30 Days

di theshinygirl
(/viewuser.php?uid=179943)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Day 1 ***
Capitolo 2: *** Day 2 ***
Capitolo 3: *** Day 3 ***
Capitolo 4: *** Day 4 ***
Capitolo 5: *** Day 5 ***
Capitolo 6: *** Day 6 ***
Capitolo 7: *** Day 7 ***
Capitolo 8: *** Day 8 ***
Capitolo 9: *** Day 9 ***
Capitolo 10: *** Day 10 ***
Capitolo 11: *** Day 11 ***
Capitolo 12: *** Day 12 ***
Capitolo 13: *** Day 13 ***
Capitolo 14: *** Day 14 ***
Capitolo 15: *** Day 15 ***
Capitolo 16: *** Day 16 ***
Capitolo 17: *** Day 17 ***
Capitolo 18: *** Day 18 ***
Capitolo 19: *** Day 19 ***
Capitolo 20: *** Day 20 ***
Capitolo 21: *** Day 21 ***
Capitolo 22: *** Day 22 ***
Capitolo 23: *** Day 23 ***
Capitolo 24: *** Day 24 ***
Capitolo 25: *** Day 25 ***
Capitolo 26: *** Day 26 ***
Capitolo 27: *** Day 27 ***
Capitolo 28: *** Day 28 ***
Capitolo 29: *** Day 29 ***
Capitolo 30: *** Day 30 ***
Capitolo 31: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Day 1 ***


Questa è la traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

 

- Day 1-

 

 

Apro gli occhi lentamente, gemendo alla sensazione di dolore nella parte posteriore della testa. Il mio corpo è dolorante e sento i muscoli delle gambe rigidi.

Che cosa mi è successo? Dove sono?

Quando mi accorgo di ciò che mi circonda, il panico inizia a crescere dentro il mio petto. Non riconosco il posto. È buio e umido e freddo. Incredibilmente freddo. Credo di essere distesa su un materasso. Rapidamente mi alzo, prendendo respiri brevi e cercando di abituarmi al buio. I miei occhi esplorano la stanza e poi noto una piccola finestra. No, non una finestra. Sembra più simile a un piccolo buco nel muro. E ci sono delle sbarre.

Posso sentire me stessa tremare, chiazze di sudore fredde sul mio corpo, rabbrividisco. La finestra è troppo in alto per me da raggiungere. Forse se potessi salire su una sedia-

Qualcosa si muove e mi irrigidisco completamente.

La stanza è troppo buia per vedere qualcosa. Non mi era venuto in mente che qualcun altro potesse essere nella stanza con me. Resto completamente immobile, trattenendo il respiro. Qualche lungo istante passa e l'unico suono che sento è il battito incontrollabile del mio cuore.

Tutto il mio corpo sta tremando per l'aspettativa e la paura.

E poi all'improvviso qualcuno parla.

“Miss Granger?”

Indietreggio al rumore, sentendomi come se qualcuno mi avesse appena versato un secchio pieno di acqua ghiacciata sulla testa.

Devo rispondere? Chi è?

É un uomo, è tutto quello che riesco a dire. Ma perché che mi chiama Miss Granger? Dove sono? Chi è lui?

“S-si?” Balbetto, le mie orecchie ascoltano con attenzione qualsiasi segno di movimento.

“Finalmente ti sei svegliata.”

Un sospiro di sollievo lascia la mia bocca quando mi rendo conto a chi appartiene la voce.

“Professor Piton?”

“Sei stata incosciente per molte ore.” Afferma con calma.

Riesco a malapena a vederlo attraverso l'oscurità. Lui è seduto su qualcosa, di fronte a me.

“Che cosa sta succedendo, Professore? Dove siamo?”

Ho bisogno di risposte.

“Ti è forse sfuggito che siamo in una prigione, Miss Granger?” Chiede, la sua voce grondante di sarcasmo.

Sono troppo confusa e spaventata per essere infastidita dalle sue osservazioni pungenti. E non posso fare a meno di sentirmi un po’ più al sicuro sapendo che non sono sola. Ovunque io sia, qualunque cosa sia mi successa, almeno non sono sola. Anche il Professor Piton è qui.

“Cosa è successo?” Chiedo, cercando di mantenere la calma. “Non mi ricordo niente.”

Lo sento fare un respiro profondo e poi parla.

“Sembra che siamo stati catturati dai Mangiamorte. Sono stato portato qui ieri e solo un paio di ore più tardi hanno portato anche te.”

“P-Perché?” Chiedo, sentendo il panico crescermi nel petto.

“Usa il cervello, Miss Granger.” Abbaia contro di me. “Che cosa possono volere da noi?”

“Informazioni?”

“Forse.” Acconsente, poi aggiunge: “Forse un accordo. Tu per Potter. Oppure più semplicemente vogliono danneggiare Potter facendo del male a te.”

Assorbo le sue parole e prendo un respiro profondo, pensando intensamente alla mia domanda.  Non mi permetto di soffermarmi sull’orribile situazione in cui ci troviamo. Decido che la cosa migliore da fare è di concentrare tutta la mia attenzione sulla salvezza del problema.

“Quando hanno intenzione di salvarci?”

Loro?” chiede.

“Sì, l'Ordine. Ormai probabilmente sanno quello che ci è successo e-”

“Non illuderti, Miss Granger.” Mi interrompe, la sua voce fredda e gelida. “Anche se sapessero quello che ci è successo, le probabilità che conoscano la nostra sorte sono molto scarse.”

Sto tremando. Il solo pensiero di non essere salvata è troppo da sopportare.

“N-non capisco.”  Ammetto tranquillamente. “Che cosa sta dicendo?”

“Sto dicendo che non dovresti contare sulle tue speranze.” Ripete senza emozioni.

Scuoto la testa furiosamente, anche se probabilmente lui non può vederlo. Certo che ci salveranno. Invece di discutere con il Professor Piton, decido di mettere di nuovo insieme i pezzi del giorno precedente.

“L'ultima cosa che ricordo è ... l’aver ottenuto un punizione. Da lei, perché stavo aiutando Neville e ho dovuto farla con Gazza.” La mia voce si rafforza. “Ecco! Sono stata catturata mentre stavo facendo la punizione o di ritorno al mio dormitorio. “

“Miss Granger.” Inizia lentamente. “Ti ho dato una punizione. Ma è stato quattro giorni fa.”

Faccio qualche passo indietro e lentamente mi siedo sul materasso, cercando di capire quello che mi stava dicendo. Sento tutto il sangue lasciare il mio viso. Il silenzio riempie la prigione e tutto quello che posso sentire è il battito del mio cuore.

“Com’è la lesione sulla tua testa?” Chiede lui improvvisamente,tirandomi fuori dai miei pensieri.

Le mani volano fino alla parte posteriore della testa e sento un lieve bernoccolo lì. Fa male, ma non è nulla di grave.

“Va bene.” Rispondo. “Probabilmente mi hanno colpito o mi sono colpita ...” Mi fermo, diversi scenari giocano nella mia testa e pochi istanti dopo scatto. “Maledizione! Perché non riesco a ricordare niente?”

“Non puoi forzare queste cose.” Dice con il suo tono da insegnante. “La tua amnesia è temporanea, molto probabilmente a causa di un trauma cranico o di  una lieve commozione cerebrale.”

Mi limito ad annuire e cerco di calmarmi. Ricordo di aver letto qualcosa sull’argomento. La perdita di memoria tende a tornare quando la gente meno se lo aspetta. Più duramente spingono e cercano di ricordare con la forza, meno successo hanno.

Poi mi accorgo di qualcosa.

“E lei, Professore?” Chiedo con calma. “Perché è qui?”

Lo sento lasciarsi sfuggire un sospiro profondo e poi alla fine parla: “Sarebbe…imprudente discutere di queste cose con te”

Apro la bocca in segno di protesta, ma poi capisco che non so cosa dire. Forse non gli è permesso di dirmi perché è stato catturato. So alcune cose. Cose di cui non abbiamo mai parlato, ma c'erano sempre dei sussurri. Sussurri secondo cui il Professor Piton è ancora un Mangiamorte, ma al tempo stesso è un membro dell'Ordine. Silente si fida di lui e questo è più che sufficiente per me a fidarmi di lui. C'è una connessione tra il Professor Piton e Voldemort. Ma forse non può parlarne mentre viene tenuto prigioniero da loro.

“Crede che ci sia un modo in cui potrebbero ascoltare la nostra conversazione?” Chiedo  con attenzione, avvolgendo le braccia intorno a me.

“No.” Risponde. “Ma meno sai più al sicuro sarai.”

Accetto la sua risposta. Per ora.

Stiamo entrambi in silenzio per qualche minuto. Sembra durare un’eternità. E mi chiedo come possa essere così calmo? Perché non si fa prendere dal panico come me? Forse non è così preoccupato per la nostra situazione e quella è una buona cosa, giusto? Ma se stesse semplicemente facendo finta di non essere preoccupato? Forse sente il bisogno di essere forte. A causa mia. Dopo tutto, è un adulto e un insegnante. E se stesse davvero facendo finta di non essere preoccupato? Questo mi spaventa più di tutto.

“Cosa pensa abbiano intenzione di fare con noi?” Chiedo, rompendo il silenzio.

“Ti sembro la Professoressa Cooman, Miss Granger?" Risponde con sarcasmo.

Comincio a essere infastidita dal suo comportamento. Questa non è nemmeno la mia situazione ideale. E odio il modo in cui sta parlando con me, come se non sapessi niente.

Mi appoggio al muro e tiro le ginocchia al petto, appoggiandoci sopra la testa. Nessuno di noi parlò per molto tempo.

ooo

 

Apro gli occhi e mi rendo conto che è già giorno. Come ho potuto addormentarmi? Sono in pericolo mortale e io mi addormento. Sentendomi imbarazzata e arrabbiata con me stessa, mi guardo intorno e noto il Professor Piton in piedi in un angolo della prigione, appoggiato al muro, le braccia incrociate sul petto, il viso illeggibile.

Non posso fare a meno di chiedermi se avesse dormito durante la notte scorsa. Sembra strano immaginare il Professor Piton dormire. Non ci ho mai pensato. Mi sembrerebbe più normale se non avesse dormito affatto.

Spingendo il pensiero da parte, colgo l'occasione per guardarmi intorno e osservare la prigione per la prima volta. È piccola e ci sono due materassi, sui lati opposti. C'è solo una sedia nel mezzo della stanza e ... nient'altro. Assolutamente niente altro. Nemmeno un cuscino o una coperta. Neanche un bagno.

Guardo me stessa e mi accorgo che sto indossando le mie vesti di Hogwarts e non sembra che abbia eventuali ferite. Mi costringo a guardare il Professor Piton. Indossa le sue vesti scure da insegnante e non appare ferito. Ciò significa che non ha combattuto i suoi rapitori. O forse hanno usato un incantesimo su di lui prima che potesse fare qualsiasi cosa. Questa teoria mi sembra un po’ irrealistica. Sono sicura che il Professor Piton è un bravo duellante e mi sembra strano che qualcuno lo abbia battuto tanto facilmente.

“Merlino.” Comincio nervosamente. “Quanto a lungo-” Mi fermo a metà frase, poi  inizio di nuovo: “Che cosa stanno pensando di fare con noi? Quanto tempo hanno intenzione di tenerci qui?”

“Fino a quando è necessario.” É la sua unica risposta.

Comincio a essere infastidita dal suo comportamento privo di emozioni. Anche se non so cosa avrei fatto se avesse iniziato a farsi prendere dal panico, mi dà fastidio che sia così calmo da tutto ciò che sta accadendo. Mi mette in cattiva luce, come se stessi facendo qualcosa di sbagliato semplicemente essendo preoccupata per la nostra situazione.

Lui non dice nulla per lungo tempo e sembra perso nei suoi pensieri. Non voglio disturbarlo quindi cerco di concentrarmi su altre cose invece.

Ho sete. Sono davvero assetata. Per fortuna non ho ancora fame e non devo preoccuparmi di quello. Ma c'è anche un altro problema. Devo andare in bagno.

Mi guardo intorno, convincendomi che ci deve essere qualcosa. Porte per il bagno ad esempio. Probabilmente non me ne sono accorta prima. Ma quando mi guardo intorno, mi rendo conto che non avevo saltato nulla. C’erano semplicemente due materassi, una sedia e una finestra. Troppo alta da raggiungere.

Mi lascio sfuggire un respiro profondo. Le cose non potevano andare peggio.


ooo



“Ha provato la magia senza bacchetta, Signore?” Chiedo.

Un profondo sospiro, poi una risposta: “L’ho fatto.”

“E?”

“Come te lo aspetti, Miss Granger.”

“Nessun tipo di magia è possibile qui.”

Silenzio.

“Dove pensa che siamo?”

“Non ne ho la più pallida idea.” Dice con difficoltà.

Probabilmente è difficile per lui ammettere l'ignoranza di qualcosa.

“Ha provato a raggiungere la finestra?”

“È troppo in alto da raggiungere, anche stando in piedi sulla sedia.”

“Ma ... E se-”

Lui alza un sopracciglio in interesse.

Continuo lentamente. “Lei può stare sulla sedia e io potrei-”

“Non ti farò salire sopra di me, Miss Granger.” Dice freddamente.

“Ma potrebbe funzionare, Signore.” Insisto, alzando un po’ la voce. “Potremmo vedere dove siamo.”

“E questo come ci aiuterebbe?” Chiede, guardandomi, aspettandosi una risposta.

Non ho nulla da dire. Ha ragione. Non ci aiuterebbe.

Di nuovo silenzio.

 

ooo

 

Come può stare lì? È stato in piedi nello stesso punto per le ultime paio d'ore. Perché non si siede?

Un forte tonfo mi tira fuori dai miei pensieri. Le porte della prigione si aprono e io di riflesso mi alzo, il mio intero corpo si tende.

Un uomo entra. Indossa abiti neri e ha una bacchetta nella mano. Lo guardo in faccia, ma non c'è nulla familiare in lui. Non ho mai visto quest'uomo prima d’ora. Deve avere 40 anni o poco più.

“Tu.” Mi indica. “Vieni con me.”

Congelo sul posto.

“Lascia la ragazza.” Dice Piton. “Prendi me, invece. Esigo di essere condotto dal Signore Oscuro.”

Apro la bocca in stato di shock nel sentirlo. Perché vuole essere portato da Voldemort?

L'uomo scuote la testa e poi sorride. “Le tue richieste dovranno aspettare.” Mi guarda di nuovo. “Vieni con me.”

“Dove mi porti?” Chiedo, mantenendo la mia voce forte.

“Lo vedrai.” Risponde, allora il suo tono si fa minaccioso: “Non te lo chiederò gentilmente di nuovo.”

Ho i brividi alle sue parole, ma il mio volto rimane impassibile. Guardo il Professor Piton e c'è uno sguardo severo nei suoi occhi. Entrambi sappiamo cosa significa. Non riesco a rivolgermi a lui in cerca di aiuto. É impotente quanto me. Non posso pretendere che faccia qualcosa per aiutarmi, perché si rivelerebbe inutile e ci potrebbe mettere in grossi guai.

Senza parlare mi avvicino all'uomo e lui  mi afferra il braccio, guidandomi fuori dalla prigione.


ooo

 

Vengo spinta dentro la prigione e le porte si chiudono dietro di me.

“Cosa è successo?” Chiede il Professor Piton, avvicinandosi a me.

Alzo gli occhi verso di lui e sono sorpresa di trovare preoccupazione sul suo volto.

“Sei uscita solo per pochi minuti.” Aggiunge, le sopracciglia aggrottate.

“Mi ha portato in bagno, solo questo” Spiego. “Ha detto che ci è concesso una visita al bagno due volte al giorno e che verrà presto per te.”

Lui annuisce semplicemente alle mie parole, allontanandosi da me.

Un'ora più tardi, forse più, l'uomo torna e questa volta porta il Professor via con sé. Nel momento in cui sono rimasta sola nella prigione, la realtà della situazione si abbatte su di me. La mia gola si chiude e trovo difficoltà a respirare.

Tutti i pensieri orribili si fanno strada nel mio cervello e mi vedo morire in questa prigione. Morire per mano dei Mangiamorte o per la fame. Forse non verrò mai trovata e il mio cadavere sarà lasciato qui per secoli e secoli.

Mi mancano i miei amici e la mia famiglia. Mi manca Hogwarts. Mi manca sentirsi al sicuro.

Le lacrime iniziano a crescere nei miei occhi e non cerco nemmeno cercare di fermarle. Mi permetto di piangere, di singhiozzare ad alta voce e allo stesso tempo so che ho solo un paio di minuti. Uso questo tempo per permettere a me stessa di andare completamente in pezzi.

Il Professor Piton ritorna qualche minuto più tardi. Da allora non c’è alcuna prova dell’esaurimento sul mio volto. Lui non deve mai venirlo a sapere.


ooo

 

“La maledizione Cruciatus ha delle conseguenze a lungo termine?” Chiedo, rompendo il silenzio.

Lui mi lancia uno sguardo. “Non credo che sia una conversazione appropriata, per quanto riguarda la situazione in cui ci troviamo.”

“Voglio sapere, perché ... se loro ...”

"Se decidono di usare quel tipo di tortura, non sarai preoccupata delle conseguenze a lungo termine. Sarai preoccupata nel sopravvivere ogni secondo successivo.”

Le sue parole mi attraversano come un coltello.

Sta cominciando a far buio. Non posso credere che sia già passato un giorno.

Le porte si aprono e c'è un piccolo elfo questa volta, e porta un piatto piccolo. Sia io che il Professor Piton ci limitiamo a guardare la piccola creatura mentre lascia il piatto sul pavimento ed esce, non guardandoci nemmeno. Sappiamo entrambi che sarebbe inutile cercare di ottenere qualsiasi tipo di informazione dall'elfo.

Mi avvicino al piatto e noto che c’è un piccolo pezzo di pane e un bicchiere d'acqua. Solo un bicchiere d'acqua.

Mi lecco le labbra secche, pensando intensamente a cosa fare. Guardando verso il Professor Piton, mi rendo conto che non si è mosso dal luogo dove stava in piedi.

Mi schiarisco la voce e inizio a parlare. “Credo che dovremmo dividere-”

“Puoi avere tutto, Miss Granger.”

“Cosa? No.” Ribatto. “É stato qui più tempo di me,  Professore. Semmai, dovrebbe avere una parte più grande.”

“Non c'è bisogno di fare la gentile.”Abbia contro di me. “Avrai bisogno della tua forza. Mangia.”

Mi rendo conto che non c’è alcuna possibilità di convincerlo a parole, così mi limito a prendere il piccolo pezzo di pane nelle mani, dividendolo in due parti. Poi afferro il bicchiere d'acqua e lo porto alla bocca. È meraviglioso come l'acqua scivola giù per la gola, ma dopo tre sorsi ho messo giù il bicchiere. Ci vuole un sacco di forza mentale per negarmi il resto dell'acqua, ma è la cosa giusta da fare. Rivolgo tutta la mia attenzione nel mangiare il mio pezzo di pane.

“Ne ho lasciato metà per lei” Dico, ignorando il suo sguardo, poi torno indietro sul mio materasso e mi ci siedo sopra, godendomi il sapore del pane in bocca.

Lui poi beve il resto dell'acqua, ma lascia il pezzo di pane intatto. Decido di non discutere, perché sembra di essere di pessimo umore. E non posso dargli torto.

Presto l'oscurità prende il sopravvento e mi sforzo di distendermi e di chiudere gli occhi. Non mi farebbe bene stare sveglia tutta la notte. Se non altro, mentre sto dormendo non posso pensare all’ orribile situazione in cui siamo entrambi. Il sonno è l'unica via di fuga che ho adesso.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Day 2 ***


Questa è la traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

 

- Day 2-

 

 

 

Mi sveglio lentamente e impiego un paio di secondi per ricordarmi dove sono e come sono finita qui. Chiudo nuovamente gli occhi, spaventata dall’aprirli e rendermi conto che non era un sogno. Cerco di convincermi che sono ancora a Hogwarts, nel mio letto. Trascorrono lenti pochi istanti e poi mi obbligo ad aprire  gli occhi. Un orribile sensazione di disperazione si abbatte su di me quando capisco che sono davvero in una prigione. È la realtà.

Sbattendo le palpebre un paio di volte, mi accorgo del professor Piton seduto sulla sedia in un angolo della cella. Getta un occhiata verso di me, poi distoglie lo sguardo, non dicendo niente. Sembra in ordine e le sue vesti non sono del tutto spiegazzate. Guardo me stessa e mi accorgo che sembro spazzatura. E posso solo immaginare a cosa assomiglino i miei capelli.

“Buongiorno.” Gli dico, mettendomi seduta.

Mi limita a guardarmi e infine fa un cenno con la testa prima di distogliere lo sguardo.

Mi lascio sfuggire un sospiro. Non so cosa dire o fare. Odio aspettare. Soprattutto quando non so cosa sto aspettando. È difficile stare ferma e lasciare che qualcun altro decida del tuo destino. E ciò che era più snervante era il non sapere che cosa vogliono da noi. E quando posso aspettarmi che inizi la tortura? Non ci hanno rapito semplicemente per bloccarci in una prigione e lasciarci là?

“Da quanto tempo è sveglio,Professore?” Chiedo con calma, sentendo il bisogno di parlare con qualcuno. Anche se è solo una piccola, insignificante conversazione.

“Non sono mai andato a dormire.” Risponde.

Apro la bocca per lo shock, quindi la chiudo, vergognandomi perché io mi ero addormentata. Che cosa pensava di me ora il Professor Piton? Sono stata catturata e gettata in prigione e mi addormento come se niente fosse? Sono così arrabbiata con me stessa.

I minuti passano in silenzio.

Mi sento così sporca, non avendo fatto il bagno in questi due giorni. E ho bisogno di lavarmi i denti e cambiarmi i vestiti. Queste sono le cose nella mia testa, ma non le dico ad alta voce.  Cosa penserebbe il Professor Piton se scoprisse che sto perdendo il mio tempo rimuginando su queste cose insignificanti? So che dovrei pensare alla fuga o ai modi per rimanere in vita, ma non posso farne a meno. Forse è una cosa buona pensare a queste piccole cose. Tiene la mia mente occupata in modo non mi torturi con pensieri sul mio futuro.


ooo

 

“Non capisco.” Dico, rompendo il silenzio.

Il Professor Piton mi guarda e solleva un sopracciglio in segno di interesse. “Miss So-Tutto-Io ammette di non capire qualcosa?”

Arrossisco, ma annuisco: “Si.”

“E che cosa, di grazia, sarebbe?”

“Voldemort-”

“Non dire il suo nome, sciocca ragazzina!” Sbotta verso di me.

Arretro un po’ al suo tono, ma poi continuo: “Lei-sa-chi ... lui stesso è un mezzosangue.”

Il viso del Professore si indurisce ma rimane in silenzio, aspettando che faccia la mia domanda.

“Non ho mai capito perché qualcuno dovrebbe seguire lui e le sue idee. Ci sono così tante ideologie contrastanti, per quanto riguarda Vold-... la prospettiva di Lei-sa-chi del mondo.”

Vedo che sta lottando con se stesso come se non sapesse cosa dire. Ma poi prende un respiro profondo e risponde lentamente: “Quando le persone vogliono credere in qualcosa, non fanno domande. E poi, i suoi seguaci lo seguono ormai da molti anni. Dopo così tanti anni nessuno osa ammettere di aver sbagliato fin dall'inizio.”

Annuisco, capendo quello che sta dicendo. Ma al tempo stesso trovo disgustoso che le persone buone muoiano semplicemente perché alcuni si vergognano ad ammettere di aver sbagliato e perché si lasciano guidare da qualcuno che è in contraddizione con se stesso.


ooo

 


“Vuoi smetterla, Granger!” Abbaia contro di me il Professor e mi fermo subito, guardando verso di lui.

Fa un respiro profondo con il naso poi parla, questa volta a bassa voce e con calma: “Il tuo sbattere contro il pavimento è molto fastidioso e irritante."

“Mi scusi.” Mormoro.

Non mi ero accorta che i miei piedi stavano battendo contro il pavimento. Ero probabilmente troppo persa nei miei pensieri. Pensieri sul nostro salvataggio. Questa è l'unica conclusione possibile per la nostra situazione. Non mi permetto nemmeno di pensare ad altre possibilità.


ooo



Finalmente è il momento della visita al bagno. Un uomo entra nella prigione, mi indica e vado verso di lui, non resistendo quando mi conduce fuori dalla cella.


ooo

 

Vengo spinta dentro la prigione, un po’ troppo rudemente e finisco sul pavimento. Mi alzo subito in piedi e mi strofino le ginocchia, notando come quello sinistro sia un po’ graffiato e sanguinante. Anche i miei collant neri sono rovinati. Mi lascio sfuggire un sospiro di rabbia e mi siedo sul materasso, osservando il ginocchio sanguinante.

“Ora tu.”  L'uomo indica il Professor Piton e lo conduce fuori dalla cella.

Mi accorgo della leggera sensazione di panico nell’essere sola nella prigione.  Improvvisamente sembra essere troppo grande e un po’ spaventosa. Avvolgendo le braccia attorno a me stessa, cerco di pensare in modo positivo. Non sono sola. Il Professor Piton è con me. So di essere egoista per essere grata di questo, ma non so cosa farei se fossi sola. Anche se non parliamo molto, è più facile avendo un qualche tipo di contatto con un altro essere umano.


ooo

 

Lui è finalmente tornato. Alzo gli occhi nella sua direzione e non posso fare a meno di sentirmi sollevata nel vederlo di nuovo. Le porte si chiudono e siamo di nuovo soli.

Il Professor Piton si avvicina e si inginocchia accanto a me, osservando il ginocchio infortunato.

“Sei inciampata? Chiede, corrugando la fronte.

“No, lui ... lui mi ha spinto, penso di averlo fatto irritare.” Rispondo sinceramente.

”Come?” chiede mentre tira fuori un fazzoletto dalla tasca.

“Ho fatto un paio di domande, mentre mi stava portando al bagno.” Ammetto.

Mi guarda negli occhi e indica il ginocchio infortunato: “Posso dare un'occhiata?”

“Non è così brutto, davvero-”

Mi interrompe: “Lascialo decidere a me.”

Apro la bocca per protestare ancora una volta, ma poi semplicemente annuisco e lui tocca con delicatezza il mio ginocchio, pulendo la ferita con il fazzoletto. Sussulto al primo contatto, ma poi non sento quasi niente. Rimango in silenzio, limitandomi ad osservarlo.

“Il taglio dovrebbe chiudersi presto, ma temo rimarrà la cicatrice.” Dice e si alza.

“Non mi importa della cicatrice.” Rispondo. “Sarei orgogliosa se sopravvi-”

Mi fermo a metà frase, l’orrore scritto sulla mia faccia mentre mi rendo conto di quello che stavo per dire. Il Professore lo sa, ma distoglie lo sguardo e si siede sulla sedia, rilasciando un respiro profondo.


ooo

 

 

“Perché non ci hanno ancora interrogati?” Chiedo.

“Sii grata che non l’abbiano fatto.”

“Ma io voglio sapere perché.” Insisto. “Se vogliono informazioni, perché ci tengono in prigione per due giorni? Che cosa stanno aspettando?”

Lui sospira e poi mi guarda, gli occhi severi: “È un metodo comune.”

“Che cosa intende?”

“È un metodo psicologico di tortura. Lasciare un prigioniero solo per qualche giorno. Tutto ciò che una persona possiede è la propria mente e spesso è quella il nemico più pericoloso. Pochi giorni, senza un contatto, senza conoscere i motivi della propria cattura, senza sapere nulla ... Rende vulnerabile, più aperto alla suggestione.”

Sento un brivido di orrore attraversarmi alle sue parole. Non sono sicura di volerlo ascoltare ulteriormente. Deve aver visto la paura nei miei occhi perché non continua. Il silenzio riempie la cella di nuovo.

 

ooo

 

 

“Ha mai tradito l'Ordine, signore?” Chiedo, non in grado di sopportare oltre il silenzio. Anche se non sono sicura di voler sentire la risposta, mi costringo a guardarlo. E aspetto.

Non risponde subito e questo mi spaventa.

Ma poi alla fine si volta verso di me: “Tradiresti mai Potter?”

“Certo che no!” Ribatto, sentendomi insultata anche solo per il fatto d’avermelo chiesto.

Lui  si limita ad alzare un sopracciglio e sorride leggermente. “Grifondoro.”

“Cosa dovrebbe significare?”

“Agisci prima di pensare. Dovrebbe essere considerato intelligente, Granger?”

“Non devo pensare a nulla prima di rispondere a una tale domanda. Non tradirei mai Harry.”

“Ne sei sicura?”

“Si.”

Silenzio.

“E se dovessi scegliere tra i tuoi genitori e Potter?”

Mi irrigidisco alle sue parole.

“I miei genitori non fanno parte di tutto questo.” Dico a bassa voce

“Che sciocchezza.” Dice lui. “Tu fai parte di questo, quindi anche loro. Prima te ne rendi conto, meglio è.”

Il mio respiro accelera e mi mordo il labbro inferiore, pensando intensamente alle sue parole.

“Lo chiedo di nuovo, chi sceglieresti?” Domanda con calma. “Potter o i tuoi genitori?”

La mia gola si chiude e ho la sensazione di aver perso completamente la voce. Apro la bocca per parlare, ma non riesco a dire una parola. La mia mente è un casino.

“Pensaci un po’, Granger.” Mi dice il Professor e poi distoglie lo sguardo.

La conversazione è finita.


ooo

 

Si sta facendo già buio. Tutto è più facile alla luce del giorno. Quando la notte arriva, la prigione sembra così piccola, fredda e buia. E sconosciuta.

Ci viene dato ancora del cibo e questa volta ci sono due bicchieri d'acqua e non potrei essere più grata per questo. Bevo l’intero bicchiere senza nemmeno respirare, ma sono ancora assetata.

Il Professor Piton beve lentamente come se tesse assaporando ogni sorso. Guardo altrove, incapace di sopportare la vista dell’acqua. Mi sdraio sul materasso, lasciando il mio pezzo di pane per più tardi.

“Non ha mai risposto alla mia domanda, signore.” Dico a bassa voce.

Lui non mi guarda.

“Ho risposto alla tua domanda.”                         

“No, mi ha rivoltato contro la domanda.” Insisto.

Questa volta si volta. “Pensaci meglio, Miss Granger. C'era una risposta nascosta nelle mie parole.”

Mi permetto di ripensare alla nostra conversazione. Aveva risposto alla mia domanda con un'altra domanda. Ma forse non era una domanda esattamente. Forse era la sua risposta. Dopo pochi istanti penso di aver capito.

“Lei ...” Provo ancora una volta: “Vuole dire che ... tradirebbe l'Ordine se ci fosse qualcosa dall’altra parte di cui le importa veramente?”

È buio ormai, ma riesco ancora a vedere il suo sorriso leggero mentre dice: “Credo tu abbia appena risposto alla mia domanda, per quanto riguarda la scelta tra Potter e i tuoi genitori.”

Apro la bocca in stato di shock mentre mi rendo conto che ha ragione. Mi ha manipolato affinché rivelassi la mia decisione. La decisione di cui non sono sicura. Aveva ragione? Tradirei Harry per salvare i miei genitori? Sono pronta a fare dei sacrifici? I sacrifici che sono necessari per vincere la Guerra.

Chiudo gli occhi e allontano questi pensieri dalla mia mente. Non voglio pensarci. Non adesso.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Day 3 ***


Questa è la traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

 

- Day 3-

 

 

 

Mi chiedo se dorme mai. Non l’ho mai visto dormire. Sono io quella che si addormenta ogni sera per prima e l'ultima a svegliarsi ogni mattina. Lui resta semplicemente seduto sulla sedia o in piedi in un angolo, perso nei suoi pensieri. Spero non si accorga che lo sto osservando. Sembra ... stanco. La sua faccia non è liscia come lo è di solito, ovviamente, non si è fatto la barba negli ultimi tre giorni. Come fanno i maghi a rasarsi comunque? Hanno una sorta di schiuma magica? Oppure usano un incantesimo? C'è un incantesimo per questo genere di cose? Forse lo fanno alla maniera babbana?

Improvvisamente mi rendo conto di quanto sciocchi sono i miei pensieri. Essere rinchiusa in una prigione per tre giorni sta iniziando a fare effetto.

È ancora mattino presto. E sta piovendo fuori. Posso sentirlo. Mi è sempre piaciuto il suono della pioggia.

Guardo di nuovo il Professor Piton, sentendo il bisogno di parlare con qualcuno. Ma cosa posso dire? Non sembra essere in vena di conversazioni. Non è mai in vena di conversazioni.

Prendo un respiro profondo e mi impongo di parlare.

“Signore?”

I suoi occhi si posano di me e aspetta che continui.

“N-Non pensa che sia strano che non siamo stati ancora portati da Vold ...lei-sa-chi? Sono già passati tre giorni.”

Lui fa un respiro profondo.

“Non so quali siano i loro piani.” Dice. “Non dipende più da noi.”

“Tutto quello che possiamo fare è aspettare?” Chiedo e lui annuisce.

Fine della conversazione.

 

ooo

 

Non ce la faccio più. Il silenzio. La freddezza. Il sentimento di disperazione. La paura. L'attesa.

Prima ancora di rendermi conto di quello che sto facendo, sto prendendo a pugni la porta della cella con tutta la mia forza e urlando a squarciagola.

“Cosa volete da noi? Lasciateci andare!” Urlo, riconoscendo a malapena la mia voce.

Niente.

“Mi sentite?”

Tiro un calcio alla porta e sussulto per il dolore che mi attraversa. Ma questo non mi ferma.

“Cosa volete?”

Improvvisamente vengo afferrata  da dietro e trascinata via dalle porte.

“Basta.” Dice con calma, non lasciandomi andare.

Lotto con forza, scalciando e urlando, cercando di liberarmi. È inutile.

“Professore, mi lasci andare!” Chiedo, lottando ancora di più.

“Smettila con queste sciocchezze una volta per tutte, Miss Granger!”

Riconosco l'autorità nella sua voce e mi sento come se fossi di nuovo a scuola. Ma ... non sono a scuola. Sono in una prigione, intrappolata, attendendo nella paura, mentre dovrei aiutare Harry e fare qualcosa di utile.

“No, voglio sapere perché siamo qui!” Urlo, ancora lottando contro il Professor Piton. È molto più forte e non sembra intenzionato a lasciarmi.

“Credi realmente che ti diranno qualcosa?”

Non gli rispondo mentre cerco di divincolarmi, tutto il mio corpo tremante dalle emozioni. Devo fare qualcosa. Non posso semplicemente sedermi e aspettare.

Ma sono in trappola. Il Professor Piton passa le braccia intorno alla mia vita e non mi lascia andare. Dopo pochi minuti riesco a sentire tutta l'energia lasciare il mio corpo e inizio lentamente a calmarmi.

“Devo fare qualcosa.” Confesso a bassa voce.

“Devi calmarti.”

Mi conduce al mio materasso e vi scivolo sopra, rannicchiandomi a palla. So che dovrei vergognarmi del mio comportamento. Non ho mai voluto che fra tutte le persone il Professor Piton mi vedesse così, che vedesse il mio crollo. Ma non posso farne a meno. L'isolamento mi sta facendo impazzire.

Chiudo gli occhi e cerco di rilassarmi.

 

ooo

 

Lentamente ritorno alla realtà, sbattendo le palpebre un paio di volte. Nulla è cambiato. Sono ancora nella cella. Un sentimento di disperazione si insinua dentro di me, ma cerco di ignorarlo.

Mi accorgo del Professor Piton seduto sulla sedia nell’angolo. Getta a malapena uno sguardo verso di me. Sento le guance arrossire per l'imbarazzo mentre mi ricordo come mi sono comportata. Probabilmente pensa che io sia immatura e debole.

“Signore.” Comincio. “Mi scuso per il mio comportamento di prima. I-Io non so che altro dire.”

“Non c'è bisogno di scusarsi, Miss Granger.” Risponde. “È perfettamente comprensibile.”

Lo guardo, un po’ sollevata: “Davvero?”

Lui annuisce semplicemente. “Si.” Poi aggiunge: “Ma apprezzerei se potessi evitare di comportarsi di nuovo in quel modo.”

“Certamente, signore.”

Silenzio.

Mi guardo intorno e poi noto un piccolo piatto sul pavimento.

“Hanno portato il cibo mentre dormivo?” Chiedo.

Lui abbassa lo sguardo sul piatto, poi di nuovo verso me: “Evidentemente.”

Arrossisco alla mia stessa domanda stupida.

Il pasto è uguale a quello degli ultimi due giorni. Acqua e pane. Bevo solo l'acqua e torno al mio materasso.

“Ti consiglio di mangiare, Miss Granger. Non ci servirebbe a niente se tu morissi di fame.”

“Non ho fame.” Rispondo debolmente.

Lui alza il sopracciglio incredulo.

Mi correggo. “Ho fame, ma non riesco a mangiare ... quello. Il pane è tutto quello che ho mangiato negli ultimi giorni. Non ne posso più ...” Smetto di parlare e credo che lui capisca perché non dice altro.

 

ooo

 

“So che i Babbani hanno iniziato tutto.”Comincio la conversazione, incapace di tenere oltre i pensieri.

Lui sospira infastidito: “Potresti almeno cercare di dare alle tue frasi un inizio, un mezzo e una fine?”

Ci riprovo: “Voglio dire, so che i Babbani sono anch’essi responsabili di tutto ciò che sta accadendo nel mondo dei maghi.”

“Spiegati.”

“Il razzismo e la convinzione che i Nati-Babbani non siano degni della magia. I Babbani hanno iniziato tutto. In passato molte presunte streghe furono perseguitate e bruciate sul rogo. La caccia alle streghe mieté migliaia di vite ogni anno.”

“Non è necessaria una lezione di storia, Miss Granger. Sono a conoscenza di tali fatti.”

“Non lo metto in dubbio, signore.” Dico subito. Non avevo mai voluto insultare la sua intelligenza.

Continuo: “Credevano che le streghe fossero in combutta con il Diavolo e usassero i loro poteri per danneggiare persone e cose. Non posso nemmeno immaginare quante persone innocenti siano morte.”

“La maggior parte di quelli morti erano per lo più non-magici.” Aggiunge lui.

“Lo so e questo non lo rende meno orribile.”

Silenzio.

“I Mangiamorte, le credenze Purosangue, sono semplicemente una vendetta per come li abbiamo trattati in passato.”

“Questo gioca un ruolo importante.”

“Ho sempre detto quanto tutta la supremazia purosangue sia fuori moda visto che una cosa del genere non potrebbe mai accadere in una società moderna.”

Il Professor Piton mi guarda come se sapesse che ho intenzione di continuare.

“Ma mi sbaglio.” Dico con calma. “I Babbani non credono più nelle streghe. Ma se lo facessero ... non ho dubbi  che ci sarebbe di nuovo una caccia alle streghe.”

“È comprensibile. Le persone hanno paura delle cose che non conoscono.”

Annuisco e mi perdo di nuovo  nei miei pensieri. Molti maghi odiano i Babbani e molti Babbani odiano i maghi. La pace sarebbe mai possibile?

 

ooo

 

Vengo riportata nella cella e la guardia se ne va sbattendo la porta dietro di me. Mi avvolgo le braccia attorno  e mi appoggio al muro, prendendo un respiro profondo.

“Non ha voluto nemmeno parlare con me.” Ammetto.

Il Professor Piton mi guarda, sorpreso e un po’ divertito: “Hai cercato di ottenere informazioni dalle guardie di nuovo?”

“S-Si.”

“Anche dopo quello che è successo l'ultima volta?”

“Si.”

Sospira. “Miss Granger, non infastidirli. Quello che è successo l'ultima volta, quando sei stata spinta a terra, quello è nulla in confronto a quello che possono fare.”

“Ma lo dica.”

“Cosa vuoi che ti dica?”

Prendo un respiro profondo, preparandomi: “Mi dica cosa possiamo aspettarci da loro. So che lei sa molto su di loro, signore.”

“Non sarebbe saggio-“

Per favore.” Lo interrompo.

“Alcune cose sono molto spiacevoli. Non adatte alle tue orecchie, Miss Granger.”

“Professore.” Comincio lentamente. “Siamo in una prigione, catturati dai Mangiamorte. Le possibilità che saremo salvati ... sono minime.” La mia voce si spezza un po', ma continuo: “Voglio sapere cosa possiamo aspettarci. Non deve più proteggermi, signore.”

Lo guardo e mi accorgo che mi sta fissando, uno sguardo duro negli occhi. Posso dire che sta combattendo con se stesso se dirmelo o meno. Ci vuole un sacco di forza di volontà, ma mantengo il contatto visivo con lui e dopo pochi istanti sospira e annuisce.

“Sei a conoscenza della mia storia con i Mangiamorte, o sbaglio?”

Annuisco velocemente.

“I metodi che usano sono ... aspri. Non hanno alcun rispetto per la vita umana. Nessuna coscienza.”

Non so nemmeno perché lo sto ascoltando. Tutto quello che voglio è coprirmi le orecchie e far finta che tutto va bene. Ma per qualche strana ragione continuo ad ascoltarlo.

“Maledizioni Imperdonabili, torture mentali, omicidio, stupro, qualsiasi cosa. Tu lo dici, loro lo fanno.”

Tremo violentemente.

Lui continua: “Sono disposti a tutto pur di ottenere ciò che vogliono. E a volte lo fanno semplicemente per noia.”

“Mio Dio.” Sussurro a bassa voce.

“Non ci sono limiti per loro. Non importa se hai 100 anni o 11 anni. Hanno ucciso bambini.” Poi dice a bassa voce. “L’ho visto.”

Mi viene da vomitare. Mi copro la bocca con la mano mentre aspetto che il malessere passi. Tutto quello che mi ha detto, ha solo provocato la creazione di orribili immagini nella mia testa.

Poi una domanda appare nella mia mente. Lui ha-?

“S-Signore, tutto quello che mi hai detto ... lei ha mai-?" Non finisco la domanda, ma lui capisce quello che stavo per chiedergli e si irrigidisce, i suoi occhi improvvisamente molto severi.

“Vuoi veramente saperlo, Miss Granger?” Chiede.

Lo  guardo e poi rapidamente scuoto la testa. “N-No.”

“Decisione intelligente.”

 

ooo

 


È già buio. Sono sola nella prigione. La guardia è venuta e ha preso Piton con se. Era la sua visita al bagno. Cerco di fare un buon uso del tempo mentre sono sola e sposto subito la sedia sotto la piccola finestra. Voglio vedere dove siamo e non capisco perché Piton non sembra interessato a questo. Senza pensarci salgo sulla sedia e mi accorgo che la finestrella è ancora troppo in alto da raggiungere. Gemendo per il fastidio, mi arrampico instabile sullo schienale, sostenendomi al muro.

Sono così vicino alla finestra. Solo un po' di più...

La porta della cella si apre e sobbalzo per lo shock, perdendo l'equilibrio e cadendo a terra senza tanti complimenti.

La guardia scoppia a ridere: “ Ragazza dovresti stare più attenta con le tue acrobazie.”

Con queste parole esce dalla prigione, ancora ridendo, lasciandomi di nuovo sola con il Professor Piton.

Lui si avvicina con rabbia, afferrandomi il braccio e tirandomi su dal pavimento.

“A cosa stavi pensando?” Mi abbaia contro.

“I-Io stavo semplicemente cercando di vedere oltre la finestra.” Mi difendo.

Mi lascia andare il braccio. “Potevi farti male. Usa il cervello per una volta, sciocca!”

Sto usando il cervello!” Alzo la voce. “Almeno io sto cercando di fare qualcosa, mentre tutto quello che lei sta facendo è restare seduto e compiangersi.”

La rabbia avvampa nei suoi occhi e si avvicina ulteriormente, la sua voce bassa e controllata. “Modera i termini, Granger. Potremmo non essere ad Hogwarts in questo momento, ma io sono ancora il tuo insegnante e mostrerai rispetto nei miei confronti. È chiaro?”

Apro la bocca per discutere, ma qualcosa nei suoi occhi mi ferma. Ha ragione. Non dovrei dimenticare ciò che è per me. Ho oltrepassato la linea.

“Mi scuso, Professore.” Mi sforzo di dire.

Lui annuisce semplicemente.

Mi lascio cadere sul mio materasso e gli do le spalle, chiudendo gli occhi, sentendo le lacrime formarsi lentamente. Non devo lasciare che mi veda così. In pochi minuti mi addormento.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Day 4 ***


Questa è la traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

- Day 4-

 

 

 

Gemo mentre apro lentamente gli occhi, sbattendo le palpebre un paio di volte. Mi rendo conto che sono ancora nella prigione e questo stranamente non mi sorprende. È come se fossi qui da anni. Ogni giorno che passa lentamente perdo la speranza. Nessuno verrà a salvarmi. Probabilmente non sanno nemmeno dove mi trovo. E anche se lo sapessero, sarebbero degli sciocchi a rischiare tutto solo per salvarmi.

Prendo un respiro profondo e mi faccio forza. Non posso aspettarmi che rischino tutto solo per me. Vincere la guerra è più importante. Devo crederci. Il Professor Piton ci crede.

Il Professor Piton. Dov’è?

Subito mi guardo intorno. Non è seduto sulla sedia o in piedi  nell’angolo come al solito. I miei occhi atterrano sul materasso nel lato opposto della prigione. Non posso fare a meno di aprire la bocca per lo shock nel vederlo lì, addormentato. Sta veramente dormendo. Questa è probabilmente la prima volta che si concede del riposo.

Lentamente mi alzo, i miei occhi non lasciano la sua forma addormentata. Mi avvicino a lui, facendo meno rumore possibile.

Sembra così ... rigido. Anche durante il sonno, il suo volto è duro e determinato. Le sue braccia sono incrociate sul petto e non posso fare a meno di pensare a quanto scomoda debba essere quella posizione.

Quando i miei occhi tornano al suo viso, faccio un salto per la sorpresa mentre mi accorgo che mi sta guardando.

“P-professore.”

Si muove e si mette a sedere, continuando a fissarmi. “Ne hai avuto abbastanza o forse dovrei sdraiarmi di nuovo in modo che tu possa continuare con questa tua maleducata osservazione?”

“I-Io non la stavo osservando.” Dico, anche se so che non è vero.

Lui alza un sopracciglio. “É così?”

Non riesco a mentirgli. Ma non posso nemmeno dirgli la verità. Non so nemmeno a cosa stavo pensando.

“Stavo semplicemente controllando se... stava davvero dormendo  o-” Mi interrompo.

“O che cosa?”

“Non stavo facendo niente di male, perché non può semplicemente lasciar perdere?” Chiedo, con rabbia.

“Perché, Miss Granger, stavi invadendo la mia privacy.”

“Cosa?” Non riesco a credere a quello che sta dicendo. Lo stavo semplicemente guardando. Non ho fatto nient'altro.

“Siamo costretti in questa situazione, Granger. Costretti a stare insieme 24 ore al giorno. Dobbiamo imparare a rispettare reciprocamente la privacy dell’altro o le cose finiranno male.”

“Stavo semplicemente-”

Mi interrompe: “E se i ruoli fossero stati invertiti? Se ti fossi svegliata e mi avessi sorpreso ad osservarti?”

Apro la bocca per protestare, ma mi rendo conto di quanto inquietante sarebbe stato. Ha ragione.

“Capisco. Non accadrà mai più.”

Torno al mio materasso e scivolo verso il basso, guardando ovunque fuorché lui.


 

ooo

 

 

L'atmosfera è ancora molto tesa, lo sento. E tutto a causa della nostra discussione la notte precedente quando l’ho accusato di non fare nulla di utile. Ho oltrepassato la linea, ma anche lui era in torto. Non riesco a capire il suo comportamento. Perché non sta facendo qualcosa, qualsiasi cosa? Non solo se ne sta seduto tutto il giorno, ma si oppone se cerco di fare qualcosa.

Sobbalzo quando le porte si aprono ed entra un uomo. Non è la guardia di prima, questa è un altra.

“Tutti e due, seguitemi.” Ordina.

Mi alzo, guardando il Professore, così tante domande bruciano nei miei occhi. Mi guarda anche lui, poi di nuovo la guardia.

“Dove ci stai portando?” Chiede, il suo tono controllato e basso.

La guardia sorride. “Lo vedrai.”

“Ci sta prendendo da lui? Da Voldemort?” Chiedo, la mia voce leggermente tremante. Sento il Professor Piton lasciarsi sfuggire un sospiro infastidito, ma lo ignoro.

“È così?” Chiedo di nuovo.

Questo è tutto. Dopo tre giorni, è  finalmente arrivato. Non posso credere di essere stata veramente in attesa di questo. Essere chiusa in una prigione, senza sapendo perché e per quanto tempo, mi ha quasi fatto perdere la ragione. Ho desiderato che succedesse qualcosa e ora che qualcosa sta accadendo, vorrei disperatamente rimangiarmi il desiderio.

“Venite.” Dice la guardia.

Non riesco a muovermi. Sono letteralmente congelata dalla paura. Non voglio affrontare Voldemort. Non voglio affrontare i Mangiamorte. La realtà della situazione si abbatte su di me.

Il Professor Piton fa un respiro profondo e poi si dirige verso la guardia prima di voltarsi nella mia direzione. C'è qualcosa nei suoi occhi, un messaggio, un avvertimento. Credo che stia cercando di dirmi di non discutere e fare semplicemente ciò che comandano.

Decido di fidarmi del Professor Piton.  È lui quello più esperto. Ha già trattato con i Mangiamorte, è più vecchio e più saggio. Dopo un lungo momento annuisco e poi veniamo condotti fuori dalla prigione, non sapendo cosa ci aspetta.


ooo


 

Inciampo dentro la prigione, rabbrividendo e abbracciandomi con le braccia. Mi appoggio al muro e fisso con gli occhi un punto a terra, senza osare alzare lo sguardo.

Il Professor Piton rimane in piedi nell’altro angolo, il più lontano possibile da me.

La guardia se ne va, ridendo e chiudendo dietro di se la porta.

C’è un silenzio orribile.

Vorrei così tanto poter piangere, far uscire tutto, la frustrazione, la rabbia, l'umiliazione. Ma non posso. Le lacrime semplicemente non arrivano.

Ho così tanto freddo. I miei capelli sono bagnati, e così i vestiti. Sto tremando senza controllo, il freddo mi squarcia come un coltello.

“Miss Granger.” Lo sento dire.

“Non lo faccia.”

Non posso parlarne. È umiliante e sbagliato e malato.

“Almeno è finita.” Dice a bassa voce.

Scuoto la testa furiosamente: “Non è finita. Posso ancora vederlo, ascoltare le loro risate, sentire l'acqua fredda. Io-”

“Smettila.” Ordina e sobbalzo per la durezza del suo tono.

Mi rifiuto ancora di guardarlo.

Silenzio.

“Stai tremando.” Afferma e mi limito a scrollare le spalle.

È accanto a me un attimo dopo, togliendosi il mantello e offrendomelo. Non mi muovo. Non riesco a muovermi.

Emettendo un sospiro arrabbiato, lo avvolge intorno alla mia figura tremante, poi indietreggia.

Non riesco nemmeno a ringraziarlo. Non voglio parlare con lui, non voglio guardarlo e non voglio che mi guardi. Vorrei che la terra si aprisse e mi inghiottisse intera.

“È stata semplicemente una doccia, Miss Granger.” Dice con voce strascicata, non staccando gli occhi da me.

Chiudo gli occhi, facendo finta di non sentirlo.

“Quello è niente in confronto a cosa sarebbe potuto succedere.” Dice e so che ha ragione, ma questo non lo rende meno orribile.

“Professore.” comincio lentamente, “L-la ringrazio per le sue rassicurazioni.”

“Non c'è bisogno, Miss Granger. Ho semplicemente fatto quello che ogni persona normale avrebbe fatto in simili circostanze.” Poi aggiunge con calma. “Purtroppo non è servito a molto.”

Di nuovo silenzio.

Dio, sono così imbarazzata. Ho pensato che saremmo stati portati da Voldemort. Invece, ci hanno portato in un lurido bagno. Mi ha ricordato dei bagni che ho visto in un film su una vecchia prigione, dove i prigionieri si lavavano insieme. Hanno preteso che ci levassimo i vestiti e mi sono rifiutata. Non è servito a molto. Hanno detto che se non l’avessi fatto io l’avrebbero fatto loro per me. Il Professor Piton ha cercato di aiutarmi, offrendosi di fare la doccia per primo così poi avrei potuto farla io, ma non lo hanno permesso. Abbiamo dovuto fare la doccia insieme. Li ha divertiti.

 

Posso ancora sentire l'umiliazione nel momento in cui mi sono tolta i vestiti. Ho cercato di ignorare le loro osservazioni.

Bastoni e pietre possono rompermi le ossa, ma le parole non potranno mai farmi del male.

La cosa più orribile era il fatto di essere nuda davanti al mio Professore. Non una volta l’ho guardato e penso che anche lui si sia rifiutato di farlo. Ci siamo allontanati gli uni dagli altri, entrambi di fretta, cercando di lavarci rapidamente e di farla finita. L'acqua era fredda come il ghiaccio, ma questo non mi ha dato fastidio. Tutto quello che riuscivo a pensare era come fosse così disgustosa, così rivoltante la situazione in cui eravamo costretti.

Voglio spingere quei ricordi fuori dalla mia mente, voglio dimenticare cosa è successo.

Lentamente mi avvicino al mio materasso e mi siedo, stringendo il mantello intorno a me. Tutto è così incasinato.


ooo

 

“Perché non mangi?” Chiede, la sua voce rompe il silenzio.

“Non ho fame.” É la mia unica risposta.

Sono affamata, ma non posso mangiare quel pane. Ho bisogno di verdure,di frutta, qualsiasi cosa, ma non pane.

“Non siamo nella posizione di rifiutare del cibo, Miss Granger.”

“Non ho fame.” Ripeto.

Lui resta in silenzio per un paio di momenti, poi dice: “Sei ancora più debole di quanto pensassi.”

Questo cattura la mia attenzione. “Mi scusi?”

“Patetica. Debole. Sono solo quattro giorni. Quanto tempo pensi di durare se continui così?”

“Non sono affari suoi.”

Alza il sopracciglio. “Insolente. In soli quattro giorni hai dimenticato tutte le maniere.”

“Mi lasci in pace.” Dico a bassa voce, poi aggiungo: “Per favore.”

“No.”

“Cosa?”

“No.”

Lo guardo. “Che cosa dovrebbe significare?”

“Mi hai deluso. Hai volutamente messo la tua vita in pericolo infastidendo i Mangiamorte, tentando acrobazie e cercando di raggiungere la finestra, rifiutando il cibo, piangendo dove non c'è nulla da piangere-”

“Quando stavo piangendo?” Chiedo con rabbia nella voce, anche se so che ha ragione.

“Oh per favore, Granger.” Rotea gli occhi. “Dovresti essere grata che nulla di grave sia successo. Siamo entrambi ancora abbastanza in salute e tutti interi.”

Stringo i denti per la frustrazione. Non capisce.

“Non mi è concesso di sentirmi arrabbiata, umiliata, ferita?”

La sua voce si ammorbidisce un po’. “Non ho detto questo. Sto semplicemente dicendo che dovresti tenere le emozioni bloccate dentro di te. Non mostrare loro quanto tutto ciò ti colpisca. Non dar loro il piacere.”

Non so cosa dire. I nostri occhi restano incatenati per qualche lungo istante poi guardo altrove, annuendo con la testa. Mi alzo in piedi, camminando verso il piatto sul pavimento e prendendo il mio pezzo di pane. Non renderò più semplice per loro il distruggermi.


ooo

 

Si sta facendo buio. Probabilmente dovrei andare a dormire. Questo è l'unico modo per sfuggire all’orribile realtà in cui mi trovo.

Mi alzo e mi avvicino al Professor Piton per restituirgli il mantello.

“Tienilo.” Dice senza nemmeno guardarmi.

“Ma ... è suo.”

Questa volta mi guarda,osservandomi dall’alto al basso “E tu hai meno vestiti addosso di me. Non ci sono coperte, né lenzuola, niente. E le notti sono fredde. Tienilo, Granger.”

“Io- grazie.” Dico goffamente.

Lui si limita ad annuire e mi giro per tornare al mio materasso. Poi un flashback mi colpisce.

La classe di pozioni. Il Professor Piton. E poi più nulla.

“Cosa?” Sussurro piano, ma lui mi sente.

“Miss Granger?”

Mi giro verso di lui ancora una volta, uno sguardo di confusione scritto sulla faccia.

“Signore.” Comincio lentamente. I-io credo che mi sia tornata la memoria.”

Il suo volto si irrigidisce, ma non dice nulla mentre aspetta che continui.

“Ricordo che ero nella sua classe e poi più nulla. Stava parlando con me e-”

“Non ricordo di nessun caso simile, Miss Granger.”

“So che è strano ... Non mi ricordo neppure perché ero nella sua classe, in primo luogo. Non c'era nessun altro. E c'è un sentimento ... come se avessi voluto andarmene, ma-”

“Ora è ridicolo, Miss Granger. Non mi chiudo nella mia classe con uno dei miei studenti. Soprattutto contro la loro volontà. I
​ ​tuoi ricordi probabilmente stanno interferendo l'uno con l'altro e aggiungendosi la tua immaginazione-”

“Perché non può dirmi come sono stata catturata?”

Qualcosa lampeggia nei suoi occhi ma non riesco a riconoscerlo. É sparito così velocemente come è apparso.

“Non sarebbe prudente.” Dice con semplicità.

“Hanno scoperto del suo doppio-”

“Miss Granger!” Alza la voce e indietreggio.

Lo sguardo che mi rivolge è abbastanza per farmi tacere. Sono stata sciocca ad iniziare quel discorso. Ma dovrà raccontarmi la sua versione prima o poi. Niente conta più ormai. Siamo stati catturati, probabilmente non verremmo mai salvati.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Day 5 ***


Questa è la traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

 

- Day 5-

 

 

 

Apro gli occhi.

È buio. Riesco a malapena a vedere qualcosa.

Riconosco il posto. È la prigione. Sono ancora nella prigione.

È così piccola e buia. Non c'è via d'uscita.

Non c'è aria.

Comincio a tremare mentre mi metto a sedere sul materasso.

Il cuore mi batte all’impazzata.

Sto sudando.

La mia mano vola al petto quando sento un lieve dolore lancinante provenire da lì.

Non c'è aria.

Sto soffocando. Apro la bocca, cercando di respirare, ma non c'è aria.

Lancio un grido silenzioso mentre cerco disperatamente di far entrare un po’ d’ossigeno nei polmoni.

Dio, che cosa mi sta succedendo?

“Granger?” Sento una voce dall’altro lato della cella. “Che cosa stai facendo?”

Non riesco a vederlo. Cerco di rispondere, ma nessun suono esce dalla mia bocca.

Per favore, aiutami. Qualcuno mi aiuti.

Improvvisamente lui è accanto a me, mi afferra per le spalle, scuotendomi un po’, ma non aiuta.

“Granger!” Abbaia. “Respira! Prendi respiri brevi.”

Scuoto la testa, le mie mani attorno alla gola. “N-non posso-”

Puoi!” Dice con fermezza: “E lo farai.”

Lo guardo. Riesco a malapena a vederlo nel buio. Ma noto i suoi occhi, quei suoi occhi scuri. Così forti e decisi. Cerco di concentrarmi su questo.

“Respiri brevi.” Ordina e cerco di obbedire.

Ispira. Espira.

Posso sentire il calore delle sue mani e questo mi dà una strana sensazione di sicurezza.

Mentre i minuti passano riesco a rilassarmi.

Il Professor Piton mi prende la mano e controlla il polso.

“Stai bene.” Dice e mi lascia andare. “Non dimenticare di respirare.”

Annuisco, non ancora in grado di parlare.

Il mio cuore sta battendo normalmente e le mie mani non tremano più come prima.

Il peggio è passato.

Lui rimane lì, a guardarmi. É come se avesse paura che potessi star male di nuovo nel caso distogliesse lo sguardo.

“N-non so cosa sia successo.” Ammetto, dopo un lungo momento di silenzio.

“Hai avuto un attacco di panico. Non è una sorpresa.” Risponde lui.

“Che cosa intende dire?”

“Questo è il quinto giorno.” Spiega. “Cinque giorni rinchiusi in una prigione sotterranea provocano un danno terribile alla tua psiche. Era logico che avresti avuto un esaurimento nervoso prima o poi.”

Premo la mia mano sulla fronte e mi accorgo che sto bruciando.

“E lei?” Chiedo.

Lui alza un sopracciglio verso di me: “E io?”

“Avrà un attacco di panico?”

Posso quasi giurare che di aver visto una lieve contrazione del labbro, come un ghigno, ma lo nasconde immediatamente.

“Ne dubito, Miss Granger. Sono più vecchio, molto più esperto. Ho vissuto molto più di questo.”

“Davvero?” Chiedo prima di potermi fermare.

Si allontana subito. “Dovresti cercare di dormire un po’.”

Lo guardo mentre cammina nel buio.

Sforzandomi di distendermi di nuovo, non posso fare a meno di pensare al Professor Piton e al suo passato.

Che cose orribili aveva vissuto? Faceva veramente il doppio gioco?

E la domanda più importante: perché è qui con me? Perché hanno catturato anche lui?


ooo


Tengo gli occhi chiusi anche se non sto dormendo.

Ci sono così tante cose su cui ho bisogno di riflettere.

È il quinto giorno. E ancora non sappiamo nulla.

Non so per quanto tempo staremo qui. In questa prigione. Tutto quello che so è diventerà sempre più difficile.

Non riesco a credere a quello che è successo ieri. È stato bello poter finalmente fare una doccia, ma il modo in cui è successo mi fa venire la nausea. Sembra surreale. Ero nuda e nella stessa stanza con il Professor Piton. Mi sono impedita di guardarlo. Tutto quello che ho accidentalmente visto era il suo petto quando si è tolto la camicia, ma poi mi sono girata, tenendo gli occhi fissi sul muro mentre le lacrime di umiliazione mi rigavano il viso. Posso solo sperare che non mi abbia guardato. Il solo pensiero che mi abbia visto, mi fa rivoltare lo stomaco sottosopra.

Il fatto che mi sia dovuta spogliare di fronte alle guardie è stato mortificante, ma essere nuda di fronte al mio Professore era molto, molto peggio.

Spingo via quei pensieri e apro gli occhi.

È un nuovo giorno.

 

ooo


 

Se solo potessimo parlare. Sarebbe tutto molto più facile.

Il silenzio mi sta uccidendo.

E che dire di lui? Come può stare in silenzio per così tanto tempo, limitandosi a fissare il muro, quasi non muovendosi?

“Cosa pensa che l'Ordine stia facendo?” Chiedo, rompendo il silenzio. “Stanno cercando di trovarci?”

Si lascia sfuggire un sospiro infastidito, poi risponde: “Non ti fa bene pensarci.”

“Allora a che cosa dovrei pensare?” La mia voce è un po’ arrabbiata, ma non mi interessa.

Mi guarda. “Pensa a te stessa. Pensa alla situazione in cui siamo. Accettarla per quella che è. Non mentire a te stessa e non provare false speranze, quando non ce né nessuna.”

Quella frase mi trafigge come un coltello. “L-lei pensa che non ci sia speranza?”

Non dice nulla, ma non lascerò cadere il discorso.

“È così?” Mi alzo. “Pensa che non ci sia speranza?”

“Granger-”

“No, dimmelo!” Alzo la voce. “Se non c'è speranza, allora qual è il punto di tutto questo? Possiamo solo-" Mi guardo intorno. “Sbattere la testa contro il muro di pietra e farla finita!”

“Granger, calmati! Ordina. “Volevo solo dire che non dovresti essere troppo speranzosa. Concentrati su te stessa, concentrati sul rimanere a malapena in salute. Non perdere tempo pensando se saremo o non saremo salvati. Questo può richiedere del tempo. Può essere domani o il mese prossimo. “

“Beh, Professore, io ho fede nell'Ordine e so che non si daranno pace fino a quando non saremo salvati. E non ci vorranno mesi.”

Mi giro, incapace di guardarlo ulteriormente. So che non dovrei urlare contro di lui e litigare, ma non posso farne a meno. Come può sedersi lì e dire che forse non saremo salvati?

So che accadrà. Tutto quello che bisogna fare è essere pazienti e aspettare.


 

ooo

 


Poche ore dopo c'è ancora un silenzio terribile nella prigione.

E non posso fare a meno di pensare che forse dovrei scusarmi con lui. Il mio comportamento era fuori linea.

Ma così il suo.

Eppure, ho un disperato bisogno di parlare con qualcuno, riguardo qualsiasi cosa, non importa fino a quando c’è qualche contatto.

Ma lui non sembra essere interessato ad avere una conversazione con me.

“Professore?” Chiedo timidamente.

Lui alza gli occhi al cielo prima di guardare verso di me, aspettando che continui.

Per favore. Parla con me. Di qualcosa. Per favore.

Ma tutto quello che esce dalla mia bocca è: “N-niente.”

Silenzio.


 

ooo

 

 

“Tu.” La guardia indica Piton. “Vieni con noi.”

Cerco di nascondere la paura dal mio viso, quando due guardie entrano nella prigione.

Il Professor Piton si avvicina a loro, la sua espressione dura.

Non c'è bisogno di aver paura, mi dico. È probabilmente tempo per la visita al bagno.

Il Professore non mi guarda quando lasciano la prigione, sbattendo la porta e lasciandomi sola.

Tutto sta andando bene. Tornerà presto.


 

ooo

 


Non è ancora indietro. E sono passate già un paio d'ore.

Non posso fare a meno di farmi prendere dal panico. Pensieri orribili si fanno strada nella mia mente, ma cerco di ignorarli. L'ultima cosa che voglio è un altro attacco di panico.

Tornerà. È il Professore Severus Piton, dopo tutto.


 

ooo



Infine, le porte si aprono. Mi alzo immediatamente.

Due guardie entrano e spingono in avanti il ​ ​Professore. Lui cade a terra.

Mi inginocchio accanto a lui, completamente scioccata.

“P-professore-”

È ferito. Gravemente. Si sta stringendo il petto, emettendo gemiti di dolore silenziosi. I suoi vestiti sono un po’ strappati, c'è del sangue sul suo viso e il suo occhio destro sembra essere leggermente gonfio.

È un completo shock per me.

Sento le guardie ridere poi uno di loro dice: “Farai meglio a prenderti cura di lui, piccola.”

L'altro aggiunge: “È stato veramente coraggioso, ma non gli è stato di aiuto.”

Sento una furia assoluta esplodere dentro di me mentre mi alzo in piedi. “Voi animali! Che cosa gli avete fatto?”

Loro scoppiano a ridere di nuovo.

Senza pensare salto addosso alla prima guardia, colpendolo con i pugni, urlando, prima che l’altra guardia mi spinga via, quasi rompendomi il braccia nel farlo.

Granger-” Sento dire il Professor Piton debolmente.

“Trattienila.” Ordina la prima guardia e improvvisamente le mie braccia sono dietro la schiena e non posso fare nulla, non importa quanto duramente io lotti.

La guardia tira fuori una bacchetta e la punta verso di me: “Forse un po’ di questo ti calmerà?”

Congelo per la paura, ma c'è ancora sfida sul mio viso. Mi mordo la lingua per rimanere in silenzio.

“Cosa potremmo provare? Cruciatus?” chiede, la punta della sua bacchetta premuta contro il mio collo.

“Aspettate.” Il Professore Piton li interrompe. “Lasciatela. Prendete me al suo posto. Si arrenderebbe alla prima maledizione. Cosa c’è di divertente in questo?”

Sento che ha problemi a parlare. Anche a respirare.

Non posso lasciare che subisca la mia punizione.

“No!” Rispondo: “Se vogliono torturarmi, lasci che lo facciano.”

Sto tremando di paura.

La guardia mi guarda con disgusto, poi scuote la testa e mi colpisce con un rovescio in pieno viso. Grido per il dolore immenso, assaporando il sangue in bocca.

“Lasciala.” Ordina e io cado sul pavimento, accanto al Professor Piton.

“Che sia di avvertimento.” Sono le ultime parole della guardia prima che entrambi lascino la prigione.

Nel momento in cui siamo di nuovo soli, guardo il Professor Piton, uno sguardo di preoccupazione sul mio viso.

“Che cosa le hanno fatto?” Chiedo, non sapendo cosa fare.

Lui è ferito e devo aiutarlo, ma non c'è nulla che io possa usare.

Poi mi viene in mente.

Il suo mantello.

Lo afferro dal mio materasso e con esso pulisco delicatamente il sangue dal suo viso.

Lui fa una smorfia al contatto e si sposta: “Sto bene, Granger.”

“Ma-”

“Nessun, ma. Sono stato in condizioni peggiori.” Dice. “Questi sono solo tagli e lividi.”

Scuoto la testa e apro la bocca per parlare, ma lui mi interrompe.

“E d'altra parte, hai un labbro spaccato.” Si accorge, prendendo il mantello dalle mie mani. “Lascia a me.” Dice prima di premere lentamente il materiale sulla mia ferita.

Fa male, ma lo ignoro.

Usa l'acqua rimasta dal nostro pasto per pulire il mio labbro rotto. Mi ritrovo a pensare a quanto dolci le sue mani possano essere. Così diverse dalla sua personalità fredda.

Non riesco a credere a quello che sta accadendo. È lui quello ad essere ferito in modo grave, ma è sempre lui a prendersi cura di me.

“Non avresti dovuto attaccare la guardia, Granger.” Dice con calma. “Usa il cervello. Sii intelligente.”

“Non avrebbero dovuto torturarla.” Rispondo. “Che cosa volevano?”

“Informazioni.”

“Su cosa?”

“L'Ordine, i membri, i luoghi segreti.”

“Non glielo ha detto.”

“Ovviamente.” Risponde.

Rimango in silenzio, persa nei miei pensieri.

“Continua a far pressione per fermare l'emorragia.” Ordina, porgendomi la stoffa.

Lo prendo, senza mai distogliere lo sguardo da lui.

Grugnisce lievemente per il dolore, cercando di alzarsi. Subito lo aiuto e in qualche modo riusciamo a raggiungere il suo materasso. Quando si siede, lo guardo goffamente.

Apro la bocca per parlare, ma la richiudo.

“Che cosa c'è, Granger?” Chiede.

“N-niente.” Rispondo.

“Riesco a vedere che c'è qualcosa.” Dice, infastidito.

Faccio un respiro profondo. “Ho ...”

“Allora?”

“Ho paura.”

Mi pento immediatamente di averlo detto.

Patetica. Sono patetica. Che cosa stavo pensando dicendoglielo?

Il suo viso si ammorbidisce un po' e non parla per un lungo momento.

Proprio quando sto per voltarmi, pensando che non commentasse, lui parla.

“Sembra reale ora, non è vero?” Chiede.

Annuisco.

“Prima eravamo semplicemente seduti in questa cella, in attesa, e ora è finalmente iniziata. La tortura. L'unica cosa che sapevamo sarebbe successo.”

“Ed ora che sta succedendo, I-io ... ho paura, terrorizzata.”

“Miss Granger, non c'è nulla che io possa dire per migliorare la situazione.”

La crudele realtà.

“Lo so.” Dico a bassa voce.

Silenzio.

“Ma che cosa posso aspettarmi?”

Il suo viso si indurisce e non parla.

“Che cosa hanno usato su di lei?” Chiedo.

“La maledizione Cruciatus, un paio di fatture pungenti e percosse. Soprattutto percosse.”

Tremo nel sentirlo. “Q-quindi è sicuro dire che posso aspettarmi la stessa cosa?”

“Miss Granger.” Inizia, poi si ferma. “Il fatto che tu sia una donna rende le cose diverse.”

Sento la gola serrarsi per la paura. Non ha detto molto, ma capisco quello che sta cercando di dirmi. Il suo sguardo dice tutto.

 “Capisco.” La mia voce si rompe un po' alla fine.

Silenzio.

“Cercherò di proteggerti.” Afferma e lo guardo. “Dovranno vedersela prima con me. Ma ... non posso prometterti che non rimarrai ferita.”

 Sorrido debolmente. “La ringrazio, Professore.”

Lui si limita ad annuire.

Tornando al mio materasso, scaccio via le lacrime, non permettendo a me stessa di essere così debole. C'era troppa debolezza per un solo giorno.

Chiudo gli occhi e cerco di non pensare a quello che porterà il sesto giorno.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Day 6 ***


Questa è la traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

 

 

 

 

 

- Day 6-

 

 

 

 

 

Non riesco a crederci che sono già passati sei giorni. Sembra come fosse ieri quando ero al sicuro ad Hogwarts. Cosa stanno facendo i miei amici? Harry e Ron stanno cercando di trovarmi? E Silente? Stanno facendo qualcosa? Certo che lo stanno facendo. Inoltre, non sono solo io ad essere scomparsa, c’è anche il Professor Piton. Sicuramente, stanno facendo del loro meglio per trovarci.

 

Non ho dormito bene. Tutto quello che riuscivo a pensare era quello che avevano fatto al Professor Piton e quello che hanno intenzione di fare a me. Sono terrorizzata. E la cosa peggiore è che l’ho ammesso al Professor Piton. Non ho mai voluto che scoprisse quanto sono realmente debole. La gente mi ha sempre visto come una persona intelligente, sicura di sé e forte. Ho sempre cercato di essere la migliore in tutto. E ora non c'è niente che posso fare. Assolutamente niente. Tutto quello che mi è permesso di fare è restare seduta in una cella e non fare nulla.

 

Sono già passati sei giorni! Perché non ci hanno ancora salvato?

 

Guardo il Professor Piton. É in piedi, appoggiato al muro, con le braccia incrociate sul petto. Ha un aspetto orribile, i  capelli sono più disordinati del solito e ha davvero bisogno di una rasatura. È strano vederlo così.

 

Ma poi di nuovo, penso a come devo sembrare. Ho bisogno di una doccia, del mio shampoo, del mio sapone, di vestiti puliti, di un dentifricio ... di così tante cose, ma non ci è permesso nulla.

 

Devo smettere di pensare a questo. Quelle sono cose piccole, insignificanti. Ho problemi ben più grossi al momento.

 

“Come è il tuo labbro?” La sua voce taglia il silenzio e mi volto verso di lui, sorpresa.

Non ha mai iniziato una conversazione. Sono stata l’unica a parlare di continuo ed a infastidirlo con la mia incapacità di rimanere in silenzio. La sua domanda mi coglie totalmente di sorpresa e non riesco nemmeno a ricordare quello che mi sta chiedendo.

“C-cosa?”

 

“Il tuo labbro.” Ripete con fermezza, sebbene infastidito. “Come sta guarendo?”

I momenti successivi trascorrono in imbarazzante silenzio e cerco subito di pensare a una risposta.

“Va tutto bene.” Dico finalmente, anche se questa non è la verità.

Il mio labbro spaccato brucia come un matto. Non riesco nemmeno ad immaginare come potrebbe guarire. Cerco di ignorarlo, ma non posso fare a meno di preoccuparmi nel caso si dovesse infettare. Non ho bisogno di quest’ulteriore problema.

Il Professor Piton sembra essere a posto. Ha sopportato piuttosto bene il pestaggio di ieri. Ci sono dei lividi sul suo volto, ma non sembra soffrirne. Forse guarisce più velocemente?

 

“Stavo pensando.” Comincio. “Non sono ancora venuti da noi oggi.”

“È ancora presto.”

“Cosa ...” Mi fermo per un attimo, prima di continuare con voce sicura. “E se provassimo a negoziare?”

I suoi occhi scattano verso di me e mi fissa per un lungo istante. Capendo che non ha intenzione di commentare, cerco di spiegarmi.

 

“Potremmo semplicemente dir loro qualcosa ... chiedere la nostra libertà in cambio di informazioni.” La mia voce è debole e non riesco nemmeno a credere a quello che sto dicendo.

“Se ho capito bene.” Inizia Piton lentamente. “Stai suggerendo di soddisfare le loro richieste, dicendo loro tutto quello che sappiamo? È così, Miss Granger?”

Scuoto velocemente la testa: “No, certo che no. Non tutto. Quanto basta per lasciarci andare.”

 

“Non c'è una mezza via, Miss Granger.” Dice. “O diciamo loro assolutamente tutto o teniamo la bocca chiusa. E anche se dicessimo quello che vogliono sapere, credi veramente che ci lascerebbero andare?”

Deglutisco con forza, distogliendo gli occhi. Posso sentire una strana sensazione dentro di me, la vergogna. Cosa stavo cercando di suggerire?

 

“Quindi non c'è via d'uscita? A meno che non veniamo salvati?” Chiedo a bassa voce.

Lui non risponde. Il che in qualche modo mi infastidisce più di quanto avrebbe fatto una risposta.


ooo

 

Poche ore dopo chiudo gli occhi, sentendomi estremamente stanca ed assonnata. Non posso permettermi di dormire, è da incoscienti. Sono stata rapita, dovrei essere forte e sveglia e intelligente, ma non posso fare a meno di sentirmi trasportata verso l’incoscienza. È così tranquillo quel luogo. Ma prima di perdermi completamente, le porte della cella si spalancano e mi sveglio subito in allarme.

 

Devono solo portarci al gabinetto, cerco di dire a me stessa.

No. Sono venuti per portarti via. E torturarti. Ucciderti.

Cerco di spingere lontano quei pensieri orribili, ma è impossibile. Quella piccola voce non si azzittisce.

“Lui esige la tua presenza.” Dice la guardia e il mio sangue si raggela.

“Tu.” Indica il Professor Piton. “Vieni con noi.”

 

Apro la bocca per la sorpresa. Lo vogliono ancora? Perché? Non è il mio turno? Non ci capisco niente. Guardo verso il Professor Piton ed i nostri occhi si incontrano per un momento. É calmo, perfino sollevato. Perché?

Non si oppone o lotta mentre lo conducono fuori dalla cella. Non mi muovo quando escono e chiudono le porte. Che cosa hanno intenzione di fargli? E se volessero sbarazzarsi di lui?

 

Scuoto la testa, non permettendo a me stessa di pensarci. Il solo pensiero di restare da sola per sempre in quella cella è mortificante. L'unica ragione per cui ho resistito così a lungo è grazie a lui, il Professor Piton. È confortante sapere che c'è un'altra persona con cui si possa parlare, dopotutto. Anche se quella persona è l’irascibile Professore di Pozioni.

Respira.

Dentro e fuori.

Tornerà.

 

 

 

ooo

 

 

 

 

La mia preoccupazione cresce ogni secondo che passa ed è come se la mia mente stesse lavorando contro di me, pensando a scenari orribili e a tutte le situazioni che sarebbero potute accadere. Le guardie avrebbero potuto gettare il cadavere del Professore nella cella oppure avrebbero potuto -

Smettila!

 

Tutto andrà bene. Pensa positivo.

Appena sento le porte aprirsi, mi alzo in piedi. “Professor-”

Ma non è lui.

È un uomo. Non l'ho mai visto prima.

 

“Mi dispiace, aspettavi qualcun altro?” Chiede, un ghigno crudele sul volto.

Rimango in silenzio, osservandolo a distanza di sicurezza.

La sola vista di lui,  mi manda i brividi lungo il corpo. I  capelli sono scuri e legati in una coda di cavallo, gli occhi sono neri come i suoi vestiti e c'è qualcosa di vile nel suo sguardo. Qualcosa di contorto. Deve avere almeno 40 anni.

 

Riesco a malapena a tenere la bocca chiusa e a non chiedere dov’è il Professor Piton. Forse non voglio nemmeno sapere dove si trova e quello che sta affrontando in questo istante.

Ma come se lui potesse leggermi la mente, sorride: “Il tuo professore sta vivendo un inferno di tortura.”

 

Lancio un gemito e spalanco gli occhi per la paura, ma nessuna parola lascia le mie labbra. Sta mentendo. Deve essere così.

 

“Non tornerà molto presto e ciò ci lascia più tempo per te e per me.” Dice, con un sorriso freddo sulle labbra.

 

Faccio un passo indietro, anche se so che non mi servirà a niente. Non posso fuggirgli. Non posso scappare via da lui. È inutile anche solo provarci.

 

“Ho alcune domande per te e ti sarei grato se potessi collaborare.” Spiega, guardandomi.

 

É come se la mia voce mi avesse tradito. Vorrei ridere di lui, insultarlo e urlargli che non otterrà nulla da me, ma tutto quello che riesco a fare è aprire la bocca. Non viene fuori niente. Sono paralizzata.

 

Sorride di nuovo: “Bene, credo che potrebbe andare meglio di quanto mi aspettassi.”

 

No. Ti sbagli. Non otterrai nulla da me.

 

Anche in questo caso, niente esce dalla mia bocca.

 

“In primo luogo, vorrei sapere quanto sei veramente vicina ad Harry Potter.”

Sbatto le palpebre per la confusione. Non mi aspettavo questo tipo di domanda.

Silenzio.

“Hai capito la domanda?” Chiede.

Annuisco.

“Allora rispondi.”

Silenzio.

“Siamo a-amici. Tutti lo sanno.” Dico dopo pochi secondi.

 

L'uomo annuisce, poi incontra i miei occhi: “Solo amici?”

“Sì.”

“Ti ha mai parlato delle sue visioni? Della sua connessione con il Signore Oscuro? Ti ha detto che

cosa ha visto?”

“Voglio vedere il Professor Piton.” Dico improvvisamente, ignorando la sua domanda.

 

Mi guarda sorpreso, ma un sorriso freddo sostituisce rapidamente la sua reazione iniziale.

“Non sei nella posizione di chiedere niente, ragazzina.” Dice, poi continua: “Dove eravamo rimasti? Harry Potter ti ha mai-”

“Non risponderò alle tue domande, quindi farai a meglio a smettere di perdere il tuo tempo.” Abbaio contro di lui, sorpresa dal mio stesso coraggio.

É così?” Chiede con calma.

“Sì.”

 



ooo

 

 

Non ho ceduto. Non ha ottenuto niente da me. In un primo momento ha usato la Maledizione Cruciatus.

Ha fatto un male cane e pensavo davvero che sarei morta.

Così tanto dolore. Fuoco, ossa rotte, stilettate lancinanti.

 

La gola mi brucia da quanto ho urlato.

Il mio viso è completamente bagnato dalle lacrime. L'ultima cosa che volevo fare era piangere, ma è qualcosa su cui non ho più alcun controllo.

Sono raggomitolata sul pavimento, tremando e prendendo respiri brevi, in attesa che il dolore passi.

 

“Sei pronta a parlare ora?” Chiede, annoiato.

Lo ignoro, tenendo gli occhi chiusi.

Non lo guarderò. Non lo ascolterò. Forse allora se ne andrà?

Lui sospira. “Sei sicura di voler giocare a questo gioco, ragazza?”

 

Silenzio.

 

Cerco di calmare il respiro, cerco di ignorare la contrazione delle gambe e delle braccia e poi sento dei passi. Si sta allontanando da me. Apro gli occhi appena in tempo per vederlo chiudere le porte dietro se.

