Il diario di Damon

di warriorprincess10
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mystic Falls 23 Maggio 2009 ***
Capitolo 2: *** Mystic Falls 12 Settembre 2009 ***
Capitolo 3: *** Mystic Falls 4 Ottobre 2009 ***
Capitolo 4: *** Mystic Falls 3 dicembre 2009 ***
Capitolo 5: *** Mystic Falls - Gennaio 2010 ***
Capitolo 6: *** Mystic Falls 26 Febbraio 2010 ***
Capitolo 7: *** Mystic Falls 10 Marzo 2010 ***
Capitolo 8: *** Mystic Falls 9 Aprile 2010 ***



Capitolo 1
*** Mystic Falls 23 Maggio 2009 ***


Mystic Falls May 23 - 2009

E poi lei era lì.
Semplicemente.

E pensavo di non aver respirato negli ultimi 145 anni.

Poi lei mi ha tolto il respiro e anche la forza e l'orientamento e la ragione.
Tornare a Mystic Falls e incontrare la creatura che desidero da sempre.

Ho avuto solo la forza di dire il suo nome.

Katherine.

Perché era Katherine.

Doveva essere lei per forza.
E lei è così brava a mentire.
E io così incapace di capire.

Eppure.

Elena.

Non so spiegarmi tanta somiglianza.
Non so realmente chi davvero lei sia.

I'm Elena.

E io le ho creduto.

In un attimo.

Se non amassi un'altra donna più della mia volontà, perderei l'anima per gli occhi di questa ragazza.
E' possibile innamorarsi due volte della stessa donna riconoscendo i suoi occhi in un altro sguardo?
Sono il buffone della sorte, è la prima volta in tanti anni che comprendo perfettamente questa frase.

E' la prima volta dopo molto tempo che non sento di essere solo il ricordo di un uomo vivo.

E' solo una ragazza.

Ce ne sono milioni così in America.
Che ha problemi col fidanzato e dubbi sul futuro.
Che incrocia i piedi quando cammina e sembra quasi abbia le ginocchia storte.
Che inclina la testa e sorride maliziosamente a un estraneo affascinante e curioso.
E ha quella luce negli occhi, quella delle adolescenti per la prima volta guardate da un uomo.

E' bella.

Come Katherine.
Forse anche di più.
Perché lei non lo sa.

Ed era lì che mi parlava scrutandomi come se davvero fosse capace di capire chi sono.
Mi guardava come se davvero avessi le avessi toccato l'anima con quelle poche parole.

E non lo sapeva che avevo il cuore in fiamme solo guardandola.

Solo accarezzandole la curva dalla spalla al collo alla nuca.

Che poteva fare di me ciò che voleva più di quanto io non avrei potuto fare con lei.
Che ogni volta che mi sorrideva sentivo il mio corpo diventare più debole.
Che la vita che le ho augurato è quella che avrei voluto vivere io.

E' l'amore che sono venuto a riprendermi qui perché senza io non sono nulla.

Senza sono solo passato e senza non avrei vissuto.

E poi ho voluto che dimenticasse.
Come se non fossi mai esistito.

Non so perché.

Non so chi sia.
Ha detto Elena.
E io le ho creduto.
Mi ha tolto il fiato.
Eppure respiro.

Di nuovo.


d.

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Capitolo 2
*** Mystic Falls 12 Settembre 2009 ***


Mystic Falls 

12 Settembre 2009

Ogni volta che torno in questa casa soffro della stessa ridondante solitudine.

Come se non fosse mai stata mia.

Come se la mia vita, le mie cose, il mio essere fossero destinati a rimanerne sempre fuori.

In ogni angolo si annidano le scelte che non ho fatto ma che ho subito.

Eppure continuo a tornarci, come se non avessi un altro posto da chiamare casa.

E' un ripostiglio di sentimenti in attesa, che chiamo speranza solo per non doverli chiamare illusioni.

E' poi c'è questa sensazione che mi porto dietro da mesi.

Da quando ho incontrato quella ragazzina nel bosco.

La guardavo e tutta la passione e l'attesa sembrava avessero trovato casa.

Anche adesso mi piace osservarla.

E' la mia pace.

In lei c'è quell'ingenuità che si nutre di futuro.

Uno sguardo pieno e vivo su tutto ciò che ancora non conosce.

Persino quando si aggira per quel cimitero con l'aria devastata di chi ha sofferto e non ha abbastanza coraggio per affrontare il dolore.

Persino quando soffre la sua anima è pulita.
Forse è incapace di misurarsi col dolore vero.

Perché non sa cosa vuol dire soffrire e sentirsi causa del proprio dolore.

E non ha mai neanche immaginato di poterselo estirpare togliendo la vita a qualcun altro.

Sentire la vita degli altri scivolarti tra le labbra con la più macabra ironia.

Non mi sorprende che si sia riconosciuta negli occhi sognanti di mio fratello.

Sono due esseri ambiziosi, pensano di superare la sofferenza semplicemente andando avanti.

Lei con l'illusione che il futuro possa essere migliore del passato.

Lui con quella sua incrollabile certezza che un futuro di dolore e martirio possano cancellare un passato di crudeltà e sofferenza che nutre.

Come se quella -la sofferenza- la si potesse lasciare indietro, come una penna su un tavolino o un diario in un cimitero.

