L'arcobaleno nel cuore

di angelad
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***




L'arcobaleno nel cuore
 
 
 
 

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Sembrava una mattina qualunque in casa Castle..
Il proverbiale e immancabile odore del caffè aleggiava per l’aria e il televisore trasmetteva il telegiornale mattutino informando quali avvenimenti erano accaduti nel mondo nella nottata.
Ma nulla poteva essere paragonato alla tragedia che si stava verificando in quel preciso istante dentro alle mura di quel proverbiale nido d'amore..
“Rick, per favore! Ti sto chiedendo per una volta nella tua vita di essere solidale con me! Non mi pare una richiesta così complicata!!! Lo vedi questo? Te lo ricordi? È l’anello con il quale mi hai sposato e hai giurato di essermi solidale nella buona e nella cattiva sorte! Quindi non puoi tirarti indietro stamattina! Assolutamente no!!!”.
Kate Beckett si muoveva nervosamente dietro al bancone cercando di preparare la colazione, mostrando la sua mano sinistra al marito che, appoggiato con le mani sul viso al bancone stesso, cercò d’interrompere il monologo della sua bellissima moglie: “Amore calmati o brucerai le uova…”
Lo sguardo della donna lo lasciò senza fiato: “Non me ne importa un fico secco e poi non sto bruciando assolutamente nulla! Non oserai dire che sono una pessima cuoca?”..
“Non lo farei mai amore, ma…”.
“Non ti azzardare Rick! Non ci provare nemmeno a sviare il discorso! Dobbiamo assolutamente trovare un accordo… questa volta non cederò, anche perché non ci sono alternative!”.
Castle fece il giro del bancone, la raggiunse, la cinse per la vita e, dopo averle scostato i capelli le donò un dolce bacio nell’incavo del collo: “Amore mio, un’alternativa la si trova sempre…”
“Questa volta no Rick, non c’è….” sottolineò ancora la sua giovane moglie.
“Mia madre?”
“E’ alla scuola di recitazione e non si libererà prima del pomeriggio…”.
“Alexis?”
“Rick tua figlia è all’università per quel famoso esame per il quale sta studiando da mesi. Non credo che ci rinuncerà per farti un piacere… E non ho nemmeno intenzione di chiederglielo! Ma ti pare??”.
Castle scosse la testa: “Potrebbe darlo alla prossima sessione… Ho cresciuto un’ingrata”.
Kate si girò di scatto, svincolandosi dal suo abbraccio: “Castle ti prego non puoi dire sul serio! Non possiamo essere arrivati a questo punto… La tua dipendenza da lei non può  raggiungere questi livelli, sarebbe davvero patologico..”.
“Ma mi sembra di tradirla, di giocare con la sua fiducia.. Le ho fatto una promessa un po’ di tempo fa…”
“E non avresti dovuto! Sei tu il genitore, tu comandi, non lei.. lei, nel limite del possibile, dovrebbe darti ascolto..” tuonò con aria seria la donna.
“Kate….. abbiamo ancora una possibilità! Tuo padre?”. Castle sfoderò uno sguardo da cucciolo che più da cucciolo non si può e si rivolse con fare speranzoso alla donna.
A quella vista Kate scoppiò a ridere.. nonostante avesse cercato di fare la dura, quell’uomo riusciva sempre a strapparle un sorriso e a farla sentire bene anche quando la situazione appariva complicata e lei si sentiva inadeguata.
“Non è in città, lo sai.. ha dovuto raggiungere mia zia per questioni famigliari.. Rick rassegnati.. Con te non può venire o Paula ti ucciderà. Hai una presentazione troppo importante e il distretto è off limits oggi… La Gates è parecchio agitata per questo nuovo serial killer che si aggira in città e non mi darà mai il permesso di tenerla lì… Quindi, rassegnati.. Oggi Joy andrà all’asilo, che le piaccia o no!!!”.
Castle passò una mano tra i capelli della giovane compagna e tentò ancora una volta di convincerla: “Tesoro mio, ma se ipoteticamente venisse con me, riuscendo a convincere Paula, non sarebbe così grave, no? Sono sicura che la nostra piccolina si comporterebbe benissimo!!!”.
Kate lo fulminò con gli occhi: “Rick, allora non sono stata chiara! Non sarebbe una tragedia e il mondo non sprofonderebbe negli abissi marini, sempre che la tua agente non sia in grado di provocare catastrofi ingenti con il suo sguardo assassino….”
“Tranquilla tesoro, se non ci riesci tu… Sei tu la sola  ed indiscussa maestra. Nessuno è meglio di te in quel campo… Hai un angolazione di sguardo perfetto per…”
“RICK!”
Castle ritornò a fissare la moglie in viso e ciò che vide lo indusse a non proferire ulteriore parola. Sapeva che oltrepassata la linea di demarcazione Kate- detective Beckett (e quella davanti a lui in quel preciso istante era decisamente il detective Beckett dei tempi migliori) era meglio che il silenzio calasse inevitabile..
Kate si sistemò i lunghi capelli in una coda improvvisata, mentre posizionò la colazione sul tavolino in modo che potessero assaporarla prima che la loro piccola monellina ritornasse dal mondo dei sogni.
“Castle ascolta, non voglio litigare con te. Davvero, non mi pare il caso.. Oggi le circostanze ci hanno portato a dover prendere questa decisione. Se non te la senti di portarla tu, lo faccio io… ma ti prego cerchiamo di essere d’accordo entrambi, anche se non ci fa piacere.. Poi andare qualche ora all’asilo, a giocare con gli altri bambini, non ha mai ucciso nessuno! Tua figlia non subirà alcun danno…”
“E se qualche bambino la morsica?”.
“Non puoi dire sul serio….” Concluse sconsolata la donna guardandolo fisso per capire se stesse scherzando o se fosse davvero convinto della veridicità delle sue parole.
In quel  momento, però,  la loro attenzione fu attirata da una dolce vocina che proveniva dal piano superiore.
“Mammina, papino… c’è qualcuno??”.
Kate si affrettò a rispondere: “Arrivo tesoro, mamma viene subito a prenderti” e si incamminò su per le scale. Arrivata a metà, si girò di scatto verso il marito ed affermò: “Siamo d’accordo vero? Non mi tradire” e sparì ben presto dalla sua vista.
Castle rimase in sala, solo pensieroso e con la faccia ebete di chi non sa come comportarsi. Voleva con tutto il cuore aiutare sua moglie, ma nello stesso tempo si sentiva quasi come un verme. Tradire la sua piccolina in quel modo… Lui era il suo super papà, si era anche fatto fare la maglietta con appiccicate le lettere SD (super daddy) sulla pancia e la sua faccia con una smorfia accanto. Joy rideva sempre quando la indossava..
Lei lo adorava, lui la adorava.
Si sarebbe buttato nelle braci dell'inferno per lei..
Ma anche per Kate..
Non sapeva proprio che fare..
Perso nei suoi pensieri non si accorse che  le donne della sua vita erano apparse  sulla scala e che, ancor prima della sua vocina squillante, il dolce sorriso di sua figlia gli diede il buongiorno.
Eccola l'irresistibile principessa del suo cuore.
Joy allungò le manine per farsi prendere in braccio e, non appena riuscì ad essere coccolata dall’abbraccio paterno, gli donò un dolce bacio sulla guancia: “Buongiolno papino”.
“Buongiorno tesoro mio” le rispose dolcemente Rick “facciamo colazione? La mamma ti ha già messo il latte a scaldare”.
Joy elargì un altro dei suoi stupendi sorrisi e rispose: “Celto papino, ho una discreta famina”.
Castle sorrise. Il linguaggio di sua figlia stava decisamente migliorando, aveva imparato un sacco di nuove parole e di tanto in tanto riusciva a pronunciare anche la tanto odiata “r”..  Ci aveva speso tanti pomeriggi nel vano tentativo di insegnarle a pronunciarla nel migliore dei modi, ma la piccola Joy restava fedele alla sua amata “l”.. così, si era arreso. Quando sarebbe arrivato il momento sarebbe uscita da sola, era inutile insistere. Il tempo è il miglior maestro del mondo conosciuto e così era stato: erano già passati  alcuni giorni da quando la difficoltosa letterina usciva di tanto in tanto, forse per sbaglio, ma ormai faceva capolino..
La sua piccolina stava crescendo…
Era il primo sintomo di quella brutta malattia chiamata “crescita”.. ben presto si sarebbe trovato ad avere a che fare con i tanto odiati fidanzatini, il motorino e la voglia di libertà.. Oddio, ma cosa stava farneticando? Sua figlia voleva solo il biberon in quel momento, grazie a Dio..
Si sentì tirare per la maglietta: “Papino, ma a cosa stai pensando? Alla tlama di qualche nuovo rracconto?”.
Rick rise: “No, no, tesoro, scusa. Papà era distratto. Su vieni, mangiamo, prima che tua madre tiri fuori il poliziotto che è in lei”.
Kate dalla cucina li richiamò ridendo: “Vi ho sentito, cosa credete? Muovetevi o la colazione si fredda.. E lo sapete cosa succede se spunta il detective Beckett..”.
Joy alzò le manine in alto e rise: “No, ti prrrego, non allestarrrci”.
Rick la posò nel suo seggiolino rialzato in modo che potesse sedersi a tavola con loro e la piccola si mise a bere il suo agognato biberon di latte serena e soddisfatta.
Lui si spalmò su una fetta di pane una quantità di burro imprecisata, preparò la sua tazza di latte caldo e cereali e mangiò senza proferir parola..
Joy terminò  la sua colazione tranquilla e felice. Sperava sicuramente che non appena avesse finito anch'egli, il suo fortissimo papà l'avrebbe catapultata in quel fantastico mondo di giochi che solo lui sapeva inventare..
Infatti non appena ebbe bevuto il suo ultimo sorso di bevanda calda proclamò entusiasta: "Allola papino, cosa mi fai farre oggi? Quale giochino ci inventiamo?".
La risposta però arrivò dalla voce di sua madre: "Tesoro oggi papà non può tenerti, deve uscire per lavoro. Stamattina faremo qualcosa di un po' diverso dal solito. Mamma ti porterà all'asilo a giocare con tanti altri bambini. Sono sicura che ti divertirai".
Il sorriso sparì improvvisamente dal visino della piccola. Si girò di scatto verso suo padre nel tentativo di incontrare il suo sguardo ed assicurarsi che ciò che aveva detto sua madre fosse vero.
La piccola lo incalzò: "Papino non posso ploplio venile con te? Stalò blavissimissima..". La sua voce si stava incrinando e la bimba sarebbe scoppiata a piangere in poco tempo.. Era perfino di nuovo scomparsa la "R"...
Fu nuovamente Kate a rispondere nella maniera più dolce possibile: "No, tesoro. Te lo ripeto. Dispiace anche a me, ma oggi non puoi proprio andare con papà.. E' davvero molto impegnato. Promuovere un libro è un impegno molto importante e papà deve essere concentrato. Lo vedrai stasera e giocherete insieme come non mai. Vero Rick?".
Proprio in quell'istante si consumò la catastrofe, lo sbaglio che un uomo, o meglio, il marito della detective Katherine Beckett, non avrebbe mai dovuto fare.
Richard Castle tacque..
Rimase immobile ed inebetito davanti alla domanda della sua giovane moglie. Almeno ai suoi occhi.
In realtà, dopo un attimo di panico puro nel quale rischiò di strangolarsi con il latte e cereali, dentro di sè era scoppiato un tremendo conflitto interiore.
Nella sua testa due voci distinte cercavano di convincerlo a prendere posizione. Non avrebbe mai creduto all'esistenza del famoso scontro angioletto/diavoletto se non lo avesse sperimentato di persona.
 
