Quello strano sentimento

di Lely1441
(/viewuser.php?uid=26394)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo quinto ***
Capitolo 6: *** Capitolo sesto ***
Capitolo 7: *** Capitolo settimo - Finale ***



Capitolo 1
*** Capitolo primo ***


Quello strano sentimento

 

L’urlo della sirena dell’ambulanza che si stava affievolendo nella strada, si fece ben sentire in quell’angusto appartamento della 54ª Avenue, svegliando le due coinquiline.

- Winry, tocca a te fare la colazione oggi, alzati, forza.

- Dammi un attimo, Riza…

La donna, ormai in piedi, osservò per qualche momento l’amica rivoltarsi nelle coperte, e con un grugnito sollevare il lenzuolo sopra la testa e rimettersi a dormire.

“Ancora questa storia?”

- Winry… Winry!

Niente. La ragazza era entrata in uno stato vegetativo, e per farla alzare ora non sarebbe bastata l’intera fanfara della banda cittadina schierata sotto la loro finestra per le prove generali.

La stanza da letto era un vero bugigattolo: lo spazio bastava a malapena per i due letti, e per un cassettone che aveva la duplice funzione di armadio e scrivania. I letti erano muniti di rotelle, così da poterli spostare per riuscire ad aprire la porta del bagno (bagno! Un altro stanzino dove entravano appena e per grazia divina i servizi e il tubo della doccia), che era bloccata dall’intelaiatura del letto di Winry, oppure per mandarli nella direzione opposta per aprire la finestra.

Quindi, se Winry non si alzava, Riza non sarebbe riuscita ad entrare in bagno, né tanto meno sarebbe riuscita a far circolare un po’ d’aria (certo, un po’ inquinata per il traffico della città, ma sempre ossigeno era) nella camera.

Rifletté sul da farsi, e con uno scatto deciso afferrò le coperte e le strappò di dosso dall’amica, aspettando pazientemente la sua reazione.

Vide il corpo raggomitolato rabbrividire impercettibilmente, e un piede muoversi involontariamente, per poi rimanere immobile qualche secondo, rigido come quello di un morto.

Poi, l’urlo.

- Riza! Ma sei pazza? Lo sai che non devi svegliarmi così, accidenti!

- Niente storie. Alzati e prepara la colazione, io intanto mi lavo.

Winry continuò a borbottare contrariata, mentre si sollevava sbadigliando con malagrazia e si avviava riluttante verso l’altra stanza, che fungeva da cucina.

- Certo che sei proprio una carogna! Sai quanto lavoro, un po’ di rispetto, insomma! Se rientro a casa tardi la sera, non è colpa mia! Che stanchezza…

Riza si affacciò dalla porta.

- Sei tanto stanca, ma hai ancora abbastanza fiato in corpo per lamentarti, vero?

Ridendo, schivò la pantofola che l’avrebbe sicuramente centrata, se i suoi riflessi fossero stati più lenti.

Afferrò i letti, prima uno e dopo l’altro, e li spostò velocemente verso la finestra, liberando quei 50 centimetri che rendevano l’abitare lì ancora possibile.

Mentre si lavava (con l’acqua ghiacciata, tanto per cambiare) ripensò con un vago senso di nostalgia a tutti i suoi piani futuri, che invece di avvicinarsi, sembravano allontanarsi ogni giorno di più.

Afferrò il fine asciugamano e se lo avvolse intorno al corpo, uscì, spostò nuovamente i letti, questa volta verso la parete del bagno, e aprì la finestra.

“Il giorno in cui queste rotelle si bloccheranno, saremo veramente nei guai”.

Raccattò i vestiti di Winry sparsi sul minuscolo fazzoletto di pavimento che rimaneva sgombro dal mobilio, e glieli sistemò sopra il comò, mentre afferrava un semplice abito da uno dei cassetti e lo indossava.

In cucina, trovò l’amica bellamente appollaiata su una sedia, in pigiama e con una tazza di caffè fumante in mano, e prendendo in mano un biscotto, le si sedette accanto.

- Allora, oggi quali sono i nostri programmi?

- Io oggi devo andare da Jack a sistemargli il locale, e stasera tardi ho le prove. Tu?

- Io devo fare le pulizie da uno dei soliti ricconi, ne avrò fino a tardi, credo.

- Comincio a non farcela più, Riza. Insomma, guarda in che razza di appartamento viviamo! Perché non ne prendiamo uno nuovo, eh?

L’altra sospirò.

- Per l’ennesima volta, noi non possiamo permettercelo. Vuoi diventare un’attrice famosa? E allora devi pagarti gli studi, non puoi prenderti la libertà di buttare soldi all’aria in questo modo! E poi, a me non sembra ci sia niente di male in questo appartamento, è piccolo, ma dignitoso.

- Certo, quindi se esci con un uomo, ti faresti riaccompagnare fin dentro, vero?

Riza si alzò e cominciò a sparecchiare il suo piatto.

- Il problema non sussisterebbe. Non c’è nessun uomo con cui vorrei uscire, adesso, e anche se fosse, di sicuro non mi farei scortare fino a dentro casa, sai?

Winry la osservava scioccata.

- Cioè, e mi vuoi far credere che finora non hai mai frequentato nessuno? Sono due anni che viviamo qua!

Riza ricambiò la sua occhiata sconvolta con una esasperata.

- Cielo, Winry, non sono come te! Quanti uomini vedi che possano essere considerati decenti qui nei dintorni? Sono tutti come il garzone del fornaio, dai!

- Ehi, non mi toccare quel ragazzo! E’ pure carino… Sei te che non hai buon gusto, non te ne va bene uno! Sai come finirà? Che a forza di stare da sola diventerai talmente spietata e disumana che nessuno ti vorrà! Una zitella inacidita, ecco il futuro che ti aspetta!

Proprio mentre una replica incandescente stava per arrivare, qualcuno bussò alla porta, costringendo le due a una tregua momentanea.

- Arrivo!

Winry afferrò la tavola che usavano come tavola da stiro e che bloccava orizzontalmente la porta, e la sollevò, chiudendola dentro un apposito scaffale.

- Buongiorno vicine!

Era appena entrato un uomo alto, dai capelli scuri e gli occhiali. Le due ragazze si guardarono un attimo, prima di riprendere a discutere, ignorandolo a bella posta.

- Guarda che io non ho nessun bisogno di un uomo, per sentirmi felice! Anzi, avrei da preoccuparmi anche di una persona in più, e non ne ho alcuna voglia!

- Quindi ti vuoi ritrovare a sessant’anni  a giocare a bridge con le tue vicine zitelle, a spettegolare sulla figlia di tal dei tali, e senza avere la gioia della luce di un nipotino?

- Winry, ti rendi conto che siamo partite dal fatto che io non voglio andarmene di qui, e tu sei finita a pronosticarmi una vita da brivido?

L’altra la guardò trionfante, e agitò l’indice nella sua direzione.

- Ah-ha! Hai visto che l’hai ammesso? “Vita da brivido”! Vedi che neanche tu ne sei felice? E poi… Maes, quello era il mio caffè, mollalo giù!

L’uomo le fissò laconicamente, prima di finire la tazza.

- Be’, visto che voi eravate troppo prese dal vostro dibattito, mi sono servito da solo. Tanto ero sicuro che le mie adorate vicine mi avrebbero sicuramente offerto un caffè, quindi perché scomodarvi?

Riza alzò le spalle, mentre tornava in camera per pettinarsi. Winry invece non smetteva di osservare l’uomo con astio.

- Primo, Maes: non dare così per assicurato il fatto che un giorno “le tue care vicine” non possano smettere di trovarti anche solo minimamente sopportabile, e non ti facciano fare un bel volo dal quinto piano; secondo: era il mio caffè mattutino, e quello è intoccabile, sono stata abbastanza chiara?

- Sì, sì… Comunque sono d’accordo con Winry, Riza! – e qui alzò un po’ la voce per farsi sentire anche nell’altra stanza

- Ah davvero?

La ragazza era scettica, di solito nelle discussioni difendeva sempre Riza, non lei.

- Ma certo! Che cosa c’è di meglio di un bel matrimonio, per portare felicità e letizia nella vita di una coppia, e che i figli saprebbero solo intensificare? Ragionate: trovare qualcuno che cucini per te, lavi per te, ti rammendi i calzini, ti svegli con amore la mattina, che ti aspetti a casa come se il tuo ritorno dal lavoro fosse l’evento più lieto di tutta la giornata…

- Una scimmia ben ammaestrata, insomma. Non sarò mai una moglie-schiava, Winry, scordatelo.

- Ma Riza, non intendevo questo, lo sai benissimo!

- Tu no, certo, ma hai visto con quale chiarezza il nostro amico ha esposto la situazione.

Winry gettò uno sguardo di puro odio a Maes, prima di tornare a parlare.

- Non avrai mica intenzione di dare ascolto a questo tizio, vero? Insomma, dai! Temo anch’io per la poverina che se lo sposerà, figuriamoci, ma questa è soltanto la sua opinione, mica quella di tutto il mondo!

Riza riapparve, con in mano un’ultima forcina, che le serviva per tenere su i capelli nella complicata acconciatura che si era fissata sul capo.

- Si dia il caso che lui, sia un esponente dell’altro sesso, Winry, quindi a meno che non voglia sposare lui, o comunque qualcun altro del suo stesso livello, penso proprio che lascerò che la vita vada come vada.

- Parlate pure come se non ci fossi, eh!

- Ma Riza!

- Basta. Ora vado al lavoro, non ne voglio sapere più nulla di questa idea bislacca di farmi accasare con qualcuno, ok? E soprattutto, noi non cambieremo appartamento.

Riza afferrò la borsa ed uscì di casa, Winry la inseguì sul pianerottolo, e sporgendosi dalla ringhiera delle scale, le urlò dietro:

- Come vuoi, Riza, ma ricordati che verrà il giorno in cui ti pentirai di quello che hai detto, stanne certa!

L’altra rise e le fece “ciao” con la mano dalle scale.

- Maledizione a quella testa dura!

Si richiuse la porta dietro la schiena, e notò che l’uomo le stava anche addentando la sua brioche.

- Tu! Brutta razza di parassita che non sei altro, sanguisuga, Caino, schifoso voltagabbana, fuori di casa mia! Immediatamente!

E sbattendo con malagrazia il vicino fuori dall’abitazione, ripensò con nostalgia ai bei tempi passati, quando la sua unica preoccupazione era quella di scegliere il colore degli elastici per i codini.

 

Riza stava percorrendo la 63ª strada, quando adocchiò un chiosco di giornali, e decise di fermarsi ad acquistare una rivista per Winry. Non avrebbe sopportato di vederla di cattivo umore anche al suo ritorno, discutere con lei richiedeva un dispendio di energie non indifferente.

Posò la sua grande borsa-valigetta sul marciapiede, e si chinò sulla fila di periodici davanti a lei.

 

Roy camminava in tutta fretta: il suo amico dava già fuori di testa per un ritardo di dieci minuti, figurarsi per uno di mezz’ora.

Così, troppo preso dai suoi pensieri, non notò l’enorme borsa che spiccava davanti ai suoi occhi, e ci inciampò sopra, cadendo sul marciapiede e sbattendo un gomito per terra.

- Ma si può sapere chi è quell’idiota che molla una borsa incustodita in mezzo alla strada?

Sbraitò, mentre si massaggiava la parte lesa.

- Signore, si è fatto male? Mi dispiace, l’avevo lasciata lì per pochi minuti, credevo che chiunque riuscisse a vederla…

Roy, ancora borbottante, alzò lo sguardo, per trovarsi davanti una donna. Una bella donna. Una possibile preda. E visto che il suo istinto da galantuomo aveva sempre e comunque la meglio, si affrettò ad alzarsi e a rassicurarla.

- Ma no, ma no, è tutta colpa della mia sbadataggine, scusi lei, anzi… In fondo non mi sono neanche fatto male!

- Meglio, allora.

La donna sconosciuta sorrise, e a Roy si strinse qualcosa dalle parti dello stomaco.

- Stava acquistando qualcosa?

- Mmh? Ah sì, una rivista per una mia amica, vorrei farmi perdonare, più o meno…

Roy la osservò come inebetito, mentre la successione dei rapidi sorrisi dell’altra lo stordivano sempre più.

- Signore, perdoni la maleducazione, ma proprio non posso rimanere. Scusi ancora, e arrivederci!

Solo allora l’uomo si riscosse, e cercò di salvare il salvabile.

- Ma per restare in tema, anch’io vorrei farmi perdonare! Che ne direbbe se le offrissi qualcosa da bere, laggiù c’è un bar…

- Mi dispiace veramente, ma ho molta fretta, vede…

- Insisto. Vede, è giusto a due passi da qua, la vede quell’insegna?

Dicendo così, si era voltato, per indicarle il cartello alle sue spalle, e in quel frangente di secondo Riza prese la decisione di andarsene. Non poteva essere in ritardo sul lavoro, quindi si mimetizzò alla folla e scomparve.

Quando Roy si voltò, al suo posto non trovò altro che un fiume umano che risaliva il marciapiede.

 

 

 

Note finali: Liberamente tratto dal film del 1965 "Quello strano sentimento", regia di Richard Thorpe.

Ehm. Ok, non è niente di che, lo ammetto =____= Però l’idea mi piaceva, e ho deciso di buttarmici di petto, e be’, pazienza, ho sempre il tempo di migliorare.

Ho deciso di pubblicare questo, al posto dell’aggiornamento di “Ferro e Fuoco”, quindi dovrete accontentarvi fino alla prossima settimana XD

Ora vado, kissoni e un ringraziamento a tutti coloro che passeranno di qui ^^

 

Lely

 

P.S. Shatzy, credo che il bicchiere di thè dove affogare me lo porgerai tu stessa, ora XD

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo secondo ***


Quello strano sentimento

- Ahahah! E così sei inciampato su una borsa per terra, che idiota! Anche un cieco l’avrebbe vista, solo tu non ci sei riuscito!

Roy fissò per un breve attimo l’amico, prima di ribattere.

- Parli così perché sei così basso, che una borsa di quelle misure ti sarebbe arrivata direttamente all’altezza degli occhi, e allora sì che sarebbe stato impossibile non notarla.

La faccia dell’altro diventò granitica, e poi paonazza.

- Cosa? Chi hai chiamato il granello di sabbia che non si noterebbe neanche con una lente d’ingrandimento potenziata al massimo?!

- Mmh, fammici pensare… Tu forse?

E mentre l’altro si lanciava nella sua solita serie di turpiloqui, Roy prese l’agenda e cominciò a sfogliarla distrattamente. L’amico smise di blaterare e lo fissò preoccupato.

- Stavo dimenticando… Roy? Hai presente la scommessa con Bradley?

Gli occhi di Roy scintillarono.

- Ma certo! Il mio aereo parte esattamente fra sei ore, come potrei dimenticarlo? Sud, spiagge, belle donne…

- Ecco…

Quando l’amico deglutì nervosamente, allargando con due dita il colletto della camicia, Roy gli gettò una lunga occhiata inquisitoria.

- Edward, se mi devi dire qualcosa, parla e basta.

- Ha vinto. Ha semplicemente vinto. E’ riuscito a vendere più mie sculture di te, praticamente tutte, tranne quelle nel tuo appartamento, ovvio. Be’, ti ha lasciato un biglietto nella scrivania, mi ha detto di fartelo leggere.

- Stai scherzando, spero.

- Riguardo il biglietto?

- Ovviamente no, sul fatto delle sculture.

Ed sospirò.

- No, quello è tutto vero, purtroppo per te.

