-You had promised.

di Juliet_99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***



Capitolo 1
*** 1. ***





-You had promised.
 
1.
 
 
“Mi prometti una cosa?”
“Cosa?”
“Non lasciarmi mai solo amore, ti prego.”
“Non lo farò mai, e tu?”
“Nemmeno io, promesso.
 
 
-Promesso-   non si può promettere nulla, se non si è sicuri di poter mantenere quella promessa. Non si dovrebbe mai aprire bocca, se non si è consapevoli di quello che si sta per dire.
Eravamo ritornati insieme, era tutto quanto ritornato alla ‘normalità’. Ma adesso mi chiedo .. quale normalità?
E’ sempre stato tutto una grande bugia, una presa in giro, un qualcosa che non esisteva davvero.
Un qualcosa che non era sincero, che però io chiamavo perfetto. 
Io la vedevo così insomma. Chi mi chiedeva del mio rapporto, come risposta riceveva sempre la stessa..
 
“E’ tutto perfetto. Io e lui ci parliamo di tutto, non ci sono segreti fra di noi.
 
-Noi-  questa parola, che comprende due persone, che vuol dire complicità, che vuol dire fiducia, che vuol dire fedeltà, che vuol dire condividere, che vuol dire avere una relazione.
 
-Relazione- lo era solo per me. Per lui era una scommessa.
Oh si, quella famosissima scommessa. Ecco cosa ero realmente io.. non una ragazza, non una donna, non una persona, ma bensì una scommessa.
 
-Scommessa-  le scommesse di solito si fanno fra amici, per gioco durante l’estate. Le scommesse si fanno nei giochi a carte, le scommesse si fanno sulle partite di calcio o sulle corse dei cavalli .. oppure si fanno guardando la Moto GP in televisione, insieme ad un’amico. Lui invece no. Mi ero fatta desiderare per un mese intero, non avevo intenzione di cedermi così facilmente a lui. Volevo aspettare un po’, non ero sicura, non avevo sentito parlare bene di lui e a dire il vero non sapevo proprio a cosa andavo incontro.
O forse lo sapevo, una sera parlammo tutta la notte, parlammo del fatto che non avrei ceduto facilmente e lui .. mi prese.  Lui prese come scommessa me.
Non un cavallo, non un gioco, non una squadra, non un pilota.. prese come scommessa me.
 
-Me-  che dire di me? Ero una ragazza normale come tutte le altre, dodici mesi fa. Sorridevo sempre per tutto, sempre il senso dell’umorismo al massimo, mai una lacrima scendeva sul mio volto. Non avevo mai paura, ero sempre pronta a tutto, ed il bello è che affrontavo tutto quanto con il sorriso. Avevo le energie al massimo, nulla riusciva mai ad abbattermi. Avevo una particolarità, un dono. Non tutti lo possiedono .. quello di saper leggere la musica, di saperla produrre, con la mia voce. Ho sempre avuto la musica nelle vene, e adesso da qualche tempo finalmente mi sono come dire ‘affermata’, adesso tutti sanno quello che so fare, persino io. Non tengo più nascosta la mia voce a nessuno. Qualche anno fa era come un segreto.
Me. Nuovamente me. Insomma, non sono cambiata, quella di cui vi ho appena raccontato non è mica morta. Degli ultimi tempi è solo un po’ sepolta, dentro di me. Cosa c’è fuori? Una maschera.
 
Chi vede questa maschera? Quasi tutti.
 
Dico quasi, perché la scorsa settima una mia amica, con le sue parole mi ha lasciata di ghiaccio.
Io  e lei ci conosciamo da quando siamo nate, lei è la figlia del compare di mio padre, da piccole ci vedevamo sempre, da quando siamo cresciute non ci vediamo più molto spesso ma l’altra sera ho capito che, come mi conosce lei, forse nessuno mi conosce così.
Per lasciarmi completamente di ghiaccio le è bastato dirmi poche parole ..
 
“Ire, io ti conosco. Tu non sei questa.”
“Mh, che vuoi dire?”
“Tu non sei così. Tu sei quella che fin da bambine, non ha mai versato una lacrima, quando lo faceva si riprendeva subitissimo. Tu sei sempre stata la più forte, quella più solare, quella che rideva sempre e trovava il buono di un qualcosa anche dove all’apparenza, non c’era proprio nulla di buono. Ti conosco come le mie tasche, è vero che da quando siamo cresciutelle non ci vediamo molto spesso ma .. penso di conoscerti abbastanza bene da poter dire che questa non sei tu. Lo so come ti senti, lo vedo quel sorriso falso che non è il tuo. Lo vedo come fissi quel telefono, senza nemmeno un motivo, per diversi minuti, come se fossi in attesa di qualcosa. Ascoltami sorella, te lo dico sinceramente, quel ‘qualcosa’ che inconsciamente aspetti, non ritornerà più.”
“Lo so.”
“Avvolte sembra proprio di no, invece.”
 
Il ghiaccio che mi sono sentita a dosso in quel momento è stato allucinante. Perché? Perché nessuno sen era mai accorto fino a quel momento. Tutti mi guardano e mi dicono “Ah, che bello! Finalmente ti sei ripresa, bello vederti sorridere di nuovo.”  Avvolte penso che nessuno si ricordi il mio vecchio sorriso, quello vero. Io non lo vedo più al mio specchio da qualche mese ormai.  Nella mia breve vita, ne ho ricevute tantissime di delusioni, di ogni tipo. Sono stata tradita, molte volte. Da quelli che pensavo fossero amici, veri amici. Ancora oggi succede .. ma ormai è come se ci avessi fatto il callo. E’ una cosa che succede spesso, troppo spesso. Lui diceva che succedeva perché ero troppo buona, perché mi fidavo troppo presto delle persone e perché davo tutto e subito a chiunque mi dimostrasse anche solo una goccia di affetto o un po’ d’attenzione. Sono stata così stupida da non capire che persino lui, nel suo volermi proteggere dal mondo, stava facendo quello che molte persone avevano fatto con me .. approfittarsi di tutto il bene che gli volevo, di tutto l’amore che provavo. Che ancora un po’ provo.
 
E’ stata una grossa e profonda ferita nel mio cuore questa. Più che una ferita .. Lui ha infilato la mano nel mio torace, ha avvolto il mio cuore e l’ha tirato fuori dal mio corpo, ha messo tutte e due le mani nelle rispettive estremità e ha cominciato a tirare, fino a quando nel mio cuore, proprio al centro, si è creata una spaccatura, una crepa .. profonda quanto l’oceano.
Lui ha continuato a tirare, da destra e da sinistra, la crepa continuava sempre di più ad allargarsi, diventava sempre più profonda .. giorno dopo giorno, fino all’ultimo giorno insieme, prima dell’epico messaggio..
 
