Where was I wrong?

di Jenni Skeletron
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Ricordi ***
Capitolo 3: *** Memorie ***
Capitolo 4: *** Ombre ***
Capitolo 5: *** Incontri ***
Capitolo 6: *** Sentimenti ***
Capitolo 7: *** Allontanamento ***
Capitolo 8: *** Temporale ***
Capitolo 9: *** Rivincita ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 Where was I wrong?


“Se ti allontani ti prendo e non ti lascio più”

Uno scatto improvviso la fece alzare dal letto mentre calde lacrime avevano cominciato a bagnare il suo viso.
Oramai era passato quasi un mese da quando avevano smesso di parlarsi, ma quel sogno continuava a tormentarla tutte le notti.

“Ti amo”

Quante volte le aveva detto quelle due semplici parole? Decine, forse centinaia; abbastanza da perderne il conto.
Dal primo giorno, fin dal loro primo incontro, Amelie aveva cercato di porre dei limiti al loro rapporto, ma era stato inutile.

“Ti voglio bene”

Le sue frasi continuavano a  ronzarle in testa come una malinconica litania, aumentando la quantità delle piccole gocce di luce che imperterrite le rigavano il volto.

“Anch’io, ma solo come amico”

Credeva davvero in ciò che gli aveva detto? Forse allora non avrebbe avuto difficoltà a rispondere, ma ora il dolore si era fatto strada nel suo cuore spingendola a dubitare delle sue stesse parole.
Aveva cercato di impedirgli di allontanarsi, ma era stato tutto inutile ed i loro rapporti si erano frantumati, crollando come fossero dei castelli di carte.

“Io…ho bisogno di tempo”

Perché aveva chiesto tempo?
Amelie amava Michael e stava attendendo il suo ritorno per dichiararsi, ma non aveva ancora avuto sue notizie.
Sentiva il dolore straziarle il petto al solo pensiero di cosa avesse perso negli ultimi tempi e,incapace di combatterlo, si era abbandonata ad esso fino a quando la stanchezza non le aveva impedito di ricordare quei dolorosi momenti cullandola in dolce sonno.
Le crisi sempre più frequenti la stancavano terribilmente ed ogni notte l’eco della sua voce tornava a richiamarla.

“Buona notte mio dolce angelo”

Un’ultima volta quel soave suono tornava nella sua mente e le ultime lacrime venivano versate in onore di esso.
I loro volti sembravano nuovamente così vicini come erano stati un tempo quando si fermavano a ridere e scherzare nei dintorni della scogliera.
Le loro dolci risate e quella spensieratezza erano scomparse, brutalmente soppiantate da singhiozzi ed orribili espressioni di dolore.
Quella piccola figura dai capelli disordinati in una oscura ed intricata rete che ricopriva le candide lenzuola tira a se quest’ultime.
Una ricerca di conforto? Un disperato tentativo di ricreare quei caldi abbracci che l’avevano resa così felice a suo tempo?
Forse era solo un involontario tentativo di entrambi, ma soprattutto il modo più semplice per evitare che la sua anima scomparisse in una miriade di frammenti non più recuperabili una volta perduti.





Angolo autrice:
era tantissimo che non scrivevo. Chiedo venia di non aver potuto continuare la mia fanfiction "Dream", ma negli ultimi tempi non sono riuscita a buttare giù nemmeno una misera riga.
Questa nuova storia mi ronzava da tempo nella mente e sono stata spinta a buttarla giù. Farò di tutto per non abbandonare tutte le mie piccole creazioni, nel mentre vi offro questa piccola introduzione.
Spero possa essere di vostro gradimento, in caso contrario siete autorizzati a sopprimermi xD
Buona lettura, baci
La vostra Jenni <3

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Capitolo 2
*** Ricordi ***


L’allarme stridulo della sveglia la desta dal sonno nel quale era sprofondata fra le lacrime della sera precedente.
I suoi movimenti sono meccanici, privi di una qualsiasi forma di interesse o della stessa presenza della ragazza.
Per lei distaccarsi dalla realtà, rinchiudere la propria mente e soprattutto la propria anima sofferente è divenuto l’unico modo per non pensare al passato, l’annullasi è l’unico modo per smettere si soffrire, almeno durante il giorno quando la luce del sole brilla abbastanza da permetterle di controllarsi.

Una stiletta di dolore alla mano fa riprendere Amelie abbastanza da rendersi conto di aver rotto un bicchiere ed essersi tagliata con esso.
- Dannazione.
Era la terza volta che succedeva in meno di una settimana. Se avesse continuato in questo modo presto non avrebbe più avuto un solo vetro in tutta la casa.
Le sue mani erano divenute un mosaico di tagli del quale sarebbe indubbiamente rimasta traccia.

“Dovresti stare più attenta”

Ancora una volta quei dolorosi ricordi erano tornati a far capolino nella sua mente.
Ricordava ancora quando si erano conosciuti; i suoni, i colori che in quel momento li circondavano. Rammentava la corsa della metro che stava rischiando di perdere ed il volo che aveva fatto spinta dalla massa all’interno del vagone facendosi male al braccio.
In quel momento Daniel le aveva teso la mano e lei non aveva esitato a ricevere quell’aiuto. Era fradicia a causa della pioggia ed in quelle condizioni sembrava un pulcino. Ricordava quel caldo contatto e la delicatezza con la quale l’aveva aiutata a rialzarsi.

“Non è colpa mia.”
“Forse è perché sei così carina da attirare i guai.”

Investita dalla memoria le gambe tremanti non avevano retto il peso del dolore che portava con se.
Quello era stato uno dei loro moventi felici, uno dei ricordi più belli che erano rimasti di quel periodo.
Ci aveva provato quel giorno e quando gli era scoppiata a ridere in faccia si era arreso unendosi alla sua risata.

Aveva rovinato tutto.
Le immagini del loro primo incontro vengono brutalmente soppiantate di quello che era stato il loro ultimo, del bacio che aveva rifiutato e delle lacrime che continuavano imperterrite a scendere.
Perché si era dovuto dichiarare? Perché alla fine aveva deciso di arrendersi e scappare?

“Ti amerò per sempre.”

-BASTA!
Quella voce continuava a tormentarla mentre le lacrime continuavano a scorrere sempre più copiose. Non riusciva ad isolarsi, a fermare il dolce suono della sua voce che continuava a rimbombarle nella mente.

“Ti amo.”

-ESCI DALLA MIA TESTA! Ti prego.
Oramai era disperata e teneva le mani premute spasmodicamente contro le proprie orecchie nella speranza di soffocare i propri pensieri, di distruggerli per dissipare quella catena della sofferenza che le stava dilaniando il cuore.
Pregava che nessuno entrasse nella stanza vedendola in quelle pietose condizioni.
La mano non aveva smesso di sanguinare ed ora il viscoso liquido cremisi le colava lentamente sul viso mescolandosi alle gocce salate segno di tutto ciò che provava.
Nessuno doveva vederla in quello stato o si sarebbe preoccupata per lei ed era ciò che meno voleva al mondo.
Fin da bambina Amelie aveva promesso a se stessa che non avrebbe mai pianto davanti e nessuno e soprattutto che non si sarebbe mostrata debole. Nessuno doveva conoscere quella parte di lei che piangeva e si disperava in angolo buio quando le cose andavano male. Avrebbe fatto di tutto per dimostrarsi forte, anche se questo voleva dire diventare un automa e rinchiudere la fragile Amelie nei meandri della propria mente rinunciando a qualsiasi emozione.

Finalmente riesce a calmarsi; il suo respiro torna regolare, le gambe smettono di tremarle e, aiutata dal ripiano della cucina, riesce con non pochi sforzi a riprendere la posizione eretta abbandonando quella fetale.
Senza ulteriori indugi si avvia alla cassetta del pronto-soccorso e, con gli occhi ancora gonfi a causa del pianto, medica il taglio che si era fatta poco prima, ma nel suo sguardo c’era qualcosa di diverso.




