Lupi e Draghi

di bic
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fine di un lungo viaggio ***
Capitolo 2: *** Draghi ***
Capitolo 3: *** Valar Morghulis.   ***
Capitolo 4: *** Preparativi ***
Capitolo 5: *** Il viaggio ricomincia ***
Capitolo 6: *** La Barriera ***
Capitolo 7: *** Inaspettato ***
Capitolo 8: *** Rivelazioni sconvolgenti ***
Capitolo 9: *** Porta della regina ***
Capitolo 10: *** Vetro di Drago ***
Capitolo 11: *** L'elmo ***
Capitolo 12: *** Al di là della Barriera ***
Capitolo 13: *** Risveglio ***



Capitolo 1
*** Fine di un lungo viaggio ***


Fine di un lungo viaggio
 
Valar Morghulis.

Due parole che le avevano aperto la strada verso un mondo nuovo, diverso da tutto ciò che fino ad allora aveva conosciuto.
Erano le due parole che le aveva insegnato Jaqen H'ghar, le prime due parole che aveva imparato della lingua dell’antica Valyria.
Tutti devono morire.

Per anni aveva continuato a ripetere i nomi dell’odio, Dunsen, Polliver, Raff Dolcecuore, Messer Sottile e il Mastino. Ser Gregor, ser Amory, ser Ilyn, ser Meryn, re Joffrey, regina Cersei poi nei suoi pellegrinaggi aveva scoperto di doverne ripetere sempre di meno: Polliver e ser Armory erano stati uccisi da Jaqen H'ghar, poi anche il mastino era morto, Jeoffry era morto e dopo di loro molti altri, quasi tutti gli altri, non conosceva la sorte della regina Cersei e forse in realtà non le importava più molto.

Lei aveva avuto molti nomi, era stata persone diverse: Arya Stark, figlia di Ned Stark Lord di Grande inverno e Primo cavaliere del re, poi era stata Arry l’orfano amico di Gendry e Frittella, la coppiera di Tywin Lannister, la Mylady di Gendry... Chissà dov’erano Gendry e Frittella ora.
Aveva avuto altri nomi ed era stata qualcun altro da quando aveva lasciato Approdo del re.

Aveva tentato di tornare a casa, ma aveva scoperto che Grande Inverno era stato distrutto da Theon. Lo stesso Theon che suo padre aveva cresciuto come uno dei suoi figli, Theon che aveva ucciso e bruciato due bambini per confermare il suo potere.

Aveva pensato di raggiungere la Barriera dove suo fratello l’avrebbe accolta a braccia aperte, ma sapeva che i Guardiani della Notte non volevano donne alla Barriera e avrebbe rischiato di raggiungerla per esserne scacciata da lì a pochi anni: non sarebbe rimasta una bambina per sempre, purtroppo.

Così aveva raggiunto le città libere e da lì aveva scoperto la favolosa storia di una giovane donna, una regina che aveva molti nomi, proprio come lei: era nata dalla tempesta, era Khaleesi dei dothraki, era madre dei draghi.

Aveva deciso di unirsi a quella donna così forte, così impavida e ora la nave su cui viaggiava stava facendo rotta verso la baia degli schiavi. Su quella nave era un mozzo, il suo nome era Jon, il nome del suo fratello preferito, quel fratello che la capiva meglio di chiunque, l’unico in grado di leggere nel suo cuore l’ansia di combattere per la propria libertà, per non vivere sotto il giogo di un padre, di un fratello, di un marito. L’unico che le avesse donato uno strumento per permetterle di conquistarsi quella libertà: Ago.

I fuochi del porto illuminavano la notte scura e senza luna. Sarebbe scesa dalla nave appena attraccato, poi avrebbe trovato il modo di farsi ricevere dalla regina. Ormai faticava a farsi passare per un ragazzo, in quei tre anni era cresciuta parecchio e ora stava cominciando ad assumere forme decisamente più femminili, benché non fosse neanche lontanamente bella o aggraziata quanto Sansa.
La nave fu condotta in porto. La ragazza uscì silenziosamente, per lei era diventato molto facile sparire alla vista degli altri, era come un fantasma.
Si avviò verso il palazzo più imponente e maestoso della città, si accoccolò in un angolo e “scomparve”.

Le luci dell’alba la colsero impreparata: sembrava che nelle terre oltre il mare la luce fosse più forte e i colori più vividi. Aveva sentito voci secondo le quali la regina accoglieva personalmente i postulanti ogni giorno nel grande palazzo sui cui gradini aveva trascorso la notte.

Attese che le porte del palazzo si aprissero e si appostò dietro una colonna: era intenzionata ad osservare la situazione prima di lanciarsi a capofitto in qualcosa di sconosciuto. In più di un’occasione si era slavata la vita appena in tempo per non aver valutato attentamente ciò che stava per fare.

La regina apparve come una visione: i capelli argentei e la tunica chiara contrastavano con il colore scuro della carnagione abbronzata e i suoi occhi azzurri spiccavano come zaffiri. Si chiese se una donna di tale bellezza fosse reale o fosse solo un sogno. Sbatté più volte le palpebre e si rese ben presto conto che colei che aveva davanti poteva avere all’incirca l’età di suo fratello Robert. Ascoltò con attenzione i giudizi che dava nelle dispute e i consigli che forniva ai postulanti. la ragazzina non comprendeva ogni singola parola, ma capiva il senso generale delle richieste e delle risposte della regina.

La donna le sembrava oltre che molto bella anche molto saggia, così si fece avanti.
- E tu fanciulla, chi sei? – Domandò la regina con tono accondiscendente nella lingua delle città libere.
- Ho avuto molti  nomi maestà. L’ultimo, mentre ero su una nave proveniente da Braavos è stato Jon il mozzo. – la ragazzina aveva parlato nel dialetto di Braavos, ma non aveva ancora perso l’accento, così la regina continuò  nella lingua dei sette regni:- Interessante, qui abbiamo un mozzo che è una ragazza, che proviene da Braavos, ma è nata ad occidente. E dimmi fanciulla, dove sei nata esattamente?

La ragazzina puntò lo sguardo dritto in quello della regina, fino a quel momento aveva tenuto gli occhi bassi in segno di sottomissione, ma ora doveva dimostrare a colei che aveva di fronte di non essere una codarda e di volersi unire alla sua causa.
- Sono nata all’ombra della Barriera: l’inverno sta arrivando era il motto della nostra casata.
La regina sussultò: quel motto era degli Stark, sostenitori dell’usurpatore, cosa ci faceva lì quella ragazzina?
- Sei quindi una Stark?
- Come ti ho detto mia regina sono stata molte cose e sì, un tempo sono stata anche una Stark.
- Sei stata? Vuoi forse farmi credere che ora non lo sei più?
- No, maestà, una parte di me sarà sempre una Stark, e sarò sempre legata a Grande Inverno, ma la mia vita mi ha condotta in altre lande e non so se tornerò mai a quella che un tempo chiamavo casa, Grande Inverno è stata usurpata da un uomo cresciuto da mio padre come se fosse un figlio. E io, ora non ho più una casa, non sono qui per chiederti di restituirmi ciò che il destino mi ha tolto, ma per chiederti di tenermi al tuo fianco. Ho intenzione di riconquistare ciò che per generazioni è appartenuto alla mia famiglia e per farlo voglio aiutarti a conquistare ciò che è tuo di diritto. Tu più di chiunque altro dovresti comprendere la sincerità delle mie parole.

La ragazzina chiuse la bocca e, per la prima volta dopo tanto tempo, sentì scorrere sulle guance gocce che lasciavano solchi bianchi sul viso sporco. Erano salate quelle lacrime, avevano il sapore del mare che aveva attraversato.

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Capitolo 2
*** Draghi ***


Draghi

La regina osservava quella ragazzina con il faccino sporco e le lacrime che scivolavano silenziosamente lungo le guance: non un singhiozzo, non un battito di ciglia.
Come aveva fatto quel fagotto di stracci, poco più che una bambina a compiere un viaggio così lungo? La cosa la incuriosiva, ma era ormai molto cauta nel prendere le sue decisioni, tuttavia la bambina conosceva sicuramente molte cose del mondo occidentale che lei ignorava.

- La decisione è presa: rimarrai al mio servizio per un mese, passato il quale sarai libera di andartene o di restare, durante questo mese, tuttavia farai ciò che ti verrà richiesto.
- Come comandate, maestà.
- Bene, allora per prima cosa un bagno e dei vestiti puliti.
Le sue ancelle si avvicinarono alla ragazzina e la scortarono in una delle stanze degli ospiti.
- Non ho bisogno di aiuto per fare il bagno: non sono una poppante, sono perfettamente in grado di fare da sola! – La fanciulla non tollerava di essere toccata da mani estranee.

Le ancelle tuttavia non si allontanarono dalla stanza, rimasero a vegliarla con discrezione e fecero sparire tutti gli indumenti fatta eccezione per la piccola spada. Cercarono di districarle i nodi che aveva nei capelli che in quegli anni aveva sempre tagliato come meglio poteva con rasoi e coltelli di fortuna: quando erano abbastanza lunghi li raccoglieva in una coda che poi tagliava. Ormai era parecchio che non procedeva con quella operazione, perciò le ancelle spazzolarono le ciocche tutte di lunghezze diverse e cercarono di acconciarli come meglio riuscivano per renderla quantomeno presentabile. Le proposero sontuosi abiti da indossare per recarsi al cospetto della regina, ma lei adocchiò un semplice abbigliamento dothraki: non amava gli abiti eleganti o le stoffe pregiate, non era come Sansa. 
Al cospetto della regina Daenerys fece un inchino degno di un cavaliere, ma non le baciò la mano.

-  Allora, Lady Stark, ora che siamo sole posso finalmente conoscere il tuo nome?
- Maestà, non sono mai stata Lady Stark, mia sorella Sansa, si può fregiare di quel titolo, ma io sono quanto c’è di più distante al mondo da una Lady, per quanto riguarda il mio nome ne ho avuti davvero molti, ma quello che mi è stato dato da mio padre, Eddard Stark, Lord di Grande Inverno è Arya. Se vi piace usate questo nome Maestà, se preferite darmene un altro lo accetterò di buon grado.
- Arya è un bel nome e ti si addice, ma ora vorrei conoscere la tua storia, cosa ti porta così lontano da Grande Inverno?
- Mio padre fu nominato Primo Cavaliere da Re Robert Baratheon, ma quando egli morì suo figlio Jeoffry lo fece decapitare, mia sorella che era stata promessa a Jeoffry fu costretta a sposare il fratello minore della regina Cersei detto folletto perché nano. So che riuscì a fuggire e trovò rifugio presso la sorella di mia madre, ma non ho sue notizie da molto tempo.
Mio fratello Robert e mia madre furono uccisi a tradimento alle nozze di mio zio. Bran e Rickon, i miei fratelli minori furono trucidati dalla mano di Theon Greyjoy quando tentrono di fuggire da Grande Inverno. L’ultimo fratello che mi è rimasto, il mio più caro amico è Jon Snow, figlio di un’altra madre si è votato ai Guardiani della Notte e con i suoi confratelli protegge le terre al di qua della Barriera dalle incursioni dei nemici siano essi Bruti o Estranei.
Io ho vagato alla ricerca della mia vendetta contro coloro che avevano fatto del male alle persone che amavo, alcune di loro sono morte per mano mia, o per mano di altri: Valar Morghulis, ma è una guerra più grande di me e forse non è quella che sono destinata a combattere.
La ragazzina appoggiò Ago sul tavolo: - Come vedete la mia storia non è poi così interessante, ma sono qui per mettere a vostra disposizione la mia spada e la mia vita, sarò al vostro fianco finché non vi vedrò assisa sul Trono di Spade.

Daenerys era stupefatta: quella ragazzina parlava come un cavaliere, e se quello desiderava, quello avrebbe avuto.
La regina aveva numerose incombenze: stava facendo i preparativi per la partenza, aveva intenzione di attraversare il mare e raggiungere i Sette Regni al più presto, aveva impiegato più tempo del previsto a portare la pace nella terra delle Arpie. Il suo più grande desiderio ora era raggiungere Approdo del Re a dorso di drago, aveva iniziato a cavalcare Drogon da pochi giorni e il suo ribelle “figliolo” non sembrava apprezzare particolarmente la novità.

Dopo cena scese nel cortile dove i Draghi generalmente riposavano, non si era ancora rassegnata a tenerli legati perché li amava e non sopportava l’idea di costringerli come li aveva visti nella Casa degli Eterni a Qarth. Arya la seguì, era affascinata dall’idea di vedere i draghi e scoprì che non erano spaventosi come credeva, in effetti Drogon un po’ spaventoso lo era: con una scia di fumo che usciva costantemente dalle sue narici dilatate, Vyserion invece le dava la sensazione di essere un gran pigrone, ma chi la colpì veramente fu Rhaegal.

Era più piccolo rispetto ai fratelli e le sue scaglie verdi riverberavano la luce del tramonto, senza nemmeno rendersi conto di cosa stava facendo, Arya si avvicinò al drago allungando una mano e poggiandola tra le narici. Aveva le dimensioni di un grosso cavallo, ma da come muoveva la coda sembrava un cagnolino, le ricordò improvvisamente Nymeria e desiderò che il suo metalupo le fosse accanto, così, senza sapere come, scivolò nella mente del drago.

Il lucertolone non prese questo intimo contatto come un’intrusione e accolse l’anima lieve della bambina mostrandole cosa vedeva con i suoi occhi.
Arya aveva sempre immaginato i draghi come degli immensi lucertoloni scarsamente intelligenti e molto pericolosi, dovette ricredersi: Rhaegal era molto intelligente, aveva capito che c’erano esseri che non andavano attaccati e che a seguire la Madre non si sbagliava, la ragazzina percepì anche l’amore che il giovane drago provava per colei che li aveva fatti nascere, allevati e cresciuti.

