Uguale con uguale

di Beverly Rose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Complimenti tassativi ***
Capitolo 2: *** Vento gelido ***
Capitolo 3: *** Unghie inoffensive ***
Capitolo 4: *** Pesce e testuggine ***
Capitolo 5: *** Quello che l'alba porta ***



Capitolo 1
*** Complimenti tassativi ***


Inuyasha prese un altro boccone dal piatto preparato da Kagome sentendosi addosso gli occhi della ragazza. Sapeva che stava attendendo con trepidazione il suo giudizio circa il suo esperimento culinario e che una sola parola mal misurata l’avrebbe fatta scattare d’ira.

Che doveva dire? Quel manicaretto a lui sconosciuto non era male, certo, ma nulla avrebbe sostituito il ramen istantaneo nel cuore del mezzo demone.

Eppure anche il solo farlo presente avrebbe fatto reagire Kagome peggio che se l’avesse insultata pesantemente.

Inuyasha non alzò gli occhi dal suo piatto e tacque quel momento di troppo da consentire a Sango di precederlo:

-          -Kagome,  questo piatto è favoloso, davvero- affermò di tutto cuore –siamo così fortunati a poter assaggiare queste prelibatezze con quattrocento anni di anticipo.

-          -Mi associo- si aggiunse Miroku – inoltre ogni pasto è migliore del precedente. Hai un vero talento per queste cose.

-          - A proposito- rincarò Shippo, il viso coperto di cibo –posso averne un altro pochino?

Kagome arrossì, compiaciuta ed imbarazzata.

-          -Ma certo, Shippo- rispose con calore, prendendo il piatto vuoto che il piccolo demone volpe le tendeva.

Il silenzio che seguì altro non fece che sottolineare l’assenza di commenti provenuti da Inuyasha. Dal canto suo, il mezzo demone fissò con insistenza il fondo vuoto del proprio piatto. Se li sentiva tutti puntati contro, ora, gli occhi dei suoi compagni di viaggio.

Era sera, il fuoco era stato acceso, i loro pochi bagagli erano stati appoggiati poco lontano e lo strano giaciglio portatile di Kagome era stato srotolato appena fuori dall’arco di azione delle scintille che si levavano dalle fiamme.

La giornata era andata bene: non avevano trovato alcun frammento di Sfera dei Quattro Spiriti, ma nemmeno avevano rischiato la pelle. Un buon compromesso.

Ora che tutto suggeriva che la giornata si sarebbe conclusa senza tragedie, ecco che spuntava fuori una perfetta scusa per dare addosso a quel bruto insensibile di Inuyasha.

Per la prima volta dall’inizio della cena, il mezzo demone alzò gli occhi verso i suoi amici.

Kagome aveva un’espressione così ferita che pareva le fosse morto il gatto, mentre gli altri tre portavano l’accusa stampata in volto. Da vicino alla gamba di Sango, solo Kirara lanciò al ragazzo uno sguardo di comprensione e compatimento, accompagnata da un sommesso miagolio.

Il primo a parlare, naturalmente fu Shippo, che Inuyasha avrebbe picchiato volentieri ogni cinque minuti per quanto sapeva dimostrarsi petulante; tutti gli altri invece lo trattavano con infinita condiscendenza perché era un cucciolo orfano.

Quando era stato Inuyasha ad essere un cucciolo orfano, non ricordava che nessuno lo avesse mai trattato con condiscendenza, ma questi erano gli inconvenienti dell’essere mezzi demoni.

- Allora, Inuyasha? -buttò lì il piccolo demone con voce stridula – ti sei ingozzato per bene e ora non dici nemmeno grazie?

-          -Ma taci, Shippo!- sbottò lui per tutta risposta. Posò il piatto e i suoi occhi furono inevitabilmente attirati da Kagome, che abbassava la testa ostentando mortificazione.

-          -Non ti è piaciuto nemmeno stavolta, vero?- mormorò.

-          -Kagome, era tutto ottimo!- esclamò Sango all’istante –A Inuyasha è piaciuto tutto, vero?

La sterminatrice gli lanciò uno sguardo omicida, come a sfidarlo a contraddirla. Questo sarebbe bastato a spingerlo a dire che non aveva gradito proprio nulla di quello che aveva mangiato. Se Kagome cucinava per loro solo per essere lodata tutta la sera, poteva anche risparmiarselo; d’altro canto, lui preferiva veramente il ramen.

Tuttavia si costrinse a mugugnare un “certo, certo” fra i denti.

A sorpresa, questo non fece che peggiorare le cose.

Kagome alzò il capo di scatto, mostrando occhi pericolosamente lucidi.

-          -Oh, non serve che menti, Inuyasha- profferì lamentosa –dopotutto cosa ti importa se ho passato ore e ore a cucinare per te?

Questo era un colpo basso, pensò il mezzo demone; ora sia Sango che Shippo lo guardavano come se non chiedessero di meglio che picchiarlo e anche Miroku lo osservava con vaga disapprovazione. Solo Kirara guardava altrove, come a fargli capire che anche per lei quel discorso era meno grave di quanto i suoi amici volessero far apparire.

-          -E’ solo un egoista, Kagome- affermò Shippo con sdegno – non ti curare di lui!

-          -Ma stai zitto, Shippo!- ripeté Inuyasha.

Poi, visto che le sopracciglia di Kagome stavano assumendo una linea sempre più dura si affrettò ad aggiungere:

-          -Voi non capite, siete umani. I demoni non si fanno tutti questi complimenti fra di loro. Non sono abituato.

Capì di aver detto la frase sbagliata prima ancora di averla conclusa e a confermarlo fu lo stesso Shippo:

-          -Io sono un demone- puntualizzò – e i complimenti a Kagome li ho fatti.

-         - Sì, ma quello che volevo dire … - tentò Inuyasha ma Sango lo interruppe.

-          -Vuoi forse dire che i mezzi demoni non fanno complimenti se il cibo è buono?

-          -Beh … Sì?

Stavolta fu Kagome a parlare:

-          -Smettila di fingere che la tua sia una razza a parte: sei mezzo demone e mezzo umano, no? Sono entrambe razze che conosciamo. Penso solo che non ti sia piaciuto.

Detto ciò, la ragazza si alzò in piedi e si diresse verso il suo giaciglio srotolabile viola.

-          -Io invece penso solo che tu sia un maleducato- si intromise Sango – Kagome ha cucinato tutto questo per te, come fai a non capirlo?

Anche la seconda donna del gruppo si ritirò per la notte senza aggiungere altro. Kirara la seguì ma prima rivolse al mezzo demone l’ennesima occhiata di comprensione.

-          -Sei un cattivo, Inuyasha- concluse Shippo.

Lui non si diede neanche la pena di rispondere, ma lo osservò accoccolarsi vicino alla testa di Kagome.

Miroku non lo accusò ma neppure prese le sue parti e questo gli fece scendere l’umore ancora di qualche tacca.

Possibile che non lo lasciassero mai in pace?

Salvava loro la vita tutti i giorni! Loro l’avevano mai ringraziato per questo?

No, era ovvio che lui lo facesse!

Invece correvano tutti al sostegno di Kagome in qualsiasi situazione, bastava che lei assumesse quell’espressione triste e tutti erano automaticamente dalla sua parte.

Inuyasha si alzò in piedi e si stiracchiò.

