Alya

di ErimnaS
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


-Prendetela!Non fatevela scappare!- Un uomo sulla quarantina , urlava a degli uomini. L'allarme risuonava ovunque, mentre persone armate correvano di quà e di là, eseguendo gli ordini.
-Sergente Michael, cosa stà succedendo?- Una donna, dall'aspetto fiero e ostile, era in piedi alla porta dell'ufficio, da dove lui dava gli ordini. Lui ebbe in sussulto, non aveva sentito i suoi passi, tantomeno non si era accorto della sua presenza. Si stava domandando addirittura da quanto era là che lo osservava. 
-Signora Merion, la cella dell'esperimento 289 è distrutta, e non c'è traccia della ragazza.- La donna spalancò gli occhi. Occhi freddi, che la rispecchiavano sempre.Il sergente si girò per non guardare quei suoi occhi; lo facevano tutti quando la incontravano, nessuno voleva guardare dritto nei suoi occhi. Ne avevano paura.E questo a lei non dispiaceva, godeva nel vedere come le persone la evitavano e avessero paura di lei. Ma adesso non le importava, non poteva credere a quello che le aveva appena riferito quell'uomo.
-Cosa?! Dov'erano le guardie quando è successo?- Si avvicinò all'enorme vetro, dov'era l'uomo, da dove potevano guardare l'intero edificio.
Era strutturato così: in alto c'erano gli uffici del capitano e del primo ufficiale, da dove era possibile guardare, attraverso enormi vetri posizionati dalla parte delle celle, tutto l'edificio; poi vi erano gli alloggi dei ufficiali superiori, che si incaricavano di fare rapporto al primo ufficiale; poi vi erano le celle dove alloggiava l'equipaggio, formato dagli staff delle varie sezioni ,ingegneria, medicina e sicurezza, e vi erano guardie, soldati, scienziati, ingegneri, esperti in storia, biologia, linguisti etc. e infine ci sono le celle dove erano rinchiusi i mostri. 
Una delle celle era esplosa, e delle lingue di fuoco vi uscivano. Molte guardie erano intente a spegnere il piccolo incendio causato dall'asplosione. Altre aiutavano quelli che ne erano stai colpiti. -Alcuni sono rimasti feriti, mentre tantavano di fermare la fuggitiva. Altri dall'impatto dell'esplosione.- Il Primo Ufficiale continuava a guardare nella parte opposta, avendo paura.
-Portami là.- e così dicendo uscirono dall'ufficio, uno dietro l'altro, per dirigersi nel luogo dell'asplosione. Lui la seguiva come un cagnolino segue la sua padrona eseguendo gli ordini,  ma impaurito come un gattino indifeso. Mentre passavano davanti alle celle, mostri mai visti e da svariati aspetti e caratteristiche, ringhiavano, sbattevano sulle sbarre, urlavano, mordevano, mentre l'allarme continuava a suonare. Gli uomini si fecero da perte, lasciandola passare chinando leggermente il loro capo. Lei non vi faceva caso, e continuava a camminare. -Fatemi passare.- Gli uomini si fecero da parte, e lei si avvicinò alla cella. Una puzza di bruciato e un fumo nero infestavano l'aria.Si portò una mano al naso, per non respirare quegli odori nauseabondi.Macchie di sangue erano sparse per la cella e nei dintorni, mentre alcuni uomini erano a terra, alcuni feriti leggermente altri gravemente.
Alcuni uomini stavano portando un uomo fuori dalla cella. Il suo corpo era nero, rosso dove perdeva sangue, e molto. La faccia era completamente massacrata, erosa dalle fiamme. Non ci volle molto per capire che era morto. -Questo soldato è morto a causa dell'esplosione.- Il sergente spiegava cosa era successo vedendo lo sguardo inorridito della donna, senza essere interpellato.Ma a lei non importava,le importava solo una cosa in quel momento, e non erano i soldati feriti o la cella distrutta. 
-Trovatela, non deve essere lontana. Sbarrate tutte le vie di uscita. Presto! La rivoglio qui. Viva.- Si girò, e de ne tornò nel prorpio ufficio, mentre sciami di uomini eseguivano i nuovi ordini. Avrebbe fatto di tutto per ritrovarla, e riportarla indietro. 
Anche se questo significava rivoltare il mondo.