Se ne è andato.

Sono di nuovo sola.

Questo significa che ho vinto?

 

No. Certo che no.

La sua ultima domanda è la prova che non ha perso. Forse ha deciso di cambiare le regole.

Fa male rimanere sul pavimento duro e freddo, quindi in qualche modo riesco a strisciare verso il materasso. Quello del Professor Piton è più vicino del mio, così mi sollevo e mi ci lascio cadere sopra, non curandomi del fatto che sia il suo.

 

Posso effettivamente sentire il suo odore.

Erbe.

Menta.

Chiudo gli occhi e cerco di riposare. Il mio corpo ne ha davvero bisogno.

 

ooo

 

Neanche venti minuti dopo sono tornati.

Mi metto subito a sedere, attendendo nella paura.

Lo stesso uomo di prima entra e mi guarda. “Ti ho chiesto se si eri sicura di voler fare questo gioco.”

Il mio viso appare confuso e poi entra un'altra guardia, portando con sé il Professor Piton.

“Professore!” Quasi urlo. “Sta bene?”

“Sto bene, Miss Granger.” Risponde.

Sorrido e il sollievo sostituisce la preoccupazione che sentivo. Poi guardo verso di lui. Sta bene. Sembra lo stesso di prima, quando ha lasciato la prigione. Ma non era stato torturato? Spingo via quei pensieri, tutto ciò che conta è che stia bene.

“Te lo chiederò di nuovo, ragazza.” Chiede la guardia. “Sei sicura di non voler rispondere alle mie domande?”

“Sono sicura.”Rispondo, lanciandogli uno sguardo pieno di odio.

“Ne sei certa?”

“Ho balbettato?” Chiedo, alzando un sopracciglio.

Lui sorride, poi prende un respiro profondo. “Non siamo stupidi, Miss Granger. Ci siamo informati su di te.”

 

Alzo gli occhi verso il Professor Piton, ma lui non mi sta guardando. Sta fissando la guardia, il suo sguardo è così freddo e micidiale che spaventa perfino me.

La guardia continua. “Il tuo carattere si è rivelato il tuo punto debole.”

“Di che cosa stai parlando?” Chiedo e posso già sentire una sensazione spiacevole all’altezza dello stomaco.


Senza dire una parola punta la bacchetta contro il Professor Piton e il secondo dopo lui cade a terra, il suo corpo contorto dal dolore.

Oh Dio.

“Smettila!”Urlo.

Il Professor Piton trema incontrollabile, ma nessun suono esce dalla sua bocca.

 

“Interessante.” Commenta la guardia. “Non si lascia sfuggire nessun suono, non importa quanto tempo io lo tenga sotto la maledizione. Una mente piuttosto forte, devo dirlo.”

“Per favore, smettila!” Imploro, incapace di guardare il Professor Piton. É come se fossi io quella a venir torturata, forse anche peggio. Mi sento male. Il dolore, il senso di colpa, la paura, l'ansia, è troppo.

 

“Smettila!” Urlo e finalmente la guardia solleva la maledizione.

Il Professor Piton boccheggia in cerca d’aria, tremando.

Sento le lacrime agli occhi. Non esiste una soluzione. Nessuna via di uscita da questa situazione.

“M-mi dispiace.” Sussurro, guardando il mio insegnante.

 

“N-non scusarti, Miss Granger.” Risponde, ancora un po’ senza fiato. “Quello che mi succede non è colpa tua.”

Non rispondo. Ma non sono d'accordo. È colpa mia.

“Hai cambiato idea adesso?” Chiede la guardia, guardandomi.

 

“Non abbiamo cambiato idea, bastardi.” Sento il Professor Piton rispondere al mio posto.

La guardia si limita a sorridere.

“N-non lo so...”
Dico piano.

 

Non riesco a dire niente. Non posso aiutarli. Ma al tempo stesso non posso permettere che facciano del male al Professor Piton a causa mia. Non riuscirei a sopportarlo. Che un'altra persona venga torturata a causa mia... è un pensiero orribile.

“Non dire niente, Granger.” Mi ordina Piton con la sua voce da insegnante, anche se è ancora a corto di fiato.

 

“Forse hai bisogno di un po' più di convinzione, Severus Piton.” Dice la guardia, rivolgendo la sua attenzione verso il Professor Piton.

“Puoi farmi qualsiasi cosa tu voglia.” Risponde freddamente: “Non importa. Non otterrai niente da me.”

La guardia getta uno sguardo verso di me, poi guarda di nuovo il professor Piton. “È una tua studentessa, giusto?”

 

Silenzio.

“Come insegnante, il tuo compito più importante è quello di proteggere i tuoi studenti, è corretto?”

Vedo il Professor Piton fissare la guardia, uccidendolo con lo sguaardo.

 

“È piuttosto bella.” Dice la guardia e sento dei brividi scendere lungo il mio corpo. “Le faremo del male. La tortureremo, la violenteremo, la faremo soffrire e tu dovrai assistere. Vuoi essere responsabile di tutto questo?”

Mi copro la bocca con la mano, per impedirmi di vomitare. Ho la nausea. Sto tremando, le lacrime scendono giù per le guance, ma non riesco a dire niente. Tutto quello che posso fare è osservare. Sono agghiacciata.

 

Il Professor Piton mi guarda, incontrando i miei occhi e riesco a riconoscere il panico nel suo sguardo.  Probabilmente può vedere lo stesso nei miei. C'è disgusto sul suo volto. E rabbia. Pura rabbia e disgusto.

Fissa la guardia e dice semplicemente: “Non otterrete nulla da noi.”

 

Non so come sentirmi alle sue parole. Dovrei essere contenta che il Professor Piton è così forte, che non si arrende sotto le loro minacce, ma non provo felicità. Solo paura. Una paura assoluta.

“Stai bluffando.” Dice la guardia. "Trovo difficile da credere che metteresti in pericolo la tua studentessa.”


Silenzio.

Un lungo e scomodo silenzio.

 

Poi, il capo delle guardie si gira e si rivolge all'uomo dietro di lui. “Richard, divertiti.”

Che cosa vuol dire con questo? Non c'è tempo di pensare a quello che voleva dire.

L'altra guardia è improvvisamente su di me.

Urlo.

Lotto.

 

Sento delle mani sul mio corpo.

Mani forti.

Tessuto strappato.

L'aria fredda mi colpisce e mi rendo conto che la camicia mi è stata completamente strappata di dosso.

La mia mente non è in grado di elaborare ciò che sta accadendo. È troppo.

Quasi soffoco per i singhiozzi e le urla.

Nessun aiuto.

Non riesco a fermarlo.


Non riesco a spingerlo via.

Urlo.

Imploro aiuto.


“Smettila, maledetto bastardo!” Sento finalmente ringhiare il Professor Piton.

 

Immediatamente l'uomo, Richard, si ferma e scende da me. Resto semplicemente sdraiata sul materasso, non muovendomi, semplicemente singhiozzando e tremando incontrollabile, fissando il soffitto.

“Sapevo che avresti cambiato idea.”

“Animali.”

“Credo proprio che ci aiuterai ora.”

 

Silenzio.

 

“Torneremo domani. Ti diamo il tempo per raccogliere le idee e tutte le informazioni che hai. Ora prenditi cura della tua ... studentessa.”

Passi.

Chiusura di porte.

 

Forse posso mentalmente lasciare questo posto se ci provo intensamente. Se chiudo gli occhi e faccio finta di essere da qualche altra parte.

“Miss Granger?”

I miei occhi si spalancano. Riesco a sentire il mio cuore battere. Sembra come che voglia fuggire dalla cassa toracica.

 

“Ecco.” Dice con calma e mi avvolge con il suo mantello.


“Mi senti?” Chiede.

Aspetto qualche secondo, poi annuisco.

“Stai bene?”

 

Quella domanda tocca qualcosa dentro di me e scoppio a piangere. Un forte  pianto isterico. Non mi importa cosa pensa di me.

Lui non mi tocca. Non posa nemmeno la mano sulla mia spalla in maniera confortante. Niente. Ma  è lì. E questo è sufficiente per il momento.

“Cerca di riposare un po’.”
Dice gentilmente. “Ne parleremo quando ti svegli.”

 

Sono sorpresa nel sentire la sua voce. Non l’ho mai sentito usare quel tono di voce. Sembra strano possa parlare in quel modo.


Gentile. Morbido.


Non dice altro. Nemmeno io.

Chiudo gli occhi.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Day 7 ***


Questa è la traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

 

 

 

 

 

- Day 7-

 

 

 

 

Ho freddo.

Questa è la prima cosa di cui mi accorgo mentre mi sveglio.

Ho davvero freddo.

Che cosa è successo?

 

Apro gli occhi e mi imbatto nell'oscurità.

Il mantello. Sono completamente coperta dal mantello.

Poi i ricordi mi colpiscono. La tortura. L'attacco. Le guardie. Il Professor Piton. La mia camicetta. La mia camicietta è sparita.

 

Arrossisco furiosamente quando mi rendo conto che sto indossando solo il reggiseno bianco. Non riesco a credere a quello che è quasi successo. Se fosse solo un sogno. Ma no. È successo. Mi sembra ancora di sentire il dolore provocato dalla Maledizione Cruciatus e i lividi sul mio corpo.

Che ora è?

Faccio per tirar via il mantello dalla testa, ma poi cambio idea.

No.

 

Non posso affrontarlo. Il Professor Piton. Aveva visto tutto. Tutto.

Mi vergogno così tanto. Sono debole. Non sono riuscita a fermarli, ho detto quasi tutto quello che volevano sapere, lo hanno torturato a causa mia.

Non mi muovo per qualche lungo istante, cercando di trattenere il respiro.

 

Dov’è? Non riesco a sentirlo. È anche lui qui? Forse l'hanno portato via di nuovo. Il panico mi attraversa a quel pensiero. Anche se non posso affrontarlo, l'idea di essere lasciata da sola è ancora più terrificante.

Poi mi rendo conto di quanto vigliaccamente mi sto comportando restando nascosta sotto il mantello e facendo finta di dormire. I problemi non se ne andranno se rimango distesa lì. Con un respiro profondo, lentamente mi muovo e scopro la testa, mettendomi a sedere.

 

Lui è ancora qui.

È seduto sulla sedia al centro della cella. Immediatamente i suoi occhi atterrano su di me e io allontano lo sguardo, stringendomi il mantello attorno al corpo, assicurandosi di mostrare la pelle il meno possibile.

Silenzio imbarazzante.

Mi pento di essermi svegliata. Se solo potessi tornare a dormire. Per sempre.

 

Poi mi rendo conto che non sono seduta sul mio materasso. Sono sul suo.

“Oh.” Comincio. “Mi dispiace. M-mi alzo subito-”


Faccio per alzarmi, ma la sua voce mi ferma. “Miss Granger, va tutto bene.”

“Ma è il suo-”

 

“Non sento alcun attaccamento emotivo legato ad esso.” Ghigna: “Se fosse per me, brucerei quella dannata cosa per non doverla vedere mai più.”

Quasi sorrido alle sue parole. Sono completamente d'accordo. Se solo potessimo dare fuoco all’intera prigione, i ricordi, il dolore, l'odore, tutto se ne andrebbe. Se non potesse essere così semplice.

 

Abbasso lo sguardo di nuovo, non sicura di come continuare. Ho alcune domande che ho bisogno di chiedergli, ma al tempo stesso non riesco a guardarlo. Non voglio che mi guardi. Non voglio vedere la pietà nei suoi occhi. Non potrei sopportarlo.

Ma poi mi ricordo che è il Professor Piton. Lui è freddo e non ha emozioni. Perché avrebbe dovuto provare pietà per me? Probabilmente è semplicemente infastidito dal fatto che deve condividere la cella con me.

Sì, quel pensiero mi fa sentire molto meglio.

 

Finalmente raccolgo il coraggio per chiedere: “Che cosa dobbiamo fare? Torneranno domani e noi dobbiamo elaborare un piano-”

“Domani?” Mi interrompe. “Granger, vengono oggi. Hai dormito per il resto della giornata di ieri.”

“C-cosa?” Sobbalzo.

Non è possibile.

 

Lui rimane in silenzio, semplicemente osservandomi con un'espressione dura.

“Perché non mi ha svegliato? Non posso credere che ho dormito per tutta la giornata.” Poi comincio ad andare nel panico. “E loro verranno qui a breve e io non sono pronta, noi non siamo pronti . Che cosa abbiamo intenzione di dir loro? Avremmo dovuto elaborare un piano-”

“Miss Granger!” Lui alza un po’ la voce e lo guardo. “É ancora presto. Pochi minuti fa’ era ancora buio fuori. Penso che sia giusto dire che abbiamo ancora un paio d'ore.”

 

Annuisco, calmandomi un po’.

Il mio stomaco si contorce per la paura e l'ansia al solo pensiero di affrontare di nuovo le guardie. Ora so che cosa sono capaci di fare. Nulla è loro proibito. Nulla.

Silenzio.

 

Mi guardo intorno, cercando disperatamente di trovare la mia camicetta. Non posso sopportare di essere nella stessa stanza con il mio professore senza abbastanza vestiti addosso. È sbagliato. Proprio come quando siamo stati costretti a fare la doccia insieme.

“L-la mia camicia?” Chiedo a bassa voce, non incontrando i suoi occhi. “L’ha v-vista?”

 

Si alza e si avvicina a me. Involontariamente arretro quando estende il braccio,

offrendomi la camicetta. Alzo gli occhi verso di lui e noto il suo sguardo un po’ preoccupato prima di prendere l’indumento dalla sua mano, attenta a non toccarlo.

“È un po' strappata, ma è ancora indossabile.” Commenta, allontanandosi da me.

 

Annuisco, poi mi guardo intorno imbarazzata. “Um-” Comincio, ma lui mi interrompe.

“Ti darò un po' di privacy.” Dice, voltarsi e camminando verso l'altro lato della cella.

Aspetto per qualche istante, poi rapidamente indosso la camicetta, allacciando tutti i bottoni. Impiego un po' di tempo perché le dita mi tremano troppo. Abbasso lo sguardo su di me, verificando se sono completamente coperta.

“Può girarsi ora.” Dico con calma e lui obbedisce.

 

Torna indietro alla sedia e si siede, prendendo un respiro profondo come se si stesse preparando.

Sembra a disagio, come se dovesse fare ad un adolescente il Discorso. Non posso fare a meno di sorridere un po’ a quel pensiero ridicolo.

Poi il sorriso muore sulle labbra quando mi ricordo la situazione in cui ci troviamo.

Dobbiamo parlare.

 

 

ooo

 

 

 

“La situazione in cui ci siamo trovati... è irrealistica.” Comincia lui. “È ingiusta.”

“Lo so.”

Silenzio.

“Abbiamo bisogno di stabilire delle priorità.” Spiega.

“Giusto.”

 

“E posso vedere solo due opzioni. O diciamo loro tutto quello che sappiamo e si sbarazzano di noi oppure-”

“Non diciamo niente e ancora ... ci uccidono?”

“No.” Dice freddamente,. “Oppure giochiamo con loro.”

“Cosa?”

Silenzio.

 

“La nostra unica missione in questo momento è quella di rimanere in vita più a lungo possibile, Miss Granger. Il salvataggio non dipende da noi. Spetta ad altre persone. Tutto quello che possiamo fare è aspettare e cercare di rimanere in vita il più a lungo possibile.”

“Che cosa sta dicendo? Siamo noi le….vittime qui. Hanno loro tutto il potere, come possiamo imbrogliarli?”

 

“Utilizzando il nostro cervello.” Risponde. “Dando loro poche informazioni, talvolta false, a volte così piccole da non poter fare alcun danno a tutto l'Ordine, ma sufficienti per tenerci in vita.”

“Dobbiamo convincerli che ci stiamo sottomettendo a loro.”

“Esattamente. Sarà difficile e rischioso, ma è l'unica scelta ragionevole.”

 

Annuisco.

“Ma, Professore, come faccio a sapere cosa posso dir loro?”

“Fa’ come faccio io.”





ooo

 

 

Ho quasi un attacco di cuore quando la porta della cella si apre ed entra una guardia, portando un vassoio. Non ho mai visto quell'uomo prima d’ora. Lo guardo, gli occhi spalancati dalla paura, ma lui si limita a lasciare il piatto sul pavimento ed a uscire dalla cella.

 

Rilascio il respiro che stavo trattenendo e poi guardo il Professor Piton, notando che è altrettanto teso come lo sono io. Poi i nostri occhi si muovono fino al piatto sul pavimento.

 

Ci sono anche due scodelle di zuppa questa volta, oltre al pane e all’acqua. Ci avviciniamo entrambi, prendendo ognuno il proprio pasto. La modestia è ormai andata, siamo entrambi troppo affamati.

Mentre mangiamo in silenzio, non posso fare a meno di guardarlo, aprendo la bocca per dire qualcosa, poi decidendo di non farlo.

 

Ovviamente lui se ne accorge

“Smettila di aprire la bocca come un pesce e dì quello che vuoi dire.” Dice tagliando il silenzio.

Mi irrigidisco, la sua voce dura come uno schiaffo in pieno viso. Ma è meglio della pietà nei suoi occhi.

“Volevo solo chiedere ... ieri.” Comincio nervosamente. “Ha mai pensato di non dire nulla? Di non intervenire e ... fermarli?”


Lui mi guarda e c’è un'espressione indecifrabile sul suo volto. Ma non rinuncio. Voglio sentire la risposta. Ne ho bisogno.

Sospira: “Questa è una situazione difficile per me. Forse in qualche modo ancora più difficile di quanto non lo sia per te.”

Lo guardo sorpresa.

 

“Sono io l'adulto qui.” Spiega. “Sono io l’insegnante, il tuo professore e tu sei la mia studentessa. Come le guardie ...  hanno detto ieri, è il mio compito più importante proteggere i miei studenti ed io sto fallendo miseramente.”

“Non è vero, Professore.” Replico. “So che è egoista, ma ... sono felice che lei sia qui con me. Non so per quanto tempo avrei resistito se fossi stata da sola.”

Silenzio.

 

“Sono intrappolato tra proteggere l'Ordine e proteggere un mio studente.” Dice dopo qualche istante. “Non è esattamente una situazione da sogno.”

“Bé.” Comincio. “In questo caso, la libero da tutti i suoi obblighi.”

Lui mi guarda sorpreso.

 

Continuo: “Non si preoccupi per me. Faccia quello che pensa sia giusto. Io…io starò bene.”

Lui rimane in silenzio, poi scuote la testa: “Non è così semplice, Miss Granger.”

Silenzio.

 

 

ooo

 

 

Poche ore passano.

Non ci sono guardie.

È come se sapessero che ci stanno torturando con l’attesa. Sto tremando, sono così nervosa.

“Stavo pensando.” Dice il professor Piton all'improvviso, “Potter ha mai parlato del Signore Oscuro?”

 

Sbatto le palpebre un paio di volte, non capendo la domanda. “Bé, sì, naturalmente.”

“Ha detto niente ... su come sconfiggerlo?”

Quello cattura la mia attenzione. Perché me lo sta chiedendo?

Prendo un respiro profondo e formulo una risposta: “Ha detto qualcosa a proposito della scissione  dell’anima. Qualcosa sugli Horcrux.”

 

Si irrigidisce alle mie parole, noto, ma non dice nulla di più.

Non so perché, ma quella domanda sembrava strana. E il modo in cui l’ha chiesto. Non riesco a capire. Non c’è alcuna spiegazione logica, ma posso sentire qualcosa. Qualcosa era spento.


 

ooo

 

 

La paura dalle guardie è ancora lì, ma qualcosa di molto più grande l’ha in qualche modo sostituita. Il sospetto.

È una sensazione orribile e mi sta mangiando dall'interno. Quelle voci. Non importa quanto mi sforzi, non riesco a farle tacere.

Il mio labbro spaccato brucia e prude.

 

Il mio corpo sta tremando dalle conseguenze provocate dal Cruciatus.

Ho lividi dappertutto.

E che dire di lui?

Non c'è niente su di lui.

 

Stringo gli occhi scansionando il suo corpo, alla ricerca di un qualche tipo di lesione, ma non riesco a trovare nulla. Era stato presumibilmente torturato, ma sembra stare bene. Non ci sono tagli sul viso, niente lividi, è in buone condizioni. Sembra stare quasi troppo bene per una persona che è stata torturata solo poche ore fa.

I suoi occhi d'improvviso scattano verso di me e allontano il mio sguardo,  il panico che cresce dentro di me.

 

Non dice niente. Posso solo sperare che non senta il mio disagio.

Improvvisamente è come se fosse un estraneo.

É una sensazione terrificante.

 

Potrebbe lavorare per Voldemort e star solo cercando di imbrogliarmi. Per quale altro motivo sta nascondendo il motivo della sua cattura? Perché è lui l'ultima cosa che ricordo prima della mia perdita di memoria? E perché è lui lo nega?

Così tante domande.

Ma tutto quello che posso fare è guardarlo.



ooo

 

 

 

 

“Perché non riesco a ricordare nulla?” Chiedo improvvisamente: “Riguardo a quando mi hanno catturata?”

“Queste cose richiedono tempo.” Spiega. “Te l’ho detto prima.”

“Ha detto che sarebbe tornata quando meno me lo aspetto. È già passata una settimana.”

Sospira, seccato. “Che cosa vuoi che faccia?”

 

"Voglio delle risposte."

La sua risposta è uno sguardo freddo.

“Perché non mi può dire qualcosa sulla sua cattura?” Chiedo.

“Non è saggio. Non ancora.”

“Perché no?”

 

“Fidati di me.”

“Che cosa sta nascondendo?”

“Tutti hanno dei segreti.”

Rimango in silenzio alle sue parole, rendendomi conto che non ha intenzione di dirmi niente. Sarebbe inutile continuare ad attaccarlo.

 

E poi, se mi sbagliassi?

Forse l'isolamento e l'ansia mi stanno lentamente distruggendo, creando scenari orribili nella mia testa, mettendo sospetti e dubbi dove prima c’era la fiducia.

Non so cosa fare.


 

 

 

ooo

 

 

 

 

Il momento che stavo aspettando, finalmente arriva.

Le guardie ritornano.

È lo stesso viscido uomo di prima. Quell’uomo malato e diabolico.

Sembra contento, probabilmente si aspetta di ottenere informazioni da noi senza problemi.

 

Mi tiro su dal materasso, ma non vado accanto al Professor Piton, come facevo di solito. Non mi aspetto più protezione da lui. Tutto nella mia testa è in disordine.

È uno di loro?

È dalla mia parte?

 

“Come abbiamo promesso.” Inizia la guardia. “Siamo tornati. Avete deciso se volete collaborare?”

“Sì.”

“No.”

Entrambi rispondiamo nello stesso tempo, guardandoci poi l’un  l'altro, sorpresi.

Vuole collaborare?

 

La guardia interrompe la nostra battaglia di sguardi. “Bene, come andrà a finire?”

Collaboreremo.” Continua il Professor Piton, la voce bassa. “Ma a una condizione.”

“No.” Lo interrompo. “Noi non collaboreremo.”

 

Tutti mi guardano. Le guardie con un'espressione sorpresa e il Professor Piton leggermente arrabbiato.

“Siete dei Mangiamorte. Siete malvagi. Preferirei morire che aiutarvi e mettere in pericolo brave persone.” Dico, la mia voce tremante.

 

La guardia si limita a sorridermi. Non è la reazione che mi aspettavo. Voglio che si arrabbi, che sia furioso, tutto purché quello che sta facendo in questo momento. Sorridermi. Non posso fare a meno di chiedermi che cosa ha in mente. Ci deve essere qualcosa. Per quale altro motivo avrebbe dovuto essere così tranquillo?

“Te lo chiedo di nuovo.” Strascica. “Ne sei sicura?”

 

Annuisco. “So di cosa sei capace. So cosa avete intenzione di fare con me. E non mi interessa.”

Mi interessa.

Ho paura.


Ma non posso mostrarla.

Devo essere coraggiosa.

Per Harry, per l'Ordine. Per le persone buone.

“Mai dare per scontato di conoscerci, Miss Granger.” Le sorride e alza la bacchetta.

Mi irrigidisco, ma tengo la testa alta.

 

Sciocca.” Sento ringhiare il Professor Piton, ma non lo guardo.

“Ho sentito che sei la strega più brillante della tua età.” Commenta la guardia: “Che cosa ne sai della Maledizione Imperius?”

 



 

 

ooo

 

 

Non mi sono mai sentita così prima d'ora.

Il mio corpo non è più mio.

Sono intrappolata al suo interno. Riesco a sentire tutto.

Ma non riesco a pensare.

Non posso muovermi come voglio.

 

Il Professor Piton è in piedi completamente immobile. I nostri occhi si incontrano mentre mi avvicino a lui. C'è il panico nei suoi. Le sue labbra si stanno muovendo, sta dicendo qualcosa, ma non riesco a capire. È come se fossi intrappolata dentro una bolla.

Prima di rendermi conto di quello che sto facendo, sto premendo le labbra contro le sue.

 

È sbagliato. Dovrebbe sembrare sbagliato.

Ma tutto quello che sento è beatitudine.

Va tutto bene.


Niente paura. Niente panico. Nessun problema.

Niente.

Cerco di muovere le labbra contro la sue, ma è difficile perché non risponde. Lui si limita stare lì, non muovendosi.

 

Quando finalmente rompo il bacio, posso vedere le sue labbra muoversi.

Che cosa sta dicendo?

“Combattila ...”

Combattere? Ma io non voglio combattere. Ci si sente così bene. Tutto va bene.

“Combattila.”

Perché sembra disgustato?

 

Prima di capire quello che sto facendo, sto spingendo i suoi abiti da parte, cercando disperatamente di togliergli i pantaloni. Mi lascio cadere sulle ginocchia e quando il mio ginocchio infortunato si scontra con il pavimento freddo, schegge di dolore mi attraversano e mi libero dalla maledizione.

Cosa sto facendo?

 

Confusa, alzo gli occhi al Professor Piton, realizzando quello che stavo per fare. Sento la bile salire lungo la gola e mi tiro indietro, strisciando il più lontano possibile da lui, combattendo la voglia di vomitare.

Riesco a sentire le guardie ridere, poi: “Finite incantatem.”

Non riesco nemmeno a guardarli. Mi vergogno così tanto e mi sento umiliata e nauseata.

 

“Vedi.” Inizia la guardia: “Tu non ci conosci, né sai di che cosa siamo in grado. Tutto quello che volevamo era un'informazione, ma hai voluto giocare. Ora giocheremo noi. Non abbiamo alcuna fretta. Abbiamo tutti il tempo del mondo.”

Con queste parole uscirono dalla prigione, sbattendo le porte dietro di loro.

Cerco di fare respiri profondi per calmarmi, ma non funziona.

“Granger.” Mi chiama, ma lo ignoro.

“Granger!”

“Non parlarmi!” Grido verso di lui. “Questo è malato! Questo è-”

“Lo so-”

“No, non lo sai! Non puoi nemmeno saperlo!”

 

“Hai bisogno di calmarti e ascoltarmi.” Dice con la sua voce da insegnante.

Scuoto la testa: “No! Non parlarmi. Lasciami in pace.” Poi aggiungo. “Non mi fido di te.”

Con questo mi sdraio sul materasso, coprendomi con il mantello, non lasciando alcuna parte di me visibile.

Tutto quello che voglio è che la Terra si apra e mi inghiottisca.

Sono tutta sola.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Day 8 ***


Questa è la traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

 

 

 

 

 

- Day 8-

 

 

 

 

Non ho nemmeno chiuso gli occhi.

La notte era passata ed ero rimasta sveglia per tutto il tempo. Pensando, ricordando, mettendo insieme i pezzi.

Mi sta facendo impazzire. Di chi mi posso fidare? Il Professor Piton è uno di loro? O è innocente e gli sto facendo un torto?

 

Lui era rimasto in silenzio per tutta la notte, senza cercare di parlarmi. Ma non mi aspettavo che lo facesse. Non dopo che l’ho aggredito e l’ho accusato di tutte quelle cose, dicendo che non mi fido di lui.

Non intendevo dire in quel modo. Sì, ci sono alcune cose che trovo strane. C’è il sospetto, ma non avrei dovuto alzare la voce in quel modo. Avrei dovuto usare la testa. Avrei dovuto basarmi sulla logica, non sulle emozioni.

 

Ma quella regola è difficile da seguire quando ci si trova in ginocchio davanti al tuo Professore più irritabile.

Posso sentire la bile salirmi lungo la gola al solo pensiero. È disgustoso. Non riesco nemmeno a...

Che dire di lui? È disgustato anche lui? Lo vedevo nei suoi occhi quando ero sotto l'Imperius, ma avrebbe potuto fingere.

La testa mi fa male per tutte le teorie e il sospetto.

Devo scoprire la verità.

Ma come?

Se sta fingendo, allora è un dannato bravo attore.

 

 

ooo

 

 

 

Fra poco dovremmo fare colazione. Penso che sia arrivata l’ora.

Guardo di nuovo il Professor Piton. Non posso fare a meno di chiedermi perché non sia ferito. Dove sono i lividi, i tagli? Perché non è dolorante?

Dovrei chiederlo?

Risponderebbe?

 

É arrabbiato con me, lo vedo. E ha il diritto di esserlo se mi stavo sbagliando. In quel caso dovrei porgergli delle scuse.

Devo fare qualcosa.

Sospiro, poi mi costringo a parlare: “Lei è l'ultima cosa di cui mi ricordo prima di svegliarmi qui. Perché è così?”

Silenzio.

 

Non mi guarda nemmeno.

Niente.

Era come se avessi detto nulla.

“Voglio delle risposte.” Insisto.

Niente.

“Professore?”

 

Questa volta mi guarda, alzando il sopracciglio. “Professore? Sono un Professore ora? Ieri sera ero un traditore, un bugiardo.”

Abbasso lo sguardo per un attimo. Ha ragione.

“Dovresti far ordine nella tua testa, Miss Granger.” Dice, la sua voce fredda.

“Ho tutte le ragioni per dubitare di lei.”

 

Lui si limita a fissarmi, ma continuo: “Mi hai detto che è stato torturato. Ma ... non vedo alcuna prova.”

Il suo sguardo diventa ancora più freddo, ma rimane in silenzio.

“Perché non si difende?” Chiedo.

Scuotendo la testa, si volta.

 

“Mi risponda!” Alzo la voce.

Lui scatta. Doveva farlo prima o poi.

È in piedi, e sta venendo verso di me. Arretro e mi premo contro il muro, cercando di sfuggire alla sua terrificante presenza.

“Tu stupida ragazzina.” Abbaia, sbottonandosi la camicia.

 

I miei occhi si allargano per lo shock e la paura. “C-che cosa sta facendo?”

Non dice nulla e poi finisce di sbottonarsi la camicia sollevando la canottiera, ma mi rifiuto di guardarlo, gli occhi puntati sul pavimento. La situazione è molto scomoda ed inadeguata. Non voglio vedere il mio Professore senza la camicia.

“Guarda.” Ordina.

Scuoto la testa. “I-io non-”

Guarda.” Ripete, più forte questa volta.

 

I miei occhi scattano verso di lui e poi si fermano sul suo petto nudo.

Contusioni.

Tagli.

Lividi blu e viola.

I tagli sono per lo più chiusi, ma c’è del sangue secco sul petto.

“Oh dio ...” Sussurro, non in grado di staccare gli occhi dal suo corpo martoriato.

 

Potrebbero aver usato il Sectumsempra su di lui.

“Soddisfatta?” Chiede, abbassando la canottiera e coprendosi.

Non riesco nemmeno a parlare.

“Ha corrisposto alle tue aspettative?” Chiede, con voce grondante di sarcasmo.

“Io-”

 

“Ti mostrerei le ferite su altre parti del mio corpo, ma dubito che tu voglia vederle.”

Subito scuoto la testa. “N-no, no.”

Un lungo momento di silenzio.

Poi si gira e cammina verso l'altro lato della cella, appoggiandosi al muro di pietra.

 

Prendo qualche respiro calmante, quindi in qualche modo mi sforzo di dire: “Non so cosa dire.”

“Le scuse sarebbero in ordine, Granger.”

Mi mordo la lingua per la leggera frustrazione e rimango in silenzio per qualche lungo istante. Dovrei scusarmi? Ma ci sono ancora sospetti su di lui. Ho molte domande, ma dubito che mi darebbe una risposta. Soprattutto ora. Forse potrei far finta di fidarmi di lui, per scoprire cosa vuole. Fino a quando le cose non sono chiare, potrei fidarmi di lui, no?

 

La sensazione di incertezza e di solitudine sta uccidendo il mio spirito, non sopporto di stare da sola. E pensare che l'unica persona di cui mi fidavo, potrebbe essere il nemico, è troppo.

Sospiro.

Mi fiderò di lui. Per il momento.

 

“Mi scuso per il mio comportamento, Professore.” Sputo fuori.

Annuisce semplicemente, niente di più.

La tensione rimane nell'aria.

 

 

ooo

 

 

Non c’era la colazione. Niente cibo. Niente.

Forse si sono dimenticati di noi?

No, scuoto la testa. Quello è il loro piano. Ogni cosa, ogni loro azione, ogni parola, ogni mossa era una parte del loro piano.

Stanno cercando di farci morire di fame ora?

 

Sobbalzo, il panico che mi sale lungo la gola.

Non so quanto ancora posso resistere.

Senza sole. Senza cibo. Isolata. Torturata.

La gente si arrende prima o poi.

Prendo un respiro profondo e cerco di calmarmi. Devo resistere giorno per giorno.

 

Non pensare al domani, Hermione. Pensa all’oggi.

Sopravvivere a questo giorno è tutto ciò che conta in questo momento.

ooo

 

 

“Perché non ha fatto niente?” Chiedo a bassa voce, il silenzio che mi uccide.

Lui mi guarda, socchiudendo gli occhi per la confusione. “Di che cosa stai parlando?”

“Ieri.” Dico, sforzandomi di parlare, anche se l'ultima cosa che voglio è ricordare quell’incidente. “Quando ero... quando loro... quando i-io-”

“Miss Granger.” Dice freddamente: “Parla solo quando hai la frase già formata nella tua mente.”

 

Annuisco, poi mi ricompongo. “Quando ero sotto della Maledizione Imperius. Lei se ne stava lì.”

Posso ancora vederlo con chiarezza nella mia mente.  Completamente immobile, ma con così tanto disgusto e panico negli occhi.

“Ero sotto l’effetto dell’Incantesimo delle Pastoie.” Spiega, senza guardarmi.

“Oh.”

 

Vedo che è a disagio a parlarne. Posso immaginare il perché. Per la prima volta siamo stati costretti a fare qualcosa di sessuale tra di noi. Sì, abbiamo fatto la doccia insieme, ma era diverso.

Quello che è quasi successo ieri era... disgustoso.

Perverso.

 

Malato.

Devo smettere di pensarci.

“Non ci hanno portato da mangiare.” Dico, nel disperato bisogno di cambiare argomento, di spingere quelle immagini fuori dalla mia mente.

“Si.” Dice con voce strascicata, seccato. “L’ho notato.”

 

“Quale pensa che sia il loro piano?”

Rimane in silenzio per un istante, poi: “Non lo so, Miss Granger.”

Lo sto infastidendo. Posso leggerlo sul suo viso. Vuole che chiuda la bocca e smetta di parlare.

Ma non posso. Non sopporto il silenzio.

Ma lui rimane in silenzio e così anch’io.

 

 

ooo

 

 

 

“Signore, qual è il decimo ingrediente della Pozione Polisucco?”

“Scusa?”

“Non lo ricordo.”

Silenzio.

 

Comincio: “Ci sono 12 mosche Crisopa, 1 oncia di antimonio grezzo, 4 sanguisughe, 16 foglie di centinodia che sono state raccolte con la luna piena, 3 grammi di polvere macinata di cloruro di ammonio, Erba Fondente, polvere di salnitro, la pelle secca di un Girilacco ed un capello della persona che vuoi diventare.”

Lui mi guarda male.

“So che c'è un altro ingrediente.” Dico. “E non lo ricordo!”

 

“Un pizzico di polvere di corno di un Bicorno.” Strascica con voce annoiata, guardandomi.

Il mio volto si illumina. “Eccolo! Come ho potuto dimenticarmene?”

“Non l'hai dimenticato.” Risponde.

“Cosa-”

 

“Sei come un libro aperto sulle gambe. Hai memorizzato ogni pozione e dubito che tu abbia dimenticato un ingrediente di questa particolare Pozione, specialmente quando l’hai preparata con successo all'età di dodici anni.”

Apro la bocca in stato di shock, ma nessun suono esce.

Lui sorride: “Sì, lo so.”

“Ma-”

 

“E so anche tu eri quella che rubava gli ingredienti dal mio archivio personale.”

“Mi dispiace, avevo bisogno di-”

Lui mi interrompe, alzando un sopracciglio: “Allora eri davvero tu?”

“Ma ...” Una breve pausa, poi capisco. “Non sapeva che ero io, vero?”

“No, ma lo so adesso.”

 

Distolgo lo sguardo, mentre un rossore appare sul mio viso. Non mi aspettavo che la conversazione puntasse verso quella direzione.

Ovviamente si accorge del mio disagio: “Perché quella faccia, Miss Granger? Non è come se potessi togliere dei punti alla tua Casa.”

Un piccolo sorriso si forma sulle mie labbra.

 

“Non finché siamo qui, in ogni caso.” Aggiunge. “Ma aspettati una punizione quando torniamo.”

Alzo gli occhi verso di lui sorpresa, tutto il mio viso si illumina a causa della speranza che ho trovato nelle sue parole. Ha detto 'quando torniamo'. Era solo un modo di dire, ma non posso fare a meno di aggrapparmi alle sue parole come se la mia vita dipendesse da questo. Lo nota e immediatamente distoglie lo sguardo come se si stesse pentendo di quello che ha detto.

 

Non ha importanza.

L'ha detto. Questo significa che anche se non vuole ammetterlo, crede profondamente che verremo salvati.

A meno che, non mi stia mentendo. Potrebbe essere tutta una parte del suo piano per riconquistare la mia fiducia.

 

Di nuovo!

Quelle orribili voci ritornano nella mia testa, convincendomi che non posso fidarmi di lui.

Non lo sopporto.

 

 

ooo

 

Il mio cuore quasi si ferma quando le guardie finalmente arrivano.

Questa volta ce ne sono solo due.
Il capo e un’altra. Non riconosco quest’ultima.

Il capo sorride mentre ci guarda.

“Forse dovremmo concedervi un’altra doccia.” Dice. “Siete ... rivoltanti.”


Comincio a sentire piccole scintille di rabbia per tutta la paura e la disperazione che provo.

Questo è un bene.
Preferirei mille volte essere arrabbiata che spaventata. La paura è diventata una mia cara amica in questi ultimi due giorni. Un’amica che non sono interessata a tenere.

“Che cosa vuoi?” Chiede il Professor Piton. “Facciamo in modo che questa visita sia il più breve possibile.”

Lo guardo sorpresa.

 

“Siete disposti a darci le informazioni di cui abbiamo bisogno?” Chiede il Mangiamorte.

Silenzio.

Sanno la mia risposta. Non ho cambiato idea.
Non avranno niente da me.

Il problema è quello che il Professor Piton vuole fare. Non posso fermarlo se decide di parlare e collaborare con loro.

 

“Temo che non possiamo aiutarti.” Dice alla fine e rilascio il fiato che avevo trattenuto.

La guardia non sembra sorpresa: “Non mi aspetto altro.”

Davvero?

Incrocia le braccia sul petto, pensando intensamente. “Che cosa dovremmo fare adesso? Hmm?”

 

Rimango in silenzio. Tutto quello che voglio è scomparire, non volendo più trattare con loro. Sono nauseata e stanca dell’ansia e dell’anticipazione. Come mi manca la mia bacchetta! Vorrei essere in grado di difendermi. Non sopporto di essere così impotente per tutto il tempo.

“Ragazza.”  Dice all'improvviso guardandomi. “Non hai niente da dire?”

Scuoto la testa. “Credo che il Professore abbia detto tutto.”

Professore?” Ripete la guardia: “Lo chiami Professore.”

 

Sono confusa, ma resto in silenzio.

“Mi chiedo se lo chiameresti ancora Professore se sapessi del suo passato.”

Il Professor Piton fa un passo avanti: “Non parlare di cose che sono pericolose per te.” Dice a bassa voce.

La guardia non sembra aver paura, “Lo sa?”

Silenzio.

 

So che cosa? Riguardo il passato del Professor Piton? Ho sentito delle voci su di lui e al suo essere un Mangiamorte. Beh, ho sentito anche che lo è ancora un Mangiamorte. Ma questo è tutto. Non so altro e non voglio saperne di più.

“Lei hai detto che ci sono stati tempi in cui eri tu quello a torturare?" Chiede la guardia, sorridendo.

Non reagisco a questo.
È esattamente quello che vogliono da me. Non darò loro la soddisfazione.

 

La guardia continua. “Uccidere, torturare, pensare a nuove maledizioni, una più mortale dell'altra.”

Il Professor Piton stringe le mani a pugno, ma è tutto quello che fa. Non gli ha nemmeno risposto.
Non si è nemmeno difeso. Perché? Probabilmente perché la guardia stava dicendo la verità.

Improvvisamente gli occhi del Professore sono su di me e posso vedere che sta osservando il mio viso valutando le mie emozioni.
Faccio del mio meglio per rimanere fredda e impassibile.

 

“Bene.” Dice la guardia, guardandomi. “Hai niente da dire?”

Scuoto semplicemente la testa.

Interessante.” Commenta.

Silenzio.

 

Osservo il viso della guardia e posso quasi vedere mentre un’idea si forma nella sua mente. I suoi occhi si illuminano e si forma un ghigno sulle sue labbra.

“Prendila.” Dice distrattamente all'altra guardia e prima mi rendermi conto di ciò che sta accadendo, l’uomo è dietro di me, stringendomi le braccia e io mi dibatto, ma è inutile. Non posso fare niente.

“Che cosa stai facendo?” Esclama il Professor Piton, ma la guardia gli punta contro la bacchetta.

 

“Non ti muovere. Non abbiamo intenzione di farle del male, le cambieremo semplicemente i vestiti.”

 

Cosa?

Lui continua: “Ma se interferirai, le daremo molto di più, è chiaro?”

Il Professor Piton non risponde, ma c’è una furia omicida nei suoi occhi mentre se ne sta lì, respirando a fatica, i suoi occhi su di me.

Calmati. Devo calmarmi.

Smetto di lottare, ma questo non fa andare via il panico. Incontro gli occhi della guardia e per qualche strano motivo non riesco a distogliere lo sguardo. Non distoglierò lo sguardo. Non farà di me una vigliacca.

 

Improvvisamente il suo sorriso si allarga e tira fuori qualcosa dalle sue vesti.

Il mio sangue gela quando guardo la sua mano.

Sta tenendo un grosso paio di forbici.

Quasi soffoco al pensiero di quello che potrebbe farci. Immagini orribili di sangue si formano nella mia mente, le forbici conficcate nel mio stomaco, il sangue che fuoriesce...

 

Involontariamente cerco nuovamente di liberarmi, la paura che mi assale. Ma la guardia dietro di me non mi lascia andare, al contrario stringe maggiormente la presa, arrestando quasi il flusso di sangue alle mie braccia.

“Calmati, ho detto che non ti farò del male.” Dice il capo, camminando verso di me.

Non gli credo. È un Mangiamorte, sta mentendo.

Oh dio.

 

É in piedi di fronte a me, le forbici a pochi centimetri di distanza dal mio viso.

Non riesco a respirare.

Forse sta per tagliarmi la gola.

Sto per morire dissanguata.

Hanno intenzione di accoltellarmi e uscire dalla prigione. Il Professor Piton sarà l'ultima cosa che vedo prima di morire. Riesco a vederlo nella mia mente, mentre cerca  disperatamente di fermare il sangue, ma niente mi sarà d’aiuto.
Sarà anche lui ricoperto di sangue e poi morirò.

 

Mi sfugge un singhiozzo, tutto il mio corpo trema.

Chiudo gli occhi, preparandomi per il dolore.

Dio mi aiuti.

Ma poi non succede nulla.

Nessun dolore.

Ma ...

Sta toccando i miei ... i miei capelli.

 

I miei occhi si spalancano solo per vederlo tagliare una lunga ciocca di capelli.

C-che cosa sta facendo?

Per un lungo istante non riesco nemmeno a reagire.
Non è quello che mi aspettavo.

Un altro taglio. E un altro.

Posso sentire i miei capelli venir tagliati, a poco a poco. Cadono a terra accanto a me.

 

“Per favore.” Sussurro, senza rendermi pienamente conto di quello che sta accadendo.

Lui mi ignora, senza fermarsi.

I miei occhi atterrano sul Professor Piton per la disperazione. Lui
se ne sta semplicemente lì, guardando verso di me. Sembra ... sollevato. Perché è sollevato? Non riesce a capire quanto questo mi ferisca? Non fisicamente, ma emotivamente. È più profondo. Potrebbero avermi torturato e sarebbe stato meno doloroso.

 

Sembra durare un’eternità.

Non sopporto il rumore che fanno le forbici.

Finalmente è finita.

Il capo si allontana e la guardia dietro di me mi lascia andare le braccia.

Resto semplicemente lì, tremante, spaventata all’idea di guardare giù e vedere i miei capelli giacere a terra, senza vita.

 

“Ecco.” Esclama il capo, soddisfatto. “Credo che questo sia molto meglio, non sei d'accordo?”

Nessuno gli risponde.

“Ti avevo avvertito.” Continua. “Alla fine, sarai tu a pregare noi di prenderci le informazioni che hai. Tu sei il prossimo.” Dice il Professor Piton, sorridendo crudelmente.

Poi entrambi escono.

 

Non riesco a muovermi.

Ho paura di vedere quanto abbia tagliato.

Il Professor Piton si lascia sfuggire un sospiro, camminando verso di me. “Stanno giocando con noi, ma non può durare per sempre.”

Rimango in silenzio.

 

“Penso che vogliano farci soffrire la fame di proposito.” Dice. “È tutto parte del gioco. Li abbiamo fatti arrabbiare e questo è il nostro castigo Dobbiamo semplicemente-”

Fa una pausa, probabilmente notando infine lo stato in cui sono.

“Miss Granger?” Chiede con calma, guardandomi. “Stai bene?”

 

Quella domanda mi spinge oltre il confine e le lacrime rotolano giù per il mio viso. Non emetto alcun suono e resto semplicemente lì, lo sguardo fisso nel nulla.

“Miss Granger?”

Prendo un respiro tremante e infine mi tocco la testa con le mani.

I miei capelli.

 

Inizio a singhiozzare più forte all’orribile scoperta che i miei lunghi capelli mi arrivano appena all’altezza del mento.

È finita.

Abbasso lo sguardo e fisso le lunghe ciocche che giacciono sul pavimento.

È finita.

 

Me le hanno portate via.

“Miss Granger.” Dice il Professor Piton. “Sono solo capelli.”

Lo so che sono solo capelli. So che non dovrei starci così male, ma non ci riesco. Mi hanno cambiata. Hanno lasciato il loro marchio su di me. Anche se ci salvassimo un giorno, mi ricorderebbe sempre il tempo che ho trascorso in questa cella.

Scuoto la testa, allontanandomi da lui. Ho paura che se aprissi la bocca per parlare, mi uscirebbero solo singhiozzi e mi imbarazzerei ulteriormente.

 

“Pensa a quello che sarebbe potuto succedere.” Dice.

Lo so. So che è stupido piangere per dei capelli, ma non posso farne a meno. Mi sento diversa. É come se fossi una nuova Hermione Granger ora.

No. Non sono più Hermione Granger. Sono il loro giocattolo e possono fare quello che vogliono di me.

“M-mi dia solo q-qualche minuto.” Riesco a dire, la mia voce tremante.

 

“Certo.” É la sua unica risposta.

Annuisco, deglutendo con forza, poi mi inginocchio, raccogliendo i capelli in un piccolo mucchietto.

Me ne ero sempre lamentata, irritata da come fossero selvaggi, ma non ho mai voluto tagliarli. Erano una parte di me.

Ora non lo sono più.

 

 

 

 

ooo

 

 

 


“Ha davvero torturato della gente?” Chiedo.

Lui si irrigidisce e gli occhi diventano più scuri.

“Miss Granger-”

Per favore, penso di avere il diritto di sapere.” Dico con calma, “Mi ha visto nel mio momento peggiore.”

 

Inoltre ho bisogno di una distrazione. Ho bisogno di pensare a qualcos'altro.

Sospira, distogliendo lo sguardo da me.


Poi finalmente annuisce. “Sì. Tutto quello che hanno detto è vero.”

“Tutto?”

“E hanno tralasciato alcune cose.”

 

Mi irrigidisco, sentendomi un po’ a disagio. È difficile immaginare il Professor Piton che tortura qualcuno. Non importa quanto scostante, sarcastico e freddo sia, non riesco a immaginare che faccia del male a qualcuno.

“P-Perché?” É la sola domanda che riesco a formulare.

“Ero giovane, stupido.” Ammette, con gli occhi distanti come se stesse rivivendo un ricordo. “Ero ossessionato dal potere.”

 

"Per quanto tempo lei-”

“Qualche anno.”

Quache anno? Posso solo immaginare quante cose orribili abbia fatto in quegli anni. Era una persona diversa allora? Forse non è cambiato. E se fosse ancora quel Mangiamorte?

“Non voglio entrare nei dettagli, Miss Granger.” Dice. “Ma credimi, la vera e propria tortura non è ancora cominciata.”

 La gola mi si chiude.

Posso sopportarne altra?

“Penso che cercherò di dormire un po’.” Dico, voltandomi e coprendomi con il suo mantello.

Lo stomaco si lamenta ad alta voce per non aver ottenuto alcun alimento oggi, ma lo ignoro. Ho problemi ben più grandi in questo momento. Cerco di ignorare la sensazione dei capelli corti mentre chiudo gli occhi, sperando di dormire un po’ questa notte.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Day 9 ***


Questa è la traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

 

 

 

 

 

- Day 9-

 

 

 

Sbadiglio e alzo le braccia sopra la testa, stiracchiandomi per un lungo istante prima di aprire gli occhi. Non mi sorprende più.

La vista della prigione. Una piccola sedia nel mezzo. Un materasso dall'altra parte della cella.

Il Professor Piton.

Quello che mi sorprende è il fatto che è sempre il primo a svegliarsi. Come fa a farlo? In tutti i nove giorni mi sono svegliata solo una volta prima di lui. Poi mi ricordo delle voci  che giravano nella sala comune di Grifondoro secondo il quale lui è un vampiro, ma subito spingo via quel pensiero.

Mi schiarisco la gola e mi metto a sedere. Lui mi guarda, ma distoglie subito lo sguardo.

“Buongiorno.” Dico, nel disperato bisogno di aggrapparmi a qualcosa di normale.

Potremmo fingere tutto sia normale. Anche se solo per pochi istanti.

“Buongiorno.” Dice a disagio.

Sembra che stia pensando intensamente a qualcosa e non voglio disturbarlo più di quanto necessario. Mi guardo intorno, notando che il mucchio dei miei capelli non è più dove era primaLo cerco con gli occhi per la cella, ma non riesco a trovarlo.

Guardo il Professore. “Dove si trova-?”

Lui capisce la domanda. “Io… l’ho spostato.”

Sono un po’ sorpresa da questo. “Perché?”

“Non ti farebbe bene guardarlo.”

Questo è... gentile da parte sua. So che non sarebbe stato facile guardare quelli che erano i miei capelli e ricordare quello che avevano fatto le guardie.

“Grazie.” Mormoro e lui annuisce solamente.


 

 

ooo

 

 

Mi avvolgo il mantello intorno al corpo, sentendo un po’ di freddo. C'è un’strana sensazione nel mio stomaco. Non abbiamo avuto del cibo da un po’ e il mio corpo sta già iniziando a protestare.

Mi chiedo se pure lui abbia fame.

Deve essere così. Semplicemente non lo mostra.

Mi irrigidisco quando le porte si aprono ed entra una guardia. Ma è un altro. Non lo riconoscono.

“Tempo per il gabinetto.” Dice, guardando il Professore.

Lui non dice nulla, si limita a seguire la guardia.

Cerco di sfruttare al meglio i pochi minuti di solitudine, ma non funziona. Non mi sento al sicuro quando sono sola. Sono tutta nervosa e al limite, immaginando se il Professore stia per tornare o meno. Non posso mai saperlo. Ogni volta che lascia la prigione potrebbe essere l'ultima volta che lo vedo.

Oppure...

Forse sta parlando con Voldemort, dicendogli tutto quello che ha scoperto su di me. Potrebbe star mangiando e preparandosi per tornare nella prigione e recitare la parte della vittima ancora una volta. Potrebbe star ridendo con le guardie, dicendo quanto ingenua io sia a credergli.

Sta fingendo?

Voglio sapere la verità?

Lui è l'unica cosa stabile che ho in questo momento. Voglio perderlo?

Rabbrividisco e premo la mano sullo stomaco. Mi sento strana.

I miei piedi sono veramente freddi e mi fa male la schiena. Il materasso non è molto confortevole.

Sospiro, ricordando il mio letto ad Hogwarts. Il mio ampio, accogliente, comodo letto. L’ho vedrò mai più? È strano quali siano le cose che ti mancano

 

 

ooo

 

 

Riportano indietro il Professore e mi alzo in piedi, sapendo che è il mio turno per il bagno. Senza parole mi lascio guidare fuori dalla cella.


 

ooo

 

 

Sto tremando. Ho male allo stomaco.

La guardia non si accorge di niente, mi spinge di nuovo nella cella e se ne va, chiudendo le porte dietro di se. Sono ancora in piedi, avvolgendomi con le braccia e guardando verso il basso.

E adesso?

Cosa dovrei fare adesso?

“Miss Granger?” Una voce mi scuote dai miei pensieri più profondi.

Non guardo verso di lui. Non so cosa dire.

“Sei pallida.” Commenta, camminando verso di me.

Faccio subito un passo indietro, non voglio stare troppo vicino a lui. Non in questo momento.

“Qual è il problema?” Chiede. “È successo qualcosa?”

Non dico niente.

Il tono della sua voce cambia. “Ti hanno fatto qualcosa?” Chiede, lentamente.

Scuoto la testa.

No.

Non è niente di simile.

Non mi è stato fatto niente. Tutto è successo come al solito. Sono stata portata in bagno come negli ultimi due giorni. Ma questa volta...

Dovrei dirglielo?

Devo.

N-non so cosa fare.

Ma come faccio a dirgli una cosa del genere?

È il Professor Piton per l'amor di Dio.

Mi lascio sfuggire un gemito rabbioso e mi allontanano da lui.

Perché deve accadere a me? Perché proprio adesso?

Posso sentire preoccupazione nella sua voce. “Miss Granger? Che cosa è successo?”

Odio essere una ragazza in questo momento.

“Io .. io ho un problema.” Sputo, ancora non guardandolo.

“Che tipo di problema?”

“Un piccolo problema.”

“Sì?” Ruggisce.

“A dire il vero.” Comincio. “È-È un grosso problema. Un problema di grandi dimensioni e non so cosa fare.”

Lui si limita ad ascoltarmi.

“Voglio dire, i-io di solito so cosa fare, ma ora sono bloccata qui e non posso... non posso...”

Miss Granger.” Mi interrompe. “Potresti spiegarmi il problema? E smettila con la drammaticità.”

Mi mordo il labbro, desiderando seppellirmi in una buca e morire.

Il mio silenzio lo infastidisce. “Granger, che tipo di problema?”

Dopo un lungo momento, sussurro. “Un problema femminile.”

“Potresti ripetere?”

Mi sforzo di dire. “Un problema femminile.”

Silenzio.

Spero che intuisca quello che sto cercando di dire, perché davvero non lo voglio spiegare.

“Capisco.” É la sua risposta.

Ancora non riesco a guardarlo in faccia. Non riesco a guardarlo e far finta che sia una cosa del tutto normale parlare con il più antipatico dei Professori del mio ciclo mensile. Non è normale. Non è qualcosa con cui sono a mio agio. È qualcosa con cui non vorrei mai essere a mio agio.

Non parla per molto tempo.

È anche lui a disagio.

Riesco a sentire la tensione nell'aria.

“Quanto è grave?” Chiede infine, attentamente.

C-cosa?”

Perché me lo sta chiedendo?

Deglutisce con forza prima di parlare di nuovo. “Sto solo cercando di capire quello che si potrebbe usare per… aiutarti.”

Si va dallo scomodo all’ancora più scomodo.

“Umm ... normale, immagino? Non lo so...”

“Miss Granger.” Comincia. “Se potessi girarti, per favore? Sto avendo delle difficoltà a parlare con la tua schiena.”

Non posso.

Hermione Granger.

Sei un’adulta. Comportati come tale.

Prendo un respiro profondo e ruoto su me stessa lentamente. I miei occhi incontrano i suoi per un secondo, ma poi distolgo lo sguardo, fermandomi sulle sue spalle.

“È piuttosto ... spiacevole.” Dice. “Ma non è la fine del mondo.”

Mi mordo il labbro nervosamente, guardandomi intorno.

Silenzio.

“Cinque giorni.” Dico finalmente trovando la voce.

“Scusami?”

“Di solito dura cinque giorni. Non so cosa fare. Non ho assorbenti, niente...”

Ci pensa un attimo e il silenzio riempie di nuovo la prigione.

Vorrei schiaffeggiarmi per averglielo detto. Non mi può aiutare, perché glielo ho detto allora?

Improvvisamente inizia a togliersi i vestiti. Lo guardo sorpresa, indietreggiando un po'. Sfila i bottoni e distolgo lo sguardo per la vergogna.

“Che cosa sta facendo?” Chiedo, sentendo il fruscio dei vestiti.

Non risponde, ma poi sento lo strappo del materiale. I miei occhi scatto verso di lui e vedo che sta lacerando la canottiera in vari pezzi.

Quando ha finito, si rimette in fretta la camicia, poi prende un passo in avanti, offrendomi i pezzi di stoffa.

“Non è molto, ma spero che ti aiuterà” Dice.

Prendo goffamente il materiale dalla sua mano, sforzandomi di guardarlo in faccia.

“Grazie.”

Lui annuisce, poi indietreggia, schiarendosi la gola. “Hai intenzione di…”

Non finisce la domanda, ma capisco cosa vuol dire. Annuisco subito, si gira e se ne va in un angolo, senza guardarmi.

Goffamente mi occupo di me stessa, non sapendo in realtà quello che sto facendo.

Quando ho finito, mormoro: “Può girarsi ora.”

Sono sicura che il mio viso è completamente rosso, ormai.

Non riesco a credere alla situazione a cui siamo costretti. A causa di questo evento comincio a chiedermi se sarò in grado di guardarlo quando ... se saremo salvati? Sarò in grado di sedermi nella sua aula, ad ascoltare la sua lezione e non ricordare tutto quello che ci è successo in questa prigione?

 

 

ooo

 

 

Professore, perché ha deciso di diventare un insegnante?”

“Miss Granger, questo è altamente inappropriato.

“Perché? È una domanda semplice. Non possiamo rimanere in silenzio per tutto il giorno.”

Si lascia sfuggire un sospiro infastidito.

“Il Professor Silente?”

Non ha importanza.”

“Quindi questo è tutto? Semplicemente perché qualcuno glielo ha chiesto?”

No, quello è uno dei motivi.”

“Oh.”

“Ero giovane, volevo imparare il più che potevo, volevo trasmettere la conoscenza che avevo. Volevo insegnare.

Noto l'amarezza nella sua voce.

Non sapevo quante teste di legno ci sono in questo mondo.”

“Allora ...” Comincio con attenzione. “Non le piace più l'insegnamento?

Silenzio.

“Non ho detto questo.

“Ma-

“C'è sempre almeno uno studente tra la massa di teste di legno che vuole imparare, che è in grado di imparare e che è grato per la conoscenza.” Spiega. “E quel studente è la ragione per cui ogni insegnante di Hogwarts sta ancora insegnando.”

Sorrido un po’ alle sue parole. Spero di essere uno di quei studenti che lui apprezza. Devo esserlo. Sono intelligente, lavoro duramente e sono grata per la conoscenza. Ma allora perché è così duro con me? Perché sembrava infastidito ogni volta che alzavo la mano in classe o facevo domande?

Lui può vedere quello che sto pensando nella mia testa ma la sua espressione mi impedisce di fare altre domande. Non è in vena di rispondere, lo vedo.



.

ooo

 

 

“Miss Granger, stai bene?

Apro gli occhi, guardandolo.

“S-si.”

Posso immaginare che aspetto io abbia, avvolta nel mantello, arricciata in una palla.

“Non è ancora sera, perché stai dormendo?” chiede.

“Non sto dormendo, solamente non mi sento bene. Passerà.”

“Sei sicura?”

“Sì.”

Certo che sono sicura. Lo sopporto ogni mese.

Non chiede altro.

 

 

ooo

 

 

 

Poche ore dopo sto ancora riposando, sperando che la giornata passi in fretta.

Poi decidono di farci visita. Le guardie.

In qualche modo riesco a tirarmi in piedi e vado accanto al Professor Piton.

Posso immaginare quanto sia ridicola se lui in realtà sta lavorando con loro.

Il capo mi guarda, poi sorride: “Hai fatto qualcosa ai capelli?”

La rabbia mi attraversa, ma resto in silenzio. Vuole una reazione da parte mia. Vuole vedere quanto mi abbia fatto male. E non gli darò la soddisfazione.

Dopo pochi secondi guarda Professore, poi di nuovo verso di me.

“Avete cambiato idea?”

Non diciamo una parola.

“Ancora testardi, vedo.” Dice la guardia, poi incrocia le braccia sul petto.

“E tu sei ancora con lui?” Mi chiede. “Anche dopo tutto quello che ho ti detto? Su di lui, del suo passato?”

“Mi fido di lui.” Dico, sperando di sembrare convincente.

“Ha torturato uomini, donne, bambini.  Ha obbedito agli ordini senza domande. É lui che è ha creato quella maledizione interessante che-”

“Basta!” Il Professor Piton alza la voce.

“Vergogna del tuo passato, Severus?”  Chiede la guardia.

Il Professor Piton non risponde, semplicemente  continua a fissarli, uccidendoli con lo sguardo.

La guardia rivolge la sua attenzione verso di me: “E tu.” Comincia. “Stai sempre in piedi accanto a lui come se volesse proteggerti. Sei una Sanguesporco. E Severus Piton non rischierebbe la vita per una lurida Sanguesporco.”

Le sue parole mi colpiscono come uno schiaffo in pieno viso, ma cerco di nasconderlo.

E continua: “Forse risparmieremo uno di voi. Quello che decide di aiutarci per primo.”

Un’orribile silenzio riempie la stanza.

“Pensateci.” Dice la guardia: “Verremo per la vostra decisione domani.”

Si gira per andarsene e faccio un passo avanti. “Aspetta!”

Si gira a guardarmi, sorpreso: “Forse non c'è bisogno di aspettare fino a domani?”

“No.” Scuoto la testa: “Non si tratta di questo. É... quando ci darete del cibo? Avete intenzione di farci morire di fame?”

Il suo sorriso si allarga. “No, certo che no. Sarebbe ... controproducente. Stiamo semplicemente sperando che la mancanza di cibo vi renderà più accettabile per la nostra idea.”

“Be’” Comincio. “Buona fortuna.”

Sto esplodendo all’interno, il mio corpo sta urlando per del cibo, ma tengo un’espressione impassibile. Non ho idea di come sia in grado di farlo.

Lui sorride semplicemente, poi tutti lasciano la cella.



 

ooo

 

 

 


Silenzio.

Non abbiamo detto una parola da quando sono andate via le guardie.

Lo guardo.

Poi via.

Poi di nuovo verso di lui.

La sua testa scatta verso di me. “C'è qualcosa che vuoi chiedermi, Granger?”

C'è qualcosa.

“Posso. .. Beh ...” Non riesco a finire la frase.

“Stai forse chiedendo se puoi fidarti di me?”

Non dico niente.

Qualsiasi persona intelligente cercherebbe di salvare la propria vita. Perché il Professor Piton sarebbe diverso?

Sospira: “Non li aiuterò.”

Annuisco. “Bene. Non lo farò neanche io.”

Alza un sopracciglio verso di me.

“Cosa?” Chiedo: “Non mi crede?”

“Le mie parole ti offendono?”

Apro solamente la bocca, non sapendo come reagire.

E continua: “Tu hai il permesso di dubitare di me ogni qualche ora e io dovrei fidarmi ciecamente? Parla con due pesi e due misure.”

“Non lo farei mai-”

“Non posso saperlo per certo. Sei giovane, vuoi vivere. Capirei in un certo senso se decidessi di aiutarli.”

"La smetta!" Alzo la voce: “Non lo farei mai.”

“Perché sei così sensibile a tale proposito? Stiamo semplicemente discutendo una possibilità.”

“Non è nemmeno una possibilità.”

Mi guarda, ma tengo la mia compostezza.

Dopo un minuto distoglie lo sguardo e la nostra conversazione è finita.

Nessuno di noi dice una parola l'un l'altro per il resto della serata.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Day 10 ***


Questa è la traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

 

 

 

 

 

- Day 10 -

 

"Miss Granger?”

Qualcuno mi  sta chiamando. La voce sembra provenire da lontano.

“Granger?”

Come un sussurro.

Gemo e cerco di ignorarlo.

"Granger."

Qualcuno mi appoggia le mani sulle spalle, scuotendomi leggermente.

Subito spalanco gli occhi e schiaffeggio via le mani del mio avversario, premendomi contro il muro, lontano dal pericolo.

Aspetta-?

Sbatto le palpebre un paio di volte. È lui.

Il Professor Piton.

“M-mi dispiace-” Inizio. “Pensavo...”

Mi interrompo, ma lui capisce e accetta le scuse.

“Stai bene?” Chiede.

“Cosa ... cosa vuole dire?”

“Ti stavi agitando e parlando.”

Mi irrigidisco. “Oh.” Allora inizio a preoccuparmi. “Che cosa stavo dicendo?”

“Sciocchezze per lo più.” É la sua unica risposta.

Mi rilasso, prendendo un respiro profondo mentre cerco di ricordare i miei sogni, ma non c'è nulla che riesca a ricordare. Assolutamente niente.

“Grazie per avermi svegliato, Professore.” Dico, togliendomi dal viso una ciocca di capelli.

Annuisce solamente, poi si schiarisce la gola goffamente prima di tornare alla sua parte della cella.

Guardo la piccola finestra sopra di noi.

È un nuovo giorno.

 

 

 

ooo

 

 

 

Tiro le ginocchia contro il petto e appoggio il mento su di esse, sforzandomi di rimanere in silenzio. Da quando mi sono svegliata ho iniziato a sentirmi male, c’è quel solito dolore al basso ventre e non sembra che andrà via presto. Di solito quando ho i crampi mi chiudo nella mia stanza dove posso soffrire in silenzio e senza minimamente preoccuparmi che nessuno veda i miei momenti di debolezza. Ma ora non ho altra scelta. Nessuna privacy. Con un po’ di fortuna non si accorgerà di nulla.

“Sei insolitamente tranquilla.” Commenta non un minuto più tardi.

Alzo gli occhi verso di lui, sorpresa. Non pensavo che prestasse attenzione alla mia parlantina.

“Non so di cosa parlare.” Mormoro.

“Ma questo non ti ha mai fermato prima, Miss Granger.” Sorride. “Perché non mi stai assillando con gli  ingredienti delle pozioni o di piani di fuga?”

Sospiro. “Non credo di sentirmela, Professore.”

Quello cattura la sua attenzione: “Sì. E questo mi fa dubitare che tu ti senta del tutto te stessa.”

Mi mordo il labbro, ma poi mi limito a scuotere la testa. Per la prima volta in questi giorni sono io quella che non vuole parlare e improvvisamente lui è eccessivamente loquace. Immediatamente mi rendo conto di quanto lo abbia infastidito cercando di parlargli negli ultimi due giorni.

“Miss Granger?”

“Cosa?” Scatto, alzando un po’ la voce.

Il suo volto diventa freddo. “Ti perdonerò per la tua maleducazione, dato che sei ... nella tua fase ormonale.”

Abbasso lo sguardo, imbarazzata. Cosa intende dire?

“Mi dispiace, Professore. Solo ... non mi sento bene. Vorrei essere in grado di dormire, ma ... le guardie potrebbero arrivare da un momento all'altro.”

“Ti sveglierò quando accade.” Si offre. “Mi sembri un po’ pallida.”

Impiego un minuto per pensarci, poi annuisco. “Va bene.”

Rompendo il contatto con gli occhi, mi sdraio, coprendomi con il suo mantello. Poi mi rendo conto di quanto mi abbia dato in questi dieci giorni. Quanto mi abbia aiutato. Non so come sarei stata in grado di gestire la situazione, se non fosse stato per lui.

Faccio un appunto mentale di ringraziarlo, poi chiudo gli occhi e cerco di riposarmi un po’.


 

ooo

 

 

 

I miei occhi si spalancano e subito mi metto a sedere, guardandomi intorno nervosamente.

“Miss Granger?”

Mi rilasso mentre mi rendo conto che siamo soli nella cella. Non avrei dovuto addormentarmi, ho bisogno di restare sveglia e pronta per tutto ciò che le guardie decidono di fare con noi.

“Non è ancora venuto nessuno.” Dice il Professor Piton.

Annuisco, spostandomi i capelli dal viso, piangendo al ricordo di quanto corti siano.

Silenzio.

Poi mi ricordo di qualcosa.

“Si rende conto che questo è il decimo giorno?” Mormoro.

Sospira: “Sì, non è sfuggito alla mia attenzione.”

“Dieci giorni.” Ripeto, non credendo a me stessa. “É... sembra essere passato più tempo.”

Lui non commenta.

“Pensa che stiano cercando di trovarci?” Chiedo.

Lo vedo roteare gli occhi. “Miss Granger, abbiamo già discusso di questo argomento-”

“Lo so, ma ... mi chiedo che cosa Ron e Harry stiano pensando. Sanno quello che mi è successo? E…i miei genitori? Pensa che siano stati informati della mia scomparsa?”

Alzo gli occhi verso il Professor Piton, esigendo delle risposte.

Inizia lentamente. “Credo che il Preside li abbia informati.”

Il mio cuore affonda un po’ alle sue parole. Non so cosa è meglio. Che lo sappiano o non lo sappiano. Se sanno della mia scomparsa, allora si preoccuperanno e non riesco nemmeno a pensarci. Fa troppo male. E poi, che lo sappiano rende tutto  più reale. Sta davvero accadendo. Nessuno può far finta che non lo è.

Ma se lo sanno ... allora probabilmente mi stanno cercando.

Mi irrigidisco, rendendomi conto di quanto sia pericoloso il mondo in cui vivo. Non voglio che i miei genitori se ne avvicinino. Se è più sicuro per loro, non voglio che mi cerchino.

Improvvisamente Piton parla. “Il Preside sta probabilmente facendo del suo meglio per trovarci. L'Ordine è alla nostra ricerca e sono sicuro che i tuoi genitori non sono coinvolti nella ricerca in quanto sarebbe troppo pericoloso per loro.”

Come fa a farlo?

A volte sembra che stia leggendo la mia mente. Lui sa esattamente quello che mi preoccupa e...

Aspetta.

Potrebbe essere che mi stia leggendo la mente?

“Professore.” Comincio con cautela. “Sta ... ha mai usato Legilimanzia su di me? In questi dieci giorni, voglio dire.”

Non distoglie lo sguardo come mi aspettavo facesse, ma c’è un cambiamento sul suo volto, forse una leggera vergogna? Mantengo il contatto con gli occhi, aspettando che parli.

“Dopo anni di pratica in quella particolare arte, qualche volta non riesco a ... chiudere fuori.” Spiega.

Apro la mia bocca in leggero shock. “Allora ... questo è un sì?”

Esita per un attimo, poi annuisce solamente: “Sì.”

“Questo è ...”

Rimango senza parole per un lungo momento. Non mi aspettavo che lo ammettesse. Non ero preparata a questo.

Poi improvvisamente la vergogna mi assale, seguita dalla rabbia.

“È personale.” Dico, la mia voce accusatrice. “Non volevo che lei ... Che cosa ha visto?”

“Miss Granger, non è quello che pensi.”

“Allora me lo spieghi.”

“Non stavo mai leggendo la sua mente, era solo ... un vago accenno, quello che non riesco a bloccare.”

“Non riesce?”

Sono davvero a disagio. Il solo fatto che sia bloccata con lui e messa in queste disgustose situazioni è abbastanza imbarazzante e davvero non voglio che invada la privacy nella mia mente.

“Beh… si impegni di più.” Ribatto. “Non voglio che lei sappia tutto. È già orribile così com’è”

“Capisco che-”

Davvero?” Chiedo: "Si è arrabbiato perché la stavo semplicemente guardando te mentre dormiva. Come si sentirebbe se le stessi leggendo i suoi pensieri?"

Sospira, evidentemente infastidito. “Mi scuso di nuovo, Miss Granger. Devi capire che è diventata un’abitudine  per me e qualche volta lo faccio inconsciamente.”

Annuisco, emettendo un respiro profondo. “Solo ... non lo faccia di nuovo, per favore.”

“Hai la mia parola che ci proverò.”

Decido di lasciare le cose come stanno. Non ci farebbe bene discutere.

Mi alzo in piedi, allungando le gambe e appoggiandomi al muro.

“Deve essere già pomeriggio e non è venuto nessuno.” Dico a bassa voce.

“Verranno. E non sarà piacevole.” Risponde, avvicinandosi a me: “Dopo quello che hanno detto ieri, credo che entrambi sappiamo cosa possiamo aspettarci.”

Un brivido mi attraversa. “Tortura?”

Lui annuisce, guardando verso il basso. Poi si irrigidisce e lentamente gi suoi occhi si incontrano con i miei. È a disagio, lo vedo. Apre la bocca per parlare, ma poi decide di tacere.

“Cosa?” Chiedo, socchiudendo gli occhi per la sorpresa.

Lui non risponde, ma ancora una volta si irrigidisce.

Abbasso lo sguardo, cercando di vedere quello che l’ha fatto comportare in questo modo.

Oh Dio.

C'è una piccola, ma evidente macchia rossa sul materasso dove ero seduta prima. Arrossisco furiosamente e copro immediatamente la macchia con il mantello che mi ha dato, tremando leggermente per l’ imbarazzo.

Si schiarisce la gola, ma il silenzio che segue è mortificante.

Chiudo gli occhi per un momento, desiderando solo che tutto sparisca.

Solo un attimo dopo la porta si spalanca e non potrei essere più felice che entri la guardia. Ciò vuole che Piton rivolga la sua attenzione lontano da me ed il mio piccolo incidente e non potrei essere più grata per questo.

La guardia lancia due pezzi di pane sul pavimento ed evoca due bicchieri d'acqua, poi ci guarda con disgusto sul volto.

“Che puzza qui dentro.” Dice. “Siate pronti per una breve visita alle docce in poche ore.”

Con quelle parole lascia la prigione.

Una visita breve, ma l’orrore dilaga dentro di me.

Una Doccia? Adesso?

Sono contenta, non potrei sentirmi più sporca, ma allo stesso tempo ... non voglio fare la doccia se sarà lo stesso l'ultima volta. Soprattutto ora, quando...

“Non voglio che sappiano.” Dico improvvisamente.

“Chiedo scusa?” Il Professor Piton mi guarda.

“Non voglio che sappiano di... lo sa. Sarebbe troppo ... umiliante. Voglio che questa cosa di rimanga segreta.”

Lui stringe gli occhi per la confusione: “Beh ... sarà un po' difficile da nascondere, se vogliamo essere costretti a fare la doccia.”

Arrossisco ancora. “Lo so. N-non voglio nasconderlo, ma ... forse ... dare la colpa del sangue a qualcos'altro.”

Lui rimane in silenzio, aspettando che continui.

“P-potrei tagliarmi ... un taglio profondo sulla coscia e loro penseranno...”

“Miss Granger, non credo che sia saggio. Non ci farebbe del bene aiutarli a farci del male. Lo faranno senza il nostro aiuto.”

Non ascoltandolo, scuoto la testa. “Non voglio che sappiano.”

“So che sarà imbarazzante-”

Lo interrompo: “Come fa a saperlo? ... È umiliante ed è già orribile che ... lei lo sappia. “N-non voglio che loro sappiano nulla.”

“Capisco, ma ferirti-”

“Solo un taglio. Sono sicura che la tortura sarà molto peggio in futuro.” Dico con amarezza.

Si limita a fissarmi e non reagisce in alcun altro modo. Annuisco, camminando verso il mio bicchiere d'acqua, bevendolo tutta rapidamente, gettando poi il bicchiere a terra, distruggendolo in mille pezzi.

“Be’, non mi aspettavo che funzionasse.” Ammetto. “Non hanno paura che ci potremmo uccidere o ... attaccarli?”

“Sono sicuro che hanno messo incantesimi anti-sucidio nella cella.” Spiega. “Inoltre, quel piccolo pezzo di vetro sarebbe nulla in confronto alle loro bacchette.”

Mentre sta finendo di parlare, raccolgo il frammento più grande dal pavimento, prendendo un respiro profondo e abbassando lo sguardo su me stessa. Il taglio probabilmente dovrebbe essere da qualche parte sulla coscia per ingannarli.

Va bene, posso farcela.

Deve essere sufficientemente profonda in modo che il sangue possa... Mi sento male solo a pensarci. Le mie dita iniziano a tremare al pensiero di ferirmi fino al punto da sanguinare. Un sacco di sangue.

Ho sentito parlare di persone che si tagliano apposta, ma non credo di essere una di loro. Io di certo non lo sono. Ma devo farlo.

“Miss Granger, insisto, che la tua idea è folle.” Dice di nuovo il Professor Piton.

“Lo farò con o senza il tuo consenso.” Rispondo. “Non sa quanto sarebbe umiliante. Non posso sopportare che usino questo contro di me. Non glielo permetterò.”

Prendendo un profondo respiro, alzo un po’ la gonna, guardando le cosce, decidendo come procedere. Ignorando le mie dita tremanti, afferrò con forza il frammento e lo porto sulla pelle in cima alla coscia. Mi lecco esitante le labbra, convincendomi mentalmente di muovere il frammento, ma qualcosa mi sta trattenendo. Non sono in grado di spingere il frammento nella mia stessa carne. Proprio quando comincio a sentire la nausea, mi viene strappato via il frammento.

“Che cosa sta facendo?” Chiedo, guardando il Professor Piton con rabbia.

“Ti aiuto, ragazzina insopportabile.” Abbaia in risposta.

“Aiutarmi-?”

“Anche se penso che il tuo piano sia una stupidaggine, non posso rischiare che ti tagli una vena importante e sanguini a morte.”

Annuisco rapidamente. “V-Va bene.”  Poi aggiungo. “Spero che non abbia paura dal sangue.”

Mi lancia un occhiata.

Che stupida che sono. Certo che non è spaventato dal sangue.

Fa un respiro profondo. “Dovresti sederti.”

Obbedisco, sedendomi sul materasso e appoggiandomi al muro.

Poi comincia a diventare di nuovo strano.

“Dove pensa che dovrebbe essere il taglio?” Chiedo, guardandolo a disagio.

“Suppongo sulla coscia, in alto.”

Bene, questo è imbarazzante.

“Va bene, facciamola finita.” Mi sforzo di dire, tirando su la gonna e rivelando così la gamba sinistra.

Lui si schiarisce goffamente la gola, poi si avvicina a me,si inginocchia e cerca di mantenere il contatto visivo il meno possibile.

“Cambieresti opinione se dico che questa è un’idea folle?” Chiede di nuovo.

“No.” É la mia unica risposta.

Riesco a vedere una lieve rabbia attraversare i suoi lineamenti, poi guarda verso la gamba, senza dire altro.

Mi irrigidisco un po’ quando la sua mano tocca la mia pelle, mordendomi il labbro inferiore come una matta, in attesa che il dolore mi colpisca da un momento all'altro.

Un secondo passa.

Poi un altro.

E un altro.

Oww!” Grido, le mie mani coprono le sue sulla gamba quando un dolore caldo mi attraversa.

Lui tira via le mani. “Non toccare.”

Lancio un ringhio per il dolore, prendendo un profondo respiro per calmarmi. Infine sono in grado di guardare in basso e non è così male come mi aspettavo. Non c'è sangue, ma non è così profonda come ho pensato sarebbe stata. Una realizzazione malata mi viene in mente, che il Professor Piton è molto bravo a tagliare le persone e maneggiare di oggetti taglienti, ma subito spingo via quei pensieri.

Lui si alza e si allontana da me.

Resisto alla tentazione di coprire il taglio con qualcosa, pensando se era una buona idea, in primo luogo.

“Non ho mai pensato che avrei dovuto tagliare uno dei miei studenti.” Dice con calma, la schiena rivolta verso di me.

“M-mi dispiace.” Dico. “Ma... mi ha aiutato molto e la ringrazio per questo.”

Non dice nulla.




ooo

 

 

 

Non abbiamo dovuto aspettare a lungo. Le guardie sono venute per noi solo mezz'ora dopo.

Ero un disastro nel momento in cui sono arrivate.

Uno dei motivi era perché non volevo fare la doccia di fronte a loro. Ero nauseata e stanca delle osservazioni che hanno fatto l'ultima volta.

La seconda ragione; non volevo fare la doccia accanto al Professor Piton.

Terza ragione; non volevo che le guardie sapessero quello che mi stava accadendo.

 

 

 

ooo

 

 

 

Mi avvolgo con le braccia mentre mi spingono dentro la cella, ridendo e sghignazzando. Il Professor Piton entra dopo di me, poi si gira a guardare le guardie con occhi assassini, mentre cammino fino all’angolo, sperando di diventare invisibile.

Le guardie presto se ne vanno.

La tensione nella cella è quasi insopportabile. In qualche modo sembra ancora più imbarazzante della prima volta siamo stati costretti a fare la doccia insieme. E ovvio che non diventa più facile con il tempo.

“Almeno il mio piano ha funzionato.” Mormoro e lui sbuffa.

Ha funzionato. Sono riuscita a spogliarmi velocemente e andare sotto l'acqua fredda senza che le guardie si accorgessero di nulla. Hanno notato il taglio sulla coscia e il sangue, hanno fatto alcuni commenti a riguardo, ma poi hanno concluso che probabilmente era dovuto alla tortura.

Comunque, era molto imbarazzante. Ancora una volta, mi sono rifiutata di guardare il Professor Piton. Mi sono voltata facendo finta che non ci fosse.

Spero solo che lui abbia fatto lo stesso.

Mi sento molto meglio e più pulita. Fisicamente almeno.

Almeno quello.


 

 

ooo

 

 

 

 

Il Professor Piton è stato un po’ scontroso da quando siamo tornati. Non mi parla e quando è costretto a rispondere, dice solo una o due parole..

