avuto il fegato di scrivermi una ganzissima recensione negativa al capitolo extra! Non che mi abbia fatto piacere, però era così insensata che, dopo esser morta dalle risate, ho deciso di continuare, finalmente. Adesso, però, non è che mi dovete tutti scrivere commenti negativi se volete che io aggiorni! È stato un fulmine a ciel sereno constatare quell’immensa opera in linguaggio sms, termini inesistenti e una dubbia riproduzione onomatopeica di una pernacchia. Una sola cosa, se mi stai leggendo, che significa mio padre e mio fratello?

Uh, ringrazio infinite per i commenti positivi, siete grandi, ragazze! Continuate così!

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Capitolo 12
*** E tu, come ti chiami? ***


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http://allyoucanupload.webshots.com/v/2000851918424214293

 

Tornata l’ispirazione grazie a codesta immagine, mi appresto a scrivere un nuovo capitolo.

 

E tu, come ti chiami?

 

 

Dal diario di Temari

“ Gaara in questi giorni mi risponde a monosillabi, quando lo chiamo al cellulare. Ho saputo che sta con un certo Lee, ma quando gli ho chiesto come andasse con lui, mi ha guardato malissimo. Credo che non vada benissimo, spero che non soffra troppo.

Vorrei che si confidasse di più con me.

Temo che si senta messo in ombra dal mio rapporto con Shikamaru.”

 

Naruto era tornato nel suo dormitorio poco dopo l’ora di pranzo.

Trovò un’atmosfera incredibilmente lugubre.

Rock Lee stava seduto sul letto, con una strana espressione colpevole e un mal di testa lancinante, Sasuke intanto gli somministrava un medicinale in bustina per alleviargli l’emicrania.

Mentre il moro versava la polvere gialla in un bicchiere pieno d’acqua tiepida Naruto si rivolse a Lee:

- Che fine ha fatto Gaara?

Ricevette come risposta una smorfia di disappunto e dolore.

Interrogò con gli occhi l’Uchiha che mescolava con l’ausilio di un cucchiaino la bevanda.

- Stamattina non l’ho visto.- fu la fredda risposta, data senza guardarlo negli occhi.

Naruto si strinse nelle spalle: sapeva il motivo della sua freddezza, Itachi l’aveva avvertito.

 

-Naruto,- Itachi gli mise una mano sulla spalla - un uomo non si spezza mai se non portato al massimo della sua elasticità. Sei fortunato, Sasuke non è per nulla accomodante, esploderà presto, ma non prima di averti gelato a parole. Non avertene a male, lui è fatto così. È convinto di riuscire a controllare i propri sentimenti, povero illuso. Adesso vai, e comportati come se nulla fosse, anzi, mostra più allegria e giovialità possibile. Non ti sarà difficile.

 

Lee si sforzò di parlare:

- Naruto, che fine avevi fatto tu, invece?- voce roca e sofferente. Quel mal di testa doveva essere lancinante, o c’era forse dell’altro, collegato magari all’assenza di Gaara?

Il biondo fece un sorriso soddisfatto e radioso:

- Mi ha portato a mangiare il ramen per pranzo!

Sasuke sbuffò scocciato, facendogli il verso:

- oh, Itachi mi ha portato a mangiare il ramen, quanto sono felice! Tutto qui il tuo pensiero?

Non ricevette alcuna reazione se non un’alzata di spalle, fra lo sprezzante e il menefreghista, e ciò lo fece infuriare ancora di più.

Sasuke uscì dalla porta come una furia.

 

[vedi l’ immagine]

Gaara stava seduto sui gradini dell’ingresso, osservando attraverso le finestre la pioggia che scrosciava, come le sue lacrime di qualche ora prima.

Non si sarebbe mai fatto vedere in pubblico mentre piangeva, ma, dopotutto, non c’era nessuno in giro.

Stava per far scivolare una lacrima trattenuta lungo la guancia, che il pesante portone di quercia si aprì alla sua destra, facendo entrare una corrente d’aria pazzesca mista a qualche goccia d’acqua.

S’asciugò la stilla, mostrando la sua solita maschera d’indifferenza.

Quando aveva visto entrare Naruto si era eclissato dietro un distributore, umiliante, vero?

Adesso chi c’era?

Occhieggiò di lato e la prima cosa che vide furono le gambe di un paio di jeans neri e attillati.

Salì con gli occhi:

Niente cintura, o magari v’era, ma coperta dalla maglietta blu senza maniche anch’essa aderente ad un bacino piatto e fianchi stretti.

Si alzò in piedi direttamente, anche per lasciar passare l’altro.

Lineamenti fini, delicati, un sorrisino che voleva dire tutto e niente, capelli neri, non troppo corti, più scuri di quelli di Sasuke, più chiari di quelli di Lee, che cadevano un po’ sulla fronte.

- Ciao, mi chiamo Sai. Sono nuovo di qui. E tu, come ti chiami?

 

Sasuke intanto si era diretto in biblioteca, prevedibilmente.

Troppo prevedibilmente.

Ebbe paura che Naruto lo venisse a cercare là per qualche stupido motivo.

Uscì precipitosamente, sollevando occhiate scocciate alla professoressa di servizio del momento e arrivò in una stanza.

Una stanza provvista di telefono.

Senza pensarci nemmeno un attimo, compose il numero e chiese un appuntamento col preside alla segretaria.

Stranamente, il preside al momento era libero.

Salì di un piano, percorse un corridoio che gli parve infinito, aprì la porta con su scritto a caratteri maiuscoli “PRESIDENZA” ed entrò.

- Avrei due parole da dirle.

- prego, si accomodi, Sasuke Uchiha, giusto?

 

Lee era sotto le coperte.

Si sentiva maledettamente in colpa, il senso di colpa gli dava malessere, il malessere gli faceva pensare che in verità avrebbe dovuto essere Gaara quello più addolorato psicologicamente.

E ciò gli dava dell’altro senso di colpa.

Un maledettissimo circolo vizioso, al quale non si poteva in alcun modo sottrarre.

 

- Mi chiamo Gaara.

Il ragazzo sorrise ancora di più.

- A chi mi dovrei rivolgere per sapere qual è il mio dormitorio?

Gaara si strinse nelle spalle.

- In verità non so. Prova a chiedere in segreteria.

- Mi ci accompagneresti?

Il ragazzo dai capelli rossi acconsentì svogliato: tanto, che altro aveva da fare?

Salirono le scale in silenzio.

Il nuovo arrivato era davvero un tipo strano, sempre sorridente, sembrava gioviale, ma in verità era di poche parole.

Il suo sorriso pareva quasi falso.

Insospettabilmente, ciò non arrecava fastidio a Gaara.