Roy scattò verso la scrivania e aprì in fretta il primo cassetto. Sopra ai vari documenti sparpagliati qua e là, troneggiava in bella vista una cartolina, che ritraeva una bella ragazza abbronzata intenta a ballare, agghindata con ghirlande di fiori. La voltò e trovò un messaggio.

 

“Mio caro, non sai quanto mi dispiaccia lasciarti qui e farmi un viaggio fino in Polinesia a tue spese, ma sai come funziona: vince il migliore. Tante grazie anche da parte di mia moglie e di mio figlio!

À bientôt!

King Bradley”

 

E se si guardava meglio, nell’angolo spuntava un disegno infantile, di sicuro opera del piccolo Selim, il figlio del “nemico”: tre figure, tutte intente a salutarlo con la mano con un sorrisone che usciva addirittura dal cerchio del viso.

Quando si dice, “oltre al danno, la beffa”.

Roy si sedette sulla poltrona, affranto, portandosi le mani al volto mentre cercava di assorbire il colpo. Aveva anche già chiamato la ditta per avere una cameriera che gli tenesse d’occhio la casa! Avrebbe dovuto richiamare e disdire il tutto, nel pomeriggio.

Sentì qualcosa sfiorargli il naso, e togliendo le mani dal viso vide l’amico che gli tendeva beffardamente il suo fazzoletto da tasca, un ghigno inquietante scolpito sul volto.

- Casomai tu voglia piangere un po’. Sai, non mi sembra proprio il caso di offrirti la mia spalla…

Roy afferrò il pezzo di stoffa, e con un ghigno di rimando, gli rispose:

- Tienilo per offrirlo ad una ragazza, casomai tu ne riesca a trovare una, fagiolo.

- Brutto bastardo che non sei altro! Figlio di…

 

“Starò via per le seguenti due settimane. Scusate il disordine, spero che riuscirete a pulire tutto ugualmente!”

Riza infilò la copia di chiavi, che le era stata data dalla ditta, nella toppa della porta di uno degli appartamenti al secondo piano di un edificio della 58ª strada, e rimase allibita dal disordine. Il caos regnava sovrano: vestiti buttati alla rinfusa, bicchieri su bicchieri ammassati in ogni dove, non c’era un solo angolo sgombro. Sollevò cautamente per un orlo un’assurda sottoveste femminile.

“Però, questo qui si diverte alla grande! Guarda che razza di festino… Ma non si vergogna?”

Dopo essersi messa il vestito da lavoro, si portò le mani ai fianchi, si arrotolò le maniche fino ai gomiti e prese un gran respiro.

- Diamoci da fare!

 

Alle otto, aveva ormai finito di lavorare. Si guardò soddisfatta in giro, e verificò che tutto fosse in ordine. Sorrise e si preparò per tornare a casa. Aveva fatto presto, e così poteva preparare qualcosa di buono per Winry quando fosse tornata la sera, visto che non era più riuscita ad acquistare niente al chiosco di giornali. Ripensò per un attimo all’uomo con il quale si era scontrata e scosse la testa, divertita.

Ma si poteva sapere da dove usciva certa gente?

 

Alle otto, aveva ormai finito di lavorare. Se ne andò dall’ufficio, e appena fu in strada chiamò un taxi.

- Mi porti all’imbocco della 58ª, per favore.

- Subito, signore.

Si sistemò più comodamente sul sedile posteriore, e osservò pigramente le luci della città proiettarsi sui vetri dell’auto. Chiuse gli occhi, pensando che, una volta a casa, gli sarebbe toccato chiamare l’impresa per disdire la richiesta, e saldare il conto della giornata. Cominciò poi a riflettere su ben altro, quando una frenata improvvisa lo fece andare a sbattere contro il sedile davanti.

- Ma cosa fa, è impazzito?

- Mi scusi, questo pazzo è uscito improvvisamente dall’incrocio, non so proprio cosa gli sia preso! Ho appena fatto in tempo a frenare!

Scesero dall’auto, tassista e passeggero, e si diressero arrabbiati verso l’altro taxi con cui si erano scontrati.

- Si può sapere quale razza di ubriaco ti ha dato la patente, pezzo d’imbecille?

Allora smontò anche l’altro guidatore, sputando una serie di insulti verso il suo oculista, e la persona che trasportava arrivò quasi subito al suo fianco.

- Che mi venga un colpo, lei è la donna di stamattina!

 

Riza guardò disorientata l’uomo davanti a sé. E sì, ad osservarlo bene, poteva riconoscere l’uomo che aveva preso in pieno la sua borsa, quella mattina.

- Ah, buonasera! Mi dispiace rincontrarla in una simile situazione…

- In effetti, sembra proprio che lei attiri disgrazie, cosa ne pensa?

Riza si guardò intorno, con evidente voglia di andarsene. Insomma, chi l’aveva detto che doveva essere proprio lei la calamita di sventure? Erano in due, dopotutto!

- Però questa volta non le permetterò assolutamente di andarsene e piantarmi in asso come ha già fatto, sa?

Riza chiuse gli occhi, maledicendo per un attimo tutti i tassisti e gli incroci della città. Lo fissò dritto negli occhi e parlò lentamente, casomai l’altro avesse problemi di udito.

- Scusi, ma non posso proprio. Vede, devo tornare…

- No no no! La obbligo a venire con me! Signori miei, vi lasciamo alle vostre beghe, ecco qui i soldi della corsa di entrambi.

E dicendo così, prese il portafoglio e porse delle banconote ai due uomini, che non avevano ancora finito di ingiuriare i relativi parenti dell’altro. Poi, afferrò per il braccio Riza e si diresse verso un marciapiede, mentre le macchine continuavano a sfrecciare loro intorno.

Decisamente, quel tipo aveva problemi di udito.

- Posso almeno sapere dove mi sta portando?

- Conosco un ristorante cinese qui vicino, posso offrirle la cena e sdebitarmi per questa mattina, che ne dice?

Riza non rispose, certa che qualsiasi protesta potesse presentargli, non sarebbe servita a nulla. Valutò anche di mentirgli, dicendo che in realtà una sua amica stava molto male ed era in ospedale, e lei doveva assolutamente andarla a trovare (e in quel preciso momento Winry, alle prese con una battuta particolarmente difficile, starnutì, beccandosi i rimproveri del regista) ma il tempo di aprire la bocca, e si ritrovò davanti alla porta del famoso ristorante, “La Muraglia Cinese”. L’interno era molto particolare, grandi lampioni rossi illuminavano l’ambiente, e sui muri spiccavano dei dipinti di stile orientale. Riza si soffermò a guardare una pittura raffigurante una giovane donna attorniata da grandi uccelli, mentre Roy si dirigeva verso il bancone, dietro il quale ad accogliere i clienti vi era una ragazza dai capelli neri e gli occhi a mandorla.

- Un tavolo per due, vero?

In tutta risposta, l’uomo sorrise con fare rassicurante e si riavviò i capelli. La ragazza lo guardò interrogativa, ma non avendo risposta, inarcò le sopracciglia e chiamò un cameriere.

- Lo prenderò per un sì… Ling, per favore, puoi venire?

Dopo appena alcuni secondi si presentò un ragazzo alto, con i capelli legati in un codino dietro la testa e un’aria allegra.

- Hai chiamato, Lan Fan?

- Sì. Un tavolo per due ai signori, grazie.

- Subito!

Il giovane fece strada attraverso la selva di tavolini che occupavano la sala, e si fermò davanti ad un tavolo già apparecchiato, protetto da un separé dall’ambiente intorno.

- Tornerò fra cinque minuti a prendere le ordinazioni.

E con un ultimo sorriso se ne andò. Roy scostò la sedia, facendo accomodare Riza, per poi sedersi di fronte a lei e afferrare con un gesto deciso il menu.

“Chissà quante volte si sarà trovato in questa situazione” pensò Riza, con un velo di disillusione.

Non le piaceva essere lì, ma visto che l’altro aveva insistito tanto, riteneva che farsi offrire una cena non sarebbe stato così male. Almeno se lo sarebbe tolto di torno una volta per tutte. O almeno, così sperava.

Il ragazzo tornò quasi subito, e ordinarono. Poi, iniziarono a parlare del più e del meno. Si presentarono, e Riza venne a sapere che l’altro era uno stimatore e venditore di opere d’arte, e che lavorava in un lussuoso edificio poco lontano da dove era andata a lavorare lei la mattina.

- E lei, invece? Mi dica, che lavoro fa?

Riza venne colta in castagna. Cosa poteva inventarsi, ora? Roy si accorse del suo tentennamento, e le propose d’indovinarlo.

- Mi lasci indovinare, non me lo vuole dire! Va bene, allora procederò a caso! Quante domande mi mette a disposizione?

- Una decina, direi. Meno una, questa. Ah, e per inciso… Non è detto che se anche lei indovini, io le dirò se la sua intuizione è giusta.

- Perfetto.

Chiamò il cameriere, affinché gli portasse nove bastoncini. Li prese, e iniziò le sue domande, mentre Ling, dietro al separé, terminava di preparare un altro tavolo.

- Dunque… E’ una libera professionista?

Riza sorrise. Sarebbe stato facilissimo, a questo punto.

- Se si può dire così, sì… Lavoro per una ditta, ma sostanzialmente io e le altre ragazze non ci incontriamo mai.

Sia Roy che il giovane ragazzo cinese tesero le orecchie. Roy afferrò un bastoncino e lo spostò di lato.

- Perfetto… Ancora otto, quindi. Le piace quello che fa?

Riza ci rimuginò un po’ sopra.

- Diciamo che lo faccio per necessità. Il lavoro non mi entusiasma molto, ma è l’unica cosa che posso fare per mantenervi, fino a che non riuscirò a debuttare sul palco.

- Ed è brava in ciò che fa?

- Nessuno dei miei clienti si è mai lamentato.

Il giovane cameriere si sedette, mentre ascoltava interessato la conversazione. Roy prese un’altra bacchettina e la tolse dal mucchio.

- Lavora in casa?

Riza rise di gusto e ripensò alle energiche pulite ai fornelli che l’aspettavano una volta tornata nel suo buco di appartamento.

- In quelle degli altri, certamente. Anche se mi tocca far qualcosa anche da me, ma questo solo privatamente, fuori dal lavoro.

- Si occupa del… Benessere degli altri?

- In un certo senso, sì.

- Capisco…

Ling deglutì, e si riavviò nervosamente il ciuffo di capelli davanti al viso. Si poteva sapere che razza di gente frequentava il locale di Foo?

- Ha mai fatto questo lavoro anche prima?

- Facevo qualcosa a casa mia, ma mai più del necessario. Non sono una maniaca, dopotutto.

“Dell’ordine”, pensò immediatamente dopo. Eppure, gli altri due avevano capito tutt’altra cosa.

- Come viene considerato questo lavoro dagli altri? Per esempio, da me?

Riza ci rifletté qualche minuto.

- Direi molto utile. Praticamente, do una mano alla gente.

- E c’è molta competizione?

- Un po’. Ma io svolgo bene quello che mi è richiesto, quindi sono chiamata spesso dal principale.

A quel punto, Ling si alzò e si diresse tremando verso la cucina.

- Ling, che succede?

- Foo… Io non sapevo ci fossero simili donne che vanno in giro così, come se niente fosse… E che potessero entrare così in questo locale!

 

- E mi dica, per lavorare, ha bisogno che i clienti siano con lei?

- Assolutamente no. Anzi, devono essere via, lavoro completamente sola.

Roy tirò un sospiro di sollievo.

- Ci rifletterò sopra, e le saprò dire. Bene, la riaccompagno a casa, a questo punto, cosa ne dice?

- Oh, non si disturbi, chiamerò un taxi…

- Ma per nulla al mondo! Venga!

La afferrò per un braccio – Riza cominciava ad averne abbastanza di essere scarrozzata in giro senza potersi ribellare – dopo aver lasciato delle banconote sul tavolo, e uscirono quasi di corsa nella via affollata. Roy chiamò un taxi e si rivolse allegramente a Riza:

- In quale strada abita?

Riza sbiancò, e in mente le ritornò ciò che le aveva detto quella mattina Winry, sul fatto che non avrebbe mai avuto il coraggio di portare un uomo in quella casa. Quindi si inventò lì per lì una grande frottola.

- Ehm… Alla 58ª Avenue, grazie.

- Oh, ma che coincidenza!

Riza lo guardò sospettosa, mentre entravano in macchina.

- Come, scusi?

- No, niente…

Prima avrebbe verificato il suo indirizzo, e poi le avrebbe detto che abitava anche lui nella 58ª Avenue.

 

- Può anche lasciarmi qui, sa?

- Ma no, insisto per accompagnarla fin sopra.

Riza stava rischiando di essere arrestata per aggressione. Non aveva mai provato tanta voglia di strozzare qualcuno, veramente.

Anche se in realtà, tutta la colpa era sua. Si era inventata di abitare nella via dell’appartamento dove aveva lavorato la mattina, e non era riuscita a scollarsi l’uomo di dosso neppure davanti al portone principale del palazzo.

Pensò che era nei guai, in guai seri, mentre salivano insieme le scale dell’edificio.

 

“Non sapevo abitasse qui anche lei… Tanto meglio, nulla di perso, tutto di guadagnato!”

Eppure si bloccò quando vide Riza infilare le chiavi nella serratura di una porta. La porta del suo appartamento.

Intendo, dell’appartamento di Roy.

“Ma che diamine…?”

 

 

 

 

 

 

Attenzione attenzione!! Prima di proseguire, leggete questo:

Si avverte la gentile clientela che l’11 giugno coinciderà con il RoyAi Day, e tutti coloro che sono interessati all’evento sono pregati di partecipare, postando qualcosa con tema RoyAi su EFP esattamente l’11 c.m. ^^

Grazie per la cortese attenzione, ci scusiamo per l’eventuale disturbo^^

 

 

 

Note finali:

Ling! Mio adorato Ling!! *si riprende* Ok, scusate XD

Tanto tornerà ^^

Comunque, come vedete altro capitolo da dementi XD Le dieci domande mi hanno messa in crisi, spero comunque di essere riuscita a rendere l’idea che dava il film (su quel pezzo sono morta XD). Shatzy è testimone della mia crisi ù_ù

Questo capitolo era incentrato quasi unicamente (tranne per Ling!! *____*) su Roy e Riza, vedremo nel prossimo tornare alcuni personaggi ^^

XD Ok, ora passo ai ringraziamenti personali ^^

 

Shatzy: Shore!! La descrizione dell’appartamento ha fatto morire anche me XD *animo sadico* Io spero che i personaggi continuino ad essere IC fino alla fine ç____ç Maes continuerà a rompere le scatole, sì XD Ok, vado, che altrimenti qua faccio notte, e devo ancora finire quella stramaledetta ricerca XD Grazie di tutto, kissoni!!

 

Sisya: Gemy, sei stata puntualissima, scherzi?? Poi il tuo commento mi ha fatto tanto tanto piacere >.< Ti adoro anch’io ^^ E lasciar lì Roy come un idiota è piaciuto troppo anche a me *____* *le gemelle si guardano complici* Anch’io mi aspetto molto RoyAi da questa ff, ovvio X°°°D

Grazie mille di tutto ^^ Kissoni!!

 

Alyah: Spero veramente che l’una non peggiori l’altra X°°°D Bisogna dire però, che Riza ha già inventato una panzana degna di Winry, quindi non si sa mai XD *Accarezza Winry sulla testa* Quando hai definito Roy mandrillo… *rotola* Sei una grande!! XD Kissoni!!