‘Scusa ma non ce la faccio, non provo più le stesse cose, dovevo dirtelo, non mi và di prenderti ancora in giro, non riesco più a essere quello di prima.’
Le ultime parole di quel messaggio chilometrico che mi mandò il 23 Aprile, solo per dirmi che non riusciva più a reggere questa situazione, che si era stancato e che aveva voglia di cambiare aria.
Insomma, dopo nove mesi sempre con la stessa persona, soprattutto con una come me, era sicuramente un po’ un’impresa dai. Non sono mai stata abbastanza, fin dal primo momento, solo che mi chiedo, chissà come mai, stare tutto questo tempo insieme a me, vivendo con me tutti i giorni, sentendomi tutti i giorni, ascoltando le mie lamentele di quanto mi andasse male a scuola con i miei professori, di quante volte litigavo con una mia cara mica, solo perché questa relazione non l’aveva mai accettata fin dal primo momento, e adesso capisco un po’ meglio il perché.
A lui è sempre piaciuto usare le ragazze a suo piacimento per poi al momento buono buttarle via e cambiarle come fossero macchine usate.
Le discussioni  fra me e lei erano abbastanza animate, e avvenivano abbastanza spesso.
Piangevo anche, abbastanza spesso. Perché sono un tipo che ama la pace e la tranquillità, il parlare di tutto con le proprie amiche, sono quella ragazza che vorrebbe che le sue scelte di vita venissero appoggiate anche dalle proprie amiche, invece di fare la guerra su chi ha ragione o su chi ha torto riguardo una persona o una situazione. Certo, i pareri sono sempre ben accetti da parte mia, ma non avevo mai chiesto una guerra, non avrei mai voluto passare l’inverno in conflitto con qualcuno a cui voglio veramente bene.
Volevo solo una vita decente, anche se io l’avrei chiamata perfetta.
 
Perfetta, perché per me la perfezione è avere accanto le mie amiche e i mei amici insieme all’amore della mia vita, andando tutti quanti d’accordo, come l’inizio dell’estate scorsa, tutto andava bene ma improvvisamente le cose andarono sgretolandosi sempre di più, cadendo rovinosamente giù.
 
Iniziarono litigi continui, rotture di fidanzamenti che sembrava potessero durare in eterno. Per me da una parte era iniziato l’inferno, perché non avevo l’appoggio degli amici che ritenevo i più importanti per me.
L’unico mio rifugio di conseguenza era solo e soltanto lui, e lo rimase per ben nove lunghissimi mesi, che in realtà, ripensandoci adesso, sembra ieri che ci demmo il nostro primo bacio.
 
-Bacio-  un gesto imparagonabile, più prezioso dell’oro, più delicato della seta, più importante di un dono materiale. Un bacio è qualcosa di speciale, è un gesto che ha un’enorme significato. Un bacio non è una stupidaggine, è addirittura più importante di un’abbraccio forse, quando lo si è dato con il cuore, e soprattutto quando all’interno di esso c’è amore.
 
-Amore- può essere una parola, può essere un sentimento, può essere un soprannome dato ad una persona alla quale si ci tine in maniera particolare. L’amore per me ..  è come un miracolo. E’ qualcosa di mistico, di speciale, di prezioso. E’ un qualcosa che a dire la verità non si può davvero descrivere. L’amore .. quello vero, è quello che provavo io per quel ragazzo, quella persona che ritenevo la mia salvezza, il mio miracolo .. l’amore della mia vita.
 
-L’amore della mia vita-  era lui. Quel ragazzo che mi proteggeva.
                                                          Quel ragazzo che mi faceva sorridere.
                                                          Quel ragazzo che avrebbe fatto di tutto per me.
                                                          Quel ragazzo che mi rendeva felice con un semplice gesto.
                                                          Quel ragazzo che quando ero arrabbiata, stressata, triste, gli bastava                                                                                                                                  chiamarmi per telefono, dire anche solo una parola per farmi sorridere e far sparire tutto il rancore che avevo dentro.
                                                          Quel ragazzo, l’unico che io potessi chiamare la mia felicità.
 
Cosa? Cosa è rimasto veramente di tutto questo?
Nulla.
 
 
 
 
Cosa c’è adesso? Cosa c’è realmente, dentro me?
 
Nulla.
 
 
Di nuovo quella parola, questo ‘nulla’. Cos’è questo ‘nulla’?
E’ il vuoto più totale, il deserto. Proprio come quello vero.
C’è tabula rasa, c’è il terreno completamente spianato. Dove sono finite le macerie? Quelle del grande palazzo che stavamo costruendo io e lui poco a poco, piano dopo piano.
Sono andate distrutte anche quelle.
Sono diventate polvere, proprio come tutto il resto.
Rimane solo la desolazione, da due mesi c’è silenzio, tutto tace.
Nessuno osa ricostruire.. come mai?
Perché dentro me stessa, solo io posso decidere di ricostruire qualcosa, gli esterni possono solo aiutarmi a farlo.
Perché? Perché non mi sto facendo aiutare? Eppure qualcuno disposto a farlo c’è.
 
Io so qual è il motivo .. la realtà è che io, per adesso, non sono più io. Ci sarebbe bisogno di andare a salvare Irene, lì dov’è che è nascosta, lì dov’è che è rimasta bloccata.
Ci sarebbe bisogno di distruggere le varie maschere che Irene usa tutti i giorni, ci sarebbe bisogno di un mago, uno che sappia entrare dentro di me e risvegliarmi dal sonno profondo in cui la vera me è caduta.
Per adesso sembra una cosa così impossibile, il colpo è stato così pesante, io l’amavo così tanto.
Io avrei fatto di tutto per lui, avrei fatto le pazzie più assurde, avrei attraversato l’intero oceano a nuovo, avrei camminato sui fuochi ardenti a piedi nudi senza lamentarmi del dolore solo per lui.
Gli avevo dato la mia fiducia.
Gli avevo dato il mio amore.
Gli avevo dato la mia pazienza.
Gli avevo dato il mio tempo.
Ma la cosa più importante che gli avevo dato .. era proprio la mia anima.
Avevamo condiviso tutto, per nove mesi.
 
Lui era la mia felicità.
Lui era la mia vita.
Lui era tutto.
Lui era l’more della mia vita.
Lui .. era stata la mia prima volta.
 
Ecco perché Irene è sparita. Ecco perché Irene, dopo quel ‘scusa ma la finiamo qui.’  è improvvisamente sparita. Me stessa ha preferito lasciare spazio a delle maschere improvvisate sul momento, a seconda della situazione dal mio subconscio. La delusione è stata grande e soprattutto inaspettata. E’ stata la prima persona che ho sentito di amare veramente almeno un pò quanto amavo i mei genitori. Lui era la cosa più bella che avevo, cercavo di proteggerla e custodirla tutti i giorni, ma questo non dipendeva da me, non lo è mai dipeso, solo che non me ne sono accorta. Lui poteva entrare e uscire dalla mia vita quando gli pareva e piaceva, e non me ne sono mai accorta.
Perché per questa povera disgraziata, era tutto vero.
Ci credevo. Ci credevo davvero.
 
Ma io l’amavo, l’amavo ancora e non mi sono accorta del mostro che stava dentro di lui, e che mi guardava tutti i giorni con quegli occhi pieni di desiderio, accesi dalle voglie, infuocati dalla voglia di toccare il corpo di una ragazza e farlo completamente suo.
Non vedevo quello sporco bugiardo, che mi ricopriva di belle parole, finti pensieri e sogni inventati.
Non vedevo quel maledetto bastardo che è stato capace di mandare all’aria l’amicizia con i suoi fratelli. Ma a quanto pare la sua definizione di fratelli era uguale a quella di fidanzata, ovvero .. non esisteva affatto all’interno del suo vocabolario.
 
L’unica cosa che ha fatto tutto questo tempo è stato giocare con i nostri sentimenti.
Giocare con i nostri cuori, soggiogandoli.
Nessuno si è mai accorto di nulla, ed è per questo che quando le cose sono cominciate a venire tutte fuori, poco a poco, il suo io ha cominciato a surriscaldarsi, diventando sempre più orgoglioso di prima, sempre più doppiogiochista di prima, sempre più bugiardo.
 
