Nella prossima vita. di Iry_kun (/viewuser.php?uid=51710)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il quinto membro. ***
Capitolo 2: *** Il primo progetto ***
Capitolo 3: *** Free ***
Capitolo 4: *** Vanità, Dolore e Ricordi ***
Capitolo 5: *** Debolezza ***
Capitolo 6: *** Legami ***
Capitolo 1 *** Il quinto membro. ***
Questo
silenzio…
Lo
percepisco… il
vento ha cambiato direzione… tra poco sarò libera.
Il quinto membro
Il gruppo avanzava lentamente sotto
la calura del sole. Il
vento soffiava docile, non sembrava un ambiente montano. Solo il
panorama
confutava ulteriori ipotesi. Lontano all’orizzonte brillava
un mare azzurrino,
verdognolo laddove la sabbia cedeva il
passo alla terra e alle numerose querce. Di lì
a salire la vegetazione
aumentava, intervallata di tanto in tanto dalla nuda roccia. Nella
terra era
stata scavata una via abbastanza irregolare, però ampia e
utile per arrivare in
cima senza arrampicarsi. Dall’altro lato del monte il
paesaggio cambiava,
lasciando spazio a un grande dirupo scosceso che dava poi ad altre
montagne.
Sasuke avanzava in testa.
- Quanto
ancora dobbiamo camminare?!- sbottò Suigetsu.
- In
cima alla montagna si trova il tempio, o almeno le
sue rovine. Sotto le rovine troveremo quello che ci serve.- rispose
acida Karin
– Ma per quale motivo abbiamo bisogno di un ulteriore
compagno? Un team normale
è formato da quattro membri!- aggiunse sempre più
inacidita.
- Ci
serve. In quattro contro l’Akatsuki avremmo vita
difficile…-
- Ma
Sasuke!-
- Basta
Karin, non voglio discutere ulteriormente.-
Il discorso finì
lì e i quattro compagni continuarono ad
avanzare verso la cima. Fu una buona mezz’ora di cammino
prima di arrivare alle
rovine di un vecchio tempio. I vari pilastri erano semidistrutti e
ingialliti,
il tetto inesistente. I rampicanti governavano ormai incontrastati
sulle
macerie.
- Ripetetemi
cosa stiamo cercando!- disse Suigetsu, già
molto irritato dalla faticosa scarpinata.
- È
il progetto precedente al segno maledetto. Prima
dell’utilizzo
di Jugo, Orochimaru aveva solo bisogno di trovare un altro corpo che lo
potesse
contenere e, naturalmente, lo aveva selezionato tra i migliori. Non so
per
quale motivo il progetto non sia stato mandato avanti… forse
l’attrattiva del
segno maledetto era maggiore!- confermò la ragazza, ancora
alle prese con le
erbacce più insidiose.
I ragazzi si osservarono intorno alla
ricerca di una qualche
entrata per un qualche indefinito luogo ma non trovarono indizi. La
zona
sembrava deserta, a parte le macerie e gli alberi che si ostinavano a
crescere
anche laddove era meglio lasciare il posto all’erbetta.
Il più alto dei tre
appoggiò una mano sulla terra calda,
quasi carezzando l’erba. Fu un attimo e lo si vide sfondare
il suolo con un
pugno per poi rialzarsi e osservare dall’alto
l’ampio solco che aveva aperto
una via per dei cunicoli sotterranei. Il polverone alzatosi si
diradò in poco.
- La
prossima volta avvisa prima di farmi venire un
colpo!- sbraitò il ragazzo dai capelli azzurrini e una
grossa spada sulla
schiena, probabilmente anche molto pesante.
- Ottimo
lavoro.- annuì Sasuke
I quattro si gettarono nel fosso
senza pensarci troppo,
atterrando leggeri e alzando un'altra nuvola di polvere.
Si stanno
avvicinando!...
sento l’aria! Aria fresca! Ancora poco…
ancora…
Un rumore di catene attirò
l’attenzione del gruppo. Iniziarono
a camminare lentamente, tendendo bene le orecchie in attesa di altri
suoni. Di
nuovo un cigolio di catene.
- Sicuri
che non stiamo cercando un fantasma?- chiese
Suigetsu.
- Non
abbiamo molte informazioni, tentare non costa
nulla.- ribadì il capogruppo.
- Tsk!
Sissignore.-
Passarono cinque minuti e il gruppo
ancora non aveva avuto
successo nella ricerca. L’aria si faceva sempre
più pesante e il cammino più
faticoso.
- Karin?-
- Sento
la presenza di un Chakra, ci stiamo avvicinando…-
- Se,
come no, a fidarsi di te vagheremo tutta la notte!-
- Vaffanculo
Suigetsu!-
Sono in
quattro…
Le catene cigolarono ancora, ma
questa volta il suono era
più forte.
Sasuke prese a correre e senza
esitazioni il resto della
compagnia lo seguì. Aveva localizzato il rumore! Finalmente
sarebbero arrivati
alla meta.
Un lieve sorriso apparve sul volto
del ragazzo dagli occhi
neri. Il sorriso di chi sa di aver vinto.
In un attimo si ritrovarono in un
salone circolare e
pavimentato. Alte colonne di cobalto mantenevano quello che era una
volta il
soffitto.
Il cigolio questa volta fu limpido.
Dall’altra parte della sala
vi era un piccolo rialzo sul
quale sostava una figura minuta, raccolta su se stessa. Dal muro dietro
l’essere
spuntavano lunghe catene arrugginite e nere come le colonne. Queste
percorrevano gran parte del rialzo per poi arrivare alla figura. Da
lontano non
era possibile capire se questa fosse legata dalle catene o solo in
prossimità
del loro apice, ma probabilmente la prima possibilità era
quella più veritiera
dato che a ogni oscillamento di quell’essere minuto era
possibile sentire il
cigolio che li aveva portati fin lì.
