Il Cavaliere delle Rune

di Ombra1983
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il cavalier servente ***
Capitolo 2: *** Uno sguardo triste ***
Capitolo 3: *** Diritto alla felicità ***
Capitolo 4: *** Paura e sospetti ***
Capitolo 5: *** Un pomeriggio perfetto ***
Capitolo 6: *** Lei e lei ***
Capitolo 7: *** La loro notte ***
Capitolo 8: *** Runa e serpente ***
Capitolo 9: *** Winter is Coming ***



Capitolo 1
*** Il cavalier servente ***


Il cammino che portava a Nido dell'Aquila era terminato. Sansa si trovava sbalordita da quella fortezza così maestosa, arroccata sopra l'intera Valle di Arryn.
La sua prima sensazione era che l'intera struttura fosse precaria, quasi destinata a dover cadere sotto il suo stesso peso da un momento all'altro. Solo dopo la lunga strada fino in cima (anzi, fino ai piedi del castello vero e proprio) si era resa conto di come in realtà la situazione fosse esattamente l'opposta.
Il Nido dell'Aquila era un'immane fortezza costruita sopra la montagna che dominava l'intera Valle di Arryn, le sue fondamenta erano scavate profondamente nella roccia, ogni pietra da secoli era ben salda su quelle accanto tanto che, una volta dentro la struttura, ci si dimenticava di essere in un castello abbarbicato in cima ad un colossale monte.
C'era voluto un giorno intero per raggiungere la fortezza, un giorno intero di cavalcata lenta sulla strada che saliva sempre di più. Però Sansa era contenta di essere in viaggio, di stare mettendo quanta più strada possibile tra se stessa ed i Lannister, di fuggire da Approdo del Re e dalla follia delle nozze di Joffrey ... dalla follia di Joffrey stesso e dalla crudeltà di Cersei.
Era arrivata persino ad apprezzare la compagnia di Ditocorto. Certo quell'uomo faceva paura a volte con la sua capacità di intrigo ed il suo potere di sapere sempre tutto di tutti, eppure era certamente meglio di quello che Sansa aveva trovato ad Approdo del Re. Anche se, a volte, c'era qualcosa nel modo in cui lui la guardava che le faceva salire un brivido dietro la schiena.
La presentazione con sua zia Lysa e suo cugino Robin andò bene o almeno così si disse Sansa. Certo la zia era un po troppo ossessiva (o solo ossessionata da Ditocorto ?) mentre suo cugino era sicuramente un bel po infantile per la sua età (o peggio ?). Però sicuramente in quel luogo avrebbe trovato rifugio, in fondo il legame del sangue doveva pur significare qualcosa ed in fondo era più al nord, più vicina a casa, di quanto non fosse da tanto troppo tempo.
La prima notte fu imbarazzante e scomoda. Certo le avevano riservato una bella stanza e sicuramente le calde coperte di pelliccia fecero bene il loro dovere ma le urla di Lysa Arryn e di Ditocorto che facevano l'amore si potevano udire per tutto il castello ... beh almeno lei le sentiva bene. Sansa si rigirò nel letto come se quella urla fossero fastidiose mosche che le giravano attorno; quei due non si rendevano conto che delle altre persone li stavano ascoltando? Possibile che non gli importasse?
Alla fine il sonno arrivò ed arrivò anche il mattino seguente. Sansa stava già pensando che non sarebbe stato troppo differente dal precedente quando Ditocorto annunciò diversamente:
"Mia cara" disse a Lysa "Credo che dovrò recarmi tempestivamente nella Terra dei Fiumi".
Erano tutti e quattro a tavola per il pranzo, la sua nuova strana famiglia alla quale ci sarebbe voluto chissà quanto tempo per abituarsi. I servitori attorno a loro non fecero nemmeno un gesto eppure iniziarono a sudare freddo. Sansa sapeva perchè: intuivano la reazione che avrebbe avuto sua zia.
Infatti Lysa divenne pallida e smise immediatamente di mangiare:
"Ma come nella Terra dei Fiumi? A Delta delle Acque? Non sai che sono luoghi ancora pericolosi? E poi sei arrivato solo ieri!".
"Mia amata" continuò Ditocorto col suo sorriso mellifluo che poteva apparire sincero solo se visto con gli occhi dell'amore "Io sono stato nominato Lord di Harrenhal dal re in persona e quindi ..."
"Ai sette inferi il re! E' solo un Lannister!" urlò Lysa.
"Ma non è bene ricordarlo nel momento in cui ci dona terre e titoli, mia cara" continuò pacato lui.
Sansa si dedicò alla sua carne, dell'ottima cacciagione arrosto spalmata di delicato miele. Fantasticò che qualche bravo arciere l'avesse colpita quella mattina stessa, col proprio arco dagli spalti nel Nido dell'Aquila. Quei pensieri l'aiutarono a distogliere l'attenzione dalla zia che dava in escandescenza e da Ditocorto che cercava di calmarla; alla fine Lysa ebbe un forte attacco di pianto e chiese di andare nelle proprie stanze, lui la seguì poco dopo per consolarla.
Rifuggendo dalla compagnia del cugino, Sansa si rese conto di essere non più una prigioniera (come era stato ad Approdo del Re) ma un'ospite ben accetta.
"Non devo più avere paura anche solo di camminare per i corridoi. Non sono più un uccellino in gabbia" si disse.
Sansa aveva avuto molta paura in passata, si era sentita in colpa per problemi non suoi, si era fatta carico della rabbia e delle frustrazioni di altri ma adesso era finita.
In quel giorno visitò il Parco degli Dei del castello, la biblioteca, i camminatoi dei parapetti che dominavano la Valle ed ogni altro posto di Nido dell'Aquila che le venisse in mente. Nelle cucine si fece regalare dai cuochi alcuni dolcetti con la glassa al limone mentre dalle dame di compagnia di sua zia ricevette il regalo di alcuni piccoli trucchi per le labbra e per le guance.
Rincontrò Ditocorto solo quella sera, mentre era in camera intenta ad usare quelle ciprie sul viso. Lui bussò e lei, consapevole per istinto che non era solo una visita di cortesia, a malincuore gli disse di entrare.
Come al solito lui mostrava una perfetta padronanza di se ma era chiaro che aveva dovuto faticare non poco per ridurre Lysa alla ragione, appariva stanco.
"Mia cara Sansa. Sei sempre più bella. Vedo che queste passeggiate per il castello ti fanno bene" disse.
"Probabilmente sa tutto quello che ho fatto oggi. Non so come faccia ma non devo dimenticarlo" pensò la giovane Stark, che riuscì solo ad annuire.
"Ottimo. Vorrei scusarmi se vengo subito al dunque ma, come saprai, domani dovrò partire per Harrenhal e tu rimarrai qui con tua zia e tuo cugino".
Sansa non sapeva se esserne felice o triste.
"Tuttavia noi sappiamo quanto sia comunque pericoloso per te essere priva di protezione. Certo questo è uno dei luoghi più sicuri del mondo ma non mi stupirei se Varys riuscisse a mandare qualcuno dei suoi qui. Inoltre da mia figlia ci si aspetta che sia sempre protetta".
Sansa ci impiegò un po a fare uno più uno. Aveva quasi rimosso di essere stata presentata a tutti (tranne a Lysa ed a Robin) come Alayne Stone, la figlia bastarda di Ditocorto.
"Qui nella Valle chiamano Stone tutti i bastardi di nobili origini" pensò tra se "Esattamente come nel Nord li chiamiamo Snow. Agli occhi di tutti non sono diversa da Jon. Adesso forse capirò quello che provava".
"Quindi" continuò l'altro "Sono qui per dirti che da domani avrai un cavalier servente".
Le due parole colpirono Sansa come un raggio di luce. Un cavalier servente! Era qualcosa a metà tra un valletto ed una guardia del corpo. I romanzi d'amore e cavalleria erano pieni di cavalier serventi. Il cuore della giovane Stark sembrò esploderle nel petto. Forse nella Valle certe cose erano vere, forse la realtà non era tutta come Approdo del Re le aveva mostrato, forse c'era qualcosa di vero nei libri cortesi che amava tanto. In fondo non era così impossibile: nella Valle la tradizione della cavalleria era forte come da nessun'altra parte dei Sette Regni. Erano stati gli Andali a portare quell'istituzione nel continente e la Valle era stato il luogo esatto dove essi erano sbarcati al tempo della loro invasione.
"Ed avete già pensato a qualcuno?" chiese Sansa con la voce rotta dall'emozione.
"Non lascerei certo al caso una cosa del genere. Ho già in mente la persona adatta" rispose lui serafico.
"Non hai avuto il tempo di trovarla tu" pensò Sansa "Sicuramente lo hanno fatto i tuoi uomini".
Quella notte la giovane Stark dormì poco ma non per le urla che, per la seconda volta, Ditocorto e Lysa sparsero nell'aria. Dormiva poco perchè immaginava che dal giorno successivo avrebbe avuto tutto quello che ad Approdo del Re le era mancato: protezione, una persona su cui fare affidamento, uno scudo (sia fisico sia simbolico) tra lei e tutto il male del mondo. Si addormentò molto tardi ringraziando sia gli dei vecchi che quelli nuovi.
Al mattino si alzò prestissimo. Ditocorto le aveva detto che il suo cavalier servente le sarebbe stato presentato prima di pranzo. Sansa si fece un bel bagno caldo e preparò con particolare cura i suoi bei capelli rossi, poi usò i trucchi delle dame di compagnia di sua zia per imbellettarsi le labbra e le guance, si asciugò per bene e scelse attentamente il vestito da mettersi. Non aveva portato molto da Approdo del Re perchè era scappata in fretta ma sua zia le aveva fatto portare alcuni abiti molto carini; alla fine ne scelse uno dalle tonalità di un tenue azzurro che avrebbe risaltato il dolce pallore naturale della sua pelle ed il verde dei suoi occhi.
Il cuore le batté forte in gola per secondi, minuti, ore. Non riusciva a stare seduta ma si stancava a camminare su e giù per la stanza. E se fosse stato un vecchio veterano di mille battaglie pieno di cicatrici? Oppure un vecchio sdentato? Certamente qualcosa dentro di lei le dava la sicurezza che Ditocorto non l'avrebbe ceduta volentieri ad un cavaliere affascinante, voleva essere lui "l'uomo" nella sua vita.
Fu il bussare alla porte che la strappò via dai suoi pensieri. Sansa si diede un contegno ed andò ad aprire, c'era Ditocorto fuori, pronto a scortarla a fare la conoscenza del prescelto.
"Chissà se c'è qualche trucco sotto" pensò Sansa, dopo tante brutte esperienze ormai faceva fatica a fidarsi.
Ditocorto la portò in una stanza dominata da una largo tavolo rotondo al centro ed in cui le leggere tende alle finestre si muovevano per la brezza che entrava dalle grandi finestre da cui la Valle sembrava un manto verde steso sul mondo.
Davanti alla balaustra di pietra, c'era una persona di spalle.
"Sansa, ti presento sir Simon Royce" disse Ditocorto.
La persona si voltò lentamente, mentre il cuore di Sansa sembrava esploderle nel petto. Casa Royce ... si diceva che fosse la casata più importante di tutto l'est dopo gli Arryn stessi.
Era un giovane sul finire dei venti e sull'inizio dei trent'anni, aveva capelli neri ondulati che gli arrivavano alle spalle e due occhi verde scuro del colore delle foreste. Attorno alle labbra aveva baffetti e barbetta che si univano ai lati delle stesse formando un curato pizzetto. Vestiva dei pantaloni di stoffa nera e degli stivali marrone scuro mentre sul busto portava un giustacuore di cuoio recante quello che Sansa riconobbe come il simbolo della di lui casata, ovvero lo scudo color ruggine circondato dalle antiche rune dei Primi Uomini.
Nella Valle di Arryn tutti erano diretti discendenti degli Andali, la fiera popolazione che seimila anni prima aveva invaso i Sette Regni. Faceva eccezione solo la nobile casa Royce, che faceva risalire le sue orini ai Primi Uomini che avevano vissuto nell'antico Regno della Montagna e della Valle.
Sansa fece un elegante riverenza dicendo "Mio signore, io sono Alayne Stone, figlia naturale di lord Baelish. Incantata di fare la vostra conoscenza".
Il giovane le si avvicinò e le baciò la mano: "Mia signora, al vostro servizio".

Ditocorto arrivò a toccare il terreno in fondo alla montagna che era il tramonto. Tanto ci era voluto per togliersi di torno Lysa e compiere tutta la discesa.
La carrozza lo aspettava già pronta da diverso tempo, appena fu dentro Ditocorto notò con piacere che gli informatori che aveva richiesto erano anch'essi a bordo.
"E' andato tutto come preordinato, mio signore?" disse uno degli uomini.
"Certo ma tutto avrà un senso solo se voi avete svolto bene il vostro lavoro" fece Ditocorto.
"Non preoccupatevi, mio signore, sir Royce è stato scelto attentamente".
"Molto bene" fece Ditocorto sorridendo e vedendo la grande massa di Nido dell'Aquila che iniziava ad allontanarsi "Affezionarsi a mia figlia è quasi certo ed è altrettanto probabile che lei si affezioni ad un cavaliere. Per questo è essenziale che a servirla sia la persona giusta ... per non far accadere tutto questo".

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Capitolo 2
*** Uno sguardo triste ***


