Beside you -Accanto a te

di ljamspooh
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 (A!) ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


"E tu diventarai la schiacciatrice più importante nel mondo della pallavolo."



Drinn Drinn

'No voglio continuare il sogno, stai zitto brutto oggetto urlante'.

Inutile da dire che dopo meno di cinque minuti mia madre cominciò ad urlare dicendomi di svegliarmi che era tardi. Inutile da dire che era tardi e anche tanto.

Mi lavai e mi vestii in meno di 10 minuti ed ero già pronta. Indossai un paio di jeans ed una maglietta rossa abbinata alle vans. Raccolsi i capelli in una coda e scesi di sotto a far colazione.

Mangiai un toast e corsi subito fuori dove c'era Chloe ad aspettarmi ed andammo ad attendere l'autobus che sarebbe passato nell'arco di 2 minuti circa!

Arrivò, salimmo e presi posto nella quartultima fila dato che quelli avanti erano tutti occupati. In fondo c'era il 'famoso' gruppetto composto da Brandon, Ryan, Seth, Marcus, Tom e Joey. Non mi erano mai stati simpatici; si credevo i migliori di tutti, quelli che avevano una ragazza diversa a notte. Si, ok, erano i più fighi dell'intero istituto ma erano anche i più coglioni. Brandon era anche mio vicino di casa nonchè grande amico di mio fratello Ashton. Molto spesso me lo ritrovavo a casa e ogni volta litigavamo. Non siamo mai andati d'accordo e mai ci andremo.

Brandon: 'Ellina cara, dì al tuo Ash che oggi pomeriggio venga da me!'

'Branduccio caro, hai un telefono, una bocca e delle mani; puoi dirglielo tranquillamente tu e poi oggi mi deve accompagnare fuori'

'Ellie fa come ti ho detto'

'Non rompere anche di prima mattina!'

'Dormi, bimba. Dormi'

'Vaffanculo testa di cazzo' sussurrai ma sentì lo stesso tanto che riuscì anche ad accorgermi che sarebbe venuto vicino a me nell'arco di 3 secondi. E così fu. Me lo ritrovai seduto affianco fissarmi in cagnesco.
Ovviamente ricambiai con un sorriso ironico ma a lui fece l'effetto opposto, prese il mio telefono e se ne tornò dietro. O no, il mio telefono proprio no! Ha preso l'oggetto sbagliato alla persona sbagliata. Mi alzai di scatto e corsì dietro dove trovai Marcus che mi prese per il bacino e mi trattene dietro cosìcchè io non potei raggiungere Brandon che spiava il cellulare. Arrivammo a scuola, scesi dall'autobus e attesi che Brandon scese. Appena lo vidi gli diedi una spinta e lui rise. Gliene ridiedi un'altra e lui rise nuovamente. Gli diedi allora uno schiaffo e perfetto, la preside passò di lì proprio in quel momento! Sulla guancia di Brandon incominciò a segnarsi una bellissima manata rossa fatta proprio dalla sottoscritta. La preside urlò: 'Carter, Cooper in presidenza, subito!'

'Preside io non c'entro niente! E' stata la Carter ad attaccare' si difese Brandon ma la preside lo fucilò con lo sguardo e gli urlò: 'In presidenza! ORA!'

Andammo in presidenza. Come iniziare bene la giornata insomma!

Arrivammo ed entrammo nell'ufficio. La preside era seduta, girata di spalle verso la porta.

'Buongiorno' dissi

'Buongiorno signorina Carter? E' un buongiorno questo? Quante volte ho detto che in questa scuola non ci devono essere atti di violenza o di bullismo o saremmo ricorsi a delle punizioni extra-scolastiche? Bene, ve la siete cercata'

'Preside Carfort io non c'entro niente! E' stata Ellie a colpirmi. Io non ho fatto niente. Non può punirmi perchè una pazza mi ha schiaffeggiato. Io sono la vittima!'

'Tu, carissimo signorino Cooper, aiuterai la signorina Carter a pulire i spogliatoi della palestra ogni volta che finiranno le lezioni di pallavolo e calcio. Che sia chiaro! Non voglio ripeterlo una seconda volta.'

'Preside è un'ingiustizia!' si difese Brandon

'Vuoi un'altra punizione Cooper?'

'Grazie Ellie, grazie' mi disse Brandon. Non risposi e non feci nessun cenno. Uscimmo dall'ufficio e Brandon mi disse: 'Ellie se mi farai espellere dalla squadra di Basket perchè non riesco ad andare agli allenamenti, la pagherai cara! Carissima cazzo!'

'Anche per me sarà un problema! Ho anch'io degli allenamenti'

'Allenamenti per fare la puttana?'

'Dalle scarse recensioni, tu anche dovresti allenarti a fare il puttanone'

'Vuoi provare?' E mi si avvinò. Lo respinsi ovviamente e lui se la rise.

Andai in classe dove mi beccai un'occhiataccia da Arianne e da Sel ovvero dalle tue troiette delle classe che andavano dietro a Brandon ma che non erano ancora riuscite a farselo. Peccato!

Presi posto vicino a Chloe e le raccontai cosa mi aveva detto la preside.

Uscimmo, andammo in sala mensa, vidi un tavolo libero e mi precipitai per occuparlo. Brandon era seduto in quello vicino e sinceramente avevo paura di prendere proprio quel posto; mi guardai in giro ma erano già tutti occupati così dovetti prendere quello per forza. Brandon guardò i suoi amici e poi me.
Ok, avevo seriamente paura ora. Mi sedetti e Chloe e si mise difronte a me. Brandon si alzò, aveva in mano il barattolino di yougur e un bicchiere con la colacola. Chloe mi guardò disperata e mi urlò: 'ATTENTA!' mi girai e buumm! Yougurt e cocacola sopra la mia testa e sulla mia maglia.
Urlai esasperata e senza pensarci due volte presi il mio piatto con la pasta e glielo versai addosso ma lui lo schivò e mi prese le braccia, bloccandole. Gli urlai contro vari insulti con tanto di 'IO TI UCCIDO' e lui se la rideva. E tutti gli altri insieme a lui. Chloe venne in mio aiuto e mi portò via liberandomi dalle mani di Brandon.
Corsi in bagno con le lacrime non tanto per la vergogna ma quanto per la rabbia e l'estrema voglia di ucciderlo. Chloe andò in palestra a cercare una maglietta dato che ogni giorno qualcuno se la dimenticava negli spogliatoi ed io rimasi in bagno. Arrivò Brandon che rideva ancora.

'Vattene cazzo o stavolta ti uccido davvero! Mi hai rotto altamente i coglioni oggi e ridammi anche quel cazzo di cellulare!'

'Dai Ellie, prendila sul ridere! E' solo un po' di yougurt e cocacola, mica merda'

'Se fosse stata merda, ci saresti stato tu sopra la mia testa e sulla mia maglia'

'Sulla tua maglia ci sarei stato volentieri' rispose. Mi aveva stancato, basta. Gli corsi incontro e lo spintonai facendolo sbattere con il muro. Nessuno potè vederci dato che la porta era chiusa e per stavolta ero salva. Lui però, essendo anche più muscoloso di me ed essendo anche più alto, mi fece sbattere contro il muro e mi ritrovai schiacciata contro la parete e contro il suo corpo. Sinceramente non era un bello spettacolo in quanto io incominciai a dargli calci nelle parti private di un uomo e lui si inginocchio, dolorante. Stavolta fui io a ridere e lui mi diede un 'pugno' sulle ginocchia e così caddi anche io a terra. Qualcuno mi aiuti!

'Ellie cazzo. Ellie cazzo. Cazzo!'

'Si, ho frantumato il tuo, qual è il problema? E poi mi hai fatto un male cane, brutto stronzo di merda. Te lo meriti!'

Arrivò Chloe e disse: 'Che ci fai tu qui? E' un bagno per sole ragazze e non credo che tu lo sia!'

'Vuoi controllare? Beh dopo il calcio di Ellina cara, credo di esserlo diventato quindi è tutto in regola' rispose Brandon!

Risi e anche di gusto. Brandon mi guardò in cagnesco: 'Ellie questa me la paghi cazzo!'

'E quanto costa? Sai con la crisi non ho tanto denaro, brutto idiota!'

'Scherza, scherza pure!'

Chissà! Un calcio sulle parti private di un uomo a Brandon Cooper non era praticamente niente di tutto quello che lui aveva fatto a me. Meritava più di un calcio.

Me ne andai dal bagno dopo che ebbi cambiato la maglietta e con parte dei capelli bagnati ma li raccolsi in uno chignon e tutto sembrò a posto. Me ne tornai a casa a piedi cercando di togliere tutta quella rabbia che portavo dentro portando le cuffiette nelle orecchie e ascoltando i The 1975. Uno spettacolo puro!
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Arrivai sul piazzale di casa mia e notai che c'era una busta nella cassetta delle poste. La presi ed entrai in casa; credevo che fosse una delle solite bollette o lettere di pubblicità invece era indirizzata a me e c'era lo stemma della mia scuola di pallavolo. La aprii subito e incominciai a leggere:

Carissima Carter Ellie,
le comunichiamo che dato il suo continuo allenamento e miglioramento nella pallavolo abbiamo deciso di accettare la sua proposta e quindi di convocare l'allenatore della squadra femminile di pallavolo di Los Angeles per poterle permettere di assistere alla partita finale del 21/06 c.a. dove lei giocherà da titolare cosicchè gli Invitati possano vederLa.

Cordiali saluti, La Direzione.


'Aiuto! Aiuto! AIUTO! Hanno accettato la mia proposta! Aaahh' urlai felicissima.

Entrai di corsa a casa e andai diretta in cucina sperando di trovare mia madre, invece trovai mio fratello pranzare con Brandon.

'Dov'è mamma?'

'E' fuori. Il tuo pranzo è dentro al forno' disse mio fratello.

'Ellina cara! Mangi con noi?' disse Brandon.

'Nemmeno magiare con voi può rovinarmi questo momento ma sai non voglio vedere mangiare dei maiali quindi me ne vado in salotto' dissi con un mega sorriso.

'Perchè sorridi?' disse Ashton guardandomi di sottecchi e vidi anche Brandon fissarmi sorridente.

'Beh sai! Se tutto andrà bene tra qualche mese me ne andrò a Los Angeles e poi, in aggiunta, non vi vedrò più! Meglio di questo' dissi sorridendo nuovamente.

'Perchè te ne vai?' disse Brandon. Mio fratello incominciò a ridere di gusto e disse: 'No! Un momento! Credi davvero che quelli lì ti prendano? Povera illusa'

'Chi la deve prendere?' rispose Brandon.

'La squadra di pallavolo di Los Angeles' risposi ancora una volta sorridendo.

'Perchè, ti trasferirai a Los Angeles se ti prendessero?' disse Brandon.

'Certo! Pensi che voglio restarmene qui? Insieme a voi poi? Ah ma per favore!' risposi quasi esausta di quella conversazione.

Presi il mio pranzo e andai in salotto. Accesi la tv e cambiando canale ogni 10 secondi trovai finalmente quello giusto dove stavano trasmettendo un film che, a prima vista, era molto interessante.
Passata una mezzoretta buona, Brandon venne in salotto e si sedette vicino a me fregandomi qualche patatina che mi stavo gustando in tutta tranquillità godendomi il film.

'Ah! Questo film l'ho già visto. Lei alla fine parte per Londra per inseguire un sogno e volendo ricominciare anche una nuova vita ma dopo 3 giorni torna indietro perchè era troppo innamorata di lui ma appena arriva a casa sua lo trova a letto con un'altra e va a finire che litigano e non si parlano più. Insomma, solita merda' disse Brandon.

'Ma sei proprio stronzo! Ma stronzo per dire stronzo! Perchè non te ne vai da mio fratello e la smetti di scassarmi le palle una volta per tutte! Sei insopportabile' dissi esasperante.

'Adoro infastidirti ed ogni volta che lo faccio godo! Godo nel vederti incazzata!' disse ridendo di gusto poi si fermò e mi guardò dritto negli occhi. Quello sguardo mi preoccupava perchè non mi aveva vai guardata così, cioè in ansia per qualcosa o per qualcuno. Non sapevo spiegarmi.

'Ora che hai?' dissi.

'Perchè vuoi davvero andartene a Los Angeles?' disse.

Cosa gli interessava? Non erano affari suoi e poi lo sapeva.

'Perchè, qual è il problema scusa?' dissi.

'Lascerai tutto qui. Lascerai i tuoi genitori, tuo fratello, i tuoi amici, Chloe, la tua scuola. Non ti interessa abbandonare tutto ciò?' chiese.

'Certo che mi interessa' risponsi facendo spallucce.

'E allora non andare' disse lui.

'Come posso non realizzare un mio sogno quando mi si presenta sotto le mani così facilmente?' dissi non riuscendo a capire dove voleva arrivare.

'Potrai riprovare tra qualche anno quando sarai più grande'

'Tra qualche anno potrebbe essere tardi' rispondi io leggermente infastidita da quella conversazione.

'Ma potrebbe essere troppo presto ora! Come cazzo fai a non capire che potresti ritrovarti sola?'

'Ma che cazzo stai dicendo? Oddio, ti prego basta. Mi hai stancato!' dissi con tono arrogante.

'Io ti avverto. Fa come vuoi' rispose lui con strafottenza.

'Non voglio consigli da uno che sa solo prenderti per culo e che se ne infischia degli altri'

'Io me ne infischio degli altri? Ho salvato tuo fratello sabato scorso, mi sono preso la colpa per la cazzata di Ryan e sono pure stato sospeso. Io me ne infischio? E tu allora? Cazzo parlo a fare. vuoi sempre aver ragione tu.'

'La stai prendendo troppo sul personale. Siamo solo vicini di casa e compagni di classe, non siamo nemmeno amici e tu ti preoccupi del fatto che potrei rimanere sola. Non ti capisco proprio.' risposi con tanto di spalluce.

'Statti bene, Ellie' rispose lui incazzato.

Stetti zitta e ripresi a guardare il film. In quel momento mi ritrovai magicamente catapultata nel film. La protagonista sembrava me che cercava di scappare da quella città piena di brutti ricordi e piena di dolore sperando di ricominciare tutto da capo, con un nuovo inizio, con nuove persone e con la sua passione. Ma mancava un pezzo a tutto ciò, mancava la fiducia. La fiducia nel potersi fidare di questa nuova gente senza poi rimanere sola ma non fu così. Gli mancava il suo lui, colui che la sosteneva e che le dava forza e ciò la rendeva triste e angosciata nonostante seguì il proprio istinto dopo tutte le avvertenze che le erano state date.

Perchè? Perchè Brandon si era preoccupato per me? Perchè mi aveva detto tutto ciò? Cosa gli importava a lui? Cioè, siamo nemici sin dalla nascita; non ci siamo mai sopportati. Io facevo dispetti a lui e lui contraccambiava ma ultimamente tutto era diverso. Lui era diverso e ciò mi incuriosiva.

Erano le 4 circa del pomeriggio e dovetti abbandonare gli allenamenti di pallavolo per andare a pulire gli spogliatoi della palestra a causa della punizione.

Arrivai a scuola in ritardo a causa del pullman. Appena entrai trovai Brandon disteso sulla panchina con un braccio sopra la testa.

'E tu così staresti pulendo?' gli dissi sussurrando vicino all'orecchio. Aprii gli occhi e me lo trovai così vicino alla mia faccia che rabbrividii. Mi allontanai immediatamente.

'E tu alla buon'ora ti sei fatta viva.' disse lui sorridendo.

'Meglio tardi che mai. No?' feci io con un occhiolino.

'Non fare la simpatica con me Ellina cara. Non attacca. So che sei pazzamente innamorata di me da anni e non vuoi ammetterlo ma mi dispiace, non sono interessato a te.' disse, con, facendo a sua volta, un occhiolino.

'Quoto con l'ultima frase. Le altre sono solo parole al vento.' risposi.

Si avvicinò a me e mi sussurrò all'orecchio: 'Ma non si sa mai. Forse col tempo cambierai idea' e scocchiò la lingua.

Gli diedi un spintone sul petto e gli risposi ad alta voce: 'O sarai tu a cambiarla?'.

'Beh non si sa mai.' rispose con un sorriso da strafottente.

Ok. E' ufficiale. Lo uccido.


ANGOLO AUTRICE:
Salve a tutti! Nel primo capitolo mi sono dimenticata di metterlo e così lo faccio ora! Questa è la mia prima storia e spero che vi piaccia! Gradirei molto le vostre recenzioni scrivendomi se sbaglio qualcosa o tutte le critiche (esclusi gli insulti!). Sarei contenta anche se qualcuno voglia darmi qualche consiglio su come continuare la storia!
SE RIESCO AGGIORNO UNA/DUE VOLTE A SETTIMANA!
Baci, ljamspooh.

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Capitolo 3
*** Capitolo3 ***


Iniziammo a pulire senza rivolgerci una parola.
All'improvviso la porta dello spogliatoio si aprì e sia io che Brandon ci girammo a guardare ma sull'uscio non c'era nessuno. Entrambi ci scambiammo uno sguardo di paura e corremmo sul corridoio per vedere se c'era qualcuno ma era vuoto.
'Che cos'è stato?' dissi io impaurita.
'Sarà stato uno dei soliti scherzi dei ragazzi.' rispose lui tutto tranquillo.
'E perchè, allora, adesso non c'è nessuno?' dissi io.
'Sarà corso via, che ne so!' rispose lui ormai esausto di ciò che stava accadendo.
'Ho paura io ora'
'E di cosa scusa?' rivolgendomi uno sguardo, quasi dolce. Stranamente. E a quello io rabbrividì cercando di scacciare l'episodio.
'Niente. Continuiamo a pulire che voglio tornare a casa.' dissi io.
'Continua da sola, io ora devo andare via. Ho un appuntamento' rispose Brandon con un mega sorriso.
'Tu non te ne vai proprio da nessuna parte. Non puoi lasciarmi sola!' dissi io quasi arrabbiata.
'Non posso o non vuoi?' rispose lui con un ghigno.
'Non puoi Brandon. Non puoi. Hai un lavoro da sbrigare e lo devi concludere' risposi con tanto di sorrisetto tirato.
'Ho un appuntamento. Non posso rimandare'
'Un appuntamento con mio fratello o con la playstation o con il letto. Non mi interessa. Tu ora mi aiuti e basta'. Mi stava facendo arrabbiare sul serio e di lì non se ne sarebbe andato se non avesse concluso ciò che aveva iniziato. Le chiacchiere stavano a zero!
'E' un appuntamento importante. Potresti davvero prendermi sul serio una volta?' disse lui con un tono abbastanza deciso.
'Sì, un appuntamento importante e le solite balle. Tutte le scuse son buone per svignarsela. Tanto è sempre così, tocca sempre a me fare le cose. Complimenti, vattene e magari non tornare mai più.' sbottai sapendo che oramai ogni battaglia con lui è una causa persa.
'Sai essere acida e talmente tanto cinica da dover mettere sempre le tue cose in primo piano. Ho una vita io e non sono come te' intervenne lui difendendosi.
'Perchè io non ho una vita, scusa?'
'Quella che fai tu la chiami vita?' domandò lui.
'Siete tutti bravi a giudicare. Vattene, per favore' dissi oramai stufa.
Se ne andò sbattendo la porta e provocando un enorme tonfo.
All'improvviso la porta si aprì nuovamente ma questa volta trovai Chloe.
'Eri tu prima?' domandai. 'Si ma dato che eravate tanto vicini e così carini ho preferito scappare' disse lei con un sorriso enorme e con gli occhi che le brillavano.
'Così vicini tanto da trasmetterci odio a vicenda. Quel ragazzo sa solo farmi agitare e perdere le staffe. Non lo sopporto più.'
Assunse un'espressione quasi scoraggiata alla mia affermazione. 'Dai, che ti frega! Lascialo parlare. Sa solo farti arrabbiare e basta!'
'Aspettami 5 minuti che metto a posto questo e poi andiamo via. Va bene?' suggerì.
'Ti aspetto fuori'.
Rimasi sola in quello spogliatoio che oramai brillava di pulito e cominciai a canticchiare una canzone dato che non c'era nessuno.

*Then I put it on pause until the moment was right I went away for month until our paths crossed again.*

'Canti bene. Complimenti' disse qualcuno dietro di me.
Mi girai di scatto impaurita e allo stesso tempo in imbarazzo. Dopo aver messo a fuoco il viso del ragazzo mi resi conto che era Evan Bolton nonché capitano della squadra di Basket e acerrimo nemico di Brandon.
'Grazie' risposi arrossendo. Abbassai lo sguardo due secondi. Vidi Evan sorridere e andarsene.
'Grazie al cielo se n'è andato' sussurrai.
'In realtà sono ancora qui' facendo capolino dalla porta 'ma tranquilla, faccio finta di non aver sentito' disse lui ridendo.
Qualcuno mi sotterri ora. Per fortuna non potè vedere le mie guance assumere un colore simile ad un pomodoro.
'In realtà non volevo dire quello' mi difesi.
'Posso tranquillamente capire che eri in imbarazzo. Nessuno ti ha mai sentito cantare? Oltre a me, intendo' domandò lui.
'Se non contiamo le mura della mia camera e la mia doccia, beh nessuno.' risposi.
'Immaginavo. Sei brava' disse lui. Non riuscivo ancora a vederlo così uscii dallo spogliatoio e lo trovai coscio a terra a sistemare la sua roba all'interno della borsa.
'Grazie ancora.' Evan stette un attimo in silenzio ed io rimasi nascosta dietro la porta a guardarlo. 'Ora devo andare. Ci vediamo in giro Carter' intervenne lui.
'Ciao' riuscì solo a dire.
Aspettai giusto 2 minuti e corsi fuori da Chloe ma non la trovai. Provai a chiamarla ma niente. Mi incamminai allora verso casa. Presi le mie cuffiette, il mio ipod e andai. Quando mi trovai circa difronte casa, Chloe mi chiamò. Risposi.
'Chloe ma dov'eri finita? Ti ho chiamato almeno 5 volte' domandai.
'Sì, scusa. È passato mio fratello con la macchina e mi ha detto di salire perchè dovevamo andare via. Scusami!' si difese lei.
'Tranquilla dai. Tu non sai cosa mi è successo prima negli spogliatoi' dissi io esaltante.
'Dai racconta! Ho tempo' fece lei.
'Stavo mettendo a posto le ultime cose e nel contempo canticchiavo..'
'Un attimo! Tu canti? E da quando?' fece lei sorpresa.
'Si ogni tanto ma non è importante. Comunque..' ripresi.
'Come non è importante. Ora mi canti qualcosa' chiese lei.
'Un'altra volta. Fammi raccontare.' dissi.
'Va bene. Dai'
'Allora, ad un certo punto sento qualcuno dietro di me dirmi che ero brava! Mi giro e indovina chi c'era!'
'Johnny Depp!' scherzò lei.
'Si, magari! Evan Bolton!' urlai io. In quel preciso momento Brandon stava uscendo dal vialetto di casa sua. Mi guardò sorpreso ma allo stesso tempo impaurito o arrabbiato. Non so nemmeno io come.
'Con chi hai parlato?' intervenne Brandon.
'Chloe devo lasciarti. Ti richiamo più tardi io' e riattaccai senza poter ascoltare la risposta della mia migliore amica.
'Qual è il problema ora?' domandai.
'Non devi parlare con quello. È pericoloso' suggerì lui.
'Detto da te che sei in continuo conflitto con lui, beh posso fidarmi allora' scherzai io.
'E' una cosa seria Ellie. Tuo fratello non ti ha mai messo in guardia?!' fece lui.
'Ma in guardia da cosa? È un bravo ragazzo ed oggi con me è stato gentile' risposi io.
'All'inizio è gentile. Passano giorni, ti abbindola, ti porta a cena fuori, ti porta a casa sua e poi ti sputtana davanti a tutti. Fai pure.' 'Fa come te. Quindi?' sbottai. 'Non paragonarmi a quello Ellie. Io ti avviso. E stanne certa che non ti difenderò nemmeno.' disse lui.
'Ma difendermi da cosa? Brandon, smettila. E poi non avevi un appuntamento tu?' chiesi io.
'Già fatto.'
'Certo!' risposi e me ne andai diretta verso casa. Mi girai verso di lui, sperando di non trovarlo più invece lo vidi al telefono sorridente. Mi guardò con il suo famigerato sorriso e fece un cenno di testa per salutarmi. Io non gli risposi nemmeno e mi rigirai nuovamente. Inserii la chiave nella serratura ed entrai. Mi diressi subito in camera mia e richiamai Chloe.
'Ellie! Ma cos'è successo?' chiese lei preoccupata.
'Soliti battibecchi con Brandon. Mi ha detto di stare attenta a Evan. Mi ha solo fatto un complimento oggi, domani nemmeno si ricorderà chi sono' dissi io.
'Comunque sia, ha ragione. Sta attenta. Gira voce che ha messo incinta a Kim, quella del quinto ma poi ha dovuto abortire.' intervenne lei.
'Ma davvero?' risposi preoccupata.
'Sì. Dai, non lo sapevi?' fece lei.
'No! Comunque cambiamo discorso!' Stasera vieni da me?' chiesi.
'No, stasera non posso. Ho la cena con i parenti e tutti gli altri! Una noia! Comunque, settimana prossima c'è la festa di Shannon, andiamo vero?'
'Mh, no! Film e pop-corn?' le proposi.
'Mh, festa di Shannon e basta! Ci sentiamo domani e mi canterai una canzone, ciao!' e riattaccò, come feci io prima con lei.

Chloe avrebbe insistito fino all'esaurimento per convincermi ad andare alla festa. Era ovvio che non volevo andare, ma deludere la mia migliore amica era difficile. In fondo sarebbe stata una semplice festa, no?


ANGOLO AUTRICE:
Salve a tutti! Questo capitolo non è nei miei preferiti ma dovevo inserirlo per far entrare in scena Evan. Detto ciò non vi racconto altro e spero e continuiate a seguire la mia storia.
Voglio ringraziare:
Bluemuse
Chiarap
Lucy_Weasley
per aver seguito la mia storia. In più voglio ringraziare le mie amiche Diletta ed Alessia.
Mi raccomando, recensite la storia con le vostre opinioni (no insulti!).
Baci, alla prossima.
ljamspooh

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Capitolo 4
*** Capitolo4 ***


Cenai con la mia famiglia e poi me ne andai in camera mia.
Accesi la tv ma, dato che non c'era niente di interessante, la spensi e incominciai a leggere un bel libro che mia cugina da Roma mi aveva regalato qualche giorno prima.
La sveglia incominciò a suonare: erano le 7 di mattino e mi ritrovai con il libro aperto a terra, il letto completamente sfasciato e la lampada accesa. Tutto normale, direi.
Come ogni mattina, mi alzai, mi vestii, mi lavai e scesi di sotto. E appunto, come ogni mattina, ero in ritardo. Stavolta in un pieno e proprio ritardo tanto da perdere il pullman.
Tornai a casa e chiesi a mio fratello un passaggio. Mio fratello faceva il quinto e l'anno scorso andava in classe con Brandon ma, dato che il padre di quest'ultimo si ammalò, egli dovette abbandonare la scuola per un anno e così ora viene in classe con me.
Ashton stamattina aveva le prime due ore buche e quindi entrava più tardi.
Odiavo entrare nella sua macchina. Puzzava quasi sempre di fumo ed io odio quell'odore. Così, ogni volta che potevo, evitavo di entrarci ma stamattina era un'urgenza.
'Ash devi accompagnarmi a scuola. Ho perso l'autobus' chiesi a mio fratello.
'5 minuti. Fammi finire la colazione e poi andiamo' rispose.
Io e mio fratello andiamo quasi sempre molto d'accordo. Ci vogliamo un bene dell'anima ma quando lui sta in compagnia di Brandon diventa un po' più stronzo del solito e diventa insopportabile. Mentre con gli altri amici, resta premuroso e disponibile. Amo il suo carattere: non manca mai di rispetto a nessuno e dopo che esce con una ragazza viene sempre da me a parlare. Vuole sempre un mio consiglio per come vestirsi e come comportarsi. Siamo uniti e ci aiutiamo a vicenda.
'El vieni' disse Ashton.
'Che c'è?' domandai.
'Dobbiamo andare.'
Presi il mio zaino e salii in macchina. C'era la solita puzza di fumo ma stavolta era però alleggerita da un piacevole profumo di menta e dopobarba. Mise in moto e andammo a scuola senza dirci una parola.
'Tu scendi, io vado un attimo al supermercato per mamma che tanto devo entrare più tardi' disse.
'Comprami il thè che l'ho finito. Ciao' e scesi dalla macchina.
Entrai a scuola. La campanella era suonata da 10 minuti. Andai in classe e la porta era chiusa. Perfetto, una sgridata dalla prof di matematica e via. Bussai alla porta ed entrai.
'Signorina Carter. Complimenti per il ritardo.' In quel momento sarei voluta sparire o sotterrarmi.
'Ho perso l'autobus quindi mi ha accompagnata mio fratello' risposi.
'Dov'è il permesso per entrare in ritardo?' chiese la professoressa.
'La vicepreside ha detto che non serviva dato che ho ritardato di 10 minuti.'
'Vada a prendere posto Carter' mi avvertì.
Andai al mio banco e dietro di me c'era Brandon. 'Non si arriva in ritardo, signorina Carter' e mi soffiò sul collo. Rabbrividì.
'Smettila Brandon' gli sussurrai.
'Bene ragazzi. Allora, riprendendo il discorso di prima. Dovrete fare un lavoro di gruppo su un libro che vi assegnerò io. Dato che siete a numero pari, facciamo gruppi di due. E non sarete voi a scegliere il compagno; estraggo io a sorte. Allora, Felton e Cohen. Poi, Cooper e …'
'Ti prego fa che non sia Carter, fa che non sia Carter' pregai. '.. Cooper e Barton' disse la professoressa. A quel cognome esultai di gioia. 'Prof io però non posso recarmi da Barton. Abita lontano da me, stiamo a circa 5 km di distanza' disse Brandon.
'Barton, tu puoi recarti da Cooper?' chiese la professoressa.
Brandon guardò con un sguardo minaccioso Marc facendogli segno con la testa di dire no.
'No prof' disse.
'Allora ne cerchiamo un altro' riprese la prof.
'Prof, c'è la signorina Carter che abita difronte a me. Posso fare con lei' domandò Brandon. Mi girai di scatto verso lui.
'Cosa? No. Scordatelo.' dissi.
'Carter, tu lavorerai in coppia con il signorino Cooper. Poi, Fulton..' e riprese a scegliere i gruppi.
Suonò la campanella e tutti uscimmo dalla classe per andare nel laboratorio di fisica, esclusa io. Chloe era assente quel giorno così mi appuntai su un foglietto di carta il libro che le era stato assegnato ed il compagno altrimenti me ne sarei dimenticata. Uscii di classe e mi scontrai con Brandon. 'Ora mi spieghi perchè le hai detto quello alla prof. Hai la macchina e puoi andare tranquillamente da Marc.' sbottai.
'Lo so benissimo ma dato che odio questi lavoretti di gruppo, ho scelto te perchè: uno sei brava in letteratura e due perchè farai solo tu il lavoro mentre io starò con tuo fratello. Se avessi dovuto lavorare con Marc, avrei dovuto fare anche io il lavoro, in questo modo no.' disse lui.
'Hai sbagliato proprio persona. Tu lavorerai proprio come lavorerò io. Mettitelo in testa.'
'Sì ciao. Sogna Ellina, sogna.' disse lui e se andò in laboratorio.

Passarono le 4 ore restanti e tornai a casa. Chiamai Chloe per sapere cosa era successo.
'Chloe, che hai fatto?' le chiesi preoccupata. Lei rise.
'Ma niente, solo che ieri sera sono tornata tardi dalla cena e così oggi non sono venuta. Ascolta, alle 4 passo da te e andiamo in centro a cercare qualcosa da mettere per la festa di stasera. Tieniti pronta che ho molte idee su cosa farti indossare.' disse lei, felice.
'Dai Chloe, facciamo un film. Non mi va di andarci e poi noi siamo del quarto e Shannon è del quinto. Non c'entriamo niente. Poi mi vergogno.'
'Ellie! Io sto con Ryan..' disse e si bloccò. 'Cioè, non sto fidanzata con Ryan. Cioè si. Ellie!'
Un attimo. Chloe e Ryan. Cosa? Cosa mi ero persa?
'Che significa che stai con Ryan? Chloe, spiega' domandai.
'Ellie! Non avrei dovuto dirti niente.' disse.
'Ora me lo dici. Forza!'
'Allora. Io e Ryan ci stiamo frequentando da tre giorni. Niente di importante o di rilevante. Una sera ci siamo ritrovati insieme a cena con le nostre famiglie e a fine cena io e lui siamo usciti fuori a farci una passeggiata e tra una chiacchiera e l'altra ci siamo baciati. Non volevamo dire niente in giro e con stasera saremmo venuti allo scoperto. Dai, non ti incazzare Ellie!' fece lei.
'Ovvio che non mi arrabbio ma perchè non mi hai detto niente? È una notizia grandiosa!' feci io.
'Grandiosa? Cioè, si! Ma non dire niente in giro!' mi chiese lei.
'Sì tranquilla. Comunque ora devo lasciarti, mi racconti dopo.' E riattaccai senza poterle permettere di rispondere, come mio solito.
Entrai in casa ed andai in cucina. Mi preparai un panino e corsi in camera. Stasera sarei dovuta andare alla festa di Shannon e l'indomani avrei avuto la partita di pallavolo. Preparai il borsone con dentro la divisa, i parastinchi, shampoo e quant'altro. Dato che ieri non avevo finito l'allenamento, decisi allora di andare a correre.
Mi cambiai di fretta ed usci. Presi il mio ipod e cominciai a correre. Percorsi 2 km, decisi di sostare un secondo su una panchina del parchetto e decisi anche di bere dalla fontanella.
'Ehi Carter!' disse qualcuno alle mie spalle.
Mi girai e notai che era Evan. 'Evan, ciao!' riuscii solo a dire. Poco dopo, mi tornò in mente ciò che mi avevano detto Brandon e Chloe.
'Anche tu corri? Non ti ho mai visto in giro.'
'Beh si, ogni tanto. Così, quando mi annoio' risposi.
'Andiamo a correre insieme qualche volta se ti va, no?' chiese.
'Va bene, ci sto.' Perchè ho risposto di si? Ellie, prima di rispondere, RAGIONA!
'Perfetto! Ci sarai stasera da Shannon?' domandò.
'Si, anche tu?'
'Sì, allora ci vediamo là! Ciao Carter.'
'Ciao.'
In quale casino mi ero appena cacciata?
Tornai a casa e corsi a farmi una doccia. Dopo un'ora arrivò Chloe.
'Ellie, andiamo! È anche tardi!' disse.
Uscimmo di casa e salimmo sui nostri scooter. Arrivammo al centro commerciale dopo circa 15 minuti e andammo a fare shopping.
Giunte su un negozio, entrammo immediatamente e Chloe si mise alla ricerca di un abito perfetto per me. Ne prese uno blu, senza spalline e con una cinta alla vita. Lo provai e dire che era orribile era praticamente un eufemismo.
Ne prese allora uno panna a maniche corte; aveva la parte di sopra in pizzo e la gonna sotto morbida. Sul retro c'era uno scollo che lasciava una piccola parte scoperta. Era semplice ma allo stesso tempo delicato ed elegante. Chloe decise di abbinarci una giacchettina di jeans e un paio di sandali marroni. Mi ero innamorata di quel completo. Decisi allora di prenderlo.
Chloe prese invece un vestito nero che lasciava la schiena completamente scoperta. Era molto carino ma io non lo avrei mai messo. Uscimmo e tornammo a casa. Decidemmo di prepararci a casa di Chloe e così presi le mie cose e andammo.
Decisi di lavarmi i capelli e me li asciugai lasciandoli morbidi. Lei decise di truccarmi, ma, dato che non amavo essere appariscente, le chiesi di mettermi solamente un po' di mascara e un filo di lucidalabbra. Lei fece lo stesso. Indossammo i vestiti e aspettammo che arrivasse Ryan con la macchina per portarci alla festa.
Erano da poco passate le 20 e una macchina suonò il clackson.
'Mamma, noi andiamo! Torniamo tardi!' disse Chloe alla madre.
'Arrivederci, signora Brandley'
'Ciao ragazze! Divertitevi e state attente!' ci avvertì.
Uscimmo e c'era Ryan con un altro ragazzo accanto. Chiusi la porta e vidi Chloe dire al ragazzo che stava sul sedile del passeggero d'avanti di scendere. Mi avvicinai e vidi Brandon.
'Wow! Ellina! Niente male. Dovresti vestirti più spesso così. Farai strage di cuori stasera!' disse Brandon.
'Sta attento che non faccia strage anche al tuo di cuore Cooper!' fece Ryan.
'No tranquillo!' e fece una leggera risata.
Chloe prese posto avanti, così io mi misi dietro vicino a Brandon. Come iniziare bene la serata, insomma!
'Ehy Cooper! Stasera c'è Megan?' chiese Ryan.
'Spero di no ma tanto ci sarà' rispose lui.
'Chi è Megan?' domandò Chloe.
'Una tipa desiderosa di Brandon! Lo asfissia ogni santo giorno a scuola, lo chiama in continuazione e se non lo trova chiede a noi se sappiamo dove sta! Insopportabile' rispose Ryan.
'Oh le vuoi raccontare tutto? Ok che è la tipa tua ma c'è anche una sconosciuta qua dietro che dopo rompe perchè il tizio della quale è pazza sta con un'altra!' scherzò Brandon.
'Wow! Presentami questa sconosciuta. Voglio dirle che mi dispiace per lei' intervenni.
'Lo sanno anche i muri che sei pazza di me!' sbottò Brandon.
'Sì ed è per questo che stasera alla festa starò con Evan e non con te. Casualità no?' risposi.
'Come starai con Evan?' chiese lui preoccupato.
'Certo. Dovrei stare da sola, per caso?' dissi con voce fredda.
'Ellie, cazzo. Ti ho avvertita. Fa come vuoi.' suggerì lui.
Arrivammo alla casa di Shannon. Era enorme e lussuosa. Entrammo. All'improvviso qualcunò mi prese per le spalle.
'Carter, sei arrivata finalmente' disse Evan.
'Ciao Evan!' risposi.
'Oh, Evan Bolton! Quale piacere rivederti anche qui' fece Brandon.
'Lo stesso vale per me.' disse Evan.
'Sta lontano da Ellie. Non voglio ripetertelo una seconda volta. Quindi, vattene' lo avvertì Brandon.
'Come scusa?' chiesi stupita.
'Fidati di me, Ellie.' rispose Brandon.
'Brandon, so badare a me stessa. Quindi, ora vattene tu' sbottai.