Nel buio di quella sala un'unica voce
ruppe il silenzio.
-
Benvenuti all’inferno. Dite le
vostre ultime parole perché
questa sarà la vostra tomba.-
Fine del primo capitolo, mi auguro che sia stato gradito^^Credo che l'introduzione sia una mezza schifezza (azzarderei anche "intera") ma non ci posso fare nulla u.u é
la prima fic che scrivo che non sia una one-shot e mi auguro un buon
risultato. Nel prossimo capitolo verrà svelato il nuovo
componente del team Hebi! Mi raccomando, non mancate xD
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Il primo progetto ***
Il primo progetto
Una
voce bassa aveva
proferito parola. Era roca, come se da tempo non parlasse ( e da
altrettanto
non vedesse l’acqua). Le catene urtarono e graffiarono il
pavimento,
rimbombando nella sala mentre la figura si alzava. Il buio non
permetteva di
coglierne i tratti, sono un contorno scuro in una chiazza nera.
- Il maestro
dov’è?- chiese.
- Orochimaru è
morto! Non sei aggiornato vedo!- sghignazzò Suigetsu.
- Non mi rivolgere
la parola sudicio essere!- digrignò la figura.
- Ma come…!- stava
per aggiungere altro ma venne fermato dalla mano di Sasuke.
Il
ragazzo si diresse verso il
centro della sala cercando di aguzzare la vista.
- Ho ucciso io il
tuo maestro!-
Ci
fu qualche attimo di
silenzio in cui l’entità nell’ombra
parve assaporare l’aria soffocante che
aleggiava attorno ai ragazzi.
- Sa-su-ke…-
- Come fai a
conoscermi?-
- Naturale… se io
sono qui a marcire, in gran parte è colpa tua!-
soffiò. La voce non sembrava
alterata, eppure la tensione aumentava, sicché anche
Suigetsu si mise in
posizione d’attacco, pronto ad ogni evenienza.
- Sei il primo
progetto di Orochimaru vero?! Il corpo che avrebbe contenuto la sua
anima…-
strillò da lontano Karin, quasi nel panico.
Fu
un attimo che la figura
tanto esile e minuta fece uno scatto in avanti fino quasi a sfiorare il
viso di
Sasuke, le mani alzate a mostrare gli artigli acuminati e gli occhi
illuminati
da un moto d’ira violento. Il gesto, però,
morì prima di essere compiuto.
Le
catene sussultarono e la
figura dovette arrestarsi, ancora ansimante per lo sforzo.
- Orochimaru ti ha
lasciato qui a marcire! È lui che ti ha imposto dei sigilli!
È lui che, quando
non ha avuto più bisogno di te, ha pensato che non ci fosse
neanche il bisogno
di ucciderti…- continuò calmo il ragazzo,
osservando il barlume negli occhi
della figura, ora lievemente illuminata da una vaga luce filtrata da
qualche
crepa.
- Tu sei suo
allievo! Sei della sua stessa pasta!- mugugnò di risposta.
- Io posso
liberarti.-
- Non mentire!- fu
un ringhio.
- Io posso.-
La
figura smise di agitarsi e
distese le braccia lungo il corpo. Era più bassa del suo
interlocutore e i
capelli erano lunghi e cespugliosi.
- Liberami Sasuke.
Donami la libertà.- disse con calma, la voce non tremava
più per la rabbia.
- Ti libererò, ma
voglio che tu ti unisca al mio team.-
- Era un trucco
allora!?-
- Cosa ci perdi?
Finalmente uscirai da qui…-
- Ma non sarò
libera!-
“Libera”…
solo in quel
momento Sasuke si accorse che aveva davanti una ragazzina colma di
rancore. Una
ragazzina, non un uomo. Cosa ci poteva mai fare Orochimaru con il suo
corpo?
Forse aveva
sbagliato persona.
- Ah ah- una risata
ruppe il silenzio che si era venuto a creare. Era stata lei!
– Fino ad ora non
avevi capito che fossi una ragazza?! Tale maestro tale discepolo, anche
Orochimaru è sempre stato abbastanza stupido- rise
- Leggi il
pensiero?- domandò, sorpreso dall’acume della
ragazza.
- No, niente di
simile. Sono solo una persona sveglia…- chiarì di
malavoglia.
- Liberami!
Liberami e verrò con la tua squadra. Sono stanca di questo
luogo… liberami.-
l’ultima fu quasi una preghiera muta.
Sasuke
osservò ancora un
attimo la ragazza e poi sfoderò la spada appartenuta una
volta al suo maestro.
- Le donne non
portano nulla di buono!- gracchiò da lontano Suigetsu.
La
ragazza probabilmente lo
sentì, perché gli lanciò
un’occhiata fredda per poi rivolgersi di nuovo verso
chi la stava per liberare.
Un
fendente netto e le catene
si sciolsero, scivolando via come serpenti.
- Ora portaci fuori
da qui.- aggiunse Sasuke.
- Con sommo
piacere…- biascicò di risposta.
Così
dicendo la figura
sgattaiolò agile verso l’uscita del salone,
sorpassando il resto del gruppetto
che ancora confabulava. Percorreva velocemente le vie, senza osservarsi
troppo
attorno, e annusando di tanto in tanto l’aria. Ci vollero
solo tre minuti per
ritrovarsi davanti al buco che Jugo aveva aperto precedentemente.
- Non c’erano altre
uscite?! Questa la potevamo trovare anche da soli!- si
lamentò il ragazzo dai
capelli chiari, lunghi fino alle spalle.
La
ragazza davanti a lui lo
squadrava, ponderando se fosse giusto o meno rispondergli. Lo osservava
dall’alto in basso, per quanto la sua statura non le
permettesse grandi risultati.
- Le altre uscite
sono state chiuse.- concluse
Il
ragazzo rabbrividì al
pensiero che, prima di aprire quell’uscita, la persona
davanti a lui era stata
letteralmente sotterrata viva.
