Carmen 3.0 Una vita insieme.

di Sarah Collins
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sapone, acqua sulfurea e candeggina. ***
Capitolo 2: *** La stessa storia. ***
Capitolo 3: *** Beota! ***
Capitolo 4: *** Tensione nell'aria. ***
Capitolo 5: *** In pezzi, la mente, il cuore. ***



Capitolo 1
*** Sapone, acqua sulfurea e candeggina. ***


Sapone, acqua sulfurea e candeggina.
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Picchiettava le dita sul tavolo di quercia finissimo, Luca, mentre cambiava canale distrattamente. Con l'altra mano invece si strappava i pallini di lana dal maglione quasi defunto, infeltrito, sbiadito.
Il nero ormai stava svanendo, era stato lavato via.
Lavato via come Carmen.
Andrea era seduta all'altro capo del tavolo e della televisione non gliene importava niente; le sue gambe erano incrociate e le sue braccia anche, nello stesso verso, nello stesso nodo.
I gufi cantavano fuori, su qualche tipo di albero alto, lontano.
La pioggia battente stava durando da circa quattro giorni e il viottolo era divenuto una fanghiglia poco uniforme.
Il tempo veniva scandito dal ritmo che Luca continuava a fare sul tavolo e il suo sguardo fisso sulla tv fece calare ancora più il silenzio, in casa
"Che cosa vuole da te?", chiese Andrea aggiungendo, "Perché vuole parlarti?! Cioè, ormai sei fuori dalla loro vita, no? Giusto?"
Luca picchiettava ancora e senza fermarsi continuava imperterrito a gestire il suo silenzio.
"Luca?!"
"Perché tutte queste domande? Per quale motivo devono ancora parlarne?!" Sbraita lui sbattendo il telecomando sul tavolo, facendo uscire le pile da dietro.
Andrea non era sicura, ma aveva l'impressione che quelle parole non erano rivolte verso di lei.
Allora si gira e guardò il canale che si bloccava a tratti e in alto a destra poteva scorgere la foto di una donna.
Una donna bionda dai capelli lunghi fino alla spalla. Una donna bella, ma qualunque.
"E' Laura non è vero?" Chiese sommessa, sapendo già di non ricevere risposta.

Luca cominciò a cambiare giorno dopo giorno.
Passò poco più di un mese da quando Carmen uscì dalla sua vita, poco più di un mese che bastò a rendere Luca una persona diversa.
Non più cordiale come un tempo, non più affettuoso, razionale, giusto.
Le parole con lui si sprecavano, le domande non avevano risposte e le carezze non avevano pelle su cui sfogarsi.
Luca si allontanò praticamente da tutti, rimasero soltanto lui e i suoi telegiornali, programmi di cronaca, talk-show.
Andrea questo lo notò sin dal principio, ed è per questo motivo che rimase a guardarlo in attesa di qualche cosa.
Lo sguardo di Luca si focalizzò negli occhi della ragazza il quale avvampò visibilmente.
Andrea ci stava credendo, Luca stava per dirle qualcosa.
"E' arrivata."
Luca scostò la sedia con forza e senza badare al frastuono; lanciò un'occhiata alla ragazza che si alzò senza indugio.
L'uomo andò dritto alla porta e la aprì, facendo entrare una figura disordinata e sporca di fango.
Stefania.
La donna si tolse il piumino e lo diede ad Andrea, quasi fosse un usciere; si pulì le scarpe sopra lo zerbino e si aggiustò i capelli usando le sue dita come fossero setole di un pettine.
Luca la lasciò entrare consapevole del suo arrivo e chiuse la porta, andandosi a sedere subito sulla sedia di prima.
"Non posso vivere così." Iniziò subito Stefania ancor prima di sedersi.
"Lei dovrebbe essere l'ultima persona a dire una cosa simile.." Commentò Andrea a bassa voce, sorpresa che gli altri avessero potuto udirla.
"Ma tu chi sei?" Ringhiò Stefania alla ragazza, guardandola con un sorriso di sbieco, un sorriso a metà, una mamma a metà.
"Lasciala stare, potrebbe essere tua nipote. Lasciala proprio stare." Ordinò Luca con voce ferma ma alquanto fredda.
Stefania ubbidì e prese una sedia di legno e si sedette a capotavola, ritrovandosi Luca a un lato e la ragazza dall'altro lato opposto.