 

Valy88: Valeeeee!! No, il ragazzo del fornaio non era Ed XD E sinceramente, neanche mi interessa sapere chi era *spietata con i personaggi che non le servono* Ma Ed c’è, Winry c’è… Chissà ^^ XD Felicissima che ti sia piaciuta ^^ Adoriamo tutte Maes, già già XD Grazie di tutto ^^ Kissoni!!

 

The_Dark_Side: Con il lavoro di Pretty Woman ci sei andata vicina, però, perché a Roy sembrava proprio quello all’inizio XD Ovviamente, non lo è XD Il film non era malaccio, diciamo che era il classico film da casalinghe disperate X°°°D Sono sadica, ma non quanto l’Arakawa, quindi ho intenzione di far mantenere Hughes vivo e vegeto fino alla fine, tranquilla ^^ Grazie mille! Kissoni!!

 

Siyah: Felice di sapere che ti piaccia, dammi notizie anche per questo capitolo ^^ Kissoni!!

 

E per ultimo, come sempre, kissoni a tutti!!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo terzo ***


quello strano sentimento 2

Quello strano sentimento








- Tutto bene?

Roy si riscosse dai suoi pensieri, che ora focalizzavano la loro essenza sul fatto che:

a. Si trovava davanti a casa sua;

b. Si trovava davanti a casa sua, con una bella donna;

c. Si trovava davanti a casa sua, con una bella donna, che stava cercando di spacciargli casa sua per la propria.

No, e che diamine, che confusione!

Riza stava sostenendo – proprio in quel momento, con la serratura che era appena scattata dentro la porta, aprendola – che la casa di Roy fosse la sua.

Si domandò per qualche istante, spaesato, se fosse capitato per un caso malaugurato della sorte in un universo parallelo, oppure se stava subendo una qualsivoglia forma di vendetta divina nei suoi confronti.

Portandosi una mano al collo, si tastò velocemente l’aorta, fingendo di aggiustarsi il colletto, giusto per verificare che fosse ancora vivo, e il pulsare che sentì sotto il pollice gliene diede conferma.

Non si trovava in un limbo allucinogeno, evidentemente, di conseguenza non riusciva a capire cosa stesse succedendo.

E gli chiedeva pure se stava bene?!

- Sì, credo… Mi scusi, può ripetermi il suo cognome, le dispiace?

Riza gettò una breve occhiata sul cartello posto al di sopra del campanello, accanto a lei, prima di rispondere decisa:

- Mustang, perché?

- Certo che è buffo…

- Come?

Roy tossì, per poi aggiungere:

- No, niente, intendevo dire… Io invece faccio di cognome Biffrey, ecco.

Riza annuì, e cadde un silenzio imbarazzante.

- Be’, allora la lascio! Torno a casa.

- Va bene. Ancora grazie, e buonanotte.

Roy si avviò per le scale, poi sembrò ripensarci e tornò indietro.

- Domani sera, alle 8, verrò qui e la porterò a cena.

E senza ammettere repliche di nessuna sorta, scese le scale. Riza entrò in casa, contò silenziosamente fino a 60, e poi aprì la porta. Si guardò in giro speranzosa, e percorse il pianerottolo ora buio, fino a raggiungerne la fine. E lì si scontrò contro qualcosa, o meglio, qualcuno.

 

Roy infatti aveva sceso i primi due piani, e poi era risalito silenziosamente, attendendo che lei tornasse sui propri passi. Non aveva dovuto aspettare molto, e quando aveva sentito che lei accostava la porta, aveva sorriso.

Esattamente come aveva previsto.

Quando gli cadde letteralmente addosso, era già pronto ad attutirle la caduta con il suo corpo. Accese l’interruttore della luce alla sua sinistra, e Riza si divincolò dalla sua presa, imbarazzata.

- Ancora qui?

Domandò con un pizzico di acidità, prima di sospirare e chiedergli scusa. Dopotutto, non era colpa sua se lei non si trovava a casa sua, ed era stata costretta ad inventare tutta quella sceneggiata.

Per un certo verso, ovviamente.

- Sì, mi si era slacciata una scarpa, e allacciarla al buio non è una delle cose più semplici a questo mondo, ci ho impiegato un po’. Invece tu, cosa ci fai qui?

Riza notò il cambio di persona, ma decise di non dire nulla, impegnata com’era a cercare una scusa. In un miracoloso flashback si ricordò della bottiglia di latte vuota che stazionava da tutto il giorno davanti sull’uscio dell’appartamento accanto.

- Mi sono ricordata di quella – e così dicendo, indicò il suddetto contenitore, che sembrava guardarli perplesso – e mi sembrava buona cortesia non lasciarla fuori in quel modo, il garzone domani potrebbe inciamparci sopra, dopotutto.

Roy pensò per un attimo a Tom, il fattorino della latteria sotto casa, e scoppiò a ridere. Era un omone alto due metri e con la parlata di uno scaricatore di porto. Il pensiero di ciò che avrebbe potuto dire in una circostanza del genere era estremamente esilarante.

- Ottima idea, veramente ottima. Quindi suppongo che dopo che avrai spostato la bottiglia, te ne tornerai dritta in casa, vero?

Riza per tutta risposta afferrò l’oggetto e lo collocò più a destra. Poi si diresse verso l’appartamento, e prima di rientrare, e sbattere la porta con uno schianto, disse:

- Esatto. Buonanotte, allora.

Roy aspettò che uscisse dalla sua visuale, prima di iniziare a ridere di gusto. Appena si fu calmato, scese le scale fischiettando, con le mani in tasca e tutta l’intenzione di andarsene a dormire a casa di Edward, per quella sera.

 

Riza aveva deciso di passare la notte lì. Non sapeva perché, ma uscire di nuovo le sembrava una pessima idea. Come minimo, se lo sarebbe trovato nuovamente davanti.

Si guardò intorno, e decise che se proprio doveva trascorrere in quel luogo le ore seguenti, tanto valeva farlo per bene. Andò in bagno, e aprì il rubinetto dell’acqua calda della vasca. Sentiva il bisogno fisico di un bel bagno, ora.

 

- Winry, ti giuro, non ho mai dormito su un letto più comodo!

Winry staccò la cornetta dall’orecchio e la guardò sospettosa, prima di rispondere.

- Riza, siamo sicuri che stia parlando proprio con te? Non so, magari hai una qualche gemella malvagia nascosta nel mondo, a cui hai rubato l’eredità, e che ora sta cercando di vendicarsi, e che ha seppellito la vera Riza in un qualche scantinato buio e maleodorante!

- Il film di ieri sera ti ha fatto male, smettila di dire assurdità. Comunque, basta che mi porti un cambio decente e il pigiama.

L’amica sbuffò.

- Va bene, va bene. Arrivo. Ma ti ricordo che stai infrangendo la legge. Credo si chiami appropriazione indebita o qualcosa del genere.

Winry mise giù il ricevitore, decidendo in quel momento che avrebbe almeno approfittato di un bagno in quella casa, memore della doccia ghiacciata che si era appena dovuta sorbire.

 

- Sei un idiota, amico mio, un completo idiota.

- Ok, ho capito. Allora, posso restare qui, per stanotte?

Ed si fissò a lungo le unghie, con interesse. Roy sbuffò rumorosamente.

- Guarda che solitamente sono le donne a fare le preziose, sai?

- Io non faccio il prezioso. Sto solo assaporando il momento.

Chiuse gli occhi e sorrise soddisfatto.

- Dopo anni e anni di soprusi, ho finalmente la possibilità di prendere la mia rivincita.

- Patetico.

- Ti sei visto allo specchio prima di venire qui, scusa? Ti ricordo che io una casa ancora ce l’ho, e non devo umiliarmi proprio davanti a nessuno.

- Quanto la fai lunga. Allora?

Edward si scostò dalla porta sorridendo.

- Prego, il divano è sempre libero.

Mentre tornava in camera per prendere dei lenzuoli e una coperta, a Ed venne in mente una cosa.

- Roy, ma scusa, e se si trattasse di una ladra?

L’amico scosse con decisione la testa.

- No, questo lo posso negare con certezza.

- Sarà… Le risate che mi farò se domani dovessi trovare la casa svaligiata e tutto messo a soqquadro…

I due si guardarono per un momento, impallidendo.

- Le sculture!!

 

- Avevi ragione, Riza, in questo materasso è proprio comodo…

Winry si era infilata sotto le coperte, nella parte sinistra dell’enorme letto matrimoniale, la sera prima, e non si era più schiodata da lì.

Erano anni che non dormivano così bene.

- Lo senti questo?

Le due chiusero gli occhi, con una smorfia soddisfatta.

- Sì… Il silenzio…

Niente sirene per la strada, niente urla della padrona del condominio, nessun Maes che sbraitava fuori dalla porta…

- Che pace!

Rimasero svariati minuti così, assaporandosi quel breve momento di tregua.

 

- No, dico, hai lasciato le mie sculture nella stessa casa che è stata presa di mira da una pazza sbucata dal nulla?

Roy era infastidito.

- Ti prego di non trarre conclusioni affrettate sul suo conto.

- Si tratta di appropriazione indebita! Hai capito? Io una così la chiamo solo ladra!

- E si può sapere perché finché si trattava di casa mia, mi canzonavi, e ore che si parla delle tue sculture fai tante storie? E comunque, ci dovrò uscire stasera, entrerò un attimo in casa e controllerò, più semplice di così!

- Speriamo in bene…

 

- Ehi, Riza! Sai che il proprietario di questa deve essere un fantino?

Riza si affacciò dalla porta del bagno e fissò l’amica, seduta a gambe incrociate sul letto.

- Come, scusa?

- Guarda qua!

E nel dirlo, le sventolò sotto al naso uno dei foglietti che aveva trovato dentro al comodino.

- Te lo leggo: Angie, una facciata angelica che nasconde un’anima da vera furia; Jasmin, parte piano, ma ha una grande resistenza sul terreno; Alexiel, aspetto mite e grazioso, ma sa darsi da fare, se vuole…

Le due si guardarono in faccia, e poi scoppiarono a ridere.

- Chiamalo fantino! Questo è un maniaco!

- Sai io invece cosa ho trovato ieri, pulendo?

Riza aprì l’anta dell’armadio. Sul piano inferiore del mobile facevano bello sfoggio di sé tre statue, tutte di fattura gotica, che guardavano le due intruse con aria accusatoria, e Winry per un momento si sentì addosso la pelle d’oca. Riza scosse la testa, divertita.

- Sono orribili, non è vero? Mi chiedo chi possa essere quel pazzo che le comprerebbe…

Non aveva ancora finito di parlare, che l’amica si era fiondata ad osservare meglio le figure.

- Scherzi? Secondo me valgono tantissimo…

Riza scrollò le spalle, dubbiosa.

- Sarà, ma io le trovo agghiaccianti. Quasi quasi le butto…

- Non capisci nulla di arte, tu, e non sono neppure tue… Comunque posso chiederti una cosa? Quando verrà qua Roy, cosa farai? Non puoi farlo entrare, si capisce subito che questo è l’appartamento di un uomo!

- Significa che non lo farò venire dentro. Che problema c’è?

 

Alle otto precise, suonarono al campanello.

- Buona fortuna!

Sussurrò Winry all’amica, vedendola prendere la borsa e avviarsi verso la porta. Quel pomeriggio erano tornate a casa e avevano preso qualche cambio, giusto lo stretto necessario per qualche giorno.

Appoggiò un orecchio alla porta, e origliò la conversazione. Riza stava stoicamente vietando di far passare l’uomo, lamentandosi del disordine dell’inefficienza di certe cameriere. Winry sorrise e si buttò sul letto, parlando fra sé.

- Già, non riusciamo a farle uscire dalla vasca…

 

 

 

 

 

 

 

 

Note finali: Altro capitolo di transizione, che volete farci, era necessario, mi scuso XD A quanti chiedono del pair EdWin, rispondo: vedrete XD Io ho trovato interessante il fatto che sia Ed che Winry corrono sulla stessa lunghezza d’onda: entrambi parlano di appropriazione indebita, entrambi apprezzano le opere di Ed XD Vabbè, finito qua XD

 

Ringraziamenti personali:

 

Sisya: Sì, se non infilo sempre il mitico Brad da qualche parte non sono contenta XD Mi ha fatta sbellicare il tuo commento, gemy XD Le parti riguardanti Roy, più che altro X3 Certo che si merita tutto quello che sta passando, sono una scrittrice sadica e senza cuore, ci sguazzo dentro ai suoi guai XD Ling e Lan Fan… Torneranno anche nel prossimo capitolo, visto? ^^ Per lo meno Ling XD *nasconde la gemy meglio dentro al trolley* Pronte a partire? Si vaaaaaaaa!!! *partono per la Francia*

Grazie come sempre!! Kissoni!!

 

Shatzy: Mami! ^^ Lo so, ancora non si è entrati nel vivo della storia, eh? ^^” Basta che aspetti martedì prossimo comunque, o chissà, magari prima ^^ Tanto non ho più obblighi di tempo, se ne voglio pubblicare uno in mezzo, lo faccio!! *totalmente resa pazza dal tempo libero* Ling è il famoso immigrato clandestino, che è sbarcato con un barcone, ricordi? XD Se mi entrerà, inserirò anche la sua storia X3 E la long-fic continua, povera me XD Grazie mille!! Kissoni!!

 

The_Dark_Side: Ling originariamente avrebbe dovuto essere un barista, ma credo che la scelta del ristorante cinese sia molto più azzeccata XD (E ringraziamo gli scleri con Shatzy per questo XD) Be’, la povera Riza si sta cacciando in un guaio sempre più grosso, vero? ^^ *felicissima* Anche perché Ed è sull’orlo della denuncia XD Spero che anche questo capitolo ti piaccia ^^ Grazie e kissoni!!

 

Valy88: Avevi capito perfettamente X°°°D Sono malvagia, lo so XD Con questa EdWin… Ma voi abbiate fede, no? X3 Maes dovrebbe ricomparire presto, se non nel prossimo capitolo, sicuramente in quello dopo. *pregusta già la scena* Cuggy, spero tanto che la storia continui a piacerti, il tuo parere per me è importante ^^ A presto!! Kissoni!!

 

Siyah: Mi fa piacere che abbia apprezzato il collegamento scultore-alchimista ^^ Originariamente era un pittore, ma sinceramente non me ce lo vedevo proprio… Poi mi sono ricordata una scena del manga, quando è stato costretto a riparare mezza città, e nell’aggiustare un balcone, gli era venuta fuori una mostruosità unica, mezza gotica mezza dark XD Riza è troppo innocente, non ci ha pensato minimamente al fatto che ciò che diceva potesse venire frainteso XD Per l’EdWin, ho risposto sopra XD Ancora grazie, kissoni!!

 

Grazie a quanti hanno letto. Kissoni!!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo quarto ***


quello strano sentimento 2

Quello strano sentimento



- Di nuovo qui?

Roy sorrise. L’aveva riportata al ristorante cinese, quella sera.

- Be’, si mangia bene, in fondo. E poi, visto che è andata bene la prima volta, potrebbe andar bene anche la seconda, no?

Roy evitò di aggiungere che quel locale, essendo stato aperto da poco, era uno degli unici in città a non conoscere il suo “passato” da donnaiolo. Presero nuovamente posto al tavolo della sera precedente, sempre scortati dallo stesso cameriere, che sembrava guardarli nervosamente, con un sorriso in volto abbastanza tirato ad accompagnarlo. I due non si accorsero del suo strano comportamento, quindi non se ne fecero un problema, o anche se se ne accorsero, decisero di non darci molto peso. Ordinarono e intanto che aspettavano gli ordini, ripresero la conversazione del giorno prima.

