Io non ho finito

di Braccialetti_Love
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il leader ***
Capitolo 2: *** Il vice-leader ***
Capitolo 3: *** La ragazza ***
Capitolo 4: *** Il bello ***
Capitolo 5: *** Il furbo ***
Capitolo 6: *** l'imprescindibile ***
Capitolo 7: *** Ci chiameremo...Braccialetti Rossi! ***
Capitolo 8: *** Nel gruppo...siamo tutti speciali! ***
Capitolo 9: *** Una festa da sogno ***
Capitolo 10: *** Ci vuole coraggio ***
Capitolo 11: *** Bentornato tra noi Braccialetto Rosso! ***
Capitolo 12: *** Litigi ***
Capitolo 13: *** Un vero amico ***
Capitolo 14: *** Piccolo mondo ***
Capitolo 15: *** Di nuovo insieme ***
Capitolo 16: *** Cuore ***
Capitolo 17: *** Paura ***
Capitolo 18: *** Nostro amico Davide ***
Capitolo 19: *** Ti amo ***
Capitolo 20: *** Un amico è per sempre ***
Capitolo 21: *** Caro diario... ***
Capitolo 22: *** Il cerchio della vita ***



Capitolo 1
*** Il leader ***


In questo ospedale le giornate si svolgono tutte allo stesso modo: sveglia, colazione...e riposo!
Mi alzo dal letto, come ogni mattina infilo i miei sei braccialetti al polso della mano destra, salgo sulla sedia a rotelle, diventata un'amica inseparabile e mi dirigo nei corridoi di questo maledetto ospedale.
Ormai questi schifo di posto è diventato la mia seconda casa. Ci sono ricoverato da un anno e mezzo e mi ci sono abituato. Conosco tanta brava gente tra dottori, infermieri e ricoverati, sia grandi che piccini.
Insomma, sono conosciuti da tutti!
Ah! Dimenticavo. Mi presento: mi chiamo Leone, ma per gli amici faccio Leo. Sono un ragazzo forte e coraggioso, proprio com'è il mio nome.
Vi chiederete sicuro perché sono qui? Be' in effetti è difficile da spiegare: ho un tumore e per colpa di questa malattia ho perso una gamba. E' triste lo so.
Ma nonostante tutto vivo la mia vita "normale" proprio come la vive un ragazzo della mia età.
Quasi tutti i giorni viene a trovarmi la mia sorellona Asia, che mi tiene tanta compagnia tirandomi su di morale. A mia sorella voglio un mondo di bene!
Mia madre è morta qualche anno fa, il giorno del mio compleanno, mentre mio padre è un farabutto. Non viene mai a trovarmi. Dice che ha troppo lavoro da fare, ma non è vero niente. Sono solo scuse per non venire. A sapere il motivo per il quale non vuole vedermi non lo saprò mai. Vuole solo che esco da questo luogo ma d'altronde non sarò io a decidere, ma la mia malattia.
Sono sempre seduto su questa sedia a rotelle. E' un anno che ci sono sopra, quasi due.
Il giorno dell'amputazione ho preparato un festa d'addio. Ho invitato tutti gli amici che hanno avuto a che fare con la mia gamba: i miei compagni di scuola con i quali davo ogni tanto un calcio alla palla per fare goal, i miei nonni, i miei zii, i miei cugini che non ho più rivisto, insomma...tutte quelle persone alle quali voglio bene.
Già la scuola! Uffa non voglio proprio assistere a quelle noiose lezioni su Leopardi. Sono stufo! Quasi quasi vado a trovare il mio vecchio e amico Nicola. Lo ritengo come un padre, certo un po’ avanti con l'età, ma è pur sempre un mio amico al quale voglio bene e stando accanto a lui mi sento al sicuro da ogni male e pericolo.
" Ehi Nicola!!" lo saluto correndo a due cento all'ora con questa cavolo di sedia perché felice di vederlo e dandogli una pacca sulla spalla.
" Ciao Leo!! Anche oggi niente scuola?" mi chiede incuriosito come ogni mattina in sala fisioterapia.
" Che scuola?" gli chiedo facendo finta di aver ignorato la sua domanda.
" Leooo!! Come che scuola?" continua a chiedermi.
" Uffa Nicola! Non mi va di assistere a quelle noiose lezioni della prof.! Voglio stare un po’ con te!! Posso?" gli dico tutta la verità.
" Va bene, ti accontento! Ma solo per questa volta! O altrimenti ti prendo per le orecchie per portarti da quella noiosa della prof.!!"
" Ahahahahaha!!!!" ridiamo tutti e due contenti alla battuta.
" Senti ma..." mi chiede con quel suo buffo sguardo da vero amico.
" Perché non formi un gruppo?" a quella domanda rimango per qualche secondo in trance e gli chiedo:" Un gruppo? Che genere di gruppo? E poi in questo orribile posto? No, no, non ci penso proprio!” contraddico la sua domanda.
“ Si, un gruppo e magari un po’ speciale! Perché vedi Leo in un gruppo ci sono sempre sei tipi di persone!" rimango incuriosito e continua.
"Il leader, la ragazza, il vice-leader, il bello, il furbo e l'imprescindibile!!"
" Wow!!!!" rispondo con entusiasmo.
" E dove le sai tutte queste cose? E poi non credo che in questo luogo ci siano tutti questi tipi di persone come il leader, il furbo, il bello..."
" Be', vedi amico, andando avanti con l'età si scoprono un sacco di cose! Perché non lo vorresti formare? Sarebbe bellissimo per un ragazzo come te e poi mi hai detto che non possiedi amici e che non hai tutt'ora! Girati intorno. Ci sono tanti ragazzi della tua età in questo ospedale! Scegli quello che più fa per te e vedrai che far parte di un gruppo cambierà la tua vita per sempre!"
A quella frase rimango senza parole e gli chiedo sempre con la mia super curiosità:" Ma sei sicuro? Insomma...dici che lo dovrò formare? E chi potrei essere in questo gruppo?"
" Be' come componente dovresti essere...il leader! Saresti perfetto!!E poi vedi quei sei braccialetti che indossi al polso? Eccoli là i tuoi amici! Regalane uno a ciascuno di loro. Sei braccialetti per sei amici! Ricordatelo!! Sarà proprio quel braccialetto rosso che sarà il vostro simbolo, il vostro legame che vi terrà uniti per sempre e non vi lascerete mai!!"
Sei braccialetti per sei amici! Ripenso a tutte quelle parole messe insieme. Ma come può un ragazzo con un tumore formare un gruppo e farne parte? E poi in un ospedale?
E' ora di andare. Saluto il mio amico:" Grazie Nicola! Ci penserò!!"
" E di che Leo!! A presto! Watanka!!"
" Chèèè!!!!" chiedo incuriosito non comprendendo il significato di questo termine.
" Niente!! E' una strana parola che ho sentito dire in giro!"
" Ah!! E che vuol dire?" chiedo curioso.
" Nulla!" a quella risposta rimango in tilt.
" Come sarebbe a dire nulla?!"
" Te ne parlerò un altro giorno. Ora va'!"
" Ok grazie Nicola!! Watanka!!"
" Watanka leader!"
Sorridiamo tutti e due e pensieroso esco dalla sala. Durante il mio tragitto ripenso e ripenso alle frasi dette da Nicola. Ho la testa piene di domande.
Un gruppo?!!
Non pensandoci più mi dirigo nella mia stanza, ma prima passo davanti a quella di Rocco. Felice di vederlo gli accenno un piccolo sorriso e contento lo saluto:" Ciao Rocco!! Ma quand'è che ti rivedrò sorridere?!"

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Capitolo 2
*** Il vice-leader ***


“Buongiorno mio Leone!”

“Ehi Asia, come mai sei qui? Non dovevi andare all’università questa mattina?” chiedo alla mia sorellona, appena entrato nella stanza e stanco mi siedo sul letto.

“No oggi no. Pensavo che venirti a trovare ti avrebbe fatto piacere! Sei sempre tutto solo! E poi ho una super notizia da darti: una sorpresa!”

Ogni giorno ha sempre una super notizia da svelarmi e penso sempre che sia quella, ma purtroppo non lo è. Quella super notizia non arriverà mai. Il mio sguardo si fa triste. Asia si avvicina a me poggiando la sua mano sulla mia spalla in segno di conforto perché oramai la mia espressione in viso la conosce fin troppo bene.

“Avanti Leo, sii forte! Pensa al tuo nome: Leone, persona forte e coraggiosa, proprio come lo sei tu!”

Le accenno un sorriso. Tutto quello che dice mia sorella è vero. Ha sempre ragione su tutto. D’altronde è la mia sorellona.

“Ma quella notizia che mi dovevi dare? O meglio quella sorpresa?” cambio totalmente argomento.

“Ah già, Me ne ero dimenticata! Indovina? Avrai un nuovo compagno di stanza! Sei felice? Conoscerai un nuovo ragazzo che magari diventerà…”

“No, non lo diventerà. Lui se ne andrà via prima di me. Sono io che resto e che da qui non me ne andrò fin quando questo cavolo di tumore sarà guarito!”

“Leo ti prego, calmati. Non dire così. In questo modo peggiori le cose e…”

“Asia?!” la interrompo facendo un piccolo cenno con la testa verso l’uscita della stanza. Si gira e ambedue fissiamo il nuovo ragazzo. E’ anch’esso pelato e tiene una stampella. Dovrebbe avere la mia stessa età.

“Ciao!” saluta con voce tremante.

“Ciao! Tu saresti il nuovo compagno di stanza di mio fratello, giusto?” gli chiede mia sorella sempre gentile e sorridente.

“Si!” risponde il pelato.

“Vieni, avvicinati, come ti chiami?” gli chiedo e il ragazzo sempre molto timido risponde: “Valentino, per gli amici Vale!”

“Ah piacere! Io sono Leone, per gli amici Leo!”

Ridiamo entrambi. Pare che abbia già preso confidenza.

“Allora vi lascio. Ciao Valentino! Ops, già dimenticavo…Vale!”

“Mia sorella è sempre così. Si dimentica di tutto!”

“Piantala Leo!” Mi richiama ridendo e anche il nuovo arrivato ci segue divertito.

“Ci vediamo cara ragazza! Ah, lei è Asia, mia sorella, come hai ben capito!!”

“Piacere Asia!” Vale le porge la mano e sorridono.

“Allora vado, ciao ragazzi!”

“Ciao!” la salutiamo entrambi in coro.

Per qualche secondo ci guardiamo a vicenda: io fisso lui e lui fissa me. Non so il perché, ma è come se la mia testa mi dicesse di… ma certo! Sarà la persona giusta! Ma prima gli chiedo: “Senti Vale, posso sapere il motivo per il quale sei qui?”

Il ragazzo si siede sul letto accanto al mio, rimasto vuoto per un mese intero, dopo che il mio compagno di stanza mi ha lasciato solo.

“Tumore, e tu?”

“Idem!” per un istante nella stanza fiocca un silenzio tombale, come se quella parola avesse fatto crollare l’ospedale intero.

“Ma non ci pensiamo Vale. Pensiamo al presente.”

“Evvero, hai ragione amico!”

Ci guardiamo con il sorriso sulle labbra e dopo un po’ gli chiedo: “Vuoi far parte di un gruppo?”

“Un gruppo?” mi chiede.

“Si, un gruppo e magari…ma si, il vice-leader. Saresti perfetto!”

“Ah, e tu chi saresti?”
“Il leader!” gli rispondo felice della proposta datagli.

“Tieni!” sfilo dal polso un braccialetto rosso e porgendoglielo al suo braccio con voce fievole gli sussurro: “Watanka!”

“Cheeee!!!?”

“Niente, cose mie!”

Vale fissa con sguardo incerto quello strano braccialetto di plastica appena indossato: “Ma perché indossi tutti quei braccialetti? Uno…due…tre…”

“Sei…! Te ne regalano uno per ogni operazione che fai. Io ne ho subite sei e per ogni intervento ho questo!” indico il braccialetto.

“Bè, sei sono tante e che dovremo fare all’interno del gruppo?”

“Intanto dobbiamo trovare La ragazza, Il bello, Il furbo e l’imprescindibile!”

“Ma allora vuoi formare un gruppo per davvero?”

“Ma certo, ti pare che scherzi! Dai, infila il pigiama, sali sulla sedia a rotelle e andiamo a cercare i nostri quattro tipi rimasti! Si parte Vale!!”