La segreteria era un locale luminoso, pieno di cataste di fogli da stampante incelophanati, fotocopiatrici funzionanti o meno, computer e tazze di caffé vuote.

L’addetto, un signore grassottello e con spessi occhiali rettangolari cercò il foglio d’iscrizione di Sai, presolo, chiamò il preside.

 

- Molto bene- fece il preside. – Può andare, farò quel che posso.

Prese in mano la cornetta del telefono nel momento in cui Sasuke usciva dallo studio.

 

Il segretario mise giù con un sospiro.

- Può prendere la stanza numero 19.

Gaara alzò il viso di scatto.

- Ma quella è la mia stanza, e la divido già con Uzumaki, Uchiha e… un altro.- non ebbe il coraggio di pronunciare il nome di Lee.- non credo ci sia abbastanza posto, e poi…

Lui lo zittì con un gesto della mano.

- Sasuke Uchiha ha richiesto un’altra camera, Sai si può stabilire da voi.

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Confidenze ***


Con grande anticipo sulla tabella di marcia, spronata dai vostri commenti, ecco l’agognato capitolo 13

Con grande anticipo sulla tabella di marcia, spronata dai vostri commenti, ecco l’agognato capitolo 13!^_^

Vi consiglio di cercare qualcosa sui Malice Mizer, anche solo delle immagini, per capire un po’ il punto di vista di Sai, che è lievemente OOC. Ve lo dico perché il Jrock non è molto conosciuto, e vi assicuro che è un genere musicale molto particolare, specialmente il visual kei [sperando d’averlo scritto correttamente].

 

Confidenze

 

Dal diario di Sai

"Oggi sarei voluto andare nel nuovo liceo vestito gothic lolita, ma mio nonno Danzo non me l’ha permesso, è sempre così tradizionalista…! Una volta mi ha guardato con gli occhi sgranati e mi ha detto: “tu sei uno svergognato, o solo un frocio?”. Non è stato per nulla gentile, solo perché mi piacciono le magliette corte non significa che lui debba criticare la mia persona! D’altronde, però, mi avrebbero scambiato per una femmina, e temo di non avere il carisma di Mana…”

 

Sasuke non tornò nel suo ex dormitorio a dare la trista notizia, preferì andare subito nella sua stanza singola.

Non era granché spaziosa, o luminosa, era anche troppo lontana dalla sua classe, però non si sarebbe dovuto sorbire i magoni di Lee, i sarcasmi di Gaara circa Al Bano e Naruto.

Tutto, di Naruto.

Niente, di Naruto.

Odiava ogni cosa di lui, amava ogni cosa di lui.

Una sola caratteristica non si prestava a equivoci: di lui, detestava la scelta di Itachi. Lì non c’erano proprio lati positivi.

Naruto era… il sole.

Era radioso, allegro, vivace, dolce e sensibile quando ci si metteva. Un po’ testone, ma socievole, aperto a tutti, aperto a chi non era come lui, a chi era diverso.

Ed era bellissimo.

Perché stava con suo fratello, allora?

Si fece portare da Kiba la sua roba fino alla nuova camera. Voleva evitare di incrociare chiunque, specie Lee, sempre così emotivo, e Naruto. Per fortuna Gaara sembrava non vederlo nemmeno, sebbene ogni tanto si scambiassero qualche parola, non era mai sorta intimità fra loro.

Kiba, portato la valigia e il borsone, si sedette sul letto con uno sbuffo.

- Non credere che stia sempre ai tuoi ordini, Sasuke. Solo oggi perché hai fatto una madornale cazzata.

Sasuke roteò gli occhi, preparandosi alla paternale.

Che non ebbe luogo.

Guardò l’Inuzuka con confusione.

- Io non so più che fare con te- fece lui mesto e un po’ acuto, come se avesse la gola secca, una voce così bassa che Sasuke si dovette avvicinare per sentire. – Ti ho dato precise istruzioni.

- Certo, tu, il grande Casanova, vero, Kiba?- fece sarcastico l’Uchiha.

- Intanto ho il ragazzo, quindi stai zitto.- sbottò a voce un po’ più alta l’altro.

Sasuke se n’ebbe a male.

- Shino ha mai pensato di mettersi con, che ne so, tuo fratello? Ah, dimenticavo, non hai un fratello! Che situazione complessa, la tua, eh?

Kiba lo fulminò con lo sguardo.

- Hai poco da dire, Sasuke… la risposta ad ogni problema è il dialogo. Ti saresti dovuto aprire a Naruto.

- L’ho fatto!

- Gli hai solo messo le mani addosso, l’hai importunato, l’hai fatto sentire un oggetto! Hai mai pensato di parlargli?

Sasuke s’incupì. Rispose solo dopo qualche secondo.

- Mi riderebbe in faccia…

Kiba si voltò per andarsene.

Conosceva poco Naruto, ma abbastanza per dirgli le seguenti parole:

- Che considerazione hai di lui, per pensare davvero che ti possa fare questo?

 

Naruto non cercava Sasuke, ed era all’oscuro del suo cambio di stanza: Kiba era entrato a prendere la sua roba mentre lui era al telefono con Itachi, mentre Lee dormiva di un sonno narcotizzato.

Le antine dell’armadio, ben chiuse, celavano il vuoto del suo reparto.

Naruto non sapeva nulla, e chiacchierava amabilmente con Lee, che s’era risvegliato.

- che ti prende? Ti vedo strano.- osservò il biondino, posandogli una mano sulla fronte. Inaspettatamente Lee reagì infastidito. Odiava ricevere attenzioni che non si meritava.

- Smettila! Credi che mi senta male?

Naruto alzò le sopracciglia. Frequentava Lee sin dalla materna, e sapeva perfettamente che, quando si comportava così, era perché si sentiva in colpa. Il suo senso dell’onore a volte faceva paura.

- … cosa hai fatto?- chiese inquisitorio.

Non ricevette risposta, Lee guardò altrove affranto.

Naruto sospirò.

- Lee, c’entra Gaara?

Il rosso non si vedeva in giro già da qualche ora, e fra un po’ avrebbero cenato.

Nisba.

- Che è successo quando siete andati in camera? Sbaglio o eri un po’ alticcio?

Lee si sentì un groppo in gola.

Era un porco, un maledetto porco, e il suo modo per espiare era magari farsi sputare in faccia dall’amico più caro?

- l’ho violentato.- fece, in un soffio.

- Cosa?!

- L’ho violentato!- fece un po’ più forte.

Naruto tacque.

- E lui ora dov’è?

Lee ricacciò indietro le lacrime.

- non l’ho visto.

- Quindi se n’è andato da solo.- concluse il biondo.

Lee gli lanciò un’occhiataccia.