"Per quanto possa essere difficile lei ha ragione, Joy non può venire"
 
"Ma non starla a sentire, resterà nel backstage insieme a Paula.. Sarà felicissima"
 
"Non ascoltarlo, accontenta tua moglie. E' dovere di un buon marito"
 
"E' dovere di un buon papà sapere cosa è meglio per i figli e Joy vuole stare con te.."
 
"Ragazzi sappiate che non mi siete molto d'aiuto...".
 
Perso completamente nei suoi pensieri non aveva notato lo sguardo di sua moglie tingersi di fuoco, fuoco ardente per nulla rassicurante..
 
"Guarda la tua sposa si sta arrabbiando, non mi pare sia buon segno.."
 
"Odio dover concordare con l'uomo alato, ma non mi pare sia una buona situazione la tua... Sarà meglio che decidi in fretta.. Mi sono appena ricordato  di dover rientrare nei miei fuochi... Addio".
 
"Già anch'io ho degli impegni.. Mi raccomando, tu sai qual 'è la decisone migliore per lei.... Non deluderci... Arrivederci".
 
L'uomo però rimase indeciso un po' troppo a lungo. Kate si alzò di scatto dalla sedia e senza rivolgere ulteriore parola a suo marito prese sua figlia in braccio e le diede una carezzina sul viso.
"Avanti amore, è ora di prepararsi. Abbiamo degli orari da rispettare e tra poco gli zii Javi  e Ryan chiameranno la mamma perchè è in ritardo. Lo sai che non possiamo far arrabbiare troppo il capitano Gates..".
Sul bel visino di Joy apparve per un attimo il suo bel sorriso: "lo so, lo so.. La nonnina sweety Vicky è moollto esigente.. Non vollio falti sglidale mammina.. Andiamo a plepalarlci. Me la metti pelò la mia gicchina plefelita?".
Kate rimase interdetta un momento: "Come l'hai chiamata? Chi ti ha insegnato? Anzi no, non mi rispondere, non lo voglio nemmeno sapere. Andiamo.. E giacchetta verde sia!".
Solo in quell'istante Castle riuscì a muoversi e prese sua moglie per un braccio per trattenerla: "Kate aspetta un momento", ma la donna lo fulminò con lo sguardo e sibilò: "Credo che non ci sia molto da dire".
Vestì sua figlia, che notando lo scontro così buio ed inusuale tra i suoi genitori, si era nuovamente rabbuiata, prese la sua giacca di pelle bianca nuova, diede mano alla sua bambina ed uscì dal loft lasciando un silenzio urlante all'interno delle mura domestiche.
Castle, dopo aver respirato profondamente, si accasciò sul divano scuro in volto. Non avrebbe mai pensato che la mattinata sarebbe finita in questo modo..
 
 
Angolo mio
 
Dopo una lunga assenza, sono tornata!
Ed è tornata anche la piccola Joy... Quella monellina sta crescendo, chissà che combinerà col suo super papà in questa nuova avventura..
Per saperlo vi toccherà seguire la storia, se vi fa piacere s'intende ;)
Monica te l'avevo promessa, anche se sono un po' in ritardo lo ammetto! Però, diciamocelo, ho beccato il giorno giusto per iniziare a pubblicarla. Ancora auguri, my new editor!
Rebby a te dico solo grazie, tanto tu capisci lo stesso! :)
Al prossimo capitolo

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


L'arcobaleno nel cuore..
 
 
 
 

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Teneva le mani salde sul volante e cercava di concentrarsi alla guida, in realtà senza troppo successo. Continuava ad avere davanti agli occhi il visino triste di sua figlia, mentre Kate, dopo averle sistemato grembiulino e giacchetta, le porgeva la mano per condurla fuori dal loro loft.
Gli splendidi occhi azzurri di Joy, sempre così vispi e così felici, erano velati di una tristezza tangibile, quasi inspiegabile. Certo, era  fin troppo abituata a rimanere con qualcuno della famiglia, era la super iper dolcezza della casa e a turno era viziata come pochi altri bambini al mondo, ma il sorriso felice della sua cucciola valeva lo scotto di essere additato con la nomea di “padre chioccia”.
Razionalmente capiva anche il ragionamento di sua moglie e sapeva benissimo che forse aveva ragione, ma il suo cuore non poteva non avere un battito strano. Sapere Joy in un ambiente a lei non congeniale lo faceva stare in pensiero.  Poteva anche apparire stupido, ma non sapeva che farci.
Cambiò la stazione della radio e freneticamente cercò qualche canzone che potesse distrarlo dal fluttuare dei suoi pensieri..
Guardò davanti a sé sperando che l’ingorgo si fosse sbloccato, ma quella mattina anche New York sembrava non voler collaborare. Stanco ed annoiato si abbatté sullo schienale del sedile e si rassegnò all’idea di dover sopportare la sfuriata di Paula nell’istante in cui sarebbe arrivato in ritardo alla conferenza.
Sbuffò: di certo avrebbe preferito essere sdraiato sulla spiaggia negli Hamptons a prendersi il sole con accanto sua moglie e la piccola Joy intenta a giocare felice ai suoi piedi.
Chissà cosa stava facendo la loro piccolina…
Basta, doveva darsi un contegno!
Avrebbe smesso di pensare a Joy e avrebbe concluso la sua conferenza stampa e avrebbe promosso il suo libro, certo che sarebbe divenuto un nuovo best seller!
Perso nei suoi pensieri non si accorse immediatamente del suono proveniente dal suo telefonino. Qualcuno lo stava chiamando.
Paula, ecco guai assicurati in arrivo.
Prontamente lo afferrò e rispose: “Lo so, sono in ritardo! Perdonami, ma sono rimasto imbottigliato nel traffico e non riesco proprio a schiodarmi.. Arrivo…”.
Ma la voce squillante della sua menager lo zittì: “Rick aspetta, frena. Sono io che ho da darti delle  novità… Sgradite a dire il vero… C’è stato un inconveniente. La ditta che doveva organizzare l’evento ha combinato un totale disastro. Non solo non ha preparato nulla per la pubblicità e per il marketing, niente cartellone, niente tue gigantografie, ma ha addirittura dimenticato l’evento stesso!”
“Cosa stai cercando di dirmi Paula? Non capisco…”.
Il silenzio proveniente dall’altra parte dell’apparecchio per un momento lo inquietò, poi sentì il sospiro della donna.
“Si sono dimenticati di te! Hanno organizzato un’altra presentazione al tuo posto! Sai vero che Patterson ha appena pubblicato il suo ultimo romanzo? Beh si sta tenendo la loro conferenza stampa proprio adesso, davanti ai miei occhi..”.
Castle non sapeva come fare, non poteva scoppiare a ridere e manifestare apertamente la sua gioia, non sarebbe stato per nulla serio! Però, che bellezza! Aveva la giornata libera…
Così, si limitò a respirare profondamente ed a rispondere: “Non te la prendere Paula. Non possiamo di certo permetterci di creare dei problemi a uno come James. Siamo amici e non ho nessuna intenzione di rovinargli la giornata, considerando che è stato sicuramente un disguido e lui non ne ha nessuna colpa. Prendi nuovamente contatti con questa ditta e dì loro che, se hanno intenzione di lavorare ancora con me, di prestare un po’ più di serietà la prossima volta! Quindi non c’è più alcun motivo che io venga lì, torno a casa. Saluta James da parte mia e fammi sapere appena puoi. Ti saluto!” e chiuse la conversazione.
Che fortuna!!!
Era proprio vero: a volte bastano pochi istanti e una giornata totalmente rovinata poteva trasformarsi in qualcosa di veramente speciale!
Appena riuscì, imboccò una via laterale e si apprestò a fare inversione di marcia per poter ritornare verso casa.
Era l’uomo più felice del mondo, adesso la sua missione della giornata si era trasformata in un’altra!
Super papà Castle era in azione!!!!!
Nessuno lo avrebbe fermato!
 