Arya si riscosse sorridendo e si rivolse a Daenerys: - Maestà, sono certa che l’abbiate fatto involontariamente, ma il nome che avete dato a questo bel lucertolone verde non è molto azzeccato.
La regina, ancora sconcertata dal modo in cui il suo piccolo si era lasciato avvicinare e perfino toccare da Arya, ci mise un momento ad elaborare l’informazione.
- E come mai di grazia?
Arya sorrise, e Dany si rese conto che diventava persino graziosa quando assumeva quell’aria sbarazzina abbandonando l’austerità che gli ultimi anni di privazioni le avevano dipinto sul volto.
- Beh perché Rhaegal in realtà è una femmina.
Lo stupore della Khaleesi aumentò ancora:  - Come fai a saperlo? Nessuno è in grado di stabilire il genere di un drago.
- In effetti è parecchio strano, prima d’ora non ero mai riuscita ad entrare in contatto con un altro animale, mi capita a volte di sognare di essere nella pelle del mio metalupo Nymeria, ma non mi era mai accaduto di scivolare sotto la pelle di una altro animale e da sveglia, oltre tutto.
- E quindi è stata lei a dirti di essere una femmina?
- No, più che altro è stata una percezione, come il fatto che lei sia l’unica da cui sia stata attratta, credo che sia un fatto di pelle o se vogliamo parlare il linguaggio dei draghi di scaglie. E c’è anche un’altra cosa, Rhaeg vi ama, vi adora sopra ogni altra cosa vi ama più dei suoi stessi fratelli.
- Rhaeg? – Daenery s ripeté il nomignolo affibbiato al suo drago con un mezzo sorriso poi riprese: - Bene, Arya di casa Stark, a quanto pare sei una fonte inesauribile di sorprese, ma dimmi, ti piacerebbe montare in groppa a Rhaegal?

La ragazzina quasi si mise a saltare dalla gioia e, in men che non si dica, fu in groppa al drago che, pur senza finimenti, sembrava fosse nato per farsi cavalcare.
- Maestà, posso fare un volo?
- Attenta fanciulla, potresti cadere e non credo che il volo per te sarebbe privo di conseguenze.
- Prometto che farò attenzione starò attaccata al collo di Rhaeg e non cadrò! – Arya sembrava tornata bambina: le guance rosse, il sorriso sulle labbra e gli occhi che brillavano.
- Cosa aspetti allora? Monta in groppa e vai!

La sensazione che provava era indescrivibile, aveva trovato un appiglio tra le scaglie nella parte posteriore del collo e il drago si era issato in volo appena lei era riuscita a posizionarsi in modo da non cadere, il paesaggio sottostante era indescrivibile, avrebbe voluto raggiungere la Barriera per mostrare a Jon cosa era in grado di fare, ma un giorno lo avrebbe incontrato di nuovo, di questo era certa.
 Rhaegal planò ed atterrò.

- Allora, come è stato il volo?
- Splendido Maestà, non avevo mai provato niente di simile, è davvero l’esperienza più bella che io abbia mai fatto nella mia vita, vi ringrazio di avermelo permesso.
Daenerys si rese conto di aver trovato un cavaliere per Rhaegal.  

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Capitolo 3
*** Valar Morghulis.   ***


Valar Morghulis.
 
Barristan Selmy faticò molto a riconoscere in quella ragazza la bambina che aveva raggiunto Approdo del re insieme a Ned Stark. Quando il vecchio cavaliere arrivò nel cortile Arya stava ripulendo i ricoveri dei draghi giocando con Rhaegal che le soffiava fumo intorno mentre lei spalava letame.

- Senti, Rhaeg, cosa ne dici di fare un falò di tutta questa m…
- Una Lady non dovrebbe esprimersi in questi termini e soprattutto non dovrebbe passeggiare così vicina ad un animale pericoloso come un drago.

Arya si voltò ed osservò il nuovo venuto con attenzione ricollegandolo a un’immagine che si perdeva nella sua memoria, non ricordava il nome, ma ricordava la cappa dorata che indossava quell’uomo ad Approdo del re.

- Mi ricordo di voi, eravate il capo delle guardie ad Approdo del re, avete arrestato mio padre e pur sapendo che era innocente non avete fatto nulla per salvarlo.

La voce di Arya era diventata dura e il suo sguardo glaciale aveva trapassato come un coltello il vecchio cavaliere.
Il drago, percependo il cambiamento nel tono di voce di Arya, aveva girato il collo come a guardare più attentamente quell’uomo che da anni ormai era il braccio destro di sua madre, la regina, e aveva cominciato a far schioccare la coda come se fosse una lunga frusta.

- Non posso darti torto lady Stark, ma non ho fatto altro che eseguire gli ordini del mio re.
- IO NON SONO LADY STARK! Lady Stark era mia madre e per colpa di gente come voi lei è morta, Rob è morto, Bran e Rickon sono morti e soprattutto per colpa vostra mio padre è morto, mio padre si fidava di voi e voi lo avete tradito.
- Sono qui per fare ammenda con voi, se desiderate avere la mia testa eccomi, ma se desiderate imparare a combattere non credo ci sia un altro cavaliere in questa terra dimenticata dagli dei disposto ad aiutarvi quanto me. Sono stato uno sciocco a non rendermi conto di ciò che significavano i Lannister al governo e per espiare questa mia colpa mi sono recato ad offrire i miei servigi alla regina Daenerys. Come sono al suo servizio così sono al vostro.

Arya si voltò verso Rhaegal e gli accarezzò il muso, poi dandogli un lieve buffetto gli sussurrò all’orecchio: - Allora, lo facciamo sparire quel letame?
Il drago ubbidì e diede fuoco al cumulo di sterco sotto gli occhi esterrefatti di Barristan Selmy: - Credevo che l’unica persona in grado di comandarli fosse la regina.
- Infatti io non mi azzardo a comandarla: mi limito a chiederle gentilmente un favore e se lei desidera mi accontenta, in questo assomiglia molto alla sua mamma. Sapete, ho scoperto che i draghi sono esseri estremamente intelligenti Rhaeg, ad esempio ha capito che ci sono esseri viventi di cui non può cibarsi e fa riferimento a sua madre per capire quali questi esseri viventi siano. In qualche modo deve averlo insegnato anche ai suoi fratelli, perché non mi risulta ci siano state molte vittime umane dei draghi dalla fine della guerra. Tuttavia credo che tra qualche tempo forse Rhaeg imparerà ad assecondare anche altre mie richieste oltre a quella di eliminare un po’ di sterco. Valar Morghulis Sir Barristan.
- Bambina, tu stai forse cercando di minacciarmi?
- Non oserei mai, Sir, un avvertimento, forse. Non ho più nulla da perdere e quindi so muovermi con più circospezione rispetto a mio padre il cui unico fine era ristabilire l’ordine e garantire la giustizia. Voi non ripeterete lo stesso errore, non tradirete nuovamente un membro di casa Stark. Sono una persona ragionevole e mi basta la vostra parola, convivremo pacificamente al fianco della nostra Khaleesi, ma non sarete voi a insegnarmi come essere un cavaliere. Non ho bisogno di sentire favolosi racconti di imprese eroiche perché non sono una sciocca né una bambina e a Braavos ho appreso più sull’uso delle armi di quanto potessi sperare di imparare.
Non sarò un cavaliere, io sarò una cavalcatrice di Draghi e sarà in questo modo che servirò e seguirò la mia regina.

Clap, clap , clap.
- Molto bene Arya, dai prova di coraggio e di saggezza per essere una fanciulla così giovane, sono certa che Rhaegal abbia avuto le sue buone ragioni per scegliere te come sua amazzone.

Daenerys aveva assistito allo scambio di battute fin dal principio senza farsi notare.
Arya chinò il capo quando la vide: - Maestà, perdonate la franchezza, ma non ho intenzione di prendere lezioni di cavalleria da un traditore.
- Non posso darti torto, ma in questi anni Barristan Selmy non mi ha mai dato motivo di dubitare della sua correttezza nei miei confronti.
- Non intendevo mancarvi di rispetto, semplicemente non ho intenzione di riporre la mia fiducia in lui. Ci rifletté un attimo poi aggiunse: - … e non intendevo nemmeno essere presuntuosa quando ho affermato che potrei convincere Rhaeg ad operare scelte culinarie differenziate.
- Credo di aver compreso a cosa ti stessi riferendo e, benché capisca questo legame che hai instaurato con la mia piccola, preferirei che ti astenessi dall’utilizzarla come arma di ricatto e, o minaccia nei confronti dei miei consiglieri.

Nel rimprovero della regina non vi era alcun tipo di rabbia o cattiveria, era come se Arya avesse ricevuto un buffetto dalla vecchia Nan per aver rubato dei biscotti in cucina. Nulla poteva accomunare Daenerys all’unica altra regina che conosceva, la khaalesi e la regina Cersei erano diverse come il giorno e la notte e Arya si rese conto che per aiutare Daenerys avrebbe dato volentieri la propria vita.

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Capitolo 4
*** Preparativi ***


Preparativi
 

I giorno si susseguirono nei ferventi preparativi per l’imminente partenza. Daenerys aveva deciso di lasciare un contingente di Immacolati e una parte dei suoi cavalieri dothraki che sapeva detestavano il mare, a presidiare Astapor e le terre circostanti finalmente pacificate.

Il viaggio per nave non sarebbe stato molto lungo: avrebbero attraversato la baia degli schiavi e poi avrebbero proseguito a piedi verso le città libere. Daenerys aveva inviato messaggeri affinché tutti sapessero che avrebbe raggiunto Braavos e quindi capo Tempesta a che da lì avrebbe dato l’attacco ad Approdo del re.

Poi aveva mandato altre staffette ad avvertire che avrebbe attraversato l’antica Valyria e avrebbe raggiunto le terre occidentali passando attraverso il mare di Dorne.

In realtà erano pochi coloro che conoscevano esattamente le intenzioni della regina: la flotta con il grosso dell’esercito di fanteria: i suoi immacolati, avrebbe raggiunto le terre occidentali navigando a vista lungo le Stepstones. I Cavalieri dothraki avrebbero raggiunto l’occidente attraverso le città libere percorrendo i brevi tratti di mare tra Lorath e Braavos per raggiungere il continente occidentale a Capo Tempesta. Il regno di Dorne era stato risparmiato dalla sanguinosa guerra che aveva portato la rovina nel resto dei sette regni e Daenerys che dubitava in un vero e proprio appoggio, sperava quantomeno di evitare uno scontro diretto. La cavalleria dothraki e l’esercito di immacolati si sarebbero incontrati al confine della marca di Dorne e lì avrebbero atteso ordini.

Dal canto suo Daenerys aveva progettato un differente viaggio per sé e per i suoi draghi. la sera prima della partenza raggiunse Arya nelle sue stanze.

- Ciao, posso entrare?
- Scusate, maestà, siete la regina e per di più siete a casa vostra, non mi sembra il caso che chiediate il permesso di entrare. – Arya ridacchiò e si sedette sul letto.

Nel mese che avevano trascorso insieme Arya aveva finito con l’abituarsi alla dolcezza e alla gentilezza della khaalesi e si era sentita serena come non lo era dai tempi di Grande Inverno. Aveva sognato spesso di trovarsi al nord e di percorrere le fredde terre del Bosco dei Lupi con Cagnaccio. Riusciva a percepire anche la presenza di Spettro e di Estate, ma era felice di correre con Cagnaccio e di cacciare con lui, lì era a casa. All’inizio aveva attribuito questi sogni di libertà e tranquillità alla pace che aveva trovato in quella landa tanto lontana: con Daenerys aveva un rapporto che non era mai riuscita ad instaurare con Sansa, condividevano molti interessi e vivere a stretto contatto con lei aveva migliorato un pò il suo carattere spigoloso che negli ultimi anni si era ulteriormente indurito.

Con il ripetersi dei sogni, però, si era resa conto che percepiva sempre di più il contatto con Nymeria come se l’essere entrata “sotto la pelle” di Rhaegal avesse risvegliato il suo istinto metamorfo.

- Arya, domani mi metterò in cammino per raggiungere il continente occidentale e reclamare il Trono di Spade. È passato un mese da quando ti ho presa sotto la mia protezione. Come promesso intendo lasciarti libera di decidere del tuo destino.

- Maestà, non ho intenzione di allontanarmi dal vostro fianco e poi chi credete che cavalcherebbe Rhaeg, non sarà scorbutica come Drogon, ma non è nemmeno uno zuccherino se non ci si sa fare.

Daenerys sorrise: - Speravo che la tua scelta fosse questa.

Le prese la mano e le lasciò scivolare all’interno un ciondolo d’argento legato ad una catenina, Arya lo studiò attentamente: la testa di un lupo con gli occhi di zaffiro fuoriusciva da sotto l’ala protettiva di un drago con gli occhi di ametista.

- Arya, so di non poter sostituire i cari che hai perso, per te non posso certo essere una madre né tanto meno un padre, ma se mi fosse possibile vorrei che potessi considerarmi una sorella, non voglio prendere il posto di Sansa, però mi manca una famiglia.

La ragazzina era senza parole: - Io, questa sì che è una sorpresa, certo che mi farebbe piacere, ma forse non sono proprio la persona giusta.

- Arya, - il volto di Daenerys si era fatto serio e grave – Io non potrò mai avere dei figli, per tentare di salvare il mio Sole e Stelle ho ucciso il bambino che portavo in grembo e con lui se ne è andata la possibilità di avere altri figli. Gli unici figli che avrò mai sono Drogon, Rhaegar e Vyserion, ma non posso pensare di riconquistare il trono per precipitare il regno nel caos e nella distruzione alla mia morte. Come mia sorella tu diventeresti erede legittima al Trono di Spade. Sei disposta ad accettarlo? Se hai bisogno di pensarci lo capisco, è una scelta difficile.

- No, maestà, non è una scelta difficile, accetto! Non per essere un giorno regina o perché dei figli che probabilmente non avrò mai possano un giorno ereditare un trono su cui è più facile tagliarsi che stare seduti. Accetto perché non c’è nulla la mondo che mi renderebbe più felice di poter dire di essere sorella di Daenerys Targaryen, nata dalla tempesta, madre di draghi e khaalesi dei dothraki.

- Bene, Arya, allora la prima cosa da fare è smettere di chiamarmi maestà e cominciare a chiamarmi Dany, non sento più pronunciare il mio nomignolo da troppo tempo e un pò mi manca.

Poi devi aiutarmi a preparare il bagaglio per il viaggio perché io e te non seguiremo le truppe, ma attraverseremo il mare con l’aiuto di Drogon e Rhaegar.  Vyserion che è un gran pigrone resterà a dare man forte a Jhogo, sai che ormai riesce a cavalcarlo almeno finché Vyserion non decide di spiccare il volo, nel qual caso si vedono scene abbastanza comiche con quest’omone grande e grosso che bestemmia come un bruto contro tutti gli dei vecchi e nuovi.

Arya scoppiò a ridere.

- Bene, maes... volevo dire Dany, che viaggio intendi fare con i nostri cari draghi per raggiungere il continente occidentale?

- Attraverseremo a volo il Mare dei Brividi, faremo rotta verso il porto di Ibben e poi raggiungeremo la terra ferma a Karhold, da lì procederemo verso la barriera, ho bisogno di parlare con i Guardiani della Notte.

- Quindi potrò rivedere Jon? – Ad Arya, cui l’idea di fare un viaggio simile era parsa una sorta di follia, si accese una luce di speranza negli occhi.

