On The Run

di montespan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Untitled #1 ***
Capitolo 2: *** Untitled #2 ***
Capitolo 3: *** Untitled #3 ***



Capitolo 1
*** Untitled #1 ***


LUTHER  

 

SETTING: Spain, Andalusia, Granada

 

 

Untitled

 

L'aria era secca.

 

Luglio non era stata la scelta migliore per viaggiare in un luogo così a sud della Spagna, dopotutto.

 

L'aria era secca intorno a loro, priva di umidità, esattamente come era scritto sulla guida turistica che aveva comprato a Madrid. La calura dell'estate spagnola non è troppo spiacevole per via della mancanza dell'afa.

 

Le pale del vecchio ventilatore da soffitto ruotavano lente e inesorabili, dando ben poco sollievo sia al corpo di John che a quello della donna con cui stava compiendo il suo personale tour dell'Europa. John si chiedeva quando sarebbe arrivato il momento in cui Alice avrebbe deciso di partire per il suo tanto amato Messico, inaugurando così un livello del tutto più elevato del loro viaggio e non solo. Fuggire da ricercata dalla Gran Bretagna verso l'Europa era una cosa, ma addirittura passare ad un altro continente era un'impresa che nemmeno Alice Morgan avrebbe preso alla leggera. 

 

- Granada e le sue forme arabeggianti. Un toccasana per la libido.

 

- Stai insinuando che ci sia qualcosa che non va nella la mia libido?

 

- Forse.

 

Percepisce un sorriso malizioso mentre il contatto delle sue labbra sottili con la spalla di John lascia un formicolio sulla sua pelle ricca di melanina, contrastante con quella candida della guancia di Alice. 

 

John Luther capì, mentre le pale del ventilatore si muovevano così lente da risultare esasperanti e il sospiro della rossa gli sfiorava l'avambraccio, che Londra non gli sarebbe mancata affatto. Non era una presa di coscienza compiuta alla leggera, gli ci erano voluti mesi in compagnia di quella donna folle per comprenderlo, ma in fine l'aveva capito: neppure dopo aver visitato, sperimentato e gustato ogni città della terra, John avrebbe mai potuto provare il bisogno di tornare in quella metropoli piovosa. I criminali erano dappertutto e in qualsiasi luogo avrebbe potuto trovare la possibilità di soddisfare il proprio bisogno di pericolo senza necessariamente tornare a fare il poliziotto. Se poi, nel caso più improbabile seppur possibile, di criminali non se ne fossero visti, John avrebbe sempre avuto Alice Morgan a tenerlo sull'attenti, continuamente sull'orlo del precipizio con un tasso di adrenalina che solo l'amare una sociopatica con un'anormale predilezione per gli spilli gli avrebbe potuto procurare.

 

- Questo viaggio è valso la pena anche solo per vedere l'Alhambra, ma devo dire che la Catedral del la Incarnaciòn è stata un afrodisiaco che non avrei mai immaginato possibile.

 

Non era mai stato molto credente ma in quel momento non poté trattenersi da quell'eretico commento. La bellezza di quell'architettura finalizzata alla preghiera gli aveva ricordato l'allure di forme sinuose moventi tra pallide lenzuola. Il sentore di Medio Oriente della dominazione araba nel sud della Spagna tanti secoli prima, evocato e ancora presente nella struttura della Cattedrale, aveva guidato la mente di John fino al britannico occidente delle membra di Alice, che nei contorcimenti del sesso crepuscolare non avevano niente da invidiare alla sensualità mediorientale di Granada.

 

La mano bianca di lei, le unghie rosee che mai ci si sarebbe aspettate senza smalto da una tale femme fatale, gli si posò ancora una volta sulla spalla nuda, chiaro e scuro, pallore marmoreo contro nerezza d'ebano, qualcosa che di certo non rispecchiava alcun contrasto interiore. Erano simili loro due, così simili.

 

- Stringimi.

 

Non era una richiesta. 

 

John ricordò ciò che lui le aveva detto la prima volta che era entrato nel suo ormai ex appartamento di Londra: Tu non capisci l'amore, Alice. Non è colpa tua; puoi emularlo e penso che tu lo possa riconoscere nelle altre persone ma tu non sarai mai capace di capire l'amore(*).