- Che c’entra, adesso?

Naruto rimase impassibile, facendo appello a tutte le sue conoscenze in campo sessuale, apprese via internet e da Itachi il giorno prima.

- In genere, se lo stupro è così doloroso, si dovrebbe sentire troppo male per scorrazzare ovunque con tranquillità.

- Ebbene?

- Non ricordi nulla?- chiese.

- No, ero ubriaco.

Naruto aggrottò le sopracciglia.

- Lee, una violenza fa malissimo, lascia il segno spirituale sì, ma anche fisico. Gaara non si può sentire a posto fisicamente, o non è un vero stupro. Devi averlo preparato di sicuro. E se l’hai preparato significa anche che deve avere provato piacere, e inoltre sono certo che sarebbe riuscito a metterti k.o. se avesse voluto.

- E…?

- E quindi- concluse Naruto – non hai una vera ragione di sentirti in colpa, eri ubriaco e non in te, mentre lui era sobrio e avrebbe potuto fermarti.

Lee ci pensò diversi secondi, chiudendo gli occhi.

Sapeva di essere dalla parte del torto, però si sentiva meglio. Non aveva cattive intenzioni.

 

In quel momento entrò Gaara, seguito da Sai.

Naruto guardò confuso il nuovo ragazzo, mentre lui salutava con un inchino concluso da una piroetta.

- Konbanwa!- fece, sorridendo.

- ciao… chi sei?- fece Lee debolmente, per non dover guardare Gaara.

- Il vostro nuovo compagno di stanza, mi chiamo Sai!- fu la risposta.

- Ma…- obbiettò Naruto- qui si sta già stretti!

La risposta gli venne data dall’apertura da parte di Sai dell’armadio per sistemare le sue cose: gli oggetti di Sasuke erano spariti.

Sgranò gli occhi.

Immediatamente Gaara si sforzò di parlare per salvare le apparenze.

- Sasuke ha deciso di andare in una stanza singola, credo che non sappia nemmeno dell’esistenza di Sai.

Sai, dal canto suo, non fece caso alle occhiate che gli lanciava il biondo, credendolo forse un usurpatore. Sistemò i suoi vestiti e i suoi libri dove prima c’erano quelli di Sasuke e chiuse le antine dell’armadio, sedendosi sul letto.

 

Naruto abbassò gli occhi, ma si riprese subito.

In fin dei conti non aveva lasciato la scuola, inoltre l’avrebbe sempre visto a lezione, non c’era molto di cui preoccuparsi.

Recuperò la baldanza di sempre, sedendosi sul letto di Sasu… di Sai con un tonfo.

- Mi chiamo Naruto Uzumaki.- informò contento di fare nuove amicizie.

Lee osò spiccicare parola dal materasso sul quale era sdraiato.

- Io sono Rock Lee.

Sai sorrise a tutt’e due, anche se sembrava un sorriso finto, come quello di una maschera, era piuttosto cortese.

 

Gaara notò il diario dell’altro, foderato di foto di quello che sembrava un gruppo musicale.

Non li conosceva, e ciò era strano.

- Posso…?- domandò. Sai annuì.

Il rosso passò il diario anche a Naruto.

- Tu li conosci?- gli sussurrò. Naruto fece cenno di no con la testa.

Sai s’intromise.

- Sono i Malice Mizer.

Gaara alzò le sopracciglia. Mai sentiti nominare.

- Sono un gruppo rock giapponese, dovreste sentirli, sono fantastici.

Lee si era intanto avvicinato, e aveva notato fra le foto anche quella di una creatura da morbidi boccoli biondi e occhi azzurri.

- lei come si chiama?

Sai fece una risatina.

- è un maschio. Si chiama Mana.

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Capitolo 14
*** Rotola, Rotola! ***


Ecco il capitolo numero 14

Ecco il capitolo numero 14!

Tanto per rispondere alle domande… ebbene oggi ho appena deciso come andrà a finire la vicenda, grazie ad un provvidenziale scatto di rabbia e insofferenza verso un’altra ff.

Non preoccupatevi, non ci sarà un’epidemia di peste ^_^

 

Rotola, Rotola!

 

Dal diario di Naruto

Avete presente quando le situazioni, una volta mosse, continuano a evolversi di propria volontà senza che nessuno possa fare niente?

Un po’ come quando metti una bilia sopra un piano inclinato, e lei continua a rotolare e rotolare, e non riesci più a fermarla!

Okay, ho appena visto Chiedimi Se Sono Felice.

Ma non è questo il punto.

È che a noi sta succedendo proprio così, e non so quando quel maledetto piano si raddrizzerà, oppure se ci porterà verso il punto di non ritorno

 

Il preside Sarutobi conosceva i propri polli.

E se non fosse stato così, li avrebbe conosciuti certo Kakashi.

In ogni caso, dopo un party scolastico in serata, prontamente l’indomani mattina annullava le lezioni, e non soltanto per riguardo verso gli studenti, anche per gli insegnanti.

Una volta aveva insistito per far tornare gli studenti in classe dopo una festa che era finita verso le quattro, ebbene per rappresaglia nessun professore s’era presentato, anzi, si erano addirittura tutti rintanati nelle loro stanze a due a due. Orochimaru, il professore di scienze, col bidello Kabuto, Kakashi con Iruka, Kurenai teneva uno studente in ostaggio, Asuma perfino, il suo nipotino, era quello che aveva chiamato il sindacalista Gai (nonché professore di ginnastica) e che gli aveva scatenato contro la guerra.

E avevano vinto.

Sarutobi sbuffò, al diavolo loro e la forza della giovinezza invocata a pieni polmoni da Gai.

Però le lezioni andavano riprese per forza due giorni dopo, da lì non si transige.

Così successe anche quell’anno.

 

Naruto si dirigeva tutto solo verso la propria classe.

Una volta Sasuke l’avrebbe accompagnato, ma adesso lui stava discutendo animatamente al cellulare con la sua Sakura.

Storse il naso, lievemente, ma solo lievemente geloso.

Era proprio testardo come un mulo!

Venne a sorpresa affiancato da Sai, che era in classe con Lee e Gaara.

- Che ci fai qui?- bisbigliò Naruto.

Sai gli sorrise ancora di più e gli disse sornione:

- Volevo chiederti scusa se sono entrato stanotte nel tuo letto, ma ho paura dei tuoni, giuro che non ti metto più le mani addosso!

Naruto lo guardava stupito: non era mai successo nulla del genere.

Sai gli strizzò l’occhio e fuggì via, mentre Sasuke…

Beh, vi posso fare un esempio.

Sasuke era un candelotto di dinamite, da quando aveva visto Naruto con Itachi.

Sai era un ragazzino pestifero, e le sue parole un fiammifero acceso.