Dany annuì

- Allora ci toccherà vestirci in modo molto pesante, su al nord è pieno inverno e si gela, per lo meno i Draghi riusciranno a scaldarci quando saremo sulla terra ferma, ma in volo dovremo prepararci a combattere contro il freddo pungente. L’unica cosa che mi preoccupa è il volo da Ibben a Karhold: non è una distanza che si percorre agilmente, ci sono dei piccoli scogli ed isolette non segnate in mezzo, credo che dovremo fare almeno un paio di tappe.

Daenerys si avviò verso la porta e, appena prima di uscire si voltò ancora una volta: - Mi raccomando Arya, porta solo lo stretto indispensabile, non possiamo caricare troppo i draghi o non riusciremo a percorrere nemmeno metà della strada.

- Non preoccuparti per me Dany, stai tu attenta a non esagerare!

La regina si mise le mani sui fianchi e disse: - Ma come osi?

Arya si difese: - Sei tu che hai detto di voler essere mia sorella, ora ti tocca subire anche le battute di un’amorevole sorellina minore.

Detto questo le gettò le braccia al collo e le schioccò un sonoro bacio sulla guancia: - Buonanotte, Dany.

- Buonanotte Arya

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Capitolo 5
*** Il viaggio ricomincia ***


Il viaggio ricomincia
 
- Dany vira a sinistra! Vedo un’isoletta verso occidente, sta facendo buio, dobbiamo accamparci!

Daenerys non riusciva nemmeno più ad annuire tanto era congelata. Il viaggio era stato piacevole e semplice fino a Ibben dove l’arrivo delle due donne a cavallo dei draghi aveva destato scalpore, timore e rispetto. Durante i due giorni in cui si erano fermate ad Ibben Daenerys si era recata nei palazzi dei ricchi, ma anche nelle case dei poveri, prestando aiuto ed ascoltando i problemi delle persone: - Proprio non riesci a non fare la cosa giusta, vero Dany? – Arya era impaziente di natura e non tollerava questi slanci buonisti della regina.
– È inutile che tu dia denaro a quelle povere donne perché comprino la farina per il pane, appena girerai le spalle gli uomini le picchieranno per andarsi a bere il denaro che hai dato loro, i loro bambini continueranno a girare per le strade con gli occhi famelici delle bestiole sperdute e le loro figlie finiranno per prostituirsi per un pezzo di pane.

- Quanto sei cinica Arya.
- Non sono cinica, sono realista: ho visto questa scena ripetersi in tutti i posti in cui sono stata: da Approdo del Re a Braavos, fatta eccezione per Grande Inverno, mio padre cercava di evitare che queste cose succedessero e comunque faceva in modo che i delicati occhi e le dolci orecchie delle sue bambine non sentissero e vedessero le ingiustizie che si perpetravano anche lì.

Quando Daenerys si rese conto che Arya aveva ragione e che era inutile cercare di cambiare il modo di ragionare di quelle donne, disfatte e sconfortate, che si piegavano sotto il bastone dei loro uomini come pecore belanti, invece di andarsene o reagire, ripresero il viaggio. Quando avevano cominciato ad attraversare il mare a nord, Arya aveva preso il comando della spedizione e Dany era diventata sempre più silenziosa. La più giovane delle due sapeva orientarsi molto bene ed era abituata al freddo pungente del Nord, man mano che si avvicinavano verso la costa occidentale Arya si faceva sempre più irrequieta e anche più impulsiva rischiando almeno in un paio di occasioni di farsi disarcionare da Rhaegal, solo in quelle occasioni Dany interveniva per calmare sia la fanciulla che la bestia.

Scesero in ampi cerchi su un’isoletta: poco più di uno scoglio e Arya si precipitò immediatamente ad aiutare Daenerys che aveva un principio di congelamento: la portò al riparo in una caverna e cominciò a riscaldarla, entrando sotto la pelle del suo drago riuscì a farsi accendere un fuoco e a farsi pescare del pesce, la regina era totalmente impreparata a quel freddo: - Credevo che il Deserto fosse il luogo peggiore del mondo, ma il freddo mi sta uccidendo. – Disse Daenerys non appena riuscì ad articolare una frase di senso compiuto.

- Riposati Dany, mentre volavamo ho visto le coste di Skagos, domani a quest’ora se tutto va bene ci troveremo in una capanna al calduccio. E dopodomani raggiungeremo la Barriera.

Arya si stava rendendo conto che quella che avevano intrapreso stava rischiando di diventare una missione suicida, era ormai trascorsa una settimana da quando avevano lasciato Ibben e anche i draghi cominciavano a patire quel freddo per loro così innaturale. si raggomitolò accanto a Dany tra i corpi caldi dei due draghi e si addormentò sognando di raggiungere Spettro: Nymeria attorniata dal suo branco saltellava felice intorno al fratello e insieme fecero una lunga corsa fino a raggiungere la Barriera.

Quando si svegliò ebbe la prepotente sensazione che molto presto avrebbe rivisto la sua meta – lupa oltre che suo fratello.
Era l’alba, ma si prospettava una giornata senza neve, svegliò Daenerys che era ancora arrotolata nel suo mantello da viaggio foderato di pelliccia e scaldò con la brace rimasta i pesciolini avanzati la sera prima.

- Forza Dany, dobbiamo andare. – il tono di Arya era stranamente dolce, così diverso dal solito che la regina si scrollò di dosso la sonnolenza e squadrò la giovane compagna: - Cosa è successo, cosa ne hai fatto della Arya fredda e cinica che conosco?
- Ma piantala Dany, ho solo fatto un bel sogno . – rispose offrendole un pezzo di pesce.

Daenerys storse il naso, ma mangiò il pesce e dovette ricredersi perché il gusto affumicato le stuzzicò l’appetito.
- E in questo sogno c’era un bel cavaliere errante che ti caricava sul suo cavallo e ti portava a regnare in una terra lontana?
- Che incubo! Ho detto che era un bel sogno! Ho rivisto Spettro, il meta – lupo di mio fratello Jon e so che sta bene e che mi sta aspettando, pensi di farcela a cavalcare tutto il giorno? Ti trovo meglio e se i tuoi piccoli ce la faranno possiamo fare solo una breve tappa a Skagos e poi ripartire per la Barriera, probabilmente arriveremo di notte, ma almeno guadagneremo un giorno.

Ripresero il volo non incontrarono bufere né tempeste di neve e riuscirono a raggiungere Skagos prima del tramonto.

- Non avevo mai visto la neve e ora non ne posso già più – disse Daenerys smontando Drogon e dandogli un buffetto sul muso, Arya sussurrò a Rhaegal di aspettarle perché non ci avrebbero messo molto, sfoderò Ago e si diresse verso il villaggio più vicino.

Sembrava deserto e solo da una capanna usciva un filo di fumo, si avvicinarono e guardarono all’interno una vecchia vicino al fuoco stava rammendando.
Arya bussò e la vecchia raggiunse claudicante la porta e fece entrare le ragazze: - Due giovani donne, che rarità, qui non c’è più nessuno.

- L’inverno sta arrivando. – Disse Arya fissando negli occhi la donna che la guardò e rispose: - miss Lyanna, siete venuta a prendermi per portarmi nel mondo oltre il mondo dove la primavera dura per sempre?

Daenerys guardò prima Arya poi la vecchia.
- No mia signora, io non sono Lyanna, sono Arya, figlia di Ned Stark, lei era mia zia, voi la conoscevate?
- Sì, che destino tragico, povera fanciulla, e chi c’è con voi? I miei occhi non sono più quelli di una volta.
Daenerys si tirò giù il cappuccio e lo sguardo della vecchia si accese di terrore: - Tu hai i colori dei Targaryen, chi sei fanciulla, cosa fai qui?
- Sono Daenerys Targaryen, nata dalla tempesta.
- Sì, ora ricordo, tu e tuo fratello eravate sulle isole lontane, cosa fai qui, non portare altra distruzione, ti prego.

Dany si inginocchiò accanto alla vecchia che si era seduta nuovamente accanto al fuoco: - Non preoccupatevi, io sono qui solo per conoscere queste terre che non ho mai visto e per parlare con i Guardiani della notte.
- Anche a sud sono arrivate le voci sugli Estranei? I Corvi non riescono più a respingerli e i Bruti si stanno accalcando sui confini della Barriera perché sono terrorizzati.
- Quindi le notizie che avevo ricevuto erano vere.
- Dany, abbiamo fatto tutto questo viaggio perché volevi appurare la realtà delle voci sugli Estranei?Potevo dirtelo anche io, sono storie inventate per far spaventare i bambini. – sbuffò Arya
- Anche i Draghi erano estinti, eppure i miei figli sono vivi e vegeti, come ben sai. – Dany era entrata sulla difensiva.
- Tu hai risvegliato i Draghi? Allora non tutto è perduto, raggiungi i Guardiani della Notte e aiutali a produrre armi in ossidiana, sono le uniche che possono respingere gli estranei. L’inverno è arrivato e con esso la lunga notte, ma forse in questo modo riuscirete a vedere una nuova primavera.

Non ho molto da offrirvi, solo un pò di pane e del formaggio, fermatevi per la notte e domani mattina potrete ripartire, non uscite ora con il buio della notte.
- Grazie, ma le nostre cavalcature hanno bisogno di un luogo adatto per fermarsi, ripartiremo subito per la Barriera e forse la raggiungeremo alle prime luci dell’alba.
- Quali cavalcature vi permetterebbero un viaggio così lungo in una sola notte?
- I miei figli, ovviamente.
Dany diede una moneta alla vecchia signora: - Grazie per la vostra ospitalità.
- Daenerys Targaryen ultima del suo nome, pacificherai i sette regni e tu Arya di casa Stark governerai con saggezza.
- Grazie è una splendida benedizione.
- No bambina – disse la vecchia accarezzandole la guancia - le nebbie a volte si aprono e vediamo uno scorcio di futuro.
Le ragazze uscirono nell’aria gelida: - Quasi quasi torniamo dentro e partiamo domani mattina?
- Dany, non essere pigra e poi quella povera donna dormirebbe per terra pur di farci riposare sul suo giaciglio, non mi sembra giusto poverina, è così anziana, ma perché non ha detto a te che regnerai con saggezza? Io salirò sul trono di spade solo quando tu sarai morta e sepolta alla tenera età di centodieci anni, il che farà di me la più anziana erede al trono mai vista…

Le due fanciulle scoppiarono a ridere, l’anziana donna le osservò e si asciugò una lacrima. Daenerys Targaryen, avrebbe compiuto una scelta differente rispetto al trono e stava per abbracciare la sua scelta. 

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Capitolo 6
*** La Barriera ***


La barriera
 
Il viaggio notturno fu più gelido di quanto si fosse aspettata e temeva per l’incolumità di Dany, ma sembrava che Rhaeg e Drogon avessero trovato nella foresta qualcosa di più appetitoso del pesce perché apparivano forti e veloci come quando erano partiti da Ibben.
Lo spettacolo che si parò di fronte ai loro occhi all’alba toglieva il fiato: la Barriera si ergeva per chilometri e sfavillava nella luce dell’alba tingendosi di rosa.

- È bella da mozzare il fiato. – Urlò Arya, ma non ricevette risposta. osservò con più attenzione e vide Daenerys mortalmente pallida, entrò sotto la pelle di Rhaeg e le comunicò la propria apprensione per la regina, Rhaegal si accostò a Drogon e con le loro ultime forze si spinsero fino al limitare della Barriera.
Arya urlò con tutto il fiato che aveva in gola, si tagliò le mani contro la porta finché qualcuno non giunse ad aprire.

- Devo vedere immediatamente mio fratello Jon Snow. – Disse sorreggendo come meglio poteva Daenerys ormai priva di sensi.
- Arya?
Quella voce, gli occhi della ragazzina si riempirono di lacrime e, quando sollevò lo sguardo sull’uomo che aveva davanti ne riconobbe gli occhi, il portamento fiero, gli erano cresciuti sia i capelli che la barba.
- Portala al caldo, è semi assiderata, io mi occupo dei draghi.
- Cosa?-
- Senti è una lunga storia, ora Dany ha bisogno di scaldarsi e dimmi dove posso sistemare i draghi senza che nessuno possa far loro del male.
- Porta della Regina, ti mando una scorta a cavallo.
- Ok, ci vediamo tra qualche ora, ti prego prenditi cura di Dany.

Arya si allontanò e Jon ebbe appena il tempo di vederla salire sul dorso di una strana creatura verde e prender il volo seguita da un’altra creatura nera.
Jon portò Dany nella sua stanza, chiamò Pyp e Grenn dicendo loro che la sua sorellina Arya li attendeva alla Porta della Regina e di portarla rapidamente da lui, poi si dedicò a curare Daenerys.

Le tolse la cappa di pelliccia e gli stivali sistemandola sul suo letto.
Non aveva una grande esperienza in fatto di donne, ma quella che aveva di fronte era di gran lunga la più bella che avesse mai visto: i lineamenti fini e i capelli d’argento era l’esatto contrario di Ygritte, pensò con una fitta al cuore.

Dany aveva la febbre, Jon le scaldò mani e piedi che da blu stavano tornando ad avere un colore quasi naturale, quando la udì muoversi la sollevò e le fece bere del brodo caldo.
- Ho freddo Sole e Stelle, abbracciami, ti prego. – bofonchiò Daenerys sotto quel cumulo di coperte. Jon le massaggiò le braccia e la schiena finché non sentì il respiro della ragazza farsi più tranquillo e rilassato.

Poi la lasciò riposare. Percorse la sua piccola stanza camminando avanti e indietro, un turbine entrò nella stanza e gli volò al collo facendogli perdere l’equilibrio e mandandolo a sbattere con il sedere per terra:- Vedo che sei diventata una vera lady in questi anni.

- Scemo, lo sai che la Lady di casa Stark è sempre stata Sansa.  – Poi, abbassando lo sguardo aggiunse in un sussurro – non sai quanto mi sei mancato Jon.
Il giovane aiutò la sorella ad alzarsi: - Certo che non sei più una bambina, ora spiegami cosa ci facevi in groppa a quelle bestie e chi è questa ragazza.
- Non ci crederai mai, ma nel tuo letto si trova niente popò di meno che Daenerys Targaryen, nata dalla tempesta, Khaleesi dei dothraki, madre dei draghi, eccetera. Certo che detto così non suona molto bene, tra l’altro come sta?
- Ha la febbre, ma non è assiderata, con qualche giorno di riposo dovrebbe riprendersi senza problemi, per lo meno non ha perso né le dita delle mani né quelle dei piedi, ma ora raccontami di te. – le disse posandole di fronte una scodella di latte caldo e un piatto di carne.
- Per i sette Dei, quanto mi è mancata la carne cucinata alla maniera del nord. Quando nostro padre è morto sono fuggita con una comitiva per raggiungere la Barriera, sono finita a fare la coppiera di Tywin Lannister, poi sono stata rapita dai briganti, sono arrivata al castello dei Frey proprio mentre stavano uccidendo Robb e mia madre, poi sono riuscita a raggiungere Braavos e da lì ho raggiunto la baia degli schiavi e mi sono unita alla causa di Denerys. E tu?
- Ho tradito, spergiurato e in linea di massima non mi sono spostato più di tanto dalla Barriera, qui siamo nei pasticci: gli Estranei sono reali e non sappiamo più come respingerli. Ora va a riposare, quando la tua amica starà meglio potremo discuterne con tranquillità.