Non era maleducato: quell’espressione dava per scontato che qualcuno l’avesse educato, ma male; lui invece non era stato educato per niente. Sua madre era morta troppo presto, ma lui era certo che se ne avesse avuto il tempo gli avrebbe fornito la migliore delle educazioni. Invece era troppo impegnata a preoccuparsi che nessuno lo colpisse alle spalle.

Dopotutto se tuo figlio è un mezzo demone le tue priorità sono che sappia come difendersi, piuttosto di conoscere quale inchino è consono in ogni occasione.

Ma a quello non ci pensava mai nessuno.

Di umore pessimo, Inuyasha si arrischiò ad avvicinarsi al punto dove Kagome stava sdraiata.

Ad occhi chiusi, ma sveglia, la ragazza stava a pancia in su vicino ad uno Shippo che si era addormentato in fretta.

Il mezzo demone si accovacciò al suo fianco e le parlò a bassa voce.

-          -Ti sei offesa?

Lei sospirò – No, Inuyasha- disse –ma ci sono rimasta un po’ male, tutto qui. Speravo ti piacesse.

-          -Mi è piaciuto!- insorse lui –ma gli altri ti hanno già detto tutto e non sapevo che altro dire.

Kagome aprì gli occhi e il mezzo demone osservò rapito tutte le stelle che riusciva a vederci riflesse. Kagome aveva gli occhi più caldi e luminosi che avesse mai visto. D’un tratto si sentì meglio.

-          -E’ stato fatto un gran discorso per nulla- concluse lei conciliante – sul momento mi sembrava importante ma … In effetti ti abbiamo dato tutti addosso per niente.

-         - Non tutti- corresse Inuyasha pensando a Kirara; ma aveva afferrato il punto.

-          - Vedrai che domani non ci penserà più nessuno- lo rassicurò la ragazza –io non ci penso già più.

Il mezzo demone annuì.

-          -Beh- tentò – scusa se non ti ho fatto i complimenti prima.

Lei ridacchiò – E’ tutto a posto, Inuyasha.

-          -Buonanotte, Kagome.

-          -Buonanotte.

Inuyasha si allontanò un poco dal bivacco, sentendosi meglio. Quelle discussioni erano sgradevoli sul momento ma poi andavano dimenticate in fretta. Passando davanti a Kirara, le sorrise e lei gli dedicò un’occhiata complice.

Miroku lo guardò senza espressione ma poi alzò le spalle come a dire “Sono donne, compare”.

Compare.

A volte gli suonava ancora strano pensare di essere il compare di qualcuno. Non era male però.

Sedette e nascose le mani nelle ampie maniche rosse.

Anche quella giornata era passata, nessuno di loro era ferito o morto e Naraku non aveva ancora vinto.

Inuyasha chiuse gli occhi pensando di non aver mai affrontato con meno preoccupazione quello che stava per succedere: di lì a due notti ci sarebbe stata la luna nuova.

Salve, salve!:)

Spunto con una fan fiction nuova e con questa tento un genere che non avevo mai provato prima. Finora sono rimasta a veleggiare nel porto del "sentimentale" "romantico" per la maggior parte del tempo, chissà cosa ne verrà fuori a scrivere qualcosa di diverso :D

E' anche la prima volta che inserisco Shippo... Quel demonietto non mi sta simpatico ma qui rischia di coprire un ruolo che in futuro sarà utile alla trama. Pensa te! XD

Detto ciò, spero che il prologo vi sia piaciuto e che quello che avete letto della trama vi spinga a dare un'occhiata anche al prossimo capitolo. Per ora saluti!

Ciao! :)

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Capitolo 2
*** Vento gelido ***


Il giorno seguente Inuyasha realizzò che, per chi lo soffriva molto, il freddo si stava facendo insopportabile.

Sbirciò prima Sango che procedeva stoicamente lungo il sentiero di terra battuta con le braccia conserte e poi Kagome, che con quel ridicolo abbigliamento bianco e verde offriva al vento una porzione di pelle davvero generosa da colpire.

Dimentico delle accuse della sera prima, Shippo si rifugiò sotto la lunga chioma del mezzo demone.

-          - Sto gelando!- si lagnò –non possiamo cercare riparo?

-         Shippo- disapprovò Inuyasha –sei un demone, datti un contegno.

-          - Sono anche un cucciolo! –stridette l’altro – e ho freddo!

Il mezzo demone alzò gli occhi al cielo. Per far rabbrividire lui sarebbe servita come minimo una bufera di neve ma ovviamente doveva restare indietro perché nessuno dei suoi compagni era in grado di stare al passo con lui.

Kagome corse per raggiungerlo e prese Shippo fra le braccia.

-          - Ha ragione, Inuyasha- affermò all’istante – secondo me faremo meglio a fermarci al primo villaggio che troviamo e proseguire quando il vento sarà calato.

-          - Kagome, il vento ci sarà anche domani! E’ la stagione! Perché non puoi coprirti un po’ di più invece di rallentarci tutti?

La ragazza arrossì e prevedibilmente Sango corse in suo aiuto.

-         -  Chiederemo indumenti al prossimo villaggio, magari. Ma se andiamo avanti così ci ammaleremo tutti salvo te. Così certo non sconfiggeremo Naraku, giusto?

-         Bah, come ti pare- sbuffò Inuyasha.

Rivolse di nuovo lo sguardo di fronte  a sé ma non prima di cogliere lo sguardo complice che Sango e Kagome si erano lanciate, nonché quello soddisfatto di Shippo nel vederlo zittito.

Incupito, infilò le mani nelle maniche e proseguì in silenzio.

Miroku gli si affiancò furtivamente e gli diede una lieve pacca sulla spalla.

-         Dopotutto hanno ragione, Inuyasha. Facciamo ciò che è meglio per il gruppo.

Non ottenne risposta così proseguì, forse per alleggerire la tensione:

-          - Cerca di avere pazienza, siamo umani!

-         Shippo è un demone- ringhiò Inuyasha.

-          - Sì, ma è un cucciolo- ribattè Miroku, proprio come il demone volpe poco prima.

-          - Certo, certo.

Inuyasha rinunciò a puntualizzare che la loro non era una gita di piacere. Altrimenti, accidenti, avrebbero scelto un periodo migliore!

In effetti il vento gelido non dava loro tregua da quando si erano rimessi in viaggio; il mezzo demone cercò invano di impedire alla propria chioma di capelli di svolazzargli ovunque attorno alla testa e si beccò almeno dodici granelli di polvere in ogni occhio mentre cercava di capire da che parte andare.

Fortunatamente il sentiero era così ben visibile e così evidentemente percorso ogni giorno, che certo un villaggio non poteva essere distante.

Infatti giunsero alle prime capanne prima che qualcuno avesse il tempo di lamentarsi un’altra volta.

Il villaggio era grande, persino più grande di quello di Kaede ma non c'era nessuno in vista; tutti gli abitanti dovevano essere rimasti al riparo dal vento ma non appena il gruppo fu avvistato, quello che doveva essere l’anziano capo del villaggio uscì allo scoperto.

Automaticamente Miroku si fece avanti.

-         -  Salve, signore- salutò inchinandosi –io e i miei compagni di viaggio chiediamo riparo, se possibile.