Sansa si buttò sopra il letto ancora vestita e ridacchiante. Aveva vinto la scommessa con se stessa: per il terzo giorno consecutivo sir Simon era stato un eccellente cavalier servente.
Il primo giorno l'aveva portata nella biblioteca di Nido dell'Aquila a vedere i testi di epica romantica e Sansa era rimasta sorpresa dalla competenza letteraria del cavaliere: non solo conosceva bene testi ed autori ma era anche capace di orientarsi bene tra gli scaffali! Dopo che la giovane Stark aveva scelto un paio di testi particolarmente interessanti, sir Simon l'aveva portata nelle cucine dove si erano fatti dare un sincero vinello leggero, frutta e dolci, per poi portare tutto in cima ad una delle torri della rocca dove lui aveva letto per Sansa tutto il pomeriggio. La sera, quando si era fatto sia buio che freddo, erano scesi in uno dei saloni dove la lettura era continuata davanti al fuoco.
Non era solo un bravo lettore, sir Simon Royce era anche capace di commenti arguti e divertenti, rendendo più interessante la lettura con piccole anticipazioni di quello che c'era nelle pagine successive.
Il secondo giorno sir Simon era scomparso fino al tardo pomeriggio, con grande rammarico di Sansa che pensava come la dedizione del suo cavalier servente fosse durata così poco. Però, quando il cielo cominciava ad imbrunirsi, eccolo che era tornato dalla Valle con un gruppo di guitti erranti, i quali avevano messo in scena alcune divertenti facezie legate al personaggio del leggendario Florian, uno dei personaggi letterari preferiti da Sansa. Si era fatta scappare questa sua passione il giorno prima ma sir Simon non aveva dato adito di averla recepita, invece non solo lo aveva fatto ma vi aveva
anche architettato sopra un piano apposta per compiacerla.
Il terzo giorno, quel giorno, Sansa aveva visto sir Simon Royce venirla a cercare subito dopo colazione. Insieme avevano percorso tutta la strada in discesa che da Nido del Falco portava alla Valle, dove lui l'aveva portata a cavallo tutto il pomeriggio tra prati tempestati di fiori invernali e boschi di alberi di montagna. Durante la cavalcata lui gli aveva parlato della storia della Valle di Arryn: dell'antico Regno della Montagna e della Valle, dell'arrivo degli Andali, di come i maestri dibattessero ancora sulla data esatta di quel fatto, dell'avvento dell'era della cavalleria, della ribellione contro i Targaryen durante la quale la Valle aveva combattuto al fianco degli Stark e dei Baratheon, di come casa Royce sedesse ancora nell'antica città di Pietra di Rune come al tempo dei Primi Uomini. Erano tornati al castello solo a notte fatta.
Sir Simon le aveva anticipato che, se lei avesse voluto, sarebbe potuta venire a vedere gli allenamenti suoi e dei suoi amici con la spada, durante i quali ci sarebbe stato anche un ristoro per lei ed altre dame. Ovviamente Sansa aveva accettato immediatamente.
La giovane Stark non aveva idea di cosa sir Simon potesse aver architettato per i giorni ancora successivi e si chiedeva con rammarico se sarebbe riuscito a mantenere aspettative cosi alte anche in seguito. Però aveva fiducia in lui.
Non voleva sbilanciarsi troppo, in fondo lo conosceva solo da tre giorni, ma sicuramente poteva dire che lui era l'unica persona a sud di Grande Inverno che incarnasse davvero il concetto di cavalleria. Forse davvero il mondo non era tutto come Approdo del Re.
Sansa si addormentò con quel dolce pensiero, sentendosi per la prima volta al sicuro dopo tanto tempo.
Il giorno successivo fece colazione in fretta e poi si diresse al cortile della piazza d'arme di quella fortezza grande come una piccola città. Là trovò una scena che le fece sobbalzare il cuore in gola e che sembrava uscita da un libro: sir Simon vestiva una giubba di cuoio borchiata con spesse lamine di bronzo sopra le quali erano incise delle rune, sulle braccia e sulle gambe portava parastinchi e monili dello stesso materiale. Stava affilando la sua spada con un apposita pietra ed accanto a lui aveva lo scudo recante il simbolo della sua casata: le rune incise sulla superficie color ruggine.
Sansa si ricordò una delle tante cose che lui le aveva detto il giorno prima: l'antica casa Royce credeva nel potere delle rune, specie in quello inciso sopra il bronzo dei Primi Uomini. Quel potere poteva anche difendere in battaglia.
Accanto al giovane cavaliere c'erano altri tre suoi pari, tutti vestiti con cotte di anelli di ferro lucido, con le spade al fianco e con gli scudi recanti le insegne delle loro casate. Sansa, a differenza di Arya, era sempre stata molto brava in araldica ed identificò subito a quali nobili famiglie appartenevano: c'era la Y azzurra in campo rosso di casa Coldwater, le acuminate punte grige su sfondo nero di casa Tollet e le ali dorate sopra la scacchiera di casa Shett.
Sansa sapeva che erano tutte famiglie vassalle dei Royce.
Sir Simon le si avvicinò sorridendo, poi le si inchinò per baciarle la mano:
"Mia signora, giornata ideale per tirar di scherma, non trovate ?"
Lei ridacchiò: "Non mi intendo molto di spada, tranne per quello che ho letto, ma credo di si. L'aria è fresca e frizzante, inoltre la vostra comitiva mi sembra affiatata".
"Lo è davvero" rispose lui "Posso presentarvi sir Francis Coldwater, sir Mark Tollet e sir Sander Shett?"
Sansa si esibì in un elegante riverenza ed i tre cavalieri chinarono il capo in segno di omaggio.
Dalla parte opposta del cortile, arrivarono tre giovani dame che parlottavano amabilmente tra loro, scambiando occhiate eloquenti ai giovani in armatura e sussurrandosi cose all'orecchio. Sansa credette di notare una di loro arrossire guardando sir Simon ... come osava? Non erano state invitate dagli altri tre? Chiedendo venia, la giovane Stark si avvicinò al gruppetto dove si presentò.
"Voi siete la figlia ... naturale di lord Baelish, vero?" disse proprio la ragazza che Sansa aveva visto occhieggiare sir Simon.
"Si, sono io" rispose lei facendo appello alla propria educazione mentre invece dentro di se pensava "Io sono una Stark di Grande Inverno, una delle otto grandi case del Regno. Il tuo sangue non sarà mai nobile come il mio".
"Possiamo sederci tutte insieme mentre vediamo questi valorosi duellare" propose un'altra delle giovani.
"Oh si" disse la terza "E mentre aspettiamo i valletti che ci portino la spuntino!"
Sansa accettò di buon grado e prese posto con le altre su degli scranni di pietra scavati nella parete. Nel frattempo i giovani cavalieri si erano già preparati ed avevano calzato i loro elmi metallici per proteggere la testa.
"Avanti, cominciamo" disse sir Francis Coldwater.
Sir Simon si era portato ad un angolo del cortile ed aveva alzato la sua spada in segno di saluto: "Pietra di Rune! Noi ricordiamo!". Sir Mark Tollet era all'angolo opposto ed alzò la sua arma ricambiando il saluto: "Valle Grigia! Dove tutto è più oscuro!".
Quindi si caricarono e fu un mulinare di lame, di affondi, di fendenti in cerca di un varco nella difesa dello scudo avversario. Era diverso dai duelli spada contro spada che Sansa aveva visto a Grande Inverno ed a Approdo del Re: lo scudo rendeva tutto più tattico, obbligando i cavalieri a calcolare ogni singolo colpo poiché ogni movimento d'attacco costringeva la difesa ad aprirsi più o meno, a seconda della spregiudicatezza dell'assalto e dell'abilità del cavaliere. Sir Mark Tollet era più frenetico nei suoi attacchi, costringendo sir Simon ad indietreggiare spesso; tuttavia questo lo faceva stancare più rapidamente e lo portava ad aprire maggiormente la propria difesa. Le stoccate del giovane Royce erano minori come numero ma più precise.
Dopo diversi minuti, sir Mark ormai ansimante lanciò una serie di fendenti all'altezza ora del viso ora delle gambe del suo avversario, costringendolo ad alzare ed abbassare ritmicamente lo scudo per difendersi. Sansa rabbrividì: sarebbe bastato un banale errore ed il pover sir Simon si sarebbe ritrovato con la spada nemica sbattuto contro l'elmo o sul ginocchio. Accanto a lei, la ragazza per la quale aveva provato tanto astio invece era raggiante e lanciava urla di sostegno a sir Mark. Che sciocca che era stata, si disse, lei non stava affatto occhieggiando sir Simon. Questo pensiero la fece stare meglio.
I fendenti di sir Mark si facevano sempre più lenti per la fatica ed alla fine il giovane Royce fece la sua mossa: con lo scudo scansò la spada avversaria spingendola di lato e sbilanciando il suo avversario, appena la manovra ebbe effetto sir Simon fece un affondo di lama che portò la punta contro la gola di sir Mark, nella zona sotto l'elmo.
"Mi arrendo" disse quello.
Sansa applaudì sorridendo alla prodezza del suo cavalier servente mentre la ragazza accanto a lei sospirava a malincuore. "Coraggio" le disse una delle sue due amiche "Se ha perso adesso hai una scusa per consolarlo". Risero a quelle parole e Sansa si unì a quella risata.
Fu la volta di sir Francis Coldwater e di sir Sander Shett di affrontarsi. Erano entrambi combattenti tattici, lenti e precisi quindi la loro sfida durò più della precedente. Alla fine fu sir Francis a trionfare: era più alto e poteva portare colpi più precisi e da più angolazioni.
Scambiandosi un segno di saluto, sir Simon e sir Francis si misero ai due angoli del cortile pronti a duellare tra loro per decidere il vincitore di quella serie di scontri. I loro assalti erano misurati ed equilibrati: il giovane Royce era più esperto ma il suo contendente era più prestante fisicamente. Come in una danza, le loro spade danzarono nell'aria per diversi minuti.
Sansa notò il momento nel quale l'equilibrio venne spezzato: sir Simon distolse gli occhi dallo scontro e li alzò verso una passeggiata delle mura che davano sul cortile. La giovane Stark guardò nella stessa direzione e vide la fuggevole immagine di una ragazza che osservava la scena dall'alto. Sansa non seppe dire che viso o che abiti avesse ma ebbe la certezza che fosse una ragazza poco più grande di lei, che fosse molto bella ma anche tanto triste.
Quando la giovane Stark tornò sullo scontro ormai era troppo tardi: sir Francis aveva portato sir Simon contro il muro e lo aveva disarmato. Accanto a Sansa, una delle tre giovani alzò un grido di giubilo per la vittoria del suo campione.
"Cosa ti è preso?" chiese il cavaliere Coldwater all'altro, togliendosi l'elmo "Non è da te distrarsi così".
Sir Simon indicò con un cenno del capo la giovane donna nella passeggiata sopraelevata, sir Francis rivolse lo sguardo in quella direzione e solo quando i loro sguardi si incrociarono la ragazza triste decise di andarsene.
"Fino a quando continuerà questa storia, Simon?" disse il giovane Coldwater.
Sir Simon sorrise amaramente. Con un sorriso leggermente più allegro andò da Sansa e le baciò la mano.
"Perdonatemi per aver perso" disse.
"Non c'è niente da perdonare" disse lei "Voi ... vi siete fatto male?" domandò, anche se avrebbe tanto voluto chiedere chi fosse la ragazza triste sulla passeggiata.
"Sto bene, solo qualche livido. Ho visto il Cavaliere di Fiori ballare dopo ferite ben peggiori".
Alcuni valletti stavano portando dei cestini nel cortile. Gli altri tre cavalieri scortarono le rispettive dame verso un tavolino di pietra dove il cibo stava venendo posto.
"Avete visto combattere il Cavaliere di Fiori?" chiese Sansa, ricordandosi dello stile e della bellezza di sir Loras Tyrell ad Approdo del Re.
"Ma certo" rispose sir Simon porgendole il braccio "Venite, andiamo a mangiare. Io ed i miei compagni d'arme vi racconteremo di quell'occasione. Dopo duelleremo ancora".
Sansa lo seguì a braccetto verso il tavolo, mentre gli altri cavalieri stavano tirando fuori dai cestini pane caldo e burro, borracce di birra fresca, porzioni di anatra arrosto e dolcetti al miele. Non voleva che niente rovinasse quel bel pomeriggio ma il ricordo dello sguardo triste di quella ragazza gli era rimasto impresso nella testa e nel cuore.

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Capitolo 3
*** Diritto alla felicità ***