Arya si accorse di quanto era stanca solo quando, dopo essersi tolta mantello e stivali si accoccolò accanto a Dany e piombò in un sonno profondo, nel frattempo Jon doveva escogitare un modo per giustificare la presenza di due fanciulle nella sua stanza, certo Pyp e Grenn lo avrebbero aiutato come sempre, gli avrebbe fatto comodo anche avere l’aiuto di Sam, ma lui era lontano, sperso chissà dove.
Durante la cena annunciò a i confratelli che due persone erano giunte dalle terre dell’est che al momento si trovavano nei suoi alloggi e che non sarebbero state disturbate perché esauste dal lungo viaggio. Aggiunse che, poiché si trattava di due fanciulle si aspettava da ognuno di loro un contegno degno del migliore Guardiano della notte e che dato che non poteva condividere la stanza con delle ragazze avrebbe dormito nella stanza dell'attendente il quale sarebbe tornato nella camerata delle reclute.

- Domani al più tardi all’ora di cena chiederò loro di raggiungerci per decidere come comportarci data la situazione anche se suppongo che non si fermeranno a lungo. – Concluse infine.
Al mattino, quando si diresse verso i suoi alloggi, trovò Spettro accucciato davanti alla porta che gli ringhiò prima di permettergli di entrare.
La situazione che si trovò davanti lo lasciò alquanto perplesso: Arya piangeva disperata tra le braccia di quella che doveva essere la famosa Daenerys Targaryen, ma che a lui sembrava solo una giovane donna intenta a consolare un’amica.
- Arya, cosa diavolo è successo?
- Stai lontano, non guardare, mi vergogno, ti prego. – Singhiozzò la sua sorellina cercando di coprire la macchia rossa che si trovava sulle lenzuola.
Jon di donne non ne sapeva molto, ma la situazione gli risultò subito abbastanza chiara: la sua sorellina aveva definitivamente abbandonato l’infanzia.
Costernato guardò negli occhi l’altra ragazza: - Per favore procurati delle vecchie lenzuola e dell’ovatta, poi vai dal vostro guaritore e fatti preparare un decotto di Belladonna e valeriana, ora io cerco di calmarla è un momento un pò delicato.

Mentre bestemmiava contro la sua malasorte si recò prima ad ordinare il decotto e poi nella lavanderia a recuperare un lenzuolo, pure quella ci mancava: Estranei che si avvicinavano, due ragazzine a cavallo di Draghi e pure una sorellina che era diventata adulta sotto i suoi stessi occhi, avrebbe di gran lunga preferito che questa cosa succedesse in un altro momento, miglia e miglia lontano da lui: a Grande Inverno con Catelyn pronta a spiegarle ciò che stava accadendo, con Sansa felice per lei e per tutte le possibilità che le si aprivano dinnanzi.
Invece era accaduto nel posto peggiore: una guarnigione di uomini molti dei quali condannati alla Barriera per aver commesso reati orribili contro delle fanciulle.
Imprecò nuovamente mentre tornava nei suoi alloggi: - Mi dispiace Arya. – Le disse solamente poggiando sul tavolo infuso e lenzuola e lasciando la stanza.

Daenerys uscì sbattendo la porta: - Cosa intendi dire con quel mi dispiace, cos’è visto che adesso la tua sorellina è abbastanza grande cercherai di venderla come una giumenta da monta?
- Ma per chi mi hai preso? Mi dispiace che in questo momento con lei non ci sia sua madre, mi dispiace di non poter far nulla per cambiare questa situazione: solo i sette dei sanno quanto Arya fosse terrorizzata dall’idea di diventare una donna, è ciò da cui ha cercato di fuggire per tutta la vita, non lo diceva, ma ho sempre saputo leggere molto bene i suoi sentimenti.
- Il fatto che sia una donna non la rende meno coraggiosa o meno decisa di molti degli uomini che ho conosciuto e non pensare nemmeno lontanamente di accasarla per riportare Grande Inverno agli Stark.
- Sentimi bene ragazzina, io sono suo fratello, ma prima di tutto sono un Guardiano della Notte, e non ho nessunissima intenzione di scegliere per lei, mi sembra che se la sia cavata egregiamente fino ad ora, lei sa che se avrà bisogno di me sarò qui, ma non ho intenzione di prendere decisioni per lei e, grazie al cielo, ora che è una donna a tutti gli effetti può davvero scegliere come gestire il suo futuro.

Daenerys era rimasta senza parole: come si permetteva quello zotico di un corvo di chiamarla ragazzina e di rivolgersi a lei con quel tono? E come mai intorno a lei il corridoio stava cominciando a girare e davanti agli occhi vedeva tante lucine bianche?
Per fortuna i riflessi di Jon scattarono all’istante e riuscì a prendere Dany prima che cadesse a terra priva di sensi, aprì con un calcio la porta e quasi lanciò la giovane sul letto.

- Cosa avevate da urlare tanto?
- La tua amichetta credeva che volessi venderti al migliore offerente, ma per chi mi ha preso?
- Forse per suo fratello: è quello che è successo a lei.

Tutta una serie curiosa di ingiuriosi epiteti si fece strada nel cervello di Jon, ma l’unica parola che uscì dalle sue labbra fu: - Merda.
- Jon, lo so che è giovane, ma rivolgiti a lei con più rispetto, fino a prova contraria è una regina e non hai idea del mare di uomini che ha al suo comando.
- Quando ho detto che mi dispiace è perché mi è parso che tu non fossi contenta della cosa e volevo esprimerti solidarietà.
- Guarda che l’avevo capito. Stasera scenderemo per cena così potremo discutere di tutto ciò che ha in mente Dany di fronte ai tuoi uomini, Lord Comandante.
- L’hai saputo?
- Certo i tuoi amici continuavano a lamentarsi del fatto che ormai passi con loro sempre meno tempo, sono due tipi simpatici. Ora torna alle tue faccende, ci vediamo più tardi.

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Capitolo 7
*** Inaspettato ***


Scusate il ritardo, ma nei giorni scorsi non potevo connettermi, ecco il nuovo capitolo, un po' più corposo per farmi perdonare. 


Inaspettato
 
- Dany, ora prova a svegliarti, è quasi ora di cena e dobbiamo scendere.

La giovane regina si stiracchiò, si sentiva molto meglio e aveva una gran fame.

- Mio fratello ci ha portato dei vestiti, guarda.

Arya stringeva tra le mani una casacca grigio scuro e dei pantaloni neri.

- Molto eleganti, hanno quel tocco di lutto che non guasta mai.
- E dai Dany, non fare la sofisticata, per lo meno sono abiti caldi, hai deciso cosa dire ai Guardiani?
La donna annuì facendosi seria.

Quando entrarono nella grande sala calò immediatamente il silenzio. Le due giovani si sedettero al tavolo principale ed immediatamente Daenerys cominciò a parlare: - Sono Daenerys di casa Targaryen, ultima del suo nome, vengo qui per portarvi aiuto: prima di riconquistare i Sette Regni è fondamentale che le difese non cadano: un contingente dei miei Immacolati sta viaggiando su navi veloci per venire ad accrescere le vostre fila, non sono molti, ma sono ben addestrati, si tratta di seicento uomini. Ho inoltre saputo che avete avuto attacchi da parte degli Estranei nei territori Oltre barriera e quindi ritengo che i miei Draghi possano aiutarvi a produrre nuove lame di Ossidiana.

- Mia Signora, le vostre parole ci sono di grande conforto in questa situazione così delicata. - Jon era sincero, non era certo da lui essere così ossequioso. 
- Vi avverto che i miei Draghi sono creature pericolose, pertanto solamente Arya ed io possiamo avvicinarli, che a nessuno di voi salti in mente di attaccarli per qualsivoglia motivo: hanno già ucciso e potrebbero farlo ancora, non voglio Guardiani della Notte sulla coscienza, siete così pochi …

- Ma Arya è poco più che una bambina – saltò su Pyp – Ho una sorellina della sua età, Lord Comandante, come puoi permettere che …
Non aveva ancora finito la frase che si era trovato Ago puntato al collo: - Non sono una bambina, nessuno può dirmi cosa devo fare, tu mi sei simpatico ed è per questo che Ago non è ancora finito dritto nella tua giugulare.

- Arya! 

Due voci avevano pronunciato all’unisono il suo nome: la prima agghiacciata, la seconda scocciata. Jon era rimasto sconvolto non solo dalla velocità della sorella, ma anche dalla sua furia: faticava a sovrapporre quell’immagine a quella della ragazzina in lacrime vista quella mattina e ancora di più a quella della bambina che aveva lasciato Grande Inverno tre anni prima. Daenerys, invece, che non aveva mai visto la bambina e invece conosceva molto bene l’adolescente impulsiva, mal tollerava questo suo atteggiamento.

Immediatamente la ragazzina si mise sull’attenti rinfoderando Ago: - Perdonatemi maestà, scusami Pyp, Lord Comandante, non si ripeterà.
Erano bastati il tono e lo sguardo di Daenerys per riportare alla ragione Arya: l’ultima cosa al mondo che desiderava era contrariare la sua regina, la sua amica l’unica sorella che ormai aveva.

- Chi c’è a Grande Inverno?
- Roose Bolton.
- Come sta governando?
- La gente si sta spingendo sempre più a nord verso la Barriera o sempre più a sud verso il tridente, so che alcuni sono arrivati all’Altopiano ed altri addirittura a Dorne: Grande Inverno come lo conoscevamo non esiste più, ormai è territorio dei Bruti, li ho praticamente lasciati entrare io.
- Cosa? Ma sei impazzito?
- Arya sono persone, quello contro cui stiamo cercando di combattere ora è qualcosa di completamente diverso: gli Estranei, tu non hai idea di cosa voglia dire fronteggiarli, non lascerei nemmeno il mio peggior nemico nelle loro mani e lì si trattava non solo di uomini, ma anche di vecchi, donne e bambini.
- Arya, lascerò il contingente di Immacolati sotto il tuo diretto controllo qui sulla Barriera e anche Rhaegal resterà qui con te almeno fino a quando la minaccia degli Estranei non sarà rientrata, mi aspetto regolari rapporti. – Arya rimase a bocca aperta. – E naturalmente mi aspetto che tu segua le direttive del Lord Comandante e che non compia azioni sconsiderate di testa tua.
- Lord Comandante, l’unica richiesta che ti faccio prima di concederti l’aiuto del mio Drago, degli immacolati e di mia sorella è che Porta della Regina diventi il loro avamposto.
-  Mia Signora, intendete lasciare un contingente di seicento soldati sotto la guida di una ragazzina che ha quasi pugnalato un uomo che aveva fatto un commento sulla sua giovane età?
- Lord Comandante, cosa sai degli Immacolati?
- Sono temibili guerrieri, pare che non temano nulla e che obbediscano al proprio padrone in qualunque situazione.
- Sono anche eunuchi se ciò che ti preoccupa è la possibilità che la tua sorellina perda la sua virtù e obbediranno ai miei ordini non perché sono la loro padrona, ma perché li ho lasciati liberi di decidere della loro vita.
- Mia signora, fino a quando i tuoi Immacolati non arriveranno tu ed Arya potrete soggiornare nei miei alloggi.
- Lord Comandante, non lo ritengo molto opportuno, ci recheremo domani mattina a Porta della Regina e resteremo lì fino a quando il contingente ci raggiungerà. Non intendiamo importunare più del dovuto i Guardiani della Notte con la nostra presenza nel Castello Nero. – poi, rivolgendosi a tutti i presenti riprese - Guardiani, avrei potuto prendere accordi con il vostro Lord Comandante senza parlarne di fronte a voi, ma siete dei Confratelli, pertanto era giusto che tutti conosceste dalla mia voce queste decisioni, c’è qualcuno di voi che ha qualche cosa in contrario?

Nessuno osò parlare dopo la scena in cui Pyp aveva rischiato il collo a causa di Arya.
- Signori, vi prometto che se anche qualcuno di voi avesse qualcosa da obiettare Arya non scatenerà la sua furia su nessuno. – Aggiunse sorridendo.

Arya sbuffò e tutti cominciarono a ridacchiare e chiacchierare.
Dany osservò più attentamente Jon aveva gli occhi tristi come se avesse perduto qualcosa di molto importante nel passato, ma non erano gli stessi occhi di Arya, si assomigliavano molto, d’altra parte avevano lo stesso padre, tuttavia c’era qualcosa di più: il modo di muoversi di Jon gli ricordava la forza di Arya.
Si voltò verso la sorella che stava osservando attentamente le reclute, una in particolare.

- Arya, cosa stai guardando?
La ragazzina si fece rossa in volto e bofonchiò un: - Niente. – che non convinse affatto Dany.
- Lord Comandante, possiamo cominciare a produrre subito le lame in ossidiana, ma avremo bisogno di qualcuno che sappia maneggiare sostanze fuse, c’è per caso qualche fabbro tra i tuoi Confratelli?

Jon girò la domanda ai suoi compagni e subito due confratelli ed una recluta si alzarono in piedi. Il volto di Arya si fece ancora più rosso: - Non ho più fame, salgo sulla cima , ho bisogno di aria.
Jon stava per fermarla quando la mano di Daenerys si posò sul suo braccio: - Lasciala stare, ha bisogno di riflettere. D’altra parte le ho affidato un compito molto importante per una ragazzina.
Nessuno si accorse che tra le fila delle reclute anche qualcun altro si era alzato.

Arya era seduta sul bordo della barriera con le gambe che penzolavano nel vuoto, sarebbe stato un gran bel salto.

- Mylady cosa credi di fare?
- Ti ho già detto di non chiamarmi così e poi non sono più la Arya che conoscevi, finalmente sei riuscito a raggiungere la barriera.
- Anche tu a quanto pare.
- Hai poi scoperto perché tutti ti volevano ammazzare? 
- Pare che mio padre fosse Re Robert e che io sia l’unico dei suoi bastardi ancora in vita.
- Questo fa di te un possibile erede al trono di spade? Dovrei essere io a chiamarti Mylord allora.