Alla disperata ricerca di una conversazione, gli chiedo: “Chi pensa che abbia ripreso Pozioni?”

“Come diavolo faccio a saperlo?” Risponde e io sono un po’ risentita.

Eppure, provo di nuovo. “Quante classi ormai abbiamo perso?”

So che il numero esatto, ma ho bisogno di qualcosa di cui parlare.

Mi guarda, irritato. “Granger, forse non l’hai notato, ma non sono in vena di conversazioni.”

“Oh. V-Va bene, possiamo parlare d'altro, allora?”

“Certo.” Dice, poi aggiunge: “Che ne dici dell'arte del silenzio? Penso che potrebbe essere un 'arte che ancora non hai imparato.”

Abbasso lo sguardo, le sue parole un po’ pungenti. Non dico altro.

Silenzio.

 

 

ooo

 

 

 

 

È tardi e le guardie non sono ancora venute da noi. Sono nervosa, aspettandomi che irrompano nella cella come hanno promesso, ma non c'è nessuno. Forse è un’altro dei loro giochi?

Sospiro per la noia, poi finalmente mi permetto di guardare il Professor Piton.

É seduto sulla sedia, accanto al suo materasso e sembra star ... dormendo? I suoi occhi sono chiusi, ma il suo corpo sembra teso con le braccia incrociate sul petto. Forse si sta semplicemente riposando. Mi alzo lentamente, sentendo il bisogno di sgranchirmi le gambe. Faccio qualche passo, in silenzio per non disturbarlo e poi flettere i muscoli del collo.

Mentre sbadiglio, improvvisamente noto che i vestiti del professore non sono come al solito. Non stanno più coprendo le gambe e riesco a vedere i suoi pantaloni. E poi noto una cosa. Qualcosa che vorrei non aver notato.

C’è un grande rigonfiamento nei suoi pantaloni.

Sobbalzo per la sorpresa e lo shock e i suoi occhi improvvisamente scattano e si aprono. In un secondo si riorganizza le sue vesti, coprendosi.

La mia bocca è ancora aperta e non esce nessun suono.

Sono in stato di shock.

Ho appena visto quello che penso di aver visto?

Deve esserlo. Sono certa che quella… cosa non sembra essere nel suo... stato normale.

Arrossisco furiosamente e mi allontano, desiderando allontanare quei pensieri dalla mia mente.

“Miss Granger.” Comincia lui, ma è a disagio. Non riesce nemmeno a nasconderlo.

Emetto un respiro breve. “N-non volevo ... guardare. È stato un incidente, lo giuro, Professore.”

“Questo è ... piuttosto bene.”

Non è bene, lo sento nella sua voce.

“È questo il motivo per cui  è stato ... scortese prima?” Chiedo.

Silenzio.

“In parte, sì.”

Oh dio.

Non voglio parlarne. Ma non posso far finta che non ho visto niente. Sarebbe ancora più imbarazzante.

Poi una realizzazione malata mi colpisce e mi giro verso di lui.

“Non sto dicendo che sono una esperta di queste cose, ma ne so abbastanza per sapere che cosa lo provoca.” Balbetto. “É...è stato…a causa del...dell’aver fatto la doccia insieme?”

Ho la nausea allo stomaco.

Mi stava guardando?

Non voglio sentire la sua risposta. Non sarei in grado di sopportarlo.

La vergogna prende il sopravvento su di lui, ma scuote la testa. “No, non ha niente a che fare con l'evento.”

Riesco a vedere che l'ultima cosa che vuole fare è parlarne. Soprattutto con me, ma io ho il diritto di sapere.

“Spero davvero che sia vero, Professore.” Dico, guardandomi le mani.

Fa un respiro profondo. “A volte queste cose si verificano senza una buona ragione. E lasciamo perdere, Miss Granger.”

Subito annuisco, tornando al mio materasso.

Non posso fare a pensare al suo ... problema. Andrà via da solo o ... lui deve fare qualcosa per farlo andare via? Butto una rapida occhiata verso di lui e noto che sembra piuttosto scomodo.

Smettila, Hermione.

Almeno ha avuto un assaggio di come ci si sente ad essere umiliato davanti agli altri, avendo il tuo corpo che fa qualcosa che non si desidera faccia.

Eppure, vorrei non averlo visto. Mi ha messo piuttosto a disagio e ha cambiato le cose tra di noi. Ancora una volta.

Se non verremo salvati presto, troppi confini saranno attraversati e non saremo mai in grado di guardare l'altro con gli stessi occhi.

È già notte.

Le guardie non sono ovviamente venute oggi. Non so come sentirmi a riguardo.

È successo qualcosa?

O stanno escogitando nuovi modi per torturarci?

Troppe cose di cui preoccuparsi.

È stata una giornata così imbarazzante.

Non vedo l'ora di addormentarmi e dimenticare tutto.

E vedere che porterà l’undicesimo giorno.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Day 11 ***


 

Questa è la traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

 

 

 

 

 

- Day 11 –

 

 

 

Dio.

Sono passati undici giorni.

Undici.

Non riesco nemmeno a crederci. Sembra così tanto tempo, ma allo stesso tempo ho la sensazione che fosse solo ieri che ero al sicuro ad Hogwarts.

Come si è arrivati ​ ​a questo?

Guardo il Professor Piton, seduto sulla sedia accanto al suo materasso. Sembra a disagio. Subito le mie guance arrossiscono mentre ricordo la scena di ieri. Aveva un…piccolo problema ieri.

È finita ora?

Ma dall'espressione del suo viso, non sembra. O forse è proprio di cattivo umore questa mattina?

È malsano. Non dovrei  pensare a questo.

Come sarò mai in grado di guardarlo senza ricordare...? Se per qualche miracolo veniamo salvati e tutto torna alla normalità, sarò in grado di sedermi nella sua aula, ad ascoltare la sua lezione? Come se non fosse successo niente? E che dire di lui? Vorrebbe ancora essere il mio insegnante?

Ma io voglio che sia il mio insegnante. A parte la sua personalità scontrosa, lui è uno dei migliori professori di Hogwarts.

Prendo un respiro profondo, realizzando ora quanto i miei pensieri siano sciocchi. Siamo ancora prigionieri e sto già pensando alla vita dopo il salvataggio.

Stupida.

 

 

ooo

 

 

“Professore, sto iniziando a credere ... di essere stata Obliviata.” Dico, tagliando il silenzio.

Non abbiamo parlato molto da quando ci siamo svegliati. E questo mi ha lasciato un sacco di tempo per pensare, per analizzare, per mettere insieme i pezzi e cercare di ricordare cosa mi è successo.

“Ti va di spiegare?” Mi guarda con un'espressione ombrosa.

Non sembra interessato alla mia teoria, solo infastidito. Perché è così? Non vuole sapere come siamo finiti in questa prigione?

 

“Beh ... non mi ricordo nulla ... l'ultima cosa che ricordo è di aver preso una punizione da lei.”

Piton alza un sopracciglio nella mia direzione, aspettando che continui e faccio un respiro profondo, raccogliendo i pensieri.

“Ha detto che avevo colpito la testa e che i ricordi sarebbero tornati.”

“L'ho fatto.” Concorda.

“Solo che non è successo. Ancora non riesco a ricordare nulla.” Dico, frustrata.

 

Lui rimane in silenzio e quello mi infastidisce ancora di più. Perche si comporta così? Sembra come che stia deliberatamente cercando di essere inutile.

“Quello che mi dà fastidio è che... ha detto che ho svolto la punizione con Gazza. Perché con lui? Perché non ho svolto la punizione con lei?”

Lui sospira. “Miss Granger, qual è il punto di questa conversazione?”

“Come sono riusciti a rapirmi ad Hogwarts?” Chiedo, guardandolo.

“Forse non eri ad Hogwarts, in quel momento.”


“Che cosa? Dove potevo essere?”

“Non lo so. Non siamo... stati portati qui, allo stesso tempo.”

“Lei era già qui?”

“Almeno la metà del giorno prima.”

Annuisco, cercando di elaborare il tutto. Ma non mi aiuta. Non sono ancora vicina alla verità.

 

Guardandomi intorno nervosamente, cerco di decidere se porre la domanda successiva. Forse non sarebbe intelligente, il Professore ha già detto che non vuole parlare. Ma ho bisogno di risposte.

Dopo qualche istante, raccolgo il coraggio e mi sforzo di parlare. “Professore ... che mi dice di lei? Si ricorda come è stato catturato?”

Il suo volto si indurisce e non risponde subito, ma quando parla, il tono è basso e tranquillo. “Ti ho detto che non sarebbe saggio discuterne.”

“E questo è stato un paio di giorni fa. Era diverso. Ora ... voglio sapere. Me lo dica.

“Granger-”

 

“Ha paura che possano ascoltarci?”

Lui scuote la testa: “No, non lo fanno. A loro piace il libero arbitrio. Se hanno intenzione di ottenere qualcosa di utile da noi, vorrebbero vedercelo fare perché noi stessi lo vogliamo.”

“Va bene, allora perché non me lo può dire? Dov'era? Che cosa stava facendo? Era ad Hogwarts?”

“Troppe domande, Granger.” Sbotta.

 

Mi mordo il labbro inferiore, impedendomi di scattare verso di lui.

“Ci sono alcune cose che non dovresti sapere.” Aggiunge con calma.

“Perché?”

“Sta diventando noioso.” Dice, alzando gli occhi verso di me.

 

“Be', mi scuso se sto cercando di ricordare quello che ci è successo, Professore.” Distolgo lo sguardo, dentro di me una rabbia incandescente.

Lui non dice niente. Nemmeno io.

 

ooo

 

 

Una breve risata mi sfugge.

Non so nemmeno io cosa ci sia di divertente. Non c'è niente di neanche lontanamente divertente nell’essere rinchiusa in una prigione con il Professor Piton.

Ma ancora una volta, mi sfugge una risata.

Il Professor Piton mi guarda, il suo viso sembra preoccupato a dire il vero.

Rido di nuovo. E ancora.

E ancora.

 

Ben presto, sto ridendo istericamente, il suono colpisce le pareti della cella.

I miei occhi sono umidi, sto ridendo così forte.

“Miss Granger?”

La sua voce mi spinge oltre il bordo e mi viene da ridere ancora di più, se possibile.

“Miss Granger, smettila subito.”

 

Non riesco a smettere. Tutto il mio corpo è scosso dalle risate e più cerco di fermarle, più tutto sembra divertente.

Arrivo al punto in cui non riesco a respirare e il mio stomaco fa male, ma le risate non si fermano.

Cosa c'è di sbagliato in me?

Granger!” Sbotta.

 

Premo subito la mano contro la bocca, cercando di calmarmi. E funziona per davvero e lentamente il mio corpo smette di tremare. È finita.

Rischiarandomi la gola, tolgo la mano e cerco di sembrare seria. Non voglio mettermi in imbarazzo ancora di più di fronte a lui. Mi sta ancora guardando in modo strano, ma non dice nulla.

Una risatina mi sfugge e mi copro la bocca con la mano, fermandola prima che si trasformi in una risata.

 

Presto comincio a sentirmi di nuovo normale.

“Meglio?” Chiede improvvisamente e lo guardo, annuendo lentamente.

Per qualche motivo mi sento meglio.

 

 

 

ooo

 

 

 

“Tu.” La guardia indica il Professor Piton. “Vieni con noi.”

Lo guardo, preoccupata, ma la sua espressione è calma. Probabilmente è solo la visita al bagno. Niente di cui preoccuparsi.

Una volta che sono sola nella cella finalmente mi permetto di arricciarmi a palla, respirando a pieni polmoni e desiderando che i crampi se ne vadano. È già abbastanza brutto doverlo sopportare rinchiusa in una prigione e l'ultima cosa che voglio sono sperimentare i crampi.

Premo il viso contro il materasso, gemendo ad alta voce alla sensazione dolorosa di qualcosa che si contrae  nel mio basso ventre.

Andrà via. Lo fa sempre. Devo solo essere paziente e aspettare.

Con gli occhi chiusi, la cella in silenzio il mio respiro rallenta e quasi mi addormento. Proprio quando sto per addormentarmi, le porte si aprono rumorosamente.

Il Professor Piton è tornato e sembra illeso.

 

I suoi occhi volano su di me e inarca un sopracciglio per l’interesse. Posso solo immaginare come sembri, rannicchiata, coperta con il suo mantello, quasi morente.

“È il tuo turno, ragazzina.” Dice la guardia e mi fa segno di alzarmi.

Prendendo un respiro profondo, in qualche modo mi tiro su. Ho davvero bisogno della visita al bagno. Ho uno dei pezzi della canottiera di Piton con me, nel disperato bisogno di arrangiarmi.

 

Riesco a sentire gli occhi del Professor Piton fissi su di me quando lentamente mi avvicino alla guardia, avvolgendomi con le braccia. Cerco di raddrizzarmi, ma falliscono miseramente. Per fortuna vengo condotta fuori dalla prigione, lontano dagli occhi sospettosi di Piton.

 

 

ooo

 

 

 

 

 

“Non sembri star bene.” Commenta non appena la guardia scompare, lasciandoci sia da soli nella cella.

Mi siedo sul materasso, coprendomi con il suo mantello. Sta diventando davvero freddo o  me lo sto solo immaginando?

Lui non sembra aver freddo.

“Miss Granger?.” Chiede.

 

"Io... non mi sento molto bene.” La mia stessa voce mi sciocca, è così debole e rauca.

Il Professor Piton annuisce: “Sì, la mancanza di cibo sta cominciando ad incidere su di noi. Eppure, non credo che continueranno ancora a lungo. Non siamo di alcuna utilità per loro morti.”

Abbasso gli occhi, senza dire niente.


“Forse...”Continua. “Non è la mancanza di cibo che ti sta facendo soffrire.”

 

“Starò bene.” Lo assicuro.

Sto sempre bene.

“Qual è il problema?” Chiede, senza distogliere lo sguardo.

Non voglio parlarne. Non voglio parlare con lui. Tutto quello che voglio e di cui ho bisogno in questo momento è di dormire.

 

E un letto caldo.

E una tazza di tè.

E-.

Smettila, Hermione.

Sospiro, chiudendo gli occhi per un attimo. “Il mio stomaco fa male.”

 

“Ho capito. Ti assicuro, Miss Granger, che io sto vivendo la stessa cosa.”

Una risata mi sfugge nel sentirlo. “No, non credo che capisca, Professore.”

“Pure il mio corpo sta protestando, la mancanza di cibo è quasi una tortura.”

“Io .. io non sto parlando di questo.” Il sorriso sparisce dal mio viso. “Sto avendo dei... crampi davvero davvero dolorosi.”

Silenzio.

“Oh.” É tutto ciò che dice.

Alzo gli occhi verso di lui e noto un leggero rossore sul suo volto. Probabilmente si sente stupido di essere così ignorante in merito a tutta la situazione. E naturalmente, è un uomo, non vuole parlare di queste cose. Soprattutto con una sua studentessa.

“Non ho mai pensato che potesse avere un effetto del genere.” Commenta, osservandomi con espressione seria.

 

“È stata peggio.” Rispondo, poi improvvisamente mi colpisce che sto discutendo di questo con il Professor Piton e distolgo lo sguardo in disagio.

Fa un respiro profondo. “C'è ... qualcosa che possa fare per aiutarti?”

Scuoto la testa, forzando un lieve sorriso: “Grazie. Ma passerà da solo. Ho solo...bisogno di un po' di riposo.”

 

Lui annuisce, poi si allontana nella sua parte di cella, come per darmi spazio. Ma la privacy è una cosa che non ho avuto da undici giorni. E forse questo è il modo in cui sarà fino alla fine.

Spingo immediatamente via quei pensieri. Non posso permettermi di pensare così. Pensieri positivi sono quello che mi serve in questo momento.

Purtroppo, non riesco a trovarne nessuno





ooo

 

 

 

 

La cosa che più temevo è arrivata.

Dopo due lunghi giorni le guardie hanno finalmente deciso di farci visita.

Non è una semplice visita al gabinetto. È quella guardia, il capo, l’essere umano più disgustoso che abbia mai incontrato.

Mi tiro subito in piedi e mi allontano il più possibile. Ci sono due guardie con lui, non ricordo di averle mai viste prima.


“Le mie più sincere scuse per avervi fatto aspettare così a lungo.” Parla, guardando me e il Professor Piton.

“Non c’è bisogno di scuse. Ciò che conta è che sei qui ora.” Risponde Piton e sento il veleno nella sua voce.

La guardia ride. “Vero.”

Mando giù duro, ricordando l'ultimatum che ci è stato dato l'ultima volta che quell'uomo è stato qui. Ha detto che solo uno sarebbe sopravvissuto, colui che avrebbe deciso di aiutarli per primo.

 

Il Professor Piton non ha intenzione di aiutarli, almeno questo era quello che mi ha detto. E l'ultima cosa che ho in mente è aiutare quei criminali. Quindi non riesco a immaginare cosa ci faranno quando si renderanno conto che non siamo ancora disposti a cooperare.

“Ecco quello che ci accingiamo a fare.” Dice la guardia con un sorriso crudele. “Colui che decide di aiutarci, sarà condotto in una camera elegante e calda con una cena già pronta.”

Il mio stomaco si lamenta ad alta voce, ma mantengo la mia faccia impassibile.

 

“Che cosa avete deciso?” Chiede, in attesa di una nostra risposta.

Non dico niente.

Né il Professor Piton.

Silenzio.

I secondi passano e l'espressione sul volto del capo si trasforma da soddisfatta a seccata e poi arrabbiata.

 

“Ancora testardi, vedo" Commenta, poi scuote la testa: "Sciocchi".

Poi, improvvisamente, il Professor Piton si fa avanti ed i miei occhi si allargano per lo shock. Non ha intenzione di-?

Che cosa sta facendo?

Mi fidavo di lui.

La guardia sorride. “Eccellente. Ammetto che speravo fossi tu. Possiedi informazioni di maggior valore rispetto alla ragazzina.”

 

Non riesco nemmeno a nascondere lo shock e l'incredulità sulla mia faccia. Resto semplicemente lì, incapace di fare o dire qualcosa.

Infine Piton parla. “Mi avrete ... se la lasciate andare.”

Cosa?

“Questo non era parte del nostro accordo.”Risponde la guardia.

 

“La rendo io una parte.” Abbaia il Professore. “Lasciala andare e puoi usarmi come vuoi.”

Faccio un passo in avanti, afferrando il suo braccio. “Non lo faccia!”

“Granger-”

“No! Non è un opzione.” Insisto.

 

“Com’è ... dolce.” Commenta la guardia, un sorriso sul volto.

Lo ignoro, girando tutta la mia attenzione al Professor Piton. “Siamo sulla stessa barca.”

“Ragiona, Granger!”

“Non sarò una codarda!” Alzo la voce. “Non si sacrificherà per me!”

“Toccante.” Dice la guardia e lo guardo. “Ma dimenticate che sono io quello che prende le decisioni qui dentro.”

 

Gli lascio andare il braccio e mi volto verso i carcerieri.

E continua: “E non lascerò andare nessuno. O ci aiutate o morirete. Non c'è altra scelta."

“Allora puoi scordarti di ottenere qualcosa da me.” Dice Piton con voce fredda.

“Non ne sarei così sicuro di questo.”

 

Che cosa vuol dire con questo?

C'è quello sguardo pericoloso e malato nei suoi occhi. Mi invia i brividi lungo il corpo.

“Ho appena capito una cosa.” Continua. “Ho sbagliato, cercando di convincervi facendo del male all’altro.”

Cosa?

 

“Forse voi due potreste rivoltarvi l’uno contro l'altro.” Conclude ed i miei occhi scattano subito al Professor Piton.

Mi accorgo che mi sta già guardando. É preoccupato e questo mi spaventa. Se c'è preoccupazione nei suoi occhi allora c'è motivo di essere preoccupati.

“Severus Piton.” Sorride guardia. “Sono consapevole del fatto che sei in grado di resistere alla Maledizione Imperius. Ma...se indebolito, forse pure la tua resistenza si indebolirebbe.”

 

Di che cosa sta parlando?

Qualunque cosa abbia in programma, è malato e contorto. Riesco a vederlo sul suo viso.

Ad un tratto alza la bacchetta. “Crucio!”

Lancio un grido quando il Professor Piton cade a terra, il suo corpo tremante e contorto violentemente.

Oh Dio. Oh Dio.

 

“Smettila!” Chiedo, non sapendo che altro fare.

Mi sento così patetica.

Così impotente.

Se solo potessi distogliere lo sguardo. I miei occhi sono bloccati sul Professor Piton, mentre si dimena sotto la Maledizione. Nessun suono proviene da lui, a parte i respiri frammentati che inala.

 

“Per favore, smettila.” Sussurro, cadendo a terra.

Improvvisamente la Maledizione viene sollevata e il corpo dell’uomo rimane immobile. Solo il suo petto si muove e striscio verso di lui, non sapendo cosa fare.

“Professore?” Chiedo silenzio, decidendo se toccarlo o no.

Apre gli occhi e mi guarda, il suo respiro ancora fuoriesce in brevi rantoli dolorosi.

“Imperio.”

 

Guardo le guardie, notando il sorriso sui loro volti.

Professor Piton.” Il capo sorride: “Che cosa dovrei farti fare? Hmm?”

Cerco di calmarmi. Qualunque cosa sia, la gestirò. Tutto andrà bene. Guardo il Professore e anche se i suoi occhi sembrano calmi e privi di anima, c'è del panico in essi. Riesco a vederlo attraverso il vuoto causato dall’Imperius.

É come se mi stesse avvertendo.

 

Improvvisamente provo ad alzarmi e allontanarsi da lui, ma non ci riesco.

Non riesco a muovermi.

Il mio corpo non mi obbedisce.

Il panico schizza dentro di me all’orribile scoperta.

La Maledizione delle Pastoie.

 

Siamo completamente alla loro mercé ora.

Respira, Hermione.

Solo respira.


“Professor Piton, schiaffeggia quel bel viso della tua studentessa.” Ordina la guardia, con evidente malizia nella voce.

 

Chiudo gli occhi e subito sento una mano scontrarsi con la mia guancia. La testa si gira a causa della forza del colpo e mi sfugge un grido di dolore.

Dio, ha fatto male.

E fa ancora male.

La mascella è rotta?

 

Aprendo gli occhi, vedo il Professor Piton fissarmi, il suo corpo tutto teso...e tremante. La sua testa sta tremando e so quello che sta cercando di fare. Sta tentando di rompere la maledizione, ma è debole. La Cruciatus lo ha lasciato completamente privo di forze.

I miei occhi incontrano i suoi e cerco di rassicurarlo che sto bene.

 

Non è lui a ferirmi.

Cerco di sorridere, ma fallisco miseramente.

“Ti ha fatto sentire bene?” Chiede la guardia: “Sono sicuro che ti ha infastidito durante tutti questi anni. Il Mangiamorte in te sicuramente desiderava metterla al suo posto, vero?”

Gli occhi del Professore non si spostano dai miei.

 

“Cosa dovremmo fare ora?” Continua la guardia: “Dato che che voi due sembrate aver stretto un legame, che ne dite di portare la cosa al livello successivo?”

“N-No.” La parola sfugge debolmente dalla bocca del docente e spalanco gli occhi nella speranza che forse sta resistendo alla maledizione, ma quando non si muove, tutta la mia speranza viene distrutta.

 

“Potremmo cominciare con un bacio?” La voce della guardia mi attraversa e inizio a sentire una sensazione di malessere nello stomaco.

No, no, no.

“Severus Piton, dai alla tua studentessa un bacio vero e proprio.”

NO!

Cerco di allontanarmi da lui, ma il mio corpo è congelato.

 

Andiamo, Hermione. Muoviti!

Non succede niente.

Il mio stesso corpo mi sta tradendo.

Prima di rendermi conto di quello che sta succedendo, le sue labbra sono sulle mie, premendo, reclamando, esigendo.

 

Il mio stomaco si rivolta quando realizzo quello che sta accadendo.

È malato.

Ad un tratto delle braccia forti mi spingono via e finisco a terra, a ridosso del muro. Tutto accade in meno di un secondo. Alzo gli occhi e vedo il Professor Piton afferrare il capo, per poi venire scaraventato via e colpire dolorosamente il muro con la schiena.

 

“Questo ... è non giocare correttamente.” Ghigna, puntando la bacchetta contro di noi.

Sono ancora sotto shock e completamente senza parole.

Dopo essersi sistemato le vesti, continua a parlare: “Questo era solo un esempio di quello che potrebbe accadere.”

Bastardi.” Mormora Piton, con gli occhi ardenti di rabbia.

 

“Possiamo fare molto peggio, siamo in grado di farti fare molto peggio.”

Silenzio.

Sento ancora le labbra del Professore sulle mie e mi pulisco furiosamente la bocca con la mano, cercando di cancellare ogni prova di quello che è successo.

Pensateci.” Dice la guardia, quindi evoca due bicchieri d'acqua. “Non possiamo permettervi di prendere la via più facile, no?”

 

Poi tutti escono.

L'acqua viene completamente dimenticata. Nessuno di noi se ne accorge.

So che dovrei andare dal Professor Piton e vedere se sta bene. È stato lui quello ad essere torturato con la Maledizione Cruciatus e scaraventato contro il muro. Potrebbe essere gravemente ferito. Tutto questo lo so. Eppure, non mi muovo. Non riesco a muovermi. Non riesco ad avvicinarmi a lui.

Il suo respiro è l'unico suono nella cella.

 

Io sto respirando?

Dannazione!”

I miei occhi scattano su di lui sentendo la sua voce arrabbiata. Colpisce il muro con un pugno, poi sibila per il dolore che lo colpisce.

Ancora non mi muovo.

É furioso.

Dannazione!”

Mi rendo conto che devo parlare.

Non sarebbe un bene per noi se desse di matto.

Devo sistemare tutto.

Anche se non è giusto.

“Professore.” Comincio, poi mi accorgo di quanto suoni sbagliato. “Si calmi, per favore.”

“Questo non è possibile, Miss Granger.” Scatta.

“Per favore-”

“Mi sono appena…. imposto su una mia studentessa.”

“No.” Scuoto la testaLei è stato costretto-”

E potrei essere costretto a fare altre cose, cose brutte, cose disgustose e non c'è niente che io possa fare per impedirlo!”

Chiudo gli occhi, cercando di non reagire. Le sue parole mi spaventano, disgustandomi, ma non devo cedere alla paura.

“Ci verrà in mente qualcosa.” Dico a bassa voce.

“Io avevo pensato a qualcosa e tu hai sprecato quella possibilità!” É furioso. “Avrei potuto farti uscire di qui e tu ti sei rifiutata!”

"Non posso lasciarla qui!”

Lui sbuffa. “È stato stupido da parte tua. Ora dovrai affrontare le conseguenze.”

È  arrabbiato con me.

Non lo sopporto.

Voglio che sia controllato, riflessivo, che mi dica che in qualche modo tutto andrà bene.

Ma non è così.

Preparati.” Dice con disgusto. “Farò cose che la tua mente innocente non ha mai nemmeno immaginato l'esistenza.

“La smetta.”

“Perché? Credo che tu abbia tutto il diritto di sapere in che cosa ti sei cacciata.” La sua voce è fredda.

“Mi dispiace!” Grido. “Non potevo lasciarla qui. Perché mi stai punendo per questo?

Perché.” Dice. “A causa della tua mancanza di volontà nell’essere egoista e andartene, dovrò sopportare cose di gran lunga peggiori. Sarei stato meglio se te ne fossi andata.”

Sono una stupida.

Perché ho aperto  la bocca e protestato?

Lui chiaramente non mi vuole qui.

“Mi dispiace.” Ripeto.

“Questo non cambia le cose, Miss Granger.”

Non mi guarda nemmeno.

È come se non fossi nemmeno li.

L’ oscurità la cella e mi rendo conto non mi sono mai sentita così sola prima d’ora.


Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Day 12 ***


Questa è la traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

 

 

 

 

 

- Day 12 –

 

 

 

 

È ancora arrabbiato con me?

A giudicare dal suo sguardo, direi che è furioso. Una piccola parte di me è felice che non abbia una bacchetta, perché probabilmente non avrebbe alcun problema nel maledirmi per il resto della settimana.

Mi dispiace.

Perché non può accettarlo?

Sona stata ingenua e sciocca.

Ma ... come può aspettarsi che io sia egoista e me ne vada? Lasciando lui? Lasciandolo soffrire al mio posto? Lasciandolo tradire l'Ordine in cambio della mia sicurezza? È troppa pressione. Non potevo farlo.

Preferirei...rimanere in questa cella.

Spero di non cambiare idea in futuro.

Ieri ho avuto un assaggio di quello che le guardie sono davvero in grado di fare. Per tutto questo tempo ne ho avuto paura, disgustata da loro e da quello che avrebbero potuto fare. Ma ora hanno invertito le cose.

Mi hanno fatto  aver paura del Professor Piton.

Lui è uno strumento che utilizzeranno per farmi del male.

E questo fatto mi terrorizza.

Cerco disperatamente di ignorare il...ricordo del...bacio.

Posso davvero chiamarlo bacio?

Sembra sbagliato.

Se solo potessi chiudere gli occhi e far finta che non sia successo.

 

 

 

ooo

 

 

 

 

 

"Dove diavolo sono?"

La mia testa scatta verso di lui in stato di shock. Non mi aspettavo di sentirlo parlare. A dire il vero non mi aspettavo di sentire niente da lui.

Ha continuato a camminare su e giù per la cella per circa mezz'ora, ma pensavo che fosse nervoso e di cattivo umore.

A causa mia.

“I-intende dire l-le guardie?” Chiedo, non sicura di dover anche solo dire qualcosa.

 

Lui mi guarda, roteando gli occhi: “Chi altro potrei intendere, Granger?”

Alzo le spalle, senza ribattere nulla.

Lui continua a camminare, emettendo sospiri di fastidio ogni pochi minuti.

Perche è cosi nervoso?

Anch’io devo fare pipì, ma lui sta davvero esagerando.

 

Quando sono sicura che non sta guardando, butto uno sguardo nella sua direzione.

Sembra...impaziente. Nervoso. Teso. A disagio. E...come se stesse soffrendo.

Ma questo non è affar mio. E poi lui non vuole parlare con me, o sentire la mia voce o sentire la mia presenza. Ovviamente lo sto irritando a tal punto.

 

 

 

 

 

 

ooo

 

 

 

 

 

Le porte si aprono.

Ci sono due guardie questa volta.

Il più alto ci indica. “È l'ora della doccia. La cella sta cominciando a puzzare.”

Mi irrigidisco, non aspettandomelo. Abbiamo appena fatto la nostra ultima doccia due giorni fa. Mi aspettavo che la facessimo la settimana prossima, almeno.

 

Un po’ confusa mi alzo, guardo il Professor Piton e l'espressione sul suo viso mi sorprende. Sembra assolutamente terrorizzato.

Poi i suoi occhi scattano verso di me, ma non c'è una spiegazione nel suo sguardo. Il suo comportamento mi rende ancora più nervosa. Il fatto che ho ancora il ciclo non mi preoccupa. È quasi l'ultimo giorno e dubito che noteranno qualcosa.

Ma perché il Professor Piton si comporta in questo modo?

Senza dir nulla ci conducono fuori dalla prigione.

 

 

 

 

ooo

 

 

 

 

Oh.

Ora capisco.

Le guardie stanno ancora ridendo mentre ci portano di nuovo nella cella.

Professore.” Il leader inizia: “Noi non siamo contrari alle relazioni insegnante-studente, quindi sentitevi liberi.”

Entrambi ridono di nuovo, poi escono dalla cella, sbattendo le porte.

 

Scivolo sul mio materasso, rifiutandomi di guardare verso di lui.

Come ho potuto essere così stupida? Avrei dovuto capirlo da sola.

Ecco perché era a disagio e...arrabbiato tutto il tempo.

Riesco ancora a sentire le guardie nella mia mente.

“Oh, guarda un po', sembra che il nostro Professore preferito abbia un piccolo problema.”

Risate.

“Ha un erezione.”

 

Ancora?

Oppure ... di nuovo?

Sono passati due giorni da quell'incidente, quando ho visto il suo problema.

Perché ci sto ancora pensando?

Fai finta di non aver sentito nulla, Hermione.

Cerco di concentrarmi su altre cose.

Sto congelando.

 

I miei capelli sono bagnati. E in quel momento mi rendo conto che è stata cosa buona che le guardie li abbiano tagliati. Mi ha facilitato le cose. Si asciugheranno più in fretta.

Tutto qui.

Devo pensare positivo.

Devo trovare un lato positivo in ogni cosa negativa che accade.

 

 

 

ooo

 

 

 

 

È a disagio.

Non una sola volta mi ha guardata.

É arrabbiato o imbarazzato?

Forse entrambe le cose?

“Professore?”

 

Si irrigidisce, ma ancora non mi guarda: “Sì?”

Non mi aspettavo mi rispondesse davvero e ora non so cosa dire.

“I-io...è ancora arrabbiato con me a causa di quello che è successo ieri?”

Non reagisce per un lungo istante, poi sospira alla fine: “Continuo a pensare che sia stato molto stupido da parte tua fare quello che hai fatto.”

“Lo so.” Abbasso lo sguardo.

Silenzio.


 

 

ooo

 

 

 

 

“Granger.”

La mia testa scatta verso di lui, non credendo di aver sentito bene. Mi ha appena detto qualcosa?

“Professore?”

Lui lotta con le parole, cosa che non sono abituata a vedergli fare.

“La prossima volta le guardie vengono, quando è il tuo tempo per andare al gabinetto, potresti forse rimanere un po’ più a lungo?” Chiede, infine, incontrando i miei occhi.

“Che cosa vuole dire? Perché?”

 

“Sto solo chiedendo...di prenderti un po’ più di tempo per tornare alla prigione.”

“V-Va bene, ci proverò, ma...perché?”

Distoglie di nuovo lo sguardo, serrando la mascella.

Deve dirmelo. La sua richiesta è inusuale e ho bisogno di sapere perché sta me lo sta chiedendo.

“Ho bisogno di un po' di tempo da solo, Granger.” Sputa fuori tra i denti alla fine, ovviamente non a suo agio a parlarne.

 

“Ma ...” Comincio e mi interrompe.

“Nessuna domanda.” Dice freddamente.

È stufo di me. La mia presenza lo sta annoiando a tal punto che ha disperatamente bisogno di un po’ di tempo da solo.

Non posso fare a meno di sentirmi un po’ ferita per questo, ma capisco. Siamo stati insieme per troppo tempo.

Undici giorni.

24 ore al giorno.

 

Insieme in questa piccola cella.

Annuisco velocemente. “Certo, Professore. Farò del mio meglio. Q-quanto tempo le serve?”

Sembra pensieroso per un momento, poi risponde: “Cinque minuti, almeno.”

Annuisco ancora.

La visita al bagno di solito dura cinque minuti. E io cercherò di tirarla per le lunghe. Per altri cinque minuti.

 

Insieme fanno 10 minuti.

 

Spero che sarà grado di godersi il momento in cui non sarò in giro.

So di non essere una compagnia interessante. So che posso essere fastidiosa, soprattutto a lui. Non gli sono mai piaciuta. Beh, ovviamente gli sto davvero sui nervi se è così disperato per avere dieci minuti da solo.

Non dico altro.

Nemmeno lui lo fa.

 

 

 

 

ooo

 

 

 

 

 

Le guardie finalmente arrivano.

Io sono la prima ad essere portata in bagno.

Butto uno sguardo al Professor Piton e annuisco, dicendogli che ricordo il nostro accordo.

 

 

 

 

ooo

 

 

 

 

 

Vengo spinta  nella cella.

Ho cercato di tirarla per le lunghe più che ho potuto. Le guardie stavano diventando impazienti dal fatto che mi stessi prendendo così tanto tempo.

Ho dato al Professor Piton non dieci, ma almeno quindici minuti di solitudine.

Questo è il minimo che merita dopo avermi sopportato per tanto tempo.

Lo guardo mentre entro nella cella.

Che strano.

 

Sembra...un po' a corto di fiato e...c’è del colore sul suo viso.

Le guardie lo indicano e lui li segue fuori.

Cosa gli è successo?

C’era una persona qui dentro mentre ero via?



 

 

 

ooo

 

 

 

 

 

Lo riportano dopo cinque minuti.

Quando le guardie se ne vanno, mi rivolgo a lui, incapace di resistere alla mia curiosità.

 

“Cosa è successo?”

“Che cosa vuoi dire?” Chiede.

“Quando sono tornata.. sembrava-”

“Non è successo niente.”

 

“Ma-”

Granger.”

“Perché mi sta tenendo dei segreti?” Chiedo, un po’ arrabbiata.

Sospira, poi mi guarda. “Ti ho aiutata con il tuo problema. Non ho fatto domande e non cercato di metterti ulteriormente in difficoltà.”

Arrossisco e guardo verso il basso.

Continua: “Cerca di restituire il favore.”

 

“L-lei vuole...che l’aiuti?” Chiedo, confusa, non capendo quello che sta cercando di dire.

I suoi occhi si spalancano per un secondo. “No!” Poi chiude gli occhi e fa un respiro profondo per calmarsi. “Ti chiedo di lasciare le cose come stanno. Non fare domande.”

Lo guardo per un attimo, poi finalmente rinuncio. “Va bene.”

Si rilassa visibilmente alle mie parole.



 

 

 

ooo

 

 

 

 

Un piccolo pezzo di pane.

E due bicchieri d'acqua.

Per quanto tempo una persona può sopravvivere a pane e acqua?

Credo che lo scopriremo presto.

Tralasciamo le formalità e iniziamo a mangiare.

 

 

 

 

 

ooo

 

 

 

 

 

Mi manca il mondo esterno.

Mia madre. Mio padre. Harry. Ron.

Hogwarts.

Èc ome se fossi intrappolata in questo buco nero.

E come se il tempo si fosse fermato.

 

Mi riesce difficile immaginare che il mondo esterno stia...andando avanti.

Nulla si è fermato solo perché ho smesso di esistere in esso.

Questa è la cosa più difficile a cui abituarsi.

Le lezioni si stanno ancora svolgendo. Ron e Harry sono ancora ad Hogwarts. I miei genitori stanno ancora lavorando.

E io sono seduta qui.

 

“Grazie per avermi spinta via ieri.” Dico improvvisamente.

So che l'ultima cosa di cui vuole parlare sono gli eventi di ieri, ma io devo parlare.

Il silenzio mi sta uccidendo.

Sembra insicuro su cosa dire e alla fine decide di rimanere in silenzio.

Ma ho bisogno di parlare.

 

Come faccio a farlo parlare con me?

“Ho già baciato prima d’ora, sa.”

Mi guarda fisso, ma non dice ancora niente.

“Non voglio che lei creda che fosse il mio primo bacio.” Continuo.

Silenzio.

 

Alla fine parla. “Smettila di chiamarlo...un…”

“Un bacio?”

Si irrigidisce. “Quello che è successo erano mie labbra che venivano premute sulle tue. Non ti sei neppure mossa. Era come se... stessi premendo le mie labbra contro questo muro di pietra.”

Sono un po' risentita da quella frase. “Oh.”

 

Lui pensa a me come ad un muro di pietra.

Beh, questo è...

Silenzio.

 

“Quello che sta accadendo a noi è disgustoso. Malato. Disturbato.” Ringhia. “E in qualche modo...questo è niente in confronto a quello che potrebbero farci. O che faranno in futuro.”

Annuisco, gli occhi persi.

Mi ricordo qualcosa.

Dovrei dirglielo?

 

La mia voce taglia il silenzio. “Ero a questa festa durante l'estate.” Dico a bassa voce.

“Scusa?”

“Non sono mai stata una da uscite e feste, ma ho voluto provare. È stato nel mondo babbano.”

Lui mi guarda, ascolta con pazienza, anche se c'è confusione sul suo volto.

 

“Ho incontrato questa ragazza, Joanna e lei mi ha convinto ad andare ad una festa a casa sua.” Spiego, sorridendo un po’. “La festa non era per niente come mi aspettavo che fosse. Sa come sono le feste nel mondo babbano?”

Lui stringe gli occhi per la confusione, poi alza il sopracciglio e annuisce. “Posso immaginare.”

 

“Tutti erano ubriachi ed io ero rimasto sola. Poi questo ragazzo si avvicinò a me e mi sembrò simpatico. Un po' fastidioso, ma non volevo essere scortese così ho continuato a parlare con lui.”

“Signorina Granger-”

Continuo, ignorandolo. “Poi ha detto che voleva mostrarmi qualcosa. Al piano di sopra.”

Silenzio.

 

Qualche lungo istante passa e nessuno di noi parla.

Infine, mando giù con forza e continuo. “Che stupido da parte mia. Aveva qualcosa da mostrarmi. E non era nemmeno casa sua!”

Guardo in basso verso le mie mani. “Nel momento in cui arrivammo in camera, chiuse la porta e...mi saltò addosso. Letteralmente. All'inizio ero completamente scioccata, ma poi ho cominciato a lottare. Che cosa stava facendo? Non riuscivo a credere a quello che stava succedendo. Fui presa dal panico, gridai. Ma era troppo ubriaco.”

 

“Miss Granger.” Dice Piton, lentamente. “Perché mi stai dicendo questo?”

“Perché voglio che la smetta di trattarmi come una bambina. Non è necessario che mi nasconda la terribile verità, non c'è bisogno che mi protegga tutto il tempo. Ho visto delle cose, ho vissute delle situazioni. Posso gestirla. Può parlare con me.”

Lui guarda intensamente nei miei occhi e faccio del mio meglio per fare lo stesso.

Infine annuisce: “Va bene. Come desideri, Miss Granger.”

 

“Grazie.”

 

Silenzio.


“Cosa è successo, allora?” Chiede e la sua voce mi stupisce. Morbida.

Scuoto la testa. “Era ubriaco. In qualche modo sono riuscita a spingerlo via e sono scappata. Corsi fuori dalla stanza, fuori dalla casa, fino a casa mia.”

Non riesco a capire perché lo sto dicendo. Non l'ho detto a nessuno.

 

E ora  lui lo sa.

Il Professor Piton, fra tutte le persone.

Perché glielo ho detto?

L'espressione sul suo volto si adombra e infine parla. “È stato punito per le sue azioni?”

La domanda mi sorprende, poi scuoto la testa: “No”

 

C’è rabbia nei suoi occhi: “Perché no?”

“I-io non lo so. Non l’ho mai più visto.”

Silenzio.

 

 

 




ooo

 

 

 

 


Le guardie sono tornate.

Non me lo aspettavo.

Pensavo avessimo almeno un giorno prima di doverli affrontare di nuovo.

Ovviamente no.

Il capo sorride ad entrambi e subito so che non sono qui solo per parlarci.

 

“Perché così rigidi?” Chiede: “Fortunatamente per voi, abbiamo solo un paio di minuti, quindi cerchiamo di saltare le formalità e andare direttamente al punto.”

Poi tira fuori un coltello dalla sua veste.

Sobbalzo per lo shock e mi allontano, i miei occhi sul coltello tra le sue mani.

Questo è diverso.

 

Anche se una bacchetta può fare molti più danni, vedere un coltello è più terrificante.

Faccio fatica a respirare ed i miei occhi scattano verso il Professor Piton. Sembra più calmo di me.

Improvvisamente la guardia lancia il coltello a terra.

Cosa?

 

“Vi dirò cosa accadrà questa sera.” Dice il capo. “Uno di voi taglierà l'altro, o meglio ancora, inciderà qualcosa nella pelle dell’altro. La domanda è: chi sarà l’incisore?”

Malati.

Bastardi.

I miei occhi volano al coltello sul pavimento.

 

“E non cercate nemmeno di attaccarci.” Aggiunge. “Sarebbe inutile.”

Silenzio.

“Beh? Che si fa’?”

I-io non lo so.

Dobbiamo farlo.

 

Le conseguenze sarebbero probabilmente molto più dolorose.

“Voi due non siete divertenti.” Sorride il capo. “Quello che pretendo da voi è niente e ancora vi rifiutate di partecipare.”


Improvvisamente Piton si avvicina al coltello e lo raccoglie. Quasi mi aspetto che attacchi le guardie, ma lui non fa niente del genere. Non è così imprudente.

 

“Oh, Professore.” Scoppia a ridere il capo. “Ti offri volontario per incidere la tua allieva?”

Raggelo e attendo la sua risposta.

Non dice nulla mentre si gira verso di me. Poi mi offre il coltello.

“C-Cosa? No, no, no. I-io non posso farlo.” Balbetto, scuotendo la testa.

“Tu puoi.” Dice e la sua voce non lascia spazio ad alcuna discussione.

 

“I-io ho un alta tolleranza al dolore, veramente, Professore.” Insisto.

Non taglierò un mio studente. “Risponde freddamente: “Lo farai tu.”

Ma non voglio.

C'è una..preghiera nei suoi occhi.

Cosa?

Poi capisco.

 

Non posso fargli fare questo. Sarebbe egoistico chiedergli di ferirmi. Si sente già in colpa per l'evento di ieri e questo non farebbe che aggiungerne altra.

Tremante prendo il coltello dalla sua mano.

“Bene.” Dice la guardia. “Non posso dire che sia una sorpresa.”

Guardo negli occhi del Professore e lui annuisce leggermente come per rassicurarmi.


“Dove sarebbe il posto migliore? Hmm?” Il capo sorride. “Il petto.”

Immediatamente il Professor Piton si toglie le vesti, gettandole sul materasso e poi inizia a sbottonarsi la camicia. Il suo volto è impassibile.

Prendo un respiro profondo, raccogliendo il mio coraggio.

Posso farcela.

 

“E la parola sarà...'traditore'.” Dice l’uomo e serro gli occhi per la sorpresa.

Traditore?

Perché?

“Sbrigati, Sanguesporco, abbiamo solo pochi minuti.”

Subito guardo il petto nudo di fronte a me.

 

Cicatrici. Così tante cicatrici.

“Fallo, Granger.” Dice Piton all'improvviso.

Annuisco, portando la punta del coltello sulla sua pelle.

Respira, Hermione
.

Questo non è niente in confronto a quello che potrebbero chiederti di fare.

 

Mordendomi il labbro inferiore, premo il coltello nella pelle, cercando di ritagliare la prima lettera.

Non succede niente.

Prendo un respiro profondo e provo di nuovo, più forte questa volta.

Appare del sangue.

Mi viene male.

 

Il Professor Piton si irrigidisce, ma quella è la sua unica reazione.

Alzo lo sguardo verso di lui, notando che il suo viso è duro e gli occhi sono fissi su qualcosa sul muro.

Devo continuare.

La prima lettera è fatta.

Cerco di rendere le lettere più piccole possibile.

T.

 

R.

 

A.

 

D.

 

I.

 

T.

 

O.

 

R.

 

E.

 

Finalmente è finito.

Lascio cadere il coltello che finisce a terra accanto ai miei piedi.

La guardia agita la bacchetta e quello scompare immediatamente.

Fa un passo in avanti e osserva il mio operato. “Magnifico.” Rivolge poi la sua attenzione verso Piton. “Speriamo che questo ti ricordi il più grande errore della tua vita.”

 

E poi se ne vanno.

Proprio così.

Come se nulla fosse successo.

Guardo le mie mani, notando c'è un po' di sangue su di esse.

“Mi dispiace, Professore.” Sussurro.

 

“Hai fatto bene.” É la sua unica risposta.

“Mi sento malissimo.”

"Non era niente, non hai nemmeno inciso profondamente, guarirà presto.”

“Ma le cicatrici resteranno.”

Lui sospira prima di camminare verso il suo materasso e sedersi, asciugandosi il sangue dal petto.

 

Senza preoccuparmi di cosa potrebbe dire, mi avvicino e mi lascio cadere sul materasso accanto a lui.

“Miss Granger?” Mi guarda, confuso.

“Per favore, solo per un po’.”

“Il tuo materasso non è abbastanza comodo?”

“La prego.”

 

Sospira per il fastidio, ma non dice altro.

“Perché traditore?” Chiedo silenzio.

Si ferma per un attimo, poi continua ad abbottonarsi la camicia, non dandomi una risposta.

Non me lo sarei mai aspettata da lui.

Guardo in silenzio mentre si abbottona la camicia, si rimette le vesti e poi rimaniamo seduti in silenzio.

Chiudo gli occhi per un attimo e poi non mi ricordo di nient’altro.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Day 13 ***


Questa è la traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

 

 

 

 

 

- Day 13 –

 

 

 

 

Dove sono?

 

Mi guardo intorno con un occhio e tutto sembra strano... poco familiare.

Apro l'altro occhio e sbatto le palpebre un paio di volte. Poi capisco.

Non sono sul mio materasso. Questo è il motivo per cui la cella sembra strana. Non sto guardando dal mio punto di vista abituale.

Velocemente mi metto a sedere, notando il Professor Piton seduto su una sedia in un angolo. Mi sta guardando in modo strano.

 

“Mi dispiace.” Mormoro. “Perché non mi ha svegliato?”

Questa è la seconda volta che gli ho rubato il materasso. Come ho potuto addormentarmi senza rendermene conto?

“Beh, io ci ho provato.” Risponde. “Ma allora hai iniziato russare e ho capito che era inutile.”


“Io non russo!”

 

Alza il sopracciglio. “È così? Beh, allora mi scuso, devo averti confusa con un’altra capelli-selvaggi-so-tutto-io che dormiva sul mio materasso.”

“Io non russo.” Ripeto ancora una volta, poi mi alzo in piedi, allungando le braccia sopra la mia testa.

In realtà ho dormito bene. Non mi sono agitata, nessun incubo.

“Tredicesimo giorno.” Dice all'improvviso, la sua voce amara.

Guardo nella sua direzione. “Non sembra, vero?”

 

Lui resta in silenzio.

“A volte sembra che siamo in questa prigione da sempre.” Ammetto, a bassa voce.

Anche in questo caso, nessuna risposta viene da lui.

Sospiro, realizzando che la nostra conversazione mattutina è giunta al termine.

 

 

 

 

ooo

 

 

 

“Professore.” Comincio. “Chi pensa abbiano trovato per sostituirla?”

La sua testa scatta verso di me e subito mi rendo conto di quanto sono stata sciocca.

Immediatamente, cerco di risolvere il problema. “I-intendo dire...per sostituirla mentre non c’era.”


I suoi occhi sono ancora duri e so che è rimasto molto colpito.

 

Dovrò imparare a pensare prima di parlare.

Vergognandomi, abbasso lo sguardo, sperando che il momento scomodo passi presto.

“Non lo so.” Dice alla fine. “Ci sono alcuni che potrebbero essere appropriati per la posizione.”

“Ma sarebbero sicuramente un debole sostituto per lei.”

Lui mi guarda, socchiudendo gli occhi. “Miss Granger, non ce ne è alcun bisogno. Non posso darti dei punti della casa.”

 

“Non lo faccio per i punti della casa.” Lo rassicuro. “Dico sul serio.”

Non mi crede.

“Lei è l'insegnante più severo che abbia mai avuto. Pretende un sacco, ma so che è solo perché desidera che noi impariamo.”

Lui sorride. “Ne sei sicura, Miss Granger? Forse sono semplicemente un bastardo.”

“Non ci credo.”

 “Tu sei troppo ingenua per il tuo stesso bene.”

Rimango in silenzio, pensando a le sue parole. Lo sta solo dicendo. Non può essere vero. Sono sicura che c’è di più nel suo comportamento, in lui che soddisfi l'occhio.

“Ma ti assicuro che non sono un vampiro.” Dice improvvisamente e guardo verso di lui con gli occhi spalancati.

E continua: “Sono pienamente consapevole dei pettegolezzi che gli studenti fanno su di me. Né sono un pipistrello.”

Non posso fare a meno di sorridere un po’ a questo, anche se cerco di nasconderlo. “Beh, è
​ ​bello saperlo.”



 

 

ooo

 

 

 

Deve essere ben oltre mezzogiorno e nessuno è ancora venuto da noi.

“Come sta il suo…petto?” Faccio una smorfia al ricordo degli eventi di ieri.

Lui non risponde subito e questo mi preoccupa.

“Professore?”

“Prude.”

“C'è qualcosa che posso fare?”

“No.” Scuote la testa. “Cercherò di pulire le ferite la prossima volta che arriva il momento per la visita al bagno.”

 

“Forse sarebbe meglio se la lasciasse prendere un po’ d'aria-”

“Non ho intenzione di togliermi la camicia.”

Arrossisco. “N-non intendevo dire quello. Forse potrebbe semplicemente sbottonarla? Non vorrà che si infetti.”

Sembra pensarci per un momento, poi mi guarda. “E non ti darebbe fastidio?”

“Perché dovrebbe darmi fastidio?”

“É un po' fuori luogo.”

 

Alzo gli occhi. “Professore, guardi ciò che ci sta accadendo. Abbiamo...passato di peggio.”

La mia mente ricorda immediatamente tutte quelle docce che siamo stati costretti a fare insieme, ma lo spingo via.

Lui sospira, poi annuisce con la testa, togliendosi la veste e sbottonandosi un po’ la camicia.

Guardo lontano, sentendomi improvvisamente a disagio. Non mi aspettavo di esserlo.

 

I miei occhi lentamente trovano la loro strada verso di lui e non posso fare a meno di guardare il suo petto, osservandolo con interesse. Non avrei mai immaginato che avrei visto il Professor Piton sbottonarsi la camicia. Non avrei mai immaginato di vedere la sua pelle, diversa da quella sulle sue mani e la faccia.

Poi vedo i tagli. Le ferite che ho provocato.

Traditore.

Un'ondata di colpa mi colpisce.

Sono stata io. Io glielo ho fatto.

Subito mi costringo a distogliere lo sguardo prima che si accorga che lo sto fissando.

 

 

ooo

 

 

“Ha di nuovo bisogno di un po’ di tempo da solo?” Chiedo, spezzando il silenzio.

Lui mi guarda, scioccato. “Cosa?”

“Potrei temporeggiare di nuovo.” Dico. “Se vuole.”

Si schiarisce la gola. “No, non credo che sia necessario.”

“Ne è sicuro?”

“Sicuro.”

 

 

ooo

 

 

 

“Miss Granger.”

 

Alzo gli occhi verso di lui sorpresa e speranzosa.

Il silenzio mi sta uccidendo.

Non potrei essere più felice se decidesse di parlarmi. Vorrei parlare di qualsiasi cosa, davvero.

“Sì?”

“Stavo pensando.” Dice. “Forse sarebbe una buona idea se imparassi le basi di Occlumanzia.”

 

I miei occhi si allargano per lo shock. “C-che cosa?”

Mi guarda, infastidito: “Tu sai cos’è Occlumanzia, vero?”

“Certo che lo so! Si tratta di un atto di magia che chiude la propria mente contro la Legilimanzia. La parola ‘occlumanzia’ deriva da occlude, ‘per nascondere’ e mens, dal latino per ‘mente’.” Rispondo.

“Sono consapevole di ciò che è l’Occlumanzia, Granger, non ho bisogno di una definizione.”

Mi sforzo di tenere chiusa la bocca mentre aspetto che continui.

 

“Abbiamo un sacco di tempo e sarebbe intelligente se cercassimo di fare qualcosa di utile.” Spiega. “Questa capacità potrebbe venirti utile in futuro.”

“Certo!” Annuisco. “Ma richiede una grande quantità di forza di volontà, come resistere alla Maledizione Imperius così come un alto grado di disciplina mentale ed emotiva. È anche un metodo di resistere alla influenza del Veritaserum.”

"Stai citando di nuovo brani dai libri, Granger.”

“M-mi dispiace.”

Sono così eccitata. Ho sempre voluto imparare questa particolare arte, ma non ho mai avuto una possibilità.


“Ci vuole molto tempo per imparare, alcuni non la padroneggeranno mai.” Spiega Piton. “Ma penso che non sarebbe male provare.”

Annuisco. “Va bene, ma...pensa che abbia qualche possibilità di impararla, vero?”

“Non lo suggerirei se non la pensassi così.”

L’orgoglio mi inonda. Poi la paura. Cosa succede se non sono in grado di impararlo? Mi metterei solo in imbarazzo


Prima che qualcuno di noi possa dire qualsiasi cosa, una guardia entra, indicandomi per prima.

 

 

ooo

 

 

 

Infine, siamo entrambi di nuovo soli.

 

Sono molto nervosa. Non ho mai avuto nessuna lezione privata con il Professor Piton, ma da quello che ho sentito da Harry, è ancora più esigente rispetto alle lezioni normali.

“P-può farlo senza bacchetta?” Chiedo.

“Ovviamente.” Sogghigna.

 

“Ha mai letto la mente della guardia?”

“Sì, ma non ho trovato nulla di utile.”

Faccio un respiro profondo. “Come si comincia?”

“Siediti sulla sedia.”

Obbedisco, leccandomi nervosamente le labbra, pensando che forse tutto questo è uno sbaglio.

 

Si mette di fronte a me e improvvisamente sembra come un pipistrello. Dalla mia posizione sembra spaventosamente alto e non posso fare a meno di sentirmi come una bambina.

“Vediamo quanto forte di volontà sei.” Dice, e connette i nostri occhi.

Poi sembra che l'oscurità prenda il soppravvento sulla cella.

Il mio respiro si blocca in gola e una sensazione vertiginosa mi avvolge.

C'è una leggera pressione nella mia testa, come se fossi sul punto di avere un’emicrania.

 

Cerco di distogliere lo sguardo dal Professor Piton ma mi accorgo di non riuscirci.

La pressione si intensifica e sento qualcosa che si muove dentro la mia mente.

E poi finisce improvvisamente.

Sbatto le palpebre un paio di volte, rilasciando dei respiri corti

“Cos’era?” Chiedo, cercando di rimettermi in sesto.

 

Lui sorride. “È stato solo un assaggio, Miss Granger.”

Oh Merlino.

“Liberati di tutte le emozioni.” Ordina.“La tua mente deve essere vuota. Libera.”

“È più facile a dirsi che a farsi.” Dico a bassa voce.

Lui ignora il mio commento. “Forma un muro intorno a quei ricordi che desideri rimangano nascosti.”

 

Annuisco, anche se non ho idea di come farlo.

Mi guarda, i suoi occhi intensi e scuri. “Ancora!”





 

ooo

 

 

 

Sto respirando troppo velocemente, il mio cuore sta battendo dolorosamente nel petto.

“Ci sto provando!”

“Ovviamente non ci stai provando abbastanza.”

Non so quante ore sono passate. Sembra non aver mai fine.

 

“Abbiamo appena iniziato!” Cerco di difendermi. “Non può semplicemente spingermelo in gola tutto in una volta!”

Lui sembra essere preso alla sprovvista alle mie parole. E mi sta guardando, un'espressione indecifrabile sul volto.

Infine si schiarisce la voce e si ricompone.

“Questo è niente, Miss Granger.” Dice, infastidito. “Sto solo guardando la superficie e non riesci a spingermi via."

 

“Non so come!”

 

“Usa la tua mente!”

 

Gemo disperata, poi guardo verso di lui. “Proviamo di nuovo.”

Lui sorride. “Almeno tu sei più testarda di Potter. Voleva mollare dopo solo il primo paio di minuti.”

Rimango in silenzio, limitandomi a fissarlo, cercando di concentrarmi.

“Questa volta mi spingerò oltre.” Spiega.

Non reagisco.

Poi lo sento di nuovo nella mia mente.

 

 

 

ooo

 

 

Grido non appena lui lascia la mia mente.

Tutto sembra girarmi intorno e ho problemi a stare seduta sulla sedia.

La testa mi fa male e sembra che stia per esplodere.

Ha visto troppo.

Non ho mai voluto che vedesse alcune cose. Cose private.

 

Le mie conversazioni con Ron e Harry.

I miei genitori.

Io che cerco disperatamente di pettinarmi i capelli, poi mi arrendo e getto la spazzola contro il muro.

“A-ancora.” Riesco a dire.

“No.”

 

“Cosa?”

“È abbastanza per oggi.”

“M-ma non ho imparato niente!”

“Ti ho detto che era molto impegnativo.”

“Posso farlcela!” Insisto.

“Domani.”

“Ma-”

 

“Granger, guardati. Non sarai in grado di sopportare un altro tentativo.”

La mia faccia si indurisce. “Ancora una volta, Professore.”

Lui mi guarda, poi dopo qualche istante annuisce lentamente.

Faccio un respiro profondo.

 

Delle immagini mi appaiono di fronte.

Hogwarts.

Io che studio.

Io nella biblioteca.

Io che osservo un allenamento di Quidditch.

Io che sto osservando Ron, mentre lui non se ne accorge.

 

Improvvisamente sento qualcosa di duro a contatto con il mio corpo.

“Sciocca!” Qualcuno scatta verso di me.

Mi guardo intorno, realizzando che sono sul pavimento.

“C-Che cosa è successo?” Chiedo, la testa dolorante.

 

“Non avrei dovuto ascoltarti.” Dice, afferrandomi il braccio e guidandomi verso il mio materasso.

Crollo, sentendomi stanca e debole.

“Riposa.” Ordina Piton.

Chiudo gli occhi. “Sono patetica.”

Lui si limita a sospirare.

 

“Pensavo che sarebbe andata meglio di così.”

“I Grifondoro hanno sempre più problemi con l’Occlumanzia.”

“Che cosa vuole dire?”

“V lasciate provocare troppo facilmente, non riuscite a controllare le vostre emozioni.”

 

Vorrei discutere con lui, ma sono troppo stanca.

 

E sonnolenta.

 

Chiudo gli occhi.

 



 



 

ooo

 

 

 

Sono da sola

Questa è la prima cosa di cui mi rendo conto quando mi sveglio.

Il Professor Piton non è da nessuna parte.

Il panico mi attraversa e mi tiro su in piedi.

Dov’è?

Tutte le sue cose sono ancora qui, ma lui non c’è.

 

Calmati, Hermione.

Probabilmente era andato solo alla sua visita al bagno.

Ma...perché non mi ha svegliato? Perché le guardie non mi hanno svegliato? Perché io non mi sono svegliata? Le porte fanno sempre quell’orribile rumore quando si aprono.

Che cosa sta succedendo?

 

 

ooo

 

 

 

È ancora via.

È già notte.

Non c’è stata neppure una visita da parte delle guardie.

Mi accorgo che non ci hanno portato il cibo oggi.

Ma il cibo è l'ultima cosa nella mia mente in questo momento.

Non riesco nemmeno a pensare.

Sono nel panico.

 

Che gli è successo?

 

Mi manca.

 

La cella sembra così sbagliata senza di lui. Sono abituata a vederlo stare nell’angolo, seduto sulla sedia, fissare con aria vuota il muro.

 

Ignorarmi.

 

Come ha potuto sparire così?

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Day 14 ***


Questa è la traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

 

 

 

 

 

- Day 14 –

 

 

 

È ancora via.

Nessun segno di lui.

Nessun segno delle guardie.

Sono terrorizzata.

Sono stata sveglia tutta la notte, aspettando, sperando che sarebbe tornato. Ma non lo ha fatto.

Probabilmente è ancora inizio mattina. E la cella è ancora molto buia.

Terrificante.

Mi sembra che diventi sempre più piccola ad ogni secondo che passa. Si sta chiudendo su me stessa?

Cerco di respirare normalmente, ma non posso fare a meno di sentire brividi puro panico scorrermi dentro.

C’è un tale silenzio.

È quasi doloroso.

Quando c’era il Professor Piton il silenzio era fastidioso, ma ora è insopportabile.

Sono sola.

Completamente sola.

Ho la gola serrata per la paura e sento le lacrime che iniziano a formarsi negli occhi.
È passato così tanto tempo dall'ultima volta che ho pianto.

Non importa quello che stava succedendo, quali cose orribili le guardie ci avevano inferto, era più facile, perché lui era qui. Potevo  contare su di lui. Potevo appoggiarmi a  lui. Era come una roccia.

E ora se ne è andato.

 

 

ooo

 

 

 

 

Infine mi permetto di dire quelle parole nella mia mente.

È morto?

Lo è?

No. No. No.

Perché avrebbero dovuto ucciderlo? Non è molto sensato. Se hanno ucciso lui, avrebbero voluto che guardassi, no?

Dove è?

Forse lo hanno portato in un’altra cella per torturarlo?

Tornerà?

 

 

 

ooo

 

 

 

Ancora nessuna traccia di lui.

Aspetto.

Qualcosa di orribile inizia a formarsi nella mia testa.

Il dubbio.

Che succede se i miei timori precedenti fossero stati veri?

E se davvero sta collaborando con i Mangiamorte?

Raggelo, rendendomi conto di quanto possibile sia. Potrebbe succedere.

Oh Dio.

Sembrava molto determinato nell’insegnarmi l’Occlumanzia ieri. Voleva avere accesso alla mia mente per ottenere le informazioni di cui aveva bisogno ed adesso è sparito.

Mi alzo in piedi, non essendo più in grado di rimanere seduta.

Ho i nervi a pezzi.

Ha approfittato di me?

Ora sta parlando con Voldemort, dandogli tutte le informazioni che mi ha sottratto?

Non so quale pensiero sia il più orribile.

Il pensiero che lui sia stato cattivo per tutto il tempo o il pensiero che sia morto.

 

 

ooo

 

 

Mi fa male lo stomaco.

Fa veramente male.

E non dipende dal ciclo, che è già finito. Grazie a Dio.

Il mio mal di stomaco dipende dal fatto che ho fame. E questo è eufemismo.

Sto morendo di fame.

Mi rannicchio in una palla, premendo la testa nel materasso.

 

 

ooo

 

 

Un forte rumore mi tira fuori dai pensieri.

Immediatamente mi alzo, notando una guardia entrare nella cella.

E non c'è nessuno con lui.

Osservo con orrore mentre la porta si chiude alle sue spalle e mi guarda stranamente.

Non capisco quello sguardo.

“Dov'è il Professor Piton?” Domando.

 

“Il Professor Piton non è al momento disponibile.” É la sua unica risposta.

“Dove si trova? Sta bene?”

Lui rotea gli occhi. “Dovresti ascoltare di più e parlare di meno.”

Inconsciamente faccio un passo indietro e sobbalzo quando la schiena tocca il muro dietro di me.

Lui sorride: “Permettimi di spiegarti perché sono qui.”

 

Attendo in silenzio.

“Mi è stato dato il compito di convincerti a rivoltarti contro l'Ordine.”

Quasi sbuffo a quelle parole, ma per fortuna mi sono fermata in tempo.

Lui continua: “Mi è permesso di fare qualsiasi cosa pur di riuscirci. Lo capisci?”

“V-volete che io... lavori per voi? Perché? Sono solo una Sanguesporco, giusto? Sicuramente i Sanguesporco non sono ammessi nei vostri ranghi.”

 

“Questo è vero, ma il Signore Oscuro è disposto a fare un'eccezione questa volta. Per te.”

Tremo alla menzione di Voldemort. Tutto mi sembra più reale ora.

Dopo un paio di minuti scuoto la testa. “Stai perdendo il tuo tempo.”

“Mi aspettavo questo tipo di risposta da te.” Dice, tirando fuori una bacchetta dai suoi abiti.

Mi irrigidisco anche se cerco di nasconderlo.

 

“Proviamo di nuovo.” Sospira, guardandomi. “Sei disposta ad aiutarci?”

 

No.

 

No.

 

No.

 

La parola è così chiara nella mia mente, ma per qualche strano ragione non riesco a dirla.

Apro la bocca per parlare, ma i miei occhi sono fissi sulla bacchetta ed è come se fossi paralizzata.

Non voglio più soffrire. Sono così nauseata e stanca del dolore.

La guardia sorride e si avvicina a me: “Va tutto bene, ragazzina. Basta che tu dica di sì e tutto andrà bene. Verrai portata nelle nostre stanze al piano di sopra, farai un bagno caldo, avrai un pasto decente.”

 

Chiudo gli occhi, prendendo un respiro profondo.

“Dov’è il Professor Piton?” Chiedo, debolmente.

“Sta bene, ha già accettato la nostra offerta.”

Spalanco gli occhi alle sue parole. “C-che cosa?”

“C’è voluta tutta la notte, ma alla fine si è reso conto di qual è la cosa giusta da fare.”

 

“Lui...” Non riesco nemmeno a dirlo.

“Ora tocca a te. Fai la cosa giusta. Proprio come il Professor Piton.”

Oh Dio.

Sono completamente sola.

“Che ne dici, ragazzina?”

I miei occhi si fanno lentamente strada fino al suo viso.

“No.”

 

“Che cosa hai detto?" Si china verso di me.

“No.” Ripeto, più forte questa volta.

Sto tremando di paura, panico, delusione, rabbia, dolore.

Non so per quanto tempo potrò reggere il tutto, ma non tradirò i miei amici e l'Ordine. Non tradirò delle brave persone.

La guardia sospira. “Quanti anni hai?”

 

“Diciassette.”

 

Non so nemmeno perché gli sto rispondendo.

Sono solo così stanca.

“Sei troppo giovane per morire, ragazza.” Risponde. “Che cosa direbbero i tuoi genitori? Vuoi far loro del male? Se ti uccidiamo, il tuo corpo verrà lasciato sulla soglia di casa loro. Vuoi questo?”

Mi viene la nausea.

 

Lo stomaco si contorce e sono contenta di non aver avuto nulla da mangiare.

Mi limito a scuotere la testa.

“Sei molto carina, lo sai?”

Cosa?

Arretro a disagio, sentendomi allarmata alla sua vicinanza.

 

“Mi scuso per il taglio i capelli, ma era necessario.” Spiega, facendo un passo più vicino a me.

“Non farlo.”  É tutto quello che riesco a dire. “Per favore.”

Non so nemmeno quello che sto chiedendo.

“Sarebbe un peccato se la tua vita finisse così, ragazza.”

Cerco di spingerlo via, ma lui è più forte.

 

Non sono mai stata così terrorizzata. Non sono mai stata da sola con una guardia. Non in questo modo.

Improvvisamente si allontana da me e posso respirare di nuovo.

Ma non è finita.

La sua bacchetta è puntata contro di me.

“Crucio.”

Il mio corpo colpisce il pavimento.

 


ooo

 

 

Grido quando è finalmente finita.

Quanto tempo è passato?

Un'ora? Di più?

E quante dosi della Maledizione Cruciatus?

Tre? O forse dieci?

 

Non ne sono sicura. La mia mente non funziona correttamente. Non riesco a pensare.

È come se il pavimento gelido fosse diventato il mio migliore amico. Non riesco nemmeno a sollevarmi.


“Ragazza.” Dice la guardia. “Hai cambiato idea? Sono piuttosto annoiato con la Cruciatus. Potremmo provare qualcosa di diverso.”

Non reagisco.

 

Sono almeno spaventata?

Forse la Cruciatus ha in qualche modo danneggiato la mia capacità di sentire.

All'improvviso la porta si apre e mi irrigidisco, aspettando che un'altra guardia  entri.

Ma non è una guardia.

É...una ragazza.

La guardo, sorpresa e lei sembra confusa.

 

Dal suo aspetto, direi che anche lei è una prigioniera. Ma sembra essere stata qui più a lungo di me.

Dio, ha la mia età.

La guardia l’afferra per un braccio e la spinge contro il muro.

Poi mi guarda. “Il suo nome è Rose.”

“C-Cosa ci fa lei qui?” Chiedo.

 

“Dipende da te.” Risponde. “Se fai come diciamo noi, sopravvivrà. Altrimenti...”

I miei occhi incontrano quelli terrorizzati di lei. Sembra così spaventata, non riesce nemmeno a parlare. Le sue labbra non si muovono, ma lo sguardo nei suoi occhi è implorante. Mi sta chiedendo di aiutarla.

“Non...non farlo.”  Sussurro alla guardia. “Puoi fare quello che vuoi di me.”

Lui si limita a scuotere la testa.

Silenzio.

Oh dio. Oh dio.

 

“Ora.” Comincia. “Passerai dalla nostra parte e ci aiuterai al meglio delle tue capacità?”

“N-non so nemmeno qualcosa! Voi credete che io abbia tutte queste informazioni, ma non le ho! Non so niente!”

Sono nel panico in questo momento. Cosa mai potrei dire per salvare questa ragazza?

 

“Non spetta a me decidere. Se il nostro Maestro pensa che tu abbia un potenziale, allora lo hai.”

Scuoto la testa.

Tutto questo è pazzesco.

La guardia si lascia sfuggire un sospiro infastidito, poi muove rapidamente la bacchetta contro la ragazza. Lei urla mentre un ampio taglio le appare sul collo. C'è del sangue, ma per fortuna ha mancato una vena.

 

Mi sforzo di distogliere lo sguardo da lei. “Non posso.”

“Questa è la tua ultima possibilità.” Mi avverte la guardia. “Tu o la sua vita.”

“Non posso!” Urlo.

“Avada Kedavra.”

Proprio così.

 

“No!” Lancio un grido orribile mentre il corpo della ragazza colpisce il suolo.

È morta.

Mi copro la bocca con la mano in stato di shock.

“C-Che cosa hai fatto?” Sussurro. “Non è stata colpa sua...”

Non riesco nemmeno a piangere, c'è solo questo strano rumore che proveniente da me.

 

A malapena mi accorgo  della guardia mentre mi viene incontro.

Si inginocchia accanto a me.

Cerco di tirarmi su, ma fallisco miseramente. Mi sento così patetica.

Di nuovo mi punta la bacchetta contro e chiudo gli occhi, in attesa che la maledizione mi colpisca.


Dio, non voglio morire.

 

Non voglio che questa cella sporca sia l'ultima cosa che vedrò.

Non voglio stare da sola.

Mentre aspetto, mi rendo conto che non sta succedendo niente.

Ma ...

I miei occhi si spalancano e abbasso lo sguardo, notando qualcosa di invisibile che lentamente sbottona la camicetta.

 

“No!” Protesto, trattenendo la stoffa e cercando di rotolare sul mio stomaco.

Improvvisamente mi salta addosso, in ginocchio su entrambi i lati. Cerco di spingerlo via, ma le mie braccia sono così deboli che a malapena lo raggiungono.

La cosa successiva che sento è  l’orribile rumore di uno strappo mentre la mia camicia viene spalancata. I bottoni volano dappertutto.

Lotto.

 

Non riesco a credere a quello che sta accadendo.

Sono davvero in procinto di essere violentata in questa sporca prigione con il cadavere di una ragazza morta a pochi passi di distanza?

La guardo e noto che i suoi occhi sono ancora aperti.

Poi qualcosa dentro di me esplode.

Non so da dove provenga questa forza. Ero completamente inutile solo un momento fa.

 

E ora mi sto contorcendo sotto di lui, scalciando, colpendo, mordendo.

Sono come un animale.

Ma in qualche modo lui sta ancora vincendo. Ovviamente è così.

“Hai un bel corpo, non c'è da stupirsi che l'amato professore abbia delle difficoltà a tenerlo giù intorno a te.” Sussurra.

Disgustoso.

 

“Lasciami andare!” Urlo, la gola fa già male per tutte le urla.

Non reagisce.

Le sue mani fredde sono improvvisamente sul mio stomaco, risalendo, toccando, tastando.

Una delle sue mani sta spingendo su la gonna e allora qualcosa scatta dentro di me.

Mordo l’altra sua mano per confonderlo e poi faccio schiantare con forza il mio ginocchio contro le sue parti maschili. Lo colpisco così forte  che sono sicura avrò un livido sulla pelle.

 

Lui rotola giù da me, gridando e tenendosi la parte lesa del corpo.

Mi trascino lontano da lui, fermandomi quando raggiungo il muro.

Poi aspetto.

La guardia sembra provare una grande quantità di dolore.

Grugnisce e dopo pochi istanti riesce a tirarsi su. “Noi...finiremo questa faccenda un'altra volta. Non credere che questo resterà impunito. Hai reso le cose molto più difficili per te stessa.”

 

Lancio un respiro di sollievo, senza curarmi che possa accorgersene.

“Come punizione-niente cibo per oggi.”

Con queste parole zoppica verso l’uscita della cella.

Non mi importa del cibo in questo momento. Tutto quello a cui riesco pensare è quello che è quasi successo.

Le lacrime scendono lungo mie guance e mi sdraio a terra, cercando di sistemare la camicetta strappata.

 

È inutile.

Premo la mano sulla bocca per trattenere le grida.

Come si è arrivati
​​a questo?

Dov’è l'Ordine? Perché non vengono  a salvarci?

Perché non ci aiutano? Hanno rinunciato?

Chiudo gli occhi, ignorando la vista della cella e del corpo della ragazza morta.





ooo

 

 

 

Passano le ore.

Non mi muovo nemmeno. Sono ancora nella stessa posizione di quando la guardia se ne è andata.

Ho paura di aprire gli occhi.

Non voglio vedere quella ragazza. So che avrei dovuto coprirla con qualcosa, ma non riesco nemmeno a muovermi. Perché l'ha lasciata qui?

 

Poi c'è di nuovo quell’orribile rumore.

La porta che si apre.

Mi rifiuto di aprire gli occhi, sperando che sia solo la mia immaginazione.

Ti prego, fa che sia la mia immaginazione.

La porta si richiude.

 

Ma riesco a sentire la presenza di qualcuno.

Tremo e mi sforzo di trattenere le grida.

“Miss Granger.”

Mi si blocca il respiro in gola

“Miss Granger.”

Quella fredda, setosa voce.

È davvero lui?

 

Sento muovere dei passi verso di me, poi una mano mi tocca la spalla e sobbalzo indietreggiando, spalancando gli occhi.


Non ci posso credere.

È lui.

Il Professor Piton.

“Sei...vivo.” Riesco a dire.

 

Sento il bisogno di abbracciarlo. Sono così felice che sia tornato.

“S-sei qui.” Sussurro, sorridendo.

“Sono qui.” Risponde lui, poi i suoi occhi scivolano oltre fino a guardare la ragazza distesa accanto al suo materasso. “Cosa è successo?”

Si avvicina velocemente verso di lei, chinandosi. Dopo un momento, si volta verso di me: “É morta.”

 

Annuisco, mentre le lacrime mi annebbiano la vista. “È colpa mia.”

“Che cosa vuoi dire?”

“H-ha detto che l'avrebbe uccisa se mi fossi rifiutata di aiutarlo...”

Piton prende un respiro profondo, mentre la comprensione appare sul suo volto. Si alza, afferra il mantello dal mio materasso, poi copre con delicatezza la ragazza.

 

Non credo che toccherò mai più quel mantello.

Poi lui rivolge la sua attenzione su di me, osservandomi con attenzione. “Cos'altro è successo?”

Stringo la camicetta intorno a me, senza rispondere.

“Miss Granger?”

Poi noto qualcosa.

 

Lui sembra…diverso.

 

Più pulito. I suoi abiti sono diversi. Si è rasato la barba.

“Cosa è successo a lei?” Chiedo, confusa. “Perché è…”

Lui non risponde subito e mi irrigidisco. “È vero, allora?”

Cerco di allontanarmi da lui, l’orrore sul viso. “É dalla loro parte!”

“Granger, calmati.”

 

“Mi fidavo di lei.” Non riesco a fermare il tremolio della mia voce. “Stava guardando? Le è piaciuto lo spettacolo?”

“Non saltare alle conclusioni.” Dice con fermezza.

Prendo un respiro profondo, cercando di calmarmi. “H-hanno detto che lei è dalla loro parte adesso.”

“Miss Granger, quella era una bugia.”

 

“Allora, dove è s-stato? I-io ero così sola. Così da sola.”

Lui sospira. “Sono stato portato in una stanza e hanno trascorso tutta la notte cercando di convincermi di passare dalla loro parte.”


“E...le hanno tagliato i capelli e rasato la barba?

“Erano molto persistenti e convincenti.”

 

Cerco di spostarmi, ma mi sfugge un grido quando una fitta di dolore mi attraversa.

“Dove ti fa male?” Chiede con preoccupazione, i suoi occhi perlustrano il mio corpo.

Mi lascio sfuggire una breve risata. “Mi fa m-male t-tutto.”

“Granger, vuoi dirmi cosa è successo?”

 

Distolgo lo sguardo da lui. “La guardia è venuta da me. Era da sola.”

“Mi hanno assicurato che non ti sarebbe stato arrecato alcun danno in mia assenza.” É arrabbiato, lo sento.

Silenzio.

“Che cosa ha fatto?” Chiede lentamente.

“Maledizione Cruciatus, per lo più.”

Per lo più?”

 

“E d-dopo di quello lui... ha provato qualcosa d'altro e-ed ero così debole e s-stanca e non riuscivo a fermarlo...non ho potuto fare niente.”

“Miss Granger.” Dice con voce addolorata.

So cosa vuole chiedere, ma non osa.

Subito scuoto la testa. “Non è successo niente.” Poi mi obbligo a sorridere. “Penso di avergli fatto male a sufficienza per oggi.”

 

Si rilassa visibilmente a quelle parole, poi si avvicina per aiutarmi. “Vieni.”

Mi conduce fino al mio materasso, poi fa un passo indietro, ancora guardandomi.

“Perché ha rifiutato?” Chiedo a bassa voce.

“Vedo che abbiamo ancora alcuni problemi di fiducia.” É la sua unica risposta.

“Non volevo pensare...in un primo momento non l'ho fatto...ma poi…” Arranco.

 

“Credi onestamente che sia capace di tradire l'Ordine, di tradire il Preside?”

Vorrei poter dire di no. Ma non lo so.

Non so più nulla.

“Capisco.” Dice dopo il mio silenzio.

“Cosa ... cosa faranno con lei?” Chiedo, guardando quella povera ragazza.

 

“Non la lasceranno qui, non ti preoccupare.”

“É così giovane.” Sussurro. “La conosce? É una studentessa di Hogwarts?”

Lui si irrigidisce. “Dovresti riposare un po’.”

“È tutta colpa mia.”

“Granger-”

 

“Avrei dovuto fare qualcosa. Lei mi stava guardando e…”

“Ci sono sempre le vittime innocenti.”

Silenzio.

“Riposati un po’.” Ripete.

“Sarà ancora qui quando mi sveglio?”

 

Mi sento come una bambina, chiedendoglielo.

“Hai la mia parola.” Risponde.

Annuisco, chiudendo gli occhi, desiderando che tutti i ricordi orribili del giorno scompaiano dalla mia mente.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Day 15 ***


Questa è la traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

Un particolare ringraziamento a Sijack  Che si è offerta come parziale traduttrice per questa storia. Grazie al nostro nuovo lavoro combinato gli aggiornamenti saranno molto più frequenti e precisi. Grazie Silvia J

  

 

 

 

 

- Day 15 –

 

 

"Professor Piton!" Urlo.

Spalanco gli occhi e mi metto immediatamente a sedere, la gola serrata.

“Granger.” La voce arriva dall'altro lato della cella.

É qui. 

Mi rilasso visibilmente.

Lui è qui. Proprio come aveva promesso.

Incontrando i suoi occhi per la prima volta oggi, non posso fare a meno di sentire qualcosa di strano.

Lui è...diverso.

Sembra quasi che questo sia il nostro primo giorno qui.

Sembra come che questo sia il suo primo giorno.

É pulito.