E invece il dolore ci segue ovunque.

Sceglie lui dove e come far male.

Forse è per questo che torno sempre qui, in questa casa.

Perché qui ho il potere di scegliere io quando e dove incontrarlo.

E farmi male.
Con pienezza.

Elena è stata qui a casa ieri.

Cercava Stefan.

E' diversa.

Non è più la ragazza che ho inconntrato nel bosco.

Il suo modo di guardarmi è diverso.

E' stato strano.

Mi ha irritato in modo inaspettato.
E ho cominciato a fare lo stronzo.

In quel modo irrequieto e sadico e menefreghista che mi riesce così bene.

Ma era lì sulla porta così incuriosita da mio fratello che non ho potuto o voluto resistere.

La verità è che tra me e lei, sono io l'adolescente.
Che i miei ricordi fanno più male delle sue paure.

Non riuscivo a guardarla senza volerla ferire con la stessa distante indifferenza con cui lei lo stava facendo con me.

Ecco perché ho nominato Katherine.
Il mio incubo e la sua incoscienza.

Poi, è arrivato Stefan.
E lo conosco Stefan.

Il dolce, elegante, delicato e galante Stefan.

Due parole e qualche sguardo e sarà diventato il principe azzurro della storia.

Vive di riflessi e apparenze.

E' così preso a specchiarsi nella sua finta perfezione che si lascia corrompere dai suoi preconcetti.

E' entrato mentre parlavo con Elena ed è stato tutto il tempo teso nel suo terrore che potessi farle del male.

Come diavolo riesce anche solo a pensare che potrei farle del male?

In quale mondo in quale vita potrei far male a una donna identica a Lei?

Lo ucciderei anche solo perché ha avuto la vigliaccheria di pensarlo.

Era lì fermo sulle scale come un gendarme.

Illuso davvero di potermi fermare.

Se avessi voluto assaggiarla lui non avrebbe potuto fare assolutamente nulla.
4
Cosa crede di sembrare?
Cosa pensa di ottenere?

Ha la stessa ottusa stupidità di nostro padre.
Anche lui non ha mai capito come sono davvero.

Ha deciso cosa pensare senza conoscermi e ha vissuto per onorare quella certezza.

E poi è morto delle sue illusioni.
Non accetterei mai di vivere così.

Prigioniero di una menzongna.

Troppo presuntuoso per non giudicare.
Troppo orgoglioso per cercare la verità.

Troppo prigioniero dei suoi principi per essere capace di amare davvero.

E lei -Elena- guarda Stefan ed è come inebriata.

Perché?
Non so.

Penso sia questo il motivo per cui ho voluto che dimenticasse il nostro incontro.

Non volevo essere l'uomo che aveva incontrato nel bosco.

Conosco troppo bene le donne da riconoscere i loro sguardi.

Che abbiano quarantanni o centoventi, cinquecento o solo diciassette, uno sguardo che ti brama non cambia mai.

Ma a un certo punto sentivo che non guardava me.
Sentivo che guardava la migliore versione di me.

Quella che le stavo mostrando e che non era reale.
Gli occhi sorpresi e innamorati che guardavano lei.

Troppo perfettamente identica a Katherine perché io non ne fossi subito innamorato.

E troppo diversa nel tocco dello sguardo perché non ne fossi subito turbato.

E invece oggi il filo tra i suoi occhi sognanti che aspiravano a una vita di passione e l'uomo che le ha saputo leggere la follia nell'anima si è spezzato.

Davanti a me c'erano due occhi incapaci di posarmisi addosso.

Già schiavi del senso di colpa di chi vive a metà perché ha paura che vivere davvero sia fare un torto alle assenze.

E hanno già incontrato Stefan.

Hanno già scelto la loro via di fuga.
Riposano già su un tappeto di certezze.

E che siano l'uno la consolazione dell'altra.

Spero solo che questa volta Stefan sia fedele alle sue promesse.

Spero che questa volta non ami a metà.

Che non sia solo disposto a morire per amore ma anche ad amare lasciando vivere.

Io invece sono sempre qui.

A inseguire un dubbio.

Divorato dall'illusione.
Accecato dalla speranza.

In bilico tra la certezza che morire e scegliere di vivere per riportare in vita un amore a metà, sia sufficiente a credere di saper amare.

Aspettando una verità che dà respiro a una vita intera.

d.

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Capitolo 3
*** Mystic Falls 4 Ottobre 2009 ***


Mystic Falls 

4 Ottobre 2009

Le mie emozioni stanno implodendo.

Dopo anni di torpore, tornare qui mi sta divorando.

Mystic Falls.
Mio fratello.

Katherine.

Elena.

E' come se tutto mi si mescolasse dentro creando una reazione chimica distruttiva.

Devo sfogare le emozioni.

Trasformarle in qualcosa che distrugga qualcuno che non sia io.

Detesto questa città.

Ha distrutto la mia vita.
Ha ucciso il mio amore.

E ha ucciso me e tutto quello che sarei potuto diventare.
Prigioniera di convenzioni da benpensanti pretendeva che combattessi una guerra che rendeva onore degli assassini.

E io non volevo uccidere altri ragazzi come me per proteggere gli interessi di pochi vigliacchi.

E invece no, qui tutti pretendevano che mettessi una giubba rossa da confederato, per difendere l'onore di schiavisti che bramavano potere e non giustizia.