Uzumaki vide tutto come a rallentatore, e più avanti ne avrebbe riso di gusto, sul momento era però troppo confuso.

Sasuke lasciava a metà una parola.

Diventava prima verde.

Poi rosso, come un semaforo.

Guardava Sai e Naruto come a volerli uccidere.

Chiudeva la chiamata.

Senza che nemmeno ne fosse cosciente, Naruto si ritrovò in una classe vuota, dove era stato trascinato dal moretto.

 

Sai ridacchiava.

Se non ci si fosse messo in mezzo lui probabilmente quei due non si sarebbero parlati mai più.

Ovviamente Gaara, mentre gli altri dormivano, gli aveva raccontato tutto.

Sai sapeva anche dell’esistenza di Itachi, anche se non poteva essere a conoscenza del fatto che Sasuke aveva trovato Naruto e Itachi nello stesso letto il giorno dopo la festa.

Poco male, no?

Evidentemente non era stato uno shock abbastanza potente, e poi non avrebbe certo potuto sgridare Naruto di fronte a Itachi e rischiare di perdere la faccia.

Raggiunse Lee e Gaara, anch’essi separati.

Soppesò l’idea di utilizzare la stessa tecnica, quella della gelosia, anche su uno di loro, ma abbandonò il pensiero: soffrivano già troppo, e stavolta era colpa di una incomprensione, come Naruto gli aveva spiegato.

Nessuno che si facesse mai gli affari propri, eh!?

 

 

I tre entrarono nel grande laboratorio di scienze assieme alla loro classe.

In quel locale spazioso e bene illuminato torreggiavano tanti scaffali con serpenti e bisce (ma anche insetti) mummificati, alcuni addirittura vivi.

Il professor Orochimaru li invitò al grande tavolo, dove era intento a sezionare una rana viva.

- Vivisezione!- fece Lee in un sussurro strozzato e inorridito.

- Esatto, esatto.- rispose il professore.

La rana si dibatteva in agonia, spalancando la grande bocca, mentre Sai distoglieva lo sguardo, Gaara si mordeva un labbro e Lee sembrava sull’orlo del pianto.

Quel professore…

Lo odiavano!

Dopo una risatina leziosa seguita dal cestinamento della batrace ormai morta, Orochimaru intimò agli studenti di osservare al microscopio i liquidi viscidi appartenenti alla pelle dell’anfibio.

- Ma se era per quello- saltò su Sai – perché l’ha uccisa?

Il professore ridacchiò, passando fra i banchi, e dicendo con voce fredda e acuta:

- A volte solo la morte può dar sollievo ad una vita da prigioniero.

Lee quasi tirò su col naso:- e perché non l’ha liberata?

Il prof rise ancora, passando accanto a Gaara, che silenziosamente guardava nel microscopio stando chino, dando loro le spalle.

- Chi è così stupido da lasciarsi catturare non merita di vivere!

Detto questo passò oltre il Sabaku.

Ma Lee vide allungarsi la sua mano.

 

Gaara ascoltava il dibattito, fingendo di non essere interessato.

In realtà aveva i nervi tesi, tesissimi.

Quello spettacolo l’aveva un po’ scosso, dato che non se l’aspettava. Il macabro non gli aveva mai fatto impressione… ma quella rana…

Cercò di scacciare dalla mente l’agonia ingiusta di quell’animale.

Successe qualcosa che però lo sconvolse.

Sentì una mano sulla propria natica.

Era diversa da quella di Lee, era fredda, quasi molliccia.

Ebbe un moto di disgusto, ma non fece a tempo a voltarsi e fulminare con lo sguardo il maniaco, che quest’ultimo fu mandato dall’altro capo della stanza da un pugno.

Un pugno ben assestato da una persona che conosceva.

 

Sai sorrise a Orochimaru, che aveva urtato nel colpo il barattolo di serpenti imbalsamati, i quali gli erano tutti caduti addosso.

 

Kabuto vide tutto, dato che spiava il professore di scienze, e avvertì immediatamente il preside.

 

La stanza era un po’ buia, con le tende scure tirate.

I banchi polverosi, non più utilizzati da parecchio tempo. Quella classe un tempo serviva come laboratorio di economia domestica, ma chi la insegnava più, a dei maschi poi!

Naruto guardava con finto interesse i fornetti arrugginiti, i bioccoli di lana, tentativi vani di sferruzzare dei calzini azzurri.

Sasuke sedeva a braccia incrociate sulla cattedra, guardandolo severo.

Dietro di lui sulla lavagna stava scritto: Oggi si impara a fare il ragù!

Il biondino trattenne un sorriso, che sarebbe suonato fuori luogo come una trombetta ad un funerale.

L’Uchiha era troppo concentrato su se’ stesso per avvertire il lampo di divertimento negli occhi azzurri dell’altro.

Perciò quando disse: - Ti diverti?- non si riferiva certo a quello.

Naruto sgranò gli occhi:- in che senso?

- Beh, se devi far entrare nel tuo letto ogni rappresentante del sesso maschile, spero che tu ti diverta!

Naruto distolse lo sguardo da lui. Non sapeva che pensare.

Sasuke contò sulle dita:- Dunque, chi abbiamo? Mio fratello, quel cretino frocio di Sai… adesso chi ti farai? A chi aprirai le gambe? A Orochimaru?

Naruto sobbalzò.

Quel nome era tabù.

- non osare parlarmi in questo modo!- proruppe furibondo – non trattarmi come una sgualdrina, perché non è proprio il caso.

Sasuke lo guardò torvo.

- Lo sei.

- No, che non lo sono!- gli occhi di Naruto ebbero il potere di far rabbrividire l’Uchiha – e proprio tu chiami frocio Sai, proprio tu che quando hai visto me e Itachi hai pianto per tutta la notte chiuso in un bagno!

Quello era un colpo basso.

Sasuke arrossì.

Naruto dentro di se’ esultava: era grato a Sai, gli aveva offerto l’occasione di avere una resa dei conti. Tutto era nelle mani di Sasuke: a seconda di quello che avrebbe detto, sarebbero tornati amici, o anche di più. Altrimenti, avrebbe rinunciato a lui.

Sperava che non succedesse.

 

Sasuke friggeva di rabbia.

Da quando in qua il biondino gli teneva testa?

- Non siamo qui per parlare di me.

- E per cosa, allora?

Il moro ammutolì. Non lo sapeva nemmeno lui.

Il biondo aspettava in silenzio.

L’Uchiha non trovò nulla di meglio che insultarlo ancora.

- E va bene, non sono fatti miei se ti scopi Sai, però lo sono se vieni addirittura nella mia casa a farti mio fratello!

Che obiezione idiota!