E poi abbasso lo sguardo verso me stessa e la realtà mi colpisce.

Non è il mio primo giorno.

É il quindicesimo. 

Non avrei mai pensato di poter sopravvivere dopo il primo. 

“Granger?” 

Ha notato l'espressione sul mio volto.

Mi limito a scuotere il capo e poi i miei occhi puntano dritto verso il corpo immobile sul pavimento.

“L-lei è ancora qui?” Sussurro.

“Lo stanno facendo di proposito.”  È la sua risposta. 

“Ma non possono lasciarci qui... con un... cadavere.” Inizio a sentirmi male. 

Grazie a Dio è coperta. Non sarei in grado di guardarla. Di guardarla negli occhi.

“Non guardarla” Dice lui

Non è così semplice.”

“Guardami.”

Non ubbidisco.

“Granger.” Dice di nuovo, con voce ferma. “Guardami.”

Alla fine distolgo lo sguardo dalla ragazza e incontro i suoi occhi.

Ha degli occhi davvero scuri. Non l'avevo mai notato prima. O non ci avevo dato molto

peso. Ma sono davvero scuri.

“É un peccato che la ragazza abbia perso la vita.” Dice. “Ma non dovremmo rimuginarci su.”

Sono un po' sorpresa alle sue parole. “Come può dire una cosa del genere?”

“Sono più preoccupato per noi due al momento.”

“Ma comunque-”

“Siamo noi quelli che hanno bisogno d'aiuto, non lei. Lei è già andata.”

Le sue parole mi trafiggono come un coltello. Lui è...insensibile. O forse sono io ad essere troppo... premurosa?

Ma devo ammettere che ha ragione. La ragazza è morta e nessuno può aiutarla ormai.

Rimango in silenzio, anche se non sono completamente d'accordo con lui.

 

 

 

ooo

 

 

 

“Cos'è successo esattamente, Professore?”

Mi guarda. “Che vuoi dire?”

“Quando sono venuti a cercarla... Perché non mi sono svegliata?”

“Avevano detto che era la visita al bagno. Non pensavo valesse la pena svegliarti.” 

“Oh.”

Ero davvero esausta per via delle lezioni di Occlumanzia. Potrebbe essere vero.

 Un lungo silenzio. 

Poi mi viene in mente qualcosa.

Quando ero andata a dormire la scorsa notte era tardi. Le guardie non ci avevano mai concesso una visita al bagno così tardi. Non era mai successo. Di solito vengono nel tardo pomeriggio, ma mai dopo di allora.

Perché il Professor Piton non l'ha trovato strano?

M'irrigidisco improvvisamente, una strana sensazione mi pervade.

C'è qualcosa che non va.

Mi permetto di guardarlo.

Mi sta mentendo?

 

 

 

ooo

 

 

“Ti senti bene?” Chiede lui.

Lo guardo dal mio posto sul materasso.

“H-ho fame.” Rispondo sinceramente.

Lui annuisce semplicemente, poi abbassa lo sguardo. Credo di aver visto vergogna sul suo viso per un breve istante.

“Che c'è?” Chiedo

“Niente.”

C’è qualcosa.” Insisto.

Sospira, ma non risponde.

Poi capisco. “Le...hanno dato del cibo, è così?”

 Dopo un lungo attimo annuisce.

“Oh.” Non so come reagire.

Sono...contenta che non stia soffrendo la fame anche lui, ma non posso fare a meno di... invidiarlo.

Ho così fame.

“È davvero una bella cosa per lei.” Dico infine. “Cosa... cos'ha mangiato?”

S'irrigidisce. “Miss Granger, non credo che parlarne possa aiutarti.”

Ha ragione.

Parlare di cibo peggiorerebbe solo le cose.

Ho bisogno di pensare ad altro.

“Come va il suo petto?” Chiedo all'improvviso, cercando di cambiare discorso. 

Lui mi guarda, confuso. “Che vuoi dire?”

“Il suo petto?”

Ancora, non sembra comprendere.

“I tagli?” Aggiungo lentamente. “Quando ho intagliato 'traditore' sul suo petto?”

“Oh, certo. Me ne ero completamente dimenticato. “Risponde, poi annuisce, “Guariscono senza problemi.”

Ho bisogno di qualche attimo per elaborare ciò che ha detto.

“B-bene.” dico, guardando altrove.

Qualcosa davvero non va.

O forse sto reagendo in maniera eccessiva. É solo la mia paranoia?

 

 

 

 

ooo

 

 

Le ore passano e sono sempre più diffidente nei suoi riguardi. Spero solo che non si accorga che lo sto fissando. Ma non posso farci nulla. C'è qualcosa di strano.

Molto strano.

Ci sono momenti in cui credo che la persona che è con me nella cella non è nemmeno il Professor Piton.

É possibile?

Stanno giocando con me?

Il vero Professor Piton è da qualche altra parte?

Il solo pensiero è così orribile che mi manda i brividi lungo il corpo.

“Professore?”

Devo provare a fare qualcosa.

Non posso non fare niente. O potrei fare la stessa fine della ragazza che sta a qualche passo di distanza da me.

“Cosa c'è, Miss Granger?”

Prendo un respiro profondo. “C-c'è una cosa che vorrei chiederle.”

“Sì?”

“É da qualche anno che mi tormenta.”

Lui alza semplicemente le sopracciglia, aspettando che continui.

“Durante il quarto anno, quando ci fu un incidente tra Harry e Malfoy, quando i loro incantesimi rimbalzarono e colpirono me e quel... Goyle.”

Sta ascoltando attentamente, con aria confusa.

Continuo. “Perchè ha... Perché ha preso in giro i miei capelli? Diceva davvero? O stava solo cercando di... mettermi in imbarazzo ancora di più?"

Trattengo il respiro, osservando attentamente il suo volto.

A primo impatto sembra confuso, poi socchiude gli occhi con diffidenza.

Tutto dipende dalla sua risposta.

Determinerà se sto condividendo la cella con un Mangiamorte o con il vero Professor Piton.

Alla fine parla, lentamente e in modo controllato. “Miss Granger, cosa stai cercando di fare?”

“C-cosa vuole dire?” Obbligo il mio viso a rimanere calmo.

Lui ripete la domanda. “Cosa stai cercando di fare?”

“Niente.”

“Perché mi stai chiedendo di una cosa che è successa due anni fa?” Mi sta guardando dritto negli occhi. “E cosa più importante, perché stai inventando i fatti?”

Mi irrigidisco. “Q-quali fatti?”

“Sappiamo entrambi che non ho mai preso in giro i tuoi capelli, anche se se lo meriterebbero. Feci un'osservazione sui tuoi denti.”

Lascio andare il fiato che avevo trattenuto fino a quel momento, chiudendo gli occhi per un istante.

“Cosa stai facendo, Granger?” Mi domanda.

Lo guardo. “Stavo solamente... controllando.”

Controllando?” Chiede. “Controllando se la mia memoria funziona?”

“N-no.”

Annuisce. “Capisco. Stai controllando se sono chi dico di essere.”

Emetto un respiro carico di frustrazione. “Non ne ho il permesso? É lei che se n'è andato per tutta la notte e ritorna senza nessun segno evidente di tortura, anzi, sembra addirittura stare meglio e in salute.”

Il suo volto s'irrigidisce. “D'accordo. É il quindicesimo giorno e ancora dubiti di me. Credi che io non abbia lo stesso diritto?”

“C-come?”

“Come faccio a sapere che sei davvero Hermione Granger?”

“Non sia ridicolo.”

“Come faccio a sapere che sei chi dichiari di essere?”

“Non le ho dato alcun motivo per dubitare di me!”

“E io ti ho dato motivo per dubitare di me?”

Silenzio.

“Alcuni conti non mi tornano.” Dico a bassa voce.

Sospira. “Ti ho detto che ci sono cose che non posso spiegarti. Non ha niente a che vedere con te.”

“E ha a che vedere con lei?”

A quella domanda fa semplicemente roteare gli occhi, pizzicandosi il naso per calmarsi.

Continuo. “Perché 'traditore'? Come li ha traditi? E poi dice che le hanno dato tutte quelle cose per tentare di convincerla a passare dalla loro parte?”

“Granger-”

“Non ha alcun senso, Professore!”

“Non ti ho protetta per tutto questo tempo?”

Questo mi prende alla sprovvista. “S-sì, ma-”

“Ma potrebbe far tutto parte del mio piano per conquistarmi la tua fiducia.” Finisce la frase per me.

Sospiro, mordendomi il labbro inferiore per la frustrazione.

“Non vedi?” Chiede in modo calmo. “Questo è esattamente ciò che vogliono. Vogliono che iniziamo a dubitare dell'altro. Vogliono che perdiamo la fiducia nell'altro.”

“E sta funzionando.” Sussurro.

“Sfortunatamente, sì.”

Silenzio.

Vorrei potergli credere. Dio, voglio credergli. Non sto facendo tutto questo perché lo voglio. Sarebbe molto più facile fidarmi di lui. Ma perché quella vocina nella mia testa continua a sussurrare?

“Non ricordava i tagli sul suo petto.” Dico, guardandolo.

“Avevo cose più serie a cui pensare.”

“Ma ancora...” Mi azzittisco.

Improvvisamente si alza in piedi e inizia a svestirsi.

Scuoto velocemente la testa. “Non c'è bisogno che lo faccia.”

Lui non risponde.

Quando arriva alla camicia, la sbottona velocemente e si avvicina.

Giro la testa da un'altra parte.

Guarda.” Mi ordina e il suo tono di voce non lascia spazio per le discussioni.

I miei occhi puntano dritto sul suo petto.

I tagli sono lì.

Traditore.

Sta guarendo, ma rimarranno le cicatrici.

 “Riconosci la tua scrittura, Miss Granger?” Mi chiede, quasi prendendomi in giro.

Annuisco, distogliendo lo sguardo da lui.

Questo è il Professor Piton.

Ricorda le cose del passato, cose che solo il vero Professore ricorderebbe. E ha le stesse ferite che aveva prima di sparire.

Ma c'è ancora una cosa che mi tormenta.

É ancora dalla nostra parte? 

O è passato dall'altra?

E non c'era alcun modo per scoprirlo.

Lui si volta e si riveste.

Nessuno dei due parla di nuovo.

La sua storia non è molto convincente, ma non posso fare nulla per venirne a capo. Tutto ciò che posso fare è far finta di niente.

 

 

 

 

ooo

 

 

La guardia entra nella cella, lanciando un pezzo di pane sul pavimento. Poi agita la bacchetta e un bicchiere d'acqua si materializza. I miei occhi si spalancano alla vista di ciò che ho davanti e riesco a malapena a controllarmi. Non voglio sembrare un animale, ho ancora un po' di dignità rimasta. Non mi lancerò sul cibo. Almeno non di fronte alla guardia.

Poi mi guarda. “Vieni.”

Bagno? Probabilmente.

Velocemente, mi alzo e vado via con lui.

 

ooo

 

 

Finalmente sono tornata nella cella.

Ho provato a essere quanto più veloce possibile, per ritornare da quel pezzo di pane.

La guardia indica Piton. “Adesso tu.”

Il Professore cammina nella sua direzione con fare calmo, lanciandomi una veloce occhiata prima che entrambi lascino la prigione 

Questo è il momento in cui mi rendo conto.

Sono di nuovo sola.

Sola con la... ragazza.

Immediatamente tutti i pensieri sul cibo abbandonano la mia mente. Raggiungo lentamente l'angolo più lontano della cella, adocchiando il corpo immobile.

Le porte si aprono di nuovo improvvisamente.

E non è il Professor Piton.

Oh Dio. É quella guardia di ieri.

La mia gola si chiude.

E c'è un'altra guardia con lui.

“Portala via” Gli dice il capo, guardando il cadavere della ragazza.

L'uomo ubbidisce, togliendole il mantello di dosso e afferrandola sgarbatamente, trascinandola fuori dalla cella.

Il suo viso è così pallido. 

Mi obbligo a guardare da un'altra parte mentre la guardia sparisce insieme a lei.

Ma il capo rimane, guardandomi.

Alla fine parla. “Ho trascorso l'intera nottata pensando a come fartela pagare. Mi hai fatto abbastanza male.”

Dovrei provare soddisfazione per una cosa del genere. Invece no. Solo paura.

“Quale pensi che sia la punizione più appropriata?” Chiede.

Non riesco nemmeno ad aprire la bocca.

Sorride. “Hai mai sentito la frase 'un bacino e passa tutto'?

I miei occhi si spalancano per lo shock.

Non intende quello. Non può.

“Forse una carezza sarebbe sufficiente.” Aggiunge. “Se farai del tuo meglio.”

In un secondo è accanto a me, spingendo il mio corpo contro il muro. Resto immobile fin quando non afferra la mia mano sinistra, tirandola.

“No-” Tento di spingerlo via, ma è inutile.

Con l'altra mano lo aggredisco, graffiandolo, senza sortire alcun effetto.

“Se provi a fare qualcosa di stupido, ti taglio la mano, capito?” Sussurra in tono pericoloso.

Non posso credere a ciò che sta accadendo.

Mi scappa un singhiozzo e lui ride semplicemente. “Puoi fare finta che sono il tuo

"Professore se può renderti le cose più semplici.”

La frase fa solo aumentare il mio disgusto.

Lui tira la mia mano sempre più giù.

La zip dei pantaloni si abbassa improvvisamente.

Lotto contro di lui, cercando di liberarmi dalla sua presa, ma ho paura che mi spezzerà le dita, me le stringe così forte.

E poi lo sto toccando.

La bile mi sale su per la gola e mi paralizzo completamente.

Sto semplicemente lì, gli occhi fissi su quell'unico punto sul muro mentre lui usa la mia mano.

Posso sentirlo grugnire nel mio orecchio.

Poi improvvisamente sobbalziamo entrambi quando la porta si apre di nuovo. La guardia lascia velocemente la mia mano e si aggiusta le vesti prima di voltarsi.

Sono un'altra guardia e il Professor Piton.

Mi rifiuto di guardare entrambi. Resto immobile, cercando di ricompormi.

Sento le guardie scambiarsi qualche parola e poi vanno via tutte e due, lasciandomi di nuovo da sola con il Professor Piton.

“Hanno portato via il corpo.” Dice lui con fare calmo.

Deglutisco rumorosamente, annuendo.

“Miss Granger.” Comincia. “Cosa stava succedendo?”

Non riesco a guardarlo.

Gli passo davanti, scuotendo la testa. “N-niente.”

Lui sospira. “Hai detto che dobbiamo fidarci l’uno dell'altro.”

L-lei l'ha detto.”

“E avevo ragione.”

“Ho bisogno di lavarmi le mani.”

“Scusami?”

“I-io ho bisogno di lavarmi le mani.” Ripeto.

“Sei appena tornata dal bagno.” Mi fa notare.

“Ho bisogno di lavarle di nuovo, va bene?” Rispondo in modo brusco.

Il suo volto s'irrigidisce e rimane in silenzio 

Guardo la mia mano sinistra con disgusto.

“Come desideri.” Si limita a dire il Professor Piton, allontanandosi da me. “Puoi

mangiare tutto il pane. Non ho fame.”

Mi lascio cadere sul mio materasso, trattenendo a stento i singhiozzi dentro di me.

 

 

 

ooo

 

 

Silenzio. 

Non potevo essere più felice quando arrivò il momento della visita al bagno. 

Ho lavato le mani scrupolosamente. 

E ora posso finalmente mangiare il pane.

Non avrei potuto toccarlo con quella mano.

Comunque, anche se l'ho lavata, mi sembra sporca.

Mi chiedo se mi sbarazzerò mai di questa sensazione.

 

 

ooo

 

 

Forse il Professor Piton ha ragione. 

Continuo ad accusarlo di tradimento. Pretendo che lui si fidi di me, ma allo stesso tempo io non mi fido di lui. 

Perché mi vergogno di ammettere ciò che è successo? Non è come se fosse stata colpa mia.É stato qualcosa che la guardia ha fatto. 

Alla fine prendo un respiro profondo. “Professore.”

Non mi guarda. Probabilmente è ancora arrabbiato. 

Continuo. “Mi dispiace.”

Ancora nessuna reazione da parte sua.

“Quando lei è arrivato... noi stavamo... lui stava... io-”

Mi interrompe. “Lo so.”

“L-lo sa?”

Mi sta guardando adesso. “Quanto pensi che sia ignorante?”

Mi manca il respiro. “P-perchè non...”

“Volevo vedere se me l'avresti detto.”

Annuisco, comprendendo. 

Non c'è altro che lui possa dire.

Le scuse non farebbero alcuna differenza. Dire che tutto andrà per il meglio sarebbe una bugia.

Così resta in silenzio.

“Possiamo non parlarne mai più?” Chiedo a bassa voce. “Può cancellarlo dalla sua mente?”

So che non può.

Ma annuisce. “Certamente.”

Una bugia.

Ma mi fa sentire meglio.

 

 

 

ooo

 

 

“Professore, possiamo provare di nuovo? Con l'Occlumanzia, intendo?”

“Non penso che sia una buona idea. Specialmente dopo ciò che è successo oggi.” Risponde. “Sei troppo emotivamente instabile.” 

Mi irrigidisco. “Non è successo nulla oggi. Proprio nulla.”

Mi guarda fisso negli occhi. “Granger.”

“Non posso starmene seduta e non fare niente.”

“E io non desidero vedere certe cose.” Mormora.

“Cosa sta dicendo?”

“Non sei capace di nascondere i tuoi ricordi o i tuoi pensieri.” Spiega. “Non voglio rivivere alcune... esperienze di nuovo. E questa volta dal tuo punto di vista.”

“Intende... quando è stato forzato a baciarmi?”

“E quando ti ho colpito.” La sua voce è fredda 

Sospiro. “Ci metterò più impegno rispetto all'ultima volta. La prego.”

Non è completamente convinto, ma dopo qualche attimo annuisce. Penso che capisca che stare seduti in una cella e non fare niente sia un totale spreco di tempo.

Se non sto andando a scuola, almeno con le lezioni di Occlumanzia sto facendo qualcosa per la mia istruzione.

Mi siedo sulla sedia e lui si muove per mettersi davanti a me.

Mi guarda fisso negli occhi prima di sussurrare. “Legilimens.”

 

 

 

ooo

 

 

 

Il Professor Piton fa una smorfia. “Non stai nemmeno provando, Granger.”

“Lo sto facendo!”

Mi fa male la testa.

“Ovviamente stai sbagliando qualcosa.”

“Ci sto provando.”

“A quanto pare non sei brava in tutto ciò che fai.”

A quell'affermazione un senso di irritazione mi pervade. “Non mi ha nemmeno detto cosa devo fare!”

“Non ci sono istruzioni dettagliate.” Risponde. “Devi imparare a svuotare la mente. Deve essere vuota.”

Questo è impossibile.

Ci sono milioni di pensieri nella mia mente in questo momento.

Pensieri.

Emozioni.

Ricordi.

Come posso cancellare tutto questo?

“Proviamo di nuovo” Dice.

“Va bene.”

 

 

ooo

 

 

Nessun successo.

Non sto facendo progressi.

Forse è un caso senza speranza.

Non imparerò mai.

Anche il Professor Piton sembra frustrato.

Sto solo aspettando che mi aggredisca e si arrenda.

Alla fine parla. “Sono stato troppo clemente.”

“Cosa?”

“Proverò ad accedere ai ricordi più dolorosi. Quelli che non vuoi mostrare a nessuno.”

Lo guardo, allarmata.

Continua. “Forse posso provare con i ricordi di oggi?”

Mi ci vuole un momento per capire a cosa sta alludendo.

L'orrore prende forma sul mio volto. “No!”

“Cos'ha fatto la guardia esattamente?” Dice lentamente. “Ho un'idea, ma sarebbe interessante vederlo.”

No.” Ripeto.

“Sì.”

Apro la bocca per contestare, ma prima che io abbia la possibilità di dire qualcosa lui è di nuovo nella mia mente.

 

 

 

 

ooo

 

 

Mi lascio scappare un grido e salto dalla sedia. “Non ne aveva il diritto!”

Riesco a stento a controllarmi. Ciò che voglio fare è colpirlo.

Ripetutamente.

Sembra disgustato e un po' sbalordito. “Pensavo potesse essere d’aiuto.”

“Beh, non lo è stato! E... e lei ha visto tutto!”

io ho rivissuto tutto di nuovo. Non aveva il diritto di farlo. Non aveva il diritto di obbligarmi a rivivere tutto questo di nuovo.

“Chiedo scusa.”

Cosa?

Lo guardo.

“Chiedo scusa.” Ripete. 

Non posso parlare con lui. Non ora.

Ho bisogno del tempo per me stessa.

Mi fa male la testa.

Mi fanno male gli occhi.

Gli passo davanti e mi lascio cadere sul mio materasso. “Lei pretende che io rispetti la sua privacy, Professore. Forse dovrebbe pensare a fare lo stesso.”

Non dice nulla.

É già buio.

E la nostra conversazione è finita per oggi.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Day 16 ***


Questa è la traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

 

 

 

 

- Day 16 –

 

 

 

 

Sono ancora furiosa.

Come si permette?

Dopo tutto quello che abbiamo passato, ancora non  mi vede come sua uguale. Ho capito che è il mio Professore e che è più vecchio, ma questo non gli dà il diritto di ignorare completamente i miei desideri. Anche la mia opinione conta, soprattutto nella situazione in cui si trovavano. Sarebbe irragionevole aspettarsi che il nostro rapporto rimanga come era stato ad Hogwarts.

 

È ancora mattina presto e stiamo entrambi ignorando l'altro.

Ma...perché mi ignora? Io ho il diritto di essere arrabbiata con lui. E invece di chiedermi scusa, mi sta ignorando, facendo sentire me in colpa per avergli risposto male ieri.

Si era scusato ieri, ma ciò non cancella quello che ha fatto.

Certo. È il Professore Severus Piton. È stato un miracolo che si sia perfino scusato. Sarei una  sciocca ad aspettarmi altre scuse da parte sua in questa vita.

 

 

 

ooo

 

 

Ancora non ci parliamo.

E questo mi dà un sacco di tempo per pensare.

Tutto è così confuso. Ci sono troppi vuoti nella sua storia. Ci sono così tanti vuoti nella mia memoria.

E questo è il sedicesimo giorno. Ho bisogno di alcune risposte.

“Professore.” Dico con voce ferma.

 

Riesco a vedere che è sorpreso dal mio parlargli, ma mi guarda.

Continuo: “Pretendo che mi dica che cosa è successo la notte in cui sono stata catturata.”

Lunga pausa.

Almeno non mi ha dato una rispostaccia per il fastidio.

Continuo: “Voglio la verità. Sono passati sedici giorni e la memoria non sta tornando indietro. Questo non dipende semplicemente dall’esser stata colpita alla testa o dallo shock. Qualcuno non vuole che io ricordi.”

 

“E tu credi che quel qualcuno sia io?” Dice infine.

Lentamente scuoto la testa: “No.”

Spero di non essermi sbagliata.

“Allora perché stai esigendo risposte da me?”

Faccio un respiro profondo. “Voglio solo sapere cosa mi è successo. Non deve dirmi nulla su come lei è stato catturato. Ma ho bisogno di sapere come io sono stata portata qui. Come?”

 

Sembro disperata, ma non me ne può fregare di meno.

Qualcosa cambia nel suo sguardo. I suoi occhi scuri sembrano pensierosi per un attimo e poi realizzo. Lui sa qualcosa. Ha saputo qualcosa per tutto questo tempo.

Ma non me lo ha mai detto.

Perché?

“Me lo dica.” Ordino nuovamente.

Silenzio.

 

Dopo un lungo istante si decide a parlare. “Va bene.”

Spalanco gli occhi per lo shock. “V-Va bene?”

“Se vuoi sapere, te lo dirò.” Dice. “Dopotutto, non sembra che usciremo vivi da qui.”

Dovrei sentirmi sconvolta e spaventata da quell’ultima frase, ma non lo sono. Non mi colpisce più. Non mi importa quello che dice o pensa. Tutto ciò che conta è quello che io credo.

 

Ma ora non è il momento per una conversazione su se e quando verremmo salvati. È tempo di discutere su come siamo finiti ​​qui.

Ateendo con pazienza, anche se i nervi mi stanno uccidendo.

Il suo volto si indurisce. “Ho mentito.”

Va bene. Ho sempre avuto la sensazione che avesse mentito su qualcosa.

“A proposito di che cosa esattamente?” Chiedo, con calma.

“Ti ricordi quando mi hai detto l'ultima cosa che ricordi sono io che ti assegno una punizione?”

 

Annuisco: “Sì, con Gazza.”

“Non è stato con Gazza. Era con me.”

La confusione scorre sul mio viso. “ Ma ricordo-”

“Ho cambiato idea all'ultimo istante. Ho deciso che avresti trascorso la detenzione pulendo la mia dispensa e aiutandomi a preparare qualche semplice pozione per Madama Chips.”

Cerco di ricordarlo, ma la mia mente è vuota. Non mi ricordo assolutamente niente del fatto.

 

Niente.

“Cosa è successo poi?” Chiedo. “Sono venuta nel suo ufficio?”

“L'hai fatto.”

Sembra essere davvero a disagio ora. Ho quasi paura di chiedere ciò che è successo dopo.

Infine, continua: “Sei arrivata
​​al momento più inopportuno.”

“Perché?”

“Ero nel bel mezzo di una conversazione con...qualcuno. Ed hai sentito alcune cose che non avresti mai dovuto sentire.”

 

“Quella persona era... un Mangiamorte?”

Lo sguardo che mi rivolge è più che sufficiente.

Oh.

Così ora so metà della storia.

“Allora ... che cosa è successo?”

“Mi è stato ordinato di sbarazzarsi di te. Avevi sentito troppo. Avevi visto troppo.”

“Ma ... Perché non mi ha semplicemente cancellato la memoria?” Chiedo, confusa.

 

“Questo è quello che ho suggerito ma lui non ha voluto nemmeno sentirne parlare.”

Chi è lui? Voglio saperlo, ma in qualche modo ho la sensazione di non voler ottenere una risposta anche se lo chiedessi.


Prendo un profondo sospiro. “E...come ho fatto a finire qui?”

“Ho fatto del mio meglio per essere sicuro che rimanessi illesa. Purtroppo questo ha attirato molti sospetti.”


É tutto un po' più chiaro adesso.

 

“E poi siamo stati entrambi portati qui?” Chiedo.

Lui si limita ad annuisce.

“Questo significa…” Comincio lentamente. “Che lei è qui a causa mia. Perché lei... voleva proteggermi.”

Lui non risponde.

Ma è ovvio.

Sento un’ondata di senso di colpa abbattersi su di me.

 

Non riesco nemmeno a guardarlo. Come posso?

Il Professor Piton è qui a causa mia. Tutto ciò che gli è successo è colpa mia. Tutto ciò che gli succederà sarà colpa mia.

“Non posso dirti altro. Spero lo rispetterai.” Dice con freddezza.

Annuisco velocemente, ancora fissando le mie mani.

Non credo di poter parlare con lui.

Finalmente conosco la verità.

Forse sarebbe stato meglio se quella verità fosse rimasta un mistero.




 

ooo

 

 

È passata un ora dall’ultima nostra conversazione. E qualcosa mi turba. Non ho la sensazione che mi abbia mentito, ma ci sono ancora delle cose che mi risultano...strane. Era stato quasi facile ottenere quelle risposte da lui. Perché? Per quindici giorni non mi aveva detto mai nulla. Perché ora?

Infine raccolgo il coraggio per chiedere.

“Cosa le è successo mentre era via, Professore?”

“Te l’ho già detto.”

 

“Non mi ha detto tutto, vero?”

Silenzio.

La mia voce trema un po’. “Ha visto... lui? Voldemort?”

“Non pronunciare il suo nome!” Ribatte lui con forza.

Mi ritraggo un po’ al suo tono, non essendomelo aspettato. “P-Perché no? Quali danni può fare? Ci ha già presi.”

 

Osservo il suo viso con attenzione.

 

Lentamente si calma. “È una mia abitudine.”

 

Va bene. Ignoro la faccenda.

 

Poi ripeto la mia domanda. “Beh, lo ha visto?”

 

Lui si irrigidisce, ma ancora non risponde.

 

“Professore?”

 

Ancora, nessuna risposta da lui.

 

“È un sì il suo?”

 

Niente.

 

“Cosa mi sta nascondendo, Signore?”

 

Sto quasi per rinunciare, quando  finalmente si volta verso di me.

 

“Non c’è alcuna speranza per me, Miss Granger.”

 

Ho la gola chiusa. “Che intende dire?”

 

“Non c’è alcuna speranza per me.” Ripete, privo d’emozioni. “Non c’è alcuna possibilità che mi lascino andare.”

 

“M-ma… non è niente di nuovo.” Dico. “Non c’è nemmeno una possibilità che lascino andare me.”

 

“Esiste una possibilità.”

 

Resto in silenzio per un secondo, limitandomi a guardarlo.

 

Lui continua. “Dovrei essere morto. L’unica ragione per cui sto ancora respirando, è perché vogliono usarmi per arrivare a te.”

 

“Perché?” Mormoro.

 

Distoglie lo sguardo. “Li ho traditi.”

 

“Lei-”

 

Sembra lottare contro le parole. “Io sono…io ero un Mangiamorte. O perlomeno ho finto di esserlo. Una breve pausa. “Ma tu già lo sapevi, non è vero?”

 

“Era una spia.” Concludo, spalancando gli occhi.

 

Annuisce. “Si.”

 

“Io… C’erano delle voci a riguardo.”

 

Lui sospira. “Ora conosci la verità.”

 

“Hanno scoperto che sei leale all’Ordine.”

 

“E quello è stato l’ultimo tradimento.” Risponde cupamente. “C’è ancora speranza per te, Miss Granger. Potrebbero rilasciarti in cambio di qualcosa. La mia vita, in ogni caso, è finita.”

 

“No.”

 

La parola mi sfugge dalle labbra prima che possa fermarla.

 

Ma continuo. “Entrambi verremo salvati. Non accadrà niente a nessuno di noi due.”

 

Mi guardo per un lungo istante, poi fa un sorrisetto. “Tipico, un Griffondoro.”

 

“Ci salveremo.” Ripeto, più forte.

 

Non mi crede. Riesco a vederlo sul suo viso. Sta pensando a quanto sono immatura e poco realista. Ma preferisce non dirlo.

 

“Ci salveremo.” Ripeto di nuovo, più a me stessa che a lui.

 

Non accadrà nulla al Professor Piton. Non potrei sopportarlo. Lui è qui a causa mia. L’Ordine ha perso una spia preziosa a causa mia.

 

Che cosa ho fatto?

 

 

 

 

ooo

 

 

Mi alzo, sentendo il bisogno di distendere le gambe.

 

Il Professor Piton si schiarisce la gola come se stesse cercando di dirmi qualcosa.

 

Cosa?

 

Lo guardo, confusa.

 

Sta guardando altrove.

 

“Signore?”

 

“La tua…la tua camicia, Miss Granger.” Dice imbarazzato, ancora non fissandomi.

 

La mia testa scatta verso il basso e vedo ciò che lo sta disturbando.

 

Oh.

 

Velocemente, mi stringo addosso il tessuto, sistemandolo, nascondendo quello che non voglio nessuno veda.

 

Arrossisco terribilmente.

 

Ho appena lasciato intravedere più di quanto volessi.

 

Anche se lui ha visto molto di più, sono ancora a disagio all’idea che abbia visto il mio reggiseno.

 

“Cos’è successo? La tua camicia?” Chiede lentamente, incontrando il mio sguardo. “I bottoni?”

 

Mi irrigidisco, stringendo la braccia attorno a me stessa. “Sono saltati tutti…quando…la guardia era qui.”

 

Capisce e non chiede altro.

 

Sono grata di questo.

 

 

ooo

 

 

Presto sarà tempo per la visita al bagno.

 

I nervi mi stanno uccidendo.

 

Quando verranno a prendere il Professor Piton, resterò da sola.

 

Quella guardia disgustosa.

 

Tornerà da me?

 

Non voglio nemmeno pensare a quello che potrebbe fare.

 

Mi fa venire la nausea.

 

“Professore?”

 

Resto sorpresa nel sentire la mia voce. Sono nel panico ed è evidente.

 

Lui mi guarda, sorpreso. “Sì?”

 

“Posso…Posso chiederle un favore?”

 

Questo lo coglie di sorpresa, ma lentamente annuisce.

 

“Quando verrà condotto al bagno.. potrebbe…tornare in fretta?”

 

Sembro patetica. E questa richiesta suona davvero strana.

 

Lui socchiude gli occhi. “Hai paura della guardia.”

 

Mi irrita come riesca facilmente a leggermi dentro.

 

Mi sfugge un rantolo. “Lui è… arrabbiato con me.”

 

“Non la definirei rabbia, Miss Granger.” Dice lentamente. “Ma cercherò di tornare il prima possibile.”

 

Annuisco, un sorriso di gratitudine si forma sulle mie labbra.

 

“In ogni caso. “Continua. “Non vedo come io sarei in grado di far qualcosa se lui…”

 

“Lo so.” Lo interrompo. “É solo che mi sento più al sicuro quando lei è qui.”

 

Forse non avrei dovuto dirlo.

 

Forse è meglio se non aggiungo altro.

 

 

 

 

ooo

 

 

É l’ora della visita al bagno.

 

Prendono per primo il Professor Piton.

 

Mi guarda prima che lo portino via.

 

Sono di nuovo sola.

 

Il mio cuore sta battendo all’impazzata. Continuo a fissare la porta, aspettandomi che qualcuno faccia irruzione da un momento all’altro. Non ho nulla con cui difendermi.

 

Niente.

 

Passano i minuti.

 

Sono ancora da sola.

 

Poi un altro minuto.

 

Nessuno.

 

Un altro minuto.

 

Il respiro si blocca nella gola quando sento un rumore provenire da fuori la prigione.

 

Smetto di respirare.

 

Sta arrivando.

 

Riesco a sentire i passi.

 

Ma…non c’è nessuno.

 

Osservo attentamente la porta.

 

Non si muove.

 

C’è un silenzio talmente orribile.

 

All’improvviso la porta si spalanca e quasi mi sfugge un grido.

 

Il cuore mi si incastra in gola.

 

Ma è solo lui.

 

Il Professor Piton. È tornato.

 

Mi rilasso visibilmente e lo ringrazio con gli occhi prima che di lasciare la stanza con la guardia.

 

 

 

ooo

 

 

Lui attende fino a che siamo di nuovo soli nella cella prima di parlare.

 

“Stai bene?”

 

Annuisco. “Non è venuto nessuno.”

 

“Bene.”

 

Sì. Bene.

 

Ma ho la sensazione che non sia ancora finita.

 

La guardia non si è affatto dimenticata di me.

 

 

ooo

 

Cibo.

 

Abbiamo ricevuto due mele questa volta insieme al pane.

 

“Sono preoccupati per la nostra salute.” Dico, tagliando il silenzio.

 

Il Professore si limita a guardarmi.

 

“Era.. era uno scherzo.” Mormoro, masticando un pezzo di pane. “Doveva essere divertente.”

 

“Sono piuttosto familiare alla cosa, Miss Granger.” Commenta.

 

“Buono a sapersi.”

 

 

ooo

 

 

Sono sul mio materasso, fissando il soffitto e pensando.

 

È tutto quello che posso fare.

 

Tutto quello che possiamo fare.

 

Guardo le mie gambe. Sembrano… più sottili.

 

Poi mi esamino le braccia. Anche queste sembrano più fini.

 

Riesco a sentirmi le costole.

 

Disgustoso.

 

Quanto peso ho perso?

 

Probabilmente ho un aspetto orrendo.

 

 I miei occhi si fanno strada verso il Professor Piton.

 

Lui non sembra aver perso peso. O forse è solo perché ha tutti quei vestiti addosso. Non gli farebbe male se ne togliesse qualcuno. Come riesce a dormire con tutta quella roba pesante addosso?

 

Lui mi sorprende nel fissarlo e alza un sopracciglio interrogativamente.

 

“N-niente.” Rapidamente scuoto la testa.

 

Sorprendentemente, lascia correre la faccenda.

 

 

 

ooo

 

 

“Professore, perché sono così negata con l’Occulumanzia?”

 

Lui sospira. “Ci siamo allenati solo per due giorni.”

 

“Ma dovrebbe esserci stato un qualche tipo di progresso.” Insisto. “E invece niente.”

 

Mi sta frustrando la cosa.

 

Io sono Hermione Granger. Sono brava in tutto. Beh, quasi tutto. E io che pensavo che Occlumanzia sarebbe stata… più semplice.

 

“Per ottenere un qualche progresso la tua mente deve essere serena. Vuota. Devi essere calma dentro.” Spiega il professr Piton. “É perfettamente comprensibile che tu non sia serena al momento.”

 

“Sarebbe meglio se lo fossi.” Sussurro.

 

“Abbiamo tempo.”

 

Questo attira la mia attenzione. “Come lo sa? Potrebbero arrivare e… farci fuori da un momento all’altro.”

 

“Non credo che lo faranno. Non hanno ancora ottenuto nulla da noi.”

 

“E mai lo otterranno.” Mormoro, la voce bassa.

 

Silenzio.

 

Allora mi sollevo e mi metto a sedere. “Forse possiamo provarci di nuovo?”

 

Scuote la testa. “No. Non oggi.”

 

“Perché no?”

 

“Non sono dell’umore per curiosare nella mente di una ragazzina.”

 

Mi irrigidisco. “È così terribile?”

 

Lui si limita a guardarmi.

 

Beh.” Commento, nel tentativo di difendermi. “Non è come se io mi divertissi.”

 

Lui rimane in silenzio.

 

Lo guardo. “Ha penetrato la mia mente una decina di volte in un giorno senza darmi il tempo di riposarmi e questo è molto peggio rispetto al suo dover frugare tra i ricordi di una ragazzina.”

 

Lo sguardo che mi rivolge…

 

Non riesco a spiegarlo.

 

Le sue labbra si schiudono leggermente e rimane completamente in silenzio, solo il suo pomo d’Adamo mostra un qualche movimento alzandosi ed abbassandosi.

 

Che succede?

 

Finalmente si schiarisce la gola e distoglie lo sguardo. “Miss Granger.”

 

È irritato.

 

“Signore?”

 

“Apprezzerei se facesse più attenzione con la scelta di parole.”

 

Lo fisso, confusa. “La mia scelta di parole?”

 

“Sì.” Ringhia, a disagio.

 

Resto zitta, cercando di ricordare cosa posso aver detto per disturbarlo così tanto.

 

Oh.

 

Quella parola.

 

Che stupida che sono.

 

Sarebbe una normale e perfettamente accettabile parola in un’altra situazione, ma siamo stati in questa prigione per troppo tempo. Tutto sembra contorto e strano.

 

Arrossisco leggermente. “Mi scuso. Farò più attenzione.”

 

Lui annuisce.

 

 

 

 

 

ooo

 

 

Un’altra visita al bagno passa.

 

Ancora, nessun segno della guardia.

 

Forse ha rinunciato a me?

 

Spero sia il caso.

 

Ha avuto la sua vendetta.

 

Le mie stesse mani mi disgustano. Probabilmente mi disgusteranno per il resto della mia vita.

 

Non è una punizione sufficiente?

 

 

ooo

 

 

La notte si avvicina lentamente.

 

Sono sempre più tranquilla quando arriva la notte. Significa che non c’è alcun pericolo di vedere le guardie.  Non vengono mai a farci visita verso sera. Eccetto quella volta che hanno preso il Professor Piton.

 

Come se mi avessero letto i pensieri, la porta si apre lentamente.

 

Il Professor Piton e io ci alziamo di scatto e ci avviciniamo l’uno all’altro.

 

È lui.

 

La guardia disgustosa.

 

Alla sola vista sento la bile salirmi lungo la gola.

 

È solo.

 

Mi guarda per prima, sogghignando appena, poi sposta lo sguardo sul Professor Piton.

 

“Voi due sapete che giorno è questo?” Chiede.

 

Silenzio.

 

“Beh?” Continua. “Sapere da quanto tempo siete qui?”

 

Non riesco a parlare.

 

“Sedici giorni.” Dice dopo un lungo istante. “E non abbiamo ottenuto nulla da voi.”

 

Dove vuole andare a parare con questo?

 

“I vostri amici e le vostre famiglie si saranno ormai dimenticati di voi.” Dice, poi mi guarda. “Beh, i tuoi amici e la tua famiglia. Non penso che il Professore qui abbia qualcuno a cui importi di lui.”

 

Mi irrigidisco, sentendo la rabbia crescere dentro di me. Ma il Professor Piton rimane calmo come sempre. Le parole della guardia sembrano non aver alcun effetto su di lui. Vorrei poter essere dire lo stesso.

 

La guardia continua. “Proveremo qualcosa di nuovo. Ci siamo concentrate un po’ troppo su di te.”

 

Non voglio ascoltarlo.

 

Sento che qualcosa di terribile sta per arrivare.

 

“Ora ci concentreremo sulla tua famiglia.”

 

Le parole mi attraversano come un coltello.

 

La guardia mi guardia dritto negli occhi, un ghigno sul viso. “Abbiamo localizzato la tua famiglia.”

 

Ho le ginocchia deboli. Non sono sicura di poter restare in piedi ancora a lungo.

 

“Li abbiamo presi, Miss Granger.” Dice la guardia. “E se non accetterai di aiutarci domani, riceverei un piacevole… regalo da tua… Madre? Padre? Forse entrambi? Non abbiamo ancora deciso.”

 

Mi sento stordita.

 

La guardia non aggiunge altro. Si limita a voltarsi e ad andarsene, sbattendo la porta dietro di lui.

 

Cado sulle ginocchia un istante dopo, il respiro che mi esce in brevi rantoli.

 

Non riesco a crederci che sta succedendo.

 

Oh Dio.

 

Il Professor Piton è accanto a me, mi sta dicendo qualcosa, ma non riesco a sentirlo, non riesco a sentire la sua voce.

 

I miei genitori.

 

La mia mamma.

 

Il mio papà.

 

Sono… con i Mangiamorte?

 

Li stanno torturando in questo stesso istante?

 

Le lacrime scendono lungo le mie guance.

 

Non riesco a controllarmi.

 

È tutta colpa mia.

 

È colpa mia se il Professor Piton è qui. È colpa mia se i miei genitori sono qui.

 

Non riesco a respirare.

 

“Miss Granger.”

 

Scoppio a piangere istericamente, ma nessun suono proviene dalla mia bocca.

 

O forse non riesco nemmeno a sentirmi.

 

Le mani di qualcuno sono sulle mie spalle, cercano di calmarmi.

 

Non sta funzionando.

 

Mi sta parlando.

 

Il suo tono è morbido.

 

Ma il Professor Piton non possiede un tono morbido.

 

Non riesco a vedere nulla al di fuori delle mie lacrime.

 

Sto tremando.

 

Sono così sola. Così sola. E terrorizzata.

 

Poi senza pensarci mi premo contro di lui, afferrando disperatamente i suoi vestiti fra le mani, nascondendo il viso sul suo petto.

 

Ho bisogno che qualcuno mi abbracci.

 

Ho bisogno che qualcuno mi dica che tutto andrà per il meglio.

 

Posso sopportare tutto quello che la guardia decide di fare con me.

 

Ma non i miei genitori. Non loro.

 

Il Professor Piton non mi sta abbracciando. Resta inginocchiato accanto a me in evidente imbarazzo. È teso, riesco a sentirlo, ma non mi allontano da lui. Vorrei potermi perdere tra i suoi vestiti e non uscire mai più.

 

Sta parlando di nuovo.

 

Ma non riesco a sentirlo. Non riesco a capirlo.

 

Non si sta spostando.

 

E io non ho intenzione di lasciare i suoi vestiti.

 

Questa è l’ultima cosa che ricordo.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Day 17 ***


Questa è la traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

- Day 17 –

 

 

 

In effetti non provo nulla.

Niente.

Sono seduta sulla sedia al centro della cella.

Il Professor Piton è in piedi davanti a me.

Sta parlando.

Sta cercando di attirare la mia attenzione.

Non sta funzionando.

Non lo sto guardando. Il mio sguardo è fisso su quel punto del muro. Le mie orecchie funzionano ancora, posso sentirlo, ma non lo sto ascoltando.

Sono sorprendentemente calma.

Non so per quanto a lungo ho pianto tra le sue vesti, aggrappandomi a lui come se la mia vita dipendesse da questo. Mi sono messa in imbarazzo a sufficienza per questa vita.

Tutto ciò che riesco a ricordare è... che ho improvvisamente smesso di piangere. L'ho lasciato andare, mi sono persino scusata per avergli inzuppato i vestiti. Poi mi sono semplicemente alzata e diretta verso la sedia.

Sono rimasta seduta da allora.

É mattina.

"Granger."

Perché mi sta chiamando?

Perché c'è preoccupazione nella sua voce? Sto bene. In effetti sono davvero calma. Lo stato in cui sono ora è decisamente migliore di quello in cui ero un paio d'ore fa.

"Dannazione, Granger!"

Non sobbalzo nemmeno al suono della sua voce.

Ho solo bisogno di un po’ di tempo per me stessa. Perché sta cercando di farmi reagire?

Improvvisamente le sue mani sono sulle mie spalle, scuotendomi leggermente.

"Granger."

Smette quando non riceve alcuna reazione da parte mia.

Poi inizia a parlare di nuovo.

Ma i miei pensieri divagano.

Sono successe tante cose.

Il Professor Piton.

Quella guardia disgustosa.

Quella ragazza innocente che è stata uccisa a causa mia.

I miei genitori.

Perché?

Sono una persona orribile? Perché mi stanno succedendo tutte queste cose?

Non avevo previsto accadesse quando sono diventata amica di Harry.

Sono successe tante cose.

Diciassette giorni.

"Sto bene, Professore." Dico infine, con voce calma.

"Non stai bene."

Perché deve sempre contraddire tutto quello che dico?

"Guardami." Mi ordina.

Non riesco a muovere gli occhi.

"Granger, guardami."

Perché? Guardare quel muro è rilassante. Trasmette pace.

"Questo è strano." Dico finalmente.

"Cosa è strano?"

I miei occhi sono persi, ma le mie labbra si muovono, formando le parole. "Non abbiamo ancora visto Voldemort."

Uso il suo nome di proposito.

Sorprendentemente lascia passare la cosa..

"Staremo qui fino alla fine delle nostre vite." Sussurro.

Silenzio.

"Non ci è voluto molto, vero?" Chiede.

Questo attira la mia attenzione e finalmente lo guardo.

Continua."Solo ieri eri ottimista e completamente convinta che saremo entrambi usciti di qui vivi. Cos'è cambiato?"

Non fa sul serio.

Cos'è cambiato?

Non posso credere che me lo stia chiedendo.

"Sono stanca." Dico alla fine.

"Lo siamo entrambi."

"Mi dispiace, Professore, ma credo di averne passate molte più di lei."

La mia voce è così calma.

"Oh, davvero, Miss Granger?"

"Sì, davvero."

"Puoi illuminarmi?"

Lo guardo, di nuovo. "So cosa sta facendo."

Lui alza solo un sopracciglio, interessato.

"Lo ha già fatto prima e io ho una buona memoria." Continuo."Sta cercando di farmi arrabbiare così che possa confidarmi con lei."

“Non posso nasconderti nulla, vero?” C’è del sarcasmo nella sua voce.

"Una ragazza è stata uccisa davanti ai miei occhi. Per colpa mia." Butto fuori.  "Il modo in cui mi ha guardata, prima di..."

Mi rilasso, i ricordi mi ritornano in mente.

"Non dimenticherò mai quello sguardo." Dico. "E poi l'hanno semplicemente lasciata a terra... e poi quando l'hanno portata via come se fosse stata una cosa... senza valore... sporcizia."

"Sono Mangiamorte."

Una frase così semplice. Come se spiegasse e giustificasse tutto.

"E quella guardia..." La mia voce trema. "Non lo dimenticherò mai. Anche se sopravvivrò. Mi sento... sporca... danneggiata. Ma la cosa più divertente è che... non mi ha ancora fatto nulla di grave. Nulla. Ma mi sento così comunque."

"Non sei danneggiata, Miss Granger."

"Lo sono."

"No."

Silenzio.

Non mi importa cosa dice.

Le mie mani non sono nemmeno più le mie.

Non posso dimenticare quella... sensazione.

Disgustoso.

"E adesso hanno i miei genitori." Sussurro. "Com'è successo?"

"Devi ricomporti, Granger."

No.

Non lo farò.

"Dobbiamo parlare." Prova di nuovo.

No.

Guardo quel muro di nuovo e improvvisamente c'è un completo silenzio intorno a me.

So che il Professor Piton sta dicendo qualcosa, ma non riesco a sentirlo.

Il posto in cui mi trovo è migliore.

Più sicuro.

Più calmo.

 

 

 

ooo

 

 

 

É l'ora della visita al bagno.

"Ragazza." La guardia mi chiama, ma non mi muovo nemmeno.

Non devo andare in bagno.

"Vieni qui." Ordina, impaziente.

"Non vengo." Mormoro, senza nemmeno guardarlo.

"Tu vieni."

Resto in silenzio.

"Granger." Prova il Professor Piton, spostandosi più vicino a me. "Dovresti andare con lui. Non causare problemi."

"Non ci vado." Insisto.

Improvvisamente la guardia è affianco a me e mi afferra con forza il braccio prima di trascinarmi fuori dalla cella.

 

 

 

ooo

 

 

 

Vengo spinta nuovamente nella prigione.

Non m'importa.

Cammino lentamente verso la sedia e mi accomodo, senza guardare il Professor Piton, anche se riesco a sentire i suoi occhi puntati su di me.

Poi va via con la guardia.

Capisco che sono sola nella cella.

Ma ciò non mi spaventa più.

Non m'importa della guardia.

Il peggio è già successo. Non m'importa cosa decidono di farmi se fanno del male ai miei genitori.

Se succedesse loro qualcosa, la mia vita sarebbe finita.

 

 

 

ooo

 

 

 

 

Non sobbalzo nemmeno quando le porte si aprono di nuovo.

Non è la guardia.

É il Professor Piton.

Attende che siamo nuovamente soli, poi si avvicina a me.

Cosa vuole adesso?

É in piedi davanti a me.

E poi all'improvviso mi tira uno schiaffo.

Non forte, ma cattura sicuramente la mia attenzione.

Non posso crederci.

"C-cosa sta facendo?" Chiedo, alzando lo sguardo verso di lui.

"Ti sto aiutando." Sogghigna.

"Picchiandomi?"

La rabbia sta lentamente prendendo il sopravvento su di me.

"Nient'altro ha funzionato. Avevi bisogno di quello schiaffo, Granger." 

"No, non ne avevo bisogno!" Alzo la voce. "Non sono una bambina che può semplicemente... tormentare e picchiare. Voglio starmene da sola."

"Beh, sfortunatamente, non puoi startene da sola. Siamo qui insieme."

"Mi lasci stare!"

Mi guarda, fisso negli occhi. "No."

La mia rabbia si sta lentamente trasformando in collera.

"Non capisce come mi sento." Gli dico.

"Poverina." Mi deride. "Certo che non lo so, perché mi stanno trattando molto meglio. Questo è ciò che chiamo una vacanza da Hogwarts."

Mi alzo in piedi, guardandolo inferocita. "Sono stata obbligata a spogliarmi davanti a quelle vili guardie, ho dovuto ascoltare ogni loro commento. Non ricordo che abbiano detto qualcosa su di lei!"

"Granger - "

"Poi sono stata attaccata dalla guardia. Tre volte!" Sto urlando adesso. "Guardi la mia camicia! É strappata e non posso nemmeno muovermi decentemente perché ho paura di mostrare troppo. Ma non importa più ormai, perché  lei ha già visto tutto!"

"Quegli eventi sono stati spiacevoli, sì, ma potrebbe essere peggio."

"É peggio! Hanno i miei genitori!"

"Come fai a saperlo?"

"Lo so! E-e se è così, allora è tutto finito. Non posso più farcela!"

"Puoi."

"No!" Gli grido contro. "Non capirebbe mai comunque."

Si allontana da me. "Cosa intendi dire?"

"Lei è freddo! Riesce almeno a provare qualcosa?"

Il suo volto s'irrigidisce.

Sto tremando, ma continuo comunque. "Sa come ci si sente quando si tiene a qualcuno, quando si ama qualcuno?"

"Faresti meglio a tacere, Granger. Ora."

"O cosa farà? Mi schiaffeggerà di nuovo?" Non riesco più nemmeno a controllarmi. "Sono i miei genitori! Sa almeno cosa significa? Ha avuto dei genitori?"

Improvvisamente mi afferra rudemente il braccio, attirandomi a lui. "Non parlarmi in questo modo."

La sua voce è così bassa, ma percepisco la nota pericolosa. Non mi aveva mai parlato in questo modo prima d'ora.

Sembra farmi reagire. E la sua presa è davvero forte.

In effetti mi fa male.

Lo guardo negli occhi. C'è una certa oscurità nel suo sguardo. Ne sono la causa?

"Hai capito?" Chiede, calmo.

"S-sì."

Finalmente mi lascia andare e mi volta le spalle.

Mi fa male il braccio.

Ma... probabilmente me lo merito.

Cosa pensavo di fare parlandogli in quel modo?

É il mio Professore. E mi ha aiutato diverse volte.

Ho combinato un pasticcio.

 

 

 

ooo

 

 

 

Non mi guarda nemmeno.

Comprensibile.

Cercava di aiutarmi e io l'ho aggredito in quel modo.

Il silenzio è opprimente.

 

 

 

ooo

 

 

 

É qui.

La guardia.

Entra lentamente nella cella, un ghigno soddisfatto sul volto. E sta reggendo qualcosa.

Una busta da lettere.

Aspetto in silenzio.

"Come state?" Chiede, guardando me e il Professor Piton. "Spero abbiate dormito bene."

Bastardo.

Si limita a scuotere le spalle quando non riceve risposta. "Dritto al punto allora."

La mia gola si chiude.

Non riesco a smettere di guardare la busta.

"Ragazza." Dice la guardia. "Ho qualcosa per te. In caso avessi ancora dei dubbi riguardo ad aiutarci."

La busta.

"Tieni." Dice e me la porge.

Devo prenderla?

Non voglio.

Guardo il Professor Piton ed è diffidente tanto quanto lo sono io.

Alla fine mi dirigo verso la guardia, prendendo velocemente la busta prima di indietreggiare.

Non voglio stargli vicino.

"Non mordo, piccola." Ride. "Beh, ritornerò tra un paio d'ore. Divertiti con ciò che c'è nella busta."

Con questo lascia la cella.

Le mie mani stanno tremando orribilmente.

C'è qualcosa nella busta.

Un oggetto piccolo.

"Aprila." Mi ordina il Professor Piton.

Esito per un istante.

Ma poi mi sforzo lentamente di muovermi e la apro.

Solo allora guardo al suo interno.

Oh Dio.

La busta mi scivola dalle dita e cade a terra mentre mi giro intorno, nel panico.

"Oh Dio. Oh Dio."

Credo che vomiterò.

Il Professor Piton raccoglie con attenzione la busta da terra, poi guarda al suo interno.

"Sai di chi è?" Chiede, calmo.

Non riesco nemmeno a parlare. Non riesco nemmeno a respirare.

Sto solo camminando su e giù per la cella.

"Granger, sai di chi è questo dito?" Chiede di nuovo.

Dito.

Il dito di qualcuno.

Deve essere quello di mia madre.

"Sembra appartenere ad una donna. Dice il Professor Piton.

Non riesco ad ascoltarlo.

"Quello di mia madre." In qualche modo le parole mi escono di bocca.

"Sei sicura?"

Non riesco nemmeno a piangere.

"N-non posso..."

"Granger - "

"Dobbiamo fare qualcosa, qualunque cosa. L-loro non possono fargli del male." Sto tremando incontrollatamente.

"Devi calmarti."

Ma non sto più ascoltando.

Mi avvicino alle porte e inizio a prenderle a pugni con tutta la mia forza.

"Non serve a nulla, Miss Granger." Dice con tono pacato.

"Perché ci state facendo questo?" Urlo, prendendo a calci le porte.

"Finirai solo per farti del male."

Non m'importa.

"Usa il cervello, Granger." Mi ordina il Professor Piton. "Sei sicura di riconoscere il dito?"

Mi fermo e mi volto a guardarlo. "Perché mi porterebbero il dito di un estraneo? É quello di mia mamma."

"Sei sicura?" insiste.

Perché mi sta torturando?

Un grido mi sfugge e prendo un bel respiro. "C-cosa vuole che faccia?"

"Voglio che ti accerti che questo apparteneva a tua madre."

Scuoto il capo. "N-non posso - "

"Vieni qui." Il suo tono di voce non ammette discussioni.

Lentamente lo raggiungo e mi obbligo a guardare all'interno della busta.

Di nuovo, la nausea mi assale."É il suo."

"Ne sei certa?"

Mi obbligo a guardare di nuovo il dito.

Il sangue.

Il ripugnante colore pallido della pelle.

Ma...

L'unghia.

Qualcosa non va.

Mia mamma ha una diversa... forma. Le sue unghie sono più lunghe.

Lentamente mi calmo. "Aspetti..."

Dopo un lungo attimo, sussurro. "N-non credo sia il suo."

Un sorriso prende forma sul mio viso. "Non credo sia il suo." Ripeto.

"Come mai?"

"Le sue unghie sono... diverse."

Il Professor Piton se ne sta zitto, limitandosi ad osservandomi.

"So che non è il suo dito." Dico. "Perché mentirebbero?"

"Secondo te?" Chiede, poi chiude la busta e la poggia sulla sedia.

Sono così confusa.

"Significa che non hanno i miei genitori?"

Riesco a respirare a stento.

"É una possibilità. E questo è ciò che ho tentato di dirti per tutto il tempo." Spiega. "Non puoi credere ciecamente a ogni cosa che dicono."

Lascio andare un sospiro. "Mi sono comportata così da... immatura."

"Sì, l'hai fatto."

Alzo lo sguardo verso di lui. "Mi dispiace."

Sbuffa semplicemente e mi volta le spalle.

È come se un macigno mi fosse stato tolto dalle mie spalle.

Riesco di nuovo a respirare.

I miei genitori sono al sicuro.

 

 

 

ooo

 

 

 

"Crede davvero che non hanno i miei genitori?" Chiedo di nuovo.

"Credi che l'Ordine li lascerebbe indifesi dopo la tua scomparsa?"

"N-non lo so... Sono andata nel panico."

"Questo è esattamente ciò che non dovresti fare."

"Non riuscivo a ragionare." Ammetto.

"L'ho notato."

Silenzio.

 

 

ooo

 

 

Alla fine la guardia è tornata.

Non sopporto quello sguardo soddisfatto sul suo volto. Pensa di averci entrambi in pugno.

"Beh, avete visto il regalo che vi ho dato? Vi è piaciuto?" Chiede.

Afferro immediatamente la busta dalla sedia e gliela lancio contro. Lo colpisce sul petto e poi cade a terra.

"Questo è quanto ci è piaciuto!" Gli ringhio contro.

Adesso è serio. "É questo il modo di trattare le cose di tua madre?"

"Non è di mia mamma."

"É così?"

Il Professor Piton interviene. "Non c'è bisogno di giocare. Ti abbiamo scoperto. Adesso prendi la busta e vattene."

La guardia la raccoglie, poi mi guarda. "Va bene, non è di tua madre. Ma noi l'abbiamo."

M'irrigidisco.

"E anche tuo padre. Volevamo semplicemente non fare loro del male. Lei è davvero bella."

Bastardo.

Sto tremando dalla rabbia.

Sta mentendo. Non devo ascoltarlo.

"Volevamo divertirci un po' con lei e questo ha davvero infastidito tuo padre. Eccessivamente protettivo, vero?"

Sta mentendo.

Devo continuare a ripetermelo.

La guardia continua. "Ho avuto la madre e avrò anche la figlia. Forse tuo padre guarderà. Non ho ancora deciso. I giochi sono appena iniziati."

Con questo lascia la prigione.

 

 

ooo

 

 

"Sta mentendo." Dico, non sapendo se è un'affermazione o una domanda.

"Sì."

"Ma... come fa a esserne certo?"

Non posso farci niente.

"Sono Mangiamorte. Mentono." Risponde il Professor Piton, poi sospira. "Ci risiamo?"

Resto in silenzio per un istante.

Poi qualcosa mi viene in mente. "Perché non mi hanno ancora violentato? Continuano a girarci intorno, ma poi non fanno nulla. Dio sa che hanno avuto numerose possibilità per farlo. Perché non l'hanno fatto?"

Il Professor Piton s'irrigidisce. Posso avvertire che non si sente a suo agio.

"Non lo so."Risponde alla fine.

"Non voglio che succeda."

"Lo so."

C'è una tale oscurità nella cella.

Non riesco a vedere niente.

É notte fonda e non sono nemmeno sicura se so di cosa sto parlando.

Ma in qualche modo continuo. "Non voglio che sia lui."

"Cosa vuoi dire?"

"Intendo... sa... i-il primo."

Silenzio.

Continuo. "Lo so che pensa che mi sto comportando come una bambina e... non sto vivendo in una favola, ma... non voglio che succeda in questo modo. Non qui. Non ora."

Alla fine parla. "Miss Granger, dubito fortemente che questa conversazione sia appropriata."

Lo so che è inappropriata. E non penso che sarei capace di tenere questa conversazione se potessi vederlo. Ma l'oscurità rende le cose più semplici.

Più sicure.

E posso immaginare quanto possa essere divertente se lui fosse davvero un Mangiamorte e stia complottando contro di me. Si starà divertendo molto ad ascoltarmi.

Ma in questo momento non posso pensarci. Mi fa male la testa per tanto sospetto.

Tutto ciò che voglio ora è sentirmi al sicuro.

Parlare. 

"Non voglio che sia lui." Ripeto. "E non tanto per me, ma... per lui. Non voglio che vinca e che mi faccia questo."

Il Professor Piton resta in silenzio per un momento, poi sospira. "Cosa vuoi che ti dica?"

Non c'è nulla.

Nulla che lui possa dire per migliorare le cose.

Nulla che possa fare.

Perché mi aspetto sempre che renda le cose migliori?

Lui è impotente quanto me.

"Preferirei uccidermi piuttosto che permettergli di..." La mia voce si affievolisce.

"Non dire stupidaggini."

"Sono seria."

"Granger - "

"So che non posso fargli del male... ma posso farne a me stessa."

"Non farai una cosa del genere." Risponde, con voce più forte.

"Ho paura."

"Lo so."

Silenzio.

Chiudo gli occhi.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Day 18 ***


Questa è la traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

- Day 18 –

 

 

 

 

Non mi sento molto bene.

 

Questa è la prima cosa di cui mi accorgo quando mi sveglio.

 

La gola mi prude, gli occhi si inumidiscono senza alcuna buona ragione e il mio intero corpo è debole.

 

Gemo e mi metto a sedere.

 

Poi rivolgo lo sguardo verso il Professor Piton. Mi sta osservando con un espressione strana sul viso.

 

“Stai bene?” Chiede.

 

Questo mi sorprende, raramente è lui quello ad iniziare una conversazione.

 

“S-sì.” Rispondo, ma lui non distoglie lo sguardo.

 

“Cosa?” Chiedo.

 

“Non sembri star bene.”

 

“Solo solo stanca… e affamata.” Ammetto, accorgendomi che non ci è stato dato del cibo ieri.

 

Ma stavano succedendo così tante cose ieri e il cibo era l’ultimo dei miei pensieri. Ma ora non riesco ad ignorarlo. Il mio stomaco si sta lamentando.

 

Ad alta voce.

 

Questa giornata non è iniziata per niente bene.

 

 

 

ooo

 

 

Starnutisco e tutto il mio corpo sobbalza.

 

Probabilmente è a causa della polvere nella cella.

 

E poi starnutisco di nuovo.

 

Non è la polvere.

 

Mi sento da schifo.

 

“Tu non stai bene,” Dice il Professor Piton, avvicinandosi a me.

 

“Lo sono, davvero-”

 

Ma lui non mi ascolta e si inginocchia di fronte a me, tirando indietro la manica e appoggiando il polso sulla mia fronte.

 

Sento qualcosa attraversarmi al contatto.

 

Uno strano formicolio.

 

È piacevole sentire il tocco di qualcuno.

 

È passato così tanto tempo da quando qualcuno mi ha toccato con gentilezza.

 

E la sua pelle è morbida e calda.

 

Chiudo gli occhi, quasi abbandonandomi a quella sensazione.

 

“Hai la febbre.” Dice all’improvviso, distogliendomi dai miei pensieri.

 

Quando rimuove a mano dalla mia fronte, quando gemo per il dispiacere, ma mi fermo in tempo.

 

Schiarendomi la gola, cerco di concentrarmi su quello che ha appena detto. “Ne è sicuro?”

 

“Sicuro.” Replica. “Era prevedibile accadesse. Niente Sole, niente cibo decente, un estrema quantità di stress accumulato nei ultimi 17 giorni.”

 

“Che dire di lei?”

 

“Io sono già abituato a questo stile di vita, Miss Granger.” Mi blandisce. “Dovresti riposarti. Cerca di dormire. Con un po’ di fortuna avremo del cibo oggi.”

 

Annuisco, lasciandomi cadere sul materasso senza cerimonie.

 

 

 

 

 

ooo

 

 

“Miss Granger.”

 

Gemo, riconoscendo la sua voce.

 

“Miss Granger.”

 

Questa volta apro gli occhi, notando che il Professor Piton è inginocchiato di fronte a me, tenendo un bicchiere di acqua nella sua mano.

 

“Dovresti berlo.” Dice.

 

“Quando…” Mi interrompo, scioccata al suono della mia stessa voce. È così roca e debole.

 

Mi schiarisco la gola, poi ritento di parlare. “Quando hanno portato il cibo?”

 

“Mentre stavi dormendo.

 

“Non li ho sentiti.

 

“Non c’era nulla da sentire. La guardia ha semplicemente appellato del cibo e se ne è andata. Senza una parola.”

 

Annuisco e poi con attenzione prendo il bicchiere d’acqua dalla sua mano. Le mie dita sfiorano le sue e lo noto. Normalmente non avrei prestato una simile attenzione ad un tocco, ma ora è tutto differente. Tutto sembra diverso.

 

Rapidamente porto il bicchiere alle labbra, godendomi la sensazione mentre l’acqua mi riempie la bocca e scorre giù lungo la gola secca.

 

“Lentamente.” Mi raccomanda il Professor Piton e cerco di obbedire, di prendermi il mio tempo.

 

Dopo un minuto o due allontana il bicchiere da me.

 

“Dovresti cercare di mangiare la mela.” Dice.

 

“Ci hanno dato una mela?” Chiedo, sorpresa.

 

“Due.”

 

Questo è ottimo. Ma non me la sento di mangiare.

 

“Forse dopo.” Dico, lasciando cadere la testa sul materasso.” “Solo così stanca.”

 

Lui si limita ad annuire e si incammina verso il suo lato della cella.


 

 

 

 

ooo

 

Sono davvero furiosa con me stessa. Come è potuto accadere? Questo è il momento peggior per ammalarsi.

 

Non posso fare nulla. Non riesco nemmeno a pensare coerentemente.

 

E sono più che certa di non poter gestire le guardie.

 

Fortunatamente questo è uno di quei giorni in cui veniamo lasciati da soli.

 

 

ooo

 

Visita al bagno.

 

Riesco a malapena a camminare, ma ho davvero bisogno di andare al gabinetto, così mi sforzo di muovermi.

 

Il Professor Piton mi lancia un’occhiata preoccupata, ma scuoto la testa.

 

Starò bene.

 

 

ooo

 

 

Ogni volta che sono da sola nella cella, il panico dilaga nel mio intero corpo.

 

Continuo ad ascoltare in cerca di qualsiasi suono.

 

È come se stessi trattenendo il respiro in attesa che il Professor Piton ritorni.

 

 

 

 

ooo

 

 

 

 

 

“Non posso morire così.”

 

“Non morirai, Granger, non dire sciocchezze.”

 

Mi sforzo di guardarlo. “Ma se succedesse?”

 

“Non succederà.”

 

“Non vedrò mai nessun altro essere umano. I miei genitori…Harry, Ron.”

 

Lui sbuffa e quello mi fa quasi scoppiare a ridere. Siamo rinchiusi in una prigione, non sappiamo se vivremo a lungo da vedere un altro giorno e ancora mostra il suo disprezzo al solo menzionare Harry e Ron. Non mi sarei mai aspettata di meno da lui.

 

Poi qualcosa mi colpisce. “Sono stata davvero scortese con Ronald l’ultima volta che ci ho parlato. L’ultima volta che ricordo di aver parlato con lui, in ogni caso. Ero scocciata perché non avevo ricevuto alcuna notizia da lui durante l’estate.”

 

“Hmm.” È la sua unica risposta.

 

So che non gli piace l’argomento della conversazione. Non ama Harry e Ron e sentirmi parlare di loro deve irritarlo.

 

Così decido di rimanere in silenzio.

 

“Hai ancora la febbre?” Chiede dopo qualche minuto di silenzio.

 

“N-non so.” Poi aggiungo nervosamente. “Forse potrebbe controllare?”

 

Stupida! Cosa sto pensando?

 

Mi lancia una strana occhiata. Ma poi si aavvicina a me, premendo la mano sulla mia fronte.

 

Sono disgustata da me stessa all’idea di godermi il tocco e la vicinanza. Cosa c’è di sbagliato in me?

 

Lui allontana la mano. “Stai ancora scottando.”

 

“Passerà.”

 

Lui non dice nulla.

 

 

 

 

ooo

 

“Conosceva quella ragazza?” Chiedo.

 

Luis a di che ragazza sto parlando.

 

Gli ho già fatto quella domanda prima d’ora ma si era rifiutato di rispondere.

 

“Sì, la conoscevo.” Risponde alla fine.

 

Beh, non mi aspettavo che lo ammettesse.

 

“Da Hogwarts?”

 

Annuisce.

 

“Perché lei…” Non riesco a trovare le parole, ma dopo un istante ci riprovo. “Perché si sta comportando così ogni volta che la menziono?”

 

“Non vuoi saperlo.”

 

“Lo voglio.”

 

Il suo comportamento sta iniziando a preoccuparmi.

 

Rimane in silenzio.

 

Professore.” Riprovo.

 

La sua voce è così bassa quando si decide a parlare. “È stata portata da me.”

 

“Cosa intende dire? Quando?”

 

“Il giorno in cui sono scomparso da qui.”

 

Portata da lei?” Ripeto. “Perché?”

 

“Molte cose sono accadute quell giorno.” Risponde. “Cose di cui non desidero parlare.”

 

“Ma-”

 

“Nessuna domanda, Granger. Lascia perdere.”

 

Chiudo la bocca.

 

Il tono nella sua voce è serio e non lascia spazio ad argomenti.

 

Capisco che ci sono cose di cui non vuole discutere con me, ma ancora mi infastidisce che stia tenendo dei segreti con me. Non è giusto. Lui sa tuto di me e io so di lui quanto ne sapevo ad Hogwarts.

 

 

 

ooo

 

 

Non è il mio giorno fortunato.

 

Le guardie ovviamente non vogliono lasciarci da soli. Nemmeno per un giorno.

 

Nell’istante in cui entrano, mi alzo dal materasso.

 

La stanza ruota intorno a me per qualche secondo, ma poi mi raddrizzo.

 

Sono due.

 

Il capo e un’altra guardia. Non lo riconosco.

 

“Come stiamo oggi?” Chiede il capo.

 

Sto per vomitare sulle mi scarpe, ecco come sto.

 

Silenzio.

 

“Non siete molto in vena di parlare oggi, vero?” Poi sospira. “Beh, allora andremo dritti al punto.”

 

Mi irrigidisco, aspettandomi che menzioni di nuovo i miei genitori. Cosa ha intenzione di fare ora?

 

“Tempo per le docce.

 

Quella frase mi manda i brividi lungo il corpo.

 

La guardia mi rivolge lo sguardo. “Mi aspetto che mostri un po’ più di gratitudine. Questo posto puzza.”

 

Non riesco nemmeno a reagire.

 

Voglio farmi una doccia. Mi sento sporca.

 

Ma allo stesso tempo so cosa voglia dire farsi la doccia. Non voglio passarci di nuovo.

 

Alle guardie e ai loro commenti. Alle loro risate.

 

Non ora.

 

Il Professor Piton mi lancia un’occhiata e so che sta intuendo i miei pensieri. E mi sta avvertendo con gli occhi.

 

Posso quasi sentirlo nella mia testa.

 

Obbedisci.

 

Non creare problemi.

 

E per qualche strana ragione gli do retta. Inoltre, mi sento così debole che discutere con le guardie sarebbe troppo estenuante.

 

Veniamo condotti fuori dalla cella.

 

 

 

ooo

 

 

Riesco a malapena a tornare nella cella. A quel punto mi lascio cadere sul materasso.

 

Il Professor Piton rimane in silenzio fino a che le guardie non ci lasciano da soli. Poi si fa strada verso di me.

 

Lo guardo e noto che si sta togliendo il mantello.

 

“Ecco.” Dice, coprendomi con esso.

 

Sto tremando.

 

L’acqua era così fredda. Perfino il cervello si è congelato.

 

Silenzio.

 

Lui si allontana da me e si siede sulla sedia, continuando ad osservarmi.

 

“L-lo ha visto?” Chiedo.

 

Sospira. “Sì, l’ho visto.”

 

“Il modo in cui mi stava guardando… ha sentito quello che ha detto.”

 

“Sì.”

 

Le cose disgustose che la guardia ha detto. Mi hanno davvero colpito. Non mi ha toccato, ma è come se lo avesse fatto.

 

“Pensa che cercherà davvero di fare qualcosa?” Chiedo, anche se penso che sia una domanda stupida.

 

Come può il Professor Piton saperlo? Mi sono sempre aspettata che lui sapesse tutto. È un po’ ingiusto per lui.

 

“Non vuoi avere questa conversazione, Miss Granger.”

 

“Lo voglio.”

 

Beh, non voglio, ma devo.  Devo sapere.

 

“Dovresti cercare di dormire, devi recuperare le energie il prima possibile.” Dice con calma, ignorando completamente la domanda.

 

“La smetta di proteggermi!” Alzo la voce.

 

Mi guarda con durezza. “Proteggere te? Credi che stia tentando di proteggere te?”

 

Rimango in silenzio.

 

Lui continua. “Sono incapace di proteggerti e questo mi sta ancora rodendo dentro. E se questo non è abbastanza, ti aspetti che ti dica ogni minimo dettaglio di quello che potrebbero farti. Beh, mi dispiace, ma questo è qualcosa che non farò. Non puoi aspettarti che lo faccia.”

 

Mi mordo la lingua, realizzando quello che sta cercando di dirmi.

 

Cose orribili potrebbero accaderci e lui non vuole parlarmene. Questo mi terrorizza più di tutto.

 

Distolgo lo sguardo e la nostra conversazione termina.

 

 

 

 

 

ooo

 

La guardia ha fatto delle osservazione riguardo la quale sono preoccupata.

 

Che espressione avevo usato?

 

Insegnarmi come fanno gli uomini. O qualcosa del genere.

 

Ma non posso. La mia mente continua a ripeterlo.

 

E poi lo capisco.

 

Non posso permettere a quella disgustosa guardia di vincere.

 

Non posso e basta.

 

So che non c’è modo di impedirgli di fare quello che vuole, ma voglio batterlo in qualche modo. Voglio assicurarmi che non possa ottenere quello che vuole.

 

E un oscuro e contorto pensiero si forma nella mia mente.

 

Sono così scioccata da me stessa per averlo anche solo formulato.

 

Non lo avrei mai detto se le cose fossero state differenti. Se fossi stata in salute.

 

Ma ora la febbre sta rendendo tutto diverso. Non riesco a vedere chiaramente le cose.

 

E all’improvviso sto parlando. “Professore, io.. io vorrei chiederle qualcosa.”

 

“Di che cosa si tratta, Miss Granger?”

 

“So che sembrerà…sbagliato.”

 

Questo attira la sua attenzione.” Cosa intende?” La sua voce è più cauta ora.

 

“Stavo pensando…se lei potesse forse aiutarmi con qualcosa.”

 

Lui sospira. “Ho quasi paura a chiederlo.”

 

Resto in silenzio.

 

“Sputa fuori, Granger.”

 

Alla fine, prendo un respiro profondo. “Non voglio che la guardia l’abbia vinta. Non posso permettergli di essere il primo. Quello sarebbe troppo.”

 

Lui si irrigidisce. “Sai che non posso fermarlo.”

 

“Lo so e… non è quello che intendo.”

 

Ho paura di guardarlo.

 

Lui resta in silenzio.

 

“Miss Granger?”

 

“Sì?”

 

“Mi stai… mi stai proponendo quello che penso stai facendo? E spero di averti frainteso.”

 

“N-non so. Cosa pensa sto proponendo?”

 

“Non giocare con me.” Ringhia lui.

 

Mi irrigidisco, sentendo la tensione nell’aria.

 

“Sto s-solo pensando-”

 

“Stai camminando su un terreno pericoloso, Granger.”

 

Il suo tono è severo e so che vuole solo che lasci perdere e cambi argomento. O che smetta di parlare.

 

Ma non posso.

 

“Ci pensi, Professore.”

 

Si irrigidisce. “Mi stai chiedendo di scoparti e allo stesso tempo mi stai chiamando Professore.” La sua voce è crudele e fredda.

 

“É sempre meglio di quella guardia.”

 

“Sì. È meglio. Per te.” Fa una pausa. “Che dire di me? Credi che potrei oltrepassare quel confine? Avere una relazione con uno studente è qualcosa che mi fa inorridire.”

 

“Andare a letto col mio Professore non era qualcosa appuntato nella mia lista delle cose-da-fare.” Dico, la mia voce tremante. “Ma… non voglio che sia lui. La prego.”

 

Mi guarda duramente. “Mi stai chiedendo troppo, Granger. Fin troppo.”

 

“L-lo so e so che tutto questo è un po’…affrettato e… ma, ci pensi solo un istante, per favore.”

 

“Non riesco a credere che stiamo avendo questa conversazione. Tutto ciò è oltraggioso.”

 

“Siamo stati costretti a questa situazione-”

 

“Sono il tuo insegnante.” Esclama, il suo tono lievemente arrabbiato. “ E poi se venissimo salvati? A quel punto?”

 

“N-niente.”

 

Non stai pensando, Miss Granger. Ti suggerisco di tornare a dormire. E per favore, non accennare mai più a questo argomento. Mai più.”

 

Annuisco, sentendomi estremamente in colpa. Cosa stavo pensando? Cosa lui ora sta pensando?

 

È stata un’idea stupida. Non avrei mai potuto pretendere una cosa simile da lui. È troppo.

 

Ma…

 

Se dovessi scegliere tra la guardia e il Professor Piton, non esiterei per un istante.

 

Questo fa di me una cattiva persona? Una malata e deviata persona?

 

 

 

 

ooo

 

 

Il giorno sta lentamente arrivando al suo termine. Sono contenta che le guardie non tornino a farci visita. E anche se sono ammalata, sono molto più calma di ieri. Non è stato detto niente riguardo i miei genitori e spero questo significhi che non sono stati catturati. Le guardie stavano mentendo ieri. Devono averlo fatto.

 

Sento ancora la tensione nell’aria, causata dalla mia sconsiderata richiesta.

 

Devo sistemare le cose.

 

“Allora…” Inizio. “Quali pozioni sono in programma per quest’anno?”

 

“Sono sicuro che lo sai già. Probabilmente hai già letto l’intero testo di scuola una dozzina di volte.

 

Arrossisco.Come fa a saperlo?

 

Lui sospira. “So cosa stai cercando di fare, Miss Granger.”

 

“Iniziare una conversazione?”

 

“Difficilmente.”

 

Silenzio.

 

Poi lui parla di nuovo. “Dovresti dormire e non cercare di fare una conversazione.”

 

“Non riesco… a dormire.”

 

“Perché no?”

 

Non sono sicura se dovrei dirlo o meno.

 

Alla fine mi decido. “Fin da quando che è scomparso quella notte qualche giorno fa…sto avendo problemi a dormire. Ad addormentarmi.”

 

Lui capisce quello che sto cercando di dire. Lo vedo sul suo viso.

 

“Ti stai affidando troppo a me, Miss Granger. Fin troppo.”

 

“Non potrei farlo da sola.” Ammetto a bassa voce.

 

“Potresti.”

 

“No.”

 

Potresti.” Ripete.

 

Cerco di cambiare argomento. “Posso avere quella mela ora, per favore?”

 

Lui solleva le sopracciglia. “Sei malata, Granger, non paralizzata.”

Ovviamente.

 

Faccio per alzarmi, ma poi lui si muove verso di me e mi tende la mela.

 

Un piccolo sorriso si forma sulle mie labbra. “Grazie.”

 

Lui non dice nulla.

 

 

 

 

ooo

 

 

Voglio mia mamma.

 

Voglio che mi rimbocchi le coperte del letto. E che mi porti una tazza di te.

 

Voglio la sua zuppa di pollo. E le medicine. E dei libri da leggere.

 

Al posto di tutto quello ho un materasso sporco, sono coperta col mantello del Professor Piton e lui si sta prendendo cura di me. Cercando, almeno. Non è un tipo premuroso, ma sta facendo del suo meglio. Sono grata di questo.

 

Chiudo gli occhi, sentendomi al sicuro sapendo che non è molto lontano da me.

 

Per quanto tempo?

 

Per quanto tempo questa cella sarà la mia casa?

 

Quando finirà tutto questo?

 

E sono arrivata al punto in cui non importa dove finisce, basta che finisca.

 

Tutto quello che voglio è che finisca.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Day 19 ***


Questa è la traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.


 

- Day 19 –

 

"Svegliati!"

Non è la voce del Professor Piton.

Spalanco gli occhi al comando. Mi metto a sedere immediatamente mentre realizzo che due guardie sono nella cella.

É tutto così confuso, non riesco nemmeno a pensare lucidamente.

Cosa ci fanno qui? E così presto la mattina?

I miei occhi trovano il Professore e capisco che è agitato anche lui. Anche se sembra tranquillo, ma posso solo dire che è confuso.

"Buon giorno, prigionieri." Dice alla fine il capo. "Immagino abbiate dormito bene?"

"A cosa dobbiamo questa visita?" Chiede il Professor Piton, con una voce impregnata di veleno.

"Ci stavo arrivando, caro Professore."

Non va bene. Non ci hanno mai fatto visita così presto. Sento che succederà qualcosa di brutto.

"Ci abbiamo pensato su." Dice la guardia. "E abbiamo capito che forse ve l'abbiamo fatta passare troppo comoda."

Non posso credergli. Fa sul serio?

Il Professor Piton solleva un sopracciglio e so che sta pensando la stessa cosa che penso io. 

"Siete nostri prigionieri dopotutto e fin'ora vi abbiamo fornito cibo, acqua, sonno, perfino la doccia."