ANGOLO AUTRICE:
Voglio ringraziare tutte quelle persone che stanno seguendo la mia storia e scusate se non metto tutti i nomi! Un abbraccio!
Questo capitolo l'ho fatto un po' più lungo per farmi perdonare per il capitolo precedente. Spero che vi piaccia!
Mi raccomando, recensite con vostre opinioni e suggerimenti (no insulti!).
Un grazie speciale va, ancora, alle mie amiche Alessia e Diletta.
Alla prossima, ljamspooh.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Presi la mano di Evan e me ne andai.
Mi girai poco dopo nella direzione di Chloe e Brandon e vidi quest'ultimo fare spalluccie alla mia amica. Poco mi interessava ciò che pensava lui e anche se entrambi mi avevano avvisata sapevo badare a me stessa e potevo tranquillamente “difendermi” da Evan, che, oltretutto, con me era sempre stato gentile e rispettoso.
Andammo allora fuori in giardino; c'era una grande piscina con un gazebo. Affianco a tutto ciò, dei divanetti panna da due e tre posti e varie poltroncine del medesimo colore ed in mezzo un tavolinetto dove c'erano fazzoletti e vari bicchieri.
Decidemmo di prendere qualcosa da bere.
'Carter, cosa prendi?' mi chiese.
Gli indicai una bottiglia che conteneva all'interno uno strano liquido rosa. 'Questo qui'.
Sorrise.
Presi i nostri bicchieri e andammo a sederci su uno di quei divanetti.
'C'è una bella atmosfera qui' disse.
'Sì. Rilassante.'
'Sei mai stata ad una festa del genere?'
'Di questo genere no, non le amo.' In realtà non ero mai stata ad alcuna festa. Odiavo immischiarmi in questi party.
'Ti stai divertendo?' domandò premuroso.
'Sono appena arrivata! Ma per ora va tutto alla grande!' dissi con un sorriso al quale lui ricambiò.
'Hai una bella voce sai. Dovresti fare la cantante!'
'Cosa? No, io canto per hobby. È una mia passione segreta che ora sai solo tu!' anche se in realtà la sapeva anche Chloe ma preferii non dirlo.
'Mi sento onorato allora!' e allungò il braccio fino a posarlo sulla mia spalla. 'Ti da fastidio?' chiese.
'No, tranquillo'
Poco dopo arrivò in quella parte della casa anche Brandon con tutta la sua combriccola.
'Vuoi che lo tolga ora che arriva Brandon?' mi chiese preoccupato.
'No, no. Anzi!' risposi.
Ryan, che fiancheggiava Chloe, diede una gomitata a Brandon e quest'ultimo si girò verso l'amico che gli indicò me ed Evan. Appena ci vide, cambiò subito espressione ed assunse un'aria quasi incazzata e sii avvicinò a noi con fare da duro.
'Evan, ti ho detto di stare alla larga da Ellie.' disse.
'Brandon, io ascolto la diretta interessata e non uno sbruffone che pensa di poter comandare tutti. Ma chi ti credi di essere?' rispose Evan.
'Quando sapete che una cosa è di mia proprietà, voi tutti ne dovete stare alla larga. Ancora non ti è chiaro?'
'Chi sarebbe di tua proprietà?' domandai stupita.
'Stanne fuori Ellie' mi disse Brandon.
'No. Stanne fuori tu. Ma si può sapere cosa vuoi da me? Pensi di poter gestire la mia vita? Smettila Brandon e goditi la tua di vita. Lasciami in pace una volta per tutte e non parlarmi più. Mi hai rotto tu e il tuo fare da cazzone. Basta!' urlai esasperata. Non potevo sopportarlo un minuto di più. Da 6 anni mi stava rovinando la vita con continui battibecchi e discussioni ed io dovevo sempre subire tutto. Basta. 'Evan andiamocene da qui' dissi.
Evan mi seguì e andammo alla sua macchina.
'Puoi portarmi a casa?' le chiesi.
'Certo, però prima dovrai darmi il tuo indirizzo!' sorrise. Aveva delle bellissime labbra curate e dei denti perfettamente bianchi. Rimasi per un attimo ipnotizzata da tutto ciò. 'Ellie? Ci sei ancora?'
'Sì, scusa. Se ti è più facile capire, abito difronte casa di Brandon' dissi.
'Ah, va bene!'
Per tutto il tragitto non feci altro che ripensare a ciò che avevo urlato qualche minuto prima in faccia a Brandon e a quanto io fossi stata stronza. Se lo era meritato, ma allo stesso tempo mi ero resa isterica davanti a tutti. Avrei dovuto cogliere un momento dove eravamo solo io e lui ed invece. Ma poco importa, mi ero tolta un peso.
Arrivammo davanti casa. 'Grazie Evan.' Ero consapevole del sorriso idiota che avevo stampato in viso ma anche dell'espressione di tristezza. 'Anche se non è stata una delle più belle feste alla quali io abbia partecipato, sono contenta che almeno l'abbia passata con te.'
'Figurati. Anche io ne sono contento.' rispose lui sorridente. 'È troppo chiederti un appuntamento vero e proprio?'
'Assolutamente no' risposi felice.
'Ci mettiamo d'accordo domani a scuola, allora?'
'Perfetto.'
Da qui, iniziò il classico silenzio imbarazzante, il momento che più odiavo con un ragazzo. Feci per scendere dall'auto, quando lui mi bloccò il braccio. Prese il mio viso tra le mani e mi attirò a se, premendo le sue calde labbra sulle mie. Erano morbide, meravigliose. Si scostò e mi baciò una seconda volta.
'Ci vediamo domani Carter.'
Gli sorrisi. 'A domani.'
Scesi dall'auto ed entrai in casa. Come ho potuto baciare Evan? Dopo quello che mi aveva detto Chloe. E Brandon. Come ho fatto? Ho combinato un casino, un casino che però mi piaceva. Era stato un bel bacio, uno di quelli che, anche se non voluti, qualcosa ti trasmettono lo stesso. Evan non lo conosco nemmeno e questo è solo un guaio. Un guaio bello grande dal quale sarà difficile uscirne.
Erano circa le 11 e decisi quindi di andarmi a fare una doccia; mi rilassa e toglie via ogni mia singola preoccupazione.
Tornai in camera e mi misi a letto. Presi il mio ipod e cominciai ad ascoltare un po' di musica. La prima canzone che ascoltai fu Somewhere only we know di Keane e nel momento stesso in cui partì mi arrivò un messaggio.

“Dove sei Ellie?”

“Chi ti ha dato il mio numero Brandon?”

“Ellie, dimmi dove sei”

“A casa, che ti importa?”

“Sto arrivando. Scendi che devo parlarti”

“Sto andando a dormire. E non voglio parlare con te”

“Devo parlarti Ellie”

“Sto andando a dormire e domani ho una partita importante. Smettila”

“Ne parliamo domani. Buonanotte”

“Domani non parleremo. Chiaro?”

“A domani Ellie. Buonanotte”

Non risposi. Cosa voleva Brandon ora? Di cosa doveva parlarmi? E da chi ha avuto il mio numero?
Decisi di spegnere il telefono e di rimettere la canzone nuovamente. Ogni piccola domanda e preoccupazione sparì dalla mia testa. L'unica cosa importante per me, ora, era la partita di domani.

Mi svegliai alle 9:30 e decisi di andare a correre nella speranza di non incontrare nessuno. Mi preparai ed uscii. Percorsi qualche km in spensieratezza ma ad un certo punto il mio sguardo si fece assente e cercai di recuperare i ricordi della sera precedente che però, allo stesso tempo, stavo cercando di dimenticare. Mi sforzai di mantenere il controllo e decisi quindi di non pensare a niente fuorchè la partita.
Tornai a casa, preparai il borsone e andai a pranzare.
'El a che ora hai detto che hai la partita?' chiese mio fratello.
'Alle 3. Perchè vieni?'
'Sì.'
'Non sei obbligato. Puoi anche non venire.' dissi con tutta tranquillità.
'Nono devo acc..' e si interruppe.
'Devi..?' domandai.
'Devo.. devo acclamare mia sorella per la vittoria!' rispose.
'Ashton!' dissi con voce fredda.
'Che palle El! Mangia leggero e va a preparati.'
Scrollai le spalle e mangiai.

'El ti accompagno. Sbrigati' disse mio fratello.
'Eccomi!' risposi ed uscii dalla porta. 'Perchè mi accompagni?' chiesi sospettosa.
'Me lo ha detto mamma' esitò.
Arrivammo fuori la palestra e scesi. 'A dopo, se vieni.'
'Buona fortuna El!'
'Grazie Ash!' e andai.

Entrai nel corridoio della palestra che portava agli spogliatoi ma qualcuno da dietro mi bloccò il braccio. Mi girai e..


ANGOLO AUTRICE:
Salve a tutti! Ecco un nuovo capitolo con qualche colpo di scena.
Di cosa vuol parlare Brandon ad Ellie? E il bacio di Evan? Chi sarà quel 'qualcuno' che blocca la protagonista alla fine? Vi lascio col dubbio.
Ringrazio tutte le persone che hanno messo la storia tra le seguite, preferite e ricordate.
Ringrazio ancora le mie amiche Alessia e Diletta con l'aggiunta straordinaria di Martina che mi ha anche recensito i precedenti capitoli!
Grazie ancora e ci rivediamo al prossimo capitolo.
Un abbraccio, ljampooh.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Entrai nel corridoio della palestra che portava agli spogliatoi ma qualcuno da dietro mi bloccò il braccio. Mi girai e vidi Evan.
'Carter!' disse.
'Evan! Mi hai spaventato! Non dovresti essere a scuola a quest'ora?' risposi sorpresa.
'Tranquilla piccola! Tu sei più importante; sono qui per augurarti buona fortuna!'
'Ah, si. Beh, grazie.' balbettai.
Seguì un breve silenzio imbarazzante come quello della sera precedente. Gli sorrisi cercando di fargli capire che dovevo andare ma lui mi bloccò il viso e nel momento in cui i nostri nasi si sfiorarono qualcuno ci interruppe.

'ELLIE' urlò Brandon.
Vidi Evan suffare infastidito. 'Brandon che vuoi?' sbuffai.
'Ellie, devo parlarti. Ora.'
'Va beh, dai Carter! Ci vediamo dopo la partita.' disse Evan. Prima di andarsene mi scocchiò un bacio sulla guancia e mi fece l'occhiolino. Io sorrisi.
'Posso sapere ora cosa vuoi?' domandai stufa a Brandon.
'Vi siete baciati ieri?' chiese lui con aria di disgusto.
'Per questo dovevi parlarmi? Brandon non ho tempo. Ciao.' feci per andarmene ma lui mi bloccò.
'Rispondimi.'
'Non sono affari tuoi.'
'Ellie, vi siete baciati ieri?' domandò nuovamente.
'Si, Brandon. Si, io ed Evan ieri ci siamo baciati. Sei contento ora?' risposi esausta.
Scosse la testa e abbassò lo sguardo per qualche secondo, poi riprese a fissarmi.
'Non era di questo che volevo parlarti in realtà.' disse.
'Allora che vuoi? Poi perchè non sei a scuola?'
'Hanno sospeso le lezioni per un'assemblea improvvisa.' esitò.
'Brandon, io devo andare.'
'Ellie aspetta.'
'Non posso. Devo prepararmi.'
'5 minuti. 5 minuti e poi vai. Ti prego.' mi chiese.
'Fai veloce.' risposi acida.
'Ellie, devi lasciare perdere Evan.' disse.
'Perchè?' domandai.
'Lo sai. È pericoloso. Ellie fidati. Ti sta solo sfruttando.'
'Me lo hai già detto milioni di volte. Poi spiegami perchè ieri hai detto che sono di tua proprietà. Mi hai fatto infuriare e in quel momento avrei voluto ucciderti sul serio.'
'Volevo solo allontanarlo.'
'Quante altre volte ancora devo ripeterti che so badare a me stessa?'
'Ma non lo fai. Lo hai baciato. Questo è saper 'badare a me stessa'?' disse facendo le virgolette con le mani sulle ultime parole.
'Sì. Tu dici che Evan è un cattivo ragazzo solo perchè sei in competizione con lui quando in realtà è molto protettivo, simpatico e divertente. E si, ammetto anche che mi piace, molto.'
'No, Ellie. No.' disse lui con aria disgustata e scuotendo la testa.
'Si, Brandon. Si.' risposi di controparte.
Mi guardò con fare minaccioso e se ne andò. Tutto ciò stava diventando surreale.
Andai a cambiarmi e cercai di liberare la mia mente. Partita. Dovevo pensare solo ed esclusivamente alla partita.
Entrai nello spogliatoio e trovai tutte le mie compagne.
'Ellie! Oggi devi spaccare!' mi disse Emily.
'Darò il massimo! Poi ragazze dobbiamo vincere e la prossima sarà la finale!'
'Quelle del High sono forti, mi hanno detto.' disse Sophie.
'Anche noi. Dobbiamo fargli capire chi comanda!' rispose Martha. E da lì seguì una risata.
'Chi comanda?' urlò Martha.
'NOI' urlammo tutte.
'Chi comanda?'
'NOI'
'Chi comanda?'
'NOI'
'NOI COMANDIAMO!' e seguì varie risate e urla di preparazione.
Mi cambiai insieme alle altre ed dopo 15 minuti uscimmo tutte insieme.
Ci ritrovammo in cerchio al centro della palestra e facemmo il nostro coro di rito uguale all'altro. Il nostro unico obiettivo era vincere.


L'arbitro fischiò la fine della partita. Avevamo vinto due set su tre! La finale era nostra ma soprattutto gli allenatori di Los Angeles mi avevano visto. Tutto era andato bene. Io avevo segnato punti, la squadra aveva vinto la semifinale e quasi sicuramente sarei entrata nella squadra professionale di pallavolo di Los Angeles. Ero felicissima!
Dopo aver festeggiato in campo, rientrammo in spogliatoio e, dopo varie urla e risate, ci preparammo ad uscire.
Fui la prima ad andermene. Appena varcata la porta, trovai Brandon ed Ashton appoggiati al muro.
'Grande El!' disse mio fratello abbracciandomi.
Brandon mi sorrise. 'Potresti dire che sono stata brava anche tu, carissimo!' dissi rivolgendomi a quest'ultimo.
'Brava Ellina cara.' rispose lui ironico.
'Scusa, non ho sentito bene.' feci ridendo.
'Fai fare una visita alle tue orecchie allora.' disse alzando un sopracciglio.
'Oh, ma come sei simpatico Branduccio.' sussurrai dandogli un leggero pugno sul braccio.
'El, io vado che ho un appuntamento. Bro tu che fai?' disse Ash.
'Vado a casa.' rispose Brandon.
'Ti accompagno?'
'No, ho la macchina.'
'Tu El vai a piedi, no?' mi chiese mio fratello.
'A Brandon chiedi se vuole un passaggio e a tua sorella dici di andare a piedi! Certo Ash, certamente!' dissi ironicamente.
'Ti accompagno io.' rispose Brandon.
'No, vado a piedi.' e mi incamminai verso casa.
Come sempre presi il mio ipod e cominciai ad ascoltare musica. Arrivai davanti al mio piazzale dopo 20 minuti e vidi qualcuno seduto sulle scalette di casa mia. Osservai meglio e vidi Brandon.
'Ora che vuoi? Possibile che non riesci a stare un minuto senza di me?' chiesi con un sorrisetto da angioletto.
'Simpaticissima come sempre! Rispondere al telefono mai? Eh?' rispose.
Presi il telefono e vidi 4 chiamate perse di mio fratello. Ora che voleva?
Lo chiamai. 'Ash che c'è?'
'Le chiavi El' disse lui.
'Le ho in tasca' e cominciai a rovistare cercando di trovarle.
'No El, le ho io. Oggi ti eri dimenticata di prenderle ed io di dartele.'
'Vieni a portarmele.'
'El, sono ad un appuntamento. Va da Brandon o fa quel che vuoi. Ci vediamo stasera.'
'Dai Ash. Devo farmi una doccia!'
'Va da Brandon. Gliel'ho già detto. Ciao' e riattaccò.
Dannazione.
'Ti ha detto di venire da me a farti una doccia, no?' domandò Brandon divertito.
'Farò a meno della doccia e della tua disponibilità. Grazie.' risposi.
'E dove vorresti andare conciata così? E puzzolente!' fece, sventolandosi nel frattempo una mano davanti al naso e sorridente.
'In giro. Ovunque, tranne che qui.' risposi.
'Dai. Ho anche diverse maglie e pantaloni che potrebbero andarti.'
'Non dirmi che in realtà tu sei una donna?!' chiesi beffarda.
'O no! Mi hai scoperto!' rispose imitando una femminuccia!
Risi di gusto. 'Ci sai proprio fare, sai!'
'Almeno, per una volta, ti ho fatto ridere!' disse lui sorridendo.
Sorrisi anch'io.
'Dai, vieni!' mi disse indirizzandosi verso casa sua. Prese le chiavi ed entrò. 'Sali le scale, in fondo al corridoio. La porta che ti trovi difronte insomma. Io sto qui a mangiare.'
'Asciugamani? Le varie magliette? I pantaloni?'
'Quando hai fatto, urla Brandon e vengo.'
'Darmeli ora, no?'
'Ellina, ho fame.' fece lui alzando le spalle. Mi sorrise e se ne andò in cucina.
Salii le scale e andai dritta in bagno. Mi tolsi i vestiti e mi feci la doccia. Passarono all'incirca 10 minuti buoni e urlai: 'BRANDON!' ma nessuna risposta. 'BRANDONN!' dissi ancora più forte.
'E zitta! Ti ho sentita! Sto a prenderti le cose!' rispose lui. All'improvviso aprì la porta.
'Brandon! Ma che fai?'
'Tanto stai nel box, nemmeno ti vedo!' rispose lui.
Feci capolino con la testa e gli indicai l'asciugamano. Me lo porse e fece per spiare.
'Ora puoi uscire, grazie.' dissi.
'No, preferisco stare qui' e si appoggiò al lavandino.
'Brandon. FUORI!' urlai.
'Ci sento sai?!'
'Esci!' dissi infuriata.
'Ma dai cazzo. Che fastidio ti do?'
'Dai esci. Mi vergogno.'
'Dai esci, mi vergogno' mi imitò. 'Ma se nemmeno ti vedo!'
Sospirai e cominciai ad asciugarmi. 'Passami i vestiti.'
'Tieni, Ellina!' disse lui porgendomi i vari indumenti.
'Smettila di chiamarmi così.'
'È bellissimo Ellina. Non smetterò mai di chiamarti così.'
'Dopo che ti avrò spaccato il setto nasale?' chiesi beffarda.
'Nemmeno.' rispose ridendo.
Seguì un breve silenzio. 'Ma davvero ti piace Evan?' chiese lui.
Non risposi.
'Io non ci credo. Cioè, è un tipo troppo strano per te. A te piacciono di più quelli che sanno stare sulle loro, che sono riservati.'
'Tipo?' chiesi.
'Tipo.. quel cantante famoso che ascolti sempre.'
Risi. 'Hai ragione.'
'Quindi non ti piace Evan.'
'Sai che potrei variare tipo di ragazzo da un giorno all'altro o no?' ed uscii dal box doccia. Lo trovai appoggiato al comodino con le braccia conserte e lo sguardo basso.
'Sempre che Evan non ti piace.'
'Non è detto. E' davvero interessante. E' carino, simpatico ed è protettivo. Praticamente è l'opposto di te.'
Mi guardò di sottecchi e scosse la testa. Mi guardò nuovamente ed uscii dalla porta.
'Dove vai?' gli chiesi.
'Di sotto.'
'Aspettami.' e lo fiancheggiai. Ad un certo punto, squilla un cellulare ma non mi accorsi che era il mio.
'Vuoi rispondere?' intervenne Brandon.
'Si, si. Si.' risposi indaffarata mentre cercavo il telefono. 'Pronto?'

'Carter. Sono Evan.'

'Evan! Ciao! Come hai avuto il mio numero?'

'Ho chiesto in giro! Com'è andata la partita?'

'Bene, bene. Abbiamo vinto!'

'Riattacca Ellie.' disse Brandon.

'Chi è che parla Carter?'

'Mio fratello.' risposi imbarazzata.

Brandon spostò il cellulare dal mio orecchio e urlò all'altoparlante. 'Sono Brandon, Evan! Non suo fratello!' e mi sorrise con un ghigno.

'Carter, che ci fai con Brandon?' domandò lui infuriato.

'Niente Evan. Ti richiamo più tardi, ora non posso parlare.'

Riattaccò lui senza darmi una risposta.
'Brandon.' e gli passai uno schiaffo. Lui rimase a bocca aperta e si massaggiò la parte colpita.
Mi prese il polso e si avvicinò al mio viso. I nostri nasi si sfiorarono. 'Ellina, provaci un'altra volta e la pagherai cara.' sussurrò.
Indietreggiai cercando di liberarmi dalla presa ma lui mi prese con più forza e mi attirò a se. Finii col posargli le mie mani sul suo petto.


ANGOLO AUTRICE:
Salve a tutti!
Anche stavolta, chiudo il capitolo con una suspance. Lascio a voi l'immaginazione del seguito! Cosa succederà dopo che Brandon ha attirato a se la nostra protagonista?
Come sempre voglio ringraziare tutte le persone che stanno seguendo la mia storia. Voglio anche ringraziare tutte coloro che hanno recensito i miei precedenti capitoli! Apprezzo sempre ogni vostro consiglio e correzione sul testo! Spero di ricevere qualche recensione anche su questo capitolo.
E, come sempre, ringrazio le mie amiche Alessia, Diletta e Martina che stanno seguendo la storia!
Alla prossima.
Un abbraccio, ljamspooh.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Indietreggiai cercando di liberarmi dalla presa ma lui mi afferrò con più forza e mi attirò a se. Finii col posargli le mie mani sul suo petto.


Mi ritrovai a qualche millimetro di distanza dal suo volto. Tutto ciò mi piaceva ma stava diventando surreale. Brandon era completamente l'opposto di me e di ciò che io cercavo in un ragazzo. Non siamo mai stati in sintonia e ogni nostro dialogo, iniziato pacificamente, finiva sempre per essere una discussione. “Gli opposti si attraggono” sì, ma non in questo caso.

Lo guardai fisso negli occhi e mi accorsi, per la prima volta, che erano di un marrone scuro. Uno marrone che, anche se opaco e oscuro, ti trasmette serenità. Che anche in quel marrone riesci a vedere l'oceano. Cercò di avvinare sempre più il suo volto al mio e quando le nostre labbra si sfiorarono riuscii a prendere coscienza e svegliarmi da tutto.
'No.' Sussurrai appena, sentendo il suo respiro sulla mia bocca.
Lui chiuse gli occhi e indietreggiò appena ma restammo comunque sia vicini, troppo vicini per quel “no”. Non avrei mai voluto dirlo ma non volevo che accadesse. Sarebbe stato solo un altro guaio, un altro dei miei stupidi errori.
Scese le scale e andò in salotto mettendosi comodo sul divano. Il suo sguardo era cupo ed assente; non lo avevo mai visto così in 6 anni. Era come se qualcosa lo avesse disturbato o turbato al punto di avergli capovolto la vita. Preferii comunque sia non chiedergli niente e mi accomodai su una poltroncina situata accanto al divano. C'era un silenzio orrendo, uno di quelli che vorresti rompere ma non ne hai il coraggio. Avrei voluto che da qualche parte partisse una canzone o che qualcuno facesse rumore ma niente, tutto taceva.
Brandon decise così di accendere la tv ma la tenne comunque sia ad un volume basso, al limite.
'Alza.' Intervenni.
Lui fece finta di non ascoltarmi e continuò il suo silenzio. Mi guardò un attimo, aprì la bocca e subito dopo la socchiuse. Avrebbe voluto dirmi qualcosa ma è stato come se non ne avesse avuto il coraggio. Riprese allora a vedere la televisione restando nel suo mondo.

Non riuscivo a restare in quella casa per altri 5 minuti, quel silenzio mi stava uccidendo e sapevo che da un momento all'altro Brandon sarebbe scoppiato e mi avrebbe detto tutto quello che gli stava passando nella mente.
Lo guardai. 'Me ne vado.' Dissi.
Lui si girò dalla mia parte e vidi sul suo volto un'espressione di rammarico e tristezza. Mi fece di andare e tornò a concentrarsi sullo schermo che trasmetteva uno dei soliti reality tv.
Mi alzaii e andai verso la porta. Prima di uscire, mi girai verso di lui e notai che mi stava guardando. 'Grazie.' Dissi.
'Prego.' Rispose.
Uscii chiudendo alle mie spalle la porta e lasciando l'episodio lì dentro.
Mio fratello ancora non era tornato così decisi di andare a fare una passeggiata in tranquillità. Chloe, molto spesso, nel pomeriggio stava dalla zia perchè i suoi lavoravano sempre e non volevano lasciarla da sola. La parente abitava abbastanza lontano da me ma riuscivamo comunque sia a vederci. Decisi così di chiamarla.

'Chloe!'

'El! Dove sei? Io sto in giro al supermercato con zia, appena esco vengo li da te perchè deve fare una commissione a casa di una sua amica. Va bene?'

'Io sto in giro da sola!' Risi. 'Che tristezza! Ti aspetto davanti al parco.'

'Ok. Sto andando alla cassa. Questione di 5 minuti e sto lì.'

'Va bene. A tra poco.'

'Sì.' E riattaccò.

Nonostante il mio abbigliamento non consono alle uscite, mi diressi ugualmente ai giardinetti ovvero al luogo più affollato della città. Poco mi importava sapere com'ero vestita se con me c'era Chloe. Ogni cosa diventava polvere, lei contava più di tutti e tutto.
Mi sedetti su una panchina e aspettai. Nel frattempo osservai due ragazzi abbracciati vicino a me, lei teneva in mano una borsa e lui portava una valigia. Li vidi sorridenti ma in quel sorriso c'era tristezza. Lei lo abbracciò fortissimo e lui ricambiò. Poteva sembrare una di quelle scene romantiche tipiche da film fino a quando non vidi la ragazza piangere. Lui le asciugò le lacrime e lei lo baciò. Fu un bacio lungo, uno di quelli che significano “Addio” .
Lui l'abbracciò nuovamente e salì poco dopo su un autobus. Lei continuava a piangere e appena il pullman fu lontano dalla sua vista, se ne andò. Nel frattempo mi era scesa anche una lacrima e mi tornò in mente le parole di Brandon di qualche giorno fa, di quando mi disse se mi sarebbero mancati i miei parenti, amici, mio fratello, Chloe, quando sarei partita per Los Angeles e non riuscii a dimenticare nemmeno il film. Era un segno del destino quell'episodio?

'Ellie!' Disse Chloe e corse ad abbracciarmi.

'Chloe!' Ricambiai.

'Perchè piangi?' Mi chiese preoccupata.

Risi. 'C'è appena stata una scena commovente. Due innamorati che si lasciavano.'

'Se erano innamorati, perchè si sono lasciati?' Chiese lei dubbiosa.

Risi nuovamente. 'No, nel senso che lui stava con la valigia ed è salito su un pullman e lei è rimasta qui.'

'Ah, ora capisco. Beh, poveretti.'

'Già! Comunque oggi sono stata da Brandon e .. preparati .. '

'No! Vi siete baciati! Non dirmelo, non dirmelo, non dirmelo.' Rispose emozionata all'idea.

'No, ma quasi! Mi sono allontanata appena in tempo.'

'Ellie no! Tu gli piace. Lo abbiamo capito tutti oramai!'

'E' lui che non piace a me.'

'Ah ah. Non ci credo.'

'Devi. È troppo diverso da me.' Risposi scuotendo la testa.

'Anche Evan è diverso eppure.....'

'Eppure non ci sto insieme.'

'Allora i baci? Gli abbracci? Gli sguardi? Ellie, ascoltami. Da un'opportunità a Brandon.'

'Chloe. Come puoi unire il diavolo e l'acqua santa? Uscirebbe fuori un pandemonio!' Riflettei un attimo sulla frase appena detta. Pandemonio? 'Guaio, voglio dire guaio.' Ridemmo insieme.

'Pandemonio? Da dove viene fuori questo parolone?' E rise. 'Comunque è assurdo. Io dico che vi amereste davvero tanto e sareste una gran bella coppia. Provare per credere.' Disse Chloe.

'Non ci scommetterei più di tanto cara.'

'Oh oh, vuoi scommettere?'

'Chloe, dai.'

'El, scommettiamo. Allora, dato che questa settimana Evan è fuori in gita, non lo vedrai. Contemporaneamente dovrai stare lontana anche da Brandon e sabato prossimo mi dirai chi ti è mancato di più. Ma dovrai essere sincera. Chiaro?'

Che scommessa era? Avrei potuta girarla al modo mio. Ma.. Accettai lo stesso! 'Ci sto.'

'Sincera però. Altrimenti la pagherai cara!' Disse lei a mo' di maestina puntandomi il dito contro.

'Cosa scommettiamo?'

'Facciamo così, almeno dovrai essere sincera per forza. Fermiamo un tizio per strada, gli diamo due fogliettini: uno con scritto Brandon ed uno Evan ed il tizio scrive la vincita e la perdita. Capito?'

Storsi il naso. 'No!'

'Allora..' Nel frattempo prese un foglietto ed una penna dalla sua borsa stile Mary Poppins. 'Qui scrivo Brandon e qui Evan e su entrambi i fogliettini Ellie e Chloe. Il tizio dovrà scrivere sia su me che su te una 'x' in segno di perdita e una 'v' in segno di vincita.'

'Se mette due volte 'v' su me?' dissi continuando a non capire.

'Gli diciamo al tizio di mettere una 'v' a me e una a te così come una 'x' a me e una a te. Poi, chi vince sceglie la punizione dell'altra. Ci stai?'

'Continuo a non capire, ma va bene.'

Chloe fermò un ragazzo e gli spiegò che doveva mettere o 'x' o 'v' accanto ai nostri nomi. Il tizio in questione acconsentì pur non capendo e li firmò per fare in modo che né io, né la mia amica potessimo cambiarli. Piegò i fogliettini in più parti e li consegnò a Chloe.

'Allora, questi li mettiamo dentro quest'altro pezzetto di foglio e li proteggiamo con lo scotch in modo che non li possiamo aprire.'

'Chloe, ma è sciocco!'

'Tengo a questa scommessa e decido io! Poi li mettiamo qui, sotto la panchina.'

'Come sotto la panchina?' Chiesi confusa.

Prese un altro foglio e lo scotch e li chiuse poi alzò la panchina. 'Mettili qui, sotto al piede o come si chiama.' Mi disse indicandomi il posto.

'Tu sei pazza!'

Nel frattempo era passata una mezzoretta buona e lei dovette salutarmi. 'Ci vediamo domani El!' e mi scocchiò un bacio sulla guancia.

'A domani Chloe!'

Tornai a casa nella speranza che mio fratello fosse tornato e ringraziando il cielo, sì! Entrai di corsa e andai a cambiarmi senza nemmeno salutare Ashton.

'Non si saluta tuo fratello?'

'Sì, ciao!' Risposi mentre salivo le scale.

Mi cambiai e rimasi sul letto. Mi tornò in mente la partita di pallavolo e quei ragazzi che si salutavano al parco. Sarebbe successa la stessa cosa con Chloe se io fossi stata presa per Los Angeles. Mi sarebbe mancata, indubbiamente, ma non potevo non realizzare un sogno che sto aspettando da anni. È una delle più belle opportunità che mi siano state concesse e io non posso assolutamente rifiutare. Sarei rimasta sempre in contatto con lei, l'avrei vista periodicamente e neanche la lontananza ci avrebbe diviso. Credo nell'amicizia a distanza e niente e nessuno mi avrebbe portato via Chloe, non lo avrei permesso per nessuna ragione al mondo.

Cenai e tornai in camera. L'indomani mi alzai tardi dato che era domenica e con i miei partimmo per andare a visitare i parenti. Classica giornata in famiglia, classica giornata che amo.
Tornammo a casa tardi e per fortuna non c'erano compiti o cose da studiare per il lunedì. La serata passò tranquillamente e senza preoccupazioni. Tutto perfetto, tutto tranquillo. Finito di cenare, andai a dormire dato che ero abbastanza stanca.

La sveglia suonò e mi alzai immediatamente. Ero ben riposata e non avevo per niente sonno. Stranamente ero anche in orario. Per una volta nella mia vita riuscii ad essere puntuale per andare a scuola. E, per la prima volta, fui io ad aspettare Chloe che arrivò dopo 5 minuti.

'Vogliamo iniziare la settimana nei migliori dei modi, El del mio cuore?' Disse la mia amica abbracciandomi.

'Forse, Chloe del mio cuore!' E ricambiai l'abbraccio.

Salimmo in autobus e, dato che i posti erano tutti occupati, restammo in piedi. Quella mattina non c'era Brandon, né i suoi compagni d'avventura.
Ecco un bel modo per iniziare bene la settimana: non vedere quel branco di idioti menefreghisti.
Una cosa però non mi tornava, Evan? Non mi aveva chiamato e non si era più fatto sentire da sabato pomeriggio. Poi oggi sarebbe partito per la gita …




ANGOLO AUTRICE:
Salve a tutti!
Nuovo capitolo e devo ammettere che mi piace molto. Credo sia uno dei miei preferiti perchè si conosce quanto sia importante l'importante l'amicizia per la nostra protagonista e che nessun ostacolo potrà impedirne la rottura. Spero che piaccia anche a voi.
Voglio ringraziare anche oggi tutte le persone che hanno messo la mia storia nelle seguite, preferite e ricordate che ne sono tantissime! Voglio anche ringraziare tutte quelle che l'hanno recensita! Grazie ancora!
Poi, come sempre, un grazie speciale alle mie amiche Alessia, Diletta e Martina (alle quali dedico anche questo capitolo)! Love you!

PS: Se qualcuno non ha capito la storia della scommessa, può mandarmi un messaggio che gliela spiego meglio! ;-)

Alla prossima.
Un abbraccio, ljamspooh.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Una cosa però non mi tornava, Evan? Non mi aveva chiamato e non si era più fatto sentire da sabato pomeriggio. Poi oggi sarebbe partito per la gita …




Ero in ansia per il mio arrivo a scuola. Sapevo che qualcosa sarebbe successo.. E così fu.
Appena giunsi davanti all'entrata vidi Evan, in piedi accanto alla porta d'ingresso.

'Ehi, ma non dovresti essere in gita?' domandai cercando di trovare la risposta nel suo sguardo fisso contro di me.

'La preside ha rimandato il viaggio di qualche ora perchè ha avuto dei problemi e partiremo alle 9:15.' rispose rimanendo comunque sia fisso su di me.

'Ah, capito. Allora fa buon viaggio.' mi avvicinai per dargli un bacio ma lui mi bloccò.

'Che ne dici se prima di partire andiamo a farci un giro?'

'Cosa? Ho scuola.'

'Salti la prima ora.' rispose lui facendo spallette.

Tentennai guardandomi intorno cercando il viso di Chloe ma non la vidi.

'Va bene. Andiamo.' risposi. In fondo che sarà mai saltare la prima ora?!

Ci dirigemmo verso la sua auto. 'Allora, vuoi spiegarmi perchè mi hai mentito?'

Non capivo. 'Mentito su cosa, Evan?'

'Carter, Carter. Con me non si dicono bugie.' rispose facendo un sorriso beffardo. Mi guardò ed accese la macchina.

Sarei voluta scendere in quel preciso momento. Evan mi avrebbe messo nei guai o che ne so, qualcosa sarebbe successo. E tutto ciò non mi piaceva. 'Non ti ho detto nessuna bugia Evan.'

'Al telefono mi hai detto che eri con tuo fratello ed invece..' fece un breve sospiro 'c'era quel coglione di Brandon Cooper.'

'Lui è come un fratello. Insomma è il migliore amico di Ashton e stanno sempre insieme.' risposi scuotendo la testa.

'Carter, Carter. Farò finta di crederti.'

Lo odiavo quando ripeteva due volte il mio cognome. Poi, far finta di credermi? Mi stava prendendo in giro? 'Non devi dire così Evan, è la verità.'

'D'accordo, ho capito.' Seguì un breve silenzio. 'Allora, siamo arrivati. Scendi.'

'Dove siamo?' domandai incuriosita. Sembrava una specie di boschetto.

'Vieni, ti faccio vedere una cosa.' Mi prese la mano e mi trascinò all'interno. Camminammo per circa 300 metri ed arrivammo davanti ad una piccola casetta in legno. 'Ti presento Cassie.'
'Chi?' domandai non riuscendo a capire.

'Cassie, la nostra casetta. Ci teniamo decine e decine di liquori, qualche materasso e altre cose. Vieni, ti mostro com'è dentro.' Entrammo da una specie di porta ben chiusa con 3 lucchetti messi in posti diversi. C'era un grande tavolo posizionato al centro della stanza con qualche sedia intorno. Un grande lampadario arancione pendeva dal soffitto ed un enorme frigorifero era posizionato vicino ad una cucina ben curata. Varcata la prima stanza, c'era un piccolo salotto con un televisore, uno stereo ed un divano. Subito dopo un bagno. Al piano di sopra c'erano diversi materassi vecchi posizionati a terra senza un senso. Mi guardavo intorno cercando di capire perchè fossero lì fino a quando non notai che c'erano delle macchie bianche su ognuno di loro. Feci una faccia disgustata all'idea del loro utilizzo. 'Andiamo di sotto.' disse Evan.

'Carino qui. Riservato, tranquillo. Bel posto.' Mi sedetti sul divano, accanto a lui. Mi prese per le spalle e mi attirò a se. Cominciò a baciarmi fino a quando la porta non si spalacancò. Vidi Evan girarsi verso l'ingresso infastidito.

'Josh, che cazzo ci fai qui?' domandò infuriato.

'Ero venuto a prendere qualche bottiglia da portare in gita.' rispose con un sorrisetto beffardo.

'Tempismo perfetto.' sbuffò. 'Andiamo Carter.' mi prese la mano e tornammo verso la sua auto.

Il tragitto di ritorno fu anch'esso silenzioso. Appena arrivammo a scuola lui mi baciò nuovamente. 'Pensami mentre non ci sarò' mi sussurrò.

'Come ogni giorno.' risposi sorridendo. Scesi ed entrai a scuola.

'Patrick, ecco il permesso. Ho avuto un contrattempo.' dissi al bidello.

'Ah, beatà gioventù. Ai tempi miei si doveva portare la giustificazione firmata dai genitori anche se ero maggiorenne! Come cambiano le cose!' rispose sbuffando.

Entrai in classe al suo della campanella. Mi sedetti nel primo posto che vidi libero. Esattamente vicino a Brandon. Ma.. non era assente? Cioè in corriera non c'era e...

'Che cazzo combini El?'

'Ho avuto un contrattempo.' risposi.

'El, Marcus mi ha detto tutto.' disse Brandon arrabbiato.

'Ma tutto cosa? Non ho fatto niente!' mi difesi. Che voleva ora? Sempre la morale deve farmi? Ma i fatti suoi mai?

'El ti sei scopata Evan e tu lo chiami niente?'

'Oh, informati meglio. Non farei mai la mia prima volta con un coglione del genere e poi...' mi bloccai. Avevo davvero detto “la mia prima volta” ? E “coglione” diretto ad Evan? Ellie, pensa prima di parlare. ELLIE PENSA. Mi girai verso Brandon che mi guardava di sottecchi e con un sorrisetto beffardo.

'Quindi sei ancora vergine?' chiese sfoggiando uno dei suoi sorrisi più belli. Uno di quelli a 32 denti.. Che sto dicendo?

'Non sono affari tuoi.'

'Cioè non ci credo. Sei davvero la santarellina della scuola. Dovrebbero darti una fascia o un premio di riconoscimento.' rispose applaudendo le mani.

'Preferisco essere una santarellina vergine che un coglione depravato come te o come una troia perennemente bagnata tipo Arianne o..' mi bloccai nuovamente. Sbaglio o la mia bocca stamattina sta parlando troppo?

'Troia perennemente bagnata? No, sei un genio.' rispose Brandon piegandosi in due dalle risate. 'Davvero El. Come ti vengono certe cose? Dovrei passare più tempo con te e farmi queste belle risate più spesso!'

La professoressa entrò e cominciò la lezione. Le ore seguenti passarono velocemente così come il pomeriggio.
Alla sera chiamai Chloe ma aveva il telefono staccato. Ora iniziava la mia settimana lontana da Evan e da Brandon. Avrei dovuto evitare quest'ultimo e mai chiamare l'altro.
Martedì, mercoledì, giovedì e venerdì li passai tranquillamente trascorrendo i vari pomeriggi con Chloe o con mia cugina Molly. Nel tardi invece andai a ripulire gli spogliatoio cercando in ogni modo di evitare Brandon.




POV BRANDON

Sabato. Oh, adoravo il sabato. Relax continuo, se non fosse per la scuola la mattina.

'Ehi Brady!' mi fermò Ryan.

'Ehi Ryan!' risposi.

'Vieni stasera da Chloe? Fa una specie di festa a casa sua con 10/15 persone massimo. Siamo noi del gruppo e qualche sua amica.'

'In realtà volevo restarmene a casa...' risposi.

'Ci saranno le amiche di Chloe! Dai Brady non puoi rifiutare.'

'Vengo solo per loro. Chiaro?' dissi facendo l'occhiolino.


Erano le 8 di sera e Ryan passò a chiamarmi.

'Andiamo con la mia così posso andare via quando voglio! Tanto Chloe abita lì e tu...' dissi dandogli qualche gomitata in segno di intesa.

Appena fummo lì notai una ragazza seduta sulle scalinate. Quando fui vicino, sorrisi. 'Ellie?' domandai.

Mi guardò un attimo e poi abbassò nuovamente lo sguardo sbuffando. 'Ci mancavi solo tu.' rispose.

'Felice di vederti anch'io. Perchè non sei dentro?'

'Non si riesce a starci. La musica sta a tutto!' rispose lei tappandosi le orecchie.

La presi per un braccio e la trascinai all'interno. Effettivamente la musica era abbastanza alta ma accettabile lo stesso. Salutai Chloe e le sue “amiche”; le squadrai una per una ed erano tutte sotto il mio livello di accettabilità. Tutte tranne una: Lei. Non riuscivo ancora a capire il perchè mi rifiutasse, mi evitava quando le era possibile ed ogni scusa era buona per litigarci. Adoravo stuzzicarla e dargli fastidio ma avevo anche bisogno del suo aiuto dato che ora eravamo in classe insieme e chi, se non lei, era brava a scuola? Avrebbe potuto aiutarmi in ogni cosa, in ogni compito, verifica, interrogazione e tutto il resto. Avevo promesso a me stesso che d'ora in poi ci avrei messo più impegno a scuola e che niente mi avrebbe distratto. Ecco perchè avevo bisogno di Lei, non solo per questo ma facciamo finta di si.