Manco fosse Itachi il fratello minor…

-ciaff!-

Naruto…

Gli aveva dato uno schiaffo?

 

Sarutobi sedeva dietro la scrivania, guardando con tristezza Rock Lee.

Sai era poggiato al muro, rabbuiato dal fatto che la sua versione dei fatti non aveva tenuto contro quella di Kabuto.

Quello che lo faceva impazzire di rabbia era che le parole di Kabuto erano bugie belle e buone, a cui Orochimaru s’era aggrappato, però siccome erano adulti Sarutobi ci aveva creduto.

Inoltre lui e Lee non avevano parenti potenti che facessero causa all’istituto.

Gli veniva voglia di saltare sopra la scrivania di quel venduto e di rovesciare il suo potere, mettendolo nelle mani di Mana e Kozi!

Come sarebbe stata una scuola governata dai Malice Mizer?

Si riscosse dalle fantasticherie.

Sarutobi stava parlando.

- … e dato che la vittima in questione non è venuta a sostenere la vostra tesi, temo che lei, Rock Lee, dovrà essere espulso.

 

Naruto uscì e lasciò Sasuke in quella stanza, chiudendo anche la porta.

L’Uchiha, ancora stupito, si teneva la guancia rossa con la mano.

Le lacrime cominciarono a scendergli copiose dagli occhi.

No, non era colpa di Itachi se lui aveva tutto.

La colpa era solo sua.

Come sempre.

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Capitolo 15
*** Tutto ruota attorno al Preside ***


Oh, non mi ero accorta che è passato un mese esatto dallo scorso aggiornamento

Oh, non mi ero accorta che è passato un mese esatto dallo scorso aggiornamento!

 

Tutto ruota attorno al Preside

 

Dal Diario di Kiba

“Tutto tranquillo sul fronte Occidentale. Shino mi ama, Akamaru mi ama, io mi amo. Che bel periodo! Ci vorrebbe adesso un bel festino!”

 

 

Guardava fuori dalla finestra.

Disgustato.

Aveva un lieve senso di nausea, voleva solo tornare nella sua stanza e farsi una doccia, ma non voleva affrontare gli altri. Gli sembrava di non poter più tornare quello di prima. Sentiva quasi una sensazione di freddo alla natica rudemente palpeggiata dalla flaccida mano di quel mostro.

Sperava che lo licenziassero.

Che fosse condannato all’ergastolo.

O che almeno lo allontanassero dalla scuola. Con quale faccia si sarebbe presentato di nuovo alla lezione di scienze biologiche, adesso?

 

- Cos’è successo?

Naruto sedeva a gambe incrociate sul suo letto, armeggiando coi CD di Sai.

- Lo hanno espulso.- fece serafico il proprietario dei dischi.

Naruto cadde dal letto con un tonfo, facendosi parecchio male, e buttando all’aria tutti i cd di Sai, che subito scattò a riprenderli al volo, calpestando il biondino senza ritegno.

Lee rise amaramente alla scena. Quanto gli sarebbe mancato Naruto? E non aveva nemmeno fatto a tempo a fare amicizia con Sai! E Gaara?

… forse Gaara sarebbe stato meglio senza di lui.

- Si può sapere come è capitato questo casino?- Inveì Uzumaki.

Lee era ancora immerso nei propri pensieri: la cosa che lo faceva più infuriare era che Orochimaru se la sarebbe cavata senza nemmeno una ammonizione!

Rispose di nuovo Sai al suo posto:

- Praticamente Orochimaru durante la lezione di biologia ha palpeggiato il sedere di Gaara, guadagnandosi un calcio fulminante da parte di Lee.

- Ebbene? Orochimaru andrebbe licenziato e denunciato per molestie, mentre Lee al massimo avrebbe dovuto ricevere una nota! Cosa sta combinando Sarutobi?- fece Naruto grattandosi la testa.

Sai sospirò:

- Mio buon amico, non è finita: Kabuto, il bidello quattrocchi, ha visto ogni cosa e ha preparato un alibi al suo povero piccolo Orochimaru: la sua versione è stata che Lee ha aggredito senza motivo il professore di scienze.

Uzumaki sgranò le palpebre.

- … e Gaara?- perché il loro amico non era andato a difenderlo?

- Gaara non si è fatto vedere.- Sai stava per aggiungere “lui non sa nulla dei provvedimenti del preside”, ma Naruto non gli dette tempo: era già corso fuori dalla stanza.

 

Ancora alla finestra.

Dio, che schifo.

Non aveva nemmeno il coraggio di avvertire la famiglia, per denunciare quel maledetto porco. Temari l’avrebbe fatto ritirare dall’istituto e Kankuro l’avrebbe preso in giro per anni e anni.

Poteva solo aspettare che…

- Gaara!- una furia dai capelli biondi si materializzò di fronte a lui e lo prese per il bavero, spingendolo poco delicatamente al muro.

- Oh, buongiorno Naruto.

- Buongiorno un emerito accidente, cretino!- strepitò il ragazzo, fuori di se’ dalla rabbia. – Cosa fai? Stai qui ad aspettare che lui venga espulso?

Gaara pensò che si riferisse ad Orochimaru.

- Certo, no? Era quello che volevo! Perché, a te piaceva?

A Naruto mancò il fiato.

- Dopo tutto quello che è successo fra di voi! Sei un bastardo!

- Tutto cosa? Dovevo rimanere e concedergli di abusare di me?

- Perché, cosa hai fatto?- rispose sarcastico il biondo.

Gaara gli dette un pugno sulla spalla. Come osava? Certo avrebbe risposto per le rime ad Orochimaru, si sarebbe vendicato, ma Lee non gli aveva dato tempo!

Naruto rispose con un calcio negli stinchi. Addirittura nascondere la verità e uccidere la giustizia per del rancore senza senso! Non dimentichiamo che Gaara avrebbe potuto sottrarsi alle attenzioni di Lee! Oltretutto non pareva per nulla debole come ragazzo: il braccio gli faceva un male cane.

Cominciarono a menarsi.

 

Sasuke piangeva ancora, quando udì delle urla e dei colpi dal corridoio. Si asciugò il viso e uscì dall’aula.

Lo spettacolo era impagabile ma spaventoso: Gaara e Naruto se le davano di santa ragione insultandosi con epiteti tipo: “menefreghista”, “puttaniere”.

Da solo non poteva separarli.

Fortunatamente sopraggiunse Sai, e in due riuscirono a dividere i litiganti.

Sai prese Naruto per le braccia, idem Sasuke con Gaara.

Una volta calmata l’atmosfera Sai si pose come giudice fra loro:

- Ebbene?

- Costui pensa che non dovrei avercela con Orochimaru, e che io ci ero stato come una p******- accusò Gaara, tenendosi un gomito.