Salve! 
Avevo in mente questa storia da un pò. Ho cominciato a scriverla un paio di mesi fà. I nomi che sono in questo prologo sono provvisori, devo ancora scegliere bene cosa mettere. Ho de4ciso di emttere i primi due o tre capitoli della mia storia per vedere cosa ne pensate, perchè avevo intezione di farne un libro. (Meglio scritto lo so, questo non è quello definitivo. Avrò tanto da lavorare ancora.) Quinidi sono ben accetti commenti di ogni tipo sulla storia e sulla scrittura, perchè questo è il mio intento! Ahahaha 
Buona giornata. :3 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Una ragazza era seduta su una lastra di metallo, gelida, che doveva essere quello che chiamavano "letto". Pensava a quanto fossero stupidi gli umani. Avevano quasi distrutto il mondo, a causa delle loro stupidi invenzioni. L'aveva sempre pensata così: si svegliavano la mattina e non sapendo cosa fare la loro mente gli dava la bella idea di inventare cosa stupide che secondo loro avrebbero migliorato il mondo. Sempre che una bomba nucleare l'avesse fatto. Uno dei loro lavoratori l'aveva fatta esplodere per sbaglio, e quasi non fece esplodere direttamente la terra. Però aveva sempre ringraziato quell'uomo, perchè se non avesse fatto quell''errore lei non sarebbe stata al mondo.
Non aveva un vero nome, la chiamavano in molti modi : esperimento 289, mezza-umana, ibrido, ma quella più comune era mostro. Non sapeva neanche se ce l'aveva un nome, se aveva una famiglia... non sapeva neanche le sue origini. Chissà, forse era nata come gli latri, da esperimenti o dal contaminamento dell'esplosione atomica che vi fù quasi 60 anni prima, il che era da escudersi, o non sarebbe così giovane. Non sapere nulla del passato, o sapere se c'era qualcuno là fuori, a cui l'avevano strappata dalle braccia, che ancora piangeva per lei, era bruttissimo. Ma alcune volte era stata anche una speranza. Invidiava le guardie che lavoravano lì. E' vero, lavoravano sempre. Ma almeno una famiglia da cui tornare o qualcuno che là fuori aspettava impaziente il loro ritorno ce l'avevano. Qualcuno da amare, che anche se sei lontano hai la certezza che loro sono là, che ti aspettano, per stare insieme. Invece lei no, la odiavano, la disprezzavano, la maledicevano addirittura per il suo essere. No, lei non aveva nessuno, e non lo avrebbe mai avuto. 
Nessuno di loro là dentro sapeva perchè li tenevano rinchiusi là; forse per proteggere la popolazione, oppure semplicemente per studiarli.
Si, loro. Erano in molti. Ogni tanto rivelavano qualche altro essere come lei, e lo rinchiudevano lì, in quella specie di prigione per le persone o gli animali non umani. Lei però non era come loro, era diversa. E l'unica. Molti di loro avevano forme animali o erano una specie unica, mai vista prima,invece lei no. Le sue sembianze erano umane fuori, ma dentro di lei era pur sempre un mostro. Da fuori sembrava una ragazza normale, se non fosse per i suoi occhi e is uoi poteri. Riusciva a fare cose che nessun'altro mostro sapeva fare. E questo le permetteva di essere molto più forte di loro. Nessuno riusciva a tanto da uguagliarla. I suoi occhi erano l'unica pecca che facevano capire che non era umana,e per questo li odiava. Erano viola ametista e le pupille erano leggermente deformate.
Aveva sempre sognato di uscire da là, proggettare una via di fuga verso la libertà, ma non ci era mai riuscita. Certo, poteva usare i suoi poteri, ma non poteva, le loro celle erano state fatte apposta per tenere a bada i loro poteri, per non farglieli usare.Davvero astuti e intelligenti da questo punto di vista. Peccato, avrebbe incantato qualcuno e sarebbe uscita subito, oppure avrebbe ucciso quella serpe di Merion. Il vero mostro era lei, non loro. Li teneva rinchiusi là dentro al buio e al freddo, senza aver mai visto la luce. Su quei letti gelidi, in cui non ci avrebbe dormito neanche un morto.

Ci sarebbe riuscita quel giorno, se lo sentiva, saltare fuori da quella prigione e una volta fuori , il tempo di proggettare un piano, e sarebbe tornata più carine di prima, solo per uccidere Merion. Aveva già proggettato tutto,  non sarebbe stato difficile. Qualcuno si sarebe ferito, ma sarebbe stato bello,poter uscire da quella cella almeno per una volta. Doveva solo attendere il momento giusto e boom! sarebbe saltato tutto in aria. Bastava solo cercare di incantare un poco qualcuno per far sparare in quella direzione. L'avevano sottovaluta, era pericolosa ma non stupida. Nel momento in cui le portavano il cibo, poteva fare quello che voleva con chi glielo portava, perchè in quel momento le difese venivano abbassate e poteva usare finalmente i suoi poteri. Doveva solo attendere, e tutto sarebbe andato liscio. Ma l'attesa era tentatrice e maledettamente lenta. Si domandava se ce l'avrebbe fatta, uscire da quella prigione era difficile. nessuno ci era mai riuscito. Ma provare non costava nulla, e se non ci sarebbe riuscita le aspettavano le soliti punizioni idiote, come la fustigazione. Ancora non avevano capito che a lei non bastavano, non le facevano male. Sentiva solo un leggero solletico.