Angoletto autrice:

Eccovi il primo capitolo ^^ Spero sia stato di vostro gradimento.
Farò di tutto per poter pubblicare il prossimo il prima possibile, anche se in questo periodo la scuola non mi concede un attimo di tregua. Non vedo l'ora di poter leggere i vostri commeti.
Con affetto,
la vostra Jenni

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Capitolo 3
*** Memorie ***


Dodici rintocchi avvisarono Amelie della venuta dei propri ospiti interrompendo le attività di pulizia a cui si era dedicata.
Non più una traccia di ciò che era successo poco più di un’ora prima era più visibile, persino il taglio era stato occultato da una fasciatura ed un guanto.
- Tre...due....uno...
In quello stesso istante due figure erano comparse sull’ uscio della porta; una femminile ed una maschile.
La prima era una ragazza non molto alta dai lunghi capelli castani e dolci occhi verdi, il secondo un ragazzo una trentina di centimetri più alto dai capelli biondi, talmente chiari da ricordare sottili fili argentati, ed un premuroso sguardo verde acqua.
- Complimenti sono le dodici e tre secondi. State migliorando.
Nel fare quell’ affermazione Amelie aveva riacquistato la propria espressione sprezzante che fino a qualche settimana prima l’aveva caratterizzata.
-Potresti essere meno ostile nei confronti di chi viene a trovarti.
La voce dolce e calma della ragazza fece sorridere il ragazzo che si stava accomodando sul candido divano.
- Claire ha ragione, dovresti essere più gentile nei nostri confronti, sorellina.
I tre non erano veramente fratelli, ma il loro rapporto era talmente forte da poter far invidia a qualsiasi legame di sangue.
- Sarò più gentile quando smetterai di entrare in casa mia come se niente fosse, Mark.
Nel dire ciò la giovane lanciò giocosamente un cuscino al destinatario della frase, come per accertarsi che ricevesse il messaggio prendendolo in pieno viso.
- Adesso mi hai fatto arrabbiare.
Un sorrisetto maligno era comparso sul suo viso serafico rendendolo un ghigno mentre si preparava a vendicarsi.
- Come se potessi farmi paura.
- Smettetela subito voi due.
Claire era intervenuta ponendosi tra i due per evitare una delle loro solite scaramucce.
- Ricevuto.
Entrambi si erano nuovamnte buttati sul divano come se niente fosse; probabilmente perchè entrambi temevano la sua ira.
“Maledetto egoista! Non deve nemmeno provare ad avvicinarti”
Altri ricordi continuavano a tormentarla, ma non poteva lasciare che questi la sconfiggessero, non davanti a loro.
- Michael vi ha più contattati?
- Niente, sembra scomparso nel nulla.
- Tu Amelie? Hai più avuto sue notizie?
La ragazza continuava a mantenere lo sguardo basso, perso nel vuoto, senza dare una risposta al proprio interlocutore.
- Amelie!
Mark aveva cominciato a squoterla delicatamente prendendole la spalla.
- Amelie, che ti succede?
Due lacrime le stavano rigando il viso quando finalmente poteva rendersi nuovamente conto di ciò che le stava succedendo intorno.
- Scusate ragazzi. Mi sono lasciata prendere dai ricordi.
Prima di alzare il volto si era velocemente asciugata quest’ultimo nella speranza di non vedere la preoccupazione aleggiare sui suoi compagni.
- Stavi pensando a lui non è vero?
L’espressione di Mark era divenuta un oscuro segno di disapprovazione. Aveva indovinato. I suoi pensieri erano tornati a Daniel ed al pessimo modo in cui la loro amicizia si era conclusa.
- La colpa è solo sua! Tu sei troppo buona. Hai fatto ciò che dovevi, dovresti smetterla di incolparti.
Claire era divenuta rosso cremisi al solo pnsiero.
“ È solo un egoista! Pensa solo a se stesso e non gli importa di come tu possa sentirti!”
Quelle parole le erano rimaste incise a fuoco nella mente, quasi quanto quelle di lui.
Senza rendersene conto aveva cominciato a stringere convulsamente la stoffa della gonna che aveva indosso. Sentirne parlare in quei termini le faceva male.
Probabilmente avevano ragione, ma al solo pensiero sentiva il proprio cuore stringersi in una dolorosa morsa.
Sebbene i capelli le nascondessero il viso Mark si era reso conto delle piccole lacrime che avevano cominciato a bagnarlo.
Dal giorno in cui si erano conosciuti le volte in cui aveva visto piangere Amelie si potevano contare sulle dita di una mano. Nonostante fosse più piccola di un anno aveva sempre mostrato una grande forza d’animo o se non altro di essere una buona incassatrice.
Adesso invece i suoi occhi erano perennemente arrossati e le sue mani portavano i segni di quella grande sofferenza.
- Claire fermati. Non continuare.
Aveva appoggiato la mano sulla spalla della ragazza nella speranza di calmarla e renderla consapevole di ciò che stava succedendo. Fino ad allora non si era resa conto della posizione che l’amica aveva assunto ed aveva continuato imperterrita il proprio sermone.
- Ma, Mark...
La sua protesta era stata interrotta da un cenno del suo interlocutore colei che oramai era raggomitolata sul divano.
- Claire andiamocene.
- Mi dispiace; ci sentimo Amelie.
Non apena la porta si era chiusa alle spalle dei due le lacrime erano sfuggite al suo controllo, le labbra avevano cominciato a tremare ed una sola parola era uscita da esse “Daniel”.
 

Angoletto autrice:
Quanto tempo, sono commossa. certamente il 90% di voi vorra` fucilarmi seduta stante per aver lasciato per tutto questo tempo le mie storie lasciate a loro stesse e non vi biasimo per questo. Ho avuto qualche picolo intoppo che mi ha portato a cambiare alcune parti della storia. Spero di poter leggere le vostre recensioni ^^
Con affetto, Jenni <3

 

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Capitolo 4
*** Ombre ***


Un velo di trucco prima di uscire, quel tanto che bastava a camuffare i segni del pianto.
Sarebbe voluta rimanere nel suo microscopico appartamento, ma aveva dei doveri e non era suo costume non mantenere una promessa data.
Se non altro lo doveva a Francesca che, fin da quando si era trasferita, l’ aveva sempre aiutata.

Un piccolo sospiro prima di chiudere la porta alle sue spalle e nascondersi sotto la propria maschera di apparente calma.

-Amelie sei in ritardo! Prendi le tue cose e preparati il piu` in fretta possibile.
- Scusate ragazzi, ma c’era un po’ di traffico.
- Non preoccuparti. Diamoci da fare ragazzi .

Per potersi ambientare nella nuova citta`, soprattutto tra i giovani che la abitavano, la ragazza aveva dovuto fare molta strada fino a quando all’universita` non le era stato svelato uno dei maggiori intrattenimenti del fine settimana.
Un piccolo torneo le era stato detto in principio. Solo in seguito aveva compreso che i ragazzi della citta` si riunivano per potersi sfidare in gruppo. Una semplice sfida a chi faceva piu` punti che, nella sua semplicita`, riscuoteva un gran successo.

-Bene ragazzi. Mi raccomando i gruppi come al solito. Amelie, Mark voi due venite con me.
- Francesca....
Il tono della ragazza era confuso e leggermente timoroso a causa del cambiamento di gruppo.
- Dimmi.
- Bhe, ecco...mi stavo chiedendo come mai avevi cambiato i guppi.
- Giusto, quasi dimenticavo. C’e` una cosa che dovevo dirti.
La frase aveva suscitato sorpresa e curiosita` nella mente della piu` piccola.
-Allora? Cosa dovevi dirmi?
Il suo cuore era sobbalzato senza una ragione razionale; come se sapesse a cosa si riferisse.
- Ieri ti ha cercato un certo Micha-mical, insomma
- Michael?
- Si`, mi sembra si chiamasse cosi`.
Un sorriso stava illuminando il giovane viso come un raggio di sole in una giornata di nuvole.
- Ha mantenuto la promessa.
Anche il ragazzo che fino a quel momento aveva fatto finta di non ascoltare si era rasserenato.
Un peso si era sollevato dai loro cuori e, per la prima volta dall’accaduto di Daniel, Amelie portava sul volto i segni di una piccola scintilla di felicita`.
- Mi ha detto di chiederti di aspettarlo fuori appena conclusa la sfida.
In uno slancio di eccitazione la piu` piccola si era gettata al collo della grande continuando a dirle parole di gratitudine.