"E' ormai accertato che la comparsa dei draghi provochi un aumento considerevole del numero e della potenza dei cosiddetti fenomeni magici. A tal riguardo esistono tre ipotesi atte a spiegare il perchè di questa correlazione. Secondo la prima tesi i draghi sarebbero causa diretta dell'aumento, poiché essi avrebbero una propria personale aura magica che si spande tramite la loro presenza e che fungerebbe da attizzatoio per i fenomeni magici attorno. Per la seconda tesi invece i draghi sono causa indiretta dell'aumento di fenomeni magici, come un malato che crede di ricevere un farmaco (mentre invece riceve dell'acqua) in effetti migliora allora anche l'arrivo dei draghi tende a far propendere al fenomeno mistico la popolazione, che si rivelerà terreno più fertile per il potere magico. Secondo la terza ipotesi, i draghi sono conseguenza dell'aumento di magia poiché provengono da un esplosione di potere esoterico che non solo crea o risveglia i draghi ma causa, contemporaneamente ma indipendentemente, anche l'aumento di attività occulta".
"E' affascinante" disse Sansa "Ma che libro è?"
"Si tratta di un antichissimo tomo valyriano. O meglio è la copia della copia della copia ... con molti altri passaggi in mezzo" rispose sir Simon.
"Valyria ... è da là che provengono i draghi?" chiese la giovane Stark.
"La cosa è in dubbio. Sicuramente l'impero valyriano doveva parte della sua potenza proprio alla capacità dei nobili di controllare i draghi ma secondo alcune fonti essi semplicemente trovarono dei draghi dormienti che impararono a dominare, senza che questo significasse niente sulla genesi di quelle creature. Secondo molte fonti infatti i documenti più antichi sui draghi provengono da Asshai delle Ombre, all'estremo oriente dell'altro continente" continuò il cavaliere.
Sansa rimase ancora una volta sorpresa dalla conoscenza di sir Simon. Il motto della sua casa era "Noi ricordiamo" e la cultura era tenuta in grande considerazione dai Royce, ma il cavaliere sembrava a suo agio tra i libri tanto che tra le spade.
"Ma i Targaryen provenivano da Valyria, vero?" proseguì Sansa.
"Si, questo è certo. Erano una famiglia della nobiltà minore. La loro fortuna fu presagire il terribile disastro che avrebbe colpito la loro terra con molti decenni di anticipo, c'è chi dice anche un secolo. La preveggenza fu la loro salvezza. Si ritirarono sul più occidentale dei domini valyriani: la Roccia del Drago, oggi parte dei Sette Regni e sotto il controllo di Stannis Baratheon".
"E la famiglia Stark ha qualche rapporto con i draghi o con Valyria?" chiese Sansa ... e poco dopo si morse le labbra per averlo fatto.
"Gli Stark?" disse sir Simon dubbioso "Beh non che io sappia. Loro discendono dai Primi Uomini. Posso chiedervi perchè questa domanda, mia signora Alayne?".
Sansa sospirò e nella sua mente i pensieri presero ad affastellarsi nella sua mente: "Già, questo sono io per lui, solo Alayne Stone. La figlia bastarda di Ditocorto. Sir Simon ... se solo sapessi quanto vorrei che tu mi chiamassi Sansa".
"Niente" disse lei "Mi pareva di averlo sentito dire da qualcuno".
Il bussare alla porta del salotto la salvò dallo sguardo stupito del cavaliere. Poco dopo la guardia entrò nella sala: "Sir Royce, signorina Stone, sono venuto ad avvertirvi che milady Lisa Arryn richiede urgentemente la vostra presenza nella sala del trono".
"Certo veniamo subito" rispose il giovane cavaliere.
Sansa era preoccupata: la sua esperienza ad Approdo del Re l'aveva resa diffidente verso ogni forma di controllo da parte di chi deteneva il potere, a meno che la persona in questione non fosse strettamente fidato. Purtroppo lady Arryn non poteva rientrare in quella categoria.
Cosa voleva? La giovane Stark si ritrovò a sperare che non volesse togliergli la compagnia di sir Simon.
"No, prego i Sette che non sia così. Non ora che ho smesso di sentirmi cosi abbandonata".
Nella sua mente gli scenari si inseguirono l'un l'altro e, per la prima volta da diversi giorni, tornò a sentirsi solo l'uccellino sperduto e spaventato che il Mastino le diceva sempre di essere, tornò a sentirsi come aveva giurato di non sentirsi più per sempre.
Quando entrambi giunsero nella sala del trono ebbero la risposta. Lisa Arryn e suo figlio Robin erano seduto sul trono in cima al ballatoio di pietra che dominava l'ambiente, ai loro lati c'erano le sue rampe di scale che correvano lungo i lati della sala e che collegavano il pavimento comune col ballatoio. Nel punto in cui le due scale quasi si toccavano c'era quel largo foro circolare apribile che dava nel vuoto: le Porte del Cielo. Come al solito il luogo era piena di nobili, cavalieri e valletti ma erano tutti schiacciati contro le pareti perchè al centro della sala c'erano un gruppo di persone che Sansa non aveva mai visto.
Erano sporchi e laceri, cenciosi e molti erano feriti. Uno di loro portava un dilaniato stendardo, ridotto a poco più di uno straccio, con l'emblema di due chiavi di bronzo incrociate su uno sfondo a righe viola e bianche.
Sansa ebbe un sussulto, mentre pensava velocemente "Hanno il simbolo di casa Locke di Vecchio Castello. Sono alfieri di mio padre ... anzi, di Robb. Anzi ..." ebbe un fremito "Non so più nemmeno cosa sono e forse non lo sanno neppure loro".
Perché sua zia l'aveva fatta chiamare? Ufficialmente lei era solo una bastarda senza nessun rapporto con gli Stark. A meno che Lisa Arryn non volesse che Sansa comunque "vedesse" quella scena.
Perché?
Sua zia iniziò a parlare: "Queste persone sono state trovate a vagabondare tra le montagne della nostra terra. Erano armati senza il nostro permesso e diverse persone hanno affermato che essi hanno rubato cibo ai contadini ed ai pastori".
"Avevamo fame!" urlò uno dei soldati sporchi.
"Silenzio!" urlò Lisa.
"Si, silenzio, uomo lacero!" rincarò la dose il giovane Robin, saltellando sulle ginocchia della madre.
"Siete accusati di vagabondaggio, di aver turbato in armi la quiete della valle e di furto come briganti. Cosa avete da dire a vostra discolpa?" disse uno dei cavalieri vicino al trono.
I soldati guardarono uno di loro, probabilmente il loro ufficiale, che tentava di darsi un tono nonostante fosse pallido, sporco ed emaciato come tutti gli altri. L'uomo si fece avanti: "Vostra signora, io sono il capo di questi uomini, sono il loro capitano. Mi chiamo Rickard Whitesnow".
Il mormorio tra i presenti si fece evidente, anche sir Simon alzò un sopracciglio. Quell'uomo aveva in pratica dichiarato di non essere ne un nobile ne un cavaliere ma bensì il figlio del bastardo di un nobile: solo loro infatti avevano la consuetudine e la necessità di modificare il cognome originario del proprio genitore, che nel Nord era sempre Snow.
Rickard continuò: "Eravamo parte dell'armata del Re del Nord, Robb Stark. Mia signora ... parlo di tuo nipote Robb Stark".
"Lo so chi era. Va avanti" disse Lisa Arryn.
"Ho combattuto al fianco delle truppe della Valle durante la ribellione di re Robert, quando Stark, Arryn, Baratheon e Tully marciarono assieme contro il re folle. Ho combattuto per Robb Stark per vendicare il nobile Eddard Stark".
I cavalieri fedeli a casa Arryn si fissarono gravemente. Sansa sapeva che tutti loro avevano in grande stima suo padre e che a larga maggioranza erano stati favorevoli ad appoggiare la rivolta di suo fratello. Questo però non era servito a smuovere lady Lisa: anche in quel momento i suoi lineamenti erano duri come roccia.
Rickard continuò: "Siamo sfuggiti all'orrido crimine noto come nozze rosse, siamo scappati nella notte tentando di raggiungere Vecchio Castello ma non ci siamo riusciti. Le truppe del traditore Roose Bolton e dei maledetti Frey ci braccavano. Così siamo andati la dove non ci avrebbero cercato: siamo andati verso sud-est ed abbiamo varcato i confini della Valle. Abbiamo patito il freddo nei valichi montani ed anche la fame ma eravamo motivati a raggiungere il Nido dell'Aquila".
"Perché?" domandò Lisa quando urlando.
"Perché questo è l'unico dei Sette Regni che se ne infischia del figlio dell'incesto Joffrey e perchè voi siete parente degli Stark, i legittimi signori del Nord".
Sansa dovette lottare per rimandare indietro le lacrime nei suoi occhi: quelle persone avevano rischiato la vita per la sua casata e adesso cercavano solo in rifugio in nome della fedeltà agli Stark e dell'odio verso Joffrey. Tra tutti i presenti nella sala, sicuramente lei li comprendeva meglio di tutti. Sir Simon Royce invece era impassibile nel guardare la scena, anche se aveva le braccia conserte in quell'atteggiamento che lei aveva imparato stare a significare che era pensieroso. Cosa aveva? Anche lui li considerava dei cenciosi pericolosi come palesemente faceva sua zia? Sansa sperò di no.
"Joffrey è morto ed ora suo fratello Tommen siede sul Trono di Spade" disse lady Lisa.
I soldati si guardarono tra loro spaesati, ci volle qualche secondo per far ricominciare Rickard a parlare: "Noi non lo sapevamo, deve essere successo mentre eravamo ancora sui monti. Non importa però: non intendiamo sottometterci al figlio del vizio dei Lannister e nemmeno al traditore Bolton".
Sansa provò un altro moto di emozione verso quel gruppo di soldati cosi sporchi e laceri ma allo stesso tempo così temprati dall'esistenza. Quante notti ad Approdo del Re aveva sognato l'esercito di suo fratello Robb che veniva a salvarla? Quante volte aveva fantasticato sul gruppo di eroi del nord pronto a venirla a salvare da Joffrey? Adesso quegli eroi, sconfitti dalla guerra e della vita, erano la davanti a lei imploranti pietà. Sua zia doveva accogliergli a braccia aperta, doveva!
"Voi non siete ne aristocratici ne cavalieri quindi il vostro dovere è quello di attenervi alle decisioni dei vostri signori" disse Lisa Arryn "Se adesso Roose Bolton è Protettore del Nord allora ogni atto contro di lui è tradimento".
I soldati iniziarono a mormorare spaventati tra loro, il loro capitano Rickard chiuse gli occhi mentre sul suo volto si disegnava la rassegnazione, persino i nobili nella sala sembravano sorpresi da quella presa di posizione.
"Tuttavia" continuò Lisa "Avete combattuto al fianco di mio marito e contro le orde dei suoi assassini, i Lannister. Quindi se farete atto di sottomissione a Nido dell'Aquila io vi accoglierò come membri delle nostre armate e potrete proteggere la Valle che vi ospiterà".
Alcuni soldati parvero riprendere fiducia e qualcuno iniziò addirittura a sorridere, tuttavia altri di loro parvero ancor più preoccupato e sopratutto il capitano Rickard era stupefatto: "Mia signora" disse "Io apprezzo la vostra generosità ma noi siamo uomini di casa Locke, la nostra fedeltà va a Vecchio Castello ed al Nord".
Il cuore di Sansa si strinse in una morsa ... la loro fedeltà andava al Nord: la loro fedeltà andava ai boschi di sempreverdi, ai prati innevati, alle solide mura di Grande Inverno ed al vessillo bianco degli Stark.
"In tal caso sarete riportati al Nord che tanto amate, dove Roose Bolton potrà fare di voi ciò che vuole" sentenziò Lisa.
"No! Mamma! Io voglio farli volare nella Porta della Cielo!" sbraitò Robin.
"Tranquillo, mio piccolo bellissimo principe" disse la madre improvvisamente dolce come miele "Forse qualcuno di loro sarà talmente sciocco da fare resistenza ed allora potrai farlo volare".
"Vi ordino di fare resistenza!" urlò Robin Arryn verso i soldati.
"Mia signora, posso parlare coi miei uomini?" chiese il capitano Rickard.
"Lo concedo" rispose Lisa.
I soldati di casa Locke iniziarono a confabulare l'un con l'altro sotto allo stendardo con le due chiavi incrociate. Sansa si domandò se sarebbe prevalso il loro onore o la loro voglia di sopravvivenza. Alla fine Rickard si staccò di nuovo dal gruppo e si inchinò ancora verso il trono: "Mia signora lady Arryn, noi accettiamo la tua graziosa offerta" disse, ma il suono della sua voce intendeva dire "Non abbiamo altra scelta, la stanchezza e la paura hanno battuto il nostro onore".
"Molto bene" disse soddisfatta Lisa Arryn "Adesso sir Templeton vi prenderà in consegna e vi farà rifocillare".
I soldati si mossero lentamente e senza entusiasmo verso il cavaliere che gli si era fatto avanti, abbassando con lentezza esasperata il vessillo di casa Locke, Robin Arryn iniziò a fare i capricci urlando che voleva buttare qualcuno per la Porta del Cielo, sir Simon scuoteva la testa dubbioso dicendo sottovoce: "Li hanno trattati come comuni mercenari, mentre invece hanno combattuto con onore una guerra che anche noi avremmo dovuto affrontare".
Sansa si voltò verso di lui con le guance in fiamme ... almeno lui aveva capito! Sua zia si era comportata non diversamente da come avrebbe fatto Cersei ma almeno sir Royce aveva detto parole da vero cavaliere.
Parole che però non cambiavano niente.
Voltandosi di scatto, Sansa lasciò la sala mormorando un basso "Con permesso".
Camminò a passo veloce verso le sue stanze mentre dentro di lei cresceva un nodo allo stomaco che non sentiva da quando era fuggita dalla corte di Joffrey. Nella sua mente si rincorrevano pensieri confusi nei quali sua zia Lisa l'aveva costretta a vedere l'umiliazione degli uomini del Nord, nei quali ogni vestigia di serenità per casa Stark era sparita.
"Noi ... noi siamo maledetti" pensò Sansa.
Non ci sarebbe stato più Grande Inverno, nè la corte dei suoi fratelli in cui si cavalcava sotto il tiepido sole o si cenava tutti insieme nella sala grande. Suo padre, i suoi fratelli e sua madre non c'erano più, forse solo Arya era sopravvissuta chissà dove; il suo fratellastro bastardo era lontano alla Barriera. Jon non era mai stato significativo per lei, eppure in quel momento avrebbe barattato tutto Nido dell'Aquila per poterlo vedere ancora una volta passeggiare per i cortili di Grande Inverno.
"E' stata tutta un'illusione, ogni momento bello è stato solo un'illusione" pensò Sansa.
"Cosa dite, mia signora? Non è vero" disse la voce di sir Simon alle sue spalle.
Sansa si voltò di scatto. Non aveva pensato ma, senza volerlo, aveva parlato. Si rese conto solo in quel momento del senso di calore agli occhi e sulle guance ... stava piangendo.
"Mia signora, tenete" disse il giovane Royce tendendole un fazzoletto.
Sansa lo accettò e cercò di rassettarsi ma sapeva che niente avrebbe potuto toglierle quell'aria sconsolata dal viso.
"Posso chiedervi cosa vi ha turbato tanto?" disse sir Simon avvicinandosi.
La giovane Stark lo guardò: sembrava sinceramente interessato, i suoi occhi verdi la fissavano con aria piena di rammarico e preoccupazione.
"Non guardarmi con pietà, ti prego" pensò Sansa "Non posso dirti niente. Non posso dirti che sono una Stark e che quegli uomini si sono ridotti così per servire la mia famiglia, non posso dirti che il mio mondo non esiste più, non posso dirti che qui per un po ho provato a non pensarci ma che alla fine sono tornata a vedere ... e che quello che vedo mi spaventa".
"Mia signora, potete confidarvi con me. Avete la mia parola che non rivelerò a nessuno i vostri pensieri" continuò sir Simon.
Sansa per un attimo ebbe davvero l'istinto di rivelargli tutto, di sfogarsi e di cercare conforto. Poi però gli venne in mente quella figura alta, massiccia e sfigurata che tutti chiamavano semplicemente "il Mastino"; pensò a tutte le volte che lui l'aveva definita "uccelletto in gabbia".
"Non sarò più così fragile" pensò Sansa. Poi prese coraggio e disse: "Sono rimasta turbata da quei soldati che hanno combattuto cosi valorosamente per il Re del Nord e che in cambio ne hanno avuto solo problemi. Erano persone d'onore ed hanno combattuto con valore ... ma in cambio non hanno avuto niente".
"Così è in guerra, almeno se si perde" gli disse in tono calmo sir Simon "Non possiamo nasconderci questa verità. Il Giovane Lupo ha perso la sua battaglia ed ora il potere è nelle mani dei suoi nemici".
"Roose Bolton ed i Frey ... erano suoi alleati!" sbottò Sansa senza nemmeno rendersene conto.
"Mia signora, se non lo avessero tradito probabilmente egli sarebbe là a tenere l'Incollatura ed il passaggio per Nord ma purtroppo il tradimento, per quanto infame, in guerra è sempre esistito. Noi cavalieri della Valle di Arryn avremmo dovuto combattere i Lannister assassini insieme a lui ma così non è successo".
Sansa abbassò lo sguardo: non poteva dirgli la verità ma doveva almeno metterlo a parte di qualcuno dei suoi pensieri, altrimenti sarebbe scoppiata.
"Io sono stata cosi bene con voi, cavaliere, ed ora mi sento in colpa".
"In colpa? Perché dovreste?"
Sansa pensò: "Perché tutta la mia famiglia è morta, dispersa o lontana. Perché tutta la mia giovinezza è già finita. Perché non tornerò mai più a casa ... non c'è più nemmeno una casa. E' inutile continuare a sognare".
Tuttavia si limitò a dire: "Perché c'è cosi tanto male nel mondo che non penso di avere diritto di essere felice. Sono qui con voi e mi sento ... mi sento protetta ma là fuori il mondo è diverso. Ho sognato che tutto il mondo potesse essere la nostra stanza delle letture o che fosse come in un libro di Florian ma non è così".
Avendo lo sguardo abbassato, Sansa non vide avvicinarsi la mano di lui ma la percepì col tatto mentre le stringeva delicatamente il braccio: "Io vi proteggerò sempre, mia signora Alayne" disse lui "Questa è una realtà. Non importa cosa è accaduto in passato, io posso rendere questa cosa vera nel presente e nel futuro".
Sansa alzò gli occhi verso di lui, incrociando il suo sguardo che era fiero e ... possibile che fosse commosso? Non lo avrebbe saputo dire.
"Portatemi nelle mie stanze" disse.
"Ma certo" rispose lui.
Sansa ricordò il percorso fino alla sua camera come un mix di emozioni: da un lato era assolutamente sicura che da un secondo all'altro sarebbe scoppiata a piangere e dovete fare appello a tutto il suo self-control per controllare le lacrime, dall'alto sentiva il caldo dolce peso del braccio di sir Simon attorno al suo e si sentiva rassicurata.
Arrivati davanti alla stanza, lui la salutò con un baciamano ed un augurio che lei sentì appena, mentre sulla sua mente passavano solo immagini di Bran, di Rickon, di Arya e di Robb. Si cambiò d'abito preparandosi per la notte, si sciacquò il viso nella tinozza e si gettò a letto senza badare ad altro. Là, tra veglia e sonno, rimase presa dai suoi pensieri incapace di lasciarsi andare completamente al riposo: sul braccio dove lui l'aveva toccata sentiva il profumo di cuoio che sir Simon spesso, come tutti i cavalieri, portava con sé ... però poi la sua mente tornava a suo padre morto per la crudeltà di Joffrey, a suo fratello caduto per il tradimento dei Frey mentre lottava per la sua famiglia, a Bran e Rickon uccisi ed innocenti.
"Non ho diritto ad essere felice. Non posso: i miei sogni sono un'illusione. Ho avuto un'altra illusione".
Era quasi caduta in un sonno pesante e triste come un macigno quando sentì un lieve suono come una bussata sulla porta. Qualche secondo dopo la udì ancora. Si alzò a sedere sul letto ed il suo ricomparve ma non proveniva dalla porta bensì dalla finestra.
"Dalla finestra?" pensò Sansa allucinata "Ma siamo a picco su una montagna!"
Lentamente si alzò e raggiunse il vetro, lo aprì delicatamente e quello che vide fuori le procurò un piccolo sussulto: penzolava davanti a lei un cestino di vimini con dentro una bambola a forma di orsetto tutto agghindato come fosse un cavaliere, gli ricordò molto piccoli amici simili che Bran e Rickon avevano. Una cordicella teneva il cestino appeso e lei, alzando lo sguardo e seguendola, vide che alcuni metri più sopra, da una finestra, sir Simon la stava tenendo per le mani.
"Prendete tutto quello che c'è nel cestino" gli disse lui dall'alto.
Sansa prese l'orsetto cavaliere e vide che, appoggiata sui suoi piedi, c'era anche una lettera. Prese pure quella. Appena lo fece vide il cestino essere issata sopra e poco dopo udi il rumore di una finestra che si chiudeva.
La giovane Stark appoggiò l'orsetto sul letto, poi si sedette accanto a lui ed aprì la lettera.
"Mia signora Alayne, l'onorevole signorino che trovate nel cestino è sir Pyp, il mio più vecchio amico. Io sono un cavaliere: ho conosciuto le urla dei morenti sul campo di battaglia, ho ucciso e mi sono sporcato di sangue. Eppure, quando torno a casa e vedo sir Pyp, sento ancora vivi e pulsanti gli stessi sogni che facevo a sette anni. Sono consapevole che non incontrerò uno dei Figli della Foresta, non importa quanti libri su di loro leggerò: sono consapevole che questi sono fatti ma continuerò comunque a sognare di vedere uno di loro sbucare dal sottobosco, nel profondo di una foresta. Ogni singolo sogno che ho fatto e che sento ancora come vivo mi aiuta ad andare avanti: mi aiuta a combattere, ad essere un buon cavaliere ed a servire casa Royce e casa Arryn. Quindi vivete in questo mondo ma sognate e fate che il vostro sogno vi renda migliore e più forte. Lascerò per un periodo sir Pyp con voi, magari vi aiuterà a capire che avete pienamente diritto alla felicità, non importa ciò che accade nel mondo. Buona notte, mia signora".
Sansa sorrise ed accarezzò il bell'orsetto sul viso: improvvisamente sentendosi stanca e felice ad un tempo:
"Allora benvenuto, mio dolce sir Pyp".
Poco dopo era addormentata con un braccio attorno al suo nuovo piccolo cavaliere.
Era felice.
Sorrideva.
Sognò.

Il corvo lasciò Nido dell'Aquila nel cuore della notte, diretto verso Harrenhal. Si posò parecchio tempo dopo tra le mani di Ditocorto, che lesse il breve messaggio che l'uccello portava con se.
Si adagiò sulla sua poltrona in legno stuccato e raso imbottito, versandosi un bicchiere di vin brulè. Lo sorseggiò brevemente, poi sorrise e disse: "Adesso è quasi l'ora che una certa nobildama faccia aprire gli occhi alla mia Sansa".

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Capitolo 4
*** Paura e sospetti ***