In men che non si dica giunse in prossimità dell'asilo dove era rinchiusa la sua bambina. Parcheggiò la macchina nel primo posto disponibile e si diresse con passo veloce e deciso verso la cancellata, trovandola, però, inesorabilmente chiusa.
Suonò al citofono e attese che qualcuno rispondesse alla sua chiamata.
Nessuno lo fece.
Suonò una seconda, una terza, una quarta volta.
Niente..
Silenzio totale.
Era sbalordito. Come non poteva esserci nessuno? Era davvero una situazione irreale, non concepibile neanche per la sua fantasiosa mente.
Cosa doveva fare un povero papà per recuperare la propria figlia?
Arrampicarsi?
Ecco, questa sì che era un'idea geniale!
Se quelle simpatiche e gentili maestre stavano cercando di ignorarlo, si sbagliavano di grosso.
Lui era Super Daddy e da super eroe si sarebbe comportato! Avrebbe saltato quell'ammasso di ferraglia e sarebbe arrivato dalla sua principessina.
Si tirò su le maniche della camicia sopra i gomiti, piegò un paio di volte le ginocchia per cercare di sgranchire le gambe e si preparò all' "impresa".
In pochi secondi si rese conto che non era facile come si prospettava sulla carta. Era un gran pezzo d'uomo, ma lo sport non era la sua attività preferita, si sapeva.
Quando finalmente riuscì a portare le gambe al di là degli ornamenti appuntiti sulla cima del cancello ed a saltare dall'altra parte, giurò a se stesso che quella era la prima ed ultima volta che si sarebbe cimentato in qualcosa di simile.
Super eroe o no..
Si pulì i pantaloni con le mani e, resosi presentabile, si diresse verso la porta d'entrata dell'edificio.
 
"Il vociare felice dei bambini è uno dei suoni più belli da ascoltare nella vita".
Questo era il motto della giovane maestra Dabby e di sicuro durante il suo turno il silenzio non doveva esistere.
I suoi piccoli "cuccioli" avevano il diritto sacrosanto di giocare come meglio credevano, a patto che si comportassero bene, senza litigare e alzare le mani.
Tutto filava liscio quella mattina, i bambini erano decisamente molto fantasiosi e non dovevano ricorrere troppo alla sua presenza nei giochi, così lei poteva vigilare tranquillamente.
Era davvero serena, solo un piccolo dettaglio minava questo perfetto equilibrio: quella piccola donnina seduta sui cuscini accanto alla finestra con lo sguardo rivolto all'esterno, in attesa che i suoi genitori venissero a prenderla.
Non piangeva nè si comportava male, si limitava a rimanere lì ferma in silenzio stringendo in mano un orsetto di pezza.
Le si avvicinò, si sedette accanto a lei e con fare gentile le chiese: "Joy che succede? Perchè non vai a giocare con gli altri bambini? Non ti hanno invitato a giocare con le bamboline che prendono il the?".
La piccolina girò la sua testa per guardare la giovane donna negli occhi, poi onestamente rispose: "No, no signola maestla. Me lo hanno chiesto, ma io ho lifiutato. Non ho molta vollia di fale quel gioco. Si deve essele felice pel giocale e io oggi sono un po' tliste.. Sto qui buona buonina e aspetto la mia mammina mi venga a plendele..".
Alla giovane maestra si strinse il cuore e le diede una carezzina sulla testa: "Piccola non sarebbe meglio se giocassi un po'? Sai il gioco è magico, fa trascorrere il tempo più in fretta.. In men che non si dica, il tuo papà o la tua mamma saranno qui..".
La piccola la guardò con i suoi occhietti color cielo pieni di speranza e sul suo bel viso uscì, finalmente, il suo speciale sorriso: "Lo so signola maestla. Quando io e il mio supel papino andiamo nel legno della fantasia l'ola di mangiale alliva subito e mammina ci lipolta all'oldine! Lo sai, lei è un detective, vuole semple allestale il mio papà!" e scoppiò a ridere felice.
La maestra le sorrise a sua volta e le disse: "Vuoi molto bene al tuo papà, vero?".
"Tantissimissimo! Lui è Super Daddy".
"Sai cosa potresti fare? Un bel disegno per lui, così lo può appendere nel suo studio e renderlo ancora più speciale!".
Joy si mise a saltellare felice: "E' ploplio una splendida idea!! Sarà felicissimissimo!!" e corse a prendere un foglio bianco e i pennarelli rimasti nei contenitori colorati accanto alla cattedra.
Tornò a lavorare sul tavolino accanto alla finestra. Il posto della vedetta non era il caso di abbandonarlo, meglio continuare a controllare..
Rimase, però, un attimo indecisa sul da farsi, non era facile scegliere il soggetto del suo capolavoro. Doveva essere qualcosa di veramente speciale per lui, qualcosa che lo rendesse veramente felice..
Qualcosa a cui tenesse molto...
Si posò un ditino sulla bocca perplessa, poi, in meno di un secondo, l'ispirazione la colse. Ebbe un'idea stratosferica, in fondo era la figlia di Richard Castle, non poteva essere altrimenti.
Si mise al lavoro con tutto l'impegno possibile usando molti colori e cercando di rendere al meglio i protagonisti del suo piccolo dono. In men che non si dica aveva quasi finito e decretò di essere stata davvero brava.
Come diceva il suo papà, era una piccola artista.
Tutti in famiglia lo erano, perchè lei sarebbe dovuta essere diversa?
Battè le manine felici e, dopo averlo ammirato ancora una volta, piegò il foglio a metà e lo mise in tasca nel suo grembiulino rosa.
Quel disegno era un piccolo tesoro da custodire, avrebbe sicuramente attivato la magia del sorriso.
Gliela aveva insegnata un giorno la sua mammina.
Quando si riesce a far spuntare un sorriso sul viso di qualcuno, si era stato davvero o un mago o una fata molto potente poiché si era riusciti ad attivare le corde del cuore e delle emozioni.
Lei aveva deciso di diventare una campionessa in quell'incantesimo e si stava impegnando davvero molto.
Amava da morire la magia e la fantasia; da grande sarebbe diventata una fata. Se poi non ci fosse riuscita, si sarebbe accontentata di fare la giornalista, ma, al momento non aveva nessuna intenzione di arrendersi e avrebbe realizzato il suo sogno. Sapeva di avere dentro di sé dei poteri speciali e, se solo avesse saputo controllarli, avrebbe fatto comparire lì, in quel preciso istante, il suo papà. Era davvero stufa di essere rinchiusa in quelle mura, voleva andarsene a casa.
Tornò a guardare fuori sconsolata e non poté credere ai propri occhi!
Cavolo, era davvero potente!
Quello era proprio il suo adorato Super Daddy!!!
Era riuscita a farlo apparire..
Come mai stesse arrivando dall'uscita d'emergenza le risultava un mistero, ma poco le importava.
Era lì e l'avrebbe salvata!
Era proprio un cavaliere senza macchia e senza paura.
Piazzò il nasino sul vetro dalla finestra e agitò la manina in modo da attirare la sua attenzione, ma Castle, ancora intento a pulirsi i pantaloni, non la vide.
"Uffa, salà anche un cavaliele senza macchia e senza paula, ma devo dile a mammina di comprargli un paio d'occhiali!" pensò andando di corsa verso la maestra.
Gli sarebbe andato incontro dalla porta principale.
"Posso andale in bagno? Mi scappa ploplio tanto la pipì" e, ottenuto il permesso, uscì per andare verso il suo adorato papino.
 