Un’altra fredda ventata la investe scompigliandole i capelli e facendole sventolare la gonna.
Le temperature continuavano a diminuire e l’aria di Novembre la spingeva ad affondare il viso nella sciarpa scarlatta.
Ormai era quasi mezz’ora che aspettava, ma di Michael nessuna traccia.
Attendeva il suo arrivo con un certo terrore pensando a cosa avrebbe dovuto fare al suo arrivo e a cosa avrebbe dovuto dirgli, le due grandi incognite che la rendevano particolarmente nervosa.
E se non avesse provato nulla per lei?
Fino ad allora non aveva mai mostrato un forte interesse nei suoi confronti. Avevano passato tanto tempo assieme e le occasioni per dichiararsi non erano certamente mancate, Daniel invece non aveva perso tempo.
Ancora una volta stava per essere investita dal suo pensiero quando una voce conosciuta l’aveva avvicinata.
-Allora, non mi saluti neanche?
Michael era davanti a lei col suo solito sorriso spavaldo. I capelli biondi si erano leggermente allungati ed il lungo cappotto nero evidenziava la figura alta e slanciata.
- Sei piu` pallida e scarna del solito. E` successo qualcosa mentre non c’ero?
La sua mano si stava avvicinando al viso della giovane Amelie per scostarle la scura ciocca di capelli che le nascondeva il volto, gli occhi persi nel vuoto.
Dopo tanto tempo aveva davanti il ragazzo che amava eppure il suo pensiero continuava a rivolgersi ad una persona ben diversa. Pensava a Daniel, a come gli aveva spezzato il cuore ed infondo sperava che da un momento all’altro comparisse al suo posto.
Una mano sulla spalla l’aveva scossa riportandola alla realta`,si era voltata immediatamente verso chi l’aveva chiamata, ma la luce che era comparsa nei suoi occhi era morta in pochi istanti.
-Sorellina. Ho interrotto qualcosa?
Il dolce sguardo verdeacqua di Mark sembrava cercare di dirle di non preoccuparsi, che avrebbe pensato lui a risolvere tutto.
-Mark, sono contento di rivederti. Ne e` passato di tempo.
- Hai ragione. Certo che ti sei fatto proprio una bella vacanza.
Ormai i due avevano cominciato a parlare senza sosta lasciando la ragazza sprofondare nei propri pensieri.
In pochi secondi tutto cio` che aveva provato per Michael era scomparso, scacciato dai ricordi di Daniel.

“Non ti cerchero` mai piu`.Addio.”

Sentiva il proprio cuore dilaniarsi per quel ricordo, ma l’avere vicino non solo il migliore amico, ma anche il ragazzo per cui aveva provato qualcosa le dava la forza di non cedere.
Non avrebbe ceduto al proprio dolore, non era debole e non voleva suscitare pieta`.
Partecipava alle conversazioni che si stavano svolgendo, a lei stessa non sapeva di cosa stessero parlando.
- Ragazzi e` stato bello conversare con voi, ma per me e` giunto il momento di andare.
A parlare era stato Mark dopo aver dato uno sguardo al proprio orologio e Amelie si era potuta risvegliare dal proprio stato catatonico.
- In tal caso a domani. Io rimango ancora qualche minuto con questa bella ragazza.
Per un momento le era parso di risentirela voce di Daniel, ma con tristezza le era bastato alzare gli occhi per constatare che la sua non era stata nient’ altro che un’illusione.
- In tal caso ti affido questa piccola combinaguai. Buonanotte sorellina.
- Buonanotte.
I due si scambiarono un piccolo abbraccio e un sussurro` proveniente dal piu` grande.
- E` il momento. Buona fortuna.
Era di nuovo sola, sola davanti a quegli occhi blu che la scrutavano imperterrita alla ricerca di qualcosa.

Il suono di una campana, dodici rintocchi ruppero il silenzio che si era creato tra i due, ricordando alla giovane donna l’ora tarda.
-Io dovrei andare.
L’insicurezza nella sua voce era tangibile, talmente forte da farle tremare le corde vocali.
- Ho capito. Dimenticavo che sei ancora piccola.
La sua risata la fece arrossire ancora piu` violentemente .
- Non sono piccola! Ci sono solo 3 anni di differenza!
Un secondo di distrazione e Michael ne aveva approfittato per posarle un piccolo bacio sulla guancia.
- In tal caso penso che tu possa tornare a casa da sola. A domani e non te lo dimenticare.
Ancora sotto shock Amelie non aveva proferito parola e, mentre con le dita sfiorava il punto in cui la sua pelle e le sue labbra si erano incontrate, osservava la sua figura allontanarsi.
Quel piccolo atto non era passato innosservato ad un giovane che nascosto dall’ombra della notte aveva stretto i pugni davanti ad esso.

La notte si era fatta ancora piu` fredda ed ora Amelie camminava sotto le pallide luci dei lampioni.
Stava ripensando al saluto di Michael, alla facilita` con cui l’aveva colta di sorpresa. Poteva sentire il gelo superare la barriera del cappotto e penetrarle fin dentro le ossa;stava per arrivare la neve e le strade sarebbero presto state nascoste dal suo candido manto.
Le era sempre piaciuta la neve, fin dalla prima volta che l’aveva vista, quando era una bambina sola, quando nessuno voleva giocare con lei e anche solo la vista di quei candidi fiocchi la rendeva felice.
Con sua grande sorpresa, frugando nella tasca del proprio soprabito, aveva trovato un piccolo bracciate ed ora lo aveva tirato fuori per poterlo vedere alla luce del prossimo lampione.
Alla vista della corta catena a grandi maglie e del ciondolo ad essa appeso si era sentita travolgere da una nuova ondata di nostalgia. Era stato un suo regalo, o, come lo aveva chiamato lui, un piccolo ringraziamento.

“Non posso accettarlo.”
“Amelie, te lo meriti. Hai faticato tutta la settimana e questo e` il mio modo di ringraziarti.”

Prima che potesse contenstare, Daniel le aveva allacciato il bracciale ed, imbarazzata, Amelie non aveva potuto non accettare.
- Pensavo di averglielo ridato.
Il ciondolo pareva brillare di luce propria sotto i raggi della luna e lo stesso accadeva alle piccole lacrime sul viso della giovane.

Acadde tutto nel giro di pochi attimi: una stetta attorno al suo polso ed una mano che le impediva la vista e con essa la possibilita` di comprende cosa stesse accadendo. Le sue labbra si dischiusero sotto un leggero morso al labbro inferiore per poi lasciar scomparire tutto cio` che le stava attorno, rimpiazzando da quel lungo bacio.
La pressione sul suo polso era scomparsa mentre una nuova, meno forte quanto piu` protettiva le stringeva la vita.
Perche` quella stretta non le incutesse timore o perche` le parse cosi` familiare erano le uniche domande che riusciva a porsi nei piccoli istanti in cui quel contatto veniva meno.
- Quel bracciale dovrebbe trovarsi al tuo polso.
La sua voce, profonda, quasi trattenuta e soffocata da un nodo alla gola era cosi` vicina.
- Daniel...
Non aveva ancora finito di parlare che un nuovo bacio l’aveva travolta come un fiume in piena pochi istanti prima di vedere quella figura scomparire nuovamente nelle tenebre, proprio come era comparsa.

Amelie venne pervasa da una strana sensazione. Possibile che fosse stato... No, non poteva essere lui. Si erano detti addio e poi ormai aveva un’altra. Bionda, alta, con degli splendidi occhi azzurri. Li aveva intravisti in un bar del centro e vedendoli aveva fatto dietrofront ed era scappata a tutta velocita`.
Una sbandata, ecco cosa era stata, una semplice sbandata
“Non poteva essersi veramente innamorato di me”
Queste erano le parole he si era detta e da allora aveva evitato ogni luogo in cui si sarebbero potuti incontrare.
Eppure, quella voce, l’aveva riconosciuta, ne era sicura, e quando le aveva stretto la vita avev avuto la stessa cautela.
-Forse sto veramente impazzendo...
Aveva ripreso la sua strada per dirigersi a casa con il bracciale ancora stretto fra le mani.
Le chiavi, la porta, il riscaldamento. Queste azioni si susseguono rapidamente.
Il cappotto, i guanti, la sciarpa. Questi sono gli indumenti che abbandonano il suo corpo per finire sul divano, ma ecco un piccolo pezzo di carta volteggiare fino al pavimento. Una sola parola scritta in una grafia tremante ed insicura: “Perdonami”.
Chi aveva potuto darle quel biglietto? Il lampo. L’uomo che l’aveva baciata, solo lui avrebbe potuto farlo.
Come era potuto accadere un fatto che pareva scomparire in un sogno evanescente?
Quel bacio le aveva fatto dimenticare tutto il dolore che fino ad allora aveva portato nel proprio cuore. Tutto era scomparso lasciandoli soli nella sua presa e nella dolcezza delle sue labbra.
Un piccolo sorriso comparve sul suo viso. In fondo quello era stato il suo primo, vero bacio ed era stato bellissimo.