 

Sociopatica.

 

- Non credo che tu lo voglia veramente.

 

- Tu fallo comunque.

 

E lui la strinse.



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Capitolo 2
*** Untitled #2 ***


 
Untitled #2
 
“A Berlino mi sono sposata.
 Sfortunatamente lui è morto. 
Alcune bambine crescono volendo un poni.
Io ho sempre voluto essere una vedova.”
Alice Morgan, Luther
 
La Spagna era stata la meta più vicina, geograficamente parlando, e il paese europeo con il fascino più simile a quello del suo tanto desiderato Messico. Il sole cocente di Valencia all'inizio dell'estate, mitigato da un vento leggero proveniente dal Mediterraneo, li aveva accompagnati per i primi giorni, e poi giù per le strade di una Granada folgorante con la sua storia e la sua cultura ed i suoi palazzi e i suoi giardini lussureggianti e l'afa.
L'afa terrificante che gli faceva scendere lungo la schiena gocce di sudore insopportabili, che facevano incollare la sua camicia chiara alla sua pelle d'ebano accaldata, così simile all'effetto compiuto da un pomeriggio di sesso sulla pelle color granito di Alice, il suo pallore quasi indistinguibile da quello delle lenzuola.
 
Quel clima era già riuscito a stancarlo dopo solo un mese, così diverso da quello della plumbea City of London a cui era abituato. 
Eppure sarebbero partiti a breve per il centro America non appena si fossero procurati nuovi documenti per attraversare l’ennesimo confine. Quanti ne avrebbe attraversati ancora al fianco di quella vedova nera dai capelli di mogano? Quanto ancora si sarebbero spinti a vicenda oltre le convenzioni, oltre il senso comune, oltre la legge addirittura? Quella stessa legge di cui era stato servitore fino a qualche mese prima.
 
No, non della legge, ma degli esseri umani che essa prende sotto la sua tutela.
 
Quanto aveva dovuto aspettare prima di potersi concedere una vita che non fosse al servizio degli altri e per trovare qualcuno che lo rendesse tanto orgoglioso quanto euforico per ciò che faceva.
 
Adesso però era libero, un nuovo Francesco spogliato della veste monacale e improntato verso un futuro lontano, poco definito, ma certamente in un luogo tiepido.
 
Non riusciva a capire le ragioni per cui quei luoghi caldi esercitavano un tale fascino su Alice Morgan ma a qualunque cosa esso fosse dovuto, lei era riuscita a farli sopportare persino a lui. 
Per lui era stato il fascino del viaggio, dell'avventura, di lei forse. Perché in fondo ciò che risanava quel tedio che a Londra popolava il suo cuore, lenito solo dalla frenesia che l’essere un detective comporta, non era altro che il non fermarsi mai, l'avere sempre una nuova meta, uno scopo ancora più apparentemente irraggiungibile del primo, l'arrivare alla soluzione del problema che è in realtà ancora più complicata del quesito stesso e che non può che spingerti oltre, verso un nuovo affascinante rompicapo. 
Non era altro che lei, Alice Morgan. 
La ragazza prodigio troppo intelligente per il suo bene.
La ragazza che non si era fermata difronte ai volti distratti dei suoi genitori prima di premere il grilletto.
L'unica che John Luther non era riuscita ad incastrare.
Era lei che lo aveva scosso dalla sua paralisi.
Era lei che lo aveva scelto, che si è appropriata di lui, di ciò che era suo da tempo, dopo un matrimonio berlinese dall'esito mortale.
Era lei che gli aveva mostrato un'epifania e che gli aveva permesso di coglierla.


 

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Capitolo 3
*** Untitled #3 ***


Untitled #2

John deve convivere con la sua sociopatia e a volte è più difficile di quanto avesse pensato.

Il più delle volte le sbatte la verità in faccia, soprattutto quando è esasperato, pur sapendo che lei non ha i mezzi per comprenderla. 

Assoldare degli uomini per pestare a sangue il suo ex rivale in amore, l’uomo che aveva una relazione con sua moglie, era una di quelle cose che Alice avrebbe fatto, anzi che aveva fatto, perché nel suo modo contorto di concepire i sentimenti, si trattava di un gesto carino nei confronti di John, un gesto con cui avrebbe potuto dimostrare la portata del suo amore per lui. 