'Raga! Facciamo qualcosa.. Che ne so, un gioco?' propose Chloe.

'Obbligo o verità. Ci state?' domandai io.

Tutti acconsentirono. 'Comincio io.' disse Ryan. 'Allora, Brady. Come facciamo? Prima ti faccio la domanda e scegli o prima scegli e poi domanda?'

'Prima domanda, poi scelgo!'

Risero tutti. 'Allora.. Allora.. Ok, ci sono. C'è una ragazza, qui in questa casa, in questo momento, che vorresti portarti al letto? Se sì, chi?' disse Ryan.

Mi guardai attorno. L'unica persona che volevo davvero era Ellie ma non volevo che tra di noi nascesse solo attrazione fisica ma ben altro. 'Obbligo.' risposi.

'No! Brady! Un ragazzo sincero e diretto come te che preferisce fare l'obbligo piuttosto che dire la verità! Non ci credo!'

'Ryan, amore mio. Non è la ragazza che voglio portarmi a letto ma il ragazzo. Se mi avessi chiesto questo, avrei risposto verità e cioè tu ma di ragazze non ce ne sono. Mi dispiace!'

'Oh Brady, amore mio, come sei dolce!' mi imitò Ryan con una voce da femminuccia. Risero tutti alla nostra mini-commedia. 'Allora, dato che sei il mio mon amour ti do come “punizione” il dover bere tutti di un sorso tre bicchierini di questo. È abbastanza forte!' Prese la bottiglia di un liquore strano, mai bevuto in vita mia, tra le mani e lo versò all'interno dei tre oggettini di cristallo. Li presi e cominciai a buttar giù uno dopo l'altro. Non male.

'Ora tocca a me!' disse Arianne. 'Allora, Chloe. Girano voci che tu stia con Ryan. È vero?'

Chloe guardò Ellie e sospirò. 'Verità.' fece un altro sospiro e rispose: 'Sì.'.

Chloe e Ryan si scambiarono un sorrisetto di intesa.
Tutti rimasero a bocca aperta. Risi di gusto! 'Bene, ora faccio io.' dissi. 'Allora, io scelgo.. Tada! Ellie.' pronunciai per bene il suo nome per attirare al meglio la sua attenzione. 'Ellina cara, sei ancora vergine?' domandai sarcastico sapendo già qual era la sua risposta ma ero curioso di sapere se lo avrebbe detto a tutti o pur di starsene zitta e di rimanere nel suo mondo era disposta a qualsiasi altra cosa.

Esitò qualche secondo lanciandomi sguardi minacciosi. 'Non te lo dirò carissimo perciò scelgo obbligo.' rispose.

'Oh bene! Cosa ti faccio fare ora?' la guardai intensamente. 'Indossa il vestitino di Charlie e va da Carl, il vicino, chiedendogli se puoi utilizzare il bagno.'

'Neanche per sogno.' ribattè lei.

'Verità?'

'Sei uno stronzo.'

Si cambiò e uscìì. 'Quando devi ritornare qua, ti chiamo al cellulare!'

Passarono 5 minuti e le telefonai. “El, torna!”

“Sei un grandissimo stronzo. Te la farò pagare Brandon. Ricordatelo.” e riattaccò.

Appena entrò in casa, andò a cambiarsi e restò in camera di Chloe per un bel po' di tempo. Decisi allora di andare da lei. 'El?'

'Se entri, ti uccido.' mi minacciò lei ma io entrai ugualmente.

La trovai distesa sul letto. 'El non te la sarei presa sul serio?'

'Spiegami perchè hai dovuto umiliarmi in quel modo.'

'El è uno scherzo, cazzo.'

'Di pessimo gusto. È come se io ti dicessi di andare dagli amici della tua famiglia praticamente nudo.'

'Ti si vedevano solo un po' le gambe. Non era chissà cosa!'

'Brandon mi hai fatto andare con quel vestito che mi arrivava sulla coscia a casa del signor Carl, nonché amico di mio padre. Lo dirà sicuramente ai miei e non uscirò per una settimana. Grazie tante.'

'Ti vedrò lo stesso io.' risposi con un sorriso cercando di allentare la tensione.

'Se non ti uccido prima.'

'Andiamo a casa.' le proposi in tutta tranquillità.

'Chiamo mio fratello.'

'E' fuori tutta la serata. I tuoi stanno in campeggio. Come vuoi tornare a casa?'

'Ti odio. Ti odio davvero, Brandon.'

Tornammo di sotto dove salutammo tutti. Uscimmo in silenzio; lei salì in auto e accese subito lo stereo. Cambiò continuamente stazione fino a quando io non le afferrai il polso e la minacciai. 'O la smetti di cambiare continuamente o ti farò tornare dal signor Carl con il vestito di Charlie. Scegli.' sorrisi.

'Fammi scegliere una bella canzone almeno! Quanto sei palloso!'

'Scelgo io.'. Cominciai a mettere la mia prima stazione radio preferita e mandava 'Use Somebody' dei Kings of Leon. 'Questa ti piace?' domandai premuroso cercando di attirare il suo sguardo perso nel vuoto. 'El?'

'Sì, mi piace. Ok?'

'Puoi anche rispondermi con un po' di simpatia, sai?'

'Non te la meriti.'

Arrivammo davanti casa. El cominciò a cercare le chiavi di casa in tasca ma non le trovava. 'Sei fortunata sai? Oggi non c'è mio fratello e puoi dormire da me.' le dissi.

'No, preferisco dormire fuori o in qualsiasi altro luogo.' disse lei continuando a cercarle nella sua borsa. 'Non so perchè me le dimentico sempre.' mi guardò. 'Non lo faccio apposta!' si difese.

'Non ho detto niente! Dai, vieni.' aprì la porta di casa e andai in camera mia. 'Dormi qua. Ricorda: nessuna ragazza e dico NESSUNA ha mai dormito nel mio letto né entrata in camera mia. Ritieniti fortunata.'

'Oh quale onore.. di merda!' rispose lei acidamente.

'Vaffanculo El. Buonanotte.'

'Buonanotte stronzo.'



Mi giravo e rigiravo nel letto di mio fratello ma non c'era modo di dormire. Avevo bisogno del mio letto e non me ne fregava niente se c'era Ellie. Lì avrei dormito, punto e basta.
Entrai in camera mia e la trovai distesa sul letto a leggere il libro che avevo iniziato l'altro ieri.

Si spaventò al mio ingresso. 'Non si usa bussare?'

'Da quando devo bussare per entrare in camera mia?'

'C'è un'ospite!'

'Un'ospite indesiderata!'

Mi hai invitata tu! Ti manca il tuo lettino,per caso?'

'Esattamente.' mi avvinai togliendo il lenzuolo nella parte opposta a dove lei era allungata.

'Ah ah, che fai? Qui ci sto io ormai.' e si ricoprì.

'Letto mio, camera mia, comando io. Poi dammi questo libro!'. Lei oppose resistenza alla mia presa.

'Dai fammi leggere. Mi piace.'

'Dai, dammi qua!' lo presi e lo rimisi sul comodino. 'Fammi spazio.'

'Quanto sei palloso.'. Appena io fui dentro, lei si alzò.

'Dove vai?'

'In camera di tuo fratello. Qual è?'

'Non mordo, cogliona. Fammi compagnia.'

'Ma assolutamente no! Dimmi qual è la stanza di tuo fratello.'

'Di la fa freddo, i riscaldamenti sono spenti, il letto è scomodo. Dai.'

Esitò qualche secondo poi sii rimise al letto, spense la luce e si girò dall'altra parte. Seguì qualche minuto di silenzio. Erano circa le 2 del mattino e di dormire non ne avevo minimamente l'idea. 'Dormi?' domandai sottovoce.

'No.' rispose lei con un tono di voce maggiore del mio.

Decisi di fargli vedere una mia cosa. Una parte segreta di me, un lato che nessuno aveva mai visto. Accesi un pulsante che avevo posizionato dietro lo schienale del letto ed il soffitto si illuminò di una luce soffusa. 'Guarda.'

Lei di girò verso di me poi alzò lo sguardo. 'Questa era la foto preferita di mio padre. Gliel'ha fatta mia madre quando hanno festeggiato il loro primo anno di matrimonio. Mia madre gli aveva appena detto che era incinta di me. La portava sempre con se perchè diceva: “Quando sarò triste guarderò sempre questa foto e ripenserò a quando invece ero felice vedendo tua madre sorridere per la bella notizia”. L'anno scorso quando si è ammalato gli sono stato sempre vicino, in ogni momento. Ho evitato la scuola, le uscite con i miei amici, tutto. Tutto per stare con lui. Sapevo che la malattia lo stava distruggendo anche se non lo dava a vedere, era forte. Ogni volta che devo sfogarmi vengo qui e parlo con lui; odio il cimitero, odio vederlo lì.'. Mi girai verso di lei; stava ancora osservando il riflesso.

'Dire “mi dispiace” secondo me è inutile ma non ho altre parole adatte per dirti ciò che veramente vorrei.' disse con un filo di tristezza nella sua voce.

'Il “mi dispiace” è inutile se detto solo per dire altrimenti ha valore.'

'Eravate molto attaccati?' mi domandò.

'Era sempre stato un punto di riferimento per me, la mia stella polare. Potevo contare sempre su di lui in ogni momento, mi dava forza e coraggio e non gli importava se facevo cazzate. Per lui era importante il solo fatto che io fossi felice.'

Sorrise.
Spensi la luce e ritornò il buio. 'Allora, sai niente se ti hanno preso a Los Angeles?' domandai cercando di cambiare discorso.

'No, ancora no.' e si girò dall'altra parte tornando alla sua vecchia posizione. 'Buonanotte Brandon'.

'Buonanotte El!'.


POV ELLIE

"Potresti diventare famosissima e la più importante nel mondo della pallavolo. Los Angeles potrebbe essere solo l'inizio..."


'Sì' e mi svegliai di colpo. Vidi Brandon dormire beato accanto a me con il braccio intorno alla mia vita. Era meraviglioso guardarlo. Aveva il suo ciuffo completamente in disastro, il suo petto che si gonfiava ad ogni respiro e le sue labbra perfette. Adoravo ciò che stavo guardando. Lo fissai come si fissa qualcuno che vorresti solamente baciare e riempire di abbracci, che vorresti non se ne andasse mai da vicino a te.

'Hai finito di fissarmi?' mi sussurrò appena Brandon senza aprire gli occhi.

'Cosa? Io.. Io non ti sto fissando.' mi difesi.

'Nono, stai solo ammirando me, disteso al tuo fianco, beato e tranquillo che finge di dormire perchè svegliato dal tuo "Sì". Stai praticamente vedendo il bello di me.'

'Stavo solo cercando un modo per liberarmi dalla tua presa e alzarmi.'. I miei bellissimi pensieri che avevo fatto su Brandon svarino all'udire le sue parole. 'Sei così odioso anche appena sveglio.'.

Avvicinò la sua faccia vicino la mia e mi sussurrò: 'Vorrai dire che sono così perfetto anche alle..?' si girò per vedere l'ora '..alle 8:30 di mattino, che sono irresistibile, che non puoi fare a meno di me.'. Si avvicinò sempre più e cominciò a baciarmi ai lati del collo. Qualcuno lo stacchi o andrà a finire molto male. Mi abbandonai però a tutto ciò, i suoi baci erano più forti di me, una forza maggiore mi spingeva sempre di più su di lui fino a quando non arrivò ai lati della mia bocca. Decisi di prendere coscienza di ciò che stava per accadere e lo respinsi.

'El, smettila di tirarti indietro.'

'Brandon, sto con Evan. Come devo ditertelo?'

'Tu non vuoi davvero stare Evan. Tu hai solo paura.'

'Paura di cosa?'

'Di dire la verità ad Evan. Sai che potrebbe farti dal male ma non glielo permetterò.'

'Non ho bisogno del tuo aiuto e non ho paura di niente e nessuno.'. Mi alzai dal letto e mi rivestì indossando i panni della sera precedente. Non mi importava se Brandon mi stava fissando ma dovevo andarmene di lì il prima possibile. 'Non so se ringraziarti o meno dell'ospitalità ma dato che sono educata, Grazie.'. Aprìì la porta e me ne andai.
Per fortuna mio fratello era a casa. Incominciai a suonare il campanello di casa insistentemente fino a quando Ash non venne ad aprirmi completamente assonato e con gli occhi ancora chiusi.

'El, che cazzo fai?'

'Posso entrare in casa mia o no?'

'Dove sei stata stanotte?'

'Dal tuo amichetto.'

Alla mia risposta spalancò gli occhi. 'Chi?' urlò.

'Brandon, coglione.'

'Ah, pensavo chissà chi. Torno a dormire.'

Andai anch'io in camera mia e mi distesi sul letto ripensando all'ultima conversazione con Brandon. La scommessa fatta con Chloe era ormai completamente andata in fumo.
Lui mi avrebbe protetto da Evan. Perchè? Perchè Brandon mi avrebbe difeso? Si stava forse innamorando di me o cosa? Alla mia ultima domanda scoppiai in una risata isterica. Chi mai si innamorerebbe di me?




ANGOLO AUTRICE:
Salve a tuttii! Perdonatemi per il ritardo!
In questo capitolo ho inserito un POV Brandon per farvi un po' capire come la pensa realmente il nostro Lui. Non vi svelo più di tanto le sue intenzioni ma dovete sapere che sono buone! Non mi sono soffermata più di tanto sul fattore 'papà' di Brandon ed il perchè lo scopriremo nei prossimi capitoli.
Aspetto come sempre le vostre recensioni con vostri consigli e pareri sul capitolo.
Ringrazio tutte e persone che stanno seguendo la mia storia e che l'hanno messo nelle seguite/preferite/ricordate. Ringrazio anche tutte le precedenti recensioni!
Ringrazio le mie amiche Alessia, Diletta e Martina che ogni giorno mi chiedono quando continuo la storia! Anche se in ritardo ti rifaccio gli auguri, cara Alessia del mio cuore! Vi voglio bene ragazze!

Alla prossima, un abbraccio.
ljamspooh

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


La giornata passò tranquilla. Mio fratello uscì di casa verso le 3 del pomeriggio ed io mi rintanai in camera mia a vedere film. Ringrazio i miei professori che non danno mai i compiti per il lunedì e mi/ci fanno passare il weekend in santa pace.


'El, svegliati! E' tardi!' urlò Ashton fuori dalla porta della mia camera.

'5 minuti!' urlai di controparte.

Di scatto aprì la porta. 'Niente 5 minuti. In piedi, ora!'

Che palloso che era! Mi alzai, mi lavai, mi vesti e la solita noiosa settimana di sempre stava per iniziare. Nuovi compiti in classe, nuove interrogazioni, Evan che tornava dalla gita.. EVAN CHE TORNAVA DALLA GITA! Non so se essere felice perchè lo avrei rivisto o se essere in ansia perchè durante tutta la settimana non l'ho chiamato o cercato. Dovrei prepararmi una scusa, del tipo: "Oh scusami, mi hanno rubato il cellulare" o tipo "Non volevo disturbarti o essere assillante" ma niente avrebbe, comunque sia, avuto senso. Lui non mi avrebbe creduto e avrebbe fatto qualche tipica scenata del tipo "Sisi, farò finta di crederti" e blah blah. Se lo dirà, lo prenderò a schiaffi. Giuro.

Appena fui davanti il portone di scuola, vidi un gruppetto di ragazzi. Mi avvicinai intenta di trovare Evan ma di lui non c'era traccia. Tra me e me pensai "PER FORTUNA" fino a quando qualcuno non mi prese alla sprovvista in braccio.

'Ti sono mancato, Carter?'

Mi mise a terra, mi girai e lo abbracciai. 'Evan!'. Non ero triste nel vederlo ma ero comunque sia un po' in ansia per ciò che mi avrebbe detto.

'Ehi! Deduco dal tuo abbraccio che, almeno un po', ti sono mancato!'

'Mi sei mancato tantissimo!' risposi staccandomi da lui.

'Hai fatto bene a non chiamarmi mai mentre ero a Berlino.'

Ho fatto bene? Non era nei miei piani questa sua affermazione. 'Perchè?' domandai cercando di capire.

'Mia madre ogni 2 giorni doveva rifare una ricarica. Spendeva un botto.'

'Oh, capito! Allora, com'è stata?' chiesi.

In quel momento suonò la campanella. Sbuffai. 'Ci rivediamo dopo e mi racconti tutto. Ciao Evan!' e gli scoccai un bacio sulla guancia.
Entrai in classe e presi posto nella penultima fila. Brandon si sedette vicino a me.
'Allora, lo hai salutato il tuo "finto amore"?' e mimò le virgolette sulle due ultime parole.

Lo guardai minacciosamente. 'Affari tuoi? Nah, errato.'

'Affari miei? Drin, esatto! Tutte le cose che ti riguardano sono affari miei!' rispose lui facendomi l'occhiolino.

'Simpatico.' risposi.

'Dai, allora? Ti ha riportato qualcosa?' domandò insistendo.

'Tu l'hai salutata la tua amichetta del 5C?' chiesi sarcastica.

'Oh, quale delle tante?'

Feci una faccia disgustata.
Entrò la professoressa di lettere. 'Allora ragazzi, avete fatto il lavoro?'

Mi girai verso di Brandon sgranando gli occhi. 'Oddio, me ne sono dimeticata!'

Brandon intervenne. 'Ci penso io.' mi rassicurò. 'Professoressa. Io e Carter non lo abbiamo potuto finire perchè abbiamo avuto dei problemi. Potremmo portarglielo mercoledì?'

'E mi dica, signorino Cooper, quali problemi avete avuto lei e la sua compagna Carter?'

'Io sono stato fuori, da mia zia. Da casa di Carter dista circa 20 km e non ho avuto passaggio. Abbiamo rimediato nel weekend ma non abbiamo completato.'

'Quante scuse!'

'E' la verità. Può anche far finta di credermi ma le giuro che è vero.' rispose Brandon.

'Va bene. Va bene.' sbuffò la professoressa.

'Devo ringraziarti?' chiesi dubbiosa.

'Puoi anche evitare. So come farti pareggiare.' rispose con il suo solito ghigno.

'Pareggiare? Brandon!'

Sorrise. Può anche smetterla di sorridermi ogni volta. E' bellissimo ma mi da anche sui nervi. Poi pareggiare? Nemmeno fossimo una squadra di calcio che pareggiamo e stiamo pari, no. Paragone orrendo ma il senso.. non è nemmeno quello. Lasciamo perdere.
L'ora passò in fretta così come le successive. Arrivò il suono della campanella finale e me ne andai. Fuori dalla scuola trovai Evan appoggiato alla ringhiera.

'Carter, ti accompagno. Devo darti una cosa!'. Mi prese la mano e mi portò alla sua macchina. Mi aprii la portiera ed entrai. Mentre mi girai per prendere la cinta e mettermela, vidi Brandon guardare nella mia direzione con aria disgustata e scuotendo la testa. Non gli va mai bene niente a quello.

'E' ossessionato da te Cooper o deve sempre rompere le palle in qualche modo?' disse ironico e allo stesso tempo arrabbiato.

Guardai nuovamente Brandon e abbassai lo sguardo. 'Non lo so.' risposi.

'Questo è per te. E' un piccolo pensiero che ti ho preso a Berlino.'. Aprii la scatoletta e trovai degli orecchini: erano delle rondini.

'Grazie, sono bellissimi.' dissi euforica scocchiandogli un bacio sulla guancia. 'Appena torno a casa, li disinfetto e me li metto!'.

Evan sorrise, accese la macchina e partì. 'Allora, ora puoi dirmi com'è stata la gita! Niente suoni di campanelle!' risposi ridendo.

Rise anche lui. 'Le solite gite solo un po' più divertente. Qualche sbronzata, fumo, ragazze carine..' mi girai verso di lui con uno sguardo minaccioso '..ragazze carine per gli altri perchè io.. possiamo ritenerci fidanzati o semplici amici che escono insieme e si baciano?'

'Devo rispondere davvero?' chiesi sorridendo.

'Spero di sapere già la risposta!' sorrise anche lui. 'Poi niente di che; abbiamo visitato i vari musei e opere architettoniche. Ti ripeto; solita gita però più bella.'

'Capito. Posso accendere la radio?'

'Certo.' rispose lui indicandomi il bottone per avviarla. La prima stazione radio che intercettai trasmetteva "Just give me a reason" e non era proprio la canzone adatta in quel momento. Cambiai nuovamente e trovai "Sing" . Cominciai a cantare e lui con me.
A fine canzone arrivammo proprio davanti casa mia. 'Grazie ancora del regalo Evan.' e gli diedi nuovamente un bacio sulla guancia. Lui scosse la testa e mi indicò la bocca. Sorrisi. 'Solo perchè mi hai regalato gli orecchini.'. Appena fui davanti il portone di casa, mi girai e lo salutai con la mano.
Corsi in casa e disinfettai gli orecchini, li indossai e sorrisi nuovamente. Erano davvero belli, me ne ero innamorata all'istante. Scesi di sotto a pranzare; Ashton era fuori e i miei erano già usciti. Per fortuna che la mamma mi prepara sempre qualcosa prima di andare a lavoro!




La mattina seguente mi svegliai piuttosto allegra e a dirla tutta poteva essere anche un brutto segno. Tutto quello che in bello inizia, in brutto finisce.

Mi preparai, salutai mia madre e andai alla fermata del bus dove però non c'era Chloe. Ecco qua una brutta notizia. Salii in corriera, che era anche piuttosto silenziosa, e presi posto circa nella metà. Poco dopo Brandon si sedette accanto a me.

'Ho bisogno di qualcuno oggi. Prendi le cuffiette.' affermò.

Non dissi un parola e feci come mi aveva detto; inserii gli auricolari nella presa del cellulare e cominciai ad ascoltare una canzone a caso della mia playlist che di "canzone a caso" aveva ben poco. Ognuna di esse aveva un proprio significato ed era importante per me. La canzone che partii fu 'Thinking out loud' di Ed Sheeran.

'Ascolti buona musica, Ellina. Eh?' mi disse facendomi l'occhiolino.

Annuii e subito dopo appoggiai la testa al finestrino. Ecco un modo utile per liberare la testa dai brutti pensieri e, come simboleggiavano i miei orecchini alias rondini, un po' di libertà anche se in quel momento ne avevo ben poca.
Brandon mi prese la mano destra, l'appoggiò sopra la sua gamba e la girò verso il palmo. Da lì cominciò a disegnare delle linee; all'inizio non ci feci peso poi però cominciava a farmi il solletico e dovetti ritirarla. 'Ti da fastidio?' domandò.

'No, mi fa il solletico.' sorrisi e lui ricambiò.

Appena scesi dall'autobus corsi verso Evan che mi stava aspettando.
'Tada! Li ho messi! Guarda come sono belli!' dissi spostandomi i capelli dietro le orecchie.

'Sì, sono molto belli.' rispose lui.

'C'è qualcosa che non va?' domandai. Lo vidi un po' scosso e turbato.

'Nono. Hai parlato con Brandon per caso?'

'Perchè? Avrei dovuto?'

'No, pensavo che ti avesse parlato. Niente, tranquilla.'

'Devo sapere qualcosa?'

'Niente che già non sai. Vado in classe.' andò verso l'entrata della scuola poi di colpo si fermò e tornò indietro da me. 'Ti fidi di me?' mi domandò.

'Certo Evan.' risposi sorridendo non riuscendo comunque sia a capire.

Lui mi diede un bacio e se ne andò. Corsi in classe anche io e di proposito presi posto vicino a Brandon. Avevamo arte e così dovettimo andare in laboratorio artistico e anche lì decisi di sedermi vicino a Brandon.
'Mi segui o non puoi stare senza di me?' chiese lui con un ghigno.

'Dimmi tutto quello che sai.'

'A proposito di..?' domandò lui aggrotando le sopracciglia.

'Su Evan. Dai Brandon.'

Lui abbassò lo sguardo e mi guardò nuovamente. 'Non ora.' rispose.

'E quando allora?'

'Non sono io a doverti dire qualcosa.'

'Brandon!'.

'Ellie è così. Basta. All'uscita della scuola mi devi accompagnare in un posto. Chiedo a Ryan la macchina e andiamo.'

'Dove?'

'Lo vedrai.'

Mi dava sui nervi quando faceva così. Feci. comunque sia, finta di niente. Le ore passarono veloci e tutto scorreva tranquillamente.
Suonò l'ultima campanella. 'Andiamo.' mi disse Brandon. Uscimmo dalla scuola e vidi Evan. Lo salutai semplicemente con un cenno di testa ma lui mi fermò per il braccio.

'Dove stai andando?' mi domandò Evan. In quel momento mi fiancheggiò anche Brandon.

'Non deve dirlo a te.' mi difese Brandon.

'E che cazzo Cooper. Non sto parlando con te. Cazzo metti bocca a fare?' sbottò Evan.

Brandon fece per passargli un pugno ma cercai di bloccarlo riuscendo ad evitare il colpo. Lo presi per un braccio e lo trascinai via. Quando fummo dentro la macchina di Ryan sbottai. 'Sei per caso impazzito? Volevo picchiarlo davanti la scuola?'

'Andiamo.' rispose lui freddo.

Partimmo con la macchina e da li seguì un silenzio. Un silenzio che mi metteva ansia, terrore, paura. 'Dovrai dirmi prima o poi dove stiamo andando.' dissi cercando di calmare quella tensione che si era venuta a creare.

'Quando saremo arrivati lo vedrai.' rispose lui in modo tranquillo.

Dopo 10 minuti fummo davanti ad un parcogiochi.
Scesi dalla macchina senza chiedere il perchè eravamo li.

'Un anno fa, io e mio padre eravamo qui che passeggiavamo. Parlavamo del più e del meno, delle mie conquiste, di come andavo male a scuola, di quanto il mio gruppo mi influenzasse, di quante cose avrei dovuto fare in futuro vicino a lui..' sorrise '..ma le cose che avrei dovuto fare in futuro con lui, non si realizzeranno mai. Esattamente un anno fa, mio padre si ammalò. Esattamente un anno fa.'. Si girò a guardarmi; ero immobile, sguardo assente. Non sapevo cosa dirgli, non avevo le parole adatte per consolarlo o per confortarlo. Ogni singola cosa che avrei detto, sarebbe stata in qualche modo sbagliata.
Mi girai a guardarlo accennando un finto sorriso di conforto.

'E' brutto perdere un padre; soprattutto se è un padre che è sempre presente e sempre pronto ad aiutarti.'

'Devi farti forza e andare avanti comunque Brandon.'

'Ci sto provando..' annui '..ma fidati, sto facendo un enorme sforzo che non sarà ripagato.'

Di colpo mi abbracciò e per la prima volta stavo amando un abbraccio. Sono una persona che, se è lei a non dare abbracci, allora nessuno deve abbracciare lei. Ma questa dimostrazione di affetto fu tutta un'altra cosa. Mi sentivo bene anche se il bene che trasmetteva a me, doveva andare a Brandon. Lo strinsi forte cercando di liberarlo da tutta la tristezza ed in quel momento, la libertà che io avevo ricevuto quella mattina, l'avrei voluta donare a lui.

'So benissimo quanto odi gli abbracci..' mi sussurrò appena, stringendomi ancora '..tuo fratello me lo ha detto; scusami' disse staccandosi.

'Non devi scusarti per un abbraccio..' risposi '..non devi scusarti se non sono io a dirtelo!' risi e lui ricambiò.

'D'accordo; dopo questa scena possiamo andarcene.' disse lui tornando indietro e salendo in auto. 'Questo era il motivo per il quale ti ho chiesto di starmi vicina oggi.'

'Nessun problema.' risposi.

Per la prima volta stavo bene insieme a Brandon. Sentivo ancora il suo profumo che mi avvolse quando mi abbracciò. Sentivo ancora le sue mani intorno a me che mi proteggevano. Io ero stata bene e speravo che anche lui fosse stato bene.

'Dovremmo fare il progetto di letteratura.' disse lui.

'Io il libro l'ho già letto. Tu...' non riuscii a finire la frase.

'Io l'ho già letto.' rispose lui.

'Bene. Meglio così. Vieni da me, oggi. Verso le 3.' proposi.

'Perfetto.'

Arrivammo davanti casa. 'Riporto la macchina a Ryan. Ci vediamo dopo..' nel frattempo scesi '..Grazie per prima.' mi sorrise.

'Figurati.' ricambiai il sorriso e andai verso il portone di casa mia.

Entrai, mangiai qualcosa così al volo e andai in camera mia.
Presi le mie cuffiette e cominciai ad ascoltare qualche canzone della mia playlist ed in quel momento tutto era adatto.
Cosa stava succedendo? Brandon così vicino. Brandon che ha bisogno di me.
Stavo forse cambiando idea su Brandon? O era solo una cosa momentanea?




ANGOLO AUTRICE:
Eccomi quii!
Salve a tutti! Allora, vi piace questo capitolo? Ho bisogno di vostri consigli e pareri! Recensite, vi prego!!
Cosa succederà tra Brandon ed Ellie? E cosa nasconde Evan?
Nel prossimo capitolo ci sarà qualche colpo di scena quindi occhi aperti!
Ringrazio tutte le persone che stanno seguendo la mia storia e ringrazio quelle che la recensiscono! Mi fanno sempre piacere! Ringrazio anche quei lettori silenziosi che crescono sempre di più!
Infine, come sempre, ringrazio le mie amiche Alessia, Diletta e Martina che mi fanno sempre delle recensioni (speciali e non pubbliche!) che apprezzo sempre! Vi voglio bene ragazze!

Alla prossima.
Un bacio, ljamspooh.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


NOTA: SU PROPOSTA DI UNA MIA AMICA, VI POSTO IL LINK DI UNA CANZONE DA METTERE COME SOTTOFONDO MENTRE LEGGETE IL CAPITOLO. UN CONSIGLIO E' QUELLO DI METTERE IL VOLUME AL MINIMO.
ECCO IL LINK: https://www.youtube.com/watch?v=TBMf3mcIGkw
OPPURE https://www.youtube.com/watch?v=rExcQ5nm_yU

BUONA LETTURA!



Stavo forse cambiando idea su Brandon? O era solo una cosa momentanea?




"Tell me, if you really love me.."

All'improvviso qualcuno mi tolse una cuffietta dall'orecchio, aprii gli occhi e mi trovai a qualche centimentro di distanza dal mio viso, Brandon.
'Sono le 3. Io sono puntuale, lo sai' mi disse sorridendo.

'Non stavo dormendo' risposi cercando ancora di mettere a fuoco.

'Non ho detto questo. In realtà stavi cantando.'

Mi misi di scatto seduta sul letto. 'Mi hai ascoltato?' domandai.

'Sì.' rispose guardandosi intorno. 'Carina la tua stanza'.

'Grazie' mi alzai e andai in bagno a lavarmi la faccia. Quando tornai in camera lo trovai a leggere un mio quaderno dove scrivevo parte dei miei segreti che tenevo nascosti a tutti. Corsi verso lui e glielo strappai dalle mani. 'Ti uccido' lo minacciai mentre lo rimettevo a posto.

Lui cominciò a ridere. 'Quindi hai paura di non essere presa per Los Angeles, Evan ti mette paura e stai cambiando idea su Brandon cioè su di me?' domandò divertito.

'Non sono affari tuoi' risposi cercando di nascondere l'imbarazzo.

'Che idea avevi di me?' chiese curioso sedendosi sul letto.

Non risposi.

'Non ti mangio El'.

Mi girai e andai verso la scrivania. 'Allora, dobbiamo cercare qualcosa su internet per la relazione?' cercai di cambiare discorso perchè non potevo dirgli che stavo cominciando ad affezionarmi a lui, che lo vedevo con occhi diversi.

'Ellina dolce che cambia discorso. Con me non attacca.'

'Brandon dobbiamo fare il lavoro. Ne riparleremo un'altra volta.'

'Davvero? Davvero mi dirrai quello che vuoi dirmi ora un altro giorno quando sarà ormai troppo tardi?'. Si avvicinò a me, si avvinò troppo a me.

All'improvviso mi tornò in mente quello che lui sapeva su Evan. 'Facciamo uno scambio. Ci stai?' gli domandi. Sembrò confuso. 'Io ti dirò quello che vuoi sapere se tu mi dirai quello che sai su Evan.'

'No' rispose lui in modo schietto.

'Sì invece. Dimmelo.'

'Chiamalo e chiediglielo. Se non ti dirà la verità allora te la dirò'.

'Ma verità su cosa?'

'Su cosa è successo a Berlino'.

Digitai il numero ma era occupato. Aspettai qualche minuto e riprovai.

"Carter"
"Ehi Evan"
"E' successo qualcosa?"
"No, no. Cioè, mi devi dire qualcosa?"
"No"
"Sicuro?"
"Hai parlato con Brandon, vero?"
"Perchè avrei dovuto parlare con lui?"
"Non devi parlarci infatti."
Sbuffai. "Va bene. Ci risentiamo. Un bacio"
"Carter, ti fidi di me?"
"Sì che mi fido."
"Un bacio."

'Dimmelo' dissi a Brandon cominciando ad innervosirmi.

Lui rise. 'El, mi dispiace.'

'BRANDON!' urlai esasperata.

'Smettila, ti ho detto che non posso dirti niente io. Basta.'

'Non vuoi più sapere quello che pensavo di te?' gli domandai cercando di convincerlo a sputare il rospo.

'Non più' rispose.

'Sei un grandissimo stronzo.'

'Grazie. Facciamo il lavoro' riprese lui sedendosi alla mia scrivania e cominciando a cercare varie informazioni sul libro su internet.

Cosa mi stava nascondendo Evan? Perchè Brandon non mi dice niente?
Facemmo il lavoro senza interruzioni. Verso le 6 lui tornò a casa.
Chiamai Chloe ma niente, il telefono suonava a vuoto. Riprovai due, tre, quattro volte ma dopo vari squilli c'era la segreteria. Le lasciai un messaggio.

"Richiamami quando puoi"




La mattina seguente, la prima cosa che feci fu controllare il telefono per vedere se Chloe mi aveva chiamata o risposto al messaggio ma niente.
Andai a scuola con mio fratello. Entrai in classe e presi posto nella penultima fila.

'Ti sei ricordata il lavoro?' mi domandò Brandon sedendosi vicino a me.

'Certo.'. Presi i fogli che avevo stampato e glieli diedi.

'Non dirmi che sei arrabbiata?' disse mentre ridava una vista al lavoro.

'Ma perchè non vuoi dirmi quello che sai su Evan?'

'Perchè non posso Ellie. È più complicato di quanto pensi.'

'Ma complicato cosa? Dimmelo e basta.'

Lui sbuffò e mi guardò fisso negli occhi. 'Mi metterò nei casini.'

'Casini? Stai delirando.'

Sospirò. 'Evan a Berlino è stato con 2 ragazze.' sbottò alla fine.

'Cosa?' domandai incredula.

'Se non le ha messe incinta, poco ci mancava.'

Stavo per scoppiare in un pianto disperato. 'Che schifo' riuscii solo a dire assumendo una faccia disgustata.

'Come mi hai detto tu qualche giorno fa, il "Mi dispiace" vale solo se viene detto sinceramente. Beh, non riceverai un "Mi dispiace" da me perchè non mi dispiace per niente. Ti ho sempre detto che è un coglione e che non ti merita. Quello che ti dico è "Te lo avevo detto".'

'E io devo ringraziarti? Mi hai praticamente rovinato la giornata.'

Lui si girò verso di me incredulo. 'No, non ci credo. Mi hai obbligato a dirtelo quindi zitta e tienitelo.'


Nell'ultima ora, il rappresentante d'istituto ci radunò tutti nell'aula multimediale per dirci un paio di cose. Tutte le classe si riunirono e, dato che Chloe non c'era, mi sedetti da sola.

'Carter.'. Mi girai e mi ritrovai Evan seduto accanto a me. Si avvinò per darmi un bacio ma io lo scansai. 'Che c'è?'

'Niente. Non sto bene.'

'Ehi?!'

'Evan non parlarmi mai più. Mi fai schifo.'

'Cosa? Ehi perchè?' mi domandò.

'Lo sai benissimo. Brandon mi ha detto tutto.' risposi disgustata. Mi alzai e presi posto lontano da lui. Cercavo Brandon ma non riuscivo a trovarlo. Domandai a Ryan se lo aveva visto e mi disse che era andato in bagno.
La riunione passò velocemente ed in quell'ora non ero stata minimamente attenta; non sono riuscita a capire neanche il motivo.


Tornai a casa e non mangiai. Andai in camera mia e chiamai Chloe.

“Chloe! Finalmente mi hai risposto!”
“El, per una settimana buona non possiamo ne vederci e non posso rispondere al telefono” mi disse lei preoccupata.

“C'è qualcosa che non va?”

“Niente di preoccupante. Sto a San Francisco perchè mio padre ha una settimana di prova lavoro qui. Se andrà bene, ci trasferiremo qui.”

“Cosa? E quando lo hai saputo? Cioè, perchè non mi hai detto niente?”

“L'ho saputo il giorno stesso che siamo partiti. El devo staccare. Ti chiamo io quando posso e mi racconti tutto. Un bacione enorme! E mi manchi, sappilo.”

“A presto! Ti voglio bene.”


Qualcosa che va bene oggi?
Di Evan mi importava, insomma, stava cominciando ad interessarmi per davvero. Lo stavo trovando interessante e mi piaceva. Era bello e simpatico anche se per l'80% delle volte mi dava sui nervi perchè trovava sempre un modo per darmi la colpa o dire che avevo qualcosa di sbagliato. Non si fidava di me ed io dovevo dar retta a Chloe e a Brandon. Mi avevano messo in guardia ed io ho fatto finta di niente, non li ho creduti e ho fatto di testa mia.
Sbagliando si impara. Ma io da tutto ciò, cosa ho imparato? Ho imparato che Evan è davvero un coglione? Che devo dar ascolto ai miei amici piuttosto che fare di testa mia? Non lo so.



Erano le 8:30 di sera.

'El, vieni qua' disse mio fratello dalla sua camera. Andai su.

'Che c'è?'

'Sto malissimo. Ho mal di stomaco, vomito e mi gira la testa.'

Sbarrai gli occhi. 'Sei incinta?' dissi avvicinandomi e toccandogli la pancia ridendo.

'Simpatica. No, sei stupida. Fammi un favore, va di sotto e di a mamma di portarmi qualcosa.'

'Non potevi direttamente chiamare lei? Tu sei stupido!'.

'Bravissima sorellina!' rispose lui sorridendo.

Uscii e tornai di sotto dicendo a mia madre quello che Ash mi aveva chiesto.
Andai in salotto aspettando la cena. Dopo 10 minuti mia madre mi chiamò.

Finita la cena mia madre mi chiese di andare a porta l'immondizia fuori ed obbedì.
Quando fui fuori notai Evan ed i suoi amici uscire da casa di Brandon. Evan mi notò e serrò la mascella. Io feci finta di niente e andai dritta verso il bidone. Li vidi andare via salendo nell'auto di Cody.
Tornai in casa e andai in camera mia. Mi addormentai subito.


La mattina dopo, come al solito, ero in ritardo e presi il pullman appena in tempo. Vidi Brandon seduto nel terzultimo posto con il cappuccio alzato e gli occhiali. Mi sedetti vicino a lui ma lui non fece nessun cenno.

'Ehilà, buongiorno' dissi spezzando il silenzio.

Lui continuò a fissare il paesaggio fuori dal finestrino. 'Buongiorno.'

'Vuoi la cuffietta?' gli domandai.

Lui la prese e se la infilò nell'orecchio. Digitai play e partì “Something that I need” dei OneRepublic. Lui fece il pugno ed io schiacciai in segno di intesa. Finita la canzone partì “Flaws” dei Bastille. Finita anche questa mi girai verso di lui. 'Tutto ok?' chiesi. Era più silenzioso del solito.

'Sì.' rispose secco prendendo il mio telefono e facendo partire un'altra canzone.

'Ieri ho visto Evan e i suoi amici uscire da casa tua.'

Lui si girò un attimo verso di me poi riprese a guardare fuori. 'Già.'

Gli tolsi gli occhiali e rimasi a bocca aperta. 'Cos'hai fatto?' domandai sbalordita. Aveva un occhio gonfio e nero. Lui riprese gli occhiali e se li rimise serrando la mascella.

'Ho sbattuto' disse.

'Non sai raccontare le bugie. È stato Evan, vero?' chiesi sicura della risposta.

'Questa è stata la conseguenza. È stata tutta colpa tua.'

'Come colpa mia?'

'Hai detto ad Evan che ti ho detto tutto. Potevi semplicemente dirgli che ti fa schifo senza fargli il mio nome.'

'Non pensavo che ti avrebbe, insomma, ridotto così.'

'Ridotto così come? Con un occhio nero ed una mora enorme sulla mia pancia?'