Tutto il contrario di quello che pensavo lui fosse in realtà.
Adesso nella sua vita và di moda giocare con i sentimenti e con l’ingenuità di una bambina di tredici anni.
E sembra proprio che a lui vada bene così.
Sembra proprio che gli vada bene rimanere da solo, con se stesso, senza amici, passando come un’ape da ragazza in ragazza, divertendosi come un matto. Anche se a dire il vero, io il prendere in giro una ragazza, arrivare ai proprio scopi e poi gettarla via, non lo chiamerei proprio divertimento.
 


 
Spazio autrice;
Dopo tanto tempo che non pubblico e non scrivo più nulla, ho deciso di tornare scrivendo di me.
Più che altro è una specie di sfogo, era troppo che non scrivevo, ed era troppo tempo che portavo tante cose dentro, troppe a dire il vero.
Mi sono presa di coraggio e mi sono decisa a scrivere una breve storia su un'accaduto che mi ha un pò sconvolto la vita di questi tempi. 
Sò che ci sarà chi apprezzerà e chi no, ma alla fine l'ho fatto solo per sfogarmi, questo è stato il vero motivo della pubblicazione di questa breve parte della mia vita. Pubblicherò soltanto tre capitoli. Questo è il primo e sperodavvero di non annoiare nessuno. 
Grazie mille a chiunque leggerà questo sfogo.
Spero che recensiate in molti! Alla prossima, un bacio! 

 

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Capitolo 2
*** 2. ***


 


2.
 
-“Sali con me?”
  “Si..”
Non mi tremava la voce così da tempo. Non lo vedevo da tempo, da troppo tempo.
Salgo le scale di quel palazzo ancora una volta, dopo mesi e mesi.
Mi ritrovo ancora una volta davanti quella porta, l’ osservo aprirla con estrema calma, come a suo solito, entra dentro casa e posa le chiavi sul tavolo della cucina. Lo faceva sempre.
Rimango ferma, davanti la porta, qualcosa mi impediva di entrare dentro. Non riuscivo, ero bloccata sulla soglia, non ero un vampiro, quindi era sicuro che non dovevo essere invitata ad entrare per poterla attraversare tranquillamente. Deglutisco più di una volta, fissando le punte delle mie scarpe incessantemente, fin quando la sua voce non mi riporta alla realtà.
“Cosa c’è? Non entri?”
Quel ciglio destro sempre alzato, con aria di sospetto quando io facevo qualcosa di strano c’era sempre, anche questa volta.
“Sì.”
Rispondo piano e faccio un passo verso dentro, finalmente attraverso la soglia.
Alzo lo sguardo verso l’alto e a scrutarmi incontro i suoi occhi, accesi, verdi, come i miei.
Corruga la fronte, e continua il silenzio assordante.
 
Un’improvvisa voglia di scappare mi sorge dentro. Mi sento sbagliata, mi sento fuori luogo, mi sento fuori posto.
 
La sua figura imponente mi viene in contro, mi prende per una mano e mi trascina con sé. Percorriamo insieme il corridoio fin quando non mi trovo proprio davanti la porta di camera sua.
Non entravo in quella stanza dall’ultima volta in cui sono venuta in questa casa.
L’ultima volta è stata la più bella, la più passionale, ma anche la più pericolosa.
Ci siamo salvati dal diventare genitori, già così giovani, solo Dio sa come.
 
Quella l’ultima volta .. sono stata una vera incosciente, non dovevo farmi prendere dall’emozione dell’essere tornati ancora una volta insieme, non dovevo perdere la testa, non dovevo dargli ascolto.
La sua mano destra carezza piano il mio viso, un brivido mi scende lungo tutta la schiena.
 
Continuo a pensare che qui ci sia davvero qualcosa di sbagliato, improvvisamente cominciano a sudarmi le mani.
 
“Mi sei mancata.”
Sussurra piano nel completo silenzio di casa sua. Le sue labbra si poggiano delicatamente sulle mie, schiudo le labbra insicura, le nostre lingue si cercano, si incontrano e cominciano a danzare insieme, ancora una volta, dopo tanto e tanto tempo. Ci stringiamo l’uno all’altro, ma il mio corpo trema, si irrigidisce sempre più.
Mi spinge lentamente fino al letto, ci stendiamo piano piano. Le sue mani scivolano lungo tutto il mio corpo, delineandone ogni piccola curvatura.
Brividi di freddo, insicurezza, timore.
 
Improvvisamente un rumore, precisamente il rombo di una moto attira la nostra attenzione, oh ringrazio Dio o forse .. forse non dovrei.
Conosco quel rombo.
 
E’ il rombo della sua moto.
 
“Che cazzo ci fa lui qui?”
Mi pianta in asso sul letto e velocemente, si avvia verso la porta di casa.
Prendo immediatamente il telefono dalla tasca e digito subitissimo un messaggio..
‘Reggimi il gioco, ti prego perdonami.’
 
Corro verso la porta di casa, già spalancata, percorro le scale e arrivo al portone, lo apro di botto e lo trovo lì davanti, con il telefono in mano. Osservo i suoi lenti movimenti, ri mette il telefono in tasca, toglie il casco e lo posa sulla tanga della grossa moto rosso fuoco, una Hyosung gtr 125. La chiamavamo ‘la nostra moto.’ poche settimane prima.
“Che cosa vuoi ancora?”
“Già, che cosa vuoi..?”
Aggiungo, insicura, stringendomi tra le spalle, vergognandomi grandemente di quello che stavo facendo.
Giulio, anche se a me è sempre piaciuto chiamarlo con il suo vero nome, Giuliano, in quel momento, in questo preciso momento, sono sicura davvero, mi starà odiando, il suo odio per me starà superando quello che da tanti mesi a questa parte ha sempre provato per Salvo, che in questo momento e al mio fianco, o meglio, io lo sono al suo, e questo è sbagliato, me lo sento.
 
Improvvisamente vedo arrivare qualcun altro dal fondo della strada, è Gabriele. Il migliore amico di sempre di Giulio, suo fratello, ma .. il migliore amico di vita da sempre di Salvo.
Delle cose erano cambiate in questi mesi, tante cose, Gabriele mi trattava come una sorellina, mi ha sempre protetta da quando Salvo ha allontanato tutti preferendo la bella vita a tutti noi, adesso ero io a voltare le spalle a loro, e lo stavo facendo insieme al diavolo fatto persona.
Aveva fatto troppo del male a tutti, ci ha sempre mentito, ha sempre giocato con i nostri cuori e adesso mi stavo fidando ancora. Dopo tutto quello che era successo .. stavo andando dalla parte sbagliata anche io.
Improvvisamente, proprio come Giulio, si volta a guardarmi fisso, con quell’espressione così severa, così confusa ..
 
“Ire, cosa cazzo stai facendo..?”
 
Il mio cuore si stringe nuovamente in una morsa, quella voce così seria, così arrabbiata, così piena di odio nei miei confronti.
I miei occhi non riescono più a reggere quegli sguardi ..
 
Alla mia destra sento arrivare ancora gente, questa volta sono due persone, sono loro.
Ale, Mari .. improvvisamente tutti quanti arrivano lentamente, mettendosi l’uno accanto all’altro.
Johnny.
Giampiero.
Persino il mio migliore amico Marco, mio fratello …
Quegli sguardi, i loro volti e soprattutto i loro occhi.
 
Mi sentivo mancare il respiro, ero sicura di essere diventata bianca come un lenzuolino in faccia. Una morsa al petto continua a stringere il mio cuore sempre di più. Mi manca l’aria davvero ..
Le gambe molli, le mani che tremano, improvvisamente la paura mi assale.
 