Nell’arco
di poco furono
tutti fuori e finalmente la luce investì i loro visi. Solo
la nuova arrivata
ebbe qualche difficoltà in più a esporsi al sole,
ma dopo qualche attimo ce la
fece.
Aveva
lunghi capelli
cespugliosi, di un colore indefinibile a causa della sporcizia che la
avvolgeva. La pelle era tutta macchiata, a tratti tendente al
marrò, a tratti
grigiastra. Probabilmente un tempo non era stata una persona gracile,
ma ora
l’unica cosa che la sorreggeva era la pelle. Un'unica tunica
lercia le copriva
il corpo, arrivandole fino alle ginocchia.
- Bleah!- mugugnò
Karin
- Donna, non
azzardare troppo con quella lingua o una di queste mattine ti
ritroverai
senza.- aggiunse calma.
- Eh eh, però sei
simpatica!- ridacchio Suigetsu -qual è il tuo nome?- pareva
intenzionato a
voler dimenticare l’insulto che gli aveva rivolto quando
ancora erano nella
sala. In fondo era legata e sotterrata, non sarebbe stato strano essere
di
malumore.
La
ragazza si osservò attorno
cercando lo sguardo del capo, come a chiedere assenso per dare una
risposta.
Sasuke fece cenno con la testa.
- Michiyo- rispose secca.
- Perfetto Michiyo,
sono sicuro che sarai più di compagnia che
quest’altra qui!- aggiunse
indicando Karin che gli rivolse un
gesto di stizza.
Rimasero
lì ancora poco, per
godere degli ultimi raggi del sole che ormai lasciava il posto alla
sera. Si accamparono
nella foresta, riparati dalle fronde degli alberi per passare la notte
e per
cibarsi. Il quinto membro era stato reclutato.
Aria… non la ricordavo
così… limpida?
Angolo
posta
alice
brendon cullen _ La mia prima e unica lettrice!!! xDDDD Ti sono
immensamente
grata e spero che continuerai a seguirmi, grazie per i complimenti u.u
Spero
che la storia prenda man mano una strada sempre più
interessante >.> e
spero non sia la mia ultima fic xD
Grazie
anche a chi ha letto e non recensito ^^ alla prossima >.>
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Free ***
L’erba è
umida… da quanto tempo non dormivo
sull’erba…
Mi
alzai di scatto, sudata in
viso, e osservai il cielo. Era mattina presto e le stelle ancora non
erano
scomparse.
Attorno
era tutto
lussureggiante e verde; le querce e i faggi facevano una pigra ombra
contro i
raggi mattutini. Non ero l’unica ad essere sveglia. Non
lontano il
ragazzo-montagna osservava un albero un po’ più
spoglio degli altri.
Ragazzo-montagna…
già! Anche
da lontano pareva quasi più grosso dell’albero che
osservava. Io non ero mai
stata particolarmente alta, ma ero si e no quanto una sua coscia.
Lo
guardavo leggermente
disgustata, ma forse era il sapore del terreno umido che mi dava
quell’aria.
Sasuke
non c’era o,
perlomeno, io non lo avevo visto. Karin dormiva ancora… non
so cosa mi fermò
dallo strozzarla già di buon ora. L’avevo appena
conosciuta e avevo capito che
se ne avessi avuto opportunità sarebbe stata la mia prima
vittima.
Fortunatamente,
dopo averla
redarguita, non aveva più fatto commenti sul mio aspetto, ed
io, essendo una
persona misericordiosa, avevo evitato di rivolgerle la parola.
Probabilmente la
mia misericordia sarebbe durata molto a lungo, pur di non parlarle.
Solo la sua
voce mi faceva accapponare la pelle… a proposito di pelle,
era da tanto che non
vedevo il colore della mia pelle, eppure non la ricordavo
così. Dovevo assolutamente
farmi un bagno!
Con
questo pensiero avanzai
verso il ragazzo montagna, ma dovetti fermarmi quando il mio piede
cozzò contro
qualcosa steso per terra. Era Suigetsu, l’idiota che ieri mi
aveva fatto venire
mal di testa. Lo osservai ancora un attimo dormire e poi ci passai
sopra.
Sentii
un urlo e qualche
imprecazione ma non mi fermai.
- Ehi, Jugo?-
chiesi
Il
ragazzo montagna si voltò
ad osservarmi. Sembrava una persona tranquilla.
- Si?- mi rispose.
- Dov’è Sasuke?-.
Non
l’avessi mai detto! Solo
pronunciare il suo nome fece svegliare l’oca che prima,
sempre
misericordiosamente, avevo evitato di strozzare.
- Buon giorno
Michiyo!- strillò acuta, aggiustandosi i capelli
sconquassati.
- Muori!- si, dissi
proprio così, ma la ragazza non si scompose troppo.
- Di buon umore già
dal mattino!- sghignazzò l’idiota che prima avevo
accuratamente scamazzato.
Se
il “buon giorno” si vede
dal mattino, quella giornata era da seppellire.
- Posso sapere
soltanto dove è andato Sasuke?!- chiesi, sull’orlo
di una crisi di nervi.
Stare
soli per molto tempo
non fa bene, perdi la calma che serve per avere delle relazioni sociali
e
diventi isterica.
- Sono qui!-
Mi
voltai e lo vidi. Veniva
da una via più scura, dove la luce era parata quasi
completamente dalle folte
fronde. Si muoveva senza fretta, gli occhi vuoti che non fissavano
nulla in
particolare. Mi venne voglia di strozzarlo, ma forse questo era dovuto
alle mie
manie omicide.
- Grazie
dell’aiuto, uomo-montagna!- dissi rivolta a Jugo. Non so che
espressione fece
perché in quel momento ero occupata a dirigermi verso il
ragazzo dai capelli
corvini.