Mio padre per primo.

E la vergogna che ha provato a riversare su di me era solo il riflesso della sua incapacità di amarmi capirmi e accettarmi davvero.

E con quella stessa presunzione ha ucciso Katherine.

Ed eccola Mystic Falls, una città ricostruita sulle ceneri della sua ipocrisia.

Dove il Consiglio ha ucciso i vampiri e poi si è impossessato delle loro ricchezze.

La storia fatta dai vincitori.
Una città ereditata da codardi.

E il primo è mio fratello che si aggira per il mondo con aria candida e cuore puro, gesti galanti e toni da eroe.

Mi rinchiude e mi giudica e si comporta come se dovesse salvare il mondo suo malgrado.

Come se non avesse mai ucciso nessuno lui.

Come se nostro padre non fosse stato la nostra prima vittima.
Nostra si, perché se non lo avesse ucciso lui l'avrei fatto io.

E io amo Stefan.

Lo amo perché l'odio che nutro per la sua ipocrisia e il nostro passato è l'unico vero legame che mi resta con la mia umanità.

Persino in cella, odiare lui era l'unica cosa che mi permetteva di non spegnere tutto.

E lo odio perché a volte mi sembra di sentire il calco delle sue braccia sulle mie spalle e il fiato corto di felicità e sollievo con cui mi aggrediva quando tornavo dal fronte.

La felicità istintiva che sentivo io ogni giorno dietro un fucile, quando pensavo che era lui che proteggevo ogni volta che uccidevo un ragazzo come me.

Che era l'unico per amore del quale ero disposto a sporcarmi l'anima del sangue di altri e forse anche del mio.

Diventiamo animali in guerra facendo l'odio dall'amore che ci rende umani.

E quando adesso sento salire quell'amore so che è la parte umana che non potrò spegnere mai.

Lo odio perché non potrò odiarlo mai.

E perché quando ieri Logan Fell stava per ucciderlo l'istinto di proteggerlo è stato incontrollabile.

E poi c'è l'amore che mi scoppia dentro.

C'è Katherine e c'è Elena.

Parlare di Katherine ad Elena è la peggiore perversione che ho deciso di concedermi.
Sentire ogni singolo battito del suo cuore quando è con Stefan e poi quando è con me. 

Vederla ridere, farla sognare, ascoltarla respirare.

Entrare nella sua vita come un soffio di vento ma regalarle tutto il peso dell'amore per un'altra.

E si sente speciale quando la guardo.
Lo sento dal suo cuore che accelera.
E lo vedo nella luce dei suoi occhi.

E non lo sa che i miei occhi reagiscono a una donna che non è lei.

O forse che lei regala ai miei occhi una donna più bella e viva di quella che pensano di amare.

Oh Elena.

Come vorrei dirti la verità.

Avvicinarmi abbastanza da lasciare che il tuo odore mi sveli chi sei davvero.

Se sei solo l'involucro di un amore lontano 145 anni o sei il dubbio di non aver amato mai?
Provare ad avvicinarmi abbastanza da regalarci quel brivido che ci permetta di riconoscerci.

E sei una ragazza che non ha visto nulla.

Che si lascia incantare da una frase qualsiasi.

'Non si riduce sempre tutto all'amore per una donna'

E ti imbarazzi, mi sorridi.

Per un attimo i tuoi occhi scivolano verso lo sguardo della ragazza del bosco.
Solo il tempo di ricordarti che mio fratello è in giardino e sta ballando con un'altra.

Come fai Elena a non ricordare il mio sguardo e a reagire come se lo conoscessi da sempre?

Siamo due idioti incompiuti che si conoscono da sempre senza essersi incontrati mai.

E vorrei dirti chi sono, cosa sono, rendere vera ogni nostra parola e invece non tocca a me.

A me resta il fingere di essere l'idiota che hai schiaffeggiato.

Perché la verità non è mia questa volta.

La mia verità è quella che mi aspetta in quella cripta.
La mia verità è quella che devo a me stesso dopo tanto.

E' il mio dolore sospeso da troppo tempo in un limbo in cui ho rinchiuso anche l'amore per Stefan.

E quando tutto questo torna a tormentarmi l'alternativa alla pazzia è spegnere tutto o tormentare gli altri.

E allora infierisco su questa città, causa eredità e conseguenza dei miei errori e delle mie miserie.

Ma se lo facessi per vendetta dovrei mettere un dolore all'inizio della cattiveria e c'è già troppo dolore in me. 

Per questo uccido e torturo e perseguito Vicky Donovan, perché non ha nulla a che fare con quella sofferenza.

E' solo una vittima qualsiasi.

Un motivo per divertirmi.
Il sadismo della coscienza.

Devo lasciare pezzi della mia cattiveria per avere sempre intorno qualcosa che mi ricordi quello che sono e quello che non voglio diventare.

Ogni cattiveria fatta a Vicky Donovan o a Caroline Forbes va a riempire gli spiragli di umanità aperte dal calco delle braccia di Stefan o delle mie mani che accarezzano Elena.

Devo trovare Katherine.

Liberare Katherine.
Riavere Katherine.

La verità e la pace.

E manca poco.

d.