-         Benvenuti, stranieri- rispose il vecchio. Un sorriso si fece largo al di sotto delle sue rughe profonde –seguitemi, non restiamo qui al freddo.

Il monaco chinò la testa con riconoscenza ed il gruppetto seguì il capo del villaggio all’interno della sua capanna.

Come ogni altra abitazione simile, all’interno era spoglia e piuttosto scura, ma un fuoco scoppiettante diffondeva calore tutt’attorno.

-          - Cosa vi porta qui, stranieri?-  domandò l’uomo.

-          - Stiamo compiendo un viaggio per promuovere il bene- fece Miroku solenne.

Kagome ridacchiò per la scelta del lessico prima di sedere sulle assi di legno con gli altri.

-          - Sono lieto di sentirlo- disse l’altro, facendo scorrere lo sguardo sui loro visi –desiderate qualcosa di caldo?

-          - Se non è troppo disturbo- rispose Miroku ossequioso.

Non si accorse abbastanza in fretta che l’espressione del vecchio era trasfigurata alla vista di Inuyasha.

Questo non era tuttavia sfuggito al mezzo demone, che irrigidì i muscoli delle gambe, pronto a scattare in piedi.

-          - Che cos’è quello?- domandò il capo del villaggio, con un tono molto diverso e aspro.

-          - Si chiama Inuyasha- fece Kagome all’istante –è con noi.

-          - Questo lo vedo- il vecchio non nascose il disgusto che quell’affermazione gli provocava –ma è necessario che vi stia accanto anche ora? Non può attendere fuori dalla porta?

Inuyasha avvertì la rabbia montare all’istante e si rizzò sulle gambe alla svelta.

-Vecchio- ringhiò- non parlare come se non capissi. Non sono un animale.

L’altro si levò a sua volta.

-         -  Quelle che hai sono orecchie da animale- puntualizzò –ma il viso è umano. Che cosa sei?

-          - E’ un mezzo demone- lo difese Kagome –e allora?

-        --  Un mezzo demone!- esclamò l’uomo-lo sapevo! Un sangue misto di due razze che non dovrebbero neanche sfiorarsi! Che abominio è questo?

-         -  Non c’è bisogno di dire altro- si intromise Sango –se il nostro gruppo non è il benvenuto ce ne andremo, grazie-

-          - Voi siete i benvenuti- la contraddisse il vecchio –ma non lui.

-          - Lui è con noi- obbiettò Miroku-e senza di lui noi non restiamo.

-          - Lasciate perdere- si intromise Inuyasha, a sorpresa.

Aveva il viso scuro e i pugni stretti tremanti lungo i fianchi. Sembrò sul punto di attaccare l’anziano uomo, con le parole o, peggio, con gli artigli ma non fece nessuna di queste cose.

-          - Restate qui finchè il vento non si calma. Io vi aspetto alla fine del villaggio.

-         - Inuyasha, no!- protestò Kagome –non è giusto! Piuttosto verremo con te.

-          - Domani sarete tutti ammalati- Inuyasha ripetè quanto era stato detto sul sentiero e Sango si maledisse per le sue parole –qui c’è caldo. A me il freddo non disturba.

Senza consentire a nessuno di replicare, il mezzo demone scattò verso la porta ed uscì in un lampo dalla capanna. Gli parve di cogliere in quella manciata di secondi l’espressione angosciata e dispiaciuta di Kagome. Nonostante ciò gli sembrò di scorgere nei visi dei suoi amici anche il sollievo di non dover uscire di nuovo sotto ad un vento gelido. Si disse che forse se l’era immaginato.

Prese lo slancio e balzò in aria, contrastando le raffiche fredde con il proprio corpo. Pochi salti e si ritrovò al confine estremo del villaggio. Individuò un rado boschetto poco distante e si arrampicò su un albero.

Si disse che doveva esserci abituato. Dopotutto che un’umana si fosse unita ad un demone ed avesse generato un figlio non andava ancora giù a nessuno.

Il freddo gli schiaffeggio il viso ma non spense la sua rabbia. Li odiava. Odiava quegli umani dal sangue perfettamente puro che si divertivano a puntargli il dito contro come se essere una mezza razza fosse stata una decisione sua. Odiava anche i demoni al cento per cento che erano soliti deriderlo per la sua parte umana. Non c’era posto per lui da nessuna parte.

Rabbrividì, stupito che il vento potesse nuocergli e rifletté che ad un giorno dalla sua notte umana poteva darsi che fosse più vulnerabile.

Dedicò un pensiero ai suoi amici. Loro lo avevano difeso dopotutto. Lui aveva ricambiato concedendo loro di riscaldarsi, senza di lui.

Non richiesto, gli si affacciò alla mente il pensiero che forse, dopo la sua fuga avessero deciso comunque di seguirlo. Che avessero mandato al diavolo il capo del villaggio e che a momenti sarebbero apparsi, infreddoliti ma sorridenti, ribadendo il concetto che non l’avrebbero lasciato neanche in quel frangente.

Inuyasha attese ma non arrivò nessuno.

Salve! :) Torno con il sencondo capitolo. Purtroppo mi dilungo sempre nelle introduzioni quindi neanche qui succede questo granchè. Mi piace provare a dare una visione complieta della situazione della quale i personaggi si muovono e purtroppo non riesco ancora a farlo in sintesi. Ci sto lavorando però!:)

Presto ci sarà maggiore azione, promesso! Ciao! :)

 

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Capitolo 3
*** Unghie inoffensive ***


Se avesse avuto un orologio e avesse saputo leggerlo, Inuyasha  avrebbe potuto calcolare un’ora scarsa di attesa appollaiato sul ramo.

I suoi amici spuntarono a passo svelto e si riunirono attorno all’albero sul quale lui sostava lanciando sguardi arcigni tutt’attorno.

Erano rimasti, secondo le parole d Miroku “Giusto il tempo di riacquistare la sensibilità delle dita e di scroccare qualcosa per coprirsi”. Ora Kagome portava una casacca marrone visibilmente da uomo sopra alla sua divisa, con Shippo convenientemente rifugiato sotto.

Miroku e Sango avevano rimediato due semplici coperte scure che si erano avvolti attorno alle spalle e che toccavano quasi terra mentre camminavano.

-          - Andiamocene via- intimò Inuyasha scorbutico, raggiungendoli sul terreno – o finisce che qualche capanna la rado al suolo.

Nessuno ebbe l’ardire di dirgli di contenersi, mentre si lasciavano senza rimpianti il villaggio alle spalle, né qualcuno si lamentò più per il vento.

Kagome raggiunse il mezzo demone, impacciata dall’ampio indumento che le pesava addosso.

-          - Sai bene?- domandò senza preamboli.

-        -   Ma certo- ringhiò lui senza guardarla –cosa vuoi che me ne importi di quel vecchio?

La ragazza annuì, il volto acceso di compassione ed affetto; coraggiosamente, infilò il proprio braccio sotto quello dell’altro.

-         -  E’ pieno di persone ignoranti- continuò – è disgustoso come si comportano.

Inuyasha non replicò, forse perché la presenza del braccio di Kagome lo distraeva un po’ troppo.

-         -  Per fortuna- proseguì lei senza aspettare risposta – tu hai noi.

Ancora una volta il ragazzo tacque. Kagome aveva ragione su tutto. Certe persone avrebbero fatto meglio a cucirsi la bocca ma almeno lui poteva contare ben cinque amici dalla sua parte. Quanti suoi simili potevano affermare di avere tanta fortuna?