- Di cosa hai
bisogno?- mi chiese.
Ah,
sapessi! Mi prende in
giro forse?!
- Una giornata di
libertà è tutto quello che ti chiedo.-
- Non posso.-
- Perché?-
- Durante il giorno
si cammina.- mi rispose tranquillo.
Effettivamente
rimasi
abbastanza stupita da quella risposta. Non mi aveva detto ( come avevo
già
pensato) di non poter essere sicuro che, se mi avesse lasciata andare,
sarei
tornata.
Beh,
forse non era proprio
della stessa pasta del mio ex maestro.
- Verrà con te
anche Suigetsu…- aggiunse.
Se
prima avevo pensato anche
solo per un nanosecondo di sorridere e ringraziarlo, arrivati a quel
punto il
massimo che avrebbe ricevuto da me sarebbe stata una pedata!
Calma,
ci vuole calma! In
fondo non è così grave come può
sembrare… se ci rifletti bene è meglio portarsi
dietro uno scemo che qualcosa tipo montagna, o, peggio ancora,
quell’indefinibile entità chiamata Karin.
Non
obbiettai.
Facemmo
colazione e nell’arco
di pochi minuti eravamo tutti pronti per partire. Non conoscevo la
destinazione, ma non ero neanche abbastanza curiosa da chiederlo. Per
me
l’unica cosa che importasse davvero era il pensiero di una
prossima libertà.
Quando
il maestro ancora mi
faceva visita per istruirmi ( una mia personale richiesta, ammetto) la
geografia era sempre stata la materia che più odiavo.
Fortunatamente però la
memoria non mi aveva abbandonato e ricordavo ancora le locazioni di
vari
villaggi.
Il
mio obbiettivo era proprio
uno dei villaggi!
Mentre
ancora il mio sguardo
vagava assente, Suigetsu aveva deciso di interrompere i miei pensieri
per
aggiornarmi su cose che lui reputava “fondamentali”.
- Le tracce
dell’Akatsuki ci portano nel paese del fuoco, anche se non
crediamo che abbiano
un covo lì. Per ora sarà quello il nostro
obbiettivo.- sorrise.
Forse
non era carino notarlo,
ma aveva i denti da squalo.
Non
risposi, non ce ne era il
bisogno.
Passammo
il resto della
giornata a marciare, in quel momento eravamo ancora nel paese
dell’Erba e
sempre lì fummo anche a fine marcia, quando ormai era sera.
Sasuke
da lontano mi fece
cenno. Finalmente era il mio momento.
Mentre
il resto del gruppo si
occupava di accendere un piccolo fuoco per arrostire la carne della
selvaggina,
io mi allontanai silenziosamente. Suigetsu mi vide e mi venne incontro.
- Non mangi? Che ti
costa aspettare un attimo?- chiese in tono un po’ seccato.
- Stasera mangerò
un piatto decente…- dissi, senza aggiungere altro.
Non
demorse e continuò a
seguirmi, forse attratto dall’idea di un pasto differente dal
solito.
Non
sarebbe stato di certo
lui a rovinare il mio primo attimo di libertà! Corremmo in
direzione nord-ovest
per una buona ventina di minuti finchè i nostri occhi
riconobbero i contorni di
una cittadina bianca, protetta da alte mura e con due sole entrate che
chiudevano
al crepuscolo per riaprire all’alba.
Naturalmente
non era nei miei
piani entrare dalla porta, non sono tanto prevedibile!
- Perché vuoi
entrare?!- mi sbraitò il compagno che mi portavo appresso.
- Smettila di
lamentarti, se non vuoi venire tornatene indietro!-. Certe volte quel
ragazzo
era proprio insistente, ancora non capivo la sua utilità ai
fini di una
missione.
Scalai
velocemente il muro di
cinta e nell’arco di poco fui dentro. Il piano è
iniziato!
Angolo
posta
Prima
di ringraziare volevo avvisare che il
cambio di tipo narrazione era premeditato, dato che la nostra
protagonista è
entrata in scena ho preferito esporre il suo punto di vista…
ed ora via con i
ringraziamenti^^
alice
brendon cullen: sono felice che tu abbia continuato a
leggere la fic, mi fa molto piacere che venga apprezzata uhn u.u
Arigatoo
Gozaimasu °.°
MilleFoglie:
ma cheeere, non fa nulla se conosci solo sasukkia, a
me fa piacere che tu leggi le mie fic e al più presto ti
posto quella su beach uhn
u.u
Taila:
felicissima che anche tu abbia commentato, significa che
alla fine non sono proprio una pippa uhn, arigato… anche se
credo che tu scriva
meglio uhn u.u
Un
grazie anche a CHIHIRO
e a Missy_loves_blizzard
che anno aggiunto la fic tra i preferiti^^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Vanità, Dolore e Ricordi ***
Vanità, Dolore e Ricordi.
Il
villaggio era piccolino visto
dall’interno. C’erano diverse casette sparse,
separate in due file dalla via
principale. In fondo a tutte queste casette c’era una
costruzione un po’ più
grande. Una villa situata sull’unico rilievo presente,
dominava tutti gli altri
edifici.
Era
quella a cui puntavo.
Senza
batter ciglio iniziai a
correre a perdifiato verso quell’abitacolo. Suigetsu mi
seguiva a tre metri di
distanza, osservandosi intorno per prevenire agli eventuali attacchi.
Io ero
troppo euforica per pensare agli attacchi.
La
villa aveva un giardino
esterno sorvegliato da due guardie che facevano la ronda. Non mi ci
volle una
gran fatica per scavalcare il muretto ed tuffarmi tra le aiuole ben
curate.
Suigetsu iniziava a dare segni d’escandescenza, ma non mi
avvicinai troppo per
evitare di ascoltare cosa mi volesse dire.
Aspettai
tranquilla che le
guardie voltassero l’angolo e sparissero dietro la casa per
infiltrarmi
velocemente da una delle finestre più basse.