E non importa quanto tempo sia passato da quei loro primi incontri, Alice non smette di dimostrare il suo amore in modi che vanno aldilà di ogni convenzione socialmente e moralmente accettabile. 

Eppure quando il suo contatto in Andalusia si rifiuta procurargli un nuovo passaporto falso perché -eres negro, hombre- e quello finisce per diventare sordo dopo l'attacco di tre persone che hanno una predilezione per gli aghi così curiosamente simile a quella di Alice, è difficile per John rimanere impassibile, non solo perché se facessero aggredire ogni razzista che incontrano sulla propria strada manderebbero all'aria l'intento di mantenere un profilo basso, ma anche perché, nonostante quell'omuncolo si meritasse una bella dose di male, la vendetta non serve a far sentire meglio John e sicuramente non li aiuterà a trovare più velocemente dei passaporti falsi credibili per raggiungere prima il Messico.

John glielo sputa in faccia, che la gente non pensa così, non agisce così, che la cosa lo infastidisce.

Ed Alice sorride. Sorride in maniera ingenua, con l'atteggiamento di colui che non ha la minima idea di ciò che stai dicendo perché il suo cervello lavora in maniera completamente differente, in base ad un ordine superiore che viene perciò percepito dai più come del tutto privo di senso. 

È un sorriso che nasce piccolo e innocente sulle sue labbra, ma che va estendendosi rapidamente sfociando in un ghigno astuto, nel ghigno di chi sa più di quanto tu ne potresti mai immaginare, e John pensa si rende conto del fatto che anche se i suoi modi non sono quelli condivisi della maggior parte delle persone, le sue intenzioni sono esattamente le stesse di qualsiasi altro normale essere umano. Sono legate agli affetti, all'orgoglio, all'istinto di sopravvivenza. 

E nonostante l'ottusità di John nel suo voler rimanere incastrato in quelle così noiose convezioni anche dopo essersi liberato dal rapporto che aveva avuto con la legge, lei sa che per quanto estremi, i suoi modi portano all'effetto desiderato. Per far in modo che questo accada il prezzo da pagare è impedire che le posizioni di esseri umani ipocriti, repressi ed essenzialmente semplici possano fermarla, ma a modo suo, causando così inevitabilmente la rabbia di John.

"Divenire improvvisamente sordo gli ha fatto capire quanto schifosamente inutile per gli affari sia essere razzista", dice mostrandogli il famigerato passaporto e i suoi occhi sembrano scintillare di una luce compiaciuta.

È facile per lui lasciare che la frustrazione scemi annegata nel sorriso dipinto sul volto di Alice e gli sguardi che si scambiano sono quelli di due persone che, dopo qualche incidente di percorso, sono di nuovo sulla stessa lunghezza d'onda. È in quella frazione di secondo tra la propria sfuriata e la calma che ne segue, che John torna ad essere consapevole della grande differenza tra il suo modo di pensare e quello di Alice. Tuttavia non è del tutto convinto che lei sia incapace di provare sentimenti, nonostante quello che possa affermare il profilo di lei ormai relegato negli archivi dell'ospedale psichiatrico da cui l'aveva aiutata ad evadere. Al contrario crede che sia capace di provare ma non di capire razionalmente le emozioni, perché chi sarebbe capace di emulare con così grande perfezione quello sguardo che gli aveva rivolto quella mattina dopo essersi saziati l'uno dell'altra tra le lenzuola in quell’hotel iberico privo di aria condizionata.

Alice Morgan è mossa da buone intenzioni, ma come è risaputo, la strada per l'inferno ne è lastricata.

Eppure, nonostante questo John si ritiene fortunato ad essere l'uomo che Alice ha deciso debba appartenerle, come si era premurata di comunicargli appena tornata da Berlino, perché prima di conoscerla, e non prima di incontrarla, la sua vita era un inferno.

Quindi, John Luther è solito prenderle la mano, invece di limitarsi ad osservarla andar via con quel suo sorriso enigmatico sulle labbra come accadeva a Londra, per andare insieme a lei incontro al futuro.

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