Eppure … Non era vero che non gliene importava niente. I suoi amici gli avevano giorno per giorno dato l’illusione che tutti quelli che incontrava potessero infischiarsene del suo sangue misto. Invece c’era sempre qualcuno a ricordargli che la sua era una situazione privilegiata, che era stato graziato ad incontrare persone così prive di pregiudizi.

-          Non è successo niente, Kagome- si sentì di dire –non mi importa.

Guardò furtivamente la testa scura della ragazza, i capelli arruffati all’inverosimile per via del vento. Con un tuffo al cuore si rese conto di quanto peggiore sarebbe stata la sua vita a contatto con gli umani, se lei e i suoi amici non ci fossero stati.

Era grazie a loro se a volte la sua presenza veniva tollerata; era per merito loro se, come quella volta, il capo di un villaggio chiedeva semplicemente che si allontanasse, invece di brandire armi contro di lui.

A ben pensarci, quella volta era stata una gran fortuna essere stato scambiato per una sorta di cane domestico, altrimenti si sarebbe arrivati alla violenza.

Inuyasha si voltò verso Sango e Miroku, che camminavano pochi passi dietro di lui e Kagome. Sia loro due che Kirara li osservavano con spudorato interesse e lui realizzò quanto fosse bizzarro vederlo avanzare senza problemi a braccetto con la ragazza.

-         -  Allora? Che avete da guardare?- scattò

Lasciò il bracciò di Kagome e guadagnò terreno per trovarsi in testa al gruppo.

-         -  Niente- giunse la voce divertita di Sango – stavamo solo pensando che faremmo meglio a trovare un riparo per la notte. Dopotutto ci sarà la luna nuova!

Inuyasha si strinse nelle spalle, senza voltarsi. Si ricordavano anche questo.

I suoi amici gli avevano reso la vita più facile. Kagome gli toccava il braccio con affetto, Miroku gli dava amichevoli pacche sulla spalla, Shippo gli si rifugiava sotto i capelli, Kirara gli sorrideva silenziosa. E Sango suggeriva di trovare il luogo più adatto per essere protetti nella sua notte da umano.

Erano premurosi, divertenti, naturali e si preoccupavano per lui.

Inutile negarlo, questo lo faceva sentire felice.

Ma lo faceva sentire anche più debole.

 

 

Come Inuyasha aveva predetto, il vento non diminuì col calare della sera.

Il gruppetto  seguì il sentiero che ora correva accanto ad una parete di roccia, pronto ad infilarsi nella prima caverna abbastanza spaziosa che avessero trovato; avevano a priori scartato l’idea di avventurarsi nel bosco che si stendeva sul lato opposto della strada.

Kagome camminava mezzo passo dietro al mezzo demone, proteggendosi alla meglio grazie alla sua schiena; fra le sue braccia, Shippo era ridotto ad un fagotto tremante. Kirara aveva abbandonato le dimensioni da gattina e ora avanzava con le sue ampie zampe feline, facendo fronte con successo alle violente raffiche che si abbattevano su di loro. Le fiamme sulla sua coda erano le uniche fonti di luce. Sia Sango che Miroku camminavano tenendo una mano appoggiata alla sua schiena, in cerca di sostegno.

Il mezzo demone lanciò uno sguardo contrariato alle sue spalle e constatò che entro poco Kagome non sarebbe stata in grado di proseguire oltre; senza parlare sfilò Shippo dalla sua stretta e se lo sistemò sotto il braccio come un pacco; Kagome capì al volo e si issò con gratitudine sulle sue spalle.

-          - Grazie- esalò sfinita.

Inuyasha non rispose, piuttosto si sentì sollevato quando individuò una rientranza nella roccia abbastanza ampia da ospitarli tutti.

Vi si infilò alla svelta e tutti lo seguirono, sollevati.

-          - Ho un tremendo mal di orecchie- annunciò Miroku abbandonandosi contro la parete della caverna;

dal canto suo, Sango si adoperò con solerzia per accendere il fuoco, Kirara dritta al suo fianco. Kagome si limitò a scivolare giù dalle spalle di Inuyasha prima di cercare silenziosamente il suo giaciglio srotolabile nello zainetto.

Il mezzo demone la guardò accigliato rifugiarsi dentro lo strano oggetto viola, pallida come l’aveva vista solo poche altre volte; mentre se ne stava in piedi nel mezzo del loro rifugio, la ragazza ricambiò il suo sguardo.

Con gli occhi allacciati a quelli di Kagome, Inuyasha avvertì tutto il proprio corpo trasformarsi; fu colpito da un vago capogiro e le nuove orecchie umane gli mandarono una vaga fitta quando gli spuntarono ai lati della testa. Sfregò le unghie arrotondate contro i palmi delle mani ed infine controllò costernato l’assenza dei propri canini appuntiti.

Kagome rimase a rimirarlo rapita e le sue guance acquistarono un po’ di colore.

-          - E’ ufficialmente notte- giunse da in basso la voce di Shippo ed il mezzo demone si rese conto di tenerlo ancora come un fagotto sotto il braccio; lo appoggiò velocemente a terra, distogliendo infine lo sguardo da Kagome.

Non era la prima volta che i suoi amici lo vedevano ridotto così eppure faceva ancora effetto a tutti, soprattutto a lui.

Cercò di concentrarsi sul fuoco appena acceso ma scoprì che il suo calore, sulla sua sottile pelle umana, era difficile da sopportare; si allontanò di vari passi dagli alti, sentendosi sgradevolmente scoperto.

-         Beh, direi che è il caso di riposarci- concluse Miroku.

Davanti ai loro occhi, Kirara assunse nuovamente le dimensioni di un gatto domestico e si accoccolò sulle ginocchia di Sango.

In meno che non si dica, tutti si prepararono per cercare di dormire un po’.

Inuyasha osservò sgomento il monaco che appoggiava la testa al proprio bastone e la sterminatrice sdraiarsi vicino al suo demone. Kagome aveva già gli occhi chiusi e Shippo l’aveva raggiunta per dormire accanto a lei. Non commentarono il suo aspetto mortale e forse fu perché l’avrebbero fatto sentire ancora più a disagio. Tuttavia il mezzo demone si sentì quasi offeso che nessuno volesse montare la guardia per quella notte.

Lui non avrebbe dormito; durante le notti di luna nuova tutti loro erano più vulnerabili; non era più solo lui.

In un misto di rabbia e disagio, Inuyasha ripensò al vecchio capo del villaggio, ai suoi canini piatti ed innocui, ai piatti che Kagome aveva cucinato in cerca di lodi e a tutti i suoi amici che dormivano serenamente mentre lui era divorato dall’inquietudine.

Senza neanche pensarci, infilò l’uscita della caverna e si avventurò fuori, nel vento gelido.