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Capitolo 4
*** Mystic Falls 3 dicembre 2009 ***


Mystic Falls 

3 dicembre 2009

(questo capitolo riguarda un'unica scena, quella del bosco in cui Damon minaccia Elena per riavere il grimorio di Emily che gli serve per riavere Katherine. è più breve del solito per questo)

Odiami Elena.

Odiami perché tutto l'odio che posso provare per me stesso non sarà mai capace di farmi del male come i tuoi occhi che mi guardano come se fossi il male.

Odiami perché oggi hai visto la parte peggiore di me e respirare la tua paura mentre ti stringevo è stato il limite massimo raggiunto dalla mia cattiveria.

Odiami perché non posso scusarmi per aver usato la tua vita per forzare Stefan a ridarmi ciò che mi serve per riavere lei.

Perché la delusione e il dolore che il tuo tradimento mi hanno dato non giustificheranno mai la vigliaccheria con cui ti ho minacciato.

E la sentivo.

Sentivo tutta l'adrenalina provenire da ogni estremità del tuo corpo e andarsi a posare nei nervi tesi.

Sono un cacciatore Elena e quella paura la respiro, l'odore che mi inebria e mi ossessiona il corpo e anestetizza il senso di colpa.

E invece l'unica cosa che desideravo era che capissi che mai -MAI-avrei potuto farti davvero del male.

E che mai avrei potuto dar seguito a una minaccia di devastazione che ti avrebbe cambiata per sempre.

Odiami perché sono un animale egoista che ha messo il desiderio di riaverla davanti alla tua innocenza.

Odiami perché quando ho visto come ti stringevi a lui dopo averti lasciata andare, ho odiato mio fratello.

Odiami perché nonostante tutto avrei voluto essere le braccia in cui ti abbandonavi invecce di quelle da cui scappavi.

Odiami perché non merito neanche questo.

E invece no.

Non è vero niente.

Non voglio che mi odi.

Quello che vorrei è aprirmi il petto e lasciarti leggere le ferite che mi porto dentro da più di un secolo.
Vorrei che vedessi cosa, far del male a te, ha fatto alla mia anima e quel poco di amore che avevo per me.

Sono il peggiore degli uomini.

E una notte ti ho giurato che avresti avuto la vita che desideravi e invece sono qui che faccio a pezzi quel poco di essa che sei riuscita a rimettere insieme dopo tanta sofferenza.

Eppure non voglio che mi odi.

Vorrei poterti toccare.

Non come faccio di notte.

Non come il vento che lascio dietro di me a nascondere l'assenza.

Vorrei che toccassi me mentre la tua presenza rende la mia vita meno miserabile.

Vorrei che potessi vedere tutto quello che devo tenerti nascosto perché ogni attimo in più che trascorro con te è un pezzo di felicità che ti nego.

Perché io distruggo.

Più amo e più distruggo.

E io non ti amo e devo smettere di dirlo solo perché non so spiegare in altro modo la reazione che la tua presenza provoca a ogni cellula del mio corpo e ogni alito di anima che mi respira dentro.

Odiami Elena.
E' più facile.

Ti prego.
Odiami.

Anzi no.
Non farlo.

Aspetta.

A breve me ne andrò.

Con un'altra che mi ricorderà per sempre che esisti.

Tu che sei viva solo perché quella notte mi hai ricordato che esistesse lei.

E poi me l'hai fatta scordare di nuovo.

Odiami Elena.

Perché non potrai amarmi mai e sapere che mi odi è l'unica vita che potrò vivere.

Odiami Elena.

E lasciami andare.

d.

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Capitolo 5
*** Mystic Falls - Gennaio 2010 ***


Mystic Falls 
Gennaio 2010

(la pagina di diario è relativa alla 1x14. Damon che riesce a entrare nella cripta per prendere Katherine ma lei non c'è)

Pensavo che avrei provato dolore.


Dopo l'incredulità e la rabbia.

Pensavo sarebbe arrivato il dolore.

E invece sono qui, schiavo dell'attesa.

E non, ancora.
Ma, di nuovo.

Prima era un'attesa di speranza e verità e dolore.

Adesso è solo attesa.

Perché la speranza è una stronza e la verità non esiste.
Invece, del dolore, sento il rumore che arriva da lontano.

Come passi decisi sul marmo di un corridoio vuoto e non è un'eco.

E' una promessa.

Del dolore sento gli spiccioli che mi afferrano come vento che fischia sul viso, lasciando tagli di impotenza.

Fisso il vuoto e a volte rido.

Il sarcasmo della mia esistenza ce l'ho attaccato addosso come pelle di contrasto.

Dovrebbe proteggermi e invece infierisce.

Quando provo a distrarre lo sguardo da pezzi di ricordi che ho tenuto vivi con tanta fatica e ora sono aghi sparsi nei vestiti, l'unica cosa che vedo è lo sguardo di Elena che mi chiama nel buio.

Credo di aver visto il suo viso e sento ancora addosso l'odore di un abbraccio.
O forse, mentre mi lasciavo andare all'oblio, l'ho solo immaginato o desiderato.

Guardo il fuoco e sento la presenza di Stefan accanto a me ma in realtà non lo vedo.

E se fosse questo il dolore.

L'infinita incapacità di provare qualcosa.
Il fissare il nulla di una vita improvvisa.

Se fosse davvero questo il dolore.