“Ma Leo…” mi ferma.

“Devo aspettare che mi chiamino per l’operazione!!!”

“L’operazione? Guarda che mica vieni operato il giorno del tuo arrivo, e poi dove devi subire l’intervento?”

“Mi devono amputare la gamba!” cade il silenzio. Sfilo le lenzuola: “Tranquillo, non sei solo! Dai, andiamo!!”

Nicola aveva proprio ragione. Sarà bellissimo far parte di un gruppo. Ma questo è solo l’inizio di una grande avventura!

 

NOTA AUTRICE:
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto. Pensate che sia un po’ troppo simile alla fiction, ma non sarà proprio così, perché qualcosa cambierò.

Da come avuto potuto capire, ad ogni capitolo faremo la conoscenza dei sei ragazzini, i nostri fantastici Braccialetti!!

A presto

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Capitolo 3
*** La ragazza ***


Nel pomeriggio io e Vale ci dirigiamo nei corridoi dell’ospedale. Fa uno strano effetto “passeggiare” con Vale accanto, il mio vice-leader.

Era da tempo che non mi sfogavo con nessuno qui dentro.

Durante il nostro cammino gli racconto un po’ di fatti ed esperienze vissute in questo ospedale. Gli presento anche i dottori e gli infermieri: “Allora Vale, ti presento un po’ di gente: il primario di questo ospedale è la dottoressa Maria Pia Lisandri “La strega”…”

“La strega!!” mi chiede Vale durante il nostro percorso.

“Si, la strega, perché è odiosa e non ti concede la vera libertà!”

“Certo Leo, è un dottore e poi se hai una malattia non ti concede di certo di cantare o ballare come se fosti in discoteca!”

“Hai ragione…” concludo io.

“Ah! E per finire c’è l’infermiere Ulisse e il simpatico dottor Carlo!”

“Ma il dottore che ti ha operato chi è?” mi chiede curioso Vale.

“Dottor Abele, un bravo chirurgo. Come ti ho detto mi ha operato ben sei volte. Tranquillo, è un bravissimo dottore! Dai, seguimi al piano di sopra e cerchiamo La ragazza!”

Prendiamo l’ascensore e una volta saliti ci dirigiamo nella sala mensa e da lontano scorgiamo una ragazza, con lunghi capelli biondi, seduta accanto alla finestra a osservare pensierosa il cielo e le nuvole. Sul tavolo davanti nel quale è seduta, è poggiato un vassoio con sopra del cibo per niente toccato. Gliela indico a Vale.

“Ma non vuole mangiare?!” mi chiede il vice.

“E’ anoressica, fa fatica a digerire il cibo, anzi non lo tocca per niente. E’ l’unica donna utile a noi e come ragazza è perfetta.”

Mi avvicino e dietro me Vale mi segue: “Buongiorno ragazza!”

Ella spaventata si gira verso di noi: “Chi siete?”

“Piacere, io sono Leone, per gli amici Leo!”

“Ciao, io sono Valentino, per gli amici Vale!”

Intimorita la ragazza si presenta anch’essa: “Ah piacere, io sono Cristina, per gli amici Cris!”

Ci guarda e noi per quanto è bella la fissiamo con occhi stupiti.

“Vorresti far parte di un gruppo?” gli chiedo.

“Che cosa? Io…ma…come…?”

“Eh no ragazza, troppe domande! Io sono il leader, Vale il mio vice e tu…bè…la ragazza!”

“Ah! E che dovremmo fare all’interno del gruppo?”

“Regalare un po’ di gioia e felicità a questi bambini, magari facendoli divertire, giocare, ridere e scherzare!” dice Vale.

“Ci sto!”

Felice sfilo dal polso un braccialetto: “Avvicina…Watanka!”

“Eeeeè??!”

“Cose sue!” Ribatte Vale.

“Si, cose mie!” dico io.

“Ah! Allora bè…io…vado…cioè… non dovrei…però…!”

“Noi andiamo, ti lasciamo sola. A presto!”

Sorridenti facciamo entrambi marcia indietro con la sedia a rotelle, quando ci sentiamo dire: “Sono stata felice di avervi conosciuti! Sapete, non avevo mai avuto amici fin’ora!”

“Nemmeno noi!!” urliamo in coro io e Vale e proseguiamo verso l’uscita della sala.

“Allora, che te ne pare? Come ti sembra come ragazza?”

“Secondo me…è perfetta! Però adesso Leo torniamo in stanza, dovrebbe venire mia madre!”

“Ok, però prima ti voglio far conoscere Rocco; eccolo lì…”

Passati davanti la stanza gli indico il bambino sul letto.

“Ma dorme?” mi chiede Vale titubante.

“Purtroppo. Sono otto mesi che sta così. E’ in coma! Non l’ho mai visto sorridere. E chi sa che bel sorriso che avrà!! Vedo che ti sei rattristato! Non ci pensiamo! Dai, andiamo!”

E pensierosi torniamo nella nostra stanza. Mettiamo piede quando: “Ah! Vale finalmente! Dove eri finito?”

“Ah! Mamma, ero in giro con il mio amico Leo, il mio nuovo compagno di stanza!”

“Ah! Ciao Leo! Io sono Nora….”

“Piacere mamma di Vale!!” le sorrido perché felice di averla conosciuta.

“Eh…senti Vale, papà dovrebbe venire a momenti. Vado a parlare con il chirurgo per l’operazione di domani! Ti lascio con Leo, allora. Ciao ragazzi!!”

“Ciao!” e la salutiamo felici.

“Che ne dici di farci una partitina a carte Vale?!”

“Ok. Senti ma…quel bambino…che dorme…”

“Rocco!”

“Si, ma che ha fatto?” Vale mi pone la domanda, pensando che conosca la causa per la quale Rocco è entrato in coma, perché stando qui per due anni, oramai conosco l’intero ospedale.

“Credo che si sia buttato dal trampolino più alto della piscina. Prima di cadere ha perso i sensi ed è svenuto.”

“Ma come fai a sapere tutte queste cose?!”

“Come faccio? Leo sa sempre tutto. E’ una sorta di mago qui dentro! Forsa, giochiamo e chi vince…deve trovare per prima Il bello!!”

“Ah! Quello di sicuro lo trovo io!”

E così passiamo la serata giocando a scale quaranta e non pensando alle cose brutte e tristi della vita.

E’ un grande Nicola! E’ stato grazie a lui che io e Vale abbiamo trovato La ragazza.

Una nuova e fantastica amica è sbocciata nella mia vita!

 

NOTA AUTRICE:

Ecco il capitolo tre. Abbiamo conosciuto La ragazza, ma penso che oramai la conosciamo tutti quanti e fin troppo bene!!! Ci vediamo al prossimo cap. Ancora buona lettura!

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Capitolo 4
*** Il bello ***


Mi sono appena svegliato; fuori la finestra c’è un bellissimo sole. Sembra che l’aria sia tiepida. Il cielo è coperto da tantissime nuvole di varie forme. C’è n’è una che ha la forma di Vale che dorme, è si, ancora dorme sul suo letto rigirandosi da una parte all’altra forse perché è nervoso dell’operazione. Lo chiamo: “Ehi Vale! Mi senti…Vale sveglia!”

Eccolo che alza la testa dal cuscino: “Leooo!!”

“Ah finalmente! Sono tre ore che ti sto chiamando!”

“Ma dove sono?!” mi chiede Vale con sguardo fulmineo.

“Vedo che ti sei appena svegliato dal meraviglioso mondo dei sogni! Sei in ospedale con accanto il tuo Leo, il leader! Ah e se ti fossi dimenticato tu sei il mio vice e abbiamo trovato anche La ragazza! Forza, alzati da quel noioso letto e andiamo in cerca del Bello!” dico tutto d’un fiato cercando di farlo sorridere e di tirarlo su di morale.

“Ma non posso venire, tra un po’ mi dovrebbero chiamare per andare in sala operatoria!”

“Già, va bene. Vorrà dire che Il bello lo vado a cercare insieme a Cris. Tranquillo amico, quando tornerai saremo ad aspettarti tutti quanti insieme. Te lo prometto!”

“Sei un vero amico Leo!”

“E anche tu lo sei! Ah ecco Ulisse!!”

Ci giriamo di scatto verso l’uscita della stanza e Ulisse chiama Vale per farlo sedere sulla barella.

“Tranquillo vice, vedrai…andrà tutto bene!! Sei un tipo forte, te la caverai!! Ora va. Imbocca al lupo, anche da parte di Cris!”

“Grazie leader!”

E un forte abbraccio ci unisce tutti e due. Mentre Vale è pronto per uscire con Ulisse arriva la sua mamma. Come sempre lo riempie di baci in fronte e lo lascia andare con l’infermiere che gli è accanto.

Decido di andare da Cris, ma come tutte le mattine passo davanti la stanza di Rocco. Arrivato davanti mi affaccio e noto un ragazzino moro e riccio seduto sul letto adiacente a quello del piccolo dormiente, con il telefono in mano. Con un gesto della mano mi fa segno di andare via. Penso che sia un tipo strano.

Arrivato davanti l’ascensore, da questo esce Cris: “Ehi, ciao ragazza! Come va?!”

“Ciao Leo! Va tutto bene, diciamo, e Vale?!”

Non sa dell’operazione, ma io le accenno della notizia senza farla preoccupare perché so che Vale è un ragazzo veramente coraggioso: “E’ in sala operatoria per un’amputazione alla gamba, come me!”

“Ma…come…non mi avete detto niente, nemmeno un imbocca al lupo?!”

“Tranquilla, gliel’ho fatto io anche da parte tua!”

“Ah! Grazie!!”

Non pensandoci Cris si siede su una delle sedie che si trovano nell’atrio del reparto, mentre io le sono davanti. Parliamo del più e del meno, raccontando della nostra vita. MI chiede se ho i genitori. Le rispondo di no e anche lei ha solo sua madre, che purtroppo non viene mai a trovarla, ma il motivo per il quale non viene non me lo ha voluto dire.

“Senti, ho promesso a Vale che una volta tornato dalla sala operatoria ci facciamo trovare tutti e tre in stanza!” dico a Cris.

“Ma, siamo solo due! Chi è il terzo scusa?!”

“Ma come chi è? Il Bello, no?!!”

“Perché dobbiamo trovare anche Il bello?!”

“Certo e poi ci manca Il furbo e l’imprescindibile!”

“Ma allora è una cosa seria questa del gruppo?” mi chiede La ragazza con occhi meravigliati.

“Ma tutti la stessa domanda? Certo che è una cosa seria! Ti pare che scherzi? Dai andiamo! Ti voglio far conoscere Rocco!”

“E chi è?!”

“Sai, io e Rocco siamo conosciuti da tutti. E’ diventato il veterano dell’ospedale per quanto tempo è qui dentro!”

“Ma perché da quanto tempo siete qui?” mi chiede.

“Io da un anno e mezzo!”

Mi fissa e spalanca i suoi occhioni azzurri.

“Mentre Rocco da otto mesi!”

Li spalanca ancora di più.

“Ti prego, non mi guardare cosi Cris!”

“Ma…come…un anno tu e otto mesi...”

“Rocco!”

“Eh Rocco, è tantissimo!!”

“Tranquilla, oramai questo luogo per me e Rocco, anche se lui non lo ha mai visto, è diventato la nostra seconda casa!”

“Perché…”

“E’ in coma…vieni, seguimi!”

Dopo questa lunga conversazione io e Cris ci dirigiamo in stanza del piccolo Rocco.

“Lui è Rocco?!” mi chiede la ragazza. Io le rispondo con un flebile “si”.

“E invece quello chi è?!” mi chiede ricambiando lo sguardo da Rocco a quello strano tipo visto poco fa.

“Senti, quello ha un nome! Ma voi chi cazzo siete?!” dice a voce alta il tipo sempre sdraiato sul letto e ancora con quell’aggeggio in mano.

“Ehi, ehi, calmati ragazzino!” mi intrometto cercando di farlo stare zitto e più attento a come parla.

“Ma si può sapere chi siete e perché siete qui?! Ma per caso siete fidanzati?!” e continua ridendo.

“No, non lo siamo e poi siamo qui per salutare Rocco!” e con il capo gli indico il bambino accanto.