Arya si alzò, si voltò e lo abbracciò: - Mi sei mancato Gendry, tu e Frittella mi siete davvero mancati un sacco, se voi foste stati con me sarebbe stato tutto diverso.
Gendry si staccò lentamente da lei rosso in volto: - Non dovresti fare così, tu non sei più una bambina e io invece sono un uomo.
- Pensavo di essere al sicuro, i guardiani sono come gli immacolati, no?
- Primo non ho ancora prestato giuramento secondo no, a noi non lo tagliano perciò non ti conviene provocarmi.
- E chi ti provoca, ma mi vedi? Nemmeno il più disperato dei pervertiti proverebbe attrazione fisica per una come me.

Gendry non le lasciò nemmeno il tempo di ridacchiare alla sua battuta: le prese il viso tra le mani e la baciò avevano le labbra screpolate per il freddo e i loro respiri si confondevano, le lingue cominciarono a danzare come Drogo e Rhaeg quando giocano, pensò Arya, poi vide altre immagini di se stessa qualche anno prima, provò un sentimento dolce: malinconia e senso di protezione, si rivide poche ore prima, quando aveva attaccato Pyp e percepì paura e incredulità, si rivide pochi istanti prima quando aveva abbracciato Gendry, sentì il proprio corpo contro quello del ragazzo e nel profondo una sensazione di desiderio cominciò a farsi strada in lei, desiderio di stringerla, di spogliarla e di accarezzarla, di leccare e baciare e mordere e.. il ragazzo si staccò da lei, quasi con impeto: - Cosa hai fatto?

Arya ancora stupita lo guardò ansiosa: -Non ho fatto nulla.
- Mi sei entrata nella testa, come hai fatto, cosa hai visto?     
- Per gli dei perciò quello che ho visto erano le tue sensazioni? Ti faccio paura, quindi.

Disse con una punta di rammarico, poi ripensò all’ultima immagine che aveva visto e diventò rossa.
- Non solo paura, allora. – sussurrò poi riprese – Non mi era mai capitato con un essere umano con Nymeria, con Rhaegal, ma mai con una persona, scusa, non so cosa sia successo, non riesco a controllare questa cosa. E sta diventando sempre più forte, ti faccio paura?
Gendry le accarezzò la guancia: - No, temevo di averti spaventata io, quelle immagini che mi sono esplose in testa, ecco, scusa, diciamo che è la risposta alla tua battuta.
Arya si sentì sollevare per il colletto: - Cosa diavolo fai qui da sola con questa recluta!

La voce di Jon era salita di un’ottava mentre alle sue spalle Daenerys avvolta in una pesante pelliccia di orso se la rideva sotto i baffi.
Con l’aria più innocente del mondo Arya rispose: - Gendry ed io ci siamo conosciuti mentre fuggivo da approdo del re, mi ha aiutato parecchio ed è anche un bravo fabbro, lascialo venire con noi a Porta della Regina.  
- Non ha ancora prestato giuramento: non ha finito l’addestramento.
- Vuoi le daghe e le punte di freccia di ossidiana o no? Manda Gendry con noi e tieni i tuoi fabbri professionisti così la Barriera non rimarrà sguarnita e noi avremo comunque una guardia del corpo, non che con Drogon e Rhaegal ne abbiamo davvero bisogno, ma almeno tu sarai un po' più tranquillo, no?
- Arya, non so se è una buona idea. – Daenerys aveva visto una luce strana negli occhi della ragazzina e sicuramente non aveva intenzione di prendersi cura di un cuore spezzato.
- Invece a me sembra una buona idea, Gendry, te la senti?
- Si Lord Comandante!
- Tu non sai niente, Jon Snow.- Disse Daenerys.

Jon rimase senza parole e una vecchia ferita cominciò a sanguinare. 
Si voltò di scatto e se ne andò lasciando gli altri tre interdetti.
- Deve essere qualcosa che ho detto io, forse è meglio che lo segua, Arya, mi raccomando comportati come si conviene. - la Khalesi si avviò con calma dietro Jon.
- Gendry, io...
- Tu sei una Lady e io entrerò a breve tra i guardiani, non possiamo pensare di costruire nulla.

Arya gli mise l'indice sulle labbra.
- Non mi interessa sentire quello che dici, già una volta ti ho chiesto di essere una famiglia, anche se all'epoca non mi rendevo conto di cosa stessi chiedendo. Ora non ti domando la stesa cosa: Daenerys è la mia famiglia e io sono la sua, abbiamo bisogno l'una dell'altra. Ti chiedo solo amicizia per il momento.
- Il problema è questo, non so se io sono in grado di esserti solo amico, se questa amicizia non dovesse più bastare e mi trovassi a farti del male?
- Tranquillo, non avresti la possibilità di rammaricarti perché moriresti prima ancora di rendertene conto.

Lo disse con aria di sufficienza, ma già mentre pronunciava quelle parole si rendeva conto che non sarebbe mai stata in grado di fare del male a Gendry.
Arya si voltò di nuovo verso il buio oltre la Barriera e si strinse nella pelliccia, Gendry rimase in silenzio accanto a lei.

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Capitolo 8
*** Rivelazioni sconvolgenti ***


Rivelazioni sconvolgenti
 
Daenerys bussò alla porta del Lord Comandante. Dopo aver concesso i suoi alloggi a Daenerys ed Arya era tornato ad occupare quello dell'attendente ed aveva spedito il suo giovane aiutante con gli altri confratelli.

- Credo di avere detto qualcosa di sbagliato, me ne scuso. - Daenerys era regale anche quando chiedeva scusa, Jon le fece cenno di accomodarsi accanto al camino, Spettro la annusò e lei diede al Metalupo una grattatina dietro le orecchie, Jon si stupì della naturalezza con cui la giovane si era approcciata ad una bestia che avrebbe potuto staccarle la testa con un morso. Poi si riscosse:
- Non è colpa vostra mia Lady, la frase che avete detto prima mi ha portato alla mente ricordi dolorosi.
- Voi avete amato e perduto, capisco i vostri sentimenti meglio di quanto pensiate: il mio sole e stelle è morto a causa mia.
- In primo luogo io non avrei mai dovuto amare, il mio giuramento me lo impedisce.
- Reciteresti il giuramento dei guardiani della notte per me?

- Cala la notte, e la mia guardia ha inizio. 
Non si concluderà fino alla mia morte. 
Io non avrò moglie, non possiederò terra, non sarò padre di figli. 
Non porterò corona e non vorrò gloria. 
Io vivrò al mio posto, e al mio posto morirò. 
Io sono la spada delle tenebre.
Io sono la sentinella che veglia sul muro. 
Io sono il fuoco che arde contro il freddo, la luce che porta l'alba, il corno che risveglia i dormienti, lo scudo che veglia sui domini degli uomini. 
Io consacro la mia vita e il mio onore ai Guardiani della Notte. 
Per questa notte e per tutte le notti a venire.

- Ti sei dunque sposato? Hai avuto dei figli?
- Non mi sono sposato, quanto ai figli, non credo che il bambino di Ygritte sia mio.
- Quindi si chiama Ygritte...
- Chiamava, ho trascorso un periodo con i Bruti di Mance Rider e dovevano credere che avessi abbandonato definitivamente i Guardiani della Notte, lei era baciata dal fuoco: con i lunghi capelli rossi, è stata lei a catturarmi in tutti i sensi, non avevo mai pensato alle ragazze, lei era quanto di più diverso da una Lady poteva esistere per certi versi mi ricordava Arya con quello spirito indomito e il disprezzo per il pericolo.

Daenerys sospirò, capiva perfettamente a cosa si riferiva Jon.
Non capiva perché stava parlando con quella sconosciuta di fatti così personali, argomenti di cui non avrebbe mai discusso con nessuno e che gli pesavano sulla coscienza da tanto, troppo tempo, però continuò: - Quando si rese conto che sarei sempre stato un Corvo, così ci chiamano i Bruti, mi usò come bersaglio trafiggendomi tre volte con le sue frecce, ma non aveva davvero intenzione di uccidermi, altrimenti ora non sarei qui a parlarti.
Qualche mese più tardi una delle mogli di Craster arrivò alla Barriera Stringendo un fagotto, disse che il bambino era figlio di Ygritte morta nel darlo alla luce e che i Bruti lo ritenevano maledetto per via dei suoi capelli e dei suoi occhi, non voleva esporlo agli Estranei così l'aveva portato alla Barriera come ultimo desiderio della madre, l'ho preso sotto la mia protezione anche se non è mio figlio, lo dovevo ad Ygritte per il modo in cui l'avevo trattata.

Concluse indicando il letto su cui dormiva un bimbo di circa due anni, Daenerys si avvicinò e rimase di sasso: il piccolo aveva i capelli d'argento dei Targaryen.
- Lord Comandante, di che colore sono gli occhi del bambino?
- Sai che è curioso, ha un occhio grigio e l'altro ha lo stesso colore dei tuoi. Quando l'hanno visto i Bruti volevano esporlo, ma Mance ha detto di eseguire le ultime volontà di Ygritte e che il posto migliore per un bambino così era sulla Barriera e che se ne sarebbero occupati i Corvi.

Daenerys sospirò: - Come c'è finito il sangue dei Targaryen nelle vene di questo bambino?
- Cosa?
- Si, Jon Snow, solo i Targaryen hanno occhi e capelli così, cosa sai tu delle tue origini?
- Non so nulla di mia madre, mio padre era Ned Stark di Grande Inverno.
- Ned Stark non ti ha mai parlato di tua madre?
- Preferiva dimenticare il suo tradimento nei confronti di Lady Catlyn.
- E se invece la spiegazione fosse un'altra?
- Dubito che mio fratello, ultimo dei Targaryen abbia ingravidato una Bruta oltre la Barriera, perciò è possibile che Ned Stark abbia avuto te da qualche donna Targaryen, anche se proprio non saprei chi.
- Questo ci renderebbe parenti?
- Pare di sì - sorrise Daenerys - e dimostra anche un'altra cosa: se nelle tue vene scorre sangue Targaryen quel bambino è davvero tuo figlio. Ora ti lascio Lord Comandante.
- Grazie Daeneys nata dalla tempesta, mi hai dato molto su cui meditare.

Jon si avvicinò al letto del bimbo e lo osservò attentamente.
Nessuno dei confratelli, quando la moglie di Craster aveva portato il bambino aveva pensato che potesse essere figlio suo per via del colore degli occhi e dei capelli e anche lui aveva pensato che Ygritte si fosse consolata con un altro uomo, la cosa lungi dal turbarlo l'aveva reso ancora più propenso ad occuparsi del bambino, come avrebbe fatto con il figlio di Robb se fosse stato possibile: voleva fare di quel bambino un Guardiano della Notte migliore di quanto non fosse lui, ma se quello che Daenerys diceva era vero forse quel bambino avrebbe potuto essere un erede al trono era quindi più importante che mai tenerlo nascosto ai Lannister.
Si sarebbe consultato con la regina la mattina seguente: avrebbe fatto parte della scorta che accompagnava le due giovani a Porta della Regina.
Daenerys Targaryen era una donna molto interessante.
 
- Arya, tu sai che stai giocando con il fuoco?

La ragazzina sbuffò non era dell'umore giusto per sentire prediche, ora era una donna e aveva lottato per la sua libertà.

- Arya, se ti metti nei guai con Gendry sarà un problema per entrambi.
- Dany, siamo solo amici.
- Ora siete amici, ma quel bacio di cui mi hai detto poco fa, mi fa presagire ben altro, è vero che sei una donna, ma gli uomini hanno la straordinaria capacità di considerarci loro proprietà quando giacciamo con loro, tu conoscevi Gendry tre anni fa le cose sono cambiate, cosa sai in realtà di lui?
- So che è l'ultimo bastardo di Robert Baration, perciò anche in lui scorre sangue di re, a dire il vero è più nobile di me, eppure per lui sarò sempre Mylady, me l'ha detto fin troppo chiaramente.

Daenerys era stanca di dare consigli, per quella sera aveva fatto abbastanza: la gente di Grande inverno era davvero testarda.

- Va bene Arya, ora sono stanca, ti va di raccontarmi una storia?
- Per esempio?
- La vostra versione della storia della ribellione?

- Non sono molto brava a raccontare storie, ciò che mi ricordo dei racconti della vecchia Nan era che tuo fratello in un torneo aveva donato a mia zia la corona di bellezza e il giorno dopo l'aveva rapita e portata in una torre, però mio padre diceva che in mia zia scorreva il sangue del lupo, se fosse stato vero non sarebbe stato così facile rapirla, non mi hanno mai descritto Lyanna come una romantica sdilinquita, al contrario doveva essere una piuttosto decisa, perciò secondo me aveva seguito tuo fratello di sua volontà anche perché se ti assomigliava doveva essere decisamente meglio di quel toro di Robert Barateon.

Daeneeys sorrise.
- Del resto non so molto, quando mio padre la trovò stava morendo, non ho mai capito però come sia morta, so solo che era in un letto pieno di sangue.

Daenerys si rizzò a sedere.
Ora le tessere stavano andando al loro posto, Dany cominciò ad effettuare una serie rapida di collegamenti, del tutto ipotetici, tuttavia plausibili.

Una donna che muore dissanguata in un letto potrebbe aver appena partorito, cosa potrebbe fare il fratello di quella donna per evitare che il suo unico nipotino muoia per mano del suo migliore amico? Riconoscerlo come proprio figlio bastardo sperando che somigli più alla madre che al padre, e almeno in questo era stato fortunato, i caratteri ereditari avevano saltato una generazione e si erano fatti vivi in quella successiva. Era ora che Jon Snow scoprisse qualcosa di più delle sue origini.