Sansa stava scegliendo il vestito per la serata con molta attenzione. Anzitutto sarebbe stata un'occasione molto formale con la corte al completo ma inoltre l'evento previsto per il dopo cena la stuzzicava più di quanto non volesse ammettere. Il piccolo Robin Arryn aveva dato ordine di radunare quella sera tutta la corte, tutti i vassalli ed i cavalieri nella sala dei banchetti, subito dopo aver mangiato. Era rimasto letteralmente affascinato dai racconti di un mercante che era giunto a Nido dell'Aquila dopo un lunghissimo viaggio per mare: vendeva sete ed altri tessuti preziosi che aveva trovato ad Asshai delle Ombre, la più orientale delle terre del continente orientale, il vero est del mondo, il luogo oltre il quale alcuni dicevano che non esisteva più niente (anche se sir Simon aveva spiegato a Sansa che secondo molti documenti i draghi provenivano da luoghi magici ancora più ad oriente).
Il mercante aveva portato con se anche un congruo numero di storie, leggende e tradizioni. Una di esse era "la notte dei cento racconti": dieci decine di candele venivano poste all'interno di un gigantesco vaso di carta bianca ed una alla volta sarebbero state raccontate altrettante storie di paura, al termine di ognuna sarebbe stata spenta una candela in modo tale che più storie del terrore sarebbero state narrate e più oscura si sarebbe fatta l'atmosfera.
Ad Asshai dicevano che, se si eseguiva tutto correttamente, alla fine un evento sopranaturale si sarebbe compiuto. Lord Robin aveva subito ordinato che venisse provato.
Sansa doveva ammettere di provare un certo interesse per la cosa: certo il fanatico di racconti di paura era suo fratello Bran ma l'esperienza questa volta le pareva interessante. Con sir Simon Royce avevano discorso spesso di magia; prima di conoscerlo la giovane Stark aveva sempre pensato che l'argomento fosse qualcosa di buono solo per la favole della buona notte ma con lui era entrata in un mondo di antichi papiri e libri scritti da seri maestri che prendevano la cosa molto sul serio.
Quando udì bussare alla porta aveva appena finito di vestirsi e stava iniziando a pettinarsi. Lui era venuto a prenderla.
"Arrivo tra un attimo" disse.
"Fate con calma, mia signora" rispose il cavaliere.
L'avrebbe aspettata. Sansa a volte pensava che sir Royce era cosi disponibile che l'avrebbe aspettata per sempre.
Arrossì a quel pensiero.
Quando uscì dalla stanza lo vide davanti a se tutto tirato a lustro per la festa: i capelli neri lisciati all'indietro fino alle spalle, il pizzetto ben curato, gli occhi verdi che la fissavano con allegria, vestito di uno splendido farsetto blu e nero che lei sapeva fosse uno dei pochi abiti non marziali del cavaliere. Sansa invece era in un lungo abito rosa e bianco composto da un corpetto che le lasciava scoperte le spalle dalla pelle pallida ed una gonna più castigata ma elegante.
"State benissimo, mia signora" fece sir Royce.
"Anche voi, mio signore, dovreste vestirvi più spesso così: vi dona" rispose la giovane Stark.
Lui rise: "Non sapete quanto tempo ho impiegato per lisciare i miei capelli ribelli. Sarebbe una tortura farlo più spesso".
Lui le offrì il braccio e lei lo accettò fino alla grande sala dei banchetti, dove ogni nobile ed ogni cavaliere di Nido dell'Aquila era convenuto. I tavoli erano stati spostati per lasciare libero il centro della sala, luogo dove era stato posto un piccolo recinto circolare di carta e legnetti in mezzo al quale cento grandi candele cerulee aspettavano di essere accese.
Sir Simon e Sansa si sedettero vicini nel vocio generale, mentre camerieri e lacchè portavano le prime pietanze della serata. Dalle finestre chiuse entrava la luce della luna: era una serata limpida, ne troppo calda ne troppo fredda, in cui l'intera valle all'esterno del castello sembrava riposare serenamente sotto la gentile mano degli dei.
All'inizio venne servito un ricco antipasto di peperoni, zucchine e melanzane gratinate, affiancate a ricotta, formaggio, prosciutto e salame. Arrivò poi il turno di piccole porzioni di pane fritto imbevute di saporito caldo sugo di pomodoro leggermente piccante con scaglie di formaggio di capra sopra. Quindi vennero portate costolette di maiale appena sfornate ed ancora grondanti grasso, che si mangiavano con le mani staccando la carne dagli ossicini. Allora arrivarono ampie scodelle di verdure miste grigliate e patate al forno dalle quali tutti potevano attingere. Infine ci fu frutta dolcissima ben fresca che proveniva dalle ghiacciaie del palazzo. Il tutto venne innaffiato non solo da corroborante acqua di sorgente ma anche da spumosa birra e da vino sia rosso che bianco.
La cena durò circa due ore e terminò ufficialmente quando Robin Arryn saltò in piedi sulla sedia ed urlò che le candele dovevano essere accese e che lo spettacolo doveva cominciare. Sua madre lo fissava con degli occhi adoranti come se quelle fossero state le sue prime parole.
Degli inservienti armati di lunghi stoppino accesero una per una le candele, mentre bardi convenuti per l'occasione prendevano posto attorno alla recinzione di carta: ogni altra luce nella stanza venne spenta e Sansa ebbe come l'impressione che un piccolo sole fosse sceso al centro della sala, proiettando alte ombre tutto intorno a se e lungo le pareti della sala.
Il silenzio si era fatto generale, rotto solo dalle solitarie note degli strumenti dei menestrelli intenti ad accordale. Poi piano piano lo strumento che veniva pizzicato divenne uno solo, quindi il suo portatore iniziò la prima storia:
"Molti pensano che i fantasmi possono essere solo di persone morte ma non è così. Miei signori, adesso scoprirete la storia del fantasma di una donna vivente. Non udrete più stasera una storia antica come questa: ciò che sto per raccontare risale all'epoca dei Primi Uomini".
La vicenda narrava di una donna la cui anima si staccava dal corpo per andare a perseguitare l'uomo che l'aveva rifiutata e le sue nuove compagne. Era una vicenda di ossessione e di sopranaturale, in cui lo spirito di lei si levava di notte per perseguitare con urla ed apparizioni qualunque donna stesse vicina al suo umore. Quando la storia finì la donna era morta ed era diventata un fantasma per davvero; la prima candela venne spenta e Sansa si scoprì un po troppo attaccata a sir Simon. La sensazione non era spiacevole ma, imbarazzata, si scostò lentamente da lui. Il giovane cavaliere emise un rumore a metà tra una risatina ed un sospiro e Sansa si chiese subito se fosse rammaricato o divertito dall'imbarazzo di lei. Non ebbe però il tempo di domandarselo a lungo perchè era arrivato il momento della seconda storia: un altro bardo aveva iniziato a narrare avendo come sottofondo le profonde note del suo strumento.
"Anche la mia storia narra di una donna ma lei ebbe fortuna in amore, poiché trovò la persona giusta con la quale passare il resto della sua vita. Almeno di questo rimase convinta per molti anni della sua vita".
La seconda storia parlava di una ragazza che aveva incontrato in un tempio un bel ragazzo, che in seguito aveva sposato. Incuriosita da certe sue strane abitudini ed assenze lo aveva seguito quando era da solo ed aveva scoperto non trattarsi di un essere umano ma bensì di un topo al quale gli Antichi Dei avevano fatto la grazia di vivere per alcuni anni in forma umana. Oltre all'orrore di aver diviso il letto con un tale essere, la donna comunque innamorata subì anche il dramma di sapere che egli presto sarebbe dovuto tornare nella sua forma originaria.
"Credo che sia una storia originata dal clero dei Nuovi Dei, i Sette, per ridicolizzare gli adoratori degli Antichi Dei e quelle stesse divinità" le sussurrò all'orecchio sir Simon.
La sensazione della lingua di lui così vicina al suo orecchio fece avvampare Sansa di una strana sensazione che poche volte aveva avuto in passato. Per calmarsi pensò che la storia non le era davvero piaciuta: non metteva molta paura e poi mal sopportava che venissero messi in ridicolo gli Antichi Dei, che erano le divinità dei Primi Uomini e quindi dei loro ultimi discendenti, ovvero gli abitanti del Nord e casa Stark. Suo padre li aveva pregati quasi ogni giorno con fede.
La seconda candela venne spenta ma la luce nella sala era ancora ampia.
In quel momento Sansa la vide: era seduta più o meno dall'altra parte dell'enorme stanza ed era davvero bellissima come le era parsa giorni prima. Era la ragazza dal volto triste che aveva assistito al duello di sir Simon con sir Francis ed aveva l'espressione afflitta anche in quell'occasione: era triste e bellissima allo stesso tempo.
Improvvisamente la giovane Stark ebbe un brivido di freddo e cercò di coprirsi le mani con i risvolti del vestito: altre novantotto candele e gli abitanti di Asshai erano sicuri che un evento magico si sarebbe verificato. Era paura quella che sentiva? Oppure era solo una domanda che non aveva ancora trovato risposta: una domanda sepolta sotto lo sguardo perso di quella giovane affranta della Valle di Arryn.
Intanto anche la terza storia era iniziata: "... era consigliabile non uscire di casa verso l'una di quelle notti, quelle specifiche notti del mese. Una di quelle processioni infatti era sempre in corso. Erano temporanee ma terrificanti irruzioni di un altro mondo in questo ed in alcuni casi anche solo un'occhiata poteva significare la morte. Caos, disturbo e pericolo: ecco cos'era una processione notturna di quelle creature. Non si trattava di qualcosa che non poteva essere visto (perchè invisibile, indescrivibile o divino) ma qualcosa che non doveva essere visto, perchè terribile, spaventoso e pericoloso. La processione oscura di notte non è spettacolo per gli occhi mortali".
La storia narrava di come uno degli abitanti del villaggio avesse sfidato la processione dei morti uscendo di casa proprio a quell'ora in quelle notti e di come si fosse salvato solo dopo una lunga fuga e rifugiandosi in un tempio sacro.
Nel momento in cui il quinto bardo stava per iniziare a cantare, Sansa avvertì una mano che la toccava sulla spalla. Si voltò e dietro di lei c'era un paggetto più giovane di lei, tutto titubante, che le disse: "Mia signora, siete desiderata nel corridoio antistante questa sala. Non ci vorrà molto".
La giovane Stark rimase stupita e disse un "Si, certo" mentre si stava già alzando. Sir Simon le disse "Volete che venga con voi?". Per motivi che nemmeno lei seppe ben spiegare, le venne su alle labbra un sincero "Vi ringrazio ma no, c'è un tempo nel quale stiamo insieme ed un tempo nel quale devo fare le cose da sola".
Mentre si allontanava dal tavolo seguendo il paggetto verso le porte della sala, Sansa si chiese se non era stata troppo dura con sir Simon che, in fondo, voleva solo stare con lei. La risposta le venne in mente chiara e diretta come il vento freddo del nord di Grande Inverno: nel corridoio quasi sicuramente non l'attendeva una bella notizia e lei doveva saperla affrontare da sola. Era affezionata a sir Royce ma doveva dimostrare, anche a se stessa, di sapersi "bastare", di sapercela fare anche da sola.
Arrivati nel corridoio, il paggetto richiuse la porta alle loro spalle ed indicò un giovane vestito da scudiero che era in palese attesa di qualcosa. Sansa si avvicinò a lui e riconobbe subito i colori verde vipera e nero di casa Lynderly di Foresta del Serpente.
"Mia signora Alayne" disse lo scudiero "Ho un messaggio per voi".
"Mio signore, un messaggio da parte di chi, se posso?"
"Da parte della figlia del mio signore" disse lo scudiero porgendo un foglio di carta a Sansa.
Fatto questo, fece un inchino e se ne andò.
La giovane Stark rimase sorpresa di quell'atteggiamento ed avvertì un leggero tremore alle mani mentre apriva il foglio piegato per leggerlo.
La calligrafia era sicuramente di una donna e le parole erano poche ma Sansa dovette leggerlo più volte perchè faceva fatica a credere a quello che stava scritto sulla carta. Il messaggio recitava : "Signorina Alayne Stone, voi non mi conoscente. Forse avete intuito chi io sia ma questo non mi interessa, anzi meglio. Nonostante non ci leghi nessun vincolo di parentela, ne di alleanza politica, ne di onore ho deciso di avvertirvi che state camminando su un sentiero pericoloso. Un sentiero che può sembrare affascinante ma è proprio per questo ancora più pericoloso. Voi non sapete niente del vostro cavalier servente ma io si e posso assicurarvi che prendersi cura di fanciulla ed onore sono concetti a lui totalmente estranei. Guardate in questo mio messaggio solo la voglia di risparmiarvi un dolore che io stessa ho conosciuto".
Sansa rimase imbambolata nel corridoio senza sapere bene cosa fare. Finora sir Simon era sempre stato il massimo della cortesia e della galanteria, molto allegro e colto, di ottima compagnia e persino ... la giovane Stark arrossì col proseguo del suo pensiero ma in fondo sir Simon Royce era anche carino e di gradevole presenza.
Eppure adesso gli veniva detto da qualcuno che era soltanto apparenza.
Forse che sir Simon stava solo recitando, come tanti avevano fatto all'inizio ad Approdo del Re? Forse anche lui apparteneva a qualche sottile intrigo con lei in gioco?
A questi pensieri avvertì il ghiaccio nel cuore. No, tutti ma non lui: era impossibile! Tutti i momenti belli passati col giovane cavaliere gli passarono davanti agli occhi ... sarebbe stato un dolore troppo grande pensare che fossero tutti falsi, che fossero solo illusioni.
Ma forse c'era un'altra spiegazione! Forse l'intrigo era da parte dell'autrice di quella lettera e sir Simon era innocente. Forse qualcuno, per vecchi rancori, cercava solo di screditarlo.
Sansa riaprì piano piano la porta della grande sala, facendo attenzione a far penetrare il minimo della luce possibile per non rovinare l'atmosfera. Il sottile spicchio di luminosità che fendette le tenebre era a forma triangolare e durò giusto il tempo che la porta venne chiusa: tuttavia Sansa non mancò di notare come la punta di quella lancia lucente arrivasse proprio al tavolo dove sedeva la fanciulla bella e triste, che per assurdo solo adesso le pareva di vedere bene per la prima volta.
Ed allora Sansa vide che i di lei colori non erano il verde ed il nero ma ella spariva dentro un cerchio di accompagnatori che invece vestivano proprio quelle tonalità. Alcuni portavano anche l'emblema nera con sopra i serpenti striscianti, simbolo di casa Lynderly.
Ma la cosa peggiore era che si stavano fissando: la ragazza triste e sir Simon si fissavano intensamente e senza parole, con gli occhi colmi di un misto di tristezza e rabbia.
Sansa tornò a fatica al proprio posto accanto al cavaliere. Un menestrello stava raccontando la storia di un antico tiranno che era andato a svergognare personalmente la figlia di un nobile suo rivale ma, fortunatamente per lei, la giovane era stata addestrata alla magia ed evocò un gigantesco scheletro che inseguì il malvagio nobile nelle sale senza luce dell'intero castello, uccidendolo insieme a tutti i suoi compagni.
"Mia signora, tutto bene?" chiese sir Simon.
"Si, si, tutto bene" rispose lei.
"Posso ..." c'era incertezza nella sua voce "Posso avere la confidenza di sapere chi fosse nel corridoio ad attendervi?"
Sansa rimase in silenzio per un attimo, per troppi attimi, consapevole che il suo non dire era un'ammissione di qualcosa... di qualcosa che sir Simon evidentemente aveva capito.
"Non fa niente, mia signora, non era mio diritto chiedervelo" rispose il giovane cavaliere lanciando uno sguardo a metà tra il rassegnato e l'arrabbiato alla fanciulla triste.
Una nuova storia stava per essere raccontata: il bardo raccontava di come i bruti del nord cercassero di superare la Barriera del nord non solo scalandola o scavandoci sotto ma anche passando ai suoi due lati estremi. Ad oriente c'era la baia delle foche che era attraversabile con delle scialuppe mentre ad occidente c'era una terribile gola nella quale era possibile calarsi per poi risalire dall'altro versante. Ma, stando al cantore, nell'oscurità profonda di quel crepaccio immane si aggiravano presenze non umane dal tempo dei Primi Uomini: entità oscure memori di tempi passati.
"Siete il mio cavalier servente, ne avete diritto, semplicemente non era niente di importante" rispose Sansa. In effetti finché non avesse saputo di cosa si trattava esattamente, era inutile catalogarla.
"Ma certo" fece lui con un sorriso sforzato e portandosi un boccole di vino rosso alla bocca. Poi, quando il bicchiere già gli copriva le labbra, sussurrò a bassa voce "Mi chiedo solo quando tutto questo finirà".
Credeva probabilmente che Sansa non lo avrebbe udito.
Ma invece lei aveva sentito tutto.

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Capitolo 5
*** Un pomeriggio perfetto ***