“Guarda che quello è morto, mica vi sente! Certo che siete pazzi tutti e due! Questo posto fa diventare matti chi ci lavora e chi ci è ricoverato…”

“Ma la smetti de di ste cose…”

“Bastaa!!” Urla Cris. “Mi sembrate due bambini e comunque quello si chiama Rocco e tanto meno non è morto, ma è in coma!”

“Va bè…chi è è…però ora ve ne dovete andare via… tutti e due!!”

“Senti, senti chi parla! Mica qui comandi tu!!”

“Leo, per favore!” mi riprende Cris.

“Ecco fatti aiutare dalle ragazze!” e scoppia in una pazza risata.

“Dai andiamo Cris! Questo qui non lo voglio più vedere! Ah già offeso Rocco e non voglio che succeda altro! Ma che hai da guardarmi?!” sembra che fissi la mia gamba, o meglio quella che ora non c’è più.

“Ma…che hai fatto a…”

“Non ha più la gamba per colpa del tumore!” Ribatte Cris.

“Ah scusa, non volevo offendervi. Mi dispiace per avervi trattato male e anche…”

“Rocco!” rispondiamo in coro io e Cris.

“Ehi si, Rocco!”

Mi avvicino al letto di quello strano tipo, mentre Cris mi è accanto.

“Posso sapere il tuo nome?” gli chiedo con molta tranquillità prima che si alteri.

“Davide.” Risponde seccato.

“Ah, piacere allora! Io sono Leone, ma facciamo Leo!”

“E io Cristina, anche Cris!”

“Piacere a tutti a due!” risponde scocciato di nuovo.

Nonostante la nostra presenza a lui sgradita, ci chiede il motivo per il quale siamo ricoverati qui dentro e noi essendo lo stesso curiosi gli chiediamo il motivo per il quale anche lui è qui. Ci dice che a scuola mentre stava giocando a calcio ha avvertito delle strane fitte al petto.

Gli allungo la mia mano porgendogliela sulla sua spalla in segno di conforto perché preoccupato e gli chiedo: “Vuoi far parte di un gruppo?!”

“Un gruppo? Ma non avete capito che io tra un po’ me ne vado?!!” risponde Davide con aria sua.

“Bè intanto potresti conoscerci e fare amicizia!” dice Cris.

“E magari essere Il bello del gruppo, visto il caratterino e poi furbo…mi sembra proprio che non lo sei!!” continuo io.

“Guarda che furbo lo sono e anche fin troppo!”

“Bè, Il bello sei perfetto!” si intromette Cris.

“E va bene…mi avete accontentato…e se io sono Il bello, voi nel gruppo chi sareste?!”

“Io il leader!”

“Ed io La ragazza! E poi c’è Vale, il vice- leader che in questo momento sta subendo un intervento chirurgico!”

Felice e fiero di me, sfilo dal polso il mio terzo braccialetto, glielo porgo al suo braccio e gli sussurro: “Watanka!”

“Che cosa?” mi chiede Davide avvicinandosi a me per cercare di capire meglio la parola appena pronunciata.

“Cose sue!!” dice Cris.

“Già, cose mie!”

Per qualche secondo Davide osserva quello strano braccialetto di plastica datogli qualche secondo prima.

Lo salutiamo; io faccio retromarcia con la mia sedia, mentre Cris si rigira quando ci sentiamo chiamare: “Leo, Cris…grazie!”

Davide ci ringrazia osservando nuovamente il suo braccialetto.

“Watanka!” urliamo io e Cris alzando il braccio e Davide con il braccialetto indossato ci segue e finalmente per la prima volta lo vediamo sorridere: “Watanka!!”

 

E’ un grand’uomo Nicola! E’ sempre grazie a lui che ho conosciuto un nuovo ragazzo che sono sicuro diventerà molto presto un mio grandissimo amico.

 

NOTA AUTRICE:
Eccoci di nuovo con il quarto capitolo. E’ un po’ lungo lo so, ma appena mi venivano in mente le battute e le frasi le ho scritte e poi non possiamo di certo perderci le stravaganti battute del nostro Bello!!!

Alla prossima con Il furbo!

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Capitolo 5
*** Il furbo ***


Ripenso al tipetto conosciuto. Con quel brutto caratteraccio sono stato pur sempre felice di averlo fatto entrare nel mio gruppo. Ho capito che quel ragazzino ha bisogno di amici e della compagnia di persone che gli vogliono bene.

Nella mia stanza troviamo Nora con il papà di Vale. Quest’ultimo guarda fuori dalla finestra, mentre la donna è seduta sul letto del figlio.

“Mamma di Vale, ma Vale è ancora dentro?” mi faccio avanti chiedendo l’informazione.

“Si Leo. I dottori ci hanno detto di aspettare qui per una maggiore sicurezza!”

I genitori di Vale sono in pensiero per il figlio. Non avevo mai visto una madre così preoccupata.

D’altronde la mia è morta tanti anni fa, nemmeno ricordo il mese e il giorno, o meglio, preferisco non ricordare. Ho completamente rimosso questo fatto. Mi sento diverso.

E’ stato forse colpa della malattia che mi ha indebolito e cancellato dalla mente tutti i ricordi passati?

“Leo, io e Andrea scendiamo al piano di sotto, aspettando Vale che esci dalla sala operatoria! Ci vediamo!!”

“OK. Fatemi sapere!”

In stanza rimaniamo soli io e Cris. Per qualche secondo sorge il silenzio, quando ad un tratto sentiamo bussare: “Ragazzi, finalmente vi ho trovati…”

“Davide, ma che ci fai qui? Come hai fatto a sapere che eravamo in stanza di Leo e Vale?!”

“Non lo so. Ero sul letto con le cuffiette, quando ad un tratto sento una voce provenire da lontano…”

“E che diceva?” chiedo io, osservando quel ragazzino.

“Diceva che dovevo correre in stanza di Leo e Vale e…”

“Perché??” chiediamo all’unisono io e Cris fissando gli occhi di Davide.

“Non lo so! Non sapendo dove si trovava la stanza ho corso a perdifiato cercandomi di sbrigare…”

“E’ permesso?” ci giriamo tutti e tre, dopo aver sentito la voce, verso la porta della stanza. Sulla soglia entra un ragazzino sulla sedia a rotelle, con una gamba ingessata e un collare che lo tiene ritto.

“Ah quanta gente!! E che bei ragazzi! Aspettate…tu sei Leo…tu Cris e tu…aspetta…lo scontroso e…”

“Ma si può sapere chi sei? Io non sono scontroso…e comunque sono Davide se proprio ti interessa!!”

“Piacere!!”

“Ma scusa, chi sei?” gli chiede Cris con gentilezza e non usando il tono di Davide.

Non capisco il motivo per il quale conosce i nostri nomi, tant’è che gli chiedo: “Ma come fai a conoscere i nostri nomi?”

“Sapete dov’è Rocco?!”

“Vuoi rispondere alla domanda di Leo? Sei anche maleducato…”

“Davide!” lo riprende Cris ed ella continua: “Non farci caso, comunque puoi rispondere cortesemente alla domanda di Leo?”

“Non lo so!!”

Per qualche secondo tutti e tre fissiamo quello strano tipo. Come fa a conoscere i nostri nomi e per di più Rocco? Lo vedo un tipo altrettanto sveglio e…

“Ti piacerebbe far parte di un gruppo?” gli chiedo.

“Ma si Leo! Ed essere il furbo!” continua Cris.

“Eh si vede! A me non sembra…”

L’unico non d’accordo di fare entrare il tipetto nel nostro gruppo è Davide, ma non aspettando altra perdita di tempo, sfilo dal polso il mio quinto braccialetto.

 “Ok! Sono d’accordissimo…!” risponde il tipetto.

“Scusa Leo, prima di dargli il braccialetto…possiamo sapere il tuo nome furbo?!” gli chiede Cris con aria allegra, da giovane donna.

“Io sono Antonio, o meglio Toniiiiiiiiiiiii!!”

“Abbiamo capito, non c’è bisogno che urli…avanti Leo, dargli quel braccialetto e così la facciamo finita per tutti…”

“Davide, la vuoi piantare…!” gli dice Cris, questa volta alzando molto di più il tono della voce, come fanno le mamme quando sgridano i propri figli.

“Sto scherzando…e comunque…non ti offendere, ma mi sembri..uno…stro…”

“DAVIDEEEEEEE!!!! SMETTILA!!!!!” gli urla Cris in faccia, ma il tipo, o meglio Toni, non sembra molto interessato.

“E che palle Cris!! Mi sembri mia madre…o meglio, la vice!”

“Ah! Comunque come ben sai io sono Leone, per gli amici Leo!” interrompo le solite stronzate di Davide.

“Io Cristina, per gli amici Cris!”

E per ultimo si presenta Davide, molto seccato: “E io sono Davide, per gli amici Davide!”

Porgo al braccio destro di Toni il braccialetto e gli sussurro…”Watanka!!”

“Ch’aggiai detto?!”

“Cose sue!” ribattono in coro Cris e Davide indicandomi.

“Già, cose mie!”

Toni osserva il braccialetto di plastica. Sembra felice.

“Scusate, ho saputo che Vale è in sala operatoria!” continua Il furbo con uno strano accento napoletano.

“Ma come fai a saperlo?” continuo a chiederglielo per l’ennesima volta.

“Ho sentito una voce che mi ha detto di andare subito in stanza di Leo e Vale per formare il gruppo!”

“C’è, tu sapevi che stavamo formando un gruppo e che Vale è in sala operatoria?”

Davide è alquanto curioso di questo fatto. In fondo anche lui ha sentito una voce in lontananza che lo chiamava. Ma chi sarà?

“Ma chi potrà essere questa voce così misteriosa?” chiede Cris.

“Non lo so ragazzi, comunque dovremmo scoprirlo e al più presto…”

Che grande amico che ho trovato. Un tipo furbo e altrettanto sveglio, ma in un gruppo ci vogliono sempre persone che tengono allegria!

 

NOTA AUTRICE:

Come vi sembra come capitolo? Questo è sicuramente il più corto!! Aahahahaha!!

Comunque abbiamo conosciuto Il furbo. I ragazzi dovranno scoprire di chi sarà questa voce misteriosa avvertita da Davide e da Toni.

Grazie ancora per coloro che hanno recensito i capitoli.

Alla prossima

Braccialetti_Love

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Capitolo 6
*** l'imprescindibile ***


Sono accanto a Vale con i miei amici Cris, Toni e Davide. Il vice è tornato dall’operazione e sono contento per lui che è andato tutto bene. E’ un tipo forte e coraggioso, come in fondo lo siamo tutti.

“Grazie a te leader e a voi tutti che mi avete aspettato fino alla fine!”

Vale, con la poca voce che ha, sussurra queste dolci parole.

“Hai visto vice, la promessa…te l’ho mantenuta…”

“Si, evvero Leo, sei proprio un amico, come lo siete voi tutti!! E grazie per la vostra compagnia!”

“Figurati!” gli risponde Cris, divenuta rossa per l’emozione.

“Sapete ragazzi, sotto l’effetto dell’anestesia sono stato nella piscina con Rocco, il luogo dal quale è entrato in coma ed è stato come se in quel momento stavamo conversando…sì…potrebbe essere Rocco L’imprescindibile, senza il quale il gruppo non potrebbe esistere…”

“Ma allora ecco chi era quella voce che ho sentito…era di Rocco!” dice Toni.

“Già, allora anche la voce che ho sentito io era di Rocco…” conclude Davide.

“Avete proprio ragione ragazzi. Rocco è il più importante del gruppo…”

“E allora perché mi ha detto di venire qui da voi?” chiede Davide.

Per farti conoscere Vale e probabilmente anche Toni, e vuole che il gruppo dei Braccialetti si formi!”

“Ragazzi, che ne dite di andare nella sua stanza per farlo entrare nel gruppo?” propone Cris sempre con il sorriso sulle labbra.

“Ma scusate, e Vale come lo portiamo?”

“Tranquilli, lo portiamo noi. Forza amici, aiutatemi…”

“Leo, piano, ma sei mattooo??”

Davide e Toni sono poggiati alla sbarra di un lato, mentre io e Cris dall’altro e spingiamo il letto a grande velocità. I dottori, gli infermieri e i pazienti ci osservano, credendoci pazzi. Povero Vale, lo stiamo facendo volare, ma lui sorride, è felice con accanto i suoi quattro amici.