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Capitolo 9
*** Porta della regina ***


Dany non aveva chiuso occhio e appena le tenebre si erano dissipate lasciando il posto ad una grigia giornata di bufera si era avvolta nel mantello ed aveva raggiunto il Lord Comandante. Non ci era voluto molto per raccontargli le proprie intuizioni scatenate la sera prima dal racconto di Arya, e se Jon dapprima era rimasto perplesso da quanto appreso, ora stava lentamente convincendosi che forse ci fosse una certa logica nelle affermazioni della regina venuta dall'est. Quando anche Arya fu in piedi raggiunse l'alloggio del fratello e vi trovò Dany e Jon che conversavano amabilmente.
I venti avevano cominciato a soffiare prepotentemente durante la notte e sembrava che la tempesta non intendesse diminuire la propria intensità.
- Mie signore, ritengo poco opportuno mettersi in viaggio con questa tormenta.
- No, dobbiamo assolutamente raggiungere i Draghi, non sono abituati a queste temperature e nemmeno alla neve, potrebbero spaventarsi, finire nei pasticci in qualche modo...
- Arya, ti rendi conto che stai parlando di due draghi e non di due passerotti appena caduti dal nido?- disse Jon sollevando gli occhi al cielo, poi, rivolgendosi a Daenerys riprese:- Khaleesi, ritieni che i tuoi draghi possano resistere fino a quando la tempesta non si sarà un po’ calmata?
Daenerys sorrise: - Come dici Lord Comandante, non sono due passerotti sprovveduti, ritengo che riusciranno a resistere qualche altra ora senza di noi.
Il Lord Comandante aveva raggiunto le sue ospiti per proporre un rinvio alla loro partenza a causa del maltempo, quando si sentì un raspare alla porta ed un lieve guaito.
Arya aprì e vide entrare Spettro che con aria mesta portava sulla schiena un bimbetto di circa due anni.
- E questo chi è?- Domandò Arya basita nel vedere quanto quel bimbo assomigliasse a Daenerys.
- Lui è Benjen Snow, è un figlio della Barriera.
- Vuoi dire che è figlio dello zio Benjen?
Jon diventò color porpora: - No, ecco, vedi, lo abbiamo chiamato così perché tutti qui volevano bene a zio Ben che è stato disperso oltre la Barriera ormai molti anni fa.
Daenerys intervenne: - E deve il cognome Snow a suo padre.
Jon fulminò la regina con uno sguardo, quella pettegola non poteva farsi i fatti propri?
Arya, che ovviamente non aveva capito rispose: - Certo, quello stronzo non l'ha riconosciuto, povero piccolo.
- Ciò che Lady Daenerys voleva dire è che ha preso il mio cognome.
- Quindi tu... lui...
- Sì, sono suo padre.- Era strano ammetterlo, fino alla sera prima l'aveva sempre considerato il figlio di Ygritte nei confronti della quale aveva un debito d'onore, ora le cose erano improvvisamente cambiate.
- Oh, bè, non ti somiglia per niente. - Disse Arya sollevandolo per le ascelle e guardandolo dritto negli occhi. - Ah, no, in effetti l'occhio destro l'ha preso da te.
Daenerys rispose: - È perché ha preso dal ramo Targaryen della famiglia.
Arya assunse uno sguardo interrogativo: - Scusate, ma non ci sto capendo niente.
Così Daenerys cominciò ad esporre le ipotesi su cui aveva ragionato la notte precedente.
Arya la ascoltava rapita mentre il piccolo Benjen, ormai stanco di cavalcare Spettro aveva cominciato a giocare con i bastoncini della cesta accanto al camino.
- Perciò, se ho capito bene Jon sarebbe tuo nipote, nonché mio cugino e tu saresti la prozia di Ben? Wow, siamo diventati tutti una grande famiglia! Forte.
- Arya, è inutile che ti spieghi quanto questa cosa vada tenuta segreta, ne va dell'incolumità di Jon e di Ben, i Lannister troverebbero il modo di eliminarli. Quanto a te Jon Sonow, che non ti venga in mente di chiamarmi zia, ma visto come stanno le cose direi che sarebbe opportuno eliminare gli onorifici ed utilizzare semplicemente i nostri nomi, sei d'accordo?
- Va bene Daenerys, come desideri. – Jon era ancora in stato confusionale dopo tutte le scottanti ipotesi proposte da quella che, a quanto pareva, risultava essere sua zia.
Nel primo pomeriggio la tempesta si era ormai esaurita e si misero in marcia verso porta della regina. Il vento pungente penetrava sotto gli strati di pelliccia, ma cavalcare era certamente meno tremendo che volare a dorso di drago e le due giovani donne spronavano i propri destrieri molto più di quanto non facessero gli uomini, un piccolo manipolo di Guardiani tra cui Grenn e Gendry.
Durante il viaggio non parlarono molto, ma giunti a destinazione si diedero tutti un gran daffare a rendere quantomeno vivibile la Sala Grande, mentre Daenerys correva a salutare i suoi figli: non l’avrebbe mai ammesso, ma le erano davvero mancati.
Con una spazzata al pavimento e un fuoco vivo nel camino la Sala aveva abbandonato le sembianze di un antro infernale per trasformarsi in un riparo quantomeno accettabile. Daenerys e Arya durante il viaggio da Ibben a Karhold avevano dovuto adattarsi a situazioni ben peggiori.
- Come Stanno Drogon e Rhaeg?
- Tranqulli, mi pare, credo che nella foresta abbiano trovato qualche grosso animale perché c’era un buon profumo di carne arrostita e quelle che sembravano le ossa di un paio di cervi.
- A Bran e Rickon piacerebbe vedere i draghi. -  Disse Jon quasi sovrappensiero.
- Ne parli come se fossero ancora vivi. – Lo guardò Arya dritto negli occhi.
- Rickon lo è: si trova presso gli alfieri di tuo padre, gli Arren, Bran so da fonte certa che si è spinto oltre la Barriera, ma non ho idea di dove si trovi ora.
- Sono vivi?- La voce di Arya era quasi un sibilo soffocato
- Certo che sono vivi. - rispose Jon stupito.
- Dobbiamo riportare Rickon a Grande Inverno: ne è l'erede legittimo.
- Ad essere corretti in linea gerarchica Grande Inverno spetterebbe a Sansa e ai suoi figli, poi a te, quindi a Bran ed infine a Rickon. – puntualizzò Jon, ma Arya fece un rapido gesto con la mano per far intendere che non le importava affatto.
- Dany, cosa ne dici? Una volta messa in sicurezza la Barriera potremmo riconquistare i sette regni partendo da Grande Inverno, c'è qualcuno di cui ti fidi ciecamente a cui potremmo affidare la reggenza del Nord fino a quando Rickon non sarà abbastanza grande per governare da solo? Ci vorrebbe un uomo giusto, che però sia anche in grado di riconoscere e sventare eventuali intrighi e che guidi Rickon in modo che diventi un uomo retto degno erede di mio padre.
- A me viene in mente un solo nome e so che non ti piacerà.
- Barristan Selmy, vero? – Disse Arya storcendo il naso.
- Gli affiderei i miei figli se ne avessi.
- Bene, allora chiedigli di unirsi agli Immacolati che raggiungeranno la Barriera.
- Wow, Arya, mi stai forse dando un ordine? - Domandò Daenerys sollevando un sopracciglio.
Arya diventò rossa: - No, io, scusa..., io, non so cosa ..., è che l'idea di rivedere il mio fratellino che credevo morto mi ha fatto perdere il contatto con la realtà.
Daenerys scoppiò a ridere: - No, va bene, tra qualche tempo sarai alla guida di un contingente di soldati, è meglio che impari a dare ordini.
Dopo una cena frugale fu piuttosto imbarazzante l’organizzazione per la notte, gli uomini si sistemarono tutti da una parte finché Daenerys affermò: - Non mordiamo mica, se vi avvicinate potrete godere del calore del fuoco e non preoccupatevi, ci fidiamo della vostra integrità morale in quanto Guardiani della Notte.
Tuttavia nessuna delle due fanciulle quella notte fu in grado di chiudere occhio perché i tre uomini russavano così forte che ad un certo punto della notte Drogon cominciò ad emettere strani versi come per zittire quel rumore assordante.

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Capitolo 10
*** Vetro di Drago ***


Mi scuso per non aver più pubblicato, ma avevo avuto un crollo di ispirazione. Spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo.
Un abbraccio a tutti coloro che mi seguono
ciao
bic
 

Vetro di drago

I giorni seguenti furono impegnati in attività convulse, nessuno aveva idea di come creare l’ossidiana, tentarono con tutte le rocce a loro disposizione e ai draghi sarebbe venuto il mal di gola forza di sputare fiamme se ad Arya non fosse scappata la pazienza e non avesse lanciato una bottiglia di vino vuota contro una roccia mentre Daenerys incitava Drogon con l’ennesimo Dracaris non ci sarebbero mai arrivati.
Il calore del fiato del drago, mischiandosi con i silicati del vetro ed i cristalli della roccia produssero quella che sembrava una buona imitazione del Vetro di Drago.
Una volta appurato quali erano le sostanze necessarie il difficile fu trovare degli stampi che resistessero ai soavi sbuffi dei figli della regina.
Alla fine l’idea fu di Gendry: il marmo era l’unica sostanza abbastanza dura da resistere al fuoco dei draghi.
Insieme ad altri due Guardiani cominciò ad usare martello e scalpello in modo da creare degli stampi a forma di freccia, di lama e di falce in modo da poter utilizzare il maggior numero possibile di armi. Riuscì anche a creare alcuni fili adatti a delle accette, non si poteva mai spere quale arma fosse più apprezzata da ogni singolo Guardiano.
Alla sera Gendry era distrutto, si lasciò cadere accanto al fuoco che era stato tenuto acceso tutto il giorno nella sala ed era arrivato a scaldarne una buona parte.
Arya gli si accoccolò accanto: - Che giornata estenuante.
- Io sono un fabbro, non uno scultore, non è proprio facile riuscire a  creare degli stampi con qualcosa di così poco malleabile e così diverso dal ferro.
Arya gli accarezzò una guancia: - E’ bello poterti stare di nuovo accanto, anche se significa lavorare fino allo stremo delle forze.
Mangiarono un po’ di stufato, mentre Daenerys e Jon continuavano a discutere di come agire contro gli Estranei, Arya e Gendri tornarono accanto al fuoco, sentendola rabbrividire la avvolse nel proprio mantello: - Lo sai che è pericoloso stare così vicini?
Arya sorrise: - Tra i due la persona più pericolosa sono io, te lo assicuro e tu non potrai mai farmi nulla che io non voglia, rischieresti la tua virilità, te lo garantisco.
Gendry sorrise e le posò un leggero bacio sul naso: - Come dite voi Mia Lady.
Arya gli piantò un pugno contro la spalla e scoppiò a ridere quando lui finse di essere stato ferito a morte mimando un dolore del tutto privo di fondamento.
Si addormentarono poco dopo abbracciati come due fratelli.
Jon fece una ronda per controllare che nessuno dei confratelli avesse bisogno di qualcosa e, quando si rese conto del fatto che la sua sorellina stava dormendo abbracciata ad un uomo ebbe l’immediato istinto di frantumare ogni singolo osso di quel disgraziato, fortunatamente Daenerys gli posò una mano sul braccio: -  Jon, prima di fare qualcosa di cui ti pentiresti vieni a discuterne accanto al fuoco con me.
- Ho conosciuto Arya pochi mesi fa, ma è una ragazzina che è dovuta crescere troppo in fretta, credo che abbia fatto cose che ti farebbero rabbrividire se le venissi a sapere. La prima volta che l’ho vista era un cumulo di stracci, pelle ed ossa con occhi così grandi che sembravano mangiarsi tutto il viso; eppure mi parlò come solo una persona adulta avrebbe fatto.
In questi mesi ho imparato a volerle bene come ad una sorella e so che merita tutto l’amore del mondo.
- Ho capito, ma non nelle mani di un mio confratello, lui non può, non deve … - Jon si torceva le mani come un bambino che cercava di giustificare una marachella di fronte alla mamma.
Daenerys sollevò gli occhi al cielo:- Lord comandante, credi davvero che riusciresti a farle cambiare idea? Quella ragazzina sarebbe capace di rapire il tuo confratello e caricarlo a dorso di drago pur di strapparlo dalle tue grinfie se vedesse che la ostacoli.
- Ma Arya non è che una fanciulla, non ha idea di cosa voglia dire farsi vedere mentre dorme con un uomo, cosa diranno di lei?
- Ancora stai a guardare le apparenze? Arya non è più bambina di me quando fui data in sposa al mio Sole e Stelle e credo che fra i due quello che stia più attento sia proprio Gendry, non mi sembra che abbia mai fatto nulla per arrecarle danno né tanto meno per comprometterla.
- Ma Gendry diventerà un Guardiano, le spezzerà il cuore.
Daenerys sospirò: - Gendry non dovrà necessariamente diventare un Guardiano della Notte a meno che non sia lui stesso a desiderarlo. Ma ora raccontami un po’ del piccolo Ben.
Gli occhi di Jon si illuminarono e parlò a ruota libera del bambino fino a quando gli occhi stanchi della regina non si chiusero ed il suo respiro si regolarizzò in un sonno profondo. Notò ai lati delle ciglia delle minuscole lacrime, forse il suo tono orgoglioso aveva riaperto in Daenerys vecchie ferite.
Si avvolse nel mantello e crollò addormentato.
Man mano che i giorni passavano il numero di lame di Vetro di Drago aumentava. All’inizio della settimana seguente Jon valutò necessario rientrare alla Barriera e caricò i cavalli con tutte le armi prodotte. Salutò Arya con un bacio su ciascuna guancia e lanciò un’occhiataccia a Gendry che si spostò immediatamente lontano dalla ragazzina di un passo.
Daenerys abbracciò il nipote:  - Non appena arriveranno gli Immacolati ti raggiungeranno alla barriera.
Jon annuì e rispose: - Mi raccomando, la lascio nelle tue capaci mani, fa che non abbia a pentirmene.
Daenerys ricevette notizie: i suoi uomini erano riusciti a passare incolumi attraverso le step stones ed erano arrivati a Capo tempesta con le insegne del drago sventolanti ed un cavaliere Dotraki a cavallo di Vyserion. La cosa aveva avuto un tale impatto che la popolazione al completo si era schierata con li uomini che cavalcavano i draghi e Stannis e Melisandre dovettero fuggire nottetempo per salvarsi la vita. Verme Grigio aveva stabilito accordi, con i principi di Dorne e poi aveva fatto vela con i suoi uomini costeggiando tutte le terre dell’Ovest per dirigersi verso la Barriera.
 Quando il contingente degli Immacolati giunse a Porta ella Regina ormai la quantità di lance, daghe e lame di vetro di Drago era sufficiente per un intero contingente, avevano lavorato alacremente senza risparmiarsi, nessuno di loro.
Quella sera Daenerys ed Arya si salutarono con un abbraccio: come promesso Daenerys avrebbe cominciato la sua conquista dei Sette Regni partendo da Grande Inverno dove si sarebbe insediato Sir Barristan Selmy come reggente fino a che Rickon non fosse stato grande abbastanza per prendere il suo posto.
Arya invece si sarebbe diretta verso nord, oltre la Barriera per contrastare con il contingente di Immacolati sotto il suo comando e affiancata dal Lord Comandante dei Guardiani della Notte gli Estranei, quelle creature nate dal ghiaccio del profondo nord che ora minacciavano tutti i Sette Regni.
Arya e Jon speravano che al di là della barriera sarebbero riusciti a ritrovare anche Ben, ma temevano che ormai di lui non rimanesse che l’ombra del suo spirito nel suo metalupo.
Fu quella notte che Arya la sentì, aveva preso l’abitudine a dormire raggomitolata vicino a Gendry, ma appena sentì l’ululato balzò in piedi e cominciò a correre come se avesse un esercito di Estranei alle calcagna.
Nymeria era lì, appena fuori dall’avamposto che la aspettava come se si fossero viste appena il giorno prima.
Arya la chiamò e il metalupo le saltò addosso. Con lei c’era Cagnaccio. Ad un osservatore poco attento sarebbe sembrato che le due bestie la stessero aggredendo invece Arya si trovò la faccia completamente lavata dalle loro lingue morbide.
- Ok, ora lasciatemi, Cagnaccio, va da rickon e proteggilo, avrà bisogno di te.
Arya stabilì un contatto mentale con l’animale e percepì che aveva capito il suo messaggio, perché immediatamente cominciò a correre oltre la foresta.
Nymeria seguì Arya all’interno e si accovacciò accanto al fuoco vicino a lei.
Gendry sospirò e si spostò in modo da non essere troppo vicino ai denti affilati del metalupo, ma quando Arya gli si accoccolò di nuovo accanto e il metalupo gli posò il muso sulla mano rinunciò a spostarsi e si arrese al fatto di passare un’altra notte in bianco.
 