Sansa e sir Simon passeggiavano sul prato uno vicino all'altro, così vicini che sarebbe bastato allungare leggermente la mano per toccarsi ma, allo stesso tempo, cosi lontani dato che nessuno dei due avrebbe compiuto quell'atto. Sansa pensava che il cavaliere fosse bloccato dal suo senso dell'onore e poi, in fondo, perchè avrebbe dovuto toccarla? Per quanto riguardava lei, la giovane Stark provava un senso di calore alle guance pensando alla mano di sir Royce che l'accarezzava ma ... ma in fondo al suo cuore era confusa. Cos'erano quelle emozioni che la veniva a trovare quando lui le era vicino? Erano gioia, paura, serenità e dubbio tutte insieme, alle volte era preponderante una ed alle volte un'altra. Ogni tanto era la gioia a trionfare ed allora apriva il suo cuore al giovane cavaliere, raccontandole tutto ciò che la sua identità segreta di Alayne Stone le permetteva, mentre a volte era la paura ad avere la meglio ed allora era gentile e cortese ma teneva il suo cuore stretto al guinzaglio.
"Sono confusa, è normale" pensava spesso "Tanto più che quella lettera mi ha anche consigliato di stare in guardia".
Quel giorno però era un giorno speciale: lui l'aveva portata fuori da Nido dell'Aquila all'alba, percorrendo tutta la lunga strada della discesa per la valle. Dopo ore erano giunti in fondo alla montagna dove sorgeva la fortezza e lui l'aveva condotta a cavallo lungo i prati ed i boschi circostanti.
La giornata era tiepida e l'aria era piena del profumo dei fiori e della resina. Sansa aveva indossato un bustino color viola e nero. Aveva anche pensato che le sarebbe piaciuto averne uno verde e nero ma poi era rimasta raggelata pensando che quelli erano i colori di casa Lynderly e che probabilmente la ragazza triste ne aveva uno.
Non sapeva nemmeno il suo nome.
Però quel giorno i brutti pensieri erano banditi: sir Simon aveva fatto rallentare il cavallo e lo aveva legato ad un albero, poi aveva aiutato Sansa a scendere e l'aveva condotta per un sentiero dentro ad un bosco, passeggiando accanto a lei in un silenzio rotto solo dal vento, dal cinguettare degli uccelli e dal rumore degli scoiattoli.
Poi, improvvisamente, la giovane Stark aveva sentito la voglia, forse il bisogno, di sentire anche la voce di lui ... le piaceva cosi tanto quando sir Simon le raccontava le cose! Cosi gli chiese semplicemente se volesse discorrere e lui, ovviamente, acconsentì.
Procedettero lungo quel sentiero inoltrandosi sempre di più nella selva, mentre sir Simon le raccontava di tutti gli argomenti che sapevano essere i di lei preferiti: le raccontò alcune parti dell'antica leggenda di Jackie il paggio e del suo amore proibito, le raccontò della giovane cameriera della locanda che si innamorò del suo principe ed altre cose ancora.
Persa tra quelle parole, Sansa non si accorse nemmeno di avere sulle labbra delle parole, che le uscirono fuori senza nemmeno rendersene conto: "Vorrei che voi mi raccontaste queste cose in camera mia, la sera, prima di addormentarmi".
Sir Simon rimase di sasso, non se l'aspettava. Anche la giovane Stark rimase di pietra, presa dall'imbarazzo.
"Accidenti cosa ho detto? Praticamente è come se l'avessi invitato in camera mia la notte!" pensò.
Immediatamente cercò le parole per scusarsi e per dirgli che si era espressa malamente quando lui, invece, armò un sorriso sulle proprie labbra e le disse: "Sarei onoratissimo di farlo mia signora e non temete poiché al termine del racconto saprò ritrovare la via della mia camera".
Sansa arrossì. Automaticamente stava per dirgli "Non dovete" ma lo tenne per se: non poteva metterlo in imbarazzo fino a quel punto e poi in effetti, gentilezza a parte, lui avrebbe dovuto mantenere le distanze, come l'onore gli imponeva.
"Già, il senso del dovere" pensò Sansa "Mi ha detto di si perchè vuole o perchè è obbligato dal suo ruolo?"
Sir Simon stava tornando a raccontare ma non parlava più di storie d'amore ma bensì dei draghi. Una volta Sansa gli aveva detto che avrebbe volentieri sentito altre storie sui draghi e lui evidentemente se l'era ricordato.
"Si ricorda ciò che mi piace" disse lei mentre la gioia prendeva posto nel suo cuore "Però ha smesso di raccontarmi storie d'amore, forse l'ho davvero imbarazzato troppo" proseguì nella propria mente lasciando il posto al dubbio.
Era confusa. Quando riuscì di nuovo a focalizzare i suoi sensi su ciò che sir Royce stava dicendo, lui era gia in mezzo al discorso:
"E quindi vent'anni prima del Fato di Valyria, i Targaryen presero i loro servitori ed un pugno di casate vassalle e si trasferirono nel continente occidentale, su Roccia del Drago, lontano da Valyria. Con loro portarono ben cinque dragoni, poiché i Targaryen erano una delle quaranta famiglia valyriane note come -signori dei draghi-, anche se non certo la più importante. Si dice che fossero guidati dalle visioni di una veggente della loro casata, che aveva predetto il misterioso cataclisma noto come il Fato e che aveva convinto i suoi parenti a lasciare quel territorio. Effettivamente ebbe ragione e loro coi propri vassalli furono tutto ciò che rimase dell'impero di Valyria. Si narra che i superstiti di quella nazione chiesero ai Targaryen di tornare indietro e di riformare Valyria ma ormai essi avevano altri progetti: con un pugno di uomini e con i draghi volevano unificare i Sette Regni e conquistarsi una nuova patria".
"Furono davvero armi cosi eccezionali i draghi? Non possono in fondo essere uccisi anche loro? Erano cosi pochi." chiese Sansa.
"Un drago è un terrore sputafuoco volante protetto da una spessa corazza di dure scaglie. E' capace di incendiare i corpi di un'intera brigata di soldati durante una singola planata sul campo di battaglia. Certo è una creatura mortale: centinaia di arcieri che lo bersagliassero potrebbero colpirlo negli occhi o riuscire a scalfire alla lunga le sue scaglie. Proprio per questo gli arcieri erano le prime vittime del fuoco del drago. Un'arma migliore erano la balliste: grandi balestre delle dimensioni di un grosso carro. Se erano presenti sul campo di battaglia, venivano bruciate prima ancora degli arcieri. Una volta tolte queste armi, anche un esercito sterminato non ha possibilità di uccidere un drago".
Sansa stava per fare un'altra domanda quando il sentiero nel bosco finì e lei strabuzzò gli occhi: davanti a lei c'era una radura piena di fiori di tutti i colori, enorme come la sala da banchetto della corte di Approdo del Re. Al centro del prato c'era un ruscello che lo divideva in due, nasceva da una piccola cascata al limitare della radura e poi si perdeva all'altra estremità nel bosco.
"E' bellissimo" sussurrò Sansa.
"Voi lo siete di più" fece sir Simon.
Dopo alcuni secondi, o forse alcune ore o alcuni giorni, lei si stava ancora chiedendo se lui l'avesse detto veramente. Arrossì da capo a piedi. Una volta, a Grande Inverno, aveva sentito due sguattere più grandi dire che non c'era imbarazzo maggiore che dire -Ti amo- mentre si fa sesso con una persona con la quale non si sta ufficialmente insieme, tuttavia Sansa dubitava che quell'esperienza potesse essere più imbarazzante.
"Voi mi turbate, cavaliere" disse.
"Non voglio turbarvi, voglio rendervi felice" rispose lui.
La portò in mezzo ad un mare di violette e lillà, dove si sdraiò schiena a terra aspettando che lei, più goffa a causa del bustino, lo imitasse. Rimasero la a guardare il cielo ed a riempirsi le narici del profumo dell'erba e dei fiori. Sembrava il cielo del Nord quello, il cielo sotto il quale lei era nata, il cielo sopra Grande Inverno: una stretta di malinconia prese Sansa.
"E' vero che voi parlaste a favore dell'unirvi alla ribellione di Robb Stark?" chiese.
Lui si voltò verso di lei e solo allora la giovane Stark si reso conto di quanto fossero vicini.
"Dovrei allontanarmi, sarebbe più dignitoso" pensò.
Non si mosse.
"Si ho parlato in quel senso" rispose sir Simon "Credo che avremmo dovuto unirci all'esercito del Re del Nord insieme ai Tully della Terra dei Fiumi. Re Joffrey era un tiranno che è stato salvato dal linciaggio del popolo solo grazie all'arrivo della famiglia Tyrell, inoltre era una marionetta nelle mani dei Lannister. E poi non riesco a credere che Eddard Stark fosse davvero un traditore: possono crederci i regni del sud ma non noi che lo seguimmo in battaglia".
Il cuore di Sansa ebbe un sussulto: sir Royce aveva combattuto con suo padre? Come era possibile. Ci mise un po a ricordare: lui era molto più grande.
"Vi riferite a quando la Valle di Arryn si schierò con gli Stark durante la ribellione di Robert Baratheon?"
"Si mia signora, all'epoca ero solo uno scudiero di quattordici anni e servivo sotto mio fratello maggiore, che era già cavaliere. Gli Stark del Nord, gli Arryn della Valle, i Tully di Delta delle Acque ed i Baratheon delle Terre della Tempesta mossero guerra tutti insieme contro i Targaryen, i Tyrell dell'Altopiano ed i Martell di Dorne, che erano supportati anche da un pugno di casate vassalle degli Arryn e dei Tully le quali erano rimaste legali ai Targaryen".
L'aria attorno a loro era tiepida e perfetta, le apri ronzavano di fiore in fiore facendo udire il loro rumore quando passavano vicine alle orecchie, l'erba punzecchiava delicatamente da sotto i vestiti.
"Siete stato in molte battaglie?" chiese Sansa, rompendo di nuovo il silenzio.
"Sono stato nelle retrovie di diversi scontri ma non ho dovuto combattere che contro gli esploratori e le avanguardie del nemico: non grandi scontri nel complesso".
"Siete stato sicuramente coraggioso" disse Sansa che, non sapeva perchè, ma riteneva ovvio che il giovane Royce si fosse coperto di onore.
"Fino a quel momento conoscevo la guerra solo dai libri, da ciò che avevo letto e che mi era stato raccontato. Trovarsi davvero davvero di fronte ad un fante nemico, anche alla periferia di una battaglia, è un'esperienza totalmente differente. Vi confesso che ebbi paura" rispose lui.
"Mi padre diceva che tutti provano paura e che a questo serve il coraggio" rispose lei.
"Lord Baelish dice questo? E' una persona saggia" fece sir Simon.
A Sansa si raggelò il cuore e si alzò di scatto a sedere: avrebbe voluto gridargli il suo vero nome e che suo padre era Eddard Stark ma si dovette fermare ... per la sua sicurezza lei doveva essere solo Alayne Stone, la figlia di Ditocorto.
"Qualcosa non va?" chiese il giovane cavaliere.
"Io ... vorrei andare a sedermi vicino al fiume" disse Sansa ma immediatamente dopo pensò "Vorrei metterti le braccia al collo e dirti il mio vero nome, vorrei potermi fidare totalmente di te ma non so se posso e questo dubbio mi lacera".
Si sedettero accanto al torrente. Sansa allungò le mani verso la fresca acqua che correva davanti a lei e si bagnò leggermente il viso.
"E' fredda" disse sir Simon.
"Sono una figlia del nord" rispose lei ridacchiando "Non mi fa paura questa temperatura".
"Del nord?" domandò lui "Ma non siete della Valle di Arryn?".
Sansa divenne un sasso in un secondo: si era tradita. Per lui era solo Alayne Stone, la figlia bastarda di Ditocorto, ed il cognome Stone veniva usato solo in quella parte di mondo, i bastardi del nord si chiamavano Snow.
"Si certo, intendevo dire che vengo dal nord della Valle" rispose lei.
Sir Royce annuì. Sansa lo osservò cercando di vedere se per caso fosse poco convinto ma in realtà era perfettamente tranquillo.
"Non ha dato importanza a quello che ho detto oppure è perso per suoi pensieri" meditò silenziosamente la giovane Stark.
L'assenza di parole tra loro durò quasi un minuto, poi lei udì un sospiro provenire dalla bocca di lui. Non un sospiro frutto di un brutto pensiero ma come la decisione da lungo attesa che diventa finalmente azione.
"Io credo che voi siate bellissima. Vogliate perdonare la mia impudenza ma lo penso davvero e non posso tacere" disse sir Simon tutto d'un fiato, quasi avesse paura gli mancasse il coraggio.
"Siete gentile" rispose Sansa. Poi pensò: "E' solo cavalleresco a dire così, niente più che una carineria verso la sua protetta".
"Io non voglio che voi pensiate che la mia sia solo una frase fatta" proseguì sir Royce "Io penso che voi siate una delle più belle dame che io abbia mai visto".
Sansa rimase interdetta, quasi che lui le avesse letto nel pensiero.
"E non è solo questione di bellezza" proseguì il cavaliere "Siete anche dolce ed intelligente e molto graziosa nei modi. Raramente ho ammirato una dama come io ammiro voi, mylady Stone".
"Stone ..." pensò Sansa "Per lui sono solo questo: Alayne Stone. Quanto vorrei che mi dicesse queste cose sapendo chi sono davvero".
"Siete arrossita" disse lui.
"Davvero?" chiese lei prendendo tempo e sperando che il rossore passasse.
"Mia signora, va tutto bene?"
"Va tutto bene" disse Sansa, mentendo. Non riusciva a fissarlo negli occhi, guardava a terra un delicato fiore di campo.
"Non è vero" rispose lui, allungando una mano verso di lei.
La toccò sulla spalla e quelle dita, delicate, furono come un macigno che sgretolò le difese della giovane Stark.
"E' che sono imbarazzata, per quello che avete detto prima".
"Se fosse solo imbarazzo non reagireste cosi, c'è qualcos'altro".
Sansa deglutì: "Io ho paura".
Ecco, l'aveva detto.
"Paura di cosa? Vi faccio paura io? Ho fatto qualcosa e non avrei dovuto?" disse sir Simon.
"Sono confusa, non so cosa sto facendo".
"Non volete che io vi dica queste cose ..."
"Non ho detto questo ma ho paura e non so come rispondere" disse Sansa sulla difensiva.
"Dite ciò che pensate".
"Io sono confusa!" disse lei alzando lo sguardo e fissandolo negli occhi "Voi non sapete se il vostro sentimento può bastare, io non lo posso sapere. Ho sofferto cosi tanto in passato ed ora non voglio più farlo. Non riuscirò a reggere altri giorni come quelli che ho passato".
Nella mente di Sansa tornarono in mente le torture di Joffrey ad Approdo del Re, la morte di suo padre Eddard, la notizia della morte dei suoi fratelli ... tutto insieme come un unico colpo.
"Pensate che vi farei del male? Io voglio farvi del bene" disse lui.
"Anche altri me lo dicevano" rispose Sansa, col volto sorridente di Joffrey piantato nella mente.
"Allora ditemi di smetterla, ditemi che non mi volete più accanto ed io me ne andrò. Chiederò che un altro sia il vostro cavalier servente e prenderò il disonore su di me" rispose Simon.
Per un attimo Sansa pensò di vederlo andare via, di uscire da quella situazione dicendogli che accettava quell'offerto, di mandarlo via ... senza che fosse più il suo cavaliere, magari vedendolo diventare di un'altra ... magari di lady Lynderly.
Senza che lo volesse, gli occhi le si riempirono di lacrime: "No, non voglio restate".
"Dite sul serio?"
"Io ... io penserei comunque a voi. Penserei a cosa fate, avrei il rimpianto che sareste andato via per causa mia".
"Avreste il rimpianto di non avermi più accanto?" fece sir Simon.
"Si, ed anche quello che ... potreste essere al fianco di qualcun'altra" rispose Sansa mentre una lacrima le cadeva sul viso.
Sir Royce le prese il viso delicatamente tra le mani e le sorrise: "Non c'è problema che non si possa risolvere parlando. Vi prego solo di non tenervi tutto dentro, mia signora. Io sono felice di quello che avete detto: io non voglio altro che rendervi felice. Non farò niente che non sia quello che volete, non chiederò niente in più di quello che voi vorrete darmi".
La giovane Stark sentì la mano di lui attirarla dolcemente verso il di lui viso. Avvampò sulle guance e sul collo di un rosso acceso.
"Voi ..." sussurrò senza sottrarsi a quella stretta "... voi avevate detto che non fareste niente che io non voglia".
Le loro labbra erano vicinissime e quel caldo rossore sul corpo di lei era sceso anche sulla pancia e più in basso.
"Infatti non avete che da dirmi di fermarmi" rispose lui in un sussurro.
Lei non disse niente e chiuse gli occhi, abbandonandosi totalmente a lui, senza difese.
Poi non ci fu più spazio tra le loro labbra.
Sansa sentì il brivido, il tepore, quella maliziosa umidità, la complicità e quel silenzio carico di significato.
E così dopo lunghi battiti dei loro cuori, si staccarono l'uno dall'altra e si fissarono sorridendo: non erano più un cavaliere ed una nobildonna in fuga ma un giovane uomo ed una ragazza ai quali non importava niente, in quel momento, del resto del mondo.
Avrebbero potuto essere gli ultimi esseri umani nei Sette Regni o essere i primi dei Primi Uomini, non sarebbe cambiato niente.

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Capitolo 6
*** Lei e lei ***


Le spade si toccarono con forza nella loro danza e poi continuarono la sinuosa lotta fatta di affondi e parate. Sir Simon e sir Coldwater stavano duellando con le armi smussate da allenamento nella piazza d'armi del Nido dell'Aquila, mentre sir Shett e sir Tollet stavano riposando le stanche membra dopo il loro scontro precedente.
Le loro tre ammiratrici e Sansa erano sedute poco vicino e ben imbacuccate in caldi pellicciotti perchè la giornata era tersa e fredda. Alzano a turno la voce per incitare i rispettivi campioni o per consolarli nel caso di sconfitta.  
Col tempo Sansa aveva imparato che sir Francis Coldwater era promesso sposo di una delle sue tre amiche e così anche sir Sander Shett, quest'ultimo ormai davvero prossimo alle nozze. Invece sir Mark Tollet era ancora in fase di corteggiamento con la giovane lady che aveva rubato il suo cuore e tra loro vi erano tutta un'altra sorta di duelli, combattuti a suon di sguardi e di occhiatine, di piccole frasi e di parole dolci che marcavano la stanza danza che vi era tra loro due: si avvicinavano e si allontanavano a turno in una maniera che Sansa trovò divertente.
Quanto a lei non c'era stato nemmeno bisogno di dirlo, almeno finché la promessa di sir Shett non aveva detto ciò che tutte loro pensavano, ovvero "Voi siete qui per sir Simon". All'inizio Sansa aveva pensato di negare e di trovare una scusa ma poi i ricordi dei baci (ce ne erano stati diversi dopo il primo) e delle carezze le rientrava nel cervello con forza, quindi si limitò ad annuire ed a dire la prima cosa che le passava per la testa: "Si, lui è mio".
A pensarci bene le sue tre amiche erano state gentile a limitarsi a sorridere perchè la cosa era stata molto più imbarazzante di quanto non sembrasse: aveva davvero detto "Lui è mio"? A ripensarci la giovane Stark stentava a crederlo.
Si levò un grido di eccitazione e poi un moto di delusione dalla bocca della promessa di sir Coldwater quando la spada di sir Simon arrivò a puntarsi contro la di lui gola: il duello era finito. I campioni tornarono dalle rispettive dame.
"Perché vi allenate cosi spesso?" chiesa Sansa a sir Simon "La Valle di Arryn è in pace, non è come il Nord".
"Il Nord è molto vicino" rispose sir Simon "E poi non si può mai dire quando la pace si può rompere. E' bene tenersi pronti. Inoltre noi Royce ci portiamo dietro una brutta nomea, quella di essere topi di biblioteca. Quindi cerchiamo di farci valere quanto più possibile".
"Sei stato in molte battaglie?" aveva chiesto Sansa rendendosi conto che dopo il bacio stavano passando al tu molto spesso.
"Durante la ribellione di re Robert Baratheon ho avuto la mia piccola parte, poi c'è stata la guerra contro Balon Greyjoy circa dieci anni fà, quando provò a dichiarare l'indipendenza delle Isole di Ferro dai Sette Regni".
"Che io sappia, ha dichiarato la stessa cosa anche adesso" aveva ribadito Sansa, desiderosa di mostrarsi al corrente degli ultimi fatti.
"Certo. I Greyjoy vogliono la libertà della loro terra sopra ogni altra cosa".
Qualche giorno prima lui, una bella mattina, le aveva spiegato che trecento anni prima, prima ancora della Guerra di Conquista dei Targaryen, ogni grande casa dei Sette Regni governava come sovrani indipendenti la propria terra. Furono i Targaryen ad unificare il continente ed a istituire un re centrale che trasformasse gli altri in governatori. I Greyjoy volevano tornare a quel periodo: all'indipendenza.
"E lo voleva anche mio fratello Robb per il Nord" pensava Sansa "E per tutta risposta gli uomini delle Isole di Ferro hanno bruciato Grande Inverno".
"Eri già cavaliere quando ci fu la ribellione dei Greyjoy?" chiese Sansa, con una piccola paura che le cresceva in grembo.
"Si certo, come ti dissi fui ordinato a ridosso della ribellione di re Robert, sei anni prima della guerra contro i Greyjoy. Ma furono scontri principalmente navali: io partecipai alla battaglia finale, l'assedio della capitale Pyke".
Sansa si sentì chiudersi lo stomaco: "Deve essere stato molto pericoloso".
Lui la guardò seriamente con i suoi occhi verdi che sembravano foglie di foresta: "Sicuramente lo fu. Era guerra, mia signora Alayne".
"Se ci fosse stata la guerra adesso, io vi avrei impedito di partecipare" rispose lei fieramente e con la massima convinzione. Forse non era la cosa migliore da dire ma sentiva che proveniva dal profondo del proprio io.
Sir Simon ridacchiò: "Mia cara, il dovere di un cavaliere è di seguire il suo lord".
"Mi sarei buttata nella battaglia per tirarvi fuori, per assicurarmi che non vi potesse accadere niente di male" continuò lei serissima.
Sir Royce si guardò attorno e notò che le altre coppie stavano già ordinando ai servi cosa portare per rifocillarli dopo gli allenamenti, quindi le prese il viso tra le mani e l'accarezzò leggermente: "Mia cara, mia dolce Alayne, non dubito che lo faresti anzi sicuramente lo faresti ma io non potrei permetterlo. Piuttosto partirei senza dirti niente nel cuore della notte, per non farti correre pericolo".
"Ed io ti seguirei il giorno dopo" rispose lei perdendosi in quel tocco, con poca convinzione.
Lui sospirò ed il suo corpo parve fremere sotto l'impulso di forze opposte e contrastanti, poi con uno sforzo titanico la lasciò andare e si tirò indietro. Sansa provò una delusione ed un senso di smarrimento che gridavano come solo un bacio avrebbe potuto porre fine a quella scena.
Ma non potevano.
Lui era il suo cavalier servente e dovevano tenere la loro coppia clandestina davanti agli occhi degli altri.
In effetti non avevano mai nemmeno discusso ufficialmente di essere una coppia. Sansa venne colpita forte da quel pensiero e quell'idea gli fece male.
"Vorresti baciarmi?" domandò lei.
"Si" rispose sir Simon in un sussurro.
"Se non mi baci però, sento di non essere importante".
Lui le prese il mento delicatamente tra le dita: "Non dire cosi. Io non posso offrirti di meglio ora come ora".
Lei annuì, ne avevano parlato, sapeva cosa erano: "Non siamo promessi e non siamo fidanzati".
Lui sbuffò pieno di amarezza: "Sono il tuo -niente-".
Sansa lo fissò piena di tenerezza e rammarico: "Tu non sei il mio -niente-, tu sei il mio -tutto-"
Non si baciarono in quel momento ma fu come se lo avessero fatto.
Passarono con gli altri il resto del pomeriggio, rifocillandosi e chiacchierando. Fu solo allora che sir Simon coi suoi compagni annunciò di doversi ritirare per prendersi cura del suo equipaggiamento.
"Non c'è problema" disse la dama di sir Coldwater "Resteremo noi signore a farci compagnia a vicenda".
Le ragazze ridacchiarono tra loro scambiandosi pettegolezzi suoi rispettivi spasimanti: la compagna di sir Shett era piacevolmente chiacchierina e sembrava sapere tutto di tutti a Nido dell'Aquila, quella di sir Coldwater era molto libera nel linguaggio e con le sue domande personali fece arrossire le altre diverse volte ("Allora fin dove vi siete spinti tu e sir Royce, mia cara Alayne?" fu solo la prima domanda che fece arrossire Sansa) mentre la presunta compagna di sir Tollet sospirava e parlava come un libro di epica antica, chiacchierando di amore e sentimenti e lasciando intuire che tra lei ed il suo amato ci fossero dei problemi dovuti a terzi, forse anche relativi alle casate.
Sansa provò decisamente tenerezza per lei.
Fu solo a quel punto che il paggio venne a chiedere di Sansa. Si avvicinò a loro vestendo i colori verde e nero che lei identificò subito come quelli di casa Lynderly e solo quello gli causò un sobbalzo nel cuore. Cosa volevano? Sicuramente non erano la per lei ... non potevano essere la per lei.
"Mie signore" disse il paggio "Ho un messaggio per Alayne Stone".
Sansa sbiancò mentre il suo cervello cercava automaticamente di tranquillizzarla: sicuramente non centrava niente "lei" ovvero la ragazza triste che le aveva inviato giorni addietro la lettera su sir Simon.
"Che messaggio recate?" domandò.
"Vi prego di seguirmi per incontrare la mia signora" rispose quello automaticamente.
Ecco quello che lei temeva: lei aveva continuato a sentirsi con sir Royce con ancora più enfasi, ignorando totalmente gli avvertimenti della lettera ... i Lynderly avevano preso provvedimenti. Cercò subito mille scuse per non andare con lui ed alcune erano anche convincenti ma, in fondo, sapeva da subito che sarebbe andata: un po era per la curiosità di sapere cosa volevano ancora da lei, un po era perchè suo padre l'aveva cresciuta come una Stark di Grande Inverno ... il suo dovere era chiaro e lei lo avrebbe seguito.
"Vengo" disse.
Il paggio la condusse dentro il castello fino ad un corridoio illuminato da fasci di sole che entravano dalle finestre, sottolineando danze di granelli di polvere nell'aria. Là il ragazzo si congedò con un inchino e le disse di aspettare: Sansa aspettò. L'attesa non fu lunga ma gli parve durare ore, poi improvvisamente dalla parte opposta del corridoio comparve lady Lynderly.
Sansa trovò che le assomigliasse non poco: avevano entrambe i capelli rossi (la lady era leggermente più accesa di colore rispetto a lei), la loro pelle era pallida ed il loro fisico slanciato e non eccessivamente formoso. La differenza maggiore la facevano le pettinature molto differenti (quella della Lynderly era molto più elaborata della sua) ed i colori del vestito.
"Mia signora" disse l'altra con una riverenza.
"Mia ... signora" rispose Sansa esitando.
"Vorrei presentarmi, dato che fisicamente questa è la prima volta che parliamo. Io sono lady Sophia Lynderly, figlia più grande di lord Jon Lynderly, signore della Foresta del Serpente".
"Molto piacere, io sono Alayne Stone, unica figlia di lord Petyr Baelish, signore di Harrenhal e consorte della signora della Valle di Arryn".
"Una figlia bastarda" disse Sophia impassibile.
"Come tutti coloro che nella Valle portano il nome Stone, mia signora" rispose Sansa.
Calò un silenzio imbarazzato tra di loro, durante il quale si fissarono senza dire niente. Poi lady Lynderly sospirò: "Non avete dato retta ai miei avvertimenti a quanto pare".
"Quelli contenuti nella lettera?"
"Ovviamente"
"Mi dispiace" fece Sansa "Ma non è mia abitudine ostracizzare dalla mia vita le persone importanti sulla base di una lettera anonima".
Lady Lynderly sospirò ancora: "Mia cara, forse un giorno capirete che quello che sto facendo è solo per il vostro bene ma purtroppo, se non mi darete retta, quel giorno lo capirete a vostre spese".
"In nome dei Sette" sbottò Sansa "Cosa volete dirmi esattamente? Vi prego di parlare chiaramente".
Accidenti era diventata come Arya!
"Signorina Stone, voi siete attratta da sir Royce ed essendolo stata anche io posso capirvi. Perchè non dovreste esserlo? Lui è bello e molto affascinante, pieno di cultura, decisamente diverso dai bruti che altri cavaliere si rivelano essere. E' gentile e tutto il resto ... ma è solo apparenza".
Sansa ci mise un po a capire il senso della frase, era rimasta ferma al fatto che anche lady Lynderly era attratta, o lo era stata, da sir Simon.
"Come fate a dirlo con certezza ?" domandò Sansa.
Voleva davvero saperlo? Non ne era certa.
"Perché con me lo è stato, per me è stato così".
A Sansa si raggelò il cuore ... Sophia Lynderly e sir Simon che camminavano insieme, si prendevano per mano e ... che si baciavano. Il solo pensiero le fece sobbalzare il petto.
"Lui ... vi corteggiava?" chiese Sansa.
Lady Lynderly sorrise amaramente, poi le si avvicinò e le carezzò il viso: "Mia cara figlia bastarda di Ditocorto, quanto poco immaginate. Io e sir Simon non eravamo due amanti segreti che sembravano usciti da un romanzo antico. Io e lui eravamo promessi".