“Ehi Rocco, ti abbiamo portato vivo, o meglio sano e salvo Vale!!”

“Meno male…” sussurra il vice.

Mettiamo il letto di Vale accanto a quello del piccolo Rocco; io, Cris, Davide e Toni circondiamo i due pazienti  “malandati”.

Sfilo per l’ultima volta il braccialetto e piano piano mi avvicino al bambino, Davide alza il suo braccio e gli infilo il braccialetto sussurrandogli: “Watanka…benvenuto nel gruppo Imprescindibile!!”

 

NOTA AUTRICE:

Siamo arrivati alla nomina di Rocco, L’imprescindibile, perché come sappiamo senza di lui il gruppo non potrebbe esistere e la voce avvertita da Toni e da Davide era proprio la sua.

Al prossimo cap. con… una sorpresa!!

Braccialetti_Love

 

 

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Capitolo 7
*** Ci chiameremo...Braccialetti Rossi! ***


Angolo autrice:

Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento!!

Nei prossimi cap. ai nostri Braccialetti attenderanno molte sorprese!! Se potete recensite.

Alla prossima

 

 

“Perfetto, ci siamo tutti e sei, e a questo punto direi di iniziare…”

“A fare cosa?” chiede Cris al Furbo.

“A divertirci e rimanere sempre uniti!”

“Sei un grande Toni!”

Guardo negli occhi i miei amici. Sono strafelice, anzi…super felice!!

Finalmente ho degli amici, dei veri amici. Tutto questo è merito di Nicola perché senza di lui dove avrei trovato degli amici come loro? Ma ancora ho un dubbio: perché Nicola ha voluto fare questo per me?

“Ma Leo, se ora finalmente siamo un gruppo, dobbiamo sceglierci un nome adatto a tutti e sei!”

“Già, hai proprio ragione Cris! Avete un nome?”

“NO!” rispondono in coro i ragazzi.

“Tranquilli, ce ne ho in mente uno io. Che ne dite di…” i ragazzi mi guardano, perché curiosi.

Si avvicinano a me. Passano i secondi; fisso i miei fantastici amici…non vorrei di certo farli stare in ansia, ma sono emozionato, perché finalmente ho un gruppo…

“Dai, Leo…ti puoi sbrigare per favore! Me la sto facendo sotto!!”

“Davideeee!!!” lo richiamano i miei amici.

“Ma volete proprio che ve lo dica?”

“SI!!”

“Ok…aspettate…”

“Ma, hai detto che avevi in mente un nome!!” ribatte Toni.

“Si, evvero, ce lo vuoi dire Leo?” continua Cris.

“Non farci stare in ansia!!” dice Vale.

“E sbrigati per favore, che ME LA STO FACENDO SOTTOOOO!!” conclude Davide questa volta con un tono di voce alquanto arrabbiato.

“Eh va bene…come siete permalosi…ci chiameremo…”

Tutti e quattro mi si avvicinano sporgendo di fuori le loro pupille…

“…Braccialetti Rossi…”

“Che cosaaaaa??”

“Ma possibile che non capite mai niente?” ribatto.

“Ma perché…questo strano nome…bracc…”

“Braccialetti Rossi…perché…ve lo dico perché...?”

“SI!!!!”

“Perché…”

Visto l’attesa troppo lunga Davide continua: “La faccio qui…!”

“NO, NO…”  lo fermano i miei amici.

Ho capito, mi sbrigo…ma volete proprio che ve lo dica?”

LEOOOO!!!” mi richiamano i ragazzi a mo’ di cantilena.

“E va bene…vedete quei braccialetti rossi che vi ho regalato…? E’ proprio questo bracciale il nostro simbolo, il legame che ci terrà uniti per sempre, sia nei bei, che nei brutti momenti. Saremo vicini in qualunque posto andremo…”

“Si, anche in bagno! Volete venire con me, visto che ci dovrei andare? Perché come hai detto tu Leo, dovremmo restare sempre vicini e….”

“Davideeeeee!!!!! Non credi che stai un po’ esagerando?” lo riprende Cris. Capisco che quel ragazzino con degli amici accanto è felice.

E mamma mia, stavo scherzando…” e continuo il mio discorso, interrotto dal solito Davide: “Saremo uniti nel dolore, nella sofferenza, nella malattia, nella tristezza e nella gioia e dovunque ce ne andremo, NON CI LASCEREMO MAI, perché noi…non abbiamo finito di vivere… pronti ragazzi…BRACCIALETTI ROSSI IN ALTO…”

E’ ora di urlare quella strana parola. Non conosco il suo significato, ma sono sicuro che è qualcosa di grande, di veramente forte!!

E’ giunto il momento: tutti e cinque, compreso Rocco con il braccino in alto, con la gioia e la felicità nei nostri cuori, alziamo il braccio con addosso il braccialetto rosso, chiudiamo il pugno e all’unisono urliamo quella strana ma coraggiosa parola…

         “WATANKAAAA…!!!!!”

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Capitolo 8
*** Nel gruppo...siamo tutti speciali! ***


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E’ mattina; fuori c’è un bellissimo sole, quasi da spaccare le pietre. Finalmente è primavera, la mia stagione preferita. In questo periodo la natura si risveglia, gli uccelli ricominciano a cinguettare, i fiori sbocciano, i ricci escono dal loro letargo, l’aria diventa fresca e pulita…

Sembra strano, ma anche l’ospedale assume un aspetto differente; ora con i miei nuovi amici accanto mi sento diverso, un altro Leone, un leone che ruggisce…

Non mi sento più solo in questo posto, pieno di tristezza dove la parola “felicità” non ha alcun valore. L’ospedale è diventato la mia seconda casa, ma la mia vera casa mi manca.

Mi manca la mia cameretta, mi mancano i miei peluche di quando ero un semplice bambino…felice.

Sento la nostalgia delle mie macchinine regalatemele da mio padre, quando mi voleva bene…ora non più.

Ma perché deve capitare tutto a me? Prima la morte della mamma, poi la mia malattia e infine mio padre…ma finalmente ho la mia sorellina che mi è sempre accanto, giorno e notte.

A volte penso che avere una mamma che ti riempie di baci sulla fronte sia bello. Una mamma buona e dolce, proprio come quella di Vale. Avrei desiderato averla così, ma nella vita non siamo noi a decidere.

Sono sdraiato sul mio letto, un letto da malato. Il mio vice non c’è. E’ da ieri sera che non lo vedo, che non vedo i miei amici, i mei nuovi amici.

Oggi è il mio compleanno, compio diciotto anni, ma preferisco non festeggiarlo, non ho proprio fantasia.

In questi anni trascorsi sono successe tante di quelle cose, che solo un ragazzo ricoverato come me e per molto tempo, può capire.

Il giorno del mio compleanno è morta la mia mamma; un giorno felice come tanti altri, anche di più, visto che avrei compiuto quattordici anni, ma poi conclusosi male.

Sarei diventato un semplice ragazzino, un bravo studente, con una lunga vita davanti.

Saputa la notizia, un vuoto scese su di me, quasi da sentirmi male, e sarà proprio il mio male a farmi sentire diverso e a farmi capire quanto sia importante vivere la propria vita…

Ma non ci penso, non penso alle cose tristi, perché è già triste così…ma con i miei Braccialetti, una nuova vita sboccerà…

“BUON COMPLEANNO LEO!!!!”

 

A quelle urla, di scatto mi alzo dal letto, mi giro verso la porta e davanti mi trovo loro…i miei amici…

“Ragazzi…ma…”

“AUGURI!!” urlano di nuovo felici i ragazzi.

“Ma come fate a sapere che è il mio compleanno? Chi ve lo ha detto?” chiedo ai miei amici, che ora sono di fronte a me, truccati e mascherati con il naso rosso da pagliaccio.

“Sapessi Leo…lo abbiamo saputo da una persona importante…” aggiunge Cris.

“Ah! E chi sarebbe questa persona importante? Mia sorella?”

“No, una persona ancora più importante…” ribatte Vale.

E in coro urlano: “Rocco!”

Rimango a fissarli.

“Rocco? Ma che dite ragazzi? Mi state forse prendendo in giro?”

“NO, te lo abbiamo detto…è stato Rocco…che non ci credi?” mi chiede Davide. Con quel buffo naso rosso da clown non lo riconosco nemmeno più…visto il bel caratterino…

“No, non ci credo…”

Mi guardano ed io li osservo con sguardo stupito; Rocco non può parlare e tanto meno capire…ma come è possibile?

“Vuoi che ti diciamo la verità?” dice Vale.

“Vedi Leo…Toni è un ragazzo…speciale, perché sente Rocco…ci parla…”

“Cris, ma che stai dicendo? Oh, mi state prendendo veramente in giro…”

“No, no, no, Leo…se non ci credi puoi avere una prova…” conclude il vice.

“Rocco mi sta dicendo che proprio il giorno del tuo compleanno è morta tua madre e non lo vuoi festeggiare per paura che dovesse succedere un’altra brutta cosa…e io lo so benissimo perché sono…” afferma Toni.

“Speciale!!!” lo interrompono i ragazzi.

“Guardate che mica solo Toni è speciale. Qui nel gruppo…siamo tutti speciali…” afferma Cris, sempre dolce e con una leggero sorriso.

“E poi…Rocco è il più importante!”

“Hai ragione Leo, infatti Rocco è l’Imprescindibile…” afferma Toni.

“…senza il quale il gruppo dei Braccialetti non può esistere…dai andiamo a festeggiare adesso…ho una fame…” mi interrompe Davide.

“Siete grandi amici…” dico divenuto rosso come il loro finto naso.

“Dai andiamo che i festeggiati ci aspettano…però prima indossa questo…”

Cris allunga il suo braccio e mi infila il naso da clown.

Sorrido ai miei amici e loro ricambiano. Ora sono uno di loro, pronto a divertirmi e a festeggiare il mio compleanno, i miei diciotto anni!

Senza di loro…non avrei fatto niente che annoiarmi e finalmente ho un compleanno da festeggiare: con i miei nuovi amici…

 

Image and video hosting by TinyPic NOTA AUTRICE:

Eccoci con un nuovo capitolo. Fatemi sapere se vi piace! Che ne pensate delle foto?

Immaginate che nell’ultima ci sia anche Davide!!!

Watanka!

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Capitolo 9
*** Una festa da sogno ***


Non sono mai stato così felice prima d’ora; la musica che rimbomba nella stanza mi ricorda i tempi della mia infanzia, quando preparavo la festa del mio compleanno ai miei compagni di scuola.

Ogni anno, qualche giorno prima del mio compleanno, ai miei amici distribuivo l’invito per la mia festa. Non partecipava tutta la mia classe, altrimenti saremo stati in tanti, ma i miei compagni erano felici, come anche io lo ero. Ma questa che sto festeggiando adesso è più di una festa…è un sogno!

Palloncini di vario colore, buffi nasi rossi da pagliaccio arricchiscono la festa trasmettendo gioia e allegria.

Ci sono persino i bambini ricoverati, che si divertono a giocare e a correre di qua e di là per la stanza.

C’è il mio amico Nicola, Ulisse, dottor Carlo, mia sorella e la mia radiologa preferita…

Ridiamo, scherziamo, ci divertiamo…

Sembra strano, ma non è sempre detto che l’ospedale sia un posto triste, perché a volte sono le amicizie che danno importanza alla vita…

In questo momento immagino di stare nella mia cameretta a festeggiare i miei diciotto anni con i miei amici, i miei parenti e i miei genitori…ma la fantasia vola troppo oltre, perché sono in un ospedale…

“Leo, allora…sei contento?” mi chiede Cris, con il suo sorriso. A volte penso che tra un giorno e l’altro tra di noi sboccerà l’amore…

“Troppo…sono felicissimoooo!”

Per un’ora la festa continua, felice, divertente e serena, fino a quando in lontananza scorgo una figura lunga distesa sul pavimento: medici e infermieri circondano il corpo. I miei amici si avvicinano per capire chi è la persona. Tra di noi manca qualcuno: Davide…

Dove potrà essere? Fino a poco tempo prima era qui con noi…e ora?

Mi avvicino a quella folla di gente imbizzarrita.

“Ossigeno…ossigeno… presto…”

Vedo entrare medici e infermieri con le bombole di ossigeno in mano e fermarsi sopra la vittima.