L’ultimo ad arrivare, è davvero l’ultima persona che mi aspettavo e che mi andava di vedere.
Alessio. Il cugino di Salvo.
 
Si gira a guardare i miei amici, uno per uno, si volta di spalle e viene verso di noi, schierandosi accanto suo cugino.
Eravamo in tre, contro un’intero esercito che ci andava completamente contro.
Ma non andava contro loro due, andava contro me.
 
Sì, andavano contro di me. Mi sento improvvisamente come se Salvo e Alessio non fossero più lì accanto a me, come se io fossi lì, in cima a quelle scale completamente sola. Mentre guardo i miei più cari amici fissarmi con odio, mentre li guardo disprezzarmi, mentre vedo i loro occhi cupi e neri che  non la smettono di fissarmi.
 
Improvvisamente ritorno in me, sento dei passi. Salvo sta scendendo le scale.
Si ferma, sorride e li fissa, li ispeziona con lo sguardo uno per uno, soddisfatto.
 
Continua a camminare, dirigendosi al centro, proprio verso Giulio.
Faccia a faccia, occhi contro occhi, continua a sorridergli.
 
“Fratello mio..”
 
La sua voce è fredda ma con un velo di soddisfazione in essa.
Il suo braccio destro carica, sferrando un pugno dritto verso la pancia di Giulio.
Il moro cade a terra. Un gemito di dolore riempie il silenzio in torno a me.
 
Rimango immobile, come una stupida a guardare la scena.
Salvo si gira di scatto e corre verso di me per poi prendermi per mano e portarmi davanti a tutti quanti, precisamente davanti Giulio, raggomitolato sull’asfalto per colpa del dolore.
 
“Ho vinto io, ancora una volta.”
 
Mi prende il volto fra le mani e mi bacia con foga.-
 
Improvvisamente apro gli occhi, tutto è buio, uno spiffero di luce entra dalla finestra illuminando debolmente il soffitto di camera mia.
Il mio respiro affannato, la fronte sudata, le lenzuola del mio letto tutte scombinate.
Sembra quasi che io abbia fatto una guerra contro me stessa questa notte.
Anche se in effetti è successo.
 
Era una settimana che non lo sagnavo più.
Erano precisamente due mesi che non avevo più sue notizie, fino ad una settimana fa.
Gli ho riportato delle cose sue che avevo nel mio armadio, le ho messe dentro un sacchetto e le ho lasciate davanti il portone di casa sua con su scritto il suo nome.
Quando le ha trovate al ritorno da scuola, ha avuto la gentile idea di cercarmi e ringraziarmi per avergli riportato indietro le sue cose,  ripetendomi anche sempre le stesse moine .. quanto sia importante io per lui nonostante sia successo quello che è successo fra di noi e altre cazzate varie.
Ormai non credo più a un cazzo, l’unica cosa che vorrei e che sparisse completamente dalla faccia della terra, e sembrava proprio che dopo due mesi che non lo sentivo più fosse davvero sparito, ma ancora una volta la sua presenza è tornata a galla.
 
Finchè appariva solo nei miei frequenti e svariati incubi va bene, diciamo che si può accettare ma .. un suo ritorno fisico proprio no.
 
Sto provando piano piano a ri costruirmi tutta di nuovo da capo, lui non può tornare quando cazzo gli pare per rovinarmi tutto ancora una volta, proprio no.
Una mia amica mi ha raccontato che l’altra sera, mentre era a cena con lei a casa della sua fidanzata si faceva domande assurde sul perché io mi fossi fidanzata di nuovo, sul come era successo e come mai, per quale strano perché fosse accaduto.
Bene mettiamo in chiaro tutti un paio di cose ..
 
1° Io non sono fidanzata con chi pensa lui, non sono fidanzata e basta, mi sto solo frequentando.
2° A lui non dovrebbe interessare più.
3° Non è carino pensare alla propria ex quando si è a cenare a casa della propria ‘fidanzata’ o meglio, compagnia momentanea per soddisfare le proprie voglie. E’ mal educazione, coglione, che fa non lo sai(?).
 
 
Roba da matti.
Voglio che sparisca. Avvolte provo a distrarmi, a fare di tutto, anche le cazzate più assurde pur di non pensare a lui, ma ci sono momenti in cui la mia mente è proprio soggiogata all’ennesimo livello.
E mi odio  per questo. Perché?
 
Perché c’è una persona accanto a me, che darebbe la vita pur di vedermi sorridere, che muore per me.
 
E io sono bloccata così.
Quanto mi odio, mi sento una stupida, quel ragazzo è la fine del mondo in tutti i sensi  io non riesco a dargli le giuste attenzioni che merita. Passiamo un sacco di tempo insieme,io e Giulio, da quando ci conosciamo meglio.
Si, proprio lui. L’ex migliore amico di Salvo, il suo vecchio ‘fratello’.
 
Lui è stato quello che mi è rimasto accanto anche mentre dichiaravo chiaramente al mondo di amare ancora quella testa di cazzo e lui, nonostante i suoi sentimenti, si è preso di coraggio, li ha messi da parte e mi ha aiutata per ritornare insieme a quello stronzo.
 
Ci ri penso e mi faccio davvero schifo.
Non mi ero accorta di nulla, e gli ho permesso di fare la peggior cosa che si possa mai fare a una persona innamorata e momentaneamente non ricambiata.
 
Avvolte l’amore è stronzo. Gioca sporco con te, con i tuoi sentimenti, con il tuo cuore.
Diventa odioso, ci sono persone che addirittura non credono nel vero amore, ci hanno perso direttamente le speranze. C’è chi dice che è solo una finzione l’amore, una scusa, per abbindolarti e poi portarti a letto e lasciarti in asso il giorno dopo.
C’è chi ne fa una malattia ed esagera nel dimostrarlo.
Chi odia se stesso per il sentimento che prova dentro di sé, nei confronti di una persona.
C’è persino chi odia quanto ama quella persona, solo perché crede impossibili l’essersi innamorato.
 
Certo, perché innamorarsi ai giorni d’oggi è una cosa stupida.
E’ questo quello che pensano tutti.
 
 
Io invece sono sempre stata quel tipo di persona che all’amore ci crede, che crede nei sentimenti, nel voler bene. Dopo quello che mi è successo però.. ho notato di fare molta fatica nel fidarmi di nuovo di qualcuno così come ho fatto con lui.
Ho bisogno di essere svegliata, ho bisogno di una spinta, di un minuscolo aiuto ..
Ma ogni volta che qualcuno prova a darmelo mi blocco, mi blocco e torno indietro.
 
Anche se adesso c’è una novità, c’è un qualcosa che in questi giorni mi ha scossa dal torpore. Ha come dire, ri dato un piccolo impulso al mio cuore, ho ri provato un’emozione che non sentivo da mesi ormai.
 
Io ho fatto una prova, pochi giorni fa.
Ho baciato una persona.
Ho baciato proprio quella persona che per me adesso sta morendo. Che farebbe di tutto, persino regalare la propria vita al diavolo se ce ne fosse il bisogno, solo per salvarmi.
Ho baciato quella persona che in questi tre mesi ha sopportato tanto, forse pure più di me.
Che ha sofferto, ha combattuto, ha lottato .. senza mai fermarsi o arrendersi.
Mi è stato accanto, mi ha confortata, mi ha protetta, mi ha aiutata, ha fatto le cose più assurde e ridicole soltanto per strapparmi un piccolo sorriso dalla faccia e andarsene sereno al ritorno a casa, consapevole di aver fatto qualcosa di utile per me, consapevole di avermi fatto ridere e che quella risata era per merito suo.
 