Castle era ormai giunto in prossimità del portone. La scalata del cancello non gli aveva lasciato alcun danno, a parte quell'odiosa macchia che non riusciva a mandar via e che gli sarebbe costata una lavata di capo quando sarebbe arrivato a casa.
Incominciò a salire gli scalini per raggiungere l'entrata, quando la sua attenzione fu catturata da un rumore sordo proprio accanto alla vetrata di quello che ai suoi occhi sembrava un atrio.
Volse lo sguardo in quella direzione e rise nel vedere la faccia buffa della sua cucciolotta, che, letteralmente spiaccicata contro i vetri stessi, cercava di attirare la sua attenzione. Alzò la mano in segno di saluto per far capire alla piccola d'averla vista, ma Joy  sparì ben presto da lì per apparire in men che non si dica davanti all'ingresso aprendo in un lampo la porta togliendo anche i giri di chiave.
Castle si accucciò per ricevere l'abbraccio di sua figlia che si lanciò direttamente nelle sue braccia tempestandola di baci.
"Papino, sei allivato! Ti aspettavo da tantissimissimo tempo... Mi stavo davvelo annoiando..".
Rick le accarezzò la testolina e la strinse a sè: "Scusami tesoro, ho trovato traffico. Adesso papà ti porta a casa. Così staremo insieme e potremo giocare a qualunque cosa tu desideri!".
La piccola batté le manine estasiata: "Sì, sì che bello! Sei venuto qui a poltalmi via da questa pligione dolata di noia.. Quindi tu fai il plincipe/cavaliele..".
Rick, allora, fece un profondo inchino: "Sir Castle, a sua disposizione Milady".
Joy rise felice.
"Il cavallo pelò dove lo ha lasciato messele?".
Castle si pompò beato: "Mia signora la nostra cavalcatura è rimasta al di là del fossato. Ho dovuto compiere una storica impresa per raggiungerla, ma il mio cuore senza macchia e senza paura mi ha permesso di aggirare l'ostacolo con facilità. Non si preoccupi, torneremo al nostro reame in men che non si dica. Prima però dobbiamo riprendere la sua giacca invernale o durante la cavalcata rischierà di prendersi un malanno mia principessa".
La piccola allargò le braccine compiaciuta: "Signol plincipe, mi clede una splovveduta? Come mi ha insegnato la legina madle Maltha, una signolilella di glan classe non può uscile svestita. Ecco qui la mia giacchetta velde velde che mi piace tanto. Come vedi, sono plontissimissima".
Castle allora non poté far altro che prenderla in braccio e le diede ancora un dolce bacio sulla testa.
Santo cielo come era bella sua figlia..
"Allora non abbiamo proprio più niente da fare in questi luoghi, torniamocene a casa".
Joy annuì, ma, mentre suo padre scendeva la scalinata che conduceva al cortile, divenne improvvisamente seria e gli disse: "Papà, scusa, posso chiederrti una cosina?"
"Dimmi tesoro mio".
"Pelchè vuoi passale a tutti i costi dall'uscita di emelgenza, quando l'entlata è ploplio là vicino a quegli alberi?".
Rick rimase un momento di stucco, poi capì di essersi comportato da stupido poco prima.. Meno male che nessuno lo aveva visto.. almeno lo sperava..
"Scusa tesoro, hai ragione. Per un attimo mi sono confuso.."
"Papà?".
Si fermò per la seconda volta. Cosa poteva volere ancora la sua cucciolotta?
"Anche se in pula teolia tu salesti un cavalliele, potlesti fal finta di essele un cavallino e, mentle attlavelsiamo il gialdino, falmi saltellale un po'?".
Il nostro scrittore non aspettava altro: "Incomincia a tenerti forte al mio collo piccola Joy e poi vedremo che si può fare! Credi che io non sia capace di saltellare come si deve? Giammai! Io sono il cavallo migliore che il mondo reale e anche quello fantastico conoscano!"
"Plovamelo".
"Ah te lo dovrei anche provare? Non ti fidi della mia parola??"
La piccola scosse la testa divertita.
L'uomo allora si calò ben bene nella parte e, dopo aver preso un respiro profondo, nitrì di gusto suscitando la risata felice della bambina. Un attimo dopo si mise in movimento e, tra un saltello e il suono armonioso del riso di una dolce cucciolotta, sparì ben presto dal giardino della scuola.
Quando arrivarono in prossimità della macchina, però, l'uomo si fermò e seduta la piccola nel suo seggiolino le disse: "Senti Joy, che ne dici se non andassimo subito a casa? Se per farmi perdonare di averti lasciato in quella prigione dorata di noia, ti portassi in un posto davvero speciale? Un posto che a papà piace davvero tanto? Là potremo giocare tranquilli senza che nessuno ci disturbi. Non è molto vicino, ma sono sicuro che ti piacerà".
Joy sfoderò se possibile il suo miglior sorriso: "Certo papino, io vengo ovunque tu vollia poltalmi.. So già che adolelò quel potto".
 

 
Angolo mio
 
Ecco a voi il secondo capitoletto!
Rick non ha resistito, è andato a prendere la sua principessina. Dove staranno andando adesso?
A casa? hummm, mi sa proprio di no!
Da Kate?
Mah staremo a vedere!
Grazie, al prossimo capitolo..

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


L'arcobaleno nel cuore

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Nel frastuono generale dei telefoni che squillavano, mentre la Gates impartiva ordini ai suoi sottoposti, Kate Beckett cercava invano di concentrarsi sugli indizi appesi sulla lavagna davanti a lei.
Questo nuovo omicidio si stava rivelando davvero difficoltoso da risolvere, e, doveva essere sincera con sé stessa, stava brancolando nel buio.
Cercava di focalizzare la sua attenzione sugli indizi e sulle prove elencate in maniera precisa, ma inutilmente. Aveva mandato Esposito e Ryan a controllare l'alibi di un presunto sospettato, ma era  consapevole che sarebbe stato un buco nell'acqua.
Glielo diceva il suo istinto e raramente aveva sbagliato.
Si passò una mano sul viso cercando di risvegliarsi dal suo torpore, ma la sua mente continuava a rimandarle il ricordo indelebile della delusione della sua bambina quando l'aveva vestita e l'aveva portata all'asilo.
Aveva cercato appoggio in suo padre ed era stato proprio il suo atteggiamento ad irritarla ancora di più. Non aveva ribattuto nulla, le aveva scaricato addosso la parte della cattiva senza minimamente aiutarla, senza essere solidale con lei. Così si era lasciata sopraffare dalla rabbia e dalla delusione, aveva preparato Joy in un batter d'occhio e avevano lasciato il loft.
La piccola non aveva pianto, né aveva protestato troppo con lei, ma il suo visino triste, mentre sistemavano la giacca sul suo appendino contrassegnato da una bella farfallina gialla, era stata peggio di una pugnalata con lei..
Quando le aveva dato il bacino sulla testa, la piccola Joy aveva appena annuito, ma non si era mossa. Quel piccolo tornado amoroso non aveva mosso un solo muscolo per comunicarle il suo amore, quando era sicura che a casa le sarebbe saltata al collo tempestandola di baci e parole. L'aveva appena salutata con la manina quando la maestra l'aveva accompagnata nell'aula.
Se aveva deciso di farla sentire in colpa e di fargliela pagare, c'era riuscita in pieno. Lei, che aveva sbattuto in prigione criminali di ogni sorta, che aveva affrontato senza troppi problemi missioni ad alto rischio e coperture, era stata messa a ko tecnico da una bambina di tre anni.
D'accordo, aveva il sangue Castle nelle vene e la melodrammaticità era un gene di famiglia e lei lo aveva ereditato in toto...
Non avrebbe voluto farla soffrire, ma come poteva fare? Purtroppo a volte la vita porta a prendere decisioni difficili. Separarsi da lei era stata una di queste.
Sapeva di aver trovato scuse ridicole per auto convincersi di avere ragione.
Alla fine decretò che quella sera si sarebbe fatta perdonare. Magari cucinando per la sua piccolina i suoi adorati anelli di cipolla fritti, leggendole una storia a sua scelta. Passando un po' di tempo con lei..
Sempre se il super papà lo avrebbe permesso.
Quando quei due stavano insieme il mondo non esisteva. Anche lei a volte veniva esclusa e, nonostante la maggior parte delle volte rimaneva ad ammirarli estasiata, quella sera le sarebbe davvero dispiaciuto se non avesse partecipato ai loro giochi.
Persa nei suoi pensieri non si era resa conto che il capitano Gates la stava chiamando: "Beckett, scusi, è qui o devo mandare una squadra di recupero su Marte?".
"Scusi signore, mi ero distratta".
"Ma davvero?" chiese scherzosa la donna "Mi spieghi come  mai il mio miglior detective ha lo sguardo perso nel vuoto davanti ad una lavagna povera di indizi utili al nostro caso.. Se è colpa dello scrittore, ci penso io a fargli una lavata di capo come si deve!".
Kate abbozzò un lieve sorriso: "In parte, ma, forse, ce l'ho di più con me stessa.. Ho dovuto fare il genitore severo stamattina e non è stato per nulla divertente. Ora mi sento un po' in colpa, sa? Per questo non ero del tutto concentrata..".
La Gates sorrise: "Beh credo che sia la parte meno gratificante nel fare la madre.. E come posso benissimo immaginare suo marito non è stato molto di supporto. Me lo immagino sciolto ed imbambolato davanti agli occhietti da cucciola di vostra figlia incapace di proferir parola. Si rende conto che quando avrà 16 anni saranno un'associazione a delinquere? Se lo comprerà come le sarà più opportuno..".
Kate scosse la testa sconsolata: "Lo fa già adesso..".
La Gates rise: "Allora è una battaglia senza speranza!! Si rassegni.. Faccia un bel maschietto e lo travi come suo marito ha fatto con Joy! Gli renda pan per focaccia..".
La detective stava per replicare quando il suo cellulare suonò. La donna lo fissò senza muoversi e si decise a rispondere solo quando il suo superiore le diede il permesso.
Con suo immenso stupore sullo schermo del suo smartphone era comparso il numero dell'asilo di Joy.
"Kate Beckett" rispose, mentre il suo cuore incominciò a batterle all'impazzata nel petto. L'istinto le stava suggerendo che non poteva trattarsi nulla di buono.
La Gates la vide farsi improvvisamente molto seria e sbiancare in viso di colpo: "Come non riuscite a trovare mia figlia??".
Un brivido gelido percorse anche la schiena del capitano del dodicesimo, mentre la voce della sua miglior detective le giungeva alle orecchie come un martello pneumatico: "Come sarebbe a dire che un uomo l'ha portata via? Come è possibile che uno sconosciuto riesca ad intrufolarsi in un asilo e sottrarre una bambina? Arrivo subito!" e chiuse la comunicazione.
Victoria Gates nel frattempo era scattata in piedi e si era messa ad urlare ai  suoi sottoposti: "Smettete tutti di fare qualunque cosa stiate facendo! L'omicidio può aspettare. Abbiamo un caso molto più importante da risolvere!!".
 