“Davide…Davide…ci senti…ossigeno per favore…non respira…”

A quel nome mi avvicino di corsa, sorpassando la gente che lo circonda. Scendo dalla sedia a rotelle e mi siedo per terra accanto a lui. I dottori e gli infermieri mi guardano. I miei amici mi sono accanto.

“Davide, sono Leo, il tuo leader…mi senti? Qui accanto a te ci sono anche Vale, Cris e Toni…Davide?” lo scruto da capo a piedi.

“Leo, è inutile, non ti sentirà mai…”

“Invece si Ester…mi sentirà eccome…” le controbatto in faccia.

“Leo, ti prego…adesso allontaniamoci…lo risveglieranno….stai sereno…”

La dolce voce di Cris mi fa sempre stare bene. A volte mi fa tornare in mente mia madre; perché il giorno del mio compleanno deve sempre succedere qualcosa? Ora il mio amico si è sentito male….perchè?

Mi risiedo sulla mia sedia e mi allontano di corsa: “Perché mi seguite? Andate a fare compagnia a quei medici e infermieri che non capiscono MAI NIENTE!!”

“Leo, la colpa non è di nessuno. Adesso provano a farlo tornare…”

“Si, e perché Rocco non lo fanno tornare con noi? E’? Perché? Spiegatemi!!” alzo sempre di più la mia voce.

Sono arrabbiato con me stesso…con nessun altro…

 

NOTA AUTRICE:

Ciao! Ecco un nuovo capitolo! Durante la festa, Davide si è sentito male…cosa gli potrà essere successo?

Bye bye

 

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Capitolo 10
*** Ci vuole coraggio ***


In me è tornata la tristezza; non dovevo prendermela così male con i miei amici. D’altronde la colpa non è stata di nessuno.

Osservo da fuori la finestra; gli uccellini volano liberi, le chiome degli alberi si smuovono per il movimento del vento…e penso a Davide…

“Leo, Davide si è ripreso, possiamo andarlo a vedere. E’ in sala rianimazione… Leo?”

“Lasciami stare Cris, ti prego!”

Non ho voglia di parlare con nessuno, non voglio stare con nessuno…voglio stare semplicemente solo…

“Cris!”

“Ma Leo…è successo qualcosa…?”

“Ho detto di lasciarmi stare!! Vai via!!” le urlo ed ella con aria malinconica aggiunge: “Credevo di poter diventare amica tua…ma non pensavo che potesse succedere una cosa simile…e pensavo che potevamo restare sempre uniti, come ci dissi quella sera durante la nostra prima riunione. Ti ricordi cosa ci dissi Leo?”

“Non ho mica l’alzheimer, me lo ricordo benissimo…e non c’è bisogno che me lo ridici…”

“E io te lo ridico lo stesso: resteremo uniti nel dolore, nella sofferenza e nella malattia…e dovunque ce ne andremo non ci lasceremo…”

“Ho detto di lasciarmi stare…vai viaa!!!” continuo a urlarle in faccia. Cris mi fissa con aria altrettanto nervosa e arrabbiata e con passo felpato si gira verso l’uscita della stanza…

Perché? Perché sono stato così stupito? E perché mi sono comportato così male?

Continuo a pensare e a riflettere su me stesso…

“Leo, vieni…Davide si è svegliato!”

Toni contento, sulla sedia a rotelle, dopo qualche minuto entra nella mia stanza e sorridente, come sempre, mi urla all’orecchio questa notizia, quasi facendomi diventare sordo.

“Eh Toni…così divento sordo!”

“Eddai… vieni Leo…”

“E’ sveglio?” chiedo.

“Si!”

Faccio un profondo respiro e con aria stufa aggiungo: “Dai, andiamo…”

Avviandoci verso la sala rianimazione penso a lei…a Cris…

 

Per i corridoi dell’ospedale medici e infermieri si rigirano da una stanza all’altra, soccorrendo e aiutando i più deboli.

Seguo Toni, sempre pronto a far ritornare allegria in un posto triste come l’ospedale.

Arrivati davanti la sala rianimazione, freniamo con le sedie. Dal finestrino osserviamo Davide, disteso sul letto, fili e tubi che gli escono da tutte le parti.

Non lo riconosco più: in questo momento non ha l’aria da ragazzino bulletto, viziato e menefreghista, ma da  ragazzino debole, fragile, triste.

“E quelli chi sono?” chiedo a Toni, osservando un uomo, alto, magro e una donna, con lunghi capelli biondi che le scendono sulle spalle, entrambi prostrati davanti il letto di Davide.

“L’uomo è il padre, mentre la donna è la compagna…” mi risponde il Furbo.

“Ma perché la madre…”

“E’ morta quando Davide era piccolo…”

A quella risposta il mio sguardo si rivolge nuovamente a Davide.

“Leo, so che stai pensando a Davide…ma anche a me è morta mia madre…e anche mio padre…” aggiunge Toni, che con voce flebile sussurra questa frase.

Lo guardo. Il mio volto diventa triste e senza sentimento gli chiedo: “E come sono morti?”

“Non lo so…anzi…è meglio non ricordare...” si ferma. Passano i secondi. Abbassa la testa e continua: “Ero piccolo. I miei genitori mi picchiavano con tutto quello che gli capitava tra le mani…e…mi menavano…ed io…”

Escono le lacrime dai suoi occhi: piange.

Io, Davide e Toni siamo molto simile, ma di carattere altrettanto diverso; le nostre mamma sono morte, ognuna per motivi differenti. Ma perché la vita a volte è dura è difficile? Non riesco a spiegarmelo…

Guardo negli occhi Toni e intanto penso a Cris e alla sua serenità e gentilezza. Poggio la mia mano sulla spalla del Furbo e con voce fievole aggiungo: “Coraggio amico…coraggio…è questo che ci vuole…coraggio…”

NOTA AUTRICE:

grazie ancora a tutte le visite! Alla prossima!

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Capitolo 11
*** Bentornato tra noi Braccialetto Rosso! ***


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“Ragazzi…che ci fate qui?” ci chiede Ester, vedendoci da fuori la stanza.

“Possiamo entrare? Siamo venuti a vedere Davide…” le chiede Toni.

Ester ci sorride e conclude: “Ma certo!”

Io e Toni con le nostre sedie a rotelle ci facciamo avanti per la sala. Il padre è seduto sul bordo del letto, mentre la compagna su una sedia poco distante da questo.

“Buonasera” dice Toni ai due giovani ed essi ricambiano con un dolce sorriso.

Ci posizioniamo davanti il bordo del letto e osserviamo Davide, coperto dal lenzuolo da capo a piedi, con gli occhi semichiusi.

“Dorme?” chiedo all’uomo, di fronte a noi.

“Si. Si è riaddormentato.” risponde il padre, facendo un profondo respiro, quasi da preoccupato.

“E voi chi siete?” ci chiede la donna alzatasi dalla sedia e poggiando le mani conserte, accennando un piccolo sorriso.

“Siamo due suoi amici: io sono Leo, mentre lui è Toni!”

“Ma per caso siete quei ragazzi del gruppo, del quale fa parte anche Davide?” ci pone la domanda sempre la donna, con aria curiosa.

“Si! Siamo i Braccialetti Rossi; io il Furbo e Leo il leader!” risponde Toni, sorridendo.

“Ah! E Davide chi sarebbe nel gruppo?!” continua a chiederci la donna, avvicinandosi a noi.

“Il Bello!!” le dice Toni, sorridente come lo è sempre.

“Ah! Molto bella come idea! E perché Braccialetti…?” l’uomo alzatosi anch’egli dal letto si avvicina a noi, chiedendoci il motivo del nome.

“E’ il nostro simbolo…un braccialetto rosso…” ribatto alzando il mio braccio con il braccialetto indossato al polso.

“Bello!!” continua la donna. Ella si siede sul letto del figlio, davanti a noi e continua: “Sapete, Davide mi ha molto parlato di voi. Siete i suoi primi amici. A scuola lo allontanano, nessuno sta mai con lui, perché con il caratterino da bulletto che ha…hanno paura…”

“Ma Davide non è un ragazzo da far paura! E’ uno come tanti altri, come noi!” concludo.

“Pa…Lilia…”

“Davide…”

All’improvviso un dolce lamento mi distoglie dai miei pensieri. Mi giro verso Davide, che con occhi aperti ci sorride, chiamando i suoi genitori. Ci avviciniamo a lui, il padre gli prende la mano, la donna gli poggia la mano sulla fronte, io e Toni gli prendiamo il braccio, sul quale è indossato il braccialetto rosso.

Io gli sorrido ed egli mi ricambia. Avvicinandomi a lui gli sussurro: “Che sia l’ultima Davide, ci hai fatto prendere un colpo…e comunque…bentornato tra noi Braccialetto Rosso…”

 

NOTA AUTRICE:

Finalmente Davide si è risvegliato e Leo e Toni hanno conosciuto i suoi genitori.

A presto

 

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Capitolo 12
*** Litigi ***


E’ pomeriggio tardi. Davide è tornato finalmente tra noi; per tutto il tempo ho pensato, riflettuto su quanto sia importante avere degli amici accanto.

Senza me e Toni, Davide di certo non sarebbe stato felice.

Nella sala siamo rimasti in tre; i suoi genitori sono andati a parlare con la Lisandri, su quanto è accaduto.

“Come ti senti?!” gli chiedo.

“Benino! Ma Cris e Vale?”

“Eh, ma dove sono?” mi chiede Toni, preoccupato per dove siano finiti tutti e due.

“Leo, sai dove sono?” continua chiedendomi.

“Boh, e che ne so! Mica posso stare sempre dietro a quei due!” ribatto con aria menefreghista.

I miei amici mi guardano; credo che abbia esagerato a comportarmi in quel modo con Cris, a volte penso che sia difficile parlare con una ragazza, che non capisce mai niente su di te. Ma nessuno sa di questo nostro segreto.

“Leo…è successo qualcosa…”

Davide alza la testa e la poggia sul cuscino.

“No…no…niente di importante…” affermo.

“Guarda leader che noi siamo i Braccialetti Rossi e siamo qui per risolvere i problemi!”

“Guarda Toni che siamo qui per altro…” gli dice Davide, stufo di rigirarsi sul quel noioso letto, non trovando una posiziona comoda.

“Bè, in effetti hai ragione!” e Toni abbassa la testa, pensando ai suoi veri problemi.

“Prima pensiamo ai nostri problemi, e poi a quelli degli altri…comunque…anche per una sciocca litigata?” Chiedo con aria imbarazzata a Toni.

“Certo…anche per una litigata!” mi risponde.

“Problemi d’amore? Eh? Dai Leo!! Ammettilo…”

“Davide, ma che stai dicendo? Nessun problema d’amore…”

“Ami Cris leader?”

“Toni, ma che dici…io…”

“Guarda che ti si legge negli occhi!” conclude Davide con un leggero sorriso.

“Eh! Cris, Vale, siete qui, finalmente!”

Dalla porta della stanza entrano la Ragazza e il Vice, circondando il povero Davide.

“Davide, come ti senti?” gli chiede Cris, prendendogli la sua mano e non guardandomi in faccia.

“Bene grazie! Ma di un po’ Cris…che per caso…ti piace Leo?!”

A quella domanda il mio sguardo si rivolge verso Davide che infuriato gli dico: “Ma non riesci mai a chiudere la bocca? Bisogna farti il lavaggio del cervello a te per quante ne dici…”

“Ma Leo…stavo solo scherzando…”

“No, non stavi scherzando…ti si vede…e smettila di dire queste cose…” aggiunge Cris infuriata anche lei, che osservandomi per l’ultima volta si rigira ed esce dalla stanza.

“Cris…Cris…?”

“Ecco chiamala…seguila…visto che sei il suo ragazzo…”

“Leo, ma che dici?”

“Io dico quello che penso…e penso che avere degli amici come voi...sia…un’assurdità…”

Do una botta all’armadio e infuriato me ne vado…lasciando soli i ragazzi…

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Capitolo 13
*** Un vero amico ***


Mi sento uno stupito per aver trattato male i miei amici. Davide stava solo scherzando e per una sciocchezza ci siamo allontanati e litigato come bambini.

Sembra che sia crollato l’ospedale intero: ho risposto male a Davide, ma è il suo carattere e come dice Lilia è difficile stargli vicino, ho risposto male a Vale, prendendolo per uno stupito, invece è solo un ragazzo come me, come tutti noi, e per finire ho trattato male Cris, debole e fragile.