 
  
 
 

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Capitolo 11
*** L'elmo ***


L’elmo
- Non pensarci neanche! Escludo categoricamente che tu venga con noi, te ne starai tranquillo qui alla Barriera a fare il fabbro.
- Non sei il mio Lord Comandante, non spetta a te decidere se posso o non posso venire.
Lo sguardo di Gendry era furioso, come si permetteva quella sciocca ragazzina di dargli degli ordini?
- Sei una recluta, non hai abbastanza esperienza per uscire con l’esercito.
- E tu sei una ragazzina petulante e capricciosa, pensi davvero di essere più capace di me?
Le urla dei due erano così forti che tutto il contingente era ormai a conoscenza della favolosa litigata tra la sorella del Lord Comandante, nonché sorella adottiva della Regina dei Draghi e il giovane fabbro.
- Certo che sono più capace di te, lo ero già quando ti ho tirato fuori da Harrenhal o forse hai dimenticato il particolare che mi devi la vita. Non ti chiedo altro che di restare vivo e là fuori non avrò tempo per pensare anche a salvarti il culo.
Stavano veramente dando spettacolo ed oltretutto erano nel bel mezzo del cortile interno Arya aveva le mani chiuse a pugno con le nocche ormai bianche e il viso di Gendry non era mai stato così furioso.
Jon non poteva non intervenire perché quei due stavano mancando di rispetto a lui oltre che a se stessi: - Arya, ora basta!
- Gendry, resterai qui, come giustamente ha detto mia sorella sei una recluta e non puoi ancora partecipare alle sortite dei Guardiani della Notte oltre la Barriera a meno che tu non intenda prestare giuramento questa notte stessa, nel qual caso potrei anche…
- Lord Comandante, devo parlarvi, ora!
Arya trascinò Jon lontano da orecchie indiscrete, lo tirò per il mantello fino a raggiungere il grande montacarichi e ve lo spinse dentro. Cominciarono la salita: - Se stai cercando di farlo entrare nei Guardiani nella speranza di trascinarlo fuori dal mio letto, che sfortunatamente a causa delle sue remore moralistiche non abbiamo ancora condiviso nonostante tutti i miei sforzi; me ne vado, lo carico su Rhaegal e ti giuro che non ci troverai mai. Hai bisogno di me e del drago che cavalco. Non pensare neanche lontanamente di mettere Gendry in questa situazione, lui se ne starà qui alla Barriera a battere il ferro, costruire armi, rammendare calzini e mungere pecore. Non mi interessa cosa farà, lo voglio lontano dai combattimenti.
- E’ pericoloso amare così tanto qualcuno. Non potrai tenerlo sempre lontano dai pericoli.
- Mi interessa tenerlo lontano da pericoli che non può affrontare: gli Estranei non sono uno scherzo. E poi ho perso troppo: ho visto morire mio padre, ho visto la testa di Vento Grigio cucita sul corpo di Robb. Ho visto uomini torturare altri uomini e so che chi muore oltre la Barriera diventa un non morto e va abbattuto. Non potrei abbattere Gendry.
Gli occhi di Arya erano lucidi, non era facile vederla piangere. Fu in quel momento che Jon si rese conto di avere di fronte una donna, non più una fanciulla. Piccola, forse, non aveva certo ereditato la grazia e l’aspetto longilineo di Catelyn non sarebbe mai stata una Tully, lei era una Stark a tutti gli effetti, probabilmente era l’unica dei figli di Ned Stark ad assomigliargli davvero sia fisicamente che caratterialmente.
Non riuscì a trattenersi e la strinse in uno di quei caldi abbracci che tanto li avevano confortati nelle fredde notti a Grande Inverno, quando lei, spaventata da qualche incubo, si intrufolava nella sua stanza e si raggomitolava nel letto piazzando i piedini gelati contro le sue gambe.
- Piantala Jon, sono grande. - disse tirando su con il naso.
- Sì e ancora usi il mio mantello come se fosse un fazzoletto. Domani guiderai un intero esercito contro gli esseri più abbietti che gli antichi dei abbiano creato ed avrai di fianco solo le persone che ritieni idonee, ma sei sicura che Gendry accetterà?
- Gli farò un’offerta che non potrà rifiutare.
Arya tornò ai piedi della Barriera. Gendry era a torso nudo che picchiava contro un ammasso incandescente: l’aveva visto concentrato su quel lavoro anche a Porta della Regina nei momenti liberi all’inizio sembrava un grumo arancione, ma da qualche giorno stava lentamente assumendo delle fattezze animalesche. Rimase ad osservarlo: era davvero un belvedere, in quegli anni era diventato un uomo, un gran bell’uomo a dirla tutta, mentre lei non era certo bella, non era alta, non era aggraziata, paragonata a Daenerys o a Sansa non era altro che un mucchietto d’ossa una via di mezzo tra una fanciulla e un guerriero, ma non era certo attraente, forse era per questo che nonostante i suoi sforzi Gendry si era tenuto distante.
Andò nelle sue stanze e scrisse una lunga lettera raccontandogli tutto ciò che era successo e che aveva fatto in quegli anni in cui erano stati separati, spiegandogli tutte le sue motivazioni: aveva bisogno di saperlo al sicuro per poter compiere la sua missione, aveva bisogno di qualcuno a cui tornare, non avrebbe sopportato di perdere qualcun altro che amava.
Rilesse la lettera. Avrebbe capito?
Raggiunse la fucina era quasi buio, ma Gendry era ancora lì, stava rifinendo il suo lavoro.
Il giovane sollevò lo sguardo, Arya non disse una parola, lasciò la lettera in un punto in cui lui la potesse vedere e voltò le spalle.
Tornò negli alloggi del Lord Comandante concordando con Jon le modalità di movimento da adottare: lei sarebbe stata nell’avanguardia cavalcando Rhaegal dall’alto avrebbe potuto anche tenere sotto controllo le retrovie in modo che gli Estranei non potessero chiuderli.
Quando scesero per la cena ormai i piani erano predisposti, Arya sperava di riuscire a parlare con Gendry, ma a cena non i fece vivo.
Prima di andare a coricarsi salì di nuovo in cima alla Barriera, ma questa volta non guardò verso nord, ma verso i sette regni. Non sapeva se avrebbe mai rivisto Daenerys, ma le augurava di riuscire a conquistare la pace e la serenità che meritava. Vide Rhaegal in lontananza che si tuffava tra gli alberi sollevando un polverone di neve e ne emergeva con quello che le sembrava un alce tra le zanne. I Draghi, benché creature abituate ai climi caldi si erano adattati tutto sommato bene alla rigidità delle terre del nord.
Arya scese nel piccolo alloggio dell’attendente che aveva occupato quando erano tornati da Porta della Regina. Il fuoco era acceso. Si tolse di dosso le pellicce e rimase con addosso solo una tunica. I capelli le erano cresciuti trasformandosi in un groviglio di riccioli scuri che le arrivavano alle spalle.
- Non starai pensando di tagliarli?  - La voce baritonale la colse di sorpresa e si voltò di scatto verso la porta che ora risultava aperta per metà. -  E poi in un luogo in cui ci sono tanti uomini dovresti tirare il chiavistello.
- Credo che nessuno dei guardiani tenterebbe una mossa dopo quello che ho fatto a Pyp senza contare che sono la sorella del Lord Comandante.
- E io, posso entrare?
La ragazzina annuì e gli mostrò una sedia accanto al fuoco.
Gendry entrò con un involto in mano: - Io non so come usare le parole, non sono capace di fare grandi discorsi e nemmeno di scrivere una bella lettera, so solo usare le mie mani. – Disse offrendole il fagotto.
Arya lo aprì: un elmo a forma di testa di Metalupo era perfetto, non ci sarebbe stato al mondo niente di più perfetto per lei.
Lo appoggiò con delicatezza su una delle pelli che si trovavano a terra poi salì in braccio a Gendry.
Gli diede un bacio lento e leggero sulle labbra, poi gli sussurrò qualcosa all’orecchio facendolo avvampare.
- Non so, non credo che sia il caso.
Lo sguardo di Arya era implorante.
- Ho paura di romperti, di farti del male, per me sei così preziosa.
- Allora dimostramelo – sussurrò Arya – ti voglio, voglio stare con te, voglio…
Non la lasciò continuare, fermò le sue parole con un bacio, poi si sollevò con lei in braccio e la distese sul letto.
- Mi fermerò appena me lo chiederai.
- Non ho nessuna intenzione di chiedertelo.
Si presero tutto il tempo del mondo, Arya non pensava che quelle mani fatte per modellare il ferro e l’acciaio potessero essere così delicate nell’accarezzarla. Scoprì sensazioni che non aveva mai provato, capì che nemmeno la gioia che avrebbe provato trapassando la gola del vecchio Frey con Ago sarebbe stata paragonabile allo stato di grazia in cui si trovava in quel momento.
- Gendry…
Era accoccolata sul torace del ragazzo che le stava lì gentilmente passando un dito su e giù per il braccio.
- Mmmh
- Ho bisogno di sapere di poter tornare a tutto questo. Quando sarà tutto finito ci costruiremo una casetta vicino a Grande Inverno avrai una fucina tutta tua, avremo quattro o cinque marmocchi moccolosi a cui tu insegnerai come forgiare una spada ed io insegnerò come usarla. Dimmi che sarà così, almeno per questa sera ho bisogno di pensare che questo sia quello per cui stiamo combattendo.
- Se questo è ciò che desideri farò in modo che si realizzi.
Arya sorrise e si addormentò. Gendry si svincolò dall’abbraccio e si rivestì. Raggiunse gli alloggi del Lord Comandante. Bussò cautamente.
- Avanti.
- Lord Comandante.
- Gendry, cosa ci fai qui a quest’ora?
- Mio Lord, siete il parente più prossimo di Arya, quando tutto questo sarà finito chiederò formalmente la sua mano anche se lei è una Lady e io non sono nessuno.
Jon si passò stancamente una mano sugli occhi: - Anche se lo volessi non potrei mettermi tra voi, Arya mi odierebbe per tutta la vita e sinceramente a me basta che lei sia felice, ma ti giuro sulla testa di Ben e sui Sette dei antichi e nuovi che se la farai soffrire verrò a strapparti le viscere e ti ci impiccherò, hai capito?
Gendry annuì e se ne andò, ma chi diavolo glielo aveva fatto fare di innamorarsi di una Stark?
Quelli erano tutti matti.

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Capitolo 12
*** Al di là della Barriera ***