'Cosa?' domandai preoccupata.

'Lascia stare.'

Riprese a guardare fuori senza dire una parola. Poco dopo arrivammo a scuola e non c'era ombra di Evan. Se mi si fosse parato davanti lo avrei io preso a calci e pugni come lui aveva fatto con Brandon.


Nel pomeriggio, quando ebbi finito di studiare e fare i compiti, decisi di andare da Brandon.
Suonai il campanello e suo fratello venne ad aprirmi.

'Cerchi Brandon?' mi domandò.

'Sì.'

'E' di sopra in camera sua. Non fa entrare nessuno, come al solito, ma è anche più strano del solito.'

'Va bene, grazie.'

Andai di sopra e bussai alla porta. 'Va via Luke.' disse lui.

'Brandon, sono Ellie.'

Lui venne ad aprirmi e mi fece entrare. 'Che ci fai qui?'

'Volevo vedere come stavi.'

'Bene. Ora puoi andare.' disse stendendosi sul letto.

Entrai chiudendomi la porta alle spalle. 'Ce l'hai con me?'

'Lo sai che è colpa tua se sono ridotto così?' rispose lui con modo arrogante.

'Colpa mia?' domandai incredula. Di cosa mi stava incolpando?

'Sì, tua. Della tua stupida lingua lunga, della tua bocca che non sa tacere un attimo.'

'Non addossarmi la colpa.'

'Ovvio. Certo. Tu fai i casini e la colpa è sempre degli altri..' si avvicinò '.. Prenditi le tue responsabilità e fammi un favore, esci da questa casa e magari non rivolgermi più la parola. Sono io il coglione che si affeziona alle persone, che vuole proteggere una che non se lo fila minimamente, che si innamora di una stupida che pur di farmi del male si mette con il mio peggior nemico. Ecco come va a finire ogni volta.' Si allontanò avvicinandosi alla finestra, stringendo i pugni.

Rimasi in silenzio, immobile, senza fare un movimento, senza cambiare espressione.

Lui si girò e abbassò lo sguardo. 'Vattene.'

Deglutii. Non riuscivo a dire niente, come aprivo bocca le parole rimanevano bloccate in gola. Niente era giusto in quel momento, niente che non potesse ferirlo. Volevo poter rispondere con “Anch'io” o forse “Sono innamorata anch'io di te, che casualità!” ma non riuscivo a dirlo, probabilmente perchè non era vero, o forse sì. Non lo so.
Me ne andai chiudendo la porta e salutando il fratello.
Attraversai la strada, entrai in casa e andai in camera mia. Presi il mio ipod e cominciai ad ascoltare le canzoni della mia playlist. Ascoltai canzoni come “Wonderful”, “Beautiful Monster”, “Oceans”, “All of me”, “Tenerife Sea”.. Ogni canzone era esatta in quel momento, ogni canzone riusciva a tranquillizzarmi e a farmi pensare ad altro. Il mio pensiero fisso rimaneva però la voce di Brandon, la sua faccia quando mi disse “.. che si innamora di una stupida che pur di farmi del male si mette con il mio peggior nemico” ma io non lo avevo fatto per fargli del male, anzi non me ne era minimamente passato per la mente. Evan mi piaceva, insomma, aveva i requisiti del mio ragazzo ideale ma forse non era il mio ragazzo ideale. Niente forse, non lo era. Brandon lo è sì, lui lo è. E' intelligente, sportivo, carino, simpatico al momento giusto, comprensivo, protettivo e sapeva farmi sentire speciale anche se non me lo dimostrava. Potevo contare su di lui in ogni momento e me lo aveva dimostrato. Era stato sincero con me ed in quel momento mi ha fatto sentire davvero speciale. Io, però, non gli ho dimostrato niente, l'ho ferito. L'ho ferito sia psicologicamente che fisicamente. Sì, era davvero colpa mia.
Presi il cellulare.

“Hai ragione, è colpa mia. Sono stata stupida a fidarmi di Evan nonostante tu mi avevi avvisato. Nonostante tutto, non ti ho dato retta e ho sbagliato. Ho sbagliato ogni singola cosa. Perdonami.”

Premetti invio e tornai ad ascoltare la mia musica.




ANGOLO AUTRICE:
Salve a tutti!
Perdonatemi per il ritardo! Mi auguro che questo capitolo vi piaccia!
Cosa gli risponderà Brandon ad Ellie? Ed Ellie è davvero innamorata di Brandon?
Ringrazio tutto le persone che hanno recensito il mio capitolo precedente, ringrazio le persone che hanno messo nei “seguita”, “preferita” e “ricordata” la mia storia. Grazie di cuore.
Ringrazio le mie amiche Alessia, Diletta e Martina per seguire la mia storia e per farmi le loro recensioni speciali! Grazie di cuore ragazze, vi voglio bene!
Aspetto le vostre recensioni con ansia! (PER FAVORE!)

Alla prossima, un bacio.

ljamspooh

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Canzone di sottofondo del capitolo: https://www.youtube.com/watch?v=UqbsNFYYkw8

Nel capitolo precedente:
Brandon tra un litigio e l'altra con la nostra protagonista finisce per dirle che è innamorato di lei.




“Hai ragione, è colpa mia. Sono stata stupida a fidarmi di Evan nonostante tu mi avevi avvisato. Nonostante tutto, non ti ho dato retta e ho sbagliato. Ho sbagliato ogni singola cosa. Perdonami.”

Premetti invio e tornai ad ascoltare la mia musica.




Aspettai con ansia una sua risposta. Aspettai 5/10/20 minuti ma niente. Cominciai ad innervosirmi: aspettare è la cosa che più odio. Non riesco ad essere paziente, più passo il tempo ad aspettare più divento ansiosa.
Guardai continuamente il telefono sperando di non aver sentito l'arrivo del messaggio, ma niente. Mi affacciai alla finestra nella speranza di vederlo ma non lo trovai.
Presi un libro e cominciai a leggere cercando di distrarmi.



POV BRANDON

"Un giorno ti innamorerai, figliolo. Non accontentarti di una ragazza qualsiasi. Scegli quella per cui devi lottare e non smettere mai di combattere. Non smettere mai di combattere per ciò che vuoi.” *

Mi svegliai di soprassalto. Dolore alla pancia. Dolore insopportabile. Mi alzai di scatto e le parole di mio padre dette nel sogno cominciarono a riempirmi la testa. Ellie era la ragazza che volevo, non era una qualsiasi. Lei era quella per cui valeva la pena lottare e per la quale non avrei mai smesso di combattere. Le avevo addossato la colpa quando in realtà sono stato io a dirle tutto, a dirle la verità e di conseguenza farle lasciare Evan. Ma nonostante provo sentimenti verso di lei, non riesco a tenerla vicino. Lei non è innamorata di me come Ryan mi ha fatto credere e confessarle cosa io realmente provo per lei è stato un errore, una delusione. Devo smettere di pensare a lei, devo ritornare ad essere quello di prima: in fondo sono il ragazzo più ambito dell'intero instituto e trovare un'altra ragazza come Ellie sarà un gioco da ragazzi, o forse no?

Finito di cenare, tornai in camera mia. Di studiare non ne avevo minimamente la voglia e per l'indomani avrei preso qualche scusa, un "scusi prof, ieri ho avuto mal di testa" o cose del genere. Non mi importa.
Mi buttai sul letto, accesi la tv e guardai il primo film che mi capitò.


POV ELLIE

Mi svegliai e come al solito ero in ritardo. Credo che non ci sarà mai un giorno che mi sveglierò in orario e che riuscirò a prepararmi in tempo, mai!
Scesi di sotto, feci colazione e corsi alla fermata del bus. Era triste stare lì ad aspettare senza Chloe, avevo bisogno di lei e lei non c'era.
Salii e presi posto nella metà vicino a Mary. Brandon era seduto dietro di me ma non mi girai a salutarlo. Non mi aveva risposto al messaggio e non volevo litigare con lui in corriera, davanti a tutti.
Prima di mettermi le cuffie riuscii a sentire la sua voce. Mi girai appena a destra per vedere chi era seduto o seduta vicino a lui e col filo dell'occhio vidi Arianne, la gattamorta della scuola.

'Stai bene oggi! Hai cambiato colore dei capelli?' domandò lui.

Lei non rispose. Mi girai nuovamente a destra e la vidi sorridere. Che nervoso. Che si ride questa finta bionda non lo so. La prenderei a schiaffi.

'Ti va di vederci oggi pomeriggio?' chiese lui. Un momento: Brandon le ha per caso chiesto di uscire? Non ci credo. Fino a ieri ha ammesso di essere innamorato di me e oggi vuole farsi Arianne. Che coglione!

'D'accordo. Dove ci vediamo?' rispose lei con la sua vocina stridula. Le taglierei le corde vocali.

'Da me. Alle 4.' Pff. "Da me. Alle 4." ripetei io imitandolo. Vidi Mary vicino a me ridere. Che si riderà anche questa?! Lasciai perdere e misi le cuffiette. Partì 'Bad Blood' dei Bastille. Ottimo.

Dopo 5 minuti arrivammo a scuola. Andai subito in classe mia e presi posto nella penultima fila. Brandon davanti a me. Lo ignorai per tutte e 5 le ore di scuola e quando fummo fuori lo presi un attimo in disparte prima di tornare a casa.

'Se ce l'hai con me puoi tranquillamente dirmelo.' dissi.

Lui sembrò scocciato e si grattò la fronte. 'Si può sapere che vuoi?'

'Mi ignori completamente.' urlai.

'Non urlare e non è vero che ti ignoro. Ora ti sto parlando, o sbaglio?'

'Non mi hai risposto al messaggio.'

'Quale messaggio? Non mi ha mandato nessun messaggio.' disse lui prendendo il cellulare.

'Ieri quando sono tornata a casa ti ho scritto.'

Lui scosse la testa. 'Non mi hai scritto un bel niente.' disse porgendomi il cellulare andando nella conversazione con me.

Presi allora il mio telefono e cercai il messaggio fino a quando non notai la scritta: "Messaggio non inviato". 'Hai.. Hai ragione. Non te l'ho inviato.' dissi mettendo il cellulare in tasca e andandomene.

Lui mi bloccò prendendomi per il braccio. 'Cosa volevi dirmi?' chiese lui.

'Non.. Non ha più importanza ora.' dissi abbassando lo sguardo.

'Perchè devi sempre farmi incazzare?'

Lo guardai confusa. 'Cosa?'

Lui si sfregò gli occhi e mi guardò dritto negli occhi. 'Non ha più importanza e tutte le varie cazzate che dici mi fanno innervosire. Vuoi avere tutto sotto controllo ma se una cosa non va secondo il tuo verso allora non significa più niente. No, El, no. Mettiti in testa che non tutto gira secondo i tuoi piani, che al mondo si sbaglia e se non sbagli non imparerai mai.'

'Ho già sbagliato ed era di questo che avevo scritto nel messaggio. E sì, hai ragione: voglio tutto secondo i miei piani ed è ovvio che lo voglio.' risposi scuotendo la testa.

'Cosa hai sbagliato?' domandò lui.

'Lo sai. Ho sbagliato a fidarmi di Evan anche se in realtà non mi fidavo. Non so spiegarti cosa realmente provavo per Evan. Ho capito chi realmente conta per me e ... ' presi un lungo respiro ' ... e tu ne fai parte.'

Lui si bloccò un attimo. Vidi i suoi occhi diventare lucidi. 'Ci accorgiamo delle cose sempre troppo tardi.' rispose e poi se ne andò.

'Che significa troppo tardi?' gli urlai ma lui non rispose.


Tornai a casa e, prima di pranzare, corsi a farmi una doccia. Avevo bisogno di rilassarmi 2 minuti e l'unica soluzione era, appunto, una doccia.
Finita, andai a mangiare. Trovai mio fratello seduto al tavolo da pranzo con in mano una fetta di pane e del formaggio spalmabile sopra; andai vicino a lui e gli sbattei la fetta di pane in faccia. Adoravo fargli quello scherzo sin da quando ero bambina. Risi a crepapelle.

'Quando la smetterai di fare questo?' disse ridendo e pulendosi la faccia.

'Quando non sarà più divertente!' risposi prendendo dal frigorifero del prosciutto.

'Brandon mi ha detto parte di un vostro discorso.'

Lo guardai confusa. 'Quale discorso?'

'Quello fatto a casa sua.' disse prendendosi un'altra fetta di pane.

Abbassai lo sguardo. 'E cosa ti ha detto?' domandai curiosa.

'Che in pratica come sempre avete litigato.'

'Tutto qui?'. Presi una fetta di prosciutto, una fetta di formaggio e le misi sopra al pane dandogli un morso.

Lui mi guardò. 'Ellie, che succede?'

'Cosa deve succedere? Niente!' risposi a bocca piena.

'Tu sei innamorata di lui o lui è innamorato di te?'

Il morso che avevo dato mi andò di traverso e cominciai a tossire. 'Allora non ti ha detto niente!' risposi cercando di ricompormi bevendo un sorso d'acqua e ridando un altro morso alla fetta di pane.

'Mi ha detto parte del discorso ma non è andato nei dettagli. Passate molto più tempo del solito insieme.'

'Andiamo in classe insieme, siamo compagni ora.' risposi in tutta tranquillità.

'Non è questo.' disse scuotendo la testa.

'Cos'altro allora?'

'El, sono tuo fratello. A me puoi dirlo e se sei innamorata di lui non mi arrabbio, anzi.'

'Innamorata! Che parolone. Interessata. Interessata è la parola giusta.'

'Interessata? Sei solamente interessanta a Brandon?' domandò confuso e curioso.

'Sì.' risposi finendo la fetta di pane. Presi allora un bicchiere d'acqua e bevvi.

'E lui lo sa?' chiese.

Deglutii rumorosamente. 'No.'

'Cosa aspetti a dirglielo?'

'Oggi esce con una ragazza quindi non è realmente innamorato di me come ha detto di essere.'. Spalancai gli occhi. Avevo realmente detto a mio fratello che Brandon mi ha detto di essere innamorato di me? Cazzo!

'Cosa? Brandon ti ha detto che ti ama?' domandò divertito.

'No.'. Arrossii bruscamente.

'E' da non perderselo. Brandon Cooper innamorato! E quando mi ricapita?' disse ridendo.

'Ash smettila.'

'El ero sicuro che sarebbe andata a finire così. Insomma, siete identici!'

'Identici? Siamo completamente diversi! Due rette parallele!'

'Entrambi siete esigenti e volete tutto a modo vostro. Siete testardi e particolarmente affettuosi. Siete diversi in certi punti di vista, sì, ma siete anche due gocce d'acqua!'

'Stai delirando e questa conversazione finisce ora!' dissi prendendo un'altra fetta di pane.

'Finisce ora ma fidati, non lascartelo scappare.'

Sbuffai. Mangiammo in silenzio. Quando ebbi finito, andai in salotto a guardarmi un film prima di inziare a studiare. Accesi la tv e decisi di guardare una pellicola che parlava di un uomo che si era lasciato dalla moglie e che per riconquistarla si affida ad un donnaiolo che però poi cambia innamorandosi della figlia del protagonista. La trama era interessante e poi c'era quel grand uomo di Ryan Gosling. Ottimo!
All'improvviso bussò quacuno alla porta e andò Ashton ad aprire. Tornai concentrata al film: c'era la parte di Ryan che faceva vedere il suo bel fisico scolpito. Beata chi se lo sposa!
La porta del salone si aprì e trovai Brandon.

'Che vuoi?' dissi mettendo il film in pausa.

'Sono qui per Ashton non per te.'

'Ashton è di là.' risposi cliccando play.

'E mi ha detto di aspettarlo qui.' rispose sedendosi sulla poltrona. 'Guardi il film solo per Ryan Gosling, scommetto!' disse lui sorridendo.

'Anche.'

'Vuoi che ti rovini il finale?'

'Non ci provare.' risposi minacciosa puntandogli il telecomando contro.

Lui sorrise ed io rimisi il telecomando a posto. 'Il protagonista fa un discorso serio sull'amore alla fine interrompendo quello del figlio. Lui si rimette con la moglie, Ryan resta con la tipa con il consenso del padre ed il piccoletto avrà un bacio dalla baby-sitter.'

'BRANDON!' urlai. 'Sei odioso!'

Dopo qualche secondo entrò Ashton. 'Ragazzi, domani sera festa da Jessie! C'è da divertirsi!' disse mio fratello.

Alzai gli occhi. 'Solita merda per voi maschietti arrapati.' dissi.

'Verrai anche tu.' disse Ashton.

'Se mi paghi, forse.'

'Domani mamma e papà sono fuori e io devo badare a te quindi tu verrai con me.'

'So badare da sola a me stessa.' risposi beccandomi un'occhiataccia da Brandon. 'Non guardarmi così.' gli dissi.

'Hai già detto una frase del genere un po' di tempo fa e non è andata bene.' disse Brandon mordendosi il labbro.

'Non sarà una festa in grande. Ci sarà 10/15 persone massimo.'

'Che palle.' dissi.

Guardammo il film tutti e tre insieme e quando finii Brandon si alzò dalla poltrona. 'Devo andare! Ciao Ash. Ciao Ellina.' disse facendomi l'occhiolino.

'Ah! Hai l'appuntamento con la gattina, dimenticavo.'

'Come lo sai?' domandò divertito.

'Ho le orecchie da gattina anch'io, sai?'

'Sei per caso gelosa?'

Mi alzai furiosa e gli andai contro. 'Di un cretino come te?' sorrisi ironicamente 'No.' tornando seria. Mi diressi poi verso le scale e andai in camera mia.




Mi svegliai in tempo e riuscii a prepararmi con calma. Finito di fare tutto, andai alla fermata del bus e vidi Chloe. Le corsi in contro abbracciandola.

'Mi sei mancata tantissimo!' dissi stringendola fortissimo.

'Anche tu, El!' disse lei ricambiando. 'Mio padre ha ottenuto il lavoro là ma io resto qua da zia!' rispose lei abbracciandomi e saltellando contemporamente.

'Per festeggiare il tuo ritorno stasera vieni con me alla festa di Jessie. Ti prego, ti prego, ti prego!' la supplicai.

'Devo recuperare il tempo perso con te, quindi sì!' rispose lei urlando.

Salimmo nell'autobus e prendemmo posto vicine; le raccontai tutto quello che era successo mentre lei era via compresa la quasi dichiarazione di Brandon.

'Quindi è innmorato di te? Ah, l'ho sempre saputo!' disse lei gioiosa.

'Ieri però è uscito con Arianne gattamorta.' dissi.

'No! Che coglione che è! Ma dai, non ci credo!'

'Credici!'

'Ma piuttosto,la nostra scommessa è saltata no?'

'Già!' risposi sorridente.

'Vabè mi rifarò. E quelli di Los Angeles? Ti hanno fatto sapere?'

'No ed è strano. Tra una settimana abbiamo la finale e l'allenatore mi ha detto che verranno a vedermi nuovamente. Non so che dirti.'

'Strano davvero. Di solito mandano le lettere dopo 3/4 giorni.'

'Già ma forse non me l'hanno mandata proprio perchè vogliono vedermi un'altra volta.'

'Beh sì, hai ragione.'

Continuammo la nostra conversazione in classe tra una lezione e l'altra. Venne a pranzo da me cosìcche nel pomeriggio andammo a fare shopping in centro per trovare qualcosa da mettere alla festa. Chloe trovò un vestito corto, sopra le ginocchia, azzurro senza spalline mentre io ne trovai uno nero a manica corta con uno scollo sulla schiena. Tornammo a casa e ci preparammo. Lei preparò me ed io lei. Mi truccò con appena un filo si matita sopra l'occhio e del mascara mentre lei mise un'ombretto azzurro perlato e la matita. Io rimasi con i capelli sciolti mentre lei si fece una coda. Ci mettemmo il vestito ed indossammo delle scarpe: entrambe con dei sandali bassi per stare comode.

'Ragazze avete fatto che dobbiamo andare?' urlò mio fratello da sotto.

'Arriviamo' gli risposi.

Scendemmo di sotto e andammo verso la sua macchina. Sul sedile posteriore c'era Brandon, così presi posto dietro.

'Chloe, sei bellissima.' disse Brandon quando fummo dentro.

Mi girai verso Chloe alzando le sopracciglia. Lei alzò le spalle. 'Grazie.' sussurrò appena.


Arrivammo poco dopo ed entrammo in casa. C'erano poche persone ed erano tutti amici di mio fratello; anch'io li conoscevo ma non avevo mai intrapreso con loro una vera e propria conversazione così mi limitai ad un "ciao" a ognuno di loro.

Passò un'ora ed io e Chloe eravamo sempre rimaste sedute sulle poltroncine a bordo piscina. Poco dopo Jessie venne verso di noi. 'Ragazze, facciamo il gioco della bottiglia. Venite.' disse lei prendendoci per mano.

Spalancai gli occhi. 'No Jessie, non mi va.' dissi cercando di fermarmi ma lei continuò a trascinarmi.

'Dai, vieni! Sarà divertente.' disse lei. Guardai Chloe e lei mi sorrise.

Ci sedemmo a cerchio intorno ad un tavolinetto in mezzo alla stanza. Jessie prese una bottiglia di vetro vuota e la posizionò sopra all'oggetto di cristallo e poi prese un vaso trasparente con dei foglietti all'interno. 'Prima si gira la bottiglia, poi si pesca il foglietto e poi si gira nuovamente la bottiglia. Chi comincia?' domandò.

'Io!' disse Ryan. 'Allora..' girò la bottiglia. 'Toby!' urlò felice e poi pescò un foglietto '.. palpata al posteriore!' rise di gusto. 'Scelta penosa!'. Girò la bottiglia nuovamente che indicò Chloe. 'Chloe! Quindi Toby tocca il culo a Chloe. Esatto?' domandò divertito Ryan.'

'Esatto.' rispose Jessie.

Toby si alzò e andò vicino a Chloe, la quale si girò di spalle. Il gioco continuò così fino a quando non toccò a me. Girai la bottiglia e, stranamente, si fermò verso di me. La fortuna del principiante, pensai tra me e me. Pescai un foglietto ed estrassi "bacio alla francese". Disgustoso. Girai nuovamente la bottiglia e si fermò nella direzione di Ashton. Ci guardammo entrambi confusi. 'Siamo fratelli!' dissi.

'Beh, in effetti! Prova nuovamente.

Girai la bottiglia un'altra volta e, guarda tu il destino bastardo, si fermò davanti a Brandon. Lo guardai a bocca aperta mentre lui sembrava divertito.
Mi alzai e andai verso di lui che si alzò. Quando fummo uno difronte all'altro Spencer esordì. 'Devi essere tu, Ellie, a baciare Brandon.'. La guardai facendo sì con la testa.

Mi avvicinai sempre più fino a quando lui mise le sue mani sulla mia schiena. 'Sarà divertente.' mi sussurrò appena Brandon mentre le nostre labbra di sfioravano.

'Non voglio che sia divertente.' risposi di controparte.

Mentre le nostre labbra si stavano per unire, si udìì un rumore fortissimo. Mi scansai immediatamente e tutti andammo fuori. I genitori di Jessie erano tornati a casa e così anche noi dovemmo tornare alle nostre abitazioni.


'El non torno a casa. Vado a farmi un giro con gli altri. Trova qualcuno che ti riporti a casa.'

'Come al solito.' sbuffai.

Chloe era già andata via così mi incamminai a piedi. Poco dopo una macchina accostò vicino a me. 'Sali' disse Brandon dalla parte del conducente.

'Che ci fai con la macchina di mio fratello?' domandai mentre salivo.

'Non avevo voglia di andare con loro così lui mi ha dato le chiavi della sua auto per tornare a casa.'

Seguii un silenzio imbarazzante. Quando fummo arrivati cercai le chiavi in borsa e, guarda tu il destino bastardo cosa mi fa un'altra volta, le avevo dimenticate. Guardai Brandon grattandomi la testa. 'Vuoi trasferirti a casa mia?' domandò lui divertito.

'Dovrò farmi una collana con la chiave appesa stile Zoey 101.' dissi scendendo dall'auto.

'Vieni. Mio fratello e mia madre sono da mia zia per il week end quindi stiamo soli.'



ANGOLO AUTRICE:
Ciao Belle e Belli! Come state? Agosto sta per terminare e questo è un problema! HELP!
Tornando al capitolo: vi piace? C'è un brevissimo POV BRANDON per farvi capire i suoi sentimenti un po' confusi, forse molto confusi! La nostra protagonista stava per baciare Brandon ma vengono interrotti! Ora però va a casa di lui. E cosa succederà? Lei si confesserà o litigheranno come al solito? Ci sarà l'atteso bacio oppure no? Vi avviso che ci sarà un colpo di scena un po' strano e cattivo! Abbastanza cattivo! Ma non vi dico altro!

Ringrazio le 88 persone che stanno seguendo la mia storia: l'avevo iniziata così per gioco mentre ora mi appassiona molto ed il merito è anche delle mie Amiche con la A maiuscola che senza di loro non so come fare.

Ringrazio le persone che recensiscono la mia storia e che in ogni capitolo mi dicono la loro!

Ringrazio nuovamente le mie amiche Alessia, Diletta e (Martina) per seguire la mia storia e per le loro speciali recensioni. Vi voglio bene!

*Il discorso del padre fatto a Brandon è stato preso dal libro "Il mio disastro sei te" di Jamie McGuire. Ho amato questa frase e ho voluto condividerla con voi. Spero che vi sia piaciuta.

Un bacio

Alla prossima, ljamspooh

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Ecco a voi i link degli assoli da mettere come sottofondo nella lettura del capitolo:
- Stay with me - Sam Smith --- https://www.youtube.com/watch?v=geOw78Yf7iw
- I see fire -Ed Sheeran --- https://www.youtube.com/watch?v=rlyCvgWW1rQ


Andai a casa di Brandon e sperando di non doverci restare per chissà quanto tempo, decisi di accomodarmi nel divano in salotto aspettando il ritorno di mio fratello. Nel frattempo accesi la tv. Brandon andò a mettersi il pigiama, se così si può chiamare, che consiste in una canottiera e in pantaloncini da basket e che lo rendevano tremendamente irresistibile. Si sedette vicino a me, prese il telecomando e spense la tv.

“Dobbiamo parlare” intervenne lui girandosi di mezzobusto verso me.
“Di cosa?” domandai.
“Di quello che sta succedendo. È tutto un casino e io non riesco a capire cosa stiamo facendo”.
Abbassai lo sguardo. Dirglielo o non dirglielo cosa io provo realmente per lui. In realtà non lo so nemmeno io. Non posso dirgli che mi piace se poi capisco che non è vero. Sono confusa e ho paura. “Non lo so”.
“El, o ti piaccio anche io oppure no. È semplice”.
Tentennai. “Non lo so. È diffic...”
“Ok, ho capito. Quando arriva tuo fratello, esci e chiudi bene la porta. Ciao”. Posò con forza il telecomando sopra il tavolinetto che si trovava in mezzo al salone e fece per andare di sopra in camera sua.
“Brandon” lo richiamai.
Lui tornò indietro e si avvicinò a me che nel frattempo mi ero alzata. “No, El. Non esiste il 'Non lo so. È difficile'. Non è difficile; devi semplicemente dire che 'Sì, mi piaci' o 'No, mi fai schifo'. Un 'Non lo so' non esiste perchè io cosa me ne faccio? Un bel niente. Non posso aspettarti per l'eternità. Se ti piaccio, bene, altrimenti dimmelo, chiaro e tondo” sbottò lui puntandomi l'indice contro.
“Non ho un motivo valido per stare con te”.
“Non hai un motivo valido nemmeno per non stare con me”.
“Brandon..”
“Lascia stare”. Chiuse gli occhi cercando di mantenere la calma e se ne andò di sopra.
Tornai a mettermi seduta sul divano e di li a poco arrivò Ashton che mi chiamò al telefono dicendomi che era tornato. Tornai a casa e andai diretta a dormire.


'Potresti avere un grande successo nel mondo della pallavolo, ci dispiace però che non hai risposto in tempo alla nostra domanda d'iscrizione. Ti avevamo mandato la lettera ma non abbiamo ricevuto la tua risposta e ci dispiace molto che ti sei lasciata sfuggire questa opportunità..'


Mi svegliai di soprassalto. Erano le 6 e 30 di mattino e avevo fatto praticamente un incubo. Un incubo era anche svegliarsi così presto di domenica e per una come me che, una volta sveglia, non riesce a riprender sonno è più di un incubo. Cercai comunque sia di riprendere a dormire.

“El, vieni. È pronta la colazione!” urlò mio fratello da fuori la porta. Erano da poco passate le 10 e stranamente ero riuscita a riaddormentarmi senza fare, però, strani sogni. Scesi di sotto in pigiama e presi posto vicino a mio fratello.

“Stanotte ho sognato che l'allenatrice di Los Angeles mi diceva che non avevo risposto alla loro domanda per l'iscrizione. Che incubo di merda!” dissi ridendo.
Mi girai verso mio fratello che stava mangiando il suo pancake nervosamente. “Che c'è che non va, Ash?” domandai.
“Niente” biascicò tra un morso e l'altro.
Lo guardai di sottecchi. “C'è qualcosa che devi dirmi?” lo minacciai prendendogli il polso e stringendolo il più forte possibile.
“Lasciami” disse lui cercando di liberarsi. “Mi fai male”.
“Dimmi cosa mi nascondi o dico a mamma che ti fai le canne”.
“Come lo sai?”
“Beh, lo so ora”.
“Cazzo. Non è colpa mia El” disse liberandosi.
“Di cosa?” dissi stringendo i denti.
Lui si grattò la fronte e alzò poi gli occhi al cielo. “La lettera è arrivata e Brandon ha voluto tenersela”.
“COSA?” urlai incredula a quelle parole.
“El, calmati”.
“Calmarmi? Ora vado là e lo uccido sul serio”.
“El aspetta. Fammi spiegare prima che fai cazzate!”

Non ascoltai mio fratello e mi alzai di scatto; non mi importava se avevo il pigiama, uscii e andai dritta da lui.
Suonai insistentemente il citofono e poco dopo qualche secondo arrivò suo fratello ad aprirmi. “Vuoi rompermi il campanello o ...?”
“Dov'è Brandon?” domandai cercando di essere il più cordiale possibile.
“In camera sua che dor..”. Non gli lasciai nemmeno finire la frase che entrai di prepotenza e andai dritta in camera sua. Cercai di aprirla ma era chiusa a chiave. Cominciai allora a bussare fino a farmi male le nocchie delle mani. Quando Brandon aprì la porta, gli passai un schiaffo e l'impronta rossa della mia mano cominciò a formarsi sul suo viso. Lui mi trascinò dentro e chiuse la porta di me.

“Sei per caso impazzita?”
“Dimmi dov'è o ti metto tutto sottosopra”.
“Dov'è cosa?” domandò lui massaggiandosi la parte colpita.
“DIMMI DOV'È” gli urlai in faccia.
“Non urlare cazzo. E poi che cazzo cerchi?” disse mettendomi una mano sulla bocca coprendomela ma io la scansai immediatamente.
“La lettera. La lettera di Los Angeles. Dimmi dov'è” dissi cominciando ad aprire vari cassetti qua e là e buttando fuori tutto quello che si trovava al loro interno.
“Fermati” disse lui bloccandomi da dietro. “Chi te lo ha detto?”.
“Hai preso la lettera più importante della mia vita e vuoi sapere chi cazzo me lo ha detto che poi che cazzo di domanda mi fai se lo sapete solo tu e mio fratello, brutto idiota di merda!” gli urlai continuando a scalciare cercando di liberarmi.
“El, se ti calmi, ti metto giù altrimenti … “
“Altrimenti cosa? Eh? Cosa?”
Mi mise giù e finalmente potei girarmi per vederlo in faccia. Si avviò verso il suo armadio e da una tasca di un paio di jeans estrasse la lettera. Mi guardò dritto negli occhi e deglutii rumorosamente. “Sappi che se non ho voluta dartela, un buon motivo ce l'ho.”

Scossi la testa. “Non ti devi mai più permettere di prendere qualcosa di mio. Non sono affari tuoi e non puoi invadere la mia privacy aprendo mie lettere e quant'altro”. Mi avvicinai a lui e gli strappai la lettera di mano.
“L'ho fatto perchè so che ci rimarrai male quando la leggerai”.
Lo guardai incredula e confusa. “Che significa?”
“Apri e leggi”.
Aprì la busta e presi il pezzo di carta.

'Carissima Carter Ellie,
Siamo lieti di informarle che lei è stata presa nella nostra scuola di pallavolo...
….............................
….............................
….............................
….............................
Le spese che dovrà sostenere per poter studiare nel nostro college, per poter partecipare ai corsi di formazione e i vari allenamenti che si terranno nella nostra palestra ufficiale ammontano a 18mila dollari più i vari costi per la domanda d'iscrizione e l'assicurazione.
Saremo felici di ricevere da Lei al più presto un sua risposta.

Cordiali saluti, La Direzione.'

Scossi la testa. “Per quale motivo devo rimanerci male?”
“18mila dollari!” disse lui inarcando le sopracciglia.
“E quindi?” domandai non riuscendo ancora a capire. Erano tanti soldi sì, ma qual era il problema?
“Non puoi permetterlo”.
“Cosa? Sì che posso e poi tu che ne sai?”
“Ero a casa tua quando è arrivata la lettera e, io, Ashton e tuo padre, l'abbiamo aperta e letta ed è stato proprio tuo padre a dirmelo”.
“Mio padre? Lui non mi ha detto niente”.
Lui abbassò lo sguardo. “Abbiamo preferito non dirti niente proprio per non fartici rimanere male. El, mi dispiace”.

Per fortuna avevo il muro dietro di me e potei appoggiarmi ad esso. Nascosi il mio viso tra le mani e gli occhi cominciarono a pizzicarmi. Mi girai e le lacrime cominciarono a cadere giù. No, non potevo piangere davanti a Brandon, non potevo e non dovevo. All'improvviso sentì la mano calda di Brandon poggiarsi sulla mia spalla, mi girai e lui mi strinse forte a se, come nessuno aveva mai fatto. Un abbraccio che ti sorprende e ti spiazza, ti lascia senza parole ed in quel momento riuscii a sentirmi davvero al sicuro. Sentivo il suo respiro sul mio collo ed il suo petto era appiccicato al mio. Lui mi accarezzò la schiena. “Promettimi che smetterai di piangere per questo”.
Mi scostai e lo guardai dritto negli occhi che brillavano. Subito dopo abbassai nuovamente lo sguardo cercando di nascondere quelle lacrime che stavano per uscire di nuovo. Lui mi accarezzò dolcemente la mascella con il pollice e poi prese il mio viso tra le mani costringendomi ad alzarlo ancora di più e premette le sua labbra contro le mie. Sbalordita spalancai leggermente gli occhi ritrovandomi a fissare le sue palpebre chiuse. Percepii il mio cuore battere più forte del dovuto nel mio petto, ogni pensiero era svanito dalla mia mente e appena un secondo dopo iniziai a rendermi conto di cosa stava realmente accadendo. Presi coscienza e mi avvicinai maggiormente al suo corpo fino a toccare il suo petto, gli circondai il collo con un braccio mentre anch'io chiusi lentamente i miei occhi e mi immedesimai in quel bacio che aspettavo da tempo.
Mi sentii bene in quel momento ed ogni cattivo pensiero se n'era andato. Eravamo io e lui in quella stanza luminosa ed accogliente, nessun rumore, nessuna distrazione. Potrei classificare questo bacio come il migliore di tutti i secoli. Non ne avevo minimamente la voglia di staccarmi da lui ed il solo pensiero che tutto ciò potesse finire, di colpo mi portò ad aprire nuovamente gli occhi ed in quel preciso momento, Brandon schiuse le labbra staccandosi da me.
Senza dire niente e senza muoversi di un passo, prese ad abbracciarmi nuovamente. Come posso star bene con un ragazzo quando il ragazzo in considerazione è Brandon Cooper? Eppure, sto bene. Sto bene con me stessa, sto bene con lui. Sto davvero, magicamente, bene.
Quell'abbraccio durò un'eternità ma a me sembrò un secondo. Hai presente quando qualcosa che ti piace davvero tanto passa in fretta e tu nemmeno te ne accorgi? Ecco, per me, fu quel momento.
Mi staccai da lui e me ne andai. Quando fui sulla soglia della porta della sua camera, mi girai verso di lui. “Grazie” riusci solo a dirgli.


POV BRANDON

'Guess it's true
I'm not good at one night stand
But I still need love
'Cause I'm just a man

Oh, won't you stay with me?
'Cause you're all I need

This ain't love, it's clear to see
But darling, stay with me.


“Che perfetta colonna sonora per il mio stato d'animo al momento!”.
Le avevo detto che era troppo tardi ma non mi importa, lei è quella che voglio e lo so. Lei è Lei. Cambierei tutto, ricomincerei tutto da capo se fosse bisogno; non voglio perderla.


“Brandon svegliati, sono le 7!” urlò mio fratello da fuori porta. Possibile che non sento mai la sveglia? Oggi vado a ricomprarla e ne prendo una che comincia a suonare musica Punk così vuoi vedere che la sento?!
Mi alzai in fretta e furia e mi preparai indossando un paio di jeans ed una maglietta a maniche lunghe bicolore. Presi le mie vans e le indossai. Scesi di sotto e feci colazione poi andai alla fermata del bus. Io ed Ellie non prendiamo il pullman nello stesso posto, io vado a quello prima così mi incamminai e arrivai appena in tempo. Salii e presi posto nella penultima fila; poco dopo salì Ellie e le feci segno di venire vicino a me; lei annuii.

“Buongiorno” mi disse.
“Giorno” e mi avvicinai appena per dargli un bacio sulla guancia. Lei sembrava però in imbarazzo. “Tutto ok?”
“Sì, certo”. Prese il suo ipod e mi passò una cuffietta. Partì 'Makes me wonder' dei Maroon 5. Ottimo. Le canzoni seguenti le ascoltai appena. Poco dopo arrivammo a scuola ed entrammo in classe insieme, sedendoci vicini. Non mi stava calcolando minimamente e ciò mi stava innervosendo. Arrivò l'intervallo e la presi per un braccio trascinandola nel bagno delle ragazze.

“Che c'è? Perchè non vuoi parlarmi?” le domandai.
“Niente”.
“El, si sincera”.
“Stiamo correndo un po' troppo. Ci siamo solo baciati in fondo, no?”
Chiusi gli occhi. Mi ritornò in mente il dialogo fatto con Ellie la sera della festa. Lei non era interessata a me e me lo aveva esplicitamente detto ed io, io l'ho baciata. Che cazzo. “Hai ragione. È stata colpa mia, io non volevo. Giusto così”. Me ne andai dal bagno e tornai in classe.

Il resto delle lezioni passò in fretta e tornai immediatamente a casa. Non feci neanche pranzo e andai dritto in camera, mi buttai sul letto e incrociai le mani sopra la faccia. Ad un tratto squillò il telefono: un messaggio.

'Sta lontano da Ellie o ne pagherai le conseguenze. Ti avverto Cooper'

Chi era? Ma che cazzo, tutti a me? Mandai un messaggio a Ryan con scritto il numero del tizio che mi aveva mandato l'sms precedente ma neanche lui sapeva chi era il mittente.

'Chi sei?'

'Ma dai. Prova ad indovinare coglioncello'

'Idiota di merda, dimmi chi sei o ti denuncio'

'Kiss kiss, Gossip Boy'

Dannazione.



POV ELLIE

“Chloe, dimmi che ho retta!”
“Ma dai El. 'Stiamo correndo troppo..' Ma che hai paura di inciampare? E corri, al massimo ti sbucci un ginocchio!”
“Grazie, ho bisogno del mio ginocchio!”
“Ma se non corri, resterai ferma e tutti ti passeranno davanti. Vuoi davvero farti scappare Brandon? Ma di cosa hai paura?”
“Non lo so. Non voglio che io sia solo una delle altre stupide ochette con cui esce. Si è fatto la gattamorta poco tempo fa ed ora me lo ritrovo appiccicato alle mie labbra”.
“Non sei un'ochetta per lui e te lo ha dimostrato. Non tirarti indietro, fidati di me”.

Abbracciai la mia amica. Sapeva sempre cosa dirmi e cosa avrei dovuto fare. Posso contare su di lei in ogni momento e so che ci sarà sempre. Una migliore amica come lei quando la ritrovo?
Prendemmo delle patatine e pop corn e andammo in salotto; scegliemmo un film. Scegliere una pellicola con lei è sempre un problema: o l'ha visto o non gli piace il protagonista.