L’unico che non si intromette nelle discussioni altrui è Toni, sempre riservato, ma pronto a regalare allegria.

E Rocco? Bè, che dire! Lui dorme, ma sente, capisce i nostri problemi, perché veglia su noi Braccialetti.

Sono nella stanza del mio amico Nicola. Con lui mi sento sicuro, fuori da problemi e pericoli. Per me…è un padre, sempre disponibile, gentile e pronto ad aiutare gli altri: è il contrario di me.

“Leo, da quanto tempo!! Allora, che mi dici del gruppo?!”

E’ sempre felice, allegro, nonostante i suoi problemi. “Che c’è? Mi sembri triste…è successo qualcosa?!” mi chiede vedendomi con aria triste e malinconica.

“No, è che…ho litigato con i miei amici. Mi sento uno stupito.”

“Ma che dici Leo! Come hai litigato? Perché?!”

Nicola è seduto sul bordo del suo letto, mi avvicino con la sedia a rotelle e lo abbraccio forte forte.

“Leo…oh…che è successo?!”

“Nicola, non sono un bravo leader. Ho trattato male i miei amici: prima ho risposto male a Cris e ha ragione lei, perché durante la nostra prima riunione dissi che saremo rimasti uniti in qualunque momento, e invece non è così. Cris mi aveva chiamato per andare da Davide, visto che si era ripreso e io l’ho cacciata. Poi ho trattato come uno stupito Vale e ho risposto male a Davide…”

“Leo, è normale che tra ragazzi si litighi…è la vita…vuoi che ti accompagno alle macchinette a prendere qualcosa?” mi chiede ed io con tono secco gli rispondo: “Ok, andiamo. E comunque…sei un vero amico Nicola! Ah, ma cosa significa…watanka?!”

Da quando quel giorno mi nominò questa parola, la mia curiosità non svanisce.

“Perché me lo chiedi proprio ora?”

“Non lo so…mi è venuto in mente adesso e voglio saperlo…”

“Ok, te lo dico…CORAGGIO…!”

Rimango a guardarlo. Ora finalmente conosco il significato di questa strana parola.

E infatti in un gruppo ci vuole coraggio, specialmente se si tratta di un gruppo…speciale! Ed è proprio questo che ci vuole in un gruppo: il coraggio di andare avanti, superando la malattia, affrontandola e andando oltre. Dovrò dirlo ai miei amici, ma non ho un minimo…di coraggio…

“Grazie Nicola…Watanka!!”

Mi ricambia il suo sorriso, ma ancora non mi sento del tutto felice. Dove saranno i miei amici?

“Leo, perché non vai da loro? Sei il leader del gruppo, una persona importante e…”

“No Nicola, ti sbagli di grosso, io non sono il leader…”

“Leo…ti ricordi quella volta che ti dissi che come leader saresti stato perfetto? Sei un ragazzo forte, coraggioso, proprio come un leone…”

Ci guardiamo in faccia. Nicola ha sempre ragione su quello che dice. Non ha mai torto.

“Avanti leone, vai a scusarti con i tuoi amici e chiedi loro la pace…va’…”

E’ da questo pomeriggio che non mi faccio più vedere, che non sono presente tra loro, e pensare che hanno voluto preparare la mia festa di compleanno senza che io gli dicessi niente.

“Hai ragione Nicola…Watanka!!!”

E spalancando la sua bocca mi urla: “Così sia detto, così sia fatto, così sia scritto…Watanka!!!

E Ricordati Leo: ci vuole coraggio…è il vostro motto…coraggio!”

Mi sorride e poggiando la sua mano sulla mia spalla ci allontaniamo dalla stanza, pensando a loro…ai miei Braccialetti…

 

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Capitolo 14
*** Piccolo mondo ***


Per i corridoi dell’ospedale bambini spensierati ridono, giocano, si divertono con le loro madri, mentre i padri sulla sedia leggono il giornale, nella sala d’attesa.
Ci sono ragazzi di tutte le età, dai più piccoli ai più grandi, accompagnati dai loro genitori.
Dottori e infermieri gironzolano per il corridoio con in mano cartelle cliniche, fogli e documenti.
Mentre di fuori un tiepido venticello smuove le chiome degli alberi, facendo cadere le foglie, come in autunno.
Ma non è autunno, è primavera…ma qui in ospedale i giorni non passano. Sono tutti uguali; la mattina ci si riposa, il pomeriggio si legge e la sera si dorme.
Il tempo vola, ma io ho come la sensazione che fosse sempre lo stesso giorno, alla stessa ora, stessi minuti e stessi secondi.
Non mi accorgo del tempo, faccio caso solo al colore del cielo. In questo momento è di un azzurrino, coperto da tantissime nuvole, di varie forme. Sembra di stare in paradiso, invece si è sulla Terra, circondati dalla tristezza.
Sento l’odore delle malattie, la sofferenza dei malati…
Vedo il colore dei camici dei dottori sempre pronti ad aiutare gli altri.
Sarà vero? E allora visto che sono dei maghi, perché con un tocco di magia non fanno alleviare la sofferenza, il dolore, la tristezza?
Ogni giorno decine di pazienti popolano i corridoi dell’ospedale, un piccolo mondo all’interno del quale esistono solo le parole “dolore e sofferenza”.
Mi ci sento nato, invece ci vivo solo…



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Capitolo 15
*** Di nuovo insieme ***


Nella mia stanza non trovo nessuno; è vuota del tutto.
Ho un buco nello stomaco tanto da non riuscire a bere nemmeno un bicchier d’acqua.
I miei amici che cosa penseranno di me? Che non sono un bravo leader? E infatti non lo sono e non lo sarò mai.
Rocco è l’unico in questo momento in grado di aiutarmi, di aiutare un povero ragazzo, disperso tra i corridoi dell’ospedale, senza una meta…ma non è solo nella sua stanza, qualcun altro è con lui a tenergli compagnia…i miei amici.
E ora cosa gli dirò? Come mi scuserò? Non ho il coraggio, ed è strano che il motto del nostro gruppo è proprio la parola “coraggio”. Credevo di poter diventare amico di quei poveri ragazzi malati come me. E penso che, quello che mi disse Cris sia giusto e la colpa è tutta mia. Sono stato io a dire che rimarremo uniti nel dolore, nella sofferenza e nella malattia e dovunque ce ne andremo non ci lasceremo, ma evidentemente ho sbagliato, ho sbagliato a fidarmi di Nicola, un uomo con tantissimo coraggio e al quale voglio un mondo di bene.
Mi sento uno sciocco, uno stupido. Mi sento solo un ragazzo malato, con una malattia ancor più pericolosa, una malattia che in pochi giorni potrebbe andarsene, lasciarmi o sarò io a dovermene andare…
Da dietro l’anta della porta osservo Davide, sdraiato sul suo letto e finalmente ripresosi dopo il male accadutogli. Ma cosa gli potrà essere successo?
Vale è posizionato sul bordo del lato destro del letto di Rocco, mentre Toni sull’altro.
Cris è seduta a gambe incrociate sul tavolino davanti il letto di Davide.
In quella stanza manca qualcuno con loro; il loro capo...il leader…
Mi avvicino e mi fermo sull’uscio della porta. Mi sento fissato, e mi guardano con aria infuriata, quasi da volermi menare.
“Ciao” li saluto accennando loro un sorriso e senza sentimento aggiungo, fissandoli uno per uno: “Io sono il capo in questo gruppo, ma evidentemente non è così. Non sono un buon leader, come pensate, sono solo un ragazzo malato, calvo e senza una gamba. Sono qui per ringraziarvi…e chiedere scusa.”
Mi osservano attentamente quasi stessi spiegando loro una storiella, ma questa non è la solita storiella che i genitori raccontano ai loro figli, è molto di più.
“Io…vi porgo le mie scuse: scusa Cris, se ti ho cacciato in quel modo. Volevi che venissi con te per andare a trovare Davide e io…ti ho urlato in faccia, ma in quel momento volevo restare solo. Scusa Vale per come ti ho risposto prima…e perdonami Davide, per la risposta che ti ho dato…scusatemi…e oltre a scusarmi…vi devo ringraziare, perché senza di voi questa mattina…non mi sarei mai divertito con degli amici buoni come voi, anche se per poco visto quello che è successo…”
“No Leo, non sei tu a scusarti, ma io…” all’improvviso Davide mi interrompe e continua il suo discorso: “Tutto è partito dalla mia domanda che posi a Cris. Vi ricordate? E voi ve la siete presa con me…”
“Ma smettila Davide, stavi solo scherzando, ti si leggeva negli occhi!!”
Davide è uno di quei ragazzini che se ne frega sempre degli altri, pensando solo a se stesso, ma nonostante il suo caratterino è contento di stare con i suoi amici, con noi Braccialetti.
“Cris, hai proprio ragione. Tu Davide non c’entri niente. La colpa è stata solo mia e come dissi quella sera, durante la nostra prima riunione, resteremo sempre uniti, in qualunque momento e luogo…”
“Anche in bagno?!”
“Davideee…vedo che ti sei ripreso bene, dopo lo svenimento…” gli dico ridendo.
“Si vede!!” prorompe Toni, sempre con il solito sorriso.
“E anche troppo!! Di solito dopo uno svenimento del genere si è rintontiti…e tu Davide non lo sei per niente!!!”
Conclude Vale, con aria sorridente.
“Bè, che dire…siamo dei ragazzi…”
“Speciali!!” ribattono in coro i miei amici.
E infatti noi siamo dei ragazzi proprio…speciali.
“Amici…grazie per la bellissima festa…”
“Ma smettila Leo…” mi interrompe Toni con il suo divertente accento napoletano.
“Siamo noi che dobbiamo ringraziarti…perché, vedi Leo…con i tuoi problemi, prima la morte della tua mamma e poi la scomparsa di tuo padre…abbiamo capito che è importante e bello vivere con degli amici accanto, soprattutto durante i periodi difficili, proprio come adesso…”
Cris con la sua bellissima voce e il suo dolce sorriso, mi fa tornare sempre la serenità in un luogo triste e cupo come l’ospedale…ma in fondo tutti i miei amici mi regalano il sorriso e la gioia.
“E voi come lo sapete?” gli chiedo non riuscendo a capire come fanno a conoscere i miei problemi.
“Toni!!!” mi rispondono in coro, sorridenti.
“Sempre il solito Toni!!!”dico con un leggero sorriso.
Si avvicinano a me circondandomi, e mi abbracciano forte forte.
Finalmente siamo uniti, di nuovo insieme…

NOTA AUTRICE:
Ecco il capitolo 15, spero che anche questo vi piaccia.
Grazie a chi legge e segue la mia storia