- Allora, ha più pensato al lavoro che potrei fare, signor Biffrey?

Roy sorrise, pensando alle soluzioni che aveva formulato nella sua testa. Dopotutto, lui non sapeva che aveva davanti la sua cameriera.

- Ho pensato a qualcosa, sì, ma nulla di certo. E poi, dammi del tu, ti prego.

- Va bene… Ti va di espormi qualche idea, allora?

Roy sorrise, e incominciò il suo elenco.

- Be’, abbiamo l’ammaestratrice di leoni del circo, la panettiera… La giornalista, addirittura.

- Addirittura! E la maestra d’asilo no?

Roy sembrò pensarci un po’ su, e poi aggiunse:

- Effettivamente, rientrerebbe anche quello. E avrei anche un'altra domanda per lei: è anche una brava casalinga, oltre che ammaestratrice di pantere?

- Ma non erano leoni? Comunque sono brava nelle faccende domestiche, dopotutto...

Riza rise al pensiero, proprio mentre Ling serviva la prima portata.

- Tu mi porti a casa tua, e io ti faccio vedere cosa so fare con un aspirapolvere.

Risero, mentre Ling impallidiva e scattava verso le cucine.

- Per il lavoro mi dispiace, ma devo mantenere il segreto professionale.

Roy la guardò scandalizzato.

- Non sarai mica una suora, vero?

- Aggiungilo nella lista, accanto ad ammaestratrice di pulci.

 

- Foo!

Foo guardò il ragazzo piagnucolante e scosse la testa.

- Cosa c’è ancora, Ling?

- I tizi dell’altra volta! Ci sono ancora! E fanno dei discorsi strani!

Foo lo guardò male.

- Clienti. Si chiamano clienti. E ti ricordo che il cliente ha sempre ragione, cosa che tu, in quanto cameriere, non hai mai. Anzi, dubito che l'avresti in ogni caso...

Ling non raccolse la provocazione, e continuò, nel suo tono lamentoso:

- Foo, ti prego, va’ a darci un’occhiata!

Il vecchio sospirò, si asciugò le mani sul grembiule e se lo tolse, passandolo al ragazzo.

- Continua tu, e vedi di non combinare disastri.

Afferrò le portate per il tavolo, e uscì dalla cucina, mentre Ling guardava inorridito il mestolo che aveva in mano e il fumo che cominciava ad uscire dalla pentola.

 

- Per un breve periodo ho lavorato anche nell’orfanotrofio qui vicino, prima che chiudesse e lo spostassero.

- Davvero?

- Sì. Poveri bambini, ricordo ancora una piccolina che mi saltò in braccio gridando: “Mamma!”, mentre le altre operatrici cercavano di spiegarle la verità…

Riza si interruppe, mentre cercava un fazzoletto per asciugarsi l’angolo degli occhi, e Roy glielo porgeva.

- Grazie…

Non fu l’unica ad aver bisogno di un fazzoletto. Foo afferrò un tovagliolo da un tavolo vicino e si soffiò forte il naso, appena fu uscito dalla loro visuale, scandalizzando un altro paio di clienti che l'avevano visto. Tornò in cucina, e trovò tutto che bruciava. Si riprese in fretta e cercò di rimediare ai danni.

- Allora, Foo? Non è forse come ti dicevo io? Sono dei pervertiti!

Il vecchio lo guardò con l’aria di un assassino e gli diede un pugno sulla testa, e mentre l’altro piagnucolava, disse:

- Pezzo d’idiota! Non vedi che è una delle dame di carità? Ma io mi domando come possa dare in sposa mia nipote a un imbecille simile… Lan Fan, la prossima volta sceglitene uno migliore!

La risposta giunse soffocata, dalla sala accanto, mentre Ling andava a deprimersi in un angolo.

-Stanne certo, nonno!

 

- Accomodati pure, fa’ come se fossi a casa tua…

Roy si fermò, e ridacchiò fra sé. Chissà, magari Riza avrebbe fatto veramente come se fosse stata a casa sua. Riza si sedette sul divano, mentre Roy andava a recuperare una bottiglia di vino dal mobile dei liquori, insieme a due calici. La donna aveva visto troppi film insieme alla sua amica per non sapere cosa stesse per succedere, ma non era neanche troppo preoccupata. Attualmente, era questa la cosa che più le dava pensiero, proprio il non preoccuparsene.

Si guardò in giro, curiosa. Quella casa aveva qualcosa in comune con quella del fantomatico signor Mustang, se lo sentiva. Poi, riuscì a capire perché.

- Roy?

L’uomo riapparve improvvisamente, e si sedette sorridendo accanto a lei, cominciando a versarsi il vino.

- Sì?

- Volevo chiederti… Hai anche tu opere del genere?

Roy fissò la scultura fatta da Edward, posata in bella vista su un tavolino (non che ci fosse da stupirsi: erano effettivamente a casa Elric) e nascose un sorriso dietro al bicchiere.

- Be’, sì. Sai, come stimatore d’arte per me è quasi d’obbligo tenere qualche opera degli artisti emergenti in casa.

Riza annuì, sorseggiando il vino, e lo scoprì inaspettatamente forte, non come quei rimasugli di botte che si trovavano in giro.

- Comunque perché me lo chiedi? Hai già visto da qualche parte le sue opere?

- Ne ho qualcuna giusto in casa, ma pensavo di buttarle via, sono talmente brutte… Roy, cosa succede?

Il tono allarmato dell’altra era dovuto al fatto che Roy si stava strozzando ed era piegato in due. Riza si chinò accanto a lui e gli batté rapida una mano sulla schiena, cercando di aiutarlo.

- Tutto bene?

Sussurrò, appena vide che la crisi era passata. Roy girò appena il volto e si trovò a pochi centimetri di distanza da quello di Riza. Si guardarono qualche attimo, incerti. A Riza si era acceso un campanello in testa, ma vuoi il vino, vuoi qualcos’altro, non riusciva a muovere neanche un muscolo, totalmente persa negli occhi scuri dell’altro. Roy si avvicinò, lentamente, verso il suo viso, mentre le passava una mano dietro la schiena. Doveva ammettere che quella donna gli piaceva davvero.

- Roy, ancora qua?

I due si bloccarono, mentre Roy chiudeva gli occhi e lanciava tutti gli anatemi possibili contro l’amico. Riza si voltò sorpresa, e vide un ragazzo biondo, non molto alto, chiudere la porta e, dopo aver sceso le scale, gettare il soprabito sull’appendiabiti. Non si erano accorti del rumore della serratura. Ed si bloccò nel notare che insieme all’uomo c’era anche una donna, e si scusò imbarazzato. Poi sembrò accorgersi di qualcosa, e diventò paonazzo.

- Roy, si può sapere come ti viene in mente di portare qui…

Roy nel frattempo si era ripreso velocemente ed era già accorso a salvare la situazione.

- Edward, amico mio! Ma che razza di ospite che sei! Fa’ come se fossi a casa tua!

- Ho tentato…

Rispose l’altro, arrabbiato, mentre Roy cercava di rimediare.

- Sì… Posso offrirti un bicchiere di latte?

Ed sbiancò, per poi diventare, se possibile, ancora più livido. Riza li osservò perplessa, mentre uno sbraitava ancora più forte e l’altro lo portava in cucina.

- Ed, per favore!

Disse Roy appena fu certo che Riza non potesse più sentirlo. Edward sembrò quasi sputargli le parole in faccia.

- Per favore cosa, esattamente? Non penserai che io ti lasci veramente casa mia, e per quella donna, per giunta!

Roy decise di sfruttare l’unica cosa che potesse convincere Edward.

- Ho quasi finito l’indagine, Ed. Sto cercando di recuperare le statue, quindi, per favore, lasciami lavorare! Cosa credi che penseranno l’insegnante e tuo fratello se non gliele mostrerai?

Edward assunse un colorito cadaverico, mentre ripensava alla sua maestra. L’avrebbe fatto a fette, cosparso di miele e lasciato in preda agli orsi. E questo è solo un gentile eufemismo.

- In questo caso, sì… Ma avrei preferito chiamare la polizia, lo sai. Questo è solo per farti un piacere, va bene? Ricordati che sei in debito con me. Ancora.

Roy sorrise mentalmente, mentre batteva una mano sulle spalle dell’altro.

- Certo, Ed… Ora, prendi le tue cose e vai in albergo, ok? È tutto a mio carico, naturalmente.

Edward lo guardò in tralice, prima di rispondere.

- Oh, ma questo era ovvio. Ci mancherebbe altro.

Afferrò il bicchiere accanto a sé, Roy se ne accorse troppo tardi e cercò di impedirglielo, ma l’altro aveva già cominciato a bere. Si allontanò in fretta, prima che Ed sputasse tutto contro il muro e lo guardasse, talmente sconvolto da non riuscire neanche a parlare.

- Be’, ho comprato un po’ di latte oggi, e me n’ero versato un bicchiere, prima…

- Andrò nell’hotel più caro della città, anzi, dell’intero Stato!

Con gli occhi spiritati, Edward afferrò la porta della cucina e se la sbatté dietro sé, andando a recuperare quello che gli serviva per passare una notte in albergo.

 

- Allora vi auguro una buona serata!

Detto questo, Edward se n’era andato, e Roy si accasciò sul divano, sfinito. Riza lo guardò interrogativa.

- Ma che razza di amico è? Si comportava come se fosse stato lui il padrone!

Roy scoppiò in una risata isterica.

- Lascialo perdere, quello è uno zingarello. Va e viene nelle case altrui come se fossero le proprie, si sente un vagabondo, e si comporta di conseguenza. A volte si lega una fascia intorno alla vita, rimane a petto nudo e si mette persino a ballare e a suonare il tamburello!

Risero tutti e due, mentre Roy si sistemava meglio sul divano. Improvvisamente, si ricreò l'atmosfera di poco prima, e Riza arrossì, imbarazzata.

- Roy, non stasera… Credo che quel vino fosse un po’ troppo forte…

Roy la guardò per qualche istante, prima di chinarsi su di lei, e lasciarle un leggero bacio sulla fronte. Si alzò e le porse una mano per aiutarla ad alzarsi.

- Vieni, ti accompagno a casa.

 

- Allora, come è andata?

Winry era tornata in casa Mustang dopo il lavoro, per aspettare Riza e sentire il resoconto della serata, che non la lasciò molto soddisfatta (lei aveva sperato in qualcosa di più succulento).

- Quindi avete appuntamento anche domani, eh? Ma dimmi, come farai se vorrà entrare?

Riza si fece pensierosa, finché non trovò la soluzione.

- Winry, è ora di mettere le sottane a questo appartamento!

 

 

 

 

 

 

 

Note finali: Capitoletto corto, ma io direi che cominciamo ad avviarci sulla buona strada, voi che ne dite? ^^ Un’ulteriore precisazione: quando parlano, né Ling né Foo né Lan Fan usano le ‘l’ al posto delle ‘r’ semplicemente perché ho voluto rendere più scorrevole il discorso. Sul manga ritengo sbagliata la scelta di mettere a volte le ‘l’ e lasciare le ‘r’ negli altri casi, a me viene solo il mal di testa =___= Mettessero almeno solo le ‘l’! Sarebbe più facile =_______=

 

 

Ringraziamenti personali:

 

Shatzy: Secondo me è sfiga. Dico di voler aggiornare prima di martedì, e mi parte il modem X°°°D Roy e Riza sono sempre carini, ma in questo capitolo li ho adorati >////< *ancora in brodo di giuggiole, anche se non hanno combinato niente, alla fine* Eh vabbé, l’intenzione in fondo c’era, no? XD Passando a Winry… Ehi, le amiche non servono forse a dirti: “Sì, è ora che ci mettiamo a dieta” per poi svuotarsi un intero barattolo di Nutella il pomeriggio, infischiandosene di quello che hanno detto solamente poche ore prima? *L’ha fatto veramente, la sua migliore amica continua a riderci sopra, sottolineando la profonda coerenza di Lely* Mica tutti abbiamo una forza di volontà di ferro, accidenti XD Io vado mami, alla prossima ^^ Kissoni!!

 

Valy88: Ed ecco la famosa cena! Ed il ancor più celeberrimo dopocena *sghignazza, è ancora su di giri* Certo che Roy è rimasto al gioco! Altrimenti che ci facevo io qui? XD Che poi stamattina, passando l’aspirapolvere in camera dei miei (e io non ci faccio cose strane XD), come un vero genio mi sono fatta cadere addosso la stufetta elettrica (quella vecchia, pesante quanto un tir) e mi ha preso in pieno il piede. Come reazione, prima sono balzata sul letto afferrando le coperte per non urlare e maledicendo tutto quello che potevo, poi ho ripensato a Riza, e mi sono messa a sghignazzare.
Non sono normale, vero? XD
Cuggy, grazie come al solito XD Kissoni!!

 

The_Dark_Side: Clou si scrive clou, tranquilla XD *Ha controllato XD* Se Edward nel capitolo precedente aveva qualcosa di isterico, chissà come è sembrato in questo X°°°D Hai anche tu il lievissimo sospetto che se fosse capitato a lui, Ed avrebbe chiamato proprio tutti, eh? Aggiungici anche il corpo di guardia della regina d’Inghilterra, Scotland Yard, il protettorato svedese in Perù e la portinaia Debora XD *ripensa ad Aldo, Giovanni e Giacomo sulla pubblicità* Decisamente, decisamente XD Grazie mille, kissoni!!

 

Red Robin: Povera Winry, non è la ragazza più stupida del mondo XD Per ora ancora non si vede traccia dell’EdWin, tu continua a seguire e vedrai ^^ Questa fanfic è piena di doppi sensi, accidenti XD Però lo stesso film lo era, e alla fine mi ci diverto anch’io XD Alla prossima, grazie mille! ^^ Kissoni!!

 

Sisya: Gemy adddorrrrrata!! Le “conoscenze”, come le chiami tu (io preferisco definirle parassiti, zecche o pulci a dir si voglia, che si attaccano e ti succhiano il sangue, sono orribili e non riesci più a levartele di dosso XD Definizione azzeccata, invero XD) sono toccate anche a me, e ti pregherei di non sghignazzarci sopra, per me è già abbastanza tragico e demoralizzante ç____ç Gemy, se morirò nell’impresa (di togliermi le zecche X°°°D) ti supplico di difendere il mio onore, e accollarti la responsabilità di vendicarmi u_u  Io prometto di stare più attenta, giurin giuretto XD Kissoni!!

 

Siyah: Winry è un mito, lo so XD E non mi hai rotto affatto con l’EdWin, figurati ^^ Hai parlato di organizzare un pigiama party a casa di Roy, eh? *riflette* Dacchio, mi ha fregato una scena!! >_<
*Lely e Siyah si precipitano a casa Mustang, buttandosi allegramente nelle braccia di Roy* Tu leggi nel pensiero, non c’è altra spiegazione XD Chissà che non lo metta veramente, il pigiama party… ;-) Ora chiamo Maes, gli dico di aggiungersi a noi, che ne dici? XD (No Maes no party, questa era geniale XD) Alla prossima, kissoni!!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo quinto ***


quello strano sentimento 2

Quello strano sentimento



- Buongiorno!

Riza entrò nel piccolo negozio dove tante volte era passata davanti, senza mai fermarsi, in tutti quei mesi. Era la bottega di un rigattiere e, a dispetto di quello che poteva suggerire l’esterno, una volta entrati ci si trovava in un ambiente piuttosto ampio e curato. La merce era disposta ordinatamente sugli scaffali e gli armadi aperti, e vi era veramente di tutto: da elettrodomestici, a vestiti, a gioielli (quelli conservati con riguardo dentro una teca di vetro sotto al bancone).