Altro capitolo molto """"""introspettivo""""""", comunque vi giuro: l'introduzione è ufficialmente finita! Solo tre capitoli di scarsa azione, sto migliorando! XD

Spero non sia noioso e che comunque mi consiglierete come fare meglio. Grazie a tutti quelli che leggeranno e grazie a tutti quelli che vorranno lasciare una recensione. Ciao! :)

P.S. Sono stata lenta ad aggiornate e temo che in futuro lo sarò ancor di più! :/ 

Questo perchè (momento in cui spiattello con entusiasmo i fatti miei) da ieri ho adottato un gattino orfano ancora da svezzare che mi occupa molto tempo e ha bisogno di latte in polvere a intervalli di poche ore sia di giorno che di notte. Piuttosto di scrivere un articolo mediocre mentre sono stanca o sto pensando ad altro, preferisco prendermi più tempo ma buttar giù qualcosa di decente. Son certa che capite benissimo! ;)

 

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Capitolo 4
*** Pesce e testuggine ***


La pelle gli si coprì all’istante di brividi ed i capelli troppo lunghi gli sventagliarono davanti al viso, accecandolo per un attimo.

L’umano Inuyasha si curvò leggermente in avanti, chiedendosi come avessero fatto i suoi amici a resistere tanto sotto quel vento ghiacciato.

Addossò la schiena alla parete rocciosa, osservando con desiderio gli alberi dalla parte opposta del sentiero. Era inutile negarlo, nulla gli conferiva tranquillità quanto una foresta, fosse questa anche spazzata da quel vento maledetto.

Chinò ancor di più la schiena e si lanciò a capofitto in avanti, verso le accoglienti piante ad alto fusto, dai tronchi saldi e dalle fronde agitate dalle raffiche.

Sotto gli alberi, il vento era di poco meno violento, ma soffiava creando strane eco che rendevano il bosco ancor più vivo.

Rifrancato dal ritrovarsi nel suo elemento, seppur già irrigidito dal freddo, Inuyasha tirò un sospiro di sollievo.

Non sapeva perché aveva avuto bisogno di cercare la solitudine; l’ultimo giorno trascorso aveva scombussolato qualcosa dentro di lui.

Poco tempo prima la sua varietà di sensazioni era stata assai scarsa. C’erano rabbia, insofferenza, violenza, a tratti ironia e tolleranza, con qualche sprazzo di pietà e senso di colpa. Con Kikyo c’era stata la prima sferzata di totale confusione. Quello era amore e con lui erano arrivati lo spiccato spirito di giustizia, l’adrenalina, la felicità. Ancor più tremendo era stato il tormento della fine.

Da quando era stato liberato della freccia che lo inchiodava all’albero, non era più riuscito a star dietro alle proprie emozioni.

Se si era illuso di poter tornare ad essere come prima di aver incontrato Kikyo, si era sbagliato.

Kagome era piombata nella sua vita alla svelta, un’immediata fonte di frustrazione e arrabbiatura seguita poco dopo da un imbarazzante necessità di proteggere e rendere sereni.

E poi le sensazioni nuove non avevano più smesso di ammassarsi!

Shippo, Miroku e poi Sango e Kirara… Tutti loro avevano dato un colpetto ad un punto diverso della sua anima che neppure sapeva di possedere più. Nulla l’aveva mai fatto sentire così scombussolato, neppure (il che era tutto un dire) il braccio che il suo fratellastro Sesshomaru gli aveva conficcato nella schiena per poi farlo spuntare dall’altro lato.

Camminando furtivamente fra gli alti tronchi, tenendo i capelli raccolti con una mano, Inuyasha si disse che aveva sviluppato un’imbarazzante dipendenza da affetto ed accettazione.

Perché cosa aveva provato al rifiuto sdegnoso del capo del villaggio? Dispiacere.

E cos’altro aveva sentito quando nessuno dei suoi amici gli aveva chiesto come si sentisse dopo la trasformazione? Abbandono.

Era del tutto irrazionale, lo sapeva e non lo avrebbe mai ammesso con nessuno, ma le sensazioni positive che i suoi amici gli trasmettevano avevano  generato in lui il bisogno di riceverne altre. Fino a pochi anni prima si era bastato da solo! Non aveva sentito nessun bisogno di cercare la compagnia di qualcuno che era suo simile solo per metà!

E quando i suoi amici fossero morti di vecchiaia che ne sarebbe stato di lui?

Si sarebbe aggirato solo e derelitto, piangendo l’amicizia un tempo vissuta, con Shippo e Kirara che gradualmente si allontanavano da lui perché erano demoni completi ed il loro posto era un altro?

Inuyasha non voleva.

Le orecchie umane e le punta delle dita gli erano diventare insensibili ed un dolore alla testa si stava lentamente facendo spazio nelle sue tempie. Gli occhi gli dolevano e d’improvviso si sentì stanco. Per ora che li aveva, si disse abbattuto, tanto valeva che dai suoi amici ci tornasse. Umano o no, si sarebbe sentito meglio ad averli attorno. Quel bisogno improvviso di allontanarsi per far chiarezza gli aveva prima di tutto provocato l’emicrania.

Abbacchiato, si volto per tornare sui suoi passi.

Poi, al di sopra dell’urlare del vento, sentì una voce.

-          Finalmente ti ho trovato, bello!

 

 

La mano gli volò all’elsa della spada e, prima ancora che Inuyasha potesse vederlo in volto, la vecchia ed arrugginita Tessaiga era puntata contro lo straniero.

-          - Chi diavolo sei?- latrò il mezzo demone, strizzando gli occhi nel buio.

-          - Ehi, vacci piano con quella!- replicò l’altro – che razza di modi! 

-    Ti ho fatto una domanda- ringhiò Inuyasha nervoso. Non aveva paura ma che avesse incontrato qualcuno nel bosco nella sua unica notte da umano era davvero frustrante.

-          - Mi chiamo Masutaro - replicò questi infine – e si da il caso che ti stessi cercando. Ma tu punti la spada contro tutti o è una cortesia che riservi solo ai tuoi simili?

Inuyasha tacque. Man mano che lo metteva a fuoco con fatica, distinse i tratti di un volto come il suo e come quello di Kagome o Sango.

C’era un capo senza alcun capello, un’ampia fronte e due occhi paralleli, sopra un naso dotato di narici ed una bocca con due labbra sovrapposte. Lo sconosciuto alzò entrambe le mani –mani con cinque dita ciascuna- in segno di resa ed indietreggiò leggermente, portando indietro una gamba provvista di coscia, ginocchio e polpaccio e che terminava con un piede che avrebbe potuto essere quello di Miroku.

Inuyasha lo scrutò senza batter ciglio, prendendo atto dell’aspetto più bizzarro dell’uomo che gli stava davanti: metà del suo corpo a partire dall’ampia testa pelata aveva pelle liscia e rosata come la sua. L’altra metà era coperta di squame azzurrine che segnavano una netta linea che gli tagliava il volto a metà per il lungo e continuava fin dentro il colletto della sua casacca. Il ragazzo fece guizzare lo sguardo sulle mani dell’altro: una era perfettamente umanoide mentre l’altra, al pari di metà della sua faccia, era squamata come quella di un pesce e senza unghie.

-          - Sei … - iniziò, ma aveva la gola arida – sei un mezzo demone?

-         -   Intuitivo!- si complimentò l’altro – e mi risulta che lo sia anche tu! Come ti chiami?
 

-          - Aspetta- scattò l’altro senza rispondere- prima hai detto che mi cercavi. Come sarebbe?
 

-          - Oh, certo- il mezzo demone pesce ignorò la spada sguainata ed assunse una posa disinvolta – io e i mei amici ci siamo stabiliti poco distante e fra di noi c’è un mezzo demone gufo che percepisce quando si avvicinano i nostri simili che è una meraviglia. Se il mezzo demone è molto potente riesce a capire anche quando è la sua notte umana. Utile, no? 