L’aprii e scivolai dentro, facendo
cenno al babbeo che mi portavo appresso di seguirmi.
Non
capivo come facesse ad
essere così lento.
- Cosa diamine stai
facendo?!- mi sussurrò quando fu più vicino.
- Come,non lo hai
ancora capito? Mi sto intrufolando in una villa, mi pareva ovvio.-
certo che
ero proprio perfida! Come mi divertivo a prenderlo per i fondelli.
- Non intendo
questo e tu lo sai!- digrignò.
- Ti do’ un
compito, dovrai sorvegliare che non venga nessuno mentre io lavoro!
Chiaro?- in
fondo non era così stupido, almeno questo
l’avrebbe saputo fare.
Non
mi rispose e io lo presi
come un si. Era la prima volta che entravo il quella casa, ma sapevo
dove
andare. Sapevo chi abitava lì e conoscevo a memoria la
suddivisione base delle
stanza di una famiglia della bassa aristocrazia. Era tutto molto
semplice.
Ai
piani bassi la servitù, ai
primi piani la famiglia.
Salimmo
quindi al piano
superiore, avanzando con cautela ed evitando le poche guardie che
giravano.
Davanti a me si apriva un corridoio sul quale si affacciavano numerose
porte.
Silenziosamente mi avvicinai alle prime tendendo l’orecchio
per percepire i
minimi rumori.
Nulla.
Avanzai, le orecchie
tese al massimo. Alla terza porta riuscii a riconoscere un respiro
ovattato di
un dormiente. Mi avvicinai poggiando la testa sul legno scuro. Suigetsu
mi
osservava senza capire che stessi facendo, forse pensava che fossi
uscita
pazza, ma io credevo di esserlo già da tempo.
Mi
ci volle un minuto per
concentrarmi, non dovevo pensare a nulla.
Piccole
vibrazioni
raggiunsero le mie tempie e il respiro che percepivo divenne un suono
forte e
preciso, come il battito di un orologio. Era leggero.
- Perfetto.-
- Cosa è perfetto
nella tua mente?!- bisbigliò il ragazzo.
Solitamente
non me lo sarei
permesso, ma quella volta mi lasciai scappare un sorrisetto divertito.
Sapete
quando non fai mai una cosa, e poi se ti capita di farla la gente vi
guarda
strana, con gli occhi sbarrati?
La
stessa cosa fece
quell’idiota, fortuna che scivolai velocemente nella stanza,
chiudendomela
dietro e intimandogli ancora una volta di fare la guardia.
L’interno
era tutto
nell’oscurità, solo una finestra illuminava uno
squarcio di camera in cui
spuntava un angolo del letto sul quale riposava una figura abbastanza
minuta.
Mi
avvicinai per accertarmi
delle mie ipotesi. Davanti a me c’era una ragazzina dai
capelli neri che
riposava beatamente. Questa era la camera della figlia del proprietario.
La
osservai con calma, ma non
mi ci rispecchiavo minimamente. Forse anche il suo carattere sarebbe
stato
utile, ma di certo non potevo svegliarla e chiederle di fare quattro
chiacchiere. Eppure il mio maestro mi aveva sempre detto che io ero
nata qui e
che i miei genitori mi avevano abbandonato. In fondo era plausibile
l’idea che
Orochimaru mi avesse mentito. Non so per quale motivo ma sentii dolore
allo
stomaco, come una tenaglia che mi stava stritolando le budella
dall’interno.
Anche il cuore faceva male, come se non battesse più
regolarmente… forse ero
malata, o forse l’aria pulita mi faceva male.
Camminando
per la stanza mi
avvicinai a un comodino bianco sul quale era posata una piccola
cornicetta con
una foto. La presi per portarmela sotto il naso, ma anche a quella
distanza ciò
che vedevo era poco. Tenendola stretta in pugno mi diressi verso una
porticina
che si trovava dallo stesso lato del letto, l’aprii
silenziosamente ed entrai.
Un odore di fresco mi pervase e capii di trovarmi nel bagno personale
della
ragazzina. Senza paura chiusi la porta dietro di me e accesi la luce.
Mi ci
volle qualche secondo prima che i miei occhi si abituassero e poi volsi
di
nuovo lo sguardo verso la foto.
Era
un quadretto di famiglia
normalissimo, i genitori dietro e la bambina davanti. L’uomo
aveva due grossi
baffi marrò e pochi capelli sulla nuca, la donna non era
particolarmente bella,
i capelli raccolti in una crocchia e lo sguardo fiero. Non era neanche
brutta
ma non mi interessava particolarmente. Stando ai racconti del mio ex
maestro
l’uomo sarebbe dovuto essere mio padre e la donna la sua
seconda moglie, in tal
caso non si trattava neanche di mia madre quindi era inutile studiarla
nei
particolari. La bambina infine era solo un po’ più
piccola della ragazzina che
giaceva ora nel letto, forse la foto era di qualche anno fa dato che
mostrava
si e no una decina di anni.
Mi
rivolsi di nuovo all’uomo.
Abbastanza alto, diciamo nella media, gli occhi piccoli e scuri. No.
Non poteva
essere mio padre. Alzai lo sguardo che andò a parare su uno
specchio sopra il
lavandino. I miei capelli erano ridotti a una melma irriconoscibile. Li
toccai
e quando la mia mano si posò su di essi notai che era quasi
dello stesso
colore. Che figura raccapricciante, in fondo Karin non aveva torto.