La campanella per il pranzo stava suonando. Era ora. Si preparò ad attaccare, si mise nell'angolo ad attaccare, si mise nell'angolo più buio della cella e attese il momento. La porta si aprì, un uomo armato entrò con un vassoio in mano. Sul suo volto si leggeva un pò di paura, cercava di nasconderla con un pò di spavalderia, ma invano. -Mostro, dove sei? Qui c'è il tuo pranzo.- Ecco, era il momento. Entrò nella sua mente, per fortuna non era schermata. "Fermati, non stà succedendo nulla. Adesso girati e getta una bomba addosso alle sbarre.Ma non lo vuoi fare apposta, è stato un incidente.." L'uomo stava avanzando con la bomba in mano, pronto a tirare. "Adesso, vai." Si preparò all'esplosione mentre l'uomo tirava la bomba. Il terreno tremò e delle fiamme cominciarono a crearsi nella cella. Le sbarre cedettero e si frantumarono in mille scaglie che si sparpagliarono tutt'intorno mentre il muro crollò ai lati dove prima erano incastonate le sbarre. L'allarme cominciò a suonare. Alcuni uomini erano a terra feriti, mentre quello che le aveva regalato la via di fuga era a terra morto. Stava pensando alle persone che li stavano aspettando a casa e si sentì improvvisamente in colpa per le vite che aveva reciso. Un gruppo di uomini si riversò all'entrata, ma con un paio di parole nelle menti riuscì a manovrarne alcuni. Quelli che non avevano la mente ben schermata. Fin troppo facile. Un uomo le stava andando incontro, mentre un'altro le si avvicinava dal lato destro. Con un calcio fulminio colpì alla sua destra, colpendolo alla tempia, e ne diede un'altro nello stomaco a quello davanti a lei riusciendosi a libersi anche di quello davanti a lei. Quello er ail momento buono per svignarsela. Uscì dalla cella e si diresse verso un corridoio poco illuminato. La luce rossa, ce a intermittenza illuminava i corridoi, segnalando il pericolo, era davvero fastidiosa. Per fortuna sembravaa che in quel corridoio si fosse rotta e quindi non fuonzionava. Alcune guardie le passarono più volte accanto ma lei, attenta a non farsi acciuffare, si nascondeva nell'ombra. Una gran confusione provenì dalla sala comune. Ordini trillavano per i corridoi. Doveva sbrigarsi o sarebbe rimasta chiusa lì.
Si ritrovò in un'enorme sala, dove enormi oggetti di metallo lucido, che non riusciva ad identificare, vi erano esposti. Tre guardie scesero da uno degli oggetti misteriosi e corsero più in fretta che potevano lungo il corridoio che aveva appena percorso lei.Per non farsi scoprire si nascose in uno degli oggetti , più piccolo degli altri, ma appena si sedè urtò per sbaglio qualcosa e sentì  che sotto di lei stava succedendo qualcosa. Un rumore rombante proveniva da quello strano marchingegno, mentre si stava alzando da terra. Chiuse svelta il portellone sopra la sua testa per paura. Qualcosa picchietto fortemente contro il vetro e girandosi impaurita vide molti uomini entrare nella sala, ma lei era già in volo e non sapeva cosa fare. Stava cercando di capire come fare per pilotarlo quando sentì una voce di uomo che urlava di chiudere le porte, con voce furiosa e autoriataria.
Si aiutò con i poteri e si meravigliò quando capì che i suoi poteri potevano influenzare anche gli oggetti. Riuscì a passare per un pelo attraverso uno delle entrate , un attimo prima che si chiudesse. Alcuni di quei mostri di metallo, come li aveva definiti lei, la stavano seguendo, lanciandole alcune cose che uscivano da quei mostri cercando di colprirla, ma non ci riuscirono. Aveva paura, ma riuscì comunque a non distrarsi troppo spesso. Due volte ne perse il controllo.
Dopo molti kilometri uno di quei missili che le tiravano  le finì addosso e qualcosa vicino a lei esplose. Doveva cercare di scendere verso il basso o sarebbe splosa, coma la sua cella, nell'aria. Ma c'era un problema, non sapeva come fare. Spinse alcuni comandi ma non ottenne nulla. Una luce rossa lampeggiava davanti a lei, mentre l'allarme ominciò a suonare. Provò a pilotarlo con la mente, ma non ci riusciva, andava troppo veloce e la sua mente le avrebbe preso troppa energia,e di quella gliene serviva ancora un pò. Si preparò al peggio quando precipitò. Finì a terra con un boato frastornante. Non stava bene, aveva qualche costola rotta, ma doveva trovare un nascondiglio prima che la trovassero. Per fortuna era atterrata vicino a un centro abitato. Corse, per quello che le permettavano le forze, per le vie, in cerca di un nascondiglio. Una delle case, aveva la porta aperta, corse dentro a si nascose. Ma le forze non le permisero di rimanere sveglia, e svenne. Per ultimo sentì un rumore di passi frettolosi che correvano nella sua direzione.



Ecco, anche il rpimo capitolo. Spero vi piaccia C:


 

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