Partirono molto presto, le ombre della notte non si erano ancora diradate del tutto, Arya aveva sul volto dipinto uno strano sorriso che Jon non fece fatica a decodificare: quando era uscito dalle pozze calde con Ygritte aveva la medesima espressione. Il Lord comandante si appuntò mentalmente di trovare Melisandre e farle compiere un sacrificio di sangue con Gendry, fino a prova contraria era uno dei bastardi di re Robert Baratheon, anche in lui scorreva sangue di re.
Arya salì in groppa a Nymeria e si diressero verso la foresta, poco dopo ne emerse a dorso di Rhaegal con Nymeria che a grandi falcate percorreva la stessa strada.
Jon, con Spettro a destra e Nymeria a sinistra apriva la strada, mentre Arya guidava Rhaegal un po’ avanti e un po’ indietro. Procedettero per diverse miglia prima di accamparsi. Si sistemarono nella foresta, una tempesta di neve minacciava di abbattersi sui Guardiani e sugli Immacolati che li affiancavano.
Gli Estranei portavano tempeste, secondo i racconti della vecchia Nan. Arya fece scendere a terra Rhaegal, Nymeria e Spettro cominciarono a ringhiare. Tutti i soldati tirarono fuori le Daghe di Vetro di Drago, ai lati dell’accampamento si sentì un suono come di ghiaccio che si spacca e dieci Guardiani non risposero all’appello. Jon aveva escogitato un sistema molto rapido per capire se mancava qualcuno: tutti avevano due compagni da cercare in caso fossero stati separati.
Si radunarono tutti il più vicini possibile, Arya si infilò sotto la pelle di Rhaegal per avere una visuale migliore, ma la neve che si infilava negli occhi creava non pochi problemi all’animale che cominciava a scalpitare.
Allora provò con Nymeria fu in quel momento che li vide, non erano più di una decina, sembrava che fossero nudi con la pelle bianca e le ossa che si intravedevano sotto la superficie increspata delle loro armature, gli occhi del colore del ghiaccio, privi di espressione li rendevano oltremodo inquietanti e, accanto a loro, i dieci Guardiani che non avevano risposto all’appello stavano avanzando per un’altra offensiva.
Arya salì in groppa a Rhaegal e si lanciò nella direzione che aveva preso Nymeria, Jon urlò con tutto il fiato che aveva in gola, ma le sue parole furono inghiottite dal ruggito del Drago, poco dopo una enorme fiammata rischiarò l’orizzonte e, improvvisamente come era venuta, la tempesta si acquietò.
Jon corse insieme a Spettro verso Arya, la ragazza giaceva a terra con Nymeria che le leccava una lunga ferita che partendo dal sopracciglio destro arrivava fin sotto i capelli inondando di sangue il viso della fanciulla e il candido terreno circostante.
Rhaegal stava finendo di abbrustolire l’ultimo dei non morti a poche decine di metri di distanza
Jon prese Arya in braccio e corse più velocemente possibile per raggiungere l’accampamento.
 Uno degli Immacolati ricucì il taglio e lo lavò con del vino, poi prese del ghiaccio e lo mise sulla ferita in modo che smettesse di sanguinare.
- Non preoccuparti Lord Comandante, la ferita non è profonda, ma deve riposare, appena sarà pronta riprenderà conoscenza.
La cena fu frugale, anche se la loro prima battaglia poteva considerarsi un pareggio, nessuno aveva veramente voglia di festeggiare.
Il giorno seguente Arya non riprese conoscenza.
- Lord Comandnate, i Bruti dicono che in questi boschi vivano gli ultimi Figli della Foresta, magari possiamo tentare di parlare con loro, senza Arya il drago è ingestibile e potrebbe fare più danno che bene. – il giovane confratello aveva parlato torcendosi le mani.
Durante tutta la mattina una civetta bianca volò sull’accampamento e poi si posò davanti alla tenda del Lord Comandante.
Nymeria la annusò, ma la lasciò in pace, quando riprese il volo, tuttavia, Spettro la seguì.
Era ormai calata la sera senza che Arya si svegliasse e Jon stava cominciando a perdere le speranze. Non aveva abbandonato il capezzale della sorellina nemmeno un attimo e, mentre i suoi uomini rinforzavano il perimetro dell’accampamento, lui aveva pregato gli dei antichi e nuovi, aveva invocato lo spirito di Robb e di Ned perché salvassero la sua piccola Arya. Aveva pianto, imprecato, implorato ed ora non sapeva più quali parole usare.
Spettro rientrò nella tenda e si accucciò vicino a Nymeria.
- Il mio signore vuole la ragazza – disse una voce sottile che proveniva da un angolo buio della tenda.
Jon sfoderò lungo artiglio: - Chi sei, cosa vuoi?
- Posso aiutare la ragazza, ma solo tu e i Metalupi potete venire, porta la ragazza in braccio.
Nemmeno Jon sapeva perché, ma decise di seguire quella voce. I suoi compagni lo videro allontanarsi dalla tenda con Arya in braccio scortato dai due Metalupi, non si resero conto che accanto a Spettro c’era una strana creatura piccola e buffa con gli occhi da gatto e le orecchie enormi ricoperta di corteccia.
Jon si avventurò nel profondo del bosco seguendo la strana creatura e più si avvicinava più percepiva un senso di tranquillità e famiglia. Camminarono quasi tutta la notte, arrivarono davanti ad una montagna, che apparentemente sbarrava la strada, alle prime luci dell’alba: - E adesso?
La creatura passò una mano sulla roccia, prese uno zufolo ed intonò una musica dolcissima aprendo un varco che prima non c’era.
Lo spettacolo che gli si parò innanzi per poco non gli fece scivolare Arya dalle braccia: la grotta era in realtà il cuore di un vulcano quiescente dove, attraverso un gioco di cristalli, arrivava la luce del sole filtrata e, grazie al calore delle fonti sulfuree la temperatura era quella di una perenne primavera, fiori e erba crescevano lì intorno. Sembrava un paradiso in terra.
- Togli le pelli di lupo che porti addosso, svesti la ragazza e posala lì.
Jon fece quanto gli veniva richiesto e adagiò Arya su una lettiga di canne intrecciate. Che la creatura gli indicava.      
- Chi siete?
- Siamo i figli della foresta. Viviamo qui da lunghissimi anni.
Dopo tutto quello che aveva visto nella sua vita Jon ormai non si faceva più domande: - Perché il tuo signore vuole Arya?
- Il mio signore ha visto come ha combattuto la ragazza e vuole salvarla dal sonno della lama lucente.
- Arya è stata colpita da una delle lame degli Estranei?
La creatura annuì.
- Portami dal tuo signore. Aiutami a salvarla.
Una giovane donna si fece avanti:- Quindi tu devi essere Jon Snow e questa è Arya di casa Stark, benvenuti.
- Come mi conosci?
Un ragazzo si avvicinò alla giovane donna: - Io sono Jojen Reed e lei è mia sorella Meera, sembra inquietante, ma in realtà è un pezzo di pane, basta saperla prendere.
La ragazza gli assestò un buffetto sulla testa: - Non mancarmi di rispetto, ragazzino.
- Come mi conoscete? Come potete aiutare Arya?
Joien sorrise: - Tu non sei sicuro di chi sei, ma sai chi ti ha cresciuto e il nostro signore è cresciuto con te. I figli della foresta si occuperanno di tua sorella, lasciala a loro, il nostro signore vuole vederti.
Jon seguì Meera e Jojen in un’altra sala, assiso su un trono ricavato da un Albero Diga, circondato da morbidi cuscini variopinti, un ragazzo di circa tredici anni lo guardava con occhi antichi ed un sorriso complice. Jon corse ad abbracciarlo:- Bran, temevo non ti avrei più rivisto. Non hai idea di cosa è successo in questo periodo, non vorrei essere io a dirtelo, ma Robb e tua madre…
- Tranquillo Jon, so tutto, - il sorriso si intristì, ma poi si riprese – so che sei diventato lord Comandante, che tu e Arya state guidando un contingente contro gli Estranei, che i sette regni brancolano nel buio e nel caos, ma che la luce portata dai Draghi e dalla loro madre potrebbe portare una promessa di primavera. Sono un metamorfo e i miei occhi e le mie orecchie ti hanno accompagnato spesso sula barriera: “Grano, Snow, grano” – disse il ragazzo con voce gracchiante.
Jon scoppiò a ridere: - Quindi eri in contatto con il corvo di Mormont?
Bran annuì.
Jon si fece serio: - Stiamo riconquistando Grande Inverno per Rickon, ma se tornerai sarai tu il Lord del castello. Arya sarà felice di saperti a Grande Inverno, non lo dava a vedere, ma credo fosse un po’ preoccupata di lasciare Rickon da solo.
Bran si incupì: -  No, Jon, non tornerò a Grande Inverno, ormai la mia casa è questa, il mio popolo sono i figli della foresta. -  Jojen e Meera si misero alla sua destra a e alla sua sinistra. – E senza nulla togliere a te, Sansa, Arya e Rickon loro ora sono la mia famiglia.
- Come i Guerrieri sono la mia.   
- Jon, stai dimenticando il piccolo Ben?
Il giovane uomo arrossì: - Non sapevo che fosse mio figlio fino a quando Daenerys non me lo ha rivelato.
- Non mentirmi fratello, - sospirò Bran – Lo hai sempre saputo, solo che non volevi ammetterlo.
- Credi che riusciranno a guarire Arya?
Bran annuì: - Se la ferita fosse stata più profonda o se avesse sfiorato il cuore non ci sarebbe stato nulla da fare, perché le armi degli Estranei trasformano il sangue in ghiaccio, ma visto che è una ferita superficiale alla testa e la testa di Arya è la più dura che i sette Regni abbiano mai visto non credo che i danni saranno permanenti.
Il ragazzo scoppiò a ridere e contagiò anche Jon.
Sapendola al sicuro Jon si fece riaccompagnare al suo contingente e spiegò a Guardiani ed Immacolati quanto accaduto, disse che i figli della foresta avrebbero collaborato per respingere gli Estranei oltre l’Estremo confine a Nord in modo che ci volessero centinaia di anni prima che fossero in grado di affacciarsi nuovamente nei pressi della Barriera.

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Capitolo 13
*** Risveglio ***


Chiedo scusa a tutti per aver impiegato tanto tempo ad aggiornare, ma ho avuto problemi con il PC e avevo perso tutta la storia, spero di riuscire ad aggiornare più rapidamente da ora in avanti.

Arya faceva una gran fatica a sollevare le palpebre, voleva continuare a dormire ora che al gelo che sentiva prima si era sostituito un dolce tepore, ma aveva la sensazione di doversi svegliare, una parte di lei sapeva che c’era qualcosa di molto importante che doveva fare, ma dall’altra desiderava solo affondarsi maggiormente nelle coperte e continuare a dormire.
Fu in quel momento che si rese conto che non era avvolta in morbide coperte, ma sopra di lei c’era solo un impalpabile lenzuolo. I suoi sensi cominciarono a tendersi all’erta e con la consapevolezza arrivò anche il dolore alla testa.
Immagini veloci si susseguirono nella sua mente: lei e Gendri insieme, gli Estranei visti con gli occhi di Nymeria, il fuoco di Rhaegal che bruciava i Non Morti e poi il dolore lacerante alla fronte. Si portò lentamente una mano al capo e lo scoprì bendato.
- Non toccate la fasciatura Guerriera che cavalca i draghi.
Arya riuscì finalmente ad aprire gli occhi e si trovò di fronte il viso più strano che avesse mai visto: due enormi occhi gialli con la pupilla dal taglio verticale leggermente dilatata cercavano di studiare il suo volto, ai lati di un viso tondo le grandi orecchie rotonde si muovevano in modi innaturali per percepire i rumori provenienti dalle altre sale in cui doveva essere suddiviso quello che lei immaginava essere un palazzo.
- Il mio Signore sta arrivando, sarà lieto di vedere che vi siete svegliata.
Arya tentò di girare la testa per capire chi era quel “Sigonre” alle cui cure era stata affidata, ma il suo tentativo fu bloccato da una fitta lancinante che le fece quasi perdere coscienza.
- Calma, sorellina, non vorrai cadere di nuovo in coma?
Quella voce…
Arya non era facile alle lacrime, ma una incontrollata le scivolò al lato dell’occhio destro.
- Bran… – sussurrò con voce impastata.
- In persona- sorrise il fratello facendosi deporre in una posizione tale da poter essere visto senza che sua sorella rischiasse un altro svenimento. – Ti abbiamo curata con le nostre erbe, anche se colui che si era occupato della ferita aveva fatto un buon lavoro. La tua ripresa sarà sicuramente più rapida e nel giro di un paio di giorni potrai fare un fischio al tuo drago affinché venga a recuperarti.
Arya tentò di annuire, poi le offrirono un infuso e si riaddormentò. Quando si svegliò doveva essere passata un’eternità perché si sentiva molto più in forze e fece per alzarsi, ma fu trattenuta dalla strana creatura che vegliava su di lei.
- Ma tu cosa sei? – era la prima frase di senso compiuto che riusciva a formulare da diversi giorni.
- Io sono una Figlia della Foresta, Guerriera che cavalca i draghi, e il mio Signore mi ha chiesto di vegliare su di te fino a che la tua guarigione non sarà del tutto compiuta.
La aiutò a mettersi seduta appoggiata a morbidi cuscini. da quella posizione Arya si rese conto di non trovarsi in una stanza, ma in quella che più che altro sembrava una grotta, le pareti erano di roccia viva e la luce tenue proveniva da torce poste in punti strategici. non era in grado di capire che ora fosse.
La figlia della foresta le offrì un infuso e le disse: - Bevete, al vostro risveglio avrete riacquistato completamente le forze e potrete ripartire. alcuni dei nostri vi seguiranno e vi aiuteranno a ricacciare gli Estranei.
Arya riluttante bevve l’infuso che le veniva offerto e ripiombò in un sonno profondo.
Si svegliò del tutto rigenerata, balzò in piedi e si vestì rapidamente. La Figlia della Foresta che si era occupata di lei giunse mentre si stava allacciando Ago alla vita.
- Vi direi di fermarvi e riposare ancora qualche ora, ma so che non mi ascoltereste, permettetemi almeno di sciogliere le bende dal vostro capo.
Arya chinò la testa ed ebbe un leggero capogiro, ma finse di non accorgersene.
- Il mio Signore vuole salutarvi prima che partiate, venite, vi faccio strada.
Agli occhi di Arya si presentò il medesimo spettacolo che aveva osservato Jon, ma da un’angolatura differente, lei si avvicinò al trono di Bran passando dal retro.
- Arya, ti sei ripresa in fretta, scommetto che non vedi l’ora di tornare a combattere; credo che anche i tuoi uomini siano impazienti che tu recuperi il controllo del tuo drago, a quanto pare mentre eri incosciente ha fatto un bel po’ di danni, ma pare che non abbia divorato né Guardiani né Immacolati.
Per la prima volta nella sua vita Arya si sentì in soggezione rispetto al fratello minore, anche se sembrava ancora lo stesso ragazzino che amava arrampicarsi sulla torre, nel suo sguardo c’era una sapienza antica che lo faceva apparire molto più vecchio dei suoi tredici anni.
La giovane guerriera chinò il capo: - Non mi viene più tanto semplice prendermi gioco di te ora che sei il Signore dei Figli della Foresta.
Aggrottò leggermente le sopracciglia, ma si rese conto immediatamente che non c’era malizia nelle parole di Arya, solo la sfacciataggine che le era naturale: - Non è un titolo che ho desiderato, mi è stato offerto per le mie qualità di Metamorfo e poi io non governo, le decisioni vengono prese dai Figli della Foresta in totale autonomia, la mia è più che altro un titolo onorifico, diciamo che loro mi chiedono cosa desiderano e cosa vedono gli animali, cosa succede oltre la Barriera e io cerco di aiutarli per quanto mi è possibile.
- Deve essere molto impegnativo.
- Non meno di cavalcare un drago o guidare un contingente di Immacolati, suppongo.
Gli Stark erano destinati a grandi imprese a quanto pare o almeno quegli Stark da cui non ci si aspettava nulla: il Bastardo, lo Storpio, il Maschio mancato …
Aria scoppiò in una sonora risata: - Non posso darti torto, ci siamo trasformati in Lord Comandante dei Guardiani della Notte, Signore dei Figli della Foresta e Cavalcatrice di Draghi, con le premesse da cui partivamo abbiamo fatto miracoli.
Bran annuì poi aggiunse: - I Figli della Foresta seguiranno le tue truppe e vi daranno rinforzo solo in caso di bisogno, non faranno riferimento né a te né a Jon, sono autonomi e indipendenti e combattono da uomini liberi, non vincolati da nessun giuramento nei vostri confronti e pertanto saranno anche liberi di abbandonare il campo di battaglia in qualunque momento lo ritengano opportuno.
Arya annuì: - Tutto l’aiuto è ben accetto, gli Estranei sono ossi duri.
La ragazza non era solita lasciarsi andare a smancerie, ma abbracciò il fratello con calore e, dopo avergli voltato le spalle, fece per andarsene.
- Arya, sai che non ci rivedremo?
Lei, senza girarsi fece un cenno di saluto con la mano e proseguì fuori dalla montagna nel ghiaccio e nella neve, Nymeria camminava leggera al suo fianco ed un falco svolazzava sulle loro teste.
Lei sollevò il capo: - Torna a casa Bran, perché se  Rhaegal ti vede ti fa arrosto!
Poi, con la mente, cercò di ricreare il legame che aveva con il drago che la raggiunse un po’ riluttante
.

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