Naruto cadde di nuovo a terra, a ginocchioni, con un livido sotto l’occhio:

- Cosa? Io ho solo detto che Lee è stato espulso perché tu non hai testimoniato a suo favore!

Fu la volta di Gaara per sparire.

 

Corse a perdifiato.

Su per le scale.

Sentiva il batticuore, non riusciva a pensare, a respirare.

Voleva solo parlare.

Spalancò la porta, ignorando la segretaria.

- Signor Preside??

 

Passò qualche ora.

Gaara tornò nel dormitorio, e non volle parlare con nessuno dell’accaduto.

Naruto l’aveva perdonato: si era trattato solo di un malinteso, dopotutto!

Sai, in un angolo, sorrideva non visto: aveva capito già ogni cosa, e sapeva che Gaara ce l’aveva fatta, anche se il rossino aveva qualche dubbio.

Quando Lee fu di nuovo convocato dal preside, seppe di aver ragione.

Sasuke, ospite di quella che era stata la sua stanza, conversava con Gaara del più e del meno, lanciando sguardi freddi a Sai e evitando Naruto.

 

- Rimango!

Lee era piombato in stanza, rosso e felice, con un enorme sorriso.

Sai fece partire il tappo di una bottiglia di spumaranciata, colpendo la lampadina che si ruppe e spense, e mise alla radio il disco Merveilles dei Malice Mizer.

Improvvisarono, senza accorgersene, un festino con i viveri procurati da Kiba, che s’era autoinvitato.

Per prima cosa Lee abbracciò forte, nel buio, Gaara.

I due dopo pochi secondi si separarono, arrossendo.

Sai aveva cominciato una partita a poker con Kiba, alla quale si unirono Naruto e Lee, mentre Gaara fingeva di dormire e Sasuke…

 

Trovò sotto alla porta una lettera.

La portò alla luce della luna, parecchio fioca, e lesse il destinatario, un nome scritto con calligrafia famigliare:

A Naruto.

 

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Capitolo 16
*** Cosa fare? ***


Anche oggi sono stata ispirata da alcune Doujinshi e fan Art

Anche oggi sono stata ispirata da alcune Doujinshi e fan Art. Perdonate il ritardo, ma sto vivendo in un’altra casa dove non c’è internet ç_ç

 

Cosa fare?

 

Dal diario di Sakura.

Perché Sasu non mi ha ancora chiamata?????

 

A Naruto.

Non poteva credere ai propri occhi.

Itachi non aveva mai mandato lettere alle sue precedenti conquiste. Era una novità. Gli balenò in mente il pensiero che magari volesse lasciarlo.

Ne godette intimamente. Era tipico suo mollare la gente attraverso lettere o messaggi o telefonate.

Che fare?

Fortunatamente non era sigillata, quindi facendo attenzione a non stropicciarla avrebbe potuto leggerla in tranquillità. Meglio farlo subito, però.

Si mise la lettera sotto la maglietta e disse che andava in bagno urgentemente.

Kiba annuì, senza aver notato cambiamenti di sorta nei suoi lineamenti.

Sasuke entrò nel bagno, chiuse a chiave la porta e si sedette sull’asse del gabinetto, prendendo febbrilmente a leggere.

 

Naruto.

Oggi durante la spiegazione di Campi Elettromagnetici non riuscivo a seguire una parola di quel che diceva il nostro stimato docente.

Guardavo fuori dalla finestra il cielo, troppo, troppo azzurro, e il sole maledettamente giallo e abbagliante. E pensavo a te. Ai tuoi occhi di cielo e ai tuoi capelli di sole.

Sasori dice che mi sto rincoglionendo.

Deidara sospira che l’Amore è un’esplosione.

Kisame non nasconde una certa invidia per te. Naruto.

Maledetto me, quando ti ho proposto di aiutarti a far ingelosire Sasuke! Maledetto me, perché non capivo che il mio vero intento era starti vicino.

Sono proprio uno stupido.

E non riesco nemmeno a riconoscermi, a scrivere queste parole smielate.

La verità è che non me la sento più, Naruto.

E allora concludiamo la faccenda una volta per tutte.

Se provi davvero qualcosa per me, lasciamo perdere Sasuke.

Se sono solo un oggetto di gelosia, temo di non poter più resistere, a stare in tua compagnia senza poter veramente averti per me.

Domani verrò a trovarti… spero di avere risposta certa. Potrei sparire dalla tua vita con un solo tuo gesto.

 

Sasuke non sapeva che pensare.

Da una parte si sentiva preso in giro, e provava rabbia e disprezzo. Dall’altra giubilanza. Quindi era tutto in funzione sua?

Naruto voleva solo farlo ingelosire?

C’era un solo modo per scoprirlo.

 

- Itachi, ci sei?

- …

- Itachi!

- …

Deidara guardò Sasori, arrendendosi.

Sasori dette all’Uchiha un ceffone dietro la testa per avere la sua attenzione.

- Ahi! Ma sei scemo?

Il rosso, indispettito, nemmeno rispose. Deidara sorrideva, pungolandolo con la penna.

- Stiamo qui da mezz’ora per iniziare a fare le tesi… e tu non hai nemmeno scritto una parola, e per giunta hai preso le dispense sbagliate. Stiamo pensando a qualche biondino?

Itachi quasi arrossì.

- non dire cazzate.

Sasori gli tolse di mano il blocco per gli appunti.

- e questo cos’è?

Fece trionfante, indicando uno schizzo distratto, fatto a penna, che raffigurava un ragazzino con l’aria da volpacchiotto.

- Un disegno?- mormorò l’Uchiha.

- Questo è Naruto, Lucìa.- rispose Deidara con uno strilletto.

- Deidara, frequentiamo la stessa facoltà da anni… non hai ancora imparato il mio cognome?

 

- Naruto?

- Uh?

Ormai Naruto, a forza di perdere a strip poker, era rimasto con solo i boxer. Sasuke non potè impedirsi di deglutire, arrossendo.

“è così maledettamente…”

- Che c’è, Sasuke?- interruppe i suoi pensieri Naruto, accigliandosi.

“… insopportabile…”

- Puoi venire un momento?

- In bagno? Ma non ne ho voglia!

“… stupido…”

- E dai!

- Uffa, va bene…- acconsentì il biondino, rimettendosi i pantaloni nel dissenso generale.

“… bello.”

Naruto entrò con Sasuke, che chiuse di nuovo la porta.

- Questa… è per te, da parte di mio fratello.

Naruto sbiancò. Non sapeva niente del contenuto, ma era probabile che fosse qualcosa che il minore degli Uchiha non avrebbe dovuto leggere.