Voltai
per rivolgermi altrove
eppure mi fermai prima di uscire. Ormai ero dentro, perché
avere fretta. Mi
tolsi il lurido straccio che avevo addosso ed entrai nella vasca da
bagno in
marmo, aprii la doccia e mi misi sotto l’acqua scrosciante
osservando il colore
che assumeva dopo aver scivolato sul mio corpo. Allungai quindi una
mano in
direzione dei vari saponi e afferrai il più vicino,
svuotando completamente il
contenitore e riversandomelo addosso per poi strofinare osservando come
veniva
via la sporcizia. Ripetei l’operazione altre tre volte, ogni
volta con un
sapone diverso per poi passare ai capelli che mi occuparono
più tempo del
previsto. Passò così una buona mezz’ora
prima di uscire dalla vasca grondante
di acqua. Questa volta mi fermai nuovamente a osservare il mio riflesso
nello
specchio, togliendo con la mano l’alone di vapore che lo
aveva appannato. La
mia pelle era bianca, la maggior parte delle chiazze era sparita,
persistevano
solo alcune che ormai si erano radicate nella carne, mentre i capelli
fradici
ricadevano lungo il viso, erano color miele quasi come i miei occhi.
L’idea di
essere, come tutte le ragazze, una stupida vanitose mi fece venire le
contorsioni e per poco non sfondavo lo specchio presa da un attacco di
pazzia.
Fortunatamente mi calmai prima che fosse troppo tardi, sostando in
piedi
davanti con le braccia pendenti lungo il corpo completamente nudo e lo
sguardo
vacuo.
Uscii
dalla stanza da bagno,
addosso solo un leggero kimono bianco, preso dal bagno stesso, e con
fare
felino mi aggirai in camera alla ricerca di qualche armadio con dei
vestiti
decenti… ne trovai tre. Stupide ragazzine viziate, hanno
anche la comodità di
tre armadi… ti ci infilo io in un armadio e ti ci lascio
finchè non crepi!
Certe
volte mi stupisco dei
miei attacchi d’ira…
Angolo posta!
Taila: sono felice che Michiyo ti
piaccia, ha il mio stesso
caratteraccio xD Il tuo commento mi rende molto felice, forse davvero
non sono
da scartare come scrittrice u.u Grazie per aver aggiunto la storia ai
preferiti
*_*
Hayate95: grazie per aver commentato,
sapere di essere
apprezzata da qualcuno rallegra lo spirito^^
Grazie anche ai seguenti per aver
messo la mia ficcy tra i
preferiti u.u :
- areon
- kla_cat92
- Kyuubi_95
- SpadaccinodellaNebbia
Se
ho dimenticato qualcuno perdonatemi u.u
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Debolezza ***
Debolezza
Mentre
ancora mi aggiravo in
una stanza sentii dei mugolii e mi girai verso il letto a baldacchino.
La
figurina al suo interno si stava agitando, forse era meglio azzittirla.
Con
tale intento nella testa mi avvicinai alla sponda del letto e quella si
voltò
verso di me. La luce della luna, proveniente dalla finestra, mi
illuminava le
spalle, quindi non credo avesse visto il mio volto.
- Chi sei?- mi
domandò.
Che
ragazzina idiota, vedi
una persona in camera tua e la prima cosa che fai è
chiederle chi è?! In fondo
mi sa che faccio un favore ai tuoi uccidendoti.
- Sono lo spirito
della Luna e scendo ogni tremila anni per punire le bambine cattive!-
dissi
atona, certe volte ho proprio delle idee divertenti.
- Sei venuta a
punire la mia sorellina?- mugulò
Ma
tu pensa… certo che sei
proprio idiota. Perché se dovevo punire la tua sorellina che
ci facevo qui?
Chiedevo informazioni?!
- Signorina della
luna, perdoni la mia sorellina, è ancora piccola. Non era
vero quello che ho
pensato ieri, io non voglio che muoia…-
singhiozzò.
Che
esseri orribili,
augurarsi la morte di un parente… non sono nemmeno degni di
morire per mano
mia. Si consumeranno da soli, rosi del loro stesso odio..
- Allora torna a dormire.-
conclusi
La
ragazzina si voltò e io
rimasi ad osservarla finchè, cinque minuti dopo, il suo
respiro si fece di
nuovo regolare.
Ritorniamo
al guardaroba!
Aprendolo non vidi altro che un ammasso di roba su roba. La mia vista
è buona
al buio, ma il quel coso c’era più roba che in
tutta la casa… forse se l’avessi
rinchiusa nell’armadio sarebbe morta soffocata!
…
Devo smetterla di pensare
alle possibili morti di persone che non uccido, ci perdo solo tempo!
Iniziai
così a tirare fuori
della roba, ma per la maggior parte si trattava di vestitini non molto
idonei.
Dopo un poco ne scorsi uno che aveva il pantalone abbinato sotto la
gonna larga
e lo tirai fuori. La gonna era invero un pezzo unico con la maglietta
che aveva
le maniche lunghe. Con le unghie tagliai sia la gonna che le maniche
ottenendo
un risultato abbastanza soddisfacente. Presi e misi addosso. Ora si che
sembravo un'altra persona. Che strano effetto che mi faceva…
però per fortuna
quella ragazzina aveva la mia taglia, o forse io ero talmente magra che
sarei
entrata anche nella testa di un ago.
Non
rimasi però altro tempo a
rifletterci e mi diressi verso l’uscita.
Nemmeno
riuscii ad aprire
completamente la porta che Suigetsu mi saltò addosso
cercando di strangolarmi.
Fortunatamente un calcio ai gioielli ( sempre che ne avesse) lo
fermò di botto.
- Non credevo
potesse essere tanto facile stenderti, Suigetsu.- bofonchiai.
- Michiyo?!-
- No, sono lo
spiritello della Luna… che ti sei fumato in mia assenza?-
dissi fredda,
voltandomi e continuando a camminare nel corridoio.
- Io… tu, ma
come…?- continuava a fissarmi con l’aria da pesce
lesso.
- Hai bisogno di un
dizionario?! Muoviti, vuoi mangiare o no?!-
- Siamo venuti fin
qui solo per prenderti dei vestiti?- intervenne lui shockato.