Aspettò educatamente che si presentasse qualcuno per servirla, e nel mentre si guardò in giro, finché un colpo di tosse non la fece voltare verso l’alto bancone, allarmata. Per qualche secondo non notò nulla, poi scorse un filo di fumo salire verso l’alto. Pensò ad un principio di incendio e si sporse preoccupata per controllare, ma con sua grande sorpresa trovò solo una vecchietta che si era appena accesa la sua pipa.

Nonostante lo stupore iniziale, riacquistò in fretta il suo autocontrollo, e chiese gentilmente se fosse lei la proprietaria. L’altra annuì e non diede cenno di voler aprir bocca, se non per emettere il fumo che aveva aspirato in precedenza. Riza attese che l’altra dicesse qualcosa, ma si rese ben presto conto che se non avesse preso lei in mano la situazione, non avrebbe cavato un ragno dal buco. Posò l’apposita custodia di abiti sul piano davanti a sé e vedendo l’occhiata della vecchia, cominciò:

- Vorrei lasciare qui queste giacche e pantaloni, ma ho una richiesta da farle: è molto probabile che le rivoglia indietro, quindi potrebbe non venderle prima di due settimane?

La vecchia non rispose, limitandosi ad afferrare uno sgabello e a salirci sopra, per riuscire ad aprire l’involucro di stoffa chiara. Esaminò con occhio critico gli indumenti ed espirò l’ennesima boccata di fumo, prima di risponderle.

- Sono di ottima fattura… Si tratta di una vendetta, vero?

Riza sbarrò gli occhi, sorpresa.

- Non capisco di cosa stia parlando!

L’altra si limitò ad osservarla attentamente, proprio come aveva fatto poco prima con le giacche, poi scese dallo sgabello e scomparve dietro il bancone, prima di riapparire nuovamente con una cassetta di ferro stretta fra le dita energiche. Tirò fuori diverse banconote, e le contò mostrandogliele. Riza era sbalordita dalla cifra secondo lei eccessiva.

Con un ammiccamento, l’anziana signora aggiunse una banconota in più al mucchio e le disse, con aria complice:

- Fagliela pagare, a quel bastardo, mi raccomando. Torna quando vuoi, te le terrò per un mesetto.

Riza accennò un segno di consenso, sempre più sbalordita, ed uscì dal negozio. Al suo interno, la vecchia continuò a fumare pensierosa, riflettendo a quanto i tradimenti cominciassero a diventare più frequenti. Sperava solo che gliela facesse pagare come lei aveva fatto anni prima con Dominique, il suo vecchio fidanzato. Sorrise al pensiero e portò in magazzino i vestiti abbandonati sul bancone, continuando a ridacchiare piano fra sé e sé.

 

Il piano di Roy era perfetto: presentarsi davanti a casa di Riza – sua, si corresse mentalmente – un’ora prima, così che lei non avrebbe potuto lasciarlo fuori sul pianerottolo come le altre volte, e fosse costretta a farlo entrare in casa. Una volta dentro, avrebbe con un pretesto controllato le sculture in camera sua e rassicurato così Edward per qualche altro giorno.

Portò le lancette del suo orologio avanti di un’ora – cosa, infatti, meglio di un orologio guasto avrebbe avvalorato la sua tesi? – e suonò il campanello, una volta davanti al suo appartamento.

Non dovette aspettare molto, prima che Riza apparisse davanti a lui, sorpresa.

- Sono venuto a prenderti!

Annunciò, con un sorriso raggiante. Lei lo guardò perplessa.

- Ma non era per le otto?

Lui parve confuso quanto lei e consultò il suo orologio da polso come da copione, e rispose:

- Infatti… Non sono le otto, ora?

Riza osservò il quadrante, e capì.

- Probabilmente si è rotto… Dovevo uscire per fare la spesa, ma se nel frattempo vuoi accomodarti…

Roy, con la domanda già sulle labbra, si fermò interdetto. Era stato così facile? Riza rise davanti a quell’espressione e si fece da parte, invitando con un ampio gesto della mano a farsi avanti. Mentre si richiudeva la porta dietro di sé, riprese il discorso.

- Comunque non ti sei accorto che doveva essere ancora presto? Fuori c’è ancora luce, era impossibile che fossero già le otto, non trovi?

Lui non rispose, troppo intento ad osservare il suo appartamento, o meglio, quel che ne rimaneva. Ad un certo punto, non fu nemmeno così sicuro che quella fosse casa sua, in fondo. Troppo femminile, decisamente troppo femminile. Osservò con stupore sempre crescente il salotto – il suo salotto – e Riza, fraintendendo il suo atteggiamento, commentò divertita:

- Mi sono arrangiata da sola, se aspettavo la cameriera…

- Vedo…

Roy non aggiunse altro, e continuò ad osservarsi intorno. A Riza sembrò quasi un rapace a cui erano stati sottratti i piccoli e che li stava cercando.

- Senti, come già detto, devo uscire un attimo a far compere, ti dispiace aspettarmi?

Colse la palla al balzo: era un’occasione perfetta per controllare lo stato delle sculture dell’amico.

- Certo, certo… Vai pure, ti aspetterò qui.

Riza gli sorrise, e per un momento a Roy si seccò la lingua contro il palato. Mentre la osservava uscire, si diede mentalmente dell’imbecille: ormai se n’era accorto, stava rischiando di innamorarsi sul serio. Fortunatamente, neppure per un attimo lo sfiorò l’idea di eliminare quello strano sentimento che provava verso Riza. C’erano delle difficoltà in mezzo, sciocchezze per lui, come ad esempio il fatto di non sapere chi fosse veramente, ma non gli importava poi così tanto. Non si chiamava Edward Elric, in fondo. E poi, aveva frequentato talmente tante donne, da saper riconoscere che quella sensazione non era comune. Trascorse così vari minuti immerso nei suoi pensieri, tanto che sobbalzò quando sentì suonare alla porta. Aprì, e si trovò davanti il commesso della lavanderia, che come ogni giovedì era venuto a ritirare i vestiti da lavare.

- Ah, Jean, oggi non…

Si fermò, e rifletté. Aveva un unico cambio a casa dell’amico, e l’altro l’aveva giusto indosso. Ormai era tempo di cambiarsi.

- Aspetta, Jean, ti do questi, tanto che ci sono, di là ne ho altri. A proposito, - proseguì mentre imperterrito si spogliava – come è andata a finire poi con quella ragazza… Come si chiamava? Mary?

- Marylouise. Semplicemente, non è andata.

Roy guardò esasperato il ragazzo, e gli passò la camicia.

- Non puoi continuare così. Devi trovarti una donna, e presto, pure!

Jean ridacchiò amaro.

- Certo, e lo dice lei, che non ha neppure bisogno di uscire in strada, per trovarsene tre?

Roy ridacchiò, mentre ripensava a Riza e al loro incontro-scontro in strada, e ammiccò.

- Sai cosa? Forse ho trovato quella definitiva, amico mio…

E gli lanciò i pantaloni, mentre l’altro cominciava a ridere di gusto, incredulo.

- Certo, certo.

- Se non ci credi, fa’ pure. Però è vero. Questi li voglio puliti entro sabato, li passo a prendere io.

- Capito tutto, Capitano.

E facendo scherzosamente il saluto militare, Jean Havoc se ne andò, continuando a ridere di gusto.

- E comunque è: Agli ordini, Capitano!

Il ragazzo non si voltò neppure. Roy sentì la sua risata spegnersi nella tromba delle scale, prima di decidere di chiudere la porta e di dirigersi, semi-nudo, nella sua camera da letto. Per fortuna quella era rimasta uguale, sicuramente Riza non aveva pensato di farlo entrare fin là dentro, pensò divertito. Notò una cosa per terra, e pensò di sbirciarci dentro: era la grossa borsa bianca contro la quale era andato a sbattere qualche giorno prima, la fatal borsetta. Trovò la sua lettera per l’impresa di pulizie e il biglietto che aveva lasciato per la cameriera il giorno prima del suo presunto viaggio. Sorrise, mentre tutti i nodi venivano finalmente al pettine. Udì suonare un’altra volta e la voce di Riza chiedergli di aprirle. Ripose in fretta e furia la borsa dove l’aveva trovata e aprì l’armadio per prendere dei vestiti, ma rimase scioccato nel constatare che era pressoché vuoto. Schiuse anche l’altra anta, e vide le tre statue, che sembravano volerlo prendere in giro, con la loro aria seria. Andò nel panico quando sentì Riza chiamare più forte dall’esterno: che figura avrebbe fatto se l’avesse scoperto praticamente nudo in camera da letto? Lei non sapeva che quella era casa sua, come faceva a spiegarglielo? Avrebbe sicuramente frainteso.

Afferrò in tutta fretta un giaccone invernale regalatogli tempo addietro, e che si era ripromesso di non mettere mai per quanto era ridicolo, aprì la finestra e salì sulle scale antincendio, facendole in tutta fretta per arrivare il prima possibile in strada e alla cabina telefonica più vicina.

Correndo, si fece largo sgomitando tra la gente sul largo marciapiede, e si ficcò dentro la cabina telefonica, passando davanti ad una grassa signora che stava per entrare, ignorando le sue proteste. Afferrò la cornetta, ma si accorse di non avere soldi con sé, così aprì la porta a vetri e prese dalle mani della donna la monetina che stringeva.

- Un piccolo prestito, mi scusi!

La donna spalancò gli occhi e boccheggiò, contrariata, mentre un’altra donna si aggiungeva alla coda e osservava la scena. Roy compose in tutta fretta il numero dell’amico, sapendo che era già tornato dall’albergo dove aveva alloggiato – rabbrividì, pensando al Plaza Hotel, l’albergo a cinque stelle che Edward aveva scelto – e pregando con tutto il cuore che si sbrigasse a rispondergli.

- Pronto?

- Finalmente! Edward, ho bisogno che tu mi venga a prendere.

- E perché?

Roy alzò gli occhi al cielo, sbuffando. Intanto, la coda fuori dalla cabina aveva incominciato ad ingrossarsi, mentre la donna, oltraggiata, si lamentava con una voce da bovino mentre si accingono a squartarlo.

- Ma sì, vi dico, mi ha rubato la mia monetina, quel birbante!

Una donna molto anziana si mise vicino a lei, e gracchiò:

- Come, le ha rubato un diamante?

Un agente si avvicinò e la massa di comari inviperite lo assalì e lui capì solo ciò che l’acuta vocetta dell’ultraottantenne gli disse urlando nell’orecchio.

- Agente, quell’uomo le ha rubato un diamante!

- Come? Be’, basterà aspettare che esca.

La folla belò soddisfatta, vedendolo che accarezzava piano l’impugnatura del manganello appeso alla sua cintura.

- Edward, ti supplico! Fiondati qui senza fare tante storie e portami qualche vestito!

- Dove sei?

Roy sospirò di sollievo.

- Davanti a casa mia, non farai fatica a riconoscermi, sono in mutande. Sbrigati, per favore.

Riattaccò che l’amico ancora se la stava ridendo della grossa, e si voltò per uscire. Solo allora notò la confusione che regnava fuori dalla cabina e il robusto agente della polizia che lo stava aspettando. Impallidì e pensò a qualche altra possibile via di uscita, ma visto che la cosa non era in alcun modo fattibile, si rassegnò ed aprì la porta a vetri, come un condannato a morte che si dirige verso il patibolo.

- Agente, posso aiutarla in qualche modo?

L’agente Breda gonfiò il petto per mettere meglio in mostra il distintivo che riluceva sulla camicia.

- Questa signora l’ha accusata del furto di un diamante. È vero?

Sia Roy che la donna lo guardarono allibiti.

- Ma non è assolutamente vero!

- Io ho detto che mi ha rubato una monetina, cos’è, non ci sente?

L’agente li fissò per un attimo, senza dire nulla. Poi diventò paonazzo ed esplose.

- E lei mi ha fatto venire qui per il misero furto di pochi cenz? No, dico, come se non avessi cose più importanti da fare che stare ad ascoltare i deliri di una vecchia pazza!

Per un attimo, il silenziò regnò sulla folla. Poi iniziarono a strillare tutte insieme, sbraitando offese come un gregge particolarmente rumoroso di pecore, incominciando una filippica sulla gioventù da correggere e sulla polizia che non faceva mai il suo dovere. La massa si strinse attorno al malcapitato Breda, che nel frattempo tuonava tutto il suo sdegno, e Roy decise che quello fosse il momento migliore per svignarsela.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed ora, per la gioia di voi lettori, ho lo schizzo di una delle statue di Ed!!

Ovviamente (e sottolineo ovviamente XD) non è opera mia, bensì di una mia amica che vuole rimanere anonima, e che ringrazierò ancora per gli anni a venire XD Mi ha tolto dall’impiccio, e l’ha disegnato al posto mio ^^ (Grazie grazie grazie… XD)

 

Ecco qua!! Tanto per la cronaca, non sono alte quanto potete immaginare, altrimenti nell’armadio non ci sarebbero mai entrate XD

 

 

Le ormai celeberrime statue di Edward Elric!

 

 

 

 

Ringraziamenti personali:

 

Red Robin: Oh be’, nelle cucine di quel ristorante accade di tutto, fidati u_u Povera Winry, la odi così tanto, dunque! XD Mi sa che non leggi il manga, sull’anime non l’hanno caratterizzata molto bene, in effetti (più che altro la doppiatrice, aveva una voce tremenda, a mio parere =_____=) E gridiamo tutti un bell’evviva per la grandiosa idea di andarsene nell’hotel più caro! XD Lo avrei fatto anch’io, naturalmente. Anzi, esiste qualcuno che non l’avrebbe fatto? XP Grazie mille e kissoni!!

 

The_Dark_Side: Ehhhhh, in realtà è Ling il vero protagonista della storia ù_ù Dal prossimo capitolo, spedirò Roy a fare il fattorino al ristorante cinese e adotterò Ling come personaggio principale della storia, che ne dici? XD Ovviamente scherzo, altrimenti mi taglierei io per prima le mani XD Il tuo riassunto sulle case mi ha fatta sbellicare, mica mi ero resa conto di essere arrivata ad incasinare in questo modo la storia X°°°D Ti ringrazio moltissimo per tutto ^^ Kissoni!!

 

Valy88: Tu adori Ling in questa storia? Ma non va mica bene, devi adorarlo sempre! XD Ed che beve latte a tradimento… Ti dirò, è una scena che ho sempre sognato di fare! *ride sadicamente* E Roy… A scrivere di casa sua trasformata in quel modo, ho goduto da matti (Senza contare la scena di lui in mutande XD) XD Kukuku… Ma quanto farò penare i nostri maschietti? X3 Spero ti sia piaciuto anche questo ^^ Grazie mille! Kissoni!!

 

Shatzy: Capitolo migliore quello scorso? E questo? Roy in mutande!! Roy in mutande!!! Non puoi essere rimasta indifferente, ormai ti conosco X°°°D Ti piace troppo poco XD La frase dell’aspirapolvere l’ho presa “para para” dal film, il genio è il regista, non io XD Il matrimonio doppio, o triplo, eh? Ehhhh *afferra la pipa lasciata da Pinako e inizia ad aspirare con aria seria, prima di soffocare e cominciare a tossire* Cough cough… Sì, ecco… Chiedi tutto alla zia Pinako, io non so nulla! XD Roy ci tiene a Riza, dici? Non so nulla! X3 *fischietta allegramente* La scena più… Più! L’ho messa ^^ Ma nei prossimi capitoli XD Grazie di tutto (e sai bene di cosa)! Kissoni!!