 
Le sirene della volanti laceravano l'aria di quel tranquillo quartiere di New York suscitando negli ignari passanti sentimenti di stupore e di paura.
Cosa diavolo poteva essere successo per giustificare tre macchine della polizia giunte con tutta quella foga?
Davanti a un asilo poi...
Kate Beckett fu la prima a scendere, lanciandosi come una freccia verso l'entrata, seguita a ruota dal suo capitano, che solo per l'occasione aveva lasciato l'ufficio ed era scesa in trincea con i suoi sottoposti, e dai suoi migliori amici il detective Esposito e il detective Ryan.
La sua famiglia non l'aveva voluta lasciar sola in quel momento di paura.
Non era riuscita, però, a contattare suo marito. Sicuramente durante la presentazione aveva staccato il cellulare, ma gli aveva intasato la segreteria telefonica di messaggi. Quando lo avrebbe acceso, si sarebbe fatto sentire e si augurava fosse al più presto. Nonostante il loro battibecco mattutino, in quel momento  aveva bisogno di lui più che mai.
Si era trovata davanti a situazioni ben peggiori per colpa del suo lavoro, ma in questo caso si stava parlando della sua bambina. Non poteva non essere spaventosamente preoccupata.
Nell'istante in cui arrivò in prossimità della porta venne accolta dalla maestra che, estremamente tesa anche lei, le fece strada verso il loro ufficio.
"Mi dispiace davvero, non so come possa essere successo. La porta era chiusa a chiave e nessuno riesce ad entrare senza che venga notato. E' accaduto tutto nei pochi istanti in cui la bidella si era assentata un momento per andare al bagno e sua figlia stava probabilmente tornando in aula.. Non ci sono giustificazioni, lo capisco. Sono davvero addolorata. Faremo tutto ciò che è in  nostro possesso per aiutarvi...".
Kate non riuscì a parlare perchè la voce del capitano Gates la sovrastò: "Mi sembra davvero il minimo! Pregate che riusciamo a venirne a capo presto e che la piccola Johanna venga ritrovata, altrimenti per voi saranno guai seri".
La povera maestra diventò ancor più bianca, se umanamente era possibile.
Esposito cercò di mitigare la situazione e chiese: "Nessuno ha visto nulla? Come fate ad essere assolutamente sicuri che sia stata portata via da un uomo?".
La donna gesticolò nervosamente: "Era uscita dall'aula per andare al bagno, ma non rientrava. Impaurita che non potesse sentirsi bene dopo qualche minuto ho affidato la classe alla mia collega e sono andata a cercarla, non trovandola. Così sono tornata indietro sui miei passi ed ho controllato di nuovo nell'aula.. magari non l'avevo vista e lei era rientrata a giocare insieme agli altri bambini... naturalmente mi stavo sbagliando.. ora è evidente.. I bambini hanno percepito il mio strano nervosismo e dalle mezze parole che hanno captato dai discorsi con la mia collega, hanno collegato che stavo parlando di Joy.. Così una bimba mi si è avvicinata e mi ha detto di averla vista sugli scalini dell'ingresso parlare con un uomo, a sua detta bello grande, e poi lui l'avrebbe presa in braccio e sarebbe scappato via correndo e saltellando.. Non credo che abbia veramente saltellato, ma sa, la fantasia dei bambini non ha confine e quindi...".
Kate la interruppe: "Signora, io non metto in dubbio la parola di questa bambina, ma come testimone non mi pare molto attendibile.. Non avete qualcosa di più concreto per confermare il suo racconto? Non so, tipo alcune telecamere di sicurezza...".
La donna scosse la testa: "No detective mi dispiace. In aula non teniamo telecamere per salvaguardare la privacy dei nostri bambini.... ma forse.. potremo vedere le registrazioni di quella vicino al cancello che inquadra la strada.. potrebbe aver immortalato il rapitore..".
La Gates tuonò: "Che cosa stiamo aspettando allora? Procuriamoci subito questi video!".
La maestra alzò il telefono e cercò di contattare chi potesse procurargliele nel minor tempo possibile.
Kate si alzò dalla sedia e incominciò a camminare nervosamente per la stanza per poi fermarsi a guardare con lo sguardo spento fuori dalla finestra.
Chissà dove era la sua piccina in quel momento, se era al sicuro oppure no. La voleva tra le sue braccia in quel momento, non desiderava altro.
Avrebbe fatto qualunque cosa per riportarla a casa, qualunque cosa.
Guardò ancora una volta il suo cellulare, ma di telefonate di Rick nemmeno l'ombra.
Sospirò...
Dove diavolo si era cacciato?
La presentazione non poteva di certo durare in eterno...
In quel momento Ryan le passò un bicchiere d'acqua: "Tieni Kate, bevi un poco. Ne hai bisogno.. Stai serena, vedrai andrai tutto bene...".
Kate sorrise a malapena.
Il suo amico le posò una mano sulla spalla, nel vano tentativo di rincuorarla.
La porta della stanza si aprì di botto e un uomo  sulla quarantina che sicuramente doveva essere un agente della sicurezza, passò alla maestra un dischetto: "Sono le registrazioni delle ultime 4 ore.. Se qualcuno è passato da quel cancello, sicuramente sarà qui dentro..".
La donna prese l'oggetto in mano e con un rapido gesto lo inserì nel computer facendo partire il video.
Sia Kate sia la Gates girarono intorno alla scrivania per avere una migliore visione del monitor.
La bella detective non poteva negare di avere il cuore a mille, mentre le immagini iniziarono a scorrere sotto i suoi occhi..
Sembravano non dare nessun aiuto, quando proprio quando la fine si avvicinava inesorabile una figura maschile apparve, saltellando, con una bimba attaccata al collo e la testa appoggiata alla sua spalla per non cadere.
Kate smise di respirare per un istante e si posò le mani sul viso sconvolta. Non appena riuscì a ritrovare la parola sperduta nei meandri della sua anima disse: "Non posso crederci.. ".
Ryan ed Esposito, non comprendendo lo sfogo dell'amica, cercarono delle risposte scrutando il suo volto, ma la loro attenzione venne attirata dalla tipica colorazione rosso fuoco che le guance del capitano Gates avevano assunto.
Non sembrava per nulla un buon segnale.
"Beckett, lo giuro, se non lo fa lei stavolta lo faccio io. Anzi no, stia serena. Sarò io a macchiarmi di questo crimine, la sua fedina penale deve rimanere immacolata. Qualcuno dovrà pur prendersi cura di quella dolce creatura di sua figlia. Lo giuro solennemente, non ho mai avuto così il desiderio di strangolare qualcuno con le mie mani!!" e uscì sbattendo la porta lasciando imbambolati tutti i presenti.
La giovane maestra si lanciò in una domanda ardita: "Scusatemi, volete dire che conoscete quest'uomo?".
Kate rispose con un filo d'ansia crescente nella voce: "Purtroppo sì. E le dirò di peggio, io l'ho anche sposato. Il rapitore è mio marito, il papà di Joy".
Cip e Ciop si misero a ridere e all'unisono chiesero: "Castle ha rapito Joy?".
 
 
 
Angolo mio
Buonasera... Allora, direi che Castle è in guai seri..
Non solo Kate è accorsa all'asilo decisamente preoccupata, ma anche tutta la squadra, capitano Gates compresa.
Secondo me non l'hanno presa benissimo, tranne i suoi "amici" che se la ridono...
Spero che la storia continui a piacervi e a farvi sorridere...
Al prossimo capitolo