Da quel momento, Andrea non disse più una parola.

"Perché sei qui?" Chiese Luca, ricominciando a battere le dita sul tavolo, "Posso darti del Tu, non è vero? Direi che dopo gli insulti e gli schiaffoni che mi hai lanciato a casa di tua figlia, sia il minimo che potresti fare."
Stefania annuì e lo fece a lungo, in maniera sempre meno vistosa, accennata.
"Che vuoi?"
"Sono qui per mia figlia."
"Tua figlia non mi riguarda. Non riguarda più nemmeno te immagino, cosa hai fatto ancora?"
"Le ho detto quello che pensavo."
"Ho capito, ma non ci troviamo.", diniegava con la testa Luca, continuando, "Non ho ancora capito perché sei qui, cioè, è abbastanza fastidioso avere l'odore dei Montesano qui in casa mia."

Ad Andrea sembrava tutto così surreale, inconcepibile, strano.
Un tempo Luca avrebbe difeso a spada tratta Carmen, di fronte alla madre, al mondo intero.
Un tempo avrebbe cercato di far ragionare quella strana signora dal collo rugoso che è lì, seduta a capotavola come fosse la padrona del mondo.
Anche Andrea, di fronte a quello schifo, non poté far altro che abbassare lo sguardo e pregare di essere in un incubo.

"Piano con le parole, ragazzo.", puntò Stefania indicandogli il petto con la sua lunga unghia finta dipinta di rosso, "E' Paolo che non riesco a buttar giù."
"Non ti riguarda, non mi riguarda, e ancora non ho capito cosa vuoi da me. Hai finito le scorte di amici? Sei nel posto sbagliato, come ho già detto, non ho voglia di vedere nessuna di voi."
"Voi?"
"Te, tua figlia, la foto di Laura."
"Laura..." Sospirò Stefania, ripetitiva nei gesti e nei sentimenti.
Con il dito molle lo puntò ancora, e annuiva; le aveva fatto ricordare il motivo della sua presenza in quella casa, "Paolo, dobbiamo fare qualcosa."
"Che cosa?" Chiese di getto, Luca.

Ad Andrea salì la nausea e ad ogni boccata d'aria il suo stomaco si stringeva e si svuotava sempre di più, lasciandole un retrogusto amaro nel petto.

"Non voglio che stia vicino a Carmen. Dobbiamo fare qualcosa!" Continuò Stefania.
"COSA?!"
"Non riesci ad immaginarlo, ragazzo?"

 
A.U.
Titolo insolito, vero?
Sono ovviamente i tre protagonisti di questo capitolo; inutile precisare che il sapone è Andrea.
Gli alri due potete accostarli alle persone che più preferite.
Ma non è questo l'importante.
Questi dialoghi danno un tocco molto malvagio a tutto.
Come "La lega dei cattivi." non trovate?
Stefania non vuole restarne fuori e Luca è proprio andato.
Via, sparito.
Poverino, ancora un'altra persona si annulla per Carmen, che monotonia!
Ho trovato del tempo per scrivere e ad essere sinceri mi mancava.
Vorrei ringraziare gli altri utenti che hanno continuato le due serie precedenti.
Anche quelli nuovi che, zitti zitti, seguono sempre le vicende di Carmen&co.
Grazie, un bacio rumoroso a tutti.
Sarah
 

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Capitolo 2
*** La stessa storia. ***


La stessa storia.
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Passarono un paio di settimane dall'ultima visita all'istituto da parte di Carmen e Paolo. Ma comunque mandarono due letterine alla bimba che, senza sorpresa, non rispondeva.
Tutti e due erano praticamente sicuri che le suore nemmeno le passavano le loro lettere, era così tristemente evidente.