Aveva cominciato a correre fino a quando non aveva finito il fiato nei proprio polmoni.
Non poteva ancora credere a cosa avesse fatto ed il perche`, o sarebbe meglio dire che la motivazione la conosceva, ma cercava in tutti i modi di rifiutarla.
Durante tutti i giorni che avevano seguito la loro separazione non ve ne era stato uno in cui non le avesse augurato un futuro felice, anche senza di lui. Aveva promesso a se stesso che non sarebbe mai piu` intervenuto nella sua vita, ma quando aveva visto un altro posarle un bacio sulla guancia si era sentito morire. I suoi sentimenti per lei erano divenuti ancora piu` forti ed ora avrebbe fatto di tutto per poter nuovamente vedere quei dolci occhi marroni dalle sfumature color miele.
Sentiva ancora il sapore delle sue labbra; mille volte aveva sognato di baciarla, ma mai avrebbe potuto immaginare che sarebbe stata una cosa cosi` bella.
La sua bocca, il suo viso, il profumo della sua pelle; nulla era cambiato in lei e cio` che lo aveva reso ancora piu` felice era stato il sentirla pronunciare il suo nome. Voleva dire che non l’aveva dimenticato, che, per quanto misero, occupava ancora un posto nel suo cuore.
Dopo tanto tempo si sentiva nuovamente felice e non aveva piu` bisogno di dover provarci con altre donne per soffocare quella bruciante sensazione nel tempo, di cercare un solievo effimero capace solo di aumentare quel senso di insoddisfazione. Per quanto fossero belle nessuna di loro era Amelie, nessuna aveva la sua voce, il suo sorriso o quella scintilla nello sguado. Ogniuna di loro non era altro se non un capriccio.
Quattro chiacchere per ottenere il loro numero o cercare di portarsele a letto pe poi sparire quando sentiva il senso di colpa, il tradimento nei suoi confronti farsi un lancinante dolore al petto.
Era stato uno stupido. Le aveva imposto il proprio amore e davanti al suo rifiuto non aveva piu` voluto sentirla, si era sentito preso in giro e le aveva negato di riappacificarci lasciandosi sopraffare dalla delusione e dalla rabbia.

“Io... ho bisogno di tempo”

Ricordava il suo viso nascosto dalla chioma e la voce bassa, come se quella richiesta le fosse costata una lunga riflessione e lui non le aveva dato peso. Era stato uno stupido ed ora ne pagava le conseguenze. Quella notte aveva nuovamente sentito il bisogno di averla vicino.


Angoletto autrice:
Ho optatato per la divisione in due parti del capitolo appena postato e rifuggendo dal enone di natale ho deciso di correggere errori di battitura o simili. Spero possa allietare le vostre vacanze natalizie piu` delle mie. 

Con tutto l'affetto possibile, la vostra Jenni <3

 

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Capitolo 5
*** Incontri ***


La pioggia continuava imperterrita a battere violentamente sui vetri.
Amelie adorava quel suono; per lei quelle piccole gocce d’acqua potevano essere in grado di ripulire la terra, purificarla nella sua romantica visione del mondo.
Quella notte era riuscita finalmente a dormire senza essere assalita dagli incubi o dai ricordi; per la prima volta da circa un mese si era risvegliata con un sorriso ripensando a cio` che era successo la sera prima.
Alla vista del bracciale sul comodino lo aveva messo al proprio polso, il posto a cui era stato destinato.
Sentiva ancora il proprio diviso a meta`, il dolore era ancora presente in lei, ma non aveva importanza perche` dopo tanto tempo stava di nuovo bene. Non avrebbe piu` pianto in un angolo facendosi trasportare dagli eventi, si sarebbe rialzata per combattere, a prescindere da quanto sarebbe stato acuto il dolore. Non avrebbe piu` aspettato che e cose si risolvessero da sole. Era il tempo di agire, fare qualcosa e cancellare quel senso di impotenza una volta per tutte.

Dodici rintocchi, i due fanno in tempo a bussare che la giovane apre loro la porta vestita di tutto punto con il suo solito cappotto nero ed un nuovo sorriso.
- Andiamo a fare colazione?
Sia Claire che Mark mostravano sul viso un’espressione incredula davanti a quel ritorno.
- Allora? Guardate che se non volete accompagnarmi vado da sola.
Un sorriso nasce sui volti dei maggiori ed il loro sguardo pare rassicursi. Dopo gli avvenimenti della sera prima non sapevano cosa aspettarsi; ignoravano l’inontro che aveva avuto nelle ombre della notte e le loro conoscienze si fermavano al suo ritrovamento con Michael, ma cosa l’avesse fatta tornare quella di un tempo non era importante, non quanto il fatto di riaverla finalmente tra loro.
- Bentornata sorellina.
Era ora di lasciare i propri dubbi ed il passato alle spalle e scrivere il proprio destino una volta per tutte.
 
Erano passati giorni da quando Amelie aveva deciso di rialzarsi. La presenza di Mark e di Claire in particolare si erano potute finalmente affievolire poiche` non avevano piu` paura di lasciarla sola.
Tutto pareva essere tornato normale, il suo volto poteva nuovamente essere spensierato, ma ora che era da sola c’era una cosa che le premeva fare: tornare in quel bar.
Da quando lo aveva visto al loro tavolo con un’altra si era rifiutata di tornarci. Adesso che era di fronte a quella porta aveva sentito i dubbi affiorare che fino a quel momento parevano essere inesistenti, ma alla vista di quel luoo che avevano considerato “loro” era stata inestita dai ricordi e non aveva avuto il coraggio di entrare.
- Mi scusi signorina.
Un ragazzo aveva rischiato di darle la porta in faccia nell’atto di uscire non vedendola.
- Non si preoccupi, sono cose che capitano. La colpa e` mia, avevo la testa tra le nuvole...
Le ultime sue parole erano quasi state soffocate alla vista di chi aveva davanti.
Daniel. Aveva rischiato di scontarsi con lui ed ora sentiva il suo sguardo osservarla. Non era cambiato di una virgola eppure aveva un’aria triste, stanca, spossata segnata da delle violacee occhiaie.
- Non pensavo di trovarti qui. Senti... dato che ho quasi rischiato di prenderti con la porta ... bhe ... ecco ... pensi che possa offrirti un caffe`?
Amelie che fino a quel momento aveva tenuto la fronte bassa per la vergogna ora non riusciva a nascondere la propria incredulita`.
- Cosa e` quella faccia? Non ti piace l’idea?
- Non ti dispiace prendere un caffe` con me?
A quella affermazione si era avvicinato alla giovane portando le proprie labbra a pochi centimetri dal suo collo.
- Non mi e` ma dispiaciuto passare del tempo con te e non comincero` certo da ora.

Erano entrati in silenzio e, mentre la ragazza si era seduta al loro tavolo il suo accompagnatore aveva provveduto ad ordinare per entrambi.
- Spero che i tuoi gusti non siano cambiati da allora.
Le aveva posto davanti agli occhi il suo cappuccino, come ai vecchi tempi.
- Grazie.
Un silenzio tangibile si era formato tra i due.
Cosa arebbero potuto dirsi?
Il cuore e la mente di entrambi erano in subbuglio, tanto da renderli estremamente confusi ed incerti.
- Cosa hai fatto alla mano?
Una nota di preoccupazione emergeva dalla voce del ragazzo alla vista di alcuni di quei segni ancora vividi sulla sua pelle mentre altri erano ormai bianche linee.
- Non e` niente. Solo qualche taglio.
Senza pensarci aveva nascosto le mani nel proprio grembo in un vano tentativo di sottrarsi ad insinuose domande.
- Amelie fammi vedere quella mano.
Titubante era stata costretta a porgergli il polso , ma non aveva intenzione di dagli spiegazioni, non avrebbe mai potuto. La sua pelle era calda proprio come allora ed il suo tocco continuava ad essere leggero.
- Cosa sono questi segni?
- Ho solo rotto qualche bicchiere.
- Questo non e` solo qualche bicchiere. Non sono tagli casuali, non e` vero?
Un sussulto aveva scosso la figura della ragazza; cosa aveva voluto dire? Non si era mai tagliat apposta eppure, ora che ci ripensava, ogni volta che accadeva era lei stessa in un atto involontario a distruggere quei pezzi di vetro.
- Forse e` meglio che me ne vada.
- Daniel aspetta, ti prego.
- Per cosa, per soffrire ancora?
Nonostante fosse gia` sulla soglia della porta si era voltato per rivedere il viso di quella ragazza, quegli occhi sull’orlo del pianto.
Tutto si stava ripetendo, proprio come allora. Ancora una volta sentiva il cuore straziarsi, ma non avrebbe lasciato che finisse nello stesso modo.
Si era nuovamente avvicinato a lei e, presole il viso fra le mani, l’aveva baciata riuscendo senza alcuna opposizione nel suo intento portandola ad assecondare la propria voracita`.