"Certamente, entrambi ci sentiamo davvero speciali." Risponde Piton, ma la guardia si limita a sorride all'affermazione.

"Beh, noi non vogliamo farvi sentire speciali e per questo motivo abbiamo deciso di darci un taglio."

Mi sforzo di parlare. "Sarebbe?"

La mia voce è così rauca che mi sorprende.

La guardia mi rivolge un'occhiata. "Miss Granger, carino da parte tua unirti alla conversazione." Continua poi. "Non fate quelle facce così serie, voi due. Non vi toglieremo il diritto al cibo e all'acqua. Abbiamo qualcos'altro in mente."

Cosa ci può essere di peggio di cibo e acqua?

La guardia sorride, poi parla. "Da adesso in poi, amati prigionieri, non vi è permesso dormire."

Silenzio.

Cosa?

"Beh, devo ammettere che mi aspettavo di vedere più orrore sui vostri volti." Ammette la guardia.

Guardo il Professor Piton ed è preoccupato. Il suo volto è immobile e sta pensando a qualcosa. Se lui è preoccupato, significa che dovrei esserlo anche io. Ma per qualche ragione, privarci del sonno non è così orribile come privarci di cibo e acqua.

La guardia si schiarisce la voce, poi rivolge uno sguardo all'altra guardia dietro di lui. "Mettiglieli addosso."

L'uomo ubbidisce immediatamente, venendo per prima verso di me. M'immobilizzo, osservandolo con terrore, ma lui si ferma di fronte a me, guardandomi in modo gelido.

"La mano." Ordina.

Obbedisco, tendendogli la mano tremante. L'afferra e aggancia una specie di braccialetto di metallo. Poi mi lascia andare e si dirige verso il Professore, che rivolge uno sguardo disgustato alla guardia.

"La mano."

Il Professor Piton guarda il capo.  "Lo sai che non sarai capace di continuare con questa cosa per molto."

"Lo so." Risponde. "Ma me lo godrò finché dura."

Gli occhi del Professor Piton si adombrano, ma non protesta mentre la guardia gli aggancia l'aggeggio metallico al polso.

"Sapremo se provate ad addormentarvi e non sarà piacevole per voi." Spiega l’uomo.

"Cosa succederà?" Chiedo, guardando il braccialetto con timore.

Ride. "Lascia che sia una sorpresa, ma non ci proverei se fossi in te."

Non posso evitare di agitarmi alle sue parole.

"Beh, a presto." Aggiunge, poi entrambe le guardie lasciano la cella.

Silenzio.

Nessuno dei due parla. Siamo troppo impegnati ad osservare il nostro nuovo accessorio. É così piccolo e non sembra che possa recare chissà quali danni. Ma a parte le dimensioni, posso avvertire qualcosa provenire da esso. Un qualche tipo di energia, o...magia. 

"Lei sente...?" Chiedo, cercando di rimanere calma. 

"Sì." Risponde. "Magia Oscura."

Prendo un bel respiro, poi tossisco un paio di volte facendo lacrimare gli occhi.

Grandioso. Proprio ciò di cui avevo bisogno al momento.

"Stai ancora male."

É un'affermazione, non una domanda.

"Credo."

Ma non voglio esserlo. Non posso esserlo. Specialmente adesso che non ci è permesso dormire.

Riesco a capire che il Professor Piton non è a suo agio. Mi guarda e apre la bocca per dire qualcosa, ma dopo qualche secondo la chiude.

Sto ancora male.

Speravo di star meglio se avessi dormito abbastanza. Ovviamente mi sbagliavo.

É stata una notte strana. Continuavo a svegliarmi. Ma probabilmente stavo sognando, o almeno avevo la sensazione che fosse tutto un sogno. Ricordo di aver visto il Professor Piton sulla sedia, poi sul suo materasso, poi non era più nella cella. Ero sola. Ma è stato tutto un sogno. Un incubo, causato dalla paura che il Professor Piton possa essere portato via di nuovo.

Sospiro, incontrando gli occhi del Professore per un breve secondo.

L'atmosfera è imbarazzante. E poi ricordo per quale motivo.

La conversazione della scorsa notte.

Come ho potuto essere così stupida? Cosa mi è preso?

Non posso fare altro che arrossire mentre ricordo tutto ciò che gli ho detto e la sua reazione. É totalmente comprensibile che abbia reagito in quel modo. Sono stata una sciocca ad aver iniziato quella conversazione. Lui è il mio Professore, per l'amor di Dio.

Ho rovinato tutto adesso.

"Come va la febbre?" Chiede.

"N-non lo so, mi sento... bollente." Ammetto.

"Sembri bollente." Dice, poi lo shock si fa strada sul suo volto. "Non intendevo - ...Volevo dire che sembri avere la febbre."

Arrossisco, annuendo. "So cosa intendeva, Professore."

Questo è davvero imbarazzante. Ed è tutta colpa mia.

Provo rapidamente a cambiare argomento.

"Cosa intendeva quando ha detto che non avrebbero continuato per molto con questa cosa?"

Sembra rilassarsi un po'. "Un corpo umano non resiste molto se privato del sonno."

"Lo so questo."

Annuisce.

Poi qualcosa mi viene in mente. "Crede che loro lo sappiano? E se fosse il modo in cui vogliono che... moriamo?"

"Ne dubito. Credo sia solo un altro dei loro metodi che desiderano testare su di noi.”

"E... quanto può durare una persona? Un paio di giorni?"

"Approssimativamente undici giorni, ma dipende dall'individuo."

Capisco ciò che sta cercando di dire. "Non saremo capaci di durare così tanto. Abbiamo vissuto in queste orribili condizioni per diciannove giorni, la nostra salute non è...al meglio al momento."

Annuisce semplicemente. "Non preoccuparti di questo. Le guardie sanno tutto ciò e non andranno fino in fondo.”

In qualche modo so, sento, che ha ragione. Non moriremo così. É solo un altro metodo di tortura. Ma ho ancora paura.

"Non sarà chissà quale problema per lei." Dico con fare calmo.

"Cosa intendi?"

"Niente... è solo che per tutto il tempo che siamo stati qui io non l'ho mai vista dormire. Beh, solo una volta."

Socchiude gli occhi. "Contrariamente alle credenze popolari, Miss Granger, io dormo. Non tanto quanto te, ma ho bisogno di dormire per funzionare normalmente."

"L-lo so e questo è esattamente ciò che volevo dire. Non dorme così tanto."

Sospira, poi si volta dall'altra parte.

Perché è arrabbiato? Cos'ho detto questa volta da infastidirlo?

 

 

ooo

 

 

Alla fine dopo un'ora di silenzio non ce la faccio più.

"Dobbiamo parlare." Sputo fuori.

Lui sta zitto.

Ha deciso di ignorarmi completamente?

Ma dopo un lungo silenzio emette un sospiro."Parlare di cosa?"

"Non lo so."

Adesso mi sta guardando, alzando un sopracciglio.

Provo di nuovo. "Non importa di cosa parliamo. Ma... se non ci è permesso dormire, dobbiamo intrattenerci in qualche modo."

"Me ne rendo conto."

Davvero?

Sono un po' sorpresa, non mi aspettavo che fosse d'accordo con me.

"Allora... qual è il problema?" Chiedo in modo calmo.

"Non sono... loquace."

Mi scappa quasi una risata a sentire quelle parole.

"L-l'avevo notato, Signore." Dico. "Ma abbiamo bisogno di parlare."

Si agita. "D'accordo."

Annuisco. "D'accordo." Una lunga pausa. "Allora... iniziamo a parlare."

Annuisce anche lui.

E poi il silenzio riempie di nuovo la cella.

 

 

ooo

 

 

Non stiamo parlando.

E so che il problema è lui. Sono perfettamente capace di conversare, ma c'è qualcosa che riguarda lui. Non vuole parlare. Non vuole nemmeno guardarmi. Ogni volta che apro la bocca, il suo sguardo cupo mi fa dimenticare quello che volevo dire.

D'accordo. Allora non parleremo.

Provo a concentrarmi un po' su me stessa.

Sto ancora male. Posso sentire la mia gola pizzicare e il mio intero corpo bruciare. Quanto durerà? Sento che la testa è più pesante del solito e tutto ciò che posso fare è distendermi sul materasso come una bambola.

Ci sono momenti in cui sto andando a fuoco e poi congelo e tremo.

Proprio ciò di cui avevo bisogno.

 

 

ooo

 

 

Cibo.

La guardia fa apparire il pane, due mele e due bicchieri d'acqua e se ne va. Senza una parola.

I miei occhi cadono sul bicchiere d'acqua e mi lecco le labbra inconsciamente. Voglio muovermi per raggiungerlo, ma semplicemente non posso. Il Professor Piton sembra leggermi nel pensiero quando prende il bicchiere e si dirige nella mia direzione, porgendomelo. Cerco di prenderlo, ma le nostre dita si toccano per un breve secondo e lui ritira immediatamente la mano come se si fosse scottato. Il bicchiere cade a terra e si frantuma in mille pezzi, riversando l'acqua sul pavimento.

"No!" Grido, guardando il tutto con disperazione mentre i frammenti spariscono magicamente.

Abbiamo perso un bicchiere d'acqua.

Guardo il Professor Piton che sembra agitato e imbarazzato.

"Cos'è successo?" Chiedo con disperazione.

"Mi dispiace, pensavo l'avessi già preso."

"No, non è stato questo. Lei... ha ritirato la mano."

Osservo il suo viso per un qualunque tipo di reazione.

La sua mascella si serra. "Non l'ho fatto."

"L'ha fatto."

"Miss Granger-"

"Professor Piton."

Silenzio.

Prendo un bel respiro "Che succede? Perché si comporta così?"

"Il mio comportamento non è cambiato, Granger. Te lo stai solo immaginando."

"Oh, è così?" Chiedo. "A stento mi dice una parola, raramente mi guarda negli occhi, non può nemmeno toccarmi-"

La sua testa scatta verso di me. "Come dovrebbe essere, Miss Granger."

Poi capisco.

Mi schiarisco la gola, imbarazzata "É per la conversazione dell'altra sera?"

Distoglie immediatamente lo sguardo "Eravamo d'accordo che non ne avremmo più fatto parola."

"Allora è per questo." Dico con calma.

"Granger-"

"Mi dispiace per... aver rimesso in mezzo la questione, ma non può continuare a comportarsi così per questo."

Silenzio.

"É stata colpa mia." Dice alla fine.

"Per cosa?"

"Dev'essere stato qualcosa che ho fatto." Dice, non guardandomi. "Ho fatto qualcosa  che... ti ha incoraggiato."

"Incoraggiato?" Chiedo con stupore. "Professore... non sto... maturando una cotta per lei."

I suoi occhi si spalancano per lo shock. "Miss Granger!"

"É questo che la preoccupa? Può rilassarsi."

"Questa conversazione si sta spingendo in una direzione sbagliata."

Prendo un respiro profondo. "Non capisce perchè - ... io non..."

É difficile da spiegare.

Alla fine mi ricompongo. "Non riguardava lei. Riguardava me. Rivolevo un po' di controllo."

É imbarazzato, ma sta ascoltando. É già qualcosa.

Continuo. "Non volevo che fosse alla loro maniera. E so che sono egoista per averla coinvolta."

"Lo sei stata." Concorda.

Silenzio.

"Lei non capisce." Sussurro, distogliendo lo sguardo da lui.

"Non voglio capire." La sua voce è bassa. "Sono il tuo insegnante. Ho troppe cose sulla coscienza e non desidero aggiungerne un'altra."

Annuisco lentamente comprendendo.

Dovremmo smetterla di pensarci.

"Puoi avere il mio bicchiere d'acqua. Non ho sete." Dice e si volta.

"Ma-"

"Granger." Il suo tono di voce non accetta discussioni.

 

 

ooo

 

 

Ritorno alla cella dopo la visita al bagno e scambio delle occhiate con il Professor Piton prima che venga portato via. Prendo un bel respiro e mi rilasso adesso che ho qualche minuto per me stessa.

Poi sento qualcosa.

Sta... piovendo?

Sembra di sì.

Guardo la piccola finestra sopra di me ma non riesco a vedere niente.

Il suono della pioggia ha sempre avuto un effetto calmante su di me.

Mi siedo sul mio materasso, chiudendo gli occhi e godendomi semplicemente quel suono.

 

 

ooo

 

 

"Chi era quella ragazza?" chiedo all'improvviso.

Il Professor Piton s'irrigidisce e credo di averlo visto roteare gli occhi.

"Non puoi lasciare le cose come stanno, vero?" Mi guarda in modo severo.

"Voglio solo sapere."

"Non vuoi sapere."

"O me lo dice lei oppure me lo diranno loro, sono sicura di questo."

Sospira e lo sguardo sul suo viso è quasi disperato.

"Mi aspettavo che lo capissi da sola." Dice.

"Capire cosa? Esattamente non mi ha dato molto su cui lavorare."

"Bene. Sarò breve:" Mi guarda."Ricordi com'era?"

M'irrigidisco mentre i ricordi ritornano.

Era spaventata.

Sporca.

I suoi vestiti erano un po' stracciati.

C'erano lividi.

Dopo qualche attimo di silenzio, il Professor Piton annuisce. "Ne sono il responsabile."

"C-cosa?"

"Io le ho fatto quelle cose. Beh, la maggior parte."

"Lei..." Non riesco nemmeno a finire la frase.

Perché sta dicendo una cosa del genere?

"Era... sotto la maledizione Imperius?" Chiedo con calma.

"No."

No? Una parola così semplice.

Sono scioccata. Ho la bocca aperta, ma non so cosa dire. Continuo ad aspettare che dica che la sua è tutta una farsa.

Mi guarda negli occhi."Ti disgusta? Ti spaventa?"

Non sono capace di parlare.

"Mi stava pregando di aiutarla, continuando a chiamarmi Professore, ma non ho fatto nulla." La sua voce è atona.

"Potuto fare nulla." Lo correggo.

"Non ha importanza."

"Oh, ha importanza."

Silenzio.

Non credo di voler sapere di più. Non voglio sapere a cosa è dovuta andare in contro quella ragazza.

"Non mi ha spaventata." Dico, rompendo il silenzio orribile.

Mi guarda, sorpreso.

"Sono adulta, può dirmele le cose, Professore. Posso reggerle."

Non mi crede, posso leggerglielo in faccia, ma non dice nulla.

So che si aspetta che io gli chieda perché ha fatto ciò che ha fatto, di pretendere spiegazioni, ma non lo faccio.

Resto in silenzio.

 

 

ooo

 

 

Il giorno sta passando lentamente.

Sto probabilmente perdendo la testa, perchè il mio materasso sembra improvvisamente così comodo. Mi si chiudono gli occhi, tutti i miei pensieri stanno scomparendo chissà dove. Il suono della pioggia mi sta facendo addormentare, ma sono determinata a restare sveglia.

Riposerò solo gli occhi per un momento.

Passa un minuto.

Poi due.

Mi sto lasciando andare lentamente.

Poi urlo di dolore quando la corrente elettrica mi attraversa il corpo.

Sparisce immediatamente, ma sono ancora sotto shock.

"Cos'è successo?" Chiede il Professor Piton, dirigendosi verso di me.

"C-credo di essere stata... fulminata." Spiego, guardando il braccialetto metallico che ho al polso.

"Quindi adesso sappiamo qual è la punizione contro il sonno." Dice il Professore, con il volto rigido.

"Ho solo chiuso gli occhi per un secondo e..." Mi affievolisco, sentendo ancora una strana sensazione in corpo.

"Non puoi chiudere gli occhi, Granger, ti addormenterai."

"Ma ho... sonno." Mormoro.

Annuisce, poi si allontana da me, sedendosi sulla sedia al centro della stanza.

"Miss Granger, puoi dirmi cos'è l'Elleboro?" Chiede all'improvviso, nella sua solita voce da insegnante.

Sbatto le palpebre un paio di volte. "É... uno degli ingredienti per il Distillato della Pace. É velenoso."

Sorride, prima di guardarmi di nuovo in modo freddo. "Quale pozione necessita di parti di Pesce Palla?"

Inizio velocemente a pensare, ripassando diversi libri nella mia testa prima di trovare la risposta.

"Gli occhi sono usati nella Pozione Dilatante, Signore." Rispondo con sicurezza.

Annuisce prima di farmi un'altra domanda.

E un'altra.

 

ooo

 

 

"Allora, quando torneremo ad Hogwarts..." Inizio lentamente. "Credo di dover ottenere qualche punto per aver risposto bene a tutte le domande?"

Le sue labbra si curvano in un impercettibile sorriso. "Vedremo, Miss Granger."

Sorrido debolmente.

Quando torneremo ad Hogwarts? Se torneremo ad Hogwarts.

I brutti pensieri hanno la meglio su di me e non posso farci nulla.

"Diciannove giorni." Sussurro. "Non avrei mai pensato che saremmo rimasti qui per così tanto tempo. Dove sono? L'Ordine? Perché non ci hanno trovati?"

"Forse hanno interrotto le ricerche."

Lo guardo, scioccat. "No... non lo dica."

"Potrebbe essere la verità."

"Non lo è."Scuoto la testa.

"Dobbiamo guardare in faccia la realtà, Granger. Sono passati diciannove lunghi giorni. É ammissibile che si siano arresi."

Non riesco ad ascoltarlo.

Ma dentro di me so che potrebbe aver ragione.

"Non posso crederci." Mormoro "Perché se ci credo, allora niente ha più importanza."

"Dovremmo cambiare argomento."

Ma non lo facciamo.

Nessuno dei due parla per un bel po'.

 

 

ooo

 

 

Cosa stanno pianificando di farci oggi le guardie?

Non ci hanno ancora fatto visita.

Questo è tutto?

Ci portano via il sonno e ci lasciano così?

 

 

ooo

 

Più la notte si avvicina, più è difficile resistere al sonno.

Riesco a malapena a tenere gli occhi aperti. E anche il Professor Piton sembra stanco. Continua a camminare avanti e indietro per la cella.

Ma io non posso camminare. Riesco a stento a tenermi in piedi senza che la testa mi giri.

Ho bisogno di qualcosa che mi tenga la mente occupata.

"Lei è un Mezzosangue, vero, Professore?"

Si ferma e mi guarda. "Sì."

"Quale dei suoi genitori era un Babbano?"

I suoi occhi sono immobili. "Perché questo improvviso interesse per il mio albero genealogico, Granger?"

"Sto solo... parlando."

Prende un respiro profondo attraverso il naso. "Trova un altro argomento."

Questo mi dà fastidio. "Non è giusto. Lei sa così tanto su di me. Le ho detto cose che non avrei mai detto a nessuno. Perché non possiamo parlare di lei per una volta?"

"Perchè lo dico io." Ringhia.

Mi mordo l'interno della guancia con rabbia, poi continuo. "É cresciuto nel Mondo Babbano?"

Fa roteare gli occhi. "Sì."

"Davvero?" L'interesse si fa strada sul mio volto. "Allora ha confidenza con tutte le cose Babbane?"

"Più o meno."

Silenzio.

Alla fine raccolgo il mio coraggio. "Perché non le piace parlare della sua famiglia?"

Mi rivolge uno sguardo glaciale. "Forse perché la mia famiglia non era perfetta come la tua, Miss Granger."

C'è una nota così amara nella sua voce.

"La mia famiglia non è perfetta." Mi difendo.

"Oh, perdonami, ma i litigi per chi ha mangiato l'ultimo biscotto non sono niente in confronto a-" Si ferma e prende un bel respiro.

Sono senza parole. C'è una tale rabbia sul suo volto. Un tale...dolore e rancore.

Forse è meglio se tengo la bocca chiusa.

 

 

ooo

 

 

É notte fonda.

La cella è buia.

Sono seduta sul mio materasso, dondolandomi avanti e indietro, cercando di trattenermi dall'addormentarmi. 

"Questa è una tortura." Sussurro.

"Già." É la risposta che viene dall'altra parte della stanza.

"Ho letto qualcosa sulla privazione di sonno."

"Certo che l'hai fatto."

"Causa confusione, vuoti di memoria, depressione, allucinazioni e mal di testa."

Lui sbuffa. "E sapere queste cose come ci può aiutare, Miss Granger?"

"N-non... Pensavo solo..."

Silenzio.

"Miss Granger?"

"Sì?"

"Voglio che tu mi prometta una cosa."

Questo cattura la mia attenzione e ho quasi paura di sentire cosa riguarda la promessa.

"D-d'accordo." Mi sforzo di dire.

"Se mai dovessimo uscire di qui." Dice. "Voglio che trovi quella... testa di legno di quella festa e ti assicuri che paghi per ciò che ha fatto."

Questa è l'ultima cosa che mi aspettavo menzionasse.

"Ma... perché?" Non posso credere che stia tornando sull'argomento dopo così tanti giorni.

"Perché merita di essere punito." É la sua unica spiegazione.

Resto in silenzio per un attimo, poi annuisco. "Ci proverò."

"Bene."

Di nuovo silenzio.

Non so che altro dire. E allo stesso tempo non riesco più a parlare. Sono stanca, ho sonno.

Dopo un lungo istante mi do un bel pizzicotto per restare sveglia. Funziona solo per un paio di minuti, poi i miei occhi minacciano di chiudersi di nuovo.

Come sopravvivremo a questa notte?

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Day 20 ***


Questa è la traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

 

 

- Day 20 –

 

 

Non so se dovrei ridere o piangere.

Forse entrambi.

È mattina presto.

Sono ancora viva. Ma a malapena.

Ho male ovunque. Gli occhi mi stanno bruciando.

Durante la notte sono stata fulminata tre volte. Avevo a malapena chiuso gli occhi per un attimo e subito sono stata svegliata dal bianco dolore vibrante che mi ha attraversato come uno sparo in tutto il corpo.

Il Professor Piton ha ceduto solo una volta.

Stavo canticchiando nella mia mente quando ho sentito un sussulto provenire dal suo lato della cella. E quello apparentemente deve averlo svegliato perché non è più successo.

“Non posso resistere oltre.” Dico, sbattendo le palpebre un paio di volte.

“Non hai altra scelta, Miss Granger.” Dice lentamente.

Riesco a vederlo, seduto sul materasso, completamente coperto dai suoi vestiti neri. Sembra un po’…a pezzi.

Non abbiamo parlato molto durante la notte. Non avevamo nulla di cui parlare.

“Come ti senti? La febbre?” Chiede a bassa voce.

“Va meglio, ma in qualche modo mi sento peggio di prima. Preferirei essere ammalata che…che questo. Sarei capace di uccidere per una sola ora di sonno.”

“Non possono continuare in questo modo ancora a lungo.”

Questo dovrebbe farmi sentire meglio ma non è così. Non possiamo sapere per quanto vorranno ancora torturarci in questa maniera. Tutto quello che so è che dubito di poter resistere un altro giorno senza poter dormire.

“Non capisco.” Bisbiglio.

“Cosa non capisci?”

“Come è potuto accadere? Ero al sicuro ad Hogwarts.” Poi mi interrompo un istante. “Perché sono dovuta entrare nella sua classe quella notte?

Lui resta in silenzio.

“Perché ho finito per interrompere il suo…incontro?”

La mia voce è così bassa che sembra stia parlando da sola.

Sembra così incredibile l’idea che avrei potuto evitare tutto questo se solo avessi tardato di cinque minuti per la mia punizione. Se solo qualcuno mi avesse fermata lungo il tragitto verso i sotterranei.

Se solo.

“Sono stato io a darti una punizione.” Dice infine il Professor Piton. “Sono io il responsabile.”

“No.” Scuoto la testa debolmente.

“Non fare l’onorevole, Miss Granger. È colpa mia se siamo qui ora.”

“Era colpa mia se ho avuto una punizione. Non avrei dovuto aiutare Neville, quelle sono le regole e le ho infrante.”

Mi guarda con durezza e sembra voler dire qualcosa.

Aspetto e dopo un lungo minuto sospira. “Non ti ho dato una punizione a causa di quello.”

“Cosa intende dire?”

“Aiutare Paciock non era l’unica ragione.”  Dice a bassa voce.

Sono un po’ confusa dalle sue parole, ma annuisco. “Va bene. Qual’era l’altra ragione?”

Non vuole parlarne, è evidente dall’espressione sul suo viso. Mentre i secondi passano, inizio ad essere sempre più curiosa.

Infine parla. “Perché sei una Griffondoro.”

Cosa?

Lui continua. “Perché mi hai irritato fin dal primo anno. Perché sembri molto orgogliosa di essere una so-tutto-io. Perché-” si ferma per rilasciare un respiro. “Perché volevo punirti.”

“Oh”

Non so nemmeno cosa dire. Non era quello che mi aspettavo di sentire.

In realtà tutto questo ferisce i miei sentimenti.

“Così.” Inizio lentamente. “Harry e Ron avevano ragione quando dicevano che lei era contro di noi e che ci stava…tormentando di proposito.”

Non risponde.

Mi lascio scappare un breve risata. “L’ho sempre difesa.”

“Granger.”

Tenendo puntato lo sguardo sulle mie mani, continuo. “Ho sempre insistito che era solo un’insegnate molto severo e che voleva che noi imparassimo al meglio possibile.”

“Questo è vero.”

Lo guardo.

Poi lui continua. “Ma non sono perfetto. Nessuno lo è.”

Ma…è un insegnante e non dovrebbe comportarsi così.

Non è giusto. Non è corretto.

“Ogni insegnante ha il suo studente preferito. Quelli  che dicono il contrario sono dei bugiardi.” Dice.

Le sue parole hanno senso, ma sono troppo scioccata e sorpresa per concordare con lui.

Ho bisogno di un po’ di tempo per assorbire tutte le informazioni. E decidere come comportarmi.

“Comprendo pienamente se deciderai di odiarmi, Miss Granger.”

Un minuto passa.

Poi un altro.

Alla fine parlo. “Non la odio, Professore. Riguardo ciò che è successo, ha provato a proteggermi al meglio delle sue capacità in tutte queste volte.”

Ho bisogno di ricordarmi di questo.

Lui non risponde. Mi accorgo che ha difficoltà a guardarmi.

Ancora, c’è della tensione nella cella.

 

 

ooo

 

 

Chiudo gli occhi e lascio cadere la testa sulle ginocchia.

Solo per un secondo.

Le scosse elettriche mi attraversano di nuovo e sobbalzo, trattenendo a malapena un grido.

Il Professor Piton mi guarda. “Granger, devi controllarti.”

“Non posso… e ogni volta sembra fare ancora più male.” Ammetto, stringendomi le braccia attorno.

“Questo è esattamente perché devi resistere. Dubito altamente che l’elettricità sia salutare al corpo umano.”

“Cosa intende?”

É serio e non posso fare a meno di essere preoccupata.

“Non sai che tipo di effetto può avere su di te, Granger.”

Non mi sta dicendo tutto.

“Cosa? Può fermare il mio cuore o qualcosa del genere?” La domanda non era intesa per essere presa sul serio, ma lo sguardo sul suo viso dice tutto.

“Oh Dio.” È tutto quello che riesco a dire.

Silenzio.

All’improvviso il Professor Piton si alza. “Non dovresti restare seduta.”

“Ma non riesco ad alzarmi.” Ammetto.

“Puoi.” Dice e poi cammina verso di me, offrendomi la mano.

Lo guardo debolmente, notando che non mi sta dando altra scelte. Alla fine sospiro e l’afferro mentre lui mi aiuta ad alzarmi.

La mano è così calda e…bella. E sorprendentemente gentile. Morbida.

Immaginavo che le sue mani fossero ruvide a forza di tagliare ingredienti e preparare diverse pozioni tutti i giorni della sua vita. È un Maestro di Pozioni e lavora con le mani.

Ma allora perché le sue mani sono così-?

Aspetta.

Perché sto pensando alle sue mani?

Arrossisco e tiro via imbarazzata la mano dalla sua. Non sembra notare il mio disagio o forse fa finta di niente.

“Dovresti camminare per far circolare il sangue.” Spiega.

“V-va bene.” Annuisco, facendo con lentezza i primi passi.

“Sedersi è la peggior cosa che puoi fare in questa situazione.” Dice.

Raggiungo il primo muro, poi mi volto e torno verso di lui.

“Lo so.” Mormoro.

Silenzio.

Dopo qualche minuto sento che il camminare si sta davvero rendendo utile. Sono ancora esausta e assonnata, ma almeno non sto più sognando a occhi aperti.

“Mio padre non era una persona gentile.”

Mi fermo e mi volto a guardare il Professor Piton. L’ha davvero detto o me lo sono immaginato?

Resto in silenzio, non sicura di come rispondere.

“Era un ubriacone.”

Sbatto le palpebre un paio di volte. “P-perché me lo sta dicendo ora?”

“Perché, Miss Granger, credo di dovertelo.” Dice a bassa voce, poi aggiunge. “Inoltre, volevi parlare.”

“Lo so, ma… non deve parlare di queste cose… se non vuole.”

Lui mi ignora. “Era raro il silenzio in casa nostra, potevi sempre sentire rumore, grida o pianti, ecco perché ho finito per apprezzare il silenzio e la pace.”

È strano ascoltarlo parlare di certe cose, non mi sarei mai aspettata di sentire qualcosa riguardante la vita privata del Professor Piton. E ora me ne sto semplicemente in piedi li e ascolto. Sembra quasi sbagliato.

Lui è in silenzio ora, perso nei propri pensieri e forse ricordi.

Mi sentirei immensamente in colpa se lui stesse rivivendo i suoi ricordi più tristi a causa mia.

“Professore.” Inizio. “Non sapevo. N-non glielo avrei mai chiesto. Non avrei dovuto chiederlo.”

Si schiarisce la gola, cambiando argomento. “Ti senti meglio ora? Il parlare ti ha aiutato?”

“S-sì, lo ha fatto. Grazie.”

Si limita ad annuire.

Non voglio ancora tornare a sedermi, così mi appoggio contro il muro e mi perdo nei miei pensieri.

La storia del Professor Piton sembra aver completamente senso. Non ha avuto una infanzia felice e questo è il motivo per cui lui ora è così.

Amaro. Arrabbiato. Risentito.

Ma nobile d’animo.

“Granger, non analizzarmi nella tua testa.” La sua voce mi fa piombare di nuovo nella realtà.

Arrossisco per l’imbarazzo. “Ha usato la Legimanzia?”

“No.”

“Ma allora come-?”

Ti conosco.” Afferma.

Annuisco velocemente, poi distolgo lo sguardo e mi sforzo di pensare ad altre cose.

Potrebbe star leggendo nella mentre e non voglio irritarlo ancora una volta.

 

 

ooo

 

 

La porta si apre.

Mi irrigidisco per la paura e mi avvicino al Professor Piton.

Entra una guardia. È il capo.

Poi un’altra.

E un’altra ancora.

Non posso far a meno di provare orrore nel vedere tutte e tre le guardie ferme di fronte a noi.

Hanno in mente qualcosa. Perché mai sarebbero tutte e tre qui?

Il capo parla. “Avete dormito bene?”

Quando non ottiene risposta, si limita a ridere.

Bastardo.

Poi fa ondeggiare la bacchetta e appare una sedia. Si siede con disinvoltura e mi guarda. “Non c’è bisogno di aver uno sguardo così spaventato, ragazza. Stasera non ci concentreremo su di te.”

I miei occhi scattano verso il Professor Piton e subito noto quanto sembra preso in contro piedi, ma poi il suo viso si irrigidisce, non mostrando alcuna debolezza.

“Avete legato voi due?” La domanda della guardia è completamente inaspettata.

Non dico niente, nemmeno il Professor Piton lo fa.

“Immagino che lo abbiate fatto.” Continua. “Siete stati qui, per quanto tempo ormai?”

Lo sai per quanto tempo siamo stati qui, mostro.

“Venti giorni? Qualcosa del genere?” Chiede, poi continua. “E non posso fare a meno di chiedermi che tipo di relazione voi due abbiate sviluppato.”

“Una relazione strettamente professionale.” Risponde Piton, la voce gelida. “Solo perché tu sei malato, non vuol dire che lo siamo anche noi.”

Il capo ridacchia. “Beh, questo lo vedremo presto.”

Mi irrigidisco, sperando che le sue siano solo minacce a vuoto.

“Ci hai presi in giro, Severus.” Continua e mi accorgo che ha chiamato il Professor Piton per nome cosa che in qualche modo rende tutto più personale.

“Non eravate difficili da ingannare.” Replica il Professore.

Il capo si limita a rivolgere lo sguardo alla guarda accanto a lui e ad annuire.

Mi alzo e osservo con shock mentre l’uomo si avvicina al Professor Piton e gli scaglia un potente pugno alla bocca dello stomaco. Lui si piega in due per il dolore e geme. Faccio per avvicinarmi, ma mi ferma, alzando una mano. “Non metterti in mezzo, Miss Granger.” Ordina e mi immobilizzo.

“Dovresti dargli retta, ragazza.” Dice il capo, non guardandomi nemmeno.

Prendo un respiro profondo, cercando di calmarmi e di fare come mi è stato chiesto.

Il Professor Piton si riprende lentamente, alzandosi dritto. “Qual è lo scopo di questa visita? Vuoi qualcosa o desideri semplicemente torturarmi?”

Sembra a corto di respiro.

“Un po’ di entrambe.”

Dovrei essere grata di essere stata ignorata, ma vedere il Professor Piton venir torturato è troppo doloroso.

E poi inizia.

E non posso far altro che star li ad osservare.

A guardia lo colpisce di nuovo.

E ancora.

Ma dopo ogni colpo il Professor Piton si alza di nuovo. Vedo, tuttavia, che dopo ogni percossa sembra impiegare sempre più tempo a riprendersi.

Smettila.

“Smettila.” Le parole mi sfuggono dalle labbra.

Ma mi ignorano.

Stanno ridendo.

Sento il Professor Piton lasciarsi sfuggire un debole gemito di dolore quando il pugno della guardia si scontra contro le sue costole.

“Smettetela!” Alzo la voce e questa volta tutti loro mi guardano.

“Cosa volete?” Chiedo, sorpresa dalla forza contenuta nella mia voce.

“Beh, vorremmo giocare col tuo Professore qui, ma sembra che tu pure voglia giocare.”  Dice la guardia, guardandomi con sorpresa.

“Cosa posso dire? Non mi piace venir ignorata.” Le parole volano fuori dalla mia bocca e non riesco a fermarle.

So che è sciocco e pericoloso, ma non posso far nulla. Forse è a causa della mancanza di sonno o di cibo, ma non riesco ad afferrare la gravità della situazione. Riesco a malapena a razionalizzare quello che sto facendo. In certi momenti è come se stessi sognando.

L’unica cosa di cui sono sicura è che mi sento fisicamente male nel guardarli torturare il Professor Piton.

“La ragazza vuole giocare.” Il capo ghigna e si alza, avvicinandosi lentamente a me.

Mi obbligo a star ferma sul posto.

La sua mano si serra all’improvviso sul mio collo e mi irrigidisco per il panico. Ma invece di stringerlo, la mano scivola in giù, fra i miei seni, lungo il mio stomaco e spinge la camicia di lato.

So che vuole che reagisca e questo è esattamente ciò che non posso fare.

Così rimango immobile e faccio finta che nulla stia accadendo.

Lui ghigna. “Sei sicura di voler giocare?”

Prima che possa rispondere, il Professor Piton mi interrompe. “Sta già giocando con voi, stupidi. Voleva che mi lasciaste in pace.”

Cosa sta facendo? Sto cercando di aiutarlo.

I nostri occhi si incontrano e vedo rabbia nel suo sguardo. È furioso con me. Di nuovo.

“So cosa sta facendo.” Sussurra la guardia nel mio orecchio e la cosa mi manda i brividi lungo il corpo.

Continua. “Ma vuole giocare e non posso certo rifiutare una signora.”

Chiudo gli occhi, sentendomi un po’ stordita e all’improvviso sento la sua mano sul seno, stringendolo attraverso il reggiseno.

Ignoralo, Hermione.

Limitati a ignorarlo.

La sua mano scompare di colpo. “O forse.” Dice. “ Gradisci il mio tocco. Ti piace.”

Spalanco gli occhi. “Mi piace? Sono disgustata dalle tue luride mani, dal tuo lurido odore e dal tuo respiro.”

Il viso della guardia cambia. L’ho fatto arrabbiare.

Continuo. “Preferirei scuoiare la mia stessa pelle, piuttosto che lasciartela toccare.”

“È così?” Sibila lentamente. “E quali mani ti piacerebbe sentire? Hmm?”

“Qualunque sarebbero meglio delle tue!” Alzo la voce, sentendo tutta la rabbia e la frustrazione dei giorni precedenti salire a galla.

La guardia mi fissa duramente, poi fa un passo indietro. Ma so che non è finita. Non mi lascerebbe vincere così facilmente.

“Che dire di quelle del Professor Piton?” Chiede, un sorriso diabolico sul viso.

Quando non ottiene alcuna risposta da me, chiede di nuovo. “Il tuo Professore è più desiderabile?”

Non posso rispondere a questo.

Lentamente guardo il Professor Piton e vedo che è in panico.

E proprio per questo anch’io inizio a tremare. Ho messo entrambi in questo casino e non so come farcene uscire.

Cosa dovrei fare ora?

“Ovvio che preferisce me.” Dice all’improvviso il Professor Piton.

Non riesco a nascondere lo shock quando lo sento.

“È davvero così?” Chiede la guardia.

Il Professore annuisce. “E questo cosa ti dice di te? Sono sporco, brutto, il pipistrello dei sotterranei e ancora mi preferisce a te.”

Che gioco sta giocando?

Vedo la rabbia sul volto della guardia e poi parla. “Provalo.”

Prima ancora di poter capire cosa sta succedendo, qualcuno mi afferra per le spalle e poi preme le labbra sulle mie.

Il Professor Piton mi sta baciando.

Sembra un sogno.

Le sue labbra sono esigenti e il suo bacio è rude. È come se stessi soffocando.

Ho bisogno di respirare.

Gemo mentre le sue mani vanno a posarsi sulla mia vita, sfiorando la pelle.

Cosa sta succedendo?

Infine mi lascia andare e inciampo lontano da lui, perdendo l’equilibrio e cadendo sul pavimento.

Le guardie stanno tutte ridendo.

Respiro pesantemente, ancora un po’ disorientata.

“Vedi?” Dice il Professor Piton. “Sono una miglior scelta rispetto a te.”

Cosa sta facendo? Perché lo sta dicendo?

All’improvviso Piton viene gettato dall’altra parte della cella, colpisce il muro con forza e cade a terra, incosciente.

Subito sono accanto a lui, scuotendolo delicatamente. “Professor Piton!”

Ma non risponde affatto.

La guardia parla di nuovo. “Prenditi cura del tuo uomo. Non è ancora finita.”

Poi richiama un pezzo di pane e due bicchieri di acqua prima che tutti loro escono dalla cella.

Non potrebbe importarmene meno della loro presenza e del cibo.

“Professore?”

Non si sta muovendo.

Sembra pacifico.

Non dovrei svegliarlo. In questo modo può per lo meno riposare un po’.

Mi siedo accanto a lui in silenzio.

In qualche modo non riesco a capacitarmi di ciò che è appena successo.

Posso ancora sentirlo sulle labbra e mi strofino furiosamente la bocca con la mano.

Sembra sbagliato.

Sembra sbagliato anche solo a pensarci.

Così mi obbligo di far finta che nulla sia successo.

 

 

ooo

 

 

É già buio nella cella.

Lui è ancora incosciente.

E questo significa che sono da sola.

Continuo a camminare su e giù per la cella, schiaffeggiandomi il viso per tenermi sveglia.

Ma sono così esausta.

Penso che potrei addormentarmi in piedi.

Poi mi viene in mente qualcosa.

Guardo il Professor Piton, assicurandomi che sia ancora addormentato.

Poi mi schiarisco la gola e inizio a canticchiare sotto voce.

Lentamente entro nel vivo della canzone e le parole iniziano a uscire. Well she's all you'd ever want, she's the kind they'd like to flaunt and take to dinner.”

Mi fermo per un istante, poi raccolgo il coraggio e continuo. Well she always knows her place. She's got style, she's got grac. She's a winner

La mia voce prende forza. “She's a Lady. Whoa whoa whoa, She's a Lady. Talkin' about that little lady, and the lady is mine.”

All’improvviso sento un gemito e immediatamente chiudo la bocca.

Il Professor Piton si sta svegliando.

Mi inginocchio di fronte a lui. “Signore?”

“Granger?” Apre gli occhi e mi guarda, sorpreso.

Lentamente si mette a sedere, appoggiandosi contro il muro. “Cosa è successo?” Chiede.

“Non se lo ricorda?”

Resta in silenzio per un lungo istante, poi la realizzazione appare sul suo viso.

“Sta bene?” Chiedo.

“Sto bene, mi sento…riposato.”

“Beh, ha dormito per un lungo tempo.”

Alza un sopracciglio. “Dormito? Com’è possibile?”

Fisso la cosa metallica sul suo polso. “Forse non si attiva quando si vieni spinti verso l’incoscienza.”

“Ovviamente.”

Lui prende un respiro profondo e mi guarda.

Mi allontano leggermente. “Sa che devo chiederlo.”

“Chiedere cosa?”

“Perché lo ha fatto?” Arrossisco. “Perché mi ha.. baciata in quel modo?”

Il suo viso si infiamma per la rabbia. “Perché ho dovuto proteggerti ancora una volta.”

“Ma stavo salvando lei-”

“Non ho bisogno che tu mi salvi.” Mi interrompe. “Voglio che la smetti di giocare a fare l’eroe.”

“Non stavo cercando di fare l’eroe, volevo solo aiutarla.”

“E hai visto quanto ha funzionato.” Lui rotea gli occhi.

Poi capisco. “Era parte del suo piano, non è vero? Farli così arrabbiare da ferirla?”

Lui annuisce. “Speravo in uno stato di incoscienza.”

“E se l’avessero risvegliata?”

Lui sospira. “Ero disposto a correre il rischio.”

“E se-”

Di nuovo, mi interrompe. “Non voglio tornare sul discorso, Granger. Cerca di usare la testa per una volta e non metterti in mezzo in qualcosa che non è affar tuo.”

Mi sento ferita dalle sue parole.

Perché mi sta attaccando? Ogni volta che cerco di aiutarlo, non mi ringrazia, ma mi rimprovera. È così difficile da capire che non riesco ad aspettare e a guardare mentre lo torturano?

Mi allontano da lui, prendendo il mio pezzo di pane e camminando verso il mio materasso.

Nessuna parola.

So che di fronte a me si staglia una notte difficile.

Probabilmente un paio di scosse elettriche.

Ma va bene.

Mi merito il dolore, no?

Cerco di fare la cosa giusta, ma finisco sempre per incasinare ancora di più le cose e venir sgridata.

Mangio in silenzio, cercando di tenere gli occhi aperti.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Day 21 ***


Questa è la traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.


 

- Day 21 –

 

 

 

Non riesco nemmeno più a reggermi in piedi. Mi sento stordita e tutta la cella inizia a girare intorno a me. É diventato insopportabile. Mi ritrovo ad avere problemi anche nel formulare frasi. Perfino nella mia testa è tutto un caos. Non riesco a concentrarmi. Ci sono milioni di immagini, ricordi, pensieri che mi frullano in mente.

"Ouch!" Urlo quando il braccialetto mi scuote di nuovo con una scossa.

Le lacrime iniziano a formarsi nei miei occhi, sta davvero diventando sempre più doloroso.

O forse è solo la mia immaginazione?

"Granger."

Mi sforzo di puntare gli occhi nella direzione del Professor Piton, ma non riesco a vederlo chiaramente.

La mia testa è così pesante, tutto ciò che voglio fare è distendermi sul materasso, ma so che  che renderebbe tutto solo più difficile. Quando sto seduta è più facile. Giusto un pochino.

"C-cosa vuole?" Lo aggredisco.

So che non dovrei parlare al mio insegnante in questo modo, ma non m'importa.

A stento riesco a vederlo.

Si sta incamminando nella mia direzione, poi s'inginocchia di fronte a me. "Miss Granger, da quanto siamo qui?"

Perché me lo sta chiedendo?

Inizio a pensare.

Diciannove? No, venti. Circa venti giorni. Giusto?

Oh Dio, non riesco nemmeno a ricordare da quanto tempo siamo qui.

"Che importa?" Chiedo, sbattendo un paio di volte le palpebre.

Sospira. "D'accordo, rispondi alla mia prossima domanda."

"Quale domanda?"

"128 meno 31 fa...?"

Numeri. Grandioso.

Cosa sta cercando di fare?

128

meno

31

É facile.

Ma come cerco di arrivare alla risposta, la mia mente esplode formulando numeri a caso.

Non riesco nemmeno... a concentrarmi. Non riesco nemmeno...

"La smetta!" Alzo la voce. "La smetta di farmi queste domande stupide!"

"Granger." Dice con voce fredda. "Sto semplicemente cercando di - "

"Non m'importa cosa sta cercando di fare."

Nascondo il viso nei palmi delle mani, imponendomi di darmi una calmata.

"Granger."

Lentamente, lo guardo e poi mi paralizzo scioccata.

Non appena lo fisso, noto che il suo volto sta iniziando a cambiare.

A trasformarsi.

Sta... sorridendo?

Sembra che le sue labbra si stiano incurvando e che mi stia rivolgendo un sorrisetto.

Puro orrore inizia a crescere dentro di me.

"Stai bene?" Mi chiede, ma mi sta ancora sorridendo.

"Cosa c'è di tanto divertente?" Chiedo, incapace di distogliere lo sguardo da lui.

Mi sta spaventando.

C'è del maligno nei suoi occhi.

"Divertente?" Chiede.

Non riesco nemmeno più a parlare.

Improvvisamente il suo volto cambia di nuovo. E non è più il Professor Piton. É quella guardia. Il capo. Ed è davanti a me, fissandomi con quella sua espressione disgustosa.

Non riesco a respirare.

"Stai lontano da me!" Urlo, alzandomi e correndo verso l'altra parte della cella.

Non può succedere.

Si volta per guardarmi ed è di nuovo il Professor Piton.

Che sta succedendo?

"Cosa sta f-facendo?" Chiedo, con voce tremante.

"Non sto facendo nulla, Miss Granger." Dice lentamente, camminando verso di me.

"Stia lì!"

Si ferma.

"N-non si avvicini." Aggiungo, scivolando a terra contro il muro.

Non ne posso più.

"Credo che tu stia avendo degli attacchi di panico, ho ragione?" Chiede con calma.

Dopo un lungo istante annuisco, facendo sgorgare le lacrime.

Continua. "Allucinazioni?"

"P-probabilmente... N-non lo so."

Inizia a camminare avanti e indietro nella cella. "Due giorni senza dormire è tanto. Specialmente in queste condizioni..."

Sta ancora parlando, posso sentirlo, ma le sue parole non hanno senso. Non riesco a concentrarmi abbastanza per starlo a sentire.

É troppo.

"...irritabilità, mal di testa..."

Perché sta ancora parlando?

Mi sta seccando, la sua voce mi sta seccando! Perché non chiude il becco? Non è che parlando mi faccia del bene.

Sto tremando e mi sto contorcendo.

In realtà voglio... colpire qualcosa. O qualcuno.

"...smetterà...almeno un altro giorno o due..."

Zitto.

Zitto.

Mi ritrovo ad essere furiosa con lui.

Lui è stato colpito fino a perdere i sensi. Lui ha avuto il suo riposo.

E io?

"...non ti rendi conto che ci stiamo prendendo gioco di te..."

Cosa?

"Cosa... cos'ha appena detto?" Chiedo con occhi spalancati.

Mi guarda, confuso.

"Cos'ha appena detto?" Ripeto la domanda, con voce più alta.

"Ho detto che non ti rendi conto che possiamo prenderci gioco di loro."

No.

Scuoto il capo. "N-no, non ha detto questo."

Si avvicina a me, socchiudendo gli occhi. "E cosa ho detto esattamente?"

Resto in silenzio, fissandolo semplicemente con orrore. Potrebbe non essere stato uno sbaglio, l'ho sentito, so che l'ho sentito. Era così chiaro.

Posso ancora sentirlo nella mia testa.

'...non ti rendi conto che ci stiamo prendendo gioco di te...'

"Miss Granger?"

"La smetta di chiamarmi così!"

Rimane in silenzio.

Mi alzo lentamente. "Mi sta prendendo in giro, non è vero?"

Fa roteare gli occhi. "Ancora con questa cosa? Sta diventando seccante."

"Lei è uno di loro e lei... lei si sta prendendo gioco di me, della mia mente!"

"Stai dicendo cose senza senso. Di nuovo."

"La smetta di mentirmi!" Urlo, poi le gambe mi tradiscono, ma prima che possa urtare il pavimento in maniera dolorosa, il Professor Piton mi afferra per la vita con le sue mani.

Mi dimeno. "Mi lasci andare!"

"Siediti e chiudi il becco." Mi ordina, accompagnandomi alla sedia.

Mi siedo. "Non mi dica cosa devo fare!"

"Farò esattamente così fin quando non la smetti di comportarti come un'imbecille."

"L'ho sentita prima!"

Prende un bel respiro dal naso per calmarsi. "E cos'hai sentito esattamente?"

"L'ho sentita dire 'non ti rendi conto che ci stiamo prendendo gioco di te'. L'ho sentita."

"Perché avrei dovuto dirlo?"

"Non lo so!" Dico ringhiando, passandomi una mano tra i capelli.

Sto perdendo la testa.

"Hai bisogno di calmarti." Mi spiega.

"É facile da dire per lei."

"Granger, se qualcuno si sta prendendo gioco di te, è la tua stessa mente."

"Ho bisogno di dormire... ho solo..."

Il Professor Piton mi guarda irrigidito e sembra che stia lottando contro le parole. "C'è... un modo."

"Sì, lo so. Perdere i sensi. Ma hanno fatto degli incantesimi anti-suicida alla cella e-e questo significa che n-non posso farmi del male."

"Sì, questo è vero. Tu probabilmente non puoi farti del male."

Oh.

I nostri sguardi s'incrociano e adesso capisco perché non si sente a suo agio. Sa come potrebbe aiutarmi, ma non è capace di dirlo a voce.

Mi alzo immediatamente. "Lo faccia!"

"Credo che prima dovremmo discuterne."

"N-no, non posso... cosa c'è da discutere?" Scuoto la testa. "La prego."

Non dice nulla per un lungo istante, ma so che lo farà. Ha solo bisogno di tempo.

"Lo farò solo perché so che hai disperatamente bisogno di riposare." Dice come se stesse cercando di scusarsi.

"Lo so, Professore. N-non importa, la prego."

Si schiarisce la gola poi si avvicina a me.

É agitato.

"Allora... come faremo?" Chiedo, ansiosa riguardo la possibilità di ottenere finalmente un po' di sonno.

Farei quasi qualunque cosa.

"Ho considerato varie opzioni e penso di aver trovato quella che potrebbe causarti meno danni possibile." Spiega.

"E?"

Cerco di ignorare lo sguardo di odio per se stesso sul suo volto. So che sto di nuovo pretendendo troppo da lui, ma è l'unico che può aiutarmi adesso.

"Un colpo alla testa sarebbe efficace e veloce, ma non vorrei rischiare di provocare qualche danno."

Sussulto. "E se non dovesse funzionare... la prima volta?"

L'immagine del Professor Piton che mi colpisce alla testa è terrificante.

S'irrigidisce. "Funzionerebbe, credimi. Ma noi non useremo quella tecnica."

Non so come sentirmi per questa cosa. Il fatto che il Professor Piton sia capace di far perdere i sensi a qualcuno con un colpo è... interessante e orribile allo stesso tempo. Non voglio sapere dove ha imparato questa cosa.

Alla fine parla di nuovo. "Credo che... interrompere l'apporto di ossigeno sia la via più sicura. É, comunque, doloroso e ci vuole più tempo."

Cerco di metabolizzare l'informazione, ma è tutto troppo complicato.

"E che mi dice... che mi dice di un d-danno al cervello?" Chiedo, imponendomi di concentrarmi.

"Non c'è bisogno di preoccuparsi per questo." É tutto ciò che dice.

Ancora una volta sono sorpresa e spaventata allo stesso tempo. Ma non faccio domande.

Annuisco velocemente. "D'accordo. Lo faccia."

Sono disperata. Me lo farei da sola se potessi.

Poi qualcosa mi viene in mente. "E se la guardia arriva mentre sto... dormendo?"

"Ci penseremo se succederà." Risponde. "Adesso sono più preoccupato per la tua salute mentale."

D'accordo.

Senza aggiungere una parola si sposta dietro di me e il mio istinto mi dice di scappare per riflesso, ma m'impongo di rimanere dove sono. Gli ci vogliono un paio di secondi prima di avvicinarsi di più così che possa avvertire il suo corpo contro la mia schiena.

Inizio ad andare nel panico. Sembra che stia già avendo problemi a respirare.

"Se cambi idea... se vuoi che mi ferma, stendi semplicemente le mani di fronte a te. Lo interpreterò come un segnale per dirmi di fermarmi." Spiega in tono freddo.

"P-perché non posso semplicemente afferrarle il braccio... o qualcosa del genere?"

"Perché lo faresti in ogni caso."

Sono terrorizzata.

Lentamente si muove, mettendo il suo braccio destro attorno al mio collo, mentre l'altro braccio si posa attorno alla mia vita. Mi sento come se fossi avvolta da un serpente.

É imbarazzante. Non siamo mai stati così vicini prima, almeno non in questa posizione.

"Pronta?" Chiede dietro di me.

Annuisco. "S-sì."

Stringe la presa e all'inizio non è così male.

Posso respirare.

É più difficile, ma posso farlo.

Poi la presa si stringe ancora di più e avverto la mia gola chiudersi.

Sono calma.

I secondi passano.

Inizio ad andare nel panico.

Non riesco a respirare.

Apro la bocca disperatamente, ansimando per ottenere dell'aria, ma è inutile.

Sento che la testa stia per esplodere.

Mi fanno male i polmoni, bisognosi di ossigeno.

Mi scappa un grido e non posso fare a meno di divincolarmi.

Il mio corpo si sta muovendo da solo, aggrappandosi alle vesti del Professor Piton, al suo braccio.

Cerco di liberarmi.

Ma lui non mi lascia andare.

Voglio che si fermi, ma allo stesso tempo non voglio.

La mia vista inizia ad incupirsi.

Non riesco a sentire più le gambe. Sarei caduta a terra, se lui non mi stesse reggendo.

I miei polmoni urlano di dolore.

É una tale agonia.

I miei occhi usciranno fuori dalle orbite. Ne sono sicura.

Fa male.

Fa così male.

E poi niente.

 

 

 

ooo

 

 

 

Non riesco nemmeno a muovermi.

Il mio corpo è esausto.

É tutto scuro attorno a me.

Lentamente, inizio a svegliarmi.

Ma non posso muovermi. Le mie braccia sono così pesanti.

In qualche modo riesco ad aprire gli occhi.

"Miss Granger?"

Qualcuno è inginocchiato accanto a me.

Borbotto qualcosa e non so nemmeno cosa sto cercando di dire.

Alla fine raccolgo le mie forze e mi muovo.

"Come ti senti?" Chiede.

"Sed...sedermi."

Capisce e mi aiuta immediatamente, mettendomi su e mi appoggio al muro, lasciando andare un respiro profondo.

Pensavo mi sarei sentita meglio. Più riposata.

"Stai bene?" Ripete la domanda.

Annuisco. "Mi sento come se fossi finita in un buco nero."

"Cosa ti aspettavi?"

Silenzio.

Mi schiarisco la gola. "Sto bene... meglio di prima, almeno."

"Hai dormito per un paio d'ore."

"E nessuno è venuto?"

Scuote la testa. "No."

"Siamo stati fortunati."

"Prenditi del tempo." Dice prima di tornarsene verso la sedia.

Non sfugge alla mia attenzione il fatto che mi abbia a malapena guardata e sembrava non volermi stare vicino.

Chiudo gli occhi e cerco di ricompormi.

 

 

 

ooo

 

 

"Grazie."

Mi guarda, poi distoglie di nuovo lo sguardo.

Continuo. "So che deve essere stato difficile..."

"Soffocare un mio studente?" Si ferma. "Beh, ho fatto molte cose di cui vergognarmi e questa non cambia nulla."

"Non è qualcosa di cui deve vergognarsi. Mi ha aiutata."

"Non capisci."

"No." Scuoto la testa. "Lei non capisce. Mi ha aiutata."

La sua mascella si serra, ma non dice niente. Capisco che non è qualcosa di cui vuole discutere. É qualcosa che vuole dimenticare sia mai successa.

Lui può dimenticare.

Ma io non lo farò.

Ha fatto qualcosa con cui non si sentiva a proprio agio solo per aiutarmi.

Non lo dimenticherò.

 

 

 

ooo

 

 

 

Mi ritrovo a pensare a cose strane.

Per esempio, le mani del Professor Piton.

E le sue labbra.

Sembra che non riesca a dimenticare il modo in cui mi ha baciata ieri.

Mi ha lasciata senza respiro. Letteralmente.

Era così possessivo.

Anche se è stata solo una sceneggiata.

Non ho mai provato niente di simile.

Che cos'è stato?

"Qualunque cosa tu stia pensando, lascia perdere, Granger."

Mi risveglio dai miei pensieri.

"C-cosa?" Chiedo, forzando un viso innocente.

"Posso vederlo." Risponde. "Qualunque cosa tu stia pensando, è sbagliato."

"Ha... letto la mia mente?"

"Vuoi davvero sapere la risposta?"

Voglio sapere se sa che ho rivissuto il ricordo di lui che mi baciava?

No.

Non voglio.

Scuoto la testa velocemente.

"Sei confusa, è perfettamente comprensibile." Spiega, con calma. "Ma...smettila."

Distolgo lo sguardo da lui, vergognandomi.

Che mi è preso?

É almeno possibile per me ritornare a essere normale di nuovo?

 

 

 

ooo

 

 

 

Una guardia entra e fa apparire due pezzi di pane con due bicchieri d'acqua.

Guardo il cibo e mi lecco le labbra inconsciamente.

Ho così fame.

Sembra incredibile che è più o meno l'unica cosa che ho mangiato negli ultimi venti giorni.

"Mangiate." Dice la guardia. "E sono qui anche per informarvi che avrete presto una visita speciale ."

"Quale visita?" Chiedo prima che possa trattenermi.

Mi manda semplicemente un'occhiata prima di lasciare la cella.

Io e il Professore ci scambiamo degli sguardi, ma nessuno dei due parla.

 

 

 

ooo

 

 

 

Un'ora passa in silenzio.

Alla fine non ne posso più.

"A chi si riferiva secondo lei?"Chiedo. "Chi porteranno?"

Sospira. "Quante volte devo dirti che non posso predire il futuro?"

"Ma... ha i suoi sospetti?"

"Niente che voglia condividere con te."

La mia bocca si serra.

Passano almeno dieci minuti.

Poi parlo di nuovo. "Perché sta facendo questo?"

Emette un sospiro stanco. "Fare cosa?"

"Perché non vuole parlare con me? Siamo rimasti qui per troppo tempo, ho bisogno di parlare, ho bisogno di qualcosa che mi intrattenga."

Alza un sopracciglio. "Credo che sei perfettamente capace di intrattenerti."

"Che significa?"

"Posso suggerirti qualche canzone se lo desideri."

I miei occhi si spalancano per lo shock. "C-cosa?"

"Non fare finta di niente. Ti ho sentita ieri. Non sono sordo."

Oh Dio.

Arrossisco, guardando altrove. "P-pensavo stesse dormendo."

"Era quello che stavo facendo, fin quando non ti ho sentita."

"Beh, mi dispiace averla disturbata mentre dormiva."

Voglio solo smettere di parlarne.

Nessuno mi ha mai sentita cantare. É qualcosa che faccio in privato.

Socchiude gli occhi. "Abbiamo passato numerosi momenti umilianti e ti vergogni di essere sentita mentre canti?"

Mi schiarisco la gola con imbarazzo. "Lasciamo semplicemente... perdere."

Silenzio.

"Mi è piaciuta la canzone che hai scelto." Dice dopo un istante.

I miei occhi scattano nella sua direzione. "Ha sentito quella canzone?"

Roteando gli occhi, risponde. "Ho confidenza con la maggior parte delle cose Babbane."

Annuisco. "G-giusto."

É strano comunque. Ho sempre pensato che il Professor Piton non avesse nemmeno idea che le canzoni esistessero.

Mi libero di quel pensiero.

Con la speranza che dimenticherà di avermi sentito cantare.

 

 

 

ooo

 

 

Non dobbiamo aspettare ancora per molto.

La porta si apre.

E quella guardia entra, il capo.

Un'altra guardia lo segue.

Trattengo il respiro mentre attendo la terza persona, ma non c'è nessuno.

Strano.

Perché non hanno chiuso la porta?

"Perdonatemi." Dice il capo. "Ma voi due avete proprio una brutta cera."

Non dico nulla.

Se non altro, almeno sono più sveglia di quanto lo ero all'inizio. Adesso so quando non è intelligente usare la lingua.

La guardia continua. "Penso che dovremmo darci un taglio con questa tortura. Non vorremmo che moriste, non ancora, comunque."

Il mio viso s'illumina di speranza e sollievo.

É andata.

Niente più paura di essere fulminata ogni volta che chiudo gli occhi.

É finita.

Ma non c'è tempo per festeggiare.

"Ho qualcosa che potrebbe convincervi ad unirvi a noi." Dice il capo.

Non m'importa cos'hanno.

Niente potrebbe mai convincermi.

Niente.

La guardia si gira per guardare la porta. "Puoi entrare adesso."

Sono calma in realtà.

Ho passato di peggio.

E poi qualcuno entra nella cella.

Cosa?

No.

Non può essere possibile.

Non può.

É il Professor Lupin.

E non posso nemmeno pensare.

Che...?

Sbattendo le palpebre un paio di volte, cerco di convincermi che è solo la mia immaginazione.

Deve esserlo.

É per la mancanza di sonno.

"Beh." La voce del Professor Piton rompe il silenzio. "Non posso dire che questa sia una sorpresa."

Tutto questo non sta succedendo.

Se il Professor Piton può vederlo, allora non è la mia immaginazione.

Credo che vomiterò.

"Hermione." Dice il Professor Lupin. "Capisco che questo sia un grande shock per te. Ma non tutto è in bianco e nero come credi."

"Tieniti la tua filosofia di vita per te, Lupin." Dice Piton freddo.

N-non posso nemmeno guardarlo. Sono sorpresa che mi reggo ancora in piedi.

"Hermione, guardami. Sono ancora quell'insegnante, vedo semplicemente le cose in maniera diversa adesso."

"Come... ha potuto?" Alla fine trovo la voce.

"Non avevo scelta e non ce l'hai neanche tu."

"N-non ha avuto scelta?" Ripeto. "C'è sempre una scelta."

"La morte non è una scelta."

"É meglio del tradimento!" Gli urlo. "Come ha potuto?"

La guardia interviene. "Lui ha fatto la scelta giusta. Voi due dovreste ammirarlo."

"Mai." Risponde il Professor Piton con fare calmo e posso anche sentire del veleno nella sua voce.

"C-come?" Riesco a chiedere, poi scuoto la testa. "Non sta succedendo. Devo star sognando..."

Lupin sospira. "Non tutto è brutto come credi. Puoi fare un affare con loro."

Mi scappa una risata. "Quale affare?"

"Se passi dalla loro parte, loro risparmieranno la vita delle persone che ami."

Lo guardo. "Dalla loro parte? Non voleva dire dalla 'nostra' parte?"

"Hermione." Inizia. "Morirai qui. E non voglio vedere una cosa del genere, sei la strega più brillante della tua età. Sarebbe un tale spreco."

Voglio piangere.

Sembra che tutto stia crollando.

Tutto ciò in cui credevo è andato.

Guardo disperatamente il Professor Piton, cercando una qualche sorta di conforto o qualcosa del genere. Lui è l'unica cosa che ho.

Il Professor Piton annuisce, poi incontra gli occhi di Lupin. "L'unico spreco qui sei tu. Uno spreco di spazio. Uno spreco d'aria."

"Nessuno sta parlando con te, Mocciosus."

"Sapevo che non eri niente di più di un animale."

"Oh, guarda chi parla-"

"Bastardo."

"Basta!" Li interrompe la guardia. "Siamo qui per parlare in maniera civile."

Alla fine raccolgo il coraggio per guardare il Professor Lupin negli occhi. "Non voglio ascoltarla. Non voglio vederla. Non ho niente da dirle."

"Ma, Hermione, devi ascoltarmi. Se solo ascoltassi cosa stanno offrendo-"

Lo interrompo. "Cosa? Mi offrirà del cioccolato? Può tenerselo. Non voglio niente da lei."

Con queste parole mi volto.

"Hermione-"

Il Professor Piton ringhia. "Non l'hai sentita? Stai perdendo il tuo tempo, traditore."

Lupin non dice più nulla.

Posso sentire qualcuno uscire dalla cella e spero sia stato lui.

Mi ha fatto male guardarlo.

Mi fidavo di lui.

Era quello di cui mi fidavo completamente.

Anche più di quanto mi fidavo di Piton.

Com'è potuto succedere?

"Beh, la tua opportunità è andata." Dice la guardia. "Devo ammettere che pensavo fossi intelligente. Immagino di no. Tornerò domani. Tenetevi pronti."

E poi escono tutti.

C'è un tal silenzio.

 

 

 

ooo

 

 

Credo che siamo entrambi scioccati.

Forse il Professor Piton non vuole ammetterlo, ma so che l'ha sorpreso. Non importa quanto non gli piaccia Lupin, questa è l'ultima cosa che si aspettava da lui.

Non parlo.

E nemmeno lui.

Torno dalla visita al bagno.

E ancora non parliamo.

Cosa c'è da dire?

 

 

 

ooo

 

 

 

Sta diventando buio.

"Professore." Inizio.

"Sì?"

"E se... e se non fosse lui?"

Spero, spero davvero, che sia così.

"Potrebbe essere." É tutto ciò che dice.

"Ma... cosa pensa lei?"

Gli ci vuole un lungo minuto per rispondere. "Sembrava Lupin. Suonava come se fosse Lupin."

"Lo so." Ammetto. "Non ho notato niente di strano in lui. Beh, eccetto per il fatto che lui..."

"É un Mangiamorte."

Mi sento come se qualcuno mi abbia pugnalato con un coltello.

Lupin sta lavorando con i Mangiamorte.

Sembra surreale.

Anche nella mia testa.

"Non mi sono mai fidato di lui." Continua. "Ma nessuno mi ascolta mai."

"N-non possiamo prendere in considerazione la possibilità che fosse qualcun'altro a fingere di essere il Professor Lupin?"

"Intendi della Polisucco?"

Annuisco.

"Potrebbe essere, ma potrebbe anche essere Lupin." Dice.

La voce mi trema. "Di chi possiamo fidarci?"

"Puoi solo fidarti di te stessa, Miss Granger."

"Nemmeno di lei?"

"Nemmeno di me."

M'irrigidisco.

Cosa vuole dire con questo?

"Se vuoi sopravvivere, fidati solo di te stessa." Aggiunge, con qualcosa di oscuro nella voce.

Silenzio.

Ma voglio fidarmi di lui.

Mi fido.

Alla fine mi sforzo di dire qualcosa di orribile. "Non ci troveranno mai, vero? L'Ordine?"

Non voglio sentire la risposta.

"Miss Granger... Mai fidarsi di nessuno e mai perdere la speranza."

Ma se l'avessi già persa?

Sono successe così tante cose.

Non credo più nei lieto fine.

L'ironia.

Ci è finalmente permesso dormire, ma nessuno dei due lo sta facendo.

O pensando di farlo presto.

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Day 22 ***


Questa è la traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 


- Day 22 –

 

 

 

La prigione è diventata la mia casa.

Non avrei mai pensato di trascorrerci abbastanza tempo da definirla casa mia.

Il materasso non è così orribile. A dire il vero è davvero confortevole.

Aspetta.

Cosa sto pensando?

No!

La prigione non è casa mia.

Ho una casa. E mi sta aspettando. Ci ritornerò. Semplicemente ci vorrà un po’ più di quanto mi aspettavo. E questa prigione, questa cella, non sarà null’altro che un brutto ricordo.

E non la vedrò mai più.

Prendo un respiro profondo, poi rivolgo uno sguardo alla mia figura.

Ho i vestiti sono sporchi. Non riesco a crederci di star indossando le stesse cose da più di venti giorni.

La gonna è un po’ strappata e sporca. La camicia è completamente rovinata, tutti i bottoni andati, ma sono riuscita a sistemarla in qualche modo. Dovevo. Non avevo niente altro da indossare.

Le mie gambe sono disgustose. Troppo magre. Quanto peso ho perso esattamente?

E i miei capelli.

Faccio scorrere una mano tra di essi tutti i giorni, nella speranza che siano ricresciuti.

Non è così.

Sono ancora di quell’orribile lunghezza. Il modo in cui li hanno tagliati…

E le cicatrici sul mio corpo.

Guariranno mai fino a scomparire completamente?

Oh.

Un nuovo gioco.

Potrei contare le cicatrici sul mio corpo e cercare di ricordare come me le sono procurate. Questo dovrebbe tenermi occupata per almeno un’ora.

Mi guardo il polso e inizio.

Uno.

“Sei troppo calma.” La voce proviene dall’altro lato della cella.

Lo guardo sorpresa.

Il Professor Piton mi sta parlando.

Non abbiamo detto una parola fin da quando mi sono svegliata. Solo sguardi imbarazzati.

Ho dormito bene, sorprendentemente. Mi ci è voluto un po’ di tempo, ma sono riuscita ad addormentarmi. E questa è un buona cosa. Sono molto più rilassata ora. Molto più riposata.

Basti dire, che non prendo più il sonno per garantito.

Schiarendomi la gola, rispondo. “Io…sono calma.”

“Sì, l’ho notato.”

“Allora….qual’è il problema?”

Lui socchiude gli occhi. “Mi aspettavo mostrassi più…emozioni.”

Non capisco.

Pure io mi ero aspettata di mostrare più emozioni vista la situazione.

“Il Professor Lupin è uno di loro.” Dico con calma. “Oppue…non lo è e loro stanno solo giocando di nuovo con noi.”

“E questo non ti disturba?”

“Certo che mi disturba, ma…non so.” Dopo un istante di silenzio continuo. “Dovrei far avanti e indietro piangendo e gridando? È forse meglio così?”

Scuote velocemente la testa. “No. Stai confondendo la sorpresa con il disappunto.”

Aspetto che continui.

Lo fa. “ Preferisco di gran lunga vederti così, che comportarti da isterica. Sono solamente sorpreso. Perché…” Si interrompe.

“Perché non sto dando di matto?” Finisco la sua frase.

Annuisce.

Va bene. Perché non sto dando di matto?

“Io…io non lo so.” Rispondo sinceramente.

Lui prende un respiro profondo, continuando a guardarmi. “Credo di sapere la risposta.”

“Lo sa?”

“Credo che tu non l’abbia accettato. Non hai permesso a te stessa di credere che potesse essere la verità.”

“Forse…” Ammetto. “Il Professor Lupin…mi fidavo di lui. Tutti noi. Harry…Se Harry lo scoprisse…”

Non finisco la frase. Non so cosa pensare. Povero Harry ne sarebbe devastato.

“Fai bene a sperare che Potter lo scopra. Potrebbe essere la nostra unica possibilità di uscire vivi da qui.” Spiega il Professor Piton.

“Non capisco. É…è così assurdo che Lupin possa far parte dei Mangiamorte.”

“Ogni persona ha il suo prezzo.”

Questo cattura la mia attenzione. “Lo crede?”

“Lo so.”

“Così crede che i Mangiamorte possano avere chiunque dalla loro parte finché possono offrire abbastanza?”

“Non sto parlando solo di denaro.”

Annuisco. “Lo so questo.”

“Ci sono cose che sono più preziose dei soldi.” I suoi occhi diventano scuri mentre parla. “Credo che ogni persona abbia un prezzo che è abbastanza alto da barattare con i propri valori, famiglia, personalità e tutto quello che si trova sulla strada per ottenere ciò che è stato offerto.”

Tutto ciò è piuttosto inquietante. Ma allo stesso tempo è vero. Ed è proprio questo a renderlo terrificante.

“E…che mi dice di lei?” Chiedo lentamente. “Lei ha un prezzo?”

“Credo di aver risposto alla domanda quando ho detto che tutti hanno un prezzo.”

Sobbalzo. Non me l’aspettavo.

“E” Inizio. “Cosa potrebbero offrirle per…farle cambiare idea?”

La sua faccia si indurisce. “Questo è personale.”

Ovviamente lo è. Tutto ciò che riguarda lui è personale.

Ma non mollo.

“Sono i soldi?” Chiedo.

Mi guarda. “No.”

“É una…posizione alta nella società?”

Questa volta lui rotea gli occhi. “Granger, Sono un Maestro di Pozioni. Ho i mezzi per essere conosciuto in ogni parte del mondo, ma invece ho scelto di rimanere ad insegnare a delle teste vuote nei sotterranei. Credi davvero che una posizione di prestigio sia ciò che voglio?”

Abbasso gli occhi per l’imbarazzo. “N-no, immagino di no.”

Silenzio.

“Che mi dici di te?” Chiede lui all’improvviso. “Quale sarebbe il tuo prezzo?”

“Oh, una grande casa con piscina. E abbastanza soldi da non dover mai lavorare. Anche, una decapottabile sarebbe ottimo.”

Lo sguardo che mi rivolge è sufficiente per farmi scappare una breve risata.

“Sto scherzando, Professore.”

Lo sguardo serio sul suo viso rimane per qualche altro secondo prima di scomparire.

“Non è qualcosa su cui scherzare, Miss Granger.”

“Mi dispiace.”

“Non hai ancora risposto alla domanda.”

Prendo un respiro profondo, ma nessuna parola esce dalla mia bocca. Cosa posso dire?

“Granger?”

“Non credo voglia saperlo.”

“Mettimi alla prova.”

Va bene. Perché non dirglielo?

“Voglio bene ad Harry.” Inizio, guardandomi le mani. “E so che il bene superiore è più importante…ma qualche volta…non credo potrei scegliere tra…”

“Tre cosa?”

“Tra…la mia famiglia e il bene superiore.”

Il bene superiore. Suona così stupido.

Il Professor Piton resta in silenzio e so che ho detto troppo. Forse questa confessione è qualcosa che avrei dovuto tenere dentro me stessa.

Cerco di spiegarmi. “S-so che non è giusto.”

“Non ho detto questo.”

“Non avrebbe dovuto. Lo sguardo sul suo viso dice tutto.”

“È perfettamente comprensibile.”

Lo guardo con disperazione. “Ma…questo fa di me una persona egoista, orribile. Non sono un eroe e-e… non voglio esserlo.”

“Nessuno è un eroe.

“Lei lo è.” Mi sfugge.

Oh no.

Mi mordo le labbra, ma è troppo tardi.

Mi sta già fissando, i suoi occhi scuri mi fanno sentire così piccola e vulnerabile.

Quando parla alla fine, lo fa lentamente e con calma. “Pensi a me come ad un…eroe?”

“N-no…beh, per certi aspetti.” Rinuncio, rilasciando un respiro di stanchezza.

Sembra risentito dalle parole.

“Professore-”

Non sono un eroe.”

“Non ha capito ciò che cercavo di dire.”

“Allora spiegamelo.”

Come posso?

“Preferirei di no.” Mormoro, l’imbarazzo della situazione mi sta già facendo arrossire il viso.

“Ho il diritto di sapere perché mi vedi sotto quella luce.” Afferma. “Ho bisogno di sapere cosa diavolo ti ha dato quell’idea.”

Silenzio.

La conversazione sta andando nella direzione sbagliata.

“È solo… l’aura.” Dico velocemente.

“L’atmosfera?”

“S-si, lei sta sprigionando questa sorta di aura.”

“Sto sprigionando un’aura?”

Suona stupido quando lo dice.

E non lo sto spiegando nemmeno nel modo giusto. Sembra ancora più confuso. Se solo potessimo smettere di parlarne.

Poi qualcosa mi passa per la testa. “Va bene. Se glielo spiego, promette di rispondere a una domanda?”

“Dipende.”

“Da cosa?”

“Sai che ci sono domande a cui non posso rispondere.”

Annuisco. “Non sarà quel tipo di domanda. Sarà in grado di rispondere.”

Sembra pensarci.

Alla fine annuisce.

In verità stavo sperando rifiutasse.

Oh beh.

Così inizio. “Come ho detto prima, l’ho sempre rispettata come insegnante.”

Questo sembra metterlo a disagio visto che distoglie lo sguardo. So che  è a causa della conversazione che abbiamo avuto riguardo la punizione che mi aveva dato.

Ma continuo. “E ho sempre pensato che ci fosse molto altro in lei oltre a quello che gli occhi vedono. E quando ho sentito riguardo il suo lavorare per l’Ordine e fare tutte quelle….cose pericolose… Io solo-”

“Hai creato quest’immagine di me. Un’immagine che non è reale, Miss Granger.”

“Non è come se pensassi a lei come ad un supereroe.” Spiego, sentendomi un po’ stupida. “È solo…penso che lei sia molto nobile e…non importa quando duramente cerchi di nasconderlo, è una brava persona.”

Ho paura di guardarlo. Forse ho detto troppo?

“Perché…” Inizia prima di fermarsi per un breve istante. “Perché dovresti spendere il tuo tempo pensando a me?”

“Mi irrigidisco. “Beh…ho molto tempo. Non c’è molto da fare quando si è bloccati qui.”

Lui resta in silenzio.

Beh, questo è davvero imbarazzante.

“Non sono un’eroe, Granger. Sono…ben lontano dal’essere un’eroe.”

Mi permetto di guardarlo, ma non dico nulla.

Lui si schiarisce la gola. “E…qual è la tua domanda?”

“L-la mia domanda?”

Lui solleva le sopracciglia.

Poi mi ricordo. “Oh. Uhm, non so cosa chiederle in questo momento.”

“La grande So-Tutto-io non ha una domanda?” Mi schernisce.

“Non in questo istante. Aspetterò il momento giusto per usarla.” Sorrido debolmente.

“Com’è Serpeverde da parte tua.” Commenta.

Non so se dovrei essere disgustata o fiera della cosa.

 

 

 

 

ooo

 

 

Consumiamo il nostro cibo in silenzio.

 

È strano come il mio corpo si sia adattato ad un singolo bicchiere d’acqua al giorno. Era così difficile all’inizio, ero assetata tutto il tempo, ma ora non lo sono così tanto. È ancora difficile, ma è più semplice conviverci. Una persona non può mai davvero sapere quanto può sopportare finché non si trova ad non aver altra scelta.

 

Sto lentamente finendo il mio pezzo di pane quando la porta si apre.

 

La guardia entra e mi indica. “Tu. Vieni.”

 

“Cosa? Dove?” Immediatamente mi irrigidisco.

 

“Bagno.”

 

Mi rilasso un po’ a quelle parole, ma sento che c’è ancora qualcosa di strano. Non ci hanno mai portato al bagno subito dopo averci dato da mangiare.

 

Ma non posso rifiutare, così mi alzo lentamente e mi avvicino a lui.

 

Il Professor Piton mi sta guardando e so che anche lui è sospettoso.

 

Ma non può farci nulla. Potrebbe fare domande, ma ci metterebbe solo nei guai.

 

Così non dico nulla mentre la guardia mi conduce fuori dalla cella.

 

 

 

ooo

 

 

Freddo.

 

Così così freddo.

 

Sto tremando mentre la guardia mi spinge dentro la cella. Poi esce immediatamente.

 

Il Professor Piton è accanto a me in un secondo. “Cos’è successo? Sei stata via per almeno un’ora.”

 

C’è panico nella sua voce. E confusione nei suoi occhi mentre si prende tempo per osservarmi.

 

“Perché i tuoi capelli sono bagnati?” Pretende di sapere.

 

“S-sono stata portata al bagno e poi…alle docce.”

 

“Cosa?”

 

È sorpreso tanto quanto lo sono io.

 

Le guardie ci hanno sempre obbligato a fare la doccia insieme. Cos’è cambiato?

 

“Lui mi ha solo…portato là.” Spiego, stringendomi le braccia attorno alla vita.

 

Il Professor Piton si toglie immediatamente il mantello e me lo avvolgete attorno.

 

Annuisco. “Grazie.”

 

L’ultima cosa di cui ho bisogno è di ammalarmi di nuovo.

 

“Cos’è successo?” Chiede.

 

“Niente.”

 

“Niente?”

 

È sospettoso e lo ero anch’io.

 

Ma poi non è successo nulla.

 

Prendendo un respiro profondo, torno indietro con la memoria. “Mentirei se dicessi che non ero terrorizzata. Ero là da sola e poi il capo è arrivato e…ho pensato che sarei morta per il panico.”

 

Il Professor Piton non dice nulla, ma il suo viso si indurisce e non riesco a vedere il suo petto muoversi. Sta almeno respirando?

 

“Non è successo nulla.” Spiego velocemente. “E-e non lo capisco!”

 

Sembra rilassarsi un po’. “Hmm.”

 

Hmm?” Ripeto. “É-É tutto quello che ha intenzione di dire?”

 

“Sono sollevato che tu non sia stata ferita.”

 

“Ma perché? Sta diventando ridicolo! Lui, quella guardia, continua a insinuare cose, ma poi non fa nulla. Continua a guardarmi e… a fare quei suoi commenti disgustosi, ma non mi ha mai nemmeno toccata.”

 

“Questoo è strano.”

 

Sospiro, la disperazione evidente sul mio viso. “Qualche volta vorrei che lo avesse già fatto. Per farla finita. Ora sono solo terrificata tutte le volte. Continuo ad aspettarmi che accada e…non avviene mai.”

 

“Forse non gli è concesso.”

 

“C-cosa?”

 

Il viso del Professor Piton è pensieroso quando parla. “Ci sono state molte dicerie riguardo le vigliaccherie che i Mangiamorte possono fare. E alcune di queste sono solo questo…dicerie.”

 

“Non uccidono e torturano?” Chiesto con sgomento.

 

Quella parte è vera. Ma le storie riguardo il fatto che i Mangiamorte usino la violenza sessuale come metodo di tortura su Babbani e Nati-Babbani è spesso non veritiera. L’Oscuro Signore è strettamente contrario ad essa. Pensa che sia un atto disgustoso.”

 

Quello mi sorprende. “Lo pensa?”

 

“Non per le ragioni per cui credi tu. Lui pensa che i Babbani e i Nati-Babbani siano a malapena al di sopra degli animali e che per i Purosangue toccarli in tale maniera li degradi. È proibito.”

 

“Ma… questo significa che i Mangiamorte non violentano?”

 

“Non l’ho mai detto. Ho solo detto che l’Oscuro Signore non approva. Ma loro lo fanno alle sue spalle.”

 

Annuisco in comprensione. “Così…questo significa che…Tu-Sai-Chi è qui? Ed è per questo che la guardia non osa toccarmi?”

 

Lui si limita a guardarmi.