Invece in quel momento erano entrambi seduti sul divano in casa di Carmen, lei stessa stava pensando a quel divano mentre era tra le braccia di un Paolo assonnato.
Tutta la casa era assonnata a quell'ora del pomeriggio, subito dopo il pranzo.
Su quel divano, ricordava lei, si stringeva da sola quando sua madre entrò sputando cose quando stava con Luca.
Su quel divano, Luca, ce l'aveva posata delicatamente e l'aveva rassicurata come mai nessuno prima di allora aveva fatto, se non suo padre. Luca c'era sempre stato.
Ma no, non più, c'era Paolo in quel momento, e nei prossimi, poco ma sicuro.

Paolo si stiracchiò le braccia e Carmen, appoggiata alla sua spalla, ricadde sulle gambe di lui e chiuse gli occhi. Paolo sorrise senza farsi scoprire e cominciò ad accarezzarle i capelli, spostandoglieli dal viso, poi le spalle e la vita.
Carmen indossava sempre quei lunghi maglioni attillati di lana, quelli decorati con tante trame e fantasie.
Paolo allora le accarezzò la pancia e ci rimase a lungo.
Nemmeno lui sapeva il perché di quel gesto, forse sì, lo sapeva benissimo ma non voleva pensarci davvero, non dopo così poco tempo dalla storia con Laura.
Perché era a Laura che stava pensando, un tempo era la sua pancia ad essere accarezzata e al pensiero che adesso è casa per vermi...
Paolo si alzò di scatto facendo saltare Carmen, che sbraitò silenziosa.

"Ma che ti prende?"
"Ho pensato a Laura."
Carmen si risvegliò del tutto e si mise seduta composta, guardando Paolo tirarsi i capelli all'indietro e affacciarsi alla tenda.
"Ti manca?"
"No." Rispose tempestivamente.
"Okay."
"Voglio che diventi la mia famiglia." Seccò Paolo di spalle, guardando la grandine scendere come sassi, sulle auto.
Carmen non rispose ma si prese le ginocchia tra le mani e abbassò lo sguardo.
"Lo so che pensi ancora a Luca, è normale."
"Mi dispiace."
"Mannò.", la rassicurò avvicinandosi a lei, "Lui è stato... Qualcuno di molto importante e credo sarete legati sempre da qualcosa, qualsiasi cosa. E vabene così."
"Tu non c'eri."
A Paolo sentire la voce smorzata della sua amata fece male ma Carmen disse una cazzata, e glielo fece notare.
"No aspetta un momento, stavi scappando."
"Sì ho capito."
"E mi avevi mentito sulle valigie e per tutto il tempo eri dubbiosa e ti arrabbiavi sempre."
"Ma senti! Io non ce la facevo ad avere sempre i dubbi ogni giorno, stare a pensarti mi faceva troppo, troppo male.." Spiegò Carmen quasi furente.
"Ma io avevo Laura! Che ne sapevo che stava mentendo e che sapeva tutto di noi! Ma che ne sapevo?!", sbraitò lui giustamente, rialzandosi per camminare, "Tu eri da sola e potevi tuffarti in una storia in ogni momento, ma io, io non potevo!" Finì indicandosi il petto.
"Ho capito."
"Non ne sono sicuro.."
"Vabè."

Paolo diniegò con la testa e andò ad aprire il frigorifero in cerca di qualcosa che nemmeno voleva.
"Ed eccole qui le frasi a monosillabi. Avvisami quando la smetti di essere incazzata, Carmen, okay?" Finì secco e spigoloso, sbattendo lo sportello del frigorifero facendo vibrare le uova.
"Dove vai?" Gli chiese Carmen con ancora le mani a tenersi le gambe.
"In camera."

Perciò Carmen si ritrovò da sola a pensare e ricordò che Luca non era come Paolo, in qualche modo lui la perdonava sempre.
Non si sapeva fino a che punto era giusto quel suo comportamento, però era piacevole avere Luca sempre dietro.
Mannò, Paolo e Luca erano davvero diversi e comunque era Paolo l'uomo che lei ha sempre voluto. Ancor prima di rendersene conto.
Per questo motivo stava per andare in camera, quando però, il suo cellulare le squillò sul tavolo.