Quando l’ho baciato, questa volta, per la prima volta dopo mesi, mi sono sentita completamente presa da tutt’altra persona che lui.
In quei giorni la mia testa era completamente invada dal ricordo di quel bacio.
Quel dolce bacio che gli ho dato prima di guardarlo salire in moto e partire verso la strada di casa.
 
Ho baciato Giulio, e per la prima volta dopo tre mesi .. non mi sono pentita i nulla.
 
Desidero una nuova vita, desidero poter guardare le cose con occhi diversi, voglio non sentire più quel vuoto dentro, voglio non sentire più quell’anzia dovuta al ricordo di lui, voglio proprio liberarmene.
Voglio farlo sparire completamente e ancora non riesco a bruciare il suo ricordo del tutto.
Abbiamo passato così tanto insieme, troppo.
Sono stati i nove mesi più belli della mia vita, non mi pento di nulla questo è vero, ma davvero .. dopo quello che è successo, dopo quello che hai fatto, dopo tutte le cose che mi hai detto ..
Sei addirittura arrivato a chiamarmi “scarto” a mia insaputa.
Chi mi ha raccontato questo, non voleva nemmeno dirmelo per paura di distruggermi emotivamente definitivamente.
Non è successo .. no.
Perché? Perché ormai io ti conosco, non mi stupisco più. Io lo so il male che hai dentro.
 
Nove mesi, mi sono bastati di gran lunga per conoscerti, poi io sono un tipo che inquadra le persone a prima vista, quindi tu non hai più segreti per me, ormai da tempo.
 
Quanto mi hai delusa solo Dio lo sa. Volevo stare tutta la vita con te, volevo avere qualcosa di serio, volevo amarti per il resto della mia vita e oltre, perché eri diventato una cosa troppo importante per me, il mio sentimento nei tuoi confronti era qualcosa ancora più grande di me, ingestibile, incontenibile.
Eri tutto.
E sei riuscito a fami rimanere il nulla di te.
 
Ma sai che ti dico, forse .. forse meglio così.
 
Meglio così, Salvatore.
 
Adesso, esci dalla mia testa.
Esci dal mio cuore.
Esci dai miei ricordi, eliminati.
Disintegrati.
Autodistruggiti.
Sparisci.
Prendi fuoco in me e poi polverizza anche le ceneri stesse.
 
Esci..
 
Esci fuori dalla mia vita.

 


Spazio autrice;
R
i eccomi qui con un'altro capitolo, questa volta il penultimo.
Questo capitolo, inizia con un sogno, un sogno vero che ho fatto tre notti fà. Ultimamente, faccio molti sogni, e quasi tutti sono incubi oppure sono sogni davvero molto strani che avvolte non sò nemmeno spiegarmi, come avete potuto leggere, io la mattina mi sveglio quasi sempre così.
Diciamo che non c'è mai un cazzo di buongiorno ultimamente, ecco.
Questo capito non è lungo come il primo, perchè il prossimo capitolo, ovvero l'ultimo sarà il più lungo.
E forse sarà ancora più profondo del primo, ragazzi miei.
Riservo la pubblicazione per un giorno in particolare, ovvero il 28 Giugno. 

Nel frattempo spero di non avervi annoiato ma di avervi invece interessato, senza farvi annoiare.
Grazie a tutti per le precedenti visualizzazioni, davvero. Vi adoro!

Alla prossima,
-I Own It.
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** 3. ***


 


3.
 
 
28 Giugno 2013,
 
“Dobbiamo proprio andare?”
“Dai, solo dieci minuti, ti prometto che lo scarico subito non appena arriviamo, Mari.”
 
Scendiamo le scale di casa sua, apriamo il portone e usciamo fuori. Ci incamminiamo tranquillamente verso casa sua, a dire il vero non so bene dove sia ma Mari l sa, quindi mi ci porterà lei.
Il telefono mi vibra all’interno della tasca posteriore dei jeans, lo prendo e .. è un suo messaggio.
 
‘Non vedo l’ora di vederti, dove sei?’
 
Scorro il dito sul blocca schermo, aprendo la scherma Home del mio iPhone, apro i messaggi e rispondo.
 
‘Sono per strada con Mari, sto arrivando!’
 
Poso il telefono nella tasca posteriore dei jeans e proseguo molto lentamente la camminata insieme a Mari, mi volto a guardarla, a dire il vero non sembra molto contenta … veramente non lo è proprio.
 
“E se ti bacia? Se prova a baciarti?”
“Non mi toccherà nemmeno con un dito, Mari!”
“No, ti giuro appena vedo che si avvicina a te anche soltanto di pochi centimetri mi metto in mezzo io e ti tiro via, sappilo!”
“Dico davvero Mari, sta tranquilla, non mi toccherà, e chi lo bacia a quello!” ridacchio, appoggiandomi a lei.
“Se quello ti ha fra le mani, ti prenderà soltanto per il culo Ire, credimi, lo conosco e ..”
“Sarò io a prendere per il culo lui, Mari.”  La interrompo di colpo, fermandola per un braccio e guardandola negli occhi. E’ così preoccupata, agitata, protettiva. Davvero, certi momenti non capisco il perché.
“Io comunque sia, ti rimango accanto, se vedo movimenti strani ti porto via.”
“Va bene!”
 
***
“Eccoci, siamo arrivate!”
“Ah, è qui?”
“Lui abita infondo alla via, Ire! Dobbiamo salire un po’.”
 
Annuisco e continuo a camminare, impaziente di sapere cosa dovrebbe dirmi di tanto importante.
Ha detto ‘Appena ci vediamo voglio un’abbraccio.’ Insomma, fin qui nulla di male, giusto?
Mi chiedo come mai Mari possa pensare certe cose su di lui, insomma ame non è sembrato tutto quello che lei ha sempre detto di lui.
 
“E’ un bastardo! Quello ti usa e basta Ire, fidati di me, non fa per te! E’ pericoloso!”
 
E’ da quando lo conosco che sento dire sempre la stessa frase, ma non solo da Mari, anche Ale mi ha detto una cosa del genere quando l’ho conosciuto un mese fa, loro lo conoscono da quando erano veramente piccolini, ma non si sono mai amati più di tanto. Mari giocava di più con suo cugino Alessio, da piccola.
Loro non si praticano molto, quindi continuo a chiedermi come lei possa dire tutte queste cose brutte sul suo conto. Bho, mistero.
 
Ormai siamo davanti il portone di casa sua. E’ un palazzo verde opaco, avrà si e no, tre piani forse.
Prendo il telefono dalla tasca e gli invio un altro messaggio.
 
‘Sono sotto casa tua, scendi!’
 
“Gli ho inviato un messaggio.”
“Va bene, prima ci spicciamo e meglio è!”
 Alzo un sopracciglio e mi giro a guardare il portone, a braccia conserte, in attesa che la porta si apra.
Improvvisamente si sente lo scatto di una serratura che si apre.
 
Qualche secondo e la porta si apre.
E’ di spalle, ancora non mi ha nemmeno vista, sta chiudendo la porta ed ecco.. ecco che si gira a fissarmi.
Mi guarda negli occhi e sorride.
 
Bene, fin qui nulla di strano. Nessun comportamento da maniaco o altri atti osceni in pubblico.
Nessuna strana voglia da malato di mente con gli ormoni a mille.
Fin qui ci siamo.
 