 

Lady Greedy: Io amo il principe demente, s’era notato? XD Fosse solo perché è demente… Ma quel nick mi dice qualcosa, per caso è un qualche riferimento specifico? XD Spero che continuerai a seguire la storia, io sono qui ad aggiornare ogni martedì (incidenti del modem a parte XD). Kissoni!!

 

Siyah: No, non morire, altrimenti non saprai mai come va a finire questa storia!! *passa un respiratore a Siyah* XD Davvero ci sono persone capaci di farlo anche con l’aspirapolvere? O_o *Osserva l’aspirapolvere che ha usato solo poco prima e rabbrividisce* Ehm… Sorvoliamo sull’argomento, va’ XD Senti, se io tornassi a casa e invece dei miei mi aprisse Orlando Bloom, gliela cederei senza tanti problemi XD Per poi sistemarmi in pianta stabile in giardino *___* Fossi in Ed, sarei andata nell’unico albergo a 7 stelle esistente, mi sembra stia in Arabia, ma non vorrei dire cavolate XD Però anche lui non si è fatto molti problemi, vero? XD Grazie e kissoni!!

 

Sisya: Ancora tre giorni e torni a casa gemy, non vedo l’ora!! Ling e Lan Fan si sposano… E certo che si sposano, la mia vena RoyAi colpisce sempre, cosa credi? u_u Non sono forse la coppia RoyAi di Xing per eccellenza? XD Io spero solo di non essere andata troppo OOC con Riza, mettere dei personaggi in una AU e rispettarne il carattere è dannatamente difficile >_< (Ed è qua che la mami si è dimostrata bravissima ^^) Ma prima o poi le sculture di Ed ci finiranno in pattumiera, gli farò far un volo XD Vado a montare l’amaca (Dolce far niente!! XD), alla prossima gemy! ^^ Grazie e kissoni!!

 


Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo sesto ***


quello strano sentimento 2

Quello strano sentimento

Riza, dopo averlo chiamato più e più volte, appoggiò i sacchetti della spesa per terra e cercò le chiavi di casa nella borsa. Entrò e perlustrò con lo sguardo l’appartamento, non trovando traccia dell’uomo da nessuna parte.

“Avrebbe almeno potuto avvertire che se ne sarebbe andato…”

Mancava ancora mezz’ora alle otto, così decise di iniziare a prepararsi e di chiamare Winry.

 

Si stava sistemando gli orecchini quando sentì suonare e sospirò, pensando a chissà quale scusa colossale avrebbe dovuto sorbirsi come giustificazione.

Mai abbastanza colossale, si ripromise subito. Ma quando aprì la porta e si trovò davanti un mazzo enorme di fiori l’irritazione svanì, per fare spazio alla sorpresa.

- E questo cosa sarebbe?

La faccia di Roy spuntò sopra alle corolle e rispose, confuso:

- Ci sono rose, calle e…

Riza sorrise.

- Non intendevo questo. Volevo dire: cosa significa?

Si fece da parte, invitandolo silenziosamente ad entrare.

- Be’, volevo scusarmi. Mi sono ricordato che in tutti questi giorni non ti ho mai portato un omaggio floreale, mancanza gravissima da parte mia. Così, prima che tu rientrassi, ho pensato di fare uno scappone dal mio fioraio di fiducia, ma ho avuto un piccolo contrattempo e ho dovuto cambiarmi, così ho ritardato. Mi scuso per questo, non era mia intenzione farti aspettare.

Riza decise che, dopotutto, non era poi così colossale come scusa. Roy, ringraziando mentalmente Edward che era riuscito a rendersi utile una volta tanto, si diresse con fare sicuro verso la credenza del salotto, chinandosi per tirarne fuori un grande vaso di vetro. A quel punto, Riza sentì che qualcosa non andava e assottigliò gli occhi, prima di capire.

- Roy, perdonami, ma potresti gentilmente spiegarmi come facevi a sapere che là dentro c’era un vaso?

Roy si spostò in cucina, dandole le spalle, e riempì velocemente il recipiente d’acqua, mentre malediva mutamente sé stesso e la vecchia fiamma che gliene aveva fatto dono.

- Be’, di solito tutte le donne tengono in salotto un vaso per queste situazioni. Lì oppure in uno scaffale della cucina.

E lui ne sapeva abbastanza di quelle locazioni, visti i suoi precedenti. Riza lo osservò muoversi in quella cucina con assoluta disinvoltura, e per un attimo le si strinse il cuore, pensando a come sarebbe stato vederlo così per sempre, ed al fatto che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe potuto farlo. La settimana era ormai giunta al termine, e la mattina dopo avrebbe dovuto disfare tutto il lavoro fatto in quell’appartamento, e chiuderlo definitivamente. Oltre a dire addio a Roy quella sera stessa, ovvio. Non voleva farlo, eppure non vedeva altre vie, credeva che una volta saputo chi fosse in realtà, sarebbe stato lui a lasciarla. Era una situazione che le provocava molto sofferenza e, come si dice: via il dente, via il dolore.

Anche se credeva che quel proverbio fosse assolutamente sbagliato, almeno preso in quel contesto. Si appoggiò mestamente allo stipite della porta mentre i brutti pensieri continuavano a perseguitarla, così decise di mettere fine al silenzio.

- Allora, che si fa stasera?

Roy, totalmente all’oscuro dei propositi che si agitavano nell’altra, finì di sistemare i fiori e si voltò verso di lei, con un sorriso sul volto che morì all’istante quando riuscì a vederla per bene.

- Cosa c’è?

Domandò Riza preoccupata, guardandosi allarmata il vestito. Aveva deciso, su consiglio di Winry, di indossare un corto abito azzurro, con la gonna a sbuffo e le spalline fini. Aveva poi portato indietro le ciocche davanti al viso, facendo così sfoggio naturale della linea del collo perfetta, messa ancora più in risalto dai sottili e lunghi orecchini dorati fissati ai lobi. Roy notò con un certo imbarazzo come fosse bella e ringraziò il fatto di non essere ancora un adolescente impacciato, altrimenti sarebbe arrossito come una ragazzina.

- Nulla… Ti sta… Ti sta veramente bene, ecco.

La donna esaminò la sua aria turbata per poi riportare l’attenzione sul proprio abito.

- Posso sempre cambiarmi, non c’è nessun problema…

Roy posò il vaso che continuava a tenere tra le mani sul ripiano vicino a sé e si appoggiò sul lavello, facendole segno di avvicinarsi. Riza obbedì incerta e sgranò gli occhi quando le braccia dell’altro l’avvolsero in un abbraccio, e avvampò quando sentì il suo respiro fresco accanto al viso, mentre le sussurrava:

- Sei semplicemente stupenda, e credo sia giunto il momento di sperimentare una cosa che volevo provare da un po’.

Si scostò dal suo orecchio, e la fissò con quei suoi grandi occhi neri, aspettando un segnale di assenso. Per tutta risposta, Riza chiuse i suoi e rimase in attesa.

Quando le loro labbra si incontrarono, le venne naturale schiudere immediatamente la sua bocca ed assaporare quella dell’altro. Sapeva di buono, ed era totalmente diverso da tutto quello che aveva mai provato in precedenza. Stesso dicasi per lui, d’altro canto. Era abituato a consumare in fretta i preliminari per passare subito al ‘dopo’, ma ora era più che mai deciso a prolungare il più possibile quell’attimo. Sentì le mani di Riza cingergli il collo, e approfondì di più quel bacio, stringendola con più forza contro il suo petto e facendo aderire perfettamente i loro corpi. Iniziò ad accarezzarle piano la schiena con una mano, mentre con l’altra cominciava a giocherellare con i piccoli ciuffi di capelli alla base della sua nuca, e sentiva un lento fremito attraversarle la spina dorsale, lo stesso che stava sconvolgendo i suoi sensi. Si staccò lentamente, impiegandoci un po’ per farlo perché ogni volta che si ordinava mentalmente di riprendersi, la sua parte irrazionale urlava tutto il suo disappunto e riportava le sue labbra su quelle dell’altra. Ma, complice la mancanza di ossigeno, alla fine ci riuscì, continuando comunque a tenerla stretta. La osservò per qualche istante, poi chiuse di nuovo gli occhi e appoggiò la sua fronte contro la sua clavicola, sorridendo. Riza si lasciò avvolgere dal suo profumo e dalla percezione dei suoi capelli che le pizzicavano il collo, mentre entrambi cercavano di riprendere almeno vagamente coscienza di loro stessi.

- Sono un idiota.

- Perché?

Riza si distanziò il giusto necessario per costringerlo a guardarla negli occhi e stette in attesa. Roy protestò con un mugugno contrariato e lasciò scivolare la sua fronte lungo il suo petto, per nulla turbato. Lei allora si mise a ridere e Roy con lei, e si decise finalmente ad accontentarla, rizzando la schiena. Rimase incantato a guardare il suo sorriso e i suoi occhi brillare e le baciò improvvisamente una tempia.

- Domani ti dirò il motivo per cui credo di essere un totale imbecille, comunque non è nulla di importante, te lo posso assicurare. Nulla di così importante, comunque.

A quel ‘domani’, il sorriso di Riza si tirò dolorosamente. Non avrebbero visto nessun domani insieme, ma non poteva di certo dirglielo.

- Aspetterò allora…

Rimasero abbracciati così ancora un po’, mentre lui continuava a cullarla dolcemente, e i rumori della notte cominciavano a far pian piano capolino da fuori. Poi Roy la lasciò improvvisamente e disse, con aria allegra:

- Be’, che ne dici di andare?

Riza annuì sorridente e si avviarono. Lo prese a braccetto quando arrivarono in strada e Roy gongolò interiormente: ormai era sicuro di essere veramente innamorato di quella ragazza.

 

- Ma chi si rivede! Roy!

I due si girarono, incontrando così un gruppetto ben nutrito di persone. Roy sorrise leggermente teso ma salutò tutti con un ampio gesto del braccio, mentre si premurava di fare le dovute presentazioni.

- Complimenti per la scelta, amico mio.

Uno degli uomini della compagnia lo affiancò, e Roy si irrigidì.

- Kimbly, che piacere rivederti.

L’altro ridacchiò, aggiustandosi la sciarpa immacolata sopra il vestito bianco e rimase ad osservare la ragazza che veniva rapita dalle altre donne lì presenti.

- Sappiamo entrambi che per te non è un piacere, tu e i tuoi dannati modi da gentleman non cambierete proprio mai…

Commentò serafico, indirizzando un sorriso ad una delle donne del gruppo, che lo guardava affascinata.

- Senti da che pulpito…

Ribatté Roy, tranquillo. L’altro lo fissò per un attimo, e il suo ghigno si allargò.

- Touché. Allora, quella è la tua nuova gemma?

- Non è roba per te, lasciala stare.

Kimbly sorrise di nuovo, e stavolta Roy si ricordò improvvisamente perché lo odiasse così tanto. Non riusciva mai a capire cosa volesse veramente, ma soprattutto cosa sarebbe arrivato a rischiare per ottenerlo.

- Come preferisci. Mary, tesoro, smettila di importunare la nostra bella signorina!

Roy lasciò che l’altro si infilasse nel gruppo e tornasse dalle sue donne, che sembravano essersi tutte innamorate di Riza. All’improvviso una di loro se ne uscì fuori con una trovata per lui assurda.

-Ho un’idea! Erano secoli che non ci incontravamo tutti insieme, che ne dite di andare a casa di qualcuno e organizzare una bella festa? Roy, che ne dici di casa tua?

L’uomo sbiancò, pensando a tutte le implicazioni della frase.

- No, sto… Sto ospitando un amico, non credo che sarebbe d’accordo…

Un coro di proteste partì dal gruppo, e Riza si guardò in giro.

- Be’, che problema c’è? Vi invito io a casa mia!

Roy si chiese per l’ennesima volta chi diamine avesse ucciso nella sua vita precedente per meritarsi tutto questo.

 

Winry passeggiava su e giù per la minuscola cucina, tormentandosi le mani, mentre Maes guardava disinteressato la tavola vuota.

- Ti prego, calmati. Vedrai che non sarà nulla di grave!

- Nulla di grave?!

La ragazza sembrò esplodere improvvisamente. La loro amica aveva detto che entro la mezzanotte sarebbe tornata o che comunque si sarebbe fatta sentire. E si sa, Riza Hawkeye era un orologio svizzero in quanto ad orari.

- Sono ormai le due! Nulla di grave? Nulla di grave?!

- Sembri una madre apprensiva…

Winry si fermò nel mezzo della stanza e lo guardò ferocemente.

- Ora io e te andiamo a cercarla.

Afferrò il suo cappotto da dentro un armadietto e afferrò per il colletto il povero Maes che quasi si strozzò, nel tentativo di trascinarlo fuori di lì.

Tentativo. Ci riuscì eccome, invece.

Poco dopo, sospinti dalla foga della ragazza, si trovarono davanti alla porta dell’appartamento dove Roy aveva detto di vivere (Riza aveva segnato l’indirizzo su un foglietto, giorni prima, che era rimasto ancora sul mobile della cucina da allora), ovvero la casa di Ed il quale, come giustamente ogni artista il sabato mattina alle due, dormiva della grossa nel suo letto, approfittando della calma apparente sopraggiunta con l’uscita serale dell’amico.

Winry prese un grande respiro, e premette il campanello. Aspettarono un po’, prima che un uomo in vestaglia aprisse la porta e li guardasse confuso. A quel punto la ragazza non ci vide più.

- Tu, lurido verme! Non hai aspettato nulla per portartela a letto!

E gli sferrò un pugno.

 

- Winry, l’hai ammazzato.

La ragazza si massaggiò la mano soddisfatta rivolgendo uno sguardo a Maes, inginocchiato accanto al ragazzo svenuto.

- Spero proprio che non muoia per così poco.

Winry si concesse il lusso di guardare meglio il ragazzo, e constatò che i conti decisamente non le portavano. Ricordiamo che lei non aveva mai avuto modo di vedere in faccia Roy, ma ne aveva parlato spesso con Riza. E non le risultava che fosse biondo, anzi. E neanche che fosse più basso di lei, a dirla tutta.

Di colpo si sentì mancare.

- Maes!

L’uomo riemerse da una stanza.

- Riza qui non c’è…

- Maes, via via via!

Afferrò l’uomo per una manica e scappò, lasciando la porta aperta e il corpo dello sconosciuto riverso a terra.

Intanto che correvano come due disperati lungo le strade frequentate, Winry pensò con un vago di senso di panico che quella era la volta in cui Riza si sarebbe finalmente decisa a farla fuori.

 

Riza si voltò sul fianco e rimase ad occhi chiusi qualche istante, prima di rendersi conto che c’era qualcosa che non le portava. Tastò le coperte sulle quali era sdraiata e spalancò gli occhi, rizzandosi immediatamente a sedere.

- Ben svegliata.

Socchiuse gli occhi e intravide nella poltrona accanto al letto un viso familiare.

- Roy! Che ci faccio qui?

Ascoltò il silenzio nella casa e si alzò in piedi, aprendo la porta e constatando che non era rimasto nessuno.

- Gli altri?

Roy si avvicinò da dietro e le prese una mano.

- Sono andati tutti via da un po’.

L’uomo le passò una mano intorno alla vita e appoggiò una guancia contro la sua.

- Capisco…

Riza gettò un’occhiata all’orologio da polso da Roy e sgranò gli occhi.