"Pronto?"
"Carmen? Sei tu?"
Dall'altro capo del telefono la chiamò una voce bassa, quasi volesse non farsi scoprire.
"Sì sono io."
"Carmen! Sono Andrea! Sono a casa di Luca..."
"No guarda...", le disse sorridendo, "Non mi interessa."
"C'è quì tua madre! Vogliono dividervi!"
"Ma che dici?"
"Carmen! Devo scappare!"
"Andrea!!"

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Capitolo 3
*** Beota! ***


Beota!
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"PAOLO!"

Sobbalzò da sopra il letto e la sigaretta gli cadde a terra, per colpa di quello strillo. Di corsa la riprese, bruciandosi appena le dita, ma la spense gettandola di corsa in bagno.
"Carmen che c'è?! Dannazione stavo per mandare tutto a fuoco.", sbraitò entrando in salotto. "Mioddio, perché hai urlato!"
Subito lei si girò verso quegli occhi eccessivamente sgranati. "Dammi il telefono."
"Hai il tuo in mano.." Constatò giustamente lui, puntando col mento le mani di Carmen.
Lei si guardò le mani e tornò a guardare lui. Fece questo movimento per alcune volte dopodiché cominciò a sorridere sotto lo sguardo scioccato di Paolo.
"Devo chiamare mia madre. Dammi il tuo sennò legge il mio numero e non risponde." Pronunciò senza fiato Carmen.
Paolo si stranì e cominciò a vagare per la stanza. "Nono, nono assolutamente.", continuava a dire e a diniegare con la testa e con le mani. "Assolutamente no, Carmen, perché? Ti hanno mangiato i neuroni mentre ero in camera, forse? Un qualche tipo di insetto ti è entrato attraverso l'orecchio e si è ficcato nei meandri del tuo cervelletto?" Continuò, facendo gesti a ricordare vermi viscidi o serpentelli.
"Non fare il simpatico!", puntò lei."Mi ha chiamata Andrea e quello che ho capito è che Stefania vuole... mettersi tra di noi. Mi sembra. Boh."
"Cos'è che vuole fare?!" Disse Paolo, con fatica, per colpa del mal di pancia che le risate gli stavano provocando.
"Eddai..", disse Carmen scocciata. "Dammi il tuo cellulare!"

Mentre Carmen digitava il numero di Stefania sullo schermo del telefono di Paolo, quest'ultimo si trovava sul divano, a ridacchiare senza freno.
Carmen appoggiò il cellulare all'orecchio e continuava a guardare divertita il suo grande amore.
Mentre si sentiva squillare, lei stessa cominciò a tirare i cuscini addosso a lui, per farlo smettere di ridere.
Ma niente lo poteva frenare; sembrava stesse per esplodere.

"Chi è?" Rispose dall'altro capo della chiamata, Stefania.
"Stanne fuori, mi hai capita?"
Per un attimo si sentirono parole smorzate e incomprensibili, poi un lungo sospiro. "Carmen, eheh, ciao tesoro."
"Mamma, stanne fuori, non te lo dirò mai più."

Paolo smise di ridere e si appoggiù di peso sulle sue ginocchia, ancora seduto sul divano.
"Carmen, pss!", cercava di attirare la sua attenzione, Paolo.
Carmen lo guardò ma lo zittì con un gesto della mano; doveva parlare al telefono!

"E' stata Andrea, non è vero? Ha fatto la spia.", rispose lei dopo qualche secondo. "Ha fatto la scorretta, glielo dirò."
"E lascia stare anche lei, e Luca! Luca soprattutto! Non hai il diritto di metterti in mezzo ad'una coppia. E' chiaro?!", urlò Carmen. "E' CHIARO?", gridò più forte, chiudendo la chiamata.