-          -  I vostri simili? Nel senso che siete un gruppo di mezzo demoni?- fece Inuyasha stranito. 

-          -  Te l’ho già detto che sei intuitivo?

L’altro non allentò la presa sull’elsa della spada.

-          -  Che diavolo vuoi da me?

 -         -  Ma niente! Accidenti, siamo sospettosi da queste parti. 

-        -   E allora perché mi cercavi, sentiamo!

Il mezzo demone pesce incrociò le braccia, alzando gli occhi al cielo.

-         -  La nostra localizzatrice di mezzi demoni ha detto che eri qui in forma umana, così sono sceso per avvertirti. 

-           - Avvertirmi di che? 

-         -   E mi lasci finire? In questo bosco ci sono degli orridi demoni minori in forma di testuggine. Fanno solo ragionamenti molto elementari e più che altro mangiano. Fossi stato in forma normale non ti avrei disturbato perché non gradiscono i mezzi demoni. Ma visto che ti aggiri qui nella tua notte vulnerabile tu metto in guardia: quelli hanno un debole per la carne umana.

Inuyasha non fiatò; non aveva mai sentito nessuno parlare di demoni con tanta sufficienza; questo Masutaro aveva occhi azzurro pallido molto grandi, tutti e due accesi di moderata curiosità e puntati su di lui. Li scrutò con sospetto prima di replicare.

-         -   So badare a me stesso. 

-          - Probabile- Masutaro guardò Tessaiga ma non commentò il suo aspetto poco minaccioso – fatto sta che per questa notte potresti stare con noi. Sai così, saresti proprio sicuro di arrivare al mattino.

Un’ondata di calore, quasi subito smorzato dal freddo del vento, accese le guance del mezzo demone.

-          - Ma che vuoi da me?- scattò – non ci penso neanche a passare la notte con un branco di strambi sconosciuti!
 

-           - Ma dai, siamo tutti mezzo demoni! Magari fai amicizia.

-          -  Se sono tutti come te dubito.
 

-          - Ahi!- Masutaro si portò una mano al petto – le tue parole mi feriscono.
 

-           - Comunque – proseguì  Inuyasha altezzoso – non passo la notte da solo. Sono con degli amici.

 

-          -  Altri come noi?- domandò l’altro interessato – ma dove stanno? Potrebbero almeno tenerti un po’ d’occhio nella tua notte da umano! Non capiscono che significa?

Fu allora che, di sorpresa, Inuyasha abbassò l’arma. Senza che lo volesse, le spalle gli si erano abbassate, come se la domanda fosse stata un colpo fisico.

-         -  No- confessò suo malgrado – sono umani. E un paio di demoni.
 

-        -   Umani e demoni?- si scandalizzò l’altro – e che ci combini con loro?
 

-         -  Sono miei amici! – si infervorò Inuyasha ma un ingiustificato imbarazzo lo colse mentre guardava il volto squamato per metà del suo simile.

 

-        -  Davvero?- questi rispose con scetticismo – noi tutti con umani e demoni abbiamo solo avuto esperiente negative.  Ma forse tu hai avuto fortuna!
 

-          - E’ così- confermò l’altro, tentando di darsi un contegno- e ora se non ti dispiace me ne vado e a mai più rivederci!
 

-          - Aspetta, bello, forse non è il caso- tentò di fermarlo l’altro ma ormai Inuyasha gli aveva voltato le spalle con decisione.

Così riuscì a vedere senza nessuna ostruzione il demone a forma di testuggine che caracollava verso di lui, bizzarramente svelto e che lo attaccava con il suo testone da rettile.

Inuyasha cercò la spada ma venne agguantato dal demone proprio sul braccio destro. Sentì  labbra sdentate ma solide come il granito che gli tentavano la carne, facendo fremere l’osso.

-        -   Attento!- vociò Masutaro alle sue spalle ma non c’era modo di liberarsi da quella morsa con le energie di un umano.

Cercò di strattonare il braccio via dalla bocca della testuggine, ma questa, si accorse con orrore, aveva rilasciato sulla sua pelle un’orrida bava verdastra, che bruciava e sfrigolava.

-         -  Oh, non credo proprio – disse ancora Masutaro.

Inuyasha lo vide piombare con violenza sul guscio della testuggine, aprendo una crepa sulla scorza verde scuro. Il demone grugnì agitando la testa, con Inuyasha ancora stretto nella morsa della sua bocca, sballottato a destra e a sinistra.

Un colpo ancora ed Inuyasha fu libero; il demone aveva scrollato la testa con tale energia da scagliarlo lontano, mandandolo a colpire il tronco di un albero.

Il ragazzo si rialzò a fatica aggrappandosi a piene mani alla corteccia del fusto; sentiva il braccio ardere e vide la propria pelle piano piano liquefarsi sotto i suoi occhi.

Guardò sgomento Masutaro che stava a quattro zampe sul guscio del demone testuggine, crepato nel mezzo per quasi tutta la sua lunghezza. Il mezzo demone pesce appoggiò le mani sul corpo della bestia e dai suoi palmi uscì un fiotto d’acqua che si solidificò all’istante sopra il guscio spezzato.

Inuyasha avrebbe voluto vedere la fine dell’incontro, la tecnica di combattimento del mezzo demone; ma più di questo avrebbe voluto che il male al braccio si placasse e che il dolore sordo alla schiena, dove aveva picchiato contro l’albero smettesse.

Colto dal desiderio di vomitare si chinò in avanti e le ginocchia gli cedettero suo malgrado. Il dolore al braccio si fece accecante e, pur lottando per non perdere conoscenza, Inuyasha si accorse che il suo corpo si arrendeva, anche se lui desiderava ancora resistere.

Senza volerlo, si lasciò cadere sull’erba gelida e perse i sensi.

Salve, salve! :)

Allora, mi scuso per l'estremo ritardo ma il gattino mi ha davvero preso assai.

Sono medio - di fretta anche stavolta ma due parole le vorrei dire! :b

Sto cercando di seguire i consigli che mi hanno lasciato nelle recensioni precedenti (specie quelle lasciate da Inu_Ran) e ho pensato dunque di fare qualche "precisazione" circa questa fan fiction. Per ora (l'ho già detto che son un po' di corsa? XD) dico questo: se si può darle una localizzazione temporale sarebbe molto verso gli inizi del manga, poco dopo la formazione del gruppo completo. Per questo, forse, Inuyasha appare così freddo e scostante ancora: ci sta lavorando su XD Anch'io sto lavorando sulla sua caratterizzazione ma se c'è chi l'ha trovato eccessivamente meritevole di schiaffi, un motivo potrebbe essere questo :)

Detto ciò, spero che questo capitolo sia godibile e di riuscire a sviluppare bene questo nuovo personaggio qiui introdotto. Aspetto speranzosa recensioni e qualsivoglia consigli e suggerimenti.

Grazie!

Beverly Rose

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Capitolo 5
*** Quello che l'alba porta ***



- Oh, dannazione. Dannazione. Dannazione!

Il primo suono che Inuyasha udì quando riacquistò conoscenza fu una voce che mugugnava una serie di imprecazioni.
Schiuse gli occhi e vide un’ombra china su di lui; solo allora recuperò la memoria.