 

Non ha la risposta. È solo una teoria.

 

Ma dovrei essere grata che non è successo niente invece di chiedermi perché non accade.

 

Poi i nostri occhi si incontrano e non posso fare a meno di chiedere. “Come sa tutte queste cose?”

 

Di nuovo, si irrigidisce. “Questo, Miss Granger, è una di quelle domande a cui non posso rispondere.”

 

Va bene.

 

Non ha importanza in ogni caso.

 

Il mio problema non è il Professor Piton e il suo passato, ma il presente e i Mangiamorte.

 

Mi lascio cadere sul mio materasso, coprendomi completamente il corpo con il mantello e cercando di riscaldarmi.

 

L’ironia.

 

E guardie mi odiano a causa del mio sporco sangue, ma quel sporco sangue ora mi sta proteggendo.

 

 

ooo

 

 

Le guardie stanno cercando di spaventarmi.

 

Mi stanno ferendo senza davvero ferirmi.

 

Ha senso?

 

E se mi vogliono spaventata e terrorizzata, devono inventarsene un’altra.

 

Ho chiuso con questo. Cosa ho da perdere?

 

Mi hanno già preso così tanto. Non sono più la stessa Hermione Granger che ero un solo mese fa.

 

E sono stufa di essere vulnerabile e nel panico tutte le volte.

 

 

ooo

 

“Era sorpreso di sapere che Lupin era uno di loro?” Chiedo a bassa voce.

 

Impiega un paio di secondi a rispondere. “Non possiamo essere certi che sia uno di loro.”

 

“Lo sta per caso difendendo?” La sorpresa è evidente.

 

“No.” Replica immediatamente. “Non sto dicendo questo perché mi importa di lui. Sto solo dicendo questo perché c’è la possibilità che non si tratti di Lupin. E non mi piace quando qualcuno tenta di prendersi gioco di me.”

 

Annuisco. “Ma se saltasse fuori che è Lupin…Sarebbe sorpreso?”

 

Non mi sta guardando. Sta fissando il muro.

 

“Professore?”

 

“Si.” Dice alla fine. “Ne sarei sorpreso.”

 

“Ma… non le è mai piaciuto.”

 

“Questo è vero. Ho le mie ragioni per non farmelo piacere.” Spiega freddamente. “Ho molti nomi per lui. Ma Mangiamorte non è mai stato uno di questi.”

 

Sento la realtà della situazione colpirmi lentamente.

 

È possibile che Remus Lupin sia un traditore.

 

È un pensiero orribile.

 

Uno che non sono ancora pronta ad affrontare.

 

“C’era qualcosa…di spento in lui.” Mormoro. “Lo ha notato? C’era semplicemente…qualcosa.”

 

“Ho imparato ad ignorare le mie impressioni personali e analizzare solo i fatti.”

 

Beh, io non l’ho ancora imparato questo.

 

Così cambio argomento. “Quando…quando ha intenzione di continuare con le lezioni di Occlumanzia. Non sono più malata.”

 

“Ci stavo pensando. Forse domani sarebbe meglio.”

 

“Perché non oggi?”

 

“Abbiamo problemi più urgenti da affrontare oggi.”

 

Poi mi ricordo. “Le guardie verranno da noi oggi.”

 

“Sì. E si aspettano che li ringraziamo per averci permesso di dormire ancora.” C’è puro odio nella sua voce.

 

Non posso fare a meno di irrigidirmi.

 

Cosa vorranno questa volta?

 

 

 

 

ooo

 

 

Gli occhi si stanno lentamente chiudendo e posso già sentirmi spinta verso il mondo dei sogni.

 

Ma poi un rumore forte mi sveglia.

 

Le guardie sono qui.

 

Mi alzo, sbattendo le palpebre un paio di volte.

 

Ce ne sono solo due di loro.

 

Il capo e un’altra.

 

Il primo appella una sedia e si siede sopra, prima di guardare me e il Professor Piton.

 

“Perché così sorpresi?” Chiede. “Avevo promesso che vi avrei fatto visita oggi.”

 

Silenzio.

 

Continua. “Vi ricordate perché ho detto che vi avrei fatto visita?”

 

Il Professor Piton non parla.

 

E allora mi decido a parlare. “Volevi che vi ringraziassimo.”

 

“Brava ragazza.” Sorride. “E avete deciso come farlo?”

 

Sono arrabbiata.

 

Non sopporto di vedere quel ghigno sul suo viso.

 

“No?” Chiede, poi si finge deluso. “Beh, questo è un male. Ora devo dirvi cosa fare.”

 

“Smettila con i giochi e dicci cosa vuoi.” Ribatte il Professor Piton.

 

“Ma non abbiamo ancora iniziato a giocare, caro Professore.”

 

Aspetto in silenzio e mi limito ad osservarlo.

 

“Facciamo un gioco.” Continua. “Un gioco del tipo Il Professor Severus Piton.”

 

Cosa?

 

La guardia mi lancia un’occhiata. “Abbiamo notato che voi due avete sviluppato un legame. Tu, ragazza, ti fidi troppo di lui. Non se lo merita.”

 

“Penso che sia una mia decisione da prendere.” Replica con calma.

 

“Lo è, e tutto quello che sto facendo è aiutarti. Pensa a me come ad un tuo…angelo custode. È quello il termine corretto?” Chiede, un largo sorriso si forma sul suo viso.

 

“Non è necessario.” Scuoto la testa. “Credo di conoscerlo abbastanza da fidarmi di lui.”

 

“Granger, non parlargli.” Dice il Proforror Piton.

 

“La ragazza può fare quello che vuole.” Lo interrompe subito, poi mi guarda di nuovo. “Pensavi di conoscere Remus Lupin e guarda cosa ha fatto. Che peccato.”

 

Mi irrigidisco. “Mi fido del Professor Piton.”

 

Lui sorride di nuovo, ignorando le mie parole. “Iniziamo con il gioco. Ragazza, stai per scoprire delle cose davvero interessanti.”

 

Scambio qualche sguardo con il Professor Piton ma nessuno di noi parla.

 

Cosa c’è da dire?

 

“Severus-ti dispiace se ti chiamo così?” Chiede la guardia.

 

“Sì.” È la sua unica risposta.

 

“Beh, Severus.” Continua come se non l’avesse sentito. “Parlaci della tua infanzia.”

 

Cosa?Che razza di domanda è questa?

 

Il Professor Piton sembra pensarci per un secondo, poi risponde, il suo viso privo di emozioni. “Ero un bambino. Poi sono cresciuto. Prossima domanda?”

 

“Ma dicci un po’ di più.” Insiste la guardia. “Com’era la tua famiglia?”

 

So che questo è un argomento che il Professor Piton odia. E non riesco a capire perché la guardia glielo stia chiedendo.

 

“Avevo una madre. Avevo un padre.”

 

“E cos’è successo a tua madre?”

 

Cosa sta cercando di fare la guardia?

 

Il Professore risponde, la sua voce gelida. “È morta.”

 

“Parlacene un po’.”

 

È morta.” È tutto quello che dice.

 

La guardia si volta verso di me. “È terribilmente difficile parlare con lui. Posso immaginare che l’essere bloccata qui con lui sia incredibilmente noioso.”

 

“Abbiamo finito?” Chiede il Professore.

 

La guardia rivolge di nuovo la propria attenzione su di lui. “No, non abbiamo finito. Se ci dicessi di più sulla morte di tua madre allora potremmo andare alla prossima domanda.”

 

“Te l’ho detto è morta.”

 

“E com’è collegato tuo padre al fatto?”

 

Guardo il Professor Piton, sentendomi colpevole di voler davvero sentire la risposta. La curiosità è troppo forte.

 

La guardia continua. “Non è vero che tuo padre, il Signor Piton, diede a tua madre, che possa riposare in pace, una percossa di troppo?”

 

Il viso del Professor Piton sbianca, ma oltre a quella non c’è nessun altra reazione. Perfino io sono più scioccata di quanto dovrebbe esserlo lui.

 

“Questo non è affar tuo.” Risponde.

 

“Quanti anni avevi?” Chiede a guardia.

 

Silenzio.

 

“Molto giovane, ho ragione?” Chiede di nuovo. “Ma stavi già frequentando Hogwarts.”

 

Il Professor Piton non risponde, ma deve essere la verità altrimenti direbbe qualcosa.

 

“E poi cosa successe a tuo padre?” Altra domanda.

 

Trattengo il respiro, aspettando una risposta.

 

“È morto.” Risponde Piton.

 

“Sì lo sappiamo questo. La domanda è come esattamente morì?”

 

Cosa stava cercando di ottenere facendo quelle domande?

 

Quando non ottiene risposta, la guardia parla di nuovo. “Il Signor Piton venne avvelenato. E nemmeno il miglior…medico legale, se è la parola giusta riuscì a determinare che tipo di veleno fosse. Gli ingredienti non erano familiari alla loro scienza. Mi chiedo chissà perché.”

 

Cosa?

 

Guardo il Professor Piton in shock, cercando sul suo viso qualcosa, qualsiasi cosa. Ma non c’è nulla.

 

Completamente inespressivo.

 

“Passiamo alla prossima domanda.” Dice la guardia, prendendo un respiro profondo.

 

Non posso crederci.

 

È vero?

 

Il Professor Piton ha ucciso il suo stesso padre?

 

O è solo qualcosa che la guardia sta usando per convincermi?

 

“Qual è la tua relazione con le donne” È la domanda seguente.

 

“Niente che sia affar tuo.”

 

“Cosa posso dire? Sono curioso.” La guardia fa un sorrisetto. “Rispondi alla domanda.”

 

Silenzio.

 

La guardia socchiude gli occhi. “Hai almeno qualche tipo di rapporto con le donne?”

 

Questo non è qualcosa che dovrei sentire.

 

“Perché non sei sposato?”

 

“Lascialo in pace.” Dico all’improvviso.

 

La guardia si volta improvvisamente verso di me. “Lo stai ancora difendendo. Beh, io so qualcosa di interessante su di lui.

 

Cerco di sembrare annoiata.

 

Continua. “Cosa diresti se ti dicessi che il tuo adorato Professore ha frequentato più volte i bordelli di quanto gli piace ammettere?”

 

“Non credo che sia qualcosa che interessa a te o a lei, per quel che riguarda.” Risponde pericolosamente il Professor Piton.

 

Cerco di spingere quella nuova informazione fuori dalla mia testa. “N-non mi interessa. È la sua vita”

 

La guardia annuisce. “Capisco. Ma ascolta questo. Molte donne, signore della notte, si sono lamentate su di lui. É conosciuto per essere aggressivo, violento.”

 

Questo mi colpisce.

 

“Di cosa stai parlando?” Esclama il Professor Piton.

 

“Sto semplicemente dicendo la verità. Lasci una scia di sangue ovunque vai.” Risponde la guardia. “Miss Granger merita di sapere questa parte di te.  Dovresti averglielo detto prima di pretendere la sua fiducia.”

 

“Non ho mai preteso la sua fiducia.”

 

La guardia lo ignora. “Questo è un altro argomento. Ora stiamo discutendo del tuo comportamento verso le donne. Perché tanto odio?”

 

“Non odio le donne.”

 

Mi stringo con le braccia, sentendomi veramente a disagio. La guardia potrebbe mentire o potrebbe star dicendo la verità. Ci sono così tante cose che non so del Professor Piton.

 

“Allora perché non sei sposato, caro Professore?”

 

Silenzio.

 

“Hai il cuore a pezzi? Qual’era il suo nome?” Insiste la guardia.

 

Il Professor Piton sta diventando sempre più nervoso. Riesco a vedere l’odio puro e la furia nei suoi occhi.

 

“Non andare oltre.” Dice gelidamente e lentamente si avvicina alla guardia, muovendosi ocme un serpente.

 

Ma la guardia non lo ascolta. “Perché no? Era ad Hogwarts? Cosa fece?”

 

Non andare oltre.” Ripete.

 

“Forse potrei chiederlo a Lupin?”

 

Prima ancora di poter capire cosa sta succedendo, il Professor Piton afferra la guardia per la gola, sollevandolo dalla sedia e gettandolo dall’altra parte della cella.

 

L’altra guardia reagisce immediatamente, puntando la bacchetta contro Piton che cade a terra, il suo corpo contorto dal dolore.

 

Non riesco a credere a quello che sta accadendo.

 

Solo un momento fa stavamo parlando e ora-

 

“Basta!” Urlo, scattando verso il Professor Piton, cercando di aiutarlo in qualche modo.

 

La maledizione viene finalmente sciolta e lui resta disteso lì, respirando pesantemente e guardando il soffitto.

 

“Sta bene?” Chiedo, ma all’improvviso vengo afferrata per il braccio e sollevata in piedi.

 

La guardia mi sta fissando, la sua espressione furiosa. “Lui ha fatto un grave errore. E ora deve pagare.”

 

“Non gli fare del male.” Imploro.

 

“Oh, non gli faremo del male. Non direttamente, in ogni caso.”

 

Raggelo, realizzando quello che sta cercando di dire.

 

Continua. “Il legame tra voi due è qualcosa che possiamo usare a nostro vantaggio.”

 

“Non…non ho paura di voi.” Mi sforzo di dire e sto mentendo.

 

Sto mentendo.

 

Sono di fatto terrorizzata.

 

“Non ci credo, ragazza.”

 

Alla fine, mi lascia. “Cosa fare? Hmm. Qualcosa che lasci un segno e che gli ricordi che questa è stata tutta colpa sua.”

 

Il cuore mi sta martellando nel petto, cercando di scappare.

 

E io resto semplicemente li.

 

Cos’altro potrei fare?

 

Scappare?

 

Implorare?

 

Piangere?

 

Non c’è nulla che posso fare.

 

Il capo allora guarda l’altra guardia e si limita ad annuire. Sembra come se stiano comunicando con gli occhi.

 

“Non mi piace fare il lavoro sporco.” Mi dice e arretra di un passo.

 

Prima di poterne capire il significato, l’altra guardia si avvicina a me e mi colpisce in viso.

 

La forma mi spedisce immediatamente a terra.

 

Non riesco a non gridare, fa così male.

 

E c’è sangue sulla mia bocca.

 

Oh Dio, i miei denti.

 

Ho ancora tutti i denti?

 

Nemmeno un secondo dopo la guardia mi tira un potente calcio sullo stomaco e questa volta grido, rotolando via da lui e rannicchiandomi a palla.

 

Per favore, basta.

 

Fa così tanto male.

 

N-non riesco a respirare.

 

Ho le costole rotte?

 

C’è un buco nello stomaco?

 

Sembra di sì.

 

Sto apertamente piangendo ora, nascondendomi il viso nelle mani, aspettandomi che il dolore mi colpisca ancora.

 

All’improvviso il corpo di qualcuno è sul mio. Sbatto le palpebre un paio di volte nel tentativo di vedere oltre il velo di lacrime e riconosco il Professor Piton.

 

Basta.”

 

Riesco a malapena a sentirlo.

 

È stato lui a dirlo?

 

Era la sua voce, ne sono sicura.

 

All’improvviso la guardia parla di nuovo. “Ce ne andiamo ora. Volevamo solo parlare. É colpa tua se è finita così, Severus Piton.”

 

E poi se ne vanno.

 

Penso di averli sentiti uscire e chiudere la porta.

 

Una mano mi stringe improvvisamente la spalla. “Miss Granger?”

 

Non riesco a parlare.

 

Non voglio che mi veda così.

 

Prima ho bisogno di smettere di piangere.

 

Non mi muovo nemmeno.

 

“Fammi vedere.” Dice gentilmente, cercando di rimuovere le mali dal mio viso.

 

Mi rifiuto, scuotendo la testa.

 

“Granger?”

 

Perché mi sta parlando così? Posso sentire la pietà nel suo tono di voce e non riesco a sopportarlo. Non voglio che nessuno si senta dispiaciuto per me, specialmente lui.

 

“Granger, fammi vedere.” Dice ancora. “Stai sanguinando.”

 

Lo so. Sento del sangue in bocca.

 

Lui resta in silenzio per qualche lungo istante e io mi calmo un po’.

 

Poi lentamente tolgo le mani dal viso.

 

“Riesci a sederti?” Chiede.

 

Scuoto la testa. “N-non riesco…a muovermi.”

 

Annuisce, poi prende un’occhiata al mio viso da più vicino, esaminando il danno.

 

Mi sento così esposta e vulnerabile sotto il suo sguardo. Così mi sforzo di mantenere un’apparenza forte, anche se so che probabilmente non sembro molto convincente.

 

Lui mi afferra il mento. “Penso che hai solo il labbro spaccato.”

 

Grazie a Dio.

 

“I m-miei denti?” Chiedo.

 

“Non sembra esserci niente di rotto.”

 

Chiudo gli occhi per il sollievo.

 

Poi lo sento premere un qualche tipo di stoffa sul taglio.

 

Mi accorgo che è uno dei pezzi della sua canotta. Quella che si era strappato per aiutarmi durante quel mio periodo del mese.

 

“Spero guarirà da sola.” Dice, poi i suoi occhi scendono lungo il mio corpo.

 

“P-professore?” Inizio lentamente. “C-credo di avere una costola rotta.”

 

Il suo viso si adombra e si muove per toccarmi lo stomaco, prima di fermarsi. “Posso?”

 

Annuisco.

 

Certo che può.

 

Ho bisogno di sapere se c’è qualche danno considerevole.

 

Lui annuisce e mi solleva la camicetta e mio malgrado sobbalzo quando l’aria fredda mi colpisce la pelle.

 

E poi le sue mani mi stanno toccando. E lui ha davvero delle mani calde.

 

Cerco di ignorare l’imbarazzo della situazione mentre lentamente si sposta sullo stomaco, gentilmente premendo e allo stesso tempo osservando il mio viso in cerca di ogni segno di dolore.

 

È più semplice se non lo sto guardando, così allontano lo sguardo.

 

Ma non riesco ancora ad ignorare lo strano sentimento mentre le mani lentamente risalgono.

 

E risalgono.

 

Ed allora trattengo il fiato, realizzando quanto sia vicino a toccarmi dove non dovrebbe.

 

Ma lui si ferma, allontanando le mani da me.

 

“Niente di rotto.” Spiega. “Credo che i  muscoli siano danneggiati, forse strappati.”

 

Questa è una buona notizia.

 

Mi abbasso la camicia, poi cerco di alzarmi dal pavimento.

 

“Cosa stai facendo?” Chiede.

 

“V-voglio distendermi sul mio materasso.”

 

Senza aggiungere altro mi aiuta, quasi sollevandomi con le mani.

 

Sospiro quando sento il materasso sotto il mio corpo e lui torna subito indietro.

 

Chiudendo gli occhi, spero di addormentarmi e dimenticare semplicemente tutto.

 

“Pensi ancora a me come ad un eroe?” Chiede all’improvviso.

 

Spalanco gli occhi e lentamente vi volto verso di lui.

 

È in piedi nel centro della cella con un’espressione scura sul viso.

 

C’è sangue sulle sue mani.

 

“Non avrei dovuto rispondergli.” Aggiunge. “É tutta colpa mia.”

 

“Non lo faccia.”

 

“Granger-”

 

“Questo è esattamente quello che vogliono.” Dico. “Non lo faccia. Non si senta colpevole. Lo avrebbero fatto in ogni caso. Vogliono solo che lei pensi sia accaduto perché lo ha attaccato.”

 

Lui resta in silenzio.

 

Ma so che le mie parole non lo hanno aiutato.

 

“Era vero?” Chiedo lentamente. “Quello che ha detto su di lei?”

 

Si irrigidisce. “La mia vita.”

 

“Si… stava mentendo, non è vero?”

 

I nostri occhi si incontrano e sento svanire ogni speranza in me.

 

“No.” Dice infine. “Non tutto.”

 

“Q-quale parte era vera?”

 

“Sei disgustata?” Chiede, il suo viso irrigidito.

 

“Dipende…da quale parte era la verità.”

 

Lui si volta.

 

Poi mi viene in mente una cosa. “Questa è la domanda che voglio lei risponda. Ha promesso.”

 

Non sembra avere alcun effetto su di lui.

 

Proprio quando penso mi stia ignorando, lui si gira e mi guarda.

 

“Mio padre.” È tutto quello che dice.

 

Il respiro mi si blocca in gola. “L-lei…”

 

Ucciso? Avvelenato?

 

Non lo dico nemmeno.

 

Ma lui capisce. “Sì.”

 

E mi sta guardando dritto negli occhi. Alla fine sono io quella a non sopportarne l’intensità e distolgo lo sguardo.

 

“Cosa fa di me questo?” Chiede.

 

“T-tutti commettono degli sbagli…”

 

Mi interrompe. “Non era uno sbaglio.”

 

Lo guardo di nuovo, scioccata.

 

So che suo padre era una persona orribile e forse si è meritato quello che ha avuto… ma sentire di fatto il Professor Piton ammetterlo e non mostrare il minimo segno di rimorso è…quasi troppo.

 

N-non so cosa pensare.

 

“E la parte riguardante il fatto che odio le donne era una bugia.” Mormora. “Non sono mio padre. Questo è tutto quello che hai bisogno di sapere.”

 

Con quelle parole si incammina verso l’angolo più lontano, nelle ombre.

 

Riesco a malapena a vederlo. Vuole essere lasciato da solo

 

E lo voglio anche io.

 

Sono successe troppe cose oggi.

 

Ho bisogno di un po’ di tempo per me stessa.

 

Ho bisogno di pensare a tutto questo.

 

E non ho intenzione di mentire. Dopo tutto quello che ho scoperto oggi, non posso far a meno di vedere il Professor Piton…in modo diverso.

 

Non parliamo l’uno con l’altro per il resto della nottata.

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Day 23 ***


Questa è la traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

- Day 23 –

 
 

 

 

Dio.

Il Professor Piton ha un aspetto orribile.

Lo sto osservando da quando mi sono svegliata.

Sono troppo pigra per alzarmi o dire qualcosa, quindi mi sto solo riposando sul mio materasso.

Mi auguro che non si renda conto che lo sto guardando. Sembra perso nei suoi pensieri. Non mi ha degnata nemmeno di uno sguardo. Forse non sa che sono sveglia?

Non importa, comunque. Ho tutto il diritto di guardarlo, è l'unico intrattenimento che mi è concesso avere.

Ha bisogno di una rasatura. Ha un aspetto davvero orribile con tutta quella barba sul viso.

Ma... perché non sta perdendo peso? Il suo corpo non sembra essere cambiato molto dal primo giorno. Non che stia guardando il suo corpo!

All'improvviso i suoi occhi scattano verso di me.

Resto senza fiato, mentre il sangue mi sale alla testa al pensiero che lui possa leggere la mia mente.

Alla fine parla. "Come va il tuo labbro?"

Il mio... cosa?

"Oh." Ricordo improvvisamente. "É apposto."

Sto mentendo. Mi fa un male di pazzi. Brucia e pizzica e non so come farà a guarire da solo.

"E il tuo stomaco?"

Cosa vuole che gli dica?

Fa male. É come se avessi fatto un centinaio di addominali in una volta e adesso non posso nemmeno muovermi per il dolore.

E mento di nuovo. "Va...meglio."

Annuisce.

É buffo.

Sono già passati ventitré giorni e dopo tanto tempo ancora non ci sentiamo a nostro agio insieme.

Ci siamo avvicinati l'uno all'altra, o almeno così credo. Andiamo d’accordo quando si tratta di situazioni di vita o di morte, siamo una bella squadra, ma quando non accade niente di pericoloso siamo... impacciati. Non sappiamo come parlare di cose normali.

E l'atmosfera è ancora molto tesa per via della visita delle guardie della scorsa notte.

Sono state dette e fatte un sacco di cose. Troppe.

Sospiro, rendendomi conto che il Professor Piton mi sta ancora guardando.

Vuole qualcosa da me.

E so cos'è.

Una risposta.

Ma non so dargliela.

Ho scoperto un sacco di cose su di lui la scorsa notte e non sono ancora sicura di come mi senta a riguardo.

Alcune cose erano bugie, altre erano verità. Ed è troppo.

Lo vedo ancora come un eroe?

Io... Io non lo so.

Allora distolgo lo sguardo da lui, schiarendomi la gola e sperando che non inizi quella conversazione.

Non lo fa.

 

 

 

ooo

 

 

 

"Um, Professore, ha detto che oggi continueremo con le nostre lezioni di Occlumanzia?" Chiedo.

"Sei sicura di volerlo fare?"

"Sì."

Silenzio.

Lo guardo, confusa. "Lei ha problemi nel farlo?"

"No."

D'accordo.

Quel 'no' sembra un po' forzato.

Poi dice: "Siediti sulla sedia."

Annuisco velocemente, cercando di alzarmi dal materasso, ma il dolore mi attraversa lo stomaco ed emetto un grido, mordendomi il labbro inferiore. Il Professor Piton si gira a guardarmi con un'espressione preoccupata. E non riesco a sopportarlo. Non so esattamente quando o come è successo, ma odio quando mi guarda con pietà o preoccupazione. Semplicemente non posso sopportarlo.

Quindi prima che abbia l'opportunità di parlare, mi obbligo a mettermi in piedi e mi dirigo velocemente verso la sedia, sedendomi. Con la speranza che il mio volto sia impassibile.

In un primo momento mi guarda con occhi socchiusi, ma poi si schiarisce la gola, ignorando l'incidente come se non fosse successo nulla. E ne sono grata.

Un paio di minuti trascorrono in silenzio.

Aspetto.

Sembra che si stia concentrando o preparando.

Dovrei fare lo stesso?

Ma non so come.

Mentre capisco che non ho idea di ciò che sto facendo, finalmente si gira verso di me.

"Pronta?" Chiede.

Annuisco.

"Legilimens."

Attendo che il mal di testa mi colpisca, ma non succede nulla.

Beh, sta succedendo qualcosa. Posso avvertire... una leggera brezza nella mia mente. Come se qualcuno mi stesse toccando con una piuma.

Guardo il Professor Piton confusa e improvvisamente la strana sensazione svanisce.

"Concentrati, Miss Granger." Mi ordina.

"Signore... cos'è stato? Non mi aspettavo che fosse così..."

"Gentile?" Termina la frase al posto mio.

Annuisco velocemente.

"Beh, Miss Granger." Inizia. "Volevo mostrarti che a volte è quasi impossibile sentire che qualcuno stia tentando di infiltrarsi nella tua mente. Questo è il motivo per cui devi stare in guardia tutto il tempo, non puoi permetterti di essere ignorante."

Ascoltando attentamente, metto su un’espressione dura. "D'accordo, provi di nuovo."

Mi guarda nel profondo degli occhi. "Legilimens."

Di nuovo quella strana sensazione. Non fa male per niente.

Provo a concentrarmi.

Devo spingerlo fuori dalla mia mente.

Devo costruire un muro intorno ai miei ricordi.

Devo sgomberare la mente.

I-i-io non so come farlo.

Più mi dico che non dovrei pensarci, più ci penso.

"Granger." Sospira, uscendo dalla mia mente.

Mi vergogno persino di guardarlo.

Sono un tale fallimento.

"Proviamo con qualcos'altro." Suggerisce e non sembra essere molto arrabbiato.

Per cui lo guardo. "Cosa intende?"

"Proveremo qualcosa di diverso." Dice. "Voglio che tu costruisca un ricordo finto."

D'accordo. Posso farlo. Sembra più facile.

"Un evento. Non m'importa cosa sia. Ma deve essere finto. Poi mi presenti quel ricordo." Dice. "Puoi farlo?"

"Credo di sì."

Annuisce. "Ti do un minuto per pianificarlo."

Velocemente inizio a pensare.

Cosa potrei usare?

Buffo.

Adesso la mia mente è completamente vuota.

Poi inizio a pensare a qualcosa.

Oh. Va bene. Potrebbe funzionare.

Guardo il Professor Piton e annuisco. Poi mi obbligo a ripetere il ricordo finto nella mia mente ancora e ancora.

Dopo un attimo, sussurra: "Legilimens."

Posso sentirlo nella mia mente, più forte questa volta, ma ancora non è doloroso.

Sta vedendo le scene. Le vedo anch'io.

Io che parlo con Lavanda nella Sala Comune dei Grifondoro.

Noi che ridiamo.

Ma poi lui esce.

E non ne è rimasto colpito.

"C-che succede?” Chiedo, quasi impaurita di sentire la risposta.

"Era fatto male. Posso dirlo che non era un ricordo reale."

"Come?"

Fa un respiro profondo. "Stavi cercando di mostrarmi un ricordo felice, presumo?”

Annuisco.

"Beh, Granger, potevo avvertire l'amarezza nella tua mente. Potevo avvertire la leggera rabbia e il fastidio nei confronti di qualcuno, immagino verso la Signorina Brown."

Arrossisco, odiando come lui sia a conoscenza di ogni piccolo dettaglio di me.

Continua. "Devi collegare le emozioni giuste al ricordo. Lo fa sembrare più reale."

Questo ha senso.

"D'accordo, c-ci proverò." Dico, un po' più agitata.

"Inoltre hai bisogno di pensare un po' di più ai dettagli. I piccoli dettagli sono molto importanti, Granger."

Credo che sto iniziando a capire.

"M-mi dia solo un minuto, Professore."

Chiudo gli occhi.

Ma più ci penso, più mi rendo conto che è difficile ricordare la mia vita prima di essere chiusa nella cella. Sto facendo un grande sforzo nel ricordare come fosse la Sala Comune dei Grifondoro o come erano le persone. Non posso vederle chiaramente nella mia mente.

É frustrante.

E spaventoso allo stesso tempo.

Sto lentamente dimenticando la mia vita prima di tutto questo?

Il Professor Piton si schiarisce la gola. "Granger, non ti stai concentrando, posso vederlo."

Sospiro, poi chiudo gli occhi di nuovo.

Ci sono cose che vedo chiaramente quando chiudo gli occhi.

La cella.

Il Professor Piton.

Tutto qui.

Dopo un lungo attimo, apro gli occhi. "Sono pronta. Proviamo di nuovo."

"Legilimens."

Sono nella cella. Il Professor Piton è accanto a me. Posso avvertirne la presenza.

Quella guardia è di fronte a noi, è da solo. Posso sentire il suo odore, il suo odore disgustoso. Ci sta rivolgendo un sorrisetto.

Mi fa così arrabbiare, in effetti sto tremando di rabbia.

La guardia punta la bacchetta nella nostra direzione e all'improvviso il Professor Piton gli salta addosso, mettendolo a terra mentre io gli prendo la bacchetta.

Posso sentirla. La sensazione di potere.

Niente più impotenza.

Il Professor Piton mi guarda, c'è speranza nei suoi occhi scuri.

E poi scappiamo.

Fuori dalle sbarre.

Verso la nostra libertà.

Il cuore mi martella nel petto.

Potevo sentirlo. Potevo sentire cosa potrebbe significare essere liberi.

"Granger."

Ho bisogno di un minuto per me.

Il pensiero di noi due in fuga era così vivido, così reale. Ma era finto. Siamo ancora qui. Intrappolati.

In realtà mi sento devastata al momento.

"Granger."

Ma devo ricompormi.

Così alzo lo sguardo verso di lui.

La sua faccia è impassibile, ma poi un piccolo sorriso prende vita sulle sue labbra, "Andava meglio."

Meglio?

Davvero?

"Ti sei concentrata sui dettagli, hai aggiunto le emozioni."

L'ho fatto davvero.

Forse un po' troppa emozione.

"Ma puoi migliorarlo ancora," dice.

E iniziamo di nuovo.

 

 

 

 

ooo

 

 

 

 

"Meglio." É tutto ciò che dice.

Abbiamo fatto pratica per più di un'ora.

Ho fatto dei progressi, so di averli fatti.

Ma tutto ciò che dice è 'meglio'.

"Meglio come?" Chiedo, sperando che mi rivolga qualche complimento in più. Potrebbe essere d'aiuto per la mia fiducia in me stessa e mi condurrebbe ad ulteriori progressi.

"Sembri notare i piccoli attacchi alla tua mente. Molte persone ne sono ignare." Spiega in un tono da insegnante. "Hai dimostrato di avere la capacità di costruire finti, ma comunque molto vividi, ricordi nella tua mente."

Sorrido, sentendomi fiera.

"Tuttavia." Sogghigna, notando il trionfo sul mio volto. "Non hai ancora fatto progressi nel proteggere la tua mente dai nemici. Non hai la minima idea di come rendere la tua mente sgombra."

E il mio orgoglio è andato.

É incredibile come può farmi passare dal sentirmi bene al sentirmi patetica solo con una manciata di parole.

"Perchè quella faccia, Miss Granger?"

"Beh... mi ha appena detto che faccio schifo."

"Non l'ho detto."

Alzo lo sguardo verso di lui, sollevando le sopracciglia.

Continua. "Ho riconosciuto che hai davvero fatto qualche progresso. Ma hai ancora un sacco di strada da fare davanti a te."

Annuisco, cercando di accettare i suoi commenti in modo positivo.

"Continueremo domani." Enuncia, allontanandosi da me.

"P-perché?"

"Non è saggio fare così tanta pratica in un solo giorno."

Poi noto qualcosa di strano.

Mi giro per guardarlo. "Professore, lei... sembra sempre così sicuro che ci sarà un domani."

S'irrigidisce, dandomi le spalle. "Sì."

"Come mai?"

Dopo un lungo attimo si gira finalmente per guardarmi. "Credi che non saremo vivi domani?"

"N-no, ma... non potrei mai dirlo nella stessa maniera in cui lo dice lei. Sembra quasi che lei lo sappia per certo."

"Te l'ho già detto. Non ci uccideranno semplicemente così. Forse ci terranno in vita fino alla Guerra."

"G-Guerra?"

Una parola così orribile.

"Cosa ti aspettavi, Miss Granger? Un pacifico accordo tra il lato Buono e il lato Oscuro?"

Certo che no.

Ma comunque suona... orribile.

Una Guerra.

 

 

 

ooo

 

 

 

Dove sono le guardie?

Non che sia ansiosa di vederle, ma sto morendo di fame. Deve essere pomeriggio ormai e ancora non abbiamo ricevuto la nostra colazione.

Ho bisogno di impegnare la mente con qualcosa.

Mi guardo le unghie delle dita.

Così sporche.

"C'è qualcosa che non va?" Chiede all'improvviso il Professor Piton.

Lo guardo confusa. "Cosa intende dire?"

"Non sei molto loquace. Ti stai astenendo dal farmi domande a sfondo personale."

"Ed è sbagliato?"

Fa un sorrisetto. "No. Ma non è da te."

Espiro profondamente. Cosa vuole che faccia?

Lentamente dico: "Se si riferisce a ieri -"

"Sai di cosa sto parlando."

Mi agito.

Lui continua, con la sua voce fredda. "Ignorare le cose non ha mai dimostrato  essere una mossa saggia."

"Non lo sto ignorando."

"Sei venuta a conoscenza del fatto che ho ucciso un uomo."

Questa volta lo guardo, scioccata nel sentire quelle parole.

"Professore, n-non dobbiamo parlarne per forza."

"Sì, dobbiamo."

"Beh, io non voglio!" Questo lo dico più duramente di quanto avessi voluto.

Il suo volto s'irrigidisce. "Le cose brutte non se ne andranno magicamente se le ignori."

Cerco di calmarmi. "Ha ucciso suo padre."

"L'ho fatto."

"C-come può dirlo? In modo così-così tranquillo e freddo?"

Non mi risponde per un lungo istante.

Ma quando lo fa è in modo lento ed è appena poco più di un sussurro. "Avevo le mie ragioni."

"L-lo so."

"No, in realtà tu non sai."

"So qualcosa. E capisco, ma mi dà davvero fastidio il modo in cui ne parla. Non prova nemmeno un po' di rimpianto? Non la fa sentire..." Non finisco la frase, non sapendo quale parola usare.

"Ho fatto ciò che dovevo fare."

Scuoto semplicemente la testa, non volendo stargli a sentire ancora.

É troppo presto.

Così smettiamo di parlare.

 

 

 

ooo

 

 

 

 

Cammino avanti e indietro nella cella.

I nervi mi stanno uccidendo.

Dove sono le guardie?

C'è qualcosa che non va.

"Granger, smettila."

"Di fare cosa?"

"Stai facendo troppo chiasso. Qualcuno di noi sta cercando di concentrarsi. Cerca di muoverti facendo meno rumore." Risponde, la sua voce è fredda.

Alzo semplicemente gli occhi al cielo e continuo.

Dopo un minuto il Professor Piton scatta. "Basta."

Basta.

Quella parola mi riporta un ricordo alla mente.

Immediatamente mi volto verso il Professor Piton. "Signore... riguardo a ieri... ho bisogno di chiederle una cosa."

Si agita, posso vederlo anche se sta cercando di nasconderlo con un'espressione annoiata. "Cosa?"

"Come mai sono stati a sentirla?"

"Granger, cerca di formulare la domanda in un modo che sono in grado di comprendere."

Lascio andare un respiro, poi comincio. "Quando la guardia mi ha dato un calcio e... lei ha protetto il mio corpo con il suo... ero piuttosto confusa, ma l'ho sentita dire 'basta'. Come mai sono stati a sentirla?"

La sua espressione resta annoiata, ma se ne sta in silenzio per un secondo troppo lungo.

Quando parla, è tranquillo. "Non l'ho detto. É stata la guardia."

"No, è stato lei."

"Granger, è stata la guardia. Probabilmente si era reso conto di averti causato abbastanza danni."

Perché dice così?

Osservo il suo volto, la sua espressione, ma mi sta semplicemente fissando.

Così provo di nuovo. "Io ho sentito lei. Era la sua voce, lo so. Era così vicino a me, non avrei potuto sbagliarmi."

"Beh, ti sei sbagliata." Risponde. "Onestamente, Granger, credi che le guardie sarebbero state a sentirmi? Se avessi detto qualcosa del genere per cercare di fermarli, avrebbe solo scatenato ulteriore voglia in loro di farti, farci, altro male."

Dopo questo non dico nulla. Annuisco semplicemente.

Poi mi volto e me ne torno al mio materasso.

Dio, quanto odio questa sensazione.

Perché non posso fidarmi di lui?

Perché continua a darmi motivi per non fidarmi di lui?

So che quella era la sua voce. Lui ha detto 'basta'. Non la guardia. Non sono stupida.

Ma ero molto sofferente. Forse -

No! Era la sua voce.

Cosa sta succedendo?

 

 

 

 

ooo

 

 

 

 

C'è decisamente qualcosa di sbagliato.

Sta iniziando a fare buio e non c'è ancora traccia delle guardie.

Si sono dimenticati di noi?

No. Lo stanno facendo apposta.

D'accordo. Posso accettare che non ci sia cibo, ma... Ho davvero bisogno di andare in bagno.

La mia vescica è in procinto di esplodere.

Non ce la faccio nemmeno più a trattenere.

Gemo frustrata. Non c'è modo che possa aspettare fino all'indomani.

I miei occhi si dirigono lentamente verso il Professor Piton. Non ha lo stesso problema? Non sembra che sia così. A volte mi chiedo se è persino umano.

Mi sento così umiliata.

Lentamente mi alzo, facendomi strada verso le sbarre, picchiandoci contro.

"Guardie! Perché state facendo così?" urlo, "I-io devo parlarvi!"

"E perché hai bisogno di loro, esattamente?" Sento la voce del Professor Piton provenire dalle mie spalle.

Mi fermo per un secondo, poi lo ignoro. "Guardie! Esigo vedervi!"

"Sì, questo funzionerà." Commenta lui.

Mi volto a guardarlo. "Professore, se non l'ha notato, non ci hanno fatto visita."

"Sì, non è sfuggito alla mia attenzione."

"E ho bisogno che loro..."

"Facciano cosa?" Chiede, alzando un sopracciglio.

Beh, ho passato di peggio.

"Devo usare il bagno." Rispondo, obbligando il mio volto a rimanere impassibile.

La comprensione sorge in lui e si schiarisce la gola. "Oh."

"Già."

"É un'emergenza?"

"Perché dovrei colpire le porte altrimenti?" Chiedo, disperata.

"Granger, non credo che ci faranno visita oggi.”

Un sospiro di sofferenza mi sfugge.

Lui continua, "C'è un piccolo buco nell'angolo della cella. Credo che originariamente aveva lo scopo per noi di essere usato come latrina."

L'orrore mi attraversa il viso. "No!"

"Granger - "

"Non urinerò lì, con lei qui. No!" Mi copro le orecchie e mi abbandono sul mio materasso.

Aspetterò le guardie.

 

 

 

ooo

 

 

 

Non ce la faccio più.

Mi alzo, lentamente, mandando un'occhiata al Professor Piton. Lui capisce.

Guardo il piccolo buco nel pavimento. Fortunatamente è il più lontano possibile da entrambi i nostri materassi.

Calmati, Hermione.

Mi dirigo lentamente verso quel punto, facendo un respiro profondo.

"Io me ne andrò laggiù." Dice il Professor Piton, dirigendosi verso le sbarre, volgendomi le spalle.

"Non si giri." Gli dico.

"Oh, grazie per avermelo detto. Avevo intenzione di guardarti." Risponde, con la voce traboccante di sarcasmo.

Mi agito, sentendomi estremamente umiliata.

"Granger, datti una mossa, sì?"

"N-non posso farlo."

"Cosa intendi dire con non puoi?"

"Non con lei che se ne sta lì."

"Beh, me ne andrei fuori, ma al momento sono incapace di farlo."

"Allora non ascolti!"

"Cosa diavolo hai intenzione di fare?"

"Si copra le orecchie."

"Non lo farò. Smettila di comportarti in modo così infantile, Granger."

"Lo faccia e basta."

Passa un secondo.

"Le mie orecchie sono coperte."

Silenzio.

"Può sentirmi?" chiedo, aspettando una sua risposta.

Non dice nulla.

Velocemente mi alzo la gonna e faccio ciò che devo fare.

Un minuto più tardi, ho fatto.

Il mio volto è completamente arrossito, posso avvertirlo.

Ma almeno la mia vescica non minaccia di esplodere.

Mi avvicino al Professor Piton. "Ho fatto."

Si toglie le mani dalle orecchie e mi guarda semplicemente.

So che lui pensa che sia immatura, ma non m'importa.

Mi muovo velocemente verso il mio materasso e mi abbandono su di esso, voltandomi lontano da lui.

Ho solo bisogno di dormire.

E di dimenticare ciò che è successo.

 

 

 

 

ooo

 

 

 

É buio nella cella.

Dovrei essere addormentata. Ma non lo sono.

E nemmeno lui lo è. Posso semplicemente avvertirlo.

C’è un tal silenzio.

Dei pensieri inquietanti mi stanno lentamente occupando la mente. Non importa con quanto sforzo provi a cacciarli via.

"Signore?"

"Hmm?"

Sembra assonnato.

"Se qualcosa dovesse succedermi e... lei ne dovesse uscire vivo," Inizio, la mia gola si chiude. "Voglio che prometta di dire un paio di cose ai miei genitori. Un messaggio da parte mia."

"Granger, non puoi pensare a cose del genere."

Lo ignoro. "Dica loro che li amo e che sono stati i migliori genitori del mondo." Dico fermarmi un istante per ricompormi. Infine continuo. "Dica loro che mi dispiace. E che... non ho sofferto. Dica loro che è stato veloce e indolore. Dica loro che non ero spaventata."

Lui resta in silenzio.

"Oh, e dica loro di prendersi cura di Grattastinchi."

"Grattastinchi?"

Sorrido debolmente. "Il mio gatto."

Quando non dice nulla, continuo. "E so quanto lei li disprezza, ma... apprezzerei se dicesse a Harry e Ron che non avrei potuto desiderare amici migliori. Dica ad Harry che non mi sono mai pentita di essere sua amica. Sapevo che sarebbe stato pericoloso. Lui non dovrebbe sentirsi in colpa."

"Granger, tu non sai cosa succederà."

"Ed è esattamente per questo che le sto dicendo queste cose." Dico, lottando contro le lacrime. "C-c'è qualcuno per il quale lei vorrebbe lasciare un messaggio?"

Silenzio.

Poi una semplice parola. "No."

Sono un po' sorpresa.

Ho sempre saputo che è un po' solitario, ma il fatto che non abbia nessuno a cui dire addio... è semplicemente triste.

O forse lo sta dicendo perché non vuole credere che moriremo.

Sì, questa opzione mi piace di più.

"Vai a dormire, Miss Granger."

E faccio proprio così.

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Day 24 ***


Questa è la traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

- Day 24 –


 

 

Mi sveglio.

E sono nauseata e stanca di svegliarmi qui. Sempre lo stesso.

La cella.

Se solo tutto questo si rivelasse un sogno. Un lungo, realistico sogno.

Ma so che è impossibile.

So di essere sveglia.

Sfortunatamente.

La prima cosa che faccio è di lanciare un’occhiata al Professr Piton. Ho bisogno di accertarmi che è ancora là e che sta bene.

E mi accorgo che sta dormendo.

Questo è strano.

É di fatto sul suo materasso, addormentato.

I suoi abiti sono in ordine, le braccia incrociate sul petto, il viso rigido.

Vederlo dormire è un evento raro, così decido da trarne il meglio. Non farò l’errore che ho fatto l’altra volta che l’ho scoperto addormentato. Riesco ancora ricordare con chiarezza la sua rabbia nell’avermi scoperta vicina ad…osservarlo.

Così resto dove sono e mi limito a guardarlo.

È un essere umano dopo tutto.

È divertente come non sembri rilassato, nemmeno nel sonno.

Dopo un minuto o due i suoi occhi si spalancando all’improvviso. Si mette immediatamente a sedere e sbatte le palpebre un paio di volte prima  che i suoi occhi si posino sui miei.

“B-buongiorno.” Mormoro, sperando che non si arrabbi di nuovo.

Mi guarda confuso. “Perché sei già sveglia?”

“Non lo so.” Scuoto la testa. “Mi sono semplicemente svegliata.

“Hmm.”

Lui fa un respiro profondo, poi si appoggia contro il muro.

Ovviamente non è dell’umore per delle conversazioni.

Inizia la nostra giornata.

 

 

 

ooo

 

 

“Cosa crede sia successo ieri?” Chiedo, non in grado di spingere fuori quelle domande dalla mia mente. “Quando le guardie non ci hanno fatto visita?”

 

Lui esala un lungo respiro e capisco che è irritato con me. “Non lo so. Sarebbe privo di senso pensare a diverse teorie. Lo sapremo quando decidono di dircelo.”

 

“Sì, ma cosa pensa?”

 

“Sono possibili molte cose.”

 

“Del tipo?” Voglio sapere.

 

Lui mi guarda annuendo. “Potrebbe essere il loro piano. Farci morire di fame. Isolarci.”

 

“O?”

 

“O è successo qualcosa.”

 

Mi irrigidisco. “Crede che l’Ordine-?”

 

Non lo so, Granger.”

 

Lentamente mi invoglio a parlare. “E se fossimo nascosti da qualche parte lontani? E se l’Ordine catturasse tutti i Mangiamorte e sconfiggesse Tu-sai-chi…e se non fossero in grado di trovarci? E noi restassimo qui, soli, a morire di fame?”

 

Quel pensiero orripilante non sembra aver alcun effetto su di lui. Non c’è paura sul suo viso, niente.

 

“N-non è spaventato?” Chiedo.

 

Impiega dei secondi prima di rispondere. “Ho paura delle cose che vedo, delle cose che stanno accadendo. Non mi permetterò di aver paura delle cose che potrebbero succedere.”

 

“Questo è saggio.” Ammetto. “Ma difficile da seguire.”

 

“Provaci.”

 

Lo faro.

 

 

 

ooo

 

 

 

Il cuore quasi mi tradisce quando sento la porta aprirsi.

 

Le guardie.

 

Finalmente.

 

Solo una guardia entra e mi indica.

 

La visita al bagno.

 

Mi alzo e lentamente mi avvicino a lui.

 

E non posso fare a meno di chiedere. “Dove eravate ieri?”

 

Lui si limita a guardarmi.

 

“Dove eravate?” Chiedo di nuovo. “Ci avete lasciato qui l’intero giorno. Niente cibo, nulla.”

 

“Granger, stai zitta.” Ruggisce il Professor Piton dietro di me.

 

La guardia mi fissa con durezza. “Ascolta il tuo Professore o non ci sarà alcun cibo nemmeno oggi.”

 

Questo mi zittisce immediatamente. Per lo meno lo sto trucidando con gli occhi.

 

Ma non sembra curarsene.

 

Mi afferra rudemente il braccio e mi guida fuori dalla prigione.

 

 

 

 

ooo

 

 

Vengo riportata nella cella.

 

E ora è il turno del Professor Piton.

 

Ci scambiamo qualche sguardo prima che venga portato via. E sono di nuovo sola.

 

Questo mi da qualche minuto per pensare.

 

Che giorno è oggi?

 

Non riesco nemmeno a ricordarlo.

 

Ero solita sapere esattamente quale giorno della settimana fosse, esattamente quante classi mi stessi perdendo, ma ora…ora non più.

 

Non mi importa più.

 

Tutto quello di cui mi interessa è di ricevere il cibo e delle visite al bagno.

 

Patetico

 

 

 

 

ooo

 

 

Non riesco più a sopportare il comportamento del Professore. Sembra arrabbiato. Irritato.

 

É ovvio che non sembra voler più parlare con me. Non ha menzionato le lezioni di Occlumanzia, anche se avevamo in programma di continuarle oggi.

 

E…so perché si sta comportando così. Si sta distanziando da me.

 

“Signore.” Inizio.

 

Lui sposta pigramente gli occhi su di me.

 

Mi sforzo di continuare. “I Mangiamorte sono dei bugiardi. Lo so questo.”

 

“Che vuoi dire?”

 

“Hanno mentito su molte cose, hanno mentito sul fatto di avere i miei genitori. E…” Mi fermo per un momento. “Sono stata stupida a dubitare di lei. Sono stata stupida a dar una seconda voce alle loro menzogne.”

 

Lui si irrigidisce e so che non si sente a suo agio a parlare della conversazione di due giorni fa.

 

Continuo. “So che lei non è violento con le donne.”

 

Lui solleva un sopracciglio. “ E come puoi esserne così sicura?”

 

“Lo so.” La mia voce suona molto sicura.

 

Mentre aspetto che lui risponda mi accorgo presto che non ne ha intenzione.

 

Così passo alla parte più difficile. “E non mi importa di suo padre. Non è affar mio. Ha fatto quello che pensava fosse giusto.”

 

Di nuovo, non parla.

 

Ma mantengo lo sguardo, determinate nel fargli capire che sono seria e certa di quello che ho detto.

 

Lentamente si rilassa. “Grazie.”

 

Cosa?

 

Mi sta davvero ingraziando?

 

“Um… Prego.” Rispondo non appena ritrovo la voce.

 

Un piccolo sorriso si forma sulle mie labbra e distolgo lo sguardo.

 

 

ooo

 

 

Cibo.

 

Riesco a malapena a controllarmi quando la guardia appella due pezzi di pane e due bicchieri d’acqua. Mi sforzo di rimanere calma, ma nel secondo in cui lui lascia la cella, quasi salto verso il cibo, godendomi la sensazione di averlo in bocca.

 

Chiudo perfino gli occhi per concentrarmi sul gusto.

 

“Dovresti mangiare lentamente, Miss Granger.”

 

Apro gli occhi. “C-osa?”

 

Il Professor Piton lentamente di fa strada verso il suo bicchiere d’acqua, raccogliendolo. “Mangia lentamente.”

 

Guardo meravigliata mentre lui beve con calma la sua acqua. E non posso fare a meno di chiedermi come faccia a comportarsi così. Perché non sta morendo di fame? Sta solo facendo finta di non esserlo?

 

Beh, io sto morendo di fame e non lo nasconderò.

 

I minuti seguenti passano in silenzio.

 

Mi accorgo con tristezza che ho già mangiato tutto.

 

Niente altro cibo fino a domani. Se decidono di darci da mangiare.

 

Darci da mangire.

 

Come se fossimo i loro animali.

 

All’improvviso avverto un forte ansito  dall’altra parte della cella.

 

“Professore?” Chiamo, notando che c’è qualcosa di sbagliato in lui.

 

Si irrigidisce, ovviamente nel dolore. Ma perché?

 

“Signore?” Provo di nuovo, alzandomi dal materasso e camminando verso di lui. “Che sta succedendo?”

 

Lui prende un respiro profondo attraverso il naso, ma non risponde.

 

E poi lo noto.

 

Sta stringendo il suo braccio sinistro.

 

Il suo avambraccio.

 

Spalanco gli occhi per lo shock. “Il suo Marchio Nero?”

Mi guarda, i suoi occhi scuri un po’ nel panico.

 

“Lui sta…la sta chiamando?” Chiedo

 

Ma…che sto dicendo? Questo non ha alcun senso.

 

“Professore, che cosa sta succedendo?” Pretendo di sapere.

 

“Cosa pensi che stia succedendo?” Mi sibila contro. “Lo scherzo malato di qualcuno.”

 

“Ma perché lui dovrebbe chiamarla?”

 

“Non mi sta chiamando. Mi sta torturando.”

 

Resto in silenzio, aspettando che continui, che spieghi.

 

“Ovviamente si è stancato che i suoi Mangiamorte compiano l’impresa, così li sta aiutando.”

 

Riesco a percepire il dolore nella sua voce, malgrado il fatto che sta cercando di nasconderlo.

 

Lentamente mi lascio cadere sul materasso accanto a lui, i miei occhi fissi sul suo braccio sinistro.

 

“Me lo faccia vedere.” Dico a bassa voce.

 

“No.”

 

“Signore-”

 

Granger.” Mi avverte. “Lascia perdere.”

 

“No, me lo faccia vedere.” Insisto. “So già che c’è. E voglio solo vederlo.”

 

Mi sta fissando con rabbia e tutto quello che voglio fare e correre lontano da lui, ma in qualche modo mi obbligo a star ferma.

 

Alla fine si muove, spostando le vesti e sollevando lentamente la manica.

 

Non posso crederci.

 

Sapevo che il marchio sarebbe stato là, ma è una cosa completamente diversa vederlo.

 

Sul Professor Piton.

 

È evidente che c’è davvero o che c’era un tempo un lato oscuro in lui.

 

Non posso fare a meno di fissare in sgomento e shock al verde teschio con il serpente sporgente dalla sua bocca.

 

“Abbastanza per soddisfare la tua curiosità?” Chiede con amarezza.

 

Silenzio.

 

Il serpente si sta realmente muovendo. O forse me lo sto solo immaginando.

 

È quando ipnotizzante.

 

E poi mi sporgo e lo tocco leggermente, ma il Professor Piton allontana di scatto il braccio.

 

“Cosa stai facendo?” Chiede.

 

“V-volevo solo-”

 

“Toccare un Marchio Nero non è mai una buona idea, Granger.”

 

Questo sembra svegliarmi dalla trans in cui ero.

 

“Mi dispiace.” Mormoro. “Fa ancora male?”

 

“No.”

 

Bene.

 

Vuole che torni sul mio lato della cella, lo vedo dal suo viso. Sto invadendo il suo spazio personale.

 

Ma non posso farci nulla, ho bisogno di sapere di più sull’argomento.

 

“Com’ è stato?” Chiede. “In che modo fa male?”

 

Sembra un po’ sorpreso che io voglia parlarne, ma poi si ricompone in fretta.

 

“Brucia.”

 

Una risposta così semplice.

 

“E non può ignorarlo?”

 

Quasi rotea gli occhi nella mia direzione. “No, Miss Granger, non può essere ignorato.”

 

“È davvero nero.” Commento e lui immediatamente spinge giù la manica, coprendolo.

 

Mi giro, schiarendomi la gola. “Ho s-sentito che è impossibile da rimuovere. È vero?”

 

“È vero.”

 

Così lui dovrà portare quel marchio sul braccio per il resto della vita. E ogni volta che lo guarderà, gli ricorderà chi era stato un tempo.

 

“Non c’è un modo-” Inizio, ma lui mi interrompe.

 

“Non c’è nessuno. Credimi, ho provato.”

 

Sospiro sconfitta, poi annuisco.

 

“Dovresti tornare sul tuo materasso, Miss Granger.”

 

Ovviamente non vuole più parlare con me, così velocemente mi alzo e lascio solo.

 

 

 

 

ooo

 

 

 

 

Non posso far meno di pensare al suo Marchio Nero.

 

Era così terrificante.

 

E nero.

 

Non volevo dirglielo, ma ho letto a riguardo.

 

E ho imparato che se il Mangiamorte non è attivo,  esso sbiadisce.

 

Ma quello che ho visto sul braccio del Professor Piton era un Marchio Nero molto nero.

 

Dovrei preoccuparmi di questo?

 

Potrebbe essere che è nero perché è ancora in contatto con Voldemort. Sta facendo finta di essere attivo, è una spia dopotutto.

 

Era una spia.

 

Cerco di calmarmi con quei pensieri, ma ancora non riesco a spingere fuori dalla mia testa l’immagine del Marchio Nero.

 

 

 

 

ooo

 

 

Sento delle risate.

 

E stanno venendo verso di noi, verso la prigione.

 

Rivolgo delle occhiate preoccupate al Professor Piton.

 

Finalmente la porta si apre nuovamente.

 

È successo così tante volte fino ad ora e non mi sono ancora abituata. Ancora aspetto con anticipazione cosa e chi entrerà da quella porta.

 

E sono sempre loro.

 

Le guardie.

 

Chi altro posso aspettarmi?

Il capo entra, un'altra guardia lo segue.

 

Guarda me, poi il Professor Piton.

 

“Come stanno i nostri prigionieri preferiti?” Chiede con un largo ghigno.

 

C’è qualcosa di sbagliato nel suo sorriso. So solo che qualcosa di terribile è successo.

 

Lui continua. “Mi scuso per avervi lasciati tutti da soli ieri. Avevamo…un impegno.”

 

Apro la bocca per chiedere di cosa sta parlando, ma mi fermo in tempo.

 

E lui come se mi avesse letto la mente, alza un sopracciglio per l’interesse. “Beh, non hai intenzione di chiedermi cosa è successo?”

 

“Non ce ne è bisogno.” Interviene il Professor Piton. “Sono sicuro che ce lo dirai in ogni caso.”

 

La guardia annuisce. “Hai ragione.”

 

Mi irrigidisco, non sicura di voler sentire l’informazione.

 

“Bene.” Inizia la guardia. “Diciamo che non siete più gli unici prigionieri da Hogwarts.”

 

“Cosa?” Le parole di sfuggono. “C-chi?”

 

Lui si limita a guardarmi. “Non ti piacerebbe saperlo?”

 

“E perché dovremmo crederti?” Dice lentamente il Professor Piton. “Questa potrebbe essere un’altra delle tue bugie.”

 

“Potrebbe. Ma non lo è.”

 

Molte persone mi passano per la mente.

 

Studenti.

 

Insegnanti.

 

Chi potrebbe essere?

 

“Credetemi.” Ci assicura la guardia. “E qui arriva la parte che non vi piacerà.”

 

Silenzio.

 

Quando capisce che non otterrà alcuna risposta da noi, continua. “Quella persona è già passata dalla nostra parte. Non ci è voluto molto. E ora noi abbiamo un altro alleato. Non è stupendo?”

 

Faccio un passo indietro, avendo bisogno di tempo e spazio per immagazzinare tutto quello che ho sentito.

 

“Stai perdendo il tuo tempo qui.” Dice freddamente Piton. “Non so cosa ti stai aspettando di ottenere dicendocelo.”

 

“Oh, nulla. Proprio nulla.” Risponde la guardia. “Volevo solo spiegare la mia assenza per il resto del giorno e la maggior parte di domani. Abbiamo molto di cui discutere col nostro nuovo collega.”

 

Il Professor Piton annuisce. “Non perdere il tuo tempo qui allora.”

 

La guardia si volta per uscire, ma poi si ferma. “Oh, un’altra cosa. Incontrerete quella persona domani. E domani sarà il vostro ultimo giorno per decidere cosa fare della vostra vita.”

 

“Che significa?” Chiedo.

 

“Significa, che se non sceglierete noi, morirete. Semplicemente questo. Domani potrebbe essere l’ultimo giorno della vostra vita. Scegliete saggiamente.”

 

E con quelle parole se ne va, l’altra guardia al suo seguito.

 

Guardo il Professor Piton, notando la strana espressione su suo viso e realizzo che probabilmente ho la stessa faccia.

 

Un miscuglio di emozioni.

 

Paura.

 

Panico.

 

Sollievo.

 

Sgomento.

 

Nessuno di noi parla.

 

Non per un lungo tempo

 

 

 

ooo

 

 

 

Non sono sicura di quanto tempo sia passato.

 

Ma siamo ancora senza parole.

 

Alla fine mi decido di rompere il silenzio. “Tutto qui?”

 

“Cosa intendi dire?” Arriva la domanda dall’altra parte della cella.

 

“È tutto qui? Stiamo per morire solo per…solo…”

 

Non riesco nemmeno a finire la frase.

 

“Morire?” Chiede.

 

“Sì.”

 

Sono intontita. Non riesco nemmeno a provare qualcosa. Mi sento solo…intontita.

 

“Dopo tutto quello che abbiamo affrontato.” Continuo. “Mi ero aspettata di più.”

 

“Un eroico salvataggio? Una fuga spettacolare?”

 

A dire il vero mi aspettavo proprio questo.

 

Lui sospira. “Forse ci sarà una morte spettacolare.”

 

“La smetta.” Alzò la voce.

 

Si volta, fissandomi.

 

Sto quasi urlando ora. “Perché non può per una volta comportarsi come…come se questo la toccasse per davvero? Stiamo per morire!”

 

“Vuoi che gridi? Che inizi a prendere a pugni la porta? Che pianga come una ragazzina?” Mi schernisce.

 

“Non lo so! Come può starsene seduto lì e basta?”

 

Si alza, il suo volto arrabbiato. “Granger, abbassa la voce.”

 

Mi alzo a mia volta, affrontandolo. “No. Non abbasserò la voce. Non siamo più a scuola. Non può più dirmi cosa fare. E se voglio gridare, griderò!”

 

“Mi stai facendo saltare i nervi.” Dice con tono pericoloso.

 

“Davvero? Come potrei saperlo, visto che non mostra mai alcuna emozione, alcun pensiero! Stiamo per morire! Non le importa?”

 

“La morte non è qualcosa che avevo nei piani, Granger. Ma non mi comporterò da pazzo.”

 

“Ma…non vedremo mai più nessun altro. Non…vedrò mai più i miei genitori, non finirò la scuola…”

 

“Non posso dirti cosa fare. Ma sai che la morte non è la tua unica possibilità.”

 

Lo guardo scioccata. “Cosa sta dicendo? Che dovrei voltare le spalle ad Harry? Che dovrei tradire l’Ordine?”

 

“Sai cosa sto dicendo.”

 

“Perché non lo fa lei?” Chiedo. “Ha molte più informazioni di quante ne abbia io.”

 

“Non ho la tua età.” Dice, la sua voce più morbida. “Ho vissuto e sperimentato molte cose nella mia esistenza. La mia vita è finita.”

 

“Come può dirlo?”

 

Sta mollando? Così? Non posso crederci che sia d’accordo a morire.

 

“Perché senti il bisogno di interferire con la mia vita personale?” Scatta. “Preoccupati per te stessa, Granger.”

 

“Non posso! Non posso nemmeno…lottare se lei sta rinunciando.”

 

“Perché importa ciò che faccio?”

 

“Perché,” Inizio. “Mi sono…abituata a lei.”

 

“No. Tu ti stai appoggiando a me. Troppo per il tuo stesso bene.”

 

“E ne ho il diritto. Lei è stato tutto quello che avevo negli ultimo ventiquattro giorni. È stata l’unica persona con cui potessi parlare. Ho il diritto di preoccuparmi per lei.”

 

Lui mi sta fissando e poi apre la bocca per parlare, ma nulla ne esce fuori mentre ascolta le mie ultime parole.

 

“Tu…ti preoccupi per me?”

 

Mi calmo un po’. “Si, lo faccio. Perché è così sorpreso?”

 

Non dice nulla, ma riesco a vedere che forse ho detto troppo.

 

Silenzio.

 

E ora mi sento stupida per aver esagerato e essermi comportata in una tale maniera.

 

“Smettila, Granger.” Dice alla fine. “Smettila di far conto su di me. Cosa sarebbe successo se fossi stata da sola tutto questo tempo?”

 

“Sarei morta ben prima.”

 

“Non puoi saperlo.”

 

Mi limito a scuotere la testa, non essendo d’accordo con lui.

 

“Non lo puoi sapere.” Ripete. “Non puoi capire quanto sei forte fino a che…farsi forza è l’unica opzione.”

 

Forse ha ragione.

 

Ma non lo sapremo mai.

 

Fortunatamente ho lui con me.

 

E non dovrò mai preoccuparmi di essere da sola.

 

 

ooo

 

 

Si sta facendo buio.

 

Mi accorgo con orrore che questa è probabilmente l’ultima notte della mia vita.

 

E io me ne sto seduta, a far niente.

 

Niente.

 

Non avrei mai immaginato di morire così.

 

Mi sono sempre vista anziana e morente nel mio letto, circondata dalla mia famiglia, o lottando per la giusta causa.

 

Lottando. Con una bacchetta in mano.

 

Non stando seduta in una prigione, aspettando che loro mi uccidano quando meglio preferiscono.

 

Mi sfugge una breve risata. “Immagino che a questo punto sarebbe inutile far pratica di Occlumanzia.”

 

Poi le lacrime mi riempiono gli occhi.

 

Avviene in un secondo.

 

Un attimo prima sto sorridendo e quello dopo ci sono lacrime che rotolano giù per le mie guance.

 

Ho bisogno di farmi forza.

 

“Granger… non so cosa dire.”

 

Sembra sconfitto.

 

E questo è ciò che mi spaventa di più.

 

Voglio che menta, che mi dica che tutto andrà per il meglio.

 

“Posso…” Poi scuoto la testa. “Lasci stare.”

 

“Cosa c’è?”

 

“Niente.”

 

“Granger.”

 

Prendo un respiro profondo. “Posso…sedermi vicino a lei?”

 

Lui ovviamente non se lo aspettava e resta in silenzio per dei lunghi istanti. Sembra un’eternità a me.

 

Alla fine parla. “Va bene.”

 

Sorrido, anche se non può vederlo nell’oscurità.

 

Immediatamente mi alzo e mi affretto verso il suo lato della cella, lasciandomi cadere sul materasso al suo fianco.

 

Stiamo entrambi in silenzio, appoggiati contro il muro.

 

Riesco a sentirlo acconto a me ed è confortante.

 

Anche se ho disperatamente bisogno di un abbraccio, so che non c’è la minima possibilità che lo riceva questa sera.

 

Questo sarebbe decisamente troppo.

 

“Non penso che riuscirò a dormire stanotte.” Ammetto.

 

“Comprensibile.”

 

“Ha paura?”

 

“Hmm.”

 

È un ‘sì’ o un ‘no’?

 

“Come crede che faranno? Con una Maledizione o-?”

 

“Granger, smettila di parlarne. Smettila di pensarci.”

 

“Non riesco a pensare nient’altro.”

 

“Provaci.”

 

“Che cosa lei sta pensando, signore?”

 

“A come farti smettere di parlare.”

 

Sorrido, scuotendo la testa.

 

“Beh, non ha mai sentito di ‘il miglior modo per zittire una ragazza è baciarla’.”

 

Silenzio.

 

Oh Dio.

 

Che cosa ho appena detto?

 

Lo sento irrigidirsi accanto a me.

 

“I-io n-non intendevo…”Balbetto, cercando di sistemare le cose. “Non so nemmeno perché l’ho detto. M-mi è semplicemente saltato in testa. M-Mi dispiace.”

 

“Forse dovresti tornare sul tuo materasso.”

 

“No! Per favore, non intendevo dirlo. Lo giuro, doveva solo essere uno scherzo.”

 

“Cambia argomento.” Dice a bassa voce.

 

Mi rilasso. “Uh…”

 

Non mi vieni in mente niente.

 

Nulla di cui vorrei discutere.

 

E noto che mi sto lentamente inclinando verso il Professor Piton.

 

Che c’è di sbagliato in me?

 

Rapidamente mi allontano da lui, sperando che non abbia notato nulla di strano.

 

Dopo qualche istante non è più imbarazzante.

 

Ci siamo abituati l’uno all’altro.

 

O forse potrebbe essere perché stiamo entrambi per morire domani.

 

Non parliamo.

 

Restiamo seduti lì, aspettando ansiosamente l’arrivo del giorno seguente.

 

Il nostro ultimo giorno

 

 

 

ooo

 

 

Non posso morire.

 

Ho così tante cose di fronte a me.

 

Voglio vivere.

 

E ora non riesco a respirare.

 

“Granger, calmati.”

 

So di che cosa si tratta.

 

L’ho già avuto prima d’ora.

 

Attacco di ansia.

 

N-non riesco a respirare.

 

Sono fredda, ma sto sudando.

 

Le sue mani sono sulle mie spalle. “Shh, repsira. Stai bene, Granger.”

 

“N-no.” Scuoto la testa furiosamente. “S-stiamo p-per morire.”

 

“Calmati.”

 

Non ci riesco.

 

E poi sento le sue mani sul mio collo.

 

Delle mani così calde.

 

“Shh.”

 

E qualsiasi cosa stia facendo sta davvero funzionando.

 

Sento qualcosa attraverso le sue mani e mi sta calmando.

 

“Chiudi gli occhi.” Ordina.

 

Obbedisco.

 

Riesco a sentirmi cadere contro di lui, ma vengo gentilmente spinta via e appoggiata sul materasso.

 

“Dormi.”

 

Chiudo gli occhi, realizzando solo ora quanto sono esausta.

 

“D-dorma pure lei.” Bisbiglio.

 

“Lo farò.”

 

E poi l’oscurità cala su di me.

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Day 25 ***


Questa è la traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

- Day 25 –

 

 

Ron.

Posso vederlo chiaramente.

Proprio come lo ricordavo.

Non so come sia arrivato qui.

E non importa.

Lui è qui.

E io lo sto abbracciando.

Non è un sogno.

Posso sentirlo. Il suo calore.

E anche lui mi sta abbracciando, le sue braccia mi circondano con fare protettivo.

É finita.

Sono stata salvata.

Sono salva.

Poi provo a baciarlo.

Ho bisogno di un contatto del genere.

Ma lui sta indietreggiando.

Perchè?

"Ron..."

Mi sta respingendo.

Mi dimeno.

"Granger."

Da quando mi chiama Granger?

"Ron, smettila." Dico, cercando di stringermi a lui.

Provo a guardarlo, ma è tutto sfocato.

Poi il suo volto inizia a cambiare.

Capelli neri.

Naso ricurvo.

"Oh Dio." Le parole mi sfuggono.

Capisco dove sono.

Nella cella.

Sul materasso del Professor Piton.

E lui è seduto accanto a me.

Con un salto mi allontano da lui, svegliandomi completamente.

Poi l'imbarazzo mi travolge.

Nascondo il volto tra le mani. "Cos'ho fatto?"

"Tu... stavi sognando, presumo."

Non è a proprio agio, ma sta cercando di fingere che non l'abbia infastidito. Posso dirlo dalla sua voce.

Ancora incapace di guardarlo, mi allontano. "Mi dispiace così tanto! I-io non volevo..." 

"Non hai fatto nulla, Miss Granger."

Lentamente, metto le mani da parte e lo guardo. "Non ho fatto nulla?"

"No. Parlavi soltanto."

Un sospiro di sollievo mi sfugge.

Poi mi guardo attorno, notando che la cella è ancora un po' scura. Devono essere le prime ore del mattino.

Mi volto per guardare il Professore. "Lei ha dormito?"

"Sì."

Questo è strano. Abbiamo dormito entrambi. É stata la nostra ultima notte su questo mondo e siamo stati capaci di dormire.

"Sta succedendo davvero?" Chiedo, con calma.

Ancora non posso crederci. Non sembra vero.

"Pare di sì." Arriva la sua risposta tranquilla.

"Come?"

Lui non risponde.

Io continuo. "Sembra che sia stato tutto inutile, non è vero? Tutto ciò che abbiamo fatto negli ultimi venticinque giorni. Tutto ha portato a questo. Stiamo per morire."

"Non è stato inutile."

"Lo è stato."

Lui mi guarda, "Avremmo potuto morire il primo giorno. Ma non l'abbiamo fatto. Siamo riusciti a sopravvivere. Per venticinque lunghi giorni."

Sorrido con fare triste. "Sì, e potrebbe essere una bella storia. Se sopravvivessimo. Ma stiamo per morire. Nessuno mai saprà di tutto ciò che abbiamo passato."

Lui non risponde.

Stiamo per morire. Non c'è niente che lui possa dire per rendere le cose migliori.

Abbasso lo sguardo sulla mia uniforme scolastica. Non avrei mai immaginato che sarei morta con essa addosso.

Mi aggiusto la camicetta e circondo il mio corpo con le braccia.

Lui mi sta guardando. Lo sento.

C'è questa strana, formicolante sensazione sulla mia pelle.

Il mio battito cardiaco accelera.

Lentamente, mi volto e lui mi sta guardando. C'è uno sguardo cupo nei suoi occhi e non sta nemmeno provando a nasconderlo.

"C-cosa c'è?" Chiedo.

"Siamo stati coraggiosi. Ricordatelo."

Deglutisco.

Perché sta parlando in questo modo?

Non voglio ascoltare. Mi farà piangere e non voglio farlo.

"Coraggiosi." Ripeto con calma.

"Sì."

Lo siamo stati?

"Granger, loro hanno perso."

"Come? Siamo noi quelli che stanno per morire."

Lui annuisce. "Non sono riusciti a portarci dalla loro parte. Non sono riusciti ad ottenere obbedienza da parte nostra. Moriremo perché loro non hanno trovato un modo per controllarci, per impossessarsi di noi."

"L-lo so, ma... Non mi sento molto vittoriosa al momento." Confesso, sentendo la gola chiudersi.

"Hai qualche dubbio?" Chiede.

I nostri occhi s'incontrano ancora e so esattamente cosa mi sta chiedendo.

Potrei ancora salvarmi.

Potrei passare dalla loro parte, offrire di aiutare Voldemort, usare la conoscenza che ho di Harry per buttare giù l'Ordine.

"No." Rispondo.

Una parola così semplice.

E credo di poter vedere rispetto sul volto del Professore per un breve secondo. Poi scompare.

"Cosa facciamo adesso?" Chiedo.

"Aspettiamo."

Aspettiamo.

Aspettiamo la nostra morte.


 

 

ooo

 

 

Non ho idea di quanto tempo sia passato. 

Tutto ciò che so è che ce ne siamo stati seduti, senza parlare, semplicemente aspettando.

I miei occhi sono fissi sulle sbarre, aspettando che si aprano in qualsiasi momento.

Ma non succede nulla.

"Non ci faranno mica aspettare tutto il giorno?" Chiedo nervosamente.

"É nella loro natura torturare, quindi non ne sarei sorpreso."

Ogni minuto potrebbe essere l'ultimo.

Prendo un bel respiro e abbasso lo sguardo sul mio corpo. Ci sono così tante cicatrici, non ricordo nemmeno come me le sono procurate tutte.

Esamino le mie braccia, notando i lividi e i tagli.

Il mio labbro fa ancora male. Beh, presto non dovrò più preoccuparmene.

I miei occhi si spostano sempre più giù fin quando non noto una grossa cicatrice sul mio ginocchio. Quella me la ricordo. Me la sono procurata all'inizio, il secondo o il terzo giorno.

Sollevo leggermente la gonna, osservandomi le cosce. Sembra che mi procuri più facilmente dei lividi grazie alla perdita di peso.

"Granger, cosa stai facendo?"

Velocemente abbasso il tessuto. "Niente. Stavo solo... osservando."

"Forse dovresti tornartene sul tuo materasso."

Perché la sua voce è così... tesa?

"Perché?" Chiedo, un po' disperata. "Non possiamo stare insieme fin quando..."

Sembra quasi che non stia respirando.

"Professore?"

"Dovresti andartene, Granger."

"Andarmene?" Ripeto. "Che succede?"

"Fa' semplicemente ciò che ti dico. Senza fare domande."

"No."

Si lascia scappare un ringhio e questo mi incuriosisce e mi preoccupa ancora di più.

"Signore, che succede? Me lo dica."

Dopo un lungo attimo di silenzio, finalmente parla. "Io... temo che potrei fare qualcosa. Qualcosa che non è giusto."

"Mi sta spaventando." Dico, voltandomi verso di lui completamente. "Di che si tratta?"

Improvvisamente si alza all'in piedi. "Dovresti essere spaventata."

"Di cosa sta parlando?"

"Sei troppo ingenua." Dice.

"Non lo sono."

"Lo sei."

Mi alzo anch'io, avvicinandomi a lui. "Allora me lo spieghi."

Mi sta voltando le spalle e mi secca il fatto che non posso guardarlo in faccia.

"Sto avendo... un conflitto." Si sforza di dire.

"Con chi?"

"Me stesso."

Non posso fare a meno di sentirmi confusa, ma aspetto in silenzio che continui.

"Sono un uomo." Dice. "E siamo stati rinchiusi qui dentro per troppo tempo."

Lentamente, inizio a capire.

"Oh." É tutto ciò che riesco a dire.

Sta davvero dicendo quello che credo stia dicendo?

Si volta per guardarmi e posso vedere ciò di cui sta parlando.

La sua espressione è... come se qualcosa gli dolesse.

"Beh." Inizio. "Forse... non dovrebbe più respingerla."

Lui fa un passo indietro. "Ti rendi conto di cosa stai dicendo, ragazzina?"

Me ne rendo conto?

"S-sì?" Viene fuori come se fosse una domanda.

"Sono un tuo insegnante."

"Non ha più importanza. Stiamo per morire. Non m'importa più, ho solo bisogno..." Non riesco a finire la frase.

Di cosa ho bisogno? 

Tutto ciò che so è che desidero qualcosa.

Un contatto.

Una carezza.

Qualcosa.

Ne ho bisogno prima che muoia.

Ho bisogno di sentire qualcosa prima che muoia.

Così mi avvicino a lui, tremando leggermente. "Non lo saprà nessuno."

"Io lo saprò." Risponde, guardandomi intensamente negli occhi.

"Non per molto. In un paio d'ore non esisteremo più." Dico.

Lui scuote la testa e io mi avvicino ancora.

Non so nemmeno cosa sto chiedendo.

Cosa vuole lui esattamente?

E poi qualcosa in lui sembra cambiare.

Si avvicina a me sempre di più, respirando a fatica.

Ogni secondo che passa è sempre più vicino a me e poi le sue labbra sono premute contro le mie.

Cosa sta succedendo?

Non mi muovo.

Sto baciando il Professor Piton.

La sua mano si posa sulla mia nuca mentre aggiunge pressione sulle labbra.

Il bacio è lento, dubito che possa essere anche più lento o gentile.

E poi lo sento.

É qualcosa che non può essere spiegato a parole.

É semplicemente qualcosa.

Qualcosa che mi è mancato.

Un contatto.

Un abbraccio.

Un tocco.

La presenza di un'altra persona.

Tutto in una volta.

Lentamente inizio a rispondere al bacio, ignorando quanto sia sbagliato. Non m'importa.

Moriremo.

Ho tutto il diritto di fare ciò che voglio.

M'irrigidisco un po' mentre sento la sua mano scendere e aprire la mia camicetta.

Adesso sta accarezzando il mio seno coperto dalla biancheria.

I miei occhi si spalancano e scopro che lui mi sta guardando.

I suoi occhi, scuri come l'ebano, stanno osservando il mio volto.

Si sta odiando, posso vederlo.

Improvvisamente interrompe il bacio e mi volge le spalle.

"Dannazione." Dice trattenendo il respiro. "Mi dispiace così tanto, Miss Granger. Cosa diavolo sto facendo?"

Io me ne sto lì, sentendomi completamente confusa e senza parole.

Non so esattamente cos'è successo. Ma so che mi è piaciuto. Non sono innamorata del Professor Piton, niente di tutto ciò sta accadendo, ma... Voglio ciò che lui può darmi.

Afferro il suo braccio e lo costringo a guardarmi.

"Non dica che le dispiace." Sussurro.

Il suo sguardo è perso nel vuoto.

"Mi guardi." Dico.

Dopo un lungo attimo lui ubbidisce, incontrando i miei occhi.

E poi mi alzo sulle punte dei piedi, circondando il suo collo con le braccia e baciandolo.

Mi aspettavo che mi spingesse via, ma con mia sorpresa, lui mi circonda con le sue braccia, stringendomi a lui.

Non è più gentile, è rude adesso.

Tutto d'un tratto la mia camicetta è sul pavimento.

Lui geme e afferra i miei fianchi.

Stiamo veramente per farlo?

Ci stiamo muovendo, camminiamo e poi ci abbandoniamo sul materasso.

Non so di chi sia e non importa.

Il suo peso sul mio corpo è confortante.

Il suo corpo è rigido. E lui sembra così disperato.

É bollente, sta andando a fuoco nelle sue vesti.

"P-professore - " La parola mi sfugge.

E poi lui si immobilizza.

Apro gli occhi per vedere cosa c'è che non va.

Improvvisamente lui si allontana da me, lasciandomi sola sul materasso.

Sta quasi correndo verso l'altra parte della cella, e cade sulle ginocchia, respirando affannosamente. Per un attimo credo che stia per vomitare, ma non lo fa.

"Professore?" Lo chiamo, mettendomi a sedere.

"Non chiamarmi così!" Dice con uno scatto, non guardandomi.

E poi la realtà mi colpisce.

Cosa stiamo facendo?

E adesso io mi sento come se dovessi vomitare.

Velocemente afferro la mia camicetta dal pavimento, indossandola e coprendomi.

"Sono un malato." Sussurra in tono sofferto.

"N-non lo è." Scuoto la testa. "Siamo entrambi semplicemente... confusi e - "

"Ho fatto molte cose orribili in vita mia, ma non ho mai toccato uno studente." Dice, disgustato.

"N-non sono più una sua studentessa."

Cosa c'è che non va in me?

Perché mi sento così sporca adesso?

Nemmeno una settimana fa gli ho chiesto di fare una cosa del genere e adesso sono disgustata di me stessa. E tutto ciò che abbiamo fatto è stato baciarci.

Si alza in piedi all'improvviso, colpendo il muro con i pugni chiusi. "Ho bisogno di uscire di qui!"

M'irrigidisco. "Nessuno può incolparci per ciò che abbiamo fatto."

"Possiamo incolpare noi stessi." Risponde in modo cupo.

"Signore..." Dico flebilmente, non sapendo cosa dire.

Alla fine si volta nella mia direzione. "Tu resti e io resto qui. Non dobbiamo più avere contatti tra di noi."

"Non può fare una cosa simile."

"Posso e lo farò." É la sua unica risposta mentre si abbandona sul suo materasso.

Segue un silenzio così orribile.

Non mi guarderà nemmeno.

Perché è arrabbiato?