Carmen posò delicatamente il cellulare sul tavolo; lo fece con una calma sinistra.
Non sembrava nemmeno più la stessa persona che poco prima aveva urlato.
"Tutto bene?", chiese umilmente lui, divertito dal suo bipolare comportamento.
Carmen gli si rigirò contro come un cobra. "Ma puoi parlarmi mentre sto litigando?!"
Paolo alzò le mani come per difendersi. "Oi scusa, volevo dirti di non sprecare la chiamata e di non far scoprire Andrea.."
"Oddio l'ho fatta scoprire!" Capì Carmen, coprendosi la bocca con la mano.
"Brava scema."
"Ma sono stata troppo dura secondo te?"
"Hai solo sprecato la possibilità di sapere qualcosa in più."
"Ma non l'ho fatto apposta!", si spiegò lei, sbracciando come uno strano volatile. "Mi ha risposto in un modo... mi ha anche chiamata Tesoro. Che rabbia guarda.."
"Sai almeno dov'è?"

"Mia madre? No che non lo so, non giel'ho chiesto!"

"Sai se adesso è ancora a parlare con Luca?"
"No Paolo! No!"
"E vedi che hai sprecato la chiamata?", le fece notare, spingendo il coltello nella piaga.
"Sì ho capito signore, ho capito..."

Carmen andò in bagno a truccarsi e a lavarsi i denti.
Paolo invece rimase seduto sul divano e con la testa ogni tanto sbirciava in camera da letto.
"Paolo preparati." Disse Carmen un po' ad alta voce, mentre si cambiava.
"Stiamo uscendo?" Le rispose Paolo, con voce di uguale frequenza.
"Andiamo a casa di Luca!"
"Dannazione!"

A.U.
Ciaaaao... Ommioddio ma queste vacanze quando hanno intenzione di finire?
Non potevo mettermi un secondo al pc a scrivere che subito mia madre deccolava in camera mia, spalancando la porta e facendo entrare cugini di diciottesimo grado.
E non è possibile!!
Ora mi ritrovo tre -e dico TRE- storielle che devo assolutamente continuare.
Grazie vacanze, voi sì che mi avete fatto comodo.
Grazie davvero!!
*fa fuggire le renne di Babbo Natale*
SI RICOMINCIA!!

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Capitolo 4
*** Tensione nell'aria. ***


Tensione nell'aria.
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Il fumo che evaporava dalle loro labbra andava a scaldare i loro nasi, rendendoli falsamente raffreddati.
Il Tom tom aveva fatto il suo lavoro ed arrivarono in pieno orario davanti al cancello di Luca.
Grazie ad interminabili minuti, stando fermi e silenziosi in macchina, si caricarono dell'adrenalina che per il resto della visita sarebbe servito loro.

"Che dici", iniziò Paolo guardando attraverso il finestrino appannato,"Entriamo correndo impugnando lancia e scudo o..?"
"Guarda, è tutto apposto, ma se c'è Stefania..." Fece intendere Carmen, guardandolo preoccupata, serrando la mascella.
Paolo le prese la mano e gliela strinse, mostrando un ghigno ridicolo e banale.
"Sei stupido."
"Eh?"

Fu Paolo a bussare alla porta, e fu Andrea ad aprire.
All'inizio non vide Carmen, data la mole di Paolo e la prospettiva, infatti era cordiale ma sorpresa.
Poi quando vide Carmen sbucare da dietro le spalle di Paolo, si irrigidì mostrando evidenti segni d'ansia.
"Qualche problema?" Chiese Paolo, entrando e spogliandosi del cappotto.
"Oh, no, no, nessuno." Riuscì a rispondere, la ragazza.
Paolo si dileguò alla ricerca di Luca, che dopotutto, ha amato la donna della loro vita.
"Che ci fai qui, Carmen?"
"C'è mia.."
"No, Stefania non è qui e nemmeno Luca." Terminò lei, guardandosi le spalle.
"Cosa stai guardando?", fece Carmen insospettita, sbirciando nelle stanze con la coda dell'occhio, "Stai dicendo davvero o mi prendi in giro?"
"Mannò! Che dici?! Che senso avrebbe mentirti se ti ho chiamata io... mi offendi."
"Scusa."

Paolo tornò a mani vuote e con l'espressione confusa, "Ma non c'è nessuno qui.."
"Sì Andrea me lo ha appena detto..", gli rispose rigirandosi subito verso Andrea, "Sai dove sono?
"No ma so che tornano fra mezz'ora. Non so se tua madre verrà o meno, Luca sicuramente."
"Vorrà dire che lo aspetteremo qui, no?" Propose Paolo dall'altro capo della stanza.
"Non è una buona idea.." Disse tremolante Andrea.
"Invece è un'ottima idea." Confermò Carmen, posando il cappotto ai bordi del divano.