Salgo le scale e gli vado in contro, tranquilla.
Lui si avvicina e mi abbraccia, mi stringe forte forte a sé.
Mi sento una piccola formichina in confronto a lui. E’ alto, e le sue braccia mi avvolgono completamente, facendomi sparire. Mi torreggia abbastanza.
Sento il suo dolce profumo invadermi le narici. Piano, con timidezza, stringo le mie braccia in torno al suo bacino.
Mari tossisce, attirando l’attenzione.
“Hem .. io sono qui!”
“Oh, ciao Mari!”
“Ciao Sà.”
 
Come al solito, la tensione fra quei due si taglia con il coltello.
Io davvero non capisco.
E’ così calmo, gentile, educato.
Non mi sembra proprio il maniaco sessuale della sua descrizione.
 
“Che bello, non pensavo venissi davvero.” Si rivolge a me, mi prende una mano e mi sorride.
Ricambio timidamente il sorriso e mi fermo a guardarlo pe un po’.
 “Vabbè Ire, io sono lì in fondo, se hai bisogno chiama.” I suoi occhi color caffè, fissano così male Salvo mentre lentamente si appresta a raggiungere il muretto della scuola elementare proprio di fronte a noi.
Alzo nuovamente un sopracciglio e mi limito a guardare per terra, in silenzio.
 
“Alla fine mel’hai dato davvero l’abbraccio.”
“Ma certo che tel’ho dato! L’avevo promesso, no?”
“Mi abbracci di nuovo?”
 
Annuisco e mi avvicino a lui.
Ancora una volta lo sento vicino a me, così forte, così alto, così protettivo, così .. sicuro.
Si, mi sento al sicuro con un suo abbraccio, che strano.
Sò la particolare simpatia che il moro prova per me, ma non ho mai ricambiato davvero a dire il vero.
 
Quando sono con lui, sono sempre nervosa, tirata.
Non so come comportarmi, né come fare.
Quando ci siamo conosciuti, dopo esserci scambiati i nomi, no abbiamo parlato per tutto il pomerriggio.
Abbiamo attaccato bottone sull’autobus, al ritorno dal mare.
Una scusa banalissima ha usato per attirare la mia attenzione e per riuscire a farmi ridere addirittura.
C’era una signora, davanti a noi, vestita in maniera davvero oscena, io non l’avevo nemmeno notata, lui quella volta mi sfiorò la mano mentre eravamo seduti agli opposti e mi indicò la signora dritta davanti a noi.
Quando la vidi scoppiai a ridere come una stupida.
Quando poi non la guardai più, continuava ripetutamente ad indicarmela e a ridere come uno stupido.
L’avevo trovato divertente, ma per Mari e Ale non lo era per niente.
Insomma, racconto tutto a quelle due, persino la cretinata che mi ha detto per farmi sorridere un po’.
 
Quando ha avuto il mio numero di telefono non l’ha chiesto direttamente a me ma a Mari.
Cosa davvero strana, quei due si odiano, o meglio .. Mari lo odia.
 
“Mari, mi dai il numero di telefono di Ire?”
“Scusa, perché non glielo chiedi?”
“Eddai, lo sai che sono timido!”
“Devo chiederlo a lei prima.”
 
L’avevo trovata una cosa molto carina, dai. Davvero non ci vedevo nulla di male qualche settimana fa.
Ci siamo continuati a sentire per tutto questo tempo, anche se per un  periodo l’ho lasciato sbattere.
Non gli rispondevo ai messaggi perché ero davvero soggiogata da quello che mi veniva ripetuto ogni giorno.
 
“Stai attenta.”  oppure  “Non parlare con lui, ti prende per il culo pure quando ti dice come sta.”
 
Avevo avuto paura per un momento, e ho quasi lasciato perdere.
Io non volevo proprio rischiare di innamorarmi di lui, perché se era vero tutto quello che mi dicevano di lui, non ne sarei mai uscita viva. Mai.
 
Sono quel tipo di ragazza che se si innamora di qualcuno, allora è finita.
Sono quel tipo di ragazza che se si innamora sul serio, non guarda in faccia nessun’altro oltre che lui.
Sono quel tipo di ragazza che se si innamora, dà tutto.
Sono quel tipo di ragazza che se si innamora, è capace di amare davvero per sempre.
 
C’è stato un momento in cui volevo davvero tenermene alla larga, ma alla fine non l’ho più fatto.
Chissà perché ..
Alla fine non mi interessava poi tanto.
Anzi non mi piaceva per niente all’inizio.
 
O forse si ..?
 
Ricordo che quando l’ho visto arrivare con le cuffie alle orecchie, canottiera bianca e pinocchietti blu,lo zaino in spalla e lo sguardo un po’ perso, ho pensato ‘Non è poi coì brutto come dicevano.’
Quindi qualcosa, forse già c’era..
 
La sua voce mi riporta alla realtà.
“Che c’è?”
“No, nulla! Tutto okai.”
“Sicura? Ti vedo strana. Che c’è? Hai paura di me?” ridacchia avvicinandosi leggermente.
Tiene le mani sui miei fianchi, ma non siamo poi così vicini.
“Non ho paura di te!”
“Bhè, fai bene! Non devi averne, mica ti mangio, sai..”
 
Rido appena e incrocio lo sguardo di Mariarita, che è sempre lì, poco più in fondo a tenerci d’occhio.
Adesso gli sto dando le spalle, sono catturata dallo sguardo di Mari.
Improvvisamente sento le sue braccia avvolgermi il ventre. Sussulto e spalano gli occhi, a dire il vero non mel’aspettavo, insomma, amo gli abbracci da dietro, ma questo proprio non mel’aspettavo.
 Vedo Mari avvicinarsi di qualche passo, cauta, apparentemente tranquilla.
Poggia il mento, sulla mia spalla e sorride.
 
Umh, okai .. tutti calmi adesso.
 
Mi giro di scatto, e mi abbraccia di nuovo, questa volta siamo vicini vicini.
 
“Davvero, mi piaci Ire io .. sono serio. Non sto scherzando.”
Improvvisamente non so davvero che fare. Sto cominciando a innervosirmi.
Mi sa che qui ci vuole il piano di salvataggio di Mari.
 Mi getto fra le sue braccia e lo stringo forte a me.
Cominciamo a dondolare e a giare su noi stessi, fin quando non ho la visuale completamente libera verso Mari. Le faccio segnale con una smorfia faccia forse mai vista, e faccio girare Salvo ancora una volta.
Ci stacchiamo dall’abbraccio e Mari piomba in mezzo a noi, uff .. tempismo perfetto.
“Ire, è tardi dobbiamo andare, mia madre ci aspetta!”
“Si esatto,hem.. io devo adnare, dai ci vediamo!”
“No tranquille, vi accompagno.”
 Mi giro a guardare Mari, ha gli occhi che sono quanto due palle da bowling.
“No, davvero Sà, non c’è bisogno.” Insiste Mari, prendendomi per mano e tirandomi con sé.
“No, davvero vi accompagno.”
 
Mari sbuffa e mi tira con sé. Improvvisamente, ci guardiamo negli occhi e cominciamo a correre.
“VIA!” urlo a tutta forza, correndo a più non posso verso l’uscita della via.
 
Un paio di braccia, dopo poco mi catturano ancora una volta da dietro e mi placano.
Dio, non pensavo fosse così veloce, forse l’ho sottovalutato troppo in velocità e ho proprio sbagliato metodo di fuga, e poi, che figura di merda.
Adesso penserà davvero che voglio prenderlo in giro.
Alla fine tanto meglio .. o no?
 
“Dove volevi andare?” mi chiede ridendo di gusto.
“Da nessuna parte! Semplicemente a casa di Mari.”
“Amunì, dai Sà! Lasciaci in pace non scherzo!”
 