Lui la amava, non aveva mai smesso di farlo ed ora che poteva finalmente stringerla fra le braccia non l’avrebbe mai lasciata andare see non avesse sentito le sue lacrime. Non era riuscita a trattenerle.
La sua testa era nel piu` completo disordine e le impediva di comprendere cosa stesse accadendo, riusciva solo a sentire quelle mani che le asciugavano il volto.
Il sapore di quel bacio, un misto di fumo e caffe`, era lo stesso di quella sera.
Aveva affondato la testa nel suo petto continuando a singhiozzare mentre le sue braccia la stringevano in un caldo abbraccio.
- Ti va di smettere di piangere e farmi rivedere quel dolce sorriso?
Amelie si era delicatamente asciugata scostata dal suo piccolo rifugio sorridendogli.
- Perdonami per tutto quello che ti ho fatto, ma avevo ancora bisogno di te. Volevo vedere il tuo volto e sono stato tanto egoista da rubarti dei baci.
Nel proferire tali parole si era nuovamente allontanato in un tentativo di resistere a quei meravigliosi occhi lucidi e a quelle labbra che parevano esortarlo a ripetere cio` che aveva appena fatto.
- Puoi rispondere sai. Non mi importa quel che mi dirai; per quanto possa essere orrible fammi sentire la tua voce per l’ultima volta.
- Non andartene.
- Cosa?
- Non andartene ti prego.
Il agazzo non era pronto ad una simile risposta. Si aspettava che lo cacciasse, che gli dicesse di stare lontano da lei, ma cio` che aveva fatto era completamente l’opposto.
- Non voglio fart ancora del male.
Non poteva sopportare di vederla piangere nuovamente e sentiva il cuore stringersi ad ogni lacrima che solcava il giovane volto soffocando la voglia di stringerla a se, baciarla e vedere ancora quello splendido sorriso, ma non riusciva a muovere un muscolo mentre quella piccola figura cercava in tutti i modi di trattenere i singhiozzi che le impedivano di parlare.
- Non mi importa.
- Perche` vuoi che rimanga? Come fa a non importarti che possa farti del male?
- Non voglio che tu te ne vada, non di nuovo. E` cosi` sbagiato?
Non aveva ancora finito di parlare che Daniel la stava nuovamente baciando. La desiderava; era diventata il suo mondo.
- Prommettimi che non smetterai mai di sorridere.
- Resterai?
- Solo se smettero` di farti soffrire.
- Allora dillo.
- Ti amo, non ho mai smesso di amarti. Ho provato a smettere di pensarti, ma ogni notte tu eri nella mia testa. Amelie io non riesco a vivere senza di te.

Adesso erano entrambi l’uno davanti all’altro nel suo appartamento.
La sua era la tipica casa da scapolo; semplice ed essenziale.
Amelie lo aveva seguito senza pensae ed ora non faceva che chiedersi cosa ci facesse in quel luogo. Era cominciato un temporale e, per evitare di bagnarsi ulteriormete si erano rifugiati in quel piccolo locale.
- Tieni. Non vorrei che ti ammalassi.
Le aveva dato un asciugamano per i capelli fradici per lapiogia mentre si apprestava a darsi una sistemata.
- Anche i tuoi abiti sono zuppi.
Aveva indicato il bagno e la ragazza aveva acconsentito per usufruirne in modo da sistemarsi a sua volta sostituendo il suo abbigliamento con un’enorme camicia bianca che le sarebbe stata due volte ripiegata accanto al lavandino.
Sovrastato dal suono dell’acqua Daniel stava provvedendo a preparale qualcosa di caldo prima che tornase nella stanza. Continuava a chiedersi se avesse fatto bene ad invitarla nella sua casa, se fosse riuscito a trattenersi.
La desiderava, in tutte le sfumature che cio` comportava e sentiva stuggersi a tale consapevolezza.
- Ho rimesso tutto apposto.
Eccola, bella ed impacciata, forse ancora di piu`. I lunghi capelli sciolti che le arrivavano fino alla vita scivolando dolcemente sulle spalle mentre con le mani teneva il fondo della camicia che lasciava ben visibili le nude gambe.
- Puoi accomodarti sul divano.
Quando l’aveva vista aveva dovuto distogliere lo sguardo per mantenere il controllo. Quel desiderio diveniva sempre piu` forte, ma non voleva appagarlo, non ora almeno. Lei non era come le altre e non avrebbe fatto nulla per rovinare quel momento.
- Spero ti piaccia.
Le aveva portato una tazza colma di cioccolata bianca.
- Grazie, ma di questo passo finirai per viziarmi.
- Correro` il rischio.

Un sorriso prima di cominciae a sorseggiare quella dolce bevanda. Avevano dimenticato come stavano quando erano assieme. Continuava a guardarla non tralasciando il minimo dettaglio, dall’invisibile macchia sul collo alle labbra carmose alle quali aveva strappato l’ennesimo bacio.
- Ti amo.
Per lungo tempo aveva dovuto sopprimere i propri sentimenti ed ora che aveva la possibilita` aveva intenzione di lasciarli liberi e sarebbe andato oltre se non l’avesse sentita tremare.
- Amelie dimmi la verita`. Sai cosa ho intenzione di fare?
- Penso di si`.
Le labbra di lui erano ancora posate sul suo collo quando le aveva fatto quella domanda.
- Allora e` doveroso cio` che sto per chiederti. Amelie e` la tua prima volta?
Era rimasta basita. Non era mai stata con nessuno per paura di soffrire mentre ora si trovava quasi svestita in quell’apprtamento con colui che le aveva fatto battere il cuore.
- Basta cosi`, non voglio andare oltre.- le mani che fino a poco fa le avevano slacciato la camicia si erano allontanate dal busto per accarezarle il viso – Non voglio sprecare cosi` la tua prima volta. Voglio che per te sia perfetta.
Ancora un bacio prima di staccarsi completmente da le incredulo di essere riuscito a resistere.

- Ho freddo.
La sua voce, piccola e bassa, come se si vergognasse di chiedere direttamente di essere abbracciata ancora piu` stretta.
- Avvolte sei proprio una bambina.
Una calda operta le cadde dolcemente sulle spalle mentre lui la faceva sedere sulle proprie gambe.
-Hai ancora freddo?
- No, ora sto molto meglio.
Rannicchiata al suo petto e stretta tra le sue braccia cercava ancora di allontanare quel senso di evanescente che avevano assunto quelle poche ore quando fu colta dal sonno.
-Buon riposo amore mio.

 


Angoletto autrice:
Ecco a voi il nuovo capito della mia creatura ^^ Probabilmente dopo questo avrete bisogno di una puntura di insulina per il troppo zuccheroso miele che ho posto nelle scene, ma nonostante cio` spero di non perdere i quattro lettori che continuano a leggerla (dopo la citazione del mazoni avete tutte le ragioni per fucilarmi...) 
Spero di poter leggere qualche vostra recensione ed, in caso vogliate vendicarvi o perseguitarmi chiedendo un seguito (?) mi troverete sulla mia pagina facebook  ( 
https://www.facebook.com/pages/Dream/452485241523878 ).
Con affetto, 
Jenni

 

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Capitolo 6
*** Sentimenti ***



Un dolce profumo di caffe` accompagna il suo risveglio. Quel letto tanto diverso dal suo l’aveva ospitata per tutta la notte ed i ricordi del giorno precedente cominciavano a riafforare con fare effimero.
- Ben svegliata.
Un dolce sorriso era stampato sul volto del giovane tale da confonderla ancora di piu`.
- Dormivi con un volto cosi` sereno che non ho avuto il coraggio di svegliarti.
- Che ore sono?
- Le otto di mattina.
- Davvero?
- Davvero.
Aveva abbassato lo sguardo imbarazzata e solo allora ebbe il coraggio di esporre quel piccolo dubbio che le riempiva la mente.
- Tu dove hai passato la notte?
- Non ricordi nulla di ieri notte?
Aveva scosso leggermente la testa in segno di dissenso. Come avrebbe potuto ricordare? Dopo essersi addormentata Daniel aveva provveduto a portarla nella camera da letto in modo che potesse riposare piu` comodamente, ma la tentazione era troppo forte e non era riuscito a sopprimerla del tutto lasciandosi trasportare dall’impulso di baciarla.
- Rimani con me.
Quelle parole impastate dal sonno lo avevano richiesto e per tutta la notte non si era mossa dalle sue braccia rendendolo felice come non mai.

-Vestiti, ti riporto a casa.
- Daniel.
Voleva qualcosa, sentiva di aspettare qualcosa, ma non comprendeva la sensazione che la dilaniasse.
- Dimmi.
Voleva sentire i loro visi vicini, ma non sapeva come farglielo capire e sperava che sarebbe partito da lui un tale gesto. I loro sguardi non facevano che fuggire l’uno dall’altro fino ad incontrarsi e ricominciae da capo fino a quando qullo di lei non fu schermato dalla chioma color mogano ed eccolo, seduto al suo fianco mentre la stringeva a se.
- Era questo cio` che volevi?
Due labbra tremanti diedero conferma a tale domanda timorose di non essere corrisposte e mentre si aggrappava stenuamente alla sua maglia come se fosse l’unica ancora di salvezza nel mare della follia, veniva nuovamente distesa sul letto da delle avide carezze.
Le dita del giovane avevano ormai provveduto a sbottonare la camicia fermandosi solo all’altezza del seno mentre le costole parevano danzare sotto la pelle diafana.
- Ti amo. Non posso vivere senza di te , ma non voglio farti del male; non so nemmeno cosa provi per me.
Cosa provava? Per mesi si era posta la medesima domanda, ma non era mai stata in grado di trovare la risposta.
- Non so cosa provo. So solo che non riesco a non pensarti, che quando ti ho visto ho sentito il cuore scoppiare e se tutto questo si chiama amore ebbene si`, ti amo.
Nel fare quella confessione aveva preso la mano del ragazzo avvicinandola al proprio petto mentre la gabbia che conteneva i suoi sentimenti era costretta a piegarsi sotto di essi.