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***




L'arcobaleno nel cuore

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Castle guidava sicuro e tranquillo sulla piccola stradina ormai sterrata che li avrebbe condotti al loro “luogo segreto”.
L’autoradio aveva smesso di canticchiare sigle di cartoni animati nel momento in cui la piccola Joy era caduta nelle braccia di Morfeo e Rick l’aveva spenta per lasciarla tranquilla.
Il viaggio non era stato particolarmente lungo, ma una bimba di tre anni era autorizzata a non considerarlo tale. Finchè si era mossa sul seggiolino e parlato a martelletto le energie l’avevano supportata, ma nell’istante in cui era riuscito a zittirla un attimo, la piccola aveva ceduto le armi ed era crollata col ciuccio in bocca.
Era quasi ora di eliminare quell’oggetto, lo sapeva bene e dava ragione a sua moglie quando diceva che le si sarebbero spostati in avanti i denti se continuava a darglielo, ma, anche in quel caso era più forte di lui. Lo usava solo per dormire, in fondo che male c’era?
Si guardò intorno e sorrise.
Quanti bei ricordi portava alla mente quel luogo..
Amava la città e New York gli aveva dato molte possibilità nella sua vita, ma, quando era solo un ragazzino, la campagna si era rivelata magica ai suoi occhi.
Era stata fonte di tranquillità e conforto quando si era sentito inquieto e, anche se nessuno lo avrebbe mai pensato, amava ogni tanto rifugiarsi da quelle parti, sedersi su un prato e lasciare che il tempo scorresse un po’..
Durante le sue gite fuori porta aveva scoperto quei boschi per caso e se n’era innamorato e oggi, dopo quella mattinata così turbolenta, aveva deciso di portarci la sua bambina per farsi perdonare.
Era sicuro che sarebbe rimasta entusiasta dalla splendida vista che si sarebbe palesata ai loro occhi..
La stagione era quella giusta e Madre Natura non lo avrebbe di certo tradito, ne era certo.
Prese l’ultima diramazione e controllò l’ora. Bene, era quasi mezzogiorno, giusto il tempo per il loro succulento pranzo.
Si era fermato in un negozietto del paese e se lo era fatto preparare con cura dalla sua indomabile proprietaria. Settant’anni e non sentirli. Quella tenera vecchietta era rimasta l’unica rivendita aperta nella zona, più che altro per nostalgia e per scaramanzia. Richard ricordava benissimo un’estate nella quale gli aveva confidato che se le avessero fatto chiudere il negozio sarebbe morta dal dispiacere, quindi, dal suo punto di vista era meglio non sfidare la sorte.
Sorrise come un ebete a quel dolce ricordo e quasi non si accorse di essere arrivato a destinazione.
Parcheggiò l’auto accanto a ciò che rimaneva di una casa in pietra disabitata da anni e sospirò profondamente soddisfatto. Tutto stava procedendo secondo i suoi piani.
Si voltò a controllare la sua bambina e vide che Joy stava ancora dormendo beata nel suo seggiolino.
Si slacciò la cintura e si sporse all’indietro per accarezzarle la testolina in modo da svegliarla il più dolcemente possibile.
“Cucciolotta sveglia, siamo arrivati”.
Le sue carezze parvero ottenere l’effetto desiderato, la piccola aprì i suoi splendidi occhietti blu in pochi secondi e in ancor meno tempo sul suo visetto paffuto apparve uno splendido sorriso.
“Ciao piccola, ben svegliata”.
Joy allungò le manine e Castle la strinse in un forte abbraccio.
“Papino, coccole”.
Rick sorrise estasiato: “Certo amore mio, tutte quelle che vuoi. Sono qui per te”.
Amava quel genere di momento, amava sentire quanto amore potesse trasmettere quella piccola creaturina così dolce e fantasticamente magnetica.
Nonostante fossero passati ormai alcuni anni dal giorno in cui era venuta al mondo, ancora si stupiva di quanto fosse vero ciò che gli aveva confidato Kate non appena l'ebbe avuta tra le braccia, in quegli stessi istanti in cui lei stessa era ritornata alla vita dopo quel lunghissimo sonno.
“Joy è una bambina speciale”.
Lo era davvero, era un piccolo miracolo e non poteva ancora credere di essere stato lui a crearlo.
Joy in quel momento si staccò da lui e lo guardò in faccia: “Papino, ma dove siamo? Dove mi hai porrtata?”.
"In quel posto decisamente speciale di cui ti avevo parlato prima. Qui puoi vedere all'opera la forza magica per eccellenza..".
Joy lo interruppe: "Quale salebbe papino?".
Rick sorrise: "La Natura piccola. Guardati intorno... Non vedi che spettacolo si svela davanti ai nostri occhi? Nota quanti colori... Non sembra come nelle favole, tesoro?".
La piccola si strofinò un poco gli occhi ancora assonnati e, piacevolmente sorpresa, aprì addirittura le braccina incredula.
Davanti a lei stava semplicemente un prato ricoperto da una moltitudine fiorellini multicolori, di ogni dimensione. Rick aveva ragione, sembrava davvero un quadro dipinto con maestria da un pittore dell'Ottocento.
La piccola si ridestò in un momento e, aperta la portiera con un rapido gesto, fece per scendere dalla macchina, ma venne fermata dal padre.
"Dai papino, andiamo! Vollio vederrrli da vicino! Sono davvelo bellissimissimi!!!! Fammi scendele!!".
"Tesoro, un momento. Ti faccio scendere io, non voglio che ti butti fuori dalla macchina in questo modo. Qui non ci sono pericoli imminenti, ma sai che in città non è così..".
"Hai rragione papino, cusami.." disse perdendo per un attimino in sorriso.
Rick scese dalla vettura e la prese in  braccio: "Non perdere il tuo bel sorriso piccola, non ti stavo sgridando, volevo solo che imparassi una regola molto importante.. Su, adesso io direi che è venuto il momento di giocare.. -disse posandola in terra- e se fossi in te, incomincerei a scappare, perchè se ti prendo, ti faccio una scarica di solletico!!! Di quello super super potente!!!".
"No, no... Il suppper solletico no! Scappo, scappo.. Tanto non mi plendelai... hai il salvagente lì davanti, non mi rraggiungerrai mai!!" e strizzando l'occhio si mise a correre nel campo.
Rick offeso rispose: "Cos'ho? Ma da dove le tiri fuori certe cose? Deve aver sentito sua madre dirlo, oppure la mia.. Si è decisamente più probabile lo abbia sentito dalla grande "attrice". Quando torno a casa devo indagare.. Amore mio dove sei? eccoti!!! Scappa piccolletta, non avrò pietà quando ti prenderò!!!".
Cercò di raggiungerla, ma la bimba era decisamente veloce e guizzante. Il povero papino fece molta fatica ad acchiapparla. Non appena si avvicinava e pensava che allungando le mani l'avrebbe afferrata, la bambina cambiava direzione improvvisamente e ogni volta riusciva a sfuggirgli!
Era più agile di una gazzella.
Ma per quale assurdo motivo i bambini hanno così tante energie??
Doveva escogitare un modo per far finire quell'agonia senza fare troppo brutta figura. Non poteva continuare per molto, il fiato era decisamente corto (colpa del salvagente?), ma non avrebbe ammainato bandiera bianca neanche se lo avessero pagato. Insomma lui era super Daddy!
Così opto per l'operazione raggiro.
Con una giravolta finta, che più finta non si può, cadde rovinosamente a terra tenendosi un ginocchio e gridacchiando: "Dolore, dolore... estremo dolore!".
Joy si fermò e si girò impaurita verso il suo papà steso nell'erba. Corse da lui per sincerarsi delle sue condizioni, ma quando lo toccò sulla spalla chiedendo: "Ti sei fatto tanto male papino?" due braccia robuste la presero sotto le spalle e la attirarono a sé.
"Presa!!!!".
L'uomo la alzò sopra la sua testa solo con la forza delle braccia, lasciandola per qualche secondo in aria.
La bambina si divincolò come una furia, lamentandosi: "Non vale! Non vale! Hai balato clamolosamente!!! Non si vince così... io pensavo che ti fossi fatto male davvelo.. Se non mi lasci andarre non sei più Supel Daddy".
Rick si bloccò di colpo e facendo finta di piangere chiese: "No, non puoi farmi questo.. Mi toglieresti i miei poteri da super eroe???".
La piccola, chiudendo le braccine sul petto, disse serafica: "Sì. Te lo melitelesti ploplio!".
"Cosa posso fare per farmi perdonare?".
"Farrresti davverrro qualunque cosa?".
"Assolutamente sì!".
"Bene, gilati. Vollio fale un gilo sul cavallino! Io sono o no una plincipessa?".
Rick sbiancò di colpo, pensando alle sue povere ginocchia già malaticce: "Joy, amore, la mia punizione non può essere un'altra?".
Joy, però, scosse la testa: "No".
L'uomo così si arrese, in fondo se lo era meritato.
"D'accordo, sali".
Joy entusiasta si mise a cavalcioni della povera schiena del padre che incominciò a trottare più veloce che poteva per il prato...
Fecero molti giri e molti percorsi prima che la piccola Castle decidesse che ne aveva abbastanza e scese dal suo cavallo/papà.
Castle stremato si accasciò sull'erba a pancia in sopra e cercò di ritrovare la respirazione ideale. Era stato decisamente troppo per lui..
Chiuse gli occhi e si rilassò. Il profumo dell'erba fresca gli era sempre piaciuto e il solo rumore che sentiva era il dolce suono del canto degli uccellini.
Che piacere, che silenzio...
Come?
Silenzio???
Quella parola non esisteva quando sua figlia era nei paraggi.
Si alzò seduto di colpo e aprì gli occhi cercandola intorno a sé. Non la individuò alla prima e si spaventò.. Cercò all'orizzonte e, dopo dieci secondi di panico, la vide seduta anch'essa nel prato intenta a fare chissà cosa..
Era di schiena, ma cosa che lo preoccupava maggiormente, era apparentemente ferma. Decise che era meglio controllare prima che si compisse l'irreparabile e si avvicinò.
"Cosa stai facendo piccola?".
Joy non rispose.
Rick si accucciò e si sedette accanto a lei.
Vide la figlia con la testa bassa e con il faccino serio e un po' triste, così le diede una carezzina sulla schiena e cercò di capire il suo malumore: "Piccola mia che succede? Non ti stai divertendo?".
La figlia rispose con aria seria: "Celto papino, mi sto davvelo diveltendo con te oggi... Il tuo posto è bellissimissimo... ma manca ploplio qualcosa per lendelo speciale..".
"Cosa tesoro?"
Joy prese un respiro profondo e con un fil di voce sussurrò: "La mia mammina...".
Per Rick fu come prendere uno schiaffo in piena faccia.
Non aveva pensato di chiamare sua moglie e di coinvolgere anche lei in questa gita fuori porta.
Dopo la loro litigata muta, ma soprattutto dopo la chiamata di Paula, aveva spento il cellulare per cercare di migliorare la sua giornata, ma solo adesso si era reso conto di aver fatto un errore madornale.
Abbracciò la sua cucciolotta stretta stretta.
"Hai ragione piccola, se mamma fosse qui questo sarebbe davvero il posto migliore del mondo. Papà non si è comportato benissimo con lei, mi sa...".
Joy scosse la testa: "No, non è solo colpa tua. Avlei dovuto licolalti di lei anche io.. Sei semple sbadato, io avlei dovuto avele più memolia... Vollei che fosse qui, mi manca tanto".
Rick davanti a tanta dolcezza non riuscì a trattenersi e la baciò forte sulle sue ganciotte rosse.
"Anche a me... Secondo me è arrivata l'ora di rientrare a New York. Andiamo al distretto a prenderla e la portiamo a mangiare una bella pizza! Che ne dici?".
Joy si mise a saltellare felice: "Sì, sì!! Papino, pelò, mi devi aspettare due minutini piccini piccini. Devo fale una cosa..".
"Cosa?".
Sul visino della bimba riapparve il suo bel sorriso furbetto e gli strizzò l'occhio: "Le porrtelò un licoldino da questo posto magico! Un bel legalo è quello che ci vuole perr farrsi peldonale!".
 