Ho trascorso molte vite a cercare risposte e invece ho ancora domande a cui non riesco neanche a mettere un punto interrogativo, che sarebbe solo uno specchio della mia esistenza irrisolta.

Sono Damon Salvatore ho 23 anni e da 145 sono innamorato di Katherine Pierce.

Ma lei non è mia esistita.
Io invece esisto ancora.

E non volevo.

Io non volevo.

E' stato un attimo.

Non volevo davvero venir fuori.

Sentivo Stefan implorarmi e poi l'ho vista.
E' stato un attimo di illusione e sollievo.
Quegli occhi che mi chiamavano dall'abisso.

E sembravano veri.
Sembravano i suoi.

E non sai cosa sia stata una mancanza finché non sei divorato dall'assenza.

La mancanza ha riempito tutta la mia vita e l'assenza lì dentro mi stava svuotando.

Ho seguito gli occhi di Katherine e lo sguardo di Elena perché dividere l'amore era troppo.

Sentirle chiamare il mio nome dalla fine di un buio che non volevo vedesse.

La sua pelle sottile intorno agli occhi imploranti e quella voce incerta.
Uscire è stato l'istinto di non vederla più in mezzo a quella sofferenza.

Vivere non è stata una scelta ma un'urgenza.

Sono vivo grazie a lei.

Ho seguito il suo sguardo e il mio istinto.

E poi ho cominciato a mettere punti interrogativi alla fine di pezzi della mia vita.

Mi hai mai amato Katherine?

Tu che mi hai lasciato sull'orlo di una vita che avevo scelto di morire per vivere con te.
E ti guardavo e ti volevo e pensavo esistessi solo perché io potessi amarti come ti amavo.

E ti ho mai amata Katherine?

Se i tuoi occhi nello sguardo di un'altra mi hanno trascinato fuori da una sofferenza che non ho mai incontrato.

Se vederla è bastato per togliermi il fiato e ridarmi il respiro che tu mi avevi tolto 145 anni fa.

Sono esistito prima di lei?

Prima che mi riportasse alla vita trascinandomi fuori dal posto che avevo scelto per morire di un amore che mi aveva già ucciso.

Centoquarantacinque anni di domande Katherine.
Forse non esistono risposte per quelli come me.

Quelli come me, destinati a giocare senza vincere mai.

A vivere sempre senza sapere com'è lo sguardo di qualcuno che ti ama davvero.

Com'è non dover essere costretti ad annusare l'amore addosso agli altri.

Com'è sentire il fiato avaro di chi vive del tuo respiro.

Sentire addosso l'amore di cui si è capaci.

L'inevitabilità dell'amare.

Credevo che fossi tu.
Volevo che fossi tu. 

E invece no.

E' per questo che non provo dolore.

Perché non puoi avermi tolto qualcosa che non mi hai mai dato.

Sei stata mancanza e poi assenza ma amore mai.

L'amore manca.

Tu invece non sei mai esistita.

d.




Nota: so che questi primi capitoli sono stati tutt'altro che leggeri ma ho scelto ma ho dovuto concentrarmi soprattutto sui fatti che più influenzeranno il seguito della storia. Ho scelto di non soffermarmi troppo sulle prime stagioni perché vorrei mettermi in pari con Tvd per Ottobre e dalla terza stagione in poi c'è tanto Delena da raccontare e sono sicura che quella sia la parte più bella di questo esperimento.
In ogni caso il suo lato più oscuro e sofferente è fondamentale per comprendere un personaggio in cui la dicotomia tra luce e ombra è la caratteristica più attraente.

Buona proseguimento.

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Capitolo 6
*** Mystic Falls 26 Febbraio 2010 ***


Mystic Falls, 26 febbraio 2010




E' quasi l'alba.

Non mi capitava da più di un secolo.


Di sentire la paura venire su tutta insieme.
Non pensavo neanche di averla quella paura.

Quel vuoto improvviso che picchia alle pareti dello stomaco.

E' venuto su da solo, un riflesso d'istinto del muscolo che ho sentito contrarsi.

Non mi capitava da più di un secolo di vegliare il sonno a qualcuno.

Lo faccio con Elena alcune notti.

Le veglio il sonno e le ascolto i sogni.
Quel suo mondo delicato e oscuro insieme.

E anche in macchina qualche giorno fa.

Mentre tornavamo da Atlanta.

Sentivo il suo cuore accelerare e i ricordi tornarle pregni di adrenalina.

'Ti ho salvato la vita'

Mi ha salvato la vita.

Io che ero uscito da quel bar in ansia per la sua.

Che ho sentito il vuoto improvviso che picchia alle pareti dello stomaco, venire su da solo, riflesso d'istinto dei muscoli che ho sentito contrarsi.

Mi ha salvato la vita.

A me che dovevo salvare lei.

E sentivo la sua paura insieme alla mia.

Sentivo la sua piccola voce supplicare un vampiro che non aveva mai visto di salvarne un altro che le aveva dato solo dolore.

Sentivo il suo piccolo cuore umano diventare sempre più forte mentre parlava di un amore che io non sono sicuro di aver mai provato.

Le sentivo l'anima esplodere di così tanto coraggio e compassione da farmi provare la vergogna di essere qualcuno che non fosse lei.

'Ti ho salvato la vita'

Si Elena, mi hai salvato la vita.

A me che dovevo salvare la tua.