Erano passate un paio d’ore ed erano ancora insieme sotto le coperte parlando anche delle cose piu` sciocche a questo mondo.
- Sei bellissima quando sorridi.
- Adulatore.
- Hai ragione, per me sei sempre bellissima.
- Smettila.
Una cuscinata accompagnata da una falce argentea aveva colpito il ragazzo.
- Vuoi la guerra?
- Non oserei stracciarti mai in questo modo.
- Qui l’unica cosa a stracciarsi potrebbero essere quei bottoni.
L’aveva atterrata prendendola per la vita e solo allora avevano dato uno sguardo all’orologio.

-Fa come se fossi a casa tua.
Non avevano parlato lungo il tragitto fino a quando Amelie non aveva chiuso la porta alle proprie spalle.
- Tranquilla, va a cambiarti. Io ti aspetto qui.
- Torno subito.
Non avrebbe mai potuto immaginare la casa della ragazza , alcuni  angoli erano ordinati mentre altri erano immersi nel piu` profondo caos distruggento il concetto di logica e coerenza.
Poi le aveva viste; le piccole macchie che parevano soffocare il parquet e le altrettante che ricoprivano un asciugamano.
- Avrei preferito non lo avessi visto.
Appoggiata al ripiano su cui si rovava lo straccio era ricomparsa la ragazza mentre Daniel guardava con orrore il sangue ormai rappreso.
-Quante?
- Ormai ho perso il conto.
Seduta sul ripiano della cucina dondolava lentamente le gambe per il disagio.
- Non sarei dovuto scappare. Volevo solo smettere di pensarti, cancellarti dalla mia vita.
Gia` da tempo era a conoscienza della verita`, ma senirgliela dire fceva male, dannatamente male.
 - Ma piu` cercavo di dimenticarti piu` non facevi che tornarmi in mente. Voglio essere onesto, ho cercato di rimpiazzarti con altre.

La ragazza in quel bar, probabilmente una sola delle tante e mille immagini si affollavano facendo aumentare il flusso delle lacrime.
- Sei andato a letto con loro?
- Con la maggior parte.
Ecco l’ennesima pugnalata pronta a trafiggerle il cuore, la sua immaginazione volava libera e la consapevolezza che atlre avevano dormito nello stesso letto in cui lei aveva appena trascorso la notte le faceva ribrezzo.
- Non ti avrei mai fatto dormire nello stesso letto in cui sono state loro. Quello che ho fatto e` stato orribile, non solo nei tuoi confronti, ma anche nei loro.
Perche` le stava dicendo tutte quelle cose?
- Erano avventure di una notte e di molte non ricordo nemmeno il volto .Ssono un mostro e se vuoi allontanarmi questo e` il momento giusto. Non voglio sporcare cio` che sei, non voglio distruggere il tuo candore.

Lo stava baciando fra le lacrime. Non voleva piu` sentire e non voleva allontanarlo, voleva solo che dimenticasse.
-Perche`?
- Non voglio piu` sentirti nominare le altre. Io voglio essere l’unica.
- Tu sei l’unica, l’unica che mi faccia battere il cuore, l’unica con la quale voglia passare tutto il tempo a mia disposizione. Amelie io voglio te, Tu sei la donna che amo.
Poteva veramente credere a quelle parole?
Non importava. Anche se avesse mentito la felicita` che provava in quel momento non si sarebbe spenta.

Il vestito giaceva abbandonato sul pavimento assieme alla maglia del ragazzo.
- Sicura di quel che stiamo per fare?
La domanda era scappata dalle sue labbra.
L’amava e quando gli aveva detto di voler essere l’unica e di volersi affermare come tale portandolo nella camera da letto aveva potuto toccare il cielo con un dito, ma ora che la vedeva sotto di se l’esitazione lo aveva nuovamente riportato nel proprio inferno.
Le spalle, l’esile vita ed il candore della sua pelle lo aveva fermato. Una pura vergine e lui stava per cancellare quella bellezza.
- Cerca solo di essere delicato.
Le mani tremavano su quel corpo che bramava in ogni sua forma, le labbra esitavano su quei delicati contorni ed il respiro si afceva affannoso su ogni centimetro della pelle.
Mai prima di allora si era preoccupato di fare del male alle ragazze con cui andava a letto, ma lei era diversa, lei sarebbe rimasta.



Angoletto Autrice:
Eccoci alla conclusione di un altro capitolo di questa mia piccola opera; spero sia stata di vostro gradimento e che abbiate abbandonato i forconi in un angolo buio e polveroso. Appena la scuola mi dara` un po' di respiro pubblichero` il prossimo capitolo. 
Non vedo l'ora di poter leggee qualche vosta recensione. 
Con affetto,
Jenni <3

 

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Capitolo 7
*** Allontanamento ***


Al suo risveglio era ancora la`, dolcemente accoccolata al suo fianco.
Era convinto che fosse stato un sogno, troppo bello per essere realta`e le ore che avevano passato insieme precedentemente ora si susseguivano irreali nella sua mente eppure eccole, quelle piccole gocce di sangue a decoro delle candide lenzuola.

- Uhm...
Si era svegliata ed aveva sollevato il proprio busto facendo leva sul palmo della mano e continuando a tenere stretta la coperta.
- Ben svegliata.
- Quanto ho dormito?
- Solo qualche ora. Non hai bisogno di coprirti.
Il sorriso ed il tono malizioso che avevano accompagnato tale affermazione l’avevano fatta arrossire in preda all’imbarazzo.
- Quel rossore ti dona molto.
Tirandola per un braccio l’aveva nuovamente fatta stendere sul letto al suo fianco ed ora non riusciva a staccare lo sguardo da quel viso dolcemente imporporato in contrasto con il corpo seminascosto su cui correva lo sguardo.
- Ti piaccio veramente cosi` tanto?
La giovane aveva rivolto lo sguardo altrove. Odiava il suo corpo, la carnagione pallida, le curve esageratamente accentuate soprattutto sui fianchi ed il piccolo busto.
Quella domanda lo aveva colto di sorpresa.
- Perche` non dovresti?
- Non capisco come possa piacerti...
Prima che potesse continuare le aveva strappato le coperte in modo da gettarle lontano.
- Per me sei bellissima. Amelie guardami, non c’e` nulla che non mi piaccia di te. Adoro il tuo sguardo, anche quando ti arrabbi, il tuo volto, ma cio` che amo piu` di tutto e` il tuo carattere e credimi, non ti cambierei di una virgola.
- Sei un adulatore.

Quante volte si era sentito dire quella frase? Mille volte ed altrettante era stata azzaccata. Sapeva usare bene le parole e giocare con essere per conquistare le donne, ma ora che stava dicendo la verita` non riusciva a non farlo.
- Non voglio perderti di nuovo.
- Promettilo.
Quando lasciava che la bambina che era in lei prendesse il sopravvento non riusciva a trattenersi e lo metteva a disagio come non mai.
- Cosa?
- Promettimi che non mi tradirai, che non mi lascerai sola. Non voglio... non voglio rimanere di nuovo sola.
Le lacrime le stavano bagnando il viso che tentava di nascondere raggomitolandosi sul proprio fianco.
- Te lo prometto.
Non ti faro` piu` soffrire come in passato. Amore guardami.
Rimmarro` con te, ma ad una condizione.
- Quale.
- Non voglio piu` vederti piangere, voglio vedere il tuo sorriso illuminarti il volto, ma soprattutto voglio smettere di essere la causa di tutta questa sofferenza.
Una nota di tristezza velava come una coltre di nubi lo sguardo di Daniel. In quel momento aveva gia` deciso; se l’avesse fatta soffrire nuovamente sarebbe scomparso, per sempre.
Non avrebbe piu` interferito e l’avrebbe vista essere felice da lontano. Si chiedeva solo se, arrivato il tempo, avrebbe avuto la forza di farlo.
-Daniel...
- Dimmi.
- Non e` che potrei riavere le coperte? Avrei freddo.