- L’una e mezza? Scherzi, vero?

L’altro ridacchiò piano.

- A quanto sembra hai il sonno pesante.

- Roy…

- Mmh?

Riza si scostò gentilmente dalla sua presa e lo guardò negli occhi.

- È tardi, se non torno subito la mia amica si preoccuperà.

Roy sospirò forte e la lasciò.

- Vieni, ti riaccompagno a casa.

 

Alla fine erano andati a casa di Ed per la festa – e Roy aveva dovuto promettere mare e monti per far tacere l’amico anche per quella volta – e l’artista se n’era andato a dormire in bagno, dentro la vasca precisamente, perché era l’unico luogo della casa decentemente insonorizzato. Verso l’una se n’erano andati via tutti, e Roy aveva trasportato Riza nella camera da letto, sedendosi poi sulla poltrona accanto, rimanendo a fissarla a lungo. Erano usciti all’una e mezzo, e alle due e mezzo Winry e Maes avevano fatto irruzione a casa di Edward. Alle tre Roy era rientrato, e aveva trovato l’amico con un enorme bistecca cruda sul volto, che grugniva contrariato contro i pazzi che giravano a certe ore e sul fatto che la polizia non fosse più quella di una volta. Ma Riza? Riza appena tornata a casa aveva subito chiamato Winry per rassicurarla, e trovandola un po’ strana a dirla tutta, e la mattina seguente, con la morte nel cuore e la borsetta in mano, era tornata nella bottega della vecchietta per riprendere le giacche, sistemare l’appartamento e farla finita con quella messinscena. Era tuttora indecisa su come avrebbe lasciato Roy (il suo lato più vigliacco le consigliava di sparire e basta, mentre la maggior parte di se stessa le urlava di non andarsene, di trovare un modo per non farlo) ma stava procedendo per gradi. Quindi, il rigattiere prima di tutto.

 

Entrò nel negozio come sempre pieno di fumo, ma stavolta non attese e guardò subito sotto al bancone, trovandovi, proprio come si aspettava, la vecchia Pinako.

- Buongiorno, sono tornata per le giacche.

La vecchietta la guardò intensamente.

- Lo lasci o torni con lui?

Un velo di tristezza passò sul sorriso di Riza, e Pinako non attese una risposta, scendendo con un sospiro dallo sgabello.

- Sai, sono proprio contenta che non torni con quel fetente. Ora che sono sicura che non lo vedrai più, posso anche fartela vedere.

La negoziante sparì dietro la porta del magazzino, tornando subito dopo con la merce in una mano e una foto nell’altra.

- Ecco, guarda qua.

Riza non era molto interessata ad una foto del vero proprietario dell’appartamento, ma la determinazione della vecchia le fece prendere in mano l’immagine incriminata e rimase allibita.

Davanti a lei campeggiavano Roy Biffrey, anzi, Roy Mustang, e altre due donne, al tavolo di un ristorante.

“Quell’impostore!”

La vecchietta rimase a guardarla per un po’, prima di espellere una boccata di fumo.

- Non è che quel bastardo ti ha messa incinta, vero?

Riza sobbalzò, asciugandosi velocemente gli angoli degli occhi.

- No, no… Senta, ho cambiato idea, tornerò a ritirare tutto domani.

Lasciò i vestiti sul bancone e afferrò in fretta e furia i soldi e la foto, aprendo la porta e uscendo quasi di corsa.

- Fagliela pagare a quella carogna!

Le urlò dietro la vecchia, prima di vederla sparire. La ragazza tornò indietro e le rispose:

- Ci può giurare, signora. Ci può giurare.

E se ne andò definitivamente. La vecchietta prese un’altra boccata dalla pipa e si rimise a sedere.

“Capirai se non è incinta”.

 

<

 

Note finali: Innanzitutto, chiedo venia per il ritardo immenso. Ma primo, non avevo voglia di scrivere questo capitolo *evviva la franchezza XD* (il penultimo, sfido chiunque a farlo a cuor leggero =____=) e secondo, quando ce lo avevo finalmente pronto, il modem ha deciso di abbandonarmi per giorni e giorni. Abbiate pietà di una povera sventurata, costretta ad usare un Internet Point per pubblicare XD Vi annuncio che partirò il 27, fra pochi giorni, alle 5 di mattina ( =_____= ) e starò via tre settimane, quindi cercherò di pubblicare l’ultimo capitolo prima di assentarmi. Non vi prometto nulla però, dipende tutto dalle mie “conoscenze” XD 

Inoltre mi scuso immensamente con tutte le persone che non sono riuscita a commentare, soprattutto alla gemy.

Mi dispiace veramente, veramente tanto. Cercherò di rimediare appena torno, prometto.

 

Ho sputato zucchero nello scrivere questo capitolo, quindi chi osa solo lamentarsi del fatto che l’abbia terminato così verrà fatto a pezzettini e dato in pasto ai pescecani ò.ò Tanto per essere sicura che recepiate il messaggio ^^

Anche se dispiace pure a me, in fondo, molto, molto in fondo… Ma almeno ho avuto la soddisfazione di scrivere una parte veramente RoyAi, finalmente, anche se è stato difficile buttarla giù. Avevo messo come sottofondo Favola dei Modà, continuavo a fissare il display con un sorriso ebete e intanto ondeggiavo pericolosamente sulla sedia, una trance più che riuscita X°°°D Il mio primo bacio degno di nota… Che emozione XD (Anche se più lo rileggo, più mi sembra insulso XD *si costringe a smetterla di rileggerlo per l’ennesima volta e si schiaffeggia*)

Per la descrizione dell’abito di Riza, mi sono dovuta sforzare, e spero di non essere risultata ridicola =_____= Ora capisco ancor meglio quel certo qualcuno che ritardò tanto un capitolo perché non riusciva a scrivere una descrizione secondo lui adatta. Gomen (_ _)

Mi scuso anche per l’inserimento di Kimbly, non credo che piaccia a molti… *si guarda imbarazzata i piedi* Però ci stava bene… Ed è anche uno dei pochi cattivi che mi piaccia… L’assassino vestito di bianco! Il gentiluomo psicopatico! *torna in sé*

Ho allungato qui perché non posso rispondere ai commenti personali, l’html l’ho messo a casa (per inciso, ora sono a casa XD) e quindi chiudo qua.

Spero che vi sia piaciuto, e nel caso non ci possiamo risentire, auguro a tutti voi un buon proseguimento di vacanze ^^

Un ringraziamento speciale va a mia madre (per una volta tanto quella biologica XD), senza la quale non sarei qua, e alla mia splendida famigghia, che posso torturare comunque anche senza Internet *guarda sadicamente il suo cellulare* (Scusa Vale, aggiungi tutto alla mia lista di debiti X°°°D) e anche a Siyah e ad Alyah (a proposito, come sono andati gli esami? ^^).

Un abbraccio enorme anche a Rob, che non so se passerà di qua, ma io ci spero, così potrò comunicarle che la missiva da Pinz*** è arrivata sana e salva una settimana dopo XD Le Poste fanno schifo, l’ho sempre detto XD

Cavolo, mi sembra un addio ^^” Su su, al prossimo capitolo ^^

Kissoni a tutti!!

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo settimo - Finale ***


quello strano sentimento 2

Quello strano sentimento





- Winry!

L'amica, sdraiata sul letto a leggere, sobbalzò, preoccupata dal tono di voce irato che aveva usato l'altra.

- Sì?

Rispose, cercando di utilizzare una risposta neutra. Era sicuramente venuta a conoscenza del pugno allo sconosciuto. Non importa in che modo, tanto Riza veniva sempre a sapere tutto. Riuscì ad avvertire il gelo che emanava ancora prima di vederla entrare nella camera da letto di Roy Mustang, afferrare il cassetto del comodino e rovesciarlo sul letto. Si chiese se per caso ci fosse un oggetto contundente nascosto in un possibile doppio fondo ma decise che se così fosse stato l'avrebbe sicuramente scoperto in una delle tante “incursioni” fatte in quella casa e si tranquillizzò.

- Ehm, Riza?

L'amica la ignorò e cominciò a rovistare fra i biglietti contenuti nel cassetto.

- Riza, si può sapere che diamine stai facendo?

Per tutta risposta, Riza afferrò la borsa e ne tirò fuori una foto, gettandola contro Winry.

- E ciò significherebbe...?

Riza la guardò con occhi fiammeggianti.

- Era dentro una delle giacche del proprietario di questa casa.

Winry annuì senza troppa convinzione.

- E sai chi è?

- No.

- È Roy. Roy Mustang. L’uomo con cui esco. Il proprietario di questa casa.

L'amica la fissò a bocca spalancata per qualche secondo mentre elaborava il concetto e Riza afferrava i foglietti dirigendosi verso il telefono.

- Fico!

Winry quasi si ammazzò scapicollandosi verso il salotto.

- Riza, che vuoi fare ora?

La trovò con la cornetta appoggiata sulla spalla, mentre componeva il numero e chiamava il primo numero della lista.

- Gliela farò pagare a quel verme... Mi ha presa in giro, ti rendi conto? Chissà quanto si sarà divertito a partecipare a tutta questa sceneggiata!

Winry la guardò incredula.

- No, dico, tu gli freghi la casa, lui ha pure la gentilezza di non fare storie se gli usi troppo il bagno e ti lamenti pure?

- Quel disonesto… Dovrà maledire il giorno in cui ha incontrato Riza Mustang!

L’altra la fissò esterrefatta.

- Tesoro, ti rendi conto di quello che hai appena detto? Di che cognome hai usato?

Riza la zittì con un cenno del capo, mentre dall'altra parte del filo qualcuno sollevava la cornetta e rispondeva.

- Buongiorno, qui è la segretaria del signor Mustang. Mi ha pregato di avvertirla che organizzerà una festa in maschera stasera. Come? Ah, mi dispiace per il poco preavviso, ma è stato tutto deciso in fretta e furia. Il tema della festa?

Riza guardò negli occhi Winry e proclamò:

- I marciapiedi di Parigi.

 

- Eddai, vieni! Magari trovi anche il tuo vero amore!

Roy sghignazzò mentre si sistemava meglio la cravatta ed Edward lo guardò malissimo.

- Guarda che ho cose migliori da fare che venire ad una stupida festa. E poi, il mio vero amore è il mio lavoro.

Si sistemò meglio sulla poltrona e continuò lo studio del marmo davanti a sé. Roy afferrò un completo dall’armadio del ragazzo e glielo gettò addosso.

- Dovresti avere più amici, sai? Ti aspetto fuori, sbrigati.

 

Toccava all’agente Breda quella sera il pattugliamento della 58ª Avenue e, tanto per la cronaca, era di pessimo umore. Stava melanconicamente pensando al sandwich che il collega Falman era riuscito a vincergli qualche ora prima insieme al turno serale, manco a dirlo, quando all’improvviso notò un certo movimento alla fine della via. Tre ragazze, vestite solo con delle vestaglie bordate di pelliccia (che non lasciavano poi troppo all’immaginazione) stavano tranquillamente risalendo la strada, ridendo e chiacchierando come se nulla fosse. L’agente Breda pensò per un attimo alla faccia che avrebbero fatto le vecchiette che lo tormentavano sempre a vedere quell’esempio di “indecenza” e “volgarità” del secolo, e subito dopo alla faccia dei suoi compagni di lavoro. Sghignazzò di gusto e si sistemò meglio all’interno della cabina di sorveglianza.

“E poi Vato ha anche il coraggio di dire che la sera non accade mai nulla…”

- Capo, che sta succedendo?

Chiese Fury, all’ennesima coppia di finte (ma questo loro non lo sapevano) meretrici di Babilonia che vedevano passare e che faceva loro l’occhiolino.

- Non lo so, ma la cosa non mi dispiace affatto. Vai a comprarmi una ciambella e un caffè, qua la vedo lunga…

Il ragazzo che vigilava insieme a lui sospirò e si aggiustò gli occhiali sul naso.

- Capo, non può bere in servizio…

Però uscì dopo pochi secondi e andò alla caffetteria più vicina, rassegnato come sempre a fare ciò che l’altro ordinava. Nel frattempo l’agente Breda afferrò il telefono e compose il numero della centrale.

- Pronto, Vato? Hai presente la scommessa di stasera? Non hai idea di cosa stia succedendo…

 

- Roy, sei sicuro che sia qui?

L’altro si voltò con un sorriso sicuro.

- Ma certo, vuoi che non riconosca il mio appartamento?

Edward fissò assorto tre donne che lo guardavano dall’alto di una delle finestre dell’edificio e ammiccavano verso i due uomini.

- Ma casa tua è sempre così affollata?

Domandò mentre risalivano le scale e sentivano le risate riempire l’androne con il loro suono cristallino.

- Edward, è una festa, non so se ti rendi conto del significato della parola.

Ed fece spallucce, ma quando Roy aprì la porta preferì tenersi in disparte.

- Festa, eh?

L’urlo delle donne presenti li assordò e stordì, e mentre venivano portati dentro da decine di mani, inguantate e non, l’ultima cosa che ebbe il modo di pensare Ed fu, per l’ennesima volta in quei giorni:

“Roy Mustang è un emerito cretino”.

 

- Ma sì, Vato! Ti dico che ci deve essere un congresso!

L’agente Breda si fermò il giusto necessario per addentare il suo dolce e annegare il boccone con un sorso di liquido bollente.

- E sì che tocca arrestarle! Ho già subito le prime lamentele dalla vecchietta del secondo piano, presente quella del gatto insopportabile? Ecco, quella. Tecnicamente è disturbo della quiete pubblica, meglio arrestarle ora che per atti osceni, no? Sembra che ci sia un congresso internazionale poi, ne ho già contate cinquanta…

In quel momento Fury tornò, di corsa e con gli occhiali appannati, e aprì la porticina della cabina.

- Capo, stanno tutti al terzo piano, nell’appartamento di un certo Roy Mustang.

- Però, questo signor Mustang sa come divertirsi… Come dici, Vato? Una pattuglia?

L’agente fissò pensieroso la finestra del terzo piano.

- No, Vato. Qua tocca noleggiare un autobus, te lo dico io.

 

- Cosa diamine sta succedendo?

Roy si guardò confusamente in giro, e riconobbe parecchi visi a lui conosciuti… Anzi, tutti. Si rese conto con orrore che si trattava di tutte sue vecchie fiamme. Edward stava cercando inutilmente di liberarsi di tutte le mani che lo stavano accarezzando e con uno scatto rabbioso si portò alla schiena di Roy.

- Siamo accerchiati, che si fa?

L’uomo in un altro tempo avrebbe riso del linguaggio militaresco di Ed, ma in quel contesto non ci fece minimamente caso.

- Proporrei di scappare, se solo ci fosse una via d’uscita…

- Roy!

Si voltarono simultaneamente verso la voce che avevano udito e, sopra le innumerevoli teste femminili che li accerchiavano, videro Riza beatamente appoggiata allo stipite della porta, con un sorriso angelico ad illuminarle il volto.

- Riza, potresti gentilmente darmi una spiegazione e mandare via tutte le signorine qui presenti?

Si guardò intorno e vedendosi totalmente assediato, decise di correggersi.

- Be’, magari prima mandarle via, eh?

Riza dal canto suo sorrise ancora più angelicamente e afferrò la maniglia della porta.

- Credo che Lei sia più abituato a trattare con queste gentili signorine, cosa ne dice, signor Mustang?

Roy fece per controbattere, quando si rese conto del valore effettivo di quella frase. La guardò sconvolto e la donna, sempre sorridendo, chiuse la porta della camera da letto senza aggiungere altro.