Masutaro, il mezzo demone pesce, doveva aver vinto il suo scontro con il demone testuggine; non c’era altra spiegazione, dal momento che ora si concedeva il lusso di … Piagnucolare.

- Ehi, bello- lo salutò con affanno quando si accorse che apriva gli occhi – non fare scherzi, vero?

L’altro non avrebbe saputo cosa replicare. Si sentiva completamente intorpidito, salvo per un vago dolore alla schiena e i suoi pensieri parevano compiere il giro più lungo, prima di acquisire un senso compiuto.

- Quanto manca all’alba? – riuscì a chiedere infine.

- Non molto- rispose l’altro con affanno – quindi fai il bravo e … Ehi! – d’un tratto il mezzo demone pesce alzò la mano squamata e schiaffeggiò l’umano in pieno volto – hai dormito abbastanza!

Inuyasha lo sapeva che aveva dormito abbastanza ma non sapeva che farci: era stremato e non desiderava altro che scivolare di nuovo nell’incoscienza  e svegliarsi solo una volta tornato mezzo demone; non gli importava neppure che ci fosse qualcuno a guardarlo.

-Lasciami in pace- intimò, guadagnando solo un’altra serie di sberle.

- Quella schifezza di testuggine ti ha ricoperto il braccio di bava. Questa roba scioglie la pelle, altrimenti non riescono a mangiarla. Siamo troppo lontani dal mio rifugio così non posso darti l’antidoto.

Inuyasha si sforzò di pensare più lucidamente o almeno di alzare la testa: invano.

Solo allora avvertì una sensazione di fresco al braccio e si accorse che non si trovavano più nel luogo dove si erano incontrati. Masutaro doveva averlo spostato di peso e scaricato sulla sponda di un laghetto nel bel mezzo del bosco. Udì lo scroscio di una cascatella molto vicino e comprese che il mezzo demone pesce stava cercando di sciacquargli via dal braccio la saliva della testuggine.

- Se impedisco a questo schifo di propagarsi in tutto il corpo fino all’alba, ci penserà il tuo sangue di mezzo demone a farti guarire! – esclamò Masutaro con affanno – senti dolore?

- No –
ribattè Inuyasha – solo un po’ di fresco.

- Brutto segno- replicò l’altro – stai perdendo sensibilità: l’acqua è gelata.

Il ragazzo alzò lo sguardo. Il vento era infine calato o forse erano giunti in una posizione riparata. Da dove si trovava, steso sull’erba fredda riusciva a vedere solo una gran massa di chiome verdi di alberi e qualche sprazzo di cielo limpidissimo blu scuro.

Avvertì come un bussare nelle proprie viscere: la sensazione dell’alba imminente, anche se non vi era ancora traccia di luce.

- Bello, dammi retta: persino rimanere con i tuoi umani sarebbe stata una scelta più saggia!

“I tuoi umani” ripetè Inuyasha fra sé. Chissà, forse si erano accorti della sua assenza e lo stavano già cercando. Forse Kagome aveva uno di quegli unguenti magici che portava dal futuro nel suo zainetto e che l’avrebbero guarito subito, tappando la bocca a quel mezzo demone anti umani.

Non appena osò lasciar calare le palpebre, fu colpito per l’ennesima volta da Masutaro.

- No, bello! Nessun mezzo demone ci rimetterà la pelle stanotte! – disse alterato – andiamo. L’alba è così vicina!

Era vero: Inuyasha la sentiva in tutte le fibre del corpo. Controllò fra le foglie ma il cielo pareva ancora nero. Fosse stato allo scoperto avrebbe visto il sole levarsi all’orizzonte come una goccia d’acqua bollente.

Invece se ne accorse perché le energie gli si infusero nel corpo all’istante. Ebbe uno spasmo involontario e Masutaro, ancora tutto preso a sciacquargli il braccio, fu sbalzato all’indietro.

Inuyasha si sgranchi le dita delle mani: gli artigli gli crebbero a vista d’occhio, acuminati e pericolosi; avverti i canini appuntirsi all’interno della sua bocca e gli parve di scoppiare di forza.

La sensibilità della pelle gli ritornò in un battito di ciglia: il dolore alla schiena si ritirava sconfitto ed il braccio destro gli guariva all’istante, mentre ancora stava immerso nel laghetto. L’acqua era fredda, intollerabile per qualsiasi umano, ma lui tenne il braccio lì, in grado di resistere a temperature ben più rigide.

La sua pelle intorpidita dal vento freddo, tornò tiepida mentre i capelli neri diventavano argento. Infine, le orecchie bianche di cane gli spuntarono dalla sommità della testa, ultimando la sua trasformazione.

- Finalmente!- esclamò Masutaro con tono esasperato – pensavo non arrivasse più!

Inuyasha si alzò lentamente in piedi. La manica della veste era zuppa d’acqua ma questo era l’unico ricordo della sua disavventura notturna; la strizzò energicamente, gli occhi puntati sul viso del suo salvatore.

Sapeva che avrebbe dovuto ringraziarlo. Lo sapeva. Ma non ne aveva dannatamente voglia.

- Allora! – il mezzo demone pesce si sfregò le mani – ancora arrabbiato perché ho interrotto la tua passeggiata notturna?

- Non esattamente- tergiversò Inuyasha. Voleva andarsene.

- Senti- proseguì l’altro – ci terrei a presentarti ai miei amici. La nostra localizzatrice non aveva mai avvertito tanto potere in uno di noi.

- Ah, sì? – sbuffò Inuyasha disinteressato – beh, buon per lei. Io ho da fare.

Fece per allontanarsi e quando Masutaro cercò di trattenerlo per un braccio lo spinse via.

- Un consiglio: non mi toccare.

- Che ingrato- si indignò il mezzo demone pesce: a vederlo sembrava ferito –se non ti avessi toccato saresti cibo per testuggini proprio adesso!

- Non ti ho certo chiesto io di aiutarmi!

- C’era pure bisogno di chiederlo? Stavi morendo, bello!

- E la vuoi piantare di chiamarmi così?!

- Ti chiamo così perché non mi hai detto il tuo nome!

Inuyasha tacque. Aveva avuto un’altra conversazione terribilmente simile a questa prima e la sua interlocutrice di allora era Kagome. La Kagome che aveva appena conosciuto e della quale si era rifiutata di pronunciare il nome fino a quando non si erano trovati fianco a fianco contro un nemico comune.
Anche Masutaro era come la Kagome di allora: petulante ma inattaccabile nella sua logica.

- Inuyasha.

- Eh?

- Il mio nome!

- Oh, certo. Inuyasha. Piacere di conoscerti.

Il mezzo demone cane scosse la testa. Questo essere squamato era di certo suonato; ora stava pure sorridendo.

- Un nome impegnativo! – cinguettò – e ora che finalmente lo so posso presentarti ai miei amici?

- No- rispose Inuyasha categorico. Quella conversazione si era dilungata fin troppo per i suoi gusti.

- Dai! Per piacere?

- Senti, ti devo un favore. Facciamo così: quando sarai in pericolo di vita fammi un fischio. Per intanto ... Ti saluto.

- Guarda che ci conto, eh?- Masutaro agitò la mano e sorrise. La sua testa mezzo squamata catturò tutta la luce che piovve nella radura, ora che il sole si alzava velocemente.