Mi libero dalla sua morsa e mi metto accanto a Mari. Cominciamo a camminare veloce questa volta, senza correre. Dopo qualche minuto di passo accelerato, mi giro dietro a guardare.
 
“Assurdo!”
“Cosa?” chiede Mari guardandomi.
“E’ ancora lì!”
“Uff, tu tranquilla continua a camminare, appena arriviamo da me, tu entra subito dentro il portone e sali sopra, al resto ci penso io.”
“Va bene!”
 
Arrivati sotto casa, Mari apre il portone e mi infila dentro insieme a lei. Salvo è davanti la porta ancora aperta ..
“E non mi saluti nemmeno?”
Non rispondo.
Mari mi spinge e io continuo a salire le scale continuando a fissare la porta in vetro. Lo guardo andare via, non riesco a smettere di guardare.
 
Arriviamo in cucina e Mari mi offre da mangiare, improvvisamente mi vibra il telefono, lo recupero dalla tasca posteriore dei Jeans e lo apro.
 
‘Da te, proprio non mel’aspettavo.’
 
Improvvisamente il cuore mi si stringe in una morsa. Mi sento male, io .. non volevo lasciarlo davvero così.
Mi sento in colpa, e adesso lui l’ha con me.
Lo sapevo, non era cattivo. Se lo fosse stato non gliene sarebbe fregato nulla e avrebbe tenuto la bocca chiusa, accettando il rifiuto. Invece l’ho offeso.
 
Brava Ire, brava.
 
‘Davvero, non volevo. Scusami davvero tanto mi dispiace ..’
Invio il messaggio in gran fretta, sperando che mi rispondesse.
 
Il telefono vibra ancora, apro i messaggi e leggo.
 
‘Si certo ..’
 
Maledizione, che cazzo ho fatto?
‘Davvero scusa, la mamma di Mari ci voleva a casa per una cosa, Mari era pure nervosa e sono dovuta salire, davvero mi dispiace! Se vuoi paso a salutarti fra poco.. davvero scusa.’
 
Mari mi porge pane e nutella.. a dire il vero non ho molta fame adesso.
“Ire, tutto bene?”
“Salvo c’è rimasto male..” rispondo con occhi bassi verso il cellulare, in attesa che rispondesse al più presto.
“Ire, davvero stai tranquilla, ignoralo.”
 
Il telefono vibra ancora.
‘Posso venire lì?’
 
Mmh, Mari non la prenderà molto bene, credo.
 
“Mari, posso scendere un secondo. C’è Salvo che sta venendo qui.”
“Come? Di nuovo? Ire no..”
“Eddai Mari, tranquilla .. davvero! Tutto sotto controllo.”
 
‘Va bene, sono giù, ti aspetto.’
Poso il telefono in tasca, inghiotto in fretta tutto il panino con la nutella e scendiamo di nuovo giù.
 
Sono di fronte al portone di casa di Mari, per precisare sono a centro strada, nella via di casa sua. A fissare con ansia la fine della strada da dove spunterà lui da un momento all’altro.
Sono nervosa, sono impaziente, ho le farfalle allo stomaco. Ma che diamine succede?
Calma e sangue freddo Ire, non stiamo andando in guerra.
 
 Improvvisamente vedo spuntare delle figure, alla fine della strada. E’ tra quelle c’è lui.
Da lontano mi sembra che con lui ci sia Alessandra mano nella mano con Alessio.
Eh si perché Ale è fidanzata proprio con il caro cuginetto del signorino offeso.
E’ circa due mesi quasi che stanno insieme.
 
Salvo è sempre più vicino a noi.
Improvvisamene distolgo lo sguardo.
“Ciao Isa.!”
“Ire, Mari! Quanto tempo, tutto okai?”
Mari abbraccia Isabella, e subito dopo lo faccio anche io.
“Si io sto bene tu?” chiedo sorridendo.
“Tutto okai dai.”
 
Improvvisamente Salvo è già qui.
Non mi sento più il cuore in petto, sarà andato via chissà dove, lasciandomi sola soletta lì, davanti a lui.
Mi sorride contento, i suoi occhi verdi penetrano nei miei, le sue mani si poggiano sui miei fianchi avvicinandomi a lui.
Indietreggio lentamente mentre le sue mani cercano di tenermi lo stesso vicina a lui.
 
“Dove vuoi andare?” mi chiede divertito, sorridendo dolcemente.
“Da nessuna parte.” Rispondo.
Improvvisamente chiudo gli occhi, non vedo più nulla, sento solo il tocco delle sue labbra calde sulle mie.
 
“Mi sono persa qualcosa?” chiede, sono sicura, la voce di Isabella accanto a noi.
 
Il bacio fra di noi si intensifica, diventa più passionale.
 
“Si, mi sono decisamente persa qualcosa.” La sento ridere contenta.
Improvvisamente ci stacchiamo l’uno dall’altra. Ci guardiamo negli occhi e l’abbraccio forte.
Poggio l’orecchio sul suo petto, e lo sento.. sento il suo cuore battere forte.
 
***
 
“Mari..”
“Cosa c’è?” risponde secca.
“Penso di provare qualcosa per lui..”
“Sai, non si era capito..”
“Ascoltami Mari.”
“Cosa..?”
“Quando mi ha abbracciata, dopo avermi baciata .. gli batteva forte il cuore Mari.
“E allora?”
“Una persona che si prende gioco di un’altra, non gli batte il cuore all’impazzata dopo averti baciata.
 
-
 
27 Giugno 2014.
 
11:07 pm.
Manca meno di un’ora e sarà passato un’anno, un’anno preciso da quel giorno.
Sarebbe mancata meno di un’ora, per io poter dire “Un anno di noi amore mio.” 
E invece mi ritrovo qui, a scrivere e a pensare..
 
“Meno di un’ora e poi comincerà la salita verso la vetta più alta e poi .. poi è finita.”
 
Eh si, manca poco e poi sarà finita davvero sì, da lì da dove tutto è iniziato, adesso ci sarà una fine.
O almeno così spero che sia.
Anzi, deve esserlo, per il bene mio e soprattutto per tutti quelli che mi stanno a torno.
Perché dico così? Perché sono come una bomba ad orologeria in questo momento.
Sono piena di ricordi, piena di pensieri, di immagini .. immagini di quel noi che adesso, non c’è più.
 
Sì, Irene .. ormai non c’è nulla, non c’è rimasto più nulla.
Non crogiolarti, smettila di fare la stupida. ‘Guarda avanti..’ mi dicono da quasi tre mesi ormai.
E l’ho fatto, l’ho fatto più di una volta. Ma poi in un modo o nell’altro sono sempre un po’ crollata giù, di nuovo nel baratro. Non devo più permetterlo lo so. Ma fra un’ora, quando scatterà la mezza notte per me sarà tutta una salita, piena di insidie, ripida come non mai.
Tutti i ricordi mi passeranno davanti come treni in corsa, tutto quanto mi si ri presenterà ancora una volta, come se tutto fosse ancora qui. Mentre qui, non c’è nulla.
 
 
Nulla.
 
Perché sentire paura?
La paura non esiste.
La paura .. è un’illusione.
 
 
Paura di cosa poi? Che lui torni? No, questo no, non lo farebbe mai. E davvero, meglio così.
Mi viene il freddo, se dovessi davvero pensare di dover passare ancora una volta tutto il dolore che ho passato in questi mesi, senza di lui.
Da una parte mi manca, sono sincera. Lui per me era diventato qualcosa di indescrivibile.
Era la mia forza, ma era anche quella persona che mi proteggeva da tutto e da tutti.
L’ha sempre fatto, fin dal primo momento.
 