Mentre ti cercavo sentivo l'inquietudine e il tormento.

E poi ho continuato a vegliarti il sonno per rubarti i sogni.

Perché almeno in quelli, a volte, il mio nome per te non è solo paura.

Oggi però è stata una veglia diversa.
Perché oggi la paura è stata più forte.

Oggi la paura è venuta su come tempesta.

Guardavo Stefan al di là della porta, ferito, torturato, inerme e quella paura ha cambiato nome.

Il suo sguardo, il modo in cui implorava che lo aiutassi.

Mi chiamava da un tempo così lontano che sembra quasi non essere mai accaduto.

E invece era lì.

Gli stessi occhi nella stessa paura.

Era come se fosse di nuovo in quel maledetto pozzo dei Lockwood.
Ricordo che mi ci volle tutta la forza che avevo per tirarlo su.

Doveva essere il 1853, aveva solo sei anni.
Ed era in quel maledetto pozzo per colpa mia.

E' sempre colpa mia.

Io che non rinunciavo a fare ciò che volevo.
Che non ascoltavo divieti imposizioni e consigli.
E lui che seguiva impavido il suo fratello ribelle.

E' finito in quel pozzo per un residuo di rabbia, cacciato come capro espiatorio di una vita di fughe.

Semplicemente non lo volevo tra i piedi.

Quando l'ho sentito urlare da lì dentro e ho visto i suoi grandi occhi supplicarmi dal buio ho sentito il terrore salirmi nel petto come un incendio.

Eppure non c'era un'ombra di risentimento in lui.
Mi guardava da quel buio con paura e fiducia.

E ci è voluta tutta la forza che avevo per tirarlo fuori da lì.

E anche tutta la calma che non ho mai avuto per capire come fare.

Quando, sfinito, ho dato l'ultimo colpo alla corda che teneva il secchio l'ho sentito avvinghiarmisi addosso.

Non dimenticherò mai quella sensazione.

Avrebbe dovuto odiarmi e picchiarmi e invece si aggrappava a me come se fossi l'unica sicurezza della sua vita.

Ricordo che era esattamente quella paura, quella sensazione, che mi tornava su al fronte, un attimo prima di premere il grilletto.

Proteggere Stefan.

Le sue braccia secche e grate intorno al collo.
I vestiti bagnati di lacrime che non versò mai.

Un coraggio ostentato a dispetto dei suoi grandi ed espressivi occhi imploranti.
Gli stessi occhi che oggi mi hanno gelato dall'interno di quella casa maledetta.

E sentivo l'istinto di entrare e uccidere così forte da bruciarmi i muscoli, e lo sentivo mischiarsi al più umano dei dolori.

Se fossi entrato mi sarei fatto uccidere.

Solo per uno sguardo di mio fratello.

E Stefan è così.

Nasconde i suoi traumi dietro la paura di far soffrire gli altri.
Ricordo che continuavo a scusarmi chiedendogli se aveva avuto paura.

E lui sentiva il mio senso di colpa come io sentivo il suo terrore nei nervi delle sue gambette ossute, eppure già allora, era lui che proteggeva me.

Dopo quell'incidente lo sentivo urlare la notte, dalla camera accanto.

Si svegliava piangendo e poi si costringeva a riaddormentarsi.
E così inventavo delle scuse, per dormire con lui e si calmava.
Poi semplicemente gli incubi sono passati e il sonno è tornato.
Ma il mio senso di colpa per la sua sofferenza non passava mai.
Per questo ho cominciato a osservarlo la notte mentre dormiva.

Avevo bisogno che il suo respiro fosse sereno per non avere paura del buio.

Era più di un secolo che non vegliavo il sonno a qualcuno.

E cosa sono ora questi sentimenti che mi inchiodano allo stipite di una porta per assicurarmi che mio fratello non riviva un incubo di 150 anni fa.

E ora il sangue è il suo incubo, il suo respiro irregolare.

Il sangue è il suo urlo nella notte.

Elena gli ha dato il suo sangue per salvarlo da un pericolo ma non sospetta che il vero pericolo Stefan ce l'ha dentro.

Che quello è il suo vero incubo.

La sua unica dannazione.

Ed Elena non lo sa.

Come può capire lei le debolezze di un vampiro?

Lei e il suo piccolo e forte e impavido cuore umano.

Che fa promesse e non le mantiene e poi ti inganna e finisce per provare compassione per il tuo dolore.

Cosa ne sa Elena delle piccolezze di noi vampiri?

Lei che vive di una giustezza che qualcuno le ha insegnato senza averne mai misurato i limiti.

Indottrinata di compassione ma mossa dal coraggio e dall'amore.

Crede che non abbia sentito il suo cuore terrorizzato e vivo di adrenalina oggi.

Lo stesso battito di Atlanta, lo stesso slancio di incoscienza.

Come spiegarle che l'amore è solo una scusa per mischiare odio ed eccitazione.

Che in questa vita non ha ancora sentito le vene pulsare e la gola bruciare, bramando la vita di altri mischiata nel loro sangue.

Come fa un'umana a vivere così intensamente la vita senza aver mai provato gli eccessi di essere un vampiro?

Come fa a vivere all'altezza dei suoi sogni oscuri, se non ricorda neanche di averli fatti.

Che anima sorprendente.