Inuyahsa si allontanò da lui tormentando la manica bagnata. Non aveva idea che esistessero delle vere e proprie comunità di mezzo demoni; era convinto che la maggior parte dei suoi simili avesse difficoltà anche solo ad allontanarsi dall'età della pubertà, visto quanto il resto del mondo era loro ostile. Lui stesso aveva dovuto avanzare nella propria vita facendosi spazio con le unghie e con i denti.

Che fortunatamente erano affilati.

Non tutti potevano vantare una forza come la sua.

Stava ancora rimuginando su questi pensieri quando si ritrovò alla grotta dove si era fermato con i suoi amici; seguire la scia dei loro odori familiari era stato automatico.

Si apsettava quasi di trovarli tutti all'imboccatura della caverna, disorientati a chiamarlo a gran voce ma era davvero molto presto: nessuno di loro si era ancora svegliato.

Si infilò dentro silenziosamente e sedette contro la parete rocciosa, tirando un sospiro di sollievo; chiuse gli occhi e si concesse di dormire un po': era al sicuro.


***


Le sue orecchie guizzarono su e giù avvertendo i primi movimenti della giornata: Miroku che faceva tintinnare il bastone, Sango che si stiracchiava, Shippo e Kirara che agitavano le code. Il respiro di Kagome che si faceva meno profondo, mentre si svegliava.

Allora aprì gli occhi.

- Buongiorno- augurò Kagome a beneficio di tutti.

- Speriamo che il vento sia calato- soggiunse Shippo, già pronto alla lagna mattutina.

- Sì che è calato- lo rassicurò Inuyasha - non senti?

Nella caverna, come fuori, non tirava un filo di vento.

- Ottimo allora!

Inuyasha si alzò in piedi e si stiracchiò. Al pari di Shippo e Kirara non aveva bagagli da impacchettare così uscì con loro allo scoperto.

Il vento del giorno precedente aveva liberato il cielo di tutte le nuvole e ora un sole pallido ma luminoso rischiarava la parete rocciosa e il bosco che la affiancava.

Quando furono tutti pronti a ripartire l'atmosfera prometteva una giornata senza tragedie imminenti o spargimenti di sangue. Inuyasha nascose le mani dentro le maniche, invaso dalla consapevolezza che quello non sarebbe stato il giorno in cui avrebbero sconfitto Naraku.

- Nessun frammento nelle vicinanze, vero?- domandò a Kagome.

- Non avverto nulla- confermò lei - forse dovremmo tornare da Kaede.

- Così presto? Sarebbe il viaggio più inutile che abbiamo mai fatto!


- Lo so ma vorrei recuperare qualcosa di meglio di una vecchia coperta se i prossimi giorni saranno freddi quanto ieri.

- E ci pensi solo adesso? Non esistono le stagioni nella tua epoca?

- Certo che sì! Ecco perchè voglio fare un salto a casa e prendere qualche vestito pensante.

Inuyasha sbuffò, scocciato: odiava essere senza nulla da fare e se Kagome tornava a casa era peggio. Sarebbe stato costretto ad aspettarla.

Prese fiato per dirglielo quando si accorse che la ragazza si era fatta più vicina e gli aveva afferrato una manica della casacca: quella bagnata.

- Inuyasha, che hai combinato qui?-volle sapere - la tua manica è fradicia.

Lui gliela sottrasse con uno strattore del braccio. Per qualche motivo voleva tenere le sue disavventure nel bosco per sè.

- Mi sono rovesciato addosso dell'acqua, e allora?

- Sembra che ti sia rovesciato addosso un'intera cascata!

Il mezzo demone interruppe a metà il proprio passo, desideroso di spostare altrove l'attenzione della ragazza.

- Beh, se vuoi andare a casa non ha senso proseguire: tornamo indietro!

Kagome rimase a guardarlo con sospetto anche dopo che ebbero invertito la loro marcia; lui la scrutò di sottecchi, immusonito. Quando la ragazza metteva su quell'espressione non prometteva mai nulla di buono e abbastanza presto ...

- Hai incontrato Kikyo?

- Cosa?- abbaiò l'altro, preso in contropiede -che ti viene in mente?

- Hai una faccia ... E poi vuoi tenermi nascosto qualcosa.

- Io ho sempre questa faccia ... Lei non c'entra nulla!

Sentì che il viso gli diventava viola mentre i loro amici si avvicinavano per non perdersi la discussione.

- E allora cosa è successo alla tua manica?

- Perchè una manica bagnata dovrebbe significare che ho visto Kikyo?

- Magari ti sei così emozionato quando l'hai vista che sei finito in una pozzanghera o qualcosa del genere.

L'ultima frase l'aveva detta Shippo ed era proprio il genere di idiozia che poteva sparare uno sciocco rompi scatole del suo calibro. Inuyasha gli assestò un pungo sulla testa per questo, facendolo strillare.

- Inuyasha, sei un bruto!- pianse il piccolo demone volpe, rifugiandosi lesto fra le braccia di Kagome.

- Smettila di impicciarti!- lo rimbeccò lui offeso.

Ma sapeva benissimo cosa sarebbe venuto dopo; lo sapeva perchè aveva vissuto situazioni identiche decine di volte prima di allora e a confermarlo c'erano gli sguardi di Miroku e Sango e quello di Kagome che, rossa in volto, aprì la bocca per parlare:

- Inuyasha! A cuccia!

I grani del rosario che il mezzo demone portava attorno al collo si illuminarono di bianco; lui sentì che gli penetravano nella pelle appena sopra le spalle prima di spingerlo inesorabilmente verso il basso.

Piantò la faccia sul terreno polveroso e l'osso del naso gli scricchiolò in maniera sinistra; un dolore sordo gli si propagò nel petto e nelle ginocchia, dove l'urto era stato maggiore.

Rimase steso in avanti, in attesa che l'incantesimo si esaurisse ma questo non gli impedì di sentire i passi di Kagome allontanarsi alla svelta da lui, nonchè i commenti di Sango e Miroku.

- Non imparerà mai.

- Povera Kagome.

Inuyasha avvertì l'energia della spinta farsi più debole e fu finalmente in grado di alzarsi in piedi; i suoi amici erano già parecchi passi più avanti e nessuno era girato per controllare che li stesse seguendo. Si tormentò il rosario, arrabbiato.

Odiava doverlo portare come fosse stato un collare e odiava che Kagome abusasse così tanto del suo potere; lo odiava soprattutto perchè non aveva fatto nulla di male, almeno quella volta, per meritarsi un simile trattamento.

Si incamminò immusonito, gli occhi fissi sulla schiena dei suoi amici.

- Non sono un cane, sapete!- urlò loro dietro.

Nessuno gli rispose.










Ok, sono passati settecento anni da quando ho aggiornato l'ultima volta.
Chissà se qualcuno si ricorda ancora di questa fan fiction ^^"""
Non ho intenzione di piantarla a metà ma già so che i capitoli arriveranno al rallentatore :(
Comunque sia spero che chi ha letto fin qui mi dirà cosa ne pensa :)

P.S. Il mio Word si è fatto un giro così ho scritto tutto con WordPad che non mi sottolinea gli errori di battitura; ho riletto e cercato di toglierli tutti ma chiedo scusa per queli che forse mi sono sfuggiti!

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