Dopo alcuni minuti di silenzio, tra chi vagava e chi si sedeva senza stare mai fermo un attimo, Andrea si espose.
"Penso che non è un bene se Luca ti vede." Disse rivolgendosi a Carmen.
Paolo, che era di quelli irrequieti, alzò lo sguardo e vide la ragazza con le braccia incrociate.
"E' un uomo e di sicuro non crollerà se mi vede."
"Ma non vi siete lasciati bene! Potrebbe ricadere!" Cercò di spiegarle, invano.
"Non me ne vado, Andrea!", sbraitò Carmen fermando i suoi pensieri farneticanti con la mano a segno di Stop, "Smettila qua. E' ridicolo il tuo comportamento."
"Certo, il mio eh? Infatti sono io che l'ho lasciato come un sacco della spazzatura per un altro uomo." Disse acida, stanca e con il tono di chi voleva solo qualcuno su cui sfogarsi.
Paolo vide Carmen diventare di un colore più scuro e si alzò, "Che sono questi discorsi, Andrea? Non sai niente di questa storia, se non il punto di vista di Luca, perciò non prendere l'argomento, che non sei ben informata." Puntualizzò lui, mostrando grande maturità e fermezza nella voce.
Carmen si rilassò i nervi e si sedette sul divano, dando le spalle al tavolo dove ora Andrea si stava sedendo.
Paolo vagava ancora e osservava un fucile da caccia inchiodato di sbieco sopra una grande armatura in ferro, posta in un angolo semi nascosto.

Da lontano si sentivano auto rombanti e biciclette calpestare pozzanghere e trucioli.
Si sentivano voci di ragazzi che ritornavano da scuola e urla ultras.
Di Luca però, nessuna traccia.

"E' solo che non sai come è stato, in questo periodo." Continuò Andrea, riprendendo il discorso già difficilmente accantonato alcuni minuti prima.
"E basta.." Intervenne Paolo, scocciato.
"Sì infatti, non per essere cattiva o che, ma devi farti gli affari tuoi, e basta. Basta!" Rispose Carmen, stanca di quel discorso.
"Ma sono affari miei perché mi hai lasciato un uomo vuo-"
Andrea si bloccò a mezz'aria sentendo le urla di Luca provenire da fuori.
Carmen rimase ferma a fissare la porta e Paolo, percependo passi veloci e furiosi provenire da fuori, si spostò, mettendosi tra le ragazze e la porta.

Porta che in quel momento divideva un uomo furente, per chissà quale motivo, alla donna e all'uomo che gli avevano rovinato la vita.
Si sentivano tintinnare delle chiavi e Andrea, capendo il nervosismo di Luca, andò ad aprire la porta.
Luca quasi la sradicò colpendo Andrea al seno, graffiandole il petto.
Lei si ritirò indietro, sbattendo alla parete e si copriva con la mano il petto.
Luca si affrettò ad accertarsi se stesse bene e la accarezzò, chiedendo scusa con lo sguardo.
Carmen era rimasta indietro, ancora di più per colpa di un balzo per lo spavento.
Paolo invece era fermo e statuario, deciso a capire la situazione.

"Cosa ci fate voi qui." La voce di Luca rimbombò dal pavimento al soffitto, ricadendo e riempiendo di eco l'intera casa.
Nessuno rispose ma Paolo fece un passo verso di lui, cercando di avere più salivazione.
Non si aspettava un Luca così, lo credeva triste o attaccato a dei fili come una marionetta.
La marionetta di Stefania, s'intende.
"Luca.." Intervenne Andrea, sapendo di non poter assolutamente dire che li aveva avvisati lei.
"Non sto parlando con te." Rispose Luca, freddo.
"Siamo quì perché..."
"Siete?", chiese socchiudendo gli occhi alla ricerca di qualcun'altro, oltre Paolo, in quella stanza, "Tu e chi?"
Di Carmen, nemmeno l'ombra.