- Tu… tu leggi la corrispondenza privata?

- Sì, se riguarda anche me.

Il biondino impallidì ancora di più.

- Ma non potevi sapere che…

- Oh, avanti, le sgridate a dopo. Leggi, adesso. So che non vedi l’ora.- fece acido.

Naruto si arrese e cominciò a leggere.

 

Naruto.

Oggi durante la spiegazione di Campi Elettromagnetici non riuscivo a seguire una parola di quel che diceva il nostro stimato docente.

“Campi elettromagnetici??” Pensò basito Naruto, senza capirci nulla.

Guardavo fuori dalla finestra il cielo, troppo, troppo azzurro, e il sole maledettamente giallo e abbagliante. E pensavo a te. Ai tuoi occhi di cielo e ai tuoi capelli di sole.

Naruto arrossì come un peperone, evitando di guardare in faccia Sasuke, che da parte sua sbuffò scocciato.

Sasori dice che mi sto rincoglionendo.

Deidara sospira che l’Amore è un’esplosione.

“E questo che c’entra?”

Kisame non nasconde una certa invidia per te. Naruto.

Se sono solo un oggetto di gelosia, temo di non poter più resistere, a stare in tua compagnia senza poter veramente averti per me. […]

Impallidì. Sasuke sapeva tutto, adesso…

Domani verrò a trovarti… spero di avere risposta certa. Potrei sparire dalla tua vita con un solo tuo gesto.

 

Finì la lettura, terribilmente confuso, e imbarazzato, e visibilmente in ansia.

E adesso?

Avrebbe dovuto prevederlo, no? Itachi più di una volta gli aveva fatto capire che per lui provava affetto sincero, ma data la sua fama di farfallone, aveva chiuso gli occhi per non vedere… o magari perché non voleva illudersi? Quello era il punto.

E Sasuke aveva letto quella lettera, nonostante fosse esplicitamente indirizzata a lui, Naruto Uzumaki, che il giorno gli aveva dato un ceffone, praticamente intimandogli di stare lontano dalla sua vita.

Beh, risolviamo i problemi per gradi.

Alzò di scatto la testa per rimproverarlo, ma appena i loro occhi si fissarono, Sasuke lo precedette e lo spinse contro la parete del bagno color crema, sogghignando, sicuro di se’ come non lo era mai stato.

- potevi dirmelo, Naruto, che provavi attrazione per me- gli sussurrò all’orecchio, sghignazzando, prima di cercare le sue labbra.

Il biondo da una parte era irritato dall’atteggiamento dell’Uchiha, dall’altra confuso e… beh, Sasuke non baciava male.

Decise di cogliere l’occasione e si lasciò baciare senza opporre resistenza. Quella doveva essere una prova.

 

Sasuke sgranò gli occhi quando sentì arrendersi Naruto. Continuò a baciarlo, insoddisfatto. Inspirò col naso, forte, spingendo la sua testa verso di se’, aprendogli le labbra per avere accesso alla sua lingua.

Ma Naruto non reagiva.

Si staccò bruscamente.

- Per te… io non sono nulla, vero?- fece, quasi tremando.

Perché non sentiva in lui i brividi che invece la vicinanza di Naruto gli provocava? Come poteva essere così impassibile quando si baciavano?

Corse via dal bagno.

 

Naruto rimase appoggiato al muro…

…e non sapeva cosa fare.

 

- Itachi?

- Mmmh, sì?

- Sono io.

- E ti sembra questa l’ora di chiamare, scemo?

- Dobbiamo parlare, Itachi. Domani mattina. So tutto.

- Quando vuoi.

 

 

 

 

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Capitolo 17
*** The End ***


The End

The End

 

 

Dal diario di Deidara:

Oggi io e Sasori siamo andati a prenderci un gelato, e chi abbiamo incontrato in cremeria? Il nostro compagno di corso, Kankuro! Ogni volta che lo vedo mi viene il nervoso, ma come si veste? Come si concia dico io! Lui mi ha ignorato, cosa molto maleducata da parte sua, solo perché una volta gli ho messo un petardo sulla sedia… quanto siamo permalosi! Stavo per minacciarlo di farlo di nuovo quando il mio bellissimo e inopportuno ragazzo è intervenuto e mi ha portato via dalla gelateria. Io volevo gridargli “Ciao Batman”, ma non mi ha lasciato il tempo! Beh, Kankuro non la passerà liscia, guai a ignorarmi in quel modo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

Sai, con l’album da disegno sotto braccio, passeggiava per i corridoi cercando qualcosa o qualcuno da ritrarre. Due che si picchiano, due che pomiciano, un professore interessante… ma nulla catturava il suo sguardo, finché non si fermò di fronte ad una scenetta molto particolare.

Era arrivato al giardino della scuola, e si sedette sull’erba, esattamente dietro l’albero, per nascondersi.

Un Sasuke piazzato a gambe larghe ed espressione decisa di fronte ad un ragazzo che gli somigliava molto, solo un po’ più grande e dall’aria molto meno minacciosa. Probabilmente suo fratello Itachi.

I due si fissavano a qualche metro di distanza, mancava solo la tipica palla di sterpaglie che, spinta dal vento, passava fischiando.

Immediatamente Sai immaginò una musichetta western, e il Sasuke che era apparso nel suo foglio, somigliantissimo per altro, aveva un cappello da cowboy.  Ma la sua matita si fermò, indeciso su chi avrebbe avuto la medaglia a forma di stella da sceriffo.

Solo chi avrebbe vinto la discussione ne avrebbe avuto l’onore. Tese l’orecchio.

 

- Come ti sei permesso, dico io.

- Io faccio quello che voglio.

- Devi smetterla, hai capito? Questo non è il tuo campo, non immischiarti più nella mia vita!

- Chi me lo vieta? Tu? E poi che c’entra Naruto nella tua vita? Mica lo costringo a stare con me.

Sasuke sgranò gli occhi. Suo fratello non era mai stato così ciarliero. Quell’argomento doveva premergli molto.

- C’entra perché l’ho visto prima io, e poi…

S’interruppe. Non era stata un’uscita troppo matura, ma tant’è.

- E poi lui ci stava solo per fare ingelosire me, no?

Itachi si morse un labbro. Quello era un tasto dolente.

- Sasuke, non parlare di ciò che non conosci.

- Ah, non conosco, eh? Ho letto la lettera!

- L’avevo immaginato. Non te l’ha data lui, vero?

Sasuke tacque per qualche secondo.

- No- ammise infine. – Ma più che altro era per orgoglio.

- Lo credi tu. E comunque... ti sei mai chiesto perché non ti abbia mai assecondato?

- Che cosa?