- Ed, sono nei casini.

Edward si divincolò dalla presa di una donna particolarmente tenace.

- Oh, non me ne ero proprio accorto! Sai Roy, non me ne importa nulla. L’importante è che non entri io nei tuoi affari.

Il lungo silenzio dell’altro lo portò a voltarsi per guardarlo in faccia.

- L’hai messa incinta.

- Ma sei pazzo?!

Edward ci rimuginò un po’ sopra.

- Hai messo incinta un’altra e lei l’ha scoperto.

Roy sbuffò e si liberò della presa di una delle donne lì intorno.

- Ma per favore, ti sembro il tipo?

- Non devo rispondere, vero?

Ridacchiò Edward, prima di tornare serio.

- Ok, i giochi sono finiti. Toglimi da questo pasticcio, ora.

- Perché secondo te se l’avessi potuto fare prima, non avrei già liberato entrambi?

Rimasero in silenzio per un po’, mentre la massa umana impediva ad entrambi di muoversi e giungere ad una qualsiasi postazione di soccorso – porta d’ingresso, telefono, anche il bagno andava bene giunti a questo punto – e cercare così di risolvere il problema.

- Ma si può sapere cosa diamine hai combinato per farla arrabbiare tanto? Ci ha letteralmente gettato in pasto ai leoni!

- Ed, lascia stare. Veramente, lascia perdere…

 

- Riza, ma che stai facendo?

Riza si lasciò cadere con un sospiro sul largo letto matrimoniale che le aveva ospitate tutte le sere di quella settimana.

- L’ho lasciato in balia dei pescecani, non si capiva?

Winry roteò gli occhi al cielo e aprì la porta di una fessura, per sbirciare attraverso la stanza.

E quello che vide non le piacque per niente.

- Riza!

- Che c’è, Winry?

L’altra si voltò con gli occhi sbarrati.

- C’è il tizio del pugno!

 

Roy riuscì finalmente ad infiltrarsi nella camera da letto seguito a ruota da Edward e trovò due donne nella stanza. Ignorò la prima, mai vista prima, e si diresse con passo sicuro verso Riza – ora che non era più impacciato da tutte quelle donne se lo poteva anche permettere il passo sicuro, già -.

- Ho come l’impressione che tu debba spiegarmi qualcosa, che ne dici?

Riza fissò i suoi occhi nocciola in quelli scurissimi dell’altro e fece per aprir bocca.

- Tu!

Sobbalzarono tutti e tre per l’urlo di Edward. Winry imprecò sottovoce, prese un grande respiro e si voltò sorridente verso il ragazzo.

- Ehilà! Tutto bene? Quanto tempo!

Ed aprì e richiuse parecchie volte la bocca, troppo oltraggiato per proferir parola.

- Ehi, prendetevi una camera voi due, che noi dobbiamo chiarire.

Edward si voltò paonazzo verso l’uomo e Winry cercò con gli occhi Riza, che alzò le spalle, senza smettere di guardare Roy.

- Vieni di qua.

Winry prese per mano Ed e lo trascinò fuori dalla camera, suscitando un coro di urletti estasiati al loro passaggio. Roy si sedette sull’orlo del comò e si ficcò le mani in tasca.

- Allora?

Riza gli diede un’occhiata penetrante, e si appoggiò all’anta chiusa dell’armadio.

- Allora cosa, signor Mustang?

- Lo so, ho sbagliato a non dirti da subito chi fossi, ma precisiamo che i bugiardi in questa faccenda sono stati due.

- Sì, ma io l’ho fatto in buona fede!

- Non è diverso da quello che ho fatto io.

Riza lo guardò con sguardo fiero.

- È del tutto differente. Tu mi hai ingannata per i tuoi scopi!

- Cosa? Non è assolutamente vero!

La donna parlò con tono scettico e per un attimo restarono a fissarsi, poi Roy sospirò.

- E se ti dicessi che ti amo?

Proprio in quel momento un rumore li fece immobilizzare entrambi. Si guardarono per un rapido frangente di secondo e Roy aprì la porta.

- Oh no…

Dall’altra parte della stanza, degli agenti stavano portando via in massa le donne presenti.

- Siete tutti in arresto! Vi ricordo che tutto ciò che direte potrà essere usato contro di voi…

Riza si affiancò a Roy e guardò la scena con gli occhi sbarrati. L’uomo l’afferrò per le spalle e le disse:

- Lasciatelo dire: sei entrata nella mia vita come un ciclone. Ma di sicuro quello avrebbe fatto meno danni di te.

 

- Ma si può sapere cosa diamine ti ho fatto?

- A parte tirarmi un pugno nel cuore della notte, intendi?

Winry tirò un grosso sospiro e alzò gli occhi al cielo.

- Cielo, ragazzo mio, quanto la fai lunga!

- E lei cosa vuole? Ma chi le ha chiesto nulla!

La donna che era intervenuta ridacchiò.

- Tesoro, siamo ammassati qua dentro peggio di un carro-merci, come vedi ignorarvi è pressoché impossibile.

Edward si guardò intorno. Erano stipati in un cellulare strettissimo, per portare via tutti alla centrale c'erano voluti ben quattro furgoncini. Nella confusione avevano perso di vista Roy e Riza, ma al momento questo era l’ultimo dei pensieri di Ed; era ben deciso a denunciare Winry una volta arrivati alla stazione di polizia.

- Che vergogna per il grande Edward Elric essere arrestato come un comune criminale…

- E che, volevi pure le sirene in grande stile?

Sghignazzò un’altra delle donne che lo attorniavano. Invece Winry sembrava essersi immobilizzata.

- Come hai detto che ti chiami, scusa?

Ed sbuffò chiudendo gli occhi e si portò le mani dietro alla testa, appoggiandosi alla parete del furgone.

- Edward Elric.

- Ma allora sei tu il genio delle sculture! Sai che sono stupende? Dico davvero!

Edward aprì gli occhi sbalordito e si trovò davanti la ragazza in preda all’estasi. Il suo orgoglio maschile ebbe una rapida impennata e si trovò a pensare che magari la denuncia poteva aspettare…

 

- Riza, mi hai perdonato o no?

Riza lo guardò per molto tempo, prima di sorridere tra sé e sé e distogliere lo sguardo.

- È da quando siamo qua dentro che fai così! Mi vuoi rispondere o no?

L’altra non diede risposta e si limitò a volgere lo sguardo verso le altre donne presenti. Roy però improvvisamente fece un sorriso furbo.

- Se vuoi servirti del cognome Mustang in base stabile, io sono qui.

Riza si voltò sorpresa e lo guardò per un attimo spaesata.

- Come?

- Attenta tesoro, è una proposta di matrimonio questa. Anch’io ci sono rimasta fregata, so cosa significa.

Si voltarono entrambi verso la donna che aveva parlato, e Riza scoppiò a ridere.

- Grazie del consiglio, ma credo proprio che accetterò la sfida.

- Dici sul serio?

Roy la fissò profondamente, e Riza ricambiò lo sguardo con la stessa intensità.

- Sì. Riza Mustang non fa mai nulla per scherzo, sbaglio?

- Allora ti auguro tanta fortuna, con questo libertino ne avrai veramente bisogno cara, fidati.

Quando gli agenti aprirono gli sportelli laterali, il furgone risuonava ancora delle risate di una giovane donna.

 

- Ma sì, ti dico! Il mondo non è più quello di una volta!

La vecchietta appoggiò il suo bicchiere d’alcolico sul tavolo e fissò il cameriere severa.

- Ormai le ragazze rimangono incinte così, peggio che se avessero una bacchetta magica! E quel che è peggio, è che la maggior parte delle volte vengono pure tradite dai propri compagni! Sedotte e abbandonate, ecco cosa sono.

Un giovane ragazzo passò davanti al bancone e si inserì nella discussione.

- Be’, dipende anche da loro, eh. Foo ti ha raccontato di quella strana donna che è entrata qua dentro?

Il vecchio alzò gli occhi al cielo e si scostò giusto in tempo per evitare lo strofinaccio lanciato dalle cucine dalla nipote, e che invece prese Ling in pieno.

- Ma cosa ho fatto ora?

Piagnucolò il ragazzo, togliendosi lo straccio dalla testa.

- Vedi di farla finita con questa storia, fra un po’ anche i muri cadranno perché si saranno stufati di sentire i tuoi deliri!

La voce di Lan Fan giunse forte e chiara dal locale dietro di loro. Ling raccattò le nuove ordinazioni e sparì borbottando tra i tavoli, mentre Foo e Pinako ridevano forte.

- Lascialo perdere, ha confuso una delle donne della beneficenza con una donnaccia…

- Quel ragazzo ha le idee non troppo chiare, eh?

- Comunque mi stavi dicendo di questa ragazza… Poi che ha fatto?

- Ah, non ne ho la più pallida idea. Le ho dato la foto e lei è sparita. Spero solo che gliel’abbia fatta pagare sul serio!

Calò il silenzio per qualche attimo, mentre Foo finiva di pulire i bicchieri e li appoggiava sul bancone.

- Eh, non c’è più religione a questo mondo!

Sentenziò la donna dopo qualche secondo, guardando il bicchiere come se dentro ci fosse stato un grande ragno peloso.

Chissà, magari ci vedeva riflesso sopra il volto di Roy.

- Buonasera!

Foo diede una rapida occhiata alla porta d’ingresso e ridacchiò.

- Speriamo che Ling non si accorga di chi è appena entrato. C’è la donna della beneficenza.

- Ah, davvero? Fammi vedere...

Pinako si voltò con un sorrisetto stampato sul volto, che le morì appena vide la giovane coppia che era appena entrata.

- Ma quello è il bastardo!

Scivolò giù dall’alto sgabello e si diresse arrabbiata verso Riza e Roy.

- Ehi, giovanotto!

Roy la guardò sorpreso, le sorrise e si abbassò, portandosi all’altezza della vecchia.

- Sì?

- Questo è per la ragazza ed il bambino!

Pinako gli sferrò un cazzotto degno dei migliori pugili dell’epoca e lo stese. Guardò con un sorriso d’intesa Riza e tornò al bancone, massaggiandosi le nocche della mano con aria soddisfatta. Riza si inginocchiò preoccupata accanto a Roy.

- Roy, tutto bene? Ti ha fatto male?

L’uomo si toccò scioccato il viso, gemendo appena quando premette il punto dello scontro con il pugno dell’altra. Guardò Riza in viso, e disse:

- Sai, credo di essermi sbagliato. Tu sei molto, molto peggio di un ciclone.

 

 

 

 

 

Fine

 

 

 

 

 

 
Note finali:      

L'ultimo capitolo ç________ç

Ci ho messo un po' a postarlo perché come tutti sapete ero in Francia *si vanta ancora una volta mentre tutti sbuffano annoiati mormorando: Sì, sì, lo sappiamo, lo sappiamo* XD e non mi è stato facile trovare il tempo di scriverlo. Che volete, il potere dei saldi è impressionante! O_O

XD

Ok, scherzi a parte, torniamo a noi ^^

Ho già a buon punto la nuova song-fic per Ferro e Fuoco, credo che ne scriverò al massimo altre due e porrò la parola fine anche a quella ^^ (Finalmente, aggiungerei XD)

Poi mi ritirerò in silenzio stampa per un po', a meno di non essere colpita da un'ispirazione improvvisa e incontrollabile di tanto in tanto, con la quale vi assillerò XD

Ora passo ai ringraziamenti personali ^^

 

Shatzy: Mami!! Uffa, mi hai rovinato tutto con la storia: eh, ci saranno i chiarimenti e l'happy ending... Una vuole mantenere un minimo di suspance, pensa di esserci riuscita, e poi scopre che non è vero! XD Ovviamente sto scherzando ^^ Sono contenta che il bacio ti sia piaciuto ç_____ç In questa fanfic ho spostato la mia ira funesta su Ed invece che su Roy, è un grosso passo in avanti, a mio avviso XD Spero tu abbia gradito anche il finale, ci tengo veramente al tuo giudizio ^X^ A presto mami, e grazie di tutto, per tutto ^^ Kissoni!!

 

Valy88: Cuggy, sono felice che il capitolo ti sia piaciuto XD Hai visto come ho evoluto la faccenda di Ed e Winry? XD Eh, lo so, il mio animo EdWin ogni tanto trionfa ^^ Ma sono anche perfida, quindi quei due non avranno vita facile (più che altro non l’avrà Ed XD). Maes è una sagoma, dovunque lo piazzi è fantastico XD Cuggy, ti trovi l’aggiornamento giusto per quando torni, sei contenta? XD Ok, basta, sappimi dire cosa pensi della fine ^^ Kissoni!!

 

The_Dark_Side: Tesoro! ^^ Non ero morta, no XD E pure te mi vai a pensare alle cose zozze, che pervertita ù_ù *dà il cinque a Raky* Ma come, non ti piace Kimbly? ç________ç Dai, è uno psicopatico, ma a me piace perché dice sempre le cose come stanno ^^ E’ odioso, ti verrebbe da ammazzarlo, spaccargli qualcosa in testa… Eppure ha qualcosa, quell’uomo *rimugina* Saranno i vestiti bianchi, io adoro il bianco XD A presto figliola, tu poi dimmi cosa ne pensi ^^ Kissoni!!

 

RobyLupin: Rob!! ç________ç *si commuove* No, non me l’aspettavo che passassi, sarò sincera XD E la cosa mi ha fatto molto piacere, ovvio ^^ Allora, io non capisco come faccia a piacerti questa storia, ma andiamo avanti, te sei strana e basta, non ci provo nemmeno a giustificare ‘sta cosa XD Ah, e poi dal cinese ci sei più andata per fare discorsi strani davanti ai camerieri? Io sì, ma tanto erano cinesi-francesi, non ci capivano comunque XD L’aggiornamento appena tornata (oh, vabbé, non proprio appena, ma si fa quel che si può XD) l’ho fatto, quindi metti a posto quel plastico che gira, non serve. Non stavolta, almeno XD Grazie di tutto, al solito ^^ Kissoni!!

 

Red Robin: Spero non ti sia strozzata con saliva per la scena EdWin XD Suvvia, sono andata leggera, dovresti essere ancora viva ^^ Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo, le passeggiatrici di Parigi sono un tema veramente particolare XD Non rinnegarmi Ed per quelle statue, ognuno fa i suoi sbagli XD Alla prossima e grazie, kissoni!!

 

Siyah: Sono felice che adori quella pazza di Winry, e quello sfigato di Ed, e Roy e Riza, perché li adoro anch’io XD Spero che l’afa sia passata, il cervello sia ben collegato e che abbia trovato qualcosa per far tacere tua sorella (magari una bella fanfic XD). Ed ecco qua terminato tutto, spero ti sia piaciuto anche l’ultimo capitolo ^^ Grazie mille e kissoni!!

 

 

 

Un ultimo ringraziamento a tutte le persone che hanno inserito questa storia tra i loro preferiti, ovvero: Aleteia, Alyah, Blacklight, damy, keiko 93, linkarella, Marie16, miettajessica, Miranda, Mrs Mustang, Neverwinter, RobyLupin, Suzuna, The_Dark_Side, valy88 e Yuki_Cross, a tutti coloro che mi hanno aggiunta ai loro autori preferiti e anche a tutti i lettori silenziosi ^^ Spero che anche voi abbiate un’accoglienza così calorosa per una vostra futura storia ^^ Mi sono divertita molto con questa storia, mi auspico che per voi sia stato lo stesso, vi adoro tutti! ^X^

Alla prossima, gente, e come sempre, kissoni!!

 

Lely1441

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=235764