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Capitolo 16
*** Cuore ***


Avrei desiderato molto che questo momento arrivasse; finalmente siamo di nuovo uniti, in qualunque ora, minuti e secondi. Lo sapevo che prima o poi saremo ritornati insieme: me lo sentivo.
E' notte fonda, medici e infermieri passano lungo il corridoio del reparto sempre pronti con garze e bombole di ossigeno.
Vale dall'altra parte del letto osserva il cielo costellato da miriadi di stelle, luminose e belle.
Io penso...al nulla.
E' quasi mezzanotte. Sembra caduto l'angelo del silenzio per la tranquillità, ma questa non dura per molto.
All'improvviso delle grida si sentono provenire da fuori; davanti la stanza mia e di Vale, vedo passare un letto con adagiato probabilmente un ragazzino, più piccolo di me, circondato da una diecina di medici e dottori.
"Chi sarà?" mi chiede Vale alzatosi dal cuscino per la confusione e la preoccupazione sorta in lui.
"Non lo so...sarà qualcuno che si è sentito male!"  gli rispondo.
"Ma è sempre così in ospedale...?"
"No, qualche volta succede, ma non spessissimo!"
Vale diventa triste, come se una grande paura fosse emersa in lui.
"Dai Vale, tranquillo, vedrai, i medici sono sempre a disposizione di tutti...si riprenderà..."
Lo tranquillizzo sussurrandogli queste semplici parole.
"E allora perché ieri durante la festa, poco dopo che Davide è svenuto, ci hai detto che i dottori non sanno mai niente...o qualcosa del genere?"
Rimango a guardarlo: "Ero arrabbiato con me stesso...non con i medici...Dai, adesso dormiamo, che è tardi...Buonanotte Vale!" e mi rigiro dalla parte del muro, ancora con problemi e pensieri che mi affollano la mente...
"Leo, Vale! Davide...si è sentito di nuovo male!"
Toni in fretta e furia, entra preoccupato nella mia stanza. A quella frase mi alzo dal letto, mi siedo sulla sedia e con tutta fretta e senza altra perdita di tempo, mi avvio con Toni seguito da Vale.
"Ma, si è sentito male un'altra volta? Che cavolo...non ci voleva!"
Durante il tragitto Vale, sempre preoccupato è il primo a parlare, visto il silenzio e la tensione, che è scesa in noi.
"Toni, ma dov'è Davide? Dove ci stai portando? La sala rianimazione l'abbiamo su..."
Freniamo con le nostre sedie, trovandoci di fronte la scritta "Sala operatoria".
Dopo aver letto quelle due parole un vuoto scende in me, quasi da far comparire i brividi alla schiena.
Lungo il corridoio, adiacente alla porta della sala, Lilia con il padre sono abbracciati tra loro, tristi e sconvolti.
Su una sedia, poco distante dalla sala, Cris è seduta con braccia conserte, con una grande preoccupazione scesa in lei.
Mi avvicino, poggiandole la mia mano sulla sua spalla. Si avvicina  a me e mi stringe forte a se, continuando a piangere ininterrottamente. Con le lacrime che le solcano il viso, singhiozzando mi dice: "Ad un certo punto...gli mancava l'aria...non...respirava...io ero nella mia stanza...quando all'improvviso Toni entra e mi dice di venire subito...per...Davide. Sono venuta qui, accompagnata...dai...genitori...e..."
"Da quanto tempo che è dentro?" le chiedo, con voce bassa, facendo riprendere fiato.
"Da mezz'ora..."
"Ma...dove lo devono operare...?" le chiedo pensando che fosse qualcosa di poco…
Mi fissa negli occhi, esegue un profondo respiro e guardandomi sussurra: "Cuore..."


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Capitolo 17
*** Paura ***


Rimango a guardarla. Dai miei occhi escono lacrime, dolci e tenere lacrime.
Perché dentro siamo così complessi? La pasticca non basta, bisogna aprire per far guarire il male, aprire e lavorare quel piccolo cuoricino che batte.
Quello di Davide è un cuore grande, forte e lui stesso, coraggioso com'è, riuscirà a sfangarla e a vincere sconfiggendo il suo brutto male.
Io, Cris, Vale e Toni siamo davanti la porta della sala, dentro la quale, in questo momento stanno curando il nostro amico Davide, che sono sicuro ce la metterà tutta, perché è un tipo forte, coraggioso...come noi. Ed è questo che ci vuole...coraggio...tantissimo coraggio!
Ci teniamo stretti, tenendoci per mano, mentre il padre e la compagna, abbracciati tra loro, non fanno altro che pensare a loro figlio.
“Forza ragazzi…dobbiamo essere forti...in questo momento dobbiamo pensare solo ed esclusivamente a Davide…chiaro? Solo a lui, a nessun altro!”
“Hai ragione Leo…solo a Davide…”
Cris, nuovamente mi abbraccia, piangendo.
Io la amo, la amo con tutto me stesso, con tutto il mio cuore…
“Guardate quei due, sono abbracciati da mezz’ora!” Vale interrompe il silenzio, caduto per qualche secondo.
“E’ vero. Non si sono per niente distaccati…”
“Questo Cris… perché si vogliono bene…” conclude Toni.
Con le nostre teste facciamo un piccolo cenno. Nonostante non fosse la sua vera mamma, Lilia vuole bene a Davide, perché lo ritiene come un vero figlio, un figlio da accudire e curare.
“Dai ragazzi, alziamo il braccio e urliamo un piccolo segno di coraggio per Davide: così sia detto, così sia fatto, così sia scritto…Watanka!!”
“Watanka!!!”
Ora, noi Braccialetti, dobbiamo pensare solo a lui…

Sono passate due ore da quando Davide è entrato nella sala operatoria e noi siamo ancora qua, ad aspettarlo.
Dentro ho tanta paura, una paura matta che Davide non possa farcela…
In così poco tempo il suo male lo ha colpito. Ed è per questo che sono preoccupato, come anche i miei amici sono in pensiero per lui.
“Lo hanno dovuto operare d’urgenza e per fortuna che i medici sono intervenuti subito, altrimenti Davide…non ce l’avrebbe fatta…”
Lilia sedutasi accanto a noi Braccialetti, ci riferisce quanto accaduto, con una dolce preoccupazione in viso.
In questi anni, Davide lo ha voluto bene come un figlio e lui come una mamma, sempre attenta al suo caratterino da duro ragazzino. Lo dice lei stessa che è scorbutico, viziato (da suo padre), ma dentro è dolce, buono e forte.
“Ma precisamente cosa ha avuto?” chiedo alla donna.
“Un infarto…”
Penso e rifletto tra me e me: un ragazzino come tanti altri, con una grande voglia di vivere, alla sua età un attacco di cuore…troppo presto…presto…ma è la realtà…
L’uomo porge un bacio sulla fronte di Lilia, accenna a noi un piccolo sorriso e si allontana dalla sala d’attesa.
Noi siamo qui, seduti ad aspettarlo, quando all’improvviso uno scricchiolio della porta della sala operatoria, ci distoglie dai nostri pensieri…

NOTA AUTRICE:
Ciao a tutti! Ecco un altro capitolo. Spero che anche questo vi piaccia.



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Capitolo 18
*** Nostro amico Davide ***


Il mio cuore comincia a battere sempre più forte; in questi due anni non sono mai stato in pensiero per un mio amico. Ne ho viste tante di operazioni a ragazzi della mia età e dell' età di Davide, ma lui non è il solito ragazzino ricoverato ed operato qui dentro, è molto più di un amico.
"Cosa...sta succedendo...?"
Una volta uscita dalla sala operatoria, un'infermiera si dirige in tutta fretta lungo il corridoio del reparto, con le bombole di ossigeno, mentre Lilia le si avvicina porgendo ansiosa e preoccupata la domanda.
"Signora, adesso non è proprio possibile, per favore...stia calma..."
"Ma come...cosa è successo? Come sta Davide...la prego..."
Dolci lacrime escono dai verdi occhi della donna, che sedutasi sulla sedia del corridoio piange e piange disperata nascondendosi il viso con le mani.
Io, Vale, Toni e Cris la guardiamo con la sua stessa espressione in viso. Cris le si avvicina, sedendosi accanto e poggiando la sua mano sulla spalla in segno di conforto.
"Stai tranquilla Lilia, vedrai, andrà tutto bene. Davide è un ragazzo forte e coraggioso, come in fondo lo siamo tutti!"
La ragazza dopo aver pronunciato queste parole, le accenna un tenero sorriso e la donna ricambia facendo un piccolo cenno con la testa e stanca poggia la sua testa sulla spalla di Cris, chiudendo teneramente gli occhi.

"Leo, Leo...sveglia!"
Dopo essermi sentito chiamare, alzo il capo e dopo aver aperto gli occhi mi trovo davanti Vale e Cris che mi chiamano all'unisono, Toni che mi scuote sulla mia spalla. Con gli occhi ancora semichiusi dal sonno, mi stiracchio chiedendo ai ragazzi il perchè di quella chiamata: "Cosa c'è?"
"Leo, è appena uscito il chirurgo dalla sala e sta parlando con Lilia  e il padre, vedi..."
Cris, una volta posatasi davanti  a me, si scansa facendomi vedere il chirurgo  e i genitori.
Tutti e quattro silenziosamente e in lontananza ascoltiamo la conversazione, senza farci notare.
"Sono il dottor Alfredi: l'intervento è riuscito e Davide sta bene. Ci sono state complicazioni, ma tutto è stato risolto."
"ODDIO!!"
Lilia forte forte si abbraccia al padre di Davide, singhiozzando e piangendo per la gioia.
"Ma, dottore, precisamente cosa ha avuto?" chiede il padre, ritornato dopo qualche ora dalla sua assenza.
"Ha avuto un'aneurisma all'aorta che finalmente siamo riusciti  a curare. Siamo intervenuti in tempo e se non l'avessimo operato subito...non ce l'vrebbe fatta. E' stato un intervento molto complesso e delicato e per questo dovrà restare in sala Terapia intensiva almeno per una settimana..."
Gli occhi del dottore, veri e sinceri si posano sugli sguardi dei giovani.
"Ma possiamo vederlo?" chiede Lilia una volta sollevatasi dalla paura.
"Ogni tanto, non tutti i giorni. Comunque se venite o la mattina o il pomeriggio dirò agli infermieri di farvi entrare. State tranquilli; vostro figlio ora è fuori pericolo."

NOTA AUTRICE:
Ciao a tutti! Eccoci con un nuovo capitolo. Grazie ancora a chi segue la mia storia.

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Capitolo 19
*** Ti amo ***


Un forte abbraccio ci unisce e sotto di questo intense lacrime solcano sul nostro viso. Ora Davide sta bene ed è questo quello che conta davvero.
"Ragazzi, quando lo vedremo gli diremo che saremo stati tutta la  notte fuori la sala operatoria ad aspettarlo!" dopo un bel po’ di silenzio Vale è il primo a prendere la parola.
"Si, hai ragione vice, glielo diremo con un sorriso che lo renderà felice!" afferma Toni.
"Però, quando lo potremo vedere?!" chiede Cris.
"Non avete sentito? Potremo vederlo o la mattina o il pomeriggio. Ci daremo un appuntamento e andremo da lui. Che ne pensate?" ribatto, l'unico forse  a conoscenza di quanto riferito dal chirurgo.
"Grande Leo! Saranno i giorni più felici della sua vita!" afferma Toni, fiero e contento della proposta.
"Però prima urliamo questo per Davide...Braccialetti in alto..."
"Watankaaaa!!!"
E dopo aver urlato un grande "watanka", ci allontaniamo, ritornando ognuno nelle proprie stanze.

Sono le otto del mattino: Vale, sdraiato sul letto, dopo aver osservato per qualche secondo da fuori la finestra, si addormenta, mentre io chiudo gli occhi. Ho la testa confusa, piena di pensieri e domande alle quali non trovo risposta.
"Si può?!"
Alla chiamata mi distolgo dai miei pensieri. Alzo la testa dal cuscino e dall'uscio della stanza Cris si avvicina a me, sedendosi sul bordo del mio letto.
"Posso?" mi chiede intimorita e con un tono di voce bassa, per non svegliare Vale  che dorme.
"Ma certo! Comunque sei stata brava quanto ti sei avvicinata a Lilia e l'hai confortata. Nessuno di noi tre l'avrebbe fatto perchè queste sono cose da donna no?" le chiedo con aria alquanto buffa.
"Come sei simpatico! Comunque è vero, perchè nè tu, nè Vale e nè Toni l'avreste fatto! Comunque ti devo dire una cosa!"
"Riguardante Davide?" mi avvicino, porgendole dolcemente la domanda.
"No, no, lui non centra. E' una cosa... che... riguarda noi due..." il suo tono diventa ancora più flebile e intimorito.
"Io anche ti devo dire una cosa!"
Io la amo, ma non so come dirglielo. Quando parlo con lei, mi fa tornare in mente mia madre, stesso carattere, stesso sorriso. Capisco i suoi problemi e le sue paure e vorrei tanto aiutarla, perché so che dentro soffre, come in fondo soffriamo tutti.
E finalmente il momento è arrivato; sono emozionato, non ho il coraggio, ma mi faccio avanti. E' da tempo che aspettavo questo momento, ma dopo tutto quello che è successo, il tempo non me lo ha permesso.
Mi avvicino al suo orecchio destro e dopo una lunga attesa dolcemente le sussurro: "Ti amo!"
Mi discosto dal suo orecchio; le sorrido, mentre lei a quella dolce frase mi guarda perplessa, con occhi spalancati. Il mio cuore batte forte forte, mi avvicino. Passano i secondi, minuti. Le nostre labbra stanno quasi per toccarsi. Chiudo gli occhi. Emetto un profondo respiro e mi avvicino. Le nostre labbra si toccano, pronte per un intenso, dolce e lungo bacio d’amore.