-Cosa diavolo ci fai qui?!
Il volto di Mark era divenuto una maschera di rabbia alla vista dei giovani accoccolati sul divano.
- Non e` come sembra.
In effetti cosa sembrava? Le mani di Daniel circondavano la vita della ragazza tra le sue braccia che ora cercava di divincolarsi come in preda ad una trappola mortale.
- Amelie non azzardarti a dirmi stronzate. Perche` sei abbracciata a questo bastardo?
- Avrei un nome.
La situazione stava per degenerare e sarebbe stata la fine se gli animi si fossero scaldati ancora di piu`. Entrembi i ragazzi avevano una stazza prorompente rispetto a colei che si trovava tra i due fuochi e certamente il suo intervento sarebbe stato nullo. Nel mentre era riuscita a divincolarsi dalla morsa in cui era stata costretta riacquistando un minimo di contegno.
- Non mi interessa cosa ha da dire un tipo come te.
L’ odio con cui aveva detto tali parole era pungente tanto che se fosse stato un pugnale avrebbe trafitto l’altro lasciandolo senza via di scampo.
L’idillio si era appena concluso.

Non doveva andare cosi`, non dovevano venire a saperlo cosi` in fretta e non in circostanze simili.
Ogni possibile spiegazione pareva gettarsi da una scogliera infrangendosi contro le rocce appuntite della razionalita`dando sempre piu` spazio alla consapevolezza dei propri errori.
- Ti prego, non dirmi che sei stata cosi` stupida.

Il viso disgustato di colui che considerava come un fratello fu il colpo di grazia. La mente aveva gia` cominciato a divorare quel cuore da poco rimarginato facendo leva sulle cicatrici e quegli occhi erano stati gli aguzzini piu` famelici e crudeli.
- TOGLIMI LE MANI DI DOSSO!
Cio` che fino a qualche istante prima l’aveva accarezzata ore le provocava ribrezzoed a malapena riusci` a controllare un conato di vomito mentre le proprie unghie le si infilavano nella carne sempre piu` affondo fino a farla sanguinare.
Stava crollando ancora una volta, sentiva la sua vita andare in frantumi; un castello di cristallo lasciato in bilico alla merce`degli eventi.
Nessuno osava muovere un muscolo, ma i loro occhi non potevano fare a meno di guardare inermi la scena senza poter far nulla.
- Ho provocato io tutto questo...
Il viso di Daniel lasciava trasparire la paura di quel momento. Come poteva una notte aver distrutto quella giovane cosi` serena? Tutte le sue paure si erano accumulate ed ora eccole, in un unica piccola persona incapace di contenerle tutte.

Il pugno era arrivato inesorabile e non avrebbe avuto vendetta. Avrebbe preferito gettarsi nel fuoco pur di non avere davanti le proprie colpe, le proprie azione ed il dolore di quel colpo non era nulla.
- LASCIAMI FAI MALE!
Il suo grido era disperato, ma si placo` nell’istante in cui quel liquido trasparente le entro` nel braccio.
- Non volevo farlo.
La figura slanciata verso l’alto del biondo era stata l’ultima cosa che aveva visto prima di accasciarsi tra le sue braccia.
- Cosa le hai dato?
- E` solo un calmante.

Cercando di fare piu` attenzione possibile Michael  l’aveva presa in collo adagiandola su di una poltrona del salotto.
Era potuto intervenire per puro caso, forse sotto la guida del destino che prima di condurlo a casa dopo la nottata in ospedale lo aveva fatto incontrare con Mark.
Ora che era calma poteva controllale le varie ferite e dove possibile intervenire con qualche garza. Non importava se le braccia cercavano di ritrarsi sotto le cure che le avrebbero permesso di stare meglio; c’era qualcosa di piu` importante da fare.
- Chi sei tu?
Daniel si era calmato e tenendosi a distanza osservava preoccuopato quei piccoli e precisi gesti.
- Sono Michael, un amico di Amelie. Tu devi essere Daniel.
Senza volerlo la notte del loro incontro aveva assistito al bacio tra i due e da allora aveva cercato di informarsi su chi mai potesse essere. Sapeva dei cinque anni di differenza con la ragazza, la sua fama di donnaiolo, la sua incapacita` di avere un lavoro stabile ed era anche per questo che voleva parlare con lei.
Era il solito lupo solitario in cerca di conquiste, ignorante in materia di sentimenti, ma in grado di seguire solo cio` che si trovava nei propri pantaloni ed era esattamente l’opposto dell’universo in cui aveva tentato di immischiarsi.
Era come un cancro ed andava fermato, estirpato alla radice prima che i suoi danni fossero troppo profondi.

-Non la faro` troppo lunga. Hai avuto quello che volevi, ora vattene.
La freddezza del biondo lo aveva lasciato di stucco ed incapace di controbattere. Era la prima volta che si incontravano faccia a faccia, ma col senno di poi ne avrebbe volentieri fatto a meno.
- Non sono affari che ti riguardano. Io.. le ho fatto una promessa.
- Sei un attore nato. Sei veramente convinto di quel che dici?
Era serio, non stava fingendo eppure quell’ombra era scoppiata in una fragorosa risata.
- Smettila di ridere!
- Daniel io so. Quasi dimenticavo; ti saluta Geiselle. Ti ricordi di lei? La giovane specializzanda che mettesti incinta e che hai abbandonato all’altare.
- Come fai a saperlo?
Tremava in preda al panico. Erano passati anni da allora e fino a quel giorno credeva di essere riuscito a disfarsi di quell’inconveniente, dell’avventura di una notte che lo aveva tradito.
- Mi pare ovvio: ho parlato con lei. Non ti sei nemmeno piu` preoccuopato di sapere se aveva dato alla luce il bambino. Ha rischiato la vita per il figlio di un bastardo, ma ora non potrebbe farne a meno e vuoi sapere cosa sa di suo padre? Un essere spregievole che ha sfruttato la propria madre e che lo ha abbandonato prima ancora della nascita.
Quelle erano parole dure e centrate con una freddezza inconcepile. Non aveva piu` voluto saperne nulla ne` della donna ne` di cio` che portava in grembo, ma ora che gli veniva sventolato davanti agli occhi non poteva fare a meno di ascoltare sentendosi colpevole ed impotente.
- Michael dici sul serio?
Mark che fino ad allora era rimasto in disparte ora tentava di entrare nel vivo della conversazione.
- Ti basterebbe passare all’ospedale per averne la certezza. La mia paura e` che abbia fatto la stessa cosa con Amelie...
- NON LO AVREI MAI FATTO!
Tutti lo consideravano un idiota in quella stanza, ma non l’avrebbe mai ingravidata la prima notte e lei era stata un punto fermo ed irremovibile circa la questione delle precauzioni.
- Abbiamo usato il preservativo...
- Tu, sporco bastardo
- Non ne vale la pena. Esci da questa casa e non farti piu` rivedere. Speravo di poter intervenire in maniera meno invasiva, ma tu hai voluto fare a modo tuo. Pensavi davvero che potevate avere un futuro? A malapena riesci a far procedere quello schifo e chiami vita, immaginiamoci prenderti cura di una persona fragile come lei.
Aveva fatto centro. Come un dardo era riuscito ad infiltrarsi tra le maglie della corazza fino al cuore che ora avvelenava. Avrebbe preferito di gran lunga un pugno ad opera del piu` piccolo.

-Cosa ne sara` di lei?
- Appena si riprendera` le spiegheremo le cose come stanno. Soffrira`, ma la sua vita sara` mille volte migliore senza di te. Hai preso abbastanza da lei e non possiamo cambiare il passato, ma con un po` di aiuto potresti essere solo una cotta finita male. Tutto quello che devi fare e` andartene dalla citta`. Pensi di poterlo fare?
La porta fu sbattuta con violenza e l’auto comincio` a sfrecciare allontanadosi il piu` possibile dall’edificio.
Rinunciare alla fine era stato cosi` facile e voltarle le spalle un gioco da ragazzi.
Avrebbe ricordato per sempre quegli occhi, ma null’altro e mentre la lancetta della velocita` sfiorava i 180 km/h sulle note dei Pink Floyd l’autostrada divenne solo un miraggio.



Angoletto autrice:
Finalmente sono riuscita a pubblicare il settimo capitolo di questa piccola ed infelice storia. Inizialmente avevo progettato una storia diversa, ma alla fine ho deciso di cambiarla e riscriverla totalmente. Spero vi piaccia anche cosi` >.<
Con affetto ed alla prossima,
Jenni <3

 

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Capitolo 8
*** Temporale ***


Era ancora accoccolata sulla poltrona in una calda coperta.
I suoi occhi erano privi di luce, quel color miele si era spento, le venature dorate erano state inghiottite da due pozzi marroni.
- Amelie come ti senti?
Il giovane biondo era davanti a lei e cercava di esaltarla a darle la mano per poter controllare le ferite.
-Si e` svegliata?
Mark era entrato a sua volta nella stanza, ma era come se lei non lo vedesse.
- Essere sveglia e` sveglia, ma forse ho esagerato con i tranquillanti. E` come parlare con un manichino.
- Si riprendera`?
Il volto del piu` giovane era una maschera di preoccupazione.
- Dipende tutto da lei...