Io
mi voltai di scatto e misi
la mia mano attorno al suo collo, mozzandogli il respiro.
- Con chi credi di
avere a che fare?!- sibilai prima di lasciarlo andare.
Tossicchiò
un po’ ma non
obbiettò ulteriormente, né io mi voltai di nuovo
per vedere se stava bene.
Poi
gli indicai una delle scale
che scendevano e gli dissi di andare in quella direzione per la cucina,
oltre
alle solite raccomandazioni per non farsi vedere.
Nel
caso l’avessero scoperto
avrebbe dovuto uccidere i possibili testimoni.
Mentre
lui scendeva io mi
misi alla ricerca del’armamentario del
signore. Ogni casa aristocratica aveva una “stanza delle
armi”, e se il signore
era particolarmente patito, queste erano di ottima fattura e sempre
affilate.
Girovagai tra le
stanze fino a trovarla.
Su tutte le pareti erano esposte numerose spade, katane, archi e
moltissime
altre armi.
Quella
che mi colpì di più fu
un piccolo tanto, dal manico dorato come il fodero.
Lo
presi e lo misi alla
cintola. Stavo per scendere nelle cucine a rifocillarmi quando le mie
orecchie
udirono ciò che meno mi poteva far piacere.
L’allarme.
Stupido
di un Suigetsu, manco
mangiare sai!
Mi
precipitai di corsa
uscendo dalla porta e subito davanti a me si pararono due guardie.
Estrassi il
pugnale con estrema velocità e sgozzai le due persone che mi
stavano davanti,
correndo verso le scale. Le scesi in pochi secondi, saltando la maggior
parte
dei gradini e atterrando agilmente. Con la coda dell’occhio
vidi l’inutile
spada del mio altrettanto inutile compagno.
- Suigetsu che
diamine combini?!-
- Non è colpa mia!
Filiamo!- mi strillò lui, acchiappandomi per un braccio e
tirandomi via.
Uscimmo
in giardino e a passi
svelti superammo anche le mura di cinta della città. Era
ormai notte inoltrata
quando giungemmo nei pressi del nostro accampamento.
- Suigetsu sei un
idiota! Un completo imbecille! Ma come accidenti fai?!- ero
nervosa… molto
nervosa.
- L’ho capiti sai!-
ribatté lui con acidità.
Era
la prima volta che mi
rispondeva a tono. Ci rimasi lì per lì,
fermandomi a osservare il vuoto.
La
mia “contemplazione del
nulla” fini in poco dato che un rumore fece voltare Suigetsu
verso di me.
Il
rumore fu pressappoco
“grrrr” e proveniva direttamente dl mio stomaco,
vuoto perché un certo demente
non mi aveva dato il tempo di approfittare della situazione.
Suigetsu
non rise di me, anzi
si avvicinò e cacciò dalla tasta un panino
all’olio e un formaggio incartato.
- Li ho presi prima
di fuggire… pensavo che ti saresti arrabbiata per non aver
potuto mangiare
nulla.-
Io
continuavo ad osservarlo
imbambolata. Il mio stomaco si lamentava ma il mio cervello non poteva
accettare quel cibo, misero bottino di una caccia fallita. Se fossi
stata
ancora più affamata di quanto ero in quel momento avrei
mangiato direttamente
quello stupido essere che mi sostava davanti, almeno avrei liberato il
mondo da
una calamità naturale…
Anzi
a pensarci probabilmente
mi avrebbero premiata e sarei diventata una personalità
importante. I miei
pensieri vennero però fermati dal ritrarsi del braccio del
ragazzo.
- Se non vuoi
accettarli allora muori di fame!- aveva ribattuto irritato.
Purtroppo
allo stomaco non si
comanda ( è un mio nuovo detto) e quindi fermai la sua mano
per farmi dare i
panini, allungandogli l’altra. Lui la osservò un
attimo e poi vi pose il cibo.
Ci sedemmo lì e rimase ad osservarmi mentre consumavo il mio
misero pasto.
Non
avevo mai mangiato con
ingordigia, neanche quando per molto tempo la mia bocca non aveva
toccato cibo.
L’avevo sempre considerata una debolezza questa dipendenza da
un oggetto così
materiale.
Alzai
lo sguardo notando
subito che il ragazzo continuava a fissarmi e quando
incrociò i miei occhi mi
lanciò un sorriso, sempre con i suoi lunghi denti aguzzi.
Non
ricambiai, mi aveva fatto
girare le scatole più del dovuto in una sola notte.
- Non mi trattare
così! Suvvia siamo compagni!- aveva interrotto il silenzio.
Io
non feci altrettanto.
- Peccato, mi eri
sembrata una persona simpatica…- concluse abbassando lo
sguardo e sospirando,
senza, però, togliersi un ché di divertito dal
volto.
Io
non risposi, tanto per
cambiare. Era stato tutto fin troppo umiliante… una giornata
da dimenticare…
Angolo posta!
Promise: Sono molto felice che la fic
ti sia piaciuta e
grazie per averla aggiunta ai preferiti^^
Taila: Sono compiaciuta che questo
capitolo ti abbia
sorpreso e ti assicuro che non avrebbe problemi a rinchiudere la
ragazzina nell’armadio
u.u” Non ti preoccupare, Karin ha trovato pane per i suoi
denti ( pane al
cemento, s’intende u.u)
Un grazie a Targul
che ha
aggiunto la fic ai preferiti ( ringrazio ovviamente tutti gli altri, ma
dato
che anche alcuni che commentano aggiungono ai preferiti li ringrazio
una volta
sola quando rispondo al commento u.u)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Legami ***
Quella
mattina si alzarono
tutti di buon ora. Fu un evento eccezionale, di fatto Sasuke se lo
annotò
sull’agenda.
…
Mi avete creduta davvero?!
Beh, scherzavo. Per quanto gli individui che mi fanno compagnia possano
essere
demenziali, fortunatamente non arrivano ancora a questo punto.