Si, forse abbiamo fatto uno sbaglio, ma ci è permesso farne uno, non è così? É sorprendente che non siamo diventati pazzi dopo tutto ciò che abbiamo passato.

So che non posso parlargli.

So che mi aggredirebbe anche se aprissi soltanto la bocca.

Come mai è diventato tutto così complicato?


 

 

ooo

 

 

 

Sono così spaventata.

E adesso anche di più, perché sono sola.

Il Professor Piton è nella cella con me, ma è come se non ci fosse.

Non parla.

Non mi guarda.

Perché non può semplicemente dimenticare? Fare finta che non è successo?

Abbiamo commesso uno sbaglio.

E io ho davvero bisogno di parlare con qualcuno in questo momento.

I miei occhi si riempiono di lacrime e le asciugo furiosamente.

Lo guardo.

Sta ancora fissando il muro, facendo finta che io non sia qui.

Non possiamo separarci così.

Non possono essere parole di rabbia l'ultima cosa che ci siamo detti.

"Signore." Inizio con fare agitato. "La prego, mi parli."

Niente.

Non mi guarda nemmeno.

"Dannazione!" Scatto. "Mi guardi!"

Questo attira la sua attenzione.

I suoi occhi si spostano su di me, ma ancora non apre bocca.

Mi umetto le labbra secche. "Mi parli."

"Cosa vuoi che ti dica?" La sua voce è tranquilla, ma comunque cupa.

Scuoto la testa. "I-io non lo so."

"Non è una cosa molto matura, vero?"

"Non m'importa essere matura. Non adesso."

Lui sospira. "Dovremmo mettere fine a questa conversazione."

"Bene." Concordo. "Possiamo parlare di qualcos'altro allora."

"Del tipo?"

"Chi crede che abbiano con loro? Chi è il traditore?" Chiedo con calma.

"Potrebbe essere chiunque, Granger. Te l'ho detto."

Annuisco, ricordando la conversazione. "Non fidarti di nessuno."

Lui non risponde.

 


 

ooo

 

 

 

 

Non ce la faccio più.

Dove sono loro?

Perché ci stanno torturando così?

La tensione nella cella è mortificante.

É come se non ci fosse aria.

É impossibile respirare.

Voglio che le guardie vengano e la facciano finita.

No. Non voglio questo.

Non voglio morire.

Ma non posso più sopportare di trovarmi in questa situazione.

 

 

ooo

 

 

Loro sono qui.

Le sbarre vengono aperte. Posso vederlo come se fosse a rallenty.

E non riesco a respirare.

Ci siamo.

In qualche modo mi alzo sulle mie gambe tremanti. 

Il capo entra. E altre due guardie lo seguono.

Lasciano la porta spalancata.

Se solo potessi correre sorpassandoli, verso la libertà.

Ma questo è solo un sogno.

Me ne sto nel mezzo della cella e poi sento il Professor Piton muoversi e venire accanto a me.

Mi è vicino.

Aspettiamo entrambi.

Ho bisogno di ricordarmi di respirare.

"Non sprecherò il mio tempo in chiacchiere inutili." Dice il capo. "Tutti sappiamo perché sono qui."

La mia vista inizia ad oscurarsi e sbatto le palpebre un paio di volte. Se solo potessi svenire, rendendo le cose più facili.

"Qual è la vostra decisione?" Chiede.

Non riesco a parlare.

Ho dei problemi persino a stare in piedi.

"Allora?" Chiede la guardia, guardandomi. "Sai qual è la domanda. Qual è la tua risposta?"

Un'immagine dei miei genitori prende vita nella mia mente e sto mentalmente dicendo loro addio. Spero di essere stata la figlia che hanno desiderato. La figlia di cui possono andare fieri.

"Hermione Granger." Il capo alza il tono di voce, tirandomi fuori dai miei pensieri. "Qual è la tua risposta?"

Per poco non mi strozzo con le mie stesse parole, ma in qualche modo riesco a parlare. "N-no."

"No?"

"La mia risposta è no."

Silenzio.

Sto per morire.

Il capo mi guarda in modo cupo. "Ti rendi conto che stai decretando la tua stessa sentenza di morte?"

"Sì."

La mia voce non sta tremando, dovrei essere fiera di me stessa.

"D'accordo." Annuisce. "Come ti pare."

La mia gola si chiude e guardo il Professor Piton.

Ma lui non mi sta guardando.

Sta fissando le guardie.

E... non è spaventato. Non c'è paura nei suoi occhi.

Non sembra una persona che presumibilmente sta per morire.

Mi scappa un urlo silenzioso mentre osservo di nuovo la guardia.

Un sorriso malato nasce sulle sue labbra. "C'è ancora un'altra cosa. Come ho promesso. Desideri vedere chi è il traditore?"

No.

Non voglio.

Per favore, smettete di giocare con noi.

Il capo si schiarisce la gola. "Invito questa persona a fare un passo avanti."

I miei occhi si dirigono verso le sbarre mentre aspetto che il traditore entri.

Giusto l'ultimo colpo prima che muoia.

E poi il Professor Piton si muove.

Lo guardo, sorpresa.

Con naturalezza si dirige verso le guardie, poi si ferma e si volta a guardarmi.

Cosa?

Cosa sta succedendo?

"Professore, cosa sta - ?" Chiedo, incapace di metabolizzare ciò che sta accadendo.

"Prova ad arrivarci, Miss Granger." Dice il capo.

No.

Mi sento come se qualcuno mi abbia buttato un secchio d'acqua fredda addosso.

"I-i-io non capisco." Sussurro, guardando il Professor Piton in cerca di qualche spiegazione.

Il suo volto è impassibile e non mi sta nemmeno guardando.

"Sei una ragazza sveglia." La guardia fa un sorrisetto. "Sai cosa sta succedendo qui."

Lo ignoro e fisso lo sguardo sul Professor Piton. "Signore, cosa... perché se ne sta lì?"

Finalmente lui mi guarda, i suoi occhi sono scuri e freddi. "E io che pensavo che tu fossi intelligente."

Questo commento mi colpisce come un coltello allo stomaco.

No.

No.

Non può essere.

Scruto il suo volto per un qualsiasi segno che possa indicarmi che sta mentendo, scherzando, ma non c'è nulla a parte la freddezza.

Nessun'altra emozione.

Niente.

Non posso... sopportarlo.

Mi piego in due, con le mani sulle ginocchia, ansimando in cerca d’aria.

Credo che sverrò.

O vomiterò.

Mi fa male lo stomaco.

"Lei... lei è passato dalla - " Non riesco a parlare.

"Oh no, lui non è passato dalla nostra parte." Dice la guardia, "É sempre stato dalla nostra parte fin dall'inizio."

Grido, sbattendo le palpebre un paio di volte per schiarire la vista.

Non sta succedendo.

No.

Lui è ancora accanto a me. Deve essere così.

Alzo lo sguardo.

Lui sta accanto a loro. Non vicino a me come ha sempre fatto.

Lui è un loro eguale.

É uno di loro.

"É stato carino giocare con te, Miss Granger." Dice il capo. "Ma il gioco sta diventando noioso."

Mi sento come un pesce, in cerca d'aria.

"E no, non morirai stanotte." Continua. "É solo l'inizio del secondo tempo."

Le sue parole non hanno senso per me.

Non riesco più a stare in piedi.

Cado sulle ginocchia, cercando di fare chiarezza nella mia testa.

La voce della guardia mi colpisce. "Buonanotte, ragazzina. Finalmente avrai la cella tutta per te."

Se ne stanno andando.

Riesco ad alzare lo sguardo solo per vedere il Professor Piton voltarmi le spalle e andare via.

Senza esitazioni.

Le sbarre si chiudono con un colpo.

Sono sola.

Lui era con loro.

Lui è malvagio.

É stato con loro per tutto questo tempo.

Grido.

Forte.

Grido.

E grido.

Fin quando non mi brucia la gola.

Fin quando non ho più voce.

Mi stendo sul pavimento freddo, con gli occhi spalancati.

Non mi muovo.

Presto l'oscurità scende nella cella.

Fa freddo. Lo so.

Ma non posso sentirlo.

Non sento nulla.

É buio.

E io sono sola.

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Day 26 ***


Questa è la traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

- Day 26 –

 

 

 

Non riesco a muovermi.

Mi fanno male gli occhi per la troppa luce.

È di nuovo giorno.

Dove se ne è andata la notte?

E perché sono da sola?

Dov’è il Professor Piton?

Aspetta.

So dove si trova. E cosa è successo.

No, non voglio pensarci.

Mi fa troppo male pensarci.

Ma non importa quanto duramente ci provi, i pensieri non vanno via.

Come ha potuto?

Sto così tanto male che non riesco nemmeno a muovermi.

Non avevo mai pensato che le emozioni potessero fisicamente ferire. Mi sento come se ci fosse un gigantesco buco nel mio petto e stesse bruciando e bruciando e non penso  smetterà mai.

Come ha potuto farlo?

Come ho potuto essere così stupida?

Per tutto questo tempo stava giocando con me.

Mentendo.

Pretendendo.

E mi sono fidata di lui.

Anche quando c’era la prova che non avrei dovuto, avevo deciso di fidarmi.

Sono stata così idiota.

Stupida.

Mi sono fidata così tanto e lui probabilmente stava ridendo nel profondo.

Le lacrime mi riempiono gli occhi e non riesco a vedere chiaramente la cella.

Perché lo stanno facendo?

Non sono nemmeno così importante, non so nulla che potrebbe aiutarli.

Perché mi stanno torturando?

Mi rannicchio a palla e resto sul pavimento, sperando che qualcuno mi uccida e basta.

E tutto finisca.

 

 

 

ooo

 

 

É davvero silenzioso nella prigione.

 

Un silenzio orribile.

 

Ci sono davvero solo io.

 

Non riesco a sentire nulla.

 

Non sono affamata.

 

Non ho sonno.

 

Nulla.

 

Sento dei passi.

 

E all’improvviso la porta si apre.

 

Ma non alzo lo sguardo. Non mi importa chi è.

 

Nessun movimento, resto sul pavimento, i miei occhi fissi su qualcosa di lontano.

 

C’è solo una persona.

 

Si avvicina a me e vedo i suoi stivali neri accanto al mio viso. Probabilmente è la guardia.

 

Che cosa vuole?

 

Non mi importa.

 

Non ho nemmeno intenzione di far caso a lui.

 

Non dice nulla, si avvicina solamente, poi si ferma per un lungo istante.

 

Lo sento guardarmi e lo odio.

 

Poi si allontana, esce dalla cella, chiudendo la porta dietro di se.

 

Se ne è andato.

 

Chiudo gli occhi.

 

 

ooo

 

Così va bene.

 

Se chiudo gli occhi, allora non posso vedere  ciò che mi circonda, dove sono. Posso perfino far finta di essere da qualche altra parte.

 

E poi lo sento di nuovo.

 

L’apertura della porta.

 

Serro gli occhi, sperando che la persona se ne vada semplicemente via e mi lasci da sola

 

O mi uccida.

 

Anche questo andrebbe bene.

 

L’uomo chiude la porta dietro di se e poi si avvicina con lentezza a me.

 

Faccio finta di essere addormentata, anche se so di non essere molto convincente.

 

Silenzio.

 

Non si sta muovendo e per un lungo istante penso di essere da sola nella cella, ma poi lo sento respirare.

 

Dovrei aprire gli occhi?

 

No.

 

Lo ignorerò e lui se ne andrà via.

 

“Mi è stato detto che non ti senti bene.”

 

Mi irrigidisco, il mio corpo diventa freddo per lo shock.

 

È la sua voce.

 

Ma non lo guarderò.

 

Non lo farò.

 

“Miss Granger, cosa stai facendo sul pavimento?” Chiede, con calma. “Sono sicuro che il materasso è più confortevole.

 

Sto tremando ora.

 

Tutto questo è troppo.

 

Non posso permettergli di divertirsi a mie spese o di anche solo parlarmi.

 

“Granger, alzati.”

 

Lo ignoro.

 

La sua voce mi sta facendo venire la nausea.

 

La sua presenza mi sta facendo venire la nausea.

 

E così lo ignoro, i miei occhi chiusi, il mio corpo immobile.

 

E poi all’improvviso vengo afferrata per il braccio e alzata. Spalanco gli occhi per lo shock.

 

E allora lo vedo.

 

Lui è…pulito.

 

Le sue vesti sono pulite, probabilmente nuove.

 

Il suo viso è rasato, i suoi capelli…più in ordine.

 

È come se non fosse mai stato in cella con me.

 

Come se mi fossi immaginata tutti questi giorni.

 

Mi fa male guardarlo, ma allo stesso tempo non riesco a distogliere lo sguardo.

 

Non posso far a meno di guardare quegli occhi neri, occhi così profondi, pieni di mistero e oscurità. Come ho potuto non notare la malvagità in essi? Come ho potuto essere così cieca e stupida?

 

E anche lui mi sta guardando.

 

Come si permette?

 

Non si vergogna?

 

Sono sicura di sembrare patetica.

 

Sporca.

 

I miei occhi gonfi e rossi.

 

Non voglio che sappia che ho pianto a causa sua, a causa di quello che mi ha fatto, ma non ha senso ora.

 

E mi sta toccando.

 

La sua mano è sul mio braccio, trattenendomi.

 

Alla fine parlo. “Lasciami.”

 

Il suo sopracciglio si alza in finta sorpresa. “Oh, puoi parlare?”

 

La rabbia mi scuote e gli sputo contro. Lui sobbalza, ma il suo viso mostra solo irritazione quando si pulisce, lasciando finalmente il mio braccio.

 

Mi getto sul materasso e mi siedo, stringendomi contro le ginocchia.

 

Lui resta nel centro della stanza, osservandomi.

 

Perché è qui?

 

Per tormentarmi?

 

“Miss Granger-”

 

“Non chiamarmi in quel modo, tu…traditore.”

 

Si irrigidisce. “E come dovrei chiamarti allora?”

 

“Perché sei qui?” Chiedo, non guardandolo.

 

“Sono qui per parlare con te.”

 

Non dico nulla.

 

“Granger,” Continua. “Ci sono forze dietro la tua comprensione. Non tutto è nero o bianco.”

 

“Bastardo.” Bisbiglio, il mio labbro inferiore tremante..

 

“Bada a come parli.”

 

Questa volta lo guardo. “No, io non baderò a come parlo.”

 

Lui sospira. “Forse dovrei tornare quando ti senti più rilassata e pronta per avere una conversazione civile.”

 

“Forse non dovresti affatto tornare.”

 

Lui sogghigna. “Non lo vuoi, Granger. Credimi.”

 

Lo guardo freddamente, gli occhi pieni di rabbia e odio ma non sembra aver alcun effetto su di lui.

 

Non posso credere che sia la stessa persona che stavo baciando ieri. Non posso credere di aver realmente abbracciato quella persona, cercando conforto.

 

Lentamente lui annuisce. “Ti lascerò da sola per un paio d’ore. Quando tornerò parleremo.”

 

No.

 

Non parleremo.

 

Non ho nulla da dirgli.

 

Non posso far a meno di guardarlo senza provare vergogna.

 

Senza aggiungere altro lui esce dalla cella.

 

E sono di nuovo sola.

 

 

 

 

 

 

ooo

 

 

Sembra tutto un sogno.

 

Ho la sensazione che mi sveglierò da un istante all’altro e lui sarà qui con me.

 

Il Professor Piton.

 

Ma no.

 

Lui è un traditore.

 

Un Mangiamorte.

 

Gli ho detto così tante cose.

 

Gli ho raccontato di quel ragazzo ubriaco nel Mondo Babbano, gli ho detto che l’ho sempre rispettato come insegnante. Gli ho perfino detto cosa dire ai miei genitori nel caso morissi.

 

Mi sono fidata così tanto di lui.

 

E fa male.

 

Fa male sapere di non significare nulla per lui. Che lui ed il resto dei  Mangiamorte stavano probabilmente ridendo alle mie spalle, pensando a nuovi modi per umiliarmi.

 

Non mi sono mai sentita così sola in vita mia.

 

E così terrorizzata.

 

Non verrò mai salvata.

 

 

 

 

 

ooo

 

 

 

“Sanguesporco?”

 

Apro gli occhi, la voce di qualcuno che mi trascina lontano dal sonno.

 

E poi lo vedo.

 

La guardia. Il capo.

 

Si sta inginocchiando accanto a me, fissandomi con quel ghigno disgustoso sulle labbra.

 

Immediatamente mi allontano da lui, sperando che il muro possa ingoiarmi intera.

 

“Come stai, piccolina?” Chiede. “Posso immaginare che tutto sia stato un grande shock per te ieri.”

 

Non parlo. Cosa c’è da dire?

 

“Come ti senti sapendo che non c’è più nessuno a proteggerti?”

 

Come mi sento?

 

Terrificata.

 

Desiderosa di morire.

 

E non perché non c’è nessuno a proteggermi, ma percé non c’è nessuno qui per me, nessuno con cui posso parlare, affidarmi.

 

Non c’è nessuno.

 

Ma non dico nemmeno una di queste cose.

 

“Odio dover sostenere un monologo.” Dice. “Allora parla.”

 

Non lo faccio.

 

Chiaramente questo lo fa arrabbiare, perché all’improvviso mi afferra per la gola con la mano e mi spinge contro il muro. Annaspo, cercando di liberarmi dalla sua presa, ma lui stringe soltanto. Grido, disperatamente in cerca di ossigeno. E poi mi accorgo di qualcosa. Non devo lottare. Forse questa è la soluzione.

 

Così mi rilasso.

 

Ancora qualche attimo e scivolerò nell’inconscio. Con un po’ di fortuna seguirà la morte.

 

Appena inizio a vedere dei puntini neri, rilascia il mio collo.

 

E respiro di nuovo.

 

E questo fatto non mi rende felice.

 

Prendo qualche respiro profondo, il battito del cuore che lentamente sta tornando normale.

 

“Lui non è più qui a proteggerti. Se fossi in te, Miss Granger, farei molta attenzione.”

 

Che cosa vuole da me?

 

Lo fisso, lasciandogli sapere quanto disgustoso e vile sia e quanto io lo odi, ma lui si milita a sorridere.

 

Allora mi decido a parlare. “Fa quello che vuoi. Non mi importa più.”

 

“È questo che pensi?”

 

“Sì.”

 

E poi mi distendo, dandogli le spalle.

 

Potrebbe fare molte cose, calciarmi o maledirmi, tutto. Ma non lo fa.

 

Dopo un lungo momento lo sento lasciare la cella.

 

E poi ho una piccola epifania.

 

Posso ignorarli.

 

E loro se ne andranno.

 

 

 

 

ooo

 

Non posso più rimanere qui.

 

Sto impazzendo.

 

Odio questa prigione.

 

Odio loro.

 Le emozioni esplodono dentro di me e io devo fare qualcosa per cancellare il dolore e la frustrazione che mi assale.

 

Senza nemmeno pensarci, mi porto alla bocca il polso, mordendo forte, lasciando che tutta la rabbia e la paura mi assalgano. Sento il gusto del sangue in bocca, ma non sento il dolore.

 

Alla fine smetto, togliendo la bocca e guardando giù alla ferita che mi sono procurata.

 

Sangue.

 

E ora sta iniziando a far male.

 

Davvero male.

 

E a bruciare.

 

Sobbalzo per il dolore, osservando i segni dei denti sulla mia pelle.

 

E poi mi accorgo di qualcosa.

 

Non posso più farlo.

 

Lentamente, mi metto composta, guardandomi attorno, cercando qualcosa, qualsiasi cosa possa aiutarmi.

Non verrò mai salvata. Non vedrò mai il mondo di fuori.

 

In qualche modo so che sto per morire. Tutta sola.

 

E no.

 

Non morirò così.

 

Se morissi, sarà solo perché deciderò io così. E non loro.

 

Mi ricordo quando il Professor…no, quel traditore ha detto che c’era probabilmente un incantesimo anti suicida nella cella. Ma non ho mai cercato di testarlo. C’era stata una volta in cui pezzi di vetro rotti erano scomparsi, ma non ho mai davvero provato a farmi del male da sola.

 

Fino ad ora.

 

Non c’è alcun punto a vivere.

 

Ma…come farlo?

 

Non c’è nulla nella cella che possa aiutarmi, nulla.

 

Potrei provare a schiantare la testa contro la pietra dura del muro, ma…non posso.

 

Sono una codarda.

 

Disperatamente, mi lascio cadere sul materasso di nuovo, chiudendo gli occhi.

 

 

 

ooo

 

 

Lui è qui di nuovo.

 

Riesco a sentirlo.

 

E so che è lui, lo riconosco dai passi.

 

Chiude la porta e poi resta al centro della stanza.

 

Lo ignoro.

 

Resta in silenzio per dei lunghi attimi e quando si decide a parlare, il suo tono è freddo. “Ti sei calmata, Miss Granger?”

 

No.

 

Non gli parlerò.

 

“Granger, so che non sei addormentata.”

 

Silenzio.

 

“Smettila di comportarti come una bambina.” Dice.

 

“Vada al diavolo.”

 

Le parole mi sono appena uscite e so che è sorpreso.

 

“È questo il modo di rivolgersi ad un tuo insegnante?” Chiede.

 

“Non è il mio insegnante.” Gli sibilo.

 

Perché gli sto parlando?

 

Perché non riesco a calmarmi e smettere di parlare?

 

Non merita alcuna risposta.

 

“Guardami.” Ordina.

 

E ha ragione.

 

È lui quello che dovrebbe vergognarsi, non io. Perché mi dovrei nascondere?

 

Lentamente mi metto a sedere, voltandomi per affrontarlo.

 

Le sue labbra si incurvano in un sottile ghigno. “Bene. Ora-”

 

“Cosa vuole?” Ringhio.

 

“Non interrompermi, Granger.”

 

Alzo un sopracciglio in segno di sfida.

 

Lui continua. “Sono ancora la stessa persona che era qui con te. Più o meno.”

 

Come può parlare così?

 

Bugiardo.

 

“Come ha intenzione di spiegare la mia assenza da Hogwars?” Chiedo. “Non è un po’ sospettoso che lei sia scomparso all’incirca quando me?”

 

Lui scuote la testa. “No. Di questo è stato preso provvedimenti.”

 

Quasi grido a questo. Nessuno sospetta nulla.

 

“Lo sapevo.” Sussurro. “ C’era qualcosa di strano in lei. C’erano delle cose che non quadravano. I-io lo sapevo.”

 

“E allora perché ti sei fidata di me?” Chiede. “ Sapevi che c’erano delle cose strane, che c’erano molte cose, ma tu ancora ti sei fidata di me.”

 

“Sono stata stupida.”

 

“Sì, lo sei stata.”

 

Ho gli occhi umidi, ma allontano le lacrime. Non posso credere che lui sia la stessa persona che era con me, la stessa a cui mi ero affidata.

 

È come un estraneo ora.

 

Non riesco a distogliere lo sguardo da lui, continuo a guardare cercando qualcosa che possa dimostrarmi che è una persona diversa, che di fatto è la guardia che pretende di essere il Professor Piton, ma non trovo prove.

 

E lui mi sta a sua volta guardando, i suoi occhi neri fissi sul mio viso.

 

Ma poi abbassa lo sguardo, le sopracciglia aggrottate.

 

“Cosa quella cosa sul tuo collo?” Chiede, non ancora incontrando i miei occhi.

 

Istintivamente mi tocco il collo, cercando di scoprire di cosa sta parlando.

 

Poi ricordo.

 

Si avvicina. “Di chi sono quelle impronte?”

 

“Non sono affari tuoi.”

 

Ora vedo la rabbia riflessa nei suoi occhi, ma non mi importa.

 

“C’era qualcuno qui?” Chiede.

 

Resto in silenzio.

 

Perché si sta comportando così ora?

 

Non dovrebbe sapere se qualcuno era qui o no?

 

E poi, si è dimenticato che non è più il mio protettore?

 

“E quei segni di denti?” Chiede, il suo tono serio.

 

Immediatamente nascondo il braccio dietro la schiena. “Niente che la riguardi.”

 

Lui prende un respiro profondo. “Rispondi alla mia domanda.”

 

“No.”

 

All’improvviso mi afferra il braccio, tirandolo verso di se. Lotto, cercando di liberarmi. In qualche modo ci riesco e striscio via da lui.

 

“Non toccarmi.” Urlo. “Non osare toccarmi!”

 

C’è rabbia sul suo viso. Le sue labbra formano una linea sottile ed è più pallido del solito.

 

Mi guarda. “Io oso, Granger. Posso fare molte cose, non solo toccarti. E tu risponderai alla mia domanda.”

 

No.

 

Non lo farò.

 

Sto tremando ora, furiosa con lui, ma spaventata allo stesso tempo.

 

“Chi c’era qui?” Chiede di nuovo.

 

“Ha giocato bene la sua parte. “Ammetto. “Tutti quei dettagli, tutto, era così ben pianificato.”

 

“Grazie.”

 

Come una pugnalata al petto.

 

Lui continua. “Ora, rispondi alla mia domanda.”

 

“Chi credi che fosse qui?” Alzo la voce. Babbo Natale? Era quella guardia! Sai quale, sono sicura che voi due siete buoni amici! Sei stato probabilmente tu a ordinargli di fare tutte quelle cose a me, sapevi cosa mi avrebbe ferita più di tutto e lui ha fatto esattamente questo!”

 

Il suo viso rimane calmo. “Capisco.”

 

Poi si allontana, sedendosi sulla sedia al centro della cella.

 

Lo guardo sorpresa. “Cosa sta facendo? Non resterà qui.”

 

“Oh no, non lo faccio. Ho visto più che sufficiente di questa cella. Voglio semplicemente parlarti.”

 

La mia voce suona così debole e sconfitta. “Non ho intenzione di farle compagnia.”

 

“Capirai che questa è l’unica soluzione. Non verrai salvata dal tuo eroico Potter o dall’Ordine. Hanno già rinunciato a te.

 

Il mio cuore cede un battito. “C-cosa?”

 

“Cosa pensavi? È passato quasi un mese da quando sei scomparsa. E non c’è stato alcun segno di te ovunque. Niente.”

 

Hanno…rinunciato?”

 

“Sì.”

 

Impiego un attimo, ma poi scuoto la testa. “Non le credo.”

 

“Credi quel che vuoi, Granger. Ma ti sto offrendo una soluzione. È la tua unica possibilità.”

 

“Grazie, ma no grazie.” Mi sforzo di simulare un sorriso.

 

Lui si alza. “ va bene. Oggi hai detto no.”

 

“ E dirò di no anche domani e il giorno dopo ancora.”

 

Lui sogghigna. “Lo vedremo.”

 

Con questo cammina verso le poi, lo fermo. “Aspetta. H-ho fame. Avete intenzione di farmi morire di fame?”

 

“Ovviamente no.” Dice, tirando fuori la bacchetta dalle vesti.

 

La agita verso il pavimento e all’improvviso appare un grande bicchiere d’acqua e un pezzo di pane.

 

Come sempre.

 

Perché mi aspettavo qualcosa in più da lui?

 

Mi guarda un’ultima volta prima di lasciare la cella.

 

Velocemente afferro il bicchiere d’acqua, bevendolo tutto in un paio di secondi.

 

Non ho fame.

 

Non è per questo che gli ho chiesto del cibo.

 

Mentre osservo il bicchiere nella mia mano, mi chiedo se sono capace di farlo.

 

Di porre fine alla mia vita.

 

Prendendo un respiro profondo, rapidamente getto il bicchiere a terra, rompendolo. Prima che tutti i pezzi scompaiano, afferro una scheggia, tenendola nelle mani.

 

E rimane li, non scomparendo con il resto.

 

Non mi importa come o perché non lo fa.

 

Tutto ciò di cui mi importa è che ora ho ciò di cui avevo bisogno.

 

 

 

 

ooo

 

 

 

Non posso farlo.

 

Sto cercando di portare la scheggia alla pelle, ma semplicemente non posso.

 

Sto facendo la cosa giusta?

 

Il suicidio non è mai la giusta scelta, ma…non posso più restare qui.

 

Ho bisogno di…

 

Sta lentamente diventando buio.

 

Non riesco a credere che era solo ieri quando eravamo ieri, pensando fosse il nostro ultimo giorno.

 

Ora tutto è diverso.

 

Allora decido.

 

Velocemente porto la scheggia al polso e senza pensarci o indugiare faccio un taglio profondo.

 

Brucia e c’è sangue, ma non è profondo a sufficienza.

 

Inghiottisco le lacrime e provo di nuovo, questa volta con più determinazione.

 

Oh Dio.

 

C’è così tanto sangue ora.

 

La scheggia cade dalla mia mano e mi limito a fissare il sangue.

 

Credo di aver reciso la vena.

 

La vista mi sta facendo venire la nausea.

 

Presto non riesco nemmeno a star seduta, la testa comincia a diventare pesante.

 

Così mi distendo, guardando il soffitto.

 

Avevo ragione quando ho detto che la cella sarebbe stato l’ultimo posto che avrei visto.

 

 

 

 

ooo

 

 

 

Ci sta mettendo troppo.

 

Perché non sono ancora morta?

 

Dovrei esserlo.

 

Ho gli occhi chiusi e non riesco nemmeno ad aprirli.

 

Tutte le mie forze se ne sono andate.

 

Aspetta.

 

Sento qualcosa.

 

Passi.

 

Poi una voce.

 

Qualcuno mi sta scuotendo, afferrandomi la mano.

 

Vorrei parlare, dire loro di lasciarmi sola, ma nessuna voce esce.

 

“…arrivati a questo?”

 

“…osservarla…”

 

“…troppo…”

 

Ci sono diverse persone nella cella.

 

Sento le loro voci.

 

Qualcuno mi sta stringendo la mano, cercando di fermare il flusso sanguigno.”

 

Gemo, tirando via la mano, ma è inutile. Sono troppo debole.

 

Vogliono riportarmi indietro, torturarmi ancora e non posso permetterlo.

 

Questa è la mia possibilità per fuggire.

 

“…andrà tutto bene…”

 

È la sua voce? Quella del Professor Piton?

 

Perché mi sta dicendo che tutto andrà bene?

 

Poi tutto diventa nero.

 

 

 

ooo

 

 

É buio.

 

Lentamente apro gli occhi

 

C’è una candela accanto al materasso, illuminando parte della cella.

 

Cerco di muovermi, ma non ci riesco.

 

Cosa sta…succedendo?

 

“É stato davvero stupido da parte tua.” dice una voce dall’altra parte della cella.

 

Aspetto in silenzio, ancora un po’ confusa.

 

Lentamente, quella persona si avvicina e riesco a vederlo.

 

Piton.

 

“Cosa…” Cerco di parlare, ma la mia gola è secca.

 

“Pensavi onestamente di poter fuggire in quel modo?”

 

Mi dibatto, cercando di muovermi, ma mi accorgo che sono legata al materasso.

 

Il panico mi invade e mi dimeno con più forza, respirando in brevi rantoli.

 

Le braccia sono legate sopra la testa.

 

Non posso muovere le gambe.

 

Ma non c’è alcuna corda visibile, probabilmente è la magia a tenermi ferma.

 

Vedo che c’è un bendaggio attorno al mio polso ferito e brucia ancora.

 

“Perché ti sei ferita?” Chiede.

 

Non rispondo.

 

“Granger, per prevenire eventuali ferite rimarrai legata per il resto della notte.”

 

“Non può farlo!”

 

“È per il tuo stesso bene. L’Oscuro Signore non vuole perderti. Puoi ancora dimostrarti utile.”

 

Resto in silenzio, mordendomi il labbro inferiore.

 

Ci sono così tante cose che vorrei dirgli.

 

Così tante domande che vorrei fargli.

 

Quando mi decido a parlare lo faccio a bassa voce e debolmente. “Come ha potuto?”

 

Lui si irrigidisce. “Saresti potuta essere ferita ben più gravemente.”

 

Dovrebbe farmi sentir meglio? Dovrei ringraziarlo per non aver permesso alla guardia di farmi troppo male?

 

Che razza di gioco malato sta giocando?

 

“Buona notte, Miss Granger.” Dice, soffiando sulla candela.

 

All’improvviso c’è un orribile oscurità tutt’intorno a me.

 

Lui esce dalla cella senza una parola.

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Day 27 ***


Questa è la traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

 

 

Day 27 –

 

 

Voglio ridere.

 

La situazione è bizzarra.

 

Sono sola in una cella buia. Legata ad un materasso.

 

Non provo nemmeno a muovermi, è inutile. Corde invisibili mi tengono stretta qui, forse anche troppo perché sto iniziando a perdere la sensibilità alle braccia.

 

La notte è stata una pura tortura.

 

Non sono riuscita a dormire. Volevo muovermi, era scomodo starmene nella stessa posizione per tante ore.

 

E adesso sono solo distesa qui, fissando il soffitto.

 

Ho cercato di suicidarmi.

 

Sembra così sbagliato adesso.

 

Ieri mi sembrava così chiaro ciò che dovevo fare, sembrava giusto. Ma adesso, alla luce del giorno, non posso credere che sia quasi successo.

 

Non avrei dovuto...

 

Non avrei dovuto provarci.

 

Adesso provo solo vergogna e dolore.

 

E adesso loro sanno di avermi stufata così tanto da provare ad uccidermi.

 

Posso solo immaginare come si sentano vittoriosi.

 

Volevo ammazzarmi e non me l'hanno lasciato fare.

 

Loro controllano tutto.

 

Chiudo gli occhi.

 

Sono così stanca.

 

 

 

 

 

ooo

 

 

 

 

Sento le sbarre aprirsi.

 

Immediatamente i miei occhi si spalancano e poi lo vedo.

 

Severus Piton.

 

Cammina verso di me con naturalezza, poi si ferma, abbassando lo sguardo sul mio corpo.

 

Cosa vuole?

 

Lo fisso, rifiutandomi di distogliere lo sguardo per prima.

 

"Come ti senti?" Chiede alla fine.

 

Non devo rispondere a questo.

 

"Mi sleghi." Ordino, sentendomi troppo vulnerabile standomene semplicemente distesa qui con lui torreggiante affianco a me.

 

"No."

 

Cosa?

 

"Mi sleghi." Alzo la voce.

 

Lui mi ignora e si dirige verso la sedia al centro della cella. "No." Ripete, poi si siede. "Ho la tua attenzione in questo modo e dobbiamo parlare."

 

Sbatto le palpebre un paio di volte, sforzandomi di restare calma. "Di cosa?"

 

"Devi convincermi che non tenterai di fare una cosa del genere di nuovo e poi, forse, ti slegherò."

 

"No. Non devo parlare con lei."

 

Lui annuisce. "Come desideri."

 

E con questo si alza.

 

Se ne sta andando?

 

"Aspetti!" Inizio ad andare nel panico. "Non può semplicemente lasciarmi così! I-io devo... andare al bagno."

 

Normalmente sarei arrossita, ma adesso non più. Abbiamo passato molte più cose insieme, anche se è stata tutta una recita da parte sua.

 

Lui sospira, poi si siede di nuovo. "Allora convincimi."

 

"C-cosa?"

 

"Perché dovrei fidarmi di te? Perché dovrei credere che non proverai a fare qualcosa di stupido di nuovo?"

 

"Non è stato stupido." Ribatto. "Necessita un bel po' di coraggio - "

 

"No." Mi interrompe. "É stupido. E immaturo. E da codardi."

 

La mia mascella s'irrigidisce, mi sta facendo arrabbiare e mi vergogno ancora di più di me stessa.

 

Mi guarda. "Sei codarda, Miss Granger?"

 

Silenzio.

 

Non lo so.

 

Non so più nulla.

 

"Rispondimi." Mi ordina.

 

"No."

 

"No cosa?"

 

Lo fisso. "Non le risponderò. Non devo fare nulla di ciò che mi dice lei."

 

"E come mai?" La sua voce è così calma, sembra che niente di ciò che dico abbia effetto su di lui.

 

"Perché la odio."

 

"No. Tu non mi odi."

 

Emetto una risata. "Allora è lei lo stupido, Professore."

 

"Granger, sono ancora un tuo superiore."

 

"Mi lasci in pace." Volto il capo in un'altra direzione.

 

Si sta muovendo, lo sento.

 

Ma non sta andando via, si sta avvicinando a me.

 

Improvvisamente sento le sue dita afferrarmi il mento e mi obbliga a guardarlo.

 

"Dobbiamo parlare." Dice. "Ma tu non devi parlare per forza con me. C'è qualcun'altro con cui ti sentiresti a tuo agio?"

 

Non posso parlare. Voglio solo che mi levi la mano dalla faccia. Il suo tocco mi disgusta.

 

Come osa toccarmi?

 

Continua. "Forse quella guardia? Hmm?"

 

M'irrigidisco, ma in qualche modo mi sforzo di parlare. "Persino lui è meglio di lei. Da lui almeno so cosa aspettarmi."

 

Alla fine lascia andare il mio mento e si mette in piedi, emettendo un bel respiro.

 

Mentre aspetto che se ne vada, lentamente tira fuori la bacchetta e fa apparire del cibo.

 

Non ho fame.

 

"Mangia. É un ordine." Dice con fare lento nella sua voce da insegnante. "Hai bisogno di energie."

 

Per cosa?

 

Un attimo dopo posso muovermi di nuovo. Qualunque cosa mi tenesse legata al materasso è scomparsa. Abbasso le braccia, notando la benda sul mio polso ferito.

 

"Posso assicurarti che abbiamo fatto numerosi incantesimi aggiuntivi su questa cella. Non troverai nessuna scappatoia questa volta. E ti suggerisco di non provarci." Piton spiega, rivolgendomi uno sguardo severo.

 

Io non dico nulla.

 

Lui continua. "Ti controlleremo regolarmente."

 

Pazienza.

 

Non lo guardo nemmeno mentre va via.

 

La mia attenzione adesso è rivolta al cibo che ha lasciato per me.

 

Succo d'arancia.

 

Uova strapazzate.

 

Due fette di toast.

 

Cos'è tutto questo?

 

Mi viene l'acquolina in bocca solo a guardare.

 

Improvvisamente sono affamata e raggiungo il cibo, senza perdere tempo.

 

É passato troppo tempo da quando ho mangiato qualcos'altro all'in fuori di pane e acqua.

 

Un gemito mi sfugge, ma non importa. Sono sola nella cella, nessuno può sentirmi e non c'è niente di male nel godersi del cibo.

 

Noto con sorpresa che il bicchiere di succo continua a riempirsi da solo.

 

Ma non sono stupida. So che non hanno cambiato idea. É solo il loro modo per assicurarsi che non muoia. Mi vogliono viva. Voldemort mi vuole viva.

 

Beh, allora lui è stupido.

 

Non capisco come potrei essere loro d'aiuto, Piton ha già scrutato la mia mente più volte, hanno tutto ciò che so.

 

Adesso sono completamente inutile per loro.

 

Allora perché tenermi in vita?

 

Non importa adesso.

 

Tutto ciò che conta è il sapore che il cibo mi lascia in bocca. Provo a mangiare lentamente, ma non riesco a controllarmi.

 

Questo potrebbe essere il mio ultimo pasto delizioso.

 

 

 

 

ooo

 

 

 

 

 

Scommetto che non ci sarà più nessuna visita al bagno. Adesso che sono sola probabilmente dovrò usare quel buco nell'angolo.

 

Beh, potrebbe andare peggio.

 

Giusto?

 

 

 

 

ooo

 

 

 

 

 

C'è del sangue sul mio materasso.

 

Un sacco di sangue.

 

Coagulato e scuro.

 

É disgustoso.

 

E ce n'è una piccola quantità anche sul pavimento.

 

Sembra che abbia perso un sacco di sangue. E me lo sento anche. Sono debole e ho le vertigini. Tutto diventa nero davanti ai miei occhi se mi alzo troppo velocemente.

 

Non posso starmene seduta qui. É troppo disgustoso.

 

Lentamente, mi metto all'in piedi e mi dirigo verso il materasso del Professor Piton, abbandonandomi su di esso.

 

Il materasso del Professor Piton.

 

No.

 

Non Professor Piton.

 

Solo Piton.

 

Sì. É così che devo chiamarlo.

 

Non si merita il titolo di Professore, insegnante. É corrotto e vile e malvagio e... e come ha potuto farmi questo?

 

Smettila, Hermione.

 

Devo ricompormi e smetterla di pensare a cose del genere. Così mi raggomitolo sul materasso sul quale sono stesa attualmente.

 

Mi chiedo quanto abbia odiato essere obbligato a usarlo e fingere di essere nella mia stessa situazione.

 

É davvero un bravo attore.

 

Il materasso ha ancora il suo odore. Posso quasi avvertire la sua... presenza. Oppure me lo sto solo immaginando.

 

Chiudo gli occhi e decido di riposarmi un po'.

 

Non c'è altro che possa fare.

 

 

 

 

 

ooo

 

 

 

 

 

 

"Ciao, Principessa."

 

La voce mi riporta immediatamente alla realtà.

 

E il mio stomaco si contorce quando capisco chi c'è nella cella con me.

 

Quella guardia disgustosa.

 

E come mai mi sta chiamando Principessa? Un nuovo scherzo dei suoi, probabilmente.

 

"Come stai?" Mi chiede. "Ancora viva, vedo."

 

Lo odio così tanto.

 

So cosa ho detto a Piton, riguardo al parlare con questa guardia piuttosto che con lui, ma era una bugia.

 

Questo mi disgusta più di Piton, molto molto di più.

 

E spero solo che prima di morire possa vederlo soffrire e urlare dal dolore.

 

"Sono stato mandato qui per vedere come stavi." Continua con un tono da presa in giro. "Allora, come stai?"

 

"Meravigliosamente." Rispondo, ma la mia voce è rauca e debole.

 

Lui sorride. "Beh, d'accordo, allora forse dovrei andarmene."

 

Sì, grazie.

 

Vattene.

 

Come se avesse potuto udire i miei pensieri, sorride a trentadue tenti. "Oppure... potremmo parlare un po'."

 

No.

 

Resto in silenzio.

 

"Di cosa potremmo parlare, hmm?" Guarda in alto verso il soffitto con fare pensoso.

 

É allora che guardo dietro di lui e noto che non ha chiuso le sbarre completamente.

 

Non so perché, ma ciò mi rende nervosa. Una strana sensazione inizia a crescere dentro di me, come se dovessi... fare qualcosa.

 

Le sbarre sono state lasciate aperte molte volte in passato, ma questa è la prima volta che c'è solo una guardia nella cella con me.

 

C'è una possibilità, una davvero piccola, ma è comunque una possibilità che io possa... raggiungere quelle sbarre.

 

E poi...

 

E poi cosa?

 

"Potremmo parlare dei tuoi vestiti."

 

I miei occhi scattano nella sua direzione. "C-cosa?"

 

Fa una smorfia. "Sono sporchi. Li hai tenuti addosso per quasi un mese ormai. Vorresti dei nuovi vestiti?"

 

"No."

 

La guardia solleva le sopracciglia in finta sorpresa. "So che sei una Sanguesporco, ma non mi aspettavo che preferissi tenerti i tuoi vestiti sporchi piuttosto di - "

 

"Non cambierò i vestiti." Lo aggredisco.

 

In qualche modo non riesco a concentrarmi sulla conversazione, il mio sguardo continua a dirigersi verso le sbarre.

 

So cosa c'è là fuori.

 

Un lungo corridoio con molte porte.

 

Poi scale.

 

Dopo le scale c'è il bagno.

 

Ma dove conducono le altre scale?

 

Nelle mie tante visite al bagno non ho mai incontrato altri Mangiamorte in quel corridoio.

 

Quindi se in qualche modo riesco a superare questa... guardia, posso raggiungere le scale e...

 

"E se non fosse un'offerta, ma un ordine?" Mi chiede, gelandomi con lo sguardo.

 

Deglutisco rumorosamente, prendendo una decisione.

 

"Bene." Annuisco.

 

Questo lo sorprende.

 

Agita la bacchetta e un'orribile veste grigia appare nelle sue mani.

 

Mi alzo lentamente e mi avvicino a lui, con il cuore a mille.

 

Mi offre la veste e la prendo, dirigendomi verso l'altra parte della cella.

 

C'è ancora un bicchiere di succo d'arancia sul pavimento, affianco al piatto.

 

Cerco di rimanere calma e poi lascio cadere la veste a terra. Posso avvertire il suo sguardo su di me mentre mi abbasso per riprenderla. Poi tutto accade molto velocemente. Senza pensarci afferro il bicchiere, mi volto e glielo frantumo in testa. Sono sorpresa dalla mia forza. Da dove mi è venuto fuori quello?

 

Lui grida dal dolore, cadendo a terra e tenendosi la testa. Lascio cadere il bicchiere e corro verso le sbarre, senza guardare indietro.

 

 

 

 

 

ooo

 

 

 

 

 

 

"Lasciami andare!" Urlo, dimenandomi mentre vengo riportata nella cella.

 

La guardia mi spinge sul materasso e poi si volta per rivolgersi al suo capo che è ancora sul pavimento, reggendosi la testa.

 

C'è del sangue sul suo volto.

 

L'ho colpito davvero forte.

 

Senza muovermi, ascolto la conversazione.

 

"Cos'è successo?"

 

"Quell'animale mi ha aggredito!"

 

"Lei ce l'ha quasi fatta a..."

 

"Dove l'hai trovata?"

 

"Sulle scale."

 

É vero. Ho fatto metà strada, poi mi sono seduta, incapace di muovermi ancora. Tutto stava diventando scuro e l'ultima cosa che volevo era svenire e cadere per le scale.

 

Alla fine il capo riesce a rimettersi in piedi, avvicinandosi a me.

 

La sua espressione è orribile.

 

Mi ucciderà.

 

"Cosa sta succedendo qui?"

 

Ci voltiamo tutti per vedere il Profess - ...no, per vedere Piton entrare nella cella, il suo volto severo.

 

"Avremmo dovuto lasciarla legata!" Ringhia il capo. "Questa sgualdrinella mi ha aggredito!"

 

Piton solleva un sopracciglio. "Bada a come parli." Dopo un secondo, continua. "Ti ha aggredito?"

 

"Guarda la mia testa!"

 

Mi ricordo di respirare mentre assisto alla loro conversazione.

 

Il viso di Piton si rilassa e un piccolo sorriso appare sulle sue labbra. "Ti sei fatto battere da una ragazzina? Ricordami di non mandarti mai più da solo da lei."

 

"Non è divertente." Dice la guardia, poi la sua voce assume un tono più basso. "Ha quasi superato le scale."

 

Posso vedere il volto di Piton tornare di nuovo serio e c'è della preoccupazione nei suoi occhi, ma la nasconde immediatamente.

 

"Però sono riuscita a fermarla prima che finisse la gradinata." Dice l'altra guardia.

 

Piton annuisce. "Lasciatemi da solo con lei."

 

Il capo mi rivolge un'occhiata furiosa e so che tra me e lui non è finita, poi se ne va insieme all'altra guardia.

 

Mi rilasso un po'.

 

Perché lo faccio?

 

Perché mi sento sempre più al sicuro e più rilassata con la presenza di Piton? Lo vedo ancora come mio protettore, come qualcuno di cui possa fidarmi?

 

Se è così, allora sono io che ho bisogno di ricevere una botta in testa, non quella guardia.

 

Piton fa un respiro profondo, incrocia le braccia al petto, e infine mi guarda.

 

Odio guardarlo negli occhi. Gli occhi di un bugiardo.

 

“Perché era necessario farlo?" Mi chiede, con fare calmo.

 

Fa sul serio?

 

Sono stata sequestrata, torturata e lui vuole sapere la ragione del mio tentativo di fuga?

 

"Suonava bene." Rispondo.

 

"Suonava bene essere catturata e riportata nella cella? Se è così, allora possiamo provarci ogni giorno."

 

Faccio roteare gli occhi al suo sarcasmo.

 

Continua. "Hai davvero creduto di poter scappare? Che ci sarebbe stata anche una minima possibilità?"

 

L'ho fatto?

 

No, probabilmente no.

 

Ma ho solo... dovuto farlo.

 

Così che quando starò per morire potrò dire almeno di averci provato.

 

E poi colpire quella guardia disgustosa mi ha fatto sentire bene.

 

I miei occhi si dirigono verso quella brutta veste grigia sul pavimento e la raccolgo, lanciandola a Piton.

 

"Voleva che indossassi questa!" Alzo la voce.

 

La veste atterra sulla sua spalla e lui la prende in mano, guardandola.

 

"É pulita." É il suo unico commento.

 

"Non la indosserò mai."

 

Scuote le spalle. "Come desideri. Nessuno ti obbliga."

 

Lascia cadere la veste a terra e mi guarda di nuovo.

 

Perché mi... sta guardando in quel modo?

 

É come se avesse tanto da dire, ma la sua bocca resta chiusa.

 

Così parlo io, chiedendogli una cosa che ho in mente da due giorni ormai. "Lei era dalla loro parte fin dall'inizio?"

 

"Sì."

 

Ma questo non ha senso. C'erano così tanti momenti... non ha senso.

 

Quando ho dovuto intagliare la parola 'traditore' sul suo petto.

 

Quando la guardia l'ha tormentato con domande sulla sua famiglia.

 

Quando ci siamo baciati e lui... si è fermato.

 

Niente ha più senso.

 

"Perché si è fermato?" Alla fine raccolgo il coraggio per chiedere. "Quella mattina quando l'ho baciata e lei... abbiamo quasi..."

 

Non c'è nemmeno il minimo cambiamento sul suo volto. "Avresti voluto vedermi continuare?"

 

Scuoto rapidamente la testa. "No."

 

Non adesso che so tutta la verità.

 

"Ma perché si è fermato?" Ripeto la domanda. "Se davvero voleva ferirmi... avrebbe dovuto continuare. Lo sa."

 

Lui annuisce. "Sì, ma sarebbe stato troppo per te. Renderti conto di aver volutamente dato la tua verginità ad un Mangiamorte ti avrebbe portato alla pazzia."

 

M'irrigidisco alle sue dure parole.

 

"È-è solo questo il motivo?" Azzardo, volendo sapere tutto.

 

Lui solleva un sopracciglio mentre ci pensa.

 

Alla fine parla. "E tu non sei il mio tipo, Miss Granger."

 

"C-cosa?"

 

"Non sei esattamente una donna da sogno."

 

Sono senza parole.

 

Perché questo mi ferisce così tanto?

 

So di non essere bella, ma sentire queste parole pronunciate dalla sua bocca è semplicemente... crudele.

 

Prendendo un bel respiro, cerco di sforzarmi di non pensarci. É un disgustoso Mangiamorte, le sue parole non contano.

 

Perché m'importa di ciò che lui pensa di me?

 

"Grazie per la sua risposta." Mi sforzo di dire.

 

Silenzio.

 

"Ho ferito i tuoi sentimenti?" Chiede.

 

Bastardo.

 

Umetto le labbra nervosamente. "L-lei... quando ci siamo baciati, lei..."

 

"Ho fatto la mia parte." Mi interrompe. "Non sto dicendo che non è stato apprezzabile, ma non era niente di speciale."

 

Niente di speciale.

 

Prendo un respiro. "Cosa ci fa ancora qui? Può andarsene."

 

"Ho ferito i tuoi sentimenti." Dice, quasi prendendomi in giro.

 

Mi sforzo di ridere. "Creda ciò che vuole."

 

Silenzio.

 

Perché è ancora qui?

 

"Granger." Dice. "Smettila."

 

Lo guardo con fare sorpreso.

 

"Passa dalla nostra parte. Potresti esserci davvero utile. Accetta l'offerta e puoi andare."

 

I miei occhi s'illuminano. "Andare a casa? Andare a Hogwarts?"

 

"Sì. Tutto ciò che devi dire è che hai intenzione di aiutarci."

 

"Tradire Harry. L'Ordine."

 

"E lasciare finalmente questo posto."

 

"No."

 

"Granger. Potrai uscirne come sopravvissuta. Il Signore Oscuro premia coloro che lo aiutano."

 

Scuoto la testa. "Sono una Sanguesporco, giusto? Verrei uccisa non appena non avrò più alcuna utilità.”

 

"No."

 

"Sì, adesso vada via. Non tradirò nessuno. Non sono come lei."

 

Questo lo colpisce e il suo volto torna severo.

 

Ma se ne va.

 

Senza una parola.

 

 

 

 

 

ooo

 

 

 

 

 

 

Dovrei davvero cambiarmi i vestiti.

 

Mettere quella brutta veste.

 

Ma... non posso. Renderebbe tutto ancora più reale. Significherebbe che sono loro prigioniera, loro schiava.

 

E lo sono.

 

Aspetta.

 

No.

 

Sono Hermione Granger.

 

Studentessa di Hogwarts.

 

La strega più brillante della mia età.

 

E la mia uniforme scolastica me lo ricorda. Anche se è tutta sporca e logora. Mi ricorda che non appartengo a questa cella. Appartengo a qualche altro posto.

 

Se metto quella veste potrei dimenticare chi sono davvero.

 

E non voglio che accada.

 

Ho bisogno di continuare a ricordare a me stessa chi sono.

 

Hermione Granger.

 

E non sono sempre stata loro prigioniera.

 

C'era un tempo in cui ero libera.

 

E non posso permettermi di dimenticarlo.

 

 

 

 

 

 

ooo

 

 

 

 

 

 

La notte scende lentamente.

 

E c'è silenzio nella cella.

 

Per quanto ancora?

 

Per quanto ancora mi terranno qui?

 

Per sempre?

 

Fin quando non sarò vecchia e coperta di rughe?

 

Fin quando la Guerra sarà finita?

 

Quando succederà?

 

Cosa sta succedendo nel mondo esterno?

 

Hanno davvero smesso di cercarmi?

 

Quel pensiero è così orribile che lo scaccio dalla mia testa.

 

Poi lo sento.

 

Ma prima che possa muovermi, qualcuno improvvisamente afferra i miei capelli e mi obbliga ad alzarmi dal materasso.

 

Mentre mi volto verso il mio aggressore, posso quasi vedere la morte avvicinarsi.

 

Come ne uscirò viva?

 

É quella guardia, il capo, ed è arrabbiato.

 

Stufo.

 

Sapevo che saremmo arrivati a questo. Certamente lui non avrebbe lasciato perdere la mia aggressione senza avermi punito.

 

Mi spinge contro il muro e cado a terra, cercando di strisciare via da lui.

 

"Imparerai cos'è il rispetto." Ringhia lui. "Non puoi colpire qualcuno superiore a te, ragazzina."

 

Oh Dio.

 

Oh Dio.

 

Mi afferra la caviglia e mi tira verso di sé.

 

Urlo.

 

E urlo.

 

Anche se è inutile. Perché sto urlando? Chi mi aspetto che mi senta?

 

Lui si stende su di me e mi schiaccia più forte contro il pavimento. Sono stesa sullo stomaco e non posso nemmeno colpirlo o prenderlo a calci. Sono completamente intrappolata sotto di lui.

 

Mi afferra di nuovo i capelli e me li tira ed è come se volesse strapparmi via il cranio.

 

"Non si aggrediscono i superiori, capito?" Ordina.

 

Io non dico nulla.

 

Non dirò nulla.

 

Non può obbligarmi.

 

"E," Continua. "Indosserai ciò che ti ho ordinato di indossare."

 

Posso sentire la stoffa lacerarsi e improvvisamente mi rendo conto che la mia camicetta è andata.

 

Lui la lancia lontano e poi le sue mani sono sulla mia gonna.

 

"Fermo!" Urlo con tutta l'aria che ho nei polmoni.

 

Anche la gonna viene strappata e mi ritrovo solamente con la biancheria intima addosso.

 

"Che diavolo succede?"

 

É la sua voce.

 

É Piton.

 

Scaccio via le lacrime e mi volto per guardarlo.

 

É nella cella, fermo vicino le sbarre.

 

La guardia si alza immediatamente e si allontana da me. Senza aspettare un secondo di più, afferro la mia gonna e cerco di coprirmi.

 

"Cosa stai facendo?" Piton chiede alla guardia.

 

"Le stavo semplicemente dando una lezione - "

 

"Una lezione su cosa esattamente?"

 

"Disubbidisce ai miei ordini. Stavo solo cercando di obbligarla ad indossare ciò che le è stato ordinato di indossare."

 

"Gliel’hai ordinato tu." Dice Piton in tono lento e strascicato. "Io non ricordo di aver dato alcun tipo di ordine riferito al suo abbigliamento."

 

Sto tremando.

 

I miei vestiti sono rovinati. Distrutti.

 

Non posso più indossarli.

 

La mia uniforme scolastica è andata.

 

Piton parla di nuovo, la sua voce è piena di rabbia e cupa. "Ciò che è successo qui stanotte è che tu hai molestato sessualmente la ragazza. Di nuovo. Stai ignorando i miei ordini di proposito?"

 

"Certo che no - "

 

"Vattene." Sibila lui. "Con te farò i conti più tardi."

 

La guardia sparisce in meno di un secondo.

 

Posso ancora ricordare il giorno in cui ho comprato l'uniforme. Ero con mia madre ed era un giorno di sole.

 

Me l'ha comprata lei. E adesso l'ho rovinata.

 

Non riesco nemmeno a vedere attraverso le mie lacrime.

 

"Tieni." La voce di Piton mi spinge a guardarlo.

 

Sta reggendo quella veste grigia in mano, offrendomela.

 

Ma non la voglio.

 

Voglio la mia uniforme. Quella che mia madre ha comprato per me.

 

Asciugo le lacrime e mi rendo conto di avere solo la biancheria addosso.

 

E Piton è accanto a me.

 

Immediatamente afferro la veste e la indosso, coprendomi.

 

Immagino sia meglio che non indossare nulla.

 

Lui mi si inginocchia affianco.

 

"Tutto bene?"

 

Il suo tono gentile mi stupisce.

 

"S-sì."

 

"Non ti ha fatto del male?"

 

Scuoto la testa.

 

Non sono ferita. Almeno non fisicamente.

 

"L'ho avvertito." Dice lui. "Sarà punito per ciò che è successo stanotte. Te lo assicuro."

 

Perché si sta comportando così?

 

É... premuroso e improvvisamente avverto il bisogno di appoggiarmi a lui, di trovare conforto in lui.

 

Non importa se è un Mangiamorte.

 

"Non ti si avvicinerà mai più." Dice.

 

É così bello sentire queste parole.

 

E il suo tono è così rassicurante.

 

Aspetta.

 

C'è qualcosa che non va.

 

Perché mi parla in questo modo?

 

"Vieni." Si alza in piedi, tendendomi una mano. "Ti accompagno al materasso."

 

Lo fisso per un paio di secondi.

 

"Allora?" Chiede.

 

"N-no."

 

"No?"

 

Scuoto la testa. "No, lei non mi aiuterà."

 

"Granger - "

 

"Perché si comporta così tutto d'un tratto?" Chiedo. "Perché vuole farmi sembrare che le importi di me? La smetta."

 

"Granger, non sono malvagio come credi. Non voglio che ti si faccia del male."

 

"C-cosa?"

 

"Non mi piace vedere che ti torturino. Sei stata una mia studentessa. Sei a mala pena una ragazzina."

 

Lo ascolto, senza credere a ciò che sento.

 

Voglio credergli.

 

Sarebbe così facile.

 

Continua. "Voglio che tu sia libera. E sfortunatamente c'è solo un'opzione per te."

 

Poi capisco.

 

"La smetta." Sussurro.

 

"Granger, ascoltami."

 

"No! Mi ascolti lei!" La mia stessa voce mi sorprende. "Non sono così stupida come crede. So cosa sta facendo!"

 

"E cosa sto facendo?"

 

Lentamente mi metto in piedi, parandomi di fronte a lui.

 

É più alto di me, ma lo guardo dritto negli occhi, senza lasciarmi intimidire dalla sua presenza. "Ho letto, Signore. E ho letto riguardo questa tattica psicologica usata per gli interrogatori."

 

Lui solleva un sopracciglio. "Illuminami."

 

"C-ci sono due interroganti che apparentemente si comportano in maniera opposta con il soggetto in questione. Uno prende una posizione aggressiva, negativa nei confronti del soggetto. L'altro apparirà come di supporto, comprensivo e mostrerà anche simpatia. L'ultimo difenderà il soggetto, in questo caso me, dall'interrogante aggressivo."

 

Lui resta in silenzio, fissandomi semplicemente.

 

Io continuo. "E questo metodo funziona solo con i soggetti deboli, ingenui e terrorizzati. E, Professor Piton, io ho già superato quella fase."

 

Silenzio.

 

Continuo a fissarlo, sostenendo ciò che ho appena detto.

 

Per quale altro motivo dovrebbe essere così premuroso e protettivo tutto d'un tratto?

 

Dopo una lunga pausa, c'è finalmente un cambiamento sul suo volto.

 

Un leggero sorriso.

 

"Molto bene, Miss Granger." Dice lui. "Apparentemente ti ho sottovalutata."

 

Improvvisamente sento molto freddo.

 

Tutto questo giocare con la mia mente, il tradimento, i film mentali, è troppo.

 

Lo supero e mi appoggio sul materasso.

 

"Molto bene." Ripete lui. "Puoi essere fiera di te stessa. E dico davvero."

 

Ma non volevo avere ragione. Volevo che si preoccupasse seriamente.

 

Resto in silenzio.

 

"Ti auguro una serena nottata." E poi se ne va, chiudendo le sbarre dietro di lui.

 

Dovrei sentirmi uno schifo.

 

E invece no. Non interamente, almeno.

 

Non ho lasciato che mi ingannasse.

 

L'ho battuto al suo stesso gioco.

 

Al loro gioco.

 

La mia uniforme è dovuta passarci per mezzo, ma per la prima volta sono io a uscirne come vincitrice.

 

Non hanno giocato con me come avrebbero voluto.

 

Chiudo gli occhi, preparandomi per andare a dormire.

 

Sono ancora prigioniera, sono ancora nella cella, ma oggi ho fatto qualcosa che mi ha fatto sentire meno... indifesa.

 

É strano. Giusto ieri volevo suicidarmi e oggi mi sento più forte che mai.

 

Non giocheranno più con me.

 

Non glielo permetterò.

 

I giochi mentali sono finiti.

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Day 28 ***


Questa è la traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

 

 

- Day 28 –

 

Sono grata che la mia sicurezza non mi abbia lasciata durante la notte. Avevo paura succedesse e che i  miei pensieri positivi sarebbero rimasti per solo poche ore.

 

Ma non appena mi sveglio, posso sentire tutta l’energia tornare in me.

 

L’energia.

 

Le idee.

 

Speranza.

 

È tutto ancora qui.

 

Bene.

 

Abbasso lo sguardo e rido delle orribili cose che indosso.

 

Ma non importa. Sono solo dei vestiti. E sono puliti.

 

Non può cambiare ciò che sono.

 

E nemmeno i miei nuovi capelli corti cambiano il fatto che io sia ancora Hermione Granger.

 

Sorrido.

 

Poi mi guardo attorno, notando le cose nella cella. Devo cambiare qualcosa, far sembrare come se il Professor Piton non fosse mai stato qui con me. Fa male se penso al suo tradimento e sarebbe meglio se smettessi semplicemente di pensarci.

 

Pretendere di star bene fino ad iniziare a sentirmi davvero bene.

 

Mi alzo, camminando verso il suo materasso.

 

Odio quello che mi ha fatto.

 

Mentre la rabbia ritorna in superficie, afferro il materasso e inizio a trascinarlo per la cella. In qualche modo non è pesante come immaginavo.

 

Ma mio malgrado rimango  a corto di fiato quando raggiungo il mio lato di cella e sono costretta a raccogliere tutte le mie forze nel gettare il suo  materasso sopra il mio.

 

Ecco.

 

Così è meglio.

 

Mi ci siedo sopra, sentendomi un po’ più serena.

 

Ed è pure molto più comodo in questo modo.

 

I miei occhi trovano la loro strada verso l’angolo in cui c’era il suo materasso.

 

È così… vuoto.

 

Qualcosa coglie la mia attenzione. C’è qualcosa lì sul pavimento.

 

Mi avvicino.

 

Oh.

 

Sono i miei capelli.

 

Quelli che la guardia ha tagliato.

 

Il mucchietto di capelli che lui aveva detto di aver nascosto così che non avrei sofferto ogni volta nel guardarli.

 

Avevo pensato fosse un bel gesto da parte sua.

 

È un tale bugiardo.

 

Non importa.

 

Non voglio nemmeno pensarci.

 

È ancora mattino presto, così decido di riposarmi e prepararmi mentalmente per la giornata.

 

 

ooo

 

 

Le sbarre si stanno aprendo.

 

Mi irrigidisco.

 

Mi irrigidisco sempre.

 

È quella guardia.

 

Quella di ieri.

 

Piton ha detto non l’avrebbe più lasciato avvicinarsi a me.

 

Bugiardo.

 

L’incidente di ieri era davvero solo un gioco.

 

Ma va bene.

 

“Hai riarrangiato la cella.” Dice, guardandosi attorno.

 

Noto che sta portando un piatto  di cibo.

 

La mia colazione.

 

Resto in silenzio, sperando che se ne vada lasciando giù il cibo. Ma non è fattibile. Non dopo quello che è successo ieri.

 

“Ti dona.” Commenta.

 

Silenzio.

 

“È da maleducati ignorare le persone.” Continua. “Specialmente quando ti fanno un complimento.”

 

Bastardo.

 

Ma lo sto irritando. E mi fa sentire bene.

 

Un rumore di schianto.

 

Sobbalzo per lo shock, mi giro verso di lui.

 

Il mio cibo.

 

È tutto sul pavimento. Rovinato.

 

Posso quasi sentire il mio stomaco lamentarsi alla vista.

 

“Non puoi ignorarci.” Sibila. “Quando lo imparerai?”

 

Mi irrigidisco e le parole mi sfuggono rapide. “Mai.”

 

La rabbia appare nei suoi occhi, ma compone un sorriso. “Lo vedremo.”

 

Non mi spaventa come una volta. Che altro possono farmi? Capisco che rimanga la tortura fisica, ci sono così tanti modi in cui potrebbero farmi implorare la morte, ma sono sopravvissuta alla tortura psicologica. Qualcosa di molto più distruttivo.

 

La guardia sghignazza. “Buon appetito.”

 

Con quelle parole esce dalla cella.

 

Guardo in basso sul pavimento, notando un pezzo di pane, completamente impregnato d’acqua. Le schegge sono già scomparse, lasciando un disastro.

 

Sono così affamata.

 

E ho sete.

 

Ho bisogno di cibo, ma non mangerò dal pavimento.

 

Non possono obbligarmi a farlo.

 

 

ooo

 

 

Sbadiglio,  non  aprendo ancora gli occhi.

 

Quanto tempo ho dormito?

 

Mi sembra così bello poter starmene a riposare.

 

Qualcuno si schiarisce la voce.

 

Scatto subito a sedere, irrigidendomi.

 

Poi lo vedo.

 

“Piton.” Esalo, la mia voce appena tremante.

 

Lui è comodamente seduto sulla sedia al centro della cella, intento ad osservarmi.

 

D-da quanto tempo è qui?” Chiedo.

 

“Non ha importanza.”

 

“Ne ha.” Insisto. “Perché è qui?”

 

Mi stava guardando dormire.

 

Quel pensiero è così inquietante che decido di trascurarlo.

 

“Sai perché sono qui, Miss Granger.” Sospira, appoggiandosi allo schienale e incrociando le braccia sul petto.

 

Perché mi sta guardando così?

 

“Beh,” Inizio. “Qualsiasi sia la sua offerta, la mia risposta è no.”

 

Lui socchiude gli occhi. “Vedo che hai fatto un buon uso del mio materasso.”

 

“Perché è qui?”

 

Non voglio perdere tempo con inutili, piccole e stupide chiacchiere. L’unica cosa che voglio da lui è che spighi perché è qui e che se ne vada.

 

Solo questo.

 

Ma nulla è semplice quando si parla di lui.

 

Lui prende un respiro profondo, incontrando i miei occhi. E per la prima volta mi accorgo di quanto sembri stanco. Ha delle profonde occhiaie, sembra più vecchio e….stremato.

 

Alla fine parla. “Cosa vuoi?”

 

Questo mi sorprende. “Cosa voglio?”

 

“Sì, credo fosse questa la domanda.”

 

Sbatto le palpebre, cercando di guadagnare contegno. “Voglio uscire da qui. Lo sa.”

 

Annuisce. “E lo puoi fare.”

 

“Tradendo l’Ordine. Tradendo me stessa.” Dico, priva di emozioni.

 

Abbiamo avuto questa conversazione già molte volte fino ad ora. Sono nauseata e stanca di dire la stessa cosa ancora e ancora.

 

No.

 

Non mi unirò a voi.

 

Non vi aiuterò.

 

Non tradirò nessuno.

 

No.

 

No.

 

“Capisci ciò che ti stiamo offrendo?” Chiede Piton, alzando le sopracciglia.

 

“Non mi importa.”

 

“Conoscenza.” Dice. “Cose che non imparerai mai con l’Ordine. Credimi, ci sono cose che loro ignorano del tutto. E tu puoi averle tutte. Non lasciare il tuo potenziale andar sprecato.”

 

Mi ha appena fatto un complimento?

 

Dopo un momento mi limito a scuotere la testa. “Se ne vada e basta -”

 

“Non ho finito.” Interrompe. “La conoscenza non è tutto. Non sei stanca delle regole? So da esperienza personale che hai infranto una regola di troppo quando eri ad Hogwarts.”

 

“Questo non funzionerà. Non mi importa di queste cose. Io… voglio solo andare a casa.”

 

“Vendetta.”

 

Questo mi fa voltare verso di lui. “Cosa?”

 

Il suo viso si incupisce. “Potresti vendicarti di tutti quelli che ti hanno trattata male. Senza conseguenze.”

 

Sorrido debolmente. “Draco Malfoy? Potrei farla pagare a lui per aver reso la mia vita miserabile per tutti questi anni?”

 

“Quello potrebbe essere un problema.”

 

“Lo penso anche io. Sono sicura che il suo paparino avrebbe da ridire sulla faccenda.”

 

“Pensaci bene, Granger.” Replica Piton. “Quel ragazzo dal mondo Babbano? Quello che era stato un po’ rude con te?”

 

Mi irrigidisco alle sue parole, lanciandogli un’occhiata fredda.

 

Lui continua. “Potresti fargliela pagare. Potresti fargli implorare perdono.”

 

“Non parli di lui.” Sibilo.

 

Come osa parlamene?

 

Granger-

 

“Basta. Mi fidavo di lei. Le ho detto qualcosa di personale e ora si permette di usarlo contro di me?”

 

Mi alzo, livida di rabbia. “Non voglio più parlare con lei. Se ne vada.”

 

“Mi stai buttando fuori dalla cella?” Chiede, appena divertito.

 

“Esatto.”

 

Mi sta guardando con un espressione indecifrabile.

 

Mi irrita non riuscire mai a capire quello che sta pensando.

 

“Se è ciò che vuoi.” Dice, alzandosi.

 

“E pretendo del cibo.” Aggiungo, indicando il macello sul pavimento.

 

“Stai diventando troppo arrogante.”

 

Non rispondo.

 

Ma evidentemente l’espressione sul mio viso lo convince che sono seria e annuisce.  “Ti farò portare del cibo dalla guardia.”

 

“Quando?”

 

“Sii paziente.”

 

E poi se ne va.

 

Solo così.

 

 

ooo

 

 

Sono passate alcune ore e ancora niente cibo.

 

Sento i minuti passare uno per uno e la mia gola sta diventando sempre più dolorante.

 

In qualche modo credo che questa sia la peggiore delle torture.

 

Lasciata da sola a morire di fame.

 

E si arriva ad un punto in cui il cibo e l’acqua sono l’unica cosa a cui penso.

 

Anche  se è l’ultima cosa a cui dovrei pensare.

 

Ho così tanta sete.

 

 

ooo

 

 

Finalmente è arrivato qualcuno.

 

La guardia. Ma non il capo.

 

È un uomo giovane. Non l’ho mai visto prima.

 

Si muove senza degnarmi di uno sguardo mentre lascia il piatto sul pavimento e poi lascia la cella.

 

Senza perdere tempo, quasi mi getto sul bicchiere d’acqua, bevendo come un animale.

 

Beh, Piton almeno non ha mentito su questo. Ha mantenuto la promessa e si è assicurato che il cibo mi  venisse portato.

 

Hermione, smettila.

 

Smettila di inventare scuse per difenderlo.

 

È solo che non vogliono che tu muoia e questa è l’unica ragione per cui ti portano del cibo.

 

 

ooo

 

 

È di nuovo qui.

 

Piton.

 

Sono stanca di vederlo.

 

S’incammina nella mia direzione, cogliendomi di sorpresa.

 

“Granger, fammi vedere il tuo braccio,” Mi ordina, inginocchiandosi accanto a me.

 

N-no.”

 

Non voglio stargli così vicino. E non voglio che mi tocchi.

 

“Mostrami il braccio. Devo vedere se la ferita è guarita correttamente.”

 

Scuoto il capo. “Perché ha importanza in ogni caso?”

 

Lui sospira, infastidito. “Non voglio usare la forza.”

 

Mi perdo nei suoi occhi per un momento.

 

“Allora?” Chiede.

 

Alla fine mi arrendo. Non voglio che sappia che ha una certa influenza su di me. Non voglio che sappia che il suo tocco mi agita.

 

Così gli porgo il braccio.

 

Lui lo prende gentilmente, togliendo la benda.

 

Il mio respiro è più pesante, posso sentirlo.

 

È la sua presenza. Ha sempre avuto un certo effetto su di me. Anche quando eravamo ad Hogwarts e lui controllava il mio calderone da dietro le mie spalle.

 

Così cerco di concentrarmi sulla ferita sul mio polso.

 

É… quasi andata. È rimasta solo una cicatrice.

 

Mi ha sempre stupito il trattamento medico nel Mondo Magico.

 

Solo due giorni fa la vena era tagliata, il sangue mi colava lungo il braccio e adesso… quasi più nulla.

 

Piton lascia andare il mo braccio e io mi schiarisco la gola, allontanandomi da lui.

 

“La mia presenza ti mette a disagio?” Chiede all’improvviso.

 

C-certo che sì. Io la odio.” Le parole sembrano un po’ forzate.

 

“Il tuo tono di voce è difensivo,” Nota, divertito. “C’è qualcosa che desideri dirmi?”

 

Incontro i suoi occhi.

 

Sì, molte cose.

 

La odio.

 

Mi disgusta.

 

“Allora?” Chiede, fissandomi, guardando dritto nei miei occhi.

 

Lo sta facendo apposta.

 

Sei… attratta da me, Miss Granger?”

 

Quasi mi strozzo. “C-cosa?”

 

“È questo il motivo per cui la mia presenza ti agita?”

 

I-i-io sono agitata dalla sua presenza perché mi disgusta. Perché lei è un traditore!”

 

Velocemente, mi alzo e mi dirigo dall’altra parte della cella, lontano da lui.

 

Si alza anche lui e si posiziona di fronte a me.

 

“Calmati, Miss Granger.”

 

“Come osa accusarmi di una cosa del genere quando… lei è quello che…

 

“Io cosa?”

 

Il mio volto s’irrigidisce. “Lei è il loro capo. Lei è quello che dà gli ordini qui. Ho visto il modo in cui le altre guardie la guardano. Lei è l’autorità qui.”

 

“Qual è il tuo scopo?”

 

“Lei ha architettato tutto questo. È stato lei a volere che fossimo obbligati a fare la doccia insieme, è stato lei che ha ordinato quella guardia di molestarmi, è stato lei che ha pianificato l’incidente di ieri,” Lo accuso. “Le è piaciuto veder togliermi i vestiti di dosso?”

 

L’oscurità travolge il suo volto. “Non parlare di cose che non conosci.”

 

“Ne conosco un sacco!”

 

“Smettila, Granger.”

 

“No!” Cammino verso di lui. “Credo che quella guardia stesse dicendo la verità quando ha detto che lei odia le donne. Quando ha detto che lei è violento.”

 

All’improvviso mi afferra il braccio e grido.

 

“Non. Ti. Permettere.” Sibila.

 

E in realtà mi spaventa. Non mi sta prendendo in giro o facendo un gioco. È serio adesso.

 

Alla fine mi lascia andare e quasi perdo l’equilibrio.

 

Un minuto scorre in silenzio.

 

Poi chiedo, con calma. “L-lei ha ordinato che quella ragazza fosse uccisa? Quella che è morta davanti ai miei occhi?”

 

Trattengo il fiato mentre aspetto la sua risposta.

 

Lentamente posa il suo sguardo su di me. “Vuoi davvero saperlo?”

 

“Sì.”

 

Voglio saperlo.

 

Ho bisogno di sapere di cosa è capace.

 

Così lo odierò ancora di più.

 

Prende un bel respiro, poi scuote la testa. “No.”

 

“No?”

 

Non ci posso credere.

 

“Lei non aveva n-niente a che fare con quello che è successo?” Chiedo, incredula.

 

“Non lo ripeterò ancora,” Dice, in modo freddo. “E non provare a fare di me un eroe di nuovo semplicemente per questo motivo.”

 

Torno bruscamente alla realtà. “N-non lo farò. Lo so cos’è lei davvero.”

 

“Bene.”

 

Se ne va, verso le sbarre, poi si volta nella mia direzione come se volesse dire qualcosa. Ma cambia idea e va via.

 

 

ooo

 

 

Perché sono diventata così difensiva?

 

Sono attratta da lui?

 

Un mese in questa cella e sto già diventando pazza.

 

Lui è il Professor Piton, per l’amor del cielo!

 

Lui è… vecchio e… vecchio.

 

Potrebbe essere mio padre.

 

E non è esattamente… bello.

 

Ma non ho mai dato tanta importanza all’aspetto fisico in ogni caso.

 

C’è semplicemente qualcosa di lui che fa battere più velocemente il mio cuore.

 

Quando eravamo insieme nella cella, abbiamo avuto un paio di conversazioni interessanti.

 

Lui è intelligente e… e… c’è qualcosa nel modo in cui formula le parole e ti fissa mentre parla.

 

E persino adesso, che non sta facendo finta di essere buono, non è interamente cattivo. Può ancora parlare in un tono leggero, può ancora essere… gentile. Non come quell’altra guardia.

 

Un momento!

 

Cosa sto facendo?

 

Cosa c’è che non va in me?

 

È un Mangiamorte. Lui è cattivo. Mi ha usata, mi ha manipolata, mi ha mentito.

 

E questo è tutto ciò che ho bisogno di sapere su di lui.

 

 

ooo

 

 

Sta piovendo.

 

E sta già facendo buio.

 

Dovrei provare a riposarmi un po’. Il suono della pioggia mi aiuterà a rilassarmi.

 

Non appena chiudo gli occhi, le sbarre vengono spalancate.

 

È Piton, di nuovo.

 

E c’è qualcosa che non va.

 

É… arrabbiato.

 

Sbatte le sbarre dietro di lui e mi guarda.

 

“Basta.” Sussurra.

 

Non riesco nemmeno a muovermi, c’è qualcosa nei suoi occhi, qualcosa che mi spaventa.

 

“Hai dimostrato chi sei,” Dice. “Adesso smettila di fare la parte della ragazzina coraggiosa.”

 

Cosa…

 

“Il Signore Oscuro sta diventando impaziente,” Risponde lui. “È mio compito farti passare dalla nostra parte e non desidero essere punito a causa del tuo sciocco orgoglio.”

 

“Punito?” Ripeto, notando che è un po’ a corto di fiato e… sofferente.

 

“Non perderò la mia vita, ragazzina, non adesso, non per colpa tua.”

 

Lentamente, mi alzo. “Beh, dovrà escogitare un altro modo per rendere fiero il suo Signore.”

 

Lui si avvicina a me. “Farò qualsiasi cosa, Miss Granger. Ne sei consapevole?”

 

Un brivido freddo mi attraversa. “Lo sono.”

 

Cade il silenzio.

 

Parlo di nuovo. “Lo so che morirò qui. Almeno morirò per una giusta causa.”

 

“Non c’è nessuna giusta causa per morire, stupida ragazzina!” Alza la voce. “Non devi morire.”

 

“Cosa le importa?” Lo aggredisco.

 

Gli ci vogliono un paio di secondi per rispondere. “Se non otteniamo niente da te, c’è in ballo anche la mia vita.”

 

Mi s forzo di sorridere. “Allora faccia quello che deve fare.”

 

“Granger.”

 

“Lo faccia!”

 

“Smettila di essere così testarda!”

 

“Dov’è la sua bacchetta?” Chiedo.

 

Lentamente la sfila dalle sue vesti.

 

Prendo un bel respiro. “Inizi. Faccia quello che deve fare. Poi mi uccida.”

 

È tutto qui?

 

È questa la fine?

 

Piton chiude gli occhi per un momento. “Tu mi stai obbligando a farlo.”

 

Io sto obbligando lei?” La mia voce trema. “È stato lei che mi ha portato qui! Mi ha torturata! Per colpa sua non vedrò mai più i miei genitori! Per colpa sua non lascerò mai questa cella!”

 

È come se tutta la mia rabbia, tutta la mia frustrazione stia finalmente venendo fuori.

 

Lui mi lancia uno sguardo truce.

 

“Cosa sta aspettando?” Chiedo.

 

Poi il suo volto s’irrigidisce e punta la sua bacchetta verso di me, sussurrando qualcosa.

 

Grido nel momento in cui dei tagli profondi compaiono sulle mie gambe.

 

Brucia.

 

Ma in qualche modo riesco a trattenere le mie grida e guardo Piton, sfidandolo a continuare.

 

Non c’è alcuna emozione sul suo viso mentre si allontana da me di un passo, agitando la bacchetta contro di me.

 

Una forza invisibile mi lancia attraverso la cella e colpisco in malo modo una parete di pietra prima di atterrare al suolo.

 

Le lacrime iniziano ad appannarmi la vista, ma sbatto le palpebre furiosamente per mandarle via, aspettando che la prossima maledizione mi colpisca.

 

Piton mi guarda. “Desideri passare dalla nostra parte?”

 

N-no.”

 

Compare un altro taglio, questa volta sul mio stomaco. Posso sentirlo e il sangue inizia a intravedersi attraverso la veste che sto indossando.

 

“Desideri passare dalla nostra parte?” Ripete.

 

“No.”

 

Prima che possa prendere fiato vengo sollevata in aria e levito così per un paio di secondi.

 

“Desideri passare – “

 

“No!” Urlo. “No, no, no!”

 

Vengo scaraventata a terra con forza e penso di essermi ferita il braccio.

 

Non fa male.

 

Non fa male.

 

Alzo lo sguardo verso di lui.

 

Sta fissando il muro sopra la mia testa.

 

Non riesce nemmeno a guardarmi.

 

“Così è un po’ troppo impersonale, S-signore,” Dico. “Perché non mette via quella bacchetta?”

 

I suoi occhi incontrano i miei.

 

Mantengo il contatto visivo mentre mi siedo in posizione eretta. “Sono qui. Mi strangoli. Mi rompa il collo. C-credo che le darà molta più soddisfazione che uccidermi con la magia.”

 

Lui punta di nuovo la sua bacchetta contro di me.