 
 
Angolo mio
 
Ecco dove sono finiti quei due, a giocare in un campo pieno di fiorellini!
A darsi le coccole e a passare un bel pomeriggio.
Questo è anche un ricordo speciale della mia infanzia e qualcuna di voi ha anche visto una foto di quel giorno...
Ringrazio tutte voi che leggete, che recensite, che mi strappate un sorriso con i vostri commenti.
Al prossimo capitolo, se vorrete.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***



L'arcobaleno nel cuore

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Il sole stava tramontando, quando Rick e Joy giunsero a New York. La piccolina non aveva dormito neanche un minuto durante il viaggio di ritorno e aveva tempestato il padre di parole, spiegandogli con cura, ed elencandogli uno ad uno, tutti i più svariati motivi per cui la sua mammina sarebbe stata entusiasta del pensierino che la piccola custodiva gelosamente sul sedile accanto a lei.
Castle aveva tentato di arginarla, ma inutilmente.
Quando sua figlia partiva per la tangente, niente e nessuno riusciva a dominarla. La sua prolissità era famosa in tutto il condominio e quasi in tutto il quartiere.
Dopo una piccola tappa intermedia durata qualche minuto, la figura famigliare del distretto di polizia si delineò davanti ai loro occhi.
Super Daddy ringraziò il cielo.
Qualcun altro si sarebbe sorbito il sermone di Joy, senza dubbio adorabile sermone, ma le sue orecchie incominciavano a correre il rischio di un possibile sanguinamento e chiedevano pietà.
Avrebbe fatto venire il mal di testa a chiunque.
Con una fortuna davvero sfacciata trovò parcheggio quasi davanti alla porta principale e, in men che non si dica, padre e figlia furono dentro all'ascensore che li avrebbe condotti al piano dell'ufficio di Kate.
Joy sembrava molto agitata ed emozionata. Stringeva forte nelle manine il suo prezioso regalino..
Rick sorrise nel vedere quella scena e le donò un dolce bacio sulla testa, prima di impartirle il suo ultimo consiglio: "Mi raccomando piccola, non saltare addosso a tua madre appena la vedi. Nascondi la sorpresa dietro alla schiena e cammina verso di lei come se nulla fosse. Poi quando le sarai a due passi, falle un bel sorriso e mostrale il suo regalo. Sono sicuro che lo apprezzerà ancora di più..".
Joy annuì: "Lo crredo anche io papino. Mi sembla una splendida idea... Sarà felicissimissima! ".
In quel preciso istante un clic sonoro annunciò loro l'arrivo al piano desiderato, ma non appena le porte dell'ascensore si aprirono, ebbero un'accoglienza del tutto inaspettata. Esposito e Ryan si diressero verso di loro a passo svelto e con un gran sorriso, finto lo avrebbe capito chiunque, si avvicinarono a Joy. Mentre Ryan la prese in braccio, ottenendo dalla piccola un bacino dolce sulla guancia e il suo magnifico sorriso, Esposito si rivolse a Castle dicendo: "Amico, la tua situazione è tutt'altro che rosea. Noi prendiamo la piccola e la portiamo in salvo nella sala relax. Le prepariamo qualcosa da mangiare per merenda. Tu va e accetta il tuo destino. Hai scatenato le Furie. Più di così non possiamo, devi cavartela da solo".
Rick parve sorpreso e preoccupato nello stesso tempo: "Le Furie? Di cosa stai parlando? Credo solo di dovere delle scuse a mia moglie per non averle risposto al telefono, ma non credo di aver commesso quale crimine.. E poi non capisco questo plurale. Di chi dovrei preoccuparmi oltre Kate?".
Esposito gli mise una mano sulla spalla: "Auguri, mister Innocenza. Tu non hai idea di cosa hai combinato...".
Joy piegò la testolina: "Cosa ha combinato il mio papino dolce? Sono culiosa...".
Ryan le sorrise: "Nulla di cui tu debba davvero preoccuparti piccola. Che ne dici, andiamo a mangiarci un buon pancake?"
Castle intervenne: "Ma quale pancake, è quasi ora di cena..".
Per la prima volta nella sua storia mister Latte e miele tirò fuori un'occhiata inceneritrice alla Beckett verso il suo amico che rimase senza parole.
Joy lo guardò perplessa: "Mi falebbe davverro molto piacere, ma io vollei salutarre la mia mammina..".
Esposito le accarezzò la testolina: "Mamma adesso è occupata, appena si sarà liberata, in realtà calmata, verrà da te..".
Avrebbe continuato volentieri la frase, ma il rumore sonoro di una porta che si apriva e il suono forte e deciso di una voce chiamare "Signor Castle", lo indusse a desistere e in men che non si dica i due agenti e la bambina scomparvero nella saletta relax.
Un Castle sempre più stupito e confuso, vide il capitano Gates avanzare verso di lui con aria tutt'altro che rassicurante.
Appariva decisamente alterata.
Non ebbe il tempo di proferir parola che venne investito dall'ordine della donna: "Nel mio ufficio, ora.."
"Ma capitano, io..."
"Adesso! Ora!!! Non sono stata abbastanza chiara??? E ringrazi la sua buona stella che sono disarmata".
L'uomo non osò controbattere e si diresse a passo rapido nella stanza della Gates. Voleva chiedere notizie di sua moglie, di dove fosse finita, ma il susseguirsi degli eventi non glielo aveva permesso.
Non capiva perfettamente cosa stesse succedendo, ma non si osò di certo chiederlo. Ebbe la netta sensazione che lo avrebbe scoperto da lì a poco.
Infatti quando oltrepassò la porta, vide sua moglie seduta sulla sedia di fronte alla scrivania.
Un sorriso istintivo gli apparve sul viso. Non poteva farci nulla, la vista della sua amata gli provocava ancora emozioni così intense da non poter essere spiegate. In più quella mattina si erano lasciati così male, avrebbe voluto solo abbracciarla e chiarire. Odiava restare arrabbiato con lei, per di più senza un reale motivo.
Chissà perchè era stato convocato lì dentro come se fosse un criminale..
Quando la porta si chiuse alle loro spalle, la Gates incominciò a parlare: "Si starà chiedendo perchè è stato portato qui dentro in questo modo, vero?"
"Effettivamente sì, signora".
"Quindi non si è reso conto di ciò che ha fatto stamattina signor Castle?".
L'uomo apparve del tutto sconcertato: "Non capisco proprio di cosa sta parlando capitano".
La donna allora si voltò prima verso Beckett alzando gli occhi al cielo, poi tornò a guardare torva lo scrittore: "Lei ha rapito sua figlia da scuola!!".
Rick sussultò: "Ma cosa sta dicendo? Io non ho fatto nulla di tutto ciò!! La sono solo andata a prendere!".
La Gates assunse colori indefiniti che andavano dal fucsia al rosso corvino e gli puntò il dito contro, scandendo ben bene le parole: "Lei ha rapito sua figlia dall'asilo! Mi ha costretto a mobilitare gli uomini migliori del mio distretto ed accorrere come furie sul luogo come nelle migliori scene dei telefilm polizieschi, per poi scoprire che la piccola Joy era stata prelevata da suo padre?! Le pare una cosa possibile??"
"Ma, ma, ma..."
La donna continuò imperterrita: "Lei non ha idea di come ci siamo sentiti! Io l'avrei strangolata davvero volentieri, glielo giuro.. Se fossi sua moglie non se la caverebbe così a buon mercato! Ma perchè le sto facendo io la ramanzina? La lascio nelle sue grinfie... Mi sono fatta davvero coinvolgere troppo... E non è da me.. Non è decisamente da me! Non posso diventare una sciocca sentimentale" disse scuotendo la testa.
"Beckett è tutto suo!" e in men che non si dica uscì.
Castle si voltò verso una moglie che era rimasta impassibile e in silenzio per tutto il tempo della sfuriata del suo capo.
La fissò, ma il viso di Kate non lasciava trapelare nessuna emozione.
Non era un buon segnale. Di solito significava che una bomba ad orologeria stava per scoppiare e per lui sarebbero stati dolori.
Fece un passo verso di lei e provò ad intavolare un discorso: "Kate, tesoro.. Non crederai davvero che..", ma venne interrotto in maniera perentoria.
Non da un urlo, non da un dito alzato con rabbia.
Ma da una sonora risata.
Kate scoppiò a ridere sonoramente, mettendosi una mano sul viso.
Rick si fermò inebetito, di certo non si aspettava quella reazione dalla sua bella detective.
"Dovresti vedere la tua faccia! Mamma mia quanto sei ridicolo! Ora ho capito da chi ha preso Joy quando fa tutte quelle smorfie.. Non ci avevo mai fatto caso.. Siete troppo uguali..  Eri davvero buffo quando la Gates ti ha fatto il cazziatone.. ho fatto davvero fatica a trattenermi!" disse la donna alzandosi in piedi ed andando verso di lui.
Rick la strinse a sé, ma ancora un po' stupito le chiese: "Mi spieghi cosa sta succedendo? Lei mi sgrida, tu ridi... Sono confuso.. Mi ha accusato di essere un rapitore di bambini! Io? ti rendi conto della stupidaggine di quell'affermazione?".
Kate rise di nuovo: "Rick, non hai ancora capito?! La Gates ha ragione! Tu hai davvero prelevato indebitamente Joy da scuola. Sei un "rapitore di cucciolotta Castle"".
"Ti ci metti anche tu adesso?"
"Rick, ascolta. Quando sei andato all'asilo hai visto qualche maestra e hai parlato con qualche adulto? Hai firmato il registro che attesta l'uscita anticipata di Joy?".
L'uomo rimase per un attimo pensieroso, poi colse: "No, effettivamente no.. Joy mi aspettava sulla porta con la giacca e lo zainetto. L'ho presa in braccio, lei mi ha abbracciato e poi abbiamo iniziato a giocare. Lei era la mia principessina, io il suo prode cavaliere che l'avrebbe portata in salvo da quella prigione di noia.. Così ci siamo messi a cavalcare verso l'uscita.. Oddio, non ho detto a nessuno che veniva con me! Ci ho riflettuto solo adesso. Per la miseria, l'ho sottratta per davvero. Sono un rapitore di bambini! Non ci posso credere...".