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Capitolo 20
*** Un amico è per sempre ***


Tre giorni son passati. In queste notti non ho chiuso occhio. Sono troppo in pensiero per Davide.
Io e i miei tre amici abbiamo una grande voglia di rivederlo, di toccarlo, di regalargli anche un piccolo, ma forte bacio, e questo pomeriggio andremo da lui.
“Ragazzi! Psssh!”
“Ah Leo finalmente! Aspettavamo proprio te. Dai, vieni!”
In silenzio io, Vale, Toni e Cris ci dirigiamo con passo felpato nella sala di terapia intensiva.
Arrivati davanti, un’infermiera ci da il permesso di entrare. Indossiamo dei camici azzurri che ci coprono dalla testa fino ai piedi, dello stesso colore che indossano i chirurghi, per evitare di prendere e portare noi stessi le infezioni.
Una volta entrati notiamo i numerosi letti, uno accanto all’altro, con adagiati bambini e ragazzi  che dormono, o che sono svegli.
“Eccolo!” Toni, dopo avere visto Davide, si avvicina al suo letto e noi a seguirlo ci avviciniamo con cautela.
E’ irriconoscibile: il lenzuolo gli copre dai piedi alle gambe, con numerosi fili e tubi. Sul suo viso tiene una bombola di ossigeno, mentre una lunga garza copre sul petto la ferita. Sull’addome i drenaggi gli scendono fino alle ginocchia e all’interno di questi sangue caldo attraversa i tubi.
Il suo viso è pallido, come non lo è mai stato. Ha gli occhi chiusi: sembra che sogni!
Io su un lato del letto gli tengo la sua mano, Cris accanto a me poggia la mano sulla sua gamba, Toni dall’altro lato gli accarezza i ricci capelli, Vale anch’esso poggia la mano sulla gamba.
Dai nostri occhi dolci e intense lacrime solcano il viso. Siamo commossi, ma nello stesso tempo felici.
Cerchiamo di chiamarlo, di confortarlo, ma lui non risponde. Passano i secondi, i minuti e durante la lunga attesa continuiamo a guardarlo, fissarlo coi nostri occhi, occhi che piangono e che si commuovono…
“Ra…gaz…z…i…”
All’improvviso un dolce e flebile lamento ci distoglie dai nostri pensieri. Vediamo le sue labbra muoversi, così come gli occhi, fino a quando li apre del tutto.
“Leo…T-oni…Va-le…Cr-is…”
“Si, siamo noi Davide! I tuoi amici, i Braccialetti!”
Toni con le lacrime agli occhi e commosso gli si avvicina, poggiando la mano destra sulla fronte, la sinistra sulla mano.
“Finalmente amico, ci hai fatto stare in ansia!” affermo quasi ridendo.
“Lo sai Davide, ti siamo stati vicino per tutta la notte, mentre tu eri in sala operatoria. E poi abbiamo pensato che ogni giorno uno di noi verrà a trovarti…” gli dice Cris, con una dolce e bellissima voce.
“Non tutti insieme perché sennò quelli ci fanno ‘na capa così!” ribatte Toni, sempre con il suo simpatico accento napoletano, interrompendo il discorso di Cris, facendoci scoppiare in una pazza e felice risata, mentre Davide ci segue divertito, sorridendo con un sorriso allegro, buono, dolce…e bello, proprio come lui!
“Attenti ragazzi…Braccialetti Rossi in alto…”
E un grandissimo “watanka” viene urlato da noi Braccialetti , tanto da farsi sentire da pazienti, dottori e infermieri che ci fissano titubanti: “WATANKAAAAA!!”
“Ricordatevi ragazzi...” affermo guardandoli e sorridendo ad uno per uno: “…un amico…è un amico per sempre!”

NOTA AUTRICE:
Grazie ancora a chi segue la mia storia

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Capitolo 21
*** Caro diario... ***


Caro diario,
è da tempo che non ti scrivo, che non mi faccio vivo, ma sai, in questi ultimi giorni, da quando sono diventato leader, sono successe un botto di cose e non ho avuto tempo per aggiornarti sui fatti che avvengono qui dentro.
Essere leader è davvero difficile, a pensare che qualche settimana fa, poco prima che si venne a scoprire il problema di Davide, non mi  sentivo e non mi vedevo essere il capo di un gruppo, nemmeno io conosco il motivo del perchè.
Bisogna puntare gli occhi su tutto e su tutti i componenti, stabilire regole da rispettare, e nonostante io fossi il più grande, le regole non vengono molto rispettate, specialmente da qualcuno...
La verità è che, come già ti dicevo, in quest'ultimo periodo sono successi fatti ed episodi che non avrei immaginato che potessero avvenire e questi hanno un pò...come dire...scombussolato il mio stomaco...
Io, nonostante il mio dannato tumore sono allegro e sorridente con tutti. Con chi ho voglia di scambiare due semplici parole lo faccio, ma quando mi stanco e mi annoio me ne ritorno nella mia stanza e mi distendo sul mio letto e trovo il tempo per pensare e riflettere su tutto ciò che vivo e su tutto ciò che mi circonda.
A volte con la mia chitarra intono qualche nota di canzoni che conosco e che mi piacciono ascoltare, ad esempio "Io non ho finito".
Il mio Vice, Vale, anch'egli è di buon umore, felice, sorridente e allegro come non mai.
L'altra mattina dopo essermi svegliato, notai sul vetro della finestra della nostra camera un dipinto raffigurato un ospedale sul mondo, circondato da tantissime stelle luminose che popolano il cielo.
Mi incantai di fronte la visione di quell'edificio, forse un pò complicato, ma che mi ha regalato e mi regala tutt'ora molto e vissuto con coraggio la mia difficile vita.
Quella mattina capì subito chi ha voluto raffigurare sul vetro quel meraviglioso dipinto.
Vale ama dipingere su qualunque oggetto gli capita davanti, che sia un foglio, una tela e il vetro di una finestra.
Tiene sempre a portata di mano penne, pennarelli e matite colorate, un foglio e la voglia che lo spinge a dipingere qualunque soggetto: una casa, un albero, una macchina, perfino un ospedale...
La Ragazza, Cris, nonchè la mia fidanzata continua a non mangiare.
Quando si impunta su una cosa, non riesce mai a staccarsene.
Mi sento sciocco a dire queste cose, ma io le donne non le capisco proprio!
Ogni volta che la incontro ha sempre il broncio, forse su qualche cosa andato storto, ad esempio la solita litigata mattutina con sua sorella, che ha qualche anno in più di lei.
Le trovo sempre a discutere sul problema, riguardo la sua odiosa malattia, quasi tutti i giorni. Cris dovrebbe essere contenta ad avere una sorella che tutti i giorni la viene a trovare in ospedale, ma evidentemente non le basta, le manca ancora qualcosa, e so io cosa: l'amore e l'affetto ed è questo che le manca.
Il Furbo, Toni, ha sempre l'aria da scherzoso e furbetto. Non è mai triste e in così poco tempo che lo conosco ho già imparato il suo carattere da ragazzo solidale, sempre pronto a regalare il sorriso.
Lui e il nonno sembrano una coppietta comica, ad esempio Totò e Peppino.
Hanno sempre da discutere, da ridire su tutto e su tutti. E poi, con il loro simpatico accento napoletano, sai quante di risate escono da questo luogo!!
Il Bello, Davide, dopo il suo lungo, difficile e delicato intervento, si è ripreso bene, e anche fin troppo!
Sembra che odi l'intero mondo. Non gli sta bene mai niente. Si  sente il capo del gruppo e sbaglia, anche di grosso, perchè sono io quello che comanda, o no?
Si sente qualcuno di importante, ma in fondo è una ragazzo come me, come tutti.
Credo che anche a lui manchi l'affetto, quel sentimento che spetta a tutti i ragazzi della sua età.
Certo, ha un padre che gli vuole bene, che lo viene a trovare ogni pomeriggio, visto che la mattina lavora, ma avidentemente...non basta.
Lilia lo ritiene come un figlio, ma forse Davide non la sente come una vera madre, perchè la sua vera madre non è lei. La sua mamma è morta...come in effetti anche la mia.
E' importante avere accanto qualcuno che ti vuole bene, che ti ama, che supera con te le paure, i dolori e il coraggio...
Ora, caro diario, visto che ho ricordato tutti i miei amici Braccialetti, ti chiederai...e Rocco?
Infatti, in questa breve pagina di diario, ti voglio raccontare proprio di lui, dell'Imprescindibile.
Perchè cosa è successo? Ti chiederai. Bè, è successo, è successo che Rocco ha potuto rivedere di nuovo il suo mondo, il sorriso di sua madre e i visi dei suoi amici, che dopo mesi e mesi lo aspettavano che tornasse con loro, per la prima volta insieme...
Ti aggiornerò su tutto
Alla prossima
Leo




NOTA AUTRICE:
Ciao a tutti! Questa è una breve pagina di diario di Leo, che in pratica riassume gli avvenimenti dei  Braccialetti, i loro fatti, come ad esempio il risveglio del piccolo Rocco.
Grazie ancora a coloro che seguono la mia storia.
A presto!








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Capitolo 22
*** Il cerchio della vita ***


E' iniziata una nuova vita per Rocco, qui in ospedale, perchè ora è sveglio (almeno durante il giorno), tant'è che siamo stati noi Braccialetti a dirgli che da questo momento in poi non lo vogliamo più vedere dormire.
"Da adesso in poi non ti vogliamo più vedere dormire, nemmeno se è notte fonda. Chiaro?!"
Gli domandai con il sorriso la sera stessa del suo risveglio, che nessuno, nè medici nè infermieri hanno capito come tutto questo sia potuto succedere.
"Ok, ve lo prometto!"
La voce profonda del piccolo Rocco tende a rimanere sull'attenti per tutti noi Braccialetti, visto che questa è la prima volta che lo sentiamo parlare e sorridere.
E' tornato finalmente in mezzo a noi, e ora il gruppo dei fantastici Braccialetti è al completo.
"Ma...quella strana parola, cosa significa, Leo?!"
E' la prima volta che mi sento domandare da qualcuno cosa significhi quella strana parola che io e i Braccialetti urlammo durante il nostro primo incontro: Watanka!
"Non lo so..."
"Ma come...guarda che si legge nei tuoi occhi che lo sai ...avanti, dicci..."
Continua a domandarmi la dolce Cris.
"Uffa! E va bene ve lo dico..."
Noi sei Braccialetti siamo riuniti nella stanza di Davide e Rocco, tutti sull'attenti.
"...coraggio! Ci vuole coraggio per un semplice motivo: per superare le difficoltà, paure, dolori e perdite, restando uniti e rimanere forti..."
"e se guariamo è grazie ai nostri medici e  infermieri che ogni giorno si preoccupano per noi, giusto? Perchè per poter riuscire a sopravvivere ci vuole lo stesso coraggio." mi chiede Davide, perchè lui stesso è riuscito a sconfiggere il suo male che ogni giorno lo tormentava, ed è stato solo grazie ai medici, al chirurgo e agli infermieri che gli sono stati vicino per tutta le nottata, che ora è guarito.
"Esatto..." gli rispondo, porgendogli la mia mano sulla sua spalla, così anche agli altri Braccialetti, fino ad unirci in cerchio, un cerchio che da questo momento in poi non sarà più in grado di dividerci.
I medici sono le prime persone ad essere speciali, perchè senza di loro nessuno riuscirebbe a sopravvivere anche per un piccolo malore.
Il risveglio di Rocco è stato una conquista, perchè con la sua malattia i dottori hanno potuto comprendere meglio la malattia e la medicina che ogni giorno tende a fare passi da gigante.
Così come l'operazione di Davide e di tutti coloro che ogni giorno affrontano un intervento di qualunque tipo, è una conquista, che per nessuna ragione al mondo va perduta.
"Le perdite possono essere delle conquiste"
Me lo disse per la prima volta il medico il giorno prima dell'amputazione alla mia gamba.
Mi disse inoltre di preparare una festa d'addio e di invitare tutte le persone che hanno avuto a che fare con lei, dai parenti agli amici più grandi.
"Ricorda Leo: quando perdi qualcosa, convinciti che non stai perdendo, ma stai guadagnando una perdita. Inoltre le perdite sono positive, perchè ogni perdita è una conquista..."


NOTA AUTRICE:
Eccomi di nuovo con un nuovo capitolo.
Spero di ritrovarci in qualche piccola recensione, almeno facendomi capire se vi piaccia oppure no.
Baci


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