Ha dentro un fuoco che gli esseri umani non meritano.

Sono esausto.

Sento troppo forte l'eco di tutte le emozioni di oggi.

No, di ieri.

Tutte i sentimenti che non dovevo permettermi di provare.
Dovrei spegnere tutto, vivere d'istinti e scappare via da qui.

E invece ho ancora negli occhi lo sguardo implorante di Stefan.

Quel suo dannato senso di colpa e la sua paura e il sangue sul viso.

Ho aspettato con lui che gli passasse la 'sbornia' e che si addormentasse.

Ed è lì che dovevo andar via ma ora sono io prigioniero di qualcosa che avevo promesso di non provare più.

L'avevo già capito quando ho sentito la mia paura cambiare nome.

Era più di un secolo che non vegliavo il sonno a qualcuno.

E ora è quasi l'alba.

d.

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Capitolo 7
*** Mystic Falls 10 Marzo 2010 ***




Mystic Falls
10 Marzo 2010


Andare via da qui.

Molto lontano da qui.

Se non fossi l'idiota che sono scapperei.

E invece no, non riesco a staccarmi da questa follia.

E lei mi consuma.
E lei mi riempie.

Non so spiegarlo.

Mi dà ciò che non ho mai immaginato esistesse e insieme mi toglie tutto ciò che ho sempre desiderato.

E come si fa a desiderare qualcosa di cui non si conosce l'esistenza?

Elena.

Che oggi mi guardava come se non mi avesse mai visto.

Elena 

Che la notte che ci siamo incontrati la prima volta mi guardava come se mi conoscesse da sempre.

Elena.

Che con uno sguardo mi sbriciola l'anima e annulla certezze.

Sentivo la sua mano sottile tremare e fremere insieme mentre accompagnava un passo incerto e spavaldo.


Cosa pensavo di fare facendomi trovare alla fine di quella scala?

Pensavo davvero che la mia presenza bastasse a sostituire Stefan?

Siamo due sostanze diverse, incapaci di riempire l'uno i vuoti dell'altro.


Ma lei era lì sola e scendeva quella scala come se la stesse scalando.

E io volevo solo alleggerirle l'esistenza come lei ha fatto con me.

Le sentivo l'ansia, in un paradosso di paura e orgoglio.


Non riesco a dimenticare nulla di quel momento.


Il rumore del fruscio del suo abito contro la  mia scarpa ogni volta che mi veniva incontro e l'esitazione del palmo di una sua mano sulla mia spalla e l'altra abbandonata sul mio braccio e il battito del suo cuore che mi pugnalava l'anima ogni volta che appoggiava il suo corpo sul mio e le cercavo le sensazioni negli occhi frugando in ogni sfumatura confuso ed estasiato da quel ciuffo di capelli che le cadeva sullo sguardo timido e che mi confondeva direzioni e pensieri  e dovevo tenerle una mano sulla schiena e guidarla ma non riuscivo neanche a respirare e mi sono fermato su una scapola come il più imbecille e incapace degli uomini  ed ero solo un burattino fragile tra le sue mani forti e dovrei andar via e dovrei scappare e invece rimango perché un solo suo respiro ha il potere di consumare ogni mia certezza e la sola sua esistenza potrebbe dare un senso all'Universo intero.

Elena.

E  io non so niente.

Davvero credo di non aver mai saputo nulla del mondo delle donne dell'amore se il solo movimento delle sue labbra  se la sola sua capacità di sorridermi riescono a cambiare il mio destino.

E  l'ho sentito davvero il suo respiro fermarsi nel mio quando la musica è finita?
Ed era delusione quella che rendeva incerto quel suo passo mentre si allontava?

Elena.

Che per la prima volta oggi mi ha guardato.
Per la prima volta ho rivisto quello sguardo.
Quello della nostra prima volta nel bosco.

Per la prima volta dopo molto tempo aveva negli occhi quella scintilla di curiosità e passione.

La mia Elena.

Quella che conosco solo io.

Che non posso dividere neanche con lei.
Un destino infame e una scelta sbagliata.
Fino ad oggi era solo un ricordo frainteso.

La mia Elena.

Che pensavo fosse morta sotto il ponte di Wickery.

Che fosse diventata la ragazza spaventata che non mi avrebbe amato mai.

E invece sentivo il suo cuore rincorrere ricordi che non sa di avere e guardarmi sorpresa di riconoscermi.

La mia Elena.

Forse non riprenderemo mai da dove ci siamo interrotti.

Forse saremo sempre l'uno un passo avanti all'altra ogni volta che il tuo sguardo si riempirà di meraviglia guardandomi.

Saremo sempre fruscii di abiti contro le scarpe e mani che si aggrappano a momenti che non siamo capaci di riconoscere.

Saremo sempre direzioni inverse e pensieri irrisolti nascosti sul fondo di  sguardi fuggevoli e labbra piegate.

Forse un giorno i miei occhi ti guideranno in un passato che ritorna.

O forse semplicemente non accadrà mai.

Semplicemente vivrai la vita che hai scelto e non quella che desideravi.

Vivrai una vita di giustezze e certezze, invece che di avventura e pericolo.

Vivrai la vira dell'amore che raccoglie l'anima e la tiene stretta invece che quella dell'amore che la spezzetta di passione e follia.