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Capitolo 7
*** La loro notte ***


Sansa correva verso la parte più alta del castello, verso i camminatoi ed i merli che dominavano l’intera Valle. Quando si trovò la sopra osservò i campi, i passi montani, le vette, i prati ed i fiumi … ma era come se guardasse un dipinto grigio. Rimase la per minuti che sembravano ore e per ore che sembravano minuti, fin quando solo il freddo della sera riuscì a scuoterla, entrandole nelle ossa e facendola risvegliare dallo stato di torpore nel quale si trovava. Lentamente, molto lentamente, riprese le scale per il basso a camminò verso le sue stanze senza curarsi della fame che sentiva crescere in lei.
“Non ha senso mangiare” si diceva “Niente ha più senso. Pensavo di essere felice ma invece non ho questo diritto”.
Arrivò alle sue camere senza incontrare nessuno, o almeno questo era quello di cui lei era sicura, poi si mise ancora vestite sotto le calde coperte del letto, aspettando che il tepore venisse a bussare alle porte del suo corpo.
“Forse dovrei ordinare del vino, così da stordirmi”.
Non lo fece, sarebbe significato alzarsi da quel caldo giaciglio e rientrare nel mondo: il freddo mondo che adesso le faceva paura.
“Sono ancora l’uccellino spaventato di Approdo del Re, lo sono ancora e lo sarò per sempre”.
Oscillò tra la veglia, il sonno e l’apatia per talmente tanto tempo che avrebbe potuto essere ancora sera o notte o mattina presto … non avrebbe saputo dirlo. All’iniziò pensò che il suono che sentiva fosse nella sua mente, forse un ricordo o un pensiero al margine della coscienza. Poi qualcosa colpì la sua mente e comprese: stavano bussando alla sua porta.
“Non voglio rispondere … e se fosse ancora lei? E se fosse lui? Voglio essere lasciata qui”
Continuarono a bussare.
“Avanti” disse Sansa senza nemmeno accorgersene, più spinta dalla sua educazione nobiliare che da altro.
Una figura entrò nel raggio della tenue luce delle candele tremolanti, era sir Francis Coldwater.
“Mia signora, state bene?” domandò.
“Si, io … sono solo un po stanca”.
“Mia signora, prima nel corridoio vi ho salutata e non mi avete risposto”.
“Perdonatemi, non volevo essere maleducata”.
“Non penso che voi siate maleducata, penso solo che i vostri pensieri siano altrove. C’è qualcosa che posso fare per voi? Volete che chiami qualcuno?”
“No, vi prego, io …”
“Volete che chiami sir Simon?”
Sir Simon … la prima ed allo stesso tempo l’ultima persona al mondo che avrebbe voluto vedere. Una parte di lei voleva vederlo per chiedergli perché avesse taciuto, perché non gli avesse detto del grande amore e della promessa che lo aveva legato a lady Sophia Lynderly. Un’altra parte di lei invece voleva semplicemente urlargli contro fino a rimanere senza voce e poi raggomitolarsi di nuovo sotto le coperte senza pensare più a niente.
“Mia signora, mi avete sentito?” domandò sir Francis.
“Si, vi ho udito, perdonatemi, come ho detto sono molto stanca. Vi prego, non ho voglia di vedere nessuno”.
“Dovrò comunque informare sir Royce, in quanto vostro cavalier servente. E’ suo dovere preoccuparsi per voi”.
Voleva che lui sapesse? Ma si, che si preoccupasse pure, se lo meritava di preoccuparsi.
“Fate pure, ora vi ringrazio ma vi prego di lasciarmi sola perché ho davvero sonno”.
Sir Francis fece un lieve inchino ed uscì dalla porta.
Improvvisamente Sansa si rese conto che le sue dita avevano cercato e trovato la confortevole e calda piccola figura di sir Pyp, l’orsetto che lui le aveva regalato. Seguendo un istinto senza nessuna spiegazione razionale, lo strinse forte al petto.
“Almeno tu non mi tradirai” disse.
Rimase sola coi propri pensieri per un po di tempo. Il calore del pelo di sir Pyp era confortante, era quasi come essere abbracciati. In quei momenti ripensò alle storie sui draghi, ai racconti delle grandi battaglie dei tempi che furono, alle vicende della famiglia Targaryen che un tempo aveva dominato i Sette Regni, in particolare la ribellione del ramo cadetto dei Blackfyre e la guerra civile che venne detta “la Danza dei Draghi”.
Cosa avevano in comune tutte quelle cose?
Gliele aveva raccontate lui.
Lei avrebbe voluto raccontargli di Grande Inverno, degli alberi sacri agli Antichi Dei, dei freddi ma bellissimi paesaggi del Nord ma si era sempre limitata a pochi accenni perché per tutti, anche per lui, lei doveva essere solo Alayne Stone, una figlia bastarda che Ditocorto aveva avuto nella Valle.
Non seppe dire quanto tempo era passato quando udì di nuovo bussare alla porta.
“Sir Coldwater, vi prego lasciatemi sola”.
“Non sono sir Francis … sono io” disse la voce.
Lui!
"Ho parlato con lady Lynderly" disse Sansa, deciso a non menarla troppo per le lunghe e trovando dentro di lei un coraggio del quale fu stupita.
"Cosa ti ha detto?" disse sir Simon, diventando subito colloquiale.
"Lo sai"
"Non lo so ma lo immagino"
"Allora non chiederlo"
"Posso entrare?" chiese lui.
"Per fare cosa?"chiese Sansa stizzita.
"Per parlare"
"Chi ti dice che io voglia parlare con te"
"Lo so perchè non mi hai ancora cacciato via" rispose lui con un sorriso.
Lei sospirò e si scostò dalla porta per farlo passare, quindi si sedette sul letto mentre lui si mise sulla sedia del tavolino.
"Ti ha detto di noi, vero?" chiese sir Simon.
"Si ..."
"E' successo prima che ci conoscessimo io e te. Non c'entra niente" fece sir Simon in tono conciliante.
"Non importa, avresti dovuto dirmelo" rispose Sansa con impeto.
Sir Royce sospirò: "Per fare cosa? Per renderti gelosa?"
"Per essere onesti!" urlò Sansa.
Calò il silenzio: lei non aveva mai alzato la voce prima, in nessun caso. Sir Simon abbassò gli occhi, poi con voce bassa disse:
"Avevo paura di perderti".
Lei lo fissò senza dire niente.
"Ti ho persa?" chiese lui.
Lei non rispose.
"Vuoi che me ne vada?" chiese ancora.
Lei non rispose.
"Va bene, ho capito. Me ne vado. Ti chiedo scusa e perdono" disse lui facendo per alzarsi.
"No!" esclamò lei allungando il braccio.
Cosa aveva detto? Perché? Eppure lo aveva detto. Era stato il suo istinto a parlare.
Il viso di Sir Simon si rasserenò, rimettendosi seduto.
"Vuoi che resto"
"Dimmi perchè?" sbottò lei "Dimmi perchè sono dovuta venire a sapere da un'altra che eri promesso!"
"Perché ... all'inizio perchè non ti riguardava"
"A no?"
"No, ero solo il tuo cavalier servente. Non dovevi sapere il perchè della mia vita sentimentale passata. Poi ... poi ho avuto paura"
"Hai avuto paura?Tu che sei stato a Pyke durante la ribellione Greyjoy?" disse Sansa in tono di scherno.
"Si. Non paura di morire, quella si può sedare con l'azione. Io parlo della paura di perderti, di non averti più accanto, di non poterti più sfiorare ..." la sua voce era un sussurro.
Sansa abbassò gli occhi, che si erano fatti lucidi.
"Sento un gran vuoto dentro"
"Permettimi di riempirlo"
"Io vorrei. Una parte di me vorrebbe permettertelo, una parte di me vorrebbe che tu sparisca"
"Allora ordinami di sparire per sempre ed io lo farò" disse lui con una sicurezza nella voce che portò Sansa a fissarlo.
"Vuoi che me ne vada, mia signora?" fece lui.
Aveva gli occhi lucidi a sua volta.
"No ... voglio che resti" fece lei in un sussurro.
E poi, senza nessuna spiegazione logica, erano stretti l'una all'altro, uniti da un bacio che durò più di tutti gli altri.
"Non voglio che te ne vai" disse lei.
"Non me ne andrò" fece sir Simon.
"No, non voglio che te ne vai via stanotte" rispose Sansa.
Cosa stava dicendo? Era impazzita?
Non importa perchè alla fine aveva espresso quello che voleva.
"Credo che sarebbe disdicevole, se io rimassi qua con te in stanza" disse lui.
"Voglio il mio uomo, non il mio cavaliere, ora"
Sir Simon impallidì e la voce gli tremò tra le labbra: "Sono il tuo uomo?"
Lei annuì leggermente.
Lui estrasse la spada dal fodero ed immediatamente la lama si illuminò del caldo riflesso delle candele. Sansa rimase affascinata da quel metallo color rosso fuso che sembrava caldo mentre invece, allungando la mano, risultava freddo come neve.
Sir Simon prese la spada e la mise per lungo in mezzo al letto, la giovane Stark lo fissò con aria interrogativa e così lui sorridendo aggiunse: "Vuole una tradizione della cavalleria che nel raro caso un cavaliere e la sua dama dormano insieme, una spada deve essere posta come limite tra loro".
Sansa ridacchiò e quel suono le parve così strano dopo tutto quel dolore: "Non volete nemmeno sfiorarmi?"
Che cosa aveva detto? Accidenti, a parole era molto più provocatorio di quanto non sembrasse nel pensiero. E lui ... lui forse stava arrossendo?
"Desidero fare molte cose che l'onore mi impone di non fare, possano i Sette perdonarmi" disse sir Simon.
Lei ridacchiò ed un improvviso calore le pervase il corpo, si sdraiò sul letto ed allungò un braccio verso di lui: "Abbracciami" fece tornando al tu.
Sir Simon si sdraiò ed allungò a sua volta le braccia fino a sfiorare quelle di lei, ignorando il limite della spada.
"Abbracciami" ripeté lei.
Lei con molta attenzione si mise sopra il piatto della sua spada e strinse forte Sansa al proprio petto, mentre lei cercava di sistemarsi nell'ampio torace del cavaliere che era tiepido al punto giusto e dove poteva sentire il rumore del respiro di lui.
Sansa sentì dentro di se che qualcosa era cambiato: tutto quel dolore che fino a poco prima la tormentava non se ne era andato ma era statao sotterrato dal gentile strato formato dalle attenzioni di lui, dallo sguardo di lui, da tutto ciò che era lui. Era strano, non aveva senso e non sapeva quanto sarebbe durato eppure Sansa era certa che fosse vero ed a quella sensazione si abbandonò, sperando che il dolore non tornasse o che almeno tornasse il più tardi possibile. Non ne era certa. Quello di cui era certa era che non voleva restare sola, non voleva che lui se ne andasse. "Passa la notte con me" disse lei prendendogli la mano nella propria, incrociando le dita tra loro.
Ci fu un attimo di silenzio e lei pensò che lui ci stesse ripensando.
"Va bene" disse il cavaliere in un sussurro.
Sansa alzò gli occhi e vide il viso del cavaliere vicinissimo al suo: le sue labbra era una tentazione cosi dolce.
Cedette alla tentazione e tra le loro labbra e le loro lingue fu un ballo dolce, lento, umido e caldo. Sansa non lo riteneva possibile ma lui la strinse ancora più forte e la fece inserire ancora più profondamente nel suo abbraccio.
E per la prima volta da quando aveva lasciato Grande Inverno, per la prima volta da quando aveva scoperto la crudeltà di Joffrey, Sansa si sentì diversa: non si sentiva più sola e non aveva paura.
La ragione per entrambe le cose era la stessa: non era più sperduta e solitaria.
Perché sapeva che quella sarebbe stata la loro notte.