A.U.
Sono diventata inaffidabile per quanto riguarda le tempistiche.
Trovare idee e voglia di scrivere per una storia, è un casino.
Per tre poi..
Ma sono qui e non c'è stato giorno in cui non ho pensato a voi.
All'attesa inutile che infligge (??) l'attesa stessa.
Ma cosa ho detto?!
In questi giorni ho la mente e il cuore più leggeri e scrivere mi aiuta.
Speriamo di continuare così.. cioè, meglio!
Speriamo di fare MEGLIO di così..
Omg.
Un bacione.
Ora Paolo prende il fucile e picchietta Luca, che nel frattempo si è imbacuccato con l'armatura medievale.
Sisì.
Carmen ha avuto un attacco di dissenteria e Andrea è l'addetta all'apertura finestre.
Certo.
Non è così ovvio? -maledetti back stage.
Sarah :3

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Capitolo 5
*** In pezzi, la mente, il cuore. ***


In pezzi, la mente, il cuore.
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Sentiva il rumore del suo respiro stando attaccata alla porta del bagno; il suo cuore battere forte, lo sguardo fisso e perso. Carmen aveva l'orecchio puntato sul legno ad ascoltare la voce di Luca entrare in casa e chiedere chi ci fosse oltre Paolo e Andrea.
“Ma perché sono qui nascosta?”, si chiedeva.

“Luca dovremmo parlare una volta per tutte”, iniziò Paolo insicuro, “cosa ne pensi?”
Prima di rispondergli Luca guardò Andrea toccarsi il seno; dal cotone si intravedeva una striscia di sangue colorare la stoffa. “Scusami cucciola”, disse. Andrea non lo guardò nemmeno, si girò e andò a sedersi sul divano dando le spalle ai due uomini, o ragazzini, pensava.
“Parlare? E di cosa?”, chiese Luca richiudendo la porta. Il tavolo e la sua sedia imbottita preferita erano la sua prossima conquista. “Siediti anche tu”
Paolo si stava per sedere, passando prima una mano sui capelli colorati di Andrea. “Quell'auto lì fuori...” disse Luca picchiettando le dita sul mogano del tavolo,”quell'auto proprio la riconosco, dov'è?”
“Dov'è cosa?”
“Dov'è CHI, intendevo”, corresse Luca con un ghigno appena accennato.
Paolo lo guardava, d'un tratto non aveva più la sicurezza necessaria per affrontare un altro uomo più arrabbiato di lui. Luca era strano, era diverso, forse per colpa delle malelingue di Stefania.

Il cuore di Carmen batteva sulla porta, sembrava smuovere i cardini quasi potesse abbatterla. Uscire o non uscire, uscire o non uscire.
Luca, ricordava, l'aveva sempre protetta. E amata.

“Insomma Carmen, la nostra cara e indecisa Carmen Montesano, dove si trova? Non dirmi che si nasconde!”, ridacchiò Luca.
La porta del bagno si aprì rimanendo però socchiusa, Paolo poteva vedere metà volto della sua amata; ecco dov'era finita.
“Tu sei una storia chiusa, mi hai capito, tu non esisti più tra me e lei”, sentenziò Paolo alzandosi ritrovando la forza.
Luca rispose prontamente, “Alzarti non fa di te l'uomo alpha della situazione”
“Il discorso non cambia”, rispose. “Il fatto che tu e quell'altra PAZZA parliate di noi alle nostre spalle, farfugliando cattiverie e stronzate e io e Carmen divisi cioè...! Vaneggiate, e la cosa mi preoccupa dato che siete comunque due adulti. Non c'è un po' di schifo in te stes-”
Prima che Paolo potesse finire, Luca si alzò scaraventando la sedia a terra urlando, “SEI IN CASA MIA, E TU IN CASA MIA...”, si prese una pausa, respirando, “Tu in casa mia non sei il benvenuto”, finì Luca schiarendosi la voce e calmandosi, apparentemente. Immediatamente lo prese, Paolo e la sua giacca appesa allo schienale del divano, lo alzò buttandolo poi fuori di casa.
“ASPETTA!”, gridava Paolo; doveva far uscire Carmen!
La porta veniva sbattuta sul muso stranito di Paolo, Luca poteva giurare di averlo appena colpito sul naso con quel gesto; sentì una porta aprirsi. Si girò, e insieme a lui Andrea ancora seduta sul divano, stordita. Le botte di Paolo sulla porta di casa erano ovattati e quasi lontani, quando Luca intravide la figura snella di Carmen correre nella camera avanti a lei.
“Carmen...”, sussurrò Luca prendendo velocità per raggiungerla; Carmen però lo chiuse fuori, e a chiave. “Carmen! Apri ma cosa stai facendo!”