Tutto cio` che le accadeva intorno non era altro che un sogno o almeno ne aveva le sembianze. Il mondo che la circondava era ovattato e le loro immagini sfocate poi lo sguardo le cadde sulla televisione accesa su di un servizio dell’ultima ora.
L’ennesimo incidente dovuto ad un guidatore poco attento, poi la riconobbe. Non aveva dubbi, quella era la sua auto e finalmente qualcosa dentro di lei si accese e capi`. Cio` che fio a quel momento aveva cerccato di tenee lontano dai propri pensieri la investi` come un ciclone.

Un solo ferito grave, il conducente era in prognosi riservata e le immagini rendevano perfettamente cio` che era accaduto all’auto mentre la pioggia lavava via la pozza di sangue.
Getto` la coperta a terra e corse fuori dall’appartamento.
-Dove pensi di andare?
- Non sono affari che ti riguardano.

Corse via, sotto la pioggia. Non aveva una meta, ma tutto cio` che desiderava era uscire ad ogni costo.
I suoi passi risuonavano lungo le strade ed i suoi vestiti erano oramai fradici, ma non le importava. Che quella fuga la facesse ammalare, se non altro sarebbe finito tutto.
i passanti le si tenevano ben lontano trattandola come una pazza; nessuno sarebbe uscito sotto quel diluvio senza lo straccio di un ombrello.

-Forse non se ne e` accorta, ma sta venendo giu` il mondo.
Un giovane le si era avvicinato riparandola.
- Non mi importa.
- Non siete molto simpatica.
- Puoi darmi del tu, io sono Amelie.
- Piacere Amelie, io sono Jonathan.
Quel ragazzo era strano, ma per lo meno la stava aiutando.

-Perche` stai piangendo?
Non se ne era ancora accorta pensando che fosse opera della pioggia, ma ora si sentiva soffocare dalle lacrime che le percorrevano inarestabili il volto.
-Vorrei solo farla finita.
- Ti offro una cioccolata calda.

Si accomodarono in un piccolo bar semideserto dallo stile caldo ed acogliente come dimostravano i mobili in mogano e le pareti bourdeaux.
Ora che aveva riacquistato il respiro e la vista non era piu` annebbiata si era soffermata ad osservare il ragazzo che le si era posto accanto.
Non era nulla d speciale, leggermente piu` alto di lei dai corti capelli castani che ricadevano su dei meravigliosi occhi verdi nei quali, nonostante l’espressione sghembra, vi era qualcosa di malinconico come la piccola cicatrice che gli incurvava l’angolo destro delle labbra.

Ordino` per entrambi e gli pose una tazza ricolma di cioccolato e panna tra le mani.
- Perche` lo stai facendo?
Per quanto ci pensasse non riusciva a comprendere cosa lo avesse spinto ad avvicinarla per aiutarla.
- Mi hai ricordato una persona e sembravi cosi` sola e sperduta che non ho potuto non venirti vicino.
Il silenzio calo` sui due e poche furono le parole che si scambiarono dovute soprattutto all’improvviso mutismo della giovane. Ringrazio` per io` che aveva fatto e decise di tornare al proprio appartamento nel quale nessuno volle informarla sulla sorte di Daniel.






Angoletto autrice:

Siete perfettamente autorizzati a spararmi addosso per come sto tormentando questa povera storia ed i suoi personaggi. Con l'avveno dell'estate spero di poterla concludere, ma non vi assicuro nulla soprattutto per il fatto che sta continuando a prendere vita col tempo e sono centinaia le volte che ho deciso di renderla diversa. 
Ad ogni modo spero che riesca a piacervi anche nel suo piccolo. 
Con affetto 
Jenni <3

ps. mi trovate qui https://www.facebook.com/Reverse.Jenny.Arsonist

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Capitolo 9
*** Rivincita ***




Nei giorni seguenti stacco` la televisione ed il telefono nella speranza di riuscire ad evitare ogni contatto col mondo esterno. Si limitava a recarsi all’universita` per seguire le lezioni e rintanarsi nuovamente in casa.
Pareva essere tornata a quei mesi, ma non aveva piu` gli incubi. Qualcosa in lei si era rotto quel giorno e non aveva fatto altro che lasciare un involucro vuoto.

-Guarda guarda. Non sembri piu` un pulcino bagnato.
Aveva riconosciuto quella voce, ma non si aspettava di sentirla mentre usciva dall’aula di psicologia.
- Jonathan...
- Uhm...
- Cosa?
Per essersi incontrati una sola volta si stava prendendo troppe liberta`.
- Sembri assente. Ti va di parlare davanti ad un caffe`?
Non ne aveva cosi` voglia, ma accetto`.

L’affollamento del bar studentesco la metteva a disagio e quel ragazzo sembrava conoscere tutti ed all’ennesimo individuo sistematosi al loro tavolo stava per andarsene, ma lui le prese la mano e scaccio` gli altri.
- Cosa vuoi sapere?
Sentiva gli occhi di coloro che erano venuti a salutarlo addosso e non la trovava una cosa gradevole.
- Non ti piace proprio la gente.
Un sospiro lo segui` poi, lasciando il tono scherzoso assunse un’espressione seria e gentile.
-So cosa si prova a perdere qualcuno a cui si vuole bene, ma non e` una buona motivazione per lasciarsi andare.
- Chi ti credi di essere.
Il viso della giovane divenne scuro ed il tono della sua voce irritato.
- Mi sembri una ragazza in gamba e cio` che voglio e` aiutarti.
- Non ne ho bisogno, ne` di te ne` di nessun altro.
Questa volta non riusci` a fermarla. Quella ragazza era strana, ma anche dannatamente carina.

Si ritrovarono direttamente in biblioteca mentre lei era alla ricerca di alcuni tomi consigliatigli dai professori.
- Cosa vuoi ancora?
Lo aveva intraviso appoggiato allo scaffale che stava consultando e la cosa la irritava terribilmente.
- Scusarmi.
- Non e` una buona motivazione per seguirmi.
In punta di piedi tentava di raggiungere un libro dalla copertina cremisi posto troppo in alto, ma la precedette e dopo averne studiato il contenuto le porse l’oggetto.
- Edgar Allan Poe. Una bella lettura.
- Grazie.
Possibile che non capisse che non voleva nessuno tra i piedi? Tanto meno un ficcanaso del calibro.
- Non volevo impicciarmi. Mi dispiace.
Con quella frase l’aveva fermata; quel ragazzo sapeva cosa dire per farle cambiare idea.
- Ho dei libri da consultare, ma se fai silenzio puoi rimanere.

Attese in silenzio che concludesse la sua ricerca sfogliando a sua volta qualche scritto senza smettere di guardarla di tanto in tanto seguendo le ciocche castane che scappavo dalla coda in cui aveva tentato di costringerle.
- Hai veramente intenzione di aspettarmi?
- Ho molto tempo a disposizione.
Prese gli ultimi appunti e fece segno all’altro di poter andare.
-With a love that the winged seraphs of heaven
Coveted her and me.

- Come scusa?
Appena usciti dall’ edificio si erano incamminati nella direzione della fermata del pullman vicino al campus e lui aveva cominciato a recitare quei versi senza un pparente motivo.
- E` solo una delle mie poesie preferite, non farci caso.
- And this was the reason that, long ago,
In this kingdom by the sea,
A wind blew out of a cloud, chilling,
My beautiful Annabel Lee.

Un sorriso comparve sul volto di entrambi.
- E` anche la mia preferita.

Il pullman arrivo` troppo in fretta per i loro gusti e fu allora che ebbe il coraggio o la faccia tosta di prenderle la mano per porle la domanda che premeva sulle sue labbra.
- Potro` rivederti?
Un sorriso comparve sul volto della giovane.
- Se riuscirai a ritrovarmi non mi opporo` alla tua presenza.
A quel punto anche il volto del giovane si illumino` per la vaga speranza che gli era appena stata data, ma avrebbe fatto di tutto per aiutare il destino. 







Angoletto autrice:

Ammetto che questo nuovo capitolo e` un po' troppo corto, ma e` creato per allentare leggermente la tensione. Spero che nonostante tutto sia di vostro gradimento e di poter leggere qualche vostro commento. 
Con affetto ,
la vostra Jenni <3

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