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Capitolo 8
*** Runa e serpente ***


Gli stendardi si videro da Nido dell'Aquila molto tempo prima del loro arrivo. La fortezza era a picco sulla montagna che la ospitava e la salita per giungere alle sue porte era erta e lunga, per questo dall'alto i soldati degli Arryn videro le bandiere quando ancora erano a valle e durante tutta la salita.
Entrarono nella fortezza uno ad uno con i loro seguiti e Sansa era con le sue tre amiche a vedere quel manipolo di cavaliere e paggi che accompagnavano i loro signori in quell'incontro di cui, da giorni, si parlava a Nido dell'Aquila.
I primi ad entrare furono i membri di casa Royce e Sansa avrebbe tanto voluto che sir Simon fosse là con lei ad indicargli uno per uno tutti i membri di quella comitiva ma il suo cavalier servente era dovuto andare in contro alla delegazione fin da quando essa si trovava sul fianco della montagna, quindi entrò nella fortezza con essa.
Sansa lo vide ed il cuore gli balzò in gola: era splendido con l'armatura per le grandi occasioni, completamente bronzea con incise sopra le rune risalenti al periodo dei Primi Uomini. Accanto a lui c'era suo padre, un omone grande e grosso con una folta barba bianca che vestiva un'armatura dello stesso tipo: Simon gli aveva parlato di lui, era Yohn Royce detto "il bronzeo", capo della casa Royce e signore di Pietra di Rune. Sir Simon parlava spesso di lui e ricordava come, al tempo appunto dei Primi Uomini, erano i Royce a comandare sulla Valle (oggi "di Arryn") col titolo di "Re di Bronzo". Meno spesso invece parlava degli altri suoi fratelli, da quel poco che aveva detto su di loro Sansa aveva appreso che sir Andar era il fratello più anziano di sir Simon ed erede del padre mentre gli altri fratelli erano, o forse era meglio dire "erano stati" sir Robar (che, col nome di "Robar il rosso", era stato nella guardia personale di re Renly Baratheon per poi essere ucciso dopo la sua morte dal Cavaliere di Fiori) e sir Waymar (che era caduto oltre la Barriera al servizio dei Guardiani della Notte).
Simon parlava poco di loro e con grandissimo dolore.
Aveva anche un paio di sorelle ma parlava poco anche di loro perchè la più grande di loro aveva ormai sposato e la seconda viveva a Pietra di Rune e non la vedeva spesso, tuttavia le amava profondamente anche in memoria dei fratelli scomparsi.
Dietro sir Simon e suo padre veniva Nestor Royce, capo di un ramo cadetto della famiglia che fungeva da castellano della fortezza nota come Porte della Luna (alla base della montagna di Nido dell'Aquila). Evidentemente era salito col resto della famiglia. Dietro di lui venivano gli alfieri con lo stendardo della casata: lo scudo color ruggine con le rune. Al loro passaggio il gruppo scandì il motto della casata: "Noi ricordiamo".
Sansa pensò che il suo cavaliere era bellissimo mentre diceva fieramente quelle parole, nella sua splendente armatura.
Da dentro i saloni di Nido dell'Aquila venne incontro ai Royce la snella e giovane figura di lord Lyn Corbray. Non era là in rappresentanza di tutta la sua casata, poiché suo fratello maggiore e signore della famiglia non simpatizzava per i "lord dichiaranti". Aveva con se solo un paggio singolo che recava le insegne della sua famiglia: un'insegna bianca con il disegno di tre corvi neri recanti tra gli artigli altrettanti cuori rossi. Lord Corbray si trovava nella fortezza perchè era sempre stato molto vicino a lady Lysa Arryn, alla quale si era anche proposto come marito prima dell'arrivo di Ditocorto.
"Non è amore" gli aveva detto sir Simon sdegnato "Tutti sanno che i Corbray sono poveri, è solo un tentativo di far risalire le sorti della casata".
Sia come sia, Royce e Corbray si diressero insieme verso l'interno del castello. Dietro venivano gli uomini di casa Waynwood, guidati da una donna con i capelli grigi e qualche ruga che le amiche di Sansa dissero essere lady Anya. I suoi alfieri portavano la bandiera verde col simbolo della ruota nera spezzata ma rimasero silenziosi quando venne il momento del loro passaggio.
Alle loro spalle c'erano i membri di casa Hunter, guidati a lord Gilwood, che aveva folti baffi i quali non riuscivano a coprire il naso e le guance rubiconde. Il loro stendardo era marrone con cinque frecce d'argento. Anche loro rimasero silenziosi al passaggio.
La quarta compagine era costituita da casa Redfort, in testa alla quale c'era un uomo basso e con una barba ben curata che poteva essere solo lord Horton, il cui figlio più giovane era anche il marito della sorella più anziana di sir Simon. Il loro vessillo era un castello rosso su uno sfondo bianco ma bordato anch'esso di rosso. Al loro passaggio si udirono le parole "Forti come la pietra".
Il quinto gruppo recava le insegne di casa Belmore: l'insegna viola con le sei campagne d'argento. Una delle bandiera era portata direttamente dal capo del gruppo, lord Benedar, un uomo grasso con una barba rossa. I suoi uomini rimasero silenziosi al passaggio.
L'ultimo gruppo era composto dagli uomini di casa Templeton, guidati da sir Symond, con occhi azzurri ed una fiera barba nera. Avevano l'insegna nera con sopra la grande X dorata al cui interno vi erano le sette stelle simboleggianti i Sette Dei. Anche loro rimasero silenziosi.
Eccoli, pensò Sansa, i cosiddetti "lord dichiaranti" erano tutti arrivati.
Sir Simon l'aveva avvisata di quell'atto, anche se all'inizio lei era stata più interessata a fargli tenere la bocca occupata con baci e parole dolci. Tuttavia poi aveva intuito che quel fatto era molto importante e la Sansa degna figlia di casa Stark aveva preso il sopravvento sulla Sansa innamorata.
Anche se era davvero molto bello poter ammettere con se stessi di essere innamorati, pensò.
I sei lord (anzi, cinque lord ed una lady, senza contare Lyn Corbray) erano probabilmente i più potenti della Valle dopo gli Arryn stessi ed avevano dato prova di poter mobilitare in totale circa ventimila uomini, praticamente un vero e proprio esercito. Avevano scritto a sua zia Lysa Arryn esprimendo i loro dubbi sul suo consorte.
Avevano dei dubbi su Ditocorto e questo faceva venire un brivido sulla schiena di Sansa: la sua copertura e la sua sicurezza dipendevano da lui. Cosa sarebbe successo se la sua posizione si fosse fatta più incerta? Inoltre, aldilà di protezione e sicurezza, c'era anche la felicità di Sansa e quella dipendeva da casa Royce: cosa sarebbe successo se fosse entrata in contrasto diretto con Ditocorto?
"Andiamo a sentire cosa hanno da dire" disse una delle amiche di Sansa.
"Possiamo?" chiese un'altra.
"Ma certo, lady Arryn ha insistito affinché fosse un udienza pubblica. Dicono che non si fidi molto dei lord dichiaranti" fece la terza.
Ancora intrighi e sospetti, pensò Sansa cupamente.
Si incamminò insieme alle altre verso la sala del trono della fortezza, insieme ad un gran numero di paggi, maggiordomi ed altri nobili. Alla fine la sala fu stracolma fino all'inverosimile, tutti a fissare i lord dichiaranti in piedi davanti al trono dove sedeva algidamente sua zia Lysa, mentre i paggi gli passavano fettine di formaggio ed acqua fresca.
L'ospitalità era suggellata, adesso nessuno poteva alzare mano su nessuno. Anche se questo non aveva impedito ai Frey di uccidere Robb, pensò Sansa.
Alla fine lei ruppe il silenzio:
"Vi ho accolti nella mia casa come ospiti".
"E di questo ti ringraziamo" disse Yohn Royce.
Sansa sapeva cosa avrebbe detto sir Simon (a proposito, dov'era? La giovane Stark non lo vedeva): "Mio padre è il loro capo e quindi deve parlare per primo".
"Allora perchè osate parlare contro mio marito?" tuonò lady Lysa.
"Mia signora" continuò Yohn il bronzeo "Tuo marito non è un uomo della Valle e ..."
"Nemmeno io lo ero" lo interruppe lady Lysa "Io sono nata come una Tully di Delta delle Acque".
"E' vero" continuò il padre di sir Simon "Ma avete sposato Jon Arryn e siete divenuta signora di queste terre mentre il vostro attuale marito lord Baelish è stato nominato da Approdo del Re come signore di Harrenhall e lord protettore delle Terre dei Fiumi".
"Mia signora" disse Anya Waynwood "Lord Baelish ha preso il posto di casa Tully come signori delle Terre dei Fiumi".
"Lady Anya" fece la zia di Sansa "Non riuscirete a mettermi contro mio marito cosi facilmente. Ha preso il posto di casa Tully, è vero, ma è avvenuto per ordine del re".
"Un re bambino, forse figlio di un incesto, talmente crudele che il suo stesso popolo voleva ucciderlo. Un re che ha ordinato ai Frey ed ai Bolton di uccidere i tuoi stessi nipoti, come Robb Stark!" tuonò lord Royce.
"Robb Stark si era autoproclamato Re del Nord contro ogni legge!" urlò lady Lysa.
Un fremito percorse la sala e Sansa rabbrividì: sir Simon le aveva detto che i lord dichiaranti erano stati la forza principale che aveva spinto affinché la Valle sostenesse Robb come re.
Dov'era sir Simon? Aveva bisogno di lui.
"Avremmo potuto avere un sovrano degno di questo nome se avessimo combattuto insieme al Nord ed alla Terra dei Fiumi" continuò lord Royce.
"Quello che è successo è successo. Spiegatemi cosa centra mio marito" disse lady Lysa.
"Egli è lord protettore della Terra dei Fiumi ed è vostro consorte, nel caso vi accadesse qualcosa sarebbe il reggente della Valle fino alla maturità di vostro figlio. E' troppo potere per un uomo solo" esordì lord Hunter.
"Io sto benissimo e nessuna legge impedisce ad un nobile di avere vari titoli in varie terre" continuò lady Lysa.
"Non vi interessano nemmeno le storie sul comportamento di vostro marito ad Approdo del Re? Tutti gli intrighi ed i sotterfugi ..." continuò lord Hunter.
"Appunto: storie. Mio marito si è fatto strada nella vita e questo ovviamente gli è valso dei nemici".
Sansa trovò tra la folla il volto che cercava: era splendido nella sua armatura di bronzo ed il suo volto fiero era fisso sulla scena. La giovane Stark venne travolta dal desiderio di correre da lui e di stringerlo forte ma sapeva di non poterlo fare davanti a tutti; aveva un grande bisogno che lui le dicesse che sarebbe andato tutto bene.
Improvvisamente, mosso dal fato, il volto di lui si girò esattamente fino al punto nel quale lei si trovava e, donandole un senso di calore e gioia, le sorrise.
Lei sorrise di rimando.
Il mondo sorrise di rimando alla giovane Sansa innamorata.
Tuttavia Sansa Stark, figlia di Grande Inverno, sapeva che qualcos'altro stava avvenendo al quale doveva la massima attenzione: la politica in quel momento non poteva essere messa in secondo piano, sopratutto perchè sir Simon era coinvolto.
"Cosa volete da lord Baelish? Non divorzierò certo da lui" disse lady Lysa.
"Non chiediamo questo" riprese lord Royce "Ma ciò che chiediamo è la vostra parola che egli non avrà cariche politiche all'interno della Valle e che, in caso di nomina di un reggente o di un tutore per vostro figlio, quella persona non sia lui".
Lady Lysa ridacchiò: "E chi dovrebbe essere? Voi forse?".
"Un uomo della Valle" ribatté lord Royce.
"Uno dei lord dichiaranti?" continuò lady Lysa.
"Uno qualsiasi dei lord della Valle" fece serio lord Royce.
"Voi vivete a Pietra di Rune, molto lontano da qui. Non conoscente Nido dell'Aquila" fece la zia di Sansa.
"E' vero" ribatté Yohn il bronzeo "Ma mio figlio sir Simon vive stabilmente qui, è il cavalier servente della figlia naturale di vostro marito".
Un brusio si sparse per la sala, tutti gli occhi si fissarono su sir Simon che si erse ancora più fiero nella sua armatura runica. Sansa era cosi orgogliosa di lui che sentì quasi il cuore scoppiargli in petto.
Un secondo brusio si levò dall'altra parte della sala e, incredibilmente, lady Lysa gli dedicò attenzione; una persona le sussurrò all'orecchio e lei annunciò: "Voglio dare la parola a sir Lawrence Lynderly".
Sansa si raggelò: un Lynderly, la casata della promessa di sir Simon. Perché volevano parlare proprio in quel momento?
Un cavaliere si fece avanti, portava sulla cotta di maglia un fratino molto elegante nero con il serpente verde della sua famiglia. Una delle sue amiche disse all'orecchio di Sansa: "Quello è il figlio del fratello di lord Jon Lynderly, signore della Foresta del Serpente e capo della casata".
Il cavaliere parlò: "Cosa intende lord Royce alludendo a suo figlio? Intende forse dire che la persona che merita il ruolo di reggente o di tutore è lui? Oppure che egli è ben informato su Nido dell'Aquila per via di quello che gli dice suo figlio?"
Lord Yohn fece: "Io dico semplicemente che sono a conoscenza delle dinamiche di questo luogo tramite una persona di mia fiducia".
"Fiducia?" ribatté sir Lawrence "Già una volta pagaste lo scotto per la fiducia mal riposta nella vostra progenie".
La sala si riempì di un nuovo brusio: tutti si meravigliarono della spudoratezza del cavaliere Lynderly, al cui fianco si ergeva (lo notò solo allora) l'algida e triste bellezza di lady Sophia. Sansa ebbe la certezza che sir Simon lo avrebbe sfidato a duello.
Invece il suo cavalier servente rimase impassibile ... e quello che Sansa vide sulla sua faccia era forse senso di colpa?
"Quella faccenda è chiusa" rispose lord Royce "Avete davvero così poco da dire contro le mie affermazioni che dovete colpire una vecchia storia di mio figlio? Faccio casa Lynderly più onorevole di cosi. Io dico che la Valle avrebbe dovuto unirsi al Nord ed alla Terra dei Fiumi sotto il vessillo del Re del Nord e molti erano d'accordo con me. Lady Lysa non ha voluto ed io mi sono arreso alla sua parola, come ogni vassallo dovrebbe fare. Oggi sono qui per dire che un uomo della Valle e solo un uomo della Valle debba essere il reggente in caso accadesse qualcosa alla nostra signora e che solo un altro uomo della Valle debba essere il tutore del nostro erede. Non voglio per me queste cariche, non sono affamato di gloria. Ma sono un patriota e voglio che solo un nostro conterraneo possa ricoprire questi due importanti ruoli perchè non intendo lasciare il destino della mia terra in mano allo straniero".
Le frasi di lord Royce rimbombarono nell'aria e nessun osò parlare, persino lady Lysa era colpita, evidentemente quelle frasi avevano fatto breccia nel cuore della maggior parte dei presenti.
Lady Sophia sussurrò qualcosa nell'orecchio di sir Lawrance e egli riprese la parola: "La condotta di vostro figlio ..." ma venne interrotto.
"Non siamo qui per discutere di questo, siamo qui per ..." disse lady Waynwood ma venne interrotta a sua volta.
"Siamo qui per agire!" urlò Lyn Corbray sguainando la sala e facendo cessare il brusio in un lampo "Non permetterò che venga insultato il figlio del capo di questa delegazione".
"Sei impazzito?" urlò lord Hunter "Siamo ospiti!".
"Posa subito quella spada" disse lord Redfort "Devi essere impazzito"
"Pazzia? No, onore" disse il giovane Corbray avanzando verso sir Lawrence.
Immediatamente sir Simon si lanciò in avanti, mentre tutti sembravano paralizzati dallo stupore, ed afferrò Lyn placcandolo. Subito suo padre gli diede manforte.
"Non sei migliore di quel viscido di Ditocorto!" urlava Corbray a sir Lawrance.
"Vieni a dirmelo in faccia se osi!" rispondeva l'altro.
"Questo è oltraggioso!" urlò lady Lysa.
Nella sala si alternarono brusio e silenzio a ripetizione, sir Lawrence aveva messo la sua mano sull'elsa della spada, lady Sophia si era stretta a lui, molti cavalieri si erano posti tra i due litiganti per dividerli.
"Mia signora!" urlò lord Royce più in alto di tutti "Ti chiediamo perdono, non immaginavo che ..."
"Lo ha detto questo stupido di un Corbray: sei tu il capo della delegazione. Sono questi i tuoi gregari? Gente che sfodera le armi in mia presenza dopo aver suggellato le leggi dell'ospitalità?" urlò lady Lysa.
"Mia signora imploro il tuo perdono"
"Implorare non servirà a niente. Come intendi fare ammenda?".
La situazione si era calmata, Lyn Corbray era stato disarmato e spintonato fuori dalla sala, sir Lawrence stava venendo confortato da altri cavaliere che tentavano di sedere la sua rabbia.
"Io ..." disse lord Royce "Io ritirerò la delegazione dei lord dichiaranti e prometto che non riprenderò l'argomento per un intero anno, in nessuna sede".
Sansa sapeva abbastanza di politica per rendersi conto di quando uno veniva sconfitto.
I Royce avevano perso mentre i Lynderly avevano ricevuto la simpatia di tutta la corte per l'affronto subito, per non parlare della vittoria di Ditocorto.
Non seppe perchè ma Sansa ebbe un brivido dietro la schiena.

Harrenhall era immersa nel buio quando lord Baelish, lord protettore delle Terre dei Fiumi e marito di lady Lysa, ricevette il corvo messaggero, lo lesse e poi ordinò del vino speziato per festeggiare.
"Bravo lord Corbray" disse "Ha fatto esattamente come gli avevo detto: è stato un ottimo acquisto. Bravi anche i miei Lynderly, sapevo che sarebbero stati ottimi alleati da lasciare nella Valle. E adesso che i lord ribelli sono sistemati per almeno un anno è davvero ora di ricominciare ad occuparmi della mia bambina".