Andrea si portava le due mani al petto, quel Luca non lo riconosceva più, ne era addirittura quasi intimorita. Quel Luca tanto innamorato era ormai un aspetto lontano della persona che era diventato.
Carmen non voleva aprire, la porta veniva smossa e il pomello quasi cadeva per la forza che Luca metteva, doveva entrare, doveva avere la sua pelle sotto i polpastrelli; i suoi occhi nei suoi.
“Luca!”, urlò Carmen. “LUCA!” sbraitò scossa, “Cosa stai facendo.. Io voglio parlare e aiutarti ad uscirne ma non ci riesco se tu non mi aiuti!”
La smise, Luca, finalmente. Appoggiò la mano alla fronte abbassando la testa; riusciva a vedere l'ombra di Carmen attraverso la lunga fessura della porta. “Carmen” sospirò, “che bisogno c'è di piagnucolare”
“Luca voglio uscire di qui.. Voglio Paolo”, disse lacrimando scuotendo la testa, “sei diverso!”
La rabbia di Luca aumentava ad ogni parola che veniva pronunciata da lei, “Ebbene, quando ti proteggevo non piangevi mica così, quando stavi con me non piangevi affatto! Eppure vuoi Paolo, hai sempre voluto quel maledettissimo Paolo! Cos'ha lui più di me?! Carmen dimmelo!”
“Lui mi ama... E io amo lui, è l'uomo della mia vita non capisci...”
Luca riprese a scuotere e a battere i palmi sulla porta con violenza, “Perché io non ti ho mai amata per caso?!”
“Ero io che non ti amavo!”, urlò Carmen sedendosi esausta sul letto.
Luca si calmò, indietreggiò di qualche passo e disse, “Me lo avevi detto, Ti amo, io me lo ricordo”
“Ti sbagli! E' tutto nella tua testa!”
“No.. Carmen, NO”

Da fuori la porta, dalla vetrata, Paolo poteva appena intravedere che Luca urlava e girava in tondo con le mani sulle tempie, sembrava stesse per esplodere. Andrea era in piedi, guardava Paolo non sapendo se aprirgli.

“Carmen tu, sai, io me lo ricordo! Eri lì bellissima e mi dicesti Ti amo Luca! Ti amo!”
“Non è vero..” disse colma di lacrime, lei, a bassa voce, “voglio Paolo..”
A quelle parole Luca vide nero, ma non svenne, si girò invece verso la porta. “Stai mentendo”.
Andrea si spaventò; gli occhi di Luca, le sue mani rossastre, le vene in evidenza.
Corse immediatamente ad aprire la porta di casa ma Luca, più veloce, ebbe la forza e il tempo di gettarsi di spalla sulla porta e sradicarla.

Luca era dentro con Carmen, era arrabbiato, era vuoto di sentimenti positivi, stanco, esausto.
Paolo non poteva farci più niente, era in svantaggio, era fuori e non poteva proteggere Carmen.
Ritrovandosi da solo, faccia a faccia con Carmen, Luca non aveva intenzione di parlare, ma di agire.
 
A.U.
Io non so esattamente cosa dire.
Apro Efp ogni giorno, ma i capitoli sono...
Un anno è tanto, parecchio tempo, mi dispiace.
Vi ho sempre pensato, soprattutto i lettori di questa storia, mi piacete un sacco, mi piacete più di tutti!
Ho nuove idee, quindi si continua, spero ci siate ancora.
Lo spero davvero sapete?
-Sarah

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