La sua espressione visiva non poté non strappare un'ulteriore risata a Kate: "Hai capito finalmente? Naturalmente quella povera maestra si è spaventata, per non parlare di me quando mi hanno telefonato per informarmi che non trovavano più Joy. Ho passato davvero le due ore più brutte della mia vita, ero terrorizzata e non riuscivo a contattarti. Tutti qui si sono preoccupati e siamo accorsi subito alla scuola materna ed abbiamo visionato tutti i filmati delle telecamere di sicurezza per capire chi potesse essersi macchiato di quel crimine. Ti immagini quando ti abbiamo visto saltellare con Joy in braccio per il giardino? Te lo giuro, ti avrei strangolato con le mie mani. Ero arrabbiatissima...".
Castle cupo in volto commentò: "Ne avevi tutte la ragioni, ma non me ne sono reso conto. Non l'ho assolutamente fatto con volontà... Mi picchierei da solo se potessi.. Ma scusa, come fai ad essere così serena adesso? Non dovrò subire punizioni o ricatti per i prossimi venti mesi?".
Kate lo accarezzò: "Potrebbe essere un'idea. Di sicuro dovrai farti perdonare, ma devo ammettere che nell'istante in cui ti ho visto entrare con il capitano, l'arrabbiatura è sbollita di colpo. Devo ammettere, però, che mi ero tranquillizzata dopo la vista del video. Vuoi sapere perchè? Il primo motivo è perchè, nonostante fossi in collera con te, sapevo che mia figlia era al sicuro. Era con te. Il secondo è semplicemente perchè ti conosco. Tu sei così: sei un vero uomo quando devi esserlo, ma sei un eterno bambinone quando ti rapporti con la nostra cucciola. La ami così tanto da perderti nel vostro mondo fatato e il resto dell'umanità sparisce. Ma il motivo principale è che ti amo così come sei. Coi tuoi pregi e con i tuoi difetti. Quando ti ho sposato sapevo a cosa sarei andata incontro. Sai, non solo Joy è stregata da te scrittore.. Anche io non posseggo del tutto le mie facoltà mentali quando ti vedo.
Stamattina ero irritabile e il nostro battibecco non ha aiutato la nostra proverbiale sintonia. Capisco la tua distrazione, anche io non ero per nulla concentrata oggi.. Avevo la nostra bambina nella testa tutto il giorno...".
Castle la strinse forte e le accarezzò la schiena.
"Non ho scusanti però, ti ho fatto prendere un colpo. E di questo mi dispiace.. Non te lo meritavi.. Potevo almeno lasciare il cellulare acceso".
Kate tornò a guardarlo negli occhi: "Già, avresti dovuto, ma è passato. Tutto è andato per il meglio. Ho solo voglia di fare la pace con te! Allora ti decidi a baciarmi o no?".
Castle sorrise e si avvicinò pian piano alle labbra della sua donna, ma una vocina dolce e lo sbattere di una porta li fermò: "Mammina, papino! Siete qui! Ma pelchè voi due dovete semple darrvi bacini? E io??".
Mise le manine sui fianchi, in maniera offesa.
Rick rise: "Guardati sei tutta tu in miniatura.. quando fa così, s'intende".
Kate gli diede un buffetto sulla spalla e, staccatasi da lui,  si accucciò per ricevere sua figlia nelle sue braccia.
"Tesoro mio, vieni qui. Mi sei mancata un sacco oggi.. Me lo dai un abbraccio dei nostri? stretto, stretto?".
La piccola sorrise e si lanciò contro di lei facendola cadere all'indietro: "Cerrrto mammina!".
Kate la strinse al suo seno e le accarezzò la testa. Averla di nuovo tra le sue braccia spense definitivamente la paura provata nelle ore precedenti.
"Allora mi racconti dove sei stata con papà? Dal buon profumo di sudore misto a un odore non ben definito direi che avete giocato molto.. Stasera il bagnetto è assicurato piccola mia".
Joy rise: "Beh cerrto mammina, cledo che hai lagione. Sai siamo stati in un posto bellissimissimo! E' un po' lontano da qui, ma erra davvelo speciale. Ci siamo diveltiti e abbiamo giocato un sacco! Pelò papino ha balato, ha vinto con un trrucco...".
"Come ha vinto con un trucco? Non si fa! Ma lo devo arrestare???".
"No, mammina! Ha già pagato pegno. Ha dovuto fale il cavallino...".
La piccolina, però, si rattristò di colpo: "Sai mammina, mi piaceva quel posto, ma poi sono diventata tliste.. Tu non c'eli, non potevamo diveltilci così tanto da soli.. Così siamo tolnati a casa".
Il cuore di Kate si strinse un poco, la sua bambina possedeva davvero una sensibilità straordinaria. Era fiera di lei..
"Pelò mammina ti ho porrtato una cosina, un piccolo rregalino! Aspetta te lo prrendo" e scoparì di corsa verso la sala relax.
Kate si voltò verso Rick guardandolo con aria interrogativa, ma l'uomo si limitò a sorriderle.
Dopo pochi secondi Joy fu di ritorno con le manine dietro alla schiena. Si avvicinò pian piano e poi mise davanti agli occhi della sua dolce mamma un bel mazzetto di fiorellini di ogni colore.
"Sorpresa!! Ti piace mammina? Papino mi ha porrtato in un bel campo  dove ce n'elano davvelo tantissimissimi! l'ho fatto con le mie manine.. Volevo che anche tu ne avessi un pezzettino piccolo piccolo.. ma è ploplio piccolo..".
Kate era commossa: "No Joy è bellissimo.. Grazie.. Il tuo pensierino è davvero magnifico, doveva essere un posto decisamente speciale. Un giorno ci andremo insieme d'accordo? Voglio fare con te una collana di margherite. Vedi, questi fiori bianchi si chiamano margherite.. Si possono fare dei gioielli bellissimi se si intrecciano l'un con l'altro".
"Non vedo l'ora mammina. Papino, scusa, ma non hai anche tu un regalino da darle?".
La donna rise: "Un'altro? Vi sentivate davvero in colpa voi due!".
Joy ammiccò: "Un pochino.. Lo abbiamo scelto insieme. Sai è qualcosa di magico! Dai, dai papino fallielo vedele".
Rick allora tirò fuori dalla tasca un piccolo pacchettino fasciato accuratamente e lo porse alla moglie.
Kate lo scartò con rapidità e lo aprì. Rimase decisamente sorpresa dal suo contenuto: davanti a lei, stava un piccolo cuore di cristallo.
Lo prese in mano e guardò i due amori della sua vita in attesa di una spiegazione, poichè sospettava che potesse essercene una.
La prima a parlare fu sua figlia.
"Ti piace??? è bellissimissimo!!! Fa le magie!".
Kate non capì alla prima e allora Rick le suggerì: "Prova a metterlo davanti a quel raggio di sole e guarda cosa succede".
La donna ubbidì e all'istante un arcobaleno apparve riflesso sul muro.
"Magia!!!" gridò Joy saltellando entusiasta.
"Vedi amore mio, questo è l'arcobaleno nel cuore. Ha sette colori uno più bello dell'altro. Appare solo dopo una tempesta o un temporale. Sta a significare che nel cielo è ritornata la pace. Io e Joy cercavamo un oggettino che rappresentasse un po' e questo ci è parso il migliore. Adesso ti spieghiamo il perchè..  Tu sei il nostro cuore e con il tuo amore rendi la nostra vita bella, colorata e variopinta come questo splendido arcobaleno. Ma, ebbene sì c'è un ma, non tutti possono vederlo. Solo se si usa la luce giusta esso si mostra. E, senza tirarcela troppo, io e cucciolotta Castle siamo quel raggio di sole.. Specialmente dopo che tra di noi c'è stata una litigata o un'incomprensione come stamattina. Se riusciamo a far apparire di nuovo il nostro sole, tutto torna sereno. Che ne dici tesoro, abbiamo ragione o no?".
Kate era davvero emozionata. Posò il cuore nel suo astuccino e prese in braccio sua figlia per poi avvicinarsi a Rick e lasciarsi stringersi a sua volta dalle sue possenti braccia.
"Assolutamente ragione. Voi non immaginate quanto io vi voglia bene, dolci e splendidi amori miei".
Joy si accucciò contro di lei: "Credo che ne abbiamo un'idea, mammina bella".
Improvvisamente si battè una manina sulla fronte: "Ma allola sono ploplio addorrrmentata oggi! Sai papino, c'è un rregalino anche pel te! L'ho fatto stamattina all'asilo, quando mi stavo davvelo annoiando. Non ci cledelai, gualda! Anche tu hai il tuo alcobaleno pelsonale!".
Prese dalla tasca un foglietto stropicciato e lo aprì davanti agli occhi dei suoi genitori.
Rick e Kate risero all'istante.
Joy, invece, continuò divertita la sua spiegazione: "E' incledibile la coincidenza delle nostle idee papino. Siamo semple in sintonia!  Vedi? Questo qui sopla è ploplio alcobaleno  che polta la pace e l'alleglia come quello di mammina. Questa pelsona grrossa sei tu, quella piccolina sono io.
Stamattina ti ho visto tliste e spelavo che il nostlo rritlatto liuscisse ad attivale la magia del solliso. Io sono la tua gioia, quindi, se non mi sballio, dovlesti sollidele.. Ci sono riuscita?
Siete felici tutti e due adesso?".
Rick commosso la baciò sulla guancia destra, mentre Kate quella di sinistra, poi risposero: "Sì tesoro, lo siamo! Tantissimissimo!".
Risero tutti e tre e si abbracciarono l'uno all'altro.
La luce del tramonto era ormai al termine e se quella giornata era iniziata in maniera non del tutto esaltante, proseguita con qualche spavento e qualche rimprovero, era finita davvero col botto.
Con la famiglia Castle stretta in un abbraccio infinito dal quale non si sarebbero staccati con tanta facilità.
Non finchè l'arcobaleno fosse rimasto visibile nel loro cuore.
 
 
 
Angolo mio
 
La mia "pazzia" è finita.
Dite la verità vi ho sorprese, vero? Chi avrebbe scommesso che Kate avrebbe reagito in quel modo?
Mi sa che i nostri Caskett si amano troppo :P
Ringrazio dal profondo del cuore chi è passato per leggerla, spero vi siate divertite.
Un bacio a chi mi ha sopportato e supportato durante la stesura! Grazie my editors!
E uno ancora più speciale va al mio nipotino che mi ha fatto il disegno di Joy (se volete ammirarlo è nel banner)..
Alla prossima, se mai ci sarà! ;)

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