- È vero, è iniziata per farti ingelosire, quella sera di dicembre mentre tu eri in biblioteca- mentì -  e tu ci sei cascato, fratello deficiente che mi ritrovo. E poi che è successo?

- E poi…- pausa imbarazzata.

- Tu hai cominciato a fargli le avances, no? Insomma, ti sei mostrato disponibile. Quello che Naruto voleva, non è vero? Allora perché non ne ha approfittato?

Il più giovane non sapeva cosa dire, perché era vero.

- Evidentemente…- tentò – non gli piaceva come mi comportavo.

- No, Sasuke chan, è qui che sbagli – Itachi sorrise – perché non ti ha dato corda nemmeno dopo che hai letto la lettera, no?

Silenzio.

- Ti starai chiedendo come faccia a saperlo. Molto semplice, ti conosco: tu avrai letto la lettera, ti sarai incazzato con me, ma avrai fatto la ruota come un pavone, iniziando a dare a Naruto attenzioni che prima nemmeno si sognava. Magari anche ravvicinate, razza di arrogante. Degno di un maledetto Uchiha. E lui…

- Cosa ne sai di come si è comportato lui?- sbottò Sasuke arrossendo.

- Andiamo, se lui avesse accettato le tue avances, non saresti qui a farmi il diavolo a quattro. Saresti con lui in giro per farti vedere da me.

 

Sai disegnò la stella sul petto di Itachi.

 

Avevano dormito insieme tutta la notte.

Senza toccarsi in modo strano, senza baciarsi, senza un contatto che fosse anche di poco superiore ad un abbraccio tenero.

Era come tornare a far scorrere il sangue in un cadavere. Erano entrambi freddi e timorosi di soffrire.

La mattina si svegliarono in contemporanea, più che altro perché le persiane erano aperte al sole e alla luce accecante. Erano abbracciati, ma subito Gaara si scostò di scatto, impaurito suo malgrado.

Non si fidava ancora di lui, forse.

Lee gli carezzò un braccio, l’altro fremette ma lottò per non spostarsi.

Gesti timidi, gesti dolci.

Gesti per tornare a conoscersi.

 

- Sai, che cosa hai dise…- scoppiò a ridere di gusto.

- Ti piace?

- Ma è spassoso, questo Sasuke col cappello!

Naruto sorrideva, e Sai lo guardava. Non capiva proprio nulla? Contò mentalmente fino a dieci.

- Davvero, è spaventoso.

“otto”

- e questa espressione è così scema, da film americano.

“cinque”

- Proprio degna di Sasuke, davvero. Ha anche il cinturone e gli stivali.

“due”

- Ehi… aspetta…

“zero”

- Ma questo è…

 

Itachi era rimasto nei pressi del collegio del fratellino, bazzicando qui e là mentre tutti lo guardavano ammirati, ammaliati, impauriti da tanto carisma.

Ogni tanto rispondeva ai messaggi furibondi di Deidara, che evidentemente aveva incontrato qualcuno che si veste male.

Ma aspettava, aspettava.

Non era ancora il momento di intervenire, perché Naruto di certo lo avrebbe cercato.

In qualche modo.

Per qualche motivo.

 

- Hey, Naruto, calmati!

Sai cercava di calmare il biondino, che l’aveva preso per le spalle.

- No che non mi calmo! Si può sapere quando li hai visti?

- Stamattina ho bigiato matematica, e loro erano lì.

- E sentivi che si dicevano?

Sai tacque, poi piano piano annuì.

Naruto trattenne il fiato.

- Di che parlavano?

- … di te.

Bene, questo lo immaginava, non era così scemo. Sapeva di essere fra due fuochi.

- E…?

- E niente, Itachi sa che Sasuke sa.

- Eh?

- Praticamente tu avresti usato Itachi per far ingelosire Sasuke, e quando Sasuke ci ha provato con te tu non gliel’hai dato lo stesso. E va bè… non con queste parole esatte, comunque il succo è quello.

Dannazione!

 

Sasuke correva per i corridoi, cercando Naruto che sicuramente non era nella sua stanza, dato che aveva controllato.

Aveva sperato di trovarlo nella propria, magari senza mutande, ma niente.

Entrò come una furia nei bagni maschili e trovò un Naruto ansiosissimo che discuteva con Sai.

Lo prese per il polso.

- Tu adesso vieni con me!

Piantando in asso il povero artista, lo stava per portare nella propria stanza, che Naruto di scatto si liberò della sua stretta.

- Naruto, smettila, perché fai così?

- Smettila tu, idiota!- sbottò – maledizione, non ti sopporto più, Sasuke!

Il moro sgranò gli occhi, stupito.

- Sei sempre lì a pensare che tutti sarebbero più che felici di essere toccati e trascinati ovunque da te, ma non è così, non gira tutto intorno a te, devi dare voce in capitolo anche agli altri, Sasuke, anche io penso, imbecille!

- Allora dimmelo!- scattò Sasuke – se tu pensi, dimmelo! Scegli, o me o Itachi.

La situazione era disperata.

Due fuochi.

Due fratelli.

Due caratteri non troppo diversi.

O forse no?

 

Lee era appoggiato alla ringhiera dello spazioso balcone del primo piano, pensieroso.

Alzò lo sguardo, sentendo qualcuno avvicinarsi.

- Gaara.

Il rosso si era poggiato vicino a lui, e lo guardava.

Non c’era freddezza, rancore, paura nel suo sguardo. Era molto serio, ma di una serietà calda.

- Ti volevo parlare.

- Ti chiedo scusa, Gaara, ma ero ubriaco. So di averti fatto molto male.

Gaara chinò il viso.

- Non male fisicamente quanto… insomma, le tue parole mi hanno ferito.

- Appunto per questo non dovresti dare retta ai delirii di un ubriacone come me.

Il rosso ridacchiò piano. Poggiò la mano sopra la sua.

- Non sono stato in grado di fermarti. Forse non volevo nemmeno farlo.

Pausa piena di imbarazzo.

- Ciò non toglie che ho approfittato di te.

- Quel che è stato è stato.

- … Gaara… potremmo mai tornare come prima?

- Dopo una cosa simile, no.

Lee chinò il viso, dispiaciuto.

- Semmai in meglio.

Il moro lo guardò stupito.

- Non ti illudere, ci sarà da lavorare tantissimo.

 

Sai, da una finestra, sedeva con un blocco da disegno.

Indeciso se disegnare Gaara e Lee che si baciavano dolcemente, oppure, in giardino, un Naruto che correva da Itachi, per poi saltargli fra le braccia in un abbraccio convulso.

Sì, quando cerchi qualcosa da disegnare non la trovi mai, e poi ti capita di avere sotto mano due bellissime scene e non sai da quale iniziare!

La vita è proprio ingiusta.

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