“Vediamoci 'Il grande Gatsby'” proposi.
“Nah, l'ho già visto”. Ecco! Ti pareva?!
“'Ho cercato il tuo nome', quello con Zac Efron!”
“Ho visto anche questo” disse indaffarata a cercarne alcuni e alla fine ne trovò uno. “Questo!” urlò.
“'(500) giorni insieme'?”
“Sì, ancora non l'ho visto”.
“Va bene”. Premetti play e guardammo il film.


Finito di vederlo, lei tornò a casa ed io andai in camera mia a fare qualche compito per i giorni successivi.


Il giorno dopo andai a scuola con la macchina di Ashton. Quando fummo arrivati mi accorsi che tutti mi guardavano.

“Perchè mi fissano?” domandai a mio fratello.
“Non lo so” disse lui cercando di capirci qualcosa.
“Ho la maglia al contrario? Un mostro sopra la testa? Cos'ho?”
“Calmati”.

Entrammo nella scuola e vidi dei fogli appesi sugli armadietti. Mi avvinai e lessi; era una pagina del mio diario dove scrivevo di quello che era successo con Brandon un po' di tempo fa sulle scale di casa sua e di come l'ho maledetto per non avermi baciato. Cazzo! Chi può esser stato? Cominciai a staccarli, uno dopo l'altro. Brandon, sì, sarà stato sicuramente lui perchè nessun altro sapevo della mia agenda segreta e lo avrà fatto per punirmi, per non aver voluto stare con lui. Cominciai a cercarlo e le persone continuavano a fissarmi e a ridermi dietro.

“Che c'è? Cosa avete da guardare? Vi fa ridere il fatto che io abbia un diario dove scrivo i miei segreti e le mie emozioni o del fatto che volevo baciare Brandon Cooper?” sbottai. “Che c'è di così tanto divertente? Dai, voglio ridere anch'io. Siete solo un branco di imbecilli!” urlai esausta di quell'atmosfera. All'improvviso sentì qualcuno bussarmi sulla spalla, mi girai ed era la preside. Sospirai.
La seguii nel suo ufficio e rimasi sorpresa quando entrai. Aveva cambiato la tappezzeria: da rosa antico l'aveva trasformata in bianco e la scrivania era di legno scuro al contrario della precedente che era bianca. Le sedie era delle comode poltrone e la stanza era addobbata con vari vasi diversi.

“Signorina Carter, cosa le è preso stamattina?” disse tamburellando le dita sulla scrivania.
“Ho solo detto di smetterla di ridermi dietro” mi difesi.
“Cito le sue stesse parole: 'branco di imbecilli'”.
“Ero arrabbiata”.
“Lo sai Carter che noi non tolleriamo certe cose”.
“Lo so, Preside, ma lei può capirmi”.
“Carter, sono costretta a ridarti la punizione. Per una settimana dovrai pulire gli spogliatoi della palestra”.
“Di nuovo?”
“Di nuovo” disse sorridendo. “Puoi andare”.

Oh che simpatica. Anche la preside trova divertente qualcosa stamattina. Entro la fine della giornata verrò arrestata, sicuramente.




ANGOLO AUTRICE:
Ciao! Come state?
Ecco a voi un altro capitolo! Ed il bacio è arrivato.. ma qualcosa non va tra i nostri protagonisti. Messaggio anonimo che non vuole Brandon ed Ellie insieme, chi sarà? Chi avrà messo quelle fotocopie sugli armadietti? Sarà stato davvero Brandon o qualcun altro? A voi i dubbi, a me le certezze! (Sorry)
Per quanto riguardo il prossimo capitolo, non vi dirò niente. Surprise!
Ringrazio la mia amica Alessia per avermi suggerito il “messaggio” come blocco di coppia!
Ringrazio tutte le persone che stanno seguendo la mia storia! Ne siete tantissime e vi ringrazio tutte!
Ringraziamento speciale, come sempre, alle mie amiche Alessia e Diletta.
Aspetto le vostre recensioni e, sopratutto, vi piacciono gli assoli di pianoforte che scelgo da mettere come sottofondo alla storia? Fatemi sapere!

Alla prossima
Un bacio, ljamspooh

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


A voi la scelta della canzone!

Canzone di sottofondo scelta 1 'Photograph' by Ed Sheeran (GRAZIE DILETTA): https://www.youtube.com/watch?v=GsMRETqlA3A
Canzone di sottofondo scelta 2 'I'm a mess' by Ed Sheeran: https://www.youtube.com/watch?v=x61knfoXYaE
Canzone di sottofondo scelta 3 'Amnesia' by 5 Seconds Of Summer (GRAZIE ALESSIA): https://www.youtube.com/watch?v=Vr2lgjtygZs


POV BRANDON

Passò un mese e quei messaggi cominciarono a tormentarmi. Ne ricevevo come minimo uno al giorno e dicevano sempre la stessa cosa: 'Sta alla larga da Ellie o ne pagherai le conseguenze.' . Potevo benissimo immaginarmi sul chi fosse il mittente di questi sms anonimi ma preferii concentrarmi su altro come il fatto che stesse per iniziare il campionato di Basket e il dover essere promosso e passare alla classe successiva. In più avrei dovuto trovare qualche lavoretto da fare durante il periodo estivo per poter mettere da parte qualche soldo per il college.
Ellie non la consideravo quasi più, andavo tranquillamente a casa sua dal fratello ma non la trovavo quasi mai. A scuola stavamo sempre distanti così come in corriera.
Dal bacio di quella sera non capii niente: lo desideravo ma non ha suscitato in me quello che io speravo. E ciò mi ha fatto confondere: cosa provo realmente nei confronti di Ellie? Questo periodo di distacco mi ha confuso ulteriormente perchè mi mancava ma riuscivo benissimo a sopravvivere senza di lei. E non so davvero cosa Lei sia realmente per me.


POV ELLIE

Questo mese è stato fondamentale per me. Abbiamo vinto la finale di pallavolo! Siamo i campioni per l'intero anno e ciascuna di noi ha anche ricevuto un premio in denaro il che mi ha fatto molto comodo dato che ho finalmente convinto mio padre a riprendere in considerazione il fatto di poter andare a Los Angeles e gli allenatori ci hanno dato una settimana di tempo per decidere se fammi trasferire là o meno. Mia madre è convinta, mio padre all'80% mentre a mio fratello non importa nulla. Durante l'ultima settimana ho trovato un piccolo lavoretto che consiste nel fare la dog-sitter ovvero porto a passeggio i cani dei vicini. Non si guadagna molto ma comunque sia son soldi che mi servono. Finora ho messo da parte 125 dollari e durante questa settimana ne guadagnerò altrettanti e così via. Mio padre è felice che io mi metta d'impegno per poter raggiungere questo scopo che mi ero prefissata da tanto ed è anche entusiasta di volermi aiutare in ciò.
Brandon non mi ha più considerata e sapevo che sarebbe andata a finire così: mi avrebbe trattata come una delle sue solite troiette da un giorno e via ed io ingenua ci sono cascata. Il secondo giorno dopo il bacio ho provato a parlargli e dirgli che tra di noi poteva funzionare ma mi ha evitato e non mi ha più parlato. E da quel giorno io faccio finta che lui non esista e così lui. Gli opposti si attraggono, ma in quali circostanze? E quali opposti? O forse siamo davvero così identici io e lui? Non so e non voglio saperlo: per me lui è storia chiusa.



Nuova settimana ed incomincia l'ultimo mese di scuola. Maggio, maggio, odor di Maggio: quanto ti attendevo mio Maggio desiderato!
Mi svegliai in orario e andai tranquillamente alla fermata del bus dove c'era Chloe ad aspettarmi.

“El, ascolta! Prima cosa, buongiorno, poi devo dirti che da oggi anche io sul tardi porterò a spasso i cani dei vicini di mia zia e i soldi li darò a te”.
Mi girai di scatto verso lei. “No Chloe. Servono a te”.
“No El, voglio aiutarti. So quanto ci tieni e voglio farti realizzare questo sogno. Farò di tutto pur di vederti felice”.
L'abbracciai fortissimo: ecco cosa significa poter contare su un'amica, la mia migliore amica. “Giuro che non ti lascerò mai, anche quando sarò a Los Angeles ti penserò ogni giorno e ci scriveremo sempre. Sempre insieme, sempre”.

Arrivò l'autobus e salii prendendo posto nella terzultima fila; dietro di me c'era Ryan che però non si era accorto che io fossi davanti a lui e cominciò a parlare di me e Brandon al suo vicino di sedile. Riuscii ad ascoltare parte della conversazione e rimasi a bocca aperta quando lo sentii dire che qualcuno stava minacciando Brandon tramite messaggi. Mi girai di scatto verso lui.

“Chi gli manda i messaggi?” domandai velocemente.
Ryan mi guardò e spalancò gli occhi. “Ellie” sospirò. “Non lo so, o meglio, non lo sappiamo” rispose grattandosi la testa.
“Dov'è Brandon?”
“Non viene oggi”.

Le lezioni passarono velocemente e l'unica cosa che riuscii a comprendere fu che in ogni settimana avremmo avuto compiti in classe e interrogazioni a manetta e quindi studio continuo e quindi giorni interminabili pieni d'ansia.
Tornai a casa e mangiai il pranzo da sola.

“Mamma, Ashton?”
“Torna stasera perchè ha da fare con gli amici”.
“Va bene”.

Andai in camera mia e cominciai a studiare dato che alle 18:00 avrei dovuto portare fuori le cagnoline del Mr Colton e della Mrs Doubout. Presi matematica e cominciai a fare gli esercizi ma nessuno di essi mi venivano. Cominciai ad arrabbiarmi e buttai il libro a terra provocando un tonfo assordante. Mia madre corse su ed io, credendo che fosse andata a lavoro, presi un colpo quando la vidi entrare dalla porta della mia camera.

“Cos'è successo?” domandò spaventata.
“Lavoro?”
“Ci sono le riunioni” disse guardando la stanza. “Cos'è stato prima?”
“Niente, tranquilla. Ma non puoi chiamare Ashton e dirgli di tornare?”
“A che ti serve?”
“Ho bisogno di aiuto in matematica” dissi riprendendo il libro da terra. Mio fratello era il primo della classe in matematica e aveva tutti vari trucchetti per ricordarsi formule e schemi. È merito suo se ogni anno non mi danno il debito in questa materia e se mi considerano una specie di Einstein.
“Ti aiuterà dopo cena”.
“Spero” dissi sbuffando. Presi poi il libro di storia e cominciai a studiare. Le ore passarono velocemente e le 18:00 arrivarono subito.

“Salve Signore” dissi quando il Mr Colton mi aprì la porta e mi passò il guinzaglio con la cagnolina.
“Ti ricordi il nome?” mi disse con una risata.
“Certo, Sissi. Come posso dimenticarmelo” dissi accarezzando la testa della cagnolina.
“Ci vediamo tra un'ora Sissi. Grazie Ellie per farmi questo favore. Te ne sono infinitamente grato”.
“Si figuri. È un piacere per me”.

Uscii dal porticato e andai a casa della Mrs Doubout. “Ciao Ellie. Ecco Lily. A dopo” disse porgendomi il guinzaglio.
“Arrivederci”.

Ci incamminammo poi verso il parco. Passeggiai per la piccola via con le due cagnoline quando da lontano vidi un ragazzo seduto su una panchina, guardai meglio e lo riconobbi: Brandon. A passo deciso mi avvicinai a lui ma mi fermai di colpo quando una ragazza gli si sedette accanto. I due cominciarono ad abbracciarsi e gli occhi cominciarono a pizzicarmi. E cazzo Ellie, piangere qui, ora, no. Li chiusi un attimo e quando li riaprii vidi il ragazzo venire verso me.

“El, ti devo parlare” disse guardandomi fisso negli occhi.
“Non hai da fare?” gli domandai indicano la tipa andarsene via.
Lui si girò a guardare. “Con chi?”
“Con quella”.
Lui sorrise. “El, è mia cugina quella”.
“Di cosa devi parlarmi?” chiesi cambiando discorso evitando la figuraccia da 'Ciao sono Ellie e sono gelosa del ragazzo che mi piace che però voglio evitare perchè mi sta sul cazzo'.
“Ryan mi ha detto che hai sentito qualcosa che non avresti dovuto sentire”.
Lo guardai disgustata e mi diressi verso una panchina mettendomi seduta. “Mi hai fatto credere di non contare niente e che tra di noi non ci fosse più nulla. Stavo iniziando ad odiarti seriamente”.
“El, è seria la questione”.
Lo guardai confusa.
“El, io non so cosa provo davvero” disse abbassando lo sguardo e accomodandosi di fianco a me. “Quel bacio non mi ha fatto chiarezza, ho solo confuso le cose e questa distanza ci ha fatto.. male”.
“Male?”
“Riesco a stare senza te”.
Deglutii rumorosamente. “Mi stai trattando come una delle tue solite troiette?”
“El, non dire queste stronzate”.
“Allora perchè mi tratti così? Riesci a stare senza anche con quelle tipe che ti portavi a letto ogni notte e mi stai trattando come una di loro”.
“Mi hai detto che quello tra di noi è stato solo uno stupido bacio”.
“Non ti ho mai detto che è stato stupido”.
“Lo hai dato a credere”.
Mi soffermai sulle sue ultime parole: si stava comportando come me. “Ha ragione mio fratello, siamo uguali” dissi abbassando lo sguardo.
“In che senso?”
Lo guardai e sembrava abbastanza confuso. “Mi stai dando la colpa di tutto ciò. Non sai prenderti le tue responsabilità come tu hai detto a me un po' di tempo fa” dissi scuotendo la testa.
“Non è la stessa cosa”.
“E tu ti giustifichi. Non siamo opposti noi due, siamo uguali. E se gli opposti si attraggono, gli uguali si respingono. E noi lo stiamo facendo”.
“El, davvero. Io voglio credere ad un possibile 'noi'”.
Lo guardai scuotendo la testa. “No, no, tu non vuoi”.
“Non posso”.
“Non esiste una giustificazione Brandon. Non puoi cosa? Solo perchè qualcuno ti dice di lasciarmi in pace, tu obbedisci? Non ti credevo così”.
“El, sappiamo benissimo che questo 'qualcuno' è Evan e so cosa si prova ad essere colpito da lui e dal suo gruppo”.
“E quindi?”
“Preferisco avere un occhio sano, una mascella apposto e uno stomaco non dolorante a te”.
Lo guardai e sarei voluta scoppiare a piangere, prenderlo a pugni ma l'unica cosa che riuscii a fare fu lasciar cadere i due guinzagli e vedere le due cagnoline correre via. Mi alzai di scatto e cercai di prenderle ma fu inutile. Corsi più veloce fino a quando entrambe si fermarono a leccare del gelato caduto a terra ad una bambina e che con le lacrime agli occhi guardava il suo gelato scomparire.
“Ehy piccola, vieni con me” dissi alla bambina prendendole la mano. Ci dirigemmo al carrellino dei gelati. “Che gusti vuoi?”
“Limone e fragola” mi rispose asciugandosi il viso con la manica della maglia.
Presi il gelato e glielo porsi. “Ecco a te”.
“Grazie” mi rispose correndo poi via andando verso, penso, la madre.

Ripresi a fare un giro con le due cagnoline e continuamente pensavo a Brandon e alla sua ultima frase. Non riesco a crederci; pensavo di contare qualcosa per lui invece no, il nulla. Mi incamminai verso casa e durante il tragitto incontrai Tyler, nonché vecchio amico di mio fratello che da un paio di anni era partito per Londra.

“Tyler?” dissi sfoggiando un sorriso a trentadue denti.
“Non ci credo! Ellie!” rispose lui avvicinandosi a me e dandomi un leggero abbraccio. -Staccati o ti prendo a schiaffi, subito!!- pensai tra e me.
“Quando sei tornato?”
“Stamattina ma sto qui solo una settimana. È il compleanno del fratello di mia madre e quindi siamo venuti”.
“Vieni a trovare Ashton?”
“Sì ma ora non posso. Vengo domani, ci siete?”
“Sì, sì.”
“Perfetto allora”. Mi abbracciò nuovamente e con la mano disponibile ricambiai cingendogliela intorno alla vita.
“A domani” dissi salutandolo.
“A domani”.


Mi svegliai appena in tempo e senza far colazione corsi alla fermata del bus e lo persi.
-Perfetto! Mi tocca andare con Ashton- pensai tra me e me tornando verso casa.
“Ash, devo venire con te. Ho perso il bus” dissi sedendomi intorno al tavolo di cucina e mangiando una tazza di cereali. “Ah, ieri mi sono dimenticata di dirti che ho incontrato Tyler e che oggi viene a farti visita”.
Ashton mi guardò confuso. “Tyler di 8 anni fa?”
“Sì, proprio lui”.
“Dove lo hai visto?” domandò stupito.
“Al parco ieri!”
“E come lo hai riconosciuto?” chiese curioso.
“Non è cambiato per niente. Ha i suoi soliti ricci e dagli occhi verdi! Inconfondibili, glieli abbiamo sempre invidiati!” dissi ridendo.
“Non vedo l'ora di rivederlo!” disse andando di sopra a prendere lo zaino. “Bene, andiamo” disse quando scese di sotto.
Salii in auto e come sempre quell'odore invase il mio viso facendomi venire la nausea. Resistetti.
Arrivai a scuola e corsi in classe prendendo posto davanti a Brandon. Non lo degnai di un solo sguardo.
Durante l'ora di arte ci trasferimmo nell'altra aula e Brandon mi venne incontro.
“Ieri non volevo davvero dire quello”.
“No, però lo hai detto” dissi girandogli le spalle e andando in una direzione opposta alla sua.
Lui mi afferrò il braccio. “Davvero, credimi”.
“Sai difenderti benissimo da Evan e dai suoi amici coglioni. Quindi, cos'è che non ti va giù?” domandai senza prestar attenzione al mio tono di voce più alto del normale.
“Abbassa la voce” mi disse guardandosi attorno.
“I giudizi altrui ti bloccano? Non vuoi farti vedere con una come me? Ah giusto, tu sei Brandon Cooper, il più figo della scuola e giustamente devi stare con una figa. Perdonami se non ho i requisiti adatti per essere una tua troietta”.
“El, stai esagerando”.
Salii su una sedia e cominciai ad urlare a tutte le ragazze presenti nella mia classe. “Siete delle ragazze che la danno facile? Bene, il signorino Brandon Cooper è disponibile a tutte le ore del giorno. Non esitate a chiamarlo, meglio farselo oggi che domani”.
Brandon mi prese per la vita e mi mise a terra tappandomi la bocca. Gliela tolsi immediatamente e gli sferrai un ceffone. La professoressa entrò in quel preciso momento e ci mandò dritti dalla preside. Non mi importa più.

“Ellie Carter, siamo a tre, quattro, cinque volte che vieni nel mio ufficio?”
“E chi le conta più” risposi con sfacciataggine accorgendomi dopo di ciò che avevo detto. “Mi scusi”.
“E lei signorino Cooper?”
Lui scosse la testa.
“Non so più cosa fare con te Ellie”.
“È stato un gesto impulsivo, non volevo davvero schiaffeggiarlo”.
“L'avevi provocata Cooper?” domandò la preside volgendo lo sguardo verso di lui.
Lui mi guardò e annui. Corrugai le sopracciglia. “È colpa mia se ho ricevuto quello schiaffo. È stata solo una sua legittima difesa quindi la punizione deve darla solo a me”.
“Ne è sicuro?”
“Più che sicuro” disse abbassando la sguardo.
La preside sospirò. “E va bene: dovrai pulire gli spogliatoi, come sempre. Solita punizione”.
Lui annui.
“Ora potete andare” disse la preside aprendoci la porta.
“Arrivederci” dicemmo all'unisono.
Quando fummo fuori mi parai davanti a Brandon. “Non prendere mai più le mie difese”.
“Hai, hai esagerato ma hai ragione. Ti sto trattando come una qualunque anche se non lo sei. Non so perchè lo faccio ma Ellie credimi, tengo a te più di qualsiasi altra cosa al mondo”.
“E allora dimostramelo”.
“Anche se faccio il possibile non riesco a stare lontano da te. Ma non posso El, non posso” mi disse tornando in classe.




ANGOLO AUTRICE:
Capitolo un po' più breve degli altri ma pieno di significato!
Ho fatto tantissima fatica a scriverlo e ho mandato avanti i giorni di un mese!
Nel prossimo capitolo ancora non so bene cosa metterò ma qualcosa succederà quasi sicuramente!Non vi dico niente!
Mi fa tantissimo piacere leggere le vostre recensioni e spero che me ne lasciate qualcuna di più, anche per sapere cosa ne pensate della storia e se la piega che sta prendendo vi interessa!
Voglio ringraziare le oltre 100 persone che la stanno seguendo: non avrei mai creduto che in così tanti la leggessero! Mi fa più che piacere.
Ringrazio le mie amiche Alessia e Diletta per tutto. Vi adoro ragazze.

Alla prossima.

Un bacio, ljamspooj

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Scelta prima canzone: People help the people - Birdy --- https://www.youtube.com/watch?v=tHON9aLUYfw
Scelta seconda canzone: Lettre à France - Michel Polnareff --- https://www.youtube.com/watch?v=iRgmQaKuplU
Scelta terza canzone: Deathbeds - Bring Me The Horizon --- https://www.youtube.com/watch?v=CbxYM43ncQ4&list=PLkoCDKmG_tKGOivNgEx_I_nPl3DvfxMVb
Scelta quarta canzone: All of the stars - Ed Sheeran --- https://www.youtube.com/watch?v=IIZs7wRtAWA



“Anche se faccio il possibile non riesco a stare lontano da te. Ma non posso El, non posso” mi disse tornando in classe.




La giornata passò in fretta tra compiti a casa, cose da studiare per l'indomani e passeggiate nel parco con le cagnoline del Mr Colton e della Mrs Doubout.
La sera, verso le 9:30, mi ritrovai sdraiata sul letto con gli auricolari nelle orecchie senza musica. La mia mente era invasa da pensieri, costanti pensieri riguardanti Brandon e più pensavo a lui e più avrei voluto averlo vicino a me. E non so perchè penso a lui, perchè mi sto innamorando di lui, perchè lo voglio accanto a me in ogni momento, perchè al solo pensiero il mio cuore inizia a battere all'impazzata. Non lo so.
Presi il telefono indecisa se mandargli un messaggio o meno. Volevo sentirlo. E lo feci.

“Brandon, voglio parlarti” digitai frettolosamente.

“Di cosa?” mi rispose lui. Di cosa volevo parlare? Non lo so, volevo solo sentirlo.

“Di come stai”

“Volevi parlarmi a proposito di cosa?” domandò lui nuovamente. Lessi la risposta come se lui fosse nervoso a ciò che gli avevo appena chiesto.

“Hai letto bene. Volevo solo sapere come stavi”

“Non so cosa sta succedendo e sai che sto facendo il possibile per non pensarti. Non so cosa cavolo mi è preso. Non so perchè io ti risponda a dei messaggi idioti e privi di senso. Non so perchè nonostante tutto, tu sei il centro dei miei pensieri. E comunque sto male, malissimo”


Chiusi gli occhi e cominciai a piangere.


L'indomani mi svegliai con un tremendo mal di testa e non era ciò che volevo. Avevo un compito in classe di storia dell'arte e l'interrogazione di matematica e non potevo andare male. Era l'ultimo mese e dovevo resistere.
Andai a prendere il bus e salutai Chloe con un semplice di cenno di mano.
“Tutto ok?” mi domandò lei inclinando la testa.
“Assolutamente no!” risposi chiudendo gli occhi.
“Hai praticamente messo la maglietta al contrario e la tua coda stile 'sono Clara la più figa con la coda di lato e tu no' priva di senso” disse lei rimettendomi a posto i capelli.
Guardai la maglia e sbuffai. “E ora dove mi cambio?” domandai scocciata.
“Appena arriviamo a scuola, andiamo nel bagno e te la cambi”.
“E nel frattempo, nel bus, mi prenderanno in giro. Evvai” dissi strizzando gli occhi e grattandomeli. “Chloe, ho un mal di testa assurdo. Ieri sera ho mandato un messaggio a Brandon chiedendogli come stava e lui mi ha detto che sta malissimo a colpa mia”.
“Come sta male? È lui che non vuole stare con te”.
“Ma che ne so. È un coglione; dice che non può ma io sono il centro dei suoi pensieri” dissi citando le sue stesse parole.
“Chi lo capisce è bravo”.
“Darei un Oscar a chi riesce a capire che cosa ha nella sua testa senza cervello” dissi sbuffando vedendo il bus arrivare.
Salii e presi posto vicino ad una ragazza, mai vista in quella scuola, presumibilmente frequentava il primo. Chloe prese posto più avanti e Brandon era due sedili dietro me. Mi girai a guardarlo e sembrava visibilmente stanco e assonnato. Lui ricambiò lo sguardo con un cenno di testa.
Scesi dal bus e decisi di aspettarlo. Nel frattempo Arianne, una ragazza del quinto si rivolse a me. “Cos'è una nuova moda di rendersi ridicola?” disse seguita da una risata generale da parte delle sue amichette che la seguivano ovunque.
“Come scusa?” dissi.
“Mi fai pena. E mi chiedo ancora come faccia quello sfigato di Brandon Cooper a preferire te, una sgualtrina comune, a me, detto sinceramente ovvio” disse lei con una smorfia.
Serrai la mascella. “Sgualtrina a chi?” domandai con un tono di voce più alto del solito.
“Uh, si sta scaldando la micetta. Che fai? Vuoi graffiarmi?”
“Non sono maleducata come te e perchè siamo a scuola altrimenti ti avrei passato un ceffone”.
“Oddio! Ho paura!” disse lei con ironia.
“Non farei più di tanto la simpatica se fossi in te”.
“Oh, e perchè? Vuoi insegnarmi tu?”
“Perchè non ne sei capace. Sei talmente stupida e monotona che sai dire solo 'Oh' 'uh'. Sono i tuoi versi da maiale quando vai a letto con il primo che ti capita?'
“Come ti permetti di darmi della stupida? Sei solamente una semplice cretina”.
Ero troppo stanca e priva di voglia per continuare a rispondere a lei. Mi girai e cercai di entrare in classe quando mi prese per il braccio. “Sto parlando con te, idiota”.
“Lasciami” dissi cercando di liberarmi dalla sua presa.
Nel frattempo un gruppetto di stupidi studenti si era radunato intorno a noi assistendo al nostro, chiamiamolo, litigio. “Non sai cosa rispondere?”
“A cosa dovrei rispondere perchè non riesco a capire le tue domande”dissi ormai esausta.
Lei scosse la testa. “Ecco, sei stupida. Come contraddirmi”.
“Ovvio” sussurrai appena chiudendo nuovamente gli occhi. Il dolore alla testa stava ricominciando a farsi risentire più forte di prima.
“Brandon? Brandon dove sei?” disse lei urlando, cercandolo tra i ragazzi.
“Che vuoi?” disse comparendo alle mie spalle. Mi girai e lo vidi abbastanza innervosito.
“Ti prego, spiega davanti a tutti, il perchè tu stia diventando così idiota” disse lei sbattendo ininterrottamente le ciglia.
Chiuse gli occhi sbuffando. Fece per andarsene ma Arianne lo richiamò. “Brandon, rispondi”.
“A cosa? Ma che cazzo vuoi? Non hai nient'altro da fare?” disse infastidito.
“Ecco, sei ancora più idiota. Non sei più quello di prima, cosa ti è successo?” disse lei cercando di sembrare dispiaciuta di quel cambiamento di Brandon, che però, solo lei vedeva.
“Sono cambiato, in meglio” disse lui guardandomi.
“Come puoi esser cambiato in meglio da quando ti sei interessato ad una che non sa neanche vestirsi. Guardala, ha la maglia al contrario”. Tutti indirizzarono lo sguardo verso di me cominciando a ridere.
Brandon si tolse la maglietta, la girò al contrario e la indossò. “Ecco, anch'io sono vestito come lei adesso. Qual è il problema ora?”
“Brandy, tesoro, lei è un'idiota stupida”.
“Non ti permettere mai più di chiamarmi così” dissi serrando nuovamente la mascella.
Brandon scosse la testa e mi guardò nuovamente. “Tu non lo sai com'è lei e nessuno lo sa” disse rivolgendosi sia ad Arianne che al resto degli studenti.
Lo guardai spalancando gli occhi poi abbassai lo sguardo e sorrisi. Brandon se ne andò e sia io che Chloe lo seguimmo.
“El, perdonami se non ti ho difeso ma non volevo immischiarmi. Tu sei tranquilla ma io l'avrei presa a schiaffi nel giro di 10 secondi”.
Le sorrisi. “Tranquilla”.
Entrai in classe e presi posto dietro a Brandon. Avrei voluto abbracciarlo, stringerlo forte a me, ma non potevo, lui non voleva.

“Signorini Cooper e Carter, qualche problema con le vostre magliette?” ci chiese l'insegnante. Mi guardai la t-shirt e mi accorsi che non l'avevo girata e nemmeno Brandon lo aveva fatto. “Uscite dalla classe e risistematevi”.
“E se le nostre magliette fossero proprio così?” rispose Brandon con tono arrogante.
“Signorino Cooper, io credo proprio di no dato che vedo le vostre etichette e non usi quel tono con me”.
“Professoressa, ma gli affari suoi non se li fa mai? Non possiamo indossare indumenti a nostro piacimento? Perchè dobbiamo seguire voi?” disse Brandon alzandosi dalla sedia abbastanza infastidito.
“Fuori!” urlò la professoressa “e lei, Carter, si vada a cambiare!”.
Senza battere ciglio, al contrario di Brandon, usci dalla classe e andai in bagno. Quella mattinata stava diventando abbastanza strana e cominciai a preoccuparmi. Il mal di testa aumentava sempre più e l'ansia cresceva. Mentre stavo tornando in classe, vidi Brandon affacciato alla finestra fuori dalla porta con la maglietta ancora al contrario. Mi avvicinai a lui. “Va tutto bene?” domandai sapendo già la risposta.
Lui mi guardò e mi strinse forte a se in un abbraccio. Ricambiai e non so bene cosa successe nel frattempo perchè dalla mente ogni cosa svani e mi concentrai solo in quel momento, un momento meraviglioso. Lui mi guardò fisso negli occhi. “No, non va niente bene”.
“Mi dispiace” dissi.
“Ho bisogno di te”.


Arrivò sabato sera e come al solito mi ritrovavo in casa, in camera mia intenta a cercare un film da vedermi. Mi stesi sul letto e con il telecomando girai vari canali. Ad un tratto il cellulare si illuminò, lo presi e vidi che era un messaggio.

“Vieni da me a vedere un film?”

Mi bloccai un secondo: era Brandon.

Dopo 3 minuti di ricognizione con continue domande sul perchè Brandon mi invitasse a casa sua, feci mente locale e senza pensarci una seconda volta, gli risposi. “2 minuti e sono da te”.

Andai in bagno, mi lavai la faccia e andai.
Suonai al campanello e dopo una manciata di secondi venne lui ad aprirmi.
Mi salutò con un sorriso e tornò in salotto. C'era una coperta a terra, un tavolinetto con sopra delle ciotole piene di pop corn e vari stuzzichini, due bicchieri e una bottiglia di cocacola.
Indicai la coperta e lui annui con la testa. Mi tolsi allora le scarpe e mi misi seduta. Lui accanto a me. Prese poi una seconda coperta e con questa ci coprimmo, non che faceva più di tanto freddo. “Allora, che film vediamo?” mi domandò prendendo il telecomando.
“Non so”.
“Che ne dici di Sinister?” Lo guardai spalancando gli occhi. “Emh..”
“Proponi tu” mi disse lui affidandomi il telecomando.
“Ti può interessare Love actually?” domandai guardandolo.
Stavolta fu lui a guardarmi con uno sguardo sorpreso. “Love actually?”
“Si” dissi sorridendo.
Sorrise anche lui. “Che ne dici di entrambi?”
“Entrambi?”
“Sì, sono le 8:30 e abbiamo tempo per vederli tutti e due” disse lui riprendendo il telecomando.
“Mh, va bene”.
“Non ti va quello horror?” domandò lui sfoggiando un sorriso beffardo.
“Si che mi va”.
“Hai paura?”
“Cosa? No, assolutamente”.
“D'accordo. Se lo dici tu”.
“Cosa vediamo prima?” domandai.
“Quello che hai scelto tu”.
Annui. Dopo 5 minuti, il film partì. Lo guardammo in silenzio sorridendo a diverse scene e mangiando ciò che lui aveva preparato. Finito il film lui andò in bagno ed io presi il cellulare.

“Chloe, non indovinerai mai dove sono e cosa sto facendo!”

“Sei dall'altra parte del mondo?”

“Cretina! Sono da Brandon a vedere due film! Qualcuno mi trattenga!”

“IO. NON. CI. CREDO. !!!”

“Ci sentiamo domani!! Un bacio”

“Divertiti amica mia!!”


Brandon tornò. “Pronta all'altro film?” disse risistemandosi nella coperta accanto a me.
“Certamente” risposi sembrando il più disinvolta possibile.
“Vedremo” disse cliccando play.
Il film partì e nonostante io ami il genere horror, non ero minimamente pronta a vederlo. Ci furono parecchie scene paurose e mi mettevo continuamente il cuscino davanti la faccia per non vedere. Lui mi guardava e si metteva a ridere. Ad un certo punto stoppò il film. “Vuoi continuarlo a vedere?” domandò.
“Certo!” risposi prendendo un bicchiere di cocacola. Il film ripartì e nel momento in cui stavo per dare un sorso alla bevanda, un attore del film fece un urlo ed io presa dallo spavento mi versai il liquido addosso. Brandon stoppò nuovamente il film e scoppiò in una risata. Mi alzai. “Smettila di ridere. Dammi un tovagliolo”.
Avevo la maglietta completamente bagnata e parte dei pantaloni sporchi. “Vieni” disse dirigendosi verso la cucina continuando a ridere. “Sei davvero una cogliona!”
Sbuffai. Lui guardò l'orologio. “Ma sono le 11:30! Cazzo!” disse salendo le scale. Io rimasi in cucina cercando di tamponare la maglietta. “El, vieni su” mi urlò lui.
Sali le scale e bussai alla sua porta. “Eddai entra!”
Entrai e lo trovai con un paio di jeans e niente sopra. Mi girai di spalle. “El, non mi vergogno se mi vedi seminudo”.
“Non.. Non posso girarmi”.
Lui si avvicinò, prese le mie spalle e mi girò. “Tu puoi girarti”.
Restai immobile fissando altrove. “Perchè mi fai entrare in camera tua?” domandai cambiando discorso e cercando di essere il più disinvolta possibile.
Lui mi guardò e sorrise. “Ritieniti fortunata”.
Accennai appena un sorriso. “Mettiti questa” mi disse appoggiando sopra al letto una felpa rossa aperta. “Cioè togliti quella che porti e mettiti questa”.
“Sto bene così”.
“El, non fare la cretina. Siamo amici, no?”
Lo guardai confusa. “Non siamo mai stati amici” dissi incrociando le braccia.
“Mai stati amici?” domandò lui scuotendo la testa.
“Mai” ripetei io.
“Quindi il fatto che io ti abbia fatto vedere quella cosa sopra al mio letto, che io abbia letto il tuo diario e tutte le altre cose per te è stato da sconosciuti?”
“Non siamo mai stati amici” dissi nuovamente.
“D'accordo. Ma cambiati la maglia” mi disse tornando a cercare qualche t-shirt nell'armadio.
“Ti ho detto che non ne ho bisogno”.
Lui alzò la testa. Si avvicinò a me e mi diede la felpa tra le mani. “Non ti sto chiedendo di cambiarti qui, davanti a me. Esci dalla porta, vai in bagno, dove vuoi ma cambiati. Mi sembri una deficiente”.
Avrei voluto passargli uno schiaffo ma preferii restare calma, così uscii dalla porta e mi cambiai in fretta. Indossai la sua felpa che mi stava più grande e la chiusi. Rientrai in stanza e lo trovai ancora disperato nella ricerca di qualcosa da mettersi. Mi guardò e fece un applauso. “Finalmente!”
“Che stress che sei!”
“Stai ritornando ad essere la Ellie che conoscevo”.
“Non sono mai cambiata”.
“Mai. Troppi 'Mai' in soli dieci minuti”.
Accennai un secondo sorriso.
“Dammi una mano. Devo uscire con i ragazzi e non so che mettere!”
Lo guardai confusa. “E chiedi consiglio a me?”
“Vieni qui” mi prese per un braccio. “Fruga dentro l'armadio e i cassetti e abbinami una maglietta a qualcosa”.
Presi una t-shirt nera, una felpa color blu scuro e un paio di jeans scuri. “Ci voleva tanto?”
“Grazie!”
“Dove vai?” domandai istintivamente.
“Pub. Vuoi venire?”
Lo guardai, sembrava serio. “No”.
“Come vuoi”.
Lo vidi vestirsi e nel momento in cui si stava allacciando le sue All Stars bianche, arrivò un messaggio al suo cellulare. “Puoi vedere chi è?” mi domandò indicandomi il telefono sul comodino.
Presi il telefono. “Il PIN?”
“2580”.
Digitai. “E' Ryan. È qui sotto”.
“Puoi scendere e dirgli che tra un minuto vado?”
“Sì, certo. Divertiti” gli dissi mentre stavo aprendo la porta della sua camera.
“Puoi contarci” mi disse facendo l'occhiolino. Dannazione!

Scesi di sotto e avvertì Ryan. Tornai a casa e andai diretta a dormire.



Arrivò lunedì e come sempre presi il pullman appena in tempo. Salii e presi posto nella terzultima fila, davanti a Brandon ma lontano da Chloe. Intenta a prendere le cuffiette, mi accorsi che Brandon stava discutendo della serata di sabato con i suoi amici. Indossai gli auricolari ma non misi la musica.
“Tipo che quella bionda è stata stancante. È voluta venire a casa mia per forza, è salita, abbiamo fatto quello che dovevamo fare e alla fine le ho detto 'Ora però te ne devi andare' e lei tutta delusa 'Ma io pensavo di dormire qui' e io 'Pensi male' e lei tutta scocciata è andata via!” disse Brandon seguito da una risata di tutto il suo gruppo.
Feci una smorfia di disgusto e premetti play. La canzone che partì fu 'Heartburn' versione acoustic dei Architects. All'improvviso qualcuno da dietro mi prese la cuffietta, mi girai di scatto e indovina? Brandon! Lui mi guardò e sorrise. “E poi io e te non siamo mai stati amici? Mi conosci più di chiunque altro al mondo!”

Gli sorrisi e continuammo così fino a quando non arrivammo a scuola. Presi posto in penultima fila e lui si sedette vicino a me.
“Ma sai che quel, chiamiamolo completo, di sabato sera ha fatto conquiste?” mi disse prendendo un quaderno dalla zaino.
Ok, che schifo. “Oh, davvero? Wow”.
“Sì. Ho conquistato una tipa al pub super snob, si credeva Paris Hilton dei poveri. Dovevi vederla, ci provava con me in modo assurdo ma l'ho evitata!”
Perchè me lo sta raccontando? Vuole che gli passo uno schiaffo? Un pugno? Perchè parla con me? Sospirai. “Wow, bello” mi limitai a dirgli ma lui continuava.
“Poi è arrivata una, bella attrezzata e non ho resistito!” e scoppiò in una risata. Lo guardai e sembrava davvero divertito così annui e sorrisi. In realtà avrei voluto ucciderlo.
“Sabato prossimo usciamo” mi propose.
Lo guardai confusa. “Usciamo?” domandai dubbiosa.
“Sì, devi fare conquiste anche tu”.
Inarcai le sopracciglia. “Conquiste? Che stai dicendo?”
“Sì. Dai, non vuoi divertirti?”
“Non ho tempo di divertirmi”.
“Ma sei giovane”.
“Brandon non posso spendere soldi inutilmente. Devo risparmiare per andare a Los Angeles!”
Lui tornò serio. “Vai a Los Angeles?”
Mi si illuminarono gli occhi. “Esatto. Ho convinto mio padre”.
Lui abbassò lo sguardo sorpreso e sussurrò appena “Cazzo”.
Feci finta di non capire. “Come?”
Lui mi guardò nuovamente. “Wow, wow. Sono, sì insomma, sono felice per te. Non è questo che volevi? Los Angeles, pallavolo.. questo insomma”. Serrò sia i pugni che la mascella e le vene sulle sue mani sembravano scoppiare.
Gli toccai le mani. “Tutto ok?”
Lui guardò prima me e poi le sue mani aprendo i pugni. “Sì, solo ansia per il compito”. Si grattò la testa e poi la scosse, come per liberarla dai pensieri che gli stavano circolando in mente.