 

Chiudo gli occhi.

 

È finita.

 

Sto facendo la cosa giusta.

 

Lo sto facendo per l’Ordine.

 

Per Harry.

 

Per i miei genitori.

 

Per le persone buone.

 

Non voglio che vivano in un Mondo comandato da Voldemort.

 

Cade il silenzio.

 

Poi avverto qualcosa.

 

Qualcosa di strano.

 

Io mi sento strana.

 

Non riesco a sentire nulla.

 

Per un attimo penso che forse se n’è andato e sono da sola nella cella.

 

Ma poi sento il suo respiro.

 

Spalanco gli occhi.

 

Si sta inginocchiando accanto a me.

 

Alla fine parla. “Soddisfazione?”

 

Resto in silenzio, ricordandomi di respirare.

 

La sua mano improvvisamente è sulla mia coscia e la spingo via immediatamente.

 

“Desideri passare dalla nostra parte?” Mi chiede ancora.

 

Continua a ripetere la domanda.

 

N-no.”

 

E io continuo a ripetere la risposta.

 

Lui annuisce. “Ti ricordi cosa mi hai chiesto un paio di giorni fa?”

 

Silenzio.

 

Credo di sapere a cosa si riferisce.

 

“Accetto.” Dice, prendendomi in giro.

 

M’immobilizzo completamente.

 

Lui continua. “Ma non sarò gentile.”

 

N-non può farlo.” Dico, nel panico, cercando di allontanarmi da lui.

 

Lui afferra il mio braccio, spingendomi contro il pavimento, obbligandomi ad allargare le gambe.

 

Non so nemmeno perché sto lottando.

 

Questa è la fine.

 

Morirò dopo di ciò comunque.

 

Lui se ne sta in silenzio.

 

Nessuna parola.

 

Niente.

 

La mia biancheria intima è strappata.

 

Posso sentire il fruscio delle sue vesti.

 

E poi spinge.

 

Il dolore.

 

Urlo, afferrandogli gli avambracci.

 

“Desideri passare dalla nostra parte?”

 

La sua voce è persino calma, la situazione non ha nessun effetto su di lui.

 

E io mi sto mordendo la lingua per evitare di urlare.

 

Lui si muove di nuovo, facendomi spalancare gli occhi dal dolore.

 

“Desideri passare dalla nostra parte?”

 

Spinge di nuovo.

 

I suoi movimenti sono precisi, quasi tecnici.

 

E questa volta urlo, la mia gola brucia.

 

“Rispondimi.” Mi ordina.

 

Scuoto la testa, incapace di proferire parola.

 

Fa così male.

 

Cosa mi sta facendo? Non dovrebbe fare così male.

 

Sto per strapparmi in due.

 

Non riesco a credere a ciò che sta succedendo.

 

Sembra surreale.

 

All’improvviso smette di muoversi.

 

Chiudo gli occhi.

 

E poi lui non è più sopra di me.

 

E butto fuori il fiato.

 

Cosa sta succedendo?

 

Non sento più dolore.

 

Apro gli occhi.

 

Dov’è?

 

Perché… come mai sto indossando di nuovo la mia biancheria?

 

Mi volto ed eccolo lì.

 

È in piedi nell’altro angolo della cella dov’era prima.

 

La sua bacchetta puntata verso di me.

 

Cosa sta succedendo?

 

Lentamente, mi siedo, senza distogliere lo sguardo da lui.

 

“Cos’è s-successo?” Riesco a parlare a stento.

 

“Una visione,” Risponde. “Ho creato una visione e te l’ho mostrata.”

 

“Una v-visione?” La mia voce sta ancora tremando. “Non era r-reale?”

 

“No.”

 

Ma sembrava così reale.

 

Potevo sentirla.

 

“Bastardo.” Sussurro, le lacrime scorrono sulle mie guance.

 

“Desideri passare dalla nostra parte?”

 

“No! E la smetta di chiederlo! Non farò mai, mai, niente per Voldemort! Non farei mai niente per lei.”

 

Lui resta in silenzio.

 

I suoi occhi puntano su di me e io voglio leggere la sua mente. Voglio sapere perché mi sta guardando in quel modo.

 

“Bastardo.” La parola mi sfugge di nuovo.

 

“La visione può diventare realtà, lo sai?”

 

È così calmo.

 

Come potrebbe?

 

“La visione era una versione mite di cosa potrebbe accadere.” Spiega.

 

Le sue labbra continuano a muoversi, dicendo cose terribili, ma i suoi occhi… i suoi occhi mi stanno dicendo qualcos’altro.

 

C’è… odio.

 

E non credo sia me ciò che odia.

 

“Non le credo,” Mi obbligo a dire. “Perché mi mostrerebbe una visione?”

 

Lui resta di nuovo in silenzio.

 

È tranquillo.

 

E stanco.

 

Se ne sta semplicemente lì.

 

Quasi come se fosse sconfitto.

 

E io sono sul pavimento.

 

Le mie ferite sanguinano.

 

Il braccio mi fa male.

 

Ma mi sento più forte.

 

Più forte di lui.

 

“Tu non capisci…” Comincia, scavando nei suoi pensieri. “Tu…

 

Ma non finisce la frase.

 

Abbassa semplicemente il capo e si dirige verso le sbarre.

 

Se ne sta andando?

 

Ma…

 

Mi aspetto che si volti e mi finisca.

 

Ma non lo fa.

 

Lascia la cella.

 

Non riesco nemmeno a muovermi.

 

Sono ancora viva.

 

Questo significa che ho vinto?

 

Non capisco più niente.

 

Non mi prendo nemmeno il fastidio di strisciare fino al mio materasso, resto sul pavimento. Non ci sarà riposo per me stanotte.

 

Posso ancora sentirlo.

 

Su di me.

 

Dentro di me.

 

Anche se non è successo davvero, posso vederlo nella mia mente.

 

E perché l’ha fatto?

 

Perché giocare con me?

 

Chi è il vero Severus Piton?

 

Lo scoprirò mai?

 

Respiro.

 

Sono viva.

 

È l’unica cosa che dovrebbe importarmi.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Day 29 ***


Questa è la traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

 

 

Day 29 –

 

In qualche modo sento che la fine è vicina.

 

Hanno usato ogni metodo possibile per cercare di farmi tradire l’Ordine. Cos’altro possono fare?

 

Anche Piton ha detto che Voldemort sta diventando impaziente e credo che non sarò più viva la settimana prossima.

 

Potrei persino morire oggi. A giudicare dal comportamento di Piton di ieri, non mi resta molto tempo.

 

Piton.

 

Tutto il mio corpo s’irrigidisce se penso a lui. Non importa quanto ci provi, non riesco a togliermi dalla testa le immagini di ieri. Anche se non erano reali.

 

Posso vederlo chiaramente.

 

Me ne ricordo come se fosse successo.

 

Questo non lo rende reale in un certo senso?

 

Non ho chiuso occhio per tutta la notte per paura che lui sarebbe tornato. Aveva un disperato bisogno di fare ciò che Voldemort gli aveva ordinato di fare.

 

Ma un’intera notte senza sonno sta iniziando ad avere i suoi effetti.

 

Mi fanno male gli occhi.

 

Sono stanca.

 

Il mio braccio destro fa male, non riesco neanche a muoverlo. Non credo sia rotto, comunque.

 

Magari potrei fare un breve sonnellino?

 

Alzandomi dal pavimento, cammino lentamente verso il materasso e mi ci lascio cadere sopra.

 

Chiudo gli occhi e un attimo dopo mi addormento.

 

 

ooo

 

 

Qualcuno mi sta toccando il braccio.

 

Ma mi sento così rilassata, non voglio svegliarmi completamente.

 

Il mio corpo mi sembra così pesante che non riesco nemmeno a muovermi.

 

Non voglio muovermi. Sto bene così.

 

Qualcuno mi sta scuotendo leggermente.

 

Emetto un gemito, aprendo gli occhi, non capendo davvero cosa sta succedendo.

 

È lui.

 

Il Professor Piton.

 

“Salve a lei,” Sorrido, sbattendo le palpebre un paio di volte.

 

“Granger?”

 

Un momento.

 

Poi mi rendo conto.

 

È Piton.

 

In un veloce istante sono completamente sveglia mentre urlo e striscio via da lui, via dal materasso verso un altro angolino.

 

Lo fisso, sperando che se ne stia semplicemente lì senza venirmi vicino.

 

Lui si alza, mettendosi di fronte a me.

 

La sua espressione è cupa, quasi quanto lo era ieri.

 

“Dobbiamo parlare,” Dice.

 

N-no, non dobbiamo,” Mi sforzo di dire.

 

Lui ignora il mio commento. “Vogliono rimpiazzarmi.”

 

“Cosa?”

 

“Dare la possibilità ad un altro Mangiamorte.”

 

“La possibilità di fare cosa?”

 

“Di convincerti ad aiutarci.”

 

Non ci posso credere.

 

La rabbia prende il sopravvento e mi alzo all’in piedi. “Quante volte devo dirglielo? In quale lingua devo dirglielo?”

 

“Granger – “

 

“Non c’è niente che lei possa fare! Non ho intenzione di arrendermi! Mi porti da Voldemort così posso dirglielo in faccia.”

 

“Non pronunciare il suo nome!” Sibila lui.

 

Questo mi sorprende. “Perché no?”

 

La sua mascella s’irrigidisce e mi guarda. “Hai solo due opzioni. O acconsenti di passare dalla nostra parte o moriamo entrambi.”

 

“Anche lei?”

 

Lui non dice niente, mi fissa soltanto.

 

Incrocio le braccia al petto. “E perché dovrebbe importarmene di lei? Voglio che lei… muoia.”

 

“Non lo vuoi.”

 

Come osa presumere di sapere ciò che voglio?

 

Faccio un passo avanti, non sapendo nemmeno cosa dirgli. È inutile urlargli contro, o accusarlo di cose che mi ha fatto.

 

Ma ci provo comunque, con voce calma. “Non metterò nemmeno in mezzo ciò che ha fatto. E se non l’ho odiata allora, la odio per certo dopo quello che è successo ieri. Lei mi disgusta.”

 

La mia voce trema un po’ verso l’ultima parte.

 

Lui non reagisce per niente. I suoi occhi scuri sono quasi morti. Le mie parole non lo hanno nemmeno scalfito.

 

“Se ne vada,” Dico, distogliendo lo sguardo da lui.

 

“Il braccio ti fa male?” Chiede all’improvviso.

 

È sempre stato un ottimo osservatore.

 

Rido amaramente. “Certo che mi fa male. Ci sono caduta sopra dopo che lei ha deciso di lanciarmi via.”

 

“Posso guarirlo per te.”

 

I miei occhi saettano verso di lui. “Cosa?”

 

Lui solleva semplicemente le sopracciglia, aspettando la mia risposta.

 

Scuoto velocemente la testa, forzando un sorriso falso. “No. Grazie.”

 

“Ne sei sicura?”

 

“Non funzionerà. Mi ferisce e poi si offre per medicarmi. La smetta.”

 

“Non c’è bisogno che tu sia più sofferente di quanto devi esserlo.”

 

Mi sta innervosendo. Odio quando è tranquillo e gentile e sembra quasi che non sia malvagio. È più facile quando mi tortura.

 

Ho bisogno di odiarlo.

 

Piomba il silenzio.

 

“Allora?” Chiede, cacciando la bacchetta.

 

Ansimo, indietreggiando ancora di più verso il muro.

 

“Non ti preoccupare,” Dice strascicando le parole. “Lo sapresti se avessi intenzione di farti del male.”

 

Che cosa confortante.

 

“Posso guarirlo,” Dice, indicando il mio braccio.

 

“No,” La mia risposta arriva immediatamente. “Non mi faccia alcun favore.”

 

Lui sospira, ma annuisce, mettendo via la bacchetta.

 

Non potrei sopportare il fatto che mi stia vicino così a lungo per guarire il mio braccio. Se sento il suo odore, mi farà tornare alla mente dei ricordi.

 

I ricordi della visione.

 

Questo spiega quanto sembrasse reale.

 

Potevo persino sentire il suo odore.

 

Non era come se fosse un sogno dove alcune cose sono strane e te ne rendi conto solo quando ti svegli.

 

La visione era completamente realistica.

 

Magari era reale e lui sta semplicemente confondendo la mia mente di nuovo?

 

E se questo non fosse reale invece? Sto vivendo un’altra visione?

 

Oppure sto pensando troppo, di nuovo.

 

Ad ogni modo, ho bisogno di risposte.

 

Lei…” Inizio lentamente. “Lei mi ha violentato ieri.”

 

Lui s’irrigidisce e c’è di nuovo quell’emozione nei suoi occhi.

 

Odio.

 

Aspetto che parli.

 

“Non era reale,” Risponde in modo freddo.

 

E questo è tutto ciò che ha da dire.

 

Sembrava reale. Lo ricordo. È nella mia testa.”

 

“Non era reale,” Ripete.

 

Socchiudo gli occhi e mi prendo un momento per osservarlo.

 

Non mi sta guardando.

 

Se non lo conoscessi bene direi che è imbarazzato.

 

Ma lo conosco bene.

 

“Mi lasci in pace,” Sussurro.

 

“Questo è il mio ultimo giorno,” Dice. “L’ultimo giorno per convincerti a cambiare idea.”

 

“Buona fortuna.”

 

Così questo è l’ultimo giorno.

 

Lo sapevo.

 

Il mio sguardo si posa sul pavimento.

 

Lui lascia la cella.

 

E io me ne sto lì, cercando di capire davvero cosa sta succedendo.

 

Sembra quasi sconfortante.

 

C’erano dei giorni in cui pensavo, ero certa, che quello fosse il mio ultimo giorno.

 

Quindi non posso credere pienamente che sia davvero la fine fin quando non arriverà.

 

La morte.

 

Un pensiero così orribile.

 

Mi lascio cadere al suolo, facendo dei respiri profondi, sperando di non avere un altro attacco di panico.

 

Ho sempre saputo che la fine sarebbe arrivata. Ho persino cercato di porre fine alla mia vita.

 

Ma adesso…

 

Accettare davvero la morte non è facile come pensavo.

 

 

ooo

 

 

Non ho avuto la possibilità di finire la scuola.

 

E viaggiare.

 

E trovare il mio primo lavoro.

 

E andare oltre il bacio con un ragazzo.

 

E vivere per vedere un nuovo millennio.

 

Più penso a queste cose, più mi si chiude la gola.

 

D’accordo.

 

Smetterò semplicemente di pensarci.

 

 

ooo

 

 

Entra una guardia, portandomi del cibo.

 

Una fetta di pane con un bicchiere d’acqua.

 

È la guardia di ieri, l’uomo giovane.

 

Quello che si comporta come se non mi vedesse. Come se non esistessi.

 

“Aspetta,” Lo fermo prima che se ne vada.

 

Lui si volta e mi guarda, non dicendo niente.

 

I-io voglio vedere Piton. Puoi dirglielo?” Chiedo, aspettando una sua risposta, ma lui se ne va semplicemente dalla cella.

 

All’improvviso mi sento stupida.

 

Perché voglio vedere Piton?

 

Quando verrà, se verrà, cosa gli dirò?

 

Sono stupida.

 

Non avrei dovuto dire nulla a quella guardia.

 

 

ooo

 

 

Passa più di un’ora.

 

O forse un paio d’ore?

 

È difficile capire quanto tempo passa.

 

E non appena mi rilasso, pensando che lui non verrà a visitarmi, sento quel rumore familiare.

 

Le sbarre che producono quel terribile rumore quando si aprono.

 

Ed è lui.

 

I suoi occhi puntano su di me immediatamente.

 

Chiude le sbarre e se ne sta semplicemente lì, le sue braccia incrociate al petto.

 

Sono felice che non stia provando ad avvicinarsi a me.

 

Dopo un lungo attimo di silenzio, solleva un sopracciglio, “Allora?”

 

Cosa gli dico?

 

“Tu desideravi vedermi?” Chiede.

 

S-sì.”

 

“Perché?”

 

Poi l’espressione sul suo volto cambia e le parole gli escono di bocca lentamente, “Hai magari… cambiato idea?”

 

“No,” Scuoto la testa.

 

Lui prende un bel respiro, “Allora cosa volevi?”

 

Io… volevo solo parlare.”

 

Parlare?”

 

Non volevo starmene da sola con i miei pensieri, sarei diventata pazza. Ho un disperato bisogno di parlare con qualcuno e lui è l’unico ad essere… essere cosa? Idoneo?

 

Con chi altro potrei parlare? Quella guardia?

 

Alla fine parlo, “Mi piacerebbe sapere un paio di cose prima… prima di morire.”

 

Lui mi lancia un’occhiataccia, non dicendo nulla.

 

“Credo che me lo debba,” Dico tranquillamente.

 

Questo cattura la sua attenzione, “Oh, credi?”

 

“Sì, lo credo,” La mia voce è un po’ più decisiva adesso.

 

Dopo un attimo lui annuisce, sospirando, “D’accordo. Cosa desideri sapere?”

 

“Perché me?”

 

“Chiedo scusa?”

 

“Perché me? Harry ha altri amici, persone che sanno più cose di me. Perché avete scelto me?”

 

Sembra pensarci per molto tempo.

 

Io aspetto in silenzio.

 

“Chi altro potevamo prendere?” Chiede lui. “Quell’idiota di un Weasley? O l’incompetente Paciock?

 

Quindi… mi avete scelta perché sono… intelligente?”

 

“Sì. Potresti esserci d’aiuto, se decidi di fare la cosa giusta.”

 

Ignoro il suo ultimo commento, “Cosa pensa del Professor Silente?”

 

Lui s’irrigidisce, posso vederlo.

 

“È un mago molto capace, molto potente,” Dice Piton strascicando le parole.

 

“Allora perché voltargli le spalle?”

 

“Potere, Miss Granger. Lui ce l’ha, ma non quanto il Signore Oscuro.”

 

Annuisco.

 

Sarebbe inutile discutere con lui adesso.

 

Così prendo un bel respiro e gli faccio la mia prossima domanda, “Come morirò?”

 

“Non lo so. Ma non penso che sarà indolore e veloce. Molto probabilmente sarai torturata per la tua stupidità prima di essere ricompensata con la morte.”

 

Le sue parole crudeli mi fanno sentire male e non posso fare altro che rabbrividire, la mia mente è piena di scene orribili.

 

Così sembra che la mia morte non sarà come addormentarsi. Come posso anche solo permettere a me stessa di pensare una cosa del genere?

 

“Sarà lei a…?” Cerco di chiedere, ma non riesco a finire la domanda.

 

Però lui capisce, “No. Probabilmente non sarò io. Dopo che avrai lasciato questa cella, tutto non sarà più nelle mie mani.”

 

“E adesso? Aspetto e basta?”

 

“Pensa,” Ringhia lui. “Hai ancora tempo per cambiare idea.”

 

No.

 

Questa non è un’opzione.

 

Alzo lo sguardo verso di lui e un ricordo di ieri passa davanti ai miei occhi.

 

Il ricordo di lui che mi spinge sul pavimento.

 

Stappandomi la biancheria intima.

 

Tenendomi ferma.

 

Prendo un respiro tremante, sentendomi lo stomaco contorcere.

 

Sto per morire.

 

Ma prima di morire, c’è qualcosa che ho bisogno di fare.

 

Lentamente, mi avvicino a lui, tenendolo d’occhio con attenzione.

 

Lui è sorpreso, ma aspetta in silenzio.

 

I-io voglio solo fare una cosa,” Ammetto in modo calmo.

 

Sto di fronte a lui, raccogliendo il mio coraggio.

 

E prima che lui abbia la possibilità di parlare, sollevo il ginocchio in aria, dandogli un forte calcio tra le gambe.

 

Un rantolo sofferente gli sfugge di bocca e cade sul pavimento, respirando in modo pesante.

 

Indietreggio velocemente da lui, il sarcasmo evidente nella mia voce, “Mi dispiace. Le ho fatto male?”

 

Lui non mi guarda nemmeno, è ovvio che sta provando un dolore atroce. Sostenendo la parte dolorante del suo corpo, alla fine si calma dopo un paio di minuti.

 

Avrei dovuto dargli un calcio ancora più forte.

 

Lentamente si rialza, con il volto rigido, guardandomi pericolosamente.

 

“Questo non era necessario,” Ringhia, il dolore è ancora chiaro nel suo tono di voce.

 

“Questo non era niente rispetto a ciò che mi ha fatto lei,” Rispondo, adesso un po’ spaventata dalla punizione che potrebbe scaturirne.

 

Non dice niente in merito.

 

E mi sorprende. Mi aspettavo che fosse furioso, che usasse un Crucio fino a farmi morire.

 

Ma non fa nulla.

 

Sta semplicemente lì, respirando male.

 

“Tornerò più tardi,” Sussurra e zoppica verso l’uscita.

 

Mentre le sbarre si chiudono, i miei occhi si spalancano per lo shock.

 

Tutto qui?

 

Nessuna punizione?

 

Niente?

 

Gli ho appena dato un calcio nelle sue parti basse e lui se n’è semplicemente andato.

 

Non mi ha nemmeno urlato contro.

 

Che diavolo sta succedendo?

 

Perché sto ricevendo tutti questi segnali contrastanti da parte sua?

 

C’è qualcosa che non va qui.

 

 

ooo

 

 

I tagli sulle mie gambe prudono.

 

E bruciano.

 

Per fortuna hanno smesso di sanguinare.

 

“Ciao, piccolina.”

 

La mia testa scatta verso l’alto.

 

Quando è entrato lui qui?

 

Come mai non l’ho sentito entrare?

 

È quella guardia.

 

Quella che desideravo morisse così da lasciarmi finalmente in pace.

 

“Cosa vuoi?” Chiedo, alzandomi.

 

Lui sorride, “Sono qui solo per dirti che non puoi aspettare che finisca tutto questo.”

 

Tutto questo?”

 

“Il fatto che sei qui.”

 

Resto in silenzio, non capendo cosa sta cercando di dirmi.

 

Continua, “Quando il Signore Oscuro decide che devi morire, ti lascerà a noi.”

 

“A voi?” Mi si chiude la gola.

 

“Esattamente. Lascerà che noi ti uccidiamo e, mia cara, potrebbe volerci un giorno. O due.”

 

M’irrigidisco, il mio corpo trema, “Stai mentendo.”

 

Ma la sua espressione tranquilla mi dice che sta dicendo la verità.

 

Sembra eccitato.

 

E io mi sento male.

 

“E alla fine avrò la possibilità di punirti come si deve per avermi procurato questa cicatrice,” Dice indicandosi la fronte.

 

Non riesco nemmeno a parlare.

 

Cosa c’è da dire?

 

“E poiché sono una persona gentile, ti darò una scelta. Puoi scegliere come morire,” Spiega lui. “Certo, questo sarà dopo che abbiamo finito con te.”

 

Scuoto la testa.

 

“C’è la maledizione che uccide. O possiamo lasciarti sanguinare fino alla morte,” Inizia a pensare lui. “O possiamo strangolarti. O – “

 

“Smettila!” Urlo.

 

Il suo volto s’incupisce, “Non alzare la voce con me.”

 

Gli lancio un’occhiataccia, desiderando di poterlo semplicemente uccidere con lo sguardo.

 

“Ti sto solo preparando a ciò che verrà. E ti sto dando una scelta,” Dice abbaiandomi contro. “Dovresti essere grata.”

 

Voglio ridere fino a scoppiare.

 

Poi il suo volto si trasforma in una smorfia disgustosa. “Ho aspettato abbastanza, non credi?”

 

Credo che vomiterò.

 

“È tutto ciò che volevo dire, piccola mia,” Dice e poi s’incammina verso le sbarre, lasciando la cella.

 

Cado a terra, appoggio la testa alle ginocchia.

 

Respira e basta.

 

Respira.

 

 

ooo

 

 

Devo fare qualcosa.

 

Guadagnare giorni.

 

Devo fare tutto ciò che è in mio potere per sopravvivere più a lungo che posso.

 

Non posso perdere la speranza.

 

C’è una possibilità che l’Ordine possa comparire all’improvviso in questa stessa cella fra tre giorni. O una settimana.

 

E io sarò morta a quel punto.

 

No.

 

Devo provarci.

 

Ma come?

 

E poi capisco.

 

Potrei provare e chiedere a… Piton.

 

Lui è comunque l’unico con cui posso avere una conversazione civile.

 

Ma come convincerlo a lottare per me davanti al suo Signore?

 

È impossibile.

 

 

ooo

 

 

I miei occhi sono pieni di lacrime.

 

Voglio piangere, ma non c’è tempo.

 

Non c’è tempo per provare pietà per me stessa.

 

Devo lottare.

 

E così aspetto che lui arrivi.

 

Come ha detto che avrebbe fatto.

 

 

ooo

 

 

Finalmente.

 

È già sera, credo.

 

Lui entra nella cella, lentamente.

 

Molto lentamente.

 

Ha l’aria stanca.

 

E capisco perché.

 

Se non mi ha mentito, questo è anche il suo ultimo giorno.

 

Alla fine mi guarda, ma non dice nulla.

 

Mi fissa semplicemente.

 

E poi io decido di parlare, “Signore… Lo so che ho rifiutato prima, ma… potrebbe magari medicare il mio braccio? Fa davvero male.”

 

Sto mentendo.

 

Non fa così male.

 

Lui ne rimane sorpreso e non reagisce per un lungo istante.

 

Cerco di mantenere un’espressione innocente.

 

E poi alla fine si muove, camminando nella mia direzione. Mi siedo sul materasso e lui si inginocchia affianco a me, tirando fuori la sua bacchetta.

 

Gli porgo il braccio, notando che sta tremando un po’.

 

Lui lo prende gentilmente e io mi mordo la lingua per evitare di ansimare. Devo continuare a ricordare a me stessa di non pensare a ieri.

 

Lui pronuncia un paio di incantesimi e io avverto una strana e piacevole sensazione nel mio braccio per un paio di istanti.

 

Lentamente lo lascia andare, “Ecco.”

 

Lo muovo un po’, senza avvertire più alcun dolore.

 

È guarito. Bene. Ne avrò bisogno.

 

Lentamente raccolgo il fiato e guardo il Professor Piton.

 

“Ho paura,” Confesso.

 

“Cosa vuoi che faccia?” Chiede, privo di emozioni.

 

Sto tremando terribilmente adesso.

 

Devo farlo.

 

“So che lei è… il nemico, ma…” Inizio, “Potrebbe abbracciarmi?”

 

I suoi occhi si socchiudono per lo shock e non proferisce parola.

 

“Solo per un minuto,” Chiedo, con occhi supplicanti.

 

Dopo un attimo finalmente reagisce, “Non penso che sarebbe saggio. Ti rendi conto di chi sono?”

 

“Sì, me ne rendo conto. E… a questo punto non m’importa,” Deglutisco rumorosamente prima di continuare, “Ho solo bisogno di sentire… il calore di un altro corpo contro il mio.”

 

“Granger – “

 

Gli butto le braccia attorno, affondando il volto nel suo petto, inspirando a fondo.

 

Non voglio farlo. Ma devo. Posso solo sperare che mi creda.

 

Tutto il suo corpo s’irrigidisce.

 

E poi raccolgo il coraggio e faccio sgattaiolare la mano verso il basso, lungo il suo petto, il suo stomaco, più giù, fin quando non raggiunge il punto in cui l’ho colpito un paio di ore fa.

 

Lui mi spinge via immediatamente, “Cosa stai facendo?” Mi chiede.

 

“Ho fatto qualcosa di s-sbagliato?” Chiedo, con voce tremante.

 

“Cosa vuoi, Granger?”

 

“Non lo so. Mi faccia continuare e – “

 

“Sono la ragione per cui sei qui, ricordi?” Dice sollevando un sopracciglio.

 

“Sì.”

 

Dio, mi faccio così ribrezzo.

 

Non credo che sarò capace di continuare.

 

Ma devo.

 

Non voglio morire.

 

Prendendo un respiro profondo, mi abbasso velocemente la veste lungo le spalle, rivelando il mio petto. La sua bocca si apre, ma non dice nulla.

 

Sto seducendo il Professor Piton.

 

Suona così sbagliato.

 

È sbagliato.

 

Porto le mani dietro la schiena per togliere il gancetto del reggiseno, ma lui mi ferma, “Lascialo dov’è.”

 

Questo mi sorprende, ma annuisco.

 

Si siede sul materasso anche lui, appoggiandosi al muro.

 

C’è un cambiamento nella sua espressione.

 

Non più sorpresa o shock o confusione.

 

Mi sta solo guardando, con i suoi occhi scuri e privi di alcuna emozione.

 

“Continua,” Mi ordina.

 

C-continua?”

 

“Continua con ciò che hai iniziato, Granger. È questo ciò che volevi, no?”

 

“Non voglio morire,” Sussurro.

 

Silenzio.

 

“Fai del tuo meglio e vedrò cosa si può fare,” Dice con freddezza strascicando le parole.

 

Sbatto le palpebre un paio di volte, cercando di capire se mi sta mentendo.

 

È impossibile.

 

Non c’è niente nei suoi occhi.

 

Vuoti.

 

Abbasso lo sguardo, notando che le sue gambe sono leggermente divaricate.

 

Mi tremano le mani mentre sposto le sue vesti e poi raggiungo i suoi pantaloni.

 

C’è una protuberanza lì.

 

Cerco di muovere le mani, ma il mio corpo non vuole ubbidire.

 

Non riesco a muovermi.

 

Un minuto trascorre in silenzio.

 

E ancora, resto completamente bloccata.

 

“Non riesco a decidere se ritenerti immensamente coraggiosa o stupida,” Dice alla fine.

 

I nostri occhi si incontrano e c’è un leggero sorrisetto sul suo volto prima che possa sparire velocemente.

 

Si copre di nuovo le gambe con le vesti e si siede in posizione eretta.

 

“Stavi cercando di sedurmi,” Dice.

 

“Ci ho provato,” Ammetto, rialzandomi la veste e comprendoni di nuovo.

 

“Ed hai fallito miseramente.”

 

C’è un orribile rossore sulle mie guance.

 

Non devo più fare finta.

 

Sa cosa stavo cercando di fare. E perché.

 

Il mio tono di voce è forte mentre parlo, “Non voglio morire. E pensavo di essere pronta a tentare qualunque cosa per salvarmi.”

 

“E ti sei resa conto che non sei pronta come pensavi.”

 

Scuoto la testa, “Immagino di no.”

 

Cade il silenzio.

 

È diventato davvero buio.

 

Non l’avevo notato.

 

Perché lui è ancora qui?

 

Non riesco a credere che sto avendo una conversazione con lui dopo tutto ciò che mi ha fatto.

 

“Uccideranno davvero anche lei o mi sta mentendo di nuovo?” Chiedo, voltandomi verso di lui.

 

Gli ci vuole un lungo istante per rispondere, “Perché me lo chiedi?”

 

“Perché non mi sta torturando? Sono, in un certo senso, la ragione per cui morirà. Se non sta mentendo.”

 

“Non sto mentendo,” Dice, con voce bassa, “Magari sono riuscito a raggiungere un accordo.”

 

“Beh, io no,” Gli abbaio contro, “Voglio vivere. I-io… io la odio.”

 

E sono spaventata.

 

E agitata.

 

E tesa.

 

E sto diventando pazza.

 

“Ti ho fatto delle cose terribili,” Dice.

 

Non rispondo. Cosa c’è da dire?

 

Magari è dispiaciuto adesso? Si sta pentendo adesso del fatto che stia per morire?

 

Si avvicina a me e sento il bisogno di scappare dall’altra parte della cella.

 

Ma per qualche ragione, resto ferma.

 

Lui sembra insicuro, esitante.

 

“Chiudi gli occhi,” Mi ordina.

 

“Cosa? No.”

 

“Di cosa hai paura? Se avessi voluto farti del male, l’avrei già fatto.”

 

Gli lancio un’occhiata.

 

D’accordo.

 

Cos’ho da perdere?

 

Non m’importa più niente ormai.

 

Sento che si sta avvicinando a me e posso sentire il suo corpo appoggiarsi al mio.

 

Cosa sta facendo?

 

“Non dire nulla,” Sussurra.

 

E poi sento il suo braccio sgattaiolare attorno a me, giù per il mio stomaco, sotto la veste e tra le mie gambe.

 

I miei occhi si spalancano, “Che diavolo sta - ?”

 

“Fidati di me e basta. Per un paio di minuti fidati di me e poi puoi continuare ad odiarmi.”

 

È completamente buio adesso.

 

Non riesco a vedere il suo volto e questo rende le cose ancora più difficili.

 

Mi obbligo a rilassarmi.

 

Nessuno mi giudicherà.

 

Nessuno lo verrà a sapere.

 

Sarò morta domani.

 

Deglutisco rumorosamente, con il cuore che batte all’impazzata.

 

“Chiudi gli occhi,” Mi dice.

 

Io ubbidisco.

 

Le sue mani scorrono leggere sulle mie cosce, sotto la veste. Arcuo la schiena, mordendomi la lingua.

 

Mi manca il contatto di qualcuno. Mi avrebbe fatto piacere se mi avesse toccato il braccio, questo esprime quanto disperato bisogno ne abbia.

 

Ma lui sta toccando tutt’altro che il braccio e sembra incredibile.

 

Sono una persona malata.

 

Ma in questo momento non m’importa.

 

Sento le gambe tremare mentre le sue mani si avvicinano sempre di più alle mie mutandine.

 

Ignorando quanto sia sbagliata tutta la situazione, lascio cadere la testa sulla sua spalla e mi sfugge un gemito.

 

Lui non dice nulla.

 

Neanche una parola.

 

Resta completamente in silenzio, non toccandomi più del necessario.

 

Avverto le sue dita perfettamente attraverso la mia biancheria mentre si fa più calda a causa del suo tocco.

 

Iniziano a tremarmi le gambe mentre lui continua, massaggiando, toccando gentilmente.

 

Inizio ad avere davvero caldo e ho alcuni problemi nel respirare. Le sue dita seguono dei piccoli movimenti circolari e mi mordo la lingua più forte per stare zitta.

Voglio che la smetta, ma allo stesso tempo credo che morirei se smettesse.

 

Lui continua a strofinare le dita, più veloce adesso, toccando proprio il punto giusto, senza mai fermarsi.

 

Mi aggrappo al suo ginocchio per sostenermi.

 

Non m’importa se mi sentirà.

 

È troppo piacevole.

 

Piagnucolo e ansimo ai suoi movimenti. All’improvviso, il mio ventre si contrae e qualcosa esplode dentro di me.

 

Mi stringo al suo petto, tutto il mio corpo trema e lotto per prendere fiato.

 

Non mi sono mai sentita così bene. Mi sembra di stare in paradiso.

 

Lentamente lui si allontana da me e il mio corpo cade sul materasso, i miei occhi sono chiusi, le mie gambe tremano.

 

Non riesco nemmeno a pensare.

 

Per un paio di lunghi istanti non so nemmeno dove sono.

 

Lentamente mi calmo.

 

Mi sento così rilassata e assonnata.

 

È come se tutta la mia paura e la mia agitazione fossero appena scomparse.

 

Apro gli occhi.

 

Lui non c’è.

 

Sono sola nella cella.

 

Probabilmente è meglio così.

 

Non saprei che dirgli.

 

Avrei almeno il coraggio di guardarlo negli occhi?

 

Perché l’ha fatto?

 

Non riesco neanche a pensare adesso.

 

Chiudo gli occhi e in pochi istanti mi addormento.

 

 

ooo

 

 

Qualcuno mi afferra il braccio, alzandomi in piedi.

 

Urlo, dimenandomi, ma è inutile.

 

Non riesco a vedere nulla.

 

È buio.

 

Posso dire che ci sono un paio di persone nella cella.

 

È finita?

 

Cerco di parlare, ma la voce mi muore in gola.

 

Senza una parola vengo trascinata via dal materasso e fuori dalla cella.

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Day 30 ***


Questa è la traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

 

 

Day 30 –

 

Cosa sta succedendo?

 

Dove sono andati?

 

Mi guardo di nuovo intorno, sperando di trovare qualcosa che mi aiuti a capire.

 

Una qualche sorta di indizio.

 

Ma non c’è nulla.

 

È una stanza vuota.

 

Non una cella. Una stanza.

 

Le guardie mi hanno presa nel bel mezzo della notte e mi hanno portata qui.

 

Perché?

 

Se chiudo gli occhi, posso ancora vedere la scena.

 

L’oscurità. E poi qualcuno mi afferra, trascinandomi via dal materasso, fuori dalla cella.

 

C’era un lungo corridoio. Poi delle scale.

 

E poi prima che potessi capire cosa stesse succedendo, mi hanno spinta in questa stanzetta.

 

E mi hanno lasciata qui.

 

È già mattina.

 

E sono così stanca.

 

Non avrei potuto dormire nemmeno se avessi voluto. Non c’è nulla nella stanza. Nemmeno un materasso o una sedia. Niente.

 

Tutto ciò che posso fare e starmene in piedi.

 

O camminare avanti e indietro.

 

Allora è questa?

 

La fine?

 

Trenta giorni.

 

È piuttosto poetico.

 

Ma non posso permettermi di pensarci o diventerò pazza.

 

Cosa potrei mettermi a pensare per intrattenermi un po’?

 

Piton.

 

Arrossisco, anche se sono completamente sola. Nessuno può leggere la mia mente, nessuno sa a cosa sto pensando, ma sembra comunque sbagliato anche solo pensarci.

 

Riguardo ciò che è successo la scorsa notte.

 

Come potrei?

 

Perché lui - ?

 

Ugh.

 

Non riesco nemmeno…

 

Fortunatamente, presto non dovrò più pensarci. Non dovrò più pensare a niente.

 

 

ooo

 

 

È buffo.

 

Dovrei essere un casino.

 

Dovrei piangere.

 

Urlare.

 

Dare calci alle mura.

 

Fare qualcosa.

 

Ma me ne sto semplicemente lì.

 

In attesa.

 

Nell’ultimo mese ne ho passate così tante.

 

E in qualche modo sembra come se la paura della morte non sia poi così… spaventosa.

 

Sono tranquilla.

 

 

ooo

 

 

Mi si chiude la gola non appena sento le porte aprirsi.

 

Finalmente.

 

“Vieni,” Sento una voce.

 

Faccio un passo avanti per vedere chi sia.

 

M’irrigidisco immediatamente.

 

È quella guardia.

 

Sono così stanca di vederla.

 

Di avere a che fare con lui.

 

Ma… perché non entra?

 

Se ne sta semplicemente fuori la porta, aspettando che esca.

 

Ma non voglio farlo.

 

“Vieni,” Ripete.

 

Stai calma, Hermione.

 

Ti sta portando da qualche parte.

 

Ma stando agli ordini di chi?

 

Il suo volto è serio.

 

Non sta giocando con me.

 

E poi decido.

 

Bene.

 

Faccio un altro passo avanti, poi lentamente esco dalla stanza.

 

 

ooo

 

 

Cos’è questo?

 

Cosa vogliono?

 

Sono in un ufficio.

 

Un ufficio semplice, ma ampio.

 

C’è una scrivania.

 

E delle librerie.

 

E una poltrona.

 

E una finestra.

 

Ma non riesco a vedere niente per colpa delle tende scure.

 

È passato troppo tempo dall’ultima volta che ho visto qualcosa di così… normale.

 

In effetti ci sono dei libri.

 

Un momento. Cosa sto facendo?

 

Dovrei cercare un’arma, non ammirare la stanza.

 

Velocemente corro verso la scrivania, aprendone i cassetti, cercando freneticamente di trovare qualcosa.

 

Un tagliacarte.

 

Qualcosa di affilato.

 

Qualunque cosa.

 

Ma non c’è nulla.

 

Solo fogli.

 

Gemo, frustrata, voltandomi per guardare le librerie.

 

Deve esserci qualcosa.

 

Ma… e se questa fosse una specie di trappola?

 

Perché mi avrebbero lasciata da sola altrimenti?

 

Non sono stupidi.

 

Mi dirigo verso la finestra, scostando le tende.

 

Il mio cuore accelera il battito alla vista della libertà.

 

Posso vedere il mondo esterno.

 

Non c’è molto da vedere.

 

Solo una foresta.

 

Ma questa è la prima volta dopo un mese.

 

Cerco di aprire la finestra, ma poi sento una voce.

 

“Hermione.”

 

Salto in aria dallo shock e mi volto, il mio cuore sta battendo all’impazzata.

 

Lupin.

 

Chiude le porte dietro di lui e inizia a incamminarsi nella mia direzione lentamente.

 

“Non si avvicini!” Lo avverto, ma poi mi rendo conto che non ho niente con cui minacciarlo.

 

Con mio stupore si ferma, portando le mani in alto, “Va tutto bene.”

 

 Va tutto bene?

 

“Cosa vuole?” Chiedo, cercando con tutte le mie forze di restare calma, “Dove sono tutti? Cosa sta succedendo? Cosa ci faccio qui?”

 

“Ti spiegherò ogni cosa,” Dice lui, “Dovresti sederti.”

 

Perché mi sta parlando in questo modo? Perché il suo tono di voce è così gentile e tranquillo?

 

Sta cercando di imbrogliarmi.

 

“No,” Scuoto la testa, “Non mi siederò.”

 

Lui sospira, ma poi annuisce, “D’accordo.”

 

“Dov’è Voldemort?” Chiedo.

 

“Hermione,” Inizia lui, “Abbiamo solo un paio di minuti.”

 

“Di cosa sta parlando?”

 

Non appena apre la bocca per rispondere, lo interrompo, “No, non voglio saperlo! Non voglio parlarle. Non voglio guardarla.”

 

“Hermione, ti prego.”

 

“E la smetta di dire il mio nome!”

 

È così sbagliato.

 

Sembra quasi che sia io quella pazza, perché sono arrabbiata e sto urlando e lui invece sta parlando in modo calmo, anche il suo tono lo è.

 

Lui prende un bel respiro, “Io… non so come dirtelo.”

 

D-dirmi cosa?”

 

“Hermione,” Fa un passo avanti, guardandomi negli occhi, “Pensa a quest’ultimo mese. Non c’è niente che ti sembra strano?”

 

Annuisco, “Sì. Mi sembra strano che mi sono sempre fidata di lei.”

 

“No, Hermione, sono serio. Pensa a quest’ultimo mese.”

 

Di cosa sta parlando?

 

“Sei al sicuro qui,” Dice lui.

 

Gli lancio un’occhiata.

 

“Non c’è alcun… Mangiamorte qui.”

 

Cade il silenzio.

 

Cosa sta dicendo?

 

Cosa sta cercando di dire?

 

Continua, “Non c’è nessun Tu-Sai-Chi. O almeno non qui.”

 

C-cosa?”

 

Mi sta guardando in modo strano e io sto lentamente perdendo la pazienza.

 

“Cosa sta dicendo?” Alzo la voce, “Può dirmi tutto insieme o sta prolungando la cosa per ottenere un effetto drammatico?”

 

“Mi dispiace così tanto.”

 

Mi sfugge una risata, “Adesso le dispiace? Credo sia un po’ troppo tardi per questo. Traditore.”

 

“Hermione.”

 

Sta lottando per trovare le parole.

 

“La smetta di parlare.”

 

“Ascoltami,” Mi ordina, “Sto per dirti qualcosa che potrebbe sconvolgerti.”

 

Il tono della sua voce mi sorprende.

 

Alla fine mi guarda, “L’Ordine ha un settore speciale. Un settore segreto. Solo alcuni ne sono a conoscenza.”

 

“Non voglio ascoltare! Non parlerò dell’Ordine con lei.”

 

“Hermione, ascolta!” Alza la voce anche lui.

 

Gli lancio un’occhiata, con la voglia di urlargli contro e insultarlo, ma la curiosità prende il sopravvento e aspetto che continui.

 

“Questo settore è incaricato di occuparsi di compiti speciali e rischiosi,” Spiega lui, “E uno di questi compiti è testare se ci si può fidare di una persona oppure no.”

 

Io ascolto.

 

“E questo è esattamente cosa è successo a te nell’ultimo mese. Un test.”

 

Silenzio.

 

E poi mi sfugge una risata.

 

Lui in realtà è divertente.

 

Sta cercando di farmi morire dalle risate?

 

Sto ridendo così forte che mi escono le lacrime dagli occhi.

 

E quando alzo lo sguardo verso di lui, inizio a ridere ancora più forte per via dell’espressione sulla sua faccia.

 

L-lei crede davvero che crederò a tutto questo?” Chiedo, ancora ridacchiando, “Non sprechi il suo tempo. Sono qui, mi finisca e basta. Metta fine a tutto questo. Mi uccida e – “

 

“Nessuno ti ucciderà.”

 

Smetto di ridere.

 

Il suo tono di voce è serio.

 

E per un breve istante credo che magari stia dicendo la verità.

 

Ma no.

 

È da pazzi.

 

“Non hai mai visto Tu-Sai-Chi,” Dice Lupin, “Come mai, secondo te?”

 

All’improvviso mi sento male.

 

P-perché… perché lui… i Mangiamorte dovevano…” Non so cosa dire.

 

E non sono così sicura che possa reggermi all’in piedi.

 

Le mie gambe potrebbero tradirmi in qualsiasi momento adesso.

 

“Mi dispiace così tanto, Hermione. Non avrei mai voluto che tutto questo accadesse, ma… non avevo scelta.”

 

Lentamente mi dirigo verso la sedia e mi siedo.

 

Dov’è finita tutta l’aria?

 

“Ci sono delle persone che hanno più potere di me. Persone che ne sono i responsabili,” Lupin continua a parlare, ma non riesco a concentrarmi su ciò che sta dicendo.

 

Ho bisogno di un po’ di tempo.

 

È vero questo?

 

Era tutto una… finzione?

 

Non c’era nessun Voldemort.

 

Nessun Mangiamorte.

 

Ma…” Dico alla fine, “Le guardie?”

 

“Membri più anziani, specializzati in ogni tipo di esperimento.”

 

Esperimento?

 

Io ero un esperimento?

 

“Ci sono persone che devono parlarti,” Spiega Lupin.

 

Non dico niente. Non riesco nemmeno ad annuire.

 

Poi lo sento andare via, sento le porte aprirsi, poi chiudersi di nuovo.

 

Sono sola.

 

Scatto all’in piedi, buttando la sedia per terra.

 

Col cavolo che crederò a questa storia.

 

Questo è un altro dei loro giochetti.

 

I-io devo trovare qualcosa.

 

Se devo arrendermi, non lo farò senza aver prima lottato.

 

I miei occhi analizzano la stanza velocemente. È un’altra specie di illusione? Un’altra visione?

 

Mi dirigo nuovamente verso la scrivania, ma mi volto immediatamente non appena le porte si aprono di nuovo.

 

Avvertendo il bisogno di difendermi afferro la prima cosa che mi viene in mente.

 

Un libro.

 

Che cosa stupida.

 

Lupin entra di nuovo nella stanza. Ha qualche problema nel guardarmi negli occhi.

 

E poi entra anche un paio di altre persone.

 

Non li riconosco.

 

Probabilmente Mangiamorte.

 

Mentre faccio un passo indietro, qualcun altro entra.

 

E tutta l’aria dei miei polmoni viene risucchiata.

 

Oh mio Dio.

 

Il Professor Silente.

 

Me lo sto immaginando.

 

Deve essere così.

 

Ecco qua.

 

Sono ufficialmente diventata pazza.

 

“Miss Granger,” Inizia Silente, la sua voce è confortante. Proprio come la ricordavo.

 

“Credo che sei stata informata di tutto,” Dice, incamminandosi nella mia direzione.

 

Non riesco a distogliere lo sguardo da lui.

 

Continuo a cercare un difetto, qualcosa che mi dica che lui non è reale.

 

Ma tutto sembra reale.

 

C’è anche quella piccola scintilla nei suoi occhi.

 

“Magari dovresti accomodarti,” Dice lui e Remus rialza la sedia dal pavimento.

 

“Nessuno smetterà mai di dirmelo?” Urlo.

 

Silente annuisce, “Come desideri.”

 

I-io pretendo una spiegazione,” Mi sforzo di dire.

 

“E la otterrai.”

 

Mi sento vulnerabile.

 

Io sono sola. E loro sono in cinque. La scrivania è l’unica cosa che ci divide. E l’unica arma che ho è il libro che ho in mano.

 

“Sei al sicuro adesso, Miss Granger,” Dice Silente, “In effetti, sei sempre stata al sicuro per tutto questo tempo. Non avremmo mai lasciato che le cose andassero troppo in là.”

 

Fa sul serio?

 

Tutto questo è folle.

 

Annuisco, “D-d’accordo. Diciamo che le credo.”

 

Tutti aspettano in silenzio che io continui.

 

“E lasciarmi morire di fame, invadere la mia privacy, umiliarmi, picchiarmi… tutto questo non è stato considerato come ‘troppo’?” Chiedo, con voce tremante.

 

“Capisco che sei arrabbiata, ma lasciami spiegare,” Risponde Silente, “So che capirai che è stato necessario.”

 

Mi sbilancio un po’ all’indietro, “Si spieghi.”

 

“Sei una delle migliori amiche di Harry. E con questo hai delle responsabilità…

 

Il tempo sembra rallentare.

 

“… immagina quanto sarebbe pericoloso se certe informazioni venissero fuori…

 

“… non sei abbastanza forte…

 

“… tradimento…

 

“… hai avuto delle lezioni… occlumanzia…

 

“… più forte dopo tutto questo…

 

“… più intelligente…

 

“… ci hai dimostrato chi sei…

 

Finalmente smettono di parlare.

 

Finalmente riesco a trovare la mia stessa voce.

 

E… io ho passato il test?” Chiedo, tranquilla.

 

“Sì, Miss Granger,” Risponde Silente.

 

“Ma ho cercato di uccidermi.”

 

“Non hai mai accettato di passare al lato oscuro o di offrirgli alcun tipo di informazione. Hai dimostrato la tua lealtà.”

 

Cade un lungo silenzio.

 

Passa un minuto.

 

Poi un altro.

 

E un altro.

 

Ma se ne stanno tutti in silenzio.

 

Ci crederò davvero?

 

Io… sono stata via per un mese?” Chiedo, “Cosa… cosa avete detto alla mia famiglia? Harry e Ron?” Poi mi rendo conto di una cosa, “Harry sa niente di tutto questo?”

 

Silente scuote velocemente la testa, “No. Non sa nulla.”

 

“Non sarebbe d’accordo,” Dico, “Non vi permetterebbe mai di fare una cosa del genere.”

 

Silente resta in silenzio per un istante prima di parlare di nuovo, “I tuoi genitori non sanno nulla. Hanno ricevuto le tue lettere, come sempre.”

 

Deglutisco, “Voi… voi avete mandato loro delle lettere da parte mia? Loro credono che io sia ad Hogwarts?”

 

“Dobbiamo tenere questa cosa segreta, Miss Granger. Sono sicuro che capirai.”

 

Capire?

 

Guardo Remus che è in piedi dietro Silente, ma non mi sta guardando. C’è della vergogna sul suo volto?

 

Poi un pensiero mi trafigge come un coltello, “C-cosa mi dice di… Piton? Anche lui ne fa parte?”

 

“Sì. Puoi pensare a lui come tuo mentore. Il suo ruolo era quello di accompagnarti lungo il percorso,” Spiega Silente.

 

All’improvviso tutto mi passa davanti agli occhi.

 

Tutte le nostre conversazioni.

 

Noi che ci baciamo.

 

Noi che facciamo la doccia insieme.

 

La scorsa notte.

 

E l’hanno visto tutti. Lo sanno tutti.

 

Non mi sento bene.

 

Mi piego in due, tenendomi lo stomaco.

 

“Hermione, stai bene?” Chiede Lupin, venendo verso di me.

 

Io mi scosto da lui, “Non mi tocchi!” Urlo, lanciandogli il libro contro.

 

Lo colpisce al petto ed indietreggia immediatamente.

 

“Dov’è?” Chiedo, “Voglio vederlo. Voglio parlarci.”

 

“Severus?” Chiede Silente, “Lui… non è disponibile al momento.”

 

“Beh, signore, lo renda disponibile,” Sibilo, “Pretendo di vederlo.”

 

Il Preside alla fine annuisce, guardando Lupin, il quale sospira e poi lascia la stanza.

 

“Severus ha chiesto di non vederti,” Dice Silente tranquillamente.

 

Lui… beh, io voglio vederlo.”

 

“Molto bene.”

 

Silenzio.

 

Non riesco a credere che stia accadendo.

 

Sto sognando?

 

“Miss Granger, non sei l’unica.”

 

C-cosa?”

 

“Chiunque sia importante per l’Ordine deve essere testato. Anche il tuo amico Ronald Weasley.”

 

“Ron?” Alzo lo sguardo verso di lui, scioccata.

 

“Durante l’estate,” Dice Silente.

 

“Questo è il motivo per cui… lui non mi ha mai scritto…” Tutto inizia ad avere senso adesso, “Cosa… è stato così anche per lui?”

 

“Non esattamente. Ci sono test diversi per tutti, Miss Granger.”

 

“Perché non me l’ha detto?” Sussurro, calma, “E cos’ha detto a loro? Harry e Ron?”

 

“Loro credono che tu sia con la tua famiglia, prendendoti cura di tua madre che sta male da un po’ a questo punto.”

 

Tutte queste bugie.

 

Bugie.

 

Bugie.

 

Questo è troppo per me.

 

Sono stanca.

 

E ho sonno.

 

E ho fame.

 

Alzo lo sguardo verso il Preside, “Lei è… reale?”

 

Lui sorride flebilmente, “Te lo assicuro, Miss Granger, sono reale per davvero.”

 

Mi circondo con le braccia e aspetto in silenzio.

 

“Signori, potete lasciarci adesso,” Dice Silente alle persone alle sue spalle.

 

Fanno tutti un cenno di assenso e si avviano verso la porta.

 

Abbasso lo sguardo, notando quanto sembrino magre le mie gambe e quanto io sia sporca.

 

Sono piena di lividi.

 

Ho delle cicatrici.

 

I miei capelli sono più corti.

 

Ed è tutta colpa loro.

 

Loro mi hanno fatto questo.

 

Non Voldemort.

 

L’Ordine.

 

Li ho protetti per tutto questo tempo e loro sono stati quelli che mi hanno fatto tutto questo.

 

“Preside.”

 

Quella voce mi fa venire i brividi.

 

Alzo lentamente gli occhi, notando che è qui.

 

Piton.

 

Sta evitando il mio sguardo, lo vedo.

 

“Miss Granger ha richiesto la tua presenza, Severus.”

 

“Capisco.”

 

Alla fine dico, “I-io volevo parlare con lui… in privato.”

 

Lui s’irrigidisce.

 

Sta almeno respirando?

 

Silente annuisce, “D’accordo. Tornerò tra qualche minuto. Ci sono alcune cose di cui dobbiamo discutere.”

 

E poi se ne va.

 

Sono da sola con Piton.

 

Di nuovo.

 

Stiamo evitando entrambi di guardarci.

 

Non riesco a guardarlo.

 

Continuo a ricordarmi della scorsa notte.

 

Quando tremavo di piacere contro di lui.

 

E nemmeno lui riesce a guardarmi.

 

Prendendo un bel respiro, finalmente trovo la forza di parlare, “Perché?”

 

È la prima parola che mi viene in mente.

 

Lui se ne sta in silenzio per un lungo istante.

 

Raccolgo il coraggio e mi dirigo verso di lui, dandogli uno schiaffo sul viso. La sua testa scatta di lato per quanta forza ci ho messo, ma questo è tutto. Lui non reagisce. Non mostra dolore. Niente.

 

Voglio colpirlo di nuovo.

 

E di nuovo.

 

E di nuovo.

 

Ma prima che la mia mano possa incontrare di nuovo la sua faccia, lui l’afferra, guardandomi con fare pericoloso.

 

Tiro via la mano con uno strattone.

 

“Perché?” Chiedo di nuovo, “Mi risponda.”

 

“Mi hanno ordinato di farlo.”

 

Sembra che sia stato torturato.

 

Sembra stanco.

 

Imbarazzato.

 

Devo sentirmi dispiaciuta per lui?

 

“È vero questo?” Chiedo, “O è un altro gioco? Un’altra visione?”

 

“No. È tutto vero.”

 

Prendo un respiro esitante, “Lei… tutte le cose che ha fatto… tutto ciò che è successo nella cella… hanno visto tutti… sanno ogni cosa?”

 

I suoi occhi incontrano i miei, “No. Non è così.”

 

“Allora com’è?”

 

“Non ci hanno sentiti. Non ci hanno osservati. Quando eravamo nella cella, eravamo soli. Solo io e te.”

 

“Non le credo.”

 

“Credimi, Miss Granger. Tutto ciò che sanno è ciò che ho detto loro.”

 

Lo ascolto, sperando e pregando che non stia mentendo.

 

Lui continua, “Durante le visite al bagno parlavo con loro, dicevo loro cosa pensavo avrebbero dovuto sapere. Informazioni sul tuo stato mentale, i tuoi progressi, le mie opinioni personali. Ma non ci hanno mai visti nella cella.”

 

“Allora perché mi ha… baciata? E… la scorsa notte? Cos’era?”

 

Lui si avvicina di un passo, la sua voce è cupa, “Loro non sanno niente di tutto questo. E non devono mai venirne a conoscenza.”

 

Perché… perché l’ha fatto…?” Chiedo di nuovo.

 

Lui distoglie lo sguardo, “Io… volevo solo fare qualcosa per te.”

 

Dopo un lungo istante finalmente torna a guardarmi, “Non ero d’accordo con tutto ciò che stava succedendo. E ho cercato di… rendere le cose più semplici per te, almeno per un paio di istanti. Di compensare per tutto.”

 

“E lei…” Non riesco nemmeno a trovare le parole, “Quindi… non era tutto pianificato? Silente non le ha ordinato di sedurmi?”

 

“No,” Scuote la testa immediatamente, “Non lo farei mai…

 

“Questo significa che è stato lei. Perché?”

 

Lui deglutisce rumorosamente, “Miss Granger. Sono stato anch’io in quella cella. Ero lì con te. Per quasi un mese. E… sono successe delle cose. Cose di cui non vado fiero.”

 

Lei…

 

“Sono più vecchio di te. Sono il tuo Professore. Ma io sono un uomo e tu sei una… donna. E io non sono perfetto, Miss Granger. E sono pronto ad accettare qualsiasi tipo di provvedimento per ciò che ho fatto. Lo capirò se hai voglia di mandarmi ad Azkaban. Hai tutto il diritto di volerlo.”

 

Una risatina mi sfugge, “Sono stata così stupida. Voltandomi indietro… me ne rendo conto chiaramente. Lei non era mai in disperato bisogno di qualcosa e sembrava che sapesse che non saremmo morti. Tutte le cose che ha detto… sul non fidarsi di nessuno, tutte le lezioni di Occlumanzia, lei mi stava preparando. Allenando. E quando ha rifiutato quando io… le ho chiesto di… sa… Sapeva che non saremmo morti. Sapeva che le guardie non avrebbero fatto niente del genere. Perché avrebbe portato il tutto troppo in là.”

 

Lui non dice niente.

 

Prendo un respiro profondo e calmo, “Ma tutte quelle piccole cose… i commenti della guardia sulla sua famiglia, sul suo…” Indico verso la parte bassa del suo corpo, “… problema.”

 

Lui s’irrigidisce, “Abbiamo cercato di renderlo il più realistico possibile. Sarebbe stato sospetto se avessi avuto solo tu dei momenti imbarazzanti.”

 

Era un capolavoro.

 

Allora… erano tutte bugie?” Chiedo.

 

Lui scuote lentamente la testa, “No. Non tutte.”

 

Non sono sicura di volerne sapere di più.

 

“E se fossi morta?” Chiedo, “Quella notte in cui mi sono tagliata?”

 

“Quello è stato un errore. Ho cercato di convincerli a finirla con tutto questo quando è successo, ma non hanno voluto ascoltarmi.”

 

“E quella guardia? Chi è?”

 

“Un membro dell’Ordine. Qualcuno che ci ha aiutato con cose del genere.”

 

Mi fa male la testa.

 

Mi appoggio contro il muro, “E quella ragazza? Rose? È morta davanti ai miei occhi! L’ho vista morire!”

 

“Non è morta.”

 

“Ma – “

 

“Miss Granger, tu tra tutte le persone dovresti sapere cosa può fare la magia.”

 

Non riesco a respirare.

 

“Come ha potuto?” Chiedo con calma, “Perché non ha messo fine a tutto questo? Avrebbe potuto… dirlo a qualcuno. Il Ministero…

 

Lui non dice nulla per un lungo istante.

 

Continuo a fissarlo, in attesa.

 

“Non spettava a me,” Dice alla fine, “Ho fatto del mio meglio per renderti le cose più facili, ma non c’era molto altro che potessi fare.”

 

“Davvero? E come ha cercato di rendermi le cose più facili, esattamente?”

 

Lui si avvicina a me, “Volevano tenerti sveglia per molti giorni. Ricordi quel braccialetto? È stata una mia idea… aiutarti a procurare un po’ di sonno. Sono andato contro i loro ordini per aiutarti.”

 

Lui continua, la rabbia è evidente nel suo tono di voce, “E secondo i loro piani io avrei dovuto voltarti le spalle molto, molto tempo prima, ma mi sono rifiutato.”

 

P-perché?”

 

“Perché non volevo lasciarti sola lì dentro.”

 

Dovrei credergli?

 

Cambierebbe qualcosa?

 

Il mondo intero mi è appena crollato addosso.

 

“Ricordi quando hai avuto un pasto diverso dal solito pane e acqua? Anche per quello sono stato io,” Sibila lui, “Non cercare di rendermi un mostro più grande di quanto lo sia.”

 

“E adesso?” Sussurro, “Cosa c’è tra di noi?”

 

Lui si schiarisce la gola, allontanandosi da me.

 

Come potrò superare tutto questo?

 

Sarò mai capace di lasciarmi tutto alle spalle?

 

“Miss Granger, starai bene.”

 

C’è qualcosa nel suo tono di voce.

 

Ma quando apro la bocca per chiederglielo, Silente entra di nuovo nella stanza.

 

“Spero di non interrompere nulla, ma dobbiamo porre fine alla faccenda,” Dice lui a Piton.

 

“Voglio andare a casa,” Sussurro.

 

Silente sospira, “Miss Granger. Hai dimostrato a te stessa quanto vali. E sarai ricompensata per questo dopo la Guerra.”

 

“Non mi ringrazi, Preside,” Lo interrompo, “Non ho ancora finito.”

 

Entrambi mi guardano.

 

Io continuo, “Io le farò causa.”

 

L’espressione di Silente non cambia.

 

Perché non c’è preoccupazione sul suo viso?

 

“Non mi ha sentito?” Chiedo, “Quello che ha fatto è illegale. Non importa quanto fossero nobili le sue intenzioni. Non importa se capisco perché l’ha fatto. È sbagliato. Mi ha violentata. Ha violentato il mio corpo, la mia mente. Chi crede di essere?”

 

Mi dirigo verso di loro, la rabbia cresce lentamente dentro di me, “Avrò bisogno di andare in terapia per il resto della mia vita! Sa cosa significa vivere nella paura per un mese? Chi le ha dato il diritto di farlo? Lei non è meglio di Voldemort, dopotutto.”

 

“Miss Granger – “ Inizia Piton.

 

“Anche lei! Come riuscirò a tornare ad Hogwarts? Come riuscirò ad assistere alle sue lezioni e guardarla e non pensare a… a tutto ciò che è successo?”

 

Lui parla lentamente, “Non dovrai farlo.”

 

Cosa… cosa sta dicendo?”

 

Lui mi guarda dritto negli occhi, “Sei molto coraggiosa, Miss Granger. Mi hai reso orgoglioso di te molte volte.”

 

Perché mi sta parlando come se non ci dovessimo vedere più? Come se mi stesse dicendo addio?

 

Silente s’intromette, “Per la tua sicurezza… per il tuo bene, i tuoi ricordi verranno rimossi.”

 

I miei occhi si spalancano per lo shock, “Cosa?”

 

“Solo fino alla fine della Guerra.”

 

“No! Lei non farà una cosa del genere!” Urlo.

 

“Miss Granger.”

 

“Allora qual era il senso di passare tutto quello che ho passato se poi non me ne ricorderò affatto? Qual era il senso delle lezioni di Occlumanzia e – “

 

Silente m’interrompe, “Ricorderai alcune cose. Conoscenze che hai acquisito per la maggior parte. Ma non ricorderai dove le hai acquisite. È l’unico modo per proteggere te e noi.”

 

“Non fa sul serio,” Cerco di andarmene verso la porta, ma Piton mi afferra il braccio.

 

“Miss Granger, devi smetterla. Usa la testa,” Mi dice.

 

“Mi lasci andare!” Mi dimeno, “Mi rifiuto! E me ne vado!”

 

Perché non mi lascia andare il braccio?

 

“Mi dispiace,” Mi sussurra.

 

E poi capisco.

 

“No,” Mi dimeno ancora di più, “Non potete farmi questo! È illegale! Potreste andare ad Azkaban per questo!”

 

Silente punta la sua bacchetta contro di me, “Mi dispiace, ragazza mia. Ma è per il bene di tutti.”

 

Guardo Piton, “La prego, mi aiuti. Non glielo permetta!”

 

“Mi dispiace,” È la sua unica risposta, “Mi dispiace così tanto.”

 

“No!” Cerco di sfuggire alla sua presa, ma è inutile.

 

Mi afferra anche l’altro braccio e sono obbligata a guardare Silente.

 

“Oblivion.”

 

 

 

 

 

 

N.d.T.

Non è finita qui, c’è ancora l’epilogo! ;)

A presto,

Sijack

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Epilogo ***


Questa è la traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

 

 

- Epilogo -

 

 

Mi passo una mano tra i capelli, gemendo.

 

A cosa stavo pensando quando mi sono tagliata i capelli? Stavo almeno pensando?

 

Guardo l’orario scolastico che ho nell’altra mano, rendendomi conto di avere cinque lezioni prima della fine. E il resto della giornata lo trascorrerò studiando in biblioteca, cercando di mettermi al passo con tutte le lezioni alle quali sono mancata.

 

Un mese è un sacco di tempo.

 

E sono tornata da una settimana soltanto. C’è troppo lavoro scolastico da fare. Almeno gli insegnanti sono stati tutti molto comprensivi.

 

“Hermione!”

 

Mi volto, “Oh, ciao, Ron.”

 

“Forza, faremo tardi per la lezione di Pozioni,” dice mettendomi fretta per le scale.

 

“Dov’è Harry?”

 

“Non so, ha detto che ci vedremo lì.”

 

Silenzio.

 

“Perché quella faccia, Mione?” Chiede lui, “Non sei felice di essere tornata? Ci sei mancata.”

 

Sorrido, “Vi sono mancata perché non c’era nessun’altro ad aiutarvi a fare i compiti.”

 

Lui arrossisce un po’, “Beh, anche questo era uno dei motivi, ma – “

 

“Oh, risparmiatelo, Ron. E sbrigati, non voglio fare tardi.”

 

 

ooo

 

 

“Piton?” Sussurra Harry, “Cosa ci fa lui qui?”

 

Alzo gli occhi al cielo, “È il Professor Piton, Harry.”

 

C’è un silenzio di tomba in classe. Tutti gli studenti sono sorpresi dal fatto che ci sia Piton di fronte a loro al posto del Professor Lumacorno.

 

“Il Professor Lumacorno non è disponibile al momento,” Dice Piton, la sua voce rimbomba per tutta la classe, “Pertanto, avrete a che fare con me.”

 

Io ascolto pazientemente.

 

Gli occhi di Piton si spostano da uno studente all’altro con attenzione, ma stranamente sta ignorando me. Guarda Harry e Ron, i suoi occhi restano puntati su di loro per dei lunghi istanti e quando arriva il mio turno, mi evita continuando con Neville, lanciandogli uno sguardo freddo.

 

“Preparerete la Pozione Singhiozzante, niente di troppo complicato,” Dice sogghignando, “Cominciate ora.”

 

Tutti iniziano a prendere gli ingredienti.

 

Nessuno osa parlare.

 

 

ooo

 

 

No,” Sussurro, “Mescola una volta in senso orario. Una, Neville. Una.”

 

Sospiro, con il sudore che inizia a scorrermi dalla fronte. Lo asciugo con una mano, avvicinandomi a Neville che ormai è andato nel panico.

 

“Va tutto bene,” Gli dico con calma, “Non è ancora rovinata.”

 

E poi alzo il capo, per vedere il Professor Piton seduto dietro la sua cattedra intento a correggere alcuni compiti.

 

Mi sporgo verso Neville, “Aspetta un minuto e poi comincia a mescolare di nuovo.”

 

Guardo di nuovo verso la cattedra di Piton, e mi ritrovo a guardargli dritto negli occhi.

 

E anche lui mi sta guardando.

 

Sa che sto aiutando Neville.

 

Mordendomi il labbro inferiore dalla paura, aspetto che mi punisca, ma non succede.

 

Torna semplicemente a guardare i suoi compiti.

 

Cos’è successo?

 

Hermione,” Mi sussurra Neville agitato, “Cosa faccio adesso?”

 

Mi ci vuole un lungo istante prima che mi ricomponga.

 

Um, mescola in senso orario e basta. Una volta,” Ripeto, sentendomi un po’ strana.

 

C’è qualcosa che non va.

 

Passano un paio di minuti.

 

“Hermione, sta diventando blu. Non dovrebbe diventare blu,” Sussurra Neville, con voce tremante.

 

“Probabilmente hai – “ Inizio.

 

“Professore, Granger sta aiutando Paciock,” Draco Malfoy dice dietro di noi, “L’ha aiutato fin dall’inizio.”

 

Mi volto, notando il sorrisetto sul volto di Malfoy.

 

“Fatti gli affari tuoi, Malfoy,” Dice Ron difendendomi.

 

“Silenzio,” Dice alla fine Piton.

 

Lo guardo, arrossendo un po’.

 

Ma poi non dice nulla.

 

Lo fisso, alzando le sopracciglia, aspettando che mi dia una punizione o qualcosa del genere.

 

“Fuori,” è l’unica parola che gli esce da bocca.

 

C-cosa?” Chiedo con calma.

 

“Fuori. Tutti quanti,” Ci aggredisce, “La lezione è finita. Fuori.”

 

Non ce lo facciamo ripetere due volte.

 

Raccogliamo velocemente le nostre cose e lasciamo la classe immediatamente.

 

 

ooo

 

 

“E quello cos’era, Hermione?” Chiede Harry mentre saliamo le scale.

 

I-io non lo so,” Rispondo sinceramente.

 

“Da quando Piton esita prima di dare una punizione a qualcuno di noi?”

 

Scuoto la testa, non sapendo cosa dire.

 

“E quel Malfoy,” Ron si unisce alla conversazione, “Deve sempre intromettersi.”

 

Harry e Ron continuano a parlare, esprimendo la loro sorpresa riguardo al comportamento di Piton e la loro rabbia nei confronti di Malfoy, ma non li sto più ascoltando.

 

Ho altre domande in testa.

 

Cosa sta succedendo?

 

Perché il Professor Piton si comporta in modo strano?

 

Non posso più fingere di non notarlo. Da quando sono tornata non fa che guardarmi, comportandosi stranamente con me. La settimana scorsa gli ho consegnato il mio compito, chiedendogli scusa per il ritardo e le nostre dita si sono toccate per un millesimo di secondo. Gli ci è voluto così poco per sobbalzare via da me, facendo cadere il mio compito a terra.

 

Sospiro, togliendomi dalla testa certi pensieri.

 

Ho troppo lavoro da fare per perder tempo prezioso pensando a cose del genere.

 

 

ooo

 

 

“Hermione, puoi passarmi quel pezzo di pane?” Chiede Ron, allungandosi sul tavolo.

 

Lo fisso, aspettando la parolina magica.

 

Per favore?” Aggiunge lui, sorridendo.

 

Non posso dirgli di no quando fa così.

 

Un debole sorriso si forma sulle mie labbra e gli passo il suo pane prezioso.

 

“Hermione,” Dice diventando improvvisamente serio, “Cosa hai sul polso?”

 

Abbasso lo sguardo, notando una brutta cicatrice sull’interno del polso.

 

“Cos’è successo?” Chiede Ron.

 

“Ho solo… cercato di raccogliere dei pezzi rotti di uno specchio. E credo di… essermi fatta male,” Rispondo, persa nei miei pensieri.

 

Credi?”

 

“Non ricordo molto. Quel mese intero è un po’ confuso. La malattia di mia madre, lo stress. È stato un brutto periodo per me,” Spiego, osservando ancora la cicatrice sul mio polso.

 

Ce ne sono anche molte altre.

 

Cicatrici che ricordo di essermi procurata, ma c’è sempre quella sensazione strana.

 

Come se qualcosa non andasse.

 

 

ooo

 

 

“Sono in ritardo per Trasfigurazione,” Dico a me stessa mentre mi affretto lungo il corridoio.

 

Non avrei davvero dovuto studiare tutta la notte.

 

Prima che mi renda conto di cosa stia succedendo mi scontro con qualcosa di duro.

 

Qualcosa di nero.

 

Qualcosa di caldo.

 

“Miss Granger!”

 

Alzo lo sguardo, notando un Professor Piton molto arrabbiato.

 

“Mi dispiace così tanto, Signore, i-io non stavo guardando!”

 

“L’ho pensato anch’io,”  Sogghigna lui, poi si allontana un po’ da me.

 

Perché fa così?

 

Perché si allontana da me?

 

Crede che io non noti queste cose?

 

“La prossima volta usa gli occhi che madre natura ti ha donato e guarda dove stai andando,” Dice con fare freddo e poi se ne va.

 

Me ne sto lì per un paio di istanti.

 

Il mio cuore sta battendo furiosamente.

 

Ci sono alcune forti emozioni dentro di me.

 

Emozioni che non riesco a spiegare.

 

Emozioni che non sono molto logiche.

 

Cosa mi sta succedendo?

 

 

ooo

 

 

Harry si guarda attorno, assicurandosi che siamo da soli nella Sala Comune.

 

“Credi che sia una buona idea?” Chiedo, incrociando le braccia al petto.

 

Ron mi guarda, “È un’idea di Silente.”

 

“Quindi?” La rabbia inizia a crescere dentro di me,” Solo perché è una sua idea non significa automaticamente che sia una buona idea.”

 

Harry si volta verso di me, “Hermione, cos’hai che non va? Ti stai comportando in modo strano… da quando sei tornata.”

 

Espiro a lungo.

 

“Senti, Silente vuole che mi avvicini a Lumacorno ed è quello che farò,” Spiega Harry, “Ha un motivo per chiedermi una cosa del genere, ne sono sicuro.”

 

Vorrei rispondergli in modo sarcastico, ma mi mordo la lingua.

 

Perché provo questa rabbia?

 

Silente non se lo merita.

 

Tutto ciò che ha sempre fatto è stato aiutarci.

 

 

ooo

 

 

Prendi… prendi…

 

Mi si chiude la gola mentre guardo Severus Piton morire davanti ai miei occhi.

 

E cos’è questo strano liquido sul mio volto?

 

Sto… piangendo?

 

Qualcosa di blu prende vita attorno agli occhi, alla bocca e alle orecchie di Piton.

 

So cos’è.

 

Ma Harry sembra non aver capito.

 

Velocemente faccio apparire una provetta e la porgo ad Harry, con la speranza che sappia cosa farci.

 

Lo sa, con la bacchetta spinge la sostanza argentata nella provetta.

 

Chiudo gli occhi, voltando il viso da un’altra parte.

 

Perché mi fa stare così male?

 

Piton è un traditore.

 

Non gli sono mai piaciuta. Mi ha odiata. Ha reso la mia vita un inferno.

 

Ma perché mi sento così?

 

Granger…

 

I miei occhi si spalancano.

 

Cosa?

 

Granger…” Sussurra di nuovo.

 

Mi sta guardando.

 

Per un lungo istante non mi muovo.

 

Perché chiamerebbe proprio me?

 

Ma poi noto qualcosa nei suoi occhi scuri.

 

Una supplica.

 

E alla fine mi muovo, inginocchiandomi affianco ad Harry.

 

Non so cosa dire.

 

Cosa dovrei dire?

 

Piton mi sta guardando, cercando di parlare. Le sue labbra si muovono, tremando, sussurrando.

 

Mi avvicino ancora, cercando di sentire cosa sta dicendo.

 

“… mi dispiace.”

 

“Probabilmente ha… le allucinazioni,” Dice Harry con calma.

 

“… Granger… Mi dispiace.”

 

Mi si spezza il cuore e non ho idea del perché! E mi sento come se dovessi sapere il perché, ma c’è solo vuoto e non riesco a ricordare!

 

“… Signore…” Inizio, poi noto che la sostanza argentata si sta formando di nuovo attorno alla sua testa.

 

Senza domande evoco un’altra provetta, ripetendo ciò che ha fatto Harry pochi minuti fa.

 

Cosa vuole mostrare Piton proprio a me?

 

Mi perdo nella profondità dei suoi occhi, cercando di ignorare il sangue che gli sgorga dal collo, coprendolo con le sue vesti.

 

“… l’Ordine…” Si sforza di dire, “… il settore segreto… dei test.”

 

Di cosa sta parlando?

 

“… perdonami…” Sussurra, i suoi occhi stano scavando un buco nella mia anima.

 

E prima ancora che sappia cosa stia succedendo, le parole mi escono di bocca, “Io la perdono.”

 

E non ho idea del perché mi stia chiedendo perdono.

 

E non ho idea del perché lo stia perdonando.

 

Ma sembra aiutarlo a rilassarsi un po’.

 

E alla fine torna a guardare di nuovo Harry, afferrandolo per i vestiti, attirandolo più vicino a sé, “Guar… da… mi…

 

E un attimo dopo è andato.

 

Severus Piton è morto.

 

 

ooo

 

 

Ricordo tutto.

 

È passata quasi un’ora da quando sono tornata dal viaggio dei miei ricordi.

 

E ancora non riesco a muovermi.

 

Ricordo tutto adesso.

 

Guardare le cose dal punto di vista di Piton ha risvegliato in qualche modo i miei stessi ricordi.

 

E mi è tornato tutto in mente.

 

Tutto.

 

Sono stata assalita da molte emozioni.

 

Shock.

 

Rabbia.

 

Ira.

 

Disgusto.

 

Tristezza.

 

Confusione.

 

E ora non provo più nulla.

 

Sono sorprendentemente calma.

 

Silente è morto. Non posso sfogare la mia rabbia su di lui.

 

Piton è morto. Non posso parlare con lui. Sono successe così tante cose tra di noi. Cose di cui avrei bisogno di parlare, cose che mi vengano spiegate, chiarite.

 

Ma lui non c’è più.

 

E io non otterrò mai delle risposte.

 

La risposta che ho disperato bisogno di avere.

 

 

ooo

 

 

La Guerra è finita.

 

Abbiamo vinto.

 

Sono felice.

 

Ma il mio lavoro non è ancora finito.

 

 

ooo

 

 

Il settore segreto che si occupava dei test.

 

Ne sono tutti a conoscenza adesso. È stato pubblicato un articolo sulla Gazzetta del Profeta.

 

Così come la mia storia.

 

Non ogni minimo dettaglio. Ci sono alcune cose che ho preferito tenere per me. Cose che sappiamo solo io e Piton.

 

Ma almeno adesso le persone sanno cosa stava succedendo dietro le loro spalle. Cosa stava facendo l’Ordine.

 

Le persone responsabili sono state perseguitate. Quelle ancora vive, certo.

 

Ho trovato l’uomo che ricopriva il ruolo di quella guardia, quella che ha oltrepassato il limite e mi assicurerò che paghi per le sue azioni.

 

Ron non ha ancora accettato la realtà. Gli è stato offerto di riavere i suoi ricordi ma non ha ancora deciso. I suoi ricordi fasulli sono decisamente migliori rispetto alla dura realtà di cosa gli è successo durante l’estate. Non lo biasimo.

 

È difficile essere capaci di ricordare.

 

Ma sto bene.

 

Tengo duro.

 

Mi dispiace per Harry. L’uomo di cui si fidava, Silente, si è rivelato essere un mostro. Ed essendo un bravo ragazzo come lui, Harry non ha potuto fare altro che sentirsi responsabile di tutto. Ma so che non è colpa di Harry. C’è stato un momento nella cella in cui mi sono pentita di essere sua amica, ma quello è stato un attimo di debolezza.

 

Sono fiera di essere sua amica.

 

 

ooo

 

 

Severus Piton era un eroe?

 

Ricordo di aver avuto una conversazione del genere con lui molti anni fa quando eravamo insieme in quella cella.

 

Lui non era d’accordo che lo definissi un eroe.

 

E forse non era un eroe.

 

Ma è stato molto coraggioso.

 

E nobile.

 

Lo ammetto, all’inizio ero arrabbiata con lui. Ma adesso non più. Vedere i ricordi dalla sua prospettiva mi è stato d’aiuto. Non era un malato perverso o un sociopatico con dei disturbi. Era un brav’uomo. Non poteva farmi uscire di lì e così ha deciso di aiutarmi a sopravvivere.

 

Lo capisco adesso.

 

Sono più forte grazie a questo.

 

Ci sono ancora delle notti in cui mi sveglio urlando ed aspettandomi che Piton mi aiuti a calmarmi come ha fatto molte volte. Quando mi sveglio nel bel mezzo della notte e tutto intorno a me è scuro, mi sembra di essere ancora nella cella, con il Professor Piton sul suo materasso ad un paio di metri da me.

 

Ma non è così.

 

Ho visitato la cella una volta, mesi dopo la fine della Guerra.

 

Sono scoppiata a piangere.

 

Mi ha suscitato tanti di quei ricordi.

 

E potevo sentire la presenza del Professor Piton.

 

Mi manca.

 

Nessuno lo sa. Non posso più ammetterlo.

 

Ma è così. Muoio dalla voglia di parlargli. Voglio vederlo.

 

Ma lui non c’è più.

 

E io vivo la mia vita.

 

Non voglio mai più dimenticare ciò che è successo in quella cella. Nemmeno le cose orribili.

 

Voglio ricordare.

 

Questo è il motivo per cui ho dato a mia figlia il nome Rose, dopo che quella ragazza è teoricamente morta nella cella, davanti a me. Per colpa mia.

 

Non sono mai stata capace di ritrovarla. Chi era? Esisteva almeno? Era un’altra visione?

 

Non lo so.

 

E non ha più davvero importanza adesso.

 

Continuo ad andare avanti. La mia vita non è perfetta, ma va bene così.

 

Ci sono sempre delle piccole cose che mi ricordano quei trenta giorni.

 

Vedere le mie cicatrici.

 

Chiamare mia figlia per nome.

 

Il secondo figlio di Harry.

 

Anche vedere un pezzo di pane mi riporta alla mente quei ricordi. Ricordi di quando il pane era tutto ciò che mi veniva dato da mangiare.

 

Il tempo passa.

 

E io continuo a vivere.

 

Ma non dimenticherò mai.

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1124325