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Capitolo 9
*** Winter is Coming ***


Sansa entrò nella stanza ancora avvolta dalle tenebre nonostante fuori fosse giorno: evidentemente le pesanti tende erano ancora chiuse. C'era odore stantio nell'aria, di aria non cambiata. Aprendo per bene la porta, la giovane Stark si fece guidare dalla luce che entrava da quel punto e che disegnava una lama colorata nella macchina scura che era la stanza.
Sansa era stata la numerose volte e non aveva problemi a muoversi con sicurezza evitando i mobili e raggiungendo il bel letto a baldacchino: anche le tende di quello erano ancora chiuse.
"Milord, posso aprire?" chiese dolcemente.
Nessuna risposta.
"Piccolo mio, posso aprire?" chiese ancora.
Stavolta ci fu silenzio ma poi, da dietro le tende del baldacchino, una vocetta si fece sentire:
"Andate via tutti".
"Mio piccolo lord, ci sono solo io. Non vuoi la tua Alayne?" chiese Sansa con tutta la dolcezza.
Doveva fare buon viso a cattivo gioco.
Piano piano uno spiraglio si aprì tra le tende e ne uscì il musetto cisposo del giovanissimo Robin Arryn.
"Ti ha mandato mio madre qui?"
"Si certo. Lei non scenderà dal castello finché non lo farai tu".
"Allora venisse lei!" urlò Robin richiudendo lo spiraglio.
Una sculacciata: ecco cosi vorrebbe, pensò Sansa.
"Piccolo lord: dobbiamo scendere. Ormai è autunno e presto Nido dell'Aquila sarà una tomba di ghiaccio. Ghiaccerebbe persino l'acqua sulla tavola per il pranzo. Vuoi avere sempre freddo?"
"Gli Arryn vivono a Nido dell'Aquila! Io sono un Arryn!" gridò Robin.
Sansa sospirò: si domandò se anche lei, a Grande Inverno, fosse stata cosi insopportabile. Sperava ardentemente di no eppure non avrebbe saputo dirlo con certezza: era stata una ragazzina viziata senza dubbio.
"Piccolo mio, tua madre vuole che tu esca dal letto. Devo chiamare il maestro?" fece Sansa.
"No!" urlò lui.
"Esci fuori oppure dovremo portarti giù di forza" sbottò la giovane Stark, mordendosi la lingua subito dopo.
Robin urlò con tutta la forza che aveva nei polmoni e fece tremare le tende. Sansa pensò che aveva forza quando voleva.
Dalla porta della camera fece capolino sir Simon: la sua sola vista la fece stare meglio. Istintivamente faceva affidamento su di lui: forza il cavaliere sapeva cosa fare.
Sansa lo guardò e lui ricambiò lo sguardo, i loro occhi stavano parlando senza bisogno di parole, come accade a volte quando i cuori sono vicini.
Sir Simon fece segno con la mano di avvicinarsi, Sansa senza fare rumore si avvicinò alla porta. Sir Royce le sussurrò qualcosa all'orecchio, lei annuì e tornò vicino al baldacchino.
"Piccolo lord, se uscite ora prometto che scenderò con voi fino alle Porte delle Luna in fondo alla montagna, inoltre vi racconterò anche una storia. Per finire vi faremo anche un'altra sorpresa".
La faccia del ragazzino risbucò dalle tende: "Che sorpresa?"
"Quando saremo giù potrete duellare con le spade di legno con sir Simon Royce, il mio cavalier servente. Siete contento? E' un grande onore".
"Io sono il futuro lord della Valle. E' suo l'onore di duellare con me" rispose Robin.
Sansa sorrise ma dentro di se pensava "Oh dei, quando avrò dei figli fate che non siano cosi".
Incredibilmente li immaginò quei figli con gli occhi verdi, come sir Simon.
"Perché stai arrossendo?" chiese Robin.
"Perché non sta bene per una signora essere da sola nella stanza da letto di un uomo" mentì Sansa.
"Tu non sei una signora, sei solo una figlia bastarda" disse Robin uscendo dalle tende.
La giovane Stark sospirò: aveva vinto alla fine.
Il resto dei preparativi fu una passeggiata, sopratutto perchè c'era sir Simon con lei. Dovette sistemare i bagagli sui muli ed assicurarsi non solo di aver preso tutto ma anche di aver legato bene ogni singola corda attorno alle valige, perchè se una sola fosse caduta avrebbe potuto rotolare fino a valle distruggendosi nel percorso oppure cadere in uno strapiombo e volare fino a terra.
Nido dell'Aquila sarebbe rimasto vuoto e disabitato per anni, per tutta la durata dell'inverno.
"Si dice che dopo una lunga estate arrivi sempre un lungo inverno" le aveva detto il maestro di corte "Questa volta l'attesa sarà lunga".
Ma Sansa pensava che non sarebbe stata troppo lunga se avesse potuto aspettare col suo cavalier servente, che aveva sopportato ogni sua irrequietezza in quella concitata fase di trasloco: ammise tra se e se di essere stata insopportabile a volte ma lui l'aveva sempre capita, a volte rimanendo semplicemente in silenzio e consolandola quando il nervosismo si faceva insostenibile.
Tuttavia, come casa Stark ricordava sempre, l'inverno stava arrivando.
Furono tra gli ultimi a lasciare il castello perchè Robin fece molti altri capricci, specie quando capì che non avrebbe potuto portare tutto a valle. La perdita del suo letto a baldacchino, secondo lui, era troppo rispetto a quello che un lord poteva sopportare. Dopo diverse ore e molte lacrime alla fine il piccolo nobile fu messo su un mulo e condotto fuori da Nido dell'Aquila.
Il tragitto metteva i brividi e Sansa fu contenta che sir Simon fosse vicino a lei. "No, devo essere forte e non mostrarmi piagnucolosa come mio cugino Robin" pensò. Il tragitto scendeva a volte dritto, a volte curvo ed a volte a spirale dalla fortezza verso il basso; a volte era abbastanza agevole e sembrava una strada di collina un po accidentata, altre volte era cosi ripido che persino i muli facevano fatica a percorrerla, altri tratti erano stretti tra la parete rocciosa ed il vuoto quindi si procedeva uno alla volta e Sansa riuscì a tenere gli occhi aperti solo perchè aveva già fatto diverse volte quella strada con sir Simon.
La guida della spedizione era una ragazza di nome Mya Stone, la bastarda di non si sapeva bene quale nobile ma che secondo Sansa aveva alcuni lineamenti familiari. Comunque era molto abile nel condurre i muli, conoscere il terreno, calmare le bestie ed anche le persone.
Tuttavia fu solo ben dopo il tramonto che arrivarono alla fortezza nota come Porte delle Luna: era un grande castello posto alla base della montagna dove sorgeva Nido dell'Aquila. Sir Simon le aveva raccontato che il castellano era un suo lontano zio, Nestor Royce, che aveva semplicemente il titolo di custode del luogo e che appartenevano ad un ramo secondario della sua nobile famiglia.
L'accoglienza dell'intero gruppo fu regale: l'inverno stava arrivando ma la Valle lo avrebbe affrontato con coraggio. Lady Lysa prese tra le braccia suo figlio e lo coccolò come se fosse un bambolotto, senza nemmeno accorgersi dello sguardo di disapprovazione dei numerosi nobili presenti. I servitori presero i bagagli ed iniziarono ad essere divisi in base alla destinazione di ogni singolo imballaggio. Gli attendenti di casa smistarono gli ospiti nelle rispettive camere dove avrebbero potuto cambiarsi e rinfrescarsi.
Sansa fu molto felice di sapere che la sua stanza sarebbe stata vicina a quella delle tre lady sue amiche, le ragazze corteggiate dagli amici di sir Simon ("Sono amici ma anche vassalli della sua casa" pensò). Ridendo e scherzando su come si sarebbero fatte belle, le giovani si diressero ognuna verso i suoi appartamenti, dove i servi stavano portando i bagagli e dove erano già presenti catini di acqua calda.
Sansa si lavò, si cambiò e si trucco dopo aver cercato con molti improperi i suoi trucchi tra le altre sue cose messe ancora confusamente in giro. Sentì bussare alla sua porta dopo un tempo che stimò essere insufficiente ai suoi bisogni di farsi bella.
"Un attimo, arrivo" disse pensando che le sue amiche la stessero cercando.
"Mia signora Alayne, siamo in ritardo per la cena" rispose la voce di sir Simon.
"In ritardo?" fece Sansa iniziando a mettere via le cose di fretta "Come in ritardo? Sono qui dentro da venti minuti!"
"In realtà è quasi un'ora e mezza" rispose il cavaliere sicuramente col sorriso sulle labbra.
Sansa imprecò e si sbrigò ad uscire, pensando di essere non pronta, bruttissima ed assolutamente non adatta a stare vicina al suo cavalier servente. Quando si presentò sulla porta aveva un lungo abito nero e rosso con un bustino che le metteva in risalto le forme del seno e dei fianchi.
Sir Simon aveva il suo solito farsetto col ruggine con il simbolo di casa Royce cucito sul cuore. Aveva dei morbidi stivali di pelle scura ai piedi ma sopratutto, cosa alla quale lei teneva molto, si era accorciato il pizzetto e rasato la barba incolta in eccesso sulle guance. Il suo bel volto adesso esaltava i suoi occhi verdi.
"Sei bellissimo" disse lei in un soffio.
Lui accennò ad un rossore sul volto "Anche tu". Si voltò a destra ed a sinistra per controllare che non ci fosse nessuno e quindi la baciò dolcemente.
"Ti adoro" disse Sansa ancora con gli occhi chiusi.
"Anche io" rispose lui "Ma ora dobbiamo proprio andare".
"Guastafeste" disse lei ridendo e dandogli il braccio per farsi portare.
Il salone delle feste di Porte delle Luna era molto grande e per l'occasione era stato diviso in tre ambienti: uno sopra dei grandini rialzati dove sedevano i nobili ed i cavalieri di nobile nascita, uno in mezzo alla sala dove erano destinati i cavalieri non di nobile nascita ed altri ospiti di natali non aristocratici ed infine uno ai margini destinato ai servi personali ed agli scudieri.
"Mia cara, temo che dobbiamo separarci per il momento" disse sir Simon.
"Come?" fece lei delusa.
"Sono atteso al tavolo dei nobili accanto a mio padre ed allo zio Nestor. Tu invece ..." la sua voce si fece triste "Tua zia lady Lysa mi ha incaricato di dirti che cenerai al tavolo di mezzo".
Certo, pensò Sansa, io sono solo la figlia bastarda di Ditocorto, non sono degna del tavolo dei lord.
"Quando finirà la cena ti bacerò ancora" disse lui sussurrando.
"Vuoi dire che mi bacerai fino allo sfinimento" rispose lei.
Risero e si separarono ma rimasero incollati con lo sguardo l'uno all'altro tanto che fu un miracolo per Sansa trovare il suo posto.
"Ah, essere giovani ed innamorati" disse una delle sue tre amiche che passava dietro di lei in quel momento.
"Ma se abbiamo la stessa età" le fece Sansa.
L'altra le fece la linguaccia andandosene.
La cena era un vero inno alla gioia ed all'opulenza, figlia di ciò che era avanzato e portato a valle dalle cucine di Nido dell'Aquila: al tavolo dei nobili vennero servite porzioni di maialino da latte, pavoni interi con tutte le piume, lucci incrostati di mandorle tritate, rape bianche imburrate e carote con spruzzi di miele. Al tavolo nel mezzo venne invece portato maiale salato ben pepato in salsa di latte di mandorle, crocchette di merluzzo fritto, formaggio stagionato e capponi dalla pelle croccante farciti con cipolle, erbe aromatiche, funghi e castagne arrostite. Sansa notò che al tavolo dei servi vennero portate solo delle semplici ma nutrienti costolette con contorno di farinata di piselli.
Spesso allungava il collo verso sir Simon, che conversava coi suoi parenti e che a volte ricambiava lo sguardo. In un paio di occasioni il giovane cavaliere parlò anche con delle dame ed entrambe le volte Sansa per poco non si strozzò col cibo.
Arrivati alla fine del lauto banchetto, lord Nestor Royce si alzò in piedi e tutti videro che aveva una pergamena in mano, una pergamena col sigillo rotto. Strano ma da quella distanza Sansa era certa che ci fosse sopra il sigillo di Ditocorto.
"Benvenuta mia signora lady Lysa Arryn e benvenuto anche a te mio futuro signore lord Robin Arryn. Benvenuti anche a tutti i nobili ed i cavalieri presenti. L'inverno è alle porte ma dietro queste mura possiamo affrontarlo tutti insieme: che venga pure la neve, ci troverà ben pasciuti ed al caldo".
Ci furono risa di approvazione, applausi e sbattere di mani sul tavolo.
"Che splendida serata: sarebbe ancor più bella se fosse con noi il consorte della nostra signora, lord Baelish. Tuttavia il suo dovere verso il reame lo porta a doversi occupare dei suoi oneri presso Harrenhal. Alziamo il calice per lord Baelish!".
Tutti alzarono le coppe colme di vino o birra. I lord dichiaranti presenti ebbero un entusiasmo definibile al massimo come riluttante ma ottemperarono. Sul volto di sir Simon e di suo padre lord Yohn c'era una strano espressione confusa.
"Di solito lord Nestor non è cosi pomposo, ne cosi servile" disse la ragazza alla destra di Sansa.
Ma lord Nestor riprese il filo del discorso: "Tuttavia in un momento cosi allegro possiamo pascerci comunque della voce di lord Baelish, grazie a questo comunicato che mi ha inviato e di cui ora do lettura" si schiarì la voce "Cari amici, non sapete cosa darei per essere con voi ma ..." Sansa smise si prestare attenzione alla lettera perchè i visi di sir Simon e di suo padre erano ancora più sorpresi di prima mentre sua zia lady Lysa aveva un'espressione compiaciuta.
Cosa significava? Era l'ennesimo trucco di Ditocorto?
Sansa venne riportata alla realtà dal brusio che si era sparso per la sala. Lord Nestor stava ancora leggendo : "... E quindi, col consenso esplicito del mio amore lady Lysa, annuncio a tutti voi che da oggi lord Nestor Royce non è più il castellano di Porte delle Luna ma il suo legittimo signore, poiché sempre da questo giorno egli non è più un ramo secondario della stimata casa Royce ma bensì il primo di una nuova casata che col presente atto viene fondata: casa Royce di Porte delle Luna".
Il brusio sparso per la sala divenne un rombo di tuono: lady Lysa sorrise tutta allegra mentre tutti gli altri sembravano voler dire ognuna qualcosa di diverso ad alta voce, i lord dichiaranti erano paonazzi in volto e sopratutto i Royce erano in piedi e sembravano urlare più degli altri. I Lynderly invece applaudivano e lady Sophia era raggiante, accanto a lei sir Lawrance rideva come se fosse il suo compleanno.
Sansa lo vide succedere molto velocemente: sir Simon fissò i Lynderly per un solo secondo, poi lasciò di corsa il suo posto per lanciarsi a corpo morto contro sir Lawrance, trascinandolo a terra e tempestandolo di pugni. La gente si fece attorno a loro ed incredibilmente molti li incoraggiavano invece di tentare di separarli, mentre i due si riempivano di colpi. Fu solo quando avevano estratto i pugnali che finalmente le rispettive famiglie riuscirono a tenerli divisi.
"Io ti ammazzo Royce, giuro sui Sette che ti ammazzo!" urlava sir Lawrance.
"Tu devi stare zitto! Hai capito? Zitto!" urlava sir Simon.
Sansa corse da lui incurante del resto e lo trovò che si dibatteva per liberarsi dalla presa del padre e degli altri parenti.
"Simon! Simon sono io!" tentò di dirgli.
Lui non si rendeva nemmeno conto che lei era la.
"Simon, guardami!" si mise davanti a lui, sotto gli occhi di tutti, tra il giovane Royce e sir Lawrance.
"Guardami. Non ne vale la pena. Ti farai ammazzare. Fallo per me!"
Si rese conto dopo di aver detto quelle parole dove tutti avevano potuto udirle.
"E' questo che fai adesso, Royce?" chiese sir Lawrance "Te la fai con le bastarde".
"Meglio bastardo che un culorotto come te" rispose l'altro.
"Non ti permetto di parlarmi cosi!" urlò sir Lawrance cercando di liberarsi dalla stretta.
"Adesso basta!" urlò lady Lysa, che fino a quel momento era rimasta occupata a cercare di calmare suo figlio, eccitato per lo scontro.
"Pretendo ordine qui dentro" continuò lei "Lord Yohn Royce, deduco che voi e vostro figlio non apprezziate la volontà mia e di mio marito".
"Noi ..." disse il padre di sir Simon mentre ancora tratteneva il figlio "Noi ci chiediamo quanto sia davvero vostra volontà e quanta di vostro marito".
"La volontà di due persone sposate è una sola. Questo si giura davanti agli dei. Dovreste saperlo ... anche se non si può certo dire che la famiglia Royce abbia sempre brillato per mantenimento dei propri voti verso le donne".
A quelle parole molti sguardi si trattennero su sir Simon e Sansa si chiese perchè. Certo era stato il promesso di lady Sophia Lynderly ma sicuramente il loro fidanzamento era stato rotto in maniera onorevole ... onestamente lui non ne aveva mai parlato ma doveva essere andata cosi, lui le avrebbe detto se le cose fossero andate diversamente, avrebbe dovuto dirglielo.
"Ora solo calmo, lasciatemi" disse sir Simon, con la voce piena di imbarazzo.
Con riluttanza e lentamente, i suoi parenti lo lasciarono andare.
Silenzio carico di tensione attraversò la sala. Anche i Lynderly lasciarono la presa su sir Lawrance. I due schieramenti si fissarono apparentemente aspettando che l'altro facesse la prima mossa.
"Sir Lawrance, avrò piacere di incontrarla ancora al torneo di inizio inverno" disse sir Simon.
"Nella giostra?" fece l'altro.
"Nella giostra" confermò il giovane Royce.
Sansa sentì un brivido corrergli dietro la schiena.

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