Le ore scolastiche passarono velocemente e, appena tornai a casa, mangiai velocemente e corsi a fare i compiti.
Erano da poco passate le 5:30 del pomeriggio e avevo finito di studiare. Mi misi allora sul letto e cominciai a pensare: la settimana scorsa Brandon vuole stare lontano da me, poi mi abbraccia, poi mi invita a casa sua a vedere un film, poi mi racconta delle sue conquiste del sabato sera. Cosa vuole? Perchè vuole farmi stare male? Cosa cerca di fare?
Ero ancora immersa nei miei pensieri quando ad un tratto mi arrivò un messaggio. Era Brandon.

“Sabato sera usciamo. Pago io”



ANGOLO AUTRICE:
Salve a tutti! Ecco a voi un altro capitolo! Spero vi piaccia.
Più vado avanti più mi trovo in difficoltà (e non so perchè!!).
Fatemi sapere i vostri pareri con le vostre recensioni e magari con qualche consiglio per migliorare! (O se volete, potete scrivermi su twitter: sono Essenzialiam).
Ringrazio tutte, TUTTE, T U T T E le persone che stanno seguendo la mia storia che ne sono tantissime, oltre cento e per me è un traguardo stupendo premettendo che questa è la mia prima storia che pubblico e scrivo!
In particolare ringrazio le mie amiche Alessia e Diletta. Come sempre, VI ADORO.

Alla prossima.
Un bacio, ljamspooh

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Sottofondo canzoni:

1) I won't let you go - James Morrison (Grazie Alessia) --- https://www.youtube.com/watch?v=nXSAV0yrD7k
2) A thousand years - Christina Perri --- https://www.youtube.com/watch?v=XfkffghZsTM


POV BRANDON

La settimana passò tranquilla e arrivò sabato.
Andai a scuola con la mia auto e appena entrai in classe, con 5 minuti di ritardo, presi posto vicino ad Ellie. Era così bella.
“Buongiorno” dissi prendendo il libro nello zaino.
Ci scambiammo uno sguardo e lei mi salutò con un sorriso.
“Pronta per stasera?” le domandai.
“Beh sinceramente avrei cambiato idea. Non voglio ven...”
All'improvviso la porta della nostra classe si aprì. “Brandon Cooper?” domandò la Preside entrando.
“Sono qui” risposi confuso.
“Vieni”.
Inarcai le sopracciglia. Non avevo combinato niente, ora che vuole?

Entrai nel suo ufficio. “La sua punizione?” mi domandò la Preside incrociando le braccia.
Ero ancora più confuso. “Quale punizione?”
“Non ricorda?” disse.
Feci mente locale. Cazzo è vero! La settimana scorsa quando Ellie mi passò un ceffone ed io mi ero preso la colpa. “Ho avuto la settimana abbastanza impegnata e non ho avuto tempo. Posso recuperare la settimana prossima?”
“Oh, può starne certo che recupererà ma due settimane, non una”.
“Come due? Preside è l'ultimo mese. È impegnativo”.
“Affari suoi. Lei deve rispettare ciò che gli viene chiesto: nessuna scusa”.
Sbuffai serrando la mascella. “Posso andare ora?”
“Certamente” e mi indicò la porta.

Entrai in classe e avevo gli occhi di tutti puntati addosso. C'era chi mi chiedeva 'Che voleva?', chi 'Che hai combinato?' e chi 'Vuole un appuntamento?'. Avrei volentieri preso a schiaffi chiunque e senza rivolgere parola a nessuno, tornai al mio posto.
Ellie fu l'unica a rimanere concentrata sul suo libro, senza alzare lo sguardo e senza chiedermi niente; così fui io a dirglielo. “La Preside mi ha dato doppia punizione perchè la settimana scorsa mi sono dimenticato!”. La guardai ma non mi stava ascoltando. “Ellie? El?”. Finalmente si accorse di me. “Che c'è?”
Lei sospirò, scosse la testa e sorrise. “Niente” sussurrò appena.
“Sicura?”
“Sì, non voglio parlarne”.
C'era qualcosa che non andava e lei non voleva discuterne con me. “Okay ma stasera usciamo”.
“Non mi va Brandon, scusa”.
“Niente scuse, usciamo e basta. Tieniti pronta per le 10”.
“I miei non mi mandano”.
“Ho detto niente scuse”. Lei sospirò.
Le lezioni passarono velocemente tra interrogazioni e compiti in classe ma fortunatamente tutto filò liscio. Tornai a casa e pranzai velocemente.
Erano circa le 4 del pomeriggio e, annoiato al fatto che Ryan era fuori città, Ashton aveva un impegno e gli altri non mi andavano di chiamarli, mandai un messaggio ad Ellie.

'Hai qualcosa di carino da mettere stasera?'

La risposta arrivò dopo 5 minuti. 'Non ti basta una maglietta e un jeans?'

'Assolutamente. Esci fuori tra 10 minuti. E 10 minuti sono 10 minuti.'

'Brandon'

'A dopo'



Uscii fuori casa e la aspettai seduto sul pianerottolo della porta di casa.
“In ritardo di 1 minuto” la rimproverai vedendola uscire da casa sua dall'altro lato della strada.
“Oh mi perdoni, signorino puntualità” disse acida. Aveva i capelli completamente in disordine e indossava i suoi occhiali da vista.
“Tu vorresti andare al centro commerciale così?” domandai scettico.
“Fermo un attimo. Centro commerciale?”
Applaudii. “Bene, verrai così. Sali in macchina” dissi indirizzandomi verso la mia bmw. Lei venne verso di me confusa.
“Vengo ma per farti compagnia”.
“Compagnia. Certamente”.



POV ELLIE

Non ero minimamente in vena: avevo un mal di testa atroce e cominciava a farmi male anche la pancia. I miei occhi chiedevano aiuto per quanto erano pesanti; necessitavo assolutamente di dormire per almeno 15 minuti sicuri. Ero completamente in disordine e sbadigliavo ogni 10 secondi.
“Posso addormentarmi fino a quando non arriviamo?” domandai appoggiandomi al vetro dell'auto.

“Ellie, siamo arrivati”. Brandon mi svegliò scuotendomi un braccio. Borbottai.
“Di già?” domandai cercando di far stare i miei occhi aperti. Il mal di testa invece di sparire aumentava sempre più. “Brandon ho un fortissimo mal di testa. Ti prego lasciami qui in auto”.
“Siamo al centro commerciale. Devi prenderti almeno un vestito”.
“Cosa del fatto che devo risparmiare non ti è chiaro?” dissi scuotendo la testa.
“Non ho detto che devi comprartelo, devi solo decidere. Al resto penso io”.
“Brandon, sto male. Non riesco, davvero”.
“Okay, lo scelgo io” disse aprendo la portiera e indirizzandosi verso il centro commerciale.

Mi svegliai a causa del volume troppo alto della televisione. Aprii gli occhi sbattendoli più volte e mi accorsi che ero in camera mia. Mi alzai di scatto e notai con piacere che la testa non mi faceva più male. Scesi in salotto.
“Ashton” urlai.
“El, sono in cucina”.
Andai di là e lo trovai alle prese con i fornelli. “Non ci credo! Stai cucinando?!” domandai aprendo il frigorifero e prendendo una bottiglietta d'acqua.
“Simpatica. Brandon ha detto che stavi male: cos'hai?”
“Brandon?”
“Sì, ti ha portato a casa e ti ha lasciato una busta. È in camera tua”.
Corsi su. Aprii il pacco e vidi un vestito. Lo misi sul letto: arrivava all'incirca sopra al ginocchio, era nero e a maniche corte. Dietro aveva una piccola parte in pizzo sulla schiena e una specie di cinta sul punto vita. Era semplicissimo ma molto carino. Aprii l'armadio e scelsi un paio di sandali gioiello bassi; niente tacchi!
Vidi la sveglia e segnava le 7:15. Scesi nuovamente di sotto.
“Ash, mamma e babbo?”
“El, svegliati! La cena di lavoro! Quanto sei rincoglionita ultimamente!”
“Oh, hai ragione. Perchè cucini? Una pizza non era meglio?”
“Zitta e apparecchia”.
“Comunque stasera esco” dissi prendendo la tovaglia.
“Sì, me lo ha detto Ashton. Magari ricordati le chiavi, stasera” mi disse facendomi l'occhiolino.
“Quindi devo prenderle o far finta di dimenticarmi?” dissi aggrottando le sopracciglia.
“Se non vuoi dormire nel letto accanto a Brandon..”
“Ashton!” urlai sorpresa dalla sua risposta.
“Dai, stavo scherzando. Lo so cosa combinate voi due e so bene cosa è successo un paio di giorni fa. Ma tranquilla, faccio finta di niente” mi disse sorridendo.
“Sei simpatico, fratello coglione” dissi sbuffando.
Cenammo in salotto, a terra, sopra al tavolinetto stile cinesi e guardammo un film. Non ricordo bene il titolo ma era uno di quei film che ti fanno morire dal ridere.


Indossai il vestito e, anche se non era nel mio stile, era abbastanza carino. Un po' troppo corto, ma carino.
Erano le 10 ed il campanello suonò.
“Vado io, Ashton” urlai scendendo le scale di corsa. Aprii e mi trovai Brandon. Era meraviglioso: indossava una camicia con sotto una t-shirt grigia con la scritta dirty abbinate a dei pantaloni militari e scarpe nere alte.
Fece un sorrisetto divertito. “Ho scelto bene” disse squadrandomi da testa a piedi.
“Hai un pessimo gusto” dissi facendo finta di esserne rimasta delusa.
Lui sorrise e quella fossetta che adoro, gli si formò al lato della bocca. “Il primo ragazzo che ti si avvicina, fammi un segno. Voglio essere ringraziato” disse sfregandosi le mani.
“Ringraziato?” domandai confuso infilandomi un giubbino nero.
“Sì” disse lui.
“Ok” risposi.
“Vabè, andiamo?” disse porgendomi la mano.
“Ashton, esco!” urlai.
“Ciao Bro!” urlò mio fratello.
“Ciao Ash!” rispose di controparte Brandon.

Ci dirigemmo verso la sua auto e partimmo. I primi 10 minuti di viaggio furono silenziosi, interrotti solamente da qualche domanda come: 'Ti piace questa canzone?' oppure 'Cambio?' e via dicendo. Fu lui poi ad iniziare un discorso.
“Allora, per Los Angeles hai raccolto abbastanza?” domandò tenendo fisso lo sguardo verso la strada. Sembrava davvero interessato.
“Non tanto ma qualcosa ho” risposi guardandolo.
Lui si girò verso di me e sorrise. È ufficiale: stasera vuole uccidermi. “Voglio avvisarti”.
“A proposito di..?”
“Questo non è un appuntamento”.
“L'idea non me ne era passata minimamente in testa” risposi girandomi dall'altra parte, verso il finestrino.
Lui sospirò. “Tutto questo è strano”.
“Cosa?”
Lui mi guardò nuovamente. “Insomma, stiamo andando ad un pub per conoscere altre ragazze e ragazzi mentre fino a qualche giorno fa ti desideravo più di ogni altra cosa al mondo” disse dando un colpo allo sterzo.
Avrei voluto rispondergli, del tipo: 'Oh ma sei cretino? Sei tu che ti sei fatto mille problemi al riguardo. Poi perchè vuoi portarmi ad un pub? Per vederti rimorchiare? Ti prenderei a schiaffi' ma mi sono contenuta. “Già, è strano” mi limitai a rispondergli.
“Vabè, ma siamo amici. No?” mi domandò annuendo con la testa.
Chiusi gli occhi guardando ancora fuori. “Amici, solo amici”.
Lui sospirò.
Dopo qualche minuto arrivammo al pub. C'erano abbastanza macchine e quando entrammo la musica era altissima. “El, ci rivediamo alle 2 qui, ok?” mi domandò urlando. Io annui. Ok, ora cosa faccio mentre aspetto le 2? Non sono una tipa che si fa un ragazzo a sera e basta e dato che Brandon aveva detto che noi 'siamo amici' poteva farmi un po' di compagnia; prendere qualcosa o che ne so. No, mi ha lasciato sola in mezzo ad un branco di idioti che si strusciano mentre ballano e difronte a dei divanetti pieni di ragazzini che si slinguazzano, peggio di una pulizia di denti. Uscii fuori cercando una panchina per sedermi: meglio fuori al fresco che dentro.
Nel frattempo presi le cuffiette, che avevo nella borsa, e ascoltai un po' di musica guardando le stelle. Sembra una scena romantica ma non lo è: seduta su una panchina, sola, vicino ad una strada e con diversi tizi che ti passano davanti tenendosi per mano fa tristezza. Per me.
Annoiata mi alzai e feci una passeggiata tenendo sempre gli auricolari. Questa sarebbe stata una scena romantica se Brandon fosse stato lì con me o meglio se ci fosse stato Ryan Gosling o Ed Sheeran o Jake Gyllenhall. In fin dei conti stavo bene anche con la musica, ma anche con essa mi sentivo sola. Un pensiero mi perseguitava la testa e la invadeva: 'Perchè Brandon ha voluto che io rimorchiassi qualcuno?' Che poi, chi vuoi mi si prenda?
Devo saperlo. Devo trovare una scusa, devo fare qualcosa.
Era da poco passata la mezzanotte e decisi di chiamare Chloe. Cioè, lei è una che va a dormire alle 2 quindi ora starà sveglia. Spero.

“Ellie?”
“Chloe, stavi dormendo? Hai una voce assonnata!”
“No, ero sul letto a vedere un film. Mandano quello con Bradley Cooper. Le belle serate!”
disse lei dall'altra parte del telefono sospirando.
“Ricordati il titolo che poi lo andiamo a rivedere!”
“Cos'è successo? Non eri uscita con 'grande figo Cooper'?”
“Sì ma io sono uscita. Mi ha lasciato sola. Ascolta, inventami una scusa in modo che io possa rientrare e dirgli di andare via e gli chiedo di spiegarmi!”
“Mh, fammi pensare..”
“Accendi la lampadina che c'è solo nella tua testa!”
“Fatti male. Rompiti una gamba, tipo”
“Chloe. La lampadina non il criceto! Posso rompermi secondo te una gamba?!”
“Sì, hai ragione. Mh.. fingiti ubriaca e dì che ti senti poco bene”
“Non mi sono mai ubriacata e non so come comportarmi”
“Bagnati appena la bocca per far sentire la puzza e poi vai da lui traballando. Dì frasi senza senso, non lo so”
“Ok..”
“Dai, ce la puoi fare! Confido in te. Poi domani mi spieghi!”
“Domani vado da mia zia, nel nord”
“Ok, lunedì. Ora vado che Bradley mi aspetta! Buona fortuna”
“Me ne servirà! Grazie Chloe”


Riattaccai. Fingermi ubriaca. Ce la posso fare.
Rientrai nel locale, andai nell'area bar e ordinai un drink. Presi il bicchiere e ne bevvi giusto una goccia, per il sapore, come mi aveva detto Chloe. Ok, che schifo.
Cercai Brandon tra folla. Alla fine lo vidi attaccato ad una biondina. Ok, che schifo 2.0.
Presi un bel respiro e mi feci largo tra i ragazzi. Traballante, mi avvicinai a lui e mi gli ti lanciai addosso. La ragazza si scostò e mi bussò sulla spalla.
“Ehi, lui è occupato” mi disse con aria da stronzetta.
Sbattei le ciglia velocemente e sbuffai. “Lui è il mio ragazzo” dissi dando un bacio sulla guancia a Brandon. Devo comportarmi da sciocca e dire cose senza senso, più o meno.
“Lei è una mia amica non la mia ragazza” rispose Brandon tenendomi ancora stretta a lui.
La biondina si avvicinò. “Ti lascio alla tua amica allora, noi ci rivediamo” disse facendogli l'occhiolino.
Lo guardai e stava sorridendo. “Brand, mi sento poco bene. Portami a casa” dissi facendo finta di cadere. Lui mi rispese con più forza e sorrise nuovamente.
“Hai bevuto?” mi domandò.
“Qualche bicchiere” risposi cercando di sembrare il meno lucida possibile.
“Ok, andiamo a casa” disse continuando a sorridere. Che avesse capito la mia falsa? Dai, sembro veramente ubriaca, insomma.
Uscimmo e lui mi fece salire. Presi nuovamente un respiro profondo prima che lui entrasse.
“Come si abbassa il sedile?” domandai chiudendo gli occhi.
“Leva a destra, al lato” mi rispose continuando a sorridere.
Abbassai il sedile e mi distesi. Cos'altro fa un ubriaco? Si sente male? Proviamo. “Mi sento tanto male” dissi toccandomi lo stomaco.
“Ti viene da vomitare?” mi domandò.
“Sì” risposi facendo dei conati di vomito. Ok, mi veniva seriamente da vomitare ora. Mi toccai la testa.
“Tirati su col sedile” mi disse.
Tornai alla mia posizione iniziale e cominciai a ridere, senza senso. “Brand, portami a casa tua” dissi cercando di sembrare ridicola. E lo sembravo davvero.
“A fare cosa?”
“Non lo so” risposi sempre ridendo.
Lui sorrise. E che sorriso!
Gli toccai il braccio. “Ma senti, perchè vuoi che io rimorchi qualcuno?” domandai finalmente sempre ridendo. “Lo sai che se rimorchio qualcuno poi non sarò più disponibile!”
A questo punto lui cominciò a ridere. “Certo che lo so”.
“E allora? Non vuoi stare con me?”
“Non sei abbastanza sobria per intrattenere questo discorso” rispose.
'Brandon, non sono ubriaca! Dimmelo, dimmelo, dimmelo' pensai tra me e me. “Uffa”. Quindi posso addormentarmi ora e domani gli domando cosa era successo la sera prima! Brillante idea! “Ok, allora mi addormento” disse appoggiando la testa al finestrino.
“Fa pure” rispose.



Mi svegliai di colpo quando la mia mano toccò qualcosa nel letto. Aprii gli occhi e davanti a me trovai una schiena o meglio la schiena di Brandon. Mi guardai attorno e trovai il soffitto illuminato dalla lampada che lui aveva fatto per ricordare il padre. La spensi.
Feci un respiro profondo. Perchè ero in camera di Brandon? Oddio, mi sono addormentata davvero in auto! E perchè ero nel suo letto? Non mi poteva lasciare nel divano o altrove? Mi grattai la fronte. Svegliarlo? O andare via? Scossi la testa; mi addormento! Ma come faccio? Ci devo provare. Mi girai dandogli le spalle e chiusi gli occhi. Effettivamente avevo ancora sonno e non faticai a riaddormentarmi.


POV BRANDON

Erano circa le 10 quando mi svegliai e trovai Ellie dormire beatamente. Anche spettinata, col trucco colato e con la bocca aperta era stupenda.
Sorrisi ricordandomi la falsa di ieri sera. Ho scoperto che è una pessima attrice! Mi schiarii la voce e lei si svegliò.
“Buongiorno ubriacona!” dissi mettendomi a ridere.
Lei sbadigliò. “Come?”
“Non ti ricordi?” dissi sorridendo.
“Niente” disse lei sfregandosi gli occhi che gli diventarono come se avesse preso due cazzotti.
“Dovresti ricordarti” dissi facendogli l'occhiolino.
Lei sembrò confusa. “No..” incespicò.
“Quindi non ti ricordi che hai baciato un ragazzo poi sei venuta da me e mi hai baciato. Poi sei voluta tornare a casa e volevi farti la doccia con me..?”
“Cazzate” mi bloccò lei.
“Oh, no. È tutto vero” dissi facendo cenno di sì con la testa.
“Non ci credo”.
“Dovresti”. Sorrisi nuovamente.
Lei mi guardò. “Hai capito che fingevo?”
Mi misi a ridere. “Non sai fingere con me”.




ANGOLO AUTRICE:
Ciao a tutte/i! Perdonate il mio ritardo!! Ho avuto una specie di lampo di genio negli ultimi ¾ giorni e mettendo insieme le idee mie e di una mia amica è venuto fuori questo capito! Spero che vi piaccia!
Come sempre aspetto le vostre recensioni con vostri pareri e consigli!
Ringrazio le oltre 100 persone che hanno messo nei seguita/preferita/ricordata la mia storia! Sono super felice di questo!
Un ringraziamento speciale ad Alessia e Diletta che seguono la storia e mi fanno delle speciali recensioni. Vi adoro!!
PS: Ale, hai scoperto il dettaglio? Bello l'abbigliamento di Brandon, vero? :)

Un bacio, alla prossima
ljamspooh

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


CANZONI SOTTOFONDO:

Wherewere you will go -The Calling --- https://www.youtube.com/watch?v=U1KCj2w3FZc
Wish you were here -Pink Floyd --- https://www.youtube.com/watch?v=a-MRECPZ7X4


Pov Brandon
Mi misi a ridere. “Non sai fingere con me”.




POV ELLIE

Eravamo entrambi seduti sul letto: lui con un sorriso beffardo stampato in faccia ed io con uno sguardo perso nella stanza. Avrei voluto scomparire, sparire nell'aria putrefatta della stanza o diventare un puntino di polvere situata sopra la mensola dei suoi libri. Oppure avrei voluto baciarlo, baciarlo fino a perdere il respiro. Emozioni confuse si diffusero in me con tanta facilità e velocità che di lì a poco mi ritrovai a fissare un punto inesatto nella stanza senza battere ciglio. Mi girai verso di lui ed era lì, a fissarsi e a sorridere. Che scusa inventare? Ma, ma perchè mentire ancora? Dirgli semplicemente la verità perchè mi è così difficile? Dannazione.
“Potremmo restare così all'infinito ma la schiena comincia a farmi male, quindi, o ci stendiamo giù o ci alziamo” mi disse sfiorandomi il braccio ed una carica di brividi si sparse su di esso.
Balbettai. “Emh..”.
“Stenditi” mi suggerì lui.
Posai la mia testa sul cuscino ed incrociai le braccia sopra di essa. “Forse voglio parlarti” dissi senza pensarci un attimo.
Lui sorrise. “Parlami allora”.
“Non ne sono sicura” dissi girandomi e dandogli le spalle.
“Per una volta, dì quello che pensi. Senza paura”.
Smettila Brandon, smettila di fare il carino con me. Smettila. Presi un lungo respiro. “Vuoi delle spiegazioni riguardo a ieri immagino”.
“Immagini male” mi disse cominciando a toccarmi i capelli. Brividi, di nuovo, invasero il mio corpo.
“Non vuoi sapere perchè mi sono improvvisata attrice per qualche minuto?”
“Forse sono stati i minuti migliori di tutta la mia vita”.
Spalancai gli occhi. “Tutta la tua vita?” domandai.
“Sì”.
“Perchè?”
“Mi son sentito indispensabile, importante, parte di qualcuno. Mi hai fatto sentire tuo”.
“Per averti detto di portarmi via?”
“Lo avresti potuto chiedere a chiunque invece sei venuta da me”.
“Non conoscevo nessuno” mi difesi.
“Ingenua. Due ragazzi ti avevano addocchiato quando sei entrata poi però sei sparita e sono venuti da me a chiedermi dov'eri”.
“Non sarei andata via con loro lo stesso”.
“Hai scelto il momento in cui la bionda stava su di me” disse soffocando la risata in qualche colpo di tosse.
“Ho scelto un momento a caso”.
“Ellie, ti ho già detto che con me non sai fingere”.
“L'idea non era nemmeno mia, se è questo che vuoi sapere”.
“Non lo volevo sapere. Ed immaginavo che tu non avevi pensato una cosa del genere”.
“Pensi che io sia ignorante?”
“Il contrario. È da sciocche una cosa del genere. Non sai fare l'attrice né tanto meno interpretare un'ubriaca”.
“Mi sottovaluti” dissi abbozzando un sorriso.
“Sei tu che ti sottovaluti”.
Feci cenno di no con la testa e sorrisi. Mi sottovaluto? Sì, mi sottovaluto. Ma in cosa? In tutto. Perchè? Perchè sono così.
Lui cominciò a toccarmi di nuovo i capelli. “Non voglio che le persone toccano i miei capelli” dissi.
“Io non sono una persona qualsiasi”.
“Parlo in generale”.
“Io non sono una persona in generale”.
“Sì che lo sei”.
“Allora Brandon è l'unica persona in generale che può toccarti i capelli”.
“Sì, stai scherzando?”
“Ti sembro un tipo divertente?”
“Abbastanza”.
“E carino?” domandò ridendo.
Spalancai gli occhi. “Carino?” sbuffai.
“Oh, esatto. Bellissimo”.
“Se io mi sottovaluto, tu ti sopravaluti”.
“Meglio sopravalutarsi che sottovalutarsi”.
Mi girai verso di lui per guardarlo. “Dici sul serio?”
Lui sorrise ed io chiusi gli occhi. Non avrei retto al suo sorriso nemmeno per un minuto. È un qualcosa di meraviglioso, che ti affascina e ti fa rimanere a bocca aperta.
“Sono serio. E tu non sai resistere al mio sorriso”.
Aprii gli occhi. “Oh ti sbagli. So resistere ad ogni cosa, anche al tuo stupido sorriso”.
Lui rise e si avvicinò a me. “Sai davvero resistere a tutto?”
Incominciavo a perdere i sensi. Lui era troppo vicino a me, troppo da farmi mancare il respiro. Il mio cuore riprese a battere e la mia testa a funzionare. “So resistere a te se è questo quello che intendi” e mi distaccai da lui. Scesi dal letto e presi la mia borsa. “Grazie per il passaggio a casa, se ti basta con ringraziamento” dissi facendo un sorriso beffardo. Questa è la mia vittoria.
Lui rimase lì immobile a guardarmi. “Mi basta”.

Me ne tornai a casa e trovai mio fratello in salotto a vedere la tv.
“Alla faccia del 'fingo di dimenticarmi le chiavi'! È sorellina?” mi disse lui ridendo.
“Storia lunga che non ho voglia di raccontarti. Dov'è mamma?”
“In giardino. Ti cercava e le ho detto che eri rimasta fuori a dormire”.
“E non si è arrabbiata?” domandai perplessa. Mi immaginavo già una sua sclerata.
“No”.
“Bene. Vado”.
Uscii fuori e la trovai a sistemare un vaso. “Mamma” dissi avvicinandomi a lei.
“El! Va a prepararti che dobbiamo andare!”
“Ah giusto! Mi ero dimenticata”.
Entrai in casa e andai a cambiarmi. Indossai un paio di jeans chiari con una maglietta nera. Presi le converse bianche e scesi di sotto. Vidi mio padre andare di qua e di là in casa. “Papà?” dissi.
“El. El. El. Dov'è il regalo che dobbiamo portare a zia Amelie?”
“Non lo so. Chiedi a mamma”.
“Non lo sa nemmeno lei. Mannaggia!” disse mio padre cominciando ad innervosirsi.
“Che regalo era?”
“Un set di tazze che tua padre aveva comprato la settimana scorsa quando è andata a trovare sua sorella”.
“Ah, si. Aspetta, forse mi ricordo dov'è!” dissi andando di sopra nello sgabuzzino. Aprii l'armadio grande bianco dove mia madre nascondeva sempre i regali che mi dava fingendo che fossero di Babbo Natale. Guardai nello scaffale più in alto e trovai una scatola con sopra un fiocchetto. Lo presi e tornai dai miei. “È questo?” domandai scendendo l'ultimo scalino.
“Sì Ellie! Oddio, brava! Fortuna tu!” disse mia madre prendendo il regalo.
Tra la sua contentezza, il sollievo di mio padre e il sorriso sciocco di Ashton nel vederli, andammo in auto e partimmo alla volta della famosa zia Amelie.
Il viaggio durò circa un'ora e mezza e arrivammo precisi nell'ora di pranzo. Mangiammo un sacco e l'accoglienza fu una delle migliori. I parenti erano tutti simpatici e carini e conobbi cugini che non sapevo nemmeno esistessero. Nel pomeriggio andammo tutti insieme a fare una passeggiava in riva al fiume che scorreva nelle vicinanze di casa di mia zia. Il tempo era abbastanza bello, con qualche nuvola qua e là. Intorno a me c'era tutta natura. Decisi di andare a passo più lento degli altri così da godermi tutto quello spettacolo con la musica nelle orecchie. Quindi, presi gli auricolari e premetti play. Partì 'Heartburn' degli Architects versione acoustic. Cominciai a sentirmi bene davvero. C'era quella pace che aspettavo da tempo, quella tranquillità che ti riempie l'anima. Respiravo a fondo la libertà e tutto intorno a me sembrava andare per il verso giusto.
Nel tardo pomeriggio, io e la mia famiglia, partimmo alla volta del ritorno a casa. In auto mi addormentai e quando arrivai a casa mi precipitai nel letto, riaddormentandomi di nuovo.

La mattina mi svegliai serena, con un sorriso stampato in faccia.
Andai in bagno e mi feci una calda doccia. Tornai poi in camera e indossai i jeans chiari che avevo messo il giorno prima con abbinata una maglia bianca con scritto 'the love is not the best thing in the world' con sopra un felpa bordò. Presi poi le mie converse bianche e scesi di sotto a far colazione. Mangiai con calma una fetta biscottata con sopra la marmellata fatta in casa che ci aveva dato ieri la zia Amelie e presi il caffè latte. Andai poi alla fermata del bus ma Chloe non c'era così mi ritrovai sola.
Il bus arrivò poco dopo e presi posto nella seconda fila vicino a Mary. Il viaggio stranamente durò poco e arrivai a scuola. Mentre andavo in classe, Brandon mi fiancheggiò. Indossava una camicia di jeans chiaro con sopra un pullover fino grigio con uno smile stampato sopra, jeans ed il tutto abbinato a delle converse alte nere. I suoi capelli erano al vento con meno gel del solito. Era meraviglioso. “Buongiorno El” mi disse sorridendomi.
Smisi di guardarlo. “Buongiorno” mi limitai a dire.
Andammo in classe e senza volerlo presi posto vicino a lui. Era l'unico libero, forse.
“Sai resistere al mio sorriso ma non sai resistere a starmi vicino” mi disse prendendo il libro di letteratura dallo zaino.
Balbettai. “Non mi va di sedermi vicino agli altri” mi difesi.
Lui sorrise. “Lo prendo come un complimento”.
“Se ti rende felice” dissi sorridendo a mia volta.
“Sai essere dolce e cattiva allo stesso tempo e tutto ciò mi fa impazzire”.
“Impazzire di gioia?”
“Impazzire, in tutti i sensi”.
La professoressa entrò. “Ragazzi. Per prima cosa fissiamo il giorno del compito che sarà Martedì della settimana prossima. Poi, oggi faremo un lavoro di gruppo da due persone ed uno da tre. Andiamo in ordine alfabetico.”
Cercai di contare per capire con chi sarei capitata. “.. Carter e Cooper ..” disse l'insegnante.
Mi girai con gli occhi sbarrati verso Brandon il quale sorrise. “Sarà destino” disse lui.
“Che destino maledetto” dissi ma no, non è vero. Che destino fortunato!
“Allora ragazzi. Scendiamo nel laboratorio informatico” ci avvertì la professoressa.
Quando fummo sotto, presi io il controllo del computer.
“Allora, dovete cercare un libro del vostro scrittore preferito. Di questo libro dovrete poi farne l'identikit. Ovvero: per prima cosa il titolo, anno di pubblicazione, il perchè l'autore lo abbia composto se ci fosse, trama e vari giudizi di critici letterari. Siate d'accordo almeno sulla scelta dell'autore” disse la professoressa mettendosi seduta alla scrivania.
Guardai Brandon. “Il tuo autore preferito?” gli domandai.
“Non ne ho uno” disse storcendo la bocca.
“Emh, non ce l'ho nemmeno io” dissi sbuffando.
“Bene. Chi prendiamo?”
“Mh, fammi pensare. Che ne dici di John Green?”
“L'autore di..?” domandò lui perplesso.
“Di 'The fault in our stars'. Sta spopolando ultimamente quindi non faremo fatica a trovare notizie su di lui e tutto il resto”.
“Sei sveglia!”
“Da qualche minuto. Ma ho ancora sonno” dissi sarcasticamente.
“E anche simpatica. Wow!”
Cercammo tutte le varie informazioni sull'autore e preparammo il lavoro. Non riuscimmo però a finirlo al suono della campanella che segnava la fine della seconda ora. La professoressa quindi ci annunciò che avremmo dovuto finirlo a casa come compito. Il che significava che avrei dovuto passare un mezzo pomeriggio con Brandon, soli, in camera mia o sua, a studiare!, a parlare, a cercare cose in internet, a studiare!, a dire se andava tutto bene, a parlare di altro, a studiare!. Non avrei retto un altro istante con lui, col suo sorriso che lo fa sembrare un angelo.
“Abbiamo domani letteratura” disse lui facendomi tornare con la testa sul pianeta Terra. (Ero già su Venere, passata per Marte e Giove!).
“Giusto. Ci dobbiamo ritrovare oggi” dissi io continuando ad annuire con la testa no-stop.
“Perspicace” disse lui ridendo.
“Sì, sì, sì. Oggi” continuai a dire. Ero ancora su Venere, non ero davvero tornata sulla Terra.
Lui mi fissò con sguardo sorpreso. Cos'avevo di strano? Ah, sì, il mio modo.. STRANO. Ma sono io, cosa c'è di strano? Tutto è strano. Io sono strana, lui è strano, il nostro comportamento è strano, la nostra amicizia è strana, il suo sorriso è strano, la sua risata è strana, il suo modo di vestire è strano. Tutto è strano. Cosa c'era di strano in tutto questo strano?
“Sei strana” mi disse lui.
“Strano” risposi io.
“Che strano” riprese lui.
“Possiamo finirla con la parola 'strano'? Mi preoccupa” dissi.
“Ok, strana” disse accennando un sorriso confuso.
“Da me o da te per finire il lavoro?”
“Vieni da me. Tuo fratello non c'è, vero?”
“No, va via”.
“Sì, allora vieni da me”.
Annui. Il resto delle ore scolastiche passò velocemente e niente fu 'strano' per l'appunto. Insomma tutto era 'strano' ma niente era 'strano strano'. E non so perchè reputo ogni cosa strana, forse perchè lo è o perchè io voglio che lo sia. Fatto sta che la parola 'strano' stava diventando parte fondamentale delle mie giornate. Strano, no?

Erano da poco passate le 3 e andai a casa di Brandon. Suonai una volta, ma nessuno venne ad aprirmi. Suonai una seconda volta, ma niente. Una terza e niente. Decisi allora di chiamarlo al cellulare.
“Ellie?”
“Verrai ad aprirmi prima delle otto di sera?”
“Hai suonato?”
“Almeno tre volte”
“Eccomi”

Poco poco venne ad aprirmi. “Indossavo gli auricolari e non ho sentito” disse strofinandosi gli occhi.
“O ti sei addormentato?”
“Addormentato ascoltando la musica per la precisione” disse lui sorridendo.
“Ok, finiamo il lavoro che ho da fare”.
Salimmo le scale ed entrai in camera sua. Oramai nulla era strano per me entrare lì dentro. Ero la prima ad esserci entrata e sono tuttora la prima ad entrarci. Non è strano anche questo? “Non so se esserne felice del fatto che mi fai entrare in camera tua o no” dissi rompendo il silenzio che si era creato.
“Lusingata è la parola giusta” disse lui.
“Lusingata, felice, commossa, emozionata o quant'altro”.
“Lusingata basta e avanza” disse lui sorridendo di nuovo.
“Ok ma ti prego, smettila di sorridermi”.
“Hai detto che sai resistere” disse lui cercando di trattenere il sorriso che gli si stava per formare.
“So resistere ma vorrei prenderti a schiaffi perchè non so se lo fai perchè vuoi davvero sorridere o per portarmi in giro”.
“Sorrido perchè voglio sorridere”.
“Ma sono io che ti faccio sorridere” dissi facendo spallucce.
“Tu mi fai sempre sorridere” disse.
“Io la sto prendendo per gioco e tu fai sul serio?”
Fu lui a fare spallucce. Che situazione.. STRANA.
“Facciamo il lavoro?” dissi.
“Siediti allora” disse prendendo la sedia da sotto la scrivania.
“Ok”. Mi sedetti proprio vicino a lui in prossimità del computer. “Lo accendi o vuoi lasciarlo così?”
“Devi premere quel tasto” disse indicandomelo. “Non ci vuole un diploma per capirlo”.
“Quanto sei palloso” dissi dandogli un colpetto sul braccio. Lui mi prese allora la mano.
“Sei fredda. Hai freddo?” mi disse.
Io retrassi la mano. “Sto bene”.
“Ok”.
Il pc si accese e sullo sfondo c'era lui da piccolo con un uomo disteso a terra vicino a lui che sorrideva. Quasi sicuramente era il padre ma non dissi niente. Ero in imbarazzo. Lo guardai e lui sorrideva guardando quella foto. Ecco, questo è il sorriso che ti fa piangere. Ma io non piansi.
“Puoi andare su internet. Non ti mangio” mi disse. “E puoi smettere di fissarmi. Mi metti in suggestione”.
Stavolta fui io a sorridere. “Sei in imbarazzo perchè ti fisso?”
“Più o meno”.
“E le altre che addirittura sbavano?”
“Quelle mi fanno pena”.
“Bugiardo”.
“Gelosa”.
“Non è vero”.
“Oh, no. Non è vero”.
“Non è vero” ripetei nuovamente.
“Allora il fingersi ubriache, il chiedermi perchè volevo vederti rimorchiare che poi non era più di tanto vero e tutto il resto non era per gelosia?”
Merda. Mi ha fregato. “Volevo semplicemente tornare a casa” mi limitai a dire. Giustificazione più che plausibile.
“Certo. E il 'dopo non sarò più libera' devo tradurlo come 'portami a casa, voglio essere una colomba'?
“Spiegami la colomba” dissi.
“Dire uccello suonava male. E non cambiare discorso”.
“Sì, interpretalo così”.
“Dai Ellie. Ammettilo”.
“Ammettere cosa?”
“Ti è davvero difficile dire che sei pazza di me?”
Lo guardai cercando di capire se stava scherzando o se diceva sul serio. Ed era serio, serissimo. Ok, fammi un sorriso. Feci una risata: un misto tra imbarazzo e verità. “Pazza di te? Non farmi ridere”
“Tu sei follemente pazza di me”.
Oh mio Dio. Basta, Brandon. “Il lavoro” dissi tornando a guardare il pc.
“Non cambiare discorso. Dillo”.
“Ma dire cosa? Non è vero niente”.
“Se te lo dicessi io che sono pazzo di te?”
“Non ti crederei”.
“Dovresti”.
Lo guardai nuovamente. Era bellissimo. Una bellezza disumana. Un angelo. “Non voglio”.
“Devi”.
“Brandon..”
“Ellie. Prima ero io a complicarlo, ora sei tu”.
Il mio cuore si fermò. Non sapevo se sarei riuscita a guardarlo nuovamente in quegli occhi e se dirgli che il tutto era ricambiato fosse vero. Costrinsi però i miei occhi ad incrociare i suoi. Lui accennò un sorriso ed il mio cuore si riprese con un piccolo battito. “Non lo so” costrinsi le parole ad uscirmi dalla bocca. La mia voce era appena udibile visto che non riuscivo a respirare bene. Cuore, riprenditi.
Lui afferrò le spalle e girò il mio viso verso il suo. Sorrideva. Incontrai nuovamente i suoi occhi consapevole di ciò che stava per succedere. Il mio cuore prese allora a battere all'impazzata. Lui mise la sua mano sulla mia guancia e si accostò ancora di più a me. Eravamo così vicini eppure così distanti.
Un brivido mi attraversò tutto il corpo quando le sue labbra decisero di toccare le mie. Erano decise ma gentili, schiacciate contro le mie facendomi rimanere senza fiato. Ogni singola parte del mio corpo tremava e tutto intorno a me era vuoto. Quando lentamente ci staccammo, i miei occhi cercarono nuovamente i suoi. Lui sorride ed io ricambiai.
Ed in quel momento mi resi conto che lui può stare nel mio cuore e nella mia vita. Sa farmi stare bene, sa farmi sorridere, sa farmi rialzare in ogni momento. Lui c'è sempre anche se non me lo dimostra, anche se cerca di voler stare distante da me. Aspettarlo ne è valsa la pena.
E dannazione, sono innamorata di lui.



ANGOLO AUTRICE:
Salve a tuttii! Come state?
Allora ecco a voi il sedicesimo capitolo. Ricco di sorprese e colpi di scena. Mi auguro che vi sia piaciuto.
Aspetto le vostre recensioni come sempre e spero che stavolta ne siate un po' di più. Lasciare un piccolo commentino mi farebbe più che piacere quindi non tiratevi indietro!
Ringrazio tutte tutte tutte le persone che stanno seguendo la mia storia che ne sono tantissime! GRAZIE DI CUORE.
Ringrazio come sempre le mie amiche Alessia e Diletta che mi fanno le loro speciali recensioni. Vi adoro sempre di più, ogni giorno. Grazie anche a voi.

Un bacio, alla prossima
ljamspooh

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 (A!) ***


ANNUNCIO!