E forse il suo sbaglio, è stato proprio questo .. difendermi.
Sì. Perché facendo così, non mi ha insegnato a sapermi difendere da sola.
Ha sempre fatto tutto lui.
 
Una volta ha addirittura chiamato Mari di persona, dicendogliene di tutti i colori perché io e lei avevamo litigato, ed io avevo pianto di nuovo, ancora una volta, sempre per i soliti discorsi ..perchè loro si odiavano, Mari non voleva che io stessi con lui, e quindi scoppiava l’inferno. Ogni santissima volta ..
 
Aveva questo senso di protezione nei miei confronti che io sinceramente, ho sempre apprezzato.
Nessuno mi aveva mai difesa e sostenuta così.
Mi ero innamorata veramente di lui, ero persa, completamente.
L’ho considerato l’amore della mia vita.
 
Ci tenevo così tanto, e sono stata delusa profondamente ..
Forse Mari aveva ragione, forse alla fine non ha mai sbagliato nelle sue teorie.
Forse non ha mai fatto male ad odiarlo in quel modo.
Ora, da quando non stiamo più insieme ho capito tante e tante cose, la prima è tutto l’odio che Mari ha sempre provato per lui. Tutti quegli avvertimenti .. la testardaggine nel non accettare la nostra relazione.
Sono arrivata al punto di pensare che fosse malata di gelosia e basta, ma alla fine mi rendo conto che poi, non aveva così tanto torto nei suoi confronti.
 
Sono stata così cieca io da non accorgermene, o è stato il mostro ad essersi innamorato davvero di me alla fine?
Insomma, dopo nove mesi insieme, dopo aver fatto anche l’amore, credo proprio che alla fine anche il suo animo cattivo e festaiolo sia ci sia rimasto fottuto.
 
Tanto fottuto da dover fare un cambiamento radicale dopo avermi detto ‘Senti io non ce la faccio, finiamola qui.’
L’ho visto più stronzo di prima.
Più approfittatore.
Più bugiardo.
Più stronzo.
Senza cuore, né sentimenti per nessuno. Nessuno .. nemmeno per i suoi amici più cari.
 
Ha mandato tutti a fanculo senza un vero perché.
Così di botto, senza lasciare alcuna spiegazione valida a nessuno.
E’ stato un duro colpo per tutti, tranne per chi ha sempre sostenuto l’idea dello stronzo doppiogiochista.
 
In questa storia, c’è sempre avuto chi aveva ragione chi torto.
Chi faceva del bene, chi del male.
Chi combatteva, chi no.
Chi è cresciuto, e chi è rimasto bambino.
Chi ha saputo distinguere gli amici dai nemici.
Chi ha trovato nuove amicizie.
Chi ne ha perse, di amicizie.
 
Questo periodo è stato un periodo di insegnamento e riflessione un po’ per tutti quanti.
Soprattutto per chi, come me, ha avuto una grande delusione.
 
In questi tre mesi, ho saputo guardare avanti, soltanto in certe occasioni, soltanto in determinati momenti, con determinate persone. Ci sono stati momenti di vera svolta, altri di rovinose cadute nel passato.
Ho sempre cercato di rialzarmi.
 
Sono come un soldato in guerra, sono sempre stato equipaggiato, e armato di mitra e pistole, ma sono stata attaccata davvero troppe volte, ultimamente non faccio altro che ricevere aiuto dalla squadra di soccorso. Diventa sempre più difficile reagire, dimenticare, cancellare.
 
Ed è quando si suda tanto, si fatica e si ci sente davvero sfiniti che si dovrebbe capire di sta arrivando davvero ad un punto di svolta. Uno definitivo. Dove finalmente si possa trovare la pace e la tranquillità di andare avanti senza pensieri che riguardino il passato.
 
Passato. Quello dove penso di aver vissuto fino ad ora.
Perché? Perché quando mi sveglio penso a lui.
Perché quando vado a dormire l’ultimo mio pensiero è lui.
Perché persino il mio subconscio stronzo, mentre domo, mi fa fare sogni assurdi, sempre sul suo conto.
Perché durante il giorno, io posso essere pure in bagno a cagare (scusate l’espressione poco fine.) e magari ci penso anche. Cè .. per farvi capire quanto io sia stupida da uno a mille.
Mmh, facciamo che sono stata stupida duemila.
 
Adesso posso dirlo ..
 
28 Giugno 2014.
00:00 am.
 
E’ scattata la mezza notte. Ormai ci siamo. Siamo qui, proprio a questo dannato giorno, è passato un anno si.
Come mi sento?
Ho l’ansia dentro, e non so perché.
Ho le farfalle allo stomaco, mi sento nervosa, mi sembra quasi di impazzire.
 
Perché? Perché Irene, non riesci a mantenere la calma?
Alla fine non tornerà più, tutto quanto è passato, andato, finito.
 
E forse è questo che mi ha spaventata fino ad ora, il fatto che lui non ci sia davvero più.
Ma alla fine devo smetterla di fare così.
Mi sento stupida.
 
Mi ci sono sempre, sentita, tutti i giorni da tre mesi ormai.
 
E’ ora di andare via da questo passato.
 
Alla fine, non si chiama così per nulla.
 
 

 

Spazio autrice;
Buona sera! O forse è meglio dire 'buona notte' dato l'orario? Bho non lo sò, fa lo stesso.
Lo so che è tardi ma, credeteci o no, ho finito ora ora di scrivere tutto quanto il capitolo, fresco fresco dei sentimenti correnti che sto passando in questo preciso momento .. alla fine non per nulla ho scelto questo giorno per pubblicare l'ultimo capitolo di una piccola parte della mia lunga storia. Sono davvero a pezzi, sono più di quattro ore che sono seduta sulla scrivania, davanti al mio amato computer a scrivere tutto quello che mi è frullato per la testa in tutte queste ore.  
Non ho voluto aggiungere altro, ho concluso con una frase piena di significato a mio parere e .. va bene così.
L'unica cosa che posso realmente dire è che .. ragazzi la vita è bella e và vissuta tutta, minuto per minuto.
Forse se fossi stata più forte e più intelligente avrei evitato di correre dietro a quella testa di cazzo per tutto questo tempo, ma purtroppo ho avuto bisogno di tutto questo tempo per capire che ri percorrere in continuazione il passato non è una cosa buona, non lo è mai.
 
Devo finire di archiviare le ultime cose nella mia testolina, dopo di che sin ricomicia, ma questa volta sul serio.

Grazie a tutti per le recensioni che mi avete lasciato in questi giorni, grazie ad Ale e a Mari, che non mi hanno presa a parole quando hanno visto i loro veri nomi pubblicati sul web, e soprattutto grazie, per essermi rimaste accanto per tutto questo tempo.
Dovrei ringraziare milioni di persone a dire il vero, ma nessuno di loro oltre queste due pazze citate qui sopra, sà l'esistenza di questo meraviglioso sito, e quindi non leggeranno mai tutto quello che ho dovuto passare prima di capire un paio di cose utili per smetterla di piangermi a dosso.

Perciò che dire .. notte a tutti e grazie mille per tutti quelli che leggeranno e recensiranno questo capitolo! Grazie davvero per avermi sopportata per tutta la durata della storia, mi rendo conto di essere stata parecchio incasinata e complicata nei miei discorsi! 

Grazie ancora! 
Ah, e finalmetne possiamo dirlo dai .. Devo smetterla di firmarmi '-I Own it.' 
almeno per una volta.
Il mio vero nome è Irene Maltese.

grazie a tutti;

 

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