Siamo destinati a incontrarci così, per brevi istanti, in un lampo in uno sguardo.
La tua meraviglia e la mia devozione come pietre che fanno fuoco scontrandosi.
In pochi istanti che danno ossigeno a una fiamma sopita che non si spegnerà mai.



Dovrei fuggire.

Molto lontano da qui.

E invece non sono capace.


Perché una scintilla può bastare a consumare un'anima eterna.

d.

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Capitolo 8
*** Mystic Falls 9 Aprile 2010 ***


Zac.

E’ tutto quello che ricordo.

La prima volta che l’ho sentito tra le mani riuscivo a distinguerlo.
Lo sentivo come la parte peggiore di me, ma non mi faceva male.

Era quel punto di cattiveria che stava tutto in un rumore, in un gesto che non era del mio corpo.

Era fuori.
Era altro.

Ora, dopo tanto, quel rumore mi racconta come niente altro.
Dopo tanto, quel rumore non uccide più gli altri ma me stesso.

Scrivo con la forza di un’inerzia che ricorda un’unica frase.

It’s always gonna be.
Ripetuta da più voci.

Riconoscibile in due diverse cattiverie.

Scrivo perché quando lo faccio non sono io.

Scrivo perché quando mi racconto ho l’illusione di non essere me stesso.
I mostri non scrivono.
I mostri non hanno dolore e non hanno vergogna.

Non sentono le loro mani prudere di paura e diniego.

Eppure, sono un mostro.

Non abbastanza freddo da non riconoscere il labiale di Elena in un urlo.
Nel silenzio di un mondo che invece si era fermato alla mia vigliaccheria.
E’ come avere i sensi a metà tra la sordità dell’oceano e la luce del sole.

Zac.

E’ l’ultimo rumore che ricordo.

E io mi riconosco.

Nell’odio.

Nelle parole che fanno male più di una vita di rifiuti.
Nelle sue parole che sono uguali a una vita di rifiuti.

Troppi sempre per non voler aggiungere un mai.

Perché è questo che è stato il rumore.

Il mio mai alla fine di quei sempre.
Vuoi amare sempre e solo Stefan?

E allora io ti darò il mio mai.
Perché sia una mia scelta.

Perché alla fine di quella frase ci sia qualcosa di me.
Perché non si possa più giocare a c’è qualcosa tra di noi.
E poi fare un passo indietro stringere i polsi e urlare no.
Che sarà sempre e solo Stefan e che non mi baceresti.

Ho voluto mettere un mai alla fine di una frase cattiva anche senza avverbi.

‘io non lo farei’

Tu che credevi di non aver bisogno di darti un’eternità per odiarmi.

Allora sono io a darla a te.
Perché ci sono anche io.

Perché tra me e te ci sia qualcosa di eterno.

Almeno l’odio.

E cerca di essere certa di quello Elena.

Cerca esserne certa come l’amore che provi per mio fratello.

Perché se entrambi valgono meno dell’eternità, sei una bugiarda.

E io sarò un traditore della mia cattiveria.
Dammi un odio all’altezza di quell’amore.

Almeno questo, me lo devi.

Perché sei solo una piccola umana illusa di conoscere l’amore.

E invece non sai un cazzo.

Non hai davvero amato mai abbastanza da sentire la tua vita sfuggirti e finire nei polsi arrendevoli di una donna che per la prima volta dice la verità.

Non hai davvero amato mai abbastanza da sentire la tua vita sfuggirti tra i polsi coraggiosi di una donna che dice la verità e pensa che questo basti.

Tu, non sai un cazzo, Elena.

Non sai com’è amare ciò che sai che ti farà male.
Non sai cos’è amare una scelta sbagliata e ingiusta.

Non sai cos’è amare un senso di colpa.

Tu non sai un cazzo Elena.

E pensi di poter usare la parola sempre per riempire dei vuoti che non conosci.
Non puoi davvero sentire un per sempre se non hai annaspato nella mancanza.

Perché non puoi davvero dire di aver amato se non hai mai odiato.

E lo sai, io mi odio.

Mi odio perché permetto a una piccola umana come te di lasciarmi divorare da quel rumore.
Che diventi una reazione, un gesto di vigliaccheria e non solo il mio istinto freddo di cacciatore.

E odio te perché ami avere un controllo su di me ma quando sei a un passo dal perdere il tuo, scappi.
Devi essere forte Elena, abbastanza forte da mantenere la tua promessa di odio, e io manterrò la mia.

E avrò scelto il mio sempre.
E ti avrò imposto il mio mai.
E tu non sai un cazzo Elena.

Sei solo una piccola umana incapace di accettare l’eternità.

E se non conosci l’eternità non puoi riconoscere il sempre e neanche il mai.
Eppure mi guardavi con un orgoglio e una fierezza che non dovresti avere.

Credi che l’amore ti renda forte?

Perché non l’hai mai perso.

Spera che il tuo per sempre non finisca mai Elena.

Che sia odio, o amore.
Spera che non finisca.

Perché quando perdi l’amore, quello vero, quello che non hai bisogno di per sempre e non credi che esistano i mai, intorno ti resta solo un silenzio assordante.

E allora ti resta solo una cosa da fare.

Spegnerlo.

E c’è solo un modo.

La parte di te che prova qualcosa sparisce.

Devi solo spingere l’interruttore e

zac.

d.

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