QUESTO CAPITOLO È STATO SCRITTO DA UNA MIA AMICA CHE, GENTILMENTE, MI HA CONCESSO. VOGLIO PRECISARVI CHE CI SARÀ QUALCHE COLPO DI SCENA! BUONA LETTURA!


UNA SETTIMANA DOPO

“Sicura di avere preso tutto?” mi chiese Ashton dalla cucina.
“Si.. Credo di aver già vissuto questo momento... Ah già, mi hai chiesto la stessa cosa minimo 50 volte nelle ultime due ore!” risposi innervosita andandogli incontro.
“Preferisci che ti sbatta fuori di casa a calci?”
“Molto divertente fratello.. davvero!” risposi mentre lui si mise di fronte a me.
“Scusami, è solo che stai andando a Los Angeles, insomma, non è una cosa da tutti i giorni capisci?”
“So benissimo che è lontano ma starò con gli zii e mia cugina..” quando feci per continuare lui mi interruppe.
“Ecco perché sono preoccupato..” disse sottovoce ma non abbastanza da non farsi sentire.
“E’ di questo che ti preoccupi? Ashton ascolta.. so di non essere proprio una donna vissuta ma ho una settimana di pura libertà, perché sprecarla inutilmente? Se ti fa stare meglio giuro che ti chiamerò ogni sera alla stessa ora e ci sentiremo su skype così avrai la certezza che sto bene...”
“Ellie ho capito, so che sei responsabile...” fece uno sguardo sognante.
“Che cos’è quella faccia da pesce lesso?” gli chiesi ridendo sotto i baffi.
“Te lo devo proprio dire.. hai preso tutto da tuo fratello” mi rispose entusiasta abbracciandomi.
“Sì... okay ora andiamo però Mr. LamodestianonènelmioDNA” risposi sorridendo.

E così partimmo per dirigerci all’aeroporto... Premetto che questa è stata una decisione presa 2 giorni fa. Tutto è partito dall’ultima volta che mi sentii con mia cugina Stacey, l’unica con cui ho mantenuto i rapporti. Mi aveva detto: ‘Ellie è tantissimo che non ci vediamo, mi raccomando appena hai qualche giorno libero non farti problemi. Prendi un volo e vieni da me.. ti aspettano anche gli zii’ e quale momento migliore di questo? Appena Stacey l’ha saputo mi ha prenotato un volo, ha fatto tutto lei; inoltre la scuola sarebbe rimasta chiusa per una settimana a causa di una ristrutturazione e io, come si dice, ho preso la palla al balzo. “Ellie.. Ellie!” urlò mio fratello sventolando una mano davanti al mio viso impassibile.
“Che c’è? Sono ancora giovane e non voglio diventare sorda prima del dovuto!” risposi tra l’innervosito e il divertito notando la sua espressione confusa.
“Bene... questo è il fatidico momento” disse guardandosi le mani che stavano giocherellando con le chiavi dell’auto.
“Sembra di essere in un film, tipo l’attimo fuggente.. Già, uno dei film migliori che abbia mai visto” pensai a voce un po’ troppo alta visto che Ashton imprecò rivolto al finestrino.
“Certo, tu stai partendo per Los Angeles, io sono nervoso, ci dobbiamo salutare... e.. cioè, seriamente?”
“Ehi... sta tranquillo, farò la brava te lo prometto.. ti fidi di me?” lo bloccai dal suo attacco d’isterismo facendo in modo che mi guardasse negli occhi.
“Certo, e lo sai..”
“Bene, allora calmati. Guida piano fratellone, fai poche conquiste e ci sentiamo...ti voglio bene!” gli schioccai un bacio sulla fronte.
“Ti voglio bene anch’io” e mi salutò da lontano con la mano.

Appena salita in aereo e sistemata nel mio sedile non-comodo, l’unica cosa che mi sentii di fare fu estraniarmi per un po’ dalla realtà, come dicevano i Romantici attraversare il fenomeno dello Streben inteso come la tensione verso l’assoluto e la perfezione che nel mio caso era la musica.

“Signorina? Signorina, mi scusi..” “Ma porca vacca! È possibile che non si possa dormire..” iniziai a voce forse un po’ troppo acuta da farmi notare dal resto dei passeggeri.
“Mi dispiace darle fastidio ma saremmo arrivati a destinazione” mi disse la hostess in leggero imbarazzo.
“Oh che stupida... Grazie, mi scusi per la mia... stronzaggine, si dice?” le risposi altrettanto imbarazzata alzandomi.
“Non saprei signorina ma credo di sì” mi rispose imbarazzata.
Sorrisi alla hostess di rimando e seguì la folla verso l’aeroporto.

“Ellie! Non riesco a credere che tu sia veramente qui”. Sentii una voce in lontananza.
“Stacey? Oddio Stacey!” appena la riconobbi le saltai praticamente addosso e cademmo a terra nel bel mezzo dell’aeroporto.
“Non puoi immaginare quanto mi sei mancata!” esclamò, mentre ridendo mi aiutava ad alzarmi sotto gli sguardi confusi di più di 200 persone.
“Anche tu.. quasi non ti riconosco più, sei bellissima! Come stai? E gli zii?” domandai tutta d'un fiato.
“Ehi calma, una domanda alla volta... Allora, grazie del complimento! Anche tu sei molto figa! Io sto bene e gli zii meglio di me quindi tutto liscio direi! Che bello.. abbiamo così tante cose da dirci! Comunque ho una novità...Ti avverto che non staremo a casa, almeno per i primi 2-3 giorni perché, rullo di tamburi, io e te ce ne andremo in un hotel 'di lusso' per un po’ di relax!” disse quasi tutto d’un fiato con un’espressione sempre più emozionata.
“Non ricordavo parlassi così velocemente ma credo di aver capito tutto.. e per l’hotel quanto devo pagare? Come funziona?” Risposi sorpresa, e senza rendermene conto ero già salita nella sua macchina dirigendoci.. da qualche parte.
Durante il tragitto Stacey mi spiegò tutto il necessario e capì, da come parlava, che durante la mia permanenza sarei stata trattata come un’ospite vera e propria.
“Eccoci, siamo arrivate... ti accompagno in camera. Intanto vado a sistemare delle cose di sotto... la solita burocrazia insomma, quando sei pronta scendi cosi facciamo pranzo okay?” mi disse con un sorriso a 40 denti e abbracciandomi.
“Lo trovo un programma perfetto, grazie di tutto Stacey e... sono veramente contenta di essere qui” le risposi sinceramente tenendole le mani come segno di affetto nei suoi confronti.
“Non mi dire così altrimenti mi farai piangere.. grazie a te per essere venuta, non vedevo l’ora!”

Quando Stacey scese di sotto, iniziai a sistemare tutte le mie cose, sorridendo all’idea di trovarmi lì. Un posto meraviglioso, con persone meravigliose che non vedevo da tanto e questa mi sentivo che sarebbe stata una delle settimane più belle della mia vita.
Finito di sistemare, scesi sotto e ad un certo punto mi prese il panico perché ripensandoci.. dove cazzo era la sala da pranzo? Decisi di fare training autogeno nel bel mezzo delle scale che portavano alla Hall e una volta lì decisi di avvicinarmi a quello che sembrava essere il ragazzo della reception; mentre mi avvicinavo però, sentì qualcosa colpirmi in faccia e caddi rumorosamente a terra; l’unica cosa che vidi subito dopo fu una ventina di persone che mi guardavano preoccupate e cercavano di aiutarmi.
“Signorina si è fatta male?”
“Ragazza stai bene?”
Che domande del cazzo sono? Urlerei in faccia a questi qui, e non solo per la rabbia... fai la ragazza dolce e simpatica Ellie!
“Probabilmente ho la spina dorsale come un puzzle da rimettere a posto e una faccia come il sedere di uno scimpanzé ma a parte questo sì... sto bene!”

“Aspetti che la aiuto ad alzarsi” mi disse sorridendo una signora che si trovava di fianco a me.
“Grazie mille...”
“Ce la fa?”
“Sì, un po’ intontita per la botta ma sto bene, grazie ancora dell’aiuto” risposi gentilmente congedando con questa frase la gente intorno a me; quando abbassai il capo, colpita da un improvvisa fitta alla testa, sentì una voce familiare.
“Sei sempre la solita sbadata”.
“Scusi ma ci..conosciamo..” domandai troppo in fretta tanto che dovetti appoggiarmi ad una colonna per non cadere.
“Ellie, ehi... stai bene? Vuoi stenderti da qualche parte?” mi chiese circondandomi la vita con il suo braccio.
“Brandon...” non riuscii a dire altro, quanto era bello! Portava una camicia a quadri blu e bianchi con le maniche arrotolate che mettevano in risalto la pelle abbronzata, un paio di jeans scuri che si stringevano sulle caviglie, e infine i suoi adorabili capelli, morbidi come la seta con meno gel del solito. Ma la domanda era: che ci faceva a Los Angeles? Mi è mancato tantissimo e non lo vedevo da più di una settimana; possibile che fosse venuto per me? Okay, avevo fatto una botta decisamente grossa. Quando mi ridestai lui mi stava guardando in modo strano ma con occhi lucidi, poi parlò.
“In questo momento ti vorrei uccidere” mi disse arrabbiato, tenendomi stretta a sé e io presa dall’istinto lo abbracciai.
“Non ci vediamo da tanto! Mi sei mancato, io sono appena arrivata, ho fatto una figuraccia nella hall dell’Hotel e sono tutta dolorante...puoi abbracciarmi?” Lo sentii sospirare pesantemente.
“Ellie dobbiamo parlare” rispose in tono freddo staccandosi da me.
“D’accordo, andiamo in camera!” risposi nervosa e avviandomi a passo veloce; quando arrivammo spalancai la porta e mi appoggiai sul davanzale della finestra a braccia conserte.
“Cercherò di stare calmo... Mi dispiace di non averti salutato a dovere, averti portato dei pasticcini e dato il benvenuto a Los Angeles ma l’ultima volta che sono venuto a casa tua per stare con te, tuo fratello mi ha detto che saresti partita il giorno dopo per venire qui!” disse tutto d’un fiato avvicinandosi a me.

(SOTTOFONDO https://www.youtube.com/watch?v=-KXPLT2Xk5k )

“Cosa volevi che facessi? Mandarti un messaggio con scritto ‘Non ti fai sentire da più di 5 giorni dopo esserci baciati ma comunque ti volevo dire che parto per L.A. vuoi venire con me?' replicai veramente incazzata allontanandomi e dandogli le spalle.
“Appunto! Proprio per quello che è successo...” disse. Mi rigirai per guardarlo.
“Che c’è? Ti vergogni di dirlo? Fai l’uomo per una volta e dimmi quello che cazzo hai in quel cuore e in quella testa perché non so se l’hai capito ma la pazienza non è il mio forte!” lui sorrise e si avvicinò.
“Ellie l’aragosta ci aspetta! Si può sapere che fine hai fatto?” Stacey entrò in camera in presa all’entusiasmo ma con un colpo di tosse si scusò con un “Momento sbagliato” e se ne andò rossa in volto.
“Perché credi di avere sempre ragione?” domandò.
“Perché non è una supposizione ma una certezza.. Dannazione, pensi che in quella settimana me ne sia fregata e abbia festeggiato con dello Champagne?” risposi adirata e senza accorgermene con le lacrime agli occhi.
“Non dico questo e mi dispiace se ti ho fatto soffrire.. Ho sempre paura di fare la cosa sbagliata con te, non meriti tutto questo” disse avvicinandosi sempre di più e facendomi aderire con la schiena al muro al quale appoggiò le sue mani, ai lati della mia testa.
“E’ vero... io ho sbagliato, ma ero imbarazzata, volevo, ma in un certo senso ero bloccata e questa doveva essere una cosa per poter staccare un po” risposi con il cuore a mille guardandolo.
“Anche da me? Non pensare che io sia stato bene in quella settimana e ti ricordo che le cose si fanno in due... Ammetto comunque che la mia reazione è stata un po’ esagerata” disse sorridendo.
“Bene, sono contenta che stia abbassando la tua cresta.. Ora, ripeto la domanda di prima.. vuoi abbracciarmi?” chiesi mordendomi il labbro e fissandolo con occhi speranzosi.
“Mi stai provocando Ellina cara e non è una buona cosa... per nessuno dei due” disse sottovoce mordendomi il collo.
“Sei abbastanza maturo da capire quando fermarti Brandon.. Credo di aver scoperto il tuo punto debole; vediamo se ci arrivi anche tu tontolone” gli risposi ridendo sotto i baffi e circondando la sua schiena con le mie braccia.
“Sicura di volerlo sapere? Sei un po’ piccolina per queste cose, no?” si fermò guardandomi negli occhi e facendo aderire i nostri corpi.
“Vediamo se così ti aiuto un po'.” Detto questo, allacciai le braccia al suo collo e gli accarezzai la testa.
“Mi sei mancata tantissimo, bellissima pazzoide.” Di colpo staccò le mani dal muro portandole sui miei fianchi e mi baciò con la sua solita dolcezza facendomi anche capire che gli ero mancata veramente... Insomma, in quel bacio c’era tutto e il mio tutto era lui.

POV BRANDON

Non credo se ne sia accorta per la mia freddezza ma da quando l’ho vista avevo voglia di ammirarla e baciarla talmente tanto da farle capire che mi era mancata veramente; questa ragazza è la ragione che mi ha fatto prendere un infarto quando suo fratello mi ha di lei e Los Angeles... Mi è caduto il mondo addosso; ho pensato e ripensato a cosa avessi potuto sbagliare e mi sono disperato perché le volevo parlare di una cosa importante.. Avete presente quando vedete una persona e vi dimenticate della realtà? Insomma... come i Romantici che avevano questa strana fissa per lo Streben, tensione verso l’assoluto.. Beh io non l’avevo ancora raggiunto ma non mi facevo tanti problemi come loro perché sapevo di averlo lì di fronte a me.. io ero innamorato di lei... Ellie era il mio assoluto!

Quando ci staccammo faticando a respirare, lei mi abbracciò cullandosi a me, io la strinsi forte e in quel momento mi arrivò un messaggio... “Non ci credo,Brandon Cooper che va fino a Los Angeles per una ragazza? Ti credevo più intelligente, soprattutto perché a lei non interessi e anche fosse così ti conviene starle lontano altrimenti non la rivedrai molto presto... o forse chissà, non la rivedrai per niente; attento al sole diL.A. amico!


ANGOLO AUTRICE:

Ciao a tutti!
Ecco a voi il nuovo capitolo! Spero che, come gli altri, vi piaccia perchè a me è piaciuto molto. Come vi avevo già detto, questo capitolo è stato scritto dalla mia amica Alessia. Le piace molto la lettura e la scrittura e si è voluta cimentare nella stesura appunto di un capitolo della mia storia!
Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione, ne sarebbe molto felice.
Io come sempre ringrazio che TANTISSIME persone che stanno seguendo la mia storia e che crescono sempre più! Ringrazio anche i centinai di lettori silenziosi! GRAZIE DI CUORE!
Ringrazio la mia amica Diletta e un grazie particolare all'autrice del capitolo: ALESSIA!

Un bacione, alla prossima.

ljamspooh

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Canzoni sottofondo:

Small Bump -Ed Sheeran ---> https://www.youtube.com/watch?v=ovSX351qVjk
I see fire -Ed Sheeran ---> https://www.youtube.com/watch?v=rlyCvgWW1rQ POV ELLIE

Mi sentivo bene in quel momento in camera, abbracciata a lui con il suo respiro sul collo. Hai presente uno di quei momenti che vorresti non finisse mai? Beh, quel momento sarebbe dovuto durare in eterno.
Arrivò un messaggio a Brandon e finito di leggerlo sembrava abbastanza infastidito e addirittura irritato. Non volevo saperne il perchè e mi limitai quindi ad abbracciarlo nuovamente, più forte di prima.

“El” disse con un filo di voce.
“Che c'è?” domandai.
“Perchè è così difficile?”
“Cosa?”
“Amarti”.

Silenzio. Le lacrime, senza volerlo, cominciarono a scorrere giù, lungo il mio viso. I miei occhi andavano a fuoco. Ero piena di felicità fino a qualche secondo prima ed ora tutto è svanito. La bellezza di averlo con me sparì con la sua domanda.
Lui si scostò e senza guardarmi se ne andò dalla stanza. Mi lasciò sola, chiusa in mezzo a quelle quattro pareti bianche, bianche come il mio cuore.
Non è difficile amarmi, è difficile amarci. Qualcosa non va in me e automaticamente qualcosa non va in lui. Così uguali eppure così diversi. Due linee parallele che non si incontrano e non si incontreranno mai. Così siamo io e lui.
O forse ho frainteso la domanda? È difficile amarmi, perchè? Lui è venuto a Los Angeles per me. Lui mi ha baciato. E poi perchè rovinare tutto così?


Nel pomeriggio, io e Stacey facemmo un giro della città e poi mi portò a visitare la sede della squadra femminile di pallavolo dove sarei andata io tra qualche mese. Incontrai la direttrice che mi illustrò la palestra e poi i vari premi vinti nelle varie competizioni. Mi raccontò di come affrontano il pre e post partita, di come si allenano tutte duramente e di come siano unite le ragazze. Tutte amiche di tutte. Mi portò poi al college dove avrei frequentato il mio ultimo anno. Era una scuola comune, come tutte le altre e come la mia. All'inizio credevo che era frequentata da sole ragazze invece no; c'erano anche i ragazzi. Ma la cosa non mi interessava più di tanto.

“Signorina Carter..” mi disse la direttrice.
“Può chiamarmi Ellie” precisai.
“Mi perdoni. Ellie, saremmo lieti di accoglierti qui. Sai già come funziona e come fare. Spero di averti tolto ogni dubbio e perplessità”.
“Sì, assolutamente. Idee più chiare, questo è sicuro”. Non avrei esitato un altro secondo di più a prendere le mie valigie e trasferirmi già lì. Era un sogno che progettavo sin da piccola, sin da quando iniziai la pallavolo nella mia città.
“Ne sono contenta. Ora devo salutarla che ho un impegno. Ci sentiamo presto”.
“Sì. Arrivederci” risposi con un sorriso.



Le giornate a Los Angeles passarono veloci e di Brandon non ebbi più alcuna traccia. Non mi rispondeva al telefono e non sapevo dove fosse.
Tornai a casa con i miei genitori che erano venuti a prendermi all'aeroporto e fui tempestata da centinai di domande su come era la città, il college e tutto il resto. Fui felice nel vedere un sorriso pieno di orgoglio sul viso di mio padre. Si era finalmente convinto al cento per cento.
Entrai in casa ed Ashton corse ad abbracciarmi.
“Una settimana che non ci vediamo e tutto questo affetto?” dissi tra una risata e l'altra.
“Dov'è il mio regalo?”
“Regalo di..?”
“Dai, non mi hai riportato niente?”
“Ti interessa un golfino bianco, un paio di jeans da donna e una t-shirt sempre femminile?”
“Egoista!”
“Dai. Era tutto brutto”.
“Sì, certo”.
Nel frattempo i miei genitori erano usciti perchè avevano un convegno.
“Ashton..” lo chiamai.
“Dimmi” disse tornando in salotto.
“Brandon?”
“Oh, emh..”
“Oh, emh, dov'è?” domandai.
“Era venuto a Los Angeles ma poi è tornato qua”.
“È a casa?”
“Non lo so. Penso di sì”.
“Devo parlargli” dissi.
“Sarebbe meglio di no”.
Guardai mio fratello confusa. “Perchè?”
“Un giorno state insieme ed il giorno dopo vi lasciate”.
“Cosa?”
“Mi ha raccontato del vostro bacio, del fatto che siete innamorati e tutte le altre stronzate possibili. Lui viene là ed il giorno dopo torna qua come se nulla fosse ed esce con Arianne”.
Spalancai la bocca. “Arianne?” domandai ancora più confusa.
“Ellie, che succede?”
“Non lo so. Non lo so” urlai presa da un attacco d'ira.
Corsi fuori e andai diretta a casa sua. Suonai il campanello e come sempre venne il fratello ad aprirmi. Senza dire una parola mi fece segno di andare di sopra il che significava che Brandon era in camera sua. Non bussai ed aprii la portama non trovai nessuno. Aprii allora la porta della camera del fratello e lo trovai disteso sul letto con Arianne lunga accanto intenti a vedere un film. Deglutii rumorosamente alla vista di tutto ciò e rimasi immobile sull'uscio della porta. Brandon non sembrava né infastidito né sorpreso.
“Si bussa prima di aprire” disse con disinvoltura.
Rimasi in silenzio. Gli occhi cominciarono a pizzicarmi ma strinsi i pugni e trattenni le lacrime che volevano uscire. Arianne era lì, mi stava fissando e sorrideva. L'avrei schiaffeggiata con tutta la mia forza. “Scusate l'interruzione. Anzi no” dissi e me ne andai.
Tornai a casa e corsi subito in camera mia. Non ne valeva la pena piangere per un cretino del genere. Perchè deve capitare proprio a me? Perchè proprio io devo innamorarmi di un tipo del genere? Perchè cazzo deve essere così deficente? Perchè vuole farmi stare male? Perchè?
Ogni risposta la trovai nella musica. L'unica risposta valida che trovai in realtà fu: 'Io musica, ti amo più di chiunque altro. Non ti abbandonerò mai' e non c'era risposta migliore.

Lunedì e la solita routine ricominciò. Mi svegliai tardi come era mia abitudine e presi il pullman appena in tempo. Non cercai nemmeno Brandon tra i passeggeri e presi posto nel primo che trovai libero. Arrivai a scuola con qualche minuto di anticipo e nel mentre andavo in classe notai Evan parlare con Brandon nel bagno dei ragazzi. Mi nascosi dietro la colonna vicino alla porta e cercai di ascoltare il loro discorso.
“Evan lasciami in pace” disse Brandon.
“Cooper, Cooper. Se ti vedo ancora vicino a lei sappi che non la rivedrai mai più”.
“Evan, non toccarla. Non ci parlo da giorni oramai. Mi ha persino visto a letto con Arianne”.
“Ti sei già dato da fare, eh Cooper?”
“Sono uno che non perde tempo. Lo sai, no, Bolton?”
“Cominci anche tu a chiamarmi per cognome! Non prendere confidenza con me Brandon. Potrei spaccarti il naso anche per il semplice gusto di farlo”.
“Puoi solo provarci. La risposta non tarderà ad arrivare” disse Brandon con fare minaccioso.
Seguii qualche secondo di silenzio, il che stava a significare che avevano finito la discussione. Per evitare di farmi vedere, corsi in classe. Poco dopo Brandon entrò e prese posto nell'ultima fila. Io mi misi vicina a lui.
“El, vattene”.
“So tutto” dissi.
“Tutto cosa?” domandò lui confuso.
“Che lo fai per difendermi” dissi.
“Difenderti?”
“Ti ho sentito parlare con Evan”.
Lui sospirò. “El..”
“No Brandon. Pensavo che tutto quello che stava succedendo tra di noi fosse svanito invece no..”
“Sì Ellie. È svanito. Non ti amo e non ti ho mai amato. È stata tutta una finzione..”
“No, no Brandon. Lo so perchè dici così..”
“No Ellie. Non può funzionare. Tutto va storto. Ogni cosa va male. Non voglio che ti succeda qualcosa e non voglio che sia per colpa mia”.
“Brandon io non voglio starti lontano”.
“Sì, Ellie. Tu lo vuoi. Fallo per te”.
“No”.
“El...”
La professoressa entrò ed interruppe il mio discorso con Brandon.
Non posso crederci che Evan stia ricattando Brandon. Non posso e non voglio crederci. Perchè cazzo? Perchè?
Le ore scolastiche passarono veloci e la prima cosa che feci fu trovare Evan.
Mi avvicinai a lui con passo svelto bloccandolo per il braccio.
“Ellie” disse lui sorpreso appena mi vide. “Sei tornata da me?”
“Mai. Mi fai schifo” dissi disgustata.
“Oh, e perchè?”
“Smettila di prendertela con Brandon. Toccalo un'altra volta e te la farò pagare”.
“Tu?” domandò divertito.
“Non sottovalutarmi Evan. Sono un maschiaccio in fondo”.
“Fammi vedere la tua for...”
Non gli feci finire la frase che gli sferrai un calcio nelle parti basse e lui si piegò in due dal dolore urlando ed imprecando contro di me.
Brandon arrivò e mi portò via.
“Sei pazza?” mi disse quando fui nel retro della scuola.
“L'ho sistemato”.
Lui si grattò la fronte e scosse la testa. “Hai solo peggiorato le cose”.
“Gli ho dato un calcio..” dissi confusa.
“Ellie, lui è Evan. Non a caso è temuto da tutta la scuola. Ellie, perchè?”
“Brandon non ti farà niente” dissi cercando di assicurarlo.
“A me no, ma a te? A te, sì”.
“A me?”
“El, se sto con te lui se la prenderà con te e non con me. Ellie io voglio solo proteggerti”.
“Brand...”
“Non voglio che ti succeda del male”.
“Non mi succederà niente...”
Lui chiuse gli occhi come per trattenere le lacrime. Ci dirigemmo a piedi verso il parco che distava circa un chilometro dalla scuola e quando fummo arrivati lui scoppiò in un pianto. Non lo avevo mai visto così e tutto ciò mi portò a capire quanto lui tenesse davvero a me.
“Brandon..”
Lui si girò verso di me con gli occhi ancora lucidi. “El, tu non puoi capire quanto io ti amo. Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata finora, sei stata la mia ancora di salvezza in un momento difficile della mia vita. Mi hai fatto soffrire e tutto il resto ma nonostante tutto ti amo. E ti amo ogni giorno di più, ogni ora che passa, ogni minuto. In ogni singolo istante. Ma ti amo così tanto che non voglio vederti soffrire, non voglio che ti succeda del male. Ti meriti una persona sincera e vera al tuo fianco e non un errore come me..”.
“Brandon no..”
“El, ti prego”.
Scossi la testa. “Brandon non puoi abbandonarmi così”.
“Non ti abbandonerei per nessuna ragione al mondo e lo sai. Forse Los Angeles sarebbe davvero la svolta della tua vita..”
Lo guardai confusa e singhiozzando. “Vieni con me..”
“Dove? Io e la pallavolo?” disse sorridendo.
“Vieni lì e fai con me l'ultimo anno di college”.
“E mia madre?”
“C'è tuo fratello”.
“È una pazzia”.
“Vieni con me”. “Non posso. Non posso abbandonare la mia famiglia, i miei amici..”
“E me?” domandai con gli occhi oramai lucidi.
“Tu..?”
“Non ti importa abbandonare me?”
“Tu.. Tu sei mia amica. L'ho detto”.
“A..mi..ca..” ripetei balbettando.
“Sì. Tu sei mia amica..” disse lui. Sembrava confuso.
“Sì. Sì, sono tua amica. Sì, insomma”.
“El, pensavi che.. Che tra di noi..”
“Tra di noi, cosa? Che ci fosse qualcosa? No, no. Come ti viene in mente? Ci siamo baciati, sei venuto a Los Angeles per me, dici di amarmi e tutto il resto ma io sono un'amica. Sì, come Arianne, Megan e tutte le altre”.
“El...”
“Che c'è? Non c'è niente di male a dire la verità. No?”
Lui sospirò.
“Il silenzio è la migliore risposta” dissi.
Era un casino. Tutto era un casino. Noi siamo un casino. Il nostro 'amore/amicizia' è un casino. Io sono un casino. Lui è un casino. La nostra situazione è un casino.
Casino.
“Sarebbe meglio tornare a casa” dissi dopo qualche minuto di silenzio.
Lui annui. Aspettammo il bus delle 2:25 alla fermata che non tardò ad arrivare. Presi posto nella metà fila mentre lui qualche posto dietro. In quel momento mi sentii davvero lontana da lui. Lo sentivo distante, come se fosse in un'altra dimensione. Ed in quel momento mi sentii sola, sola come non lo ero mai stata. Presi le cuffiette e decisi di ascoltare qualcosa. Mi girai verso di lui e stava guardando nella mia direzione. I suoi occhi erano tristi e chiedevano aiuto. Io lo guardavo. Lui mi guardava. Nessuna mossa, nessun sorriso, nessun segno. Continuavamo a guardarci ed ogni secondo che passava, mi innamoravo sempre più.



ANGOLO AUTRICE:
Ecco il nuovo capitolo. E devo dire che è uno dei miei preferiti.
C'ho messo tutto l'impegno possibile e spero che anche voi possiate apprezzarlo.
Le cose,come sempre, si complicano e bum! Colpi di scena! Come voi oramai abbiate capito, non sono una tipa da situazioni calme e tranquille e quindi sconvolgo il tutto!
Lasciate il vostro parere e giudizio su come la storia sta continuando con una recensione o un messaggio privato! Adoro leggervi e sapere cosa ne pensate!
Ringrazio tutte le persone che stanno seguendo la storia e che di giorno in giorno crescono sempre più.
Ringraziamento particolare alle mie amiche Alessia e Diletta. Vi adoro.

Un bacio, alla prossima

ljamspooh

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


CANZONE SOTTOFONDO:

If you could see me now - The Script ---> https://www.youtube.com/watch?v=acLWwgwI5hc


Quel tragitto era infinito.
Ogni cosa era stata rovinata. Da cosa? Non lo so. Colpa mia, colpa sua. Colpa di entrambi. Prima possiamo stare insieme poi arriva Evan e rovina tutto. Quando sembrava tutto finito e tranquillo, qualcosa torna magicamente a rovinare il rapporto.
Sembrerebbe facile poter andarsene davvero e lasciare tutto ma non lo è. Ero pronta a lasciare la mia scuola e i miei finti amici, la mia città ma non ero pronta a lasciare casa mia. Dovevo riuscirci. Era l'unica soluzione.

Arrivammo alla fermata vicina casa nostra e scendemmo. Tutto taceva, forse il mio cuore si sentiva che batteva all'impazzata e il cinguettio di qualche uccellino. Cercavo il suo sguardo mentre camminavamo l'uno accanto all'altro ma lui guardava fisso davanti a se, senza fare una smorfia, senza espressioni.
Prima di girare l'angolo che portava alla nostra via, lo bloccai per il braccio. Fu in quel momento che i suoi occhi incrociarono i miei e le parole mi morirono in gola. Rimasi qualche secondo bloccata e lui continuava a fissarmi.

“Brandon..”
Lui abbassò lo sguardo.
“Possiamo chiarire una volta per tutte?” dissi.
“Ellie, non c'è niente da chiarire” disse tornando a guardarmi.
“Niente?” dissi mettendomi le mani davanti la faccia.
“El non piangere..”
“No, no. Non piango ma vorrei urlarti contro le peggio parole” dissi con i nervi che cominciavano a scaldarsi.
“Fallo” disse lui.
“Non posso”.
“Fallo” ripetè.
“Se lo faccio potrei pentirmene”.
“Non voglio farti stare male”.
“E allora smettila. Smettila di prendermi in giro..”
Lui scosse la testa. “Ellie, non ti sto prendendo in giro. Lo sai..”
“No. Io non lo so perchè pensavo di conoscerti almeno un po' e invece non ti conosco per niente. Rischiavo di innamorarmi di qualcuno che porta una maschera giorno per giorno e che continua a giocare con i sentimenti delle persone. Ma no, Brandon, no. Io non sono una qualsiasi, non sono una che una volta stata con te sparisce e cerca un altro. No, io ho cercato te, sempre. In ogni momento ti volevo accanto ma era meglio stare sola. Era meglio non averti mai incontrato”.
“Ellie dici questo perchè sei arrabbiata e ti capisco ma credimi, tengo davvero a te”.
“Brandon basta. Basta dire cazzate. Hai fatto il tuo gioco, hai vinto? Buon per te. Hai perso? Non mi interessa. Eri un idiota prima e sei un idiota ora. Non si cambia mai”.
“Non sono un idiota”.
“Sì che lo sei. Anche tanto. Sei la persona più idiota di tutto il mondo”.
“Smettila”.
“Smettila? Hai detto di smetterla a me? Per cosa? Tu hai giocato con i miei sentimenti, mi hai preso in giro e dici che devo smetterla? Assurdo”.
Lui mi afferrò il braccio. Lo afferrò con tanta forza che feci una smorfia di dolore. “Io non ho giocato con i tuoi sentimenti, cazzo. Ti ho detto cose che non avevo mai detto a nessun'altra. Sei entrata nel mio mondo, hai visto tutto di me. Sono sempre stato trasparente e sincero e non ho mai fatto nulla per ferirti. E cazzo Ellie, basta”.
“Mi fai male” dissi cercando di liberarmi dalla presa.
“Tu mi fai male ogni giorno”.
Ero esausta di litigare. Ero esausta di stare a parlare con lui. “Sai che c'è? Facciamo come qualche mese fa. Non mi parlare più ed io farò lo stesso. Ok?”
Lui sospirò. “Non sarà mai normale”.
“Perchè questo è normale?” domandai.
Lui chiuse gli occhi qualche secondo, mi guardò e poi se ne andò.

Tornai a casa e cominciai a piangere. Piangere per il nervoso: non ero triste, ero arrabbiata. Arrabbiata con me stessa per essere una cretina. Non ne valeva la pena piangere per Brandon. Insomma, io sono una cretina non lui. Ci siamo incasinati fino all'ultimo: prima tutto ok, poi litighiamo, poi c'è Evan, poi viene a Los Angeles, poi vuole stare con me, poi torna Evan. E ora? Ora basta. Mi sono stancata di questi tira e molla. Mi sono stancata di essere un palloncino che prima lo gonfi e poi lo sgonfi. Mi sono stancata di essere una qualunque perchè non lo sono. Ma anche Brandon non si sarà stancato di tutto ciò? È un casino, non si capisce niente. Ma è semplice la cosa: o vuoi stare con me o no. Perchè la porti tanto alla lunga? Dillo e basta. Smettila di dire 'Ah è difficile' 'No è complicato' e quant'altre pagliacciate. Se sei un idiota non è colpa mia ma lasciami in pace.


L'indomani andai a scuola con tutta tranquillità. Mi aspettava un'interrogazione di storia e un compito di matematica. Ero preparata, insomma.
Entrai nello scuolabus e come al solito presi posto nella metà fila. Ero serena fino a quando non vidi Brandon. I nervi cominciarono a salire quando notai che accanto a lui c'era Charlie. Charlie è una ragazza che viene in classe con me e che è finta, svampita. Non so ma è stupida. Ha quella vocina irritante che non vorresti sentire mai e quei lunghi capelli biondi che taglieresti molto volentieri. Cominciai allora a giocherellare con le mie mani, scrocchiando le dita e via dicendo. Ad un certo punto sentì la persona seduta dietro di me alzarsi e far sedere qualcun'altro. Mi girai e trovai la bella 'coppietta'. Brandon mi sorrise ma io mi girai di scatto. Cosa vuole? Vuole farmi incazzare? Vuole che urli davanti a tutti? Cioè dimmelo. Strinsi i pugni e chiusi gli occhi. Feci mente locale e pensai che forse voleva ricominciare tutto da capo, ovvero far finta di niente. Tornare a qualche mese fa quando non ci parlavamo nemmeno. Era questo il suo gioco, o meglio, la sua decisione? Io ci stavo perchè in fondo ero stata io a proporlo.
Mi girai nuovamente. “Ciao Brandon. Ciao Charlie” dissi sorridente.
“Ellie” disse Brandon ricambiando il sorriso. Charlie mi salutò con un gesto di mano.
“Hai studiato per matematica?” mi domandò Brandon.
“Sì, voi?” risposi.
“Io no” disse Brandon.
“Perchè? Cosa c'è?” chiese Charlie (con la sua orribile voce).
“Il comp...” disse Brandon ma venne interrotto.
“C'erano compiti? Ma io non li ho fatti” disse lei.
“Abbiamo il compito in classe” dissi.
“Facciamo i compiti in classe?” domandò lei sorridente.
“Abbiamo il test, la verifica. Come vuoi chiamarlo?” fece Brandon. Scoppiai in una risata. Il buon umore era tornato, non proprio.
Brandon mi guardò e sorrise. Mi girai. Non volevo vedere il suo dannato sorriso.

Entrammo in classe e Brandon prese posto vicino a me.
“Me lo passi, vero?” mi domandò.
Mi girai confusa. “Cosa?”
“Il compito, cretina!”
“Chiedi scusa”.
“Per..?”
“Mi hai detto cretina” dissi inarcando le sopracciglia.
Lui sorrise. Dannazione. “Allora, mi aiuti?” disse lui.
“Non girarci intorno e chiedi scusa”.
“Non lo farò mai” disse lui sorridendo nuovamente.
“E io non ti passerò il compito” dissi incrociando le braccia.
“Che pessima amica” disse lui.
La mia espressione cambiò radicalmente. Se fino a qualche secondo fa ero sorridente, ora ero distrutta. Era come se mi avesse trafitto il petto con una spada. E non so il perchè. Insomma, a che gioco stava giocando? Io avevo proposto di essere dei perfetti sconosciuti e non amici. Lui non potrebbe mai essere mio amico.
Lui continuava a fissarmi, cercando di leggere la mia espressione. “Ho detto qualcosa di sbagliato?” disse lui.
Scossi la testa. “Non ho voglia di parlarne”.
“Se vuoi litigare non parleremo mai, altrimenti ok”.
“Non ho detto di voler litigare” ribattei.
“Dalla tua faccia sembrerebbe di sì”.
“Lasciami in pace” dissi.
Brandon serrò la mascella e cambiò posto andando avanti. Restai così sola. Meglio.


Erano le 5:00 del pomeriggio e decisi di andare a correre.
Avevo bisogno di svagarmi un po' e di liberare tutte le mie energie. Dovevo in qualche modo sfogarmi. Presi allora le cuffiette e cominciai la mia corsa a ritmo di 'If you can see me now' dei The Script. Non ci fu canzone più azzeccata al momento.
Tutto andava bene fino a quando non caddi a terra. Mi distaccai quindi dal mio mondo isolato e tornai alla realtà. Mi alzai i pantaloncini fino a sopra le ginocchia e notai che da entrambe le gambe usciva del sangue. Mi avvicinai alla fontanella del parco e poco distante da me vidi Brandon parlare con un ragazzo. Sembravano amici perchè entrambi ridevano e si davano le pacche sulla spalla. Decisi allora di andarmene senza farmi vedere.


L'indomani mi alzai, mi preparai in fretta e furia e andai a prendere il pullman. Arrivammo con qualche minuto di anticipo e prima di entrare in classe, andai al mio armadietto per prendere i libri di arte.
Mentre mi dirigevo in aula, un ragazzo mi venne addosso e mi fece cadere i libri.
“Scusa, non ti avevo visto” mi disse raccogliendomi i libri.
“Di niente” risposi.
“La mattina si ha sonno quindi si fatica a stare attenti”.
“Già” risposi. “Grazie” dissi prendendo i libri.
“Di niente”.
Seguì un breve silenzio e presi quindi l'iniziativa: me ne andai. Mentre mi incamminai, pensai al viso di quel ragazzo che mi era familiare, lo avevo già visto. Ma dove? Entrai allora in classe e seguii la lezione.
Nell'intervallo, mentre mi dirigevo verso la classe di mio fratello, qualcuno mi spinse e caddi a terra. Alzai lo sguardo e trovai Evan davanti a me. Ero nei guai. Lui mi porse la mano per alzarmi ma io la rifiutai. Quando fui in piedi feci per andarmene ma mi spinse nuovamente e andai a sbattere contro il muro.
“Ma si può sapere cosa fai?” dissi oramai esausta.
“Te la faccio pagare” rispose lui.
Si avvicinò a me e quando fece per spingermi una terza volta, Brandon arrivò e gli sferrò un pugno dritto in faccia. “Ti ho già detto che devi stare alla lontana da lei” disse rivolto ad Evan.
Evan si rialzò e si massaggiò la mascella. “Oh, guarda chi si rivede. Brandon Cooper! Come stai fratello?” ironizzò dandogli una pacca sulla spalla.
“Non mi toccare Evan” lo minacciò Brandon.
“Mi darai un altro pugno? Dai, avanti”.
Brandon serrò la mascella e strinse i pugni.
“Dai, Cooper. Non essere codardo” ripetè Evan.
Brandon mi guardò, mi prese per il polso e ce ne andammo. Io lo seguii senza ribattere.




ANGOLO AUTRICE:
Salve! Ecco il nuovo capitolo, un po' più corto degli altri ma per un motivo. Ho deciso di lasciare il seguito per il prossimo.
Voglio ringraziare tutte le persone che stanno seguendo la storia che crescono sempre di più e mi fa un grandissimo piacere! Ringrazio chi mi lascia le recensioni che leggo sempre con sorriso e che mi fanno felice. Adoro sapere cosa ne pensate.
Come sempre ringrazio le mie amiche Alessia e Diletta.