Comunque
sia quella mattina a
Karin stava per venire un infarto, e mi compiaccio che la causa massima
fossi
io. Quando mi vide in faccia aprì la bocca a mo’
di pesce lesso ( anzi, più
simile a una saracinesca che si apre) e mugugnò diverse
frasi sconnesse.
Sasuke
( non so perché, ma,
certe volte, mi viene voglia di chiamarlo
“Sasukkia”… meglio che non lo venga a
sapere!) non notò nulla, o almeno fece finta di non notare.
Il ragazzo montagna
mi salutò ( una cosa normalissima ma mi andava di citarla) e
l’idiota compagno
di ventura mi sorrideva continuamente tipo “idiota compagno
di ventura”,
appunto.
- Questa volta
continuiamo in direzione nord-ovest. Tra una ventina di minuti di
marcia dovremmo
incontrare un villaggio. Due di noi lo oltrepasseranno da fuori mentre
gli
altri dall’interno per fare alcuni rifornimenti. Preferirei
non vi faceste
notare.- sibilò, la maggior parte della raccomandazione fu
per Suigetsu.
Giustamente
io mi alzo dopo
aver dormito per tre ore circa e questo babbeo di un capo mi dice che
devo
ritornare dove già sono stata stanotte. Bene, se mi avvisava
prima mi accampavo
lì.
Fa
nulla…
Ci
mettiamo quindi in marcia,
dopo una spartana colazione, e arriviamo alle mura della
città in breve. Qui
Sasuke si occupa di fare le divisioni.
- Karin e Suigetsu
andranno per fuori. Noi proseguiamo all’interno.-
Ok,
ammetto che quando ho
saputo che dovevo tornare lì dentro mi è venuto
un colpo. Mi sono guardata i
vestiti e poi ho lanciato un’occhiataccia a Suigetsu che era
troppo impegnato
per captare la mia richiesta di aiuto ( come se davvero fosse
abbastanza
intelligente da captarla quando non è occupato
poi…).
- Preferirei fare
la strada esterna con…- guardai i due tizi e presi un forte
respiro- S…
Suigetsu.- che schifo, solo pensare di passare altro tempo con
quell’idiota mi
aveva fatto venire i crampi allo stomaco. Però meglio lui
che l’altra ( alla
cui vita stamani non avevo potuto attentare perché ero
troppo stanca).
Suigetsu
mi tirò a se,
voltandomi poi verso Sasuke e carezzandomi la testa come si fa a un
cane.
- Si, siamo grandi
amici noi!- canticchiò.
La
pietà Divina gli concesse
ancora qualche attimo di vita, giusto il tempo che l’altro
gruppo fosse sparito
dietro le mura della città, dopo di che mi sarei vendicata.
Naturalmente
sarebbe stato un “normalissimo” incidente.
Il
ragazzo moro ci guardò. Mi
osservò come se mi scrutasse dentro… che
fastidio! Quasi un prurito su tutto il
corpo!... No, forse quello era perché Suigetsu era troppo (
e sottolineo
“troppo”) vicino. Speriamo non contagi cose come
“l’idiozia acuta”.
- Come preferite.-
concluse calmo.
Karin
zampettò felice dal suo
capitano adorato, lanciando mi poi un’occhiatina e sorridendo
furbetta.
- Non sforzare
troppo il tuo cervello, se si surriscalda saltiamo tutti in aria!.-
digrignai
io facendola diventare leggermente verde in volto, un colore che le
dona,
sembra un alieno.
- Smettetela e
muovetevi.- concluse Sasuke, alzando i tacchi e addentrandosi nella
città,
seguito dal resto dei babbei.
Suigetsu
non mostrò di
volersi allontanare da me e iniziò a sogghignare.
- Non credevo ti
fossi affezionata così tanto!- rise.
Io
gli presi il braccio e con
un abile mossa spiattellai lui e la sua inutile spada per terra.
- Per questa volta
ti lascio vivere perche sono Misericordiosa! Stammi ancora
così vicino e ti
sbudello!- alè, ecco mostrata la mia docile natura.
L’idiota
mugugnò per poi
alzarsi e iniziare a camminare. Per fare tutti il giro della
città ci sarebbe
voluta circa un ora se non di più, per fortuna era piccola!
- Perché hai voluto
prendere la strada più lunga?- mi domandò.
- Idiota, credi che
lo faccio perché mi diverto?! È pericoloso per me
passare dentro la città, ieri
sera sia io che te siamo stati visti in faccia, mi pare inutile
rischiare.-
- Ah! Me ne ero
scordato!- ridacchiò- Ma perché sei voluta
entrare in quel palazzo?-
- Non sono affari
tuoi!-
- Come sei acida!
Suvvia, siamo compagni!-
- Smettila con
questa farsa. Io e te non siamo compagni.- questa volta ero davvero
incavolata.
Non
avevo accettato di
intraprendere con loro questo viaggio perché mi sentissi
sola. No. Io miravo
solo ed unicamente alla mia libertà. La libertà
non permetteva di avere legami.
Ci
furono diversi attimi di
silenzio. Gli attimi si prolungarono poi in minuti e nulla sciolse
più quella
quiete se non un ultimo sussurro.
- Capito…-
Durante
tutto il resto del
tragitto non parlammo né ci guardammo ( o almeno io non lo
guardai ma di lui
non posso dire altrettanto).
Angolo
Posta
Taila: Grazie per aver seguito la mia
ficcy fino a questo punto e scusa se ho ritardato di un'anno quasi
l'invio del continuo, per motivi vari (tra cui anche l'assenza della
voglia di postare xD) e spero che leggerai anche questo nuovo chappy
Anzi, mi scuso con chiunque mi avesse
aggiunto ai preferiti e ha notato che la fic non andava avanti.
Prometto che cercherò di rimediare!!!
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=268182
|