Un bacio, alla prossima.

ljamspooh

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Sottofondi:

I won't let you go -James Morrison ----> https://www.youtube.com/watch?v=sr3pMZADMYY

A drop in the ocean -Ron Pope ----> https://www.youtube.com/watch?v=PTgDu_h9d5E



La sua mano stringeva la mia con una grande forza, come a dimostrare di volermi proteggere dal mondo intero.
“Dove stiamo andando Brandon?” domandai.
“Non lo so” disse bloccandosi di colpo.
“Perchè?”
“Perchè cosa Ellie?” disse con tono arrogante, come se quel 'perchè' lo avesse infastidito. Ed era vero: lo aveva infastidito, abbastanza da renderlo nervoso.
“Perchè mi tieni così stretta?”
“Non lo so”.
“Perchè mi hai portata via?”
“Non lo so”.
“Perchè hai sferrato un pugno ad Evan?”
“Non lo so”.
“Perchè non lo sai?”
“Non lo so”.
Seguii un breve silenzio. Un momento di pace e tranquillità. Un momento dove i pensieri riempivano la testa ma ti facevano chiarezza, ti rilassavano. Un momento strano ma fantastico. Era come se dentro la mia testa c'era un libro, pieno di parole messe a caso ma ognuna di loro con un significato enorme. E pian piano quelle parole si unirono per formare frasi e per rendere la lettura di quel libro fluida e perfetta. Così furono i miei pensieri in testa in quel momento.
“Brandon, mi accompagni a casa?” dissi.
“Certo” disse guardandomi e sorridendo.

Mentre camminavamo, tra di noi non ci fu una parola. Silenzio più totale. Quando fummo a pochi passi da casa, decisi di parlare.
“Comunque è stato carino il tuo gesto amichevole”.
Mi guardò confuso. “Cosa?”
“Quando hai dato un pugno ad Evan. Se l'è meritato proprio quel coglione!”
Lui sorrise. “Servono a questo gli amici, no?” disse lui.
Amici. Bella parola. “Devo considerarla una fortuna averti come amico allora”.
“Un privilegio”.
“Da scriverlo su un muro. Brandon Cooper amico di qualcuno!”
“Suona male”.
Lo guardai. “Perchè?”
“Sono amico di tutti e di nessuno”.
“Sei amico”.
“Un amico, ok. Ma nessuno mi ha detto 'Ehi, tu, amico mio' ” riflettè. Abbassò lo sguardo. “Capisci cosa intendo?” disse rivolgendosi a me.
Cosa rispondergli? Il fatto è che avevo capito ma non avevo capito. Lui è amico di tutti, insomma, è il 'tizio figo della scuola'. Tutti la mattina lo salutano o gli sorridono. Forse non è mai stato legato particolarmente con qualcuno. Ma mio fratello? Con lui era tanto amico. Non lo so. “Circa” risposi.
“Dovrebbero cancellare la parola 'amico' dalla bocca di chiunque”.
“Come?” domandai confusa.
“Non esistono gli amici”.
“Brandon ti senti bene?”
“Tu hai un amico?”
“Certo. Chloe!” risposi.
“Lei è davvero tua amica?”
“Ovvio. Brandon che stai dicendo?”
Si fermò e si guardò intorno. “Io non ho amici”.
“Brandon tu ne hai tanti di amici”.
“Oh, davvero? Dimmene uno”.
“Mio fratello”.
“Non è mio amico. Sta con me perchè.. perchè riesce a rimorchiare qualche tipa”.
“Brandon sei ubriaco?”
“Tu nemmeno sei mia amica”.
“Io..?”
“Eri una alla quale potevo scassare le palle fino a qualche mese fa poi c'è stato qualcosa tra di noi. Ed ora? Sì, forse sei mia amica ma non ci credo”.
“La conversazione sta degenerando. Finiamola qui”.
Lui rise. “Sembro strano, vero?”
“Cosa?”
“È triste sentirsi soli. Io mi sento solo in mezzo a un centinaio di persone, sono solo quando sono con gli altri ragazzi, mi sento sempre solo. Voglio che qualcuno riesca a vedere la vera persona che c'è in me e che mi renda partecipe della sua vita”.
I suoi occhi erano persi nel vuoto e quelle parole mi avevano spiazzato. Non riesco mai a trovare una risposta a qualsiasi sua affermazione. Riesce ad avere ragione anche quando ha torto, riesce a farmi sentire male e dannazione voglio abbracciarlo. Istintivamente e senza pensarci due volte, lo feci. Mi strinsi a lui così forte da sentire il battito del suo cuore; il suo respiro rilassato sul collo e quelle mani timide cominciarono ad accarezzarmi la schiena ed in quel momento cercai con tutta me stessa di dimostrargli che lui non era solo. “Ci sono io per te”.
“Voglio che tu ci sia per sempre”.
“Vieni con me. Vieni a Los Angeles e lascia tutto”.
“Non posso”.
In quel momento mi staccai. Capivo che non poteva lasciare la sua famiglia e che non lo avrebbe mai fatto per me. “Pensaci”.
“Non posso. Ci starei male”.
Scossi la testa. “Fa quello che ti dice la testa”.
“Non si dice il cuore?” disse sorridendo.
“Il cuore non pensa”.
“La testa?”
“Penso di sì”.
“Se volessi scegliere col cuore?”
“Sceglieresti sempre sbagliato” risposi.
Lui mi abbracciò nuovamente. Più forte di prima.



UNA SETTIMANA DOPO

Tutto stava prendendo senso. Io e Brandon eravamo amici, amici nel vero senso della parola e capii che non era solo. Solo come lui pensava.
Anche Chloe cominciò a parlare con Brandon e a scambiarci qualche parola.

Era lunedì e mi preparai in tempo. La giornata sembrava iniziare nel verso giusto ed andai a scuola di buon umore.
Entrai nell'edificio e mi avviai al mio armadietto. Lo aprii ed un secchio pieno d'acqua mi cadde addosso. Presa alla sprovvista ed impaurita caddi a terra circondata dalle risate generali degli altri che mi guardavano come se fossi 'la figura di merda della giornata' in persona. E lo ero.
“Dammi la mano” mi disse un ragazzo porgendomela.
L'afferrai e mi tirai su. “Grazie” risposi con un sorriso.
“Mi dispiace che ti sei bagnata tutta”.
“Le conseguenze dopo che un secchio pieno d'acqua ti cade addosso”.
Sorrise. “Piacere Ian”.
“Ellie” risposi. “Sei nuovo?”
“Sono arrivato circa due settimane fa. Ci siamo scontrati una volta mi sembra, se non ricordo male”.
“Oddio sì, mi ricordo”.
“Frequento il quinto. Diciamo che cambiare scuola l'ultimo anno è la più grande stronzata che io abbia mai fatto”.
“E perchè l'hai cambiata?”
“I miei si sono trasferiti qua e quindi li ho dovuti seguire. Sarei rimasto a Los Angeles molto volentieri ma no, non sono un bravo ragazzo”.
“Come?”
“Mia madre. Pensa che io sia un tipo che dà feste ogni sabato sera, che si ubriaca, fuma, si fa di roba pesante. È completamente pazza!”
“Andrebbe d'accordo con mia madre!” dissi.
“Facciamole conoscere. Potrebbero fondare un club delle 'Madri più tranquille del mondo'”.
“Club che andrebbe fallito”.
Rise. “Devo andare che la lezione inizia tra poco” disse.
“Sì anch'io. È stato un piacere Ian”.
“Tu vai in classe bagnata?”
“Oddio. Nemmeno mi ricordavo. Penso di andare ad indossare la tuta che ho nell'armadietto dello spogliatoio”.
“Ci si vede, Ellie”.
Ricambiai con un sorriso.

Andai negli spogliatoi della palestra e mi cambiai.
Mi diressi poi verso la mia classe con i capelli bagnati. La porta era chiusa quindi la lezione era già cominciata. Bussai, entrai e mi beccai un'occhiataccia dalla professoressa di matematica.
“Come giustifica il suo ritardo, Carter?”
“Ho avuto un contrattempo”.
“Prego?”. Capii la sua risposta come un'affermazione, come a voler dire 'Prego, si sieda' e presi allora posto nella seconda fila, ovvero l'ultimo rimasto. La professoressa si alzò in piedi.
“Carter!” disse.
“Sì?” risposi.
“Fuori”.
Non mi azzardai nemmeno a chiederle il motivo. Mi alzai ed uscii. Neanche il tempo di entrare. Quando misi la mano sulla maniglia la professoressa mi richiamò.
“Carter, quando una persona fa una domanda devi avere il buon senso di rispondere”.
“Non ho capito la sua domanda, professoressa”.
“Le ho chiesto quale fosse il suo contrattempo così da entrare 5 minuti dopo ed interrompere la lezione”.
“Lei mi ha detto 'Prego' professoressa”.
“Prego? Mi spiega? Posso sapere? Può giustificarsi? In quale altro modo devo farlo?”
“Mi scusi. Non avevo capito”.
“Vada fuori. Mi ha fatto perdere già troppo tempo”.
Uscii e mi appoggiai alla finestra posta difronte l'aula. Presi allora il telefono e mandai un messaggio a Chloe dicendole di uscire. Mi rispose con un 'okay' .
Dopo qualche minuto, arrivò. “Perchè stai fuori?” mi domandò.
“Non ho risposto ad una domanda del perchè io fossi entrata con 5 minuti di ritardo. Ma è normale?”
“La Swifty?”
“Sì, quella!”
“Stronza con tutti. È normale”.
“Sì, però mi fa girare le scatole”.
“Ehi Ellie” mi salutò Ian.
“Ehi, ciao” risposi. Chloe mi guardò con aria perplessa come per dire 'Come diavolo fai a conoscerlo?' ed io le sorrisi.
“Ti ha cacciato?” mi domandò lui.
“Sì”.
“Sai dirmi il bagno?”
“Seconda porta a destra” rispose Chloe.
“Ah, grazie..” fece per dire il nome ma si bloccò.
“Chloe, Ian. Ian, Chloe” dissi.
“Piacere” dissero entrambi.
“Vado. Grazie Chloe. Ciao Ellie”.
“Ciao Ian” risposi.
Appena fu lontano Chloe mi si piombò addosso. “Dimmi come fai a conoscerlo, dove abita, quanti anni ha, se è fidanzato, se è simpatico, se è un donnaiolo.. Dimmi tutto!”.
“Chloe! L'ho conosciuto circa stamattina e l'altro giorno mi è venuto addosso”.
“Interessante.. Poi?”
“Non dovresti tornare in classe?” dissi.
“Cazzo, vero. Dopo mi racconti” mi disse correndo verso la sua aula.

Finita l'ora, tornai in classe. Tutti mi guardarono con fare scontroso compresa la professoressa. Feci finta di niente e tornai al mio posto. Entrò la professoressa di arte e facemmo lezione.
Le ore seguenti passarono velocemente e non vidi l'ora di tornare a casa.


Erano da poco passate le quattro del pomeriggio ed io stavo nel mio letto ad ascoltare la musica. Cambiai canzone continuamente fino a che non partì 'Hold back the river' di James Bay e chiusi gli occhi.
All'improvviso qualcuno mi accarezzò la guancia. Aprii gli occhi e vidi Brandon ridere. Tolsi le cuffiette.
“Che angioletto che sei quando dormi” disse.
“Non stavo dormendo” risposi.
“Shh, piccolina. Dormi, dormi”.
“Brandon, che vuoi?”
Lui rise. “Devo chiederti aiuto”.
“A proposito di..?”
“Quella di storia settimana prossima mi interroga. Mi aiuti?”
“Sul serio?” domandai sbuffando.
“Grazie Ellie!” disse dandomi un bacio sulla fronte.
“Brandon, perchè mi fai arrabbiare?” dissi ironicamente.
“Dai che lo so che vuoi studiare con me!” disse facendomi l'occhiolino.
“Sicuro”.
“Scendo sotto che vado via con tuo fratello. Ciao Ellina”.
“Ciao!” risposi.
Ripresi allora ad ascoltare la musica.
Passò qualche minuto e mia madre piombò in camera mia. “Vai a fare spesa”.
“No, ti prego, no”.
“La mia non è una domanda. Vai, dai”.
“Mamma tu con la macchina fai prima”.
“Vai col motorino. Forza!”.
Sbuffai e mi alzai. Mi tolsi il pigiama che avevo indossato e mi presi un paio di jeans con una maglia e scesi. Misi il giubbino, presi la borsa, il foglietto con le cose che dovevo comprare, i soldi ed uscii. Accesi lo scooter e partii.

Entrai nel supermercato e feci spesa. Dopo aver preso tutte le cose andai verso la cassa e mentre facevo la fila notai Ian davanti a me.
“Ian” dissi.
Lui si girò verso di me. “Ellie!”
“Che coincidenza!”
“Sì, infatti!” rispose lui.
“Come stai?” domandai.
Nel frattempo appoggiò le cose sulla cassa.
“Aspettami fuori” gli dissi.
“Va bene”.
Pagò lui e poi feci io. Uscii e lo trovai appoggiato su di un muretto intento ad accendersi una sigaretta. Mi avvicinai.
“Bene, tu?” disse lui.
“Cosa?” chiesi.
“Mi hai chiesto come stavo e ti rispondo”.
“Ah, si. Beh, meglio così. Anch'io sto bene” dissi.
“Fumi?”
“Assolutamente no!” risposi.
“Ti da fastidio?” mi domandò.
“Insomma ma tranquillo. Non fa niente”.
“Se lo dici tu”. Mi sorrise.
“Allora, dove abiti?”
“Poco distante da qui” mi rispose.
“Capito” dissi.
Segui un piccolo momento di silenzio.
“Brutto silenzio” dissi.
“Nah, vuol dire che stiamo pensando. Se succede durante un'altra conversazione che parliamo di cose serie e in un altro ambito, preoccupati. Ma con te non servirà credo perchè non mi farai arrabbiare”.
“Riesco a far arrabbiare le persone ma lo evito sempre”.
“Sai, c'è un frase molto bella. 'In ogni persona con cui parli ci sono problemi di cui tu forse non sai niente. Sii gentile sempre'”.
Riflettei un secondo. “Spiegamela..”
“Io e te, ok? Allora, noi ci conosciamo così, non troppo ma ci conosciamo di vista. Siamo anche gentili verso di noi perchè io non conosco i tuoi problemi e tu non conosci i miei. E non ci diciamo stronzate o cose del genere ma parliamo così normale e bene. E lo facciamo perchè non vogliamo essere stronzi o addentrarci troppo in una storia o in un episodio di cui magari non ne vogliamo parlare. Mi capisci?”
Lo guardai e sorrisi. “Circa”.
Sorrise anche lui. “C'è qualcosa che non va?”
“No, anzi. Mi piace ascoltarti”.
Sorrise nuovamente. “Grazie”.
“Ora però devo tornare a casa. A domani”.
“Ciao Ellie”.

Presi lo scooter e tornai a casa.
Diedi le cose a mia madre e tornai in camera mia. Ripensai un attimo alle parole di Ian e ripresi gli auricolari. Partii la musica e mi addormentai.


La mattina seguente mi svegliai con lo stomaco che brontolava. Avevo praticamente saltato la cena e non mangiavo da ieri a pranzo. Scesi allora di corsa in cucina, guardai l'orologio che segnava le sei e mezza e presi una fetta di crostata fatta dalla zia. Ottimo!
Tornai di sopra appena finito di mangiare, feci una doccia e mi preparai.
Finito il tutto, corsi alla fermata del bus. Strano ma vero, ero in anticipo. Aspettai il pullman quasi dieci minuti e mi sorpresi del fatto che fossi così sveglia da vedere anche l'ora sul display del cellulare.
La corriera arrivò, salii e mi sedetti nel primo posto. Presi allora le cuffiette e via di musica.
Il tragitto fu breve tanto che non mi accorsi nemmeno quali canzoni avevo ascoltato. La mia mente era vuota, non avevo pensato a niente. Ero solo immersa nei paesaggi che scorrevano dal finestrino e fui rilassata.

Mi diressi al mio armadietto intenta a prendere gli appunti di letteratura francese quando un ragazzo mi venne addosso.
“Perdonami..”
“Ian!” esclamai.
“Ellie! Scusa ma sto ancora mezzo addormentato. Non ho chiuso occhio”.
“Come mai?”
“Dolori di stomaco”.
“Ah, capisco!”
“Senti, ti va di vederci uno di questi pomeriggi al bar qua vicino?”
Esitai un secondo poi annui. “Certo, perchè no”.
“Perfetto allora. Ti lascio il mio numero. Dammi il telefono”. Glielo porsi e lui digitò quei dieci numeri. “Ci si vede in giro”.
“Buona lezione” dissi quando lui fu oramai lontano. Gli inviai un messaggio con scritto il mio nome cosicché anche lui potè salvare il mio.

Andai a lezione e presi posto vicino a Brandon.
“Ellina cara, buongiorno!”
“Giorno”.
“Tutto ok?” mi domandò.
“Sì nonostante sia mattino”.
“Il mattino ha l'oro in bocca”.
“Tu hai sempre qualche idiozia da dire invece” dissi con un sorriso.
“Simpatica alle otto di mattina. Mai successo. Evento raro!”.
“Idiozia numero due. Quante ne dirai oggi?”
“Abbastanza. Sto carico”.
“Hai dormito bene?”
“Più che bene. Stanotte ho sognato che Megan Fox mi chiedeva di sposarla ed io rifiutavo. Allora lei si è messa a fare una specie di ballo tra la neve supplicandomelo”.
“Realtà”.
“Succederà. Succederà, te lo assicuro”.
“Nei tuoi sogni”.
“Cazzo, l'ho già sognato. Adesso diventerà realtà”.
“Sì, dormi ancora”.
La professoressa di letteratura francese entrò e incominciammo le lezioni.


L'ultima campanella suonò e andammo tutti in mensa a pranzare. Vidi Chloe e andai verso di lei.
“Che si mangia oggi?”
“Lasagne” disse lei con una smorfia.
“No, che schifo”.
Le lasagne della mensa fanno ribrezzo: sanno di schifo. Ancora non si sono domandati il perchè solo due persone su cento li mangiano e gli altri le lasciano nel piatto. E le due persone sono i professori che restano a mensa per visionare noi.
“Per secondo?” domandai.
“Fettina e patatine” disse sorridendo.
“Per fortuna” esclamai.
Brandon, Ryan, Bradley e Scott presero posto nel nostro stesso tavolo. Avevamo circa fatto tutti amicizia e quindi era normale stare insieme.
“Bella ragà” esclamò Bradley sedendosi.
Lo salutammo con un cenno di testa.
“Che si dice?” disse Scott.
“Solite cose” rispose Chloe.
“Tu Ellie?” disse Ryan.
“Solite cose anch'io” risposi.
“Ti hanno vista parlare con quello nuovo” disse Bradley.
“A me?” domandai.
“Sì” rispose.
“Ah, ma Ian?” feci.
“Non so come si chiama. So solo che è nuovo” disse Bradley.
“Sì, è simpatico”.
Osservai Brandon che beveva un bicchiere d'acqua tranquillo. Magicamente lo sguardo di tutti passò su di lui. “Che c'è? Perchè mi guardate?” disse.
“Tutto ok, bro?” disse Scott.
“C'è qualcosa che non è ok? Ragà ho sognato Megan Fox stanotte, niente potrebbe andarmi storto nella giornata di oggi” disse facendo spallucce.
Seguii una risata generale.


Erano le due e tornammo nelle nostre aule. Avevamo educazione fisica così andammo in palestra a cambiarci.
Indossai la tuta e andai. Corsi insieme a Brandon che mi diceva cosa fare per riscaldarmi prima di iniziare a giocare a pallavolo.
Il professore scelse le squadre ed i miei compagni erano: Lauren, Matt, Nick, Sarah e Noe. La prima partita fu contro la squadra di Brandon.
Schiacciai e feci punto.
La partita proseguii bene fino a quando vidi passare Ian fuori dalla palestra e mi distrassi. In quel lasso di secondi Brandon fece una schiacciata che mi colpì. Caddi a terra.



“Signorina Carter, tutto bene?” mi domandò qualcuno. “Signorina? Ehi? Mi sente?”
Aprii gli occhi e vidi un signore vestito con un camice verde. “Dove sono?” domandai spaventata.
“Stia tranquilla. Ricorda cosa le è successo?”
“Stavo giocando a pallavolo e poi Brandon ha schiacciato e mi ha colpito..”
“Ha dolore alla testa?”
“Sì”.
“Attenda qui. Non si muova” mi disse ed uscii dalla piccola stanzetta bianca.
Tornò dopo qualche minuto con una boccetta in mano. “Posso sapere dove sono?” domandai.
“In ospedale” mi rispose.
“Come in ospedale? I miei lo sanno? Perchè sto qui? Ora sto bene. Posso uscire?” dissi agitata.
“Si calmi. È tutto ok. I suoi genitori sono qui fuori. Ora li faccio entrare. C'è anche il suo fidanzato”.
“Il mio fidanzato?”
“Aspetti”.
Uscii e dopo qualche secondo entrò mio padre e mia madre entrambi terrorizzati.
“Ellie! Come stai?” mi domandarono.
“Bene. Mamma perchè sono qui?”
“Hai ricevuto una forte botta. Tra poco tornerai a casa ha detto il medico”.
“Signori, potete uscire un attimo?” disse una signorina sull'uscio della porta.
“Certo” rispose mio padre ed uscirono.
Entrò poi Brandon. “Ellie!” esclamò.
“Ehi”.
“Scusa. Non volevo farti finire in ospedale”.
“Quindi se sto qui è colpa tua? Te la farò pagare, cretino!” dissi ridendo.
“Non sai che spavento. Sei caduta a terra e non mi rispondevi. Ho incominciato ad urlare 'Chiamate un'ambulanza cazzo' a tutti. Ho persino mandato a fanculo quello di ginnastica che mi guardava come se fossi un'omicida”.
Continuai a ridere. “Vuoi sapere cosa ha detto il medico?”
“Cosa?” chiese lui.
'Signorina, qui fuori c'è il suo fidanzato' ” dissi imitando la voce del dottore e scoppiando in una risata che coinvolse anche Brandon.
“Geniaccio” esclamò lui continuando a ridere.



Angolo autrice:
Ciaaooo!
Ok, perdonatemi per il lunghissimo ritardo! Scusatemi davvero! Scusate! Scusate! Scusate! Scusate! Scusate! Scusate! Scusate! Scusate! Scusate! Scusate! Scusate! Scusate! Scusate! Scusate! Scusate! Scusate!
Per prima cosa vi auguro un felice anno nuovo!
Seconda cosa, mi scuso nuovamente perchè l'illuminazione per il capitolo ce l'ho avuta un po' nell'ultimo periodo grazie anche a qualcuno.
Terza cosa: nuovo personaggio. Ian! Nome scelto non a caso con aspetti caratteriali simili a qualcuno di mia conoscenza. Spero possiate amarlo come lo ami io. Ma succederà qualcosa di imprevedibile per la nostra cara protagonista! Eh, colpo di scena!
Ringrazio le mie amichette cuoricino Alessia e Diletta per seguire la storia e per avermi chiesto sempre quando avrei aggiornato! Scusate anche voi il ritardo.

Spero inoltre di aggiornare il prima possibile.
Grazie a chi segue la mia storia e a chi la recensisce! Vi adoro con tutto il cuore.
br> Un bacione e auguri di un felice anno nuovo ancora!
Alla prossima
ljamspooh

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Piccolo consiglio!
Essendo passato tanto tempo dall'ultimo aggiornamento, vi consiglio di rileggere il precedente capitolo o almeno la parte conclusiva. O se non volete rileggere la parte finale.. piccolo riassunto!

Ellie, dopo aver ricevuto un colpo dal pallone in testa, si risveglia in ospedale. Il tutto fu causato da un momento di distrazione dovuta alla visione di Ian.
Ellie ed Ian erano diventati amici ed il tutto a Brandon non infastidiva.


Capitolo:


Consiglio canzone:

Nothing really matters - Mr. Probz ---> https://www.youtube.com/watch?v=OeLKrrklw80


Dopo aver trascorso qualche minuto insieme a Brandon nella stanza del pronto soccorso, entrò il medico che mi assicurò che stavo bene e che la sera sarei potuta tornare a casa.


L'indomani saltai scuola e mia madre mi consigliò di riposare. Erano da poco passate le 9 ed il sonno mi aveva abbandonato; presi allora il telecomando e decisi di guardare un film. Cercai tra i vari canale qualcosa di interessante ma sembrava che niente fosse interessante in quel momento. Presi allora il computer e cercai un film in streaming che mi era stato consigliato tempo fa da mio fratello. Nel frattempo che si caricava, guardai qualche video di Youtuber e passò così un quarto d'ora.


“Ellie! Ellie svegliati! Ellie!” sentì urlare alle mie orecchie.
“Che c'è?” dissi con gli occhi socchiusi.
“Mi hai fatto spaventare. Sono 5 minuti che ti sto chiamando e non mi rispondi!” disse mia madre. “Scendi a fare pranzo”.
Presi la vestaglia e scesi. Presi posto e mangiai un piatto di minestra ed il pollo lesso. Il tutto mi aveva fatto ricordare il fatto che tra tre settimane sarei dovuta andare a Los Angeles per incontrare gli allenatori della squadra di pallavolo. Avrei giurato che mia madre non mi avrebbe mandato dato quello che mi era successo..
“Mamma, tra tre settimane dovrei andare a Los Angeles. Posso?”
“Per cosa?” domandò.
“Devo incontrare il signor Cloudy, l'allenatore della squadra di là”.
“Mh.. Vai sola?”
“Non penso. Credo che mi accompagnerà Chloe”.
“Vabè dai. Mi fido”.
“Dici sul serio? Non è che dopo cambi idea?”
“No” rispose e tornò a mangiare.
Io avevo finito e tornai quindi nella mia stanza intenta a mandare un messaggio a Chloe per informarla. La sua risposta fu un “Penso di sì ma non te lo assicuro perchè quella di matematica mi ha messo 3 e non so se mamma mi lascerà venire..” . Dannazione.


UNA SETTIMANA DOPO

Il lunedì della settimana nuova tornai a scuola dopo quattro giorni di carcere in casa con mia mamma costantemente al mio fianco per assicurarsi che io non svenissi una seconda volta. A causa dei mal di testa che si impossessavano di me continuamente mattina appena sveglia e la sera appena dopo le 19, mia madre decise quindi di farmi tornare in ospedale ma non era niente, semplici mal di testa di chi forse pensa troppo e dorme poco.

E quindi tornai a scuola. Mi svegliai con largo anticipo e mi preparai con così tanta calma che fece sembrare quel risveglio non così traumatico come tutti gli altri.
Andai alla fermata del bus. Ero sola. Chloe non c'era.
Il pullman arrivò e presi posto. Indossai le cuffiette e feci partire la musica. Dopo una fermata, Anne mi chiese se la seduta vicina a me fosse occupata ed io le risposi che poteva occuparla. Di fianco a lei, nel sedile opposto, prese posto Mirtha, sua grande amica a detta di Chloe in quanto andavano tutte e tre in classe insieme.
Magicamente le cuffiette decisero di non funzionare più. Mi sbagliai. Il telefono era andato: batteria scarica. Dovetti così toglierle e seguire il viaggio con la mia vera solitudine.
Ci fu un nome che mi rimbombò nelle orecchie: Brandon.
“Comunque non lo so. Sono contenta che mi abbia invitato Brandon ma ho paura di non interessargli veramente. Cioè lui sa che penso che è un gran bel ragazzo ma se mi porta in giro ci rimango male..” disse Anne.
“Quanto sei stupida!” rispose Mirtha scoppiando in una risata fastidiosissima.
“Sarò io a divertirmi. Sarà la solita uscita da 'ehy figa oggi' a 'ci conosciamo?'. Ma gli farò cambiare idea! Lo farò stare così bene che mi cercherà anche il giorno successivo!” rispose lei.
“Grande! Fammi sapere poi come andrà questa calma uscita..” disse Mirtha soffermandosi lentamente sulle ultime due parole.
Mi isolai. Rimisi le cuffiette nel telefono e le indossai. Meglio sentire il silenzio più assoluto con gli auricolari che 'tappavano' le mie orecchie piuttosto che loro. E quindi Brandon sarebbe uscito con Anne..! Mh interessante.

La cosa non mi infastidiò più di tanto. Insomma, la cosa mi aveva reso leggermente irritata ma cosa poteva fregarmene infondo?
Il mio pensiero riguardante la notizia della 'calma uscita' di Brandon fu bruscamente interrotto da una frenata improvvisa dell'autista. Mi sporsi verso il corridoio per vedere cosa era successo ma non riuscivo a capire. All'improvviso la ragazza seduta al primo posto cominciò ad urlare.
“Oddio! Chiamate un'ambulanza! L'ha messo sotto!”

L'autista, abbastanza sconvolto, scese dall'autobus e chiuse lo sportellone con una grande forza che fece muovere l'intero bus. Mi alzai allora in piedi e intravidi una macchina grigia ferma davanti a noi con una signora sulla cinquantina portarsi le mani in volto. E solo ora mi accorsi che eravamo davanti la scuola. Andai allora avanti per vederci meglio data la mia immensa curiosità. Ancora niente. Dalle parole urlate di Margot, sembrerebbe che qualcuno ha investito qualcuno. Ma chi sono quei qualcuno? Decisi di rimanere lì.
Passò un minuto o poco più che l'ambulanza arrivò. I medici corsero davanti l'automobile grigia, presero la barella e nel giro di 2/3 minuti il 'qualcuno' fu trasportato all'ospedale. L'autista rietrò nel bus ed aprì le portiere per farci uscire.
Corsi all'entrata della scuola per chiedere subito chi era quel 'qualcuno'.
Andai verso Ryan. “Ehi Ryan, cos'è successo?”
Abbastanza sconvolto e con un'espressione triste, mi abbracciò.
Lui non rispondeva ed il mio cuore cominciò a battere. Più veloce del solito. La paura stava salendo senza un preciso motivo.
“Ehy?” richiesi.
“Ellie, cazzo. È colpa mia” disse scoppiando in lacrime.
“Ryan, chi è? Cos'è successo? Parla!” dissi cominciando ad impaurirmi sul serio.
“Brandon aveva perso l'autobus allora è venuto con la macchina. Gli ho detto di parcheggiare nell'altro lato della strada perchè sarebbe stato meglio e non avrebbe intralciato il passaggio delle altre auto. E.. e.. e..” scoppiò di nuovo a piangere.
“Ryan..?” dissi con voce tremolante.
Prese un piccolo sospiro. “E quando scese, forse per la disattenzione o per non so quale cazzo di assurdo motivo, senza vedere ha attraversato la strada. E cazzo un'auto l'ha centrato in pieno”.

Quelle parole mi spiazzarono. Fu come se qualcuno mi colpì alle spalle con una spada. Cercai di restare in piedi e di non crollare a terra in un pianto disperato. Le lacrime si stavano sforzando di uscire ma non avevo voglia di piangere. Volevo solo svegliarmi da quello che mi sembrava un incubo. Uno strano e assurdo incubo.
Ryan mi abbracciò nuovamente e mi strinse forte. Fu in quel attimo che le lacrime presero il sopravvento e mi rigarono le guance. Avevo paura. Avevo paura di perdere Brandon pur non sapendo come stava. Avevo paura di aver perso una delle poche ragioni del mio sorriso. E quell'abbraccio di Ryan non mi fu d'aiuto. Suscitò in me rabbia, ansia, dolore, paura. Eppure non sapevo niente. Non sapevo se l'accaduto era stato grave, se Brandon era cosciente, se aveva perso sangue. Sapevo solo che Brandon era stato portato via con l'ambulanza e che era stato investito. E non volevo crederci.

Mio fratello arrivò a scuola, scese dall'auto e corse verso di me.
“Ragazzi andiamo” disse lui prendendomi per il braccio.
Lo seguì all'automobile. Insieme a me venne anche Ryan e ci dirigemmo velocemente presso l'ospedale.
Il tragitto seppur breve, sembrò durare un'eternità.
Scesi dall'auto e vidi la faccia di mio fratello. Guardai poi Ryan. Fu in quel momento che mi tornò in mente la frase di Brandon, di quando mi disse che lui non aveva amici. Capii che Brandon aveva amici, forse pochi o forse tanti, ma mio fratello e Ryan erano davvero suoi amici. Così come me. Non mi importava essere la sua ragazza o una sua amica, mi importava solo non perderlo.

Corremmo dentro.
“Salve, poco fa è arrivato un ragazzo che è stato investito..”
“Siete suoi parenti?” ci domandò l'infermiere.
“Siamo suoi amici”.
“Non possiamo darvi informazioni..”
“No. Possiamo sapere dov'è? E se sta bene? La prego..” disse Ryan.
“Potete aspettare qui”.
Ci sedemmo allora su quelle seggioline blu scomode.
Mio fratello appoggiò i gomiti sulle sue ginocchia e con la testa tra le mani. Ryan fece lo stesso.
Io appoggiai invece il capo al muro.
Il tutto mi sembrava surreale. Non sapevo niente, né come stava, né se era grave, né se stava in pericolo di vita. Niente. Eppure avevo paura, un'enorme paura. Il cuore batteva all'impazzata ed il mio labbro inferiore cominciava a sanguinare a forza di morderlo. Le mie mani non trovavano pace e continuavano a toccarsi. E non c'era modo di fermarle. I miei occhi cominciarono allora a pizzicare quando vidi la madre di Brandon arrivare. Era completamente in lacrime e chiedeva urlando ad ogni infermiere che gli si parava davanti, come stava il figlio. Non otteneva però risposta.
Si avvicinò a noi e abbracciò Ryan.
Poi si sedette.

Passarono 30 minuti ed il silenzio regnava in quella specie di sala di aspetto.
Poi un medico uscì da una stanzetta. Forse la sala operatoria o forse no.
“Mi scusi. Lei è la madre?” domandò il dottore.
“Si” rispose la signora Cooper alzandosi di scatto.
“Non so ancora bene dirle come sta” rispose. “Non vorrei mentirle e dirle che non è in pericolo di vita. Ha subito un brutto colpo alla testa e stiamo facendo il possibile”.
Scoppiò a piangere. Io mi girai e decisi di andarmene da lì.
“Ellie..” mi richiamò mio fratello.
“Ho bisogno di prendere aria. Voglio fare due passi sola” risposi con uno sguardo perso nel vuoto.

Ok. Cosa sta succedendo?
Davvero Brandon è stato investito? È in pericolo di vita? Se questo è un incubo, vi prego svegliatemi.
No. Non è un incubo.
Ora ho davvero paura.
Ho paura di perderlo, di perderlo sul serio. Di non rivederlo più. Di non potergli più dire quanto io tenga a lui. Di non poterlo più abbracciare. Ho bisogno di lui.
Non sapevo dove andare e non so dove andare senza lui.


Passarono le ore. Forse due, tre, quattro. Non lo so.
Avevo lo sguardo perso nel vuoto e la mente libera. Nessun pensiero, nessuna emozione, nessun sentimento.
Forse qualche pensiero c'era ma non riuscivo a capire. Essi scorrevano come l'acqua di fiume che porta con se detriti ma che nonostante ciò andava limpida e fluida. E forse i miei detriti erano le preoccupazioni. E l'ansia. Ed il terrore.
Non riuscivo a formulare neanche una frase da poter dire alla signora Cooper al momento del mio rientro nella stanzetta. Solo parole all'aria che davano fastidio a me.
Volevo sapere come stava Brandon. Ma volevo anche tornarmene a casa. Ero stanca di stare in quell'ospedale in attesa di qualche notizia.
A quanto pare il mondo non ti da tutto quello che vuoi. Non ho mai desiderato qualcosa di grande e prezioso ma ora volevo solo riavere con me Brandon.
Quegli attimi, quei minuti che passavano, quelle ore che sembravano anni erano infiniti più grandi di altri infiniti. E quel silenzio attorno a me era assordante.
Rientrai e senza dire e fare niente, tornai seduta su quelle seggioline blu.

“Ellie..” mi sentii chiamare da una voce angelica.
Mi girai ed era la madre di Brandon. Inconsciamente mi ero addormentata. “Ci sono notizie?” domandai.
Lei scosse la testa. “Sono le sette della sera. Forse è meglio se torni a casa”.
“Non voglio abbandonarlo”.
“Non lo abbandonerai. Se ci daranno informazioni ti chiamerò io. È meglio che ti riposi un po'. Necessiti di dormire”.
“D'accordo” risposi.
Presi lo zaino che avevo a terra e me ne andai.

Erano le 21.
Ero sopra al letto con le cuffiette nelle orecchie ma senza nessuna canzone da ascoltare. Il telefono era in carica a qualche metro di distanza da me e l'ipod era spento.
Bussarono alla porta. “Avanti” risposi.
Era Ian.
Lo guardai con occhi spalancati. Perchè era qui? E come sapeva la mia casa? O meglio il mio indirizzo?
“Ian” lo salutai.
Lui si avvicinò a me. “Come stai?” mi domandò accomodandosi sulla poltrona affiancata al letto.
“Come vuoi che stia? Male” risposi abbassando la testa.
“Mi ha detto Chloe cos'è successo. Mi ha anche spiegato la situazione tra te e Brandon e quindi immaginavo che tu non stavi bene. Sono quindi venuto a.. insomma.. a farti visita”.
“Grazie”.
“Spero che non ti dispiaccia”.
“No” dissi fingendo un mezzo sorriso. “Non mi dispiace”.
“Mi ha fatto entrare tuo fratello. Anche lui non sta bene a vedere la sua faccia..”
“Sono grandi amici” risposi.
“Immaginavo. Abita qui difronte, vero?”
Annuii.
“Non ti va di parlare?” domandò.
“No. Cioè, voglio parlarti. Non voglio essere scortese ma credo che sia meglio che io mi riposi. Nel senso, forse è meglio se sto sola”.
“Certo. Ti capisco. Sappi però che la solitudine non è sempre la miglior scorciatoia. Se hai bisogno di qualcuno con cui piangere o sfogarti puoi contare su di me. E su di Chloe. Oramai puoi considerarmi un amico!”
Alzai lo sguardo e sorrisi. “Certo. Grazie di cuore” dissi alzandomi.
Mi avvicinai e lo abbracciai.
“Ci risentiamo domani allora” disse andando verso la porta.
“Grazie ancora”. E lo salutai.

Ritornai sola, distesa sul letto.
Non mi andava di piangere. Non mi andava di urlare. Non mi andava di fare niente.
Volevo solo dormire o forse no.
Però mi addormentai.

Mi sono svegliata col telefono che suonava. Ho dato un'occhiata alla sveglia: le 7.16 del mattino. Voleva solo dire che la madre di Brandon mi stava chiamando e l'unico pensiero che avevo era che se ne era andato. Non volevo rispondere.
Mi alzai e andai verso il cellulare. Guardai il dispaly e c'era un numero che non conoscevo.
“Pronto?” risposi.
“Ellie..?” sentii dire dall'altro capo del telefono.
“Si, chi parla?” domandai sicura di saper già la risposta.
“Ellie, sono Pal, la mamma di Brandon..”
Lo sapevo. Gli occhi cominciarono a pizzicarmi.
“Ellie, scusa l'orario ma immaginavo che tu fossi sveglia. Puoi venire in ospedale?”
“Certo, arrivo”.
Riattaccai e corsi in bagno.
“El?” disse mio fratello.
“La mamma di Brandon mi ha chiamato e mi ha detto di andare in ospedale. Accompagnami ti prego” gli dissi.
Lui annui e andò a vestirsi. Così feci anch'io.

Nell'arco di cinque minuti fummo sulla soglia della porta pronti ad uscire.
Accese la macchina e andammo.


“Signora Cooper..” la chiamai mentre, con passo veloce, mi avvicinai a lei.
“Ellie!” mi abbracciò.
Ero pronta al peggio. E non è vero. Non ero pronta.
“Ellie.. Brandon si è svegliato” mi disse guardandomi dritta negli occhi. “Però non sta bene. Non può incontrare nessuno..”
“Però.. però si è svegliato” dissi con qualche speranza.
“Non è un buon segno, hanno detto i medici..”
“Come? Si è svegliato..” dissi scuotendo la testa.
“Lo so Ellie. Il problema è che è disorientato e continua a riaddormentarsi. E perde conoscenza..”
“Che significa? È grave?” domandai.
Scoppiò a piangere.


ANGOLO AUTRICE:
Mi scuso talmente tanto per il ritardo che non so cosa dirvi.
Causa scuola e poca ispirazione.
Spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto nonostante ciò.
Ringrazio tutte tutte tutte le persone che seguono la storia e che hanno la pazienza di aspettare così a lungo!
Grazie soprattutto ad Alessia e Diletta. Vi voglio bene.

Un grazie particolare va anche a chi silenziosamente mi ha consigliato questa canzone.

Bacioni
